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INTERNET: www.mariabolognesi.it E-mail: [email protected] Sped. Stampe in A.P. - Comma 20/c Art. 2 Legge 662/96 - Aut. Filiale Rovigo - Trimestrale PERIODICO DEL CENTRO MARIA BOLOGNESI ATTORE DELLA CAUSA DI CANONIZZAZIONE DELLA SERVA DI DIO MARIA BOLOGNESI ANNO XI N. 2 APRILE - MAGGIO - GIUGNO 2002 Chiamata in attesa: rispondere? In un mondo dove tutto squilla e vibra, molto si comunica e poco o nulla si offre! Si rischia di non rispondere alla chiamata più importante quella del Padre: la vocazione!

Transcript of INTERNET: E-mail: … · 2015-07-08 · E se l’esi-stenza non ha uno scopo anche la morte diventa...

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PERIODICODEL CENTRO MARIA BOLOGNESIATTORE DELLA CAUSADI CANONIZZAZIONEDELLA SERVA DI DIOMARIA BOLOGNESI ANNO XI N. 2

APRILE - MAGGIO - GIUGNO 2002

CChhiiaammaattaa iinn aatttteessaa::rispondere?

In un mondo dove tutto squilla e vibra,molto si comunica e poco o nulla si offre!

Si rischiadi non rispondere

alla chiamatapiù importante

quella del Padre:la vocazione!

2 FINESTRE APERTE

Venerdì 19 aprile 2002, al Tempio B. V. del Soccorso di Rovigo, il Vescovo Mons. Andrea Bruno Mazzocato

ha presieduto al convegno “Vocazione e vocazioni”organizzato dall’Associazione Italiana Tutela Salute Mentale,

Centro Maria Bolognesi, Genitori in cammino e Gruppo di Preghiera di Padre Pio

Il Convegno, tenutosi nel Tempio dellaB.V. del soccorso il 19 Aprile, organizzatoda Associazione Italiana Tutela SaluteMentale, Centro Maria Bolognesi, Genitoriin cammino e Gruppo di preghiera di PadrePio, e presieduto da S.E. Mons. AndreaBruno Mazzocato è stato un’occasione diprofonda riflessione per i partecipanti.

Dopo un momento di preghiera, raccoltae mirata ad introdurre il tema dellaVocazione, il Vescovo ha pronunciato il suointervento, particolarmente coinvolto per lacondizione del nostro seminario che vedesolo quattro giovani impegnati nella stradaverso l’ordinazione sacerdotale. Perciò iltema “Vocazione” sarà il fulcro di tutto l’an-no pastorale della nostra Diocesi. Un cam-mino di valorizzazione dei “Carismi”, per-ché ogni Cristiano raccolga il frutto delBattesimo attraverso l’impegno della suavita per la propria vocazione.

Viviamo in un tempo in cui l’essereumano non ha più orecchie per ascoltare lachiamata. È come un orfano o un adottato,che per tutta la vita si porta dentro di sé la tri-stezza di una domanda senza risposta: perchésono venuto al mondo, chi mi ha chiamatoalla vita? Questa incapacità di riconoscere leproprie “origini” genera un senso di insoddi-sfazione che prima o dopo emerge e rischiadi togliere senso alla vita stessa. E se l’esi-stenza non ha uno scopo anche la mortediventa “casuale”, senza fede.

I giovani sono sicuramente lo specchio diquesta società in crisi di valori, si acconten-

tano di una vita minimalista, di piccolocabotaggio, quando invece Dio li vorrebbepescherecci di anime. Di fondo c’è un’insi-curezza che li rende incapaci di prenderescelte definitive, smarrimento coltivatospesso nella famiglia che, invece di aiutare ifigli ad affermare la propria vocazione, scel-gono la strada per loro. Ne sono poi frutto,non solo la mancanza di sacerdoti, ma anchei tanti matrimoni falliti.

La prima lettura della S. Messa, celebra-ta alla fine del discorso del Vescovo, offrivaun esempio incontrovertibile: S. Paolo.

Il percorso di questo Santo dovrebbe esse-re quello di ogni cristiano verso la vocazione.“Cavalcava furente” eppure Gesù gli ha sbar-rato la strada, facendolo cadere a terra inmaniera energica perché stava andando dallaparte opposta della sua vocazione. S. Paolo inquel momento è ancora “cieco”, poi riceve ilBattesimo e gli appare nitido il senso dellasua chiamata: “Raggiungere Gesù che lo haraggiunto per primo”, provare indifferenzanel vivere o morire perché ciò che per luicontava era essere con il Signore.

Allo stesso modo noi dobbiamo ricono-scere di essere “ciechi” e trovare nelBattesimo “il fonte che genera” per vivere lostesso Amore di Gesù attraverso un donototale della nostra esistenza, verso la risurre-zione. Solo così ognuno di noi può trovare lavocazione specifica, la forma concreta perdonare se stessi a Dio, che con il suo SantoSpirito ci infonde forza e speranza.

Ludovica Mazzuccato

Sulle orme di San Paolo

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3FINESTRE APERTE

Quattro gruppi associativi,Associazione ItalianaTutela Salute Mentale,

Centro Maria Bolognesi, Genitoriin cammino, Gruppo di Preghieradi Padre Pio, hanno voluto trovar-si a convegno il giorno 19 aprilec.a. presso il Tempio cittadino diRovigo “La Rotonda”, dandoattenzione al tema della “vocazio-ne”, che hanno avvertito esserecomune alle loro specifiche realtà.

A guidare la riflessione è statoil Vescovo diocesano, Mons.Andrea Bruno Mazzocato, il qualeha iniziato facendo riferimento adun documento “scritto dai rappre-sentanti religiosi di tutti gli Statieuropei, a conclusione di un con-vegno sul tema delle vocazioni”,nel quale “si afferma che l’uomodei nostri giorni vive senza voca-zione e senza porsi neppure il pen-siero che nella propria vita cipossa essere una vocazione daparte di Dio”.

Il Vescovo, per introdurre conmaggiore obiettività i partecipantinella realtà del problema “voca-zioni”, si è servito di due immagi-ni, quella di chi è rimasto orfanoda bambino, e quella della personache è stata adottata: sia l’una, sial’altra, praticamente non conosco-no e non hanno esperienza di chile ha chiamate alla vita.

Le stesse sensazioni le vivel’uomo senza vocazione, perchéegli si muove, nel concreto anchese con sufficienza, senza conosce-re la sua origine e vive non tenen-do conto che Dio è il punto di par-tenza di tutto, quindi anche dellasua vita, con la conseguenza nega-tiva – ha sottolineato il Vescovo –soprattutto per le nuove generazio-

ni “di vivere un’esistenza minima-lista, di piccolo cabotaggio, senzacoraggio di grandi scelte definiti-ve”.

A rendere più comprensibile larealtà, il Vescovo fa lettura dellasituazione con la quale frequente-mente ci si incontra e, da esperto,dice: “Quando dobbiamo seguiregiovani, ragazzi o ragazze, che siinterrogano sulla scelta della lorovocazione, sia che si tratti dimatrimonio indissolubile o tantopiù di una scelta di consacrazionesacerdotale, o di vita consacrata, siavverte che nasce in loro una spe-cie di smarrimento; infatti, essi sichiedono: «sbaglio? Sono sicu-ro?». Sono domande che a voltenascono spontaneamente, essendofigli di una cultura senza vocazio-ne; per loro, allora, c’è un cammi-no da fare!”.

Un cammino che pure ogni per-sona è chiamata a fare se non stes-se compiendo un giusto percorso.

Il Vescovo, a questo punto, hafatto tesoro del racconto della

vocazione di San Paolo, leggendonella sua vita due momenti, che lacaratterizzano: il primo, quellodell’uomo che compie il suo cam-mino senza vocazione; quello del-l’uomo che ha trovato la sua voca-zione.

L’uomo senza vocazione

San Paolo cavalcava furente –prosegue il Vescovo – versoDamasco per andare a prendere icristiani e incatenarli: era un uomoagitato, fremeva, aveva inquietu-dine dentro di sé, un’inquietudineche lo spingeva a mettere a mortei cristiani a nome della legge; sem-brava un uomo molto ligio allalegge, con idee chiare, mentre difatto era un uomo disorientato, checorreva a cavallo di qua e di là, manon conosceva la sua vocazione,che non era quella di andare aprendere i cristiani e incatenarli,ma quella di incontrare Gesù.

Per questo era stato chiamatoalla vita, però lui non l’aveva con-

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4 FINESTRE APERTE

siderato. Era vocazione che avevaricevuto fin dall’inizio, e questo,Paolo lo riconoscerà chiaramentequando nella lettera ai Galati siesprimerà facendo riferimento a“Colui che mi aveva scelto fin dalgrembo materno”. Paolo, poichéaveva perduto il senso vero dellasua vita, era un uomo inquieto, cherovinava la sua vita ed anche quel-la degli altri.

L’uomo con la vocazione

Il Vescovo, sfogliando le pagi-ne intime della persona di Paolo,coglie il percorso che il Signoregli fa compiere e vede che “Gesù,con un intervento straordinario, sipone in mezzo alla strada di Paoloe lo ferma in maniera piuttostoenergica, rovesciandolo da caval-lo, perché egli va dalla parte sba-gliata rispetto alla sua vocazione:Paolo perseguitava infatti quelGesù che avrebbe dovuto predica-re e questa era la sua vocazionecome apostolo”.

Il Vescovo, con la sua riflessio-ne, mette inoltre in evidenza lasollecitudine di amore delSignore, che a Paolo fa capire laprecarietà della condizione di vitache aveva scelto: “Paolo non è unuomo sicuro, è cieco; quando cadeda cavallo non vede più, non saneanche dove andare senza chequalcuno gli indichi la direzioneda prendere, ovvero la sua voca-zione; è un uomo disorientato, chebrancola nel buio”.

Questa è l’immagine di Paoloin quel momento: non aveva tro-vato la sua vera vocazione, quellache non dipendeva da lui, ma daColui che lo aveva scelto dalgrembo di sua madre.

Il Vescovo continua e si chiede,ponendosi una domanda, quandofinisca la cecità di Paolo: Paolonon è più cieco dal momento incui, ricevendo il Battesimo, acco-glie il dono della fede e scopre la

sua autentica vocazione, quellache Dio ha riservato a lui; in quelcontesto di amore e di graziaPaolo inizia a vivere il progettoriservato da Dio alla sua persona.

“La sua vocazione diventa iltutto, diventa più importante dellasua vita e della sua morte”. Con lesue parole, il Vescovo rende ilpensiero e soprattutto gli atteggia-menti interiori dell’apostolo, ilquale dice “a me è indifferentevivere o morire, mi basta esserecon il Signore” ed ancora “se ilSignore mi chiedesse se preferiscoandare definitivamente con Lui,andrei definitivamente nella vitaeterna; ma se il Signore mi chie-desse di stare qui con voi ancoraun po’ di tempo, io lo accetterei”.

La vita dell’uomo che ha sco-perto la sua vocazione - ha fattocapire il Vescovo - è completa-mente mutata ed è piena di speran-za: non è più la vita senza sensodell’uomo disorientato.

Diveniva naturale accostarsi davicino alle specifiche vocazioni,che possono caratterizzare la vitadel cristiano; il Vescovo le elenca-va: il matrimonio, il sacerdozio, lavita consacrata, riconoscendoletutte come “forme concrete perdonare se stessi, conseguenti allavocazione battesimale”.

Esemplifica, il Vescovo, e dice:“colui che si fa prete rinuncia almatrimonio, e non pensa che èrinuncia: nel sacerdozio dona tutto

se stesso, e quando ha donato tuttose stesso non gli resta niente: èpienezza, non ha più dubbi.

Ugualmente, nel matrimonioc’è il dono di tutto se stessi: ci sisposa con una persona e quando cisi è donati totalmente, la cosa èdefinitiva”.

A conclusione, il Vescovo,ricorda una verità essenziale, chedeve penetrare tutti gli spazi dellavita: “si deve vivere la vita non persistemarsi ma per donarla”; e con-tinua chiedendo ai presenti di pre-gare e di offrire prove e sofferenzeper ottenere dal Signore la graziasia che rifiorisca tra i nostri giova-ni il senso della vita come grandechiamata di Gesù, sia che chi èvicino a questi ragazzi non si spa-venti né li spaventi, quando in essiappaiono i segni di una specificachiamata da parte del Signore.Vivere un atteggiamento nonaccogliente sarebbe estremamentenegativo ed indicherebbe la pre-senza di un vuoto di senso di voca-zione anche nelle persone adulte.

L’incontro delle associazionicon il Vescovo è stato una sostameditativa, vissuta nella fede enella fraternità, da collocare nel-l’intimo delle nostre persone e neltessuto delle nostre associazioni,come esperienza che deve dare unsenso - quello vero - alla vita e allatestimonianza da consegnareall’interno della nostra Chiesa.

* * *

5FINESTRE APERTE

Canto dolcissimo

Risposte a una chiamata che continua– Giuseppina Giacomini –

Rinascita

Come pecora senza ovilestava la mia animasfinitaseduta a terramuta.Solo nuvole davantie sole tenebroso.Pioggia d’amore infinitocaduta dal cielo su di mesulla mano alzatain preghiera.Mio Diomia forza mio cantoTu solo Tuhai guarito il mio cuore.Con te nel tuo chiarore luceio guaderò senza paurail fiume del tuo amore.

(1982)

La Voce

Per te ho frantumatoi fili d’argento appannatostesi sul palcoscenicodella tua vita.Ho versato torrentid’acqua purissimaper dare spazioa quel nuovo vuotopieno di beatitudine.Nella quiete del cuorearroventatoti ho fatto toccarel’assenza di tante illusioni.Ipocrisia anche tu scomparinei suoi pensieri assenti. Assieme a me amavivendo l’amore:in lui si rinnova la luceil calore di Dio.

(1983)

Alla sorgente

Per cercare le sorgentidel mio essereho versato tantetenere lacrime.Ho nascostole pene più scottantirivestendo d’azzurrola mia sete infinitad’amore.Solo tu Maria,figlia della luce,nello scambio amorosodi un sospiromi hai donatola vera ricchezza:ora io amomadonna povertà.E tuMaria santissimache sei nell’infinito cielocoprimi col tuo mantoimmergiminel tuo silenzioe fai di mequel che Lui vorrà.

(2002)

Specchio

Riflessain una nuvola d’argentoho contemplato pentitala mia fede più piccoladi quel granello di senapada Te richiesto.Si è aperto il cielocome una ferita sanguinanteper sostenerela nostra debolezza.Tu ci hai donatoil tuo sangue e le tue piagheed ora io che vivo in Tescopro le meravigliedi una maternità spiritualeassoluta adorabile unica.Il mio coraggio Signoreviene solo da Teche sei sorgente d’amore.

(2001)

6 FINESTRE APERTE

LA VOCE DELLE ASSOCIAZIONI

ASSOCIAZIONE ITALIANA TUTELASALUTE MENTALE

CENTRO MARIA BOLOGNESI

Il Gruppo della AssociazioneItaliana per la Tutela della SaluteMentale ha partecipato con entu-

siasmo alla giornata del 19 aprile c.a.nel Tempio de “La Rotonda”, ed havissuto questa esperienza di acco-glienza e di condivisione con profon-da intensità. Il ritrovarsi così, con lapresenza del nostro Vescovo, a testi-moniare l’amore di Cristo è stato unevento “speciale”, proprio perché consemplicità ha rivolto a tutte le perso-ne lì presenti l’invito a riconoscere lapropria vocazione, ad essere testimo-ni coraggiosi della propria apparte-nenza di “cristiani”, ma prima di tutto

di Figli di Dio: una condizione del-l’essere Gruppo, lì riunito per esseredi esempio, ma soprattutto per faremergere in quel luogo sacro la spe-ranza che la propria croce non si esau-risce con il singolo.

Tutti siamo chiamati a scoprire lapropria vocazione, il Signore ci dàsegnali chiari, ma se l’indifferenzaprevale… sarà per pochi. Ma tuttisiamo invitati!

I Gruppi hanno voluto con questagiornata testimoniare e allargare ladisponibilità e la sensibilità verso chisoffre, attraverso la preghiera, primadi tutto, nell’essere comunità di per-

sone che si impegna e offre la propriavocazione, che non resta indifferentealle difficoltà, ma che percorre nuovestrade per combattere l’abbandono el’isolamento, che caratterizzano lamalattia e il disagio dei più deboli.

È un richiamo a chi si impegnanella preghiera, a chi attraverso lapropria esperienza si prodiga persostenere la solitudine di chi viveesperienze umane di profondo dolore,ad allargare il proprio orizzonte adaltre sofferenze, affinché giunga que-sto messaggio: “Non siamo più soli!”.

Paola Bassani

Ascolto la mia vocazione?Come prestare attenzione alla voce del cuore

Ascolto la mia Vocazione?Forse è proprio questa ladomanda che ci siamo posti

alla fine dell’intervento di S.E.Mons. Andrea Bruno Mazzocato, alConvegno “Vocazione e Vocazioni”tenutosi nel Tempio della B.V. delSoccorso, venerdì 19 Aprile.

Ai nostri giorni si ascoltano tantevoci, tanti rumori, tanti suoni, il fru-scio dei soldi e il frastuono delbenessere e forse per questo poi sirischia di essere disorientati, incapa-ci di sentire e seguire la volontà diDio incisa nel nostro cuore, comeuna dolcissima musica. Così si viveun po’ allo sbando senza prenderemai una direzione, senza bussola pernon doversi confrontare. Ma un

essere umano che perde il sensodella vita rischia di diventare un“vegetale”. Ogni cosa diventa “rela-tiva” e tutto “scontato”. È come se ilPadre ci avesse fatto un bel regalo enoi non lo scartassimo. Che spreco!Dobbiamo convincerci che vivere ilprogetto di Dio è l’unico modo peressere felici e non solo in questaterra!

Al Convegno sono intervenuticon la loro presenza anche i semina-risti della nostra diocesi. Ho guarda-to il loro viso, non sono extraterre-stri, ma ragazzi normali che si impe-gnano per seguire la chiamata diDio. Il loro atteggiamento dà mag-giore contrasto al modo di compor-tarsi di tanti loro coetanei, che spes-

so si adattano ad una vita di medio-crità. Sia per gli uni, sia per gli altri,c’è stato il dono del Battesimo e lachiamata di Dio ad esso legata; larisposta risulta ben diversificata.

Alla fine della Messa, mi sonoresa conto di quanto la preghierapossa essere consolatrice, fonte dienergia positiva, il cucchiaino chescava dentro di noi per far emergerela polpa dei nostri pensieri. Spessonon è facile trovare la propria strada,ma la fede è luce che illumina i nostripassi e coraggio che allontana i timo-ri umani. Forse dobbiamo chiederce-lo ogni mattina: ascolto la mia voca-zione? E Gesù non mancherà di darciuna risposta e il suo aiuto.

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7FINESTRE APERTE

GENITORI IN CAMMINO

Pastore che ama il proprio greggeInvito a “prendere il largo”

uniti nella semplicità quotidiana

GRUPPO DI PREGHIERA DI PADRE PIO

Il coraggio di testimoniare con urgenzala propria vocazione

Un pomeriggio da ricordare.Quattro associazioni diverse traloro ma tutti ci siamo sentiti

un’unica famiglia. Nel Tempio dedicatoalla Beata Vergine del Soccorso la lucedi Maria sembrava risplendere nelleparole rivolteci dal nostro Pastore, pro-nunciate con la semplicità e la profon-dità che arrivano dal cuore, parole sin-cere che ci hanno fatto sentire un tutt’u-no nella grande famiglia della Chiesa,dove il prossimo non è l’altro, ma ènostro fratello.

Cosa dire al nostro Vescovo che cosìbene ha saputo cogliere il desiderio dicondividere e riconoscere l’amore chec’è in ognuno di noi? E chi meglio delnostro Pastore poteva farlo? Vorremmooffrire le nostre energie agli altri, matroppo spesso non ci riusciamo, sopraf-fatti dal quotidiano, dai dubbi e dailimiti personali. Incapaci di abbando-

narci alla volontà di Dio, resi ciechidalla superbia, non riusciamo a vedereil cammino da percorrere: non scopria-mo la nostra vocazione.

Il Vescovo ci ha guidati alla rifles-sione su San Paolo che, sulla via diDamasco, viene disarcionato da Gesùper obbligarlo a capire che stava percor-rendo la via contraria alla propria voca-zione. Così come San Paolo, anche noigenitori ci sentiamo disarcionati dallavita per la morte prematura dei nostrifigli, obbligati a chiederci il perché, ilsenso del vivere e del morire, a ricono-scere soprattutto nella prova più terribi-le il senso dell’Amore di Dio per noi,del perché il Padre ci ha voluti alla vita.

Riconosciamo giusto e motivo diprofonda autocritica il richiamo fattocidal Vescovo sul ruolo d’educatori allavocazione dei nostri figli, i quali devo-no essere incoraggiati a realizzare non

le attese di vita che i genitori hanno sudi loro, ma lo stupendo progetto pensa-to da Dio su ognuno di loro.

Ci ha invitati infine alla preghieraper le vocazioni sacerdotali, che inPolesine sembrano drammaticamentescarseggiare.

Che la nostra preghiera continui,dunque, in quest’anno che il Pastore hainteso dedicare alle vocazioni; “pren-diamo il largo” uniti nella semplicitàquotidiana, testimoni coraggiosi, comecoraggioso è il nostro Vescovo nel con-dividere le gioie e le prove della suafamiglia diocesana; confermiamo l’im-pegno di preghiera per le vocazioni dispeciale consacrazione.

Ringraziamo il Santo Padre che,ispirato da Dio, ha donato questoPastore generoso alla nostra Diocesi.

Mario Gallani

All’incontro del 19 aprile scor-so nel Tempio cittadino “LaRotonda”, fatto insieme ai

gruppi Associazione Italiana TutelaSalute Mentale, Centro MariaBolognesi, Genitori in cammino,abbiamo partecipato anche noi delGruppo di Preghiera di Padre Pio.

Il motivo per cui ci siamo trovatiera quello di pregare insieme ed insie-me riflettere su un tema: “Vocazione evocazioni”, che è fondamentale per lavita di ogni cristiano.

A guidarci nella preghiera e a det-tarci le riflessioni è stato il nostroVescovo Mons. Andrea BrunoMazzocato.

La prima impressione ricevuta èstata quella di trovarci insieme ad un“Pastore”, che accompagna in pascoli

veramente ricchi di autentico nutri-mento spirituale, e ad un “Maestro”,che aiuta a leggere con verità la vitain tutta la sua ricchezza di grazia.

Le tante cose, che il Vescovo ci hadettate, le portavamo dentro; eravamoconvinti che il Battesimo aveva uffi-cializzato la nostra personale chiama-ta, come pure che la chiamata, riser-vata ad ognuna delle nostre persone,aveva un servizio da compiere nellarealtà della Chiesa e nel mondo inte-ro; la parola del Vescovo però hamesso in ordine, nel nostro profondo,le nostre convinzioni; ci ha fatto capi-re che Dio, chiamandoci, non si èlimitato a farci convinti che ha pensa-to a noi, e che ci ha creati “a suaimmagine e somiglianza” perchéavessimo da sentirci solamente dei

privilegiati, ma perché avessimo davivere facendo dono ai fratelli diquello che da Lui abbiamo ricevuto.

Ci voleva questo incontro, nontanto perché ci fosse il pericolo diaccomodamenti o sbandamenti nelvivere la nostra vocazione cristiana,ma perché la parola del Vescovo ci haportati ad avere più illuminato sia ilpercorso che come Gruppo diPreghiera di Padre Pio stiamo facen-do, sia a prendere coscienza che urgetestimoniare coerentemente, nelnostro tempo, la nostra vocazione inmodo che il Signore ci riconosca pie-namente come Figli prediletti ed i fra-telli - soprattutto i lontani - ricevanoragioni di speranza.

Marino Gazzabin

Certe volte mi guardo intorno,vedo i miei coetanei, tutti vestitiuguali, con la stessa insoddisfa-zione dipinta sul sorriso di plasti-ca: c’è un gran bisogno di identi-ficarsi, ma la società non offrepunti di riferimento. Così Gesù siavvicina a noi come agliApostoli di Emmaus, forse nonlo riconoscere-mo subito ma lasua Parola riu-scirà ad aprirciil cuore. Proba-bilmente è diffi-cile ammetterlo,perché ci fa sen-tire umanamen-te troppo limita-ti, ma siamochiamati a doverrispondere, pos-siamo rimanda-re, tergiversare,arriverà il mo-mento di ascol-tare la vocedella nostra ani-ma.

C'è uno scri-gno in ogni gio-vane che contie-ne risorse edenergie inaspet-tate; in quelloscrigno c'è lavera identità e lastrada di ciò checi si deve aspet-tare. Lì c'è ilvero futuro!

Occorre vangare il terreno delproprio cuore o pescare nel mareprofondo dell’anima la perla delVangelo. È come se ognuno dinoi fosse una donna incinta, cheporta nel suo grembo il progettodi Dio e lo Spirito Santo ci donala forza di affrontare ogni rischiopur di non “abortire”.

Penso ai tanti giovani interve-nuti alla Giornata Mondiale deiGiovani del Giubileo 2000 e misi riempie il cuore di speranza!

Ludovica Mazzuccato

8 FINESTRE APERTE

““VVooccaazziioonnee””:: rriifflleeGIOVANI “SORDI”

L’incapacità di ascoltare la “chiamata”

Erik Fromm lo chiamava“il tepore della stalla”, edè la condizione in cui i

giovani d’oggi trovano maggiorgratificazione; una sorta di “neo-pecorismo” che condanna l’ori-ginalità di ogni essere umano.

Perciò le aspirazioni non sicercano più all’interno di se stes-si, ma nel gruppo della maggio-ranza. C’è troppa noia nei loroocchi, il fast-food dei desideri hatolto appetito per la vita.

C’è ambizione ma non c’è più“vocazione”, ovvero si è ridottaai minimi termini la capacità diascoltare la chiamata, di scoprirequali frutti può dare quel semeche Dio ci ha cucito nel cuore.

Mancano gli stimoli perchénon c’è educazione al desiderio,tutto è facile da ottenere e cosìviene meno anche il significatodi sacrificio e di gratitudine.

In un “clima” così lontano daivalori cristiani la voce del Padresembra non aver possibilità diemergere dal rumore della feli-cità artificiale.

Eppure qui si nasconde lagrandezza della nostra fede: con-statare che al di là delle paure,resistenze, censure interiori equant’altro serve per negare lavocazione, esiste nel profondodell’uomo un indistruttibile desi-derio di “chiamata”. È un feno-meno universale, che riguardanoi tutti, ed è presente in tutticome un’esigenza naturale, è lavocazione alla vita.

PREGHIERA DEL PAPAPER LE VOCAZIONI

Padre Santo, fonte perenne dell’esistenza e dell’amore,che nell’uomo vivente mostri lo splendore della tua gloria,

e metti nel suo cuore il seme della tua chiamata,fa’ che nessuno, per nostra negligenza,

ignori questo dono o lo perda,ma tutti, con piena generosità, possano camminare

verso la realizzazione del tuo Amore.Signore Gesù, che nel tuo pellegrinare

per le strade della Palestina,hai scelto e chiamato gli Apostoli

e hai affidato loro il compitodi predicare il Vangelo, pascere i fedeli,

celebrare il culto divino,fa’ che anche oggi non manchino alla tua Chiesanumerosi e santi Sacerdoti, che portino a tuttii frutti della tua morte e della tua risurrezione.

Spirito Santo, che santifichi la Chiesacon la costante effusione dei tuoi doni,

immetti nel cuore dei chiamati alla vita consacrataun’intima e forte passione per il Regno,

affinché con un sì generoso e incondizionato,pongano la loro esistenza al servizio del Vangelo.

Vergine Santissima, che senza esitare hai offerto te stessa all’Onnipotente

per l’attuazione del suo disegno di salvezza,infondi fiducia nel cuore dei giovani

perché vi siano sempre pastori zelanti,che guidino il popolo cristiano sulla via della vita,

e anime consacrate che sappiano testimoniarenella castità, nella povertà e nell’obbedienza,

la presenza liberatrice del tuo Figlio risorto. Amen.

9FINESTRE APERTE

ssssiioonnii aa ccoonnffrroonnttooSILENZIO! UNA VOCE CI CHIAMA...

La fatica di chi ascolta il suo cuoreSo di poter sembrare una ribellema, a me, questa storia dellavocazione è sempre sembrata

un po’ strana. “Le parole sono pietre” ha scritto

qualcuno e forse è bene partire dal-l’etimologia: vocazione deriva dallatino “vocare”, che significa “chia-mare”. La vocazione è quindi unachiamata e come tale non dipende danoi. Non siamo noi a scegliere chi,quando, come e per quale ignotodestino ci chiamerà.

Per chi crede in Dio l’arteficedella chiamata è il Signore, è Lui cheguida i nostri passi su strade impen-sate, disseminate tra sconfitte e vitto-rie in questo breve viaggio terreno,che si chiama vita.

Per chi non crede, a chiamare èuna entità non meglio identificata,che può dirsi sorte, fortuna, destino,caso o, in fasi di egocentrismo acuto,indole.

Visto con quest’ottica il problemapotrebbe sembrare alquanto risolvi-bile: se c’è qualcuno che chiama nonresta che ascoltare. E invece è quiche si squarcia il mare e vengono agalla le difficoltà.

Ascoltare è infatti l’impresa piùdifficile di questo mondo. Soprat-tutto in tempi come i nostri dove ognisingolo centimetro dell’esistenzadeve essere riempito da qualcosa: unvestito, un gioiello, un piatto di pata-te fritte o l’ultima geniale trasmissio-ne, dove giovani sapienti sputanofuori le loro sentenze. Ogni singolaazione è programmata in manieramaniacale: alle otto la colazione, poila scuola o il lavoro, il pranzo, i com-piti, la palestra, la cena, la tv. Il tuttocondito da un bel mix di telefonatesui cellulari, veri e propri cordoniombelicali, e-mail spedite a tempo direcord e colpetti di clacson scanditial ritmo del traffico.

Prima di uscire a ognuno di noidovrebbero attaccare una bella eti-chetta con su scritto “agitare prima

dell’uso”. Solo che a forza di essereusati, si diventa spenti e fragili, pau-rosi delle domande che scavanocunicoli nell’anima. E incapaci diascoltare gli altri e di ascoltare sestessi.

Per fortuna però non siamo tutticosì. Esiste ancora un branco di pazziscatenati che, dopo aver commessoerrori e dopo aver capito che saràinevitabile commetterne ancora,hanno alzato la testa e hanno dettobasta. Basta con la finta felicità,basta con l’accondiscendenza versotutto e tutti, verso il soffocamentodella proprianatura a vantag-gio delle ma-schere che altrivorrebbero farciindossare. Questipazzi spessovengono confusicon gli egoisti ocon persone unpo’ strambe, chenon riescono atrovare una lorosana e pacificacollocazione nelconsorzio uma-no. In parte ècosì, ma in molticasi si tratta dianime tormentate che stanno com-battendo per mettere ordine, zittire ilcaos, che le circonda e provare arestare in compagnia del silenzio.Sono anime che stanno provando amettersi in ascolto, sentinelle chevogliono essere sveglie quando lachiamata busserà alla loro porta.

Solo che mettersi ad ascoltare èdavvero una gran fatica. Si può sco-prire, infatti, che a chiamarci è una

voce possente. Una voce severa checi chiede rinunce e ci mette allaprova con mille difficoltà. Una voceche fa mettere i nostri passi su unastrada tortuosa e ci trascina a unobiettivo come una freccia scagliatada un arco. È difficile riconoscere ilconfine tra le ambizioni di pazzisognatori e l’aderenza a un progettoche qualcuno ha creato per noi.Seguire i propri desideri e tentare direalizzarli può essere visto come unlusso o come un percorso inevitabile.Dipende solo dalla nostra capacità diascoltare.

Per questo laquestione dellavocazione restaper me un miste-ro. E credo, dav-vero, che l’unicoa t t egg iamen topossibile di fron-te alle sfide che ilcuore ci chiede,sia l’umiltà. Farcipiccoli per segui-re la mano chealza il sipariosulla nostra esi-stenza, socchiu-dere gli occhi difronte al miracoloche si ripete ogni

giorno diverso e inatteso.Dall’umiltà, che è resa di fronte a

qualcosa che è più grande di noi,nascerà il coraggio e la consapevo-lezza che ognuno di noi è una gocciache stilla leggera e insieme un fiumeche travolge gli argini.

In fondo il Signore ci chiama aessere noi stessi. Fino in fondo.Senza paura e con gioia.

Adele Stella

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desiderio? Procediamo per gradi, rico-struendo alcune tappe importanti chepermetteranno a Maria di orientarsinel difficile campo dell’educazione,dell’istruzione e della psicoterapia,così come la sta preparando quel“Gesù” che si manifesta a lei per laprima volta durante un’estasi nellanotte tra il 1° e il 2 aprile 1942.

“In quella notte ho fatto un sognoche mi turbò assai, ancora sono confusae sbalordita. Una gran luce: Gesù,Gesù, che sia proprio un sogno? Gesùparlò! Mi dice: Maria sì sono Gesù miconosci? La tua luce è sfolgorante, letue vesti candide come la neve, il Tuovolto luminoso. Maria piccolo gingilloho tanto bisogno del tuo aiuto. Ma seiproprio Gesù? che prove mi dai perché

io non dubiti? Maria ti chiedo amore epreghiere, e penitenza. Io non so prega-re, non potrò corrispondere sono unnulla. Maria per questo poso su di teperché sei proprio un nulla, allora che tene servi di me? Sono sola pitocca Tu haibisogno di anime che sappiano pregare,io questo non lo so fare. Maria impare-rai a leggere, Gesù mi chiedi l’impossi-bile, non so leggere né scrivere. Maria,Maria tu scriverai, tu leggerai….”.

Un mese dopo, durante la secondaestasi, dopo aver rassicurato la giova-

ne timorosa di ingannarsi sull’identitàdel personaggio che le sta innanzi,Gesù afferma: “Con il tempo faraianche scuola privata a bambini dipiena campagna, ti costerà molto, mafarai tanto e tanto del bene. Gesù nonè possibile che io faccia scuola non sonulla. Maria, non temere, desidero chetu lavori in mezzo al mondo. So chedesideri vestirti in nero, in lungo, per ilvoto che hai fatto, di ritirarti e farepenitenza, un po’ alla volta verrà sod-disfatto ogni tuo desiderio…” .

Non ci si deve pertanto stupire seuna ragazza di 22 anni, senza alcunacultura, facendo stretta obbedienza alsuo Gesù, in data 12 marzo 1947 scri-ve nel suo diario: “La scuola è comin-ciata questa mattina. Ora ho 19 bambi-

ni, quanta gioia in mezzo aquesta innocenza”.E il 7 ottobre: “I bambini

sono molto affezionati a me.Sono tanto carini, sembranotante farfalline, sanno bene lepreghiere, scrivono, son pro-prio bravini. Mi dispiace tantodover sospendere la scuola pertutto l’inverno”.Chi erano dunque i bambini

di questa scuola privata dicampagna? Erano figli di quel-la povera gente che si alzavaalle tre del mattino per lavora-re la terra. I piccoli, che proba-

bilmente sarebbero stati abbandonati aloro stessi, venivano invece accolti daMaria.

Per questi piccoli le attenzionidella Bolognesi non erano solo affetti-ve, ma anche materiali: confezionavaloro i grembiulini, rosa per le bambi-ne, azzurri per i bambini, perché sisentissero tutti uguali. Al momento delpranzo, Maria, conoscendo le diffi-coltà di alcune famiglie, si preoccupa-va di riunire tutti i cestini e, poichéalcuni erano vuoti, estraeva il cibo che

Facendo mie le parole di S. Paolonella prima lettera ai Corinti, vidico: “Vengo in mezzo a voi in

debolezza e con molto timore e trepi-dazione; la mia parola e il mio mes-saggio non si basano su discorsi per-suasivi di sapienza, ma sulla manife-stazione dello Spirito e della suapotenza”, che ho colto non solo negliscritti della Serva di Dio MariaBolognesi, ma in ogni istante della suavita terrena.

Per questo particolare momentod’incontro, desidero far risuonare neicuori di tutti anche le parole delProfeta Isaia, che ben sintetizzano ilcammino terreno e celeste della Servadi Dio: “Spezza il tuo pane con l’affa-mato, introduci in casa i mise-ri, senza tetto, vesti chi ènudo, senza distogliere gliocchi dalla tua gente. Allora latua luce sorgerà come l’auro-ra, la tua ferita si rimargineràpresto. Davanti a te cammi-nerà la tua giustizia, la gloriadel Signore ti seguirà!” (58, 7-10).

Prima di entrare nel temaspecifico che mi è stato asse-gnato, vorrei leggere la primaparte di una preghiera confi-denziale di Maria a Gesù, cherisale al 17 aprile 1959:“Gesù, io vorrei essere sacer-dote, per tenerTi sempre stretto a me!Vorrei essere suora, per farTi amaredalla comunità di anime sante. Vorreiessere medico, per dire a tutti che lascienza umana, senza la mano di Dio,è come un pugno di polvere, buttata alvento. Vorrei essere maestra, per dire atanti bambini che Gesù vuol essereamato da tutti…”.

Mi fermo sul quarto desiderio diMaria: essere maestra! Lei, una semi-analfabeta, sembra impossibile. Comee quando può aver maturato un simile

Ospitiamo uno stralciodella conferenza tenuta dallaD.ssa Giuseppina Giacominiil 5 aprile 2002 presso la SalaConsigliare del Comune diCampagnola di Brugine (VE)in occasione dell’incontro sultema “Pedagogisti di strada:Don Olinto Marella (Pellestrina)

e Maria Bolognesi (Rovigo)”,organizzata dal Centro Studi“Padre E. Ramin”.

“Vorrei essere... maestra”La vocazione di Maria Bolognesi

umile insegnante fra gli umili

– di Giuseppina Giacomini –

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trovava per distribuirlo equamente fratutti, perché anche il bambino povero,senza cibo, potesse “sfamarsi” senzaessere umiliato. E di cibo ce n’erasempre a sufficienza.

Con tanto amore Maria preparavale sue lezioni di sera per essere pronta,il mattino, a dare il suo sapere a tutti,secondo il grado di maturità ed età. Irisultati furono sempre sorprendenti:quelli dei suoi bambini che si presen-tavano come privatisti all’esame di Velementare, per essere ammessi allaPrima Media, erano promossi.

Giorno dopo giorno, con l’aiuto diGesù, questo “nulla” questa “pitocca”- tali espressioni riferite alla propriapersona sono frequenti negli scrittidella Serva di Dio - crebbe in bontà ein sapienza. La sua mente, sotto losguardo dell’Amore divino, si destò, siriscaldò, si nutrì della parole del Verbodi Dio, Parola che Maria non volle népoté tenere solo per sé.

Vorrei soffermarmi ora sul ruolo diMaria “insegnante” di scuola maternache preparava le sue lezioni, avendocura di affidare le sue idee al disegno,arte che sarebbe “esplosa” 20 annidopo in maniera singolare, ma non è ilcaso di soffermarci su questo aspettodi Maria pittrice.

Mi preme rilevare come Maria,nella sua semplicità, avesse capitol’importanza dei messaggi da dare aibambini per farli crescere bene, perrenderli più responsabili, diligenti ebuoni. La sua mente aperta all’azionedello Spirito Santo, creava senza faticadelle fiabe, con l’intento di insegnare,educare e rasserenare non solo i picco-li che le erano stati affidati, ma anchequelli che la Provvidenza le avrebbemesso accanto nel corso della sua esi-stenza.

Se da una parte sappiamo dalla let-tura del Diario che Maria amava parla-re della vita di Gesù Bambino, dallaviva voce di quanti l’hanno conosciu-ta, sappiamo che amava “istruire” ipiccoli facendo ricorso al fantastico;anima gioiosa, solare, sorridente, inna-morata delle bellezze del Creato,Maria presentava le sue storie immer-gendosi nella Natura, che le forniva glielementi per costruire il tessuto dellesue storie. Ecco i protagonisti di que-ste favole: alberi, animali, fiori, stelle,

cielo, mare, vento… un’idea, tanteidee, frutto di una creatività che non sifermava perché in Maria ardeva conti-nuamente un profondo desiderio, quel-lo di dare e dare sempre qualcosa dinuovo e di bello, per presentarsidavanti al Signore, alla fine della gior-nata, con un bilancio positivo.

Mi piace qui riportare il pensiero diun’amica di Maria, docente universita-ria, la quale si è interrogata al riguardodel successo dell’attività didattica diMaria e così commenta: “Provvista diuna cultura non adeguata al suoanimo, doveva soprattutto aprire i pic-coli allievi all’intelligenza dell’anima(preminente sulla forza del ragiona-mento, o meglio, della ragione), talche si ponessero poi da soli in grado diacquisire nozioni atte a superare leprove d’esami, circa per esempio lagrammatica e la sintassi che Mariastessa non padroneggiava completa-mente (causa i suoi impossibilistudi)”. (G.V.)

Ritengo utile tratteggiare ora ancheun profilo di Maria Bolognesi, cheamo ricordare con le stesse parole diuna persona che le è vissuta accantoper ben 25 anni:

“Una persona semplice, pienad’entusiasmo, con tanta voglia di dareal suo prossimo. La sua voce, calma epacata per dare conforto, serenità eamore, aveva anche tutte le sfumaturedei toni severi per correggere, ripren-dere, rimproverare ed insegnare. Il suovolto, dall’incarnato chiaro, pur con isegni evidenti di una vita intessuta digrandi dolori e sofferenze indicibili,brillava dell’intensa luce degli occhi,occhi luminosi, grandi, che sapevanoscrutare fino in fondo l’animo d’ognisuo interlocutore” (Zoe Mantovani).

Mi fermo pertanto su alcuni verbiusati da Zoe Mantovani, partendo dal-l’ultimo: scrutare, insegnare, rimpro-verare, riprendere, correggere, dareconforto serenità e amore. Ci troviamodi fronte ad una vera, autentica peda-gogista che sa cogliere nell’interlocu-tore che le sta davanti tutte le sfumatu-re del suo animo. Ed è questa capacitàdi penetrare e scrutare gli animi condelicatezza e amore che permette aMaria di ricevere le confidenze piùintime, più dolorose e più delicate ditante persone che a lei si rivolgevano

come ad una sorella, ad una madre, adun’amica, ad un’insegnante.

Rileggendo le tante pagine delleinterviste o delle testimonianze raccol-te nel corso di 22 anni dalla morte diMaria Bolognesi, si coglie nelle paro-le degli amici di Maria questo senti-mento comune di devozione e stimaper questa creatura che è costantemen-te vicina al suo prossimo per portareanche tanta luce.

“I consigli suoi di condotta di vita,sempre e comunque disinteressati, liporgeva con tranquillità, umiltà esenso dell’amicizia, ancorché di graveargomento, che quasi non erano avver-titi dall’interessato mentre puntual-mente si avveravano le conseguenze

dell’eventuale mancato adempimentodi quanto consigliato”.

Dalla stessa testimonianza (A.Z.)riporto un secondo passaggio: “Perquanto offesa e male trattata, nonrimandò mai nessuno di chi la cercavaper aiuto. Accoglieva tutti con la stes-sa bontà e serenità dei santi di Dio.Aveva, a me pare, e per diretta perso-nale conoscenza, il carisma, il donodella profezia. Sapeva, cioè, nel tran-quillizzare chi era nel dolore e nelmale, intuire o prevedere, per donospeciale di Dio, quanto si sarebbe inseguito verificato... Di tutti speravasolo e sempre ogni bene…Contrarissima a qualsiasi condanna,sapeva comprendere le debolezzeumane incoraggiando sempre al bene,cercando in ogni modo di normalizza-re cristianamente la situazione di tanteanime infelici…”.

Ogni mese, il giorno 30, alle ore 9.00 (se festivo ore 10.30),viene celebrata una S. Messa

per la Serva di Dio Maria Bolognesipresso il Tempio cittadino "La Rotonda" a Rovigo

In ossequio al decreto di Urbano VIII, si dichiara di non volerattribuire a quanto di straordinario è narrato in questo giornalealtra fede se non umana e di non voler prevenire il giudizio defi-nitivo della Chiesa, al quale la Redazione intende sottometterein tutto il suo.

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Il Consiglio Direttivo del CentroMaria Bolognesi ringrazia per

le offerte pervenute per laCausa e le opere di Maria.

Per offerte:Conto Corrente Postale

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So che voi tutti soffrite… coraggio!La confidenza nella Mamma nostraè la caparra certa che questa Mammanon a lungo ci stenderà la manoper confortarci tutti.Quindi coraggio, confidenza e abbandono.Questa Mamma non potrà far caderenel vuoto i nostri gemiti,la nostra confidenza,il nostro abbandono nelle sue mani.

Padre Pio

Statua della Madonna venerata con il titolodi “Rosa mistica” a Fontanelle di Montichiari (BS)

Rosa MisticaIn questa pagina di Finestre Aperte, come sigillo altema “Vocazione e Vocazioni”, volgendo uno sguardoamoroso sulla “Donna vestita di sole”, che aprì ilcuore alla chiamata con il suo umile e sublime Fiat,rileggiamo insieme il canto del Magnificat ed un pen-siero sulla Mamma celeste dettato dal Beato PadrePio, primo sacerdote stigmatizzato, che il 16 giugno2002 è stato canonizzato da Sua Santità GiovanniPaolo II.

Magnificat

L’anima mia magnifica il Signoree il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,perché ha guardato l’umiltà della sua serva.D’ora in poi tutte le generazionimi chiameranno beata.Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotentee santo è il suo nome:di generazione in generazione la sua misericordiasi stende su quelli che lo temono.Ha spiegato la potenza del suo braccio,ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;ha rovesciato i potenti dai troni,ha innalzato gli umili;ha ricolmato di beni gli affamati,ha rimandato i ricchi a mani vuote.Ha soccorso Israele, suo servo,ricordandosi della sua misericordia,come aveva promesso ai nostri padri,ad Abramo e alla sua discendenza,per sempre. (Lc 1, 46-55)

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