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AMU Notizie Notiziario dell’Associazione AZIONE PER UN MONDO UNITO Anno XXV - N. 3 Luglio-Dicembre 2015 Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2, DCB - Filiale di Roma Chance for Tomorrow, nuovo progetto in Egitto Speciale Medio Oriente Intervista a Wael Suleiman di Caritas Jordania

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AMUNotizieNotiziario dell’AssociazioneAZIONE PER UN MONDO UNITOAnno XXV - N. 3Luglio-Dicembre 2015

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Pace in tutti i momenti Pace in ogni gioia

Pace a tutte le persone Pace alla luce del solePace ad ogni bambino Pace che illumina le oscuritàPace ad ogni povero e sofferenteChe la Pace fiorisca semprein ogni momento!

Toni Antoun,quartiere Shubra, Il Cairo

Editoriale

Pag. 3 Dialogo strada maestraper la pace

Speciale Medio Oriente

Pag. 4-5 Egitto. I semi e i fioriPag. 6 Chance for TomorrowPag. 7-8 Intervista a Wael

Suleimen, JordaniaPag. 9 Siria. Le ultime gocce di

speranza

Dai nostri progetti

Pag. 10 Pakistan. Baghwanti el’amore che ritorna.

Pag. 11 Perù. Quando i bambinici insegnano

Pag. 12 Burundi, progetto Semidi Speranza

Pag. 13 Burundi, microcredito aRuyigi

Pag. 14 Cuba. Diario di viaggioPag. 15 AMU Lussemburgo:

viaggio in CongoPag. 18 Altri progetti, notizie,

eventi

Spazio EdC

Pag. 16 AMU Portogallo. ProgettoRaise

Pag. 17 Argentina. Un progettoper viaggiatori veri.

Educazioneallo sviluppo/Eventi

Pag. 19 Programmazione2015-2016

Pag. 20 Convegno AMU 2016

ComunicazioniGrazie!

Ringraziamo tutti coloro che hanno sceltodi partecipare ai nostri progetti coniniziative di gruppo, con doni fatti inoccasione di ricorrenze particolari osemplicemente privandosi di qualcosa perdonarlo agli altri. Grazie a tutti!

Come partecipare

Per partecipare ai progetti dell’AMU si puòversare il proprio contributo su uno deiseguenti conti:

• c/c postale n. 81065005

• c/c bancario n. 120434 presso BancaPopolare Etica, Filiale di RomaIBAN IT16 G050 1803 2000 0000 0120434, BIC CCRTIT2184D, intestati a:

Associazione “Azione per un Mondo Unito –Onlus” Via Cavalieri di Vittorio Veneto, 1100046 Grottaferrata (Roma).

Sostenere AMU Notizie

È possibile sostenere AMU Notizie in moltimodi, per esempio:

- Inviando offerte (che sono deducibili dalreddito) indicando chiaramente nellacausale “Contributo per AMU Notizie”.- Segnalando errori e comunicando allaredazione le proprie opinioni sul giornale:ogni contributo di idee è prezioso.- Inviando alla redazione notizie diiniziative locali promosse per il sostegnodei nostri progetti di cooperazione e dieducazione allo sviluppo.

AMU Notizie è disponibile gratuitamenteanche on line, sul sito www.amu-it.eu.

Per comunicare con noi

Richieste di invio, cancellazione ovariazioni di indirizzo possono essereinoltrate alla segreteria di AMU Notizie:[email protected].

Sommario

EditoreAssociazione Azione per un Mondo Unito – OnlusVia Cavalieri di Vittorio Veneto, 11 - 00046 Grottaferrata (Roma)CF 97043050588 Tel. 06-94792170 E-mail: [email protected]

Autorizzazione Tribunale di Velletri n. 1/98 del 15/01/98

Direttore responsabile Michele Zanzucchi

RedazioneMarta Caradonna, Stefano Comazzi, Francesco Gifuni,Anna Marenchino, Francesco Marini, Giuliana Sampugnaro,Luce Silva, Francesco Tortorella

Pace in tutti i tempi

Auguri a tutti!

Un grazie speciale a Roberto Catalano per l’editoriale

Hanno collaborato a questo numeroRamy Boulos, Emeterio Castañeda, Pascal Philippe, Josiane Hoffmann,Nelly Khadige, Iolanda Martins, Andrea Miranda, Jérôme Nibaruta,Télésphore Niyonkuru

Coordinamento Marta MinghettiFoto archivio AMU Grafica Marco MassacciImpaginazione e stampaTipografia Legatoria Santa LuciaVia Cairoli, 28 00047 Marino (Roma)

AMU Notizie

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AMU Notizie n. 3 / 20153

Dialogostrada maestraper la pace

Editori

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L’umanità sta attraversandouno dei momenti più delicati

della sua storia, per lo meno diquella recente. Si parla sempre piùdi “scontro di civiltà”, di “TerzaGuerra Mondiale”. Processi migra-tori di dimensioni bibliche stannoridisegnando la geografia mon-diale creando problemi di integra-zione, provocando chiusura daparte di vari Paesi e, in generale,grande paura e interrogativi per ilfuturo. Le stesse religioni stannocambiando. Spesso accusate di es-sere la causa di queste tensioni escontri, sono sempre più mobili etendono ad essere sempre menolegate alle culture di appartenenzae ai territori in cui sono nate. Oggitroviamo 15 milioni di musulmaniin Europa, una popolazione supe-riore a quella di vari Paesi musul-mani messi insieme. Buddhisti eindù stanno moltiplicandosi nelmondo occidentale, lontano daicontesti culturali e geografici dovele loro tradizioni avevano avutoorigine millenni orsono. Si trattadi criticità che possono mettere arepentaglio la pace.

In questo contesto, nonostantelo scetticismo dei più, il dialogoappare l’unica possibilità per evi-tare un vero scontro fra le diversecomunità etniche, culturali e reli-giose. “Imparare a vivere insieme”

era uno dei quattro pilastri del-l’educazione indicati già nel 1997dal noto Rapporto internazionaleUNESCO, intitolato “Nell’educa-zione un tesoro: imparare a vivereinsieme”. Sembra un invito ormaidimenticato. Eppure, se si guardacon attenzione, a fronte di violenzae fondamentalismo, si può indivi-duare una storia già ricca, maspesso ignorata, di un mondo cheha scoperto la possibilità ed il do-vere del “vivere insieme” in dialogo,nel rispetto della dignità reciproca,come convivialità dinamica delledifferenze, nel segno di un’ospita-lità creativa che dà luce alla spe-ranza.

Dialogare, infatti, non significadisquisire su concetti teologici oaltisonanti, ma piuttosto metterein pratica nel quotidiano quellaRegola d’Oro – “Non fare agli altriquello che non vorresti loro facesseroa te” o “Fai agli altri quello che vor-resti facciano a te” – insegnata dallasapienza di tutte le culture e reli-gioni. Dalle buone pratiche edesperienze quotidiane che possononascere dall’impegno a vivere laRegola d’Oro hanno origine, spessoinaspettate, anche collaborazionisul piano sociale che contribui-scono ad avvicinare uomini edonne e comunità di diverse cul-ture per una vera promozione so-

ciale ed una risposta sostenibile aibisogni di coloro che vivono o cipassano accanto.

Questo impegno, tuttavia, ri-chiede un atteggiamento di aperturae di coscienza che il proprio pensieroe punto di vista non può mai esserecompleto ed esauriente. È necessario,come affermava qualche anno fa unamico rabbino americano, «ammet-tere la possibilità che l’altro sia altro».Questo richiede la capacità di acco-gliere chi non è come noi. Un pro-cesso che papa Francesco descrivemagistralmente in un suo interventoin Corea: «[L’] empatia dev’esserefrutto del nostro sguardo spirituale edell’esperienza personale, che ci portaa vedere gli altri come fratelli e sorelle,ad “ascoltare”, attraverso e al di làdelle loro parole e azioni, ciò che i lorocuori desiderano comunicare. In questosenso, il dialogo richiede da noi un au-tentico spirito […] di apertura e diaccoglienza dell’altro. Apertura? Dipiù: accoglienza! Vieni a casa mia, tu,nel mio cuore. Il mio cuore ti accoglie.Vuole ascoltarti».

Questo atteggiamento di aper-tura e accoglienza favorisce una cul-tura dell’incontro, che permette unacultura del dialogo, che cresce se raf-forzata da progetti comuni che per-mettono di lavorare per il bene dellesocietà in cui viviamo.

di Roberto Catalano

L’autore del nostro editoriale ha al suoattivo numerose esperienze di dialogomaturate negli anni trascorsi in India

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AMU Notizie n. 3 / 20154

Come un seme lanciato nella terrasembra sparire mentre cambia

forma e dà vita ad una pianta fiorita,così il progetto “Donna educatrice dipace”, realizzato con la fondazione egi-ziana Koz Kazah, si è concluso per darevita ad un programma di sviluppo piùampio che lo incorpora e lo porta acompimento. Il progetto ha contribuitoa rafforzare il protagonismo delle donneed il loro fondamentale ruolo di edu-catrici alla cultura della pace, attraversoseminari, campi scuola, corsi tematicie laboratori artistici: occasioni unicheper sperimentare quanta ricchezza le

donne sono in grado di donare allasocietà egiziana, insieme, cristiane emusulmane.

Awatef, animatrice del progetto: «Hoiniziato con una scommessa sulla ca-pacità della donna egiziana di essereil cuore pulsante della sua famiglia edi conseguenza del suo paese. È statocommovente vedere queste donnerealizzarsi come persone, amate, ri-spettate per quello che sono realmente.È questo che le fa ritornare sempre aKoz Kazah, e portare i loro bambini e iloro parenti a far parte di questa grandefamiglia. Con le ragazze notiamo ades-so, dopo un anno di programma, checominciano ad avere dei “sogni”. Dalchiedersi passivamente “qual è il mioruolo nella società?”, o da uno statod’animo di sottomissione alla tradizione,non avendo altro scopo che sposarsi

in giovane età… adesso tante di lorosi permettono di sognare anche cosegrandi. Una di loro vorrebbe essereun medico e scoprire nuove cure, un’al-tra essere un’artista ed abbellire lasua casa, il suo ambiente».

Il tema del campo scuola, quest’annoè stato “essere operatori di pace”.Samah, una delle partecipanti, racconta:«Mio marito mi dice che questa scuolami ha cambiato tanto. Prima mi pic-chiava, mi insultava, e io piangevo esopportavo tutto. Ora mi sento piùforte, sicura di me e cerco di dialogarecon lui facendolo ragionare. Adessomi accompagna lui stesso al Centroogni settimana».

Un animatore: «Uno dei miei compitidurante il campo scuola era quello ditener d’occhio i ragazzi “difficili”. Tantivenivano per la prima volta. La prima

Sopra: a conclusione di un campeggio, ipartecipanti di tutte le età e religionihanno formato insieme con i loro corpi laparola in arabo “Zati”, cioè “Me stesso”.Altre foto: bambine, ragazzi, ragazze edonne che partecipano al progetto

a cura di Francesco Tortorella

MEDIO ORIENTE  |  EGITTO

I semI e i fIorII semI e i fIorISi è formalmente

concluso al Cairo il progetto

“Donna educatrice di pace”

che ora continuerà

e si svilupperà

nel nuovo progetto

“Chance for Tomorrow”.

Parlano i protagonisti

di questa esperienza

straordinaria.

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AMU Notizie n. 3 / 20155

Le donne con cui lavoriamo nel nostro progetto - quasi tutte musulmane - ven-gono da situazioni di disagio sociale e di difficoltà economica. Per il loro back-ground culturale sono piuttosto abituate a ricevere aiuto, non tanto a darsi dafare in prima persona per uscire dalle difficoltà.

Nonostante questo, lo spirito di reciprocità che stiamo promuovendo ha su-scitato in loro il desiderio di far visita alla casa di accoglienza per anziani soli,

gestita dalle suore di Madre Teresa vicino al loro quartiere. La casa ospita anzianisenza tetto, alcuni in fin di vita. L’idea era quella di scoprire la gioia di donare.

Vista la tensione sociale degli ultimi anni in Egitto, le suore erano molto pru-denti nell’accettare donne musulmane nella loro casa, spesso con il velo integralequindi difficilmente riconoscibili. Ma grazie al rapporto di fiducia costruito conle nostre educatrici, abbiamo avuto il permesso di andare: un gruppo di donnemusulmane accompagnate da educatrici cristiane. Con apprensione, per noi eper loro, ci siamo messi a disposizione delle suore. Due donne hanno iniziato apulire le stanze e altre a lavare le lenzuola, tutto a mano, con tanta energia, animae corpo! Poi un momento di pausa insieme a tutti gli anziani, per uno snack econoscenza reciproca. Un momento di grande emozione per tutte. Poi la sco-

perta che gli anziani erano di diverse religioni ed etnie e cheerano rispettati come tali in tutti i particolari concreti. Tre oredopo sono uscite stanche morte ma più felici che mai, con i voltiluminosi. Non vedevano l’ora di condividere la loro gioia conle altre donne per incoraggiarle a fare anche loro questa espe-rienza.

Sono passati alcuni mesi da quel momento. Si sono organiz-zate in turni regolari ogni settimana. Le suore sono felicissimee hanno piena fiducia in loro, tanto che adesso le accolgonoanche senza l’accompagnamento di un’educatrice cristiana.“Voi siete la gioia della nostra vita” ci dicono le nostre donne.Hanno scoperto la vera ricchezza e la vera gioia del dare!»

Nelly Khadige, direttrice di Koz Kazah

Le nostre DONNE

e il DiAlOGO della vitA

Le nostre DONNE

e il DiAlOGO della vitA

mattina uno di loro non ha voluto farecolazione dicendo che era sazio. Stessacosa a pranzo e a cena. Ho fatto varitentativi, senza successo, per capirneil motivo. Allora gli ho detto che se luinon mangiava, anch’io non avrei man-giato. Il ragazzo, sorpreso e toccatodalla mia decisione, ha cominciato aspiegare le ragioni che gli impedivanodi mangiare: ”non mangio i cibi fattidai cristiani“. Anche se mi sembravaun pensiero un po’ estremo, l’ho ascol-tato con rispetto e l’ho accompagnatoad un negozio fuori. Ho comprato cibo,succhi di frutta e latte. La mattina dopo,già da lontano mi si avvicina tutto sor-ridente e mi dice: “Ti voglio dare unabella notizia: oggi mangerò con te”.Gli ho assicurato che potevamo andaredi nuovo fuori a comprare da mangiare.”No” mi ha detto “io mangerò quelloche mangerai tu”, ed è corso subito amangiare con gli altri».

Zaher, animatore: «Mi sono trovatoassieme ad un gruppo di donne mu-sulmane velate, persone molto semplici.Pensavo che venissero da noi per im-parare come sviluppare e migliorarela qualità della loro vita, ma improvvi-samente mi sono trovato ad imparareda loro: la loro forte spinta, vera edonesta, a servire quelli ancora più bi-sognosi mi ha commosso profonda-mente e mi sono trovato, senza nean-che accorgermi, a fare una cosa chenon ho mai fatto nella vita, come uomo:stendere con loro le lenzuola sulla ter-razza. È stata una lezione che non di-menticherò mai».

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AMU Notizie n. 3 / 20156

Da circa 8 anni la fondazione KozKazah è impegnata nel lavoro con

gli ultimi nelle zone più periferichedella capitale egiziana. Tra i principaliobiettivi delle sue attività c’è il contra-stare l’evasione scolastica dei ragazzi,promuovere la partecipazione femmi-nile al dibattito pubblico e offrire alledonne maggiori opportunità educativee professionali.

La missione di Koz Kazah è, infatti,quella di aiutare le persone a scoprirele proprie potenzialità, perché ognunopossa vivere in pienezza e sviluppare ilproprio pensiero creativo al serviziodella società in cui vive, secondo unapproccio che considera le dimensionicorporea, psicologica e anche spiritualebasilari per costruire ed alimentarerapporti di fraternità fra le personecoinvolte.

Questo viene realizzato anche at-traverso la promozione della culturadella comunione che permette ad ogniindividuo che si avvicina al centro edu-cativo, come operatore o come benefi-ciario delle attività, di fare un’esperienzadi semplice e fraterna accoglienza che

Rafforzamento della società civile egiziana

Inizia in Egitto un nuovo progetto triennale, per dare continuità e consolidare l’esperienza che la fondazione Koz Kazahha maturato nelle relazioni con i ragazzi, le ragazze e le donne di Shubra, uno dei quartieri più popolosi del Cairo

supera le differenze e diffidenze religiosereciproche.

«Sono stato subito attratto dal mododi rapportarsi con l’altro che sta davantia me, chiunque egli sia, racconta Zaher,un animatore del progetto. Questo stiledi lavoro si radica in me sempre di piùed ogni giorno vado felice al lavoroche amo, perché risponde ad un ri-chiamo della mia anima. Sono certoche questo è il frutto dell’atmosfera difraternità fra il teamwork”.

L’esperienza maturata in questi anni,le dimensioni assunte dal crescente im-pegno di Koz Kazah e la risposta favo-revole della popolazione locale, rendonoopportuno il rafforzamento dell’orga-nizzazione per migliorare l’efficacia ela qualità dei servizi offerti e renderlistabili e continuativi nel tempo.

Oltre al proseguimento delle attivitàesistenti, il progetto potenzierà alcuniaspetti e ne svilupperà altri, in parti-colare: saranno inserite a Koz Kazah nuove

figure professionali e sarà curata laformazione degli operatori volontariche lavorano al progetto;

le attività artigianali già iniziate conle donne saranno indirizzate con-cretamente a creare lavoro stabile;

saranno realizzati laboratori di edu-cazione allo sviluppo a Roma e pro-vincia con la partecipazione di KozKazah.Crediamo che tutta la ricchezza

di esperienze maturata da Koz Kazahcon i ragazzi di Shubra, nata dallacondivisione e dal dialogo tra gene-razioni e religioni, possa ispirare altrecomunità di giovani e adulti a cresceree lavorare assieme.

Marta Caradonna

CHANCe for TomorroWCHANCe for TomorroW

ChanCe for tomorrow

Contributi necessari per

i 3 anni di progetto € 581.939,96

Contributi ricevuti € 82.257,14

Apporto CEI € 289.769,50

Apporto locale € 112.608,14

Contributi

da reperire € 97.305,18

MEDIO ORIENTE  |  EGITTO

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Intervista a Wael Suleiman (nella foto), direttore della Caritas Jordania:una voce autorevole ed un appello di chi è impegnato da anni per sanarele tante piaghe che affliggono la popolazione del Medio Oriente

a cura di Stefano Comazzi

europeisiate CoNsApevolIeuropeisiate CoNsApevolI

Focolari portano avanti nei paesi delMedio Oriente, tormentati da questaguerra infinita che alla fine sta por-tando alla diaspora dei cristiani chepopolano questa regione. Allo stessotempo non possiamo restare indiffe-renti alle necessità di chi invece ègiunto in Europa con la speranza dipoter ricominciare una vita nuova,lasciandosi dietro le drammaticheesperienze di questa nuova e feroce“pulizia etnica”.

Ne parliamo con Wael Suleiman,direttore della Caritas Jordania, eglistesso figlio di profughi palestinesiche dovettero abbandonare la loroterra e trovare protezione in un altropaese, proprio la Giordania che, oltrealla storica presenza di rifugiati pro-venienti ad ondate successive dallaPalestina fin dagli anni ’40, oggi ac-coglie moltissimi profughi e fuggia-schi da Iraq, Siria e Libano.

Wael, sappiamo che hai scritto una let-tera accorata che è arrivata anche aPapa Francesco, che l’ha molto apprez-zata. Qual è il messaggio che volevi co-municare ?

In breve il messaggio, inviato alsegretario generale della Caritas In-ternazionale e di cui ho potuto par-

lare con il Santo Padre nel corso diun’udienza privata, è questo:> fermare l’esodo che spinge i cri-

stiani ad emigrare in Europa;> aiutare piuttosto i paesi di acco-

glienza come la Giordania ed il Li-bano;

> nel limite del possibile, aiutare iprofughi nella loro terra di ori-gine;

> impegnarsi e lavorare con corag-gio per la pace: l’idea è quella diinvitare tutti ad una conferenzainternazionale per la pace per ilMedio Oriente.

Perché ritieni importante che i cri-stiani restino nel Medio Oriente?

Noi siamo nati per vivere nelMedio Oriente e non in Europa! Ab-biamo una storia di 2.000 anni! Il po-polo arabo ha ricevuto i messaggidirettamente da Dio; questa terra èstata scelta come culla di profeti, unaterra fertile da cui sono partiti i mes-saggi divini per tutto il mondo!Stiamo vivendo una bella esperienzadi diversità tra tutti: il mosaico chec’è nel Medio Oriente bisogna pre-servarlo perché altrimenti non ci saràmai più pace.

Nelle settimane di fine estate si èmolto visto e parlato della tra-

gedia dei profughi e richiedenti asiloche dalla Siria e dall’Iraq sono arri-vati a migliaia alle nostre frontiere,con viaggi drammatici ed in situa-zioni disperate, talvolta mescolati aturisti che tornavano dalle loro va-canze estive. Alla durezza e rigiditàcon le quali sono stati trattati da ta-luni governi ed istituzioni civili, hafatto da contrasto la spontanea acco-glienza che la gente comune ha riser-vato loro durante questa terribile“via crucis”: da chi li ha accolti sullespiagge per porgere acqua e coperte,a chi li ha assistiti con informazioniper proseguire il cammino, li ha ac-colti nelle stazioni ferroviarie, e tal-volta ha aperto anche la propria casa.I pressanti appelli di Papa Francescoa non girare la testa dall’altra partema ad offrire ospitalità ed acco-glienza hanno svegliato la chiesa esono anche serviti da stimolo per igoverni e le istituzioni pubbliche, chealla fine hanno iniziato a farsi caricodi questa tragedia.

Da tanti anni l’AMU è impegnataa sostenere le attività di aiuto che lediverse comunità del Movimento dei

|  INTERvIsTa

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AMU Notizie n. 3 / 20158

Nei nuovi scenari internazionali naticon la fine della guerra fredda anchele povertà hanno cambiato volto edhanno cambiato casa. Persone e po-poli con i quali l’AMU ha lavorato findalla sua nascita nei loro rispettiviPaesi di origine, oggi approdano inEuropa in cerca di un presente e diun futuro migliore. Vogliamo conti-nuare a lavorare con loro anche qui,accogliendone bisogni, problemi eprospettive di vita, e costruire in-sieme un futuro di speranza per tutti:chi c’è e chi arriva.

Il nostro contributo è quello di offriresupporto progettuale e organizzativoai gruppi e alle comunità locali che ac-colgono i migranti e li accompagnanonei loro percorsi di integrazione.Abbiamo iniziato dalla Sicilia, con iminori migranti non accompagnati.Insieme, allargheremo l’orizzonte adaltre regioni.Chi desiderasse contribuire economi-camente a queste iniziative può farloinviando contributi sul conto correntedell’AMU con la causale “Accoglienzamigranti”.

Cosa possiamo fare noi, semplici citta-dini degli stati europei per sostenerequesto vostro progetto?

Prima di tutto lavorare con noiper fermare la guerra. Parlare con ivostri Governi e spingerli a trovareuna soluzione politica nella regione;il nostro forte appello è per una cam-pagna speciale per la pace in MedioOriente, in cooperazione con l’UE ela Chiesa in Europa.

Di fronte al corpo di quel bam-bino angelo (Aylan Kurdi, il piccoloprofugo siriano annegato davanti allaspiaggia di Bodrum, ndr), abbiamopensato che l’Europa avrebbe ini-ziato a lavorare con noi sulla rico-struzione, la riconciliazione, perfermare la guerra e costruire nuova-mente la regione. Al contrario, si èscelto di rendere le ferite più pro-fonde e di continuare a versare il no-stro sangue, questa volta forse conuna buona intenzione facendo eva-cuare dall’Oriente le minoranze, chesono state le prime file dell’immi-grazione (Cristiani, Yazidi, Sciiti,Curdi e altri); poi attirando i musul-mani istruiti e dalla mentalità apertadalla nostra Terra Santa. Trasfor-

mando dunque l’Oriente in unamacchia scura dove nessuno vor-rebbe più vivere.

Quali sono le priorità che vi siete posticome Caritas Jordania? Quali progettiritenete prioritari?

Nell’emergenza tutto è priorità:distribuire cibo e generi primari, af-fittare case o lenire i problemi psico-logici, realizzare azioni di educazioneo aiutare a trovare un lavoro. Tutto èimportante e tutto è priorità. Perquesto vi chiediamo di aiutarci a so-stenere i profughi dove vivonoadesso, pensando al loro bisogno discuole, università, alloggio e lavoro.Aiutare i paesi come la Giordania edil Libano; la sola Giordania ospitaquasi 5 milioni di profughi.

Cosa altro vuoi aggiungere?Il mondo deve svegliarsi! Non se

ne può più di vivere in un conflittoche dura da troppi decenni … qui,nel Medio Oriente che fa parte dellastoria universale, la storia sacra! Laterra santa, quel posto che Dio hapensato per incarnarsi, oggi non èpiù una terra santa. Tanto buio, tantidolori, conflitti, tanti profughi. E le

domande si ripetono sempre: per-ché? Perché noi? Perché dobbiamocontinuare a soffrire? Siamo nati pervivere e non per morire!

Ora è il momento giusto per vi-vere e lavorare per la pace!

A voi europei vorrei dire: non rea-gite solo sull’onda del sentimento,ma siate consapevoli che la presenzadei cristiani e delle persone istruite etolleranti è fondamentale per la paceed il futuro del Medio Oriente equindi dell’intera umanità, per cuidatevi da fare perché si creino le con-dizioni che permettano di fermaresubito questo esodo, e che sia garan-tita la loro permanenza nelle terre diorigine, o quanto meno nella re-gione.

Speriamo di ricevere da voi ognisorta di assistenza che vada in que-sto senso: certamente quella finan-ziaria e quella in natura, ma anche eparticolarmente preghiere, digiuni,pressioni sui governi del mondo,fino al giorno in cui vedremo final-mente il mondo pieno di pace e diamore.

Grazie di cuore per quanto cia-scuno potrà fare.

apri i tuoi confini

MEDIO ORIENTE  |  INTERvIsTa

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AMU Notizie n. 3 / 20159

non dovremmo vivere nella paura

«Non avrei mai immaginato di partire, ma in questi ultimi mesi ho co-minciato a pensarci. Mio figlio di 4 anni e mezzo mi chiede se vivremosempre in un Paese dove ci sono pallottole e la morte, e mia figlia di 2anni e mezzo ha tanta paura degli scoppi e piange quando sente un ru-more, con le manine nelle orecchie. Noi non dovremmo vivere così nellapaura. Non vorrei lasciare il Paese dove sono nato, dove ho vissuto. È tuttasacra la terra del mio Paese. Partire, emigrare via mare, non so come,morire magari... Ma sto vedendo la morte ogni giorno, i miei amici muo-iono, questo qui è morto, all’altro è arrivata una bomba… Tutto questomi ha spinto a pensare di viaggiare per permettere ai miei figli di viveresenza i bombardamenti, senza vedere morti, ma vedendo la vita, la vitabella. È questo che mi spinge a pensare di partire».

Chafic, Damasco

Siamo alla fine del 2015 e la crisi inSiria, sfociata in una guerra mai vi-

sta, con intrecci internazionali, sta percompiere cinque anni.

Il popolo siriano ha perso ogni spe-ranza nella risoluzione del conflitto esono certi che la propria sorte non di-penda più da loro, ma da giochi e inte-ressi internazionali che sicuramente nonvanno nella direzione della pace. Tuttiparlano di trattative di dialogo, ma sicontinua a fornire armi ai terroristi del-l’Isis per combattere il regime sirianoche l’Occidente e l’Arabia non vogliono.

L’emigrazione massiccia alla qualestiamo assistendo (tanti di quelli chearrivano in Europa erano già rifugiatiin Turchia da 2 o 3 anni) non è che l’ef-fetto di questo. Intere famiglie scelgonodi partire con rammarico dal propriopaese verso l’Europa in cerca di unaterra nuova e di un futuro sicuro, e in-tere zone si stanno svuotando.

Ciò che spinge la gente a lasciare ilpaese è anche la perdita di lavoro e il

carovita che sta galoppando (aumentodegli affitti, pane, trasporti...). Tantiprovano a reinventarsi un piccolo la-voro per vivere con dignità, ma non èfacile e la riuscita non è garantita. Lagente si sta impoverendo e il livello divita in certi luoghi, come ad Aleppo, ènotevolmente peggiorato.

In genere le famiglie non sono abi-tuate a chiedere aiuto e non parlano fa-cilmente dei loro bisogni perché fino apoco tempo fa vivevano del loro lavoro;per questo sopportano la situazione ta-gliando le spese.

Tanti di quelli che aiutiamo ringra-ziano tantissimo dell’aiuto ricevuto di-cendo che è arrivato al momento giu-sto. Oltre all’aiuto per il riscaldamento,aiutiamo le famiglie per le spese scola-stiche dei loro figli e tante volte per ilvitto o per cure mediche.

Attualmente stiamo per iniziare treattività a Damasco per aiutare bambinicon problemi scolastici; a Kafarbo stapartendo uno sportello per aiutare per-

sone con malattie croniche come il can-cro e il diabete; ad Aleppo partiamocon un corso di musica e canto per ibambini e giovani come rimedio allostress della guerra. Aumentano i bam-bini che partecipano alla scuola per sor-domuti di Aleppo che continua la suaattività con molto successo.

Pascal Philippe,Referente progetti AMU Siria e Libano

A cinque anni dall’inizio della guerra non si vedonosoluzioni all’orizzonte e la popolazione è allo stremo delle forze

Contributi pervenuti

per emergenze

Per Siria e Libano € 559.316,33

Per emergenza Iraq € 26.878,82

Per migranti

e profughi € 3.500,00

le ultime goCCedi sperANzAle ultime goCCedi sperANzA

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blogs.unicef.org.uk

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AMU Notizie n. 3 / 201510

Si presenta inaspettata al Centro Nestdi Karachi, una mattina di tre anni

fa. Ha da fare una richiesta insolita: vor-rebbe dare una mano per ricambiarequanto ha ricevuto da piccola.

Un normale gesto di gratitudine, sidirebbe, di quella ordinaria reciprocitàche ci porta ad amare chi ci ha amati oa ricambiare i favori ricevuti. Ma nelcontesto duro in cui ci troviamo, con-centrato sulla quotidiana sopravvi-venza, è qualcosa che non era mai ac-caduto prima.

Baghwanti, questo è il nome dellaragazza che si presenta alla porta, ha 13

In Pakistan una storia di riscatto sociale che parte dal Centro Nest

anni. Da piccola aveva frequentato perqualche tempo il centro Nest. Aveva im-parato a leggere, un po’ meno a far diconto. Poi aveva smesso per aiutare lafamiglia: è infatti la più grande di 11fratelli.

Baghwanti è di etnia Bagri, indùfuori casta completamente esclusi dallasocietà. A loro, da 25, anni si rivolgel’attività del Centro Nest, puntando orasoprattutto sull’istruzione dei bambini,come modo più efficace di riscatto, esulle pratiche per ottenere i documenti.

«Ha cominciato ad aiutarci del tuttogratuitamente – racconta Maria J., co-

ordinatrice del progetto - facendo qual-siasi cosa fosse necessaria: dalla puliziadei locali ad aiutare i bambini quandofanno la doccia e si cambiano. Manmano che l’abbiamo conosciuta, e ab-biamo visto la sua perseveranza, le ab-biamo affidato incarichi nuovi e piùdelicati. Per esempio, la mattina rac-coglie i bambini più piccoli dalle lorotende e li accompagna al Centro. Lemamme glieli affidano volentieri per-ché Baghwanti è una Bagri come loro,parla la loro lingua e vive come tutti iBagri nella stessa discarica.»

Nel rapporto con le famiglie Bagri,Baghwanti, ora sedicenne, ha assuntoquasi naturalmente il ruolo di me-diatrice culturale. «Si direbbe che hacolto e fatto suo pienamente lo spiritodi servizio con cui si lavora al Nest, –conclude Maria J. – e per questo ab-biamo deciso di assumerla comeaiuto insegnante e di darle uno sti-pendio. Ogni giorno di più si fa ap-prezzare per la sua delicatezza ed at-tenzione, e per come sa essere, in ognioccasione, strumento di pace.»

Marta Minghetti

i numeri del progetto

Iscritti 110 bambini

Frequentano regolarmente 60 bambini.

Avviati alle scuole pubbliche 35 bambini,

di cui 15 vanno al doposcuola del Nest.

Famiglie regolarmente in contatto 80.

Aiuti sanitari mirati a 4 bambini: uno ha

potuto riacquistare la vista, un altro – colpito

da TBC e non curato – è stato salvato.

Baghwanti, con l’abito azzurro,insieme ad alcuni fratelli.Di lato: la tenda dove Baghwantivive con la sua famiglia.

progetto neSt 2015

Contributi necessari € 21.740,00

Contributi ricevuti € 14.088,22

La differenza di € 7.651,78 è stata

coperta con i fondi del Cinque per mille.

progetto neSt 2016

Contributi necessari € 35.862,14

(materiale didattico, rette scolastiche,

pasti, cure mediche, stipendi personale,

affitto e altre spese del Centro).

Baghwantie l’amore che ritorna

Storie dal mondo: dal Pakistan al Perù

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AMU Notizie n. 3 / 201511

Abbiamo deciso di avviare que-st’anno un sistema di plurido-

cenza nella scuola primaria, metodomai sperimentato prima sulle Andedella provincia di Bolívar. Ne abbiamoparlato a lungo con insegnanti, genitorie alunni. Verso la fine dell’anno scola-stico, abbiamo fatto una verifica spe-cifica su questa nuova esperienza di-dattica, incontrando separatamentegenitori e alunni. Le opinioni sono statele più varie, come pure i risultati ri-scontrati. Ci sono stati passi avanti no-tevoli sul piano dell’apprendimento,mentre un punto risultato più deboleè stato quello dei rapporti umani.

Ad esempio Claudia, 9 anni, haavuto il coraggio di raccontare che isuoi rapporti con l’insegnante di ma-tematica non erano buoni. Sentiva chel’insegnante non la teneva in conside-razione come lei desiderava o come fa-ceva con i suoi compagni di classe.L’occasione per chiarirsi è avvenutadurante la “Festa della Gioventù”,giornata che gli insegnanti organiz-zano per gli alunni. Nella classe diClaudia si avvertiva che la festa nonpoteva cominciare senza un chiari-mento ed una riconciliazione. Fra

A Bolívar si sta concludendo il primo anno nella nuova scuola San Francisco de Asís.Cinque classi di primaria e cinque di secondaria per un totale di 136 alunni. Qui neconosciamo due: Claudia e Francis

Claudia e la sua insegnante c’è stato unabbraccio interminabile. «Le vogliomolto bene professoressa, dice Claudia,non possiamo continuare a litigare.»«Non credo, Claudia, che abbiamo ve-ramente litigato, risponde l’insegnante,forse non abbiamo parlato abba-stanza… d’ora in avanti comuniche-remo di più, e vedrai che tutto andràmolto meglio.» Che dire? Quel giornoè stata una festa “vera” e tutti hannogioito dei frutti di questa riconcilia-zione, anche i genitori che durante ilpomeriggio avevano saputo ciò che erasuccesso.

Francis ha 8 anni e fa la seconda ele-mentare. Ha le capacità tipiche di unbambino con la sindrome di Down.Quando frequentava la scuola maternaera continuamente emarginato; a Bo-lívar non c’erano corsi specifici perbambini con necessità speciali e la fa-miglia non aveva alternative.

Nella nostra scuola i suoi genitorihanno incontrato quello che cerca-vano da tempo: uno spazio di acco-glienza e di gentilezza. Ma anche pernoi la sua presenza è importante per-ché ci dà l’opportunità di vivere ciò dicui qui in Perù si parla tanto: l’inclu-

sione educativa senza alcuna distin-zione.

Con Francis abbiamo sperimentatoche l’amore può tutto. Con l’amoredegli insegnanti e dei compagni, Fran-cis è un bambino felice e integrato intutte le attività della classe e dellascuola: non è strano al mattino, adesempio, vederlo offrirsi per guidare lapreghiera. Nelle differenti aree didatti-che procede con i suoi ritmi di appren-dimento. La comunione con i suoicompagni, che hanno imparato ad ac-cettarlo e ad amarlo, è straordinaria edha rallegrato la vita di tutti.

Padre Emeterio Castañeda

una SCuola Sulle ande

Contributi necessari € 442.468,32

Opere aggiuntive € 48.612,51

Contributi ricevuti € 111.825,28

Coperti da 5x1000 € 94.689,11

Apporto CEI € 150.000,00

Apporto KMW € 40.000,00

Contributi

da reperire € 94.566,44

Quando i bambinici insegnano

Storie dal mondo: dal Pakistan al Perù

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AMU Notizie n. 3 / 201512

Ora è ilmomento

della gioiaLa testimonianza

di un operatore di CASOBU,nostra controparte nel progetto

Semi di Speranzada poco concluso

Nel periodo di realizzazione delprogetto ho potuto incontrare

tante persone: i beneficiari, le autoritàamministrative ed ecclesiali.

Con i beneficiari ho imparato adascoltare e a comprendere gli altri.Ad essere attento alle loro preoccu-pazioni che riguardano spesso la lorovita sociale e famigliare. Con le au-torità amministrative ho imparato adessere paziente. Con i loro moltepliciimpegni e sollecitazioni da ogni dove,mi è capitato di aspettare anche ungiorno intero prima di essere rice-vuto. A volte è faticoso, e mi sforzodi pensare ai beneficiari che voglio

servire. Ma ora, visti i risultati delprogetto, non è più il momento disentire la fatica, ma solo di sentire lagioia.

«Mi avete reso un servizio impor-tante», mi ha detto una donna an-ziana. Con il progetto l’abbiamo aiu-tata a registrare allo stato civile i suoinipoti rimasti orfani. E pensare chelei lavora proprio al municipio e avevagià provato a iscrivere i bambini, senzamai riuscirci.

Quando cammino nel quartieredove vivono anche dei beneficiari delprogetto, mi devo fermare quasi adogni passo. Sento persone che mi chia-

mano. Vogliono sapere dove vivo perrispondere concretamente all’amoreche sentono di avere ricevuto.

Sono stato particolarmente con-tento di vedere una donna che hapartecipato al corso di alfabetizza-zione e che ora è inserita in ungruppo di risparmio e credito,pronta ad aiutare gli altri. L’ho vistacompilare il registro dei risparmi ecrediti. Prima ha imparato a scri-vere ed ora si sente responsabile dimettere al servizio degli altri le co-noscenze che ha appreso.

Télésphore Niyonkuru

Semi di SperanzaI numeri del progetto

A causa della guerra si è concluso con qualche mese diritardo il progetto “Semi di speranza” cofinanziato dallaRegione Veneto con un contributo di 40.000 euro.Promosso dall’Associazione Uomo Mondo di Treviso edall’AMU, è stato realizzato dall’Associazione burundeseCASOBU nella provincia di Bujumbura Marie. I risultatisono positivi, in alcuni casi sorprendenti:• Bambini registrati all’anagrafe: 257• Bambini che hanno ricevuto le divise

e il materiale scolastico: 509• Bambini che hanno frequentato i corsi di sostegno: 89• Membri dei gruppi CECI di risparmio e credito: 243• Partecipanti ai corsi di alfabetizzazione: 23• Partecipanti alla formazione nei mestieri: 42.

Le partecipanti al programma di alfabetizzazione posano perla foto ufficiale con l’attestato di fine corso. Sopra: bambini aldoposcuola. Pag. 13: incontro di sensibilizzazione al micro-credito comunitario (CECI)

Burundi: un progetto si è concluso...

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AMU Notizie n. 3 / 201513

Microcreditocomunitarioe rafforzamentodel sistemacooperativonella provinciadi Ruyigi

Un nuovo progetto è iniziato nel mese di giugno nella provincia di Ruyigi, cofinanziato dallaRegione Friuli Venezia Giulia e sostenuto dagli amici che fanno capo alla sede AMU di Trieste

Il progetto è in continuità con unoprecedente che si è concluso alla fine

del 2013. In seguito abbiamo conti-nuato a mantenere i contatti con igruppi di risparmio e credito. Lo scorsoanno siamo andati a trovare alcuni be-neficiari e abbiamo visto che il progettoha contribuito a migliorare la loro si-tuazione, soprattutto nel lavoro agri-colo. «In questa stagione abbiamoavuto un raccolto speciale, perché ab-biamo potuto comprare sementi e con-cime organico senza difficoltà», ha te-stimoniato un beneficiario. E pochigiorni fa, Joel Butoyi, un altro benefi-ciario del comune di Butezi, ci ha sor-preso: «Il progetto di microcredito co-munitario è venuto per riunire i cuoriche erano dispersi, ci ha detto. Ora pos-siamo lavorare ognuno per l’interessedegli altri, mentre prima ognuno dinoi lavorava solo per se stesso».

Ma torniamo a giugno di que-st’anno. Dopo un anno in cui avevamosospeso le attività, abbiamo capito cheil progetto non si era mai fermato, anzii frutti si erano moltiplicati coinvol-gendo altri beneficiari.

«Infatti noi operatori presenti sulterritorio, spiega Augustin Ndikumana,

siamo rimasti in contatto con i benefi-ciari ed è stato naturale continuare adessere al loro servizio».

Insomma il progetto è ripreso aRuyigi con una nuova forza, ed unospirito di reciprocità da parte dei be-neficiari che richiede tutta la nostra at-tenzione. Per cominciare, abbiamo cer-cato di contattare i 30 gruppi dirisparmio e credito costituiti con il pro-getto precedente. Sorprendentemente,ne abbiamo trovato non 30, ma 40.Cosa era successo? I membri dei gruppiavevano ricevuto sollecitazioni da altrepersone per partecipare. Avevano ri-sposto a modo loro: quelli che avevanopiù familiarità con le procedure hannofornito le nozioni di base; alcuni gruppisi sono divisi in modo che in ognigruppo ci fossero persone più esperteinsieme a nuovi beneficiari. Hannocondiviso il materiale che avevano ri-cevuto.

Questa condivisione spontanea deveora essere supportata in modo che inuovi gruppi abbiano una formazionesolida e corretta, per favorire il buonfunzionamento dei gruppi stessi ed evi-tare ricadute negative su quelli esistenti.Una nuova sfida ci aspetta, insomma,

e occorre un approccio diverso per va-lorizzare al meglio la grande disponi-bilità dei beneficiari.

Jérôme Nibaruta – CASOBU

prinCipali obiettivi

Contribuire a ridurre la povertà delle

famiglie più vulnerabili della provincia

di Ruyigi attraverso il miglioramento

delle condizioni economiche e sociali.

Obiettivi specifici:

1. Rafforzare i gruppi di microcredito

(ispirati al modello CECI) esistenti e

creare nuovi gruppi.

2. Creare una rete fra i gruppi esistenti

per avviare la costituzione di una

Cooperativa di Risparmio e Credito

(COOPEC)

3. Migliorare la gestione delle acque

potabili nei comuni di Ruyigi e Butezi.

Maggiori dettagli sul progetto sono su

AMU Notizie n. 2/2015.

Costo totale € 50.000,00

Contributo RAFVG € 29.995,00

Apporto locale € 4.050,00

Apporto AMU € 15.955,00

Contributi ricevuti € 9.200,00

Contributi da reperire € 6.755,00

e un altro continua

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AMU Notizie n. 3 / 201514

Lo scorso 29 settembre sonopartito alla volta di Cuba in-

sieme a Laszlo Erhardt, della Fon-dazione Hongaije dell’Olanda, concui l’AMU collabora nella realiz-zazione di alcuni progetti sul-l’isola. Il viaggio aveva lo scopo dimonitorare i progetti in corso e distabilire un maggiore contatto conla realtà del paese per capirne me-glio bisogni e potenzialità.

Prima di partire per la visita inalcune città interne, siamo stati ac-compagnati a visitare il centro sto-rico a L’Havana da una guida turi-stica di eccezione: un giovane padredi famiglia che abita in una dellecase del progetto AMU. Oltre adammirare le bellezze della città, hopotuto constatare subito, attraversole sue parole, come sia urgente ilbisogno di avere un’abitazione di-gnitosa e come questo incida sullaqualità della vita delle persone.

Siamo quindi partiti per Cien-fuegos dove abitano altre famiglieche sono state inserite nel progettocase: siamo stati a trovare una ra-gazza che vive con il padre, i nipotiorfani e un’altra sorella con un fi-

Cuba.Diario di viaggio

glio adolescente in sedia a rotelle.Grazie al progetto hanno potutoeliminare il dislivello tra i diversilocali dell’abitazione e ristruttu-rare la cucina. Un’altra famiglia hapotuto rifare la scala di accessoall’appartamento posto al primopiano, che era molto instabile e pe-ricolosa.

Successivamente ci siamo spo-stati nella città di Camagüey. Quiabbiamo avuto l’opportunità di co-noscere i ragazzi del progetto En-Cuba tramite il quale è stata avviatal’impresa Gestar fondata sui criteridell’economia di comunione. Ge-star è una realtà piccola ma moltopromettente che ha come obiettivodi supportare lo sviluppo di piccoleattività imprenditoriali attraversol’assistenza contabile e amministra-tiva, la strutturazione dei businessplan, l’impostazione di strategie dimarketing e comunicazione. Le sin-gole attività vengono accompagnateattraverso consulenze costanti neltempo e percorsi di formazione adhoc in base ai bisogni specifici diogni realtà produttiva. I ragazzi diGestar inoltre hanno affiancato la

Una famiglia inserita nel progetto casee una veduta della fattoria La Ventura.Sotto: i ragazzi di Gestar

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AMU Notizie n. 3 / 201515

Fattoria La Ventura (oggetto di unaltro intervento AMU), accompa-gnandone la nascita e lo sviluppo,ed è anche grazie a loro se oggi èuna realtà funzionante come ab-biamo avuto modo di vedere. Nellafattoria sono state costruite unastalla, un porcile, un’abitazione perla famiglia di contadini che vi la-vora e sono presenti circa 50 capidi bestiame, tra mucche, maiali ecapre.

Dopo avere incontrato altre fa-miglie del progetto case a Santiagode Cuba siamo rientrati in capitaledove abbiamo avuto il tempo difare alcuni incontri istituzionali perporre le basi per nuovi progetti.

Francesco Marini

progetto CaSe

Contributi necessari € 49.704,63

Contributi ricevuti € 5.920,70

Contributi da 5x100 € 4.960,00

Contributi da altri

progetti chiusi € 4.327,83

Contributi da reperire € 34.496,10

All’inizio di settembre, Sarah Ziadé ed io abbiamo avuto l’opportunitàdi andare in Congo a visitare il centro medico Moyi Mwa Ntongo e il nuovoreparto di maternità in costruzione. Dopo un’accoglienza molto calorosa,l’indomani ci siamo messe al lavoro.

Grande emozione al momento di visitare la nuova maternità! Avevamolavorato due anni a distanza ed ecco che per la prima volta potevamovedere insieme i frutti di questa cooperazione. Due cose ci hannocolpito: la coesione all’interno del gruppo, in cui ognuno sembraimpegnato a dare il meglio di sé nel suo ambito specifico, e il coinvolgi-mento del personale sanitario fin dall’inizio del progetto.

Attualmente sono in corso l’intonacatura, lavori di idraulica e di fale-gnameria. Una squadra polivalente ha realizzato la costruzione con moltacompetenza. …

Abbiamo poi visitato la regione di Kikwit, a 500 chilometri da Kinshasa,dove la vita non è facile perché la popolazione manca anche dell’essenziale.

amU Lussemburgo

Il centro medico Moyi MwaNtongo, costruito una decina

di anni fa con un progetto

di cooperazione fra AMU

Italia e AECOM, si sta at-

trezzando di un nuovo re-

parto di maternità, grazie

all’intervento di AMU Lus-

semburgo. Ecco alcune no-

tizie. Sul sito www.amu-

it.eu il testo integrale.

ON

Gin

via

ggio

Tuttavia, pure in queste condi-zioni, l’ospitalità resta un valorefondamentale per le personeed abbiamo vissuto con la po-polazione momenti molto belli.

Di ritorno a Kinshasa, ab-biamo ascoltato la testimonian-za di alcuni imprenditori cheaderiscono all’Economia di Co-munione. Si sono dati l’obiettivodi aiutare ognuna un’altra per-sona, vale a dire una famiglia,ad uscire dalla miseria. Unascelta che ha avuto un “effettovalanga”: il gruppo di chi si impegna nell’azione cresce sempre di più edaumentano le richieste di formazione nell’Economia di Comunione.

Siamo rientrate in Lussemburgo con la certezza di condividere con ilnostro partner congolese lo stesso obiettivo: l’impegno per le persone piùvulnerabili.

Josiane Hoffmann, AMU Lussemburgo

Nuovo reparto

di maternità

nel centro medico

di Kinshasa

news dal sito www.amu-it.eu

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AMU Notizie n. 3 / 201516

ALZIAMOCI!Sono tante le storie vissute ultima-

mente da amici e altre persone indifficoltà per via della mancanza dilavoro… Non potevamo non fareniente. Abbiamo trasformato il no-stro desiderio in un progetto che orasta muovendo i suoi primi passi alPolo dell’Economia di Comunione(EdC) in Portogallo. Il progetto sichiama RAISE, in inglese “alzarsi” ein portoghese acronimo di “RispostaAlternativa di Integrazione Sociale eImprenditorialità”.

Vogliamo lavorare sul problemadella disoccupazione a diversi livellie promuovere, cominciando dai gio-vani, una cultura imprenditoriale chein generale è poco sviluppata nellapopolazione portoghese.

L’obiettivo è che i partecipanti –donne e uomini disoccupati che vi-vono nel territorio attorno al PoloEdC – abbiano accesso a nuove formedi formazione e metodologia di ri-

cerca del lavoro; che persone in si-tuazione di disoccupazione siano ac-compagnate personalmente a livellopsicosociale nel trovare nuove oppor-tunità di lavoro; e che quelli che nehanno i talenti possano sviluppareattività o imprese, a partire da unospazio fisico di co-working nel Polo,con la dovuta formazione e l’accom-pagnamento tecnico.

Dopo un periodo dedicato alla dia-gnosi sociale, al disegno del progetto,alla formazione dei tecnici e alla for-malizzazione del partenariato con leistituzioni private e pubbliche della re-gione – che hanno aderito con interesseall’iniziativa – abbiamo finalmentedato il via al progetto presentandolocon diversi incontri alla popolazionedisoccupata. Stiamo entrando ora nelvivo delle attività, cercando anche diridare efficienza a due spazi pubbliciche consentiranno un servizio di ac-compagnamento continuativo.

Con l’obiettivo di sensibilizzare epromuovere nei giovani una culturae un’attitudine imprenditoriale èstato lanciato all’inizio dell’anno sco-lastico un concorso di idee impren-ditoriali per gli studenti delle scuolemedie e superiori del territorio. Si fa-ranno anche un Bootcamp e unaWorkshop School di EdC per far na-scere insieme nuove idee e nuovi pro-getti.

Infine stiamo studiando il modoperché questi primi 18 mesi di spe-rimentazione, con 50 partecipantiprevisti, possa essere una pedana dilancio per continuare anche in fu-turo.

Iolanda Martins - AMU Portogallo

Il progetto è sostenuto dall’AMU edalle imprese di Economia di Comu-nione (socie AIPEC e altre imprese)con un contributo di € 34.642,60.

L’AMU e la disoccupazione in ItaliaDopo 30 anni di lavoro sulle povertà nel mondo, il cambiamento degli scenariinternazionali interpella l’AMU anche sulla grave situazione della disoccupazionein Italia. Abbiamo sottoscritto un protocollo d’intesa con AIPEC (AssociazioneItaliana Imprenditori per un’Economia di Comunione) e MECC (Microcredito perl’Economia Civile e di Comunione) per offrire risposte e strumenti adeguati ad unproblema così complesso. L’obiettivo è realizzare progetti per la creazione diopportunità lavorative anche in Italia, rivolti a persone in particolari situazioni didisagio sociale, secondo la nostra prospettiva di sviluppo di comunione.

In Portogallo,nella regionemetropolitana di

Lisbona, nasce il progetto RAISE: perla popolazione locale un’opportunitàalternativa di affrontare il drammadella disoccupazione, provando arisollevarsi guardando in faccia lavita. AMU Portogallo è responsabiledel suo sviluppo e della suarealiazzazione

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L’impatto positivo di questo pro-getto, avviato nell’ambito del pro-

gramma di turismo comunitario dellaConferenza Episcopale argentina, sipuò senz’altro quantificare in beni,conoscenze, ristrutturazione di case,maggiori entrate e sostenibilità dellepiccole imprese familiari attraversol’attività di accoglienza turistica dif-fusa. Tuttavia c’è un’altra realtà chetrascende i calcoli matematici e che sipercepisce solo lavorando sul campo.È uno sviluppo umano che possiamo“palpare” anche in situazioni semplicie ordinarie, ad esempio nella sicurezzadi quelle persone che prima, senten-dosi inferiori, abbassavano la testa. Onella parola di chi prima stava in si-lenzio. Nell’autostima di questi piccoliimprenditori, ora più coscienti dellaloro dignità e capacità. Nel migliora-mento raggiunto da diverse comu-nità. Nella formazione civica, nellasolidità familiare, nella ricerca delbene comune e nell’attenzione alla“casa comune” che si avverte neglispazi di incontro.

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Acqua, terra e cultura. Per viaggiatori veriIl progetto “Turismo sostenibile e solidale nel Nord Ovestdell’Argentina” (TSNoa), coinvolge 83 famiglie di 5 comunitàindigene, adeguando le abitazioni e fornendo le conoscenzenecessarie per ospitare turisti. Consente così di avere un redditocomplementare alle tipiche attività di agricoltura e allevamento,ma è anche molto di più, come raccontano i nostri referenti locali.

Va anche detto che è il primo pro-getto di questo tipo che si realizza conla Chiesa in Argentina. Non ci sonoprecedenti. La Commissione Episco-pale lo vede come modello da ripro-durre anche in altre regioni.

«Sono vent’anni che qui non ne-vica, dice Clara Lamas della comunitàdi Hornaditas, e il livello dell’acqua èsempre più basso nel terreno. Da doveprendere l’acqua che ci serve? Prestopotremo prenderla dalla collina, conun sistema di tubi e 4 cisterne: ci saràacqua potabile per le famiglie e acquaper irrigare i campi. Tutta la comunitàè impegnata come manodopera, cisiamo già divisi i compiti e ognuno hail suo pezzo da fare…è un sogno chesi realizza.»

E Flavia Tejerina di Quebrada delToro: «Alla Quebrada viviamo di agri-coltura e di allevamento di capre. Col-tiviamo fagioli, piselli e patate andine.La zona è arida e l’acqua scarseggia.Viviamo di un raccolto all’anno e, inmisura minore, della vendita di for-maggio e di carne. È appena suffi-

ciente per sopravvivere, per questosperiamo che il turismo migliori lanostra vita. Già diverse famigliehanno cominciato ad accogliere turi-sti, ma dobbiamo prima migliorare lenostre case…»

Alla Quebrada vive anche Primi-tivo Yapura: «Qui non arriva la cor-rente elettrica. Usiamo lumi ad olio olampade a kerosene. Da poco il go-verno ci ha dato la possibilità di averepannelli solari, ma solo per il minimoindispensabile, mentre a noi l’elettri-cità serve anche per altre cose, cometenere il cibo in un congelatore…»

Il sogno di queste famiglie è quellodi dare ai loro figli una vita migliore,una casa migliore ed un reddito realee stabile. E avere la possibilità di rima-nere nella propria terra facendo ciòche sanno fare.

Oggi, cinque anni dopo la nascitadel Programma TSNoa, riscopriamoil turismo come vera fonte di vita perla comunità. Fonte che contribuisce avalorizzare le nostre radici, la nostraterra e tutta la sua cultura.

Andrea Miranda, responsabilecomunicazione del Programma TSNoa

Il progetto è sostenuto dall’AMU edalle imprese di Economia di Comu-nione (socie AIPEC e altre imprese)con un contributo di € 55.846,90.

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Fraternitàcon l’Africa

A quasi dieci anni dallanascita del progetto Frater-nità con l’Africa, si concre-tizza sempre più la neces-sità di valutare e misurarei frutti raccolti in questastrada percorsa insieme.

Per questo motivo il progetto, che proseguirà ancoraper almeno 5 anni, avvierà un processo di analisi alquale contribuiranno tutti gli attori coinvolti fino ad oggi,per comprendere l’impatto che il progetto stesso haavuto in termini di sviluppo dell’individuo e della suacomunità.

In questo quadro però, il concetto di sviluppo, che èanche l’obiettivo dell’azione, non è da intendersi in ter-mini prettamente di opportunità di reddito per i giovanistudenti, ma anche di formazione umana, promuovendoil valore della reciprocità che li incoraggia a mettersi aservizio degli altri.

Scrive Agu Euphemia dalla Nigeria, una studentessaal terzo anno di scienze dell’Educazione: «Il supportoche mi avete dato per il mio percorso di studi rappre-senta un grande aiuto per me. Spero di essere in gradodi restituirlo, supportando qualcun altro, un giorno.»

Contributi ricevuti € 925.897,75Contributi impegnati € 896.877,19Contributi disponibili € 29.020,56

RIEPILOGO BORSE DI STUDIO Totale borse assegnate 210Totale femmine 97Totale maschi 113Totale borse concluse 84Totale borse sospese 24Totale borse in corso 102

Auguri a david e anna maria, sposi il 27 ottobre, che hanno scelto di sostituirele bomboniere con una donazione al progetto Nest (Pakistan). Grazie!

Grazie anche a miriam Guglielmetti: in occasione della sua prima comunioneha chiesto come regalo un contributo speciale, anche lei per i bambini del CentroNest. E poi grazie ai genitori di Sofia mameli, che per il suo battesimo hannovoluto contribuire ad un progetto. Sono sempre più numerosi gli amici che “legano”ad un progetto una ricorrenza particolare. Grazie a tutti!

Let’s ShareL’Hotel Baia Azzurra ha riproposto anche quest’annoa fine stagione una giornata di solidarietà

Scrive Emanuela Nodari: «L’11 ottobre eravamo circa110 persone, un successo e ancora di più lo è statal’atmosfera, le grandi tavolate per creare nuovi incontri.Uno spettacolo, per noi così emozionante, specialmentequest’anno dopo un’estate faticosa … Amici e cono-scenti ci hanno donato una gioia immensa, venendocosì numerosi e così felici di esserci!

Ho visto conentusiasmo il vo-stro video delPerù, di questascuola magnifica,dove cresconopiccoli e famiglieinsieme, dove c’èamore…che è laprima forza percreare nuovi citta-dini del mondo,che potrannocambiarlo vivendoappunto con“amore”.»

Kiribati, Centro educativoPer il 2015, la somma necessaria è stataraggiunta! Ora continuiamo la raccolta perportare avanti il progetto nel 2016.

a cura di Marta Caradonna e Giuliana Sampugnaro

AMU Notizie n. 3 / 201518

Page 19: Intervista a Wael Suleiman di Caritas Jordania - amu-it.eu · • c/c bancario n. 120434 presso Banca Popolare Etica, Filiale di Roma IBAN IT16 G050 1803 2000 0000 0120 ... Guerra

La proposta è volta all’analisi deifattori che determinano povertà esquilibri economici, sociali,culturali e ambientali alivello locale e globale.Lo scopo è quello di crearemomenti di conoscenzadelle grandi sfide della nostrasocietà, per sviluppare neigiovani quella consapevolezzache può, nell’impegnopersonale e comunitario,determinare comportamenti estili di vita più sostenibili.

AMU Notizie n. 3 / 201519

Corsi di formazioneper insegnantied educatoriObiettivo: consolidare edacquisire nuove conoscenze ecompetenze.I corsi sono riconosciuti dalMIUR come aggiornamento pergli insegnanti. Prossimo appuntamento:Convegno a Castel Gandolfo1-3 aprile 2016

Living peace:“Discovery fraternity” Quarta edizione del percorso dieducazione alla pace che vuolerispondere con la vita concretaalle sfide del mondocontemporaneo, mettendo inrete piccole e grandi azioni dipace nel mondo. Nell’edizionescorsa il progetto ha coinvoltooltre 80 mila bambini e ragazzidei cinque continenti. Per info:[email protected]

Workshope laboratori tematici Formazione, di uno o più giorni,destinata ad associazioni eistituti scolastici per bambini egiovani di tutte le età neiseguenti ambiti:• Educazione interculturale• Educazione ambientale e stilidi vita sostenibili

• Educazione ai diritti umani ecultura di pace

• Economie alternative e culturadella condivisione, dellasolidarietà e della fraternità

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Learning fraternity: una terra per tutti

Gemellaggio e sostegnodi un progetto Ogni classe o scuola partecipante può“adottare” un progetto, sostenerloeconomicamente, e far conoscere piùda vicino agli studenti la realtà deiPaesi coinvolti, creando momenti discambio e conoscenza reciproca. Progetti proposti:- Centro educativo polivalente(Kiribati)

- Ragazzi costruttori di pace(Egitto)

- Una scuola sulle Ande (Perù)

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a cura di M

arta Carado

nna

Campusdi CittadinanzaPlanetaria 2016per istituti scolasticiEsperienza che punta allosviluppo di una mentalitàaperta, cosmopolita, attraversola conoscenza della propriacultura e di quella di altri paesie popoli. Si svolgerà presso la CittadellaInternazionale di Loppiano(FI), dove giovani e famigliedei cinque continentis’impegnano a vivere lafraternità universale. Della durata di un giorno, nelperiodo primaverile 2016. La data limite per aderire è il31/12/2015

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ConcorsoBasta ConoscersiIl concorso a premi, promossoin collaborazione con l’associa-zione “Nuove Vie per unMondo Unito”, è rivolto aglialunni della scuola secondaria diI e II grado, e a gruppi giovanilidi Roma. È un invito a vivereun’esperienza di “cittadinanzaattiva e solidale” sul tema del-l’intercultura. I ragazzi po-tranno raccontare, in forma ar-tistica o letteraria, esperienze divita quotidiana in cui l’acco-glienza, il dialogo, il rispetto deldiverso abbia favorito l’incontrocon l’altro. Per info: [email protected]

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La nostra proposta educativa per l’anno 2015-2016

Page 20: Intervista a Wael Suleiman di Caritas Jordania - amu-it.eu · • c/c bancario n. 120434 presso Banca Popolare Etica, Filiale di Roma IBAN IT16 G050 1803 2000 0000 0120 ... Guerra

AMU Notizie n. 1 / 2015

Associazione Azione per un Mondo Unito – Onlus (AMU)Via Cavalieri di Vittorio Veneto, 11 – 00046 Grottaferrata (Roma)Organizzazione non governativa di sviluppo (Ongs) riconosciuta dal Ministero degli Affari Esteri.Per comunicazioni e informazioni riguardanti donazioni e contributi: [email protected] comunicazioni e informazioni riguardanti AMU Notizie: [email protected]

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www.facebook.com/azionemondounito

Info: tel. 06.94792170 e-mail [email protected] web www.amu-it.eu

Insieme ai MovimentiUmanità Nuovae Giovani per un Mondo Unito

Ti aspettiamo!Castel G

andolfo (Roma)

1-3 aprile 2016

CONVEGNO2016

CONVEGNO2016