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Omofobia come costruzione sociale
Processi generativi del pregiudizio in età adolescenziale
Sergio Mauceri Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale
Definire l’omofobia
• È il 1972 l’anno in cui lo psicologo americano George Weinberg, nella sua opera Society and the healthy homosexual, impone il termine omofobia all’attenzione della comunità scientifica. Nella sua accezione originaria, questo neologismo indica l’irrazionale paura degli eterosessuali di trovarsi in presenza di omosessuali e le reazioni di avversione e discriminazione nei loro confronti che hanno origine nel pregiudizio, a cui si aggiunge il disgusto che può essere provato dalle stesse persone omosessuali verso se stesse.
Definire l’omofobia
L’omofobia come concetto multilivello:
• omofobia istituzionale
• omofobia individuale:
–Discriminazione/bullismo omofobico
–pregiudizio omofobico ← atteggiamento ostile nei confronti di gay e lesbiche
Omofobia istituzionale
• L’omofobia si situa a livello istituzionale (Blumenfeld, 1992) quando l’ostracismo nei confronti di gay e lesbiche sia comunicato, in forma pubblica e/o organizzata, attraverso le pratiche discorsive veicolate dalle élite di potere socio-politico-religiose, come nei casi in cui ci si avvalga dei media per divulgare rappresentazioni collettive tese a ridicolizzare o stigmatizzare le persone omosessuali o a incitare all’odio omofobico (hate speech).
• L’omofobia istituzionale trova espressione privilegiata nelle azioni legislative e più specificatamente nei casi in cui le élite di potere neghino a gay e lesbiche l’accesso a diritti fondamentali o operino pressioni affinché venga negata loro una cittadinanza sociale.
Omofobia individuale • Il pregiudizio omofobico è riferibile alla sfera degli
atteggiamenti e si manifesta laddove le credenze, le emozioni e le disposizioni ad agire di un individuo siano caratterizzate da ostilità nei confronti di coloro che si ritiene possano essere attratti da persone dello stesso sesso, senza per questo tradursi necessariamente in forme di azione manifesta contro gay e lesbiche.
• La discriminazione si situa invece propriamente a livello comportamentale e prevede la messa in atto di forme di azione locutorie e illocutorie tese ad escludere, offendere, umiliare e/o a ledere, in forma più o meno intensa, l’integrità psico-fisica di gay e lesbiche. Quando le forme di discriminazione attiva coinvolgono gli adolescenti è appropriato parlare di bullismo omofobico.
Obiettivi dell’indagine
• Identificare i fattori di varia natura che si associano caratteristicamente all’insorgenza del pregiudizio omofobico tra gli adolescenti;
• Valorizzare i risultati della ricerca nell’ottica di tracciare linee guida di intervento atte a contrastare forme di pregiudizio e bullismo omofobico nelle scuole superiori
Obiettivi specifici • Stante gli obiettivi generali già specificati, il sistema coordinato di attività previste
dall’indagine realizzata, corrisponde a una serie di intenti tra loro interdipendenti mirati a:
• – classificare gli adolescenti in ordine all’insieme degli stereotipi, le reazioni emotive e le disposizioni all’agire nei confronti di gay e lesbiche, che sostanziano il pregiudizio omofobico (cfr. Cap. 2);
• – ricostruire le specifiche forme di decodifica dell’omosessualità e la varietà dei fattori che costellano la costruzione identitaria degli adolescenti che incidono significativamente sulla formazione dell’ostilità verso gay e lesbiche e, per converso, dei tratti individuali e dei caratteri propri degli ambiti di socializzazione che possono concorrere alla decostruzione del pregiudizio omofobico (cfr. Capp. 3-6);
• – identificare il ruolo che i contatti instaurati con gay e lesbiche e la struttura delle relazioni stabilite all’interno della classe scolastica rivestono rispetto alla costruzione sociale del pregiudizio omofobico (cfr. Capp. 7 e 8);
• – esplorare quale sia la relazione tra atteggiamenti individuali diversamente orientati e la varietà interna alle figurazioni dei processi di ricezione e decodifica delle pratiche discorsive veicolate attraverso i media dalle élite simboliche e delle azioni politico-legislative in materia di diritti (cfr. Cap. 9);
• – valorizzare i risultati di indagine al fine di predisporre linee guida generali di prevenzione del pregiudizio, del bullismo omofobico e della interiorizzazione della paura dello stigma sessuale nelle scuole (cfr. Cap. 10).
Strategia di ricerca multilivello e integrata
Raccordare i fattori e i meccanismi, in ipotesi influenti sul pregiudizio omofobico, relativi a tre livelli di analisi:
– contestuale (macrosociale e mesosociale)
– relazionale (relazioni interne alla classe scolastica e con persone omosessuali)
– individuale (fattori identitari con riferimento al genere e agli orientamenti ideologico-valoriali, atteggiamenti, ….).
1/2
Approccio multilivello e integrato alla survey (AMIS)
La fase di concettualizzazione del problema
Il microriduzionismo sociologico della survey
Il fatto che la survey si riferisca ad una unità di rilevazione e di analisi individuale fa sì che le generalizzazioni empiriche cui perviene - e le relative ipotesi di partenza – si limitino, nella prevalenza dei disegni di ricerca, a mettere in relazione proprietà prettamente individuali con comportamenti o atteggiamenti individuali.
Muovendosi in questa direzione, la società (l’opinione pubblica, le azioni sociali) viene concepita come la somma di attributi personali di attori individuali, che generalmente non sono in relazione tra loro. A loro volta, le azioni aggregate sono spiegate mediante il riferimento a proprietà individuali, che prescindono dai collettivi di appartenenza e dalle relazioni sociali stabilite dall’individuo, come se comportamenti e atteggiamenti si formassero nel vuoto sociale.
Approccio multilivello integrato
Per superare i rischi di riduzionismo microsociologico (o di psicologismo), il ricercatore sociale dovrebbe considerare anche le influenze esercitate sull’oggetto di studio dalle proprietà contestuali, relative ai collettivi spazialmente delimitati o informali cui appartengono i soggetti, e dalle proprietà relazionali, relative alle relazioni sociali stabilite al loro interno da ciascun membro.
Laddove queste proprietà siano direttamente accessibili a livello individuale - perché i soggetti possiedono le relative informazioni -, sarà possibile rilevarle direttamente mediante questionario. In tutti i casi in cui ciò non sia possibile, le proprietà contestuali e relazionali, in ipotesi rilevanti, possono essere rilevate mediante l’integrazione del questionario con altri strumenti, come il test sociometrico, schede di analisi del contesto o – seguendo particolari accortezze che recuperino la comparabilità delle informazioni - tecniche qualitative di ricerca.
L’atomismo del campione probabilistico
Questo tipo di integrazione è impedito, nell’approccio convenzionale alla survey, dal riferimento all’ideale della rappresentatività campionaria, perseguito attraverso la selezione casuale di individui che non hanno alcuna relazione tra loro (atomismo) e che spesso appartengono a contesti territoriali e a collettivi molto diversi tra loro, senza che le implicazioni di questa varietà siano recuperate adeguatamente.
Sarebbe invece cruciale che si procedesse a controllare l’effetto isolato e combinato che proprietà individuali, relazionali e contestuali hanno sui comportamenti o atteggiamenti individuali, oggetto d’indagine.
AMIS
• Rispetto a questo scopo, l’idea principale proposta- che riprende e sviluppa i contributi del Bureau of Applied Social Research (Columbia University) e del suo fondatore e mentore (Paul F. Lazarsfeld) - è che nel campo della ricerca sociale sia necessario costruire e adottare un Approccio Multilivello e Integrato alla Survey (AMIS).
Strategie integrate di ricerca: il legame micro-macro e qualità-quantità
Si tratta di un approccio che dovrebbe essere applicato fin dal momento di concettualizzazione del problema e che, come si vedrà, richiede di essere perseguito anche durante le fasi di campionamento, di progettazione degli strumenti, di raccolta e di analisi dei dati.
Attraverso l’integrazione nel disegno della survey research di sociometria/network analysis e analisi contestuale, è possibile collegare tre livelli di osservazione e analisi - individuale, relazionale e contestuale - che generalmente nella ricerca sociale rimangono isolati e distinti, impedendo di scorgere un raccordo empiricamente fondato tra micro e macro sociologia
L’idea di integrazione della forma standard della indagine campionaria con altri approcci di ricerca può essere perseguita anche da un altro punto di vista, partendo dalla tesi, ispirata anch’essa da Lazarsfeld (1944), che incorporare le strategie qualitative nel disegno di ricerca della survey possa supportare il processo di costruzione di dati di qualità e aprire la ricerca quantitativa a risultati inattesi
Le origini dell’AMIS: le lezioni dimenticate della Columbia School
“Paul Lazarsfeld fu uno dei pionieri nell’utilizzare la metodologia della survey per obiettivi inerenti alle scienze sociali, adattandola in particolare all’anali dei processi sociali, piuttosto che alla descrizione di popolazioni. Egli sviluppò e chiarì l’analisi multivariata di attributi sociologici, e fu l’inventore o colui che contribuì maggiormente allo sviluppo della panel survey, della survey sociometrica, e della survey contestuale. La panel survey segue un campione nel corso del tempo e assegna un ordine temporale alle variabili, la cui relazione causale sarebbe altrimenti piuttosto ambigua. La survey sociometrica lega gli individui studiati ai loro amici, parenti, vicini di casa, colleghi di lavoro, e alle reti sociali in generale, e pone fine all’isolamento artificiale degli intervistati prodotti dal campionamento casuale. La survey contestuale sfrutta il campionamento a grappolo (cluster sampling) per ottenere misure di gruppo, comunità, o variabili organizzative, sia attraverso il gruppo degli intervistati stessi o attraverso fonti di informazione istituzionali, in modo che il comportamento e gli atteggiamenti degli individui possano essere collegati ai contesti sociali in cui vivono e lavorano [...] Egli ha sempre sottolineato la necessità di una molteplicità di metodi e l'interazione tra quantitativo e qualitativo. Ma l'uso di una ricerca quantitativa sistematica è stato fondamentale per il suo lavoro, e questo è ciò che lo fece orientare verso una nuova forma di organizzazione della ricerca" (Barton, 1979, pp. 4-5).
Dalla survey atomistica alla survey relazionale
Il vero passaggio da una prospettiva atomista ad una relazionale della survey da parte di Lazarsfeld e del suo gruppo si ebbe con la ricerca Personal Influence (Katz e Lazarsfeld, 1955; tr. it., 1968), condotta nella comunità di Decatur. Attraverso l’incorporazione nel disegno di ricerca di una strategia combinata tra sociometria e campionamento “a palla di neve”, i ricercatori si proposero di ricostruire i processi di influenza interpersonale su vari tipi di scelte individuali (di acquisto, di moda, di mobilità urbana, di preferenze politiche). Ne derivò l’elaborazione dell’importante teoria del flusso a due fasi delle comunicazioni, nonché la possibilità metodologica di incorporare nella survey l’analisi relazionale derivata dalla sociometria (survey sociometrica).
Ricerche empiriche - successive a Personal Influence - condotte nell’ambito del Bureau, perfezionarono progressivamente l’impianto metodologico originario, volto a collegare – sul piano empirico - l’individuo ai propri gruppi di appartenenza.
I tre livelli di osservazione/analisi
Il livello contestuale assume come riferimento i collettivi di appartenenza degli individui, includendo le “proprietà contestuali” in ipotesi rilevanti, “che descrivono un membro attraverso una proprietà del suo collettivo” (Lazarasfeld, 1958. 115). È opportuno segnalare che i collettivi di appartenenza di volta in volta considerati possono assumere, in funzione degli obiettivi e delle ipotesi considerate, un’estensione variabile, di modo che in survey transculturali, ad esempio, il riferimento potrebbe essere a contesti macro-nazionali, mentre in indagini campionarie su base locale il riferimento potrebbe essere esclusivamente a collettivi meso-sociali (come ad es. la scuola frequentata, l’azienda presso la quale si lavora, ecc.), che costruiscono la situazione sociale entro la quale prendono forma le azioni dei membri che vi appartengono. Gli stessi collettivi potranno inoltre assumere una figurazione più o meno strutturata, di modo che è possibile considerare anche le proprietà di cerchie sociali informali (come un gruppo di amici) o virtuali (ad es. un social network come Facebook), caratterizzate da un sistema di appartenenza individuale che si sviluppa al di fuori di precisi confini spaziali.
Nel livello relazionale, il riferimento è al sistema di relazioni sociali che ciascun individuo stabilisce all’interno di un collettivo o cerchia sociale di appartenenza, che assume una specifica rilevanza rispetto all’oggetto di studio.
Nel livello individuale, i casi della survey sono considerati nella loro singolarità, provvedendo alla raccolta di una serie di proprietà che prescindono dai livelli precedenti, nel senso che tutti i membri di un collettivo (e del campione complessivo) possono essere descritti mediante attributi che caratterizzano ciascun individuo, qui concepito come atomo o unità sociale, non ulteriormente scindibile.
Strategie di ricerca sociale - Prof. Sergio Mauceri
APPROCCIO MULTILIVELLO E INTEGRATO ALLA SURVEY –
AMIS (2)
Le fasi di campionamento e di raccolta dei dati
L’indagine campionaria
• Quando si parla di survey generalmente si intende sample survey (indagine campionaria). Questo elemento, introdotto nella definizione di survey, pone immediatamente in luce che questo approccio di ricerca si avvale dell’estrazione di un sottogruppo di individui da una popolazione più estesa. Se il carattere estensivo è sicuramente un tratto definitorio della survey, altrettanto non può dirsi per il carattere di rappresentatività statistica del campione, spesso invocato automaticamente nella letteratura metodologica come requisito necessario che i campioni della survey devono rispettare
Una conquista della statistica
• Il concetto di rappresentatività si è consolidato verso la metà degli anni ’30 ad opera dello statistico polacco Jerzy Neyman e la teoria dell’inferenza, che ne deriva, è stato più volte descritta come il più importante contributo che la statistica abbia consegnato alle scienze sociali.
Cosa significa rappresentatività?
• Al di là dell’ambiguità del termine rappresentativo, in generale, esso indica la possibilità che il sotto-gruppo/campione selezionato rappresenti fedelmente le caratteristiche proprie della popolazione d’indagine (Kirsh 1965: 26; 1995: 20), che il ricercatore avrà specificato in modo univoco al momento di definire il problema d’indagine. In altri termini, per essere considerato rappresentativo, il campione deve costituire una “miniatura” fedele della popolazione più estesa da cui viene estratto.
Obiettivo: La validità esterna
• Il rispetto di questo vincolo richiede la selezione di un campione probabilistico, in cui ogni individuo appartenente alla popolazione di indagine ha la stessa probabilità di essere incluso nel campione (requisito: disponibilità di una lista di campionamento). Come affermato da Campbell (1957, 963), l’esigenza è quella di conferire ai risultati di ricerca una “validità esterna” (generalizzabilità dei risultati all’intera popolazione), distinta dalla “validità interna” che invece fa riferimento al processo di “misurazione”, ossia all’accertamento delle distorsioni nel processo di costruzione del dato (errori non campionari).
Il vincolo della disponibilità della lista di campionamento: popolazione nascoste
• Una prima ragione del carattere limitativo del vincolo della rappresentatività statistica per la ricerca sociale è che attenersi ad esso significherebbe rinunciare a tutti i problemi d’indagine in relazione ai quali non è disponibile la lista di campionamento. Uno dei tanti effetti perversi che il vincolo della rappresentatività statistica ha avuto per la survey research è che ha portato a trascurare automaticamente problemi di indagine relativi a popolazioni nascoste (hidden populations), come tossicodipendenti, ex-detenuti, gay e lesbiche, Rom, migranti irregolari, artisti, homeless (Salganik, Heckathorn, 2003), consegnandoli direttamente ad altri approcci alla ricerca sociale che hanno fatto dello studio della marginalità sociale e della devianza il loro ambito privilegiato di studio.
La rappresentatività statistica è sempre necessaria?
• Come osservano Kendall and Brosnwick: “c’è confusione nel decidere se “rappresentatività” debba essere intesa come procedura di selezione basata sull’equiprobabilità di estrazione di ogni possibile campione oppure se debba essere intesa come campione tipico rispetto a certe caratteristiche, comunque scelte” (1960: 249).
• Per uscire da questa confusione, tuttora presente, è possibile argomentare che il primo tipo di campione (probabilistico) risponde ad un’esigenza di rappresentatività statistica e il secondo tipo risponde ad un’esigenza di rappresentatività tipologica.
• Più precisamente, è possibile affermare che il primo di tipo di rappresentatività sia più importante per il sondaggio che non per la survey research. Immaginiamo, infatti, quali effetti avrebbe un exit poll progettato sulla base di un campione non probabilistico. Se il suo scopo è quello di stimare la distribuzione delle intenzioni di voto della popolazione per prevedere i comportamenti effettivi di voto, il vincolo della generalizzabilità dei risultati ottenuti nel campione all’intera popolazione è irrinunciabile.
• Al contrario, in considerazione del suo obiettivo, nella survey research – in talune circostanze – potrebbe essere preferibile procedere attraverso procedure di campionamento non probabilistico che, ad esempio, permettano di porre a confronto gruppi (tipi sociali) di numerosità equivalente, identificati mediante il riferimento combinato a variabili considerate rilevanti e indipendentemente dalla loro consistenza numerica nella popolazione generale (campione tipologico per quote fisse).
La rappresentatività statistica è sempre necessaria?
• La tesi che intendiamo argomentare, per quanto minoritaria, è che il requisito della rappresentatività statistica o comunque della generalizzabilità dei risultati all’intera popolazione, non sia sempre richiesto nella survey e che, in aggiunta, in alcuni casi proprio il rispetto di tale vincolo impedisca di produrre risultati teoricamente rilevanti.
• La nostra idea pragmatista richiama quella ben espressa da Galtung: “la scelta di un campione deve essere fatta sulla base degli scopi della ricerca; questa prescrizione, che potrebbe sembrare banale, lo è di meno se si tengono presenti i molti casi in cui viene fatto ricorso a procedure standard solo perché esistono e sono facili da seguire” (Galtung 1967: 49). Il campione, in altri termine, va pianificato in funzione degli obiettivi della ricerca e il ricorso automatico a forme di campionamento probabilistico– per ottemperare alla richiesta di rappresentatività statistica – può di fatto rivelarsi inadeguata a rispondere agli obiettivi di una survey. Standardizzare le procedure di campionamento, in nome di esigenze dettate dalla statistica, può di fatto impoverire la portata esplicativa (e previsionale) delle nostre ricerche sociali e confinarle all’ambito descrittivo.
Le strategie di campionamento nel Bureau of Applied Social Research
• Survey che, in diversi settori di studio, hanno costituito uno spartiacque all’interno di determinati settori di studio, si sono avvalse di campioni non statisticamente rappresentativi per esplorare l’influenza esercitata dai contesti e dalle reti di relazione sulle azioni individuali. Questo rilievo insinua il dubbio profondo che i vincoli imposti dal campionamento probabilistico precludano la possibilità di intraprendere percorsi di ricerca teoricamente rilevanti.
• Nell’ambito della Columbia School, basti pensare a survey divenute classiche, dirette da Lazarsfeld, allora Presidente del Bureau of Applied Science: Personal Influence (Katz and Lazarsfeld, 1955), Voting (Berelson, Lazarsfeld, and McPhee, 1954), The People’s Choice (Lazarsfeld, Berelson and Guadet, 1948), The Academic Mind (Lazarsfeld and Tielens, 1958). In tutte e quattro le survey la procedura di campionamento è non probabilistica o comunque si concentra su campioni estratti su base locale.
L’atomismo della survey: Il campione probabilistico come tritacarne sociologico
• Barton, direttore del Bureau negli ultimi quindici anni, ad esordio di un articolo, significativamente intitolato Bringing Society Back, spiega efficacemente le motivazioni alla base della presa di distanza del Bureau dal punto di vista convenzionale:
• “Negli ultimi trent’anni, la ricerca sociale empirica è stata dominata dall’indagine campionaria (sample survey). Ma come di solito viene praticata, usando campioni casuali di individui, la survey e un tritacarne sociologico, dal momento che strappa l’individuo dal suo contesto sociale e garantisce che nessuno degli individui selezionati interagisca con gli altri inseriti nello studio. E’ come se un biologo inserisse i suoi animali da esperimento in una macchina per fare hamburger e guardasse ad ognuna delle centinaia di cellule attraverso un microscopio; anatomia e fisiologia si perderebbero; struttura e funzione sparirebbero; e si rimarrebbe soli con la biologia cellulare"(Barton 1968: 1).
Dal micro al macro: campionamento contestuale
• Il riferimento a network chiusi di relazione è possibile, laddove si introduca il riferimento a contesti di (inter)azione spazialmente delimitati, cioè a collettivi (ad es. scuole, università, uffici, associazioni di volontariato, ecc). In molte delle ricerche condotte dal Bureau è stata seguita la procedura, definita cluster sampling (campionamento a grappolo), con la quale campioniamo dei collettivi (scuole, colleges, uffici, sedi sindacali, famiglie, ecc.) per poi intervistare tutti i membri di ciascun collettivo selezionato.
• In alternativa, come è avvenuto nella ricerca The Academic Mind, si possono slezionare i collettivi per poi selezionare casualmente gli individui appartenenti ad esso.
Integrazione tra livello contestuale e relazionale
L’adozione del campionamento a grappolo consente di ricostruire in modo completo la rete di relazione tra i membri di ciascuno dei collettivi campionati.
E’ possibile inserire questa procedura all’interno di una procedura più articolata come quella del campionamento multistadio, in cui ad ogni stadio cambia l’unità di campionamento,fino ad arrivare, nell’ultimo stadio, ad estrarre unità individuali.
Campionamento multistadio con estrazione a grappolo degli individui
• Pregiudizo omofobico in ambito scolastico
• Stadi di campionamento: 1° stadio: selezione di 5 distretti scolastici su base tipologica; 2° stadio: selezione di due istituiti scolastici in ogni distretto campionato al primo stadio (uno tecnico-professionale e uno liceale), per un totale di 10 istituiti; 3° stadio: selezione di 5 classi in ciascuno degli istituti (una sezione di un intero ciclo scolastico per ciascun istituto) per un totale di 50 classi; 4° stadio: inclusione nel campione di tutti gli studenti appartenenti alle 50 classi selezionate nello stadio precedente (come nel cluster sampling), per un totale di circa 1.000 studenti. Ad ogni stadio si procede ad una selezione delle unità (aggregate) secondo i criteri che di volta in volta vengono reputati più adeguati (scelta ragionata) e in alcuni casi si può mantenere il riferimento alla randomizzazione (come nel caso della scelta delle classi di ciascun istituto).
Strategie di ricerca sociale - Prof. Sergio Mauceri
Vantaggi
• Avendo collettivi delimitati come le classi scolastiche è senz’altro possibile utilizzare in modo più agevole la proposta di integrazione tra survey e analisi sociometrica, approfondendo, ad esempio, per ciascun studente di ciascuna classe la struttura e l’intensità delle relazioni stabilite con i suoi compagni (proprietà relazionali). E’ anche possibile incorporare l’analisi contestuale, raccogliendo informazioni sui collettivi selezionati nei diversi stadi (distretti, scuole, classi), relativamente a proprietà globali in ipotesi connesse alla formazione degli atteggiamenti/comportamenti oggetto di interesse. Attraverso l’uso del campionamento multistadio si accoglie definitivamente una prospettiva analitica che guarda ai comportamenti/atteggiamenti individuali come l’esito di un inestricabile intreccio tra proprietà che si collocano su tre livelli di analisi che generalmente nella ricerca sociale rimangono distinti ed isolati: macro (analisi contestuale), meso ( analisi relazionale); micro (analisi individuale). Si potrebbe quindi dire che tra MISA e il campionamento multistadio vi sia un rapporto di affinità elettiva.
Integrazione degli strumenti di rilevazione • Per perseguire l’idea di una survey multilivello, è necessario precisare che la
rilevazione delle proprietà contestuali e relazionali potrebbe richiedere la progettazione di strumenti raccolta delle informazioni, normalmente utilizzati in altre strategie di ricerca, da affiancare all’uso del questionario.
• In particolare, questa integrazione consentirebbe di rilevare quelle informazioni che non sono rilevabili direttamente sugli individui, tramite il questionario; perché relative a:
- caratteristiche dei collettivi di appartenenza delle quali l’intervistato potrebbe avere una conoscenza molto provvisoria (potrebbe ad es. non sapere quanti dipendenti precari ha l’azienda presso la quale lavora; quali parametri ergonomici vengono regolarmente controllati dal management della propria azienda, quanti migranti stranieri risiedono nel proprio quartiere, ecc.);
- proprietà relazionali di cui il soggetto potrebbe non avere consapevolezza (ad esempio, come potremmo chiedere tramite questionario qual è la posizione di centralità/marginalità che uno studente riveste all’interno della propria classe, senza il rischio di incorrere in risposte molto aleatorie? Oppure come rilevare se una certa preferenza espressa per certi compagni di scuola è ricambiata con la stessa intensità?).
Strumenti utilizzabili e integrazione dei dati in matrice
• Per le proprietà contestuali: interviste a soggetti che detengono una visione complessiva e accurata della organizzazione complessiva del collettivo (anche attraverso interviste in profondità); dati secondari.
• Per le proprietà relazionali e strutturali: test sociometrico; osservazione diretta delle pratiche relazionali.
• Il requisito richiesto è che i dati raccolti in relazione a differenti collettivi e network di relazione siano tra loro comparabili e organizzabili nella stessa matrice dei dati costruiti mediante questionario.
• In corrispondenza di ogni riga della matrice inserirò i dati relativi alle proprietà rilevate tramite questionario (per lo più proprietà assolute), le proprietà contestuali relative al collettivo di appartenenza di quel caso (rilevate esternamente al questionario) e le proprietà relazionali (ad es., preferenze espresse nel test sociometrico).
Strategia di ricerca multilivello e integrata
Per raccordare i tre livelli sono state integrati tre approcci di ricerca che generalmente sono stati utilizzati autonomamente: • indagine con questionario • sociometria • procedure qualitative (legame micro-macro). Approccio utilizzato: AMIS (Approccio multilivello e integrato alla survey) Campione multistadio: 920 studenti di 50 classi interne a 10 istituti, dislocati in 5 municipi del territorio romano
2/2
La multidimensionalità del pregiudizio
Il pregiudizio omofobico, in quanto atteggiamento è stato specificato, scomponendolo in diverse componenti:
• cognitiva
• cognitiva-attiva (o ideologica)
• affettiva
• attiva
2/2
Sistema delle rappresentazioni e degli atteggiamenti verso gay e lesbiche
Pregiudizio omofobico
Componente cognitiva dell’atteggiamento (credenze, stereotipi) Allegato 1,
domm. 22, 24
Componente affettiva (sentimenti, emozioni) 21, 25, 29b, 29c
Componente cognitiva-attiva (presupposti ideologici al riconoscimento/negazione dei
diritti)
23
Componente attiva (propensione al riconoscimento dei diritti) 26, 28
Rappresentazione dell’omosessualità e delle persone omosessuali
Definizione di persona omosessuale 7
Visibilità: percezione della numerosità di gay e lesbiche 15
Visibilità: criteri di riconoscimento di gay e lesbiche 9, 11
Espressioni usate per identificare gay e lesbiche 6
Significato dell’omosessualità: contro natura vs. naturale 20
Significato dell’omosessualità: scelta vs. non scelta 16
Paura dello stigma sessuale (stigmofobia) 29a
Tav. 2 – Sistema di concettualizzazione del problema con indicazione degli strumenti utilizzati (ultima colonna)*
Profilo identitario ed esposizione individuale a processi di socializzazione
Genere
Sesso anagrafico (genere ascritto) 33
Performatività di genere 2
Ideali di genere 30
Concezione dei ruoli di genere 3
Orientamenti ideologico-valoriali e appartenenze
Età 34
Orientamento politico-ideologico 38
Orientamento religioso 39, 40
Sentimento di appartenenza a gruppi e cerchie sociali 31
Socializzazione primaria: famiglia
Capitale culturale familiare 35
Capitale socio-economico familiare 36, 37
Rappresentazione del clima familiare 4
Ruoli di genere in famiglia (ripartizione del carico domestico tra uomo e donna) 5
Esposizione a forme di stigmatizzazione verso gay e lesbiche in famiglia 19a, 19c, 19d, 19e
Dialogo in famiglia in tema di omosessualità 19b
Orientamento religioso dei genitori 41
Socializzazione secondaria: scuola
Tipo di orientamento formativo (liceo, tecnico, professionale) Noto a priori
Fase del percorso formativo Nota a priori
Esposizione a forme di stigmatizzazione verso gay e lesbiche in ambito scolastico 18a, 18c, 18d, 18e
Dialogo e iniziative scolastiche in tema di omosessualità 18b; 32
Socializzazione verticale: gruppo dei pari
Esposizione a forme di stigmatizzazione verso gay e lesbiche nel gruppo dei pari 17a, 17c, 17d, 17e
Dialogo in tema di omosessualità 17b
Composizione del gruppo di amici in base al genere 1
Proprietà relazionali
Relazioni sociali
Relazioni instaurate con gay e lesbiche nelle diverse cerchie sociali (gruppo dei pari,
scuola, conoscenti)
12, 13, 14
Contatti accidentali con gay e lesbiche 8, 10
Disposizione all’interazione con gay e lesbiche 27
Struttura delle relazioni stabilite all’interno della classe Test sociometrico
(All.1, domm. A, B, C,
D, E, F, G)
Influenza delle rappresentazioni collettive
Reazioni a pratiche discorsive e di azione delle élite simboliche
Immagine di gay e lesbiche riflessa dai media Focus group (Allegato
2)
Ricezione e decodifica delle pratiche discorsive veicolate dalle élite simboliche in
materia di omosessualità attraverso i media
Taccuini non
standardizzati (Allegato
3)
Reazioni alle azioni politico-legislative e forme retoriche di accettazione rifiuto in
materia di diritti pro-Lgbt
Taccuini e focus group
(All. 2 e 3)
22,4
27,7
30,4
36,9
37,1
38,7
43,4
43,8
45,8
46,1
57,8
59,2
71,3
77,6
72,3
69,6
63,1
62,9
61,3
56,6
56,2
54,2
53,9
42,2
40,8
28,7
[Cp] sono incapaci di instaurare rapporti di coppia stabili e duraturi
[M/I] contribuiscono a diffondere il valore della libertà di espressione
[P/Ms] sono le principali responsabili della diffusione di malattie
infettive come l’AIDS
[M/I] stimolano il confronto e la valorizzazione delle differenze
[M/I] introducono nuovi punti di vista riguardo alla sessualità
[P/Ms] hanno una maggiore propensione alla perversione
[P/Ms] introducono comportamenti sessuali troppo liberi
[P/Mc] minacciano le differenze che caratterizzano uomo e donna
[P/Mc] minacciano il valore della famiglia
[M/I] rappresentano un’occasione per rendere più aperto e solidale il
nostro paese
[M/I] rendono più ricca la nostra cultura perché introducono nuove
sensibilità
[Cp-P/Mc] mettono troppo in mostra la loro diversità
[P/Mc] possono creare confusione nei giovani che sono alla ricerca di
una propria identità
Le persone omosessuali:
Area del pregiudizio Area del non pregiudizio
D* Andamento delle risposte fornite D
En Le persone omosessuali dovrebbero vivere la
propria omosessualità solo in privato (48,5%)
vs.
Le persone omosessuali dovrebbero sentirsi
libere di esprimersi in ogni circostanza
(51,5%)
I
S Le persone omosessuali godono già dei diritti
che devono avere (46,2%) vs.
Alle persone omosessuali dovrebbero essere
riconosciuti più diritti (53,8%)
S
En Le persone omosessuali dovrebbero essere
più rispettose dei principi morali dettati della
Chiesa (32,7%) vs.
La Chiesa dovrebbe evitare di prendere
posizione contro il riconoscimento dei diritti
delle persone omosessuali (67,3%)
I
Ed I primi a fare discriminazione sono proprio le
persone omosessuali, perché tendono ad
isolarsi e a non integrarsi nella società
(14,9%) vs.
Le persone omosessuali sono vittime di
pesanti discriminazioni all’interno della
nostra società (85,1%)
I
Tab. 2 – Statistiche descrittive per gli items della scala relativa alla componente cognitiva-attiva (%)
*D – Dimensioni Teoriche: S = Strategie; En = Eterosessismo normalizzante; Ed = Eterosessismo differenzialista; I
= Inclusione sociale
15,7
24,2
27,9
32,0
33,5
41,7
45,3
53,3
55,7
81,0
84,3
75,8
72,1
68,0
66,5
58,3
54,7
46,7
44,3
19,0
Una ragazza omosessuale inizia a frequentare la tua comitiva/il tuo
gruppo di amici
Un ragazzo omosessuale inizia a frequentare la tua comitiva/il tuo
gruppo di amici
Un tuo amico prende in giro una persona per la sua omosessualità
Per le strade della tua città assisti al passaggio di una manifestazione per
il riconoscimento dei diritti delle persone omosessuali
Camminando per strada vedi due donne che si baciano
Una coppia omosessuale verrà in vacanza con te e i tuoi amici
Il tuo locale preferito è sempre più frequentato da persone omosessuali
Un tuo parente ha una relazione sentimentale con una persona del suo
stesso sesso
Camminando per strada vedi due uomini che si baciano
Una persona del tuo stesso sesso mostra un interesse particolare nei tuoi
confronti
Area del pregiudizio Area del non pregiudizio
Componente affettiva
La componente attiva. Diritti cumulativi
Media, élite simboliche e omofobia
Il raccordo micro-macro
L’immagine riflessa dai media: l’omosessuale a una dimensione
Focus group immagini di gay e lesbiche riflesse dai media
Portatori di pregiudizio: ridicolizzazione di gay e lesbiche tendenza ad attribuire questa immagine
caricaturale alla volontà strumentale dei media di fare audience
presenza di cortocircuiti cognitivi che svelano una tensione pseudouniversalista all’annullamento delle differenze:
“Secondo me è controproducente anche per loro; se vanno in
giro in questo modo non fanno altro che alimentare il pregiudizio e lo stereotipo che passa dai media. I gay si dovrebbero far vedere per quello che sono, persone normali, con una vita normale; col Gay Pride danno un’immagine deviata della loro immagine [Basso livello di pregiudizio, III liceo, maschio, centro-sinistra, ateo, concezione dei ruoli di genere: moderno]
Non portatori di pregiudizio: traggono dai media linfa per i
loro stereotipi negativi considerano l’immagine
negativa che recuperano dai media un ritratto fedele dei tratti propri di gay e lesbiche
attribuiscono la rappresentazione mediatica alla volontà strumentale e narcististica dei gay di mettersi in mostra e far parlare di sé (dubbia lealtà)
La percezione “selettiva” dei messaggi: tra agire comunicativo e pratico
• Gli studenti sono stati poi sottoposti a video, selezionati dalle trasmissioni televisive come esemplari delle forme retoriche (contrapposte) con cui le élite simboliche politico-religiose tematizzano l’omosessualità (pratiche discorsive), nonché ad un documentario che ripercorreva il tortuoso iter parlamentare dei DICO e a un servizio del Tg3 che annunciava la seconda bocciatura del Ddl per l’introduzione dell’aggravante per omofobia (azioni istituzionali di negazione dei diritti).
• In tutti i casi si è rinvenuta una decodifica selettiva dei messaggi, che restituisce valore alle teorie enunciate dalla Columbia School rispetto agli effetti dei media.
Percezione selettiva, percezione distorta, percezione segmentata
Sono più dalla parte di Don Benzi perché anche io penso che l’omosessualità sia contro natura, però è anche vero che su alcune affermazioni ha un po’ esagerato. Don Barbero non può dire di dare aiuto o assistenza perché così sì che si sentono davvero discriminati
Alto pregiudizio [III I.T.T., maschio, centro-destra, credente praticante, concezione dei ruoli di genere: tradizionale]
Purtroppo esistono pochi preti e in generale persone che la pensano come don Barbero. Le leggi imposte dalla Chiesa portano all’omofobia. Gli insegnamenti “principali” di Gesù invece affermano gli opposti principi morali: AMARSI E RISPETTARSI
Basso pregiudizio [III liceo, femmina, centro-sinistra, atea, concezione dei ruoli di genere: moderna]
Percezione selettiva, percezione distorta, percezione segmentata
Paola Binetti porta avanti concetti basati su
ragionamenti validi, ponendo una differenza
a mio avviso fondamentale, l’omosessualità
come una devianza, come può essere una
malformazione genetica dettata da concetti
morfologici, caratteriologici e solidi [si noti
come anche senza aver compreso il termine
“endocrinologici”, il ragazzo lo riporti in una
forma distorta, priva di qualsiasi sensatezza].
Grillini si basa su libri scritti senza
presentare prove alcune
Alto pregiudizio [III liceo, maschio, destra,
ateo, concezione ruoli di genere: tradizionale]
Paola Binetti non merita
nemmeno la mia attenzione.
Definire l’omosessualità come
una devianza della personalità è
un oltraggio. È una cosa che
posso comprendere da parte
della Chiesa ma non da parte di
una persona che non ne faceva
parte
Basso pregiudizio [IV I.T.T.,
femmina, senza opinioni politiche,
atea, concezione dei ruoli di genere:
moderna]
Dalla ricerca all’azione: 4 parole d’ordine
• Diffidare di kit standardizzati, pronti per l’uso, per contrastare pregiudizio e bullismo;
• Rompere le asimmetrie di potere nel rapporto tra adulto/educatore e adolescente;
• Strutturare interventi coordinati che coinvolgano i diversi agenti di socializzazione;
• Storicizzare e denaturalizzare le rappresentazioni collettive dell’Alterità.
Omofobia come espressione di
conservatorismo
Profili tipizzati di portatori
e non portatori di pregiudizio
Decodifica dell’omosessualità sulla base di coordinate ricorrenti nel dibattito pubblico
Non portatori di pregiudizio
(51%)
Portatori di pregiudizio
(49%)
Variabili caratterizzanti Tratti caratteristici Tratti caratteristici
Interpretazione
dell’omosessualità:
orientamento naturale vs.
contro natura
Questione mal posta
Contro natura
Qualcosa di naturale
Origine dell’omosessualità:
scelta vs. non scelta
Questione mal posta Scelta individuale
Non volontarietà dovuta
a elementi non patologici
Non volontarietà dovuta
a elementi
patologici/traumatici
Espressioni denotative di
gay e lesbiche
Neutrali Dispregiative
Interpretazione dell’omosessualità: Proprietà di genere
Non portatori di pregiudizio
(51%)
Portatori di pregiudizio
(49%)
Variabili caratterizzanti Tratti caratteristici Tratti caratteristici
Sesso anagrafico Femmina Maschio
Concezione dei ruoli di
genere
Moderna assoluta Tradizionale assoluta
Performatività di genere
(identificazione con
stereotipi di genere)
Femminile standard Maschile standard
Maschile non standard Femminile non standard
Declinazione di genere
dell’omosessualità
Maschile e femminile Esclusivamente o
prevalentemente maschile
Interpretazione dell’omosessualità: Orientamenti ideologico-valoriali
Non portatori di pregiudizio
(51%)
Portatori di pregiudizio
(49%)
Variabili caratterizzanti Tratti caratteristici Tratti caratteristici
Orientamento politico-
ideologico
Centro-sinistra Centro-destra
Orientamento religioso Sentimento di religiosità
basso
Sentimento di religiosità
alto
Non praticante Praticante
Pressioni ideologico-
normative
Progressiste Conservatrici
Proprietà relative ai contesti di socializzazione
Non portatori
di pregiudizio
Portatori
di pregiudizio
Variabili caratterizzanti Tratti caratteristici Tratti caratteristici
Esposizione a forme di
stigmatizzazione/bullismo
verso gay e lesbiche nei contesti di
(socializz)azione
Assente/limitata Presente/consistente
Dialogo sull’omosessualità nei contesti
di (socializz)azione
Presente/consistente Assente
Capitale socio-culturale familiare Alto Basso
Clima familiare Democratico Autoritario
Orientamento formativo dell’istituto
scolastico
Liceale Tecnico-professionale
Contatto, disposizione all’interazione con gay e lesbiche e relazioni scolastiche
Non portatori
di pregiudizio
Portatori
di pregiudizio
Variabili caratterizzanti Tratti caratteristici Tratti caratteristici
Disposizione all’interazione con gay e
lesbiche
Alta/Medio-alta Bassa/Assente
Tipologia dei contatti con gay e lesbiche Relazioni di conoscenza
+ almeno un’amicizia
Solo contatti
accidentali
Omofilia nelle relazioni di amicizia in
classe
Omofilia di valori
progressisti
Omofilia di valori
conservatori
Coesione nei network relazionali in
classe
Appartenenza a gruppi
coesi con tratti
prevalenti orientati in
senso progressista
Appartenenza a gruppi
coesi con tratti
prevalenti orientati in
senso conservatore
Paura dello stigma (omo)sessuale Assente/contenuta Intensa
L’OMOFOBIA COME ESPRESSIONE DI ULTRACONFORMISMO
Stigmofobia ed esposizione a pratiche di bullismo
Contro natura Del tutto naturale Questione mal posta Totale
Basso 0,4 35,2 21,7 17,9
Medio-Basso 11,8 37,2 46,7 34,1
Medio-Alto 38,0 23,9 28,5 30,5
Alto 49,8 3,7 3,1 17,5
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0
V. a. (279) (188) (445) (912)
Tab. 4 – Livello di pregiudizio omofobico per significato dell’omosessualità sull’asse interpretativo:
contro natura vs. del tutto naturale (%)
p = 0,000
Intenzionale Non
intenzionale
Non intenzionale per
ragioni
psicopatologiche
La questione non va
posta in questi
termini
Totale
Basso
7,9 19,8 5,3 23,7 17,9
Medio-basso
29,1 36,1 12,0 39,6 34,2
Medio-alto
33,9 31,9 32,0 27,9 30,5
Alto
29,1 12,2 50,7 8,8 17,3
Totale
V.a.
100,0
(189)
100,0
(238)
100,0
(75)
100,0
(409)
100,0
(911)
Tab. 2 – Livello di pregiudizio omofobico per significato dell’omosessualità sull’asse interpretativo:
scelta vs. non scelta (%)
p = 0,000
Basso Medio-basso Medio-alto Alto Totale
Tutte espressioni neutrali 69,9 55,4 42,3 18,7 47,6
Almeno una dispregiativa 30,1 44,6 57,7 81,3 52,4
Totale
V.a.
100,0
(163)
100,0
(312)
100,0
(279)
100,0
(160)
100,0
(914)
Tab. 5 – Qualificazione delle espressioni riferite ai gay per livello di pregiudizio (%)
p = 0,000
Omosessualità declinata
prevalent. al maschile
Omosessualità declinata al
maschile e femminile
Totale
Basso 9,8 28,3 17,9
Medio-Basso 33,1 35,8 34,3
Medio-Alto 33,9 25,8 30,3
Alto 23,1 10,3 17,5
Totale 100,0 100,0 100,0
V.a. (510) (400) (910)
Tab. 7 – Livello di pregiudizio omofobico per denotazione di genere delle persone omosessuali (%)
p = 0,000
Maschile Femminile Totale
Basso 11,7 26,8 17,8
Medio-Basso 30,2 39,8 34,1
Medio-Alto 35,9 22,7 30,5
Alto 22,2 10,7 17,5
Totale 100,0 100,0 100,0
V. a. (540) (374) (914)
Tab. 1 – Livello di pregiudizio omofobo per genere ascritto (%)
p = 0,000
Prevalent.
maschile
Prevalent.
femminile
Maschile
e femminile
Totale
Forza fisica 90,3 2,4 7,3 100,0
Coraggio 61,8 2,5 35,7 100,0
Competitività 45,2 13,3 41,5 100,0
Sensibilità 1,9 67,8 30,3 100,0
Dolcezza 1,4 63,7 34,9 100,0
Emotività 3,2 57,3 39,5 100,0
Instabilità d’umore 6,2 57,2 36,6 100,0
Essere premurosi/e 4,2 48,1 47,7 100,0
Essere comprensivi/e 4,6 44,1 51,3 100,0
Maturità 6,7 38,9 54,4 100,0
Timidezza 6,8 37,0 56,2 100,0
Sicurezza 30,2 8,3 61,5 100,0
Responsabilità 7,0 30,6 62,4 100,0
Tab. 2 – Caratterizzazione di genere in base a tratti stereotipici scelti come ideali maschili e
femminili (%)
Differenzialista Parz.
differenzialista
Parz.
egualitaria
Egualitaria Tot.
Non portatori di pregiudizio 39,4 52,6 55,1 62,5 52,0
Portatori di pregiudizio 60,6 47,4 44,9 37,5 48,0
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
V.a. (175) (445) (156) (136) (912)
Tab. 3 – Livello di pregiudizio omofobico per caratterizzazione degli ideali di genere (%)
p = 0,000
Performatività
non standard
Performatività
moderatamente
non standard
Performatività
standard
Totale
Maschile
Basso/Medio-basso 48,9 43,1 34,8 41,9
Medio-alto/Alto 51,1 56,9 65,2 58,1
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0
V.a. (137) (225) (178) (540)
Femminile
Basso/Medio-basso 51,5 60,6 71,3 66,6
Medio-alto/Alto 48,5 39,4 28,7 33,4
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0
V.a. (33) (104) (237) (374)
Tab. 4 – Relazione tra performatività di genere e livello di pregiudizio omofobico specificata per
genere ascritto (%)
96
60,4
53,0
52,3
33,1
31,7
28,0
20,4
4
39,6
47,0
47,3
66,9
68,3
72,0
79,6
Le donne e gli uomini devono avere le stesse
opportunità di fare carriera
L'uomo più della donna ha il dovere di mantenere
economicamente la famiglia
È giusto che sia prevalentemente la donna ad
occuparsi delle faccende domestiche
È giusto che sia prevalentemente la donna a prendersi
cura dei figli
È giusto che sia l'uomo ad occupare le posizioni di
maggiore prestigio in ambito lavorativo
È giusto che le donnne rinuncino alla carriera
lavorativa per dedicarsi alla famiglia
In casa spetta all'uomo prendere le decisioni più
importanti
Sull'educazione dei figli deve essere l'uomo a
prendere le decisioni finali
Accordo preval. Disaccordo preval.
Fig. 1 – Andamento delle risposte fornite ai singoli items della scala di concezione dei ruoli di genere (%)
Tradizionale Moderna temperata Moderna assoluta Totale
Basso 2,4 9,6 33,2 17,8
Medio-Basso 15,8 36,2 42,4 34,1
Medio-Alto 41,1 39,3 17,3 30,5
Alto 40,7 14,9 7,1 17,6
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0
V.a. (209) (323) (382) (914)
Tab. 6 – Livello di pregiudizio omofobico per concezione ruoli di genere (%)
p = 0,000
Destra Sinistra Indefinito Totale
Basso 3,0 33,6 14,1 17,9
Medio-Basso 17,7 42,5 36,2 34,1
Medio-Alto 35,0 18,9 36,5 30,4
Alto 44,3 5,0 13,2 17,6
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0
V.a. (203) (280) (403) (886)
Tab. 1 – Livello di pregiudizio omofobico per orientamento politico-ideologico (%)
p = 0,000
Disinteressati Tiepidi Spiritualisti Religiosi Totale
Basso 24,1 11,9 11,6 11,3 18,0
Medio-Basso 34,6 36,5 30,2 27,5 34,1
Medio-Alto 26,5 31,6 45,3 35,0 30,6
Alto 14,9 20,0 12,8 26,3 17,3
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
V.a. (457) (285) (86) (80) (908)
Tab. 2 – Livello di pregiudizio omofobico per orientamento religioso (%)
p = 0,000
Entrambi
credenti
praticanti
Entrambi
credenti, di cui
uno praticante
Entrambi
credenti non
praticanti
Uno solo
credente
Entrambi atei Totale
Basso 11,5 15,3 15,9 21,1 47,6 18,0
Medio-basso 35,4 31,9 31,5 46,3 25,4 33,9
Medio-alto 31,1 34,7 33,2 21,1 23,8 30,7
Alto 22,0 15,1 19,4 11,4 3,2 17,4
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
(164) (267) (391) (123) (63) (885)
Tab. 4 – Livello di pregiudizio omofobico per orientamento religioso genitoriale (%)
p = 0,000
Democratico Mediamente
democratico
Mediamente
autoritario
Autoritario Totale
Non portatori di pregiudizio 54,9 51,0 48,3 38,0 51,8
Portatori di pregiudizio 45,1 49,0 51,7 62,0 48,2
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
V.a. (508) (210) (120) (71) (909)
Tab. 5 – Livello di pregiudizio omofobico per caratterizzazione del clima familiare in base
al livello di autoritarismo (%)
p = 0,046
Basso Medio Alto Totale
Basso 14,6 16,9 23,6 18,6
Medio-basso 30,0 31,0 36,6 32,8
Medio-alto 35,8 33,1 24,3 30,7
Alto 19,6 19,0 15,5 17,9
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0
V.a. (327) (142) (309) (778)
Tab. 6 – Livello di pregiudizio omofobico per livello di estrazione socio-culturale della
famiglia di origine (%)
p = 0,006
Liceo Istituto
tecnico/profess
ionale
Totale
Basso 23,8 11,3 17,8
Medio-basso 41,0 26,5 34,1
Medio-alto 24,4 37,3 30,5
Alto 10,8 24,9 17,5
Totale 100,0 100,0 100,0
V.a. (480) (434) (914)
Tab. 7 – Livello di pregiudizio omofobico per tipo di orientamento formativo dell’istituto
scolastico (%)
p = 0,000
Prev. progressiste Contrastanti Prev. conservatrici Totale
Basso 29,2 8,0 3,1 17,8
Medio-Basso 41,1 36,0 19,8 34,1
Medio-Alto 21,7 36,0 43,4 30,5
Alto 8,1 19,8 33,7 17,6
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0
V.a. (484) (172) (258) (914)
Tab. 3 – Livello di pregiudizio omofobico per tipo di pressioni normative ideologico-
valoriali (%)
p = 0,000
La stigmofobia come meccanismo psicologico
generativo del pregiudizio
-10,0
-8,0
-6,0
-4,0
-2,0
,0
2,0
4,0
6,0
Stigmofobia contenuta Apprezzabile Pronunciata
Media pregiudizio
Il livello di pregiudizio
omofobico tende ad
aumentare quanto più si
sia interiorizzato il timore
di essere etichettati come
omosessuali
Limitata/Assente Occasionale Sistematica Totale
Basso 21,4 12,4 13,0 17,9
Medio-Basso 40,5 30,1 17,1 34,2
Medio-Alto 28,8 37,2 26,0 30,4
Alto 9,2 20,4 43,8 17,5
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0
V.a. (541) (226) (146) (913)
Tab. 9 – Livello di pregiudizio omofobico per ricorrenza di pratiche di stigmatizzazione in ambito
scolastico (%)
p = 0,000
-4,4
-2,4
-0,8 Bullismo
Limitato/Assente Occasionale Sistematico
Stigmofobia apprezzabile
-8,4
-6,9 -7,2
Bullismo limitato/assente
Occasionale Sistematico
Stigmofobia contenuta
0,9
5,8
10,5
Bullismo Limitato/Assente
Occasionale Sistematico
Stigmofobia pronunciata
-2,4
1,8
6,3
Bullismo limitato/assente
Occasionale Sistematico
Campione complessivo
Maschio Femmina Totale
Liv. stigmofobia contenuto
Non portatori di pregiudizio 75,4 89,0 82,8
Portatori di pregiudizio 24,6 11,0 17,2
Totale 100,0 100,0 100,0
V.a. (69) (82) (151)
Liv. stigmofobia rilevante
Non portatori di pregiudizio 36,9 60,1 45,8
Portatori di pregiudizio 63,1 39,9 54,2
Totale 100,0 100,0 100,0
V.a. (471) (291) (762)
Tab. 4 – Relazione tra genere ascritto e propensione al pregiudizio omofobico
specificata per livello di stigmofobia (%)
p > 0,005; p = 0,000
-6,0
-2,0
,5
-7,0
-6,0
-5,0
-4,0
-3,0
-2,0
-1,0
,0
1,0
Bullismo Limitato Occasionale Sistematico
Pressioni progressiste
,1
4,3
9,0
,0
1,0
2,0
3,0
4,0
5,0
6,0
7,0
8,0
9,0
10,0
Bullismo Limitato Occasionale Sistematico
Pressioni contrastanti
3,2
7,7
11,4
,0
2,0
4,0
6,0
8,0
10,0
12,0
Bullismo Limitato Occasionale Sistematico
Pressioni conservatrici
3,2
7,7
11,4
,0
2,0
4,0
6,0
8,0
10,0
12,0
Bullismo Limitato Occasionale Sistematico
Campione
Oltre le pressoni ideologico-normative. La potenza del bullismo omofobico.
Spesso Qualche volta Mai Totale
Basso 36,9 18,4 10,7 17,9
Medio-basso 34,2 36,1 29,8 34,1
Medio-alto 17,1 28,3 39,7 30,5
Alto 11,8 17,2 19,8 17,5
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0
V.a. (76) (586) (252) (914)
Tab. 11 – Livello di pregiudizio omofobico per frequenza con cui è capitato di parlare di
omosessualità in ambito familiare (%)
p = 0,000
Spesso Qualche volta Mai Totale
Basso 20,8 20,1 9,2 17,9
Medio-basso 33,1 36,1 28,7 34,1
Medio-alto 26,1 28,2 40,5 30,6
Alto 20,0 15,6 21,6 17,5
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0
V.a. (130) (588) (195) (913)
Tab. 13 – Livello di pregiudizio omofobico per frequenza con cui è capitato di parlare di
omosessualità in ambito scolastico (%)
p = 0,000
Numerosità di gay fra gli amici
Non so Nessuno Uno solo Più di uno Totale
Basso/Medio-basso
72,5 45,1 74,4 78,6 51,9
Medio-alto/Alto
27,5 54,9 25,6 21,4 48,1
Totale
100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
V.a.
(80) (697) (90) (42) (909)
Tab. 3 – Livello di pregiudizio omofobico per numerosità dei contatti con gay nelle
diverse cerchie sociali(%)
Numerosità di gay fra i compagni di classe
Non so Nessuno Uno solo Più di uno Totale
Basso/Medio-basso 60,3 51,3 26,9 36,4 52,1
Medio-alto/Alto 39,7 48,7 73,1 63,6 47,9
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
V.a. (239) (604) (52) (11) (906)
Dalla ricerca all’azione: 4 parole d’ordine
• Diffidare di kit standardizzati, pronti per l’uso, per contrastare pregiudizio e bullismo;
• Rompere le asimmetrie di potere nel rapporto tra adulto/educatore e adolescente;
• Strutturare interventi coordinati che coinvolgano i diversi agenti di socializzazione;
• Storicizzare e denaturalizzare le rappresentazioni collettive dell’Alterità.
Grazie per l’attenzione!