INTERVENTI 4 ottobre 2005 - Ottobre...INTERVENTI 4 ottobre 2005 - S.E.R. Mons. Juan Abelardo MATA...

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INTERVENTI 4 ottobre 2005 - S.E.R. Mons. Juan Abelardo MATA GUEVARA, S.D.B., Vescovo di Estelí (NICA- RAGUA) 1. Una realtà dolorosa: la secolarizzazione, una cultura che disumanizza - Deterioramento sociale: La secolarizzazione come processo culturale è penetrata nei nostri ambienti. Sta minando il patrimonio culturale del nostro popolo e alcuni segni sono già evidenti nella realtà che viviamo: esiste una piaga sociale che disumanizza l’ambiente e lo rende immorale a causa dell’allontanamento da Dio e del rifiuto dei principi cri- stiani. L’alcolismo e il divorzio si sono insinuati sottilmente nella società come qualcosa di normale e la tossicodipendenza, la pornografia, gli omicidi, la violenza, ecc. sono mali sociali che ci tormentano. - Crisi morale: La Chiesa è stata attaccata, non c’è rispetto per i suoi rappresentanti che vengono sottoposti costantemente a critiche pungenti e caricature sarcastiche. Inoltre la crisi morale svilisce la dignità della persona. Siamo invasi dalla propa- ganda asfissiante del consumismo che contrasta con la nostra realtà offuscata e si impongono a noi l’idolatria del denaro e del piacere. - Attacchi alla nostra cultura: Questa ideologia distruttrice sta minando la famiglia mentre favorisce il piacere e- rotico, sfrenato, una cultura egoista che introduce a poco a poco costumi alieni alla nostra tradizione, come, per esempio, l’impulso dato a spettacoli che screditano la dignità della donna e spingono al consumo smisurato di alcol. Questa situazione è tanto più dolorosa per la Chiesa, in quanto queste celebrazioni, che si potrebbero chiamare carnevali, stravolgono il senso delle celebrazioni religiose strumentaliz- zandole ideologicamente e creando ancora più confusione e assenza di Dio. - Impegno ecclesiale: I danni causati dalla diffusione del secolarismo di questi ambienti, sottolineano l’urgenza di una coraggiosa evangelizzazione in tutti gli ambienti sociali, capace di trasformare e umanizzare tali strutture in modo che esse tornino alla loro vera unità in Cristo (cf. Ef. 1,10; Chiesa in America 67) 1

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  • INTERVENTI 4 ottobre 2005

    - S.E.R. Mons. Juan Abelardo MATA GUEVARA, S.D.B., Vescovo di Estelí (NICA-RAGUA) 1. Una realtà dolorosa: la secolarizzazione, una cultura che disumanizza - Deterioramento sociale:

    La secolarizzazione come processo culturale è penetrata nei nostri ambienti. Sta minando il patrimonio culturale del nostro popolo e alcuni segni sono già evidenti nella realtà che viviamo: esiste una piaga sociale che disumanizza l’ambiente e lo rende immorale a causa dell’allontanamento da Dio e del rifiuto dei principi cri-stiani. L’alcolismo e il divorzio si sono insinuati sottilmente nella società come qualcosa di normale e la tossicodipendenza, la pornografia, gli omicidi, la violenza, ecc. sono mali sociali che ci tormentano. - Crisi morale:

    La Chiesa è stata attaccata, non c’è rispetto per i suoi rappresentanti che vengono sottoposti costantemente a critiche pungenti e caricature sarcastiche.

    Inoltre la crisi morale svilisce la dignità della persona. Siamo invasi dalla propa-ganda asfissiante del consumismo che contrasta con la nostra realtà offuscata e si impongono a noi l’idolatria del denaro e del piacere.

    - Attacchi alla nostra cultura:

    Questa ideologia distruttrice sta minando la famiglia mentre favorisce il piacere e-rotico, sfrenato, una cultura egoista che introduce a poco a poco costumi alieni alla nostra tradizione, come, per esempio, l’impulso dato a spettacoli che screditano la dignità della donna e spingono al consumo smisurato di alcol. Questa situazione è tanto più dolorosa per la Chiesa, in quanto queste celebrazioni, che si potrebbero chiamare carnevali, stravolgono il senso delle celebrazioni religiose strumentaliz-zandole ideologicamente e creando ancora più confusione e assenza di Dio.

    - Impegno ecclesiale:

    I danni causati dalla diffusione del secolarismo di questi ambienti, sottolineano l’urgenza di una coraggiosa evangelizzazione in tutti gli ambienti sociali, capace di trasformare e umanizzare tali strutture in modo che esse tornino alla loro vera unità in Cristo (cf. Ef. 1,10; Chiesa in America 67)

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  • 2. Un’ora provvida: la celebrazione di questo anno eucaristico

    - L’ Eucaristia: alimento che dà forza per il cammino

    Nell’Eucaristia, come la definisce il Concilio Vaticano II, noi cristiani incontriamo la fonte e il culmine di tutto ciò che siamo. In quest’ora provvida, il Signore ci invita a contemplare la nostra realtà e a volgere lo sguardo verso l’alto per ritrovare la spe-ranza e il coraggio di lottare contro tutto ciò che ci allontana da Dio.

    Il Signore ci esorta come il Profeta Elia: Alzati e mangia, “perché è troppo lungo per te il cammino” (1 Re 19,7). Nel sacramento dell’Eucaristia troviamo l’alimento che ci dà la forza di lottare contro il peccato e lo scoraggiamento, l’indifferenza e la mancanza di speranza. Il cammino è ancora troppo lungo e senza questo alimento non potremmo soppor-tare le prove, le difficoltà e la sofferenza che ci si presentano nella vita quotidiana. - Comunione: L’Anno dell’Eucaristia ci ha invitato costantemente a un rinnovamento dello spirito di comunione, nella riconciliazione e nell’amore fraterno, nella solidarietà e nello spirito missionario. Ciò va ben oltre un semplice evento, un incontro celebrativo. Esige un approfondimento nel più intimo della nostra vita interiore ed ecclesiale. Dunque la celebrazione di questo Anno eucaristico è per noi un forte richiamo all’unità e alla comunione di tutta la Chiesa in Nicaragua, a un ritorno alle radici della fede cristiana che ha reso feconde le nostre comunità. - S.E.R. Mons. Paul-André DUROCHER, Vescovo di Alexandria-Cornwall (CA-NADA) La croce di Cristo, formata da un tronco e da una trave, ricorda le due dimensione della morte salvifica del Cristo: verticale, la glorificazione del Padre; orizzontale, la salvezza dell’umanità. La croce invita la comunità cristiana a unirsi al Cristo secondo queste due dimen-sioni - la lode al Padre e la preghiera per il mondo - trasformando allo stesso tempo l’Eucaristia in un’azione liturgica dossologica e missionaria. Nel nostro mondo con-temporaneo, cerchiamo prima di tutto la realizzazione personale e le soddisfazioni immediate. In un tale contesto culturale, si rischia di ridurre l’Eucaristia alla mera dimensione dei propri bisogni e desideri. Occorre quindi sviluppare queste dimen-sioni dossologica e missionaria coltivando l’arte di officiare, ponendo particolare at-tenzione alle possibilità di lode e di apertura sul mondo già presenti nel cuore della liturgia, con la libertà di sviluppare nuove formule di preghiera, nuovi prefazi o un nuovo rito di congedo. Tutto questo con l’intento di mettere in atto nella celebra-zione quello che già la croce astile simbolizza.

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  • - S.Em.R. Card. Javier LOZANO BARRAGÁN, Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari (CITTÀ DEL VATICANO)

    L’Eucaristia assunta come Viatico ci mette nella contemporaneità dell’avvenimento salvifico al momento della morte. Ha quindi il significato di vita, comunione ed e-ternità. In quanto vita, la nostra morte si unisce nel Viatico alla morte e risurrezione di Cristo. Così completiamo nel nostro corpo quello che manca alla passione di Cri-sto ed entriamo nella sua gloriosa risurrezione. La nostra vita diventa merito per i meriti di Cristo, grazie allo Spirito Santo che conferisce merito alla virtù e ci intro-duce alla gioia eterna. In quanto comunione, con il Viatico la morte cessa di essere solitudine e diventa la più grande compagnia: ci trasmette la trasparenza di noi stessi, ci unisce a Cristo centro dell’universo e con tutto l’universo ci apre alla com-pagnia di tutta la Chiesa attraverso la comunione dei santi, ci unisce alla Santissima Vergine Maria, a tutti i santi, a tutti i membri della Chiesa. Con il Viatico giungia-mo al momento della ricapitolazione di tutte le cose in Cristo. Vinciamo la solitudi-ne. La solitudine della morte è inversamente proporzionale alla fede nel Viatico. In quanto eternità, con il Viatico superiamo la mobilità del desiderio nella pienezza dell’amore trinitario a cui partecipiamo avendo in Cristo la gioia perenne di giun-gere alla pienezza della vita divina. - S.E.R. Mons. Geraldo LYRIO ROCHA, Arcivescovo di Vitória da Conquista (BRASILE)

    Ci sono celebrazioni della Santa Messa trasmesse dalla televisione che, in alcune parti sollevano serie e gravi preoccupazioni. Sarebbe della massima convenienza che, circa queste questioni, fosse ricordato che nella liturgia celebriamo il Mistero Pasquale. Ci sia, da parte di tutti, rispetto e fedeltà a quanto stabilisce il Magistero della Chiesa circa la celebrazione della Santa Messa e il Culto Eucaristico, affinché si evitino deviazioni ed abusi, soprattutto nelle trasmissioni televisive. Quelli che assistono alla Messa in TV siano stimolati a partecipare dalla celebrazione nell’assemblea liturgica. Ogni celebrazione abbia sempre un tono orante affinché traspaia la dimensione di sacralità del mistero celebrato. Sia dato il dovuto valore ai simboli liturgici, si curi l’espressione artistica dello spazio celebrativo, degli oggetti, delle vesti liturgiche. Il canto e la musica siano in accordo con l’indole propria della celebrazione, il tempo liturgico e i momenti celebrativi.

    - S.E.R. Mons. Pedro Ricardo BARRETO JIMENO, S.I., Arcivescovo di Huancayo (PERÙ) C’è preoccupazione e scontento nel mondo odierno di fronte al fallimento delle speranze dell’uomo riguardo all’ambiente e alla povertà estrema perché “Dio è sta-to estromesso dalla vita pubblica”, per questo “la crisi ecologica, non costituisce so-lamente un problema scientifico e tecnico esso è - anche e principalmente - un pro-

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  • blema etico e morale”. E’ opinione della Chiesa che“La tecnologia che inquina può anche decontaminare; la produzione che accumula può anche distribuire equamen-te, a condizione che prevalga l’etica del rispetto per la vita , per la dignità dell’uomo e i diritti delle generazioni umane, presenti e future”.

    Il cambiamento climatico rappresenta una seria minaccia per la pace del mondo.E’ un autentico “segno dei tempi” che esige da noi una conversione ecologica. La Chiesa ha una grande responsabilità in questo campo spirituale. Infatti “l’Eucaristia, essendo il culmine al quale tende tutto il creato, è la risposta alla pre-occupazione del mondo contemporaneo anche per l’equilibrio ecologico”.

    Come “frutto della terra”, il pane e il vino rappresentano la creazione che ci è stata affidata dal Creatore. Per questo, l’Eucaristia è in relazione diretta con la vita e la speranza dell’umanità e deve essere la preoccupazione costante della Chiesa e se-gno di autenticità Eucaristica. “Non solo l’uomo ma anche l’intera creazione atten-de i nuovi cieli e la nuova terra (cf. 2 Pt 3,13) e la ricapitolazione di tutte le cose, an-che quelle della terra in Cristo (cf. Ef 1,10)”.

    Come frutto del lavoro dell’uomo, in molte parti del mondo, come accade nel terri-torio della Archidiocesi di Huancayo (Perù), l’aria, la terra e la conca del fiume Mantaro sono seriamente compromessi dall’inquinamento. L’Eucaristia ci impegna a fare sì che il pane e il vino siano frutto “della terra fertile, pura e incontaminata”. Perciò è necessario rendere sempre più visibile la “comunione” nel Collegio Epi-scopale, unito sotto il Vicario di Cristo e “la collegialità affettiva e effettiva, da cui deriva la preoccupazione di noi Vescovi per le altre Chiese particolari e per la Chie-sa universale...” promuovendo la partecipazione dei laici.

    La fede nel Cristo risorto fa sì che la Chiesa sia “un progetto di solidarietà” per condividere i beni con i più poveri e vivere nella Chiesa la spiritualità eucaristica. - S.Em.R. Card. Jorge Arturo MEDINA ESTÉVEZ, Prefetto emerito della Congrega-zione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti (CITTÀ DEL VATICANO)

    I tre aspetti dell’Eucaristia, Sacrificio, presenza reale e Comunione sacramentale non sono realtà giustapposte, ma si articolano in modo che la realtà centrale sia quella sacrificale. La presenza reale dà la sua piena dimensione al Sacrificio eucari-stico e la Santa Comunione è partecipazione al sacrificio. Nessuna di queste realtà può essere separata dalle altre due e insieme fanno sì che tutta la vita cristiana sia consacrata alla gloria di Dio.

    Intimamente unita alla natura sacrificale è la dimensione propiziatoria della cele-brazione eucaristica, a favore sia dei vivi sia dei morti. La liturgia esequiale guarda anzitutto al suffragio per l’anima del defunto ed è un abuso trasformare l’omelia esequiale in un elogio della persona deceduta.

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  • - S.Em.R. Card. Cormac MURPHY-O'CONNOR, Arcivescovo di Westminster, Pre-sidente della Conferenza Episcopale (GRAN BRETAGNA (INGHILTERRA E GAL-LES)

    Nutro la sincera speranza che il nostro dibattito si concentri sulle implicazioni dell’Eucaristia per la comunità ecclesiale e per la sua missione nel mondo. La Rela-zione Finale del Sinodo del 1985 scelse come titolo: Ecclesia sub Verbo Dei cele-brans mysteria Christi pro salute mundi. In questo titolo troviamo, legate insieme, le quattro componenti fondamentali del Concilio Vaticano II.

    Nel fare riferimento al Sinodo Straordinario del 1985 indico molto esplicitamente uno dei maggiori risultati ottenuti grazie a esso, vale a dire il concentrarsi su koi-nonia/comunione - Ecclesiologia communionis.

    Sono convinto che un recupero della teologia e dell’ecclesiologia di koinonia nei suoi vari aspetti sia davvero un frutto della presenza dello Spirito del Cristo Risorto nella sua Chiesa e che ciò costituisca un tema di immenso valore ecumenico.

    È essenziale che la relazione profonda tra comunione/koinonia e l’Eucaristia diven-ti una caratteristica centrale delle nostre discussioni e di ogni documento che verrà fuori da questa assemblea. Non possiamo ridurre le nostre riflessioni durante que-sto Sinodo alla limitata discussione di norme pratiche o di indicazioni catechetiche, per quanto importanti esse siano.

    Questo Sinodo sull’Eucaristia ci porta al cuore di tutto ciò che il Concilio Vaticano II ha cercato di dire sulla Chiesa, sul mondo e sul destino di tutta la storia umana nel mistero della Santissima Trinità.

    - S.E.R. Mons. Gerald William WIESNER, O.M.I., Vescovo di Prince George (CA-NADA) Nella Lettera Apostolica Novo Millennio ineunte, Papa Giovanni Paolo II indica la celebrazione dell’Anno Santo del 2000 come un’opportunità, per la Chiesa, di ana-lizzare fino a che punto si è rinnovata alla luce dell’insegnamento del Concilio Vati-cano II.

    Il Concilio, in modo chiaro e ripetuto, chiede la piena, consapevole e attiva parteci-pazione dei fedeli alla celebrazione della liturgia. Questa qualità di partecipazione è richiesta sia per la natura stessa della liturgia, sia in virtù del battesimo.

    Il sacerdozio regale, conferito ai fedeli attraverso il sacramento del battesimo, esige da loro e li abilita a offrire la Vittima divina al Padre e a offrire se stessi insieme con la Vittima divina.

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  • Come indicato nell’Instrumentum laboris, molti non hanno una corretta compren-sione dell’Eucaristia e pertanto non riescono a partecipare adeguatamente. Questo breve intervento vuole essere uno sforzo per sottolineare e affrontare tale questio-ne.

    - S.Em.R. Card. Justin Francis RIGALI, Arcivescovo di Philadelphia (STATI UNITI D'AMERICA) Parlare dell’“Eucaristia Mistero della Fede” (n. 28) significa anche parlare dell’“Eucaristia Mistero dell’Amore Trinitario”. Lo stesso vale quando si parla del Sacrificio di Gesù (n. 37).

    Nel trattare il rapporto di Gesù con Suo Padre nella comunione della Santissima Trinità troviamo la spiegazione più profonda dell’Eucaristia, specialmente come sa-crificio, un sacrificio rinnovato nell’Eucaristia.

    L’amore di Cristo per noi e l’amore del Padre che ha mandato Suo Figlio nel mondo per salvarci spiegano in larga misura l’Eucaristia. Altri due aspetti dell’amore di Dio sono, comunque, ancora più fondamentali per una comprensione dell’Eucaristia e di tutta la sofferenza che Cristo ha sopportato per noi sul Calvario. L’Eucaristia scaturisce direttamente dall’amore del Figlio di Dio per il Padre come risposta all’eterno amore con cui Egli è amato dal Padre nello Spirito Santo.

    La più grande proclamazione di Gesù è stata l’amore che il Padre nutre per Lui e l’amore che Lui nutre per il Padre. Gesù dice: “Il padre ama il Figlio” (Gv 3,35; 5,20). “Il Padre mi ama” (Gv 10,17). “Io amo il Padre” (Gv 14,31).

    Il Sacrificio di Gesù è motivato dal Suo amore per il Padre e dalla Sua obbedienza al Padre. Il Calvario e l’Eucaristia, che rappresenta nuovamente e rinnova il Calvario, esprimono lo scambio d’amore tra il Padre e il Figlio nello Spirito Santo. La Risur-rezione è la risposta d’amore del Padre al Sacrificio di Cristo e la più grande pro-clamazione del suo eterno amore per Suo Figlio. Come mistero della fede l’Eucaristia è, soprattutto, il mistero dell’Amore Trinitario.

    - S.E.R. Mons. Clément FECTEAU, Vescovo di Sainte-Anne-de-la-Pocatière (CA-NADA)

    A giusto titolo il documento che è stato sottoposto allo studio di questa assemblea sinodale raccomanda di affermare con insistenza che Gesù Cristo è realmente pre-sente nel Sacramento dell’Eucaristia.

    L’Instrumentum Laboris, al numero 38, sollecita nuovamente la presente assemblea sinodale ad affermare che “la presenza permanente e sostanziale del Signore nel sa-cramento non è tipologica o metaforica.”.

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  • A questo proposito è giusto che si chieda “di spiegare la teologia della consacrazio-ne” per facilitare il dialogo ecumenico e per renderne più facile la comprensione ai cattolici stessi. Sarebbe anche opportuno chiedere a degli specialisti di sviluppare un linguaggio più consono per la catechesi di questo grande mistero.

    Spesso accade che si consideri l’Eucaristia come un qualcosa di statico quando in-vece si tratta di una realtà dinamica. L’Eucaristia non è solo la persona di Cristo - non solamente presente - ma in azione costante e permanente di sacrifico anche se sotto forma di memoriale.

    E auspicabile che degli specialisti suggeriscano un nuovo linguaggio su questo a-spetto, in modo che i pastori, i catechisti e i fedeli giungano a una comprensione più profonda e più autentica della presenza del Signore nell’Eucaristia.

    L’atto di adorazione, l’atteggiamento interiore di adorazione, costituisce il luogo dove culmina l’espressione della fede nella presenza del Signore nel Santissimo Sa-cramento. Bisognerebbe tuttavia evitare di interpretare questa affermazione, nel senso che le celebrazioni di adorazione fuori dal contesto della messa non rappre-sentino un’espressione della fede più grande di questa.

    Ci auguriamo che questa assemblea sinodale approfondisca questa questione dell’Adorazione Eucaristica; nell’impegno per rinnovare questa pratica spiegando-ne il senso e fornendo testi e preghiere idonee a sostenere quella delle persone che non hanno ancora l’abitudine della preghiera spontanea.

    - S.Em.R. Card. Miguel OBANDO BRAVO, S.D.B., Arcivescovo emerito di Mana-gua (NICARAGUA)

    Gesù ci insegna che la legge fondamentale della perfezione umana e, quindi, della trasformazione del mondo, è il nuovo comandamento dell’amore.

    Il comportamento della persona è pienamente umano quando nasce dall’amore ed è subordinato ad esso. Questa verità è valida anche in ambito sociale: è necessario che i cristiani siano testimoni profondamente convinti e, con la loro vita, sappiano testimoniare che l’amore è l’unica forza che può condurre alla perfezione personale e sociale e guidare la storia verso il bene.

    Per plasmare una società più umana, più degna della persona, è necessario rivalu-tare l’amore nella vita sociale - a livello politico, economico, culturale -, rendendolo norma costante e suprema dell’azione.

    Solo la carità può cambiare completamente l’uomo. Tale cambiamento non significa annullare la dimensione terrena in una spiritualità disincarnata. Chi pensa di atte-nersi alla virtù soprannaturale dell’amore senza tener conto del suo corrispondente

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  • fondamento naturale che comprende i doveri della giustizia, inganna sé stesso: la carità è il più importante comandamento sociale. Rispetta il prossimo e i suoi diritti.

    La carità, però, non può risolversi nella dimensione terrena delle relazioni umane e sociali, perché tutta la sua efficacia deriva proprio dal suo riferimento a Dio.

    Non si può parlare di Eucaristia senza fratellanza, senza almeno un atteggiamento di apertura, una volontà di unione e di mutua dedizione.

    Nella celebrazione eucaristica si accumulano elementi di fratellanza (il Padre no-stro, il segno della pace, la frazione del pane). Con ciò si vuole semplicemente sotto-lineare l’aspetto “orizzontale“ della nostra comunione.

    - S.E.R. Mons. Peter KANG U-IL, Vescovo di Cheju (COREA)

    Il fatto che, al giorno d’oggi, la bellezza, la luce e il valore dell’Eucaristia vengano dimenticati, non dipende tanto dal fatto che non ci atteniamo più alle regole, bensì alla secolarizzazione della cultura moderna, materialista ed edonista. Tutta la socie-tà è soggetta all’influenza di queste immagini e, col passare del tempo, il popolo in genere rimane indifferente di fronte al “mistero”.

    Per quanto riguarda la Chiesa in Corea, la partecipazione dei bambini all’Eucaristia cala drasticamente con l’aumentare dell’età. I bambini che non vengono a Messa di-cono di non farlo perché la Messa è troppo noiosa e poco interessante. Anche gli adulti lo affermano, e siccome la trovano molto tediosa, non si sentono motivati a parteciparvi. La nostra priorità quindi è quella di giustificare e far crescere nel cuo-re dei cattolici il desiderio e l’anelito di partecipare all’Eucaristia.

    Finora, nell’ambito della struttura parrocchiale, non si è creato un rapporto perso-nale molto profondo tra i cattolici. Ma negli ultimi anni i fedeli asiatici sono andati costruendo un senso di comunione con i loro fratelli e sorelle nella fede, grazie a Piccole Comunità Cristiane. Le persone che fanno esperienza di questo senso di comunione con il loro prossimo, sono più preparate ad approfondire il loro senso di comunione nel contesto dell’Eucaristia. Da questo punto di vista l’animazione delle Piccole Comunità Cristiane (SCC) rappresenta uno strumento eccellente per aiutare i fedeli a comprendere più profondamente il valore dell’Eucaristia e a parte-cipare più pienamente alla sua celebrazione.

    Al fine di trasmettere al popolo moderno il mistero eucaristico, non è sufficiente applicare rigorosamente regole e regolamenti riguardo alla celebrazione del Sacra-mento. Da parte nostra, noi vescovi dobbiamo adoperarci più attivamente alla ri-cerca di strumenti che rendano agevole ai cattolici di oggi l’esperienza del valore autentico dell’Eucaristia, la piena partecipazione ad essa, e l’esperienza della gioia che infonde.

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  • - S.E.R. Mons. José Trinidad GONZÁLEZ RODRÍGUEZ, Vescovo titolare di Mene-fessi, Ausiliare di Guadalajara (MESSICO)

    La giustizia unita alla carità cui ci esorta l’Eucaristia ci spingono a un amore attivo, concreto ed efficace verso ogni essere umano, che non deve mancare nel nostro stile ecclesiale di vita cristiana e nei nostri programmi di pastorale. Perché, se davvero siamo partiti dalla contemplazione del Cristo eucaristico, “dovremo saperlo scorge-re soprattutto nel volto di coloro con i quali egli stesso ha voluto identificarsi:’Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare...’ (Mt. 25, 35-36). Questa pagina non è un semplice invito alla carità: è una pagina di cristologia, che proietta un fascio di luce sul mistero di Cristo. Su questa pagina, non meno che sul versante dell’ortodossia, la Chiesa misura la sua fedeltà di Sposa di Cristo”, disse Sua Santità Giovanni Paolo II (Nuovo millennio ineunte, 49).

    Il presente Sinodo ci offre una magnifica occasione per rendere reale l’impegno eu-caristico nella gioia di proclamare che, soprattutto nell’Eucaristia, “il Salvatore, in-carnatosi nel grembo di Maria venti secoli fa, continua ad offrirsi all’umanità come sorgente di vita divina” (Tertio millennio adveniente, 55), e per ricordarci che offri-re veramente il sacrificio di Cristo implica continuare questo stesso sacrificio in una vita di dedizione agli altri.

    Così, dunque, Gesù, Pane di Vita, ci sprona a lavorare, perché non manchi a nessu-no e a nessuna nazione questo pane che ancora manca a tanti:

    - Il pane di pace e di giustizia,dove ci sono guerre e non si rispettano i diritti dell’uomo, della famiglia e dei popoli.

    - Il pane della Parola di Dio, dove Cristo, Pane di Vita, ancora non è stato annuncia-to e gli uomini sono privi dell’alimento e della bevanda che sazia la fame e la sete dello spirito. - S.Em.R. Card. Telesphore Placidus TOPPO, Arcivescovo di Ranchi (INDIA)

    La Chiesa locale del territorio tribale all’interno dell’India, che conta attualmente ol-tre 2 milioni di fedeli, rappresenta indubbiamente una delle storie più belle di suc-cessi della missione della Chiesa cattolica. In soli 130 anni l’Arcidiocesi di Ranchi ha dato vita a 12 diocesi, ordinando 23 vescovi, centinaia di sacerdoti e migliaia di re-ligiosi. Attribuisco questo dinamismo e questa crescita interamente alla nostra par-ticolare devozione all’Eucaristia. Essa forma la nostra stessa ‘identità’. Dacché le popolazioni tribali hanno accolto il Vangelo, la ‘presenza reale’ del Signore risorto nell’Eucaristia li ha resi liberi, ha offerto loro la salvezza, trasformandoli in ‘nuova creazione’ in Cristo.

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  • Desidero quindi richiamare l’attenzione di questo Sinodo sull’“aspetto salvifi-co”dell’Eucaristia, e condividere con voi ciò che la fede cristiana ha fatto per noi. C’è innanzitutto la realtà dell’amore di Dio, simbolizzata - nella tradizione cattolica - dall’immagine del Sacro Cuore, che ci conduce direttamente al Mistero Pasquale e all’Eucaristia (cf Gv 19, 34).

    C’è quindi la realtà dell’“anamnesi”, vale a dire che la fede della Chiesa rende il Mistero Pasquale del nostro Salvatore Gesù Cristo spiritualmente presente ai fedeli. Questo ci ha insegnato il nostro fondatore, il missionario Constant Lievens. Più re-centemente, il nostro amato Papa di venerata memoria, Giovanni Paolo II, e la Bea-ta Madre Teresa di Calcutta, hanno sottolineato questa realtà di partecipazione all’Eucaristia. I cristiani delle nostre zone tribali dell’interno hanno piena fiducia, oggi, che la morte salvifica e la risurrezione di Gesù hanno privato della loro forza i principati e le potestà dell’universo e distrutto il loro potere (cf Col 2, 14-15). In questa esperienza di fede del nostro popolo, l’Eucaristia ha operato un cambiamen-to esemplare allontanandolo dai sacrifici di sangue di un tempo, con cui cercava di placare i cosiddetti “spiriti maligni”, orientandolo verso la nuova ed eterna alleanza stabilita in Gesù Cristo.

    C’è inoltre la realtà dell’“admirabile Commercium”, mediante il quale “partecipia-mo della divinità di Cristo, che si è umiliato per condividere la nostra umanità”. Questa realtà non porta semplicemente la salvezza, ma un “meraviglioso scambio”, vale a dire una trasformazione in “eredi di Dio” e “coeredi con Gesù Cristo”. I fede-li sono veramente stati liberati da tutti i vincoli e hanno ricevuto la “libertà dei figli di Dio”.

    Questo Sinodo, provvidenziale, deve portare tutti i cristiani a partecipare all’Eucaristia con una nuova intensità e profondità di fede. Che l’intercessione di Maria, “Donna dell’Eucaristia”, porti alla salvezza continua del mondo, alla vera li-berazione e all’abbondanza di vita grazie a suo Figlio, Gesù Cristo, Pane di vita!

    - S.Em.R. Card. James Francis STAFFORD, Penitenziere Maggiore (CITTÀ DEL VATICANO) Le mie riflessioni hanno il loro fondamento nel mistero pasquale celebrato nell'Eu-caristia. In particolare, per il mio servizio alla Chiesa come Penitenziere Maggiore e, quindi, per la mia esperienza nell'attività della Penitenzieria Apostolica, vorrei sot-tolineare l'importanza attuale del nesso tra Eucaristia e Penitenza.

    1. Tutta la vita e la missione della Chiesa deriva la sua ragion d'essere e il suo vigo-re dall'Eucaristia ed è tutta orientata a rendere presente nella storia dell'umanità l'efficacia salvifica del mistero della morte e risurrezione di Cristo. Nell'adempiere il mandato di Cristo ("Fate questo in memoria di me" [Lc 22,19]), la Chiesa si rico-

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  • nosce come il popolo dei redenti, dei salvati, dei riconciliati con il Padre nel sangue del Figlio. Nello stesso tempo la Chiesa si riconosce come il nuovo popolo di Dio, pellegrino che sperimenta le tentazioni e le insidie del cammino, e anche le infedel-tà dei suoi membri. Ne deriva una costante esigenza di conversione e un permanen-te bisogno di riconciliazione.

    2. La vita cristiana, quindi, è autentica quando è vissuta in atteggiamento di conti-nua conversione personale e comunitaria, che ha la sua espressione più alta nel se-gno della riconciliazione sacramentale. Rinnovare l'alleanza di amicizia con Dio non è solo una decisione intima del cristiano penitente, ma richiede un segno rico-nosciuto nella e dalla comunità ecclesiale, nella persona del ministro, perché il pec-cato ha spezzato il vincolo di amicizia con il Signore e con la Chiesa. La partecipa-zione al banchetto eucaristico con i fratelli comporta, come condizione ineludibile, un segno pubblico di riconciliazione espressi dal peccato.

    3. Concludo il mio intervento con una raccomandazione: è auspicabile che in ogni diocesi ci sia la presenza del canonico penitenziere o almeno di un sacerdote che svolga il medesimo incarico, come previsto dal canone 508 del Codex Juris Canoni-ci. Sono loro che possono aiutare i confessori nel loro delicato ministero e istruirli su eventuali ricorsi alla Penitenzieria Apostolica. E' un servizio prezioso a favore delle serenità della coscienza di molti fedeli, come testimonia il lavoro quotidiano della stessa Penitenzieria Apostolica.

    - Rev. P. Mark R. FRANCIS, C.S.V., Superiore Generale dei Chierici di San Viatore

    Vorrei commentare il paragrafo 8 dell’Instrumentum laboris visto che rispecchia una delle debolezze che io ravvedo nell’approccio dell’intero documento, debolez-ze che sono sia teologiche sia pastorali. Volendo sottolineare l’importanza dell’adorazione di Cristo nelle due specie eucaristiche, il documento sembra attri-buire la stessa importanza alla celebrazione liturgica in sé e alle espressioni di pietà popolare nei confronti dell’Eucaristia. Ciò pare condurre ad alcune affermazioni ri-duttive. Ad esempio, nell’articolo 8 si legge che la presenza di Cristo “è l’esito fon-damentale del sacramento”. È un modo incompleto e impoverito di intendere il “fi-ne dell’Eucaristia. Si tratta qui della res sacramenti o res tantum della teologia sa-cramentale scolastica che il Concilio di Trento, quale fonte autorevole, ha descritto in modo molto più esaustivo come comunione del credente con Cristo e come pe-gno della gloria futura. Cristo è realmente e veramente presente nell’Eucaristia, non solo per essere presente ma per avere un effetto di cambiamento nel credente. Que-sto fatto viene sottolineato da molte preghiere che nel Messale Romano si recitano dopo la comunione. Esso costituisce anche una parte importante del riscoperto fon-damento pneumatologico dell’Eucaristia nel Rito Latino espresso dall’epiclesi di comunione delle “nuove” preghiere Eucaristiche: per esempio, la Preghiera III: “Spiritu eius Sancto repléti, unum corpus et unus spiritus inveniamur in Christo”.

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  • Ritengo che il documento debba porre maggiore enfasi sull’insegnamento Eucari-stico tradizionale della Chiesa: l’adorazione del Santissimo Sacramento scaturisce dalla stessa Messa e a essa riconduce. Le parole poste in apertura dei praenotanda dei Riti della Santa Comunione e Adorazione dell’Eucaristia al di fuori della Messa (Eucharistiae Sacramentum) avrebbero potuto qui essere richiamate utilmente: “Scopo primario e originario della conservazione dell’eucaristia fuori della messa è la amministrazione del viatico; scopi secondari sono la distribuzione della comu-nione e l’adorazione di nostro signore Gesù Cristo, presente nel sacramento” (ES 5). Questo è anche coerente con il modo in cui il Concilio di Trento affronta l’Adorazione Eucaristica al di fuori della Messa: l’Eucaristia è stata istituita da Cri-sto... “ut sumatur” affinché possa essere ricevuta; in secondo luogo, che essa venga giustamente e opportunamente adorata nel sacramento custodito nel tabernacolo (Cfr. Sessio XIII, Caput V).

    Ciò non vuole in nessun modo negare il valore dell’esposizione dell’Eucaristia e al-tre pratiche eucaristiche popolari della Chiesa Latina. Semplicemente, ritengo che ci sia bisogno di un maggiore apprezzamento dell’azione dell’Eucaristia, un’azione che è, come afferma il Sacrosanctum Concilium, “Attamen Liturgia est culmen ad quod actio Ecclesiae tendit et simul fons unde omnis eius virtus emanat” (SC 14).

    Enfatizzando maggiormente il momento della celebrazione dell’Eucaristia, sia nella Liturgia della Parola che nella Liturgia Eucaristica, ritengo che potrebbe essere raf-forzato un’altro punto debole del documento, vale a dire la mancanza di una reale attenzione alle modalità pratiche con cui migliorare ciò che l’IL chiama l’ars cele-brandi (52). Se il Sinodo deve avere un effetto positivo sulla vita eucaristica del cre-dente, è necessario, nell’istruzione seminariale e nei programmi di formazione permanente per sacerdoti e diaconi, dare maggiore importanza a quegli strumenti pratici che servono a preparare e ad incoraggiare i sacerdoti ad una migliore com-prensione delle Sacre Scritture, a preparare omelie che proclamino veramente la Buona Novella e a coltivare uno stile efficace di celebrazione. Quanti dei nostri se-minari, ad esempio, dedicano del tempo alla questione pratica della predicazione o del modo di presiedere alla liturgia? In qualità di Superiore Generale, nell’esaminare la formazione seminariale dei miei candidati al sacerdozio nei 14 paesi in cui è attiva la mia comunità, la mia impressione è che, dal punto di vista dell’aiuto pratico, venga trasmesso loro poco nell’omiletica o nel presiedere le litur-gie. Senza dubbio ci sono fattori sociologici e di altro tipo che si oppongono alla partecipazione dei fedeli cristiani alla Messa. Ma piuttosto che attribuire semplice-mente la colpa della bassa percentuale di chi frequenta la Messa, in molti paesi, alla mancanza di fede dei nostri cattolici e alla secolarizzazione della società, dobbiamo riconoscere con tristezza che una cattiva predicazione, associata a celebrazioni eu-caristiche poco preparate e mediocremente eseguite, allontana talvolta le brave per-sone dalla Chiesa.

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  • - S.E.R. Mons. Laurent MONSENGWO PASINYA, Arcivescovo di Kisangani, Pre-sidente della Conferenza Episcopale (REP. DEMOCRATICA DEL CONGO)

    Parlo a nome della Conferenza Episcopale del Congo (CENCO).

    Il mio intervento verte sugli effetti spirituali e sulle implicazioni sociali dell’Eucaristia (Instrumentum Laboris, nn. 11 e 79).

    1. In un paese come il nostro, la Repubblica democratica del Congo, dove da nove anni, il popolo impoverito vive i tormenti di una guerra ingiusta e inutile, l’Eucaristia, celebrata sempre in una atmosfera di festa e di gioia ma anche con la preoccupazione dell’inculturazione, costituisce per i fedeli:

    - un nucleo ardente di carità, dove si impara il valore incomparabile della vita e il prezzo inestimabile dell’amore di Colui che ama talmente la vita che opta libera-mente per la morte, per dare la vita in abbondanza (cf Gv 10,10);

    - un luogo in cui si edifica continuamente la Chiesa-famiglia di Dio, sacramento di unità e di fraternità, di perdono, di riconciliazione e di pace (cf SCEAM, Lettera pa-storale “Le Christ est notre Paix (Eph 2,14)”, Accra, 2001);

    - una sorgente inestinguibile di consolazione, di conforto e di resistenza nelle prove e sofferenze unite alla Croce e alla Risurrezione di Cristo (cf 2 Tm 2,11-12a);

    - una scuola di umiltà collettiva dove, in quanto popolo, sperimentiamo il mistero pasquale della purificazione attraverso l’abbassamento e l’umiliazione: strada mae-stra verso la risurrezione e l’innalzamento sia spirituale sia materiale.

    2. Per quanto riguarda l’Eucaristia, la teologia insegna che gli effetti spirituali dell’Eucaristia nella vita dei fedeli sono l’incorporazione a Cristo e la concorpora-zione fra le membra del suo corpo, detta anche koinonia: “Il calice della benedizio-ne che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'u-nico pane” (1Cor 10, 16-17; cf Ecclesia de Eucharistia, n. 22-24; Instr. Laboris n. 11).

    Questa è la grazia sacramentale propria dell’Eucaristia.

    3. D’altronde, nella celebrazione eucaristica, diciamo: “Benedetto sei tu, Signore, Dio dell’universo che ci doni il pane, frutto della terra e del lavoro dell’uomo”... “che ci doni questo vino, frutto della vite e del lavoro dell’uomo” (Offertorio). Cioè l’Eucaristia ricapitola la ricchezza e la povertà del mondo, povertà che sottolinea fortemente la povertà delle specie eucaristiche. L’Eucaristia “ricapitola in un solo capo, Cristo” (cf Ef 1,10), tutta l’umanità nella sua produttività e nella sua povertà, cioè il mondo dei ricchi e quello dei poveri. Così dunque, la ricapitolazione (anake-

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  • phalaiôsis) dell’economia della salvezza implica quella dell’umanità-famiglia nella sua vita quotidiana e sociale. È la salvezza integrale e la vera liberazione in Cristo, centro e culmine della Storia, Alfa e Omega.

    4. Ecco perché l’Eucaristia quotidiana deve diventare per i discepoli di Cristo in ge-nerale un invito pressante a costruire un mondo più fraterno e unito, più giusto e solidale. In particolare, fruendo dei benefici dell’Eucaristia quotidiana, la Chiesa deve invitare gli esperti dell’economia e delle finanze come pure i cristiani preposti a prendere decisioni geopolitiche a lavorare incessantemente per instaurare un nuovo ordine economico mondiale, nel quale la solidarietà e la condivisione devo-no andare oltre l’aspetto umanitario, spesso legato ad interessi politici, per diventa-re una dimensione intrinseca al sistema stesso. Così, la cancellazione, molto ap-prezzata, del debito estero dei paesi più poveri, iniziativa delle più felici, richiama, a sua volta, ad un esame più approfondito di nuovi meccanismi in grado di evitare ormai a questi stessi paesi degli indebitamenti dello stesso genere.

    - S.E.R. Mons. Roberto CAMILLERI AZZOPARDI, O.F.M., Vescovo di Comayagua (HONDURAS) La mancanza di sacerdoti, ministri dell’Eucaristia, influisce sulla frequenza con cui essa viene ricevuta dai fedeli di buona volontà. Realtà e soluzioni possibili al problema. 1. Vi è una mancanza di sacerdoti in molti paesi del terzo mondo. 2. I grandi sacrifici compiuti dai pochi sacerdoti in queste terre per celebrare l’Eucaristia in tutte le comunità delle loro rispettive parrocchie. Alcune parole di apprezzamento e di ringraziamento del vescovo per questi sacerdoti nei paesi di missione. 3. I grandi sacrifici che fanno i parrocchiani, percorrendo a piedi lunghe distanze per par-tecipare all’Eucaristia. 4. Si ritiene che debba esservi una migliore distribuzione del clero, vale a dire che le dioce-si con molte vocazioni sacerdotali devono aiutare le diocesi bisognose di personale sacer-dotale. 5. Si cerca un meccanismo nella Chiesa per informare le diocesi con abbondanza di sacer-doti dei bisogni delle Chiese particolari e chiedere loro di dare l’aiuto di cui hanno biso-gno, dividendo con loro questo dono di Dio. 6. Si trasmette quotidianamente attraverso la radio in tutte le diocesi la celebrazione della Santa Messa, cantata e con l’omelia. (Vi sono 23 emittenti radiofoniche cattoliche in Hon-duras e una stazione televisiva a copertura nazionale). Moltissime persone si sintonizzano sulla celebrazione poiché hanno una grande devozione per l’Eucaristia. Non potendo essere presenti fisicamente, si adattano a ricevere con amore la “comunione spirituale”. 7. Urge, pertanto, pregare di più per l’aumento delle vocazioni al sacerdozio e dare priori-tà ai piani pastorali e alla pastorale giovanile e vocazionale, affinché non manchino sacer-doti, ministri dell’Eucaristia, perché la nostra gente abbia la “vita, e l’abbia in abbondan-za”. La pastorale dell’infanzia contribuisce ai risultati della pastorale giovanile e assicura che un numero maggiore di giovani si avvicinino alla Messa domenicale.

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  • 1. L’ “Instrumentum Laboris” al n. 6 afferma che “vi è un declino nella fede e nella presen-za alla Messa domenicale specialmente tra i giovani”. 2. Una delle molte possibili soluzioni a questo problema è assistere, formare e accompa-gnare il bambino prima e dopo la sua Prima Comunione, fino a quando riceve il sacramen-to della Confermazione, con catechesi settimanali e la presenza attiva alla Messa domeni-cale. 3. L’infanzia è un momento propizio per iniziare un rapporto personale amorevole con il Signore Gesù Cristo vivente e per vegliare che questo rapporto continui a rafforzarsi fino alla fase della gioventù e durante tutta la vita. 4. Se vogliamo conquistare per il Signore il cuore dei giovani, è in primo luogo indispen-sabile aver conquistato il loro cuore quando erano bambini. L’accompagnamento spiritua-le dall’infanzia fino alla gioventù è una missione a lungo termine, un impegno di diversi anni. - S.E.R. Mons. Franc RODÉ, C.M., Arcivescovo emerito di Ljubljana, Prefetto della Con-gregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica (Ljubljana, CIT-TÀ DEL VATICANO) L'Instrumentum laboris, del Sinodo invita ad "esplicitare la relazione sponsale dell 'Eucari-stia e della Nuova Alleanza come modello delle vocazioni del cristiano: matrimonio, ver-ginità, sacerdozio". La vita consacrata è per natura sua un’ espressione peculiare e para-digmatica della Chiesa Sposa che accoglie e rende fecondo il dono del suo Sposo ed ha una relazione privilegiata con l'Eucaristia. Nella celebrazione di questo grande sacramento Ge-sù continua ad accogliere la consacrazione del Padre; in Essa la sua vita di verginità, di obbedienza e di povertà esprime perennemente la sua filiale e totale adesione ad un pro-getto di amore e di vita senza confini. L'Eucaristia è, così, il luogo privilegiato dove le per-sone consacrate imparano a seguire Cristo nello spazio esistenziale determinato dai consi-gli evangelici di castità, povertà e obbedienza; qui trovano la forza per fare della loro esi-stenza un annuncio profetico di vita in mezzo ad un mondo segnato da distruzioni e mor-te. Con i voti religiosi i consacrati si impegnano a vivere i consigli evangelici e conferisco-no una totale radicalità alla loro risposta d'amore. "La verginità dilata il cuore sulla misura del cuore di Cristo e rende capaci di amare come lui ha amato. La povertà rende liberi dal-la schiavitù delle cose e dei bisogni artificiali a cui spinge la società dei consumi, e fa risco-prire Cristo, l'unico tesoro per il quale valga la pena di vivere veramente. L'obbedienza pone la vita interamente nelle sue mani perché egli la realizzi secondo il disegno di Dio e ne faccia un capolavoro" (RdC 1). Per questo "l'Eucaristia sta per sua natura al centro della Vita Consacrata, personale e comunitaria"(VC 22). A questa scuola le persone consacrate imparano la forza di amore e di oblazione della sponsalità che è a fondamento della loro vita casta; sono condotte sulla via della spogliazione e della totale consegna all'umanità che è l'esigenza fondamentale della loro povertà; ricevono in dono quel mistero di vita che è l'obbedienza alla volontà del Padre, che li rende figli e capaci di accogliere tutte le medi-zioni umane che esprimono questa volontà. - S.Em.R. Card. Jorge Mario BERGOGLIO, S.I., Arcivescovo di Buenos Aires, Vice Presi-dente della Conferenza Episcopale (ARGENTINA) Una frase dell’Instrumentum Laboris cita: “... è necessario verificare se la legge della pre-ghiera corrisponda alla legge della fede, ovvero domandare che cosa creda e come viva il

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  • popolo di Dio perché l’Eucaristia possa essere sempre di più la fonte il culmine della vita e della missione della Chiesa”: un’intuizione molto importante che va a cercare Cristo nei suoi destinatari e testimoni più piccoli: nel popolo di Dio santo e fedele, questo popolo che - nel suo complesso - è infallibile quando crede. 1. Il nostro popolo fedele crede nell’Eucaristia come popolo sacerdotale (cfr. Christifideles Laici. 1,14). Ed è una partecipazione qualitativamente costante (cfr. id. 1,17). 2. Il nostro popolo fedele crede nell’Eucaristia come popolo eucaristico in Maria. Unisce l’affetto all’Eucaristia e l’affetto alla Vergine nostra Madre e Signora (cfr. Redemptoris Ma-ter, III,44). Alla scuola di Maria, donna eucaristica, rileggiamo e contempliamo i passaggi nei quali Giovanni Paolo II contempla la Vergine come donna eucaristica e la vediamo non da sola ma “assieme” (cfr. At. 1,14) al popolo di Dio. Seguiamo qui quella regola della tradizione secondo la quale, con diverse sfumature “quello che si dice di Maria si dice dell’anima di ogni cristiano e della Chiesa intera” (Cfr. Ecclesia de Eucharistia, 57). Il nostro popolo fedele possiede la vera “attitudine eucaristica” di lode e azione di grazie. Nel ricordo di Maria, il nostro popolo fedele gradisce d’essere ricordato per lei ed è questo un memoriale d’amore veramente eucaristico. Al riguardo, ripeto quanto Giovanni Paolo II affermava nel n° 58 della Chiesa de Eucharistia: “Ci è stata data la Chiesa affinché la no-stra vita sia, come quella di Maria, tutta un magnificat”. - S.E.R. Mons. Rimantas NORVILA, Vescovo di Vilkaviškis (LITUANIA) La Instrumentum laboris, al punto numero 22, ci ricorda il pensiero dell’ adorazione apo-stolica postsinodale Reconciliatio et Penitentia: "Il Sacramento della Riconciliazione ristabi-lisce i vincoli di comunione interrotti dal peccato mortale" ( Reconciliatio et Penitentia 2). Pensando a questi vincoli di comunicazione, innanzitutto rivolgiamo la nostra attenzione ai rapporti dei fedeli con il nostro Signore Gesù Cristo ed anche alle relazioni con le comu-nità ecclesiali locali e con la Chiesa Cattolica intera. Mancando la voglia o la possibilità di riconciliazione sacramentale, ai cattolici diventa impossibile anche vivere l'unione più pro-fonda con Gesù Cristo e con la Chiesa, favorita dall'Eucaristia. Cosi il cristiano arriva allo stato in cui non riesce a valutare l'Eucaristia come fonte di grazia ea poco a poco perde an-che i legami con la comunità parrocchiale e la vicinanza a tutta la Chiesa. Allo steso tempo senza la prassi della riconciliazione di solito aumenta il soggettivismo, diventa più difficile valutare il comportamento personale come pure la religiosità. Il declino di pratica di quel sacramento è molto evidente nel mondo intero. Nelle tantissi-me chiese dei vari continenti non possiamo paragonare la pratica della confessione perso-nale con, per esempio, la stessa prassi negli anni cinquanta o sessanta o nel passato ancora più lontano. Non entrando nella riflessione sulle cause di quella scadenza si vuole accen-tuare le conseguenze di tale tendenza e le speranze, collegate con la prassi della riconcilia-zione. La vita dei tanti sacerdoti e specialmente delle tantissime suore o dei frati consacrati mostra i frutti abbondanti dell’ uso frequente di quel sacramento. Tutto questo ha portato le persone menzionate anche alla vicinanza all'Eucaristia. Abbiamo anche tantissimi e-sempi del passato, come il curato d' Ars o tantissime altri. Accanto alla diminuzione della pratica della penitenza, spesso crescono le tendenze oppo-ste alla fede cristiana. Il bisogno religioso, l'esperienza di vita religiosa avuta in passato di solito spingono alla ricerca delle strade più ampie e diverse. Come vediamo tutti, nelle so-cietà odierne, specialmente quelli occidentali, ci sono molte perosone dedite alla pratica

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  • esoterica, alla magia, all'occultismo, alle tendenze New Age. Tutto questo insieme permet-te alla persona di creare nuovi legami comunitari, sociali,che sempre di più allontanano dalla Chiesa, dal pensiero cattolico, e indeboliscono la fede. Andando ancora più avanti, osserviamo deformazioni della coscienza, cambiamenti che toccano tutta la personalità. Invece per la formazione positiva di coscienza e di consapevolezza cattolica uno degli strumenti migliori, direi di più privilegiati, è la riconciliazione e la direzione spirituale. Quindi tocca in vari modi dare importanza alla necessità del sacramento della riconcilia-zione. Direi che i segni del tempo ci ispirano a riscoprire in una luce nuova il dono di quel sacramento, oggi purtroppo considerato in modo insufficiente. Vedo la necessità di ricordare ancora una volta il bisogno di rinnovare nella prassi religio-sa dei laici, pure dei sacerdoti, dei membri della vita consacrata, anche dei vescovi, la pras-si della direzione spirituale, della penitenza. Specialmente di incitare i presbiteri a sacrifi-carsi al compito di formare gli atteggiamenti nuovi circa la confessione personale. Questo aiuterà anche tutti noi ad avvicinarsi a Gesù Eucaristico, aiuterà a creare un legame più profondo con la Chiesa. La penitenza porta più vicino a Cristo, invece la mancanza di pe-nitenza allontana da Dio. - Rev. P. Lino MELA, O.S.I., Superiore Generale degli Oblati di San Giuseppe "L'Eucaristia è il cuore della comunione ecclesiale". (I.L. 12) "Ora, lo spazio dove natural-mente si svolge la vita ecclesiale è la parrocchia. Essa, debitamente rinnovata ed animata, dovrebbe essere il luogo idoneo alla formazione e al culto eucaristico (. . .) Essa dovrebbe valersi pure dell' esperienza e del contributo di movimenti e nuove comunità che sotto l'impulso dello Spirito Santo hanno saputo valorizzare, secondo i propri carismi, gli ele-menti dell'iniziazione cristiana". (I.L. 13) Esistono gruppi e movimenti che, con carismi diversi, vivono e operano nella Chiesa. La stessa vita religiosa è espressione di questa ricchezza di doni dello Spirito. Tutti attingono la loro forza spirituale dall 'Eucaristia. Ci possono essere cammini differenziati di catechesi e di maturazione nella fede. Tuttavia la Celebrazione Eucaristica, attraverso cui Cristo rinnova la sua offerta di salvezza per tut-ti, sia anche visibilmente, in particolare la domenica, Pasqua della settimana, il punto di ri-ferimento della Comunità cristiana. In essa si incontrano tutte le componenti del popolo di Dio, che vi trova il "culmine" a cui tutti tendono e la "fonte" da cui tutti sono chiamati ad attingere. - S.E.R. Mons. Gregorio Nicanor PEÑA RODRÍGUEZ, Vescovo di Nuestra Señora de la Al-tagracia en Higüey (REPUBBLICA DOMINICANA) L’Eucaristia è il cibo sacramentale nel quale Cristo rende attuali la sua presenza e il dono di sé in seno alla comunità cristiana. Mediante il segno del pane e del vino offerti sull’altare, la comunità cristiana entra in co-munione con il Corpo e il Sangue di Cristo e partecipa così della forza salvifica della sua morte Pascuale. L’Eucaristia è il Sacramento che in modo più diretto rende presente nella nostra storia l’evento centrale della Salvezza: il mistero della Morte e Risurrezione di Cristo, e celebra

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  • così l’incontro fra Dio e l’uomo in Cristo, nella nuova Alleanza che Egli suggellò per sem-pre nella croce. L’Eucaristia è il Sacramento che più profondamente riguarda la comunità ecclesiale. Il sa-cramento eucaristico costruisce a poco a poco la Chiesa, impegnandola nell’urgente com-pito di salvezza di tutta la umanità. È nel Sacramento dell’Eucaristia che si rivela e si rea-lizza l’unità della Chiesa (unitatis redintegratio). Nessuna comunità cristiana si edifica se non ha come radice e centro l’Eucaristia. È una impellente necessità che la celebrazione del Sacrificio Eucaristico sia centro e culmine di tutta la vita della comunità. Nelle nostre comunità le celebrazioni eucaristiche hanno riac-quistato nuovo vigore in seguito alla celebrazione dell’Anno dell’Eucaristia. Si sono rafforzati i valori positivi della stessa e se ne è riscoperta la centralità nella vita del-la comunità e per la sua missione nel mondo. Il processo di maturazione riferito all’Eucaristia è stato un’esperienza vissuta con gioia dai nostri fedeli nel corso di tutto l’anno e speriamo che questa realtà duri per sempre. - S.E.R. Mons. Jan Paweł LENGA, M.I.C., Arcivescovo di Karaganda (KAZAKISTAN) Mi riferisco ai nn. 27 e 34 dell'lnstrumentum laboris. Non posso dimenticare quelle scene commoventi dai tempi della persecuzione della Chiesa, quando in piccolissime stanze riempite di fedeli durante la S. Messa, bambini, anziani e malati si mettevano in ginocchio ricevendo con riverenza edificante il corpo del Signore. Tra le innovazioni liturgiche ap-portate nel mondo occidentale, ne emergono specialmente due che oscurano in un certo modo l'aspetto visibile dell'Eucaristia riguardante la sua centralità e sacralità; queste sono: la rimozione del tabernacolo dal centro e la distribuzione della comunione sulla mano. Quando si rimuove il Signore eucaristico, "l'Agnello immolato e vivo", dal posto centrale e quando nella. distribuzione della comunione sulla mano si aumenta innegabilmente il pe-ricolo della dispersione dei frammenti, delle profanazioni e dell' equiparazione pratica del pane eucaristico con il pane ordinario, si creano condizioni sfavorevoli per una crescita nella profondità della fede e nella devozione. La comunione sulla mano si sta divulgando e persino s'imponendo maggiormente come una cosa più comoda, come una specie di moda. Non siano in primo luogo gli specialisti accademici, ma l'anima pura dei bambini e della gente semplice che ci potrebbe insegnare il modo con cui dovremmo trattare il Signo-re eucaristico. Vorrei fare quindi umilmente le seguenti proposizioni concrete: che la Santa Sede stabilisca una norma universale motivata, secondo la quale il modo ufficiale di rice-vere la comunione sia quello in bocca ed in ginocchio; la comunione sulla mano sarebbe riservata invece al clero. Che i vescovi dei luoghi, dove è stata introdotta la comunione sul-la mano, si adoperino con prudenza pastorale a ricondurre gradualmente i fedeli al rito uf-ficiale della comunione, valido per tutte le chiese locali. Vorrei concludere con le parole del grande Papa Giovanni Paolo II: "Dobbiamo badare con ogni premura a non attenuare alcuna dimensione o esigenza dell'Eucaristia. Non c'è pericolo di esagerare nella cura di questo Mistero" (Enciclica Ecclesia de Eucaristia, n. 61). - S.E.R. Mons. Nicolás COTUGNO FANIZZI, S.D.B., Arcivescovo di Montevideo (URU-GUAY) Il rapporto dell’Eucaristia con la Chiesa, della Chiesa con l’Eucaristia, deve essere contem-plato partendo dalla natura di entrambe. Il loro elemento comune è il Mistero.

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  • Piace il passo dell’Instrumentum laboris (IL 12) in cui si afferma: “Il concilio ha preferito tra le tante immagini della Chiesa una che esprime tutta la sua realtà: mistero”. Lo stesso concilio ha avuto il giusto senso pedagogico di precisare ciò che intende con mistero: “Una realtà divina, trascendente e salvifica, che si manifesta e si rivela in qualche modo visibile” (cfr Relatio, p. 18). Il centro del mistero è il mistero di Dio Uno e Trino. Ciò determina la natura mistagogica del trattamento dell’Eucaristia in tutti i suoi aspetti. La mistagogia eucaristica “Questa è l’azione del mistero a cui la liturgia conduce sempre più in profondità. I Padri la chiamavano mistagogia” (IL 31). Partendo dalla consultazione delle comunità cristiane di tutto il mondo, “viene raccomandato che i segni e i simboli espressivi della fede nella pre-senza reale siano oggetto di un’adeguata mistagogia e catechesi liturgica” (IL 40); “molti consigliano omelie mistagogiche, che permettono di introdurre i fedeli nei sacri misteri che si stanno celebrando” (IL 47). Dovremmo poi aspirare a fare di ogni parrocchia una “casa, scuola di iniziazione, vivenza eucaristica”. Benedetto XVI, ancora cardinale, durante la conferenza della CAL, a gennaio di quest’anno affermava: “La celebrazione eucaristica è il luogo in cui, oggi, avviene la teofa-nia, si rivela il mistero”. In tal modo, il dinamismo sacramentale dell’Eucaristia ci colloca al centro del dinamismo della storia. Per questo, o ci avviamo a recuperare o a scoprire la centralità dell’Eucaristia la domenica, oppure scompariremo dalla realtà della storia. - S.E.R. Mons. Lorenzo VOLTOLINI ESTI, Vescovo titolare di Bisuldino, Ausiliare di Por-toviejo (ECUADOR) Gli Ambrosiani, che seguono l'unico rito occidentale non Romano ancora vivo in Italia e che non sono presenti in modo ufficiale a questo sinodo, cosa che lamento, forse ci potreb-bero insegnare qualcosa precisamente sulla relazione Eucaristia-Penitenza. Sant'Ambrogio ci ha lasciato la testimonianza, possibilmente la piu' antica sulla celebra-zione dell'Eucaristia quotidiana (e non solo domenicale). E la prassi iniziata in Milano si è estesa ad altre regioni del nord di ltalia, a Roma e ad altre Chiese occidentali. Ebbene: Gli Ambrosiani hanno introdotto nella loro prassi pastorale un’ eccezione alla Messa quotidina: il digiuno eucaristico. Di che si tratta? Il digiuno eucaristico non si riferisce in questo caso all'astinenza dal cibo un'ora prima di ricevere la comunione sacramentale, ma a un intero giorno a-eucaristico. A imitazione di quanto facciamo già nel triduo Pasquale, quando il Venerdì ed il Sabato Santo non celebriamo la Messa, essi, durante i venerdì di Quaresima non celebrano l'Euca-ristia per dar spazio alla celebrazione comunitaria della penitenza e dalle confessioni indi-viduali. Il digiuno eucarìstico (astinenza dal cibo) permette una migliore preparazione alla Comu-nione Sacramentale... L'astinenza dalla celebrazione della Messa il venerdì di Quaresima dovrebbe aiutare i fe-deli a sentire piu' fame del Cibo eucaristico ed ai sacerdoti darebbe la possibilità di metter-si a disposizione dei fedeli per il sacramento della Riconciliazione, stabilendo tra i due sa-cramenti una relazione di parità in dignità e necessità.

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  • Molti fedeli, inoltre, non si confessano, non solo perché non credono nell'efficacia della Confessione o perché hanno perso il senso del peccato, ma semplicemente perché i sacer-doti o non hanno tempo di confessare (oberati da altre occupazioni), o perché soli in par-rocchia, non possono celebrare l'Eucaristia e la Penitenza al tempo stesso. Propongo si suggerisca o almeno si permetta alle diocesi o alle Conferenze Nazionali che ne facessero richiesta di istituire, preferibilmente in Quaresima e magari di venerdì, il giorno di digiuno eucaristico, da vivere non come giorno di assenza eucaristica, ma di preparazione ed attesa eucaristica. Non sarebbe questo da considerare come un’ interruzione della prassi di celebrare ogni giorno l'Eucaristia, ma un modo per valorizzare il mistero Pasquale di Gesù Cristo ugual-mente celebrato nella Penitenza e nell'Eucaristia nella totalità e nella complementarietà dei due sacramenti. - S.E.R. Mons. Maria Callist SOOSA PAKIAM, Arcivescovo di Trivandrum dei Latini (IN-DIA) Il mio intervento si riferisce al n. 8 dell’Instrumentum laboris che richiede una maggiore venerazione verso il mistero dell’Eucaristia. Il documento fa notare giustamente il bisogno di avere luoghi e persone che aiutino a sperimentare personalmente cosa sia il Sacramento. Ora, dove possiamo trovare questi luoghi e persone? Desidero condividere qui le mie e-sperienze delle autentiche devozioni eucaristiche delle persone della mia Arcidiocesi. C’è una vivace comunità di trecentomila cattolici nell’Arcidiocesi di Trivandrum. La mag-gior parte di essi sono pescatori e sono analfabeti. Verrebbe da chiedersi: “da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?”. Ebbene, queste sono le persone che mi insegnano che cosa sia il Santissimo Sacramento. Mi soffermo su tre aspetti che si ritrovano nella vita di queste persone. Essi sono: la devo-zione Eucaristica, la Dignità Eucaristica e il Sacrificio Eucaristico. Quasi tutti i membri delle nostre parrocchie partecipano attivamente alla Messa domenica-le. L’adorazione quotidiana del Santissimo Sacramento si può vedere ogni giorno nella maggior parte delle nostre chiese. Un certo numero di pescatori visita in vari momenti il Santissimo Sacramento prima di partire per la pesca e dopo essere ritornati. Per me questa è un’eloquente manifestazione della loro fede viva e dell’entusiasmante “devozione” che sentono per l’Eucaristia. Nell’anno dell’Eucaristia essi continuano a promuovere tra loro una “cultura eucaristica”. La Santa Eucaristia è il Sacramento che riconosce la fondamentale “dignità” di ogni perso-na umana. Grandi missionari come San Francesco Saverio hanno insegnato loro proprio questo. A quell’epoca, questa gente era oppressa, sfruttata ed emarginata sotto il pesante giogo del sistema delle caste. Nella privazione della dignità, fu proprio il messaggio cri-stiano di amore, unità e uguaglianza realizzate nell’Eucaristia a dare loro il coraggio di ab-bracciare la fede. L’Eucaristia è “sacrificio” ed è un invito per ciascuno a spogliarsi di sé. Attraverso piccole comunità di base cristiane, essi svolgono un certo numero di attività e condividono con al-tri qualunque cosa possiedano. Questa è la forma più profonda dello spogliarsi di sé euca-ristico che viene accettata dagli altri intorno a noi. Di recente, lo stesso onorevole presiden-te dell’India ha riconosciuto questo modello dello spogliarsi di sé spirituale delle persone della nostra Arcidiocesi parlando ai membri dell’Assemblea Legislativa di Kerala. È stato

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  • il loro sacrificio di trasferirsi in un luogo estraneo ad aprire la strada a un Centro Interna-zionale Spaziale per la nazione. Concludendo, voglio testimoniare il ricco tesoro che San Francesco Saverio ci ha lasciato nella persona di Gesù Cristo attraverso l’Eucaristia. Oggi molti fanno “sacrificio” per noi. Ma lasciamo che sia una manifestazione di autentica “devozione” Eucaristica, per pro-muovere la “dignità” della persona umana. Dal momento che “il regno di Dio infatti non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo” (Rm 14,17). - S.E.R. Mons. John Atcherley DEW, Arcivescovo di Wellington, Segretario della Confe-renza Episcopale (NUOVA ZELANDA) Il paragrafo 5 dell’Instrumentum laboris punta l’attenzione sullo scandalo della fame in un mondo di abbondanza. Esiste anche la questione di quanti hanno fame del nutrimento dell’Eucaristia. Come Vescovi abbiamo il dovere pastorale e l’obbligo dinanzi a Dio di considerare e discutere le difficoltà che opprimono tanta gente. Le nostre Chiese verrebbe-ro arricchite se potessimo invitare i cattolici impegnati attualmente esclusi dal’Eucaristia a ritornare alla mensa del Signore. Vi sono coloro il cui primo matrimonio è finito in modo triste. Non hanno mai abbandonato la Chiesa, ma attualmente sono esclusi dall’Eucaristia. Vi sono cattolici sposati con persone battezzate in altre fedi cristiane. Li riconosciamo co-me una cosa sola in Cristo nel sacramento del matrimonio, ma non nella ricevere l’Eucaristia. Questo Sinodo deve avere un approccio pastorale. Dobbiamo trovare modi per includere quanti hanno fame del Pane di Vita. Occorre affrontare lo scandalo di coloro che hanno fame del cibo eucaristico, proprio come occorre affrontare lo scandalo della fame fisica. - S.B.R. Grégoire III LAHAM, B.S., Patriarca di Antiochia dei Greco-Melkiti, Capo del Si-nodo della Chiesa Greco-Melkita Cattolica (REP. ARABA DI SIRIA) Vorrei scorrere l’Instrumentum Laboris dimostrando l’importanza del rapporto tra Eucari-stia ed Economia della Salvezza, tema tanto caro all’Oriente Cristiano. I Sacramenti - chiamati Misteri nella tradizione orientale - sono aspetti differenti del grande Sacramento del Mistero di Dio, che ha voluto assumere forma di uomo ed elevare gli uomini a sua ico-na divina. Così l’Eucaristia è il Sacramento dei Sacramenti e il mistero dei misteri. Per mezzo di essa ogni cristiano diviene uomo pasquale. La Chiesa, celebrando l’Eucaristia, diviene essa stessa una presenza pasquale di Cristo nel mondo. A questo proposito, vorrei insistere sul significato non solamente teologico dei tre Sacra-menti dell’iniziazione cristiana: Battesimo, Cresima (Confermazione) ed Eucaristia. Non si tratta solamente di un rapporto teologico, come è presentato nel capitolo sul rapporto tra l’Eucaristia e gli altri Sacramenti (pagine 14-16), ma c’è anche una relazione biblica che ha il suo punto di partenza nel concetto di economia della salvezza: il Padre ha creato, il Fi-glio ha salvato e ha donato il Sacramento dell’Eucaristia (Lc 22, 19: “Fate questo in memo-ria di me”) e lo Spirito vivifica. Eucaristia ed Economia, o piano della salvezza (da N. 28 a N. 30) La mistagogia eucaristica è quella dell’anno liturgico condensato e che si esplica in tre a-spetti: 1) la Liturgia della Parola, che è la Teofania e corrisponde alle feste della Natività, del Battesimo e del Kerigma; 2) la Liturgia dell’Anafora che corrisponde alla Passione, alla

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  • Morte sulla Croce e alla Risurrezione; 3) la Liturgia della Comunione che corrisponde alla Pentecoste, alla Divinizzazione (Theosis). La preghiera dell’Anafora di san Giovanni Crisostomo ci ricorda che Cristo “ha compiuto tutta l’economia della Provvidenza del Padre su di noi”. Dalla mensa dell’Eucaristia alla mensa del fratello povero (N. 79) I differenti aspetti dell’economia della salvezza sono le dimensioni fondamentali che vi-viamo nell’Eucaristia, che divengono gli elementi della vita del cristiano nel mondo. San Giovanni Crisostomo, nella sua cinquantesima Omelia su San Matteo dice quanto se-gue: “Il mistero dell’Eucaristia è il mistero del fratello e il giudizio sarà sul modo in cui noi leghiamo il mistero di Cristo presente nella Santa Eucaristia e il suo sacramento presente nei fratelli” (cf su Matteo 25, 31-46). Nel IV secolo, Narsete di Siria ci dice:”La santità senza l’uomo tuo fratello non è affatto santità, perché non puoi entrare da solo nel Regno”. Eucaristia e la missione evangelizzatrice (N. 82 e N. 88) A pagina 81, sarebbe utile menzionare il ruolo de “la Chiesa degli Arabi” che ha fatto co-noscere in Occidente il libro di Padre Jean Corbon, pubblicato con tale titolo. In effetti, nel-la situazione attuale, dopo l’11 settembre 2001, con la guerra contro l’Irak, con il conflitto israelo-palestinese, con la crescita del fondamentalismo islamico e l’estensione del feno-meno del terrorismo, è molto importante ricordare ai cristiani arabi il loro ruolo nella Chiesa “degli Arabi”, nel contesto dell’Islam, con cui sono storicamente solidali (“Chiesa dell’Islam”). Una tale menzione contribuirebbe a restituire coraggio nel mondo arabo e nei paesi islamici e sarebbe accolta molto favorevolmente in questo mondo e in questi paesi. Sarebbe inoltre un corollario alla formula liturgica “ite missa est”. Per quanto riguarda “L’Eucaristia e la pace” (pagina 75) sarebbe opportuno menzionare Gerusalemme e la Palestina, patria spirituale di tutti i cristiani: dire una parola per la pace della Città Santa e della Terra Santa, chiave della pace nel Vicino Oriente e nel mondo in-tero, e che, per noi, cristiani del mondo arabo, è della massima importanza per preservare la presenza cristiana nel mondo arabo. - S.E.R. Mons. José María ARANCIBIA, Arcivescovo di Mendoza (ARGENTINA) Visto che sinceramente sono state indicate molte ombre nell’Eucaristia celebrata dalla Chiesa, è opportuno evidenziare anche alcune luci. In tal modo è possibile riflettere meglio su questa oscurità e si aprono cammini di riflessione nella speranza. Da noi, il Concilio Vaticano II e la riforma liturgica sono stati accolti con entusiasmo. Co-me un autentico passo di Dio verso il rinnovamento della Chiesa e del servizio che essa svolge nel mondo. I sacerdoti, pochi di numero e grandi nell’abnegazione, ogni domenica nei villaggi o nei quartieri lontani tengono celebrazioni molto frequentate e sentite. Si sfor-zano di preparare meglio le omelie. Si occupano nel miglior modo possibile delle confes-sioni, senza però poter raggiungere tutti coloro che lo chiedono. Nelle comunità isolate, dove giungono solo periodicamente, si avvalgono di diaconi e mi-nistri della Parola affinché il popolo possa vivere il giorno del Signore. È inoltre preziosa la crescente partecipazione di diaconi, accoliti e laici nella preparazione e nella celebrazione dell’Eucaristia, come pure nell’adorazione. I fedeli vengono a Messa numerosi non solo per osservare il precetto, ma perché desidera-no incontrarsi in comunità, con il Signore, con la Sua Parola, con il Suo Corpo e Sangue come nutrimento. Sempre più si predica e si attende che l’Eucaristia susciti un cambiamen-to nella vita personale, familiare e sociale. In una cultura secolarizzata, e dinanzi alla sfida

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  • delle sette, i cattolici continuano a confidare nell’Eucaristia quale tesoro incomparabile. Viene riconosciuta la necessità di rinnovare e aumentare la catechesi per i sacramenti. An-cor più continuiamo nella speranza e nell’impegno di avanzare verso un “itinerario cate-chetico permanente” che comprenda tutte le età e tutte le situazioni della vita. Si torna a considerare importante la bellezza e il decoro di tutto ciò che riguarda l’Eucaristia, sebbe-ne dobbiamo farlo partendo dalla nostra povertà. - S.E.R. Mons. José Mario RUIZ NAVAS, Arcivescovo di Portoviejo (ECUADOR) In Ecuador, come in alcuni paesi, bisogna affrontare tre realtà: - Numerosi battezzati desi-derano ricevere i Sacramenti senza la catechesi presacramentale, per molti l’unica occasio-ne di conoscere e amare Gesù. - Alcuni sacerdoti ricorrono a una lettura impropria dell’affermazione che i sacramenti sono strumento di Grazia “ex opere operato”. - Alcuni operatori considerano catechesi le lezioni obbligatorie di istruzione teorica religiosa scola-stica. In alcune comunità cristiane dell’Europa con profonde radici nel Vangelo, la tempesta del-la secolarizzazione passerà come passa un inverno, probabilmente prolungato. Con l’aiuto di Dio, arriverà una nuova primavera, perché esse affondano profondamente le loro radici nel Vangelo. L’ evangelizzazione nel mio paese presenta vive espressioni di pietà cristiana, che rispet-tiamo, ma le radici dell’ evangelizzazione non sono profonde. Occorre spingerle più a fon-do, prima che la tempesta secolarizzatrice arrivi nei nostri paesi. Nell’episodio di Emmaus troviamo due viandanti e un forestiero, due discepoli e il Mae-stro. I discepoli non si trovano in presenza di uno sconosciuto; si trovano davanti al Mae-stro. Il riconoscimento presuppone una precedente conoscenza e una profonda relazione. Solamente camminando con Gesù si potrà riconoscere il Maestro di Nazaret nella sua con-dizione di risorto, presente nell’Eucaristia, dove si fa riconoscere nello “spezzare il pane”: Luca 24, 13-35 non parla di discepoli che fanno l’esperienza di “conoscere”, ma di ricono-scere Gesù Cristo nella Frazione del pane. Lo riconoscono perché sono discepoli; a sua volta il riconoscimento nella frazione del pane converte i discepoli in evangelizzatori: il pane spezzato e condiviso li spinge a mettersi in cammino verso Gerusalemme, simbolo del luogo dove andare per raccontare e confermare l’esperienza di fede. La condizione di discepolo, in quanto conoscenza e riconoscimento, deve essere unita a una relazione interpersonale; questa si ha normalmente in piccole comunità e movimenti; difficilmente si trova nella moltitudine e ancor meno nella massa. Papa Paolo VI ha bene-detto e chiarito l’identità delle piccole comunità cristiane, contributo della Chiesa in Ame-rica latina (E.N. 58) e Papa Giovanni Paolo II le propone come forza evangelizzatrice (R.M. 51). La pastorale sull’Eucaristia deve essere il culmine e non può essere separata da una pasto-rale di nuova evangelizzazione che getti le fondamenta della esperienza della fede. Nel mio paese, come in altri paesi dell’America latina, i catechisti collaborano senza remu-nerazione economica, ma hanno bisogno di maggiore formazione e assistenza. Nelle par-rocchie, servite da gruppi integrati anche da religiose, si realizzano meglio la formazione dei catechisti e l’accompagnamento dei bambini e dei giovani all’incontro con Gesù Cristo. Parroci e religiose si sentiranno incoraggiati dalla benedizione del Papa.

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  • - S.E.R. Mons. Yannis SPITERIS, O.F.M. Cap., Arcivescovo di Corfù, Zante e Cefalonia, Amministratore Apostolico "ad nutum Sanctæ Sedis" di Thessaloniki (GRECIA) Ormai è un assioma assodato sia nel magistero che nella teologia l'«influsso causale del-l'Eucaristia alle origini stesse della Chiesa». È proprio vero: l'Eucaristia fa la Chiesa, ma non in senso cronologico e logico, ma nel senso che l'Eucaristia permette alla Chiesa di esi-stere e di vivere in modo sacramentale ed esperienziale come Corpo vero di Cristo. La di-mensione comunitaria ed ecclesiale dell' Eucaristia costituisce dunque la quintessenza del mistero eucaristico, tuttavia ho l'impressione che questa realtà eucaristica sia la più ignora-ta e la meno recepita dai nostri fedeli, almeno nella prassi. Si ha la sensazione che, nella vi-sione eucaristica dei nostri fedeli, sia prevalsa una pratica individualista, pietista ed inti-mista dell'Eucaristia a scapito del suo aspetto prevalentemente comunionale ed ecclesiale. Nella prassi esiste la tendenza inconscia a dividere Cristo Capo dal suo Corpo, si vuole comunicare con «Gesù» senza comunicare con Cristo totale, Capo e membra. Si cade così ancora una volta nel legalismo: la domenica diventa un «precetto» rituale da adempire e non una vera e propria vita da condividere nella comunione e nell'amore. L'affermazione «l'Eucaristia fa la Chiesa» significa che ogni celebrazione eucaristica deve trasformare di-namicamente sempre di più i credenti in «comunità ecclesiali» vive, plasmarli sempre di più in un organismo vivente, nel Corpo vivo di Cristo. Per recuperare l'aspetto ecclesiale dell' Eucaristia bisognerebbe riscoprire anche la sua dimensione pneumatologica. È lo Spi-rito Santo che compie il miracolo della transustanziazione, ed è lui che fa sì che «tutti noi diventiamo una sola cosa in Cristo». Senza lo Spirito Santo non si dà Eucaristia così come non si dà l' Incarnazione. Non si dimentichi che lo Spirito porta Cristo all'uomo e Cristo, a sua volta, porta lo Spirito, secondo la legge generale dell'economia della salvezza: là dove c'è lo Spirito, c'è Cristo, e là dove è Cristo c'è lo Spirito. In questo contesto pneumatologico va situato anche il dibattito sull'epiclesi eucaristica, realtà tanto viva nelle anafore eucari-stiche orientali. Se vogliamo veramente «respirare con i due polmoni» bisogna che la teo-logia cattolica recuperi pienamente l'aspetto pneumatologico dell'Eucaristia, cosa che non hanno fatto, per es., i due documenti preparatori riguardanti questo Sinodo. - S.E.R. Mons. Juan Francisco SARASTI JARAMILLO, C.I.M., Arcivescovo di Cali (CO-LOMBIA) L’Eucaristia è la risposta ai segni negativi della cultura contemporanea. In primo luogo, dinanzi alla cultura, o anti-cultura, della morte, che traffica con le armi, che costruisce si-stemi ampi di distruzione, che legittima l’aborto, che autorizza la ricerca su embrioni u-mani, Gesù si definisce e si dona a noi come “Pane di Vita”. In secondo luogo, la nostra cultura è segnata dall’odio e dal terrorismo: undici settembre, undici marzo, metropolitana di Londra... L’Eucaristia è la possibilità permanente di ricon-ciliarsi con Dio e con i fratelli e l’invito a riconciliarci tra noi prima di rendere culto al Si-gnore; per questo in molte comunità è profondamente sentito il “rito della pace” rinnovato nella riforma liturgica. Un altro tratto contemporaneo è il positivismo scientifico e il relativismo; tuttavia, nell’Eucaristia viene riaffermata la realtà del “mistero” e il valore del credere e dell’amare come via per la conoscenza; con la fede eucaristica, sostenuta dalla tradizione ecclesiale basata sulle parole del Signore, possiamo accedere a certezze autentiche, sebbene imperfet-

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  • te. Infine, dinanzi alla solitudine e alla disperazione che insidiano l’uomo d’oggi, l’Eucaristia ci offre - come ai discepoli di Emmaus - una compagnia profonda e una pro-messa di vita eterna che ci riempie di speranza definitiva. - S.E.R. Mons. Patrick Daniel KOROMA, Vescovo di Kenema (SIERRA LEONE) Prendo la parola a nome della Conferenza Episcopale Inter-territoriale della Sierra Leone e del Gambia. Mi riferisco qui all’articolo n. 6, l’Eucaristia in differenti contesti della Chiesa. 1. La situazione: la frequenza alla Messa viene molto aiutata dalla fusione di gesti, lingue, canti, strumenti musicali ecc. locali. Alcune parrocchie delle aree urbane possiedono cap-pelle eucaristiche e osservano liturgie devozionali il primo giovedì e il primo venerdì del mese. 2. Problema: meno del 20% di chi assiste alla Messa domenicale riceve la Comunione, e si tratta per lo più di bambini, giovani e anziani a causa del Sacramento del Matrimonio. Ci sono molte comunità che non hanno sacerdoti che celebrano la Messa. 3. La risposta: occorre una catechesi costante che nel corso degli anni produca un forte im-patto. - S.E.R. Mons. Gabriel PEÑATE RODRÍGUEZ, Vescovo titolare di Succuba, Vicario Apo-stolico di Izabal (GUATEMALA) La nostra fede nell’Eucaristia. La Chiesa pellegrina in Guatemala è consapevole che l’Eucaristia è il dono più grande che la Chiesa ha ricevuto da Dio, poiché essa contiene la presenza di Gesù Cristo nostro Signo-re. Perciò, proclama la propria fede in questo Sacramento ogni volta che lo celebra nella Santa Messa ed esprime la massima adorazione al Signore nelle sentite processioni del Corpus, nelle ore sante del giovedì e nelle visite che i fedeli fanno personalmente a Gesù nel Ta-bernacolo. È una tradizione fedelmente trasmessa di generazione in generazione e che, fedelmente, ci impegniamo a continuare a celebrare e a trasmettere fino a quando il Signore ritornerà. Eucaristia ed ecologia (IL3) Il Guatemala è un paese minacciato dallo sfruttamento minerario. In questo campo sono state concesse molte licenze a imprese di paesi sviluppati che non garantiscono la tutela dell’ambiente, non rispettano i diritti delle comunità indigene, non assicurano una giusta distribuzione dei profitti, dando appena l’uno per cento come regalia. Per questo sentiamo come un incoraggiamento per la posizione della Chiesa in Guatemala l’affermazione al n. 3 dell’Instrumentum laboris, che dice: “l’Eucaristia, essendo il culmine al quale tende tutto il creato, è la risposta alla preoccupazione del mondo contemporaneo anche per l’equilibrio ecologico”. Anche noi auspichiamo che il pane che si converte nel corpo del Signore e il vino che si converte nel suo sangue siano frutto di una terra fertile, pura e incontaminata. - S.E.R. Mons. Stanisław RYŁKO, Arcivescovo titolare di Novica, Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici (CITTÀ DEL VATICANO) Il dilagante processo di secolarizzazione e il diffondersi dell'indifferenza religiosa e di una

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  • "strana dimenticanza di Dio" - come la chiama il Santo Padre Benedetto XVI - provocano fra tanti battezzati del nostro tempo un preoccupante affievolimento, se non addirittura la perdita, della propria identità cristiana. In tale situazione una delle sfide più urgenti che la Chiesa deve raccogliere è quella di una adeguata iniziazione cristiana post-battesimale, capace di generare comunità cristiane che vivano la fede in profondità. Ai nostri giorni vi è urgente bisogno di una catechesi per adulti che sappia comunicare ai fedeli le fondamenta stesse della fede (kerygma!) e che, sull' esempio della catechesi patristica, abbia una forte impronta mistagogica (CIT. Jean Daniélou, La catechesi nei primi secoli, Elle DiCi, Torino 1982). L'identità cristiana ha carattere sacramentale vero e proprio, perché essa scaturisce dai tre sacramenti che fanno nascere e crescere un cristiano: il Battesimo, la Cresima e l'Eucaristia, che è culmine della vita cristiana e momento nel quale cristiano è se stesso al massimo grado. La celebrazione eucaristica costituisce un luogo privilegiato in cui si costruisce la piena, matura e coerente identità cristiana dei fedeli laici. Perché appunto nell'Eucaristia un cristiano laico realizza pienamente la sua partecipazione alla triplice missione affidata-gli da Cristo: sacerdotale, profetica e regale. La missione sacerdotale: nell'Eucaristia il cri-stiano scopre la sua vocazione dossologica, scopre cioè che tutta la sua vita, in tutte le sue dimensioni, deve diventare un culto spirituale e un sacrificio spirituale unito a quello di Cristo. La missione profetica: l'Eucaristia apre alla missione, cioè alla testimonianza cri-stiana nel mondo e all'annuncio della parola di Dio fino ai confini della terra. E infine la missione regale: l'Eucaristia è una fonte inesauribile da cui - nella vita del cristiano - nasce la forza per trasformare il mondo secondo il Vangelo. Come ci ha ricordato il Santo Padre a Colonia; la vera rivoluzione che cambia il mondo parte proprio dall'Eucaristia: «Questo è l'atto centrale di trasformazione che solo è in grado di rinnovare veramente il mondo: la violenza si trasforma in amore e quindi la morte in vita /.../ È questa, per usare un'imma-gine a noi oggi ben nota, la fissione nucleare portata nel più intimo dell'essere -la vittoria dell'amore sull'odio, la vittoria dell'amore sulla morte. Soltanto quell'intima esplosione del bene che vince il male può suscitare poi la catena di trasformazioni che poco a poco cam-bieranno il mondo" (Discorso, 21 agosto 2005). In questo modo l'Eucaristia diventa non so-lo il cuore pulsante della Chiesa, ma anche del mondo. Per questo una spiritualità laicale autentica non può essere che una spiritualità eucaristica. - S.E.R. Mons. Jean-Noël DIOUF, Vescovo di Tambacounda (SENEGAL) L’Eucaristia è mistero di luce e di vita. In effetti, che cosa vi è di più grande e di più pre-zioso per un africano del dono della vita? Nel Vangelo di Luca, Gesù resuscita il figlio della vedova di Nain e lo restituisce alla ma-dre e alla comunità. Si può stabilire un parallelo tra l’Africa-madre e la vedova. I figli del suo seno sono tutti gli africani, le popolazioni africane, che si devono confrontare con il sottosviluppo e uno sviluppo sbagliato. Tuttavia, la compassione di Cristo Signore si è mostrata nei confronti della vedova-Africa grazie ai missionari, di tutte le congregazioni, che hanno portato il Vangelo e l’Eucaristia. Certo, davanti all’immensa aspirazione di quest’Africa alla rinascita per una nuova vita si ergono ancora molti ostacoli e molte ombre minacciose. Nel 1994, però, i Padri Sinodali avevano unanimemente affermato: “Cristo è risorto. Noi vinceremo!”.

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  • - S.E.R. Mons. Pierre TRÂN ÐINH TU, Vescovo di Phú Cuong (VIET NAM) Con riferimento ai nn. 6-8 del Instrumentum laboris, desidero condividere con voi alcune esperienze della nostra Chiesa in Vietnam. I cattolici vietnamiti sono praticanti. Per loro, la celebrazione eucaristica ha un’importanza particolare. La gente che va a Messa è circa l’80 per cento la domenica e il 15 per cento nei giorni feriali. Nelle grandi feste come il Natale e la Pasqua, questo numero può raggiunge-re il 95 per cento. Volendo cercare una spiegazione, la si può trovare nella formazione ca-techetica e nell’educazione della famiglia. Durante quest’Anno dell’Eucaristia, tutte le diocesi hanno approntato programmi partico-lari. I fedeli vengono sensibilizzati allo studio dei documenti del Magistero della Chiesa sull’Eucaristia. Per le celebrazioni, la Conferenza Episcopale ha organizzato un Congresso Eucaristico nel Centro Nazionale Mariano di Lavang, al quale hanno partecipato 500.000 persone. Tutte le diocesi propongono programmi particolari. Le parrocchie vengono solle-citate a realizzare delle sale d’adorazione fuori dalla chiesa e ad organizzare adorazioni permanenti o comunque per più ore della giornata. Vi sono già diverse parrocchie che se-guono questa pratica. Il culto eucaristico in Vietnam ha effetti salutari: il livello della vita religiosa si è innalzato, le attività comunitarie sono più animate, la comunione fraterna è più tangibile e l’aiuto re-ciproco tra le famiglie è divenuto più spontaneo e diffuso. In poche parole, vi è ragione di sperare che la devozione eucaristica porti molti frutti al nostro paese. - S.E.R. Mons. Ricardo BLÁZQUEZ PÉREZ, Vescovo di Bilbao, Presidente della Conferen-za Episcopale (SPAGNA) L’iniziazione cristiana comprende l’introduzione alla conoscenza e la partecipazione all’Eucaristia. Questa catechesi iniziale deve proseguire mediante altre catechesi. Quando la Chiesa ricorda l’obbligo morale di partecipare all’Eucaristia domenicale, essa desidera sottolinearne la vitale importanza, poiché l’Eucaristia è l’azione più importante per i cri-stiani e per tutta la comunità ecclesiale. La storia della salvezza sfocia e si riassume nel sacramento dell’Eucaristia. San Giovanni della Croce, nel suo canto Anche se è notte, fa convergere nell’Eucaristia la comunicazione di Dio nel creato e nella storia di salvezza: Questa eterna fonte è nascosta in questo pane vivo per darci vita anche se è di notte. Gesù ha istituito l’Eucaristia quando è giunta “la sua ora”, vale a dire l’ora di passare da questo mondo al Padre; l’Eucaristia è, pertanto, il sacramento della pasqua di Gesù, cele-brato dalla Chiesa, che apre ai partecipanti le porte della vita eterna. Celebrando la pasqua con Gesù Cristo, passiamo dalla schiavitù alla libertà, dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita, dalla paura alla speranza, dall’indifferenza verso gli altri alla compassione per chi è svantaggiato, dall’odio all’amore, dalla dispersione nel mondo alla comunione nella Chiesa, dalla violenza alla pace, dalla confusione alla chiarezza, dalla preoccupazione alla serenità, dal caos alla nuova creazione che supera in bellezza e armonia la prima creazio-ne, dal deserto grande e terribile alla terra promessa dove scorrono latte e miele. Gesù Cri-sto è la Pasqua della nostra salvezza. Poiché l’Eucaristia è l’azione centrale della Chiesa, si comprende perché l’iniziazione cri-stiana introduca in modo particolare alla partecipazione di questo mirabile sacramento.

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  • - S.E.R. Mons. Juda Thaddaeus RUWA'ICHI, O.F.M. Cap., Vescovo di Mbulu (TANZA-NIA) Il duplice riconoscimento che si trova a pag. 2 dei Lineamenta, che afferma che l’Eucaristia è il culmine della vita della Chiesa, e che la comunione col Signore porta alla santificazione e alla divinizzazione, è al di là di ogni contestazione. In un certo modo, questa affermazio-ne riassume la verità che, intrinsecamente, la Santa Eucaristia è un dono che salva e santi-fica che deve essere avvicinato con senso profondo, con il rispetto e l’impegno che si deve al sacro. In ogni caso, dobbiamo ammettere che queste stesse affermazioni comportano delle impli-cazioni per il singolo e per la comunità dei credenti nel suo insieme. Tali implicazioni esi-gono che venga data una profonda attenzione pastorale a instillare, coltivare e consolidare quelle disposizioni che sono richieste per il raggiungimento di determinati effetti della Santa Eucaristia. Tra le altre cose, è necessario identificare quei fattori che erodono il senso e il rispetto del sacro e, perciò, contrastano la chiamata alla santità che l’Eucaristia in parti-colare e i sacramenti nel loro complesso devono realizzare in noi. I sacerdoti hanno un ruolo essenziale nell’instillare e salvaguardare il senso del sacro tra i fedeli tra i quali pre-stano il loro ministero. In ogni caso, essi devono coltivarlo allo stesso modo nella loro vita. Nel fare questo è necessario verificare le implicazioni insite nei due estremi, rispettiva-mente, della trascuratezza e della scrupolosità. - S.E.R. Mons. Joseph POWATHIL, Arcivescovo di Changanacherry dei Siro-Malabaresi (INDIA) L’Eucaristia - e la liturgia nel suo insieme - è il mezzo più privilegiato e più potente attra-verso il quale la Chiesa trasmette il deposito della fede ricevuto dagli Apostoli. Le tradi-zioni trasmesse dalla liturgia garantiscono la continuità e l’autenticità nel tempo della fede apostolica. La liturgia, specialmente l’Eucaristia, non è soltanto un’espressione della fede, bensì l’“Epifania” della Chiesa. Gli abusi nella liturgia, pertanto, violano l’ethos stesso del-la vita cristiana. Le Chiese orientali sono state definite “Chiese liturgiche” data la grande enfasi che pongo-no sulla celebrazione eucaristica e sulla liturgia nel suo insieme. Per loro, la liturgia celebra la fede trasmessa dagli Apostoli, la teologia spiega ciò che viene celebrato e la disciplina protegge, come un guscio, ciò che viene celebrato, spiegato e vissuto. La molteplicità delle tradizioni liturgiche e, quindi, delle tradizioni di fede della Chiesa serve a esprimere la r