Intervista raul gabriel contemporart aprile 2012

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RAUL GABRIEL: IL SACRO INCONTRA LA TECNOLOGIA INTERVISTA A UN INTERPRETE CONTEMPORANEO, IMPEGNATO NELLA RICERCA DEL PROFONDO, CHE NON ACCETTA STEREOTIPI Progetto per la chiesa S. Maria di Colle a Perugia, vista presbiterio da bussola Recentemente è stata posta molta attenzione al suo lavoro Xfìction, del 2009, una vide- oproiezione di grande valenza simbolica, presentata nell'ambito delle giornate del Progetto culturale della CE! a Roma infeb- braio. Come è nata quest'opera? Quali gli elemen- ti che hanno determinato la sua origine? Xfiction nasce da un desiderio di condensa- zione e sintesi sia da un punto di vista sostan- ziale che formale. Mi sono chiesto se ci fosse un gesto che potesse riassumere Vecchio e Nuovo Testamento, che potesse trasmettere la ultimativa unità di una storia così articolata ma pervasa da un unico moto: il coinvolgimento di Dio con gli Uomini. Avevo già cominciato a lavorare con pensiero pittorico in termini di video dai semafori geneticamente modificati, esposti a Londra da Broadbent per la prima volta e quindi all'Oberdan di Milano e da Pino Casagrande a Roma. Il concetto formale in senso stretto nasceva da una reazione di in- sofferenza all'ipertecnicismo alla Matrix dei nuovi media, e al relativo appiattimento dei critici sul concetto di lID, derivante secondo me solo da un preteso giovanilismo che si vuole rivendicare con il mostrare di essere up-to-date, Ovviamente non è quello il fulcro del problema. Bisognerebbe comprendere che fare arte con il video non è lo stesso che essere alla moda con uno schenna al plasma piuttosto che un altro. Bill Viola ha fatto dell' lID il meglio che si poteva fare, ed è ogget- tivamente già passato parecchio tempo. Da tempo tutto il mondo della pubblicità, del design si è appropriato dell'ipertecnologico e non ha più senso in termini di "avanguar- dia" artistica. L'arte, la poesia sono la nota "stonata" altrimenti perdono la loro funzione fondamentale, che è quella dell' esplorare. L'arte è un dispetto, un dispetto strutturato ma un dispetto al pensare comune. Xfiction è radicale semplificazione e purificazione da cronaca e racconto, realizzato con una ca- mera analogica 800x600 a mano. Una sera all'aperto, ho reclutato un amico perfetto per il "ruolo" ed è nato ilfootage. Un unico gesto semplice ma tremendamente comples- so. Il parto dell'opera è stato lungo, un vero processo di sublimazione progressivo fino a giungere al fulcro. Nella sua essenzialità di- sannante Xfiction racchiude una quantità di livelli di lettura inaspettata che sorprendono anche me. Cosa significa per un artista destare atten- zione in un ambito così specifico come la CE!? La CEI rappresenta oggi, con il suo proget- to culturale, una delle punte avanzate della ricerca in cultura ed arte, e lo dimostra la trasversalità e il livello altissimo dei relatori invitati anche alla precedente edizione. Per quanto mi riguarda, il circo del contempo- raneo, così come oggi si profila, è destinato al nulla di cui si è fatto ambasciatore. A me interessa la sfida che ritengo nuova e avan- guardia rispetto ad oggi: la sfida della forma nel senso, che nel senso ha la sua scaturigine e fonte ispirativa. Per tornare alla doman- da, non ritengo quindi che l'ambito CEI sia "specifico". Anzi con la sua apertura a voci dichiaratamente diverse, - con la tensione principalmente rivolta all'uomo da qualun- que direzione provenga, credo, sia uno dei più ampi presenti oggi. In generale il suo lavoro si è sempre occu- pato del! 'uomo offerto nella sua identità, e Xfiction ne ribadisce il suo valore in una contemporaneità atemporale, che può ben collegarsi con l'evento dell'Uomo-Dio. Per lei è una tematica univoca o tende a dividere l'ambito laico e religioso nel suo lavoro? lo percepisco unicamente un profondo senso di unità, la divisione, la settorializzazione, 49

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Intervista Raul Gabriel Contemporart aprile 2012 . Tema : realzioni tra arte contemporanea ed arte sacra. autrice Antonella Pesola, direttore Massimo Duranti.

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RAUL GABRIEL: ILSACRO INCONTRALA TECNOLOGIA

INTERVISTA A UN INTERPRETE CONTEMPORANEO, IMPEGNATO NELLA

RICERCA DEL PROFONDO, CHE NON ACCETTA STEREOTIPI

Progetto per la chiesa S. Maria di Colle a Perugia, vista presbiterio da bussola

Recentemente è stata posta molta attenzioneal suo lavoro Xfìction, del 2009, una vide-oproiezione di grande valenza simbolica,presentata nell'ambito delle giornate delProgetto culturale della CE! a Roma in feb-braio.Come è nata quest'opera? Quali gli elemen-ti che hanno determinato la sua origine?Xfiction nasce da un desiderio di condensa-zione e sintesi sia da un punto di vista sostan-ziale che formale. Mi sono chiesto se ci fosseun gesto che potesse riassumere Vecchio eNuovo Testamento,che potesse trasmettere la ultimativa unità diuna storia così articolata ma pervasa da un

unico moto: il coinvolgimento di Dio congli Uomini. Avevo già cominciato a lavorarecon pensiero pittorico in termini di video daisemafori geneticamente modificati, espostia Londra da Broadbent per la prima voltae quindi all'Oberdan di Milano e da PinoCasagrande a Roma. Il concetto formale insenso stretto nasceva da una reazione di in-sofferenza all'ipertecnicismo alla Matrix deinuovi media, e al relativo appiattimento deicritici sul concetto di lID, derivante secondome solo da un preteso giovanilismo che sivuole rivendicare con il mostrare di essereup-to-date, Ovviamente non è quello il fulcrodel problema. Bisognerebbe comprendere

che fare arte con il video non è lo stesso cheessere alla moda con uno schenna al plasmapiuttosto che un altro. Bill Viola ha fatto dell'lID il meglio che si poteva fare, ed è ogget-tivamente già passato parecchio tempo. Datempo tutto il mondo della pubblicità, deldesign si è appropriato dell'ipertecnologicoe non ha più senso in termini di "avanguar-dia" artistica. L'arte, la poesia sono la nota"stonata" altrimenti perdono la loro funzionefondamentale, che è quella dell' esplorare.L'arte è un dispetto, un dispetto strutturatoma un dispetto al pensare comune. Xfictionè radicale semplificazione e purificazioneda cronaca e racconto, realizzato con una ca-mera analogica 800x600 a mano. Una seraall'aperto, ho reclutato un amico perfettoper il "ruolo" ed è nato ilfootage. Un unicogesto semplice ma tremendamente comples-so. Il parto dell'opera è stato lungo, un veroprocesso di sublimazione progressivo fino agiungere al fulcro. Nella sua essenzialità di-sannante Xfiction racchiude una quantità dilivelli di lettura inaspettata che sorprendonoanche me.

Cosa significa per un artista destare atten-zione in un ambito così specifico come laCE!?La CEI rappresenta oggi, con il suo proget-to culturale, una delle punte avanzate dellaricerca in cultura ed arte, e lo dimostra latrasversalità e il livello altissimo dei relatoriinvitati anche alla precedente edizione. Perquanto mi riguarda, il circo del contempo-raneo, così come oggi si profila, è destinatoal nulla di cui si è fatto ambasciatore. A meinteressa la sfida che ritengo nuova e avan-guardia rispetto ad oggi: la sfida della formanel senso, che nel senso ha la sua scaturiginee fonte ispirativa. Per tornare alla doman-da, non ritengo quindi che l'ambito CEI sia"specifico". Anzi con la sua apertura a vocidichiaratamente diverse, - con la tensioneprincipalmente rivolta all'uomo da qualun-que direzione provenga, credo, sia uno deipiù ampi presenti oggi.

In generale il suo lavoro si è sempre occu-pato del! 'uomo offerto nella sua identità,e Xfiction ne ribadisce il suo valore in unacontemporaneità atemporale, che può bencollegarsi con l'evento dell'Uomo-Dio. Perlei è una tematica univoca o tende a dividerel'ambito laico e religioso nel suo lavoro?lo percepisco unicamente un profondo sensodi unità, la divisione, la settorializzazione,

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i vari cassetti dove inserire le schede li la-scio ben volentieri al catasto o ai ragionieri,o ai commercianti d'arte, (i galleristi che sicontano come sempre sulla punta delle dita)che devono crearsi magazzini di opere da sa-lotto. Li lascio anche a quei critici modaioliche sono lì a guaire per un osso lanciato daquesto o quel signorotto di tumo e che ogginon fanno nel migliore dei casi un mestie-re molto differente da un comune buyer delprét-à-porter:

Esiste un' "arte sacra "? Un ambito cioè spe-cifico cui un artista può o meno dedicarvisi?O "sacro" è un aggettivo da applicare perqualunque ambito artistico dai significatiuniversali?Se l'arte è arte ha processi, rischi, visioni chea tutti gli effetti ne fanno un parallelo esattodi ogni esperienza di fede. Per cui l'arte, lapoesia autentica che sono compromissione,rischio, e che sono per citare una delle agget-tivazioni che preferisco (da Pasolini) "incon-sumabili", sono sempre sacre in senso lato.È curioso notare che nelle radici dell'etimodi arte e di sacro vi è un contenuto analogodi "moto" e di "attaccamento".Il giusto scetticismo odierno rispetto all'artesacra è generato dal fatto che la fede stessasi è accontentata ormai da anni del decorodi facciata, pensando che la "rappresentazio-ne" anche la più stucchevole e oleograficapotesse fungere da elemento di meditazione.È lo stesso errore che fa il contemporaneoin generale: la non autenticità parla di nonautenticità del suo oggetto-soggetto. La ole-ografia stucchevole e ripetitiva, o l'eserciziosterile di scimmiottamento del concettuale

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Raul Gabriel è nato a Buenos Aires nel1966. Vive e lavora tra Londra e Milano.

Il suo percorso parte dal corpo, o, meglio,dall'identità biologica della realtà e i suoiprocessi di mutazione, declinandolo in va-rie strutture estetiche e forme artistiche.

Presenta le sue opere alla Fondazione Mu-duma di Milano nel 2003, alla Quadrien-nale di Roma 2003-2005, a Londra, allaalla Broadbent Gallery nel 2006, a Berlinoe Miami nel 2008-2009. Premiato con ilprogetto Silkocoons; premiato alla Facoltàdi Architettura di Roma e all'EXPO mon-diale di Shangai 2010.

totalmente svuotato del suo significato, parladi una cultura che non ha più nulla da dire, diuna fede che non genera più lo stimolo cheha generato in passato dando a personaggicome Caravaggio, o Michelangelo che ave-vano bisogno di una cornice strutturale cheracchiudesse la loro potenza creatrice, lo sti-molo della più grande libertà possibile.Invertire il processo significa fare sceltedifficili ma necessarie, applicare una se-lezione dura rispetto alla "qualità" ma so-prattutto imparare nuovamente che cosa èarte e cosa è al massimo piastrella per unbagno pubblico.

Recentemente ha scritto interessanti consi-derazioni - direi in controtendenza - sullabellezza, "... Che nulla ha a che vedere conl'anestesia del conforto estetizzante, ma anzistimola una inquietudine vitale efaticosa. Labellezza vive di inquietudine, la piacevolez-za ... tenta di "appianarla". J riti mediaticiche santificano i profeti della piacevolezzasono parte di una operazione che si sta com-piendo in profondità: la graduale sostituzio-ne del riferimento. "Cosa significa ciò nello specifico ambito ar-tistico?Intanto, che laoggettistica roboante e superfi-ciale del contemporaneo ha a che fare al 99%più con il design che con la poesia. Significache bisogna invertire il processo: l'arte na-sce con un moto dall'interno verso l'ester-no e non viceversa. Usando in maniera deltutto personale i termini potrei dire che tuttal'arte "relazionale" che si è sviluppata dalconcettuale ha ormai esaurito il suo compito.Serve un'arte "nodale", che tomi al fulcro.

Nell'arte video è evidente: la maggior partedei video cosiddetti d'arte non sono altro cheimitazioni di documentari, cinematografiaspesso scadente, grande tecnologia che parladi nulla, animazioni che fior di disegnatoridagli anni '60 ha realizzato molto meglio.E non per questo sono stati classificati arte.Il fatto è che molti operatori oggi cercano ilfenomeno di rapido e facile consumo e cer-cano di orientare le scelte su ciò che si adattaalloro concetto di artefast-food. Per fortunaesistono eccezioni che dimostrano la nascitadi un movimento di pensiero differente. Traqueste ricordo sicuramente il critico PaoloBolpagni, giovane e già estremamente inci-sivo, anche lui operante nel contemporaneoe nel sacro con una visione rinnovata, e ini-ziative come quella dei critici Dambruoso eTonelli come i martedì critici, che cercano diricreare un rapporto tra artista e fruitore.

La chiesa di Santa Maria di Colle in Pe-rugia è stata da lei rivisitata e ristrutturatasecondo la dinamica pasquale dell 'eventodi Cristo. Attraverso un 'osmosi sovversivail cemento può offrire al sacro quella gloriache non è solo effimero decoro religioso maesodo contemplativo?Tutto ciò che ho detto per l'arte vale per l'ar-te nelle chiese. Il cemento come ha rimarcatogiustamente Paolo Gamberini, è stato il miocatalizzatore nel caso di questa chiesa.Perché l'architetto Tutarini aveva pensato lastruttura in cemento. La città è fatta di ce-mento che è la pietra moderna. Il cementoinoltre è povero. Allora quale migliore sfi-da di abitare un materiale povero come ilcemento, intrinsecamente nell'anima dellachiesa e della città, con una "forma che ri-scatti la sua povertà"? È lo stesso che in arte,oggi si identifica spesso l'opera importantecon l'opera fatta di materiale costoso. È unasolenne idiozia. Il materiale non ha impor-tanza, ciò che importa è l'idea che lo incarnae lo struttura. L'esodo contemplativo è esat-tamente il moto che si compie attraverso laforma che sia autentica, verso ilmondo altro.Il cemento certo è stato un grande veicolo inquel caso. La mia intenzione è generare ope-re che siano mediate si,ma il meno possibile,tecnologiche e primordiali al tempo stesso.Riappropriarsi del segno, parlare col segno,quello che sta subito ad un passo dopo i ten-dini e le articolazioni e che rappresenta ilpunto dove il virtuale si ferma e deve fare iconti con il corpo, il punto dove ladissimula-zione non regge più il confronto con la vita.