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Poste Italiane s.p.a.Sped. abb. post.D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n° 46)art. 1 comma 2 DCB Po

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EDITORIALE DELLA PRESIDENTE“INSIEME VERSO IL CAMBIAMENTO”

[Sandra Vannoni]

INTERVISTA A ....: Prof. Heiner Legewie

[a cura di Maurizio Mordini]

LA PROFESSIONE.: ECM per i liberi professionisti: nota della Presidente

[Sandra Vannoni]

.: Pubblicità Psicologi. Una nota del Segretario dell’Ordine

[Maurizio Puccioni]

L’ANGOLO LEGISLATIVO.: Principali innovazioni sul piano degli adempimenti fiscali

introdotte dalla Legge 4 agosto 2006 n. 248 “Conversione in

legge del D.L. 4 luglio 2006 n. 223 (c.d. decreto Bersani)”

[A cura del Dott. A. Andrei]

ATTIVITA’ ORDINISTICHE

IL CONSIGLIO INFORMA

COMMISSIONI CONSILIARI

INIZIATIVE

CORRISPONDENZA PROVINCIALE

COMMISSIONI REGIONALI

FINESTRA NAZIONALE.: Cosa sta succedendo all’ENPAP e alle nostre pensioni?

[Sandra Vannoni]

SPAZIO APERTO.: Psicologia Geriatrica. L’intervento dello psicologo nella cura della

persona anziana e dei suoi caregiver di riferimento

[Emanuela Bavazzano]

APPROFONDIMENTI.: Guida alla lettura critica di un articolo di ricerca in psicologia

[Camilla Paganucci & Christina Bachmann]

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ORDINE DEGLIPSICOLOGI DELLATOSCANAVia Panciatichi, 38/550127 Firenze

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Dal gennaio 2001 tutti i nuovi iscritti ricevonoil timbro e il tesserino dell’Ordine con lapropria intestazione. I “vecchi” iscritti chedesiderano ricevere il timbro intestato o iltesserino possono richiederli telefonando allasegreteria o inviando un messaggioall’indirizzo [email protected]. Peril tesserino é necessario inviare due fotoformato tessera. La confezione e la spedizionedel timbro e la sua spedizione sono gratuiti.

PER AVERE UN CERTIFICATO DIISCRIZIONE ALL’ORDINE

...................................

Il certificato di iscrizione all’Ordine degliPsicologi della Toscana include anchel’eventuale annotazione relativa all’eserciziodell’attività psicoterapeutica.

A partire dal novembre 2000 il rilascio deicertificati di iscrizione non comporta più ilpagamento dei diritti di segreteria.

I certificati vengono rilasciati immediatamenteagli iscritti che ne facciano richiesta pressola segreteria, durante gli orari di apertura epossono essere richiesti per telefono; inquesto caso i certificati verranno spediti aldomicilio dell’iscritto a mezzo posta ordinaria,sempre gratuitamente.

CAMBIAMENTI DI RESIDENZA...................................

E’ necessario informare l’Ordine di eventualicambiamenti di residenza. A tale scopo èpossibile :- inviare un certificato di residenza in cartalibera;

oppure- fare una dichiarazione in carta libera.La dichiarazione può essere sottoscritta pressogli uffici dell’Ordine, durante gli orari diapertura oppure può essere spedita conraccomandata. In questo caso, è necessarioallegare alla documentazione la fotocopia(fronte-retro) di un documento di identitàvalido.

CANCELLAZIONI...................................

Gli iscritti che desiderino ottenere lacancellazione dall’Ordine degli Psicologi dellaToscana devono:- essere in regola con il pagamento delle tasseannue di iscrizione;

Psicologia ToscanaOrgano Ufficiale dell’Ordinedegli Psicologi della Toscana

Periodico

Registrazione Tribunale di Firenzen. 4508 del 21 novembre 1995

Direttore:Sandra Vannoni

Direttore Responsabile:Maurizio Puccioni

Comitato di Redazione:Natalia KamushkinaMaurizio Mattei (responsabile)Maurizio MordiniRossella OrfeiMaurizio PuccioniCristiano Rocchi

Redazione:Edi FarnetaniTania FioriniGabriele MelliAngela MannaClaudio PorciattiDenni RomoliOmero SacchettiSilvio Silvestri

Segreteria di redazione:Adriana Andalò

Stampa:N.G.F. Italia

Abbonamenti:Abbonamento gratuito pergli iscritti all’Ordine degliPsicologi della Toscana

- presentare all’Ordine una domanda dicancellazione in carta libera. La domandapuò essere sottoscritta presso gli ufficidell’Ordine negli orari di apertura oppurepuò essere spedita con raccomandata. Inquesto caso, è necessario allegare alladomanda la fotocopia (fronte e retro) di undocumento di identità valido. Se la domandadi cancellazione viene presentata entro il 31dicembre, l ’ iscrit to è esoneratodalpagamento della tassa di iscrizione per l’annosuccessivo (fa fede il timbro postale). Oltretale data la tassa è interamente dovuta. Gliiscritti cancellati in seguito a domandapossono reiscriversi in qualunque momentoripresentando domanda di iscrizione in bollocon firma autenticata.

TRASFERIMENTI...................................

Il trasferimento da un Ordine regionale oprovinciale ad altro Ordine regionale oprovinciale è possibile qualora il richiedente:- sia in regola con i pagamenti delle tasse diiscrizione all’Ordine, compresa quellariferita all’anno in corso- non siano in atto o in istruttoriaprocedimenti giudiziari disciplinari,amministrativi o deliberativi che loriguardino- abbia trasferito la propria residenza in uncomune del territorio di competenza di altroConsiglio oppure vi abbia collocato il propriodomicilio per motivi di lavoro.Per ottenere il trasferimento, l’iscritto devepresentare una domanda in carta dal bolloall’Ordine di appartenenza in cui dichiarile proprie generalità, i motivi deltrasferimento e la sede dell’Ordine pressocui intende trasferirsi. Allegare alla domandala ricevuta di un versamento di 25,82 €

intestato all’Ordine degli Psicologi dellaToscana, via Panciatichi 38/5 Firenze sulconto corrente n. 16563504, causale: tassatrasferimento.

PREVIDENZAL’ENPAP ha sede in Roma, in via A.Cesalpino, 1 - 00161 Roma.

Numero Verde 848780503Telefono 06 9774861Fax 06 97748651web: http://www.enpap.it

Per tutte le informazioni di carattereprevidenziale,è opportuno rivolgersi

direttamente all’ENPAP.ENTE NAZIONALE DI PREVIDENZAE ASSISTENZA PER GLI PSICOLOGI

NORME REDAZIONALI ‘PSICOLOGIA TOSCANA’I contributi devono essere inviati in formato RTF all’indirizzo [email protected] al contributo l’Autore è tenuto a indicare una o più frasi di presentazione delcontributo che verranno inserite a margine dello stesso.

I contenuti possono riguardare:• approfondimenti (teorici e/o scientifici) e discussioni su argomenti caldi e controversi

della professione utilizzando sia la forma dell’articolo che la formula dell’intervista;• contributi su problematiche di carattere professionale (politica, informazione, espe-

rienze, ...) a livello provinciale, regionale, nazionale ed europeo;• contributi su questioni di carattere legislativo (ricadute professionali di una legge,

legislazioni ragionate, ...);• recensioni di libri, bibliografie ragionate, report di convegni.

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Psicologia Toscana - Anno XII n. 2 - Dicembre 2006

[INDICE ANALITICO]

EDITORIALE DELLA PRESIDENTE “INSIEME VERSO IL CAMBIAMENTO”[Sandra Vannoni]

INTERVISTA A ....: Prof. Heiner Legewie

[a cura di Maurizio Mordini]

LA PROFESSIONE.: ECM per i liberi professionisti: nota della Presidente

[Sandra Vannoni].: Pubblicità Psicologi. Una nota del Segretario dell’Ordine

[Maurizio Puccioni]

L’ANGOLO LEGISLATIVO.: Principali innovazioni sul piano degli adempimenti fiscali introdotte dalla Legge 4 agosto 2006 n. 248 “Conversione in legge del D.L. 4 luglio 2006 n. 223 (c.d. decreto Bersani)”

[A cura del consulente per gli iscritti in materia fiscale - Dott. A. Andrei]

ATTIVITA’ ORDINISTICHE

IL CONSIGLIO INFORMA.: Delibera sull’insegnamento delle tecniche psicoterapeutiche (G-531).: Linee guida per orientare le offerte di disponibilità di collaborazione alle attività ordinistiche da parte degli iscritti.: Bilancio Preventivo 2007: relazione programmatica del Presidente.: Bilancio Preventivo 2007: relazione del Tesoriere.: Bilancio Preventivo 2007: nota del Revisore dei Conti.: Organigramma delle attività ordinistiche

COMMISSIONI CONSILIARI.: Qualità e innovazione dell’intervento psicologico - Relazione sulle attività svolte nel periodo marzo-ottobre 2006.: Psicologia per la scuola - Relazione primo trimestre

INIZIATIVE.: I sabati per i neoiscritti: calendario incontri dicembre 2006 – marzo 2007.: Gruppi di Lavoro: ‘Gruppo Psicologia del Lavoro’

CORRISPONDENZA PROVINCIALE

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COMMISSIONI REGIONALI.: Commissione Formazione Sanitaria - Relazione sui lavori del periodo maggio-luglio 2006.: Commissione Formazione Sanitaria - Gruppo di lavoro sui profili di competenze - Relazione sui lavori del periodo maggio - luglio 2006: Commissione Lotta al dolore - Resoconto dell’attività del periodo aprile - ottobre 2006

FINESTRA NAZIONALE.: Cosa sta succedendo all’ENPAP e alle nostre pensioni?

[Sandra Vannoni]

SPAZIO APERTO.: Psicologia Geriatrica. L’intervento dello psicologo nella cura della persona anziana e dei suoi caregiver di riferimento

[Emanuela Bavazzano]

APPROFONDIMENTI.: Guida alla lettura critica di un articolo di ricerca in psicologia

[Camilla Paganucci & Christina Bachmann]

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LEEDITORIALE

❖ Cari colleghi siamo alla seconda uscita del-la nuova rivista degli Psicologi della Tosca-na. Vorrei riuscire a rendervi partecipi del mo-vimento/cambiamento che stiamo cercandodi avviare e che, mi pare, stia cominciando aprendere forma.Il primo momento occupato dalla compren-sione ed organizzazione delle attività dell’Or-dine, ma anche dallo smaltimento delle atti-vità ordinarie accumulatesi nel periodo di tran-sizione, tra fine del vecchio mandato e primimesi del nuovo, si sta avviando ad una mes-sa a regime e ci stiamo focalizzando sugliambiziosi obiettivi relativi allo sviluppo e tu-tela della nostra professione e alpotenziamento dei servizi per gli iscritti.Si tratta di un lavoro enorme che potrà avereun successo compiuto soltanto se riusciremoa coinvolgere il maggior numero possibile dicolleghi nella sfida di promuovere uno svi-luppo partecipato della comunità professio-nale degli psicologi toscani.In questo senso un grazie soprattutto ai nu-merosi colleghi che già stanno iniziando araccogliere questa sfida con l’offerta del loroprezioso contributo alle attività ordinistiche.Ne trovate tracce significative in questo stes-so numero della Rivista, in particolare nel-l’Organigramma delle attività dell’Ordine conil quale offriamo a voi tutti il quadro com-plessivo delle responsabilità e degli impegniconcreti che stiamo portando avanti. Comin-ciano così a prendere forma alcune delle ideee progetti che fanno parte della nostra pro-grammazione quadriennale.Una piccola nota su un principio, tracce delquale ritroverete nella mia relazioneprogrammatica al Bilancio 2007: io credo chel’Ordine potrà avere uno sviluppo ed una fun-zione fondamentale per la categoria tutta, inun momento in cui tra l’altro si profilano gros-se riforme istituzionali per la libera profes-sione (ve ne darò notizia più dettagliata alprossimo numero, ancora ci sono troppi in-terrogativi rispetto al progetto di delega al

EDITORIALE DELLA PRESIDENTE“INSIEME VERSO IL CAMBIAMENTO”

governo presentato dall’Onorevole Mastella),solo se riuscirà a diventare uno spazio istitu-zionale che garantisca la qualità e l’utilità dellanostra professione per il cittadino, non per“diritto divino” ma perché riusciamo a darneeffettivo conto attraverso la valorizzazione diidee, pensieri, progetti, sperimentazioni.Per far questo, come dicevo all’inizio, è ne-cessaria una sinergia fra tutte le “parti dellaprofessione”, è necessario il contributo fattivodi tutti i colleghi, ma è anche indispensabileun contributo attivo di tutti i membri del con-siglio.In quest’ottica va quindi ripensato il ruoloistituzionale dei consiglieri che non può es-sere limitato alla presenza in consiglio. Ruo-lo importante e necessario sul piano dellarappresentanza, indispensabile per arrivarea determinazioni, ma, da solo, poco rilevan-te per realizzare gli obiettivi che ci siamoposti. E’ quindi per dare sostanza a questoprincipio che, in fase di Bilancio Preventivo2007, si è proposto che non venisse alzato ilgettone di presenza per i consiglieri alle se-dute di consiglio (minima attività istituziona-le per chi si è candidato a rappresentarci) eche invece venisse destinata una cifra perattribuire dei gettoni di presenza, quale rico-noscimento - seppur minimo - per le attivitàdi quei consiglieri che dedicano ore ed oredi lavoro quali referenti di commissioni, diprogetti, di attività istituzionali.

Sul piano dei servizi e dei rapporticon gli iscrittiSono stati riattivati i “Sabati per gli iscritti”che oltre ad essere un’occasione di conoscen-za su particolari tematiche sono anche mo-mento di incontro e scambio fra colleghi cheoperano in uno stesso settore.E’ quasi conclusa la ricerca sui neoiscritti,circa 300 giovani colleghi hanno risposto allanostra richiesta di conoscere le loroproblematiche per attuare in modo miratogli interventi utili a supportarne l’ingresso

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nella professione.La ristrutturazione della sede sì è conclu-sa e la stiamo già utilizzando per gli incontridel sabato, per le riunioni delle commissionie dei gruppi di lavoro, ci auguriamo quantoprima di potervi organizzare un momento diinaugurazione/incontro con gli iscritti.

Sull’informazioneLe iscrizioni alla newsletter continuano adarrivare; ci pare uno strumento agevole e sen-za costi che permette un contatto frequente.Auspichiamo di raggiungere un sempre mag-giore numero di colleghi, non per sostituireil bollettino che offre un’informazione più ar-ticolata, quanto per potervi fornire notiziespicciole, urgenze, quasi in tempo reale.Cogliendo quale stimolo la necessità di ri-strutturare il sito dell’Ordine poiché dall’an-no nuovo, per norma, dovrà essere agibileanche ai non vedenti, stiamo cercando dicostruire un nuovo sito ancora più fruibiledai colleghi. L’occasione ci permette diripensarlo in modo da rendere sempre piùaccessibile e trasparente la comunicazione eal tempo stesso riflettere sui modi in cui ren-dere trasmissibili in modo chiaro le attivitàcompiute come quelle in cantiere.Spesso i colleghi sollecitano iniziative ed azio-ni, senza sapere che c’è già in preparazionequalcosa su quel tema, poiché le informazio-ni vengono diffuse ad iniziative concluse: cipiacerebbe invece dare spazio anche, stepby step, a quelle iniziative che sono in corsodi definizione, in corso di attuazione etc.

Sul fronte dello sviluppodella professioneSta andando avanti un lavoro di esplorazio-ne e definizione di contesti nei quali la no-stra professione possa offrire apporti signifi-cativi e innovativi.L’obiettivo è quello di avviare progetti pilotache vedano il coinvolgimento degli psicologitoscani a partire dalla cornice istituzionaleordinistica. Al momento è stato avviato, daparte della Commissione Qualità e Innova-zione dell’Intervento Psicologico, un contat-to con alcuni Medici di Medicina Generale(MMG) per arrivare a presentare un proget-to di sperimentazione di forme di lavorointegrato psicologi-MMG, del quale trova-te maggiori dettagli sulla relazione del consi-gliere Maurizio Mordini sui lavori della Com-missione.Sono stati ripresi i contatti con il prof.

Renzo Carli per la realizzazione delle fasi diricerca-azione successive a quella che ha por-tato all’analisi dell’immagine dello psicologopresso la popolazione toscana.C’è l’obiettivo di arrivare a fornire strumentidi supporto agli psicologi toscani rispetto allacostruzione di progetti di intervento orientatialla domanda proveniente dal mercato.Personalmente sto concordando la siglaturadi un accordo di partnership con il Comi-tato Pari Opportunità Toscana del Grup-po Ferrovie dello Stato S.p.A. ai fini dellapresentazione di un progetto sulleproblematiche del mobbing al Ministero delLavoro e della Previdenza Sociale.Al momento di andare in stampa ancora nonsappiamo l’esito delle consultazioni con le di-rigenze aziendali che dovranno dare l’ok de-finitivo al progetto.Infine, stiamo cercando di aprirci delle vieper ampliare le risorse finanziare necessarieper promuovere e supportare le nostre attivi-tà di sviluppo della professione psicologica.A questo scopo stiamo verificando la possibi-lità di accedere anche ai finanziamenti of-ferti dai bandi comunitari, nazionali e re-gionali.Se ciò risulterà possibile attiveremo un grup-po di lavoro/progetto che abbia come obiet-tivo il monitoraggio costante di tali possibili-tà.

Sul fronte della tutelaLa tutela della nostra professione è un temache ci sta particolarmente a cuore e, pur nel-le difficoltà determinate da una leggeordinistica, la 56/89, che offre pochi elementidi riserva delle nostre competenze, stiamocercando di costruire, passo passo, una seriedi documenti e atti che possano smuovere lostallo normativo in cui ci troviamo.Intanto stiamo segnalando alle procure, si-stematicamente, tutti quei casi che possonoconfigurare un abuso della nostra professio-ne da parte di non psicologi.Abbiamo deliberato un progetto per la co-struzione di un Osservatorio sulla giuri-sprudenza a tutela della nostra professio-ne dove raccoglieremo tutte le sentenze e nestudieremo elementi di forza e criticità, al finedi coprire quei vuoti di conoscenza sulle no-stre competenze che spesso portano a sen-tenze negative. (Progetto pubblicato sul sitoa La professione/Tutela).Ci siamo attivati contro l’apertura di un corsodi laurea in Scienze e Tecniche di Psicologia

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LEdella Salute presso la Facoltà di Medicina diPisa, rappresentando le nostre posizioni inuna lettera inviata alle massime autorità sutale questione ed abbiamo denunciato lamedesima Facoltà all’antitrust per pub-blicità ingannevole. (La documentazione èreperibile sul nostro sito sempre a La profes-sione/Tutela).Abbiamo appena fatto ricorso al Tar con-tro l’apertura di una Corso di perfezio-namento in “Psicoterapia delle disabilità”organizzato alla Facoltà di Medicina e Chi-rurgia di Firenze, perché aperto ad operatoridiversi da psicologi e medici.(Anche questolo trovate sul sito a La professione/Tutela).Sul fronte della trasmissione delle tecnichepsicoterapeutiche siamo giunti a delle de-terminazioni precise, con la delibera G-531che trovate pubblicata in questo numero, alfine di garantire non solo i discenti che po-trebbero essere istigati anche involontaria-mente all’esercizio abusivo della psicotera-pia, ma soprattutto l’utenza che questo Ordi-ne è istituzionalmente chiamato a tutelare.E’ in corso una ricerca di tipo conoscitivo sulTerzo settore, curata dalla commissione omo-nima coordinata dal consigliere Denni Romoli,i cui risultati auspichiamo potranno indiriz-zare azioni volte ad un maggiore riconosci-mento e tutela dei colleghi che operano inquesto ambito, ci pare, spesso, in situazionedi totale sfruttamento.

Sul piano dei rapporti interistituzionaliStiamo proponendo e organizzando la no-stra presenza in tutti i tavoli di confronto isti-tuzionale della Regione, dell’Università e de-gli Enti Locali.Sono stati avviati contatti con l’Assessora-to alle Riforme istituzionali della regio-ne Toscana per quanto attiene i progetti le-gati allo sviluppo ed al sostegno dei “giovaniliberi professionisti”.Si stanno avviando rapporti con le Societàdei consumatori, al fine di rappresentare lanostra professione e la qualità delle presta-zioni dello psicologo sul modello di buonaprassi professionale.Sono stati ripresi e curati i rapporti con l’As-sessorato alla Salute della Regione Tosca-na e siamo presenti in numerosi tavoli e com-missioni regionali in cui siamo stati per trop-po tempo assenti.Sono stati avviati rapporti con la Facoltà diPsicologia di Firenze per la definizione diProtocolli di Intesa per le attività di tiro-

cinio post laurea.Sono stati avviati rapporti con ProtezioneCivile per quanto riguarda il nostro contribu-to in merito alla gestione degli eventi cata-strofici, un primo incontro ha riguardato lazona della Valdera.Sono stati avviati rapporti con l’Ufficio Re-gionale scolastico che hanno portato allasiglatura di un Protocollo di Intesa per gliinterventi di Psicologia della Scuola, di cui ri-ferisce più precisamente in questo numero laconsigliera Tania Fiorini, referente per la Com-missione Psicologia per la Scuola.

Sul fronte dei rapporti tra iscrittiUn punto da sviluppare maggiormente, manon dimenticato, continua ad essere la possi-bilità di costruire una rete fra i colleghi dellevarie province. Esempio di ciò è la sezione diquesto bollettino creata a questo fine (corri-spondenza provinciale).Tale sezione continua a rimanere vuota perassenza di contributi.Non siamo però pessimisti; intanto un primocollegamento comincia ad essere stabilito at-traverso i referenti regionali, i membri dellecommissioni ordinistiche che non provengo-no più solo dalla provincia di Firenze bensìda diverse altre province.Come per tutto, ci vuole pazienza nel costru-ire passo passo, e speriamo quindi, di poteravere ben presto, da parte di voi colleghi,notizie ed articoli su quanto avviene nelle varieprovince.

Finestra NazionaleVi trovate un mio contributo sulla situazionedell’Enpap che sono andata a verificare per-sonalmente al recente convegno che ha fattoil punto sul suo andamento.Quanto prima organizzeremo un incontro To-scano con rappresentanti dell’Ente, aperto agliiscritti, così da poter avere informazioni diret-te e magari anche risposte ai quesiti che certeiniziative ci suscitano.

Per concludere un sentito ringraziamento alcollega Maurizio Mattei e alla redazione dellanostra rinnovata Rivista degli Psicologi Tosca-ni per l’eccellente lavoro che conferma il buonlivello espresso dal primo numero.

Un cordiale saluto a tutti voi e, visto il perio-do, auguri di buone festività.

Sandra Vannoni

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HEINER LEGEWIE*

A cura di Maurizio Mordini**

versità di Amburgo, al Dipartimento di Psico-logia dell’Università di Dusseldorf e all’Istitutodi Psichiatria Max Planck di Monaco. I suoicampi d’interesse erano l’epidemiologia psichia-trica, la neuropsicologia e la ricerca sulbiofeedback per il trattamentocomportamentale dei disturbi psicosomatici.Dal 1977, chiamato alla cattedra di psicologiaclinica della Technische Universitat di Berlino,ha sviluppato la sua attività di ricerca e didatti-ca nell’ambito della psicologia di comunità,della salute e del benessere urbano. A partireda questa prospettiva ha maturato uno specifi-co interesse per le metodologie di ricercaqualitativa e per il management della cono-scenza. Nei suoi progetti più recenti, focalizzatisui fattori psicologici implicati nello sviluppourbano e nella promozione della salute, haapplicato un modello dialogico di ricerca fa-cendo riferimento alla ‘Grounded Theory’. Nelladidattica ha sviluppato una pratica partecipativacon ampio uso del metodo della moderazionevisualizzata (Metaplan) per la conduzione deigruppi. Fra l’altro, ha avuto modo di lavorareinsieme ad uno dei fondatori dell’approcciodella Grounded Theory, il sociologo AnselmStrauss, ed ha coordinato il gruppo di lavoroche ha costruito ATLAS.ti, uno dei software piùimportanti e diffusi per l’analisi di datiqualitativi. A Berlino ha condotto innovativiinterventi di Psicologia di Comunità a suppor-to dello sviluppo urbano locale attraversometodologie partecipative. Dal 2002, dopo lanomina a Professore emerito, il suo lavoro diricerca e didattica ha luogo al Centro di Tec-

* Prof. Emerito di Psicologia Clinica** Consigliere dell’Ordine, Specialista in Psicologia Clinica

1 (“Otto: Sono io un barbone?”, pubblicato 1987 nel suo libro: Vita Quotidiana e Salute Mentalenel Quartiere).

“Un uomo che vuole la verità, diventascienziato; un uomo che vuol lasciarelibero gioco alla sua soggettività diven-ta magari scrittore; ma che cosa devefare un uomo che vuole qualcosa diintermedio fra i due?”

(da Robert Musil: L’uomo senza qualità)

Il prof. Heiner Legewie, emerito di PsicologiaClinica alla Technische Universitaet di Berlinoè uno dei maggiori esperti europei nel campodella ricerca-intervento qualitativa. Egli ha ini-ziato il suo percorso in questo campo con unlavoro su un quartiere urbano in stato di degra-do, nel 1980 a Berlino, effettuando fra l’altroun case study della vita di un Senza Dimora .

Alla fine degli anni ’90, ho condotto una ricer-ca etnografica, sui conflitti urbani nelle piazzedel centro storico di Firenze, che mi ha porta-to a stretto contatto con i Senza Dimora.

Ho conosciuto Heiner Legewie nella primave-ra del 2001. Stava effettuando una ricerca sul-l’impatto del turismo di massa sui centri storicidelle città d’arte. Una delle persone da lui con-tattate, un Senza Dimora, lo aveva informatoche c’era stato poco tempo prima un altro stu-dioso in giro per le piazze a fare domande...Inizia così il nostro rapporto di collaborazionee amicizia. Nato nel 1937 a Dorsten in Germa-nia, Heiner Legewie ha studiato medicina epsicologia a Tubinga ed Amburgo.Ha lavorato all’ospedale psichiatrico dell’Uni-

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nologia e Società della stessa Università di Ber-lino. Nel 2005 è stato Visiting Professor all’Uni-versità degli Studi di Palermo. Attualmente giraper l’Europa conducendo workshop sui temidella ricerca-intervento qualitativa ed èsupervisore nel “Master per Esperti in Mana-gement di Comunità - Progettazione parteci-pata e mediazione sociale in una societàeuromediterranea multietnica e globale” dellaFondazione Mediterraneo a Napoli. Con la col-laborazione della prof.ssa Caterina Arcidiaconodell’Università Federico II di Napoli e del sot-toscritto ha ideato la mostra-intervento, basa-ta sulla tecnica del fotodialogo, sul tema del-l’impatto del turismo nelle città d’arte che èstata presentata a Firenze, Napoli e Berlino .E’ per me un piacere sottoporgli alcune do-mande le cui risposte penso potranno offriresollecitazioni creative per i colleghi interessatiad ampliare spazi e campi di intervento per lopsicologo.

Puoi raccontare, per usare un concetto ate caro, la tua traiettoria professionale,il tuo passaggio dalla psicofisiologia allaricerca qualitativa?Dopo la mia laurea in psicologia e medicinaho lavorato per venti anni con metodipsicofisiologici, sperimentali e statistici comericercatore accademico nel campo della psi-chiatria e della psicologia. Nel 1980, dopo lamia nomina alla cattedra di psicologia clinicaalla Technische Universitaet di Berlino, sullaspinta dell’attività svolta in un punto d’incon-tro e di consultazione di quartiere che facevaparte del nostro programma di psicologia dicomunità alla Technische Universitaet, mi pro-posi di effettuare un’indagine sulla vita quoti-diana e il benessere mentale degli abitanti diun quartiere operaio in stato di degrado.

I cittadini residenti nel quartiere avrebberoreagito scuotendo la testa, se avessi presenta-to loro un questionario. Di conseguenza, peril mio progetto scelsi di ricorrere a un metodoetnografico basandomi su osservazioni parte-cipanti, un diario etnografico e interviste aper-te. Dopo aver richiesto un anno sabbatico, fi-nalizzato appunto a questa ricerca, mi trasferiiin un piccolo appartamento di un modestostabile d’epoca nel suddetto quartiere. Lì tra-scorsi le mie giornate parlando e conducendointerviste con la gente che incontravo per stra-da o nei bar, oppure recandomi direttamente

a casa loro. Contemporaneamente badavo atrascrivere in lunghi resoconti le mie osserva-zioni, a sbobinare e analizzare le interviste re-gistrate su nastro. Era un periodo interessan-tissimo di nuove esperienze che mi aprivanonuovi orizzonti, ma nello stesso tempo di iso-lamento accademico, perché la mia ricerca sulcampo era stata considerata un addio alla scien-za ‘seria’ dai miei colleghi del dipartimento dipsicologia. In etnografia, la conduzione dellaprima vera e propria ricerca sul campo assu-me la valenza di un rito d’iniziazione e, pervia del suo valore formativo, viene paragona-ta alla pratica dell’autoanalisi, alla quale devo-no sottoporsi gli aspiranti psicoterapeuti. Perquanto mi riguarda in effetti la ricerca nel quar-tiere ha avuto notevoli risvolti sia sul pianodella conoscenza di me stesso e del mio ruolodi psicologo di comunità che su quello dellaricerca e della didattica all’università e neiworkshop di aggiornamento. Oggi, dopo 25anni di esperienza nella ricerca-interventoqualitativa, sono convinto che il progressoscientifico nella psicologia di comunità dipen-derà da una combinazione consapevole dimetodi di ricerca qualitativa e quantitativa.

Puoi parlare dei vantaggi e delle oppor-tunità che offre allo psicologo la ricercaqualitativa rispetto a quella quantitativa?Per spiegarmi bene devo prima parlare dellarelazione tra realtà e teorie o modelli scientifi-ci della stessa realtà. La realtà sociale è com-plessa e pare spesso caotica. Compito del ri-cercatore è portare ordine in questa comples-sità, cioè costruire un modello di questa realtà.La concezione classica è quella secondo cui larealtà e il modello sono vincolate da una rela-zione bilaterale di somiglianza. Da tale rela-zione il costruttore del modello, il ricercatore,viene solitamente escluso e questo implica al-cune conseguenze per l’intera concezione. Unconcetto più complesso dell’elaborazione dimodelli si basa sul fatto che teorie o modellisono costruzioni, laddove è importante coin-volgere nell’osservazione anche il ricercatorecome costruttore del modello. Ne deriva cosìuna relazione trilaterale fra realtà, costruttoredel modello e modello/teoria. La ricerca con-cerne l’analisi della realtà. Dai dati dell’analisiil costruttore del modello sviluppa nel corsodi un processo di sintesi il modello o la teoriascientifica. La concezione del modello qui espo-sta può essere illustrata intuitivamente con

2 v. Arcidiacono, C.; Legewie, H.; Mordini, M. & Dienel, H.L. (2006): Centri storici nel vorticedella globalizzazione. Mostra fotografica presentata alla V Conferenza Europea per la Psico-logia di Comunità (Berlino, 2004) Presentazione internet in preparazione su http://psydok.sulb.uni-saarland.de/volltexte/2006/757

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l’esempio della relazione tra una città e il “mo-dello” di questa città nella forma di una map-pa della città. Una città è complessa, densa dielementi, caotica, una mappa della città do-vrebbe invece contraddistinguersi per la suachiarezza. L’esempio mostra la semplificazio-ne intrapresa mediante la costruzione del mo-dello. Il tipo di mappa della città, il tipo dielaborazione del modello è dipendente dalloscopo che ci si propone. Una mappa per au-tomobilisti si distingue notevolmente dalleschematiche mappe dei mezzi del trasportopubblico: la costruzione del modello alloradipende dal suo scopo.

Il costruttore e il fruitore del modello procedo-no nella “stessa strada in direzioni opposte”: ilcostruttore analizza la realtà per costruirne ilmodello – il fruitore analizza il modello per poteroperare mediante il suo aiuto orientandosimeglio nella complessità della realtà. Allo sco-po al fruitore occorrono ovviamente sempreanche alcune conoscenze della realtà: per esem-pio, nel caso dell’utilizzo di una mappa di unacittà devi conoscere il punto in cui ti trovi.

Quali sono le conseguenzeepistemologiche di questa visione deirapporti tra modelli teorici e realtà?Per prima cosa, non è adeguato parlare dellacorrettezza di un modello o della verità di unateoria. È invece adeguato un criterio pragmaticodi verità per la valutazione della qualità di unmodello o di una teoria: in che misura il mo-dello è adoperabile per gli ipotetici fruitori oin che misura è utile per la soluzione dei loro“problemi di orientamento” nell’ambito dellarealtà a cui il modello si riferisce? Così ci sonoindicazioni differenti per l’uso di metodiquantitativi (cioè quando interessa la frequen-za di un fenomeno) e di metodi qualitativi(quando interessano il caso singolare, la sog-gettività, strutture d’identità e di conflitti etc.).Ne consegue che nelle scienze sociali ilparadigma quantitativo delle scienze della na-tura e il paradigma dialogico qualitativo nonsi escludono anzi si completano vicendevol-mente. Prendiamo l’esempio delle ricerchesugli incidenti stradali. Servono delle statisti-che sui punti dove frequentemente accadonoincidenti (quantitativo), ma nello stesso tem-po sono necessarie delle analisi dei singoliincidenti o quasi-incidenti con attenzione siaai fattori tecnici della macchine che psicologi-ci degli autisti coinvolti (qualitativo). In que-sto senso fra l’impostazione della ricercaquantitativa e quella della ricerca qualitativanon sussiste un’opposizione fondamentale; sitratta piuttosto di una distinzione pragmatica

fra due approcci metodologici, che si comple-tano a vicenda se usati in maniera intelligente.

Secondo punto, la soggettività del ricercatorecon i suoi scopi, i suoi interessi e i suoi valoriè costitutiva per il modello o la teoria scienti-fica. Non può essere semplicemente ignoratacome succede nella cosiddetta ricerca obietti-va. Nella ricerca qualitativa il ricercatore - selavora lege artis - è obbligato a riflettere sullapropria soggettività e a renderla palese, affin-ché di essa possa tener conto il fruitore dellaricerca. In contraddizione con la sua presuntaobiettività, nella ricerca quantitativa non esistequesta cultura dell’autorifessione.

Quindi, tornando alle questionimetodologiche, cosa possiamo diresui diversi approcci della ricercaqualitativa e quantitativa?Nella ricerca qualitativa, in opposizione a quellaquantitativa non si lavora con dati numerici,ma per lo più con dati verbali ed espressivi.Gli approcci fondamentali della ricercaqualitativa sono l’osservazione ed il colloquio.Mentre la ricerca quantitativa ubbidisce alparadigma della misura, in quella qualitativac’è il paradigma della comunicazione. Tipicimetodi qualitativi di rilevamento sono la ricer-ca etnografica sul campo, diverse forme d’in-tervista, i metodi della discussione di gruppoe i metodi dell’analisi di documenti linguisticie visivi. I metodi qualitativi sono particolar-mente adatti per la descrizione e l’analisi det-tagliata di fenomeni soggettivi, di complesseinterazioni psichiche e sociali e di complessiprocessi di gruppo, inclusi conflitti e processidecisionali di tipo organizzativo e politico.Secondo un criterio pragmatico non c’è dub-bio che, per es. nel caso di conflitti matrimo-niali o etnici, osservazione e colloquio porte-ranno una conoscenza più profonda e utileper la soluzione dei problemi che questionarie statistiche.

Il dilemma della psicologia accademica, tra ri-gore scientifico e rilevanza delle sue conoscen-ze, mi sembra nato da un complesso d’inferio-rità ipercompensato attraverso l’utilizzo dimetodiche tipiche delle scienze naturali. Al-l’università tecnica, paradossalmente, ho tro-vato che gli ingegneri accettavano facilmente imiei metodi qualitativi mentre i miei colleghipsicologi li criticavano per non essere scienti-fici. Però si deve accettare che i metodiqualitativi in un certo modo sono molto piùesigenti - non si applicano in modo piano elineare come ricette di cucina o come accadenella factor analysis, perché serve non solo lo

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sviluppo di competenze comunicative ma an-che esperienza, creatività e intuizione control-lata. In particolare l‘analisi di dati qualitativinon è solo una tecnica, ma un’arte nel sensoantico cioè una combinazione di competenzae creatività.

Riguardo al tema dell’analisi dei dati conmetodologie qualitative tu hai offerto allacomunità scientifica un contributo rilevan-te nello sviluppo di alcune tecniche di sup-porto al lavoro ma prima di parlarne vor-rei che tu delineassi la prospettiva nellaquale si è collocato questo tuo apporto,sto parlando ovviamente della GroundedTheory…La Grounded Theory non è, come forse il nomelascia presumere, una teoria, ma uno stile diricerca e una strategia, per “scoprire” una teo-ria sulla base di dati empirici, perlopiù di tipoqualitativo. Si potrebbe dunque parlare di unametodologia per lo sviluppo di teorie fondatesu dati (grounded theory). Non si tratta di unmetodo singolo bensì di uno stile di ricercafondato epistemologicamente sull’ermeneutica.Venne sviluppata all’inizio degli anni Sessantadel secolo scorso dai sociologi americaniBarney Glaser e Anselm Strauss, nell’ambitodi studi di sociologia della medicina. AnselmStrauss proveniva dal campo di ricercasociologico della Scuola di Chicago, dalla tra-dizione del pragmatismo e dell’interazionismosimbolico. Il suo assistente Barney Glaser pro-veniva, come allievo di Paul Lazarsfeld, da unatradizione di ricerca empirico-quantitativa.Il fondamento teorico della Grounded Theoryè l’interazionismo simbolico. Tale origine siriflette nell’assunzione basilare secondo cui alcentro della ricerca sociale si trovano l’agireumano e le interazioni umane e secondo cuil’agire e l’interazione non sono determinati dastimoli ambientali fisici, ma dalle nostre inter-pretazioni mediate simbolicamente.Anselm Strauss perfezionò la metodologia innumerosi ulteriori progetti di sociologia dellavoro e di sociologia della medicina. Nel frat-tempo la Grounded Theory è diventata a livel-lo mondiale una delle metodologie più diffu-se della ricerca qualitativa, ed ha dato buonaprova di sé sia nella ricerca fondamentale chein quella pratica.

Secondo la concezione della teoria tradiziona-le della scienza, come sostiene ad esempio ilrazionalismo critico di Popper la “scoperta”delle teorie non è parte della ricerca, ma di-pende dalla fantasia creativa del ricercatore.La ricerca scientifica è invece esclusivamenteresponsabile della verifica di teorie già sussi-

stenti. La Grounded Theory esibisce invece unastrategia sistematica o un’euristica, con il cuiaiuto possono essere sviluppati concetti teori-ci a partire da “dati grezzi”. Mentre nella veri-fica di teorie è centrale la modalità di inferen-za logica della deduzione (inferenza dal gene-rale [la teoria] al particolare [le ipotesi relativea dati]), la Grounded Theory richiede un con-tinuo scambio tra induzione (dal particolare [idati] al generale [i concetti teorici]), abduzione(inferenza ipotetica dal caso singolo a concettidi nuovo tipo) e deduzione (verifica dei con-cetti sviluppati in base a nuovi dati).

Come nasce in questo contesto l’idea disviluppare un software per il supportoall’analisi di dati qualitativi?L’idea di sviluppare un software specificamenteconcepito per il supporto all’analisi di datiqualitativi mi è venuta dopo una ricercaqualitativa su come la gente a Berlino si eraconfrontata con il tema della radioattività dopoil disastro di Cernobyl. Avevamo una serie di80 interviste lunghissime e la sensazione diaffogare nei testi era forte durante il lavoro.Allora contattai dei colleghi linguisti e infor-matici che si entusiasmarono all’idea di lavo-rare ad un progetto di sviluppo di un nuovotipo di software supportivo al “lavoroermeneutico” cioè all’analisi e interpretazionedi testi come interviste, resoconti, trascrizionidi discussioni in gruppo. La nostra filosofia,fin dall’inizio, non era sviluppare uno strumen-to per l’analisi automatica dei testi bensì unostrumento in grado di aiutare il lavoro di uncompetente interprete umano. Un software nonpuò certo sottrarre al ricercatore il lavoro cre-ativo della comprensione del senso e dell’in-terpretazione testuale, ma può costituire uninestimabile aiuto nella documentazione enell’immagazzinamento di codificazioni, nel-l’ordinamento dei dati e nella visualizzazionedi strutture analitiche.Il nostro gruppo interdisciplinare, dal 1990 al1994, è riuscito a sviluppare il prototipo diATLAS.ti. Thomas Muhr, un mio studente chedopo la psicologia aveva studiato anche l’in-formatica, è stato il programmatore del proto-tipo. Dopo la fine del progetto ha ancora la-vorato un paio di anni con passione per farneun prodotto commerciale, che adesso, con laversione ATLAS.ti 5 è diventato uno dei piùdiffusi software per l’analisi dei dati qualitativi.

Puoi accennare a come si lavoracon ATLAS.ti?All’inizio del lavoro con ATLAS.ti tutti i datisignificativi per un progetto (interviste o altri

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testi registrati su supporto elettronico, ma an-che materiale figurativo e multimediale) ven-gono raccolti in un’ ‘unità ermeneutica’ (UE).La UE corrisponde a uno schedario elettroni-co, che contiene tutte le codificazioni dei te-sti, delle relazioni e dei commenti prodottedal ricercatore nel corso dell’analisi dei datinella forma di una iperstruttura, una “mappacognitiva“ o modello del progetto elaborato.Al livello dei documenti primari (livello testua-le) vengono evidenziati frammenti di testi o diimmagini che vengono poi dotati di un codi-ce o di commenti. La codificazione avviene osulla base di atti interpretativi da parte del ri-cercatore o in parte in maniera automatica (ri-cerca di parole o di combinazione di parolenel testo). Al livello concettuale sono a disposi-zione strumenti molto efficaci, per connettere icodici (parole-chiave, concetti), per nominarele relazioni prodotte e per visualizzare le reticoncettuali o i modelli. I modelli così prodottipermettono alla bisogna di ricorrere ai passag-gi testuali che stanno alla base dei concetti com-plessivi e astratti e per confrontarli nel lorocontesto. Codici, relazioni e modelli permetto-no l’applicazione di complesse operazioni diricerca con l’aiuto di uno strumento di ricerca.La UE protocolla tutti i passaggi di interpreta-zione con riferimento temporale e autore. Intal modo si viene in aiuto anche al lavoro diteam, in cui cooperano più ricercatori.

Il lavoro con ATLAS.ti contribuisce non da ul-timo in maniera considerevole anche alla cre-scita della qualità nel rapporto con datiqualitativi, perché documenta, e rende dun-que ricostruibile, l’intero processo dellacodificazione e della produzione di relazionitra unità di senso.

Dalla prospettiva di un appartenente almondo accademico che però si confrontacostantemente con la realtà dei problemidella collettività, quali reputi essere lecaratteristiche specifiche dellaprofessione di psicologo?Il denominatore comune delle competenzeprofessionali di uno psicologo potrebbe esse-re la definizione dello psicologo come espertodella convivenza umana. A questo psicologovengono richieste competenze professionaliper la contestualizzazione dei problemipsicosociali, competenze cioè che lo mettanoin grado di intervenire collegando il propriosetting al contesto nel quale il fenomeno èmaturato e si è manifestato. Questa compe-tenza è la base della comprensione e dellarisoluzione dei problemi negli individui, neigruppi di lavoro, nelle classi scolastiche, nelle

aziende, nel vicinato, nei quartieri e nei comu-ni, fino a unità più ampie come lo stato e lacollettività dei popoli.E infatti, esistono gli approcci teorico-tecnicidi una psicologia per la convivenza umana!Si tratta degli strumenti per la diagnosi e l’in-tervento psicosociale, sviluppati dalla psicolo-gia sociale, delle organizzazioni e clinica e dallapsicologia di comunità. Abbiamo lemetodologie ed i concetti per la formazione el’aggiornamento di esperti per la convivenzaumana ma purtroppo questi approcci non sonopopolari nelle torri d’avorio della psicologiaaccademica…

Quale la differenza con l’intervento di unsociologo o di un urbanista, ad esempionel campo della partecipazione dellepersone alle decisioni che riguardanola collettività?Prendiamo ad esempio il lavoro nel manage-ment di quartieri in degrado. Si lavora con grup-pi di abitanti multietnici, spesso senza lavoro,emarginati e demoralizzati. In questi casi biso-gna stimolare la partecipazione el’empowerment degli abitanti e guidare pro-cessi di gruppo, mediare conflitti sociali, con-durre processi di ricerca-intervento. Un urba-nista o un sociologo, dato che attualmentepossiedono la legittimazione sociale ad inter-venire in tali ambiti, potrebbero imparare que-ste abilità attraverso la pratica. Ma l’urbanisticao la sociologia come scienze non possono of-frire nessuna teoria e nessun metodo sistema-tico per l’affinamento di queste competenzecomunicative e relazionali; a differenza di que-ste discipline, la psicologia sociale, la psicolo-gia delle organizzazioni, clinica e di comunitàci offrono modelli scientifici e curricoli per lacostruzione delle competenze necessarie pergestire processi di gruppo, per stimolare lapartecipazione degli abitanti, per mediare traconflitti di gruppi diversi e così via.

Non si corre il rischio di considerare lapsicologia come una sorta di panacea?Tutt’altro! Non è assolutamente mia intenzioneprestare la parola ad una psicologizzazione deiproblemi socioeconomici. Le nostre esperien-ze a Berlino fanno vedere che non bastanocertamente le sole competenze tradizionali diuno psicologo. Nel management dei quartieriin degrado sono necessarie conoscenze e com-petenze nei campi della politica, dell’urbani-stica, dell’economia, del marketing e delfundraising, dell’amministrazione comunale edel diritto sociale e lavorativo. I problemipsicosociali richiedono approcci ed équipe

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interdisciplinari. Per gli psicologi questo signi-fica una competenza in più del solito, cioèquella del teamwork interdisciplinare.

Rimanendo sul tema della professione,quali vedi come i campi più promettentiper il lavoro dello psicologo in Germania?Ma di che tipo di psicologia parliamo? Almenoin Germania, la psicologia è orientata in modounilaterale verso modelli improntati alle scienzenaturali. Gli orientamenti metodologici sonofondati sulla statistica, la psicometria e gli espe-rimenti di laboratorio. Temi incalzanti quali letrasformazioni economiche e culturali legatealla globalizzazione, le nuove povertà, la crisiecologica, i conflitti culturali, ilfondamentalismo e il terrorismo, la perditad’identità e di senso, non vengono quasi presiin considerazione, sia nella formazione chenella ricerca, dalla psicologia accademica. Sitratta di problemi che richiedono competenzee conoscenze completamente diverse agli psi-cologi che vogliono confrontarsi con essi.Adesso con la diversificazione della psicolo-gia nei nuovi curricoli formativi bachelor –master c’è la tendenza nelle università a fareuna psicologia ancora più “scientifica”, il chein pratica vuol dire allontanarla sempre piùdalle sfide sociali. Però c’è la speranza cheparallelamente nelle ‘università di scienza ap-plicata’ (Fachhochschule), non so se esistanoda voi, verranno stabiliti nuovi curricoli orien-tati ad una psicologia pratica, specializzati neicampi della salute, della formazione, dell’ur-banistica etc. Ma questa sarebbe la fine del-l’unità della disciplina psicologica e un grandisagio per la ricerca!Per parlare dei campi più promettenti, vogliopartire dalla considerazione che in quasi tuttele sfere della società c’è un gran bisogno diquelle competenze per la convivenza umanadi cui ho già parlato. Ritengo che questo biso-gno non potrà essere soddisfatto esclusivamen-te dagli psicologi che anzi dovrebbero investi-re sulla strutturazione sistematica delle com-petenze in questione nelle altre professioni.Per la professione di psicologo questo signifi-cherebbe che una gran parte del suo lavorosarebbe la formazione, l’aggiornamento e lasupervisione di medici, infermieri, operatorisociali, pedagogisti, urbanisti, sportivi, ammi-nistratori, politici e così via. Un altro campocon grandi potenzialità di sviluppo è la ricercaqualitativa, la ricerca intervento partecipata –e nello stesso tempo l’aggiornamento e lasupervisione di progetti di questo genere. In-fine certo rimangono sempre la psicologia cli-nica con la psicoterapia, la psicologia delleorganizzazioni e di comunità.Nel complesso considero una strategia promet-

tente investire nello sviluppo istituzionale eculturale di una psicologia scientificamentefondata ma orientata all’intervento sui proble-mi cruciali della società.

Per concludere una domanda sul tuorapporto con l’Italia: com’è avvenutoil tuo incontro con Firenze?Da ragazzo mi sono innamorato della linguaitaliana. Siccome non veniva insegnata a scuola,ogni giorno andavo in una gelateria italianaper chiacchierare un’oretta – il gelataio era unprofessore straordinario. Poi, all’età di 15 anni,ho viaggiato per l’Italia in autostop. La primanotte a Firenze l’ho passato all’Albergo Popo-lare in Via della Chiesa. A quei tempi si paga-vano 20 lire per la notte e si stava in un dormi-torio con una trentina di senza dimora. Il dor-mitorio era illuminato da una luce di sicurezzae per tutta la notte una guardia notturna face-va la ronda con la pistola nella fondina. (Èproprio singolare che anche la nostra amiciziasia stata mediata da un senza dimora!)Firenze, la città di Leonardo e Michelangelo,per me che facevo lo scultore dilettante, era ilculmine del mio viaggio. Mi ricordo in parti-colare la Pietà di Michelangelo, l’aura cheemanava nel Duomo – e la mia profonda de-lusione quando, anni più tardi, tornai trovan-do la Pietà collocata in un museo. Ma dai, leemozioni prendono il sopravvento se si parladella Firenze degli anni ‘50.

Parliamo allora della Firenze d’oggi:quale era la motivazione che ti haportato al lavoro di ricercache hai fatto nel 2001?Prima della nomina a professore emerito, conil mio ultimo anno sabbatico di ricerca, hovoluto realizzare uno dei miei sogni della vita.Volevo eseguire una ricerca etnografica chenello stesso tempo mi desse l’opportunità diconoscere Firenze dall’interno e di offrire uncontributo sia pur minimo ai problemi urgentidella città. L’idea era quella di fare una ricercasulla qualità della vita urbana nel centro stori-co sottoposto alla pressione del turismo dimassa. Il Dipartimento di Psicologia dell’Uni-versità degli Studi di Firenze mi ha generosa-mente ospitato e mi ha offerto la possibilità dilavorare insieme con 15 studenti in un semina-rio di pratica guidata per condurre la ricercasul campo e le interviste aperte con gli abitanti.

Quale immagine della città è emersadal tuo lavoro?Attraverso la ricerca sul campo, per me è statauna grande esperienza sia professionale che

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personale discutere i problemi urbani e l’iden-tità precaria della città con abitanti di tutti cetisociali. Mi ricordo bene ad esempio Luciano,un bronzista dell’Oltrarno, che si sentiva nellatradizione di un Benvenuto Cellini. Durante l’in-tervista, mentre accarezzava un vaso di bron-zo e scherzava con la tirocinante del Diparti-mento di Psicologia che mi accompagnava, miraccontò di come a causa della cacciata degliartigiani il centro storico stesse diventando re-sidenza di agenzie immobiliari, fast food e ne-gozi di cenci. E poi il Marchese Giannozzo de’Pucci, che nel suo palazzo antico mi spiegavala sua visione di Firenze come cittàdell’umanesimo cristiano che cerca un equili-brio tra uomo e ambiente. Secondo lui Firenzecon la sua tradizione sarebbe il luogo giustoper impegnarsi nei problemi fondamentali dellaciviltà occidentale come quello di non avereuna morale di là delle leggi del mercato. Op-pure Massimo, libraio in Via Condotta, ama-reggiato perché la sua libreria, dopo dieci annid’impegno socioculturale nel centro, dovevachiudere i battenti.Massimo considerava Firenze ormai un museoa cielo aperto che per via delle grandi catenedi negozi si omologa sempre più a qualsiasicentro internazionale e che alla fine non attire-rà nemmeno i turisti perché non vi troverannopiù quelle caratteristiche che la rendono fa-mosa. E ancora Anna, commerciante di unnegozio di casalinghi nell’Oltrarno, pieno dipiatti, posate, pentole, padelle fino all’ultimoangolo che chiacchierava in continuazione coni clienti e non perdeva occasione di scherzarea spese di suo marito.Lei sentiva il quartiere molto più freddo rispet-to a come era prima, con molti degli abitantistorici che se ne erano andati via. Infine il col-loquio con Mario Luzi che abbiamo condottonoi due. Il poeta raccontava degli anni ’30,quando a Firenze si aprivano nuove prospetti-ve e venivano da tutta Italia scrittori, studenti,intellettuali come Ottone Rosai, Eugenio Mon-tale, Carlo Gadda, Carlo Bo, Tommaso Landolfi.Poi discettava sulla fiorentinità suprema che siesprime nelle opere dei grandi geni come Dan-te, Brunelleschi, Leonardo, Michelangelo,Galileo e che consiste in una razionalità estre-ma spinto fino all’irrazionale, creando un’ar-monia che non permette un addolcimento delreale.A causa della molteplicità delle voci e delleprospettive che hanno avuto la possibilità diesprimersi nelle interviste, il messaggio che neemergeva non era univoco ed esprimeva sia lanostalgica trasfigurazione del “milieu del quar-tiere di una volta” che il consenso verso gliaspetti di trasformazione in atto, oltre a puntidi vista più sfumati.

Come si è tradotto in intervento sulletematiche emerse questo lavorodi ricerca?Oltre alle interviste, il fotografo GeorgEichinger, con cui avevo già collaborato nel’80 in occasione della mia prima ricerca sulcampo a Berlino, faceva dei fotoritratti dellamaggior parte degli intervistati. Così è cresciu-to il materiale alla base della mostra “Narra-zioni ed immagini della città: Qualità della vitae turismo nei centri storici di Firenze e Berli-no”. Lo scopo della mostra era quello di forni-re, tramite la documentazione vivace e perso-nale dei punti di vista diversi degli abitanti,spunti di riflessione per il mantenimento dellaqualità della vita urbana e della cultura localenei centri storici di Firenze e Berlino oltre apromuovere lo scambio culturale tra le duecittà. Il paragone interculturale tra due metro-poli, che, in maniera e tempi diversi, hannocontribuito alla cultura cittadina dell’Europa,ha dato al progetto una dimensione europeache si è successivamente ampliata con l’esten-sione del lavoro alla città di Napoli.

Ma la preparazione della mostra non sarebbestata possibile senza la tua collaborazione, caroMaurizio, un collega fiorentino esperto sia dellacittà che della ricerca sul campo. Solo nellediscussioni lunghissime nella tua casa di cam-pagna, il vasto materiale si componeva inun’immagine della città. Nell’autunno 2002 fi-nalmente la mostra è stata allestita, con il fi-nanziamento della Fondazione Cassa di Rispar-mio di Firenze e la generosa collaborazionedel Quartiere 1- Centro Storico e della Regio-ne Toscana, nel Chiostro dell’Ammannati inSanto Spirito – e, due mesi dopo, alla Willy-Brandt-Haus a Berlino. Il presidente della Cassadi Risparmio, l’onorevole Edoardo Speranza,disse nel suo saluto all’inaugurazione che lamostra era “un’occasione di ripensamento perle istituzioni pubbliche, per gli uomini di cul-tura, per i cittadini; imporrà una riflessionemirata dalla quale nascano idee nuove checonsentano di acquisire il timone del quale labarca della storia ha certamente bisogno nellenostre città.”

Per finire, che cosa pensi dei risultatidi questo lavoro su Firenze?Come ricercatore impegnato nel sociale sonosempre un po’ megalomane, devo per forzanutrire la speranza che il mio lavoro aiuti, siapur minimamente, a migliorare le condizioni eil benessere della vita umana. Riflettendo sulnostro lavoro a Firenze ho i miei dubbi rispettoalle differenze tra di esso e quello di Sisifo. Maquello che rimane è la mia passione per questacittà tanto meravigliosa quanto maltrattata.

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ECM PER I LIBERI PROFESSIONISTI:NOTA DELLA PRESIDENTE

Cari colleghi,

in questi giorni arrivano numerose telefo-nate, anche preoccupate, in merito all’ob-bligatorietà o meno dei crediti ECM.

Occorre ribadire che tale obbligatorie-tà è prevista SOLTANTO PER GLI PSICO-LOGI DIPENDENTI O CONVENZIONATIIN SERVIZIO PRESSO LE ASL E/O AZIEN-DE SANITARIE.

E’ dirimente in tale senso la sentenza emes-sa il 18.11.2004 dal TAR del Lazio che chia-risce: “l’ECM s’appalesa obbligatoria solo peri sanitari dipendenti dagli enti del SSN, oper quelli che con esso collaborano in regi-me di convenzione o d’accreditamento, tan-t’è che questo se ne accolla i costi. Vicever-sa, per i professionisti, che erogano presta-zioni sanitarie non coperte dal SSN, il con-trollo della prestazione connesso alla for-mazione e all’aggiornamento è rimesso, ol-tre che al mercato (ossia all’apprezzamen-to o meno del cliente/paziente), agli Ordinied ai Collegi professionali, onde per costorol’ECM rappresenta un onere, non già unobbligo”.

In merito alle informazioni non esatte, messein circolazione, probabilmente sono il pro-dotto di un’errata interpretazione di quantoappare sul sito del Ministero della Salute:“…Alla fine del quinquennio disperimentazione, GLI OPERATORI SANITA-RI dovranno attestare di aver acquisito com-plessivamente 120 crediti formativi”.

Tale interpretazione probabilmente parte daun assunto scorretto e cioè che noi psico-logi rientriamo nell’elenco delle professio-ni sanitarie facenti capo al Ministero dellaSalute.

In realtà, pur essendo alcune delle nostreprofessioni qualificabili come prestazioni sa-nitarie, quella dello psicologo NON E’ unaprofessione sanitaria (anche se il Consiglionazionale ha preso l’impegno di operareper tale passaggio), tant’è vero che il no-stro organo di vigilanza è il Ministero diGiustizia.Se non teniamo presente quanto sopra, èfacile essere tratti in inganno leggendo sulsito del Ministero che l’ECM “riguarda an-che i liberi professionisti” e pensare chequesta norma ci appartenga.Ma tale norma va letta nel senso di “liberiprofessionisti che fanno parte dell’elencodei professionisti sanitari”, in cui noi nonsiamo compresi.Pertanto riconfermo che l’atteggiamentoprudenziale che questo Consiglio ha finoraespresso è cioè quello di consigliare ai li-beri professionisti di valutare l’idea di ac-quisire comunque i crediti, fermo restandoche questo non è da considerarsi un obbli-go. Infine, ricordo che, indipendentemen-te dall’obbligo ECM, lo psicologo è tenutoall’aggiornamento costante al fine di man-tenere un livello adeguato di preparazioneprofessionale, in base a quanto stabilitodall’art. 5 del Codice Deontologico.

Vi ricordo infine che le notizie relative allaprofessione pubblicate sul sito ufficiale del-l’Ordine (www.psicologia.toscana.it) sonole sole a cui fare riferimento in modo cer-to, mentre le notizie diffuse da organi nonistituzionali vanno sempre sottoposte adun’attenta verifica.

La PresidenteSandra Vannoni

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PUBBLICITA’ PSICOLOGI

UNA NOTA DEL SEGRETARIO DELL’ORDINE

Come ormai noto il decreto “Bersani” convertito con la Legge 248 del 4 Agosto 2006ha fra le altre disposizioni modificato notevolmente le norme relative alla Pubblicitàdei Liberi Professionisti: “..sono abrogate le disposizioni legislative e regolamentariche prevedono con riferimento alle attività libero professionali e intellettuali:(Art 2, comma 1, lett. b.) il divieto, anche parziale di svolgere pubblicità informativacirca i titoli e le specializzazioni professionali, le caratteristiche del servizio offerto,nonché il prezzo e i costi complessivi delle prestazioni secondo criteri di trasparenzae di veridicità del messaggio il cui rispetto è verificato dall’ordine”.

Il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi ha successivamente indicato dellelinee guida per le necessarie modifiche ai regolamenti sulla pubblicità che gli Ordiniterritoriali sono chiamati ad adottare dal 1 Gennaio 2007.Qui in Toscana, il Consigliere Maurizio Mattei ed io stiamo predisponendo le varia-zioni da apportare al nostro regolamento regionale, tale regolamento sarà poi sotto-posto ad approvazione nella prossima riunione di Consiglio.

Nel frattempo consiglio i colleghi che intendono farsi della pubblicità ad un at-teggiamento di estrema prudenza nella espressione del loro messaggio.La Legge in questione infatti non liberalizza “qualsiasi tipo di messaggio” ma, lettacon attenzione, ci accorgiamo che esistono precisi limiti entro i quali siamo tenuti adesporci (ad es. il carattere informativo, i titoli e le specializzazioni che possiamocitare, la trasparenza del messaggio e la sua veridicità) e inoltre è ovvia la necessariaforma del decoro del messaggio pubblicitario che comunque sia l’Ordine è obbligatoa verificare.Invito pertanto i colleghi, prima di attivare una qualche iniziativa pubblicitaria disottoporla all’esame del nostro Ufficio, richiedendo il nulla osta secondo la prassiabituale reperibile sul sito (www.psicologia.toscana.it) e nella quarta pagina di co-pertina di questo numero.Ritengo ciò importante ad evitare di fornire ai potenziali utenti messaggi non correttie a incorrere per superficialità o leggerezza in contravvenzioni disciplinari che l’Or-dine sarebbe comunque tenuto ad adottare.Il collega Mattei ed io siamo disponibili per ulteriori quesiti che vorrete rivolgere agliuffici del nostro Ordine.

Ps: Una volta approvato, il nuovo regolamento sulla pubblicità sarà subito reso dispo-nibile sul sito dell’Ordine e inviato tramite newsletter a tutti quei colleghi che ci han-no fornito l’e-mail. La versione in stampa sarà ugualmente disponibile, ai colleghiche ne facciano richiesta, presso gli uffici e pubblicata sul successivo numero dellarivista.

Il SegretarioMaurizio Puccioni

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L’ANGOLO LEGISLATIVO

Principali innovazioni sul piano degliadempimenti fiscali introdotte dalla Legge 4 agosto2006 n. 248 “Conversione in legge del decreto-legge

4 luglio 2006 n. 223 (c.d. decreto “Bersani”)

A cura del consulente per gli iscritti in materia fiscale(Dott. A. Andrei)

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CONTI CORRENTI

In base al combinato dell’art. 35, commi12 e 12bis della legge e l’art 7 della circo-lare dell’Agenzia delle Entrate n.28/2006:I professionisti sono tenuti a tenere uno opiù conti correnti bancari o postali sui qualitransitano tutte le movimentazioni di com-pensi e spese inerenti l’attività.A questo proposito occorre rilevare, an-che tenendo conto delle pregressi atteg-giamenti dell’amministrazione finanziariache non è vietato far transitare nei predet-ti conti anche le spese personali, tuttaviaoccorre tenere presente la “presunzionelegale” da parte del fisco che, salvo provacontraria - a carico del contribuente - lemovimentazioni in uscita dai conti che perla loro entità e/o tipologia non appaionocoerenti per l’uso personale o familiarepossono essere considerati come compensiche vanno a sommarsi alle parcelle emes-se.In considerazione di tale scenario è asso-lutamente consigliabile mantenere il con-to corrente esclusivamente per l’attività pro-fessionale, nel quale possono pacificamen-te essere inseriti i prelevamenti ad uso deltitolare.Per alcune categorie di spese minute, diregola effettuate in contanti, ad esempioquelle postali, riteniamo possa applicarsile norme già collaudate per i professioni-sti in contabilità ordinaria oramai dal 1990e cioè che sia possibile effettuareprelevamenti complessivi - a cadenza men-sile.

Analoga considerazione per le schede car-buranti per le quali si richiede la registra-zione periodica.

INCASSI PRESTAZIONI

In base al combinato dell’art. 35, comma12bis della legge e l’art 7 della predettacircolare i compensi percepiti dagli psico-logi nell’esercizio della loro professionepossono essere accettati solo quando glistessi sono costituiti da mezzi che permet-tono la tracciabilità della transazione e cioè:• assegni non trasferibili• bonifici• versamenti sul conto corrente postale tra-

mite bollettino• carte di credito e simili• altre forme previste dalle banche o dal-

le poste

Ne deriva che le forme vietate sono quel-le del denaro contante e titoli al portatore.Tale norma trova applicazione quando ilcompenso è uguale o superiore a:• € 1.000,00 dal 4.8.2006 fino al 30.6.2007• € 500,00 dal 1.7.2007 fino al 30.6.2008• € 100,00 dal 1.7.2008 in poi

REGIME DEI CONTRIBUENTIMINIMI IN FRANCHIGIA(VOLUME D’AFFARI REALEO PREVISIONALE INFERIOREA € 7.000,00)

(riferimento normativo: art. 37 commi 15,

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16 e 17 della legge e art 52 della circola-re),• Per coloro che iniziano l’attività dal 1

gennaio 2007 l’opzione per tale regimedeve essere indicata nella richiesta diattribuzione della partita IVA

• Per coloro che sono già in attività il re-gime ha effetto, sia per l’immissione chel’uscita, l’anno successivo al mancatosuperamento di tale importo

• Sulla convenienza complessiva di taleregime sussistono dubbi che si spera ver-ranno chiariti successivamente.

STUDI DI SETTORE(riferimento normativo: art. 37 commi 2 e3 della legge e art 46 della circolare)La norma ha introdotto un “giro di vite”realizzato con l’applicazione degliadeguamenti e delle sanzioni con la man-cata congruità degli studi di settore ancheper una sola annualità (antecedentementevenivano sottoposti a sanzioni i profes-sionisti che risultavano non congrui perdue annualità su tre consecutive)

ELENCO CLIENTIE FORNITORI

(riferimento normativo: art. 37 commi 8 e9 della legge e art 50 della circolare)Viene ristabilito l’obbligo di compilare etrasmettere l’elenco clienti e fornitori, pervia telematica, entro il 29 aprile di ciascunanno per l’esercizio precedente, relativa-mente alle operazioni rilevanti ai fini IVA.

PLUSVALENZE EMINUSVALENZE

(riferimento normativo: art. 36 comma 29della legge e art 38 della circolare)Vengono computate nel reddito leplusvalenze e le minusvalenze sullecessioni dei beni ammortizzabili, primairrilevanti per i professionisti.

SPESE VITTO E ALLOGGIO

(riferimento normativo: art. 36 comma 29della legge e art 38 della circolare)Tale categoria di spese rimane, come dasempre, detraibile nel limite del 2% deicompensi percepiti su base annuale: tut-

tavia non concorrono a tale tetto le speseimmesse in fattura al cliente, da questi so-stenute, a fronte di documento al medesi-mo intestato.In altre parole, la procedura si può conno-tare come una vera e propria “partita digiro”.Si precisa che tali spese sono soggette allaritenuta d’acconto quando dovuta e cioènel caso che il cliente sia un soggetto di-verso da persona fisica.

INVIO TELEMATICODEI PAGAMENTI

(riferimento normativo: art. 37, comma 49della legge e art 66 della circolare)I pagamenti delle imposte e dei contributidovranno obbligatoriamente essere effet-tuati per via telematica, anche avvalendosidi intermediari abilitati, a partire dal 1 ot-tobre 2006 [prorogata al 31.12.2006; ndr].

ATTRIBUZIONE PARTITA IVA

(riferimento normativo: art. 37, commi 15,16 e 17 della legge e art 53 della circolare)L’attribuzione della partita IVA per coloroche dovranno iscriversi dal 1 ottobre 2006è subordinata ad alcuni riscontri e control-li dell’agenzia delle entrate, anche mediantiaccessi per la verifica dell’effettivo svolgi-mento delle attività.Per tale motivo saranno approvati e distri-buiti nuovi formulari, allo stato non dispo-nibili.Considerato l’incidenza degli studi di set-tore si consiglia di non “accelerare ” la de-cisione di aprire la posizione IVA se nonin presenza di effettivo inizio dell’attività.

ALTRE INNOVAZIONI

Con questa legge omnibus e limitatamen-te alle disposizioni che possono interessa-re gli psicologi, rileviamo anche una pletoradi adempimenti, fra i quali, indichiamo:• limitazione all’utilizzo delle perdite de-

rivanti dall’attività professionale• nuovi termini per l’invio di diverse di-

chiarazioni fiscali• modifiche al regime di trattamento fiscale

per cessione di clientela e ammortamentodi beni immateriali, studi e ricerche.

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ATTIVITÀ ORDINISTICHE

DELIBERA SULL’INSEGNAMENTO DELLE TECNICHEPSICOTERAPEUTICHE (G-531)

adottata nella riunione del Consiglio dell’Ordine il 07/09/06

IL CONSIGLIO INFORMA

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Visto l’art. 3 della Legge 56/89 che riserva l’esercizio dell’attività psicoterapeutica agli psicologi eai medici subordinandolo al conseguimento di una specifica formazione da acquisirsi, dopo lalaurea in Psicologia o la laurea in Medicina e Chirurgia, mediante corsi di specializzazionealmeno quadriennali attivati ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1982n. 162 presso scuole di specializzazione universitaria o presso istituti a tal fine riconosciuti conle procedure di cui all’articolo 3 del citato decreto;

Visto l’art. 21 del Codice deontologico degli Psicologi Italiani che vieta la trasmissione deglistrumenti conoscitivi e di intervento riservati a soggetti non appartenenti alla professione dipsicologo;

Ritenuto che la sopra citata norma deontologica garantisca il corretto esercizio della professionea tutela degli utenti;

Rilevata l’esistenza di un’ampia area di offerta didattica, sia privata che pubblica, posta al di fuoridell’ambito individuato dall’art. 3 della Legge 56/89 e caratterizzata da una più meno marcatamancanza di chiarezza e correttezza nelle informazioni trasmesse al pubblico per quanto con-cerne la trasmissione delle tecniche psicologiche e psicoterapeutiche;

Ritenuto che la trasmissione di tecniche psicoterapeutiche a soggetti non abilitati all’eserciziodell’attività psicoterapeutica, analogamente a quanto avviene con la trasmissione di tecnichepsicologiche a soggetti che non sono psicologi, possa ingenerare l’equivoco di fondo che l’ap-prendimento delle tecniche abiliti automaticamente all’impiego delle stesse;

Ritenuto pertanto che tale trasmissione costituisca un grave rischio, non solo per i discentiistigati in base a tale equivoco all’esercizio abusivo della psicoterapia, ma soprattutto per l’utenzache questo Ordine è istituzionalmente chiamato a tutelare;

OGGETTO: trasmissione delle tecniche psicoterapeutiche - determinazioni in merito

Consiglieri presenti:

Farnetani Edi

Fiorini Tania

Kamushkina Natalia

Manna Angela

Mattei Maurizio

Melli Gabriele

Mordini Maurizio

Orfei Rossella

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Porciatti Claudio

Pucciotti Maurizio

Rocchi Cristiano

Romoli Denni

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Sacchetti Omero

Silvestri Silvio

Vannoni Sandra

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Presidente: Sandra Vannoni Segretario: Maurizio Puccioni

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Le linee guidaqui esposte sono

state discussee approvate

durantela seduta

consiliare del1 luglio 2006

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Il Consiglio dell’Ordine degli PsicologiRIBADISCE:

l’esercizio dell’attività psicoterapeutica è riservato agli psicologi e ai medici e subordinato alconseguimento di una specifica formazione da acquisirsi, dopo la laurea in Psicologia o la laureain Medicina e Chirurgia, mediante corsi di specializzazione almeno quadriennali attivati ai sensidel Decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1982 n. 162 presso scuole di specializzazioneuniversitaria o presso istituti a tal fine riconosciuti con le procedure di cui all’articolo 3 del citatodecreto;

DELIBERA:

Al di fuori degli ambiti individuati dall’articolo 3 della Legge 56/89, e quindi in tutti i corsi,master, perfezionamenti etc. attivati presso le Università degli Studi o in ambito privato, l’inse-gnamento di tecniche psicoterapeutiche può essere impartito solo agli psicoterapeuti ex art. 3 e35 L. 56/89, iscritti ai relativi Albi.

DISPONE:

La massima diffusione della presente deliberazione.

LINEE GUIDA PER ORIENTARE LE OFFERTEDI DISPONIBILITÀ DI COLLABORAZIONE ALLE

ATTIVITÀ ORDINISTICHE DA PARTE DEGLI ISCRITTI

Il Consiglio dell’Ordine degli Psicologi della Toscana con il presente documento intendeoffrire ai colleghi iscritti i criteri utili alla definizione delle loro possibili modalità dipartecipazione attiva allo sviluppo della comunità professionale degli psicologi toscaniattraverso attività ordinistiche.Qualsiasi collega iscritto o gruppo di colleghi può offrire il suo contributo in tal senso alConsiglio. In particolare, per quanto riguarda la costituzione di gruppi organizzati, sonopreviste le seguenti forme.

Gruppo culturaleAnalizza un problema, una questione, da diversi punti di vista, mettendone in evidenzapresupposti, implicazioni, criticità, punti di forza, sviluppi.

Gruppo di studioPrende in esame le proposte teorico-tecniche rispetto ad un contesto (scuola, ospedale,consultorio, ecc.), ne effettua una sintesi, eventualmente propone nuove ipotesi, pro-spetta una possibile presa di posizione motivandola rispetto al contesto locale.

Gruppo di lavoroAffronta lo specifico dell’intervento psicologico in un preciso campo di lavoro, mettendoin evidenza criticità, punti di forza, rapporti con saperi collegati, risorse, e propone spe-cifici obiettivi di sviluppo della professione.

PRESENTI: VOTANTI: FAVOREVOLI: CONTRATTI: ASTENUTI:

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La Presidente (dr.ssa Sandra Vannoni)

Il Segretario(dott. Maurizio Puccioni)

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Gruppo sul mandato socialeLavora su campi di intervento dove l’attività dello psicologo è previsto istituzionalmenteed elabora letteratura per rafforzarne o rinnovarne i presupposti e l’autorevolezza pressoil sistema sociale

Gruppo sulla committenzaPropone nuovi campi di intervento psicologico ideando forme di sperimentazione voltead accreditare la rilevanza del lavoro dello psicologo su obiettivi definiti e/o interessantiper i potenziali committenti

Le varie forme di Gruppi di collaborazione alle attività ordinistiche individuate sonocomposte da colleghi iscritti che offrono contributi da sottoporre all’attenzione del Con-siglio che eventualmente li utilizza, laddove li ritenga coerenti con gli obiettivi e le stra-tegie di politica professionale che sta perseguendo, anche nel rapporto con le istituzionie la società civile.

Per tutti i Gruppi di collaborazione individuati è prevista:• l’elaborazione di un progetto con finalità, obiettivi, metodi, risorse e tempi di realizza-

zione da parte dei colleghi che si propongono di offrire il loro contributo al Consiglio,da sottoporre all’approvazione del Consiglio stesso;

• la nomina di un referente tra i consiglieri che svolge la funzione di interfaccia tra ilgruppo e il Consiglio stesso.

• la presentazione all’approvazione del Consiglio di qualsiasi iniziativa e/o presa di po-sizione rivolta ad interlocutori altri dal Consiglio stesso;

• la rendicontazione almeno semestrale al Consiglio sullo stato dei lavori• Ogni anno: verifica del lavoro svolto e deliberazione su proseguimento della collabo-

razione e/o sua trasformazioneIn particolare il lavoro di questi gruppi troverà la sua preminente via di valorizzazioneall’interno dei seguenti dispositivi istituzionali:

Commissione ordinisticaHa come referente un Consigliere dell’Ordine. Raccoglie, coordina e sviluppa il lavoro ditutti gli strumenti di partecipazione alle attività ordinistiche, con la finalità di instaurareun dialogo con le istituzioni interessate o potenzialmente tali per arrivare alla raccoman-dazione di linee guida, protocolli di intesa, iniziative legislative, sui temi oggetto di lavoroda proporre al Consiglio. Criteri di nomina e di funzionamento: vedi linee guida delibe-rate dal Consiglio.

Commissione pariteticaRiunisce membri dell’Ordine e componenti di altre istituzioni ed elabora progetti suambiti di comune interesse.

Commissione istituzionaleCommissioni istituzionali nelle quali è prevista la figura di uno psicologo nominato dal-l’Ordine. Criteri di nomina e di funzionamento: vedi linee guide deliberate dal Consiglioe pubblicate nel precedente numero della Rivista ‘Psicologia Toscana’.

Sperimentazioni di interventi psicologiciIl Consiglio dell’Ordine degli Psicologi della Toscana promuove sperimentazioni su pro-blemi di rilevanza sociale rispetto ai quali una preliminare analisi della letteratura psico-logica rende evidente il potenziale valore aggiunto dell’intervento psicologico o l’ipotesiche lo psicologo possa offrire contributi interessanti per i potenziali committenti.L’Ordine forma un gruppo di Psicologi, competenti ad operare nella specificasperimentazione che intende attivare, individua il partner istituzionale adatto a cooperarenello specifico progetto in via di allestimento (amministratori locali, associazione indu-striali, terzo settore, associazioni di categoria, ecc.).

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BILANCIO PREVENTIVO 2007

Ordine degli Psicologidella Toscana - Firenze

OGGETTO: BILANCIO PREVENTIVO ANNO 2007Consiglieri presenti:

Farnetani Edi

Fiorini Tania

Kamushkina Natalia

Manna Angela

Mattei Maurizio

Melli Gabriele

Mordini Maurizio

Orfei Rossella

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Porciatti Claudio

Pucciotti Maurizio

Rocchi Cristiano

Romoli Denni

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Sacchetti Omero

Silvestri Silvio

Vannoni Sandra

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Presidente: Sandra Vannoni Segretario: Maurizio Puccioni

Il Consiglio dell’Ordine degli Psicologi della Toscana

Ascoltata la relazione del Tesoriere, del Presidente e del Sindaco Revisore

DELIBERAÈ approvato il bilancio preventivo del 2007 così come da allegato, che costituisce

parte integrante e sostanziale del presente provvedimento.

PRESENTI.: 10 VOTANTI 8 ASTENUTI 2 (Orfei, Silvestri) FAVOREVOLI 8 CONTRARI 0

Il Tesoriere(dr.Gabriele Melli)

Il Segretario(dr. Maurizio Puccioni)

Il Presidente(dr. Sandra Vannoni)

RELAZIONE PROGRAMMATICA DELLA PRESIDENTE

Cari colleghi,ritengo che la delibera di approvazione delBilancio preventivo sia un atto di indirizzoimportante per le azioni politiche che vor-remo intraprendere.Gli obiettivi e le linee programmatiche de-finiti per il quadriennio 2006/2010 dovran-no trovare un’adeguata copertura finanzia-ria per la loro realizzazione.La loro definizione in dettaglio, però, potràavvenire solo a marzo 2007, quando, inconcomitanza del consuntivo 2006, cono-sceremo l’importo preciso di cui disporredall’avanzo di amministrazione.Sarà da questo avanzo, che può essere im-pegnato solo per iniziative straordinarie, che

attingeremo le risorse per le iniziative voltea favorire e sostenere lo sviluppo profes-sionale, la diffusione culturale della nostraprofessione, la ricerca, la tutela.Intanto evidenzio quelli che sono i puntisalienti ed i principi che hanno ispirato ilBilancio preventivo 2007:

❖ le entrate derivanti dalle quote associati-ve non permetterebbero niente di più chela semplice gestione ordinaria dell’ente,e per la realizzazione di iniziative cultu-rali, di promozione professionale etc.dovremmo aumentare l’attuale quota as-sociativa, fissata a 155 euro,

Al Consiglio dell’Ordinedegli Psicologi della Toscana

DELIBERA n° G/545adottata nella riunione del Consiglio dell’Ordine il 11/11//06

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❖ la scelta di aumentare la quota non èstata operata in quanto, avendo a dispo-sizione un ingente avanzo di ammini-strazione (si ipotizza circa 170.000 euro),riteniamo più saggio attingere da que-sto per iniziative straordinarie, anzichéaumentare la quota degli iscritti.

❖ analoga scelta era stata fatta per l’anno incorso: da tale avanzo abbiamo attinto perla ristrutturazione e la messa a norma dellanostra sede, per le iniziative per gli iscrit-ti e per la tutela della professione,

❖ il bilancio 2007 è stato impostato, quin-di, cercando di coprire tutte le spese or-dinarie di gestione (oltre 500.000 euro)con le entrate ordinarie dell’Ordine, quel-le cioè provenienti dalle quote associa-tive, e non intaccando, per il momento,il grande avanzo di esercizio, di circa170.000 euro, che invece verrà destina-to, durante l’anno, a tutte quelle azioni“straordinarie” dirette alla promozionedella professione, all’erogazione di nuoviservizi a favore degli iscritti, alla realiz-zazione di ricerche e studi che diffonda-no la cultura psicologica e la professio-nalità dello psicologo;

❖ si ritiene opportuno non aumentare ilgettone di presenza dei consiglieri perla loro partecipazione alle sedute di con-siglio in quanto questa è da considerarsil’attività istituzionale minima per chi si ècandidato alla rappresentanza nel con-siglio dell’Ordine,

❖ invece, poiché gli obiettivi e le lineeprogrammatiche dell’Ordine troverannola propria predisposizione, realizzazio-ne e ottimizzazione attraverso il lavorodelle Commissioni e dei referenti istitu-zionali, riteniamo molto più giusto de-stinare dei gettoni di presenza (anche sedi importo simbolico) per i consiglierireferenti delle commissioni e/o per queiconsiglieri che prestano la loro attivitàallo sviluppo di iniziative, e che quindimettono a disposizione il loro tempo nel-la realizzazione concreta delle stesse. Leriunioni di consiglio hanno sì una fun-zione decisionale irrinunciabile, tuttaviase le decisioni non vengono sostenuteda progetti ed azioni portate avanti neltempo, diventano atti puramente forma-

li e inefficaci per realizzare gli obiettividi promozione e sviluppo che ci siamoposti per la categoria.

❖ Per i motivi di cui sopra, e dato che leentrate ordinarie ci permettono di copri-re tale spesa, si propone di destinare unacifra per le indennità di carica dell’ese-cutivo (presidente, vicepresidente, segre-tario, tesoriere). Tale scelta, in linea conquanto determinato già da anni in moltealtre regioni e rimanendo nel range me-dio/basso determinato dal CNOP, ci sem-bra un riconoscimento indispensabile perla presenza e l’impegno che tali carichecomportano. Non c’è la pretesa di retri-buire adeguatamente incarichi così one-rosi, ma almeno riconoscere, in parte, leperdite professionali che l’impegnoordinistico determina.

❖ Sempre in ottica di attivazione e soste-gno ai lavori delle commissioni e dei pro-getti - componenti fondamentali per larealizzazione degli obiettivi che ci siamoposti - abbiamo deciso di destinare aquesti un piccolo fondo per il rimborsodelle piccole spese ordinarie.

❖ Il fondo di cui sopra non esaurisce, ov-viamente, la possibilità di assegnare allecommissioni ed ai gruppi di lavoro, suspecifici progetti soggetti all’ approvazio-ne del consiglio, i mezzi economici e glistrumenti necessari per raggiungere gliobiettivi proposti permettendo sia unamaggiore partecipazione degli iscritti chelo sviluppo della nostra professione.

Questo primo anno del nostro mandato, ciha impegnato molto nella messa a punto diprocedure, di linee guida, nel mettere inpiedi degli strumenti minimi di rapporto coni colleghi (newsletter, sito, incontri con ineoiscritti), nello studio di progetti di tutelache possano maggiormente garantire la no-stra professione anche sul piano giuridico,nell’attivare tutta una serie di contatti fon-damentali per lo sviluppo della nostra pro-fessione e nel riannodarne alcuni troppotrascurati, avviando una struttura ed unaprassi di lavoro efficace e di qualità che ciauguriamo possa consolidarsi e dare i suoifrutti negli anni prossimi.

La PresidenteSandra Vannoni

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BILANCIO PREVENTIVO 2007RELAZIONE DEL TESORIERE

Al Consiglio dell’Ordinedegli Psicologi della Toscana

Cari colleghi,insieme all’impiegato amministrativo ho ap-prontato, analizzandolo voce per voce, il bi-lancio previsionale per il prossimo anno, ap-portando varie modifiche, nell’ottica di mini-mizzare le spese gestionali e fare in modo dipareggiare il bilancio tra spese ordinarie e en-trate ordinarie, in modo da lasciare tutto l’avan-zo di amministrazione a disposizione per rea-lizzare iniziative straordinarie per gli iscritti eavviare ricerche e studi, in base a come vorre-mo destinarlo nel prossimo futuro.Come noto, le entrate ordinarie dell’Ordinesono assolutamente fisse, in quanto costituiteper il 99% dalle quote degli iscritti. Attualmen-te, considerando un congruo numero previstodi nuove iscrizioni, le entrate ammontano acirca 520.000 euro. A queste si aggiunge anco-ra l’ingente somma di circa 170.0000 euro, checostituisce l’avanzo di esercizio accantonato neivari anni e che, durante l’anno in corso, è sta-to intaccato significativamente per coprire lespese straordinarie di personale e per laristrutturazione della sede. Tale avanzo attual-mente giace su un conto corrente, per cui nonproduce neanche una rendita significativa. Ilrevisore dei conti ha espresso il parere chequesta somma potrà essere tranquillamentesmobilizzata, purché per spese di carattere stra-ordinario, ovvero che non ricadano necessa-riamente sugli anni successivi di esercizio(come potrebbe essere lo stipendio di un di-pendente o altre spese di ordinaria e conti-nuativa amministrazione).Nella previsione per il 2007, quindi, si è cerca-to di coprire tutte le spese ordinarie (oltre500.000 euro), con le entrate provenienti dallequote associative e di non intaccare, per ilmomento, il grande avanzo di esercizio, la-sciandolo da destinarsi a tutte quelle spese stra-ordinarie e occasionali, che potremo sostene-re quest’anno per erogare nuovi servizi a fa-vore degli iscritti e per realizzare iniziative (con-gressi, corsi, ecc.) e ricerche e studi.

Entrando nello specifico delle spese ordina-rie, circa 88.200 euro vengono trasferite diret-tamente al Consiglio Nazionale (28 euro adiscritto).

110.000 euro sono stati previsti per il regolareesercizio degli organi e delle commissioni. Talecifra è costituita da 38.000 euro per i gettoni dipresenza al consiglio ed alle commissioniordinistiche (calcolo medio su 13 consiglieripresenti per 16 consigli), 43.500 euro per leindennità di carica, che è intenzione prossimadel consiglio rivedere secondo le recenti indi-cazioni dell’Ordine Nazionale, 3.900 euro pergli oneri del revisore dei conti [omissis], 16.000euro per la stampa e spedizione di tre numeridel bollettino, 4.000 euro di rimborsi spese (es.alberghi per quei consiglieri che vengono dafuori sede), 2.000 euro di rimborsi spese perla partecipazione a convegni per conto del-l’Ordine, 2.000 euro di rimborsi spese per leattività delle commissioni e 3.500 euro di spe-se varie, da impiegarsi per corrispondere un’in-dennità a fronte di incarichi istituzionali ai con-siglieri o agli iscritti, come nel caso della rap-presentanza del Consiglio presso i Tribunaliper le iscrizioni all’Albo dei Consulenti.

Le spese per i dipendenti fissi ammontano adun totale di 177.000 euro, compreso oneri ri-flessi, accantonamento TFR e corsi di aggior-namento obbligatori. In questa voce sono com-presi anche i costi straordinari del quinto di-pendente dell’ordine, assunto a tempo deter-minato, in sostituzione maternità, del qualepurtroppo non possiamo attualmente fare ameno.

Una delle voci che in quest’ultimo periodo siè cercato di abbattere è quella delle consulen-ze professionali, rivedendo tutti i vari contrattie cercando di ottimizzare le risorse, per unammontare di 36.000 euro.La consulenza legale, come già approvato, èaffidata [omissis] per un compenso complessi-vo di 13.000 euro, che offre anche la consu-lenza legale gratuita agli iscritti.Il costo per l’assistenza amministrativa è di11.000 euro [omissis].I costi totali di assistenza tecnica ed informati-ca ammontano a 10.000 euro e comprendonol’assistenza al programma di contabilità, l’assi-stenza tecnica per la rete informatica, l’assi-stenza al rilevatore presenze, ecc.

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Gli oneri per la sicurezza, [omissis] ammonta-no a 1.500 euro.

Le spese per la gestione della sede sono pres-soché fisse ed ammontano a 56.100 euro. L’af-fitto, il riscaldamento e le spese condominialigravano per 40.000 euro. La cifra totale com-prende, inoltre, 3.000 euro per le spese dienergia elettrica e acqua, 6.000 euro per lapulizia della sede (2 volte a settimana), 2.000euro di tassa smaltimento rifiuti, 3.000 europer spese di manutenzione locali, ed altre pic-cole spese.

35.800 euro sono previsti per le spese d’uffi-cio, tra cui 6.800 euro di cancelleria, 5.000 eurodi telefono fisso, 1.400 euro di telefonocellulare (in uso al Presidente), 6.600 euro dispese postali (abbiamo previsto un incremen-to considerando l’aumento degli iscritti eipotizzando di dover coprire le spese ancheper il lavoro delle commissioni), 3.300 euro dinoleggio della fotocopiatrice, 2.000 euro perla connessione a internet e per la gestione delsito web, 2.500 euro per l’abbonamento a ri-

viste (banca dati giuridiche De Agostini, Sole24 Ore e Sole 24 Ore Sanità), 1.200 euro dispese e commissioni bancarie e postali, 5.400euro per il servizio Postel, che assolve la fun-zione di incassare le quote degli iscritti, oltread altre spese minori.

Abbiamo previsto 2.500 euro di spese per leritenute fiscali sugli interessi postali e bancari,per la gestione degli iscritti morosi ed il rim-borso di quote non dovute o similari.Abbiamo lasciato una previsione di spesa di10.000 euro, purtroppo difficilmente stimabile,per le eventuali spese legali per patrocinio eper soccombenza in giudizio.

Abbiamo lasciato un fondo di riserva di 170.000euro, ovvero pari a tutto l’avanzo di ammini-strazione e decideremo nei prossimi mesi dovee come destinarlo per le voci di bilancio relati-ve ad iniziative per gli iscritti e ricerche e studi.

Il TesoriereGabriele Melli

AVANZO AMMINISTRAZIONE 2006 € 170.000,00TIT CAP ART DESCRIZIONE STANZIAMENTI

1 0 0 ENTRATE CORRENTI € 520.500,001 1 0 QUOTE ANNUALI ORDINARIE € 488.250,001 2 0 NUOVE ISCRIZIONI € 23.250,001 3 0 TASSE DI TRASFERIMENTO € 200,001 4 0 TASSE DI SEGRETERIA € 1.500,001 5 0 INTERESSI SU DEPOSITI E TITOLI € 3.000,001 6 0 INTERESSI DI MORA SU RITARDATI

INCASSI QUOTE € 800,001 7 0 RECUPERO SPESE, SOVRATTASSE

E RECUPERO QUOTE ANNI PREC. € 1.000,001 8 0 RECUPERI SU SPESE LEGALI € 1.000,001 9 0 RECUPERI E RIMBORSI DIVERSI € 1.000,001 10 0 POSTE RETTIFICATIVE

E MODIFICATIVE DELLE USCITE € 500,00

2 0 0 ENTRATE PER ALIENAZIONE DIBENI PATRIMONIALI

2 1 0 VENDITA TITOLI

3 0 0 ENTRATE PER PARTITE DI GIRO € 78.850,003 1 0 RITENUTE PREVIDENZIALI ED

ASSISTENZIALI PERSONALE DIP. € 14.000,003 2 0 RITENUTE ERARIALI PER IL

PERSONALE DIPENDENTE € 19.000,003 3 0 RITENUTE ERARIALI PER INCARICHI

PROFESSIONALI € 12.000,00

BILANCIO DI PREVISIONE - ENTRATEESERCIZIO 2007

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3 4 0 ANTICIPAZIONI PER LA CASSA ECONOMALE € 18.000,003 5 0 CONTRIBUTI INPS SU COLLAB.NI AUTONOME € 1.100,003 6 0 ADDIZIONALE REGIONALE TOSCANA € 1.700,003 7 0 TRATTENUTE SINDACALI € 350,003 8 0 RITENUTE ERARIALI E PREVIDENZIALI

DI VARIO GENERE € 8.700,003 8 1 Ritenute erariali per gettoni di presenza € 7.400,003 8 2 Ritenute previdenziali gettoni di presenza € 1.300,003 9 0 RIMBORSO TITOLI DI STATO3 10 0 INCASSO SOMME NON DOVUTE € 4.000,003 11 0 DEPOSITI CAUZIONALI RESTITUZIONE € -

TOTALE ENTRATE € 769.350,00

TIT CAP ART DESCRIZIONE STANZIAMENTI TOTALI

1 0 0 USCITE CORRENTI € 689.000,001 1 0 TRASFERIMENTI AL

CONSIGLIO NAZIONALE € 88.200,001 1 1 Quote ordinarie su iscritti € 88.200,001 2 0 SPESE PER ORGANI,

COMMISSIONI E ATTIVITA’ISTITUZIONALI € 113.400,00

1 2 1 Rimborsi spese € 4.000,001 2 2 Spese di rappresentanza € 500,001 2 3 Elezioni consiglio € -1 2 4 Partecipazione a convegni

e congressi (membri del Consiglio) € 2.000,001 2 5 Rimborsi commissioni € 2.000,001 2 6 Iniziative per gli iscritti € -1 2 7 Ricerche e studi € -1 2 8 Stampe e pubblicazioni € 16.000,001 2 9 Spese varie € 3.500,001 2 10 Gettoni di presenza € 36.000,001 2 11 Contributi previdenziali

gettoni di presenza € 2.000,001 2 12 Oneri per Revisore dei Conti € 3.900,001 2 13 Iniziative per gli iscritti straordinarie € -1 2 14 Indennità di carica € 43.500,001 3 0 PERSONALE DIPENDENTE € 177.000,001 3 1 Costo del personale € 122.000,001 3 2 Oneri riflessi € 42.000,001 3 3 Accantonamento T.F.R. € 9.000,001 3 4 Corsi aggiornamento e

qualificazione professionale € 2.000,001 3 5 Altre spese € 2.000,001 3 6 Lavoro interinale straordinario € -1 4 0 CONSULENZE PROFESSIONALI € 36.000,001 4 1 Assistenza legale

(Convenzione Studio [Omissis]) € 13.000,001 4 2 Assistenza amministrativa € 11.000,001 4 3 Assistenza tecnica ed informatica € 10.000,001 4 4 Altre spese € 500,001 4 5 Oneri per la sicurezza € 1.500,001 5 0 SEDE € 56.100,001 5 1 Affitto, riscaldamento

e spese condominiali € 40.000,00

BILANCIO DI PREVISIONE - USCITEESERCIZIO 2007

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1 5 2 Energia elettrica ed acqua € 3.000,001 5 3 Pulizia sede e forniture igieniche € 6.000,001 5 4 Assicurazione sede € 100,001 5 5 Tassa smaltimento rifiuti € 2.000,001 5 6 Manutenzione locali € 3.000,001 5 7 Altre spese € 2.000,001 6 0 UFFICIO € 35.800,001 6 1 Cancelleria € 6.800,001 6 2 Telefono linee fisse € 5.000,001 6 3 Telefono cellulari € 1.400,001 6 4 Spese postali € 6.600,001 6 6 Noleggio e assistenza apparecchiature

elettroniche e tecniche € 3.300,001 6 7 Abbonamento Internet e

manutenzione/aggiornamento sito www € 2.000,001 6 8 Libri e manuali € 100,001 6 9 Spese e commissioni su c/cb e c/cp € 1.200,001 6 10 Abbonamenti a riviste e raccolte giuridiche € 2.500,001 6 13 Altre spese € 1.500,001 6 14 Convenzione Postel per riscossione quote € 5.400,001 7 0 POSTE RETTIFICATIVE

E MODIFICATIVE DELLE ENTRATE € 2.500,001 7 1 Ritenute fiscali su interessi postali e bancari € 900,001 7 2 Spese ripetibili

per gestione iscritti morosi € 600,001 7 3 Rimborso quote non dovute o similari € 1.000,001 8 0 SPESE LEGALI E PROCESSUALI € 10.000,001 8 1 Spese per soccombenza in giudizio € 1.000,001 8 2 Patrocinio legale € 8.000,001 8 3 Spese legali varie € 1.000,00

1 9 0 FONDO DI RISERVA € 170.000,001 10 0 FONDO T.F.R.

2 0 0 USCITE PER ACQUISTODI BENI PATRIMONIALI € 1.500,00

2 1 0 MOBILI, ARREDI,ATTREZZATURE E SITO INTERNET € 1.500,00

2 2 0 PIANO UTILIZZO PLURIENNALE2 3 0 RISTRUTTURAZIONE LOCALI

3 0 0 USCITE PER PARTITE DI GIRO € 78.850,003 1 0 RIT. PREVIDENZIALI ED ASSISTENZIALI

PERSONALE DIPENDENTE € 14.000,003 2 0 RIT. ERARIALI PER IL

PERSONALE DIPENDENTE € 19.000,003 3 0 RIT. ERARIALI PER

INCARICHI PROFESSIONALI € 12.000,003 4 0 ANTICIPAZIONI

PER LA CASSA ECONOMALE € 18.000,003 5 0 CONTRIBUTI INPS SU

COLLAB.NI AUTONOME € 1.100,003 6 0 ADDIZIONALE REGIONALE TOSCANA € 1.700,003 7 0 TRATTENUTE SINDACALI € 350,003 8 0 RITENUTE ERARIALI E PREVIDENZIALI

DI VARIO GENERE € 8.700,003 8 1 Ritenute erariali per gettoni di presenza €7.400,003 8 2 Ritenute previdenziali gettoni di presenza €1.300,003 9 0 ACQUISTO TITOLI DI STATO3 10 0 RESTITUZIONE SOMME NON DOVUTE € 4.000,003 11 0 DEPOSITI CAUZIONALI € -

TOTALE USCITE € 769.350,00

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BILANCIO PREVENTIVO 2007Nota del revisore dei conti

Il sottoscritto Revisore

Visti gli artt. 5 e 6 dello schema di regolamento per l’amministrazione e la contabilità dell’Ordinedegli Psicologi con il quale vengono stabilite le modalità per la predisposizione dello schema dibilancio di previsione e dei relativi documenti di accompagnamento, da sottoporre all’esame delConsiglio per la sua approvazione;Visto lo schema di bilancio di previsione per l’esercizio 2007, pervenuto in data 8 novembre 2006,da sottoporre all’esame del Consiglio nella seduta dell’11 novembre prossimo;

Rilevato:a) che il presunto avanzo d’amministrazione, iscritto in bilancio per Euro 170.000,00, è dimostrato

da apposita tabella redatta ai sensi dell’art. 6, comma 2, lettera a) del ricordato regolamento edè prudenzialmente destinato al fondo di riserva;

b) che il pareggio di bilancio viene conseguito anche relativamente alla sola parte corrente se siesclude la posta del fondo di riserva finanziata, come sopra detto, con il presunto avanzod’amministrazione;

c) che fra le entrate correnti la significativa maggiore previsione per “Quote annuali ordinarie” ègiustificata dal notevole incremento di iscritti (oltre 300) avvenuto durante il corrente esercizio2006;

d) che per quanto riguarda l’attendibilità delle altre previsioni di entrata non emergono significati-ve differenze con le previsioni dell’esercizio in corso per cui è presumibile che a tali previsionifacciano seguito nel 2007 analoghi accertamenti, come avvenuto negli ultimi anni;

ESPRIME PARERE FAVOREVOLEall’approvazione del bilancio di previsione per l’esercizio 2007 nelle seguenti risultanze finali:

ESPRIME ALTRESI’le seguenti raccomandazioni:1) che l’eventuale utilizzo del fondo di riserva, finanziato con il presunto avanzo d’amministra-

zione avvenga in misura prudenzialmente contenuta fino a quanto non sarà approvato ilrendiconto dell’esercizio 2006 e quindi tale avanzo diverrà effettivo;

2) che per gli anni futuri il bilancio di previsione venga redatto secondo gli schemi allegati alregolamento di contabilità, ai sensi dell’art. 5, comma 3, del regolamento stesso, la cui entratain vigore, peraltro, avverrà dal prossimo 1’ gennaio 2007;

3) che, sempre per gli anni futuri, venga rispettato il termine temporale stabilito dall’art. 6,comma 3, del regolamento di contabilità, in modo che il sottoscritto possa rimettere la pro-pria relazione con le modalità e nei termini fissati dal secondo capoverso dello stesso comma.

Firenze, 10 novembre 2007.IL REVISORE CONTABILE(Rag. Giuseppe Pandolfini)

ENTRATEAvanzo d’amministrazione 170.000,00Entrate correnti 520.500,00Entrate per alienazioni di beni patrimoniali 0,00Entrate per partite di giro 78.850,00TOTALE 769.350,00

USCITEUscite correnti 689.000,00Uscite per acquisto di beni patrimoniali 1.500,00Uscite per partite di giro 78.850,00TOTALE 769.350,00

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ORGANIGRAMMA

Su richiesta della Presidente si pubblica il seguente organigramma, da considerarsi in evolu-zione date le molte iniziative in cantiere

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ATTIVITÀ ORDINISTICHE

COMMISSIONI CONSILIARI

COMMISSIONE “QUALITA’ E INNOVAZIONEDELL’INTERVENTO PSICOLOGICO”

❖ I lavori della Commissione sono iniziati, allafine di marzo, con la condivisione di alcunimateriali attinenti alle tematiche oggetto di la-voro, in particolare del progetto della Com-missione approvato dal Consiglio e di alcunericerche sull’immagine dello psicologo e dellapsicologia in diversi contesti. Nel corso di al-cuni incontri si è successivamente riflettuto sutipologie, competenze e contesti innovativi ri-spetto a interventi psicologici di interesse perla collettività.In seguito, a partire dalle aree di interesse,competenza e attuale lavoro dei partecipanti,si sono passate in rassegna idee e proposteutili a individuare e prendere contatto conpotenziali committenze competenti. Sono sta-te individuate come prime possibili figure targeti Medici di Medicina Generale (MMG) e glioperatori penitenziari. Sono stati ripresi i con-tatti con il prof. Carli rispetto alle prospettivedi ripresa del lavoro di ricerca sullo sviluppodell’immagine dello psicologo in Toscana.In particolare è stata presa in esame la possi-bilità di realizzare le fasi 4 e 5 della ricercacome previsto nel progetto già presentato asuo tempo all’Ordine, ovvero:

a. Creazione di un laboratorio di sviluppo im-magine con gruppi focus per validare e ap-profondire gli Indicatori di Sviluppo emer-si durante le prime tre fasi della ricerca Carli-SPS.

b. Costruzione di un panel per il monitoraggiopermanente dell’Immagine dello Psicologoin Toscana.

Nel periodo giugno-ottobre 2006 il lavoro si èconcentrato sulla costruzione di un progettodi ricerca-intervento centrato sull’esplorazio-ne di possibili forme di collaborazione tra psi-cologi e Medici di Medicina Generale (MMG).

Relazione sulle attività svoltenel periodo marzo-ottobre 2006Maurizio Mordini [Consigliere referente]

Questa parte del lavoro è stata svolta da Mau-rizio Mordini ed Emanuela Bavazzano.Sono stati effettuati dei Focus group con alcu-ni MMG della zona di Sesto Fiorentino su temiemergenti e criticità nel loro lavoro e sulle pro-spettive di collaborazione con gli psicologi. Apartire da questo lavoro si è individuata nel-l’area relativa al rapporto tra stili di vita epatologie mediche un ambito in grado di apri-re un possibile campo di intervento dello psi-cologo in collaborazione con i MMG.In seguito sono stati effettuati alcuni incontridi progettazione per la definizione delle coor-dinate a partire dalle quali articolare gli spazidi intervento dello psicologo in collaborazio-ne con i MMG. Successivi incontri hanno per-messo di condividere le coordinate progettualicon i MMG interessati a collaborare.Infine, in un incontro tra i referenti della Com-missione per questo progetto (MaurizioMordini, Emanuela Bavazzano) e i MMG inte-ressati, sì è costituito un gruppo di Ricerca-Azione che lavorerà allo sviluppo del piano dilavoro:

1. Individuazione delle aree di lavoro sullequali verrà impostata la sperimentazione

2. Costituzione di sotto-gruppi (Psicologi eMMG) dedicati a ciascuna delle aree

3. Avvio del lavoro di definizione dei parame-tri comuni da utilizzare nella progettazionedella sperimentazione:

• tipologia dei pazienti e dei problemi• criteri di invio da parte dei MMG• modalità di intervento degli psicologi• struttura e articolazione del lavoro di rete• partner istituzionali da coinvolgere• criteri di verifica del lavoro• modalità di pubblicizzazione dei risultatiComponenti commissione: Maurizio Mordini,Elena Sogaro, Emanuela Bavazzano.

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COMMISSIONE ‘PSICOLOGIA PER LA SCUOLA’Relazione primo trimestre

Tania Fiorini [Consigliere Referente]

Dopo che il consiglio dell’Ordine degli Psico-logi della Toscana in data 9 Febbraio 2006 hadeliberato l’istituzione della Commissione perla Scuola, i partecipanti hanno cominciato riu-nirsi con cadenza quindicinale.

I primi obiettivi individuati sono andati nelladirezione di creare un questionario, partendo,se possibile, da esperienze di altre regioni.

Con il passare del tempo le adesioni alla com-missione sono via aumentate, tanto che ad oggiil numero delle persone coinvolte a vario livel-lo è di 20 colleghi.

Visto l’interesse che questa iniziativa ha riscos-so tra i colleghi, è stata organizzata una giorna-ta intera di scambio e confronto, organizzatacon largo anticipo per dar modo a più colleghipossibile di partecipare. Questo si è reso ne-cessario anche per andare incontro a quei col-leghi che pur avendo dimostrato interesse perl’iniziativa, hanno difficoltà a partecipare alleriunioni del dopo cena.

I colleghi hanno dimostrato di apprezzare mol-

to questa iniziativa come confermatoci dalle e-mail di apprezzamento che sono arrivate. Inparticolare è piaciuta la possibilità di confron-tarsi con psicologi provenienti da esperienzediverse del mondo della scuola. Parimodo èpiaciuto l’interesse che l’Ordine dimostra nelvoler promuovere e valorizzare gli interventipsicologici nella scuola, questo anche in rela-zione al fatto che negli ultimi anni si sta assi-stendo ad un deprezzamento economico e aduna ”invasione di campo” da parte di altre fi-gure professionali (ad es. insegnanti che si oc-cupano di CIC, educatori, psichiatri, ecc..).

Parallelamente all’attività svolta dalla commis-sione, l’obiettivo della promozione della pro-fessione di Psicologo scolastico è stato perse-guito dal referente anche attraverso la possibi-lità di una stipula di un Protocollo di Intesacon l’USR nella persona del direttore Angotti.A questo proposito in data 17 maggio 2006 c’èstato un incontro tra Angotti, la Presidente del-l’Ordine e il referente di commissione per pre-sentare una bozza di protocollo di cui al mo-mento di andare in stampa abbiamo la ratificadefinitiva.

Cari colleghi è con estremo piacere che viannuncio la firma di un Protocollo d’Inte-sa fra in nostro Ordine e l’Ufficio Scolasti-co Regionale.Questo documento è il primo risultato dellavoro svolto dalla “Commissione per laScuola” di cui sono referente.Il percorso che ha portato alla firma è sta-to seguito quasi passo passo, dai compo-nenti della commissione i quali hanno col-laborato attivamente alla stesura della pri-

Protocollo d’intesa tra Ufficio Scolastico Regionalee Ordine degli Psicologi della Toscana

di Tania Fiorini

ma bozza e alle successive modifiche cheabbiamo dovuto apportare.Come potrete leggere, nel documento sirecepisce a pieno l’obiettivo primario dipromuovere l’impiego dello psicologo sco-lastico secondo criteri di efficienza, effi-cacia e validazione dell’intervento attuato(vedi art. 1 comma 2); nonché di creareun punto di riferimento per favorire l’in-contro tra il bisogno di interventi psicolo-gici che può nascere negli istituti scolasti-

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❖ Vista la legge 15 marzo 1997, n.59, recan-te “Delega al Governo per il conferimentodi funzioni e compiti alle regioni ed enti lo-cali per la riforma della Pubblica ammini-strazione e per la semplificazione ammini-strativa”;vista la legge 28 agosto 1997, n.285, recantenorme sulle “Disposizioni per la promozio-ne dei diritti e di opportunità per l’infanzia el’adolescenza”;vista la legge 18 dicembre 1997, n.440, con-cernente l’istituzione del fondo di arricchi-mento e l’ampliamento dell’offerta formativa;vista la legge 833/78, istitutiva del ServizioSanitario Nazionale;vista la legge 56/89 che all’articolo I indicale funzioni dello psicologo, e che, inoltre,attribuisce ai Consigli Territoriali dell’Ordinedegli Psicologi l’obbligo dell’esercizio dellavigilanza sulla corretta etica delle prassi pro-fessionali;visto il protocollo di intesa già siglato fraMinistero dell’Istruzione e Consiglio Nazio-nale dell’Ordine degli Psicologi in data 9/2/2001;

premesso che gli interventi di psicologiascolastica possono costituire:

• un momento qualificante per la preven-zione del disagio e della dispersione sco-lastica;

Ufficio Scolastico Regionale della Toscana

Protocollo d’intesa

• un ‘occasione per la promozione del be-nessere ed il miglioramento della qualitàdella vita di alunni insegnanti e genitori;

• uno strumento per promuovere la moti-vazione allo studio e la fiducia in se stes-si;

• uno strumento per la formazione e lariqualificazione di tutto il personale sco-lastico;

• uno strumento ed una modalità per for-nire sostegno alla genitorialità;

• uno strumento ed una modalità per pro-muovere la partnership scuola famiglia;

• un’opportunità per favorire l’orientamen-to;

• strumenti significativi per studiare l’orga-nizzazione scolastica e favorirnel’empowerment;

Considerato che l’Ufficio Scolastico Regio-nale, al fine di assicurare la fruizione del di-ritto allo studio, di ridurre la dispersione sco-lastica e di prevenire situazioni di disagioscolastico è impegnato a sostenere le scuolenell’arricchimento dell’offerta formativa enella realizzazione di interventi mirati allosviluppo della persona;

Considerato che l’Ordine degli Psicologidella Toscana ritiene gli interventi di consu-lenza psicologica una risorsa a supporto deicompiti istituzionali e formativi della scuola

ci, e la garanzia di ottenere risposte quali-tativamente significative (art. 1 comma 2).Pari modo importante risulta essere la co-stituzione di un “Comitato tecnico-scienti-fico per i Servizi di Psicologia Scolasticadella Toscana” che ci mette finalmente incondizione di avere un organo istituziona-le dove poter far confluire, sistematizzaree quindi usare tutte le informazioni chederivano dalle varie esperienze nel cam-po degli interventi di psicologia scolasti-ca. Nelle nostre intenzioni questo Comita-

to potrà diventare un punto di riferimentoper gli istituti scolastici che, volendo atti-vare un progetto-intervento in ambito psi-cologico, richiedono professionisti espertie qualificati in grado di centrare gli obiet-tivi prefissati.Al momento stiamo procedendo alle no-mine dei membri che andranno a formareil Comitato e abbiamo in programma unaserie di incontri con il dr Angotti, direttoredell’USR, dove stabilire congiuntamente leprocedure attuative.

Ordine degli PsicologiConsiglio regionale della Toscana

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Il Direttore dell’Ufficio ScolasticoRegionale per la Toscana

(Cesare Angotti)

IL Presidente dell’Ordine degli Psicologidella Regione Toscana

(Sandra Vannoni)

in una logica integrativa e di servizio, nonsostitutiva delle competenze dei docenti che,in quanto indiscussi titolari dell’azione pe-dagogica e formativa, costituiscono i com-mittenti della stessa;

Tenuto conto dell’opportunità collegare inmodo sinergico le strategie e gli obiettivi con-tenuti nel presente protocollo, con le finali-tà di altre iniziative promosse anche in col-laborazione con Regioni, Province e Comu-ni;

SI CONVIENE QUANTO SEGUE

ART. 1 Finalità1) Il presente protocollo d’intesa vuole porsi

come punto di riferimento alle istituzio-ni scolastiche che intendono avvalersidelle prestazioni di psicologia scolasti-ca, per realizzare un incontro tra la do-manda dei servizi psicologici provenientidal sistema scolastico e le prestazioniprofessionali offerte dalla Psicologia, at-traverso la definizione di linee di indi-rizzo condivise;

2) l’ intesa è inoltre finalizzata a promuo-vere lo sviluppo della qualità dei serviziprofessionali psicologici nella scuola, as-sicurando l’ adeguatezza degli interven-ti alle esigenze del sistema scolastico.

ART. 2 Azioni previstePer il raggiungimento delle finalità di cui alpunto precedente è istituito presso l’UfficioScolastico Regionale un Comitato tecnico-scientifico sugli interventi di psicologia sco-lastica in ambito Regionale Toscano deno-minato “Comitato tecnico-scientifico per iServizi di Psicologia Scolastica della Tosca-na”.

Il suddetto Comitato, interistituzionale,paritetico, è composto da quattro membri. Iquattro membri vengono designati ciascunodal rispettivo organo di appartenenza sottoindicato:

• due membri saranno costituiti da perso-nale scolastico nominato dal Direttore del-

l’Ufficio scolastico regionale, di cui unosarà il Direttore stesso o suo delegato

• due membri saranno costituiti da rappre-sentanti dell’Ordine degli psicologi, di cuiuno sarà il Presidente stesso o suo delega-to

Il Comitato è presieduto dal Direttore del-l’Ufficio Scolastico Regionale.

ART. 3 - OBIETTIVIIl Comitato persegue i seguenti obiettivi:• acquisire documentazione sulle funzioni,

esperienze ed attività inerenti la Psicolo-gia Scolastica già effettuate o in atto nelterritorio, catalogandole per tipologia epredisponendo un archivio ragionato dacollocare in rete;

• definire criteri per la valutazione e sele-zione dei curricula formativi e per la ri-cerca dei professionisti operanti in que-st’area;

• individuare la domanda di Servizio di Psi-cologia Scolastica da parte dei singoli at-tori dell’Ufficio Scolastico Regionale, del-le Scuole e dei Centri di Servizio Ammi-nistrativi operanti nel territorio;

• promuovere sistemi di monitoraggio, ana-lisi, accertamento e verifica della qualitàe dell’efficacia degli interventi psicologi-ci, a tutela degli attori del sistema scola-stico e al contempo utilizzabili daireferenti del sistema professionale per laprogettazione di percorsi di sviluppo dellecompetenze e della qualità delle offerte

• determinare criteri condivisi per l’orga-nizzazione dei Servizi di psicologia sco-lastica, nonché andarne a definire com-piti ed attività.

I membri del suddetto Comitato potrannopromuovere iniziative mirate a coinvolgerealtri soggetti interessati alle diverseprogettualità.

ART. 4 - DURATAIl presente protocollo di intesa ha durata ditre anni a partire dalla sottoscrizione e, d’in-tesa tra le parti può essere modificato o in-tegrato in ogni momento e rinnovato allascadenza.

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ATTIVITÀ ORDINISTICHE

INIZIATIVE

“I SABATI PER GLI ISCRITTI”CICLO DI INCONTRI INFORMATIVI E DI

ORIENTAMENTO SUI TEMI DELLA PROFESSIONE

Coordinamento a cura di Maurizio Mordini

Continuano gli incontri condotti da psicologi toscani esperti sul tema oggetto di trattazione abeneficio degli altri colleghi iscritti all’Ordine. Un’iniziativa ispirata al principio della colleganzae della condivisione del patrimonio di conoscenze, esperienza e professionalità tra gli psicologitoscani.Tutti gli incontri si terranno presso la sede dell’Ordine degli Psicologi della Toscana – ViaPanciatichi 38/5. Per partecipare è indispensabile prenotare telefonando (055-416515), oppurevia fax (055-414360) o via e-mail ([email protected]) almeno 10 giorni prima dell’even-to. I colleghi intenzionati a tenere un incontro mettendo a disposizione degli altri colleghi lapropria competenza possono mettersi in contatto con il consigliere Maurizio Mordini([email protected]).

Negli ultimi dieci anni circa il ruolo dello psicologo negli interventi umanitari internazionali èandato rafforzandosi; nonostante sia ancora considerato un intervento “a margine” (soprattuttoin Italia) si possono intravedere interessanti sviluppi.Il quadro generale degli interventi umanitari è stato prevalentemente focalizzato su forme diaiuto pratiche e concrete quali possono essere la costruzione di campi di accoglienza, il ripristi-no di attività di micro-economia o il ricongiungimento familiare, giusto per fare degli esempi. Glioperatori internazionali sono divenuti consapevoli della necessità di coinvolgere nei progettiesperti in materie educative o psicologiche al fine di creare forme di supporto per le popolazionidi volta in volta colpite.Non si tratta solo di interventi diretti che ruotano attorno all’ambiguo concetto del trauma (daguerra, da stupro, da terremoto, etc.) nonostante esistano validi progetti soprattutto in Africa(Sierrra Leone, intervento con i bambini soldato) ma di interventi a medio e lungo termine cheaffrontano il più vasto tema dell’ambito psicosociale in contesti internazionali.Si tratta, per il nostro paese, di scenari di intervento nuovi da cui non emerge una professionalità

CALENDARIO CICLO DI INCONTRI(DICEMBRE 2006 - MARZO 2007)

Sabato 16 dicembre 2006 ore 9.30-12.00

L’INTERVENTO PSICOSOCIALE IN AMBITOINTERNAZIONALE: SRI LANKA POST-TSUNAMI

Luca ModenesiConsulente attività e progettazione interventi psicosociali.

Ha collaborato con il GVC di Bologna in Sri Lanka per un annoe con Prosvil in Palestina per sette mesi

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stabile o duratura ma un working in progress caratterizzato da competenze, motivazione esperimentalità nella creazione di forme di intervento. Sotto questo profilo la lunga e trentennaleesperienza maturata dagli operatori della salute italiani può essere utile e proficua avendo lapossibilità di attingere, culturalmente e tecnicamente ad un bacino di conoscenza così ampio.Sotto il profilo delle forme di intervento si possono delineare due principali filoni: intervento infase post-emergenza dovuto a catastrofi naturali o umane e interventi in progetti di sviluppo. Aparte le metodologie che possono essere diverse, la caratteristica principale di distinzione è iltempo di intervento, circa 6 mesi il primo sopra un anno il secondo. Questa distinzione è unaconvenzione che permette di fare delle differenze e non una pretesa di dare una rigida scansioneagli interventi.Al fine di illustrare un applicazione pratica di questo contesto si presenta l’intervento svolto in SriLanka successivamente al maremoto del 26 dicembre 2004 in collaborazione con la ong diBologna GVCTraccia dell’esposizione: area geografica e contesto socio-culturale; tipologia di intervento infase post emergenza; definizione di psicosociale; attività svolte; risultati; difficoltà e aspetti critici.

Sabato 27 gennaio 2007 ore 9.30-12.00

L’INTERVENTO DELLO PSICOLOGONELLE PROBLEMATICHE DEL MOBBING

Antonella Parenti*, Elena Meconcelli**, Fosco Patriarchi**Psicoterapeuta; **Psicologa

La legge 626/94 rende obbligatoria la valutazione dei rischi connessi con l’attività lavorativaincludendo i rischi di natura psicosociale. Esiste attualmente anche a livello parlamentare uncontenzioso sulle figure professionali cui spetta la valutazione dei rischi psicosociali.Le categorie coinvolte sono: ingegneri, medici e psicologi. E’ quindi molto importante avere leidee chiare su quale possa essere l’intervento dello psicologo rispetto agli altri, tenendo presenteche la gravità del danno non è legata a fenomeni oggettivi e misurabili con facilità ma ad aspettiindividuali come la capacità di gestione delle emozioni. Per questo tipo di intervento si parlainfatti in termini statistici.

Gli inganni che possono produrre numeri e statistiche non riguardano soltanto i non addetti ailavori, ma anche i professionisti, come gli psicologi che, a vario titolo si trovano a dover utilizza-re concetti statistici, come attori o fruitori della ricerca.Al contrario di ciò che comunemente si pensa, sono molte le situazioni professionali in cui unoPsicologo si trova ad usare in modo più o meno esplicito la statistica. Alcune nozioni basilari diquesta disciplina tornano utili in modo diretto a coloro che si trovano, a diverso titolo, a dover

Sabato 17 febbraio 2007 ore 9.30-12.00

QUESTIONARI, TEST E INDAGINI IN PSICOLOGIA:UNA GUIDA PER EVITARE LE TRAPPOLE STATISTICHE

Camilla PaganucciProfessore a.c. di Metodologia della Ricerca Psicologica,

Facoltà di Psicologia di Firenze

Christina BachmannProfessore a.c. di Metodologia della Ricerca Psicologica,

Facoltà di Psicologia di Firenze

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promuovere e realizzare una ricerca e in modo indiretto a chi la ricerca la deve “leggere”. Inquesto caso si rendono necessarie alcune conoscenze per valutare criticamente articoli scientifi-ci, fondamentali per il proprio aggiornamento, che basano le proprie conclusioni sui risultatistatistici. Un caso frequente che può capitare ad uno Psicologo, ad esempio, sarà quello di doverscegliere test adeguati al proprio ambito di lavoro. Per far questo dovrà essere in grado divalutare le proprietà psicometriche dei diversi strumenti e di riconoscerne la qualità, per evitaredi imbarcarsi in una rilevazione inutile.Non è certo questa la sede per approfondire le varie procedure statistiche o i dettagli metodologici,per i quali si rimanda a testi specifici di cui potrà essere fornita una bibliografia consigliata, masembra utile fornire una guida all’uso che ricordi e spieghi le trappole e gli errori più comuni incui si può incorrere.Questa attività viene proposta con l’intento di aiutare il lettore di lavori scientifici a svilupparesenso critico, in modo che egli possa valutare le risorse che la comunità scientifica mette adisposizione per l’aggiornamento e l’approfondimento.

Fare una professione sanitaria obbliga ad occuparsi di emozioni e cognizioni prima ancora chedi malattie. Nel caso dell’emergenza, la gestione di queste emozioni e di questi pensieri possonofacilitare la rapidità e la qualità della relazione e dunque dell’assistenza. Ma l’approssimazione ol’improvvisazione di questo spazio relazionale può, di contro, compromettere per una parte oper il tutto questo processo, anche in modo rilevante.Studiare cosa accade durante una emergenza sanitaria nella mente di un utente della Centrale118 o del Pronto Soccorso emerge come un campo di interesse delle scienze psicologiche. Cosìcome appare decisivo cercare di comprendere cosa succede nei processi mentali di chi, addettoal front line di quei servizi, deve riuscire a dare una risposta, dunque a gestire l’incertezza el’instabilità comunicativa e relazionale degli altri. Senza rimanere confusi od invasi dalla propria.Non c’è dubbio che il sistema dell’emergenza prima che atti sanitari in senso stretto deve sapercompiere, e bene, atti comunicativi.Un errore a questo livello può comportare semplicemente che un’ambulanza non parte o nonarriva, oppure, sul fronte del triage infermieristico, l’assegnazione di un codice di gravità errato.Più semplicemente incomprensioni o conflitti comportano uno spreco di tempo in un contesto,per definizione, tempo-dipendente.Come si costruisce un contesto relazionale appropriato in queste circostanze, come si proteggeil proprio pensiero dalla pervasività emozionale di alcune situazioni, come si favorisce, pertanto,la compliance degli utenti di un servizio di emergenza appare una domanda legittimamenteposta alla psicologia ed agli psicologi. Questa iniziativa vuole quindi da un lato richiamarel’attenzione su quanto di emotivo-cognitivo-relazionale si trovi all’interno di servizi e professioniapparentemente distanti dai nostri abituali contesti. Da un altro sottolinerare quanto il sapereteorico e pratico per risolvere evidenti criticità di alcuni settori sanitari, abiti in larga parte nella“casa psicologica”. Il tutto con alcune non indifferenti conseguenze per lo sviluppo della profes-sione, la prima della quale vorremmo fin da subito suggerire.La psicologia professionale è soprattutto psicologia applicata alla risoluzione di problemi dellacomunità nei vari ambiti. Uscire dai nostri tradizionali contesti operativi (clinico, scolastico ecc.)ed accettare la “sfida” che altre e meno note situazioni ci propongono dovrebbe essere la natu-rale tendenza di una professione “viva” ed in evoluzione.

Sabato 10 marzo 2007 ore 9.30-12.00

PSICOLOGIA DEI CONTESTID’EMERGENZA SANITARIA

Nicola ArticoProfessore a.c. di Psicologia Generale Facoltà di Medicina

e Chirurgia Università di Pisa;Dirigente psicologo Dipartimento di Salute Mentale - ASL 6 Livorno

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GRUPPI DI LAVOROGruppo di Lavoro “Psicologi del Lavoro”

Chi siamoSiamo 12 persone con la passione professionale per la psicologia del lavoro [come potete legge-re sul sito dell’Ordine seguendo il percorso: [Home> Commissioni e Gruppi di lavoro>Gruppi dilavoro> Psicologia del Lavoro] con età, esperienza, ambiti di attività ed approcci teorici di riferi-mento eterogenei. Siamo accomunati dal desiderio di perseguire il miglioramento qualitativonell’area di intervento e il suo pieno riconoscimento all’interno del mondo del lavoro.

La nostra missionA maggio ci siamo costituiti in gruppo di lavoro, riconosciuto dal Consiglio [in data 20 maggio2006, ndr], per confrontarci su tematiche riguardanti il nostro ruolo di psicologi del lavoro nelloscenario regionale. Riflettendo sulle diverse esperienze professionali ci siamo resi conto chenelle varie realtà sociali della nostra regione c’è una conoscenza generalizzata e non dettagliatadelle attività di competenza dello psicologo del lavoro. Abbiamo rilevato altresì un’approssima-tiva definizione dei confini del ruolo che ci separano da altre professioni svolte da persone contitolo diverso da quello di psicologo del lavoro (formatore, facilitatore, mediatore, consulenteecc…).Le aree che ci siamo proposti di approfondire sono le seguenti:1. monitorare le esigenze degli psicologi del lavoro in relazione al mercato del lavoro;2. promuovere occasioni di aggiornamento e di crescita professionale;3. sviluppare, con il coinvolgimento dei colleghi delle diverse province della Toscana, una rete

interna fra gli psicologi del lavoro ed una rete esterna con i cittadini, le istituzioni e le partisociali;

4. definire cos’è specifico della professione dello psicologo del lavoro al fine della tutela dellaprofessione stessa;

5. creare nuove opportunità lavorative nel campo della psicologia del lavoro tenendo contoanche di quanto emerso dalla ricerca commissionata dall’Ordine nel 2004 a Renzo Carli.

Cosa stiamo facendo oraAttualmente stiamo lavorando al primo obiettivo; “monitorare le esigenze degli psicologi dellavoro in relazione al mercato del lavoro” creando un questionario per la raccolta dei dati.

❑ Il questionario avrà le seguenti funzioni:• avere dati oggettivi in merito ai bisogni ed alle problematiche degli psicologi e delle aree

di applicazione della psicologia del lavoro;• effettuare una reale ricognizione degli ambiti di applicazione della professione dello

psicologo del lavoro;• definire, individuare e progettare nuovi sbocchi lavorativi per la nostra professione;• disegnare una “cartina topografica” per conoscere la nostra dislocazione sul territorio;

❑ Il risultato della ricerca sarà utilizzato al fine di creare una interconnessione tra i cittadini, leistituzioni, le parti sociali, così come per promuovere incontri di aggiornamento e seminaritematici.

I dati emersi verranno opportunamente elaborati statisticamente e messi a disposizione dei col-leghi.

Vi terremo informati sullo svolgimento dei lavori attraverso questa rubrica dedicata ai gruppi dilavoro.

Per contattare il gruppo “Psicologi del Lavoro”:Roberto Podrecca - [email protected] - 3472540556

ATTIVITÀ ORDINISTICHE

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CORRISPONDENZA PROVINCIALE

❖ L’Ordine ha un’unica sede fisica, ma i suoi membri sono dislocati su tutto il territorio regiona-le. Spesso una realtà territoriale vive esperienze diverse da quelle di altre realtà ad esse anchemolto vicine.Una comunità si crea anche tramite la conoscenza reciproca delle sue parti costituenti. Conquesta sezione si vuole offrire agli iscritti l’opportunità di esporre le eventuali peculiarità del loroterritorio, le iniziative più interessanti e meno conosciute allo scopo di dare voce ai colleghi cherisiedono in aree più decentrate.La Redazione invita i colleghi ad inviare contributi.

COMMISSIONI REGIONALI

❖ Dagli scarni documenti del fascicolo pre-sente nell’archivio del Consiglio risulta chela commissione formazione mediamente siriunisce una volta all’anno e non si trovadocumentazione del lavoro che è stato svol-to in passato.Mi sono informato in Regione presso il se-gretario della Commissione dott. Zanobinie ho saputo che i lavori si concretizzanoattraverso quattro gruppi di lavoro (PianoSanitario Regionale, Profili di Competen-ze, ECM e Alta Formazione). Il compito ditali gruppi è quello di produrre dei docu-menti che, fatti propri dalla commissione,indirizzeranno la formazione nella Regio-ne Toscana del personale Sanitario nei pros-simi anni.Con la collaborazione del consigliere Mau-rizio Mordini abbiamo partecipato alle riu-nioni di due gruppi di lavoro, io a quelloche si occupa della formazione del PSR eMordini a quello sui profili di competenze.In entrambi i lavori erano già iniziati. Con-temporaneamente ho riunito i colleghi chefecero domanda di partecipazione ai lavo-ri della commissione illustrando il docu-mento presentato alla riunione della Com-

COMMISSIONE FORMAZIONE SANITARIARelazione sui lavori del periodo maggio-luglio 2006

a cura di Claudio Porciatti[referente per l’Ordine presso la Commissione]

missione del 9 maggio e chiedendo a cia-scuno di discutere il documento presenta-to in Regione dal dott. Roccato coordinato-re del gruppo di lavoro PSR. Il documentoera già completo e nessuno aveva manife-stato l’intenzione di chiedere degli emen-damenti. Rilevata l’assenza totale della fi-gura dello psicologo nei progetti che il grup-po formazione PSR abbiamo pensato, vistal’urgenza, di presentare degli emendamen-ti che, certamente supportati da sufficientiargomentazioni, avessero come scopo prio-ritario quello di renderci visibili. Risultatodi questa corsa è stato quello di bloccare ildocumento inerente del gruppo di lavorosul PSR per poter discuter i nostri emenda-menti a settembre.Nel frattempo ho ricevuto il documento delgruppo di lavoro Alta Formazione ed horaccolto la disponibilità della prof.ssa Cele-sti di Siena ad occuparsi dei prossimi lavo-ri.Altra disponibilità è stata quella della colle-ga di Lucca dott.ssa Ornella Fulvio ad oc-cuparsi dei lavori del gruppo ECM, Mordiniè il referente per il gruppo sui Profili diCompetenze.

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Il gruppo di lavoro sui profili di competen-ze nel Sistema Sanitario Regionale vede lapartecipazione, insieme agli psicologi, dimolti dei profili professionali presenti al suointerno: medici, infermieri, tecnici di labo-ratorio, tecnici della prevenzione, farmaci-sti, tecnici di radiologia e altri ancora.

IL PROGRAMMA DI LAVORODEL GRUPPO

L’agenda di lavoro del gruppoprevede 4 fasi.

FASE 1 definizione del concettodi competenza e condivisione del me-todo

Come metodologia di lavoro sulle compe-tenze è stato prescelto il metodo sviluppa-to dall’Isfol (Istituto per lo sviluppo dellaformazione professionale dei lavoratori),ente che opera in collaborazione con ilMinistero del lavoro e le Regioni per losviluppo della formazione professionale.Nel 1995 ISFOL ha ricevuto dal Ministerodel lavoro e dall’Unione Europea l’incaricodi sviluppare le azioni previste nel proget-to “standard formativi” che prevedevanoessenzialmente di progettare l’architetturadi un sistema basato su competenze e Uni-tà Capitalizzabili, nella prospettiva di im-plementarlo nel nostro Paese.Il modello ISFOL si articola in tre macroaree:Competenze di base, trasversali, tecnico-professionali. Le competenze di base rap-presentano le fondamenta su cui si costru-isce lo sviluppo personale e professionale;costituiscono il prerequisito per l’ingressonel mondo del lavoro e sono state indivi-duate da ISFOL in seguito ad una ricercaeffettuata sui neo diplomati. Si suddivido-no in 4 aree: Lingua inglese, Organizzazio-ne aziendale (ad es. analizzare un’organiz-zazione a livello micro: ruoli e processi,

Commissione Formazione Sanitaria: Gruppo di lavorosui profili di competenze

Relazione sui lavori del periodo maggio-luglio 2006

a cura del referente per l’Ordine al gruppo di lavoro(Maurizio Mordini)

Informatica e Diritto del lavoro (ad es.reperire informazioni sulle regole di acces-so al lavoro). Le competenze trasversalisono quelle legate all’immagine di sé, in-dividuano le capacità di agire proprie diun individuo consapevole che, di fronte asituazioni fuori dalla sua portata, mobilite-rà le energie necessarie all’elaborazione delproblema. Si suddividono in tre aree: Areadiagnostica/risolutiva (ad es. diagnostica-re le proprie competenze e attitudini), Arearelazionale (ad es. lavorare in gruppo), Areainnovativa (ad es. potenziare l’autoappren-dimento).Le competenze tecnico professionali sonoquelle specifiche di ogni figura professio-nale, definiscono le aree di attività in cuiun professionista si identifica come esper-to. Il modello ISFOL, ai fini del lavoro delgruppo, è stato contestualizzato al settoresociosanitario individuando un ulterioremacroarea di competenze tecnico profes-sionali definite come trasversali rispetto alsettore socio sanitario. Vengono indicatecome tecnico professionali in quanto deli-neano le caratteristiche della figura pro-fessionale e come trasversali perché riguar-dano più profili inseriti nello stesso conte-sto. Si suddividono in quattro aree: Gestio-ne (ad es. gestire la privacy in ambito sa-nitario), Formazione, Ricerca, Consulenza(ad es. utilizzare un linguaggio adeguatoal tipo di consulenza richiesta).

FASE 2 analisi dei profili giuridici

In questa fase si procede alla descrizionedei profili giuridici che normano ciascunadelle professioni che partecipano al lavo-ro. Per quanto riguarda gli psicologi ab-biamo potuto agevolmente trattare il livel-lo della normativa nazionale grazie al pre-gevole lavoro svolto in passato dallaSIPSOT al quale abbiamo attinto. A livelloregionale è previsto che sarà la Commis-

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sione ordinistica sul servizio sanitario re-gionale (presieduta da Angela Manna) a for-nire il quadro normativo di riferimento perla nostra professione.

FASE 3 mappatura e definizionedelle competenze

Il lavoro effettuato fino ad oggi è iniziatocon una rassegna dei contributi pertinentie integrabili prodotti nella letteratura psi-cologica. Successivamente è stato organiz-zato un Focus group sulle competenze dellopsicologo nel SSR organizzato presso l’Or-dine con un gruppo di colleghi rappresen-tativi di varie zone e realtà del SSR (convo-cati dai consiglieri Porciatti e Manna) e con-dotto dal consigliere Mordini e dal prof.Odoardi della cattedra di Psicologia delLavoro dell’Università di Firenze. Si è quin-di proceduto ad una prima stesura del pro-filo di competenze dello psicologo.I prossimi passi si articoleranno nel:

a) completamento del profilo giuridico con

la normativa e le linee guida regionaliattraverso il coinvolgimento della Com-missione SSR dell’Ordine (referenteAngela Manna),

b) completamento del profilo di compe-tenze attraverso il coinvolgimento deicolleghi del SSR anche via e-mail

c) Presentazione del lavoro in occasionedella plenaria della Commissione For-mazione che avrà il tema all’ordine delgiorno (a cura del referente della Com-missione per l’Ordine, Claudio Porciatti)

FASE 4 definizione di linee guidaper la costruzione dei curricula

Il prodotto finale del lavoro del gruppo saràquello di offrire un contributo allaridefinizione delle linee guida per la co-struzione dei curricula formativi dei diversiprofili partecipanti a partire dalle esigenzeemergenti dal mondo delle professioni nelloro svolgimento concreto così come saràarticolato nei vari profili di competenze cheverranno costruiti.

La Commissione regionale di coordinamen-to per le azioni di lotta al dolore nel seme-stre aprile – ottobre 2006 ha proseguito illavoro con la realizzazione di vari progettie contemporaneamente ha strutturato laprogrammazione di lavoro per il 2007. Lacommissione, costituita da circa 34 rappre-sentanti delle diverse categorie (medicinae chirurgia, infermieristica, psicologia,sociologia, bioetica et al.) si è riunita in riu-nioni plenarie svolte con cadenza bimestra-le. In particolare la riunione del giorno 27

COMMISSIONE REGIONALE DI COORDINAMENTOPER LE AZIONI DI LOTTA AL DOLORE

Resoconto dell’attivitàdel periodo aprile - ottobre 2006

Simona Caprilli[Rappresentante per l’Ordine degli Psicologi]

giugno 2006 ha rivestito una particolare im-portanza, vista la presenza dell’assessoreRossi che ha raccolto le proposte e le ri-chieste della commissione per la lotta aldolore e se ne farà portavoce presso il mi-nistro Livia Turco. All’interno di questa riu-nione plenaria è stato sottolineato dallasottoscritta il ruolo dello psicologo nell’am-bito delle azioni di lotta al dolore, inparticolar modo nelle cure domiciliari eterritoriali. È stato richiesto di proseguireed ampliare l’impegno della regione in que-

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LIsto senso, auspicando un continuo incre-mento della presenza di psicologi nell’am-bito del trattamento del dolore.

L’assessore Rossi ha inoltre indetto una gior-nata di incontro il 10 ottobre 2006 in cuitutti i direttori sanitari delle AUSL e AO dellaregione Toscana sono stati invitati a pre-sentare lo stato di avanzamento e le azioniintraprese nella lotta, insieme ai punti criti-ci su cui si deve ancora lavorare. Tale gior-nata di studio che si è svolta presso il Con-vitto della Calza ha riscontrato la presenzadi tutti i direttori sanitari e un’alta parteci-pazione del pubblico.Durante questa giornata è emerso che sistanno consolidando alcuni settori comequello della formazione e della ricerca.

Inoltre nei giorni 18 e 19 ottobre si è svoltoa Pisa il 3° Convegno Nazionale sul Dolo-re, al termine del quale si è svolta una ta-vola rotonda con gli assessori regionali allasanità, nella quale è emerso che il percor-so della Regione Toscana nella lotta controil dolore è all’avanguardia in Italia e di esem-pio per le altre regioniIl lavoro del semestre aprile/ottobre 2006svolto dalla commissione regionale di co-ordinamento per le azioni di lotta al doloreha previsto varie articolazioni, nello speci-fico:1) distribuzione materiale informativo della

campagna “Abbasso il dolore” che con-siste di depliant pieghevoli, di poster espille che sono stati diffusi in tutti gliospedali toscani

2) Creazione di corsi di formazione per glioperatori della Regione Toscana e unadefinizione di un protocollo d’intesa conle Università

3) un progetto di ricerca di farmacoge-netica

Riguardo alle prospettive di lavoro futurela commissione regionale di coordinamen-to per le azioni di lotta al dolore si prefiggealcuni punti di seguito elencati:• PRONTO SOCCORSO: La commissione

si propone di creare i protocolli sul trat-tamento del dolore nei Pronto Soccorsodegli ospedali toscani, fornendo unaserie di indicazioni per il trattamentofarmacologico e non farmacologico deldolore e dell’ansia. È infatti ampiamen-

te risaputo che i pazienti che arrivano alPronto Soccorso presentano spesso do-lore da ‘moderato’ a ‘severo’ con alti li-velli di ansia.

• DOLORE IN PEDIATRIA: La commissio-ne si prefigge di contattare tutte lepediatrie della Regione Toscana al finedi diffondere protocolli terapeutici ed in-dicazioni psicologiche per gestire il do-lore del bambino.Sappiamo infatti che è fondamentale laprevenzione del dolore del bambino, inquanto una esperienza dolorosa in etàevolutiva si può innestare nella memo-ria provocando nel bambino alti livellidi paura, ansia anticipatoria e stress, cau-sando infine un abbassamento della so-glia del dolore. Pertanto si ritiene fon-damentale porre maggiore attenzione altrattamento del dolore in tutte le pediatriedei vari ospedali della Regione.

• HOSPICE: Nel territorio c’è da definireuna strategia comune di indirizzo per lanascita degli hospice (ovvero le struttu-re residenziali intermedie per pazientiin fase terminale di vita, dove possonoessere applicate le cure palliative oleniterapia). Il problema più urgente èquello della realizzazione di tali struttu-re e allo stesso tempo rilanciare il ruolodel MMG (medico di medicina genera-le) in questo delicato percorso.

• PARTOANALGESIA: La commissione in-tende affrontare il tema dellapartoanalgesia in tutta la Regione Tosca-na per permettere alle donne che ne fan-no richiesta di poter partorire senza do-lore. A tal fine sarà organizzata una riu-nione con i responsabili dei Dipartimentimaterno-infantile.

Per poter strutturare tali interventi si sonocostituiti 4 gruppi di lavoro, che lavore-ranno parallelamente a quelli già costituiti,sui temi che verranno affrontati comeprioritari:• Pronto Soccorso e 118: dott. Arnetoli,

dott. Messeri, dott. Mediati, dott.ssaPaolicchi

• Partoanalgesia: dott.ssa Orsi, dott.ssaPaolicchi

• Pediatrie: dott.ssa Caprilli, dott. Messeri,dott. Lombardini

• Dolore da procedura: dott.ssa Caprilli,dott. Messeri, dott. Paolicchi.

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FINESTRA NAZIONALE

COSA STA SUCCEDENDO ALL’ ENPAPE ALLE NOSTRE PENSIONI?

Sandra Vannoni

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LE ❖ Cari colleghi, con molta fatica vista la com-plessità della materia e dei giochi che vi ruotanointorno, cercherò di riassumervi il piùschematicamente possibile quanto in mia cono-scenza rispetto all’Enpap sia attraverso i contat-ti con esponenti della Cassa stessa che in base aquanto emerso dal Convegno delle Casse di pre-videnza, Il Decennale delle Casse del 103 nota“Insieme per la Previdenza - una politicaprevidenziale attenta al mondo delle professio-ni”, 18-19 ottobre 2006 Roma.Così come a voi esposto, ho riferito al CNOP (Con-siglio Nazionale Ordine Psicologi) del 28.In fondo a questo documento ne riporto trascri-zione.

Non è necessario essere esperti di contenuti erelazioni comunicative per capire che l’informa-zione chiara, precisa e capillare degli iscritti, nonè ai primi posti delle priorità dell’Ente.Tant’è che tutte le notizie che cerco qui di rife-rire sono il frutto di una raccolta varia: lettere dipersone, notizie provenienti da membri dellacassa, interventi in liste professionali, documentiche mi sono pervenuti, ascolto diretto a Romain occasione del Convegno organizzato dalleCasse del 103 “Insieme per la Previdenza - unapolitica previdenziale attenta al mondo delleprofessioni”, 18-19 ottobre 2006.

Da interventi di rappresentanti del CIG vengoquindi a sapere, su liste professionali, che ungruppo di lavoro dell’Enpap è costretto ad ester-nare le idee e le proposte attraverso una listaprofessionale a causa dell’assoluta inagibilitàdegli strumenti di informazione dell’Ente stes-so.Dice un rappresentante del CIG: “Questo con-trollo di informazione è “strategico” ed ha unateoria di fondo: i colleghi non hanno culturaprevidenziale e non possono capire questecose... il giornale non lo legge nessuno e quin-di a cosa serve... e difese di questa natura. L’at-tuale comitato di redazione ha bloccato per mesiun mio articolo sui lavori del Gruppo di lavorosugli obiettivi generali della previdenza asse-rendo che i colleghi non sarebbero stati in gra-do di distinguere le proposte da diritti acquisitie normati.”Così, non è dagli organi di stampa dell’ente,che ne ha fatto fallire la diffusione, ma da sin-goli consiglieri che riusciamo ad avere notiziesu quali scenari e ipotesi si stanno prospettan-do per le nostre pensioni.E’ invece fondamentale per il destino della pro-fessione e non solo della previdenza che si dif-fonda quanto sta accadendo e si inneschi undibattito con i colleghi, i quali hanno il diritto dichiedere, non solo di essere informati ma, an-

1 I cinque Enti previdenziali di professionisti (Eppi, Epap, Enpapi, Enpab ed Enpap) sonosinteticamente chiamati gli “Enti del 103” dal numero del decreto legislativo che li ha istituiti,il decreto legislativo n. 103 del 1996.La legge madre (la cosiddetta Riforma Previdenziale Dini) aveva previsto l’istituzione di Cassedi previdenza anche per i liberi professionisti che al tempo non avevano ancora una copertu-ra pensionistica (Agronomi, Attuari, Biologi, Geologi, Psicologi, Infermieri, Periti Industriali).La disciplina di questi nuovi attori sulla scena del welfare è stata infine inserita nel decretolegislativo numero 103 del 1996.Gli “Enti del 103” sono tutti sin dal principio retti dal sistema contributivo, e presentano anchealtre norme peculiari e diverse rispetto a quelle degli enti previdenziali professionali privatizzatiin anni antecedenti alla Riforma Dini (Avvocati, Architetti, Ingegneri, Medici, etc.), ovveroquegli enti che sono usualmente indicati come gli “Enti del 509”, chiamati così dal numero deldecreto legislativo che ne ha sancito l’autonomia gestionale.

2 CIG=Comitato di Indirizzo Generale

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3 www.enpap.it/documenti/Notiziari/proposteGdLPrevidenza.pdf4 Contributo integrativo: è a carico di coloro che ricevono le prestazioni del professionista ed

equivale al 2% della parcella5 Contributo soggettivo: quanto dovuto dal professionista a fini previdenziali e pari al 10 o 14%

(a scelta) del reddito netto professionale ai fini IRPEF.

che, di essere consultati in ragione di scelte cosìimportanti per il loro futuro.

Notizie sul Gruppo di Lavoro del CIG“Previdenza” coordinato da AntonioSperandeo

La proposta prodotta da questo gruppo di lavo-ro (appena reperita integralmente sarà pubbli-cata sul sito del nostro Ordine Regionale) è unaproposta, emendabile quanto si vuole, ma cheparte dalla conoscenza analitica dei dati dellacassa, sia dal punto di vista demografico (età,sesso, anzianità contributiva, distribuzione ge-ografica) che da quello economico (redditi lor-di e netti, gettito contributivo soggettivo ed in-tegrativo, montanti, rivalutazione, riserve). (SuEnpap potete trovare intanto i dati analiticisopramenzionati)Ovviamente e giustamente gli esperti hannoposto vincoli e opportunità normative, econo-miche e demografiche, con grande competen-za e serietà basandosi su proiezioni possibili estudiate. I vincoli normativi ci sono, ma le leggipossono essere cambiate. Ed è proprio su que-ste modifiche che il Gruppo di Previdenza con-tava di incontrare Governo e Parlamento du-rante il convegno Casse del 103 “Insieme per laPrevidenza - una politica previdenziale attentaal mondo delle professioni”.Il documento di “Obiettivi generali della previ-denza” che questo gruppo aveva già presenta-to al CIG e che doveva essere ridiscusso nellariunione del 28 ottobre (oggi sappiamo che inquell’incontro non si è arrivati a delibera suquesto progetto) si divide proprio in due parti:• Obiettivi che prevedono una modifica legi-

slativa• Obiettivi che possono derivare da autono-

me delibere dell’Ente, previo parereministeriale.

Il progetto può essere evidenziato in base aquattro caposaldi:1. una pensione minima da finanziare a ri-

partizione con un aumento del contribu-to integrativo dal 2 al 4%, quindi prele-vandolo dai clienti, con il quale finanzia-re, in modo solidale (la solidarietà nei si-stemi a capitalizzazione non è ammes-sa), equo e sostenibile, senza scompensiintergenerazionali, sia una quota di pen-sione che un insieme consistente di ser-vizi assistenziali; questo obiettivo neces-

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sita di una modifica del decreto 103;2. una flessibilità annuale e pluriennale nel

versamento del contributo soggettivo : ciòresponsabilizza ciascuno a versare a se-conda del profilo previdenziale compa-tibile con le sue possibilità e volontà;questo obiettivo non necessita di mo-difiche legislative

3. la possibilità di utilizzare una parte delleriserve derivate dalle plusvalenze per“spalmarle” sui montanti e utilizzare i ren-dimenti del singolo montante investitodopo il pensionamento (rendimenti chesono di proprietà dei singoli colleghi,perché deve tenerseli la cassa?) per com-pensare evitare l’abbassamento deicoefficienti di trasformazione in ragionedell’aumento della vita media (la percen-tuale di liquidazione annua della pensio-ne); questo obiettivo necessita di mo-difica legislativa;

4. un sostegno concreto ai giovani colleghi nel-la fase di avvio della professione, attraverso tem-peramenti nei versamenti e, a scelta, un presti-to d’onore previdenziale, anche per aiutare anon eludere o evadere i contributi.In questa fase il problema è proprio pagare ilminimo, certamente riducibile ad un terzo neiprimi tre anni di iscrizione all’Ordine e per red-diti non superiori a 7.800,00 euro. Il fatto è chela gran parte dei giovani colleghi, almeno neiprimi 3-5 anni, si collocano proprio in questafascia e dovranno comunque pagare sui 500 euronei primi tre anni e almeno 1.000 in seguito. Seun giovane collega guadagna 5000 euro al quartoanno di iscrizione deve pagare 960 euro, quasiil 20% del suo reddito.La Cassa può e deve quindi facilitare la fase diavvio professionale e non apparire come ele-mento di vessazione; questo obiettivo nonnecessita di modifica legislativa. Su questipunti, il gruppo voleva portare dati ed analisiprecise al Convegno delle Casse a Roma, manon gli è stato permesso relazionare, nonostan-te si trattasse di un lavoro che aveva visto coin-volti Esperti della nostra Cassa, che retribuiamo“dignitosamente”.

Considerazioni sul CONVEGNO: IlDecennale delle Casse del 103“ Insieme per la Previdenza-una politicaprevidenziale attenta al mondo delle

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professioni”, 18-19 ottobre 2006Roma - Hotel Westin Excelsior

A neanche una settimana dalla data del Conve-gno, i Presidenti del CNOP non hanno ricevutoné segnalazione dell’evento, né invito a parte-ciparvi. Ne vengo a conoscenza ufficiosamen-te, e difficile leggere in questa inadempienzaaltro se non un tentativo di non favorire la par-tecipazione, in modo tale che tutto quanto av-viene nella Cassa e al Convegno possa non es-sere a disposizione degli iscritti.Sempre ufficiosamente (non sia mai che abbia-mo notizie esatte, argomentate, dotate di alter-native, vantaggi e svantaggi di ciascuna, rias-sunte in uno stile sintetico e pulito e forniteufficialmente dai nostri rappresentanti! Dice unamia cara amica e collega “mi piacerebbe esseretrattata da loro, sotto il profilo comunicazionale,come se fossi l’amministratore delegato e nonla cameriera peruviana”) si mormora che il CdA(Consiglio di Amministrazione dell’Enpap) nel-la persona del suo Presidente (Dott. Houlis) siaorientato ad un aumento dell’integrativo dal 2al 4% e ad un aumento del soggettivo (la quotacioè che ognuno versa obbligatoriamente suquanto fattura, che oggi corrisponde al 10%),in maniera obbligatoria, e non più opzionale,anche fino al 18-20%.Il presidente Houlis, durante alcune riunioni conle altre casse del 103 (di cui noi facciamo par-te) non ha mai obiettato su questa ipotesi,casomai ha proposto una consultazione, peral-tro non accolta dalle altre Casse le quali sosten-gono che gli organi eletti non hanno bisognodi deleghe aggiuntive.Questa posizione, poco definita, si ritrova an-che nei suoi interventi al Convegno (la docu-mentazione del convegno e quindi anche que-sta relazione, insieme alle altre ed ai video, sipuò trovare sul sito www.decennale103.eu) incui, da un lato dichiara esplicitamente che ècontrario al suo innalzamento, dall’altro lasciatrasparire la necessità inevitabile di tale aumen-to al fine di poter garantire pensioni dignitose.Vogliono farci abituare all’idea che sarà neces-sario destinare all’Enpap un 18/20% del nostrofatturato a fronte dell’attuale 10%?Nel frattempo al lavoro prodotto dal gruppoPrevidenza del CIG, alternativo a questa unicaipotesi, non viene dato alcuno spazio, nono-stante i risultati di tale lavoro provengano dafior di consulenti della Cassa.

In sintesi

1. Durante il Convegno, esplicitamente, iPresidenti delle Casse afferenti al DL 103non parlano di proposte di raddoppioobbligatorio dei contributi. Nessuno par-la direttamente a favore dell’aumento del

soggettivo, ma tutti sembrano darlo comescontato e necessario. Houlis legge la re-lazione di apertura presentata a nome dellecinque casse unite del 103, in cui inizial-mente si dichiara contro gli aumenti, peròpoi vi afferma: “L’incremento dellacontribuzione soggettiva, che pure divie-ne un passaggio obbligato, deve tenerconto delle dinamiche reddituali delle ca-tegorie interessate. In tal senso, un paral-lelo incremento della contribuzione inte-grativa può contribuire a ridurre gli effettinegativi, incrementando il livello delleprestazioni”.

2. Si portano riflessioni, anche articolateseppur a volte fumose, sui rapporti tracontribuzione previdenziale e fiscalità ge-nerale, sui rapporti politici tra Casse eGoverno/Parlamento, su ipotesi di svilup-po dell’assistenza – quella integrativa,ovviamente, senza arrivare a stringere suniente.

3. Si punta molto alla richiesta di una sem-pre maggiore autonomia per le Casseafferenti al DL 103 (peraltro già esplicitatanella Legge visto che siamo Casse che nonsi avvalgono di alcun sostegno né benefitfinanziario dello Stato), che viene ovvia-mente accolta positivamente da tutti i po-litici, sul poter decidere, ogni Cassa persuo conto, se, quanto e quando aumenta-re il contributo soggettivo sopra la misuradell’attuale 10%. A onor del vero devo ri-ferire che alcune Casse si sono mostratepiù propense a tale aumento, altre meno,altre per niente.

4. Richiesta, direi generalizzata, di aumenta-re il contributo integrativo (cioè quello incarico ai clienti dei professionisti) dall’at-tuale 2% al 4%. Su questo punto i politicisi sono mostrati dubbiosi, evidenziando illoro timore che questa misura possa pro-durre un rischio inflattivo.

5. Di fatto mi è parso che fosse più interes-sante per i nostri rappresentanti occupar-si di pensioni integrative piuttosto chedelle pensioni ordinarie.

6. Prima di parlare di aumento del caricocontributivo i nostri rappresentanti avreb-bero dovuto porre sul tavolo studi e ricer-che serie su come agire su tutte quellemisure (tecniche, contabili, attuariali, dicontrattazione politica etc...) che anche insede di convegno, un po’ superficialmen-te, sono state enunciate e che da solepotrebbero già migliorare di qualche puntoil tasso di sostituzione.

7. Unico intervento preciso e interessantequello del nostro attuario Angrisani che,con un colpo di mano durante la tavolarotonda del 18, ha presentato, documen-

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LEtandolo, in sintesi il lavoro fatto per ilgruppo Previdenza del CIG. Il suo inter-vento, deciso e preciso, ci mostrava unasoluzione molto più indolore per la no-stra categoria, dimostrando con calcoli allamano che il solo raddoppio dell’integrati-vo potrebbe portare ad un incrementodella nostra pensione ed una serie di be-nefici di poco inferiori a quelli che po-tremmo realizzare attraverso il raddoppiosoggettivo (cioè passando a versare dal10% al 20% del nostro reddito) Questointervento durante la tavola rotonda è statoperò lasciato cadere con molta eleganza,senza svilupparne e approfondirne punticritici e punti di forza. Ma come mai? Saràlecito avere qualche perplessità?

Per concludere ritengo preoccupante che, at-traverso una sistematica e volontariadisinformazione capillare, si millanti un consensodi fronte alla presa di decisioni che “oggettiva-mente” non sono sostenibili dalla nostra cate-goria. Il reddito medio di un iscritto all’ENPAP,attualmente è di circa 15.000 euro all’anno (lor-di). Su questa cifra gravano oggi 1.500 euro dicontributi, per il “famoso” contributo soggetti-vo, che il collega già versa alla cassa. Non mipare fantasioso pensare che il raddoppio di talecifra possa essere un onere estremamente gra-voso. Togliere un altro 10% a introiti così ridottiè decisamente poco sostenibile. Il consigliod’amministrazione dell’ENPAP conosce la situa-zione dei suoi iscritti, non si capisce, quindi,perché non stia intraprendendo tutte le stradealternative possibili a tale scelta.

Intervento che ho tenuto al CNOPdurante la riunione del 27 ottobre 2006.

“Ho chiesto al Presidente Palma di poter rela-zionare a questa riunione del CNOP sulla si-tuazione della nostra Cassa di Previdenza e suquanto emerso al Convegno tenuto a Roma lascorsa settimana. In primis mi preme sottoline-are il tentativo di blindare completamente ilConvegno anche se non so quanti di voi sianogià a conoscenza di questo, così come non soquanto siano informati, sulla situazione dellaCassa, i più che siedono a questo tavolo. Al Con-vegno sono stati invitati solo i Presidenti, nonsono stati invitati neanche i consiglieri regiona-li, e gli inviti sono arrivati due giorni prima del-la data del convegno, rendendo praticamenteimpossibile per la maggior parte delle persone ilprendervi parte. Tant’è che gli unici presidentipresenti a tutta la durata dei lavori, eravamoio, il presidente della Liguri, ed un consiglierein rappresentanza del presidente dell’Emilia.La scaletta era organizzata in modo che non

fosse possibile intervenire. Vi sono stati solo in-terventi fissi di apertura e chiusura (la relazio-ne di apertura era di Houlis), dei presidenti dellealtre casse, due tavole rotonde senza che a que-ste seguisse alcuno spazio per il dibattito né perinterventi dal pubblico. Solo la prima giornata,dopo la tavola rotonda, è stato aperto un picco-lissimo confronto, durato circa dieci minuti, perinterventi dal pubblico. La mattina dopo nean-che quello. Oltretutto sarebbe stato estremamenteimportante poter intervenire perché erano pre-senti rappresentanti del Governo, Onorevoli, tracui Mantini che ci interessa molto in quantoestensore di una delle proposte di Legge di Ri-forma delle Professioni, rappresentanti delledirezioni generali dei Ministeri, tra cui quellodel Lavoro, che si sono espressi non soltanto sultema pensioni ma anche in materia di profes-sioni. Finita la tavola rotonda, invece di unauspicabile dibattito… saluti, colazione di la-voro e via.Questo in soldoni l’andamento del convegno.Ancora più grave mi pare la situazione che stadietro, e che avvolta nelle nebbie risulta oscuraai più. La possiamo solo evincere dallo stallo incui ci appare immersa tutta la politica dell’Entee da fatti e discorsi che emergono qua e là. Pur-troppo non possiamo neppure procedere ad unaverifica precisa degli atti, in quanto è noto chetutti i materiali dell’Enpap (verbali dei consigli,votazioni etc.) sono tenuti riservati ed avvoltidal più profondo mistero. A chi ne ha fatto ri-chiesta è stato risposto che non erano pubblici,o prassi molto più funzionale, non si risponde.Ma il problema della crisi nella maggioranzaal governo dell’Ente e quindi il problema dellastabilità di governo all’interno dell’Enpap, or-mai comincia a trapelare.. Spero che non igno-rate, infatti, che praticamente, ormai da circa7/8 mesi forse un anno, la maggioranza elettanel CdA con La lista per l’Enpap, si è spaccata.Quindi abbiamo Rossini ed Arcicasa (eletti conHoulis e Azzolini) che votano in minoranza,mentre alcune decisioni vengono assunte con ivoti di Cultura e Professione e Sipap. Il proble-ma, al di là dei giochi fra i vari gruppi rappre-sentati, è che manchiamo di una maggioranzastabile, con un disegno politico coerente, cheoffra le condizioni per sviluppare un discorsoserio e/o una politica sensata, ragionata inmateria di previdenza. Questo credo sia il pro-blema che come CNOP dobbiamo valutare edecidere come affrontare. La mancanza di unamaggioranza di governo blocca non solo la ri-flessione sui temi legati alla previdenza, sulleazioni in casa CIG, ma determina l’assenza diuna leadership capace di portarle avanti. Nonvorrei fare delle illazioni, tuttavia mi pare chein questo momento venga speso più tempo adaggregarsi con le altre casse per costruire unanuova struttura che si occupi della pensione

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integrativa, piuttosto che di risolvere i nostri pro-blemi di governo interno e quindi delle questio-ni inerenti la previdenza obbligatoria.Per inciso, non trovo inutile occuparsi di pen-sioni integrative, laddove però gli organi che noiabbiamo eletto, che paghiamo e che sono lì perfare questo, si occupino prima di tutto di quelliche sono gli atti di legge da fare per garantireuna pensione decente con i versamenti ordina-ri. Poi, come altre casse, possiamo avere anchele pensioni integrative, a riguardo, tra l’altro,non vedo questa grande esigenza di costruireuna mega struttura intercasse, quando noi ab-biamo già la CAMPI. La preoccupazione rispet-to all’intercassa, e le lecite perplessità non ri-guardano la messa a punto di pensioni inte-grative quanto il fatto di creare un altro appa-rato con costi enormi e dove effettivamente qual-cheduno, anzi più di uno, verrà messo in certeposizioni, senza che se ne sia valutata attenta-mente la necessità, distogliendo, per questo pro-getto, tempo e risorse che andrebbero impiegatealtrove. La cosa che mi ha un po’ sconvolta èstata prendere atto che si sprecava l’occasionedel Convegno e la presenza dei molti rappre-sentanti della classe politica, con cui potevamoiniziare a trattare su punti per noi focali, pun-tando invece a far sì che fossero i politici stessi asostenere l’idea delle pensioni integrative.Ovvio che niente è stato detto chiaramente, ri-porto i dati uniti ad una serie di impressioni,però non penso di sbagliare molto affermandoche abbiamo assistito ad un teatrino volto a di-mostrare che, sicuramente, con il 10% le nostrepensioni non saranno dignitose. Che nessunogiammai voglia aumentare al 20%, assoluta-mente non sia ciò, ma d’altra parte come fac-ciamo a garantire pensioni dignitose se non leaumentiamo? Così, di fronte ai rappresentantidel governo, invece che presentare ipotesi preci-se, trattare garanzie di legge, cominciare a de-finire punti cardine su cui andare a trattativa,si sono fatte molte chiacchiere, e l’unico docu-mento più preciso, quello economico attuarialedi Angrisani che, se non altro, ha presentato

6 Il così detto sistema della doppia tassazione prevede che gli utili ricavati dagli investimentifinanziari delle casse di previdenza (che servono a pagare le pensione) siano considerati allastregua di qualunque speculazione finanziaria e siano così gravati di una prima tassazionepari al 13% (che SE non si avranno modifiche, per il 2007 salirà al 20%). Successivamente,quando il professionista riceve la pensione, Anche questa sarà gravata dalle tasse (ecco laseconda tassazione), quello che è stato chiesto e di rivedere le aliquote che oggi si applicanosulla prima tassazione, ma a riguardo si è ottenuto un sostanziale accordo di massima contutti i politici presenti, ma nessun impegno formale.

7 Un sistema RETRIBUTIVO prevede che le pensioni siano erogate attingendo dai contributi diche al momento risulta impiegato, un sisteme CONTRIBUTIVO, invece, prevede che le pen-sioni siano erogate dagli interessi maturati attraverso gli investimenti fatti, utilizzando comecapitale le quote versate dagli iscritti (il contributo soggettivo, in primis)

con lucidi e calcoli. Così alcuno spazio è statodato al documento prodotto dal nostro Gruppodi Lavoro sulla Previdenza che, sulla base deicalcoli di Angrisani, prospetta risultati interes-santi con il solo aumento del contributo inte-grativo, prevedendo, invece, l’innalzamento delsoggettivo in ottica opzionale e flessibile L’unicodato degno di nota è che sia onorevoli che sotto-segretari, chi più chi meno, hanno appoggiatola richiesta di un maggiore autonomia delle cas-se. Anche se nessuno si è impegnato personal-mente ad eliminare il sistema della doppia tas-sazione che oggi grava sui nostro sistema retri-buivo.Quindi, il punto principale della questione, cioèil problema del passaggio dal 10 al 20% che vie-ne ventilato come necessario perché, di fatto, setu versi 2.000 euro all’anno non puoi pensaredi avere una pensione di 15.000 euro dato chenoi non siamo in un sistema retributivo, bensìin un sistema contributivo, è un problema rea-le? Come può essere evitato? Perché lo si mette alprimo posto rispetto ad altre ipotesi?Perché non si punta su alcune caratteristicheprecipue della nostra cassa? Ci fa gioco e qualestare tutti insieme alle casse del 103 che sonocasse che presentano caratteristiche differentidalle nostre? Se sì, documentiamone i motivi, seno, a chi fa comodo?Forse potremmo studiare delle formule e rispettoa queste trattare col Governo? Per esempio noisiamo una cassa giovanissima che non erogapensioni, la popolazione media è sui 40 anni,solidissima. E ancora, se la volontà di raddop-piare i contributi non c’è da parte di nessuno,qual è l’oggetto vero della polemica che imper-versa dentro e intorno l’ENPAP?

Quest’ultimo forse è uno dei punti salienti, disicuro non quello di aprire ora un discorso tec-nico su gli obiettivi dell’Enpap che non ci com-pete e su, suppongo, non abbiamo neppure ladovuta preparazione. Il punto è qual è il nostroruolo rispetto alla politica dell’Enpap e come in-tervenire a tutela dei nostri iscritti rispetto a

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LEquanto sta accadendo all’Enpap.Cosa possiamo fare noi, a tutela dei nostri iscritti?Per troppo tempo ce lo siamo dimenticato. Pertroppi anni non c’è stato alcun collegamento traCNOP e ENPAP, non avere stabilito rapporti direciproca informazione ed interazione tra Or-dini ed Enpap è responsabilità grave. Basta guar-dare gli studi di settore che ci riguardano, dovevengono messi fuori legge, con l’imprimatur del-l’Ordine, il 30% dei colleghi: eppure l’Enpap hatutti i dati sui redditi professionali, non sarebbestato difficile usarli per fotografare la situazio-ne reddituale dei colleghi. La materiapensionistica riguarda i nostri iscritti, e quindi,in quanto loro rappresentanti abbiamo il dove-re di farcene carico. Per questo motivo, credosia il momento di costituire Tavolo diconcertazione con l’ENPAP, dove trattare i pro-blemi della categoria, dove raccogliere informa-zioni e chiedere conto delle scelte fatte e da far-si. Per inciso, mi preme riportare che durante ilconvegno, i presidenti delle casse, parlando coni ministri, non si sono limitati alla politicaprevidenziale, ma si sono sporti a rappresenta-

re pensieri sui temi di riforma della politica pro-fessionale assolutamente in modo personale,senza tenere conto di come gli Ordini Profes-sionali si stanno muovendo su questo ambito, equesto non va assolutamente bene. Che i presi-denti delle casse facciano il loro lavoro, ma nonsi spostino a fare proposte a Mantini od altri,sugli scenari che dovrebbero venire fuori in ma-teria di professioni.Per concludere, la proposta è che si vada aun incontro con i rappresentanti della cas-sa in cui chiedere conto di piani obiettivi,scelte politiche e così via. Propongo che del-l’istituendo Tavolo di concertazione faccianoparte, oltre che ovviamente il Presidente, rap-presentanti del CNOP scelti con un criterio cherappresenti la popolazione degli iscrittiall’Enpap, quindi che si privilegi la scelta di pre-sidenti liberi professionisti. La motivazione aquesta scelta, nonostante tutti probabilmentesiate iscritti all’Enpap, è che penso che chi sitrova a dover fare i conti personalmente conl’esiguità di una pensione sarà più motivato alottare per un suo miglioramento.”

Lettera inviata al CNOP dopo l’incontro del 27.X

Al Presidente CNOPed ai Presidenti Territoriali

Cari colleghi,i tempi affrettati di chiusura dell’incontro del CNOP di sabato scorso non hanno per-messo di riprendere e approfondire gli argomenti inerenti la Cassa di Previdenza, rima-sti aperti nella seduta di venerdì.La necessità di affrontare alcuni punti determinanti per il futuro pensionistico di tutti gliiscritti non permette tempi lunghi (alcune modifiche di legge potrebbero essere giàdecise prima della fine dell’anno) e quindi non ci consente di rinviare ulteriormente ladiscussione di questo punto al prossimo consiglio.Vista la posizione, abbastanza condivisa, sul ruolo di controllo e verifica che L’Ordinedovrebbe avere in relazione all’operato ed alle strategie dell’Ente Pensionistico chiedoche il Presidente si faccia promotore dell’organizzazione di un TAVOLO DICONCERTAZIONE PERMANENTE CON LA MAGGIORANZA ELETTA DELL’ENPAP ED IPRESIDENTI REGIONALI INTERESSATI A PARTECIPARVI.Chiedo che un primo incontro possa essere fissato già in novembre e, per facilitare lapartecipazione, si scelga la stessa data della riunione del CNOP (25 novembre), inorario immediatamente consecutivo alla chiusura del medesimo.Un criterio che potrebbe facilitare la scelta dei rappresentanti ordinistici al suddettotavolo, potrebbe essere quello di rispettare la stessa proporzionalità degli iscritti allacassa pensioni, o meglio ancora proporzionale alla misura dei versamenti alla stessa. Mipare superfluo, ma essenziale, considerare quale ulteriore criterio la conoscenza mini-ma degli argomenti anche economici che si andranno a trattare.

Cordiali salutiSandra Vannoni

Firenze, 30 ottobre 2006

OGGETTO: tavolo d’incontro enpap

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SPAZIO APERTO

PSICOLOGIA GERIATRICAL’INTERVENTO DELLO PSICOLOGO NELLA CURA

DELLA PERSONA ANZIANAE DEI SUOI CAREGIVER DI RIFERIMENTO

Emanuela Bavazzano

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Premessa“(…) individuare percorsi e azioni che pro-ducano una crescita e sviluppo per la nostracomunità professionale” (Vannoni, 2006)All’interno di una cornice istituzionale in cuisi afferma con chiarezza e determinazione l’im-portanza di una crescita della professione psi-cologica che sia proficua per la nostra comu-nità professionale, così che sempre più fran-ge della popolazione possano usufruire di ser-vizi psicologici utili al raggiungimento – man-tenimento di un buon livello di qualità di vita(outcome principale di salute), mi pongo l’in-terrogativo se sia possibile intravedere un mag-giore sviluppo della Psicologia nella cura del-la persona anziana e dei suoi caregiver di ri-ferimento. Accanto a questa domanda, mi chie-do cosa significhi per uno psicologo lavorarea favore di queste persone, diversamente dal-l’effettuare interventi in altri setting di più con-solidata esperienza per la Psicologia ed ancorpiù per la Psicoterapia e la Psicologia Clinica.Nell’incontro con la persona anziana, che sipresenta alla nostra osservazione, emerge su-bito un intersecarsi di piani di lavoro diffe-renti eppure tutti “terapeutici”, se usati in chia-ve psicodinamica: ad un livello di rapportoreale fa da eco un livello transferale, in unriconoscersi nello sguardo di chi è di fronte anoi. Sorge quindi spontanea la riflessione percui non solo a chi ha già vissuto molti anni divita, ma un po’ a tutti capita di voltarsi indie-tro a riflettere su chi si è stati e su tutto ciòche nel corso degli anni abbiamo realizzato,con la domanda ricorrente di ri-trovarsi, o perla prima volta trovare finalmente sé stessi, aldi là degli eventi passati.“È come se, in concomitanza dell’insorgere disituazioni di rottura (interna), un intero mon-do sommerso emergesse, frantumato e scom-

posto in frammenti disordinati. (…) è tale vis-suto a portare l’anziano a cercare una guidache lo aiuti a sopportare, accettare ed elabo-rare fallimenti intra ed inter-personali, dolorimai condivisi” (E. Bavazzano, 2004).

Utilizzerò il termine “Psicologia geriatrica”,intesa quale disciplina psicologica, distintadalla “Psicogeriatria”, che ad oggi ancora mol-to risente di una marcata influenza della Me-dicina; infatti, la stessa Associazione italiana,che si occupa di questa area tematica, “(…)si fonda sul rapporto tra competenze diverse(quella geriatrica, psichiatrica e neurologica)che sono cementate dall’interesse per pro-blemi clinici comuni. In questi anni si sonosuperate le tradizionali barriere e si è assisti-to ad un impegno condiviso” (M. Trabucchi,2006). E noi, all’interno di questo scenario,quale impegno sentiamo di mettere? Alcunipsicologi, negli anni, sono riusciti ad aprirsispazi di collaborazione e forse anche dicondivisione, però ancora troppo condizio-nati dal sentire di appartenere ad una “pro-fessione debole”, nei confronti di una scien-za medica che invece non è più così restia adaprirsi verso una collaborazione autentica.

Cercherò inoltre di delineare, in estrema sin-tesi, i confini e i principali ambiti di rispettivapertinenza della “Psicologia geriatrica”, distintadalla “Psicosociologia” (geriatrica); o megliotenterò di mettere in luce le incongruenze,laddove si rilevi il bisogno di “intervento psi-cologico” e questo spesso venga sostituito conla più facilmente erogabile “prestazionepsicosociale”, effettuata dall’assistente socia-le competente (ma comunque non apposita-mente formato all’utilizzo di tecniche e stru-menti utili a gestire le dinamiche psicologi-

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che) nel corso del suo colloquio con l’utente,o dall’educatore o dall’operatore socio-sani-tario all’interno di strutture socio-assistenzialiper anziani. Prima ancora di impostare un in-tervento di natura psicogeriatrica oppurepsicosociale, ritengo che sia necessario com-piere un’attenta valutazione degli effettivi bi-sogni della persona anziana che abbiamo difronte. Talvolta invece suppongo sia propriola non capacità di discernere la natura di questibisogni, oppure anche la tempistica necessa-ria al reperimento delle risorse psicologiche,a portare i professionisti (medici da un latoed assistenti sociali dall’altro) ad attuare unintervento, magari in risposta all’emergenza,piuttosto che richiedere la collaborazione dichi possa aiutarli nell’effettuare una valuta-zione che sia realmente multidimen-sionale,per impostare quindi insieme un progettopersonalizzato che comprenda la competen-za psicologica insieme a quella medica (“in-tervento psicogeriatrico”) oppure insieme aquella sociale (“intervento psicosociale”).

Il medico (soprattutto il geriatra) e l’assisten-te sociale che si occupano di anziani lavora-no all’interno di contesti complessi, dove spes-so vengono date risposte immediate, comese queste aiutassero a tamponare l’emergen-za di un caos multiforme di domande pre-sentate in modo confuso, ma dove è possibi-le anche attuare interventi di prevenzione,qualora si riesca a percepire dove possa con-durre un livello di stress già presente e forsesotto-valutato per una tendenza a prediligerela valutazione dei bisogni clinici evidenti (in-fluenza della Evidence Based Medicine) a di-scapito di una valutazione accurata anche deibisogni non esplicitati (come nella Medicinadella Complessità). Mi domando quale profi-lo professionale, meglio di quello dello psi-cologo, sia stato formato al lavoro all’internodella complessità, complessità di fronte allaquale spesso Linee Guida ed Evidenze Scien-tifiche non sono formulabili, complessità checomporta invece il doversi confrontare conuna aleatorietà, che a livello progettuale si-gnifica che ciò che è stato programmato atempo T0 magari già a T1 non si dimostra piùattuabile.Voglio qui dimostrare come lo psicologo, chesi voglia occupare di Psicologia geriatrica,possa utilmente lavorare almeno in tre diver-se Dimensioni, a favore della persona anzia-na ed anche, laddove questa sia presente,della rete che al suo interno include famiglia,valori, lavoro, ambiente:

1) Dimensione individuale;2) Dimensione familiare;3) Dimensione di rete.La mia ipotesi di fondo è che lo psicologoesperto in Psicologia geriatrica possa lavora-re attraverso tre diverse “Azioni”, finalizzateal raggiungimento di tre outcome di salute,che possono essere distinti internamente inoutcome specifici e outcome globali; a lorovolta, queste tre Azioni possono venire defi-nite a partire dal differente grado di intensitàvs profondità dell’intervento ed in relazioneai diversi setting in cui esse si possano esple-tare:1) Azione di Psicoterapia;2) Azione di Psicologia di sostegno;3) Azione di Psicologia di comunità (la-voro di rete).“In questo anello della catena del percorso èimportante gestire i casi in équipemultiprofessionale; ora medico, psicologo, as-sistente sociale, infermiere, assistente spiritua-le, ergoterapista, fisioterapista e socioterapeutacollaborano nel progettare il piano terapeuticodi intervento” (J. Rufini, M. Gaillard, 1996, trad.it. 2000).

La Psicoterapia con le persone anzianeintervenire in autosufficienzaQuando la persona anziana si presenta a con-sulto presso uno studio di psicoterapia, un po’come accade per la persona più giovane, essachiede di essere aiutata a ritrovare sé stessa,rivedendosi attraverso gli eventi passati e cer-cando di superare le crisi attuali. Specie nelmomento in cui insorgano situazioni di rot-tura (interna, ma anche esterna con un ri-verbero sulla propria interiorità), nella perso-na spesso sorge un senso di abbandono im-minente, nonché temuto: è questo, a parermio, a costituire il nucleo di base del vissutodepressivo, che conduce la persona alla ricer-ca di una guida che la aiuti a sopportare, ac-cettare e, laddove possibile, elaborare i proprifallimenti interiori ed anche nelle relazionicon l’altro significativo, i dolori che mai, osolo di rado, sono stati condivisi.Per meglio comprendere quali caratteristichedebbano avere gli interventi psicoterapeuticia favore della persona anziana, intendo inquesta sede avvallarmi di alcune considera-zioni ricavate dalla letteratura internazionale.W.E. Haley (1999), ad esempio, sostiene cheuna psicoterapia che voglia essere efficace coni clienti anziani debba richiedere innanzituttole abilità di base necessarie in ogni psicotera-pia, ovvero la capacità di stabilire una buona

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cambiamenti comportamentali conseguenti;questo accade poiché è ancora possibile perloro apprendere, nel corso dell’interventopsicoterapeutico, strategie utili a fronteggiarele situazioni problematiche (problem solving).Pertanto, considerando anche altre osserva-zioni presenti in review , l ’ interventopsicoterapeutico rivolto alle persone anziane(autosufficienti o solo parzialmente nonautosufficienti) può essere efficace, soprattuttoqualora sia volto al rinforzo – valorizzazionedelle risorse residue presenti.Del resto negli ultimi anni si riscontra un au-mento nella richiesta di “sostegno” da partedella stessa popolazione anziana, ma, comesostiene A. Zeiss, non sempre i clinici riesco-no a valutare il bisogno in qualità di “bisognopsicologico” e pertanto la necessità di “aiutopsicologico”; per esemplificare la modalitàpositiva di accogliere l’intervento psicologicoda parte delle persone anziane, da alcuni datiderivanti da una ricerca scientifica emerge chegli anziani, soprattutto se depressi, preferisco-no affrontare un percorso di psicoterapia, piut-tosto che ricorrere al trattamentofarmacologico, che spesso procura loro effet-ti collaterali non di facile gestione (A. Zeiss etal., 2003). “La psicoterapia svolta con anzianiin setting di cure mediche primarie può esse-re estremamente gratificante. Questo lavorofornisce l’opportunità di collaborare ai medi-ci e ad altri fornitori di cure primarie che sioccupano di clienti anziani. Quando una curaè svolta in collaborazione (attraverso un la-voro integrato), è possibile mettere in lucel’interazione tra gli outcome di tipo medico egli outcome di carattere psicologico. L’abilitàa lavorare in setting di cure primarie è la chiaveper la sopravvivenza di molti psicoterapeuti,considerata l’evoluzione del sistema sanitario,e costituisce forse l’esclusiva via di accesso diclienti anziani, con problemi psicologici, allapsicoterapia” (W.E. Haley, op.cit.). La Psico-logia di sostegno con le persone anziane -intervenire in non-autosufficienza “Trameperdute sono le esperienze e le conoscenzedimenticate (come accade all’anziano non-au-tosufficiente), tracce segnate sono i solchi cherestano nel cuore di chi dimentica. Ritengosia attraverso queste che si possa operare inchiave psicologica, con l’attenzione e l’ascol-to di quello che rimane, dei punti di forzache danno dignità e valore alla persona. Cosìgli operatori che progettano la migliore cura

1 Mi riferisco qui alla auto-sufficienza intesa come autonomia nello svolgimento delle attività di vita quotidianae presenza di un livello di funzionamento intellettivo idoneo al mantenimento di suddetta autonomia.

alleanza terapeutica e pertanto la possibilitàche venga fornito un supporto emotivopersonalizzato; questi due elementi in fondopossono essere definiti in qualità di “fattoriaspecifici” dell’intervento psicoterapeutico.Una qualità invero peculiare dellopsicoterapeuta che si occupa di Psicologiageriatrica è quella che può essere descrittacome “la sensibilità a praticare nell’area cheviene definita essere di competenza dellamedicina”, o forse meglio la necessità che chisi occupa di persone anziane, che presenta-no sovente un elevato grado di comporbilità,“si adatti alle aspettative del medico inviante”(W.E. Haley, 1999). Pertanto è necessario chegli psicoterapeuti, che lavorano a favore dipersone anziane, sperimentino “modalità nonconvenzionali”, quali “fattori specifici” dell’in-tervento psicoterapeutico, per favorire l’acces-so della popolazione ultra-sessantacinquenneche, oltre a presentare comorbilità organica,mostri un disagio di natura psicologica da af-frontare attraverso un intervento mono-disci-plinare, rispettando la complessità bio-psico-sociale e la conseguente integrazione multi-professionale che risponda in maniera globa-le a tutti i bisogni manifesti ed anche implici-ti.Mi interrogo allora su quali adattamenti sianecessario sperimentare nella cura psicologi-ca a favore delle persone anziane, specie seancora autosufficienti, quindi consapevoli disé. In parte risponde al mio quesito una reviewdi qualche anno fa, nella quale vengono de-scritte le basi scientifiche degli interventipsicoterapeutici a favore di clienti anziani(B.G. Knight, 1999); esaminando la letteratu-ra degli anni precedenti, B.G. Knight affermache alcuni adattamenti si dimostrano neces-sari laddove si lavori con persone anziane,soprattutto per le differenze di coorte e dicontesto riscontrate, oltre che per i problemispecifici, che talora sono anche indipendentidall’età, ma che comunque richiedono unamodifica quantomeno a livello di setting diintervento (ad esempio, si dimostra necessa-rio fornire una cura psicologica anche in con-testi di ricovero ospedaliero prolungato). Ri-sulta a mio parere molto interessante rilevareche spesso anche i clienti anziani affetti dademenza in fase iniziale (pertanto ancora pre-senti a se stessi e moderatamente auto-suffi-cienti) si dimostrano capaci di ricordare gliinterventi terapeutici effettuati e di mostrare

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possibile per la persona anziana dovrebberopartire da questi solchi e aiutare a fare cre-scere i germogli da semi forse troppo sepoltie, se ancora è possibile, coltivarne di nuovi”(E. Bavazzano, 2003).

Se lavorare in ottica psicoterapeutica insiemecon le persone anziane ancora autosufficientipuò essere sfida relativa, risulta talora affer-mazione provocatoria sostenere che anche inetà avanzata, pure in presenza di limitazionifunzionali – organiche, è possibile attuare unintervento psicologico che sia di utilità per lacrescita e lo sviluppo di sé, in termini di auto-realizzazione, fino alla fine, anche se molto ècambiato negli ultimi anni in merito all’atten-zione alla dimensione psicologica della per-sona nel suo approssimarsi alla morte. Alcu-ni contributi interessanti in merito all’effica-cia di un intervento psicologico (anche pre-ventivo) a favore di persone anziane nonautosufficienti, o solo parzialmente tali, ven-gono ad esempio da una specialità medicache non risulterebbe in apparenza essere ca-ratterizzata da approccio difforme rispetto aquello della Evidence Based Medicine, ovve-ro la Cardiologia: negli ultimi anni anche quiemerge una sempre maggiore importanzascientifica da attribuire alla Medicina dellaComplessità. Ad esempio, viene dimostratoche, qualora siano erogati interventi di sup-porto psicologico, diretti da un lato alla curadella depressione in anziani parzialmenteautosufficienti che ne sono affetti e dall’altrolato alla prevenzione dei fattori di stress(stressor) in coloro che presentanoconcomitante patologia organica di tipocardio-vascolare, questi interventi mostranouna correlazione significativa rispetto alla ri-duzione della mortalità per cause cardio-vascolari (N. Marchionni et al., 2002).Di diversi anni fa è poi il contributo di L.F.Berkman, che dimostra che la perdita di unsupporto emotivo è significativamentecorrelata con la mortalità a sei mesi dopo l’in-farto del miocardio, mentre altre variabili (qua-li peso corporeo, funzionalità cardio-circolatoria, gravità della malattia, eventualestoria di fumo, etc…) non mostrano signifi-cative correlazioni (L.F. Berkman et al., 1992).In considerazione di questo dato, come psi-cologi è necessario prendere atto che un no-stro intervento, che vada ad agire sulla varia-bile “supporto emozionale”, potrebbe esseredi notevole aiuto nel ridurre i rischi di morta-lità successivamente ad un infarto delmiocardio e nel prevenire l’insorgenza del-

l’evento acuto.

Se le affermazioni precedenti sono valide nellaspecialità medica della Cardiologia,contestualizzata in area geriatrica, potremmointerrogarci in merito all’utilità di un interventodi sostegno psicologico (non necessariamen-te orientato in chiave psicoterapeutica) rivol-to alla prevenzione di ricadute di eventi acutiin persone non autosufficienti, nelle quali an-che solo un crollo parziale, limitato magariad un organo – funzione e circoscritto neltempo, potrebbe costituire un fattore di acce-lerazione verso il declino involutivo progres-sivo e irreversibile. Si pensi ad esempio aquello che accade qualora una persona affet-ta da iniziale deterioramento cognitivo si tro-vi da sola, collocata fuori dal suo abituale con-testo di vita, in un’anonima camera di ospe-dale, magari solo per effettuare controlli cli-nici di routine in un contesto che abitualmen-te si riterrebbe “protetto”: perdendo i suoipunti di riferimento a livello emotivo – affet-tivo, al suo rientro al proprio domicilio si ri-scontrerà un peggioramento significativo an-che a livello cognitivo. Qualora invece siapossibile sostenere a livello psicologico an-che coloro che subiscono un ricovero di talenatura, che non sia possibile evitare ricorren-do ad altri “luoghi di cura”, ritengo sia neces-sario facilitare un passaggio attraverso questicontesti garantendo un adeguato sostegno psi-cologico che permetta alla persona di “darsiuna spiegazione”.

Avere di fronte un professionista competenteche aiuti nel fornire quel tanto di aiuto neces-sario a comprendere sé e il contesto nel qua-le ci si trova è elemento favorente la cura glo-bale della persona, anche di quella che, adesempio, si trovi a vivere una fase di passag-gio da quando ancora è presente e lucida ase stessa a quando invece gradualmente per-de coscienza di sé (è il caso delle demenze,specie di quelle degenerative dell’anziano, maanche di alcune malattie tumorali).Non si tratta assolutamente di analizzare fat-tori pregressi, storie di vita passate …; vienechiesto soltanto di “esserci”, non solo comepersone – “esseri umani che soffrono” e chetalora in questa sofferenza restano invischiati,ma anche come persone – professionisti – che,dopo essersi identificati quel tanto che bastaa comprendere l’altro, riescono adisidentificarsi e a scorgere il significato pro-fondo di quell’umano soffrire (A. Alberti,1997).

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un quadro di depressione che spesso altri-menti si constata essere diretta conseguenzadel vissuto di sovraccarico non elaborato (M.E.Yates et al., 1999).La stessa pratica gerontologica ha da tempovalidato la priorità dei servizi a base comuni-taria nell’aiutare i caregiver ad ottenere unaprogressiva riduzione dello stress (S.H. Zaritet al.,1999), elemento quest’ultimo favorenteil raggiungimento dei sotto-elencati risultati(outcome):1. Aumento del benessere dei caregiver fa-

miliari, che ricorrono ai servizi a base co-munitaria (interventi di Psicologia di co-munità);

2. Miglioramento del clima emotivo percepi-to in famiglia, da parte delle persone an-ziane;

3. Ritardo o prevenzione dell’istituzionalizza-zione delle persone anziane;

4. Buon rapporto costo – efficacia (benefi-cio) degli interventi di Psicologia di co-munità.

Se è vero che “la persona deve essere al cen-tro” quando viene impostato un intervento asuo favore, nel caso della gestione di una si-tuazione di elevata complessità, quale si ri-scontra nella demenza, ritengo che al centrodebba essere collocato non solo l’anziano chepresenta suddetta patologia e che pertanto siconfigura quale diretto destinatario dei nostriinterventi, ma anche coloro che di lui si fan-no carico. Pertanto, nel programmare un so-stegno psicologico, sarà necessario tenere pre-sente che il nostro outcome sarà perlomenoduplice, in quanto il “benessere psicologico”da raggiungere sarà quello di (almeno) duemembri di un relazione complessa:1. Beneficio nel carerecipient (la persona an-

ziana non autosufficiente);2. Beneficio nel caregiver (il familiare).Del resto è stato dimostrato (T.R. Elliott et al.,1999) che il coinvolgimento dei familiari nel-la cura è essenziale soprattutto se si intendeottenere un mantenimento degli effetti bene-fici dei trattamenti svolti direttamente con lepersone anziane; esemplificando, quando vie-ne impostato un lavoro di riabilitazione consoggetti che presentano limiti funzionali, gio-ca un ruolo significativo nel recupero dellamobilità autonoma il vissuto che delladisabilità hanno i caregiver; pertanto, qualo-ra vengano coinvolti i familiari in programmipsicologici che favoriscano l’accettazione del

2 Con burden intendo significare il peso derivante dal “carico (assistenziale)”, che si può articolare nei suoidiversi domini: oggettivo, evolutivo, fisico, sociale, emotivo (M. Novak, C. Guest, 1989).

La Psicologia di comunitàper caregiver informali

“In campo psicogeriatrico, gli elementi di con-flitto che contraddistinguono il tema dell’ac-cettazione compaiono nei familiari di anzianicon malattie incurabili, a lungo decorso, comel’Alzheimer: non poter far nulla è per moltiinaccettabile, insopportabile, elaborare il sen-so di impotenza può essere lungo e faticoso”(A. Spagnoli, 1995).

L’elaborazione dell’impotenza è sfida che ri-guarda tutti coloro che si occupano di curerivolte a persone le cui limitazioni psico-fisi-che impediscano un pieno recupero di sé,come nel confronto con coloro che sono af-fetti da una malattia degenerativa (ad esem-pio, la demenza di Alzheimer). Qui mi riferi-sco ai caregiver informali, intendendo tra que-sti includere non solo i familiari di personeanziane con gravi limiti psico-fisici, ma an-che tutti coloro che, a titolo gratuito, condivi-dono la responsabilità della cura di tali sog-getti. L’intervento di Psicologia di comunitàdovrebbe essere rivolto al lavoro finalizzatoprioritariamente alla prevenzione di quel di-sagio psichico che conduce spesso le perso-ne che curano a viversi attraverso uno statodi burden psico-fisico incompatibile taloracon la vita stessa; mi interrogo pertanto suquali interventi preventivi di carattere psico-logico potrebbero risultare efficaci nell’otticadel raggiungimento dell’outcome “benesserepsicologico” dei caregiver informali.Considerato che si parte dal postulato che lasituazione di malattia della persona affetta dademenza presenta per la rete dei caregiversfide connesse al vissuto di impotenza chesuscita in loro e pertanto un livello di burdenemotivo che, sia pur commisurato al livellodi relazione pregressa con il congiunto, nonè mai pari a zero (a meno che non si mettanoin atto meccanismi difensivi), l’obiettivo cheprioritariamente è necessario raggiungere con-siste nel favorire la legittimazione di tale sen-timento e, successivamente, la sua positivaelaborazione da parte del caregiver. Dai datiderivanti dalla letteratura, si legge che il sup-porto psicologico è quello strumento che fa-vorisce tale accettazione – elaborazione e per-tanto aiuta la persona ad attuare un recuperodella sua capacità di fronteggiare la situazio-ne critica, prevenendo inoltre l’insorgenza di

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limite (impotenza) e in programmi educativiche incrementino la socievolezza, è stato di-mostrato che il livello di adattamento dei sog-getti anziani loro congiunti e quindi ilrecupero della loro funzionalità organica sonomigliori, rispetto al caso in cui i caregivernon partecipino a programmi psicologici mi-rati. Sovente però purtroppo nella ricerca chetratta degli approcci a favore dei caregiver dipersone affette da demenza non è chiaramen-te individuabile la tipologia di lavoro propo-sta attraverso quelli che sono genericamentedefiniti “interventi psicosociali”; da contribu-ti sintetizzati in alcune review, si riscontraquanto sia confuso, ad esempio, il confinetra l’uso di una tecnica comportamentale (sen-za ricorso a strumenti che vadano ad agireun cambiamento profondo) proposta da ungenerico “operatore adeguatamente forma-to” e la somministrazione di una tecnica in-serita in un progetto personalizzato di curapsicologica effettuata da “personale specia-lizzato” (psicologo). Storicamente si sonosucceduti diversi tentativi di sviluppare inter-venti efficaci finalizzati al supporto di coloroche si curano di persone con demenza, a par-tire dall’efficacia riscontrata a seguito dell’ap-plicazione di “interventi psicosociali” a favo-re di chi cura persone con schizofrenia. Mol-to interessante ritengo a tal proposito il datosecondo cui, in quasi tutti i contributi di let-teratura internazionale, presentano maggio-re evidenza di efficacia gli interventiindividualizzati, che consistono non nell’ap-plicare tecniche singole, quanto nel compren-dere queste in progetti personalizzati, perstrutturare i quali è necessario che a coordi-nare – gestire la cura siano chiamati operato-ri con formazione psicologica.

La Psicologia di comunitàper caregiver formaliQuando lo psicologo inizia ad occuparsi diuna persona anziana non autosufficiente, laquale molto frequentemente presenta diffi-coltà di natura funzionale – organica ad al-lontanarsi dalla sua “casa”, sorge subito l’in-terrogativo in merito al setting da strutturareed a quale rete formale coinvolgere nell’im-postare un progetto personalizzato adegua-to. In questo contesto specifico, mi apparecorretto leggere il ruolo dello psicologo inqualità di “centro unificatore esterno”, che sitrova di fronte alla possibilità di poter svol-gere i seguenti interventi:1. in maniera diretta, intervenire con i

caregiver informali;

2. indirettamente, agire per la cura della per-sona anziana;

3. nel fare ciò avvallarsi dei contributi di altrioperatori (caregiver formali) che apparten-gono alla èquipe di cura e che pertantosvolgono il ruolo di “centri (intermedi)unificatori”.

In questo costruire un lavoro di rete, è a mioparere importante che lo psicologo si pongaperlomeno a livello della soglia di casa, inquanto è necessario che non sia totalmenteesterno e neppure completamente coinvolto –identificato nelle dinamiche interne, “dentrola casa” nella quale abitano insieme la perso-na anziana ed i suoi familiari (caregiver in-formali). Nel momento in cui lo psicologo rie-sce a collocarsi sulla “soglia di casa”, ritengoche questi potrebbe rivestire un ruolo impor-tante anche nei confronti di chi, insieme a lui,si trovi in questo “spazio relazionale”, ovverogli altri membri dell’équipe, aiutandoliprioritaria-mente a capire:1. il senso del proprio agire (confrontarsi con

l’onnipotenza);2. il senso di un ciclo vitale in cui si verifica-

no involuzioni repentine non semprerecuperabili (convivere con l’impotenza).

È fondamentale che l’équipe che lavora conpersone anziane affette da patologia con de-corso progressivo invalidante si confronti sul-le dinamiche intrapsichiche ed interpersonali,sui vissuti di ciascuno in qualità di operatore– “persona che soffre” in risonanza al doloredi chi ha davanti ed anche di chi gli è al fian-co in qualità di membro dell’èquipe medesi-ma. “La sofferenza degli operatori che è taciu-ta, negata oppure anche non riconosciuta puòsfuggire di mano ed essere proiettata sul ma-lato anziano” (L. Sandrin, 1995).È proprio nel contesto di questo lavoro che lopsicologo ritengo si possa inserire, nell’aiuta-re l’équipe a divenire consapevole delle pro-prie risposte emotive alla sofferenza che l’an-ziano agisce, risposte che rischiano di diveni-re contro-transferali, fuori da un setting e dauna formazione che garantisca la gestioneottimale delle dinamiche emotive interne alsingolo ed alla gruppalità. Importante è per-tanto che, soprattutto all’interno dei gruppi dilavoro che operano a favore di persone an-ziane affette da deterioramento mentale e di-sturbi comportamenti concomitanti, venga im-postato un intervento di supervisione perma-nente, in cui all’esame dei casi possa accom-pagnarsi:1. l’osservazione di dinamiche interne ad ogni

caregiver formale della èquipe;

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

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2. l’elaborazione dei vissuti presenti nella retetra questi stessi.

La mission, che lega l’èquipe di cura, è ildestinatario dell’intervento (qui la persona an-ziana), che sarà il beneficiario, e talora pur-troppo anche la cavia, della più o meno ma-tura integrazione presente nei singoli com-ponenti dell’èquipe e nel gruppo nella suatotalità. Tanto più l’èquipe rimanderà un’im-magine di sé come “gruppo integrato”, tantomeglio potrà essere per coloro di cui si occu-pa ciascuno “guida”, tutti insieme “immaginedi integrazione”, quella integrazione che fati-cosamente le persone cercano, ma poi fre-quentemente perdono qualora avvertano la“mamma buona” distinta dalla “mamma catti-

va”, rappresentate rispettivamente da un ope-ratore comprensivo e disponibile e da unoperatore distante e non accogliente, che fraloro non sono in un dialogo costruttivo disintesi. “Aspettiamo tutti questi anni per tro-vare qualcuno che ci comprenda e ci accetticome siamo, qualcuno con un potere magicoche sappia trasformare le pietre in luce sola-re, che ci porti felicità nonostante le contro-versie, che possa far fronte ai draghi nottur-ni, che ci possa mutare nelle anime che sce-gliamo di essere. Soltanto ieri ho scoperto chequel magico Qualcuno è la faccia che vedia-mo nello specchio: siamo noi, e le nostre ma-schere casalinghe. Dopo tutti questi anni, c’in-contriamo finalmente” (R. Bach, 1994).

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IAPPPROFONDIMENTI

GUIDA ALLA LETTURA CRITICADI UN ARTICOLO DI RICERCA IN PSICOLOGIA

Camilla Paganucci*Christina Bachmann**

1. IntroduzioneLo Psicologo, così come altre figure pro-fessionali, si trova sempre più spesso adover perfezionare la propria formazionee il proprio ambito di applicazione attra-verso la letteratura scientifica. Una buonaprassi professionale prevede, infatti, uncontinuo aggiornamento sulle ricerche incorso.Anche i professionisti più attenti possonoperò incontrare alcune difficoltà nella let-tura della parte propriamente di ricerca.Se non per loro lacune, per eccessivotecnicismo e stile nebuloso che talvolta siincontrano leggendo un articolo. Capita,infatti, che alcuni autori, in maniera con-sapevole o meno, disseminino le loro ri-cerche di piccole e grandi inesattezze chehanno la funzione di esaltare effettitrascurabili, distogliere l’attenzione da al-cune mancanze e così via.Per poter leggere criticamente un articoloe poterne trarre quello che “c’è di buono”occorrerebbe una continua consultazionedi testi di Psicometria, Metodologia dellaRicerca e discipline affini. Pur rimanendoletture vivamente consigliate a tutti i pro-fessionisti, sembra utile proporre una pic-cola guida che supporti la lettura di un

articolo di ricerca, ribadendo che non puòessere intesa come un’alternativa esaustivaad una formazione adeguata in materia.Lo spunto per questo lavoro nasce dal fat-to che è molto facile trovare indicazioniper gli Autori, ma molto raro trovarne peri Lettori.Di fatto, questo implica che chi non hascritto un articolo di ricerca, a volte, nonsa cosa aspettarsi leggendone uno.

2. La GuidaLa guida è presentata sotto forma di stepin cui vengono proposte delle domandeche il lettore dovrebbe porsi nel corso dellalettura di qualsiasi articolo di ricerca. Aqueste seguono delle indicazioni di tipostatistico e metodologico attraverso le qualiil lettore può trovare le risposte per age-volare la sua confidenza con le varie se-zioni di un articolo.L’ordine in cui vengono presentati gli stepprende spunto dalla sequenza propostadall’American Psychological Association(APA) nel Publication Manual (2001) perle stesure scientifiche, che viene ormaiadottata dalla maggior parte delle riviste:abstract con parole-chiave (keywords); in-

* Camilla Paganucci, Psicologa, Psicoterapeuta, Dottore di Ricerca in Psicologia della Salute eProcessi di Sviluppo, ha insegnato Metodologia della Ricerca Psicologica presso la Facoltà diPsicologia di Firenze.

**Christina Bachmann, psicologa, ha insegnato Psicometria nel corso di laurea triennale inScienze e Tecniche di Psicologia dello Sviluppo e dell’educazione ed è attualmente docente diMetodologia della Ricerca Psicologica della Facoltà di Psicologia di Firenze.

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troduzione; metodo; risultati; riferimentibibliografici.Il rispetto della sequenza suggerita puòessere un primo indicatore della qualitàdel lavoro, tenendo presente che alcuneottime riviste adottano norme editoriali leg-germente modificate.Per approfondimenti in lingua inglese sisuggerisce le lettura del PublicationManual of the American PsychologicalAssociation (2001), oppure, in lingua ita-liana, gli esempi forniti da Primi ePaganucci (2006).

Step 1 In quale ambito si svolgela ricerca?Un articolo è, in genere, preceduto da unabstract, ovvero un riassunto che per-metta al lettore di capire se il lavoro puòessere di suo interesse.Un buon abstract dovrebbe contenere unaversione concisa ed efficace delle diversesezioni dell’articolo; lo stile deve presen-tarsi breve, chiaro, coerente e nonvalutativo.Molto spesso si trovano invece espressele speranze dell’Autore sulla riuscita dellavoro.La lunghezza di un abstract dovrebbe es-sere contenuta in un massimo di 120 pa-role, a seconda delle riviste il numero puòvariare da circa 100 a 200.La prima sezione dell’articolo vero e pro-prio è quella dell’Introduzione, in cuil’Autore identifica l’argomento di ricerca eil problema specifico di suo interesse. Illettore può tener conto di almeno tre cri-teri per valutarne la correttezza: sequen-za, contenuti e modalità di presentazio-ne.L’introduzione dovrebbe essere struttura-ta secondo una sequenza “ad imbuto”, ov-vero presentando prima l’area di ricerca,declinando poi verso il problema specifi-co che viene trattato dalla ricerca.Per quanto riguarda i contenuti, è apprez-zabile qualche riferimento “storico” (e.g.citare i lavori di Rotter nella trattazionedel Locus of Control), ma la maggior partedei lavori presentati dovrebbe riguardarericerche recenti, per dimostrare lasequenzialità e l’originalità della ricercapresentata.Una bibliografia poco aggiornata è sinto-mo di una scarsa ricerca della letteratura,a meno che, naturalmente, non si tratti di

un raro argomento di cui nessuno si èdavvero occupato negli ultimi anni.La modalità con cui vengono presentati ilavori dovrebbe privilegiare la sintesi edevitare descrizioni eccessivamente parti-colareggiate. Sarebbe auspicabile che lapresentazione delle conclusioni di una ri-cerca precedente fossero accompagnate dainformazioni di tipo metodologico. Adesempio, un commento del tipo “lo stru-mento di Smith e Smith è risultato attendi-bile” non è sufficiente.Dovrebbe essere supportato da alcuneinformazioni di tipo statistico-metodologico: attraverso quali procedureè stata verificata l’attendibilità? e che valo-ri si sono ottenuti?Una esaustiva rassegna della letteratura in-dica, inoltre, che l’Autore riconosce l’im-portanza del lavoro altrui e ne trae spuntoper garantire un’evoluzione della cono-scenza scientifica basata sulla continuità.In quest’ottica, la presentazione di con-troversie in letteratura giova all’obiettivitàdell’articolo, contribuendo a spiegare l’uti-lità di un’ulteriore ricerca in quel campo.Il tono dell’Autore nella presentazione ditali dibattiti dovrebbe essere neutro, inmodo da non porre enfasi su nessuna delleparti e lasciare libero il lettore di farsiun’idea.

Step 2 Quali sono le ipotesi dell’auto-re?L’articolazione della letteratura dovrebbeculminare con la formulazione della/e ipo-tesi di ricerca.In questa fase, in virtù di ciò che si è mes-so in luce con la rassegna della letteratu-ra, dovrebbe essere espressa una previ-sione o un intento (obiettivo), a secondadella natura dello studio, in modo chiaro,preciso e falsificabile. Il lettore deve, in-somma, comprendere il motivo per cui èstata intrapresa la ricerca.In questa sezione non deve essere antici-pata nessuna informazione relativa ai ri-sultati, a cui è dedicata una parte succes-siva.Se le ipotesi, o gli obiettivi, sono molte-plici, dovrebbero essere presentati in or-dine di priorità, ma soprattutto in ordinelogico.Le analisi statistiche e la presentazione deirisultati, che si trovano in sezioni succes-sive, dovrebbero rispettare lo stesso ordi-

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Ine, in modo da rendere chiaro a qualeipotesi si riferisce una certa analisi o uncerto risultato.

Step 3 Su chi è stata eseguita la ricer-ca?La parte immediatamente successiva al-l’introduzione è il Metodo, che al suo in-terno contiene informazioni di varia na-tura sulle caratteristiche della ricerca, tracui: Partecipanti, Strumenti (o Appara-to), Procedura, Analisi dei dati.Questa parte consente al lettore di valuta-re l’adeguatezza degli aspetti metodologicie statistici utilizzati e, di conseguenza, lavalidità e l’attendibilità dei risultati otte-nuti in base al metodo usato e, se il meto-do è illustrato bene, di replicare la ricer-ca.A tale scopo tutto il disegno della ricercadovrebbe essere reso il più chiaro e com-prensibile possibile.Nella sezione Partecipanti devono esserefornite notizie sufficienti sulle caratteristi-che del campione, tra cui: informazionidi tipo demografico come sesso, età e ti-tolo di studio; ampiezza; se vi sono grup-pi di controllo e di confronto; i criteri diinclusione o esclusione.Qui si dovrebbe trovare anche la descri-zione delle procedure di campionamento,in modo che il lettore possa valutare al-cuni aspetti, soprattutto legati alla gene-ralizza-bilità dei risultati.Se il campionamento è casuale dovreb-bero essere descritte le inferenze causaliforti, accompagnate dalla discussione del-l’interferenza di variabili intervenenti oconfondenti; se è non casuale dovrebbe-ro essere descritte le strategie utilizzateper gestire le fonti di erroreNel caso che nella ricerca si utilizzino al-tre variabili, o nel caso che siano ritenuteimportanti, ai fini dell’interpretazione deirisultati, qui ne dovrebbe esser dato con-to.Ad esempio in una ricerca svolta sui bam-bini di una scuola Elementare, possiamotrovare la composizione delle classi: 23bambini di I elementare, 25 bambini di IIetc.

Step 4 Con che modalità sono stati rac-colti i dati?Nella sezione Strumenti (o Apparato) deveessere data una descrizione esaustiva del

tipo di materiale utilizzato per larilevazione dei dati (e.g. strumenti, stimo-li).Nel caso più frequente si tratta di test oquestionari, che devono essere descrittianche nelle loro proprietà psicometriche:informazioni sulla eventuale validazione,numero di item, modalità di risposta, di-mensioni indagate.Una buona descrizione dello strumento èessenziale in virtù del principio direplicabilità, ovvero mettere il lettore incondizioni di poter replicare lo studio conle stesse modalità.La necessità di una descrizione esaustivaè sempre presente, tenendo conto che dialcuni strumenti esistono più versioni; adesempio della Multidimensional HealthLocus of Control Scale di Wallston,Wallston, e De Vellis (1978) ne esistono 3forme, e una presentazione insufficientedelle loro caratteristiche rende impossibi-le “indovinare” la forma utilizzata.Nella sezione Procedura deve essere pun-tualmente descritta la sequenza delle fasiche sono state attuate per realizzare il di-segno di ricerca.Alcune informazioni essenziali che devo-no essere riportate riguardano la conse-gna, ovvero le istruzioni, che sono statedate ai soggetti per lo svolgimento della/e prova/e; le condizioni in cui essa si èsvolta, come quelle ambientali, e la forma(e.g. individuale, collettiva); le metodicheprescelte per ovviare a eventuali compli-cazioni avvenute durante la raccolta deidati, come problemi di fraintendimento trapartecipanti e sperimentatore(noncompliance), perdita dei soggetti du-rante il processo di ricerca (dropout), oaltri fattori.

Step 5 Quali procedure di analisi sonostate applicate?Nella sezione Analisi dei Dati si deve tro-vare una vera e propria lista delle analisistatistiche effettuate, in ordine di comples-sità.Si troveranno prima le analisi di tipo de-scrittivo e poi quelle di tipo inferenziale,anch’esse in ordine di complessità del di-segno, ad esempio dalle monovariate allemultivariate.Naturalmente, anche in questo caso nondobbiamo trovare alcun tipo di anticipa-zione sui risultati.

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Step 6 Quali sono le variabili di ricer-ca e di che tipo sono?Nella descrizione sequenziale delle anali-si effettuate devono trovarsi elencate levariabili a cui queste si riferiscono, con ladescrizione di eventuali trasformazioni deidati avvenuta per esigenze di tipo statisti-co (e.g. i casi estremi, o outliers, o i casimancanti, i cosiddetti missing) e criteriadottati per tali procedure (cfr. Luccio,2005).L’influenza che questo tipo di anomaliepotrebbe avere sui risultati è rilevante; èquindi apprezzabile che un Autore si di-mostri consapevole del problema e com-petente nell’affrontarlo.Il lettore deve essere sempre in grado dicapire il ruolo delle variabili nel disegno(e.g. dipendente, indipendente) e il livel-lo di scala di misura (i.e. categoriale o me-trica).

Step 7 Quali sono i risultati (rilevan-ti)?Prima di descrivere questo step è bene sa-pere che la modalità di presentazione deirisultati può trovarsi svolta in maniera dif-ferente a seconda della natura del lavorocondotto.In una tesi di laurea di ricerca, subito dopola sezione Analisi dei Dati, viene propo-sta una presentazione dei risultati con unlinguaggio di tipo descrittivo, in cui lo sti-le dovrebbe presentarsi fluido ma neutro,senza evidenziare, accentuare o enfatizzarealcune parti.Di seguito viene presentata la parte la di-scussione vera e propria, dove si comin-ciano ad interpretare e discutere i risulta-ti. In un articolo di ricerca, dalla sezionedel Metodo, si passa direttamente a que-sta seconda modalità, ovvero alla Discus-sione dei Risultati.L’Autore che si accinge ad affrontare que-sta fase, in una qualsiasi delle due sequen-ze appena descritte, deve evitare unaoverinterpretation, cioè la tendenza ad esa-gerare la portata dei propri risultati. Sonoquindi auspicabili frasi del tipo “il risulta-to potrebbe far pensare a…” piuttosto che“il risultato indica che…”.Uno stile di presentazione morbido giovaalla credibilità della ricerca.Per rendere conto al lettore dellasignificatività di un risultato statistico, devesempre essere indicata la probabilità as-

sociata allo stesso.Nella verifica delle ipotesi la statistica cal-colata sul campione deve avere, conven-zionalmente, una probabilità di verificar-si, posta vera l’Ipotesi Nulla, inferiore al5%.Naturalmente, a seconda dei casi può es-sere preso in considerazione un valore di-verso (e.g. 1%).Un risultato deve, quindi, avere una pro-babilità ad esso associata, p (nota anchecome livello di significatività osservato op-value), almeno di .05 (o inferiore).Va sottolineato come i test di ipotesi nonvalutino la probabilità che l’ipotesi nullasia vera dato il valore osservato, ma valu-tano, partendo dall’assunto che l’ipotesinulla sia vera, la probabilità del valore os-servato rispetto alla popolazione dalla qua-le è estratto.Di conseguenza è errato affermare che pindica la probabilità dell’ipotesi nulla,come sarebbe sbagliato dedurne che 1-pcorrisponde alla probabilità dell’ipotesi al-ternativa.Il valore di p espresso chiaramente con-sente al Lettore della ricerca di fare unavalutazione critica dei risultati, in quantopermette di contenere l’enfasi o le ambi-guità degli Autori.Ecco che, allora, un commento che defi-nisce il risultato come “tendente allasignificatività” solo perché gode di un va-lore di p =.06 o “fortemente significativo”tanto più è basso il valore di p, può esseresubito ridimensionato dal lettore. Un ri-sultato con un p =.06, in base a quantodescritto sopra, non è “tendente allasignificatività” ma “non significativo”, men-tre un risultato con p <.01 non è “più si-gnificativo” di uno con p <.05. La decisio-ne statistica è di natura dicotomica: o ilrisultato ottenuto è significativo o non loè.A conclusione di questo ragionamento ri-sulta evidente l’insensatezza statistica diun valore di p =.000.Capita che alcuni package statistici resti-tuiscano un risultato con tale valore di pro-babilità associata, ma si tratta ovviamentedi un’approssimazione a zero di un nu-mero molto piccolo (Menzione, Paganucci,& Salvadori, 2006).Un Autore scrupoloso sa che, in virtù diquanto discusso nel paragrafo preceden-te, sarà opportuno riportare il risultato con

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Iun valore di p inferiore ad uno dei valoriche si utilizzano convenzionalmente (e.g..001).Per una corretta interpretazione di dati sta-tistici, comunque, dovrebbero essere te-nute di conto molte altre questioni più“sofisticate”, come, ad esempio, la gran-dezza dell’effetto, gli intervalli di fiduciao la potenza del test, per le quali riman-diamo a specifici testi di approfondimen-to (Bachmann, Luccio, & Salvadori, 2005).Il resoconto dei risultati può esseresupportato da grafici e tabelle efficaci checompletino il testo.Entrambe le forme di rappresentazionegrafica dovrebbero contenere informazionicomprensibili, in modo che il lettorerecuperi informazioni esaustive anche senon viene letto il testo. Soprattutto, ciòche vi viene rappresentato non dovrebberitrovarsi per intero anche nel testo. Oltrea rendere la lettura noiosa, potrebbe cor-rispondere ad una strategia per allungarela sezione dei risultati, che altrimenti sa-rebbe inconsistente.

Step 8 Quali sono le conclusioni?Nella parte dedicata alla Conclusioni, l’Au-tore dovrebbe dare il meglio di sé. Que-sta, infatti, è la fase in cui i risultati otte-nuti dalla ricerca vengono messi in rela-zione con quelli della letteratura che sioccupa dell’argomento e che è stata pre-sentata nella parte introduttiva. Si dovreb-be, insomma, capire in pieno l’utilità e lapeculiarità della ricerca.Gli aspetti che dovrebbero risultare riguar-dano soprattutto due questioni: l’Autoreè riuscito a perseguire gli obiettivi dichia-rati e, in particolare, a confermare le ipo-tesi formulate? La risposta data dall’Auto-re alla sua domanda di ricerca contribui-sce ad approfondire la conoscenza delproblema? Questo non vuol dire che leipotesi debbano necessariamente esseresoddisfatte. Spesso capita proprio il con-trario. L’importante è che l’Autore abbial’onestà intellettuale di mettere in lucequesta evenienza, evitando di enfatizzaredei risultati che in realtà non ci sono.

Step 9 I riferimenti bibliografici con-tengono le informazioni necessarieper trovare un testo di nostro interes-se?Capita spesso che, nella lettura di un arti-

colo, si trovino delle citazionibibliografiche di nostro interesse.Nella sezione dei Riferimenti Bibliograficiil Lettore deve trovare tutte le voci chesono state citate nel testo, elencate in ordi-ne alfabetico.Lo stile di stesura è ormai divenuto con-venzionale e segue le norme APA.La correttezza nella presentazione dei ri-ferimenti bibliografici è anch’essa un in-dicatore della qualità del lavoro (anche inquesto caso vale l’osservazione fatta nelparagrafo 2 per la sequenza del testo,ovvero alcune riviste adottano norme edi-toriali proprie in cui si possono trovaredelle piccole modifiche rispetto ai canoniAPA).

3. Per riassumerePossiamo riassumere ciò che deve aspet-tarsi un Lettore di un articolo di ricerca,prendendo spunto dalle indicazioni cheil Publication Manual dell’APA (2001) for-nisce agli Autori e riproponendole comeproprietà che un buon articolo deve pos-sedere.

1 Presentare il problema di ricerca fin dal-l’inizio, in modo che sia chiaro per illettore l’ambito di ricerca.

2 Spiegare in che modo il problema trat-tato si inserisce nel quadro teorico diriferimento.

3 Connettere il problema presentato conla letteratura precedente sull’argomen-to, che deve essere pertinente e infor-mativa ma non esaustiva (sarebbe unproposito impossibile e/o sterile).

4 Mostrare chiaramente quali sono gliobiettivi o le ipotesi del lavoro.

5 Esprimere le conclusioni nei limiti det-tati dai risultati ottenuti.

6 Discutere il contributo che il lavorosvolto ha apportato al problema da cuiha preso le mosse.

Allo stesso modo possiamo definire le ca-ratteristiche che, invece, un buon articolonon deve avere.1 Letteratura di riferimento troppo vasta

o scarsa (il numero di voci contenutenella sezione Riferimenti Bibliograficipuò aiutare a valutare questo aspetto).

2 Citazioni inappropriate (e.g. da un set-timanale).

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3 Frasi ambigue o confuse che rendonodifficile la definizione dell’ambito di ri-cerca e delle ipotesi.

4 Scarsa descrizione degli aspettimetodologici. Questa sezione dovreb-be essere sempre particolarmente cu-rata al fine di garantire il principio direplicabilità dl uno studio.

5 Conclusioni troppo brevi o che conten-gono una mera ripetizione dei risultati.

6 Interpretazioni che esulano dai risulta-ti.

7 Eccessiva lunghezza.

4. Il Publication Manual of theAmerican Psychological AssociationPer coloro che vogliono approfondire gliaspetti legati allo stile di presentazioniscientifiche, si consiglia la consultazionedel Publication Manual della AmericanPsychological Association (APA), che nel2001 ha redatto la quinta edizione di que-sta utile guida, condivisa dalla maggior par-te della comunità scientifica.Il manuale è conosciuto ed utilizzato so-prattutto per le modalità di compilazionedei Riferimenti Bibliografici, ma contienemolte altre utili informazioni, strutturatein modo da condurre il lettore attraversotutte le fasi di preparazione di un mano-scritto.Qui di seguito viene proposta una brevedescrizione dei capitoli che sono, in tutto,nove.

Capitolo 1 - Content and Organizationof a Manuscript.Questo capitolo suggerisce una serie diaspetti a cui il ricercatore deve prestareattenzione nella fase precedente alla ste-sura del lavoro.Offre, inoltre, una panoramica molto utilesulle diverse sezioni che compongono unmanoscritto.

Capitolo 2 - Expressing Ideas andReducing Bias in Language.In questa parte viene evidenziata l’impor-tanza di uno stile di presentazione corret-to, insieme ad alcuni consigli di stile lin-guistico.

Capitolo 3 - APA Editorial Style.In questa sezione vengono dettaglia-tamente descritti gli aspetti tecnici dello

stile APA, come la punteggiatura, le ab-breviazioni, lo stile di presentazione delletabelle, per rendere scorrevole ed effica-ce il testo.

Capitolo 4 - Reference List.Questa parte contiene delle indicazionimolto precise su come strutturare la listadei riferimenti bibliografici in modo accu-rato. Vengono forniti esempi di citazionedi materiale di vario tipo come, ad esem-pio, le risorse elettroniche.

Capitolo 5 - Manuscript Preparationand Sample Paper.Il capitolo propone istruzioni tecniche perla preparazione di un manoscritto, comealcune regole di battitura.Il presupposto su cui si basa è che l’aspet-to di un lavoro può aumentare o diminu-ire il suo valore.

Capitolo 6 - Material Other thanJournal Articles.In questo capitolo vengono delineate ledifferenze tra un articolo e altri tipi di co-municazioni scientifiche, come una comu-nicazione orale, e vengono fornite indica-zioni su come gestirle.

Capitolo 7 - Manuscript Acceptanceand Production.In questa sezione del manuale viene spie-gato il processo di pubblicazione, ad esem-pio indicazioni su come sottoporre un ma-noscritto ad un editore.

Capitolo 8- Journals Program of theAmerican Psychological Association.In questa parte vengono presentati i crite-ri di pubblicazione dell’APA e alcune in-formazioni sul processo editoriale.

Capitolo 9 - Bibliography.Quest’ultimo capitolo contiene riferimen-ti bibliografici e bibliografia consigliata perchi volesse approfondire aspetti legati allostile di una pubblicazione scientifica.

Il manuale si conclude con una utile se-zione di Appendici in cui si trovano, tra lealtre cose, gli standard etici a cui un Auto-re si deve attenere in fase di pubblicazio-ne e un esempio di lettera di accompa-gnamento di un manoscritto, quando que-sto viene sottoposto ad un Editore.

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AUGURI DEL CONSIGLIO

Il Consiglio dell’Ordine degli Psicologi della Toscana porge a tutti gli iscritti

AUGURI DI BUONE FESTE

CHIUSURA UFFICI

Gli uffici dell’Ordine resteranno chiusi dal 23 dicembre al 1 gennaio.

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Ti chiediamo di fare una sorta di “passaparola” ai colleghi perché si arrivial più presto ad avere presso l’Ordine il più alto numero di indirizzi email.

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CONTRIBUTO ASSISTENZIALE PREVIDENZIALE

Il Decreto legislativo 103 del 10/02/96 stabiliva le norme per l’istituzione di Enti diprevidenza autonoma per varie categorie professione tra cui gli Psicologi. All’art. 8comma 3 dello stesso decreto, si stabiliva un contributo integrativo pari al 2% delleprestazioni da inserire nella parcella a carico dei clienti. La decorrenza di tale obbligoveniva posta a partire dal 17 marzo 1996. Sul Supplemento ordinario della GazzettaUfficiale della Repubblica italiana, n. 50 del 1 marzo 1997, serie generale, nel testoripubblicato della legge 23 dicembre 1996, n. 662 “Misure di razionalizzazione dellafinanza pubblica” (il cosiddetto “collegato alla finanziaria”), all’articolo 1, comma212, è testualmente scritto:“Ai fini dell’obbligo previsto dall’art. 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335,i soggetti titolari di redditi di lavoro autonomo [..] hanno titolo ad addebitare aicommittenti, con effetto dal settembre 1996, in via definitiva, una percentuale nellamisura del 4 per cento dei compensi lordi. Il versamento è effettuato nelle seguentiscadenze [...].”A questo punto, l’interpretazione spetta al singolo professionista o al suocommercialista.In ogni caso, dal 17 marzo 1996 le parcelle vanno così stilate:

1. Descrizione della prestazione 60,002. 2% o 4% contributo previdenziale 1,20/2,403. TOTALE 61,20/62,404. IVA (20%, se dovuta)* xxxxxxxx5. TOTALE COMPLESSIVO xxxxxxxx

La ritenuta d’acconto si calcola sull’importo di cui al punto 1, mentre l’IVA sicalcola sul TOTALE (punto 3).

*Tutte le prestazioni sanitarie (cioè connotate dalla loro finalizzazione alla diagnosi,cura e riabilitazione della persona) sono esenti da IVA ex art. 10, n. 18 D.P.R. 26/02/73 n. 633, così come modificato dall’articolo 36, comma 9 D.L. 30/08/93, n. 331convertito in legge del 29/10/93, n. 427 e integrato dal D. Ministero della Salute del17/05/02.

NULLA OSTA PER LA PUBBLICITÀ

La professione di psicologo comprende attività di tipo sanitario ed attività diverse,non sanitarie. Dato che un unico titolo professionale viene impiegato per i duediversi ambiti, le inserzioni che recano la dicitura “Psicologo” sono necessariamenteassoggettate alle norme di legge che regolamentano la pubblicità in ambito sanitario.Si tratta della legge n. 175 del 05/02/92 (e succ. modificazioni) e dal Decreto delMinistero della Sanità n. 657 del 16/09/94. La pubblicità riferita all’ambito sanitario,così come pure quella riferita agli altri ambiti dell’attività di psicologo, sono inoltreulteriormente regolate dal Regolamento adottato dal Consiglio dell’Ordine in data07/02/2001.L’interazione e la sovrapposizione tra i due diversi ambiti ricadono sulla prassiburocratica relativa alle autorizzazioni e ai nulla osta che i professionisti sono tenutiad ottenere. Ne risulta una situazione piuttosto complessa. In sintesi, è sempre ecomunque necessario ottenere il nulla osta da parte dell’Ordine; nel caso di targhe,inserzioni su elenchi e stampa periodica è poi necessaria anche l’autorizzazione daparte del Comune competente per territorio. Per semplificare abbiamo predisposto ilfac simile di una domanda unica per tutte le tipologie di pubblicità che è quella a cuitutti gli iscritti possono utilizzare compilando, naturalmente, solo le parti a cui sonointeressati.Nel caso sia necessaria anche l’autorizzazione del Comune (praticamente in tutti casi,fatta eccezione per le inserzioni su Internet), gli Uffici provvedono a inoltraredirettamente la domanda presentata dall’iscritto al Comune competente, corredandoladi nulla osta. Una copia del nulla osta viene inviata anche all’iscritto che, dal momentoin cui la riceve, deve direttamente interessarsi presso il Comune per sapere se sononecessari ulteriori adempimenti (la prassi cambia da comune a comune). Se,diversamente, l’autorizzazione del Comune non è necessaria (e cioè per le soleinserzioni su Internet), una volta che abbia ricevuto il nulla osta, l’iscritto puòdirettamente procedere ad effettuare l’inserzione.La domanda va inviata in due copie, di cui una in bollo da 14,62 Euro.Rinviamo ad una attenta lettura del Regolamento chi voglia rendersi conto del quadronormativo generale.

FAC SIMILE DOMANDAPER LA PUBBLICITA’

(intestare a : Ordine degli Psicologidella Toscana le domande fatte soloper le inserzioni su internet;intestare a Ufficio Pubblicità delComune di______________________attraverso l’Ordine degli Psicologidella Toscana in tutti gli altri casi;Spedire in duplice copia, di cui unain bollo, a Ordine Psicologi viaPanciatichi 38/5 - 50127 Firenze)

Bollo € 14,62Il sottoscritto dottor________________iscritto all’Albo degli Psicologi dellaToscana al N__, chiede agli enti inintestazione, ognuno per le suespecifiche competenze,l’autorizzazione per il seguente testoda riportare su:TARGA✫ da porre a fianco dell’in-gresso in via_______________n____Comune di_______________________Testo:_____________________________(N.B. il testo definitivo dovràcomprendere il numero e la datadell’autorizzazione concessa dalComune)

INSERZIONE SU ELENCOTELEFONICO,PAGINE GIALLE,ELENCHI DI CATEGORIA*Testo:_____________________________(N.B. il testo definitivo dovràcomprendere il numero e la datadell’autorizzazione concessa dalComune)

INSERZIONE SULLA STAMPAPERIODICA*Testo:_____________________________(N.B. il testo definitivo dovràcomprendere il numero e la datadell’autorizzazione concessa dalComune)

INSERZIONE SU SITI INTERNET*Indirizzo dei siti:____________________________________Testo:_____________________________

firma

✫ Indicare la dimensione della targache, comunque, non deve superare i3.000 cm quadrati (di norma cm50x60)* Le inserzioni devono occupare unospazio non superiore a 50 cmquadrati, non devono contenereriquadri e sottolineature volti adevidenziare il testo, devono riportareil testo autorizzato con esclusione diqualsiasi grafico, disegno o figura adeccezione del simbolo dell’Ordinedegli Psicologi.

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ORDINE DEGLI PSICOLOGIDELLA TOSCANA

Via Panciatichi, 38/550127 Firenze

Tel. 055.416515Fax. 055.414360

web:http://www.psicologia.toscana.it

e-mail:[email protected].......................................................................

ORARI DI SEGRETERIA

LUNEDI’, MARTEDI’, VENERDI’: ore 10.00 -13.00MARTEDI’: ore 10.00 -15.00GIOVEDI’ e SABATO: chiuso