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INTRODUZIONE ALLA GEMMOLOGIA

A cura di Alice de Martini

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COS’è LA GEMMOLOGIA?

La gemmologia è una combinazione di molte materie, conoscenze ed abilità, che comprendono non solo la mineralogia e le scienze naturali, ma anche la storia, l’economia ed il commercio, l’arte, la moda, la religione ed il misticismo.

Nella sua accezione scientifica, la gemmologia è una branca della mineralogia che ha come oggetto il materiale gemmologico, tra cui figurano anche le pietre preziose, il quale viene identificato e classificato attraverso lo studio della sua origine e formazione, le caratteristiche chimiche e fisiche, e le proprietà ottiche. Si occupa inoltre degli strumenti impiegati nell’identificazione delle gemme, delle tecniche usate per il taglio e la politura, di indagare e conoscere la produzione di materiale artificiale e sintetico, e degli elementi di valutazione e certificazione delle gemme.

Non ultimo, la gemmologia è parte integrante ed essenziale del settore orafo-gioielliero, perché riguarda la compravendita ed il commercio di alcuni tra i più rari e preziosi oggetti che esistono sulla terra.

COS’è UNA GEMMA?

Il termine ‘gemma’ o ‘pietra preziosa’ nel linguaggio comune indica un cristallo proveniente da un minerale più o meno raro, che viene tagliato e lucidato per essere usato in gioielleria. Questa definizione però non è esaustiva, basti pensare alle perle o al corallo, che non derivano da un minerale, bensì da materiale organico, vivente.

Il dibattito tra i gemmologi è ancora aperto, e al momento vale la tesi secondo la quale non esiste una definizione di gemma che comprenda tutte le sostanze che sono state usate nei secoli dall’uomo come tale. Si ritiene perciò più corretto parlare di materiale gemmologico, che può essere tagliato e lucidato o rimanere nella sua forma grezza, e può essere o meno impiegato in gioielleria.

A questo materiale gemmologico appartengono migliaia di elementi. La maggior parte delle gemme proviene da minerali, ma dei circa 3000 conosciuti dall’uomo, solo una settantina hanno gli attributi per essere considerati gemme. Si tratta di cinque qualità che una qualsiasi sostanza deve possedere affinché sia ritenuta di valore gemmologico: bellezza, rarità, durevolezza, moda e trasportabilità.Di questi, i primi tre sono fondamentali, ma la gemma ideale li possiede tutti e cinque.

CARATTERISTICHE DI UNA GEMMA

Bellezza: più di qualsiasi altro attributo, una gemma, per essere considerata tale, deve essere attraente, capace di suscitare pacere negli occhi di chi la guarda. La bellezza di una pietra preziosa dipende da specifiche qualità come la trasparenza, la brillantezza, il colore, la dispersione o fuoco, e il lustro. Alcune pietre, come il diamante rosa (fig. 1), esprimono tutti questi fattori, altre solo alcuni, ad esempio lo zaffiro blu (fig. 2) è apprezzato per il suo colore, la brillantezza e la trasparenza. Altre ancora, sono amate solo per il colore, come nel caso del turchese (fig. 3).

Durevolezza: è la capacità di una gemma di resistere a tutto ciò che può usurarla, romperla o graffiarla. Anche questa qualità è composta da tre diversi fattori:

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Fig. 1 - Diamante rosa Fig. 2 - Zaffiro blu Fig. 3 - Turchese

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1. Durezza: l’abilità di una gemma di resistere a graffi e abrasioni (fig. 4).2. Tenacità: l’abilità di una gemma di resistere alla rottura, scheggiatura, e alla formazione di fessure o crepe (fig 5).3. Stabilità: l’abilità di una gemma di resistere a potenziali danni derivanti dalla luce, dal calore e dagli agenti chimici, ad

esempio i profumi possono deteriorare il lustro tipico delle perle (fig 6).

Rarità: la rarità di una gemma può essere determinante per il suo valore economico. L’essere umano ha sempre avuto la tendenza a desiderare e stimare maggiormente le cose che sono difficili da ottenere. Se una pietra preziosa è scarsa in natura oppure poco reperibile sul mercato, ciò ne aumenta il suo valore, a prescindere dal disporre di altre qualità come la bellezza. Un esempio è la pietra Taaffeite, che non è particolarmente attraente, ma a causa della sua estrema rarità raggiunge prezzi elevati sul mercato (fig. 7).

Moda: l’effetto degli stili e della moda sul valore commerciale delle gemme può essere enorme. A volte, una gemma poco rara, considerata comune, diventa popolare e ricercata perché indossata da membri delle casate reali o da personaggi dello showbiz, o da icone della moda, o anche perché le aziende di gioielleria di fama internazionale le promuovono tramite un marketing aggressivo (figg. 8 e 9).Il colore sicuramente è una delle variabili che influisce maggiormente sulla popolarità di una gemma. Ad esempio in Occidente pietre di colore rosso, verde e blu sono sempre molto più in voga rispetto a quelle di colore giallo.

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Fig. 4 - Il Diamante è la g e m m a p i ù d u r a esistente in natura.

Fig. 5 - La Giada è una pietra molto tenace, per via della sua struttura micro-cristallina.

Fig. 6 - La Perla può p e r d e r e l u s t r o e i r idescenza a causa dell’azione del comune profumo per il corpo.

Fig. 7 - Taaffeite

Fig. 8 - Lo zaffiro Padparacha è una pietra originaria dello Sri Lanka (dal Singalese: “bocciolo del fiore di loto), con tonalità che ricordano i colori dell’alba o del tramonto. In Occidente sta salendo alla ribalta anche grazie all’inusuale anello di fidanzamento della principessa Eugenia d’Inghilterra.

Fig. 9 - Liz Taylor è stata una grande amante e promotrice dei diamanti come simbolo d’amore. In questa foto indossa il famoso diamante Krupp, di 33.19 carati, incastonato sull’anello di fidanzamento regalatole nel 1968 dall’ex marito e attore Richard Burton.

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Trasportabilità: si tratta di un aspetto particolarmente importante durante periodi bellici o di instabilità economica, in quanto le pietre preziose sono solitamente di piccole dimensioni e quindi facilmente trasportabili da un paese ad un altro come patrimonio mobile.

CLASSIFICAZIONE DEL MATERIALE GEMMOLOGICO

Tutte le gemme sono prima di tutto costituite da atomi. L’atomo è l’unità basilare di tutta la materia, organica e inorganica, e la più piccola unità che possiede le caratteristiche di un elemento chimico. Gli elementi chimici sono costituiti da un solo atomo, e più combinazioni e quantità di atomi formano la composizione chimica di una gemma e sono la causa del suo colore. Ad esempio il diamante è composta da un unico elemento chimico, il Carbonio. Il Cromo invece è responsabile del colore rosso del rubino, la cui struttura cristallina è composta da atomi di Ossigeno e Alluminio.

Le gemme possono suddividersi in tre grandi macro categorie, in base alla loro tipologia, struttura e origine.

1. Tipologia:

La maggior parte delle pietre preziose usate in gioielleria provengono da minerali. Un minerale è una sostanza inorganica presente in natura che ha una specifica composizione chimica ed un’ordinata struttura atomica. Ad esempio il diamante, il quarzo, lo smeraldo provengono dai cristalli di diversi minerali (figg. 10, 11, 12).

Alcune gemme provengono da rocce, che sono formate da un accrescimento e aggregazione di due o più minerali. Ad esempio il lapislazzuli è formato da tre differenti minerali: lazurite, calcite e pirite (fig. 13).

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Fig. 10 - Il Diamante nella sua forma naturale si presenta come un cristallo ottaedrico (con otto facce).

Fig. 11 - Cristallo di Quarzo nella sua varietà Ametista di colore viola. Fig. 12 - Cristallo di Berillo nella sua

varietà Smeraldo, con tipica forma esagonale allungata.

Fig. 13 - Il Lapislazzuli in realtà non è un minerale, ma una roccia, composta da lazurite blu, calcite bianca e pirite metallica. Il suo uso come gemma risale a circa 3000 anni fa presso l’Antico Egitto. Oggi la gemma che mostra solamente la componente blu intenso della lazurite è considerata la più rara e pregiata.

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Se inizialmente tutti i minerali erano di origine naturale, grazie a nuove scoperte, tecnologie e sofisticazioni, ora non è più così. Ci sono gemme che sono identiche alla loro controparte naturale, hanno le stesse proprietà fisiche, chimiche ed ottiche, con l’unica differenza che sono state realizzate dall’uomo. Si tratta di minerali sintetici, come ad esempio il berillo, da cui derivano lo smeraldo e l’acquamarina, ma anche il diamante e il corindone, le cui varietà di cristalli sono rubino e zaffiro (figg. 14, 15, 16).

Ci sono poi gemme che sono state prodotte dall’uomo, ma non hanno una controparte naturale, la cui struttura chimica non corrisponde a quella di nessun minerale esistente in natura. Sono prodotti artificiali, come ad esempio la zirconia cubica, ed altre pietre simulanti il diamante (figg. 17, 18).

Le pietre naturali che non derivano da minerali, provengono da materiale organico. Tra le più conosciute figurano le perle, il corallo e l’ambra (figg. 19, 20)..

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Fig. 14 - Il Diamante sintetico è i d e n t i c o a l l a s u a controparte naturale.

Fig. 15 - Rubino sintetico di un bel rosso acceso.

Fig. 16 - Lo smeraldo sintetico si riconosce anche per la trasparenza e purezza maggiori della sua controparte naturale.

Fig. 17 - Zirconia Cubica Fig. 18 - Moissanite sintetica

Fig. 19 - Dallo scheletro dell’animale Corallo si ricava questa bella pietra rossa, molto amata nei paesi del Mediterraneo.

Fig. 20 - L’Ambra è una resina fossile prodotta da conifere. L’ambra più antica risale a 320 milioni di anni fa.

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2. Struttura:

La struttura perfetta per una gemma è quella di un singolo cristallo in cui gli atomi sono disposti secondo uno schema che si ripete nelle tre dimensioni. Le sostanze che posseggono tale caratteristica sono dette cristalline (fig 21).

Quando queste sostanze non sono composte da un singolo cristallo, sono aggregati poli-cristallini, formati da microscopici cristalli dello stesso tipo organizzati in maniera casuale. Un esempio ne è la giada (fig. 22).

Alcuni materiali invece mancano del tutto di una struttura cristallina ordinata o hanno un arrangiamento atomico del tutto casuale, e sono chiamati amorfi. Esempi di questo tipo sono il vetro, l’ambra, la plastica, l’opale (fig. 23).

Infine, una sostanza formata da frammenti cristallini, tenuti insieme da un materiale amorfo legante, è chiamata semi-cristallina. Spesso si tratta di gemme di origine organica come le perle ed il corallo.

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Fig. 21 - Cristalli di Quarzo rosa, trasparente, e Ametista.

Fig. 22 - Fotografia al microscopio della Giada. Si può osservare come la sua struttura sia composta da tanti microscopici cristalli disposti casualmente. Ciò rende questa pietra una tra le più tenaci, ossia difficile da rompere.

Fig. 23 - La tectite è un vetro naturale che, secondo la maggior parte degli scienziati, si è formato a seguito dell’impatto di grandi meteoriti sul suolo terrestre. La loro struttura è amorfa, priva di cristalli microscopici.

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3. Origine

Questa classificazione nacque a seguito della realizzazione delle prime pietre sintetiche ed artificiali, e si basa sul grado di similitudine che esse hanno rispetto alle gemme naturali.

Per naturale si definisce una pietra che è interamente prodotta dalla natura, e che non è stata alterata dall’essere umano in nessun modo, ad eccezione del taglio e della politura.

Qualunque gemma, naturale o meno, che sia stata modificata dall’uomo oltre il taglio e la politura, viene considerata trattata. I trattamenti sulle pietre sono moltissimi, dall’oliatura degli smeraldi, al trattamento termici di rubini e zaffiri (fig. 24), all’irradiazione dei diamanti naturali o sintetici. Tutti hanno l’obiettivo di abbellire la pietra e renderla più appetibile sul mercato.

In questa classificazione rientrano pertanto anche le definizioni di pietre sintetiche ed artificiali di cui si rimanda a sopra.

Le pietre composite sono costituite da gemme di origine naturale o meno, create assemblando due (doppietta) o tre (tripletta) parti di materiale gemmologico identico o differente, unito con una particolare sostanza adesiva lungo una linea di giunzione. Le pietre composite erano cospicuamente presenti nella gioielleria fino alla fine delle Seconda Guerra Mondiale, ma non vi fu più ragione di continuare a produrle a seguito della scoperta della sintesi di minerali come il corindone e lo spinello. Un classico esempio è la doppietta formata da un padiglione costituito da rubino sintetico, unita ad una corona costituita da rubino di origine naturale.

CRISTALLOGRAFIA La cristallografia è la scienza che si occupa dello studio dei cristalli, a partire dalla loro genesi, crescita, struttura micro e macroscopica, fino alle loro proprietà fisiche, chimiche ed ottiche.

Ma che cosa è un cristallo? Un corpo solido, che ha una composizione chimica omogenea, un’ordinata struttura atomica interna, ed una ben definita forma geometrica esterna.Dal momento che la maggior parte delle gemme sono di aspetto cristallino, una basilare cognizione di questa scienza è fondamentale per comprendere appieno le pietre preziose.

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Fig. 24 - Trattamento termico su una parcella di zaffiri. Si può notare come a seguito della cosiddetta “cottura” il colore delle gemme sia nettamente migliorato.

Fig. 25 - Doppietta di rubino. La parte superiore della pietra, la corona, è formata da corindone naturale trasparente. la parte inferiore invece, il padiglione, è composta da rubino sintetico di colore rosso. Questo tipo di pietre erano molto utilizzate a scopo ingannevole fino al secondo dopoguerra. Con l’avvento e la perfezione dei processi di sintesi delle pietre preziose, l’uso delle gemme composite è stato quasi del tutto abbandonato.

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La struttura cristallina di un minerale e la sua composizione chimica ne determinano le proprietà.

L’unità fondamentale costituente il cristallo è chiamata cella unitaria: si tratta di un piccolo gruppo di atomi legati assieme in modo tale da possedere tutte le caratteristiche mostrate dall’intero cristallo. Perciò la cella unitaria, o primitiva, è l’unità più piccola di un minerale che ancora detiene tutte le proprietà che appartengono al minerale stesso. L’arrangiamento degli atomi della cella unitaria non è perciò casuale, ed è chiamato reticolo cristallino.

Le celle unitarie dei minerali si presentano in natura in sette diverse conformazioni, ognuna delle quali rappresenta i sette sistemi cristallini: cubico, tetragonale, esagonale, trigonale, ortorombico, monoclino, triclino (fig. 27).

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Fig. 26 - La cella unitaria (in azzurro) in cui la disposizione degli atomi è sempre uguale e mai casuale, ed è chiamata reticolo cristallino. A sinistra si nota come tante celle unitarie arrangiate insieme, vanno a formare la struttura del cristallo.

Fig. 27 - I sette sistemi cristallini ed esempi di minerali che cristallizzano secondo ciascuna delle celle unitarie. S e b b e n e M a g n e t i t e e P i r i t e cristallizzino entrambi secondo lo stesso sistema cristallino, quello cubico, nessuno dei due ha la forma di un cubo, né hanno una forma (chiamata abito cristallino) simile tra loro. Questo perché la crescita dei minerali avviene secondo tempi e modalità diverse, da ciò ne deriva una diversa forma esteriore.

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Il modo in cui più celle unitarie si associano tra loro determina l’aspetto esteriore di un cristallo, che può avere o meno una forma geometrica definita. Solitamente, la crescita di un cristallo va di pari passo con la morfologia del reticolo cristallino, nel senso che la disposizione delle facce esteriori del cristallo sarà la stessa di quella del suo reticolo cristallino, tanto che dalla conformazione esterna di un cristallo è possibile risalire alla sua struttura microscopica. Ma in natura accade spesso che la crescita delle singole facce del cristallo avvenga in tempi differenti, facendo sì che cristalli con la stessa struttura microscopica, appartenenti allo stesso sistema cristallino, abbiano però un diverso aspetto esteriore. Le variegate forme in cui si può presentare un cristallo sono dette abiti cristallini.

PROPRIETà FISICHE E OTTICHE DELLE GEMME

Come già detto, le proprietà fisiche ed ottiche dipendono dalla composizione chimica e dalla struttura atomica delle pietre preziose. Di seguito viene fornita una panoramica tra le principali proprietà delle gemme.

Durezza: è definita come la capacità della gemma di resistere a graffi ed abrasioni. Questa abilità deriva dal grado di resistenza dei legami esistenti tra gli atomi che compongono la gemma.

Nei primi anni dell’Ottocento il mineralogista tedesco Friedrich Mohs ideò una scala per la valutazione della durezza dei minerali, la cosiddetta scala di Mohs. In essa dieci minerali sono elencati secondo un ordine crescente, dal gesso al diamante, che presenta il valore di durezza più alto. Ogni minerale della scala è in grado di scalfire quello che lo precede, ed è scalfito da quello che lo segue. La durezza del quarzo, di valore 7 nella scala di Mohs, costituisce uno spartiacque tra le pietre che possiedono una durezza tale da resistere ad un uso prolungato nel tempo, e quelle che invece sono più delicate. Questo perché si è visto come molte particelle della comune polvere sono composte da quarzo, il quale è quindi in grado di erodere la superficie delle gemme che hanno valori di durezza inferiori a 7, come ad esempio l’opale (fig. 28).

Riflessione della luce: si può definire come il propagarsi da una superficie di un raggio di luce che ha colpito la superficie stessa. La riflessione causa in alcune gemme il generarsi di alcuni effetti o fenomeni ottici, che sono caratteristici per ogni tipo di pietra.

• Lustro: è la quantità e qualità di luce che è riflessa dalla superficie di una pietra. Ogni gemma ha il suo caratteristico lustro, ad esempio si definisce adamantino quello tipico del diamante, ad indicare che la sua superficie è altamente riflettente. La maggior parte delle gemme ha un lustro definito vitreo (fig 28).

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Fig. 27 - La scala della durezza di F. Mohs

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• Brillantezza: si tratta della quantità di luce che si riflette dalle faccette interne della pietra verso l’occhio di chi osserva. Questo effetto è dovuto soprattutto al taglio della pietra: quando un tagliatore rispetta le corrette proporzioni tra angoli e faccette, il risultato è la migliore e più vivida brillantezza ottenibile nella gemma. Per vari motivi, ciò non sempre è possibile, e si può incorrere in errori proporzionali, risultanti in una minor brillantezza. I più comuni sono l’effetto finestra, che si verifica quando la luce non viene affatto riflessa, ma semplicemente passa attraverso la pietra, e l’estinzione, in cui la luce è bensì riflessa ma secondo angoli errati che creano zone oscure, buie, all’interno della gemma (fig. 29).

• Gatteggiamento: anche noto come effetto “occhio di gatto”, si tratta di una sottile linea di luce che percorre le due estremità di una pietra tagliata cabochon, e che assomiglia appunto alla pupilla di un felino. L’effetto è dovuto alla luce riflessa da tante inclusioni aghiformi parallele tipiche di pietre come il Crisoberillo varietà Occhio di Gatto (fig. 30).

• Asterismo: in questo caso le inclusioni aciculari parallele sono disposte lungo diverse direzioni. Ciò da origine ad un numero di raggi che variano da due a 12, anche se più comunemente se ne osservano sei, che conferiscono alla pietra un “effetto stella”. Tra le più comuni gemme che mostrano questo fenomeno, si annoverano il Rubino e lo Zaffiro Stellato (fig. 31).

• Avventurescenza: anche questo fenomeno si osserva nelle pietre con taglio cabochon, ed è causato dalla riflessione della luce da parte di minuscole lamelle metalliche all’interno della pietra, che le conferiscono un effetto che si può definire glitter. La cosiddetta Pietra di Sole, una varietà di Feldspato di colore ramato, è la gemma naturale in cui è ben visibile tale fenomeno (fig. 32).

• Iridescenza: è l’effetto ottico causato dalla riflessione della luce su sottili strati o piani di sfaldatura della gemma, che producono la scomposizione della luce nei suoi sette colori visibili, risultanti in un arcobaleno mobile sulla superficie della gemma. Quando questo effetto si osserva nella Labradorite, è chiamato labradorescenza (fig. 33). La delicata iridescenza che si può invece osservare nelle Perle e nella Madreperla, si chiama oriente. Altri esempi di gemme iridescenti sono l’Ammolite e l’Agata di Fuoco (figg. 34, 35).

• Adularescenza: si tratta di un gioco di luce bianco-bluastra che è tipico della Pietra di Luna. Il fenomeno è dovuto alla dispersione della luce ad opera di strati di cristalli di albite alternati a strati di ortoclasio. L’effetto prende il nome da una varietà di Pietra di Luna rinvenuta nelle Alpi svizzere (precisamente sul monte Adula) chiamata Adularia (fig. 36). Il fenomeno è chiamato opalescenza quando lo si ritrova negli Opali.

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Fig. 28 - Brillantezza e lustro non sono la stessa cosa: con lustro si intende la quantità di luce che la superficie di una pietra riflette. Nell’immagine affianco, si può osservare una gemma con tipico lustro metallico. La brillantezza è la luce che ritorna all’occhio umano dalle faccette interne della pietra, per cui è caratteristica esclusiva delle pietre trasparenti e sfaccettate. Nell’immagine si osserva una pietra certamente brillante e con un lustro definito vitreo.

Fig. 29 - Nella figura a sinistra si può vedere uno zaffiro rosa le cui proporzioni di taglio sono corrette, per cui brillantezza e colore risaltano e abbelliscono la pietra. Al centro e a sinistra invece, i cosiddetti effetto finestra ed estinzione, in cui la luce non viene riflessa come dovrebbe. Nel primo caso il taglio è poco profondo ed il risultato è un’ampia zona centrale poco brillante e con bassa saturazione. Nel secondo caso il taglio è troppo profondo e produce una o più zone scure all’interno della pietra.

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• Gioco di Colore: questo effetto è esclusivo degli Opali. Le gemme più preziose mostrano delle zone di colore cangiante, che variano dal blu al rosso al verde, di varie tonalità, che mutano a seconda della visuale assunta da chi osserva (fig. 37).

Rifrazione: Quando la luce attraversa l’aria ed entra in un liquido o un solido, come può essere una gemma, la sua velocità dal mezzo aria al mezzo solido, viene ridotta. Ciò fa sì che il suo raggio venga deviato e rifratto (fig. 38).

CI sono gemme che per le loro caratteristiche interne uniformi, hanno la proprietà di propagare la luce con la stessa velocità in tutte le sue direzioni. Si tratta di sostanze definite isotrope, come i minerali amorfi (vetro ed opale) ed i minerali che cristallizzano nel sistema cubico, come diamante e spinello.

In altre gemme, gli atomi sono disposti in modo tale che la luce che penetra il cristallo sia rifratta e al tempo stesso scomposta in due raggi aventi velocità diverse. In questo caso si parla di birifrangenza, e le sostanze che possiedono

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Fig. 30 - Crisoberillo varietà Occhio di gatto.

Fig. 31 - Rubino stellato.

Fig. 36 - Pietra di Luna.

Fig. 33 - Labradorite.Fig. 32 - Pietra di Sole.

Fig. 34 - Ammolite. Fig. 35 - Agata di Fuoco. Fig. 37 - Opale.

Fig. 38 - Il fenomeno ottico della Rifrazione è ben visibile quando si immerge una cannuccia in un bicchiere d’acqua. L’immagine della cannuccia nell’acqua è spostata perché la velocità della luce dal mezzo aria al mezzo acqua si modifica rallentando.

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questa caratteristica sono dette anisotrope. Si tratta di tutti quei minerali che cristallizzano nei restanti sei sistemi cristallini oltre quello cubico.

Il pleocroismo è una proprietà appartenente alle gemme colorate birifrangenti, le quali hanno la capacità di mostrare diversi colori che variano al variare del suo orientamento rispetto alla direzione di osservazione. Quando i colori osservati sono due, si parla di dicroismo, come nella Tormalina. Quando invece i colori sono tre, il termine è tricroismo, come nel caso della Tanzanite (fig 39).

INCLUSIONI DELLE GEMME

Con il termine inclusione si intende qualunque difetto o irregolarità appartenente ad una gemma. Questa definizione copre non solo tutte le impurità che si trovano all’interno di una pietra preziosa, ma anche imperfezioni dovute a fratture, scheggiature, abrasioni, ed altri segni di superficie.Le inclusioni sono di tantissimi tipi, ma essenzialmente si possono dividere in tre grandi categorie:

Solide: minuscoli corpi solidi all’interno della gemma. Possono essere sia cristallini, ad esempio è comune ritrovare cristalli di vari minerali negli zaffiri (fig. 40). E possono essere di struttura amorfa, come il vetro di origine naturale che si rinviene all’interno del Peridoto.

Cavernose: queste possono formarsi durante la crescita del minerale, o anche successivamente, se questo va incontro a cambiamenti di temperatura e pressione. Si tratta di cavità che possono essere riempite con sostanze liquide, gassose, ma anche solide, o combinazione delle tre. Le più conosciute sono le inclusioni trifase tipiche dello Smeraldo colombiano, in cui si può osservare nella stessa cavità contenente liquido un’inclusione allo stato solido ed una allo stato gassoso.

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Fig. 39 - La Tanzanite è una pietra originaria della Tanzania, di un magnifico colore blu, con riflessi violacei. Quando viene osservata con un dicroscopio (strumento gemmologico simile ad un piccolo cannocchiale, utile per osservare il pleocroismo nelle gemme) si può osservare come questa gemma sia composta da tre diversi colori.

Fig. 40 - Immagine microscopica di uno zaffiro blu contenente un’inclusione cristallina, probabilmente il minerale Piropo, di cui è ben visibile la forma ottaedrica.

Fig. 41 - Inclusione trifase tipica degli smeraldi colombiani.

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Fenomeni di crescita: Si tratta di inclusioni derivanti dalla crescita del minerale. Un classico esempio sono le zonature di colore visibili nel corindone, in cui il colore non è uniforme ma distribuito a zone o fasce che corrispondono alle diverse fasi di crescita della pietra (figg. 42, 43).

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Figg. 42 e 43 - Zonature di colore nello zaffiro.