All’inizio sembrava una Giornata...

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Pierantonio Marone All’inizio sembrava una... Giornata casuale Romanzo 1

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Pierantonio Marone

All’inizio sembrava una... Giornata casuale

Romanzo

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Personaggi

Graziano Reale visconte di CavaglianoCarlotta Reale sorella gemellaGiacomo Reale visconte padre di CavaglianoMaria Fantoni in Reale baronessa di Badia cugina dei CacciaEugenio Piombini avvocato notarile di BellinzagoMario Comelli sovrintendente regionaleDon Guido vecchio parroco del borgoDon Tonelli il parroco precedente del borgoRosa Caccia l’ultima baronessa figlia di Romilda CacciaAldo Caccia baronetto di Novara suor Matilde madre superiora del collegio a Ortasuor Genoveffa l’anziana insegnante licealeCarlo Tambroni il giovane della reception a NovaraMaria Tambroni la madre sartina rionalePino Dogna custode comunale di CavaglianoCarmela e Aldo gli sposi contestati +Eugenio Tarantini procuratore corte d assisi di Novara.Don Giacomo Dardini monsignore di BellinzagoDon Aldo Santino parroco della Badia di Dulzagofrate Aldino confraternita di PietrelcinaElisa Brancati nipote nobile sicilianaAssunta Brancati baronessa zia cataneseLodovico Lupieri avvocato romano.Mister Nanni Brago boss tenutario palermitanodonna Rosa dama di compagni della baronessa

Spaccato del castello di Cavagliano nel 1160

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Visconteo Reale Cavagliano

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Prefazione

Sembrava veramente un giornata casuale, capitata così insignificante alprimo mattino, ma che si rivelò appena dopo, essere veramente diversa aldilemma confuso, sorto con il suo brusco risveglio, e dar da pensare algiovane sognatore, se a quel punto doveva preoccuparsi seriamente. L’infatuazione sognata quella notte, era apparsa proprio così veritiera daconfonderlo tanto. O forse era il bel sogno turbolente della notte appenatrascorsa, a fargli credere veramente qualcos’altro? Dove tutto appenadopo, gli sembrava fosse diversamente cambiata al suo risveglio, inquell’incontro atteso, ma capitatogli senza preavviso. Qualcosa che avevaintravvisto di sfuggita nelle notti precedenti e stava riaffiorando ancora.Cos’era? Preoccupato a quel punto in quel suo brusco risveglio, nelguardarsi per bene attorno ad occhi ben aperti, sospettoso e diffidente inquell’ingrato mattino più che confuso e annebbiato. D’immaginarsi ch’era stato solamente un complicato sogno, o forse eraqualcos'altro, in quella realtà sfalsata, magari espressa al di fuori dalla suavasta fantasia abituale? D’altronde da bravo sognatore qual’era, gli era difficile concordare la suafantasia allusivi in un amore mancato e svanito? Con qualcosa di vero epositivo al presente, che alla fine non era rimasto veramente proprio nientedavanti, da poter dialogare e discutere seriamente. “Ma con chi?” Purtroppo in quella sua vasta immaginazione, qualcosa si era intromessoe lo stava possedendo da un po’ di tempo, da ossessionarlo, ma al tempostesso, lui l’aspettava impaziente, in quel breve incontro dov’era feliced’incontrarla per davvero, ed esprimersi finalmente per bene. Era ciò che stava rimuginando tra sé il giovane, più che convinto suquell’immagine ossessiva e insistente di quella giovane donna, che si eraimpossessata dei suoi sogni. Oltretutto sempre più sovente quella suapresenza, per non dire sempre. Ormai quasi tutte le notti se la trovavadentro ai suoi sogni così invitante al principio, da turbarlo fortemente edad immaginare chissà, cos’altro dopo?.. Da pensare se veramente lei, lo stava ammagliando in continuazione, conun’infatuata presenza da divenire una piacevole e platonica ossessione.Capitata in quella parte della sua memoria più che attorcigliata e confusa,ma piacevolmente intrigante, dove quel giovane nobile la coltivava ormai

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in segreto, nella sua vasta fantasia così giovanile, da rincorrerla più chemai contento, ma altrettanto confuso, se era vera o al contrarioqualcos’altro, quella presenza apparsa dal nulla? Capendo perfettamente bene, che quell’immagine o sogno, lo seguivaovunque, impressa ormai nella sua indelebile memoria, intromessa cosìmarcatamente, che sembrava volesse cambiare il percorso della suagiovane vita terrena. Da divenire tutto un guazzabuglio confuso. A ripensare poi, se quella figura che gli appariva sovente, era veramentequalcosa d’importante o un fantasma burlone, che si prendeva gioco dellesue attenzioni divenute curiose, fatte in una piacevole infatuazione nei suoicomplicati sogni giovanili?… Immaginava il risultato. Al principio era diventata per lui una semplice ossessione notturna,traslata in quella piacevole presenza femminile, dove l’eccitava fortementead immaginarsi persino d’innamorarsi. Nel pensare poi con più ardore, di poter fare l’amore con un fantasma perdavvero. Cosa improponibile immaginare. Ma in fondo a tutto lui cicredeva per davvero. Quella presenza l’ossessionava fortemente nel sognare avanti e trovarsialla fine quasi tra le sue braccia aperte e accoglienti, ma sempre distante. Ma come sempre e sul più bello ahimè, si affievoliva quella piacevoleillusione, tra sogno, realtà e fantasia, dove gli capitava sempre qualcosa inmezzo, a sciupare tutto in quel piacevole incanto appena traslato eimmaginato per bene prima. Qualcosa di colpo cambiava? Nello svegliarsi di soprassalto, da interrompere bruscamente il bel sognoa metà strada e mai arrivato alla fine. Purtroppo con grande disappunto, ilgiovane sognatore, capiva il suo disappunto e dispiacere, nel reprimere ildesiderio allusivo appena nato e capitato proprio all’improvviso. La stavaquasi per abbracciare, nel tentativo dopo, di baciarla con passione eprofondo desiderio, verso quella sconosciuta giovane intrigante. Leil’infatua visione, spariva via come d’incanto, dopo averlo ammaliato esoggiogato fortemente ai presunti suoi desideri. Da pensare sull’arrabbiato,forse quella, era veramente una bella e giovane strega tentatrice? Ma a quel punto, strega o no, era diventata la donna ombrosa dei suoisogni notturni, dove la giovane nottambula veniva ormai sovente a trovarloe stuzzicarlo maliardamente ed invitarlo a seguirla. Ma alla fine spariva, dalasciarlo sempre a mani vuote, senza una piccola risposta, nemmeno unamagra ricompensa fatta proprio di niente... Quella maliarda giovane dellanotte, l’istigava proprio fortemente con fare innocente…

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Capitolo Primo

Il giovane sognatore ci aveva creduto fortemente, ed era così evidentel’intenzione immaginata al momento, ma che purtroppo come sempre e dicolpo, tutto cambiava drasticamente nei suoi sogni, prima piacevoli e dopoman mano si oscurava, da svanire via così proprio all’improvviso ed’incanto, senza lasciare una semplice traccia? Un nome un posto...Da costringerlo ad aspettare il domani, forse poter riprendere a sognare ilseguito dell’allusiva avventura contrastata da qualcun'altra questione... L’immagine sparita via in qualcosa d’imprecisato e misterioso, dasconvolgerlo tanto e da farlo svegliare spaventato a morte, per il bruttorisultato ottenuto. Nel non capire per bene cosa fosse successo veramentenel suo sogno affannoso e il dopo? In quel brusco risveglio. “Per cosa?”..

Il giovane si era trovato seduto sul letto, ad imprecare da solo con unaffanno addosso: < Per la miseriaccia!! > sbottava a quell’intoppo checapitava sovente e proprio sul più bello del suo sogno un po’ romantico,oltretutto era sempre piacevolmente eccitante all’inizio del loro incontro.Ma poi all’improvviso, tutto cambiava, dove il buio aumentava e la vedevaspaventata mentre si scompigliava i lunghi capelli neri, da retrocederenello stretto corridoio con strane finestre ai lati, di un presunto maniero,così gli sembrava d’immaginare il giovane sognatore e poi di colpo piùnulla, svanita via nel niente al fondo del corridoio o tunnel qual’era?...

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Il giovane sognatore nel trovarsi a borbottare avanti tra sé sul confuso escosso, dal non capire per bene cosa gli stava capitando sovente e dipreciso: < Roba da non credere. Accidenti! Sembrava proprio vera la suapresenza e poi track! Tutto di colpo è cambiata, sparita? Ma il bello è chenon ricordo per bene, cosa succedeva al momento? > borbottava avantisull’imprecisato quesito a voce alta e scosso, nel non trovare una rispostavalida al quiz mattiniero...

Una giovanetta, ma non quella del sogno, girando per la stanza del piccoloappartamento dell’hotel, dove si erano fermati a dormire. Si trovò adorigliava su quelle imprecazioni espresse, da fermarsi sulla porta dellastanza accanto, rimasta leggermente socchiusa e pertanto lei, la giovinettacon decisione, provò a domandare incuriosita dal suo parlottare forte e dasolo: < Cos’è che sembra proprio vero, Graziano? > era la soave voce dellasorella gemella Carlotta a chiedere incuriosita dal suo modo di fare quelmattino, già sul tardi. In verità, sebbene già alzata prima, lei Carlotta leera apparso di intuire qualcosa, una veloce visione a precedere l’imprecaredel fratello, che dormiva nella stanza attigua. Mentre Graziano dalla stanza la rincuorava: < Tranquilla sorellina. Hofatto solo uno strano sogno, che sembrava veritiero. Ecco tutto qui, il mioborbottare da solo... > concludeva Graziano spiegandosi sul nervoso, pernon aver approdato proprio a nulla, in quelle notte sempre eguali einsistenti. Oltretutto evitare che la sorella, si preoccupi per lui, avendo unaforte simbiosi tra loro due, come gemelli molto legati nel pensiero. Carlotta rimirò per bene quel fratello, da percepire qualcosa di strano, inquella loro simbiosi gemellare. Qualcosa che la turbava anch’essa,guardandolo mentre trafficava a vestirsi alla meglio, essendo luisull’agitato, infilandosi i calzoni e una maglietta. Continuando a borbottareavanti nel dire con fare di premura: < Dobbiamo sbrigarci sorellina, siamoin ritardi. In verità la colpa è mia. Mi sono attardato troppo a letto... > < Ma sei riuscito almeno a chiedergli qualcosa? Non andrai avanti tuttala vita a rincorrerla nei tuoi sogni, fratello mio? > < Già! Tu, mi stai leggendo nel pensiero, vero Carlotta? > < Ma sei tu che sogni stramberie fratello! Potresti chiedergli di sbrigarsia parlare e dirti per bene dove vorrebbe portarti... E mi sembra che non èintenzionata a voler far l’amore con te. Svegliati fratello, hai superato ivent’anni. L’amore vero te lo devi conquistare altrove e non in sogno... >

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< Touche! Sorellina mia. Lo sai bene che sono un romanticone, milasco facilmente convincere dalle apparenze... Dai andiamo! > rispose nontroppo convinto Graziano, immaginando che in fondo a tutto sua sorellaaveva ragione, lui era un facilone da lasciarsi coinvolgere per storie d’altri.Ma in un certo senso ci credeva veramente...

Quel giorno loro due i fratelli, i giovani visconti Reale, avrebbero dovutorecarsi su al borgo di Cavagliano e concordare con il sovrintendente dellaregione, il dottor Mario Comelli, nel vedere cos’era riuscito ha fare e seaveva trovato qualcosa tra le tante vecchie carte catastali, recuperate nelloscantinato della chiesa parrocchiale ”infra castrum” di San Quirico. Dacapire per bene cosa rimaneva di quell’eredità tanto discussa e sbiadita neltempo. Troppi passaggi da un padrone ad altri, che persino nei vecchidocumenti trovati, era difficile capirci per bene qualcos’altro e in chiaro, diquel ch’era rimasto di esatto e preciso? Nulla, sembravano ormai veritierein quelle scartoffie ingiallite da tempo, rovistate e rigirate come un calzino. Era ciò che stava confabulando da solo il giovane visconte, alla guidadell’auto sportiva: “Senz’altro c’erano dei documenti importanti, ma sonospariti per la comodità di qualcuno o di tanti?” meditava Graziano tra se,nel capire se, ne valeva veramente la pena rompersi tanto e buttare via deldenaro per poi trovare nulla di concreto sul passato del loro casato e ilpiacere di saper esattamente la loro provenienza. Purtroppo fino ad ora,molto vaga? Tutto sembrava svanito nel nulla, come il bel sognointrigante, che lo perseguitava avanti, nel mistero e cosa voleva veramenteda lui quella giovane ragazza? Era il quesito che da solo si sottoponevaormai sovente, il giovane visconte Graziano Reale. Poi interrotto dallavoce di Carlotta che lo rimproverava bonariamente: < Ancora ci marcisopra Graziano! > lo motteggiò, buttando la borsetta sul sedile posteriore. < Lo sai bene che sono curioso per natura. Poi, non è bello che tu mileggi i miei pensieri sconci. Non è giusto! Lo sai bene che io non lo facciocon te. Con quel bruno giovanotto alla reception. Si è un bel giovane Carloche si stava domandando la prima volta, se noi due siamo amanti. Questonon l’hai captata Carlotta dal suo interessante sguardo che ti lancia dietroogni volta che lo saluti. Giusto? > commentò sorridendo il gemello. < In verità è un bel ragazzo educato e gentile. Mi ha persino chiesto sesarei uscita una sera con lui. Ci dovrò pensare? In fondo non mi dispiace,ad avere una mia prima storia con un ragazzo... > si spiegò lei disinvolta. < Però, ti stai svegliando ragazza. In fondo hai ragione Carlotta. >

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nel riprendere a dire: < Devi da sola fare i primi passi, magari sbagliando.Comunque per la cronaca, al momento Carlo non ha una ragazza. Losentito parlare al telefono con sua madre a casa, che non sta bene.. Adognuno i propri problemi da risolvere... Ecco siamo quasi arrivati! >

Loro due, i giovani figli gemelli di quella stirpe dei nobili visconti, eranogli ultimi rimasti. I genitori erano da tempo deceduti misteriosamente edecaduti anche nei titoli di barone lasciatogli dei loro avi nel passato. Danon poter garantire nulla sulla provenienza esatta hai propri figli rimasti,ad evidenziare la loro provenienza di antichi nobili barone e visconti,vissuti lì, al castello di Cavagliano, nel comune di Bellinzago.

Erano rimasti solo loro due, Graziano e Carlotta Reale, gli ultimidiscendenti della nobile famiglia dei signori visconti Reale, provenienti dalcastello di Cavagliano, un feudo nato nel lontano 1151 e imparentati con inobili signori di Novara i Caccia, anch’essi un tempo proprietari di quelfeudo, tanto contestato e passato varie volte in altre mani, ma ormaitrascurato e lasciato andare in rovina, come tanti altri nel vasto territorionovarese. Ormai più nessuno interessava e costava troppo a farli rivivere.Quella affermazione era la più valida e giusta a voce, ma per scritto?.. Il castello già visibile dalla S.S. 32 Ticinese, si erge maestoso sullacollina di Cavagliano, un tempo fiorente, con il suo piccolo borgo, di unadecina di famiglie, ormai agglomerato nel comune di Bellinzago novarese,

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sulla morenica colline, che si dirada a sparire nella pianura novarese. Era stato a suo tempo, un punto fermo d’avamposto a fermare leincursioni di belligeranti condottieri d’avventura. Non era in praticaun’investitura feudale ma la possibilità di conservare l’integrità delpatrimonio famigliare, costituito da diritti fiscali, giudiziari e beniimmobili. Il diploma del 1156 conferi’ ai milites di Biandrate diritti elibertà uguali a quelli dei cittadini degli altri liberi Comuni: “Stabiliamoche gli uomini del conte Guido abbiano pieno diritto di vendere e dicomperare entro le diocesi di Novara e Vercelli”. Esponeva a editto ilricco conte Guido di Biandrate antico condottiero sparito a sua volta. Già nella seconda metà del Duecento veniva citato il castello diCavagliano come possedimento dei conti di Biandrate, passato in seguitosotto il dominio politico del Comune di Novara, mentre sul luogo siaffermava già la proprietà fondiaria della nobile famiglia Caccia. In undocumento del 24 maggio 1324 si citano due ricchi e potenti personaggi:Paolo Caccia e i visconti Giacomo Reale. Già fin da lontano sembrava chela dinastia dei Reale spariva via sovente e poi quest’ultimi, senza lasciareuna semplice traccia. Secondo le antiche affermazioni, nella tradizionipopolare, esisteva una rete di passaggi sotterranei che, partendo dallevicinanze del castello di Cavagliano, raggiungevano il castello diBellinzago a poter far scorrere le proprie milizie a difesa, oltre rifornirsi dicibo e armi, negli anni di dura lotta senza fine. La famiglia Caccia arrivò a possedere più di due terzi delle terre agricoledella località, oltre alle quote del castello, alle case del villaggio e ai dirittidi avvocazia sulle due chiese del paese, con il diritto di nomina delparroco. La potenza dei Caccia e i cognati visconti, di riflesso del castellodi Cavagliano, immerso nel fitto bosco, da sembrare insignificante, ma erastrategica la sua posizione importante. Era ed è situato sulla strada che conduce alla Badia di Dulzago un altroborgo poco distante, dove un tempo sorgeva un’antica abbazia, moltoprosperosa a riconfermare gli antichi possedimenti delle potenti famiglievissute a quei tempi, che si erano succedute e soppiantate continuamente,fra le tante guerre capitate e le distruzioni dei castelli e manieri insuccessione, poi le nuove ricostruzioni e ampliamenti, ma anche perdita diprestigio, nel tempo che scorreva via inesorabilmente tra ruberie evandalismi su commissione mandatarie nascoste. Badia di Dulzago (Badìa de Dulzàch) è una frazione di 14 abitanti, sorge 4km a sud-ovest del paese, sui primi pendii delle colline moreniche della

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vallata del torrente Terdoppio, al limitare della pianura risicola novarese.La zona ricca di acque e fontanili, caratterista forse da cui anticamentenacque la denominazione "dulcis acquae".Dell'antico borgo di Dulzago che sorgeva nei pressi dell'attuale Badia,citato già nel 892, successivamente nel 1013 e nel 1132, oggi non restaalcuna traccia. La Badia (o Abbazia) fu fondata dai canonici regolariall'inizio del XII secolo come luogo di culto religioso. Nel corso delmedioevo svolse importanti funzioni spirituali nei confronti degli abitantidel territorio. I canonici erano fedeli alla regola di Sant'Agostino.Sul finire del medioevo divenne Abate commendatario Leonardo Sforzache la trasformò da comunità religiosa in importante centro agricolo. Imonaci ed coloni che vi abitavano in breve tempo svolsero un'opera dibonifica del territorio circostante rendendo i terreni molti produttivi.E a quei tempo vivevano in buona armoni con i visconti Reale aCavagliano, nell’aiutarsi reciprocamente. La Badia era organizzata comeun complesso residenziale: vi era la chiesa, officiata da un parroconominato dagli abati commendatari, la residenza dell'abate e dei canonici,le case dei mezzadri e le loro famiglie ed il cimitero, situato fuoridall'abitato. A partire dal settecento, con l'introduzione dell'allevamento delbestiame (bovini, suini e pollame), si creò una vera e propria aziendaagricola; intorno alla metà del secolo vennero costruiti nuovi edifici peraccogliere i salariati, situati sul lato est della grande corte dei Pigionanti.Tra essi vi erano bifolchi, cavallari, famigli (che si occupavanorispettivamente dei buoi, dei cavalli e della stalla) i campari da badile perla manutenzione delle opere irrigue, il bracciante, il tagliaerba, ilfalegname ed il fabbro. Pertanto la comunità agricola era autosufficientedisponendo anche di un forno per il pane, una scuola, la ghiacciaiainterrata, il lattaio e il mulino per la farina, dove il tutto al fabbisogno dellacomunità della Badia... Durante il periodo napoleonico venne soppressa la commenda ed ilcomplesso passò di proprietà alla famiglia francese dei Reyner.Nel 1845 fu ceduta al conte Vitaliano Borromeo Arese. La famigliaBorromeo da 1879 cominciò a rivenderla in vari lotti ed in seguito venneacquistata per pochi franchi dai visconti Reale, ma per la malauguratasfortuna, erano spariti anche loro nel nulla e ulteriormente il territorioveniva suddivisa dalla Società Agricola Conturbia e tutto era cambiato. Persino il vecchio mulino e riseria della famiglia Barbero, si stavaadattando al progresso in espansione. Tutto stava cambiando, anche il

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mondo attorno, da essere difficile da riconoscere per bene in quale epocaesisteva... Solo il riflesso del borgo sulle risaie, a mostrare il passare deglianni che scorre via tranquillo indifferente nel progresso in espansione...

Ed ora nel ventesimo secolo, quei tanti castelli nella bassa novarese,dov’erano stati lasciati andare in rovina, nell’incuria e abbandono totale,altri totalmente spariti via persino dalle fondamenta, senza interesse pernessuno e le storie del passato finite nel dimenticatoio. Come stava capitando anche lì, al castello di Cavagliano, dove gli ultimiproprietari succeduti, stavano sistemando al meglio la vasta tenuta alturismo, ormai di massa oggigiorno nell’avvento dell’era moderna. Conuna grandiosa piscina per allietare il turista e vacanziere a svagarsi nellecalde giornate estive. Un bel maneggio per fare equitazione, oltre il colfattrattivo per facoltosi signori e industriali del Piemonte e Lombardia, nelprogresso sfrenato su un veloce cammino redditizio. Il passato ormai, sembrava proprio essere stato dimenticato e accantonatoper sempre. Quasi ingombrante ciò di quel poco che rimaneva.Persino lì, la grandiosa piscina allestita per bene, sotto le vecchie mura, diquel poco ch’era rimasto del castello di Cavagliano. dove rimanevanoancora una parte delle vecchi mura, ma che man mano andava asgretolandosi nell’incuria e abbandono, in una rovinosa fine a sparire viaper sempre. Come la famosa torre di guardia, l’ultima a resistere, alta 40mt. era già da anni caduta, sgretolarsi nel lontano 1925 nell’incuria eabbandono totale. Purtroppo più a nessuno importava. La baronessa Romilda e la figlia Rosa, già l’anno prima dell’inizio dellaseconda guerra mondiale, si era trasferita a Novara e il resto del borgo noninteressava ormai proprio più a nessuno.

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D’altronde con il progressi in espansione, quel vecchio rudere di castelloera solo un ingombro al progresso, ma era difficile soppiantarlo, da doveraffrontare contrasti con l’intendenza dei beni culturali della provincia. E solo per interesse e favori in scambio, magari si poteva soprassedere efar sparire le ultime vestigia di storia del passato di un tempo che fu, ormaidimenticata e ingombrante per molti interessati al guadagno. Non avendo più nulla da spartire, le tante cose e case del passato erano datanto tempo, per non dire anni, erano state depredate da non lasciare piùnulla ai posteri a ricordare qualcosa e le sua vestigia, pertanto era megliospianare la strada al veloce progresso in espansione e come si vuol diremetterci una pietra sopra. Un vero peccato, stava pensando tra sé il vecchio parroco Don Guido,guardando la vasta tenuta degli antichi avi, i visconti Reale, gli ultiminobili di passaggio, erano stati i veri proprietari, ma spariti poi anche loro,nel nulla, nel dire tra se dispiaciuto: < Purtroppo tutto passa e si dimenticafacilmente, ciò che era bello e fiorente un tempo da queste parti... > Capendo che più nessuno poteva far rivivere il passato in quel luogo, doveil tempo non si era fermato, ma scorreva via inesorabilmente, calpestandoqualsiasi cosa, che si frapponeva con il progresso in espansione. Persino la curia vescovile di Novara non vedeva l’ora che lui ci lasci lecuoia, per affittare il vecchio casolare e guadagnarci sopra.

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Capitolo Secondo

Graziano e Carlotta, poco prima avevano ritirato l’auto dalla rimessadell’hotel dove alloggiavano a Novara e aver lasciato la città con un belsole caldo quel mattino, da inoltrarsi nella pianura padana tra le risaiepronte per il raccolto, per recarsi su al borgo di Cavagliano, e riscoprirequel posto, purtroppo mai visitato prima da loro i due giovani gemelli.

Proprio lì al borgo, dovevano incontrare il dottor Eugenio Piombini, unvecchio avvocato del posto. L’avevano assunto telefonicamente, per faredelle ricerche sul passato dei loro antenati. Una formale richiesta espressa,ad interessarsi e sapere qualcosa sul loro casato sparito da tempo neldimenticatoio. Sperando che quell’avvocato abbia trovato qualcosad’interessante e magari recuperate le antiche pergamene del loro casato,sparpagliate un po’ ovunque, tra paesi e città di quella vasta provincianovarese. Curiosi di sapere la loro ignota e presunta provenienza. Loropurtroppo erano cresciuto in collegio di suore, ad Orta sul lago. Oltre consultare il sovrintendente della regione, il dottor Mario Comelliper fare il punto della situazione su quel vecchio manufatto, il castello diCavagliano, quasi sparito via totalmente nell’incuria un po’ da tutti,compreso il comune di Bellinzago, senza interesse per nessuno. Arrivati finalmente nella piccola piazza del borgo, da parcheggiare l’autoin un angolo e nel guardandosi attorno, non vedendo ancora la persona

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interessata, com’erano rimasto d’accordo d’incontrarsi lì, alle undici delmattino. Nell’attesa decisero di fare due passi nel curiosare attorno, inquell’agglomerato di case vecchie, da sembrare tutto eguale.

I due fratelli si erano fermati su un ponticello a guadare divertiti, le treanatre che sguazzavano nel ruscello a stagno, che scorreva sotto di loro efarli sorridere. Uniche cose rimaste da rivivere nel passato, dove ormairimaneva poco o niente, più nulla d’interessante era rimasto nel borgoassolato, tra ciottoli e mattoni rossi sgretolati. Quando alle loro spalle un anziano contadino del posto, così sembrava, liinterrogava con fare tranquillo: < Finalmente siete arrivati ragazzi! > dafarli voltare a guardarlo stupiti. Nel rispondere il fratello Graziano: < Guardi che si sta confondendo. Noiè la prima volta che veniamo qui a Cavagliano!? > < Non mi sbaglio ragazzi! Voi siete i gemelli Reale, vero? > < Si, siamo noi i fratelli Reale, Carlotta e Graziano. Ma lei come fa aconoscerci? Noi non l’abbiamo mai incontrato prima... > < E’ una storia lunga e complicata ragazzi. Sta di fatto che l’ho sapevoche dovevate venire oggi, il giorno dell’anniversario. > < Anniversario di che? > chiedeva Carlotta incuriosita. < L’anniversario della vostra trisavola, la baronessa zia Romilda. > < Mai sentita nominare quella zia, Romilda? > commentava Graziano.

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< Già, avete ragione ragazzi! A quei tempi non eravate ancora nati. > < Buon uomo, vuole spiegarsi meglio, e qual’è il suo nome? > ledomandava Carlotta incuriosita, ma anche diffidente. < Sono Don Guido, il vecchio parroco messo in pensione. La curiavescovile mi ha permesso di rimanere qui a curarmi il mio orto. Dal miopredecessore Don Tonelli, mi aveva a suo tempo raccontato un po’ di tutto,su questa bella e intrigosa storia del secolo scorso e molto più lontano... Evoi due in parte c’entrate... Mah, voi state aspettando l’avvocato Piombini,vero? Beh, lo trovate dall’altra parte del borgo. In piscina. Gli piacelucidarsi la vista... > indicando la via con il braccio puntato. < Beh’, e allora Don Guido, non ci raccontate la storia della ziaRomilda? In verità non l’abbiamo mai sentita nominare... > < Tranquilli ragazzi miei! Io non vado da nessuna parte e mi troveretesempre qui... ho il mio orto da curare, andate ora ci vediamo più tardi. > < Come mai la curia vescovile l’ha messo già i pensione? Ha l’aspettocosì giovanile: direi settantanni al massimo?... > immaginò Graziano. < Grazie per i settantanni figliolo. Purtroppo ne ho già 102, di anni ein fondo non mi posso lamentare con i piccoli acciacchi al mattino. Daiandate ora. Vi aspetto dopo a pranzare assieme con una bella frittata dierbe... Laggiù in quel casolare. > indicandogli col dito puntato. < Ok! Va bene Don Guido. Verremo a pranzo... > lo rassicurò Carlotta. < Mi raccomando con quell’avvocato, non dite nulla del nostroparlottare. Quello ciaccola sempre troppo. A dopo figlioli! > risposeprendendo la sua zappa nell’andare nell’orto poco distante. Loro rimasero a guardarlo andar via deciso, per i suoi 102 anni. Poiseguendo le indicazioni si avviarono su per la salita d’arrivare dall'altraparte, ormai allestita modernamente a piscina per turisti e vacanzieri adivertirsi nel periodo estivo.

Trovarono diverse persone, anziani e giovani bagnanti a sguazzarsi perbene in piscina, e in un angolo, seduto su uno sdraio un signore con tantodi giacca, che fingeva di prendersi il sole sul viso e invece si lustrava lavista a guardare le belle donne a nuotare o prendersi il sole. A quel punto loro s’immaginavano subito, che poteva essere il famosoavvocato sfaticato, che non si ricordava di avere un appuntamento inpiazza, con quei signori che l’avevano ingaggiato telefonicamente e gliavrebbe pagato dopo la sua parcella, quale fosse il risultato trovato.

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Ad un certo punto quello nel girarsi, scorgeva i due giovani che lofissavano. Erano proprio loro dalle foto che aveva trovato nell’annuarioscolastico nel collegio dalle suore del “Sacro-cuore” sul lago d’Orta.Allevati e cresciuti sotto la tutela di suor Matilde la madre superioradell’istituto liceale. Da alzarsi deciso e andare loro incontro con un fintosorriso sul suo viso pacioccone. Nel dire con enfasi: < Felice d’incontrarvisignori! Stavo prendendo il sole sul viso... > allungando la mano. < L’avvocato Piombini. Siamo i fratelli Reale. Piacere! > rispose decisoGraziano, a tralasciare i preliminari. < Se andiamo al bar a discorrere, va bene a lor signori? > chiedeval’avvocato, mostrando la sua borsa, ricolma di scartoffie. < Benissimo! Possiamo prendere qualcosa di fresco. > rispose Carlotta. Nel mettersi ad un tavolo d’angolo, sotto l’ampia tenda da ripararli dalsole caldo. Poi dopo aver ordinato delle bibite fresche, l’avvocato tiravafuori le varie cartelle, a mostrare agli interessati le sue ricerche effettuate:< Come possono vedere lor signori, ho tribolato tanto, ma alla fine sonoriuscito a scoprire le vostre vere identità. Dall’anagrafe catastale, voi sietenati qui a Cavagliano, ma battezzati alla Badia di Dulzago. Dove avevanodue anni dopo, convolato a nozze i vostri genitori. Da quel che ho saputodagli anziani del posto a raccontare; (appena uniti in matrimonio eranopartiti subito velocemente.) I vostri genitori, il visconte Giacomo Reale evostra madre la baronessa Maria Fantoni, cugina della vecchia baronessaRosa e la figlia Romilda Caccia di Novara. Nelle mie ricerche, ho trovatodei vecchi documenti, dove il visconte vostro padre aveva fatto un lascitoper inciso ai Caccia. E pertanto ha dovuto lasciare questo borgo ai Cacciache a loro volta l’hanno rivenduto ad altri e alla fine non è rimasto piùnulla a voi. Da quel che risulta eravate gli ultimi eredi dei visconti Reale. E

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altri ancora si sono spartiti il restante... E detto tra noi, come avvoltoi!Hanno rastrellato tutto quel che potevano prendere. > commentò ridendo. < Perfettamente chiaro avvocato! Non avviamo più nulla... > < Beh’, almeno sappiamo qualcosa di positivo. Fratello, siamo poveri. > < Neanche una stamberga di casa per dormire... Pazienza! > provava adire Graziano, sfogliando quelle vecchie cartelle ingiallite e scoprire che iloro avi prima e poi i parenti prossimi si erano fatti truffare per bene. < Se cercate alloggio qui? Il gestore della trattoria, affitta le stanzedentro ad una parte del castello. Se vi può interessare, mi pare 50€ lasettimana. > si spiegò l’avvocato con un sorriso infantile. < Beh’, vedremo cosa possiamo fare, al riguardo. > < Graziano, devi fagli un assegno per il suo disturbo... > < Quanto le dobbiamo? > chiedeva deciso Graziano, togliendo dal suoborsello il libretto degli assegni. < Per tutte queste carte e documenti, che ho faticato a raccogliere...viaggi intercettazioni e quant’altro, 3000,00 € ho speso. > provò a direl’avvocato, sull’incerto da poter riscuotere la sua parcella sul pesante. Graziano non fece una grinza a scrivere la cifra per intero e consegnarel’assegno, nel dire serio: < Ecco a lei e grazie per il suo interessamentoavvocato. Arrivederci! > lo salutava con fare deciso, raccogliendo poi,quelle scartoffie e pronti loro due per lasciare il bar. Mentre l’avvocatodopo aver pagato la consumazione al cameriere, era rimasto la seduto, unpo’ imbambolato a guardarsi prima il grosso assegno ricevuto, con un belsospiro e poi riprendere a sbirciare gioioso le giovani che si sguazzare inpiscina o sugli sdrai a farsi abbrustolire la pelle. Mentre loro due i gemelli si allontanavano, Graziano, si trovò a borbottareda solo, capendo a quel punto, di aver buttato un sacco di soldi, oltre inquell’ultima ricerca fatta già immaginata prima, proprio a vuoto. Nelcommentare sulla genealogia ramificata della loro stirpe, ormai divenutaatavica: < E’ sparita via per sempre la dinastia visconti, ormai non serviràpiù trovare ora il sovrintendente dei beni culturali. Purtroppo, non abbiamoproprio più niente, nemmeno un mezzo mattone sgretolato da conservaresotto il letto. Le cattiverie del passato hanno già fatto abbastanza danni sulpercorso dei nostri parenti trapassati. Ok! Andiamo avanti. > rivoltosi allasorella e trovandosi a scrollare il capo un po’ dispiaciuto, poi Graziano sigirò ad aspettare la sorella attardata col cellulare in mano... nel vederlasorridere, mentre dialogare con chi era dall’altra parte del cellulare epareva contenta. Pertanto Graziano nel vederla sorridere si compiacque...

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Capitolo Terzo

Carlotta frattanto si era appartata un momento per rispondere al trillo delproprio cellulare, trovandosi poi, a sorridere per la foto fattogli dall’amicoparrucchiere nel suo negozio e inviatole dal giovane Carlo, spiegandoleche si stava preparando per il loro incontro di quella sera a cena,com’erano rimasti d’accordo, alla sua richiesta d’invito alla reception...

Carlotta mentre si avvicinava, continuava a dialogare ancora al cellularecon un sorriso più che felice, e Graziano sornionamente provava a dirlecon un sorriso cospiratore da bravo fratello: < Sei stata invitata a cena? > < Già! Penso che ci andrò. Devo solamente cambiarmi d’abito. > risposementre si dirigevano all’auto, nel chiedere a sua volta: < Caro fratello, misembra che la maledizione sui visconti continua. Non siamo nati con lacamicia. Giusto! Ma cosa importa basta la salute. > commentava Carlotta.Non troppo convinti del risultato ottenuto, avendo già immaginato prima esupposto il triste finale. Stavano ritornando all’auto a depositare queidocumenti, ma poi si ricordarono dell’invito del vecchio parroco e perciò,andarono da quella pare in cerca di Don Guido e la sua vecchia bicocca. Lo trovarono nella sua catapecchia, piena di erbe e spezie profumate, cheraccoglieva nel campi a fare dei decotti per gli acciacchi invernali. < Entrate ragazzi! Tra poco si mangia. Vi ho preparato una bella frittatadi erbette con del salame della duja.. Dai sedetevi a tavola. > commentava

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mentre faceva saltare nella padella la bella frittata colorita e profumata.Nel chiedere: < Allora avete saputo qualcosa dal pacioccone avvocato, ciòche volevate sapere, o già l’immaginavate il risultato finale? > < Per tremila euro, adesso sapiamo che non possediamo proprio piùniente. Da quel poco che abbiamo capito e letto su queste scartoffie, nostropadre è stato per ben truffato dal caro cugino dei Caccia.. Lui ha firmatodei documenti in buona fede, senza guardare e quello o tani altri messiassieme, l’hanno per ben ripulito e poi per giunta, denunciato di essere luiun truffatore ladro. Che miserabili! Costringendo i nostri genitori a tentaredi scappare in Svizzera. Ma quanto sembra, non sono mai arrivati oltrefrontiera. Spariti prima nel nulla? Da ciò che risulta in queste vecchiescartoffie e carte catastali... > si spiegava Graziano, buttando malamente,quei plichi di documenti sulla sedia accanto vuota. < Sì, qualcosa l’immaginavo... > provò a dire Don Guido, mentreappoggiava la grossa frittata in tavola. < Dai prendetene una bella fettaragazzi, finché è calda... Devo dire, che a quei tempi, un pastore ch’erasceso giù da queste parti con il suo gregge nella sua transumanza annuale.Ma purtroppo adesso, quel pastore, è già deceduto a dover magaritestimoniare. Mi aveva raccontato che quel giorno con il suo gregge, sitrovandosi la sul posto, proprio sopra sulla scoscesa montagna e lui havisto tutto e aveva avvisato la polizia, di quell’incidente capitato sullacostiera sotto di lui, circa vent’anni fa o più, sul lago d’Orta. Dicendo diaver visto tre auto che si rincorrevano e si sono spinte a vicenda nel lago.Ma la polizia non gli ha dato troppo peso al suo racconto, pensando chefosse ubriaco e abbia visto doppio... Invece quel pastore aveva ragione.Aveva visto giusto! > commentava Don Guido agitando le mani, un po’raggrinzite e secche nel tempo. < Quale incidente sul lago. E cosa centra con i nostri genitori? > < Tanto per spiegarci meglio ragazzi. Quando di furia i vostri genitorihanno capito di essere stati truffati dal cugino, il baronetto Caccia diNovara. E la denuncia falsa perpetrata conto, oltre la malavita napoletanache si stava infilando dentro da queste parti, e quelli non volevano averestorie con la polizia e pertanto, immagino che hanno fatto di tutto per farsparire, persone e prove compromettenti. Ed era ciò che ho immagino io,dal racconto del pastore. Quelli stavano seguendo i vostri genitori, eappena loro, vi hanno depositato voi due dalle suore del “Sacro-Cuore” aOrta. Lì avranno poi, intercettati sulla stretta costiera e presumo cheun’auto, (quella del cugino Caccia) e a speronato l’auto guidata da vostro

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padre, spingendola decisamente nel lago, ma un’altra auto arrivata appenadopo a spinto l’auto del cugino novarese a sua volta nel lago, il tuttoappena più avanti, da non doveva lasciare traccia. Ma si vede che i paraurtisi sono incastrati assieme da finire nel lago tutte e due le auto criminaliinseguitrici?.. Dove in quella parte del lago è abbastanza profondo, dasparire velocemente sul fondo. Perciò nelle indagini fatte un mese dopo,cercavano l’auto dei vostri genitori, (i così detti truffatori,) dalla denunciafatta prima del cugino Caccia. Presumo che, dalle voci sui fatti capitati,oltre il grosso scandalo saltato fuori tra gli ultimi nobili. Ma il tutto, messosubito a tacere. Pertanto sembrava che tutti erano spariti? Le auto poirecuperate era quella del baronetto Aldo Caccia incastrato dentro,trattenuto dalla cinghia e sull’altra auto, c’erano altre due persone rimasteincastrate assieme e annegate all’interno, da supporre fossero mafiosi lepersone morte nell’auto e schedate poi, sconosciute, per volontà di qualcheamicizia importante? Ma il tutto da incolpare i vostri genitori che eranoriusciti a far perdere le proprie tracce. Spariti proprio nel nulla. E moltiinsinuavano a sparlare malignamente sul comportamento dei vostrigenitori: < I furbetti sono scappati all’estero con il malloppo? > < Allora se si fanno ricerche più approfondite sul fondale del lago,troveranno anche l’altra auto? Quella dei nostri genitori, intrappolati eannegati dentro per bene. Da poter smentire le false dicerie, sulla loro fugaall’estero? > provava a dire Carlotta emozionata a dei ricordi vaghi eassenti nella loro giovane memoria da piccoli ragazzini tutti soli eabbandonati al proprio destino: < Avevamo all’incirca due anni a queltempo, eravamo due piccoli pargoletti inermi e affidati alle suore... > < Già, proprio così ragazzi! Soltanto che nel frattempo la camorranapoletana ha preso un po’ il sopravvento su ogni cosa da queste parti.Sotto sembianze amiche e pertanto vi costerebbe un patrimonio doverprovare ad indagare più a fondo e combattere la malavita, col pericolo chevi facciano fuori? Siete sempre dei figli ficcanaso ha sconvolgere i loropiani d’espansione imprenditoriali. Così si presentano oggigiorno? > < Don Guido, lei vorrebbe dire che la mafia non è solo al sud? Ed èarrivata fin quassù, a prosperare ed arricchirsi. Un vero peccato! > < Già, si sono per bene insediati e di certo non molleranno la presa. > < In verità, Don Guido, non possiamo dilapidare il poco denaro che ciè rimasto per far causa al mondo intero. > provava a dire Carlotta, un po’restia, ma decisa: < Mio fratello sarebbe disposti a svenarsi, pur di riuscirea smascherare i miscredenti. Potremmo al principio tentare di recuperare

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l’auto in fondo al lago e poi vedere cosa ci rimane sul fondo della nostracassa famigliare... > guardando il fratello che bonariamente gli sorrideva. < Ho una sorella che mi ruba tutti i miei pensieri. Ma gli voglio bene. > < Voi due, riuscite a leggere i vostri pensieri a vicenda? > domandavaDon Guido incuriosito dal modo di fare come gemelli nati chiaroveggentie chissà cos’altro, immaginare: < Però è sorprendente! > nel riprendere achiedere: < Perciò ragazzi, voi siete sempre stati allevati e cresciuti incollegio dalle suore su a Orta sul lago, allora? > < Sì! La madre superiora Matilde ci ha spiegato e obbligato a restarenascosti. I sicari mafiosi, complici dei Caccia, così ci spiegava sotto voce,erano sulle nostre tracce. Spiegandoci che dovevamo restare nascosti,altrimenti avremo dovuto pagare noi, i torti fatti dai nostri genitori,ch’erano fuggiti all’estero col malloppo. Ma quanto sembra non era quellala storia giusta raccontata dalle suore. Forse la madre superiora sapevasenz’altro dell’altro, ma si guardava per bene dal raccontarlo con noi?..

Oltretutto la quota versata dai nostri genitori era molto allettante epertanto gli faceva comodo tenerci sotto le sue sottane. Per aver dallabanca Svizzera il bonifico per il nostro studio e vitto. Chiedendo in cambiole nostre foto annualmente a confermare la nostra esistenza e crescita.Immagino che erano senz’altro le ultime cose buone che avevano fatto inostri genitori, ad evitare di essere truffati un’altra volta. > si spiegòchiaramente Graziano sul pensieroso... < In verità anche le suore talvolta tentano di tergiversare, > commentavaCarlotta: < Una volta, li ho sentite dire in direzione, tra loro le suore piùanziane, che commentavano la fortuna di averci ospiti al collegiali, con lagrossa somma versata mensilmente dalla banca Svizzera, in nostro favore.Ecco perché hanno fatto di tutto per tenerci con loro. Siamo stati una

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rendita proficua, per ben vent’anni. Certo non ci hanno fatto mancarenulla, oltre ad andare all’università a Lugano e Milano... > < Allora siete sempre su in collegio a Orta? > chiedeva Don Guido. < Dopo le nostre lauree acquisite con successo, sia a Lugano che aMilano, abbiamo voluto rompere il connubio con l’istituto. E riceverepersonalmente la nostra quota, dalla banca di Zurigo. La madre superioranon ha fatto obbiezione a lasciare che la banca ci stipendi direttamente.Forse aveva già avuto il suo tornaconto e magari temeva che scoprissimo iloro sotterfugi da vent’anni. La cifra che la banca ci passa, non è molto maci fa comodo. La cifra depositato in banca a nostro favore non è tanta, macon gli interessi tiriamo avanti bene. Pertanto non possiamo fare molto,sulle ricerche del passato. Tenteremo di recuperare l’auto dal lago e dareuna degna sepoltura ai nostri genitori mai conosciuti prima. Se possibilesmascherare i doppi giochista. Ho appena avuto in questi giorni unarisposta positiva per un lavoro da ingegnere aerospaziale. Proprio quavicino a Cameri. E lei Carlotta sta facendo dei corsi di pilotaggio a Milanosu elicotteri, del pronto intervento. Le piace, rendersi utile! > < Però, ragazzi, mi complimento con voi! E’ proprio vero, quando lapianta è sana produce sani frutti. Ma per non essere troppo curioso, comecasa dove vi siete sistemati al momento? > chiedeva Don Guido. < Al momento siamo in un hotel a Novara. Poi si vedrà... Anzi! Dovreifermarmi qui, ho da sistemare una questione notturna e penso che vieneproprio da queste parti la rompiscatole... > commentò pensieroso. < Pensi che viveva da queste parti? > chiedeva Carlotta al fratello. < Chi è che cercate ragazzi? > chiedeva incuriosito Don Guido. < Tranquillo Padre! E’ soltanto un bel fantasma che gli rompe soventeil sonno. Soltanto che sta diventando insistente. Lo intuita più che bene. > < Ho una tale sensazione addosso, e immagino che si trovi qui tra levecchie mura del maniero. E quando siamo passati sotto quell’arco delvecchio castello, insomma di quel che rimane. Beh’, lo sentita più chebene, un imprecisato richiamo?... > commentò Graziano. < Ripensandocibene, dagli indumenti che indossa, non sembrava una giovane atavica.Anzi sembrava dall’aspetto, che sia vissuta una trentina di anni fa?Immagino, dai miei sogni interrotti a metà strada... Accidenti! > < Per le mie statue! > Sbottò Don Guido, pensieroso. Nel riprendere adire: < Esattamente quarant’anni fa c’è stato la sparizione di una giovanesposa. Sparita nel nulla? Era di provenienza siciliana e i suoi parentiavrebbero voluto che sposasse un uomo già concordato giù al sud?.. Ma lei

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si era innamorata del famiglio, lo staliere della baronessa Rosa Caccia, lafiglia di Romilda, la vostra pro zia e proprio oggi ricorre la sua morte... Lagiovane era una ragazza mingherlina dal pellame scura e con dei beicapelli lunghi e neri... Sparita proprio misteriosamente, poche settimanedopo il matrimonio che io stesso ho celebrato. Ed il povero marito tantoinnamorato, è morto poco dopo di crepacuore. Un vero peccato, quellatragedia inspiegabile e così vile? > imprecava avanti Don Guido. < E’ lei, senz’altro!? La ragazza che mi invita a seguila nel sonno, mapoi mi sveglio e non succede proprio nulla dopo?.. Da non capire per benecosa voleva dirmi. Ma ora, se è lei veramente la sposa sparita, alloravorrebbe indicarmi dov’è sepolta. Soltanto in quel modo vorrebbe poterrivedere il suo innamorato marito morto d’infarto. A questo punto devoproprio ritrovarla in sogno o altro? Voglio rendermi utile ad aiutarla! >sbottò deciso Graziano sull’agitato a quella rivelazione. < Sentendo come si sono svolti i fatti... Adesso capisco anch’io la suapresenza di aiuto con te Graziano. > si spiegava Carlotta: < Lui èmaggiormente sensitivo, ha captare l’ignoto misteri nella notti a sognare. >commentava tranquilla Carlotta. < Senz’altro è un’anima in pena. Nonriesce trovare la pace senza il suo innamorato marito? Che brutta fine! > < Ma che bravi ragazzi chiaroveggenti! Pensavo di essere l’unico acaptare cose del passato, invece c’è chi è portato. Complimenti ragazzi!Comunque se volete fermarvi qui ho una stanza libera. Vi dovreste peròarrangiare ragazzi miei... > commentò Don Guido. < Mi perdoni padre, ma io tono a Novara, ho un’impegno stasera. >provò a dire Carlotta, nel rivolgersi al fratello: < Prendo l’auto e tornoall’hotel. Poi domani torno a prenderti. > si spiegò tranquilla Carlotta. < Hai parlato con Carlo e ti ha invitata ad uscire con lui, vero? > < Certamente e mi va di farlo. Poi, proprio tu, mi hai detto che non hauna ragazza e pertanto passare una serata assieme non mi dispiace. > < Ti sei presa una piccola cotterella per il bel giovane della reception.Vero sorellina mia? > espose ridendo Graziano. < Non hai sempre detto che è un giovane serio e ci si può fidare!? > < Scusate l’intromissione di un vecchi un po’ rincitrullito. Ma chi è dipreciso, questo Carlo? > domandava curioso Don Guido. < E’ un giovane che lavora all’hotel e si è preso a sua volta una bellacotta per mia sorella. Come vede Padre è impaziente di approfondire laloro conoscenza. Devi avere fiducia in te stessa Carlotta e vedrai che tuttofunziona alla perfezione. > commentava Graziano alla sorella, nel dire poi:

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< Vai tranquilla sorellina è un bravo ragazzo. Io mi fido... Ciao, ti aspettodomani!... > dandole un baco sulla guancia. Carlotta sorridendo, aveva preso le chiavi dell’auto e dopo i brevi salutifatti a tutti, montava in auto e ritornare in città. Per la prima volta Carlotta stava seguendo i battiti del suo cuore insubbuglio per il bel giovane Carlo, che a Novara l’attendeva a sua votatrepidante, con un mazzetto di fiori campestri in mano per omaggiarla,nell’aver accettato il suo invito di andare assieme fuori a cena. Carlo era lafermo da ore di fianco all’hotel, che l’aspettava tutto emozionato, mentredi tanto in tanto si riguardava la sua foto sul proprio cellulare arammentargli quel momento dello scatto quasi rubato.

Mentre ripensando felice a Carlotta, che avesse preferito il suo hotel dovelavorava, ad altri alberghi la vicino e di averle parlato con una domandabanale, ma piena di speranza nel vederla sorridere amichevolmente. Dopo un buon momento d’attesa, ecco apparire l’auto della sua ragazza,da farlo gioire e andarle in contro con quel mazzolino di fiori campestri inmano, tutto emozionato. Fu la prontezza di Carlotta a rompere il ghiaccio econ decisione appena scesa dall’auto, con un bel radioso sorriso loringraziava dei fiori, e lo abbracciava contenta, baciandolo con decisione,per camuffare l’imbranatura per entrambi: < Grazie per i bei fiori Carlo! >Mentre lui tutto emozionato tentava di farfugliare qualcosa: < Grazie per ilcaldo bacio! Non l’avrei immaginato che potevo piacerti almeno un poco.

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Grazie per la fiducia che mi riponi Carlotta. Sono soltanto un sempliceimpiegato che lavora alla reception dell’hotel. > rispose modestamente. < Perché, pensi di valere meno degli altri? Dai sali in auto e dimmidove andiamo Carlo. > suggerì decisa Carlotta, contenta al primo incontro. Carlo era rimasto un po’ titubante e arrossato dalla sorpresa inaspettata. Quel bacio avuto, non era stato preventivato per quella sera a due. Ma erasorto al tempo stesso un intoppo scordato e lui confuso, non sapeva comeprovare a dirgli e spiegare l’inghippo capitato. Alla fine fu lei a parlaretranquilla: < Ti sei scordato che oggi è la festa di tua madre Maria, giusto!E non sai cosa dirmi? Perché non mi indichi la strada di casa tua eandiamo festeggiare assieme a tua mamma la sua festa di compleanno? >dandogli una leggera gomitata a rianimarlo dalla sua confusione totale. Mentre Carlo provava a farfugliare qualcosa, ma gli era difficile nel capireche Carlotta era una sensitiva: < Tu sai leggere il mio pensiero Carlotta!Mi dispiace per il giorno sbagliato ad invitarti. Ma era talmente la voglia divederti e stare un poco assieme, che mi sono confuso con la festa di miamadre Maria. Scusami, ho fatto un bel casino! > < Non si deve scusarsi è un segno di debolezze. Non ci sono problemiragazzo, passeremo la serata a festeggiare con tua madre Maria. > < Veramente non ti dispiace? Mi sono proprio confuso e poi mia madrenon è che sta molto bene e pertanto mi seccava cosa inventare per nonessere a casa a festeggiare con lei i suoi cinquantanni... > < Tuo padre non c’è? > domandava Carlotta avviando l’auto. Poiappena fatto pochi metri Carlotta si mise a borbottare: < Mi sono scordatache avrei dovuto cambiarmi d’abito per questa nostra serata... Vabbè! Mistavi dicendo di tuo padre e allora? Dai continua ragazzo mio! > < E’ uscito di casa per prendere le sigarette e non è più tornato. Ioavevo sette anni a quel tempo. Perciò mia madre a sgobbato a rammendarecalzoni e vestiti dei vicini per tirare avanti. Il tutto per farmi crescere estudiare e come vedi più di quel tanto non si può fare. Pertanto ho trovatoquesto lavoro e me lo tengo stretto. Tra l’affitto e le varie spese, si arrivagiusto alla fine mese... Ah, scusa le mie lagnanze!.. Ecco siamo arrivati,parcheggia laggiù... Proprio sotto le finestre di casa mia. Abito in questopalazzone di povera gente. > si spiegò Carlo sul confuso. Mentre Carlotta si prendeva il mazzolino di fiori da portare in casa. Oltreaprire il bagagliaio e prendersi il grosso cesto pieno di robe varie permangiare, che aveva acquistato ad un supermercato strada facendo, avendogià intuito giorni addietro, che il suo ragazzo non navigava nell’oro e

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pertanto avrebbe speso soldi del suo stipendio per portarla fuori a cena.Perciò lei con quel regalo da portare a casa e offrire alla madre in segno diamicizia. Ma visto la situazione cambiata, l’avrebbe consegnata lei. Carlo si stupì del bel gesto di Carlotta, ad entrare in casa sua conquell’abbondanza di cibo per tutto il mese. Nel chiederle un po’ mogio ecommosso per l’intuizione della sua ragazza: < Altroché, sai leggere ilpensiero addosso. Tu mi hai letto fino in fondo all’anima!? Non è giusto!Io… > nel fermarlo dal parlare, Carlotta gli metteva la mano sulla bocca,fermati la sul pianerottolo davanti casa e Carlotta ad evitare che prosegua,l’intimò un bel: < Ssst!! > poi il bacio che seguì lo bloccò a gustarel’effetto di un amore scoppiato tutto di colpo. Nel dire appena dopo condecisione: < Dai ragazzo mio, prendi il cesto che mi pesa, ed entriamo incasa. > seguendo Carlo che apriva la porta di casa più che confuso, neltrovare la madre sorpresa per l’arrivo del figlio accompagnato da unabellissima ragazza mai vista prima: < Oh signor! Avanti entrate ragazzi!..Buona sera e ben arrivati! Grazie dei bei fiori signorina! Non mi aspettavouna tale sorpresa stasera... Grazie ancora! > si scusò la mamma tuttaemozionata da quella grossa sorpresa. < Piacere e tanti auguri signora! Sono Carlotta. Felicissima di far lasua conoscenza... Stavamo facendo due passi, quando ho saputo da Carloche sarebbe venuto a casa per festeggiare con lei, la sua festa... Ho volutovenire di persona a farle i miei sinceri auguri. Cento di questi giorni,signora Maria! > Carlotta la salutò con un abbraccio affettuoso. Da esserericambiata con tante lacrime di affetto materno. < Non ci siamo mai incontrati signorina e già mi abbraccia come unafiglia. Grazie signorina Carlotta!.. Si accomodi nella mia modesta casa. > < Scusa il ritardo mamma. > appoggiando il grosso cesto di vivande incucina, nel dire avanti: < I miei auguri mamma!.. La signorina Carlotta cioffre questo cesto e... > interrotto con decisione da Carlotta a precederlodal dire lei sorridente: < Sono da oggi la sua ragazza e nel fare quei duepassi a voler brindare tra noi al bar in centro. Mi ha confessato che avevaun altro impegno, il compleanno della propria madre. Ed eccomi qui,mamma Maria. Ancora tanti auguri! > mitigò Carlotta alla veloce. Poi infondo a tutto era felice di quella soluzione trovata per tutti. Oltretutto leinon aveva ma conosciuto una vera mamma. Mettendosi seduta sul divanoaccanto alla mamma in lacrime per la grossa sorpresa capitata, opera diquel benedetto figlio, che sgobbava senza mai protestare, ed ora farleconoscere quella benedetta figliola, come la sua prima fidanzatina. Nel

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provare a rimproveralo bonariamente: < Non m’hai detto mai nulla Carlo,che avevi una cosi bella ragazza... Posso chiamarla Carlotta signorina? > < Certamente! Se la chiamo mamma Maria, non le dispiace! > < Tutt’altro figliola cara. Che grande piacere questa bella riunione...Io non ho preparato nulla per cena, non sapendo che orario di lavoro aveviCarlo. Ho soltanto la torta che mi ha regalato la vicina di casa... Adesso vipreparo qualcosa. > tentando di alzarsi dal piccolo divano di casa eprontamente Carlotta la fermarla nel dirle con voce soave: < MammaMaria, non si preoccupi. Oggi con mio fratello Graziano, eravamo alcastello di Cavagliano e abbiamo pranzato con il vecchio parroco, che ciha fatto trovare una meravigliosa frittata di erbette con del salame delladuja. Pensate ha 102 anni il vecchio parroco, ed è vispo e arzillo come ungiovane. Perciò basterà che assaggiamo la torta, che è un peccato lasciarlala sul tavolo così profumata e brindare hai suoi anni, mamma Maria! > < Non ho parole figliola cara! Hai perfettamente ragione. Dai mettiamocicomodi ad assaggiare il dolce... L’unica cosa preparata è dell’insalata che aCarlo piace molto ed è già pronta pulita e lavata... > < Beh’, un po’ d’insalata da spiluccare, andrebbe bene prima della tortaal cioccolato. Sono golosa della torta al cioccolato! > commentò Carlottatranquilla, contenta per quella bella serata iniziata bene in famiglia. Mettendosi attorno al tavolo ad iniziare a mangiare e chiacchierare inarmonia e mamma Maria era tutta presa a sistemare il dolce che avevapreparato al mattino, ma tralasciata in disparte per l’arrivo delle vicine a

farle gli auguri. Oltre ritirare i capi dati da sistemare e dagli il dovuto per ilavori di cucito e rammendo, che mamma Maria s’impegnava a sistemare

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per i vicini e ricavare alla fine pochi euro per le loro spese vive. La pagasindacale del figlio purtroppo non era abbondante, ma era pur vero, cheavere al giorno d’oggi un posto fissi di lavoro, era una buona cosa da nontralasciare per un immaginario posto migliore altrove. Nel trovarsi a chiacchierare a tavola, ed a un certo punto mamma Mariaprovava a chiedere: < Posso farti una domanda Carlotta. Tu non seinovarese? Dal tuo accento hai qualcosa dalla vicina Svizzera? > < Beh’, sì! Ho studiato in Svizzera a Lugano. Ma siamo cresciutibuona parte della nostra infanzia, in un collegio di suore sul lago d’Orta.Al momento io e mio fratello gemello stiamo in hotel dove ho conosciutolui, Carlo e proprio oggi ci siamo fidanzati. Giusto! > guardando Carloimbambolata da non saper bene cosa dire e fare, quella benedetta Carlotta,stava appianando ogni cosa ancor prima di pensarci sopra per bene. Erasorprendente la sua solare briosità addosso. E forse era proprio per quelloche si era invaghito dal guardarla entrare ed uscire dall’hotel, e in verità luici moriva dietro, dal come si comportava così gentile a salutarlo e fermarsia parlare. Nel domandarle con seduzione: < Ma allora, eravate andati aCavagliano per scoprire se avevate ancora qualcosa di eredità vostra? > < Già, proprio così! Ma purtroppo non abbiamo più nulla. Solo deititoli sulla pergamena ha dimostrare chi eravamo e avevamo qualcosa. Piùnulla adesso. Ma non ci lamentiamo. Io ho trovato un bravo ragazzo e miofratello è alle prese con un fantasma che lo tormenta.. Ma tiriamo avanti. > < Oh Signur Benedetto! Che storia complicata figliola mia. > < Già! Proprio storia da film romanzati. Ma è capitata a noi. In fondonon ci lamentiamo e per fortuna che i nostri genitori ci hanno lasciato ungruzzoletti in una banca a Zurigo e pertanto tiriamo avanti. Come vedeMamma Maria non è tutto oro ciò che luccica. > < Hai ragione Figliola cara!.. Dai su prendete un’altra fetta di dolce! > < In verità preferisco la sua torta è meno dolce e si gusta meglio. >commentò Carlotta decisa... Ma ad un certo punto si fermò dal parlare,come se avesse avuto un presentimento, da farli restare a guardarla, nelcapire che c’era qualcosa che la stava turbando, nel chiedere Carlo un po’preoccupato: < Cosa ti succede Carlotta? Qualcosa nel dolce! > < Oh, scusate! Ma mi sa che mio fratello ha svelato l'enigma di quelfantasma.. Sì la trovata. Ma è molto preoccupato e dispiaciuto.. Dovreitelefonargli? E’ meglio di no.. Ha dei grossi problemi da risolvere, ma dasolo. Non posso intromettermi. Beh’, vedremo domani... > < Caspiterina che forte simbiosi avete voi due. > provò a dire Carlo.

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Capitolo Quarto

Frattanto a Cavagliano due ore prima, nella bicocca di Don Guido,Graziano si stava preparando il letto per la notte, mentre stava pensando amolte cose capitate tutte assieme, da trovarsi a borbottare da solo, guardatodal parroco sorridente, nel chiedergli: < Ragazzo mio ti servono altrecoperte, di notte fa un po’ frescolino qui.. > interrotti dalla voce di unpaesano che dal basso chiamava il vecchio parroco: < Don Guido sonoPino, le ho portato la legna e lo messa nel sottoscala... > aspettando larisposta dal vecchio parroco. < Giusto bene che sei passato Pino. Tu hai la chiave del cancello delcastello, vero? > scendendo da sopra e presentare il giovane visconte. Neldire al compare: < Il nobile visconte Graziano Reale, vorrebbe se possibilevisitare l’interno del castello. Insomma di quel che rimane. Tu puoiaiutarci adesso? E’ una cosa importante al momento Pino?.. > < Il signore è l’ultimo dei visconti Reale, vero? > chiedeva stupito, masapendo qualcosa anche lui, su quel vecchio castello in rovina. Allungandola mano a salutarlo: < Piacere visconte, Pino Dogna! > < Graziano Reale e il piacere è mio signor Pino conoscerla. Ma lasciamoperdere i nobili titoli, che non è rimasto proprio più nulla. Si sono presitutto e sperperati per bene ciò che rimaneva ancora. Mi farebbe piacerepoter fare una veloce visita all’interno del maniero, prima della notte.Sempre se è possibile signor Pino? > domandava cortesemente Grazianosperanzoso. Un dubbio sui suoi sogni abbastanza strambi, l’aveva assalitoda farlo dubitare per un attimo su cose inesistenti. Ma testardo, era ormaipiù che convinto del luogo e posto giusto e sicura l’idea fatta. < Certamente signor visconte! Mi segua... Ha per caso l’intenzione diriscattarlo? Qui più nessuno ha interesse, anzi per molti è un ingombro.Questi quattro mura sgretolate, ‘sti ruderi di ciò ch’è rimasto... > < Tranquillo signor Pino! Non possiedo miliardi da buttare, oltre farcause al mondo intero per le tante malefatta del passato e buona partericadute sulle spalle dei miei genitori troppo onesti da farsi turlupinare daicompiacenti parenti. Che vadano a ramengo tutti... Sono l’ultimo deivisconti Reale e ne vado fiero dei miei genitori, che sono morti per salvarenoi figli dai ladri assassini. Mi creda signor Pino! La cattiveria umana ècome la gramigna non muore mai purtroppo... >

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< Ciò che ha detto visconte è più che vero!.. > Ecco siamo quasiarrivati!.. Vado a prendere le chiavi... Torno subito. > Graziano si guardava attorno distratto, stirandosi le ossa rattrappite dalfar niente, ad osservare quel maniero che si sgretolava via poco per volta,mentre commentare con Don Guido: < E’ un vero peccato. Tra poco cadràanche questa parte di muro, da quella parte sembra reggere ancora. >

< E’ un gran dispiacere anche per me, vedere il disinteresse, ah! > Appena dopo ritornava il custode Pino, prendendo la chiava giusta edaprire il cancello di ferro arrugginito che cigolava aspramente. Da farlientrare e nell’accompagnarli all’interno presso l’altro portone del manierosempre aperto, e tutti potevano farne malamente uso, a magazzino percianfrusaglie da buttare e quant’altro. Proseguendo all’interno, ad un certopunto arrivarono in uno stretto corridoio, dove da un lato vi erano dellefinestre, che lasciavano entrare l’ultima luce della sera e prontamenteGraziano si stupì, nel ricordare e provare a dire sull’agitato: < Acciderba!E’ proprio questo il corridoio che mi appare in sogno! E’ il posto giusto? >commentava più a se stesso che agli altri due al seguito e in silenzio. < Allora figliolo, > provò a chiedere Don Guido: < Pensi che possaessere qui sepolta la giovane che hai visto in sogno? Era lei, la sposina... > Da far sussultare Pino il custode comunale, nel chiedere abbastanzaspaventato: < Non stareste per caso parlando della sparizione di quellagiovane sposa. Carmela la moglie del povero Aldo, morto di crepacuore? >commentò sorpreso il custode, un po’ sull’agitato.

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< Proprio di lei stiamo parlando. E pensare che proprio io lo maritataquella bella sposina... Per le mie statue! > sbottò Don Guido amareggiato. < Veramente? Pensate che possa essere stata sepolta qua dentro? > < Già! Proprio così, Signor Pino. E’ più di un mese che mi appare insogno e mi chiedeva continuamente di seguirla, ma poi di botto mi sveglioe non ricordo un bel niente. Ma ora al vedere queste vecchie finestre qui ailati, è lo stesso posto nei miei sogni... La sul fondo dove si va a finire? >chiedeva Graziano sull’agitato. Ma di colpo, alzò la mano da farli azzittire,qualcosa o un rumore l’aveva captato, mente il buio della notte stavaavanzando rapidamente, da avvolgere come un mantello nero, l’interno deldisastrato maniero abbandonato a se stesso. Poi di botto, tra strani rumori di ferraglia, incominciavano a udire piùchiaramente una flebile voce un po’ cavernosa e confusa, che provenivadal fondo di quel lungo corridoio, ed alla fine dal bisbigliare confuso sìcapiva più che chiaramente, da udire poi per bene le marcate parolescandite con affanno e angoscia dal profondo, proprio sotto i loro piedi,sembravano scaturire fuori, ha chiedere un aiuto: ( Sei arrivatofinalmente o nobile visconte, a prendermi eportarmi accanto al mio amato compagno...Vieni a prendermi! Sono qui dove mi hannobuttata dentro a marcire sul fondo, dopo averabusato del mio corpo, ma non della mia anima.L’amore per il mio compagno marito è rimastaintatta.. Ti prego o nobile visconte portamivia… Portami da lui che mi aspetta disperatoda molti anni, ti prego!... ) erano parole chiarissime, persinoil vecchio parroco che a quei tempi li aveva uniti in matrimonio si trovòcommosso da inginocchiarsi e farsi il segno della croce, mentre farfugliavaparole di perdono, per non aver potuto far nulla a quel tempo delladisgrazia capitata così improvvisamente. Il custode era rimasto ammutolito, ad ascoltare quel lamento disperato. Graziano stava avanzando nello stretto corridoio, seguendo la voce cheproveniva dal fondo. Poi arrestarsi di colpo e prendersi dalla tasca lapiccola torcia e far luce a terra, da scoprire da che parte giungeva la voced’aiuto, scorgendo una botola sotto i piedi. Pino l’aveva seguito e alguardare a terra, capi all’istante, nel dire al giovane visconte concentrato:

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< Aspetti visconte vado ha prendo qualcosa per sollevare quella botola. > Alla fine, assieme erano riusciti ha sollevarla la botola di granito e provarea far luce all’interno, sul fondo... Ed ecco apparire uno scheletro, ormaimummificato, da far accapponare la pelle. Graziano dopo un attimo disgomento, provò a dire al custode Pino, trovandosi con un certo magone ingola, lui aveva visto per bene nei suoi sogni, il suo viso della giovaneragazzina spaventata a morte: < Dobbiamo chiamare le autorità eriesumare quel povero cadavere di una sposa trucidata da miserabilicriminali, quarant’anni or sono... Porci vigliacchi! > imprecò dispiaciuto.

Due ore dopo era tutto un vie vai, di pompieri polizia, carabinieri, unpatologo da confermare quei resti trovati, erano di giovane donna e ilprocuratore che autorizzava il recupero di quei antichi resti di ossamummificati. Un gran putiferio, e tutto i pochi paesani accorsi al momentoa curiosare, avevano da dire qualcosa anche loro, adesso. Pur di aprire labocca e dar aria. “Immaginavamo?” commentavano sul passato dove tuttitentavano di scordare e accantonale il maltolto fatto. La stampa e la televisione, oltre i reporter e giornalisti di testate, eranoaccorsi al ritrovamento di quei resti mummificati di una povera sposaviolentata e trucidata barbaramente tanti anni addietro. Cose impensabili! Il custode Pino, stava raccontando tutto eccitato, ai giornalisti accorsi, diaveva udito per bene la chiara voce della giovane sposa a chiederedisperatamente aiuto: < Voci che provenivano dalle viscere del vecchiocastello, a implorava il giovane visconte Graziano Reale, di portarlaaccanto al proprio sposo innamorato, che da molti anni l’aspettavadisperato. Pensate! E Proprio per caso, il visconte Graziano Reale, era quidi passaggio da queste parti e ha captalo il richiamo del fantasma, che leindicava il luogo esatto, dov’era stata buttata dentro nelle vecchie segretedel maniero, quarant’anni prima... Cose inimmaginabili possano capitareoggigiorno! E finalmente poterla adagiare presto, accanto al proprio sposomorto di crepacuore per la sua scomparsa. Tra poco riposeranno in pace,con la benedizione del parroco Don Guido, che quarant’anni prima liaveva uniti in matrimonio. Ecco è tutto qui la storia signori! Un tragedianel dramma e soltanto adesso e per caso, si risolta il mistero della suascomparsa. Ma non ancora da chi ha perpetrato il criminale assassinio? > Al tempo stesso i reporter avevano tentato d’intervistare il visconte, dopoaver rilasciato la sua deposizione al procuratore arrivato sul tardi al borgo.Da sparire appena dopo e finire già a letto nella casa del parroco anziano.

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Non amava quella pubblicità gratuita, capitata su una macabra e gramadisavventura d’altri, d’approfittare del ritrovamento di quel misero corpomummificato, dopo anni dalla scomparsa e farsi la notorietà mancata.Graziano non avrebbe voluto esporsi in prima persona, ma non potevatralasciare quel grido d’aiuto che solo lui poteva dare? Era stato presceltodal destino ingrato. Pensando che dopo arriveranno gli avvoltoi a frugaresul loro passato molto controverso e discusso da tempo... Già quella stessa sera in televisione si commentava già il fatto scabroso,capitato al borgo di Cavagliano tra i resti del castello, il ritrovamento di uncadavere mummificato, di un delitto perpetrato quarant’anni prima. E latelevisione e stampa di prepotenza, ritornava a rivangare e parlare deinobili visconti, già ripresi in quei giorni in giro per la città a Novara eproprio per caso hanno trovato i poveri resti della sposa assassinata alborgo di Cavagliano. E i commento non mancavano a mostrare le foto deigemelli, i visconti Reale, fotografati per caso seduti al bar dell’hotel dovealloggiano in centro città a Novara, a prendersi un caffè al mattino. Da far sobbalzare Carlo, nell’aver appena prima acceso il televisore esentire quella brutta notizia capitata al borgo, dove il visconte GrazianoReale l’aveva appena scoperta, nel dire a Carlotta e alla madre, distratte achiacchierare tra loro: < Avete sentito la notizia?.. Guardate! Avevi ragioneCarlotta. Tuo fratello Graziano ha scoperto nel castello di Cavagliano ilcorpo di quella povera sposa trucidata quarant’anni fa… Accidenti, chetempismo sti cronisti!.. Ecco Voi due! Le telecamere vi hanno già ripreso,quel primo giorno appena eravate arrivati qui a Novara, mi ricordo diavervi notato seduti fuori dal bar e quanto sembra anche altri... Vi stavanoseguendo interessati e senz’altro a scavare nelle vostre vite? Accidenti! >

< Accipicchia, però! > sbottò Carlotta stupita alla notizia già immaginata.

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Nel dire avanti: < Senz’altro è stato quell’avvocato del cavolo diBellinzago, per farsi la grana facile un po’ da tutti, avrà spifferato allastampa il nostro arrivo in città. Avvisati del nostro arrivo qui per ritrovarela verità, tra i documenti dei nostri antenati. Ma ormai tutto si è dissolto.Non c’è rimasto più nulla è sparito ogni cosa nel nulla. Adesso è rimastosoltanto il gossip delle ciaccole della gente curiosa? Oltretuttoquell’avvocato ci è costato tremila euro, per le sue ricerche catastali. Ah!..Lasciamo perdere... > girandosi a parlare con mamma Maria che erarimasta a sua volta colpita dalla tremenda notizia ed apprendere che ilfratello di Carlotta stava comunicando con un fantasma. < Domattina dovrei andare a Cavagliano prendere mio fratello. Verrestecon me? Mi sa che ci sarà un sacco di gente a curiosare con questascoperta e ritrovamento fatto da mio fratello.. Che da settimane lui se lasognava. Gli avevo persino detto di chiederle cosa voleva, dal modoinsistente.. Invece ecco cos’era la vana richiesta fatta a mio fratello? Farsiritrovare.. Poverina! Un vero peccato, morire così giovane e innamorata. > < Hai perfettamente ragione figliola! > concordava mamma Maria.Mentre sul teleschermo, il cronista, continuava a riproporre le solite scenedei due giovani nobili visconti a prendersi il caffè mattiniero al bar. Oltrecommentarci sopra, ha riprodurre la vita e i percorsi di quei tanti nobili delpassato che vivevano ai tempi, nella grande provincia di Novara, Vercelli eMilano. Roba da far accorrere i telecronisti a frugare negli annuali delpassati di quei nobili scomparsi da molto tempo e scoprire qualcos’altro. A mezzanotte inoltrata mamma Maria, le domandava se voleva restare lìda loro quella notte, aveva la stanzetta degli ospito mai adoperata.Carlotta con decisione accettava. Carlo aveva chiesto un giorno libero, perstare con la madre e pertanto avrebbero potuto fare assieme un salto aCavagliano, al mattino e la madre era entusiasta all’idea di una gita. Carlotta prima di chiudersi nella stanzetta degli ospiti, porgeva un ultimobacio al suo ragazzo tutto emozionato: < Notte amore! > sussurrava felice. < Buona notte Carlotta e grazie per il bacio inaspettato. A domattina! >

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Capitolo Quinto

Al mattino dopo, i giornali locali e nazionali, sguazzavano dentro allaimmaginabile notizia del fantasma, che aveva parlato chiaramente tra lemura del castello di Cavagliano. Per tutta la notte, era stato un vie vai digente, la sul posto del ritrovamento. Agenti di polizia e carabinieri, oltre ipompieri per gli ultimo sopralluoghi, e sopratutto i tanti curiosi arrivati dachissà dove, per la notizia sbalorditiva e mai immaginata prima, cheancora nel 2000, tornavano di moda gli spettri, oltretutto quel fantasma chechiedeva aiuto ad un nobile, che per caso era di passaggio da quelle parti.Roba impensabile possa capitare, ma era veramente capitata e veritiera. C’era già chi stava rovistando nel passato, sia della povera vittima. Maanche sul nobile visconte il giovane Graziano Reale, a frugare e scovarel’impossibile nell'annali di quei nobili scomparsi nel passato, da farrisaltare maggiormente lo scoop dell’inimmaginabile notizia capitata.

Verso le dieci del mattino, nella sede del giornale locale, il procuratore,stava lasciando una intervista al direttore del quotidiano locale, sullascabrosa situazione saltata fuori dopo quarant’anni d'indagine accantonate.

La direzione del giornale locale, aveva allestito una stanza per laconferenza in diretta televisiva, creando una parete coperta dai giornalidella nazione a confermare la solidarietà tra le tante testate giornalistiche.Da permettere al procuratore, il dottore Eugenio Tarantini, di illustrarel’ingrato compito accaduto quarantadue anni addietro dove mai nessunoera riuscito a spiegare e scoprire quella sparizione di una giovane sposa.

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( Mancava un piccolo movente nelle ricerche, da quel che ci risulta dagliatti a quel tempo e nelle indagini nessuno s’impegnò a fondo. Ed oggi laprovvidenza ci è venuta in aiuto a svelare l’arcano mistero.) si spiegavasoddisfatto il procuratore alle telecamere. Uno scoop nello scoop.

Era quasi mezzogiorno quando Carlotta giungeva a Cavagliano,accompagnata dal fidanzato Carlo e dalla mamma Maria, con la speranzadi rientrare presto a Novara assieme al fratello Graziano. Dopo tutto queltrambusto capitato il giorno prima proprio lì al borgo di Cavagliano. Trovarono il fratello Graziano che stava discorrendo con il comandantedei pompieri, nel chiedere sulla sicurezza del fatiscente maniero, ad evitareche i curiosi si avventurino all’interno e capiti poi, qualche altra disgraziaed il vecchio parroco con il questore a raccontare il passato del posto. Poi nel vedere arrivare la sorella assieme a Carlo ed una signora, daimmaginare fosse la madre. Conoscendo per bene la sorellina che erasempre ben disposta a far partecipe gli altri e farsene carico. Da avvicinarsia salutarli: < Ben arrivati! Piacere signora, immagino ch’è la mamma delnostro Carlo? Come vede, in fondo a tutto abbiamo risolto anche il misterodel fantasma tormentone. Per in buon mese ho immaginato ben altro... > < Felice di conoscerla Graziano! Sua sorella è una splendida e dolceragazza che sa risolvere ogni problema. Mi creda! > esponeva mammaMaria. Mentre si stava avvicinando Don Guido: < Ben tornata Carlotta ebuon giorno a loro! Sono il vecchio parroco Don Guido. Immagino che tusei Carlo e senz’altro la signora è la mamma, vero. Piacere! > commentavatranquillo il parroco, che a sua volta si sentiva più arzillo quel mattino,avendo finalmente toltosi dallo stomaco quel grosso macigno di quellasparizione e morte improvvisa, di quella giovane sposa sorridente... Neldire ai presenti: < Il sindaco mi ha chiesto d’informarvi, se vorreste esserepresenti alla sepoltura della povera sposa, appena il patologo avràconstatato la causa della morte, e il procuratore concederà la degnasepoltura qui accanto al povero marito. Erano così giovani e innamorati,lei diciassette anni e lui diciotto. Due giovani innamorati, ma il destinoingrato li ha separati. Ed ora finalmente si riuniranno per sempre. Che Dioperdoni i malvagi assassini... > alzando le bracci a gli occhi al cielo. < Senz’altro padre, ci saremo ad onorare la rinnovata sepoltura. Se lomeritano veramente quella indissolubile unione. > espose Graziano. Nelriprendere a chiedere al parroco: < Don Guido viene con noi alla Badia di

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Dulzago? Vorremmo visitarla, in fondo si sono sposati là i nostri genitori...Nel farcene un’idea del posto e la parrocchia, a noi per anni negata. > < Certamente figlioli! Sono libero, non presiedo più da tempo la santamessa. In verità manco da molto alla Badia e ho dei conoscenti, come ilmugnaio Barbero e la sua famiglia, ne approfitto anche io per salutarli. > < Benissimo! Staremo un po’ stretti in auto, ma il tratto è breve.Andiamo, qui c’è troppa gente curiosa adesso... Oltre i reporter addosso esempre a caccia di scoop per la stampa e televisione... >

Stavano per arrivare alla Badia di Dulzago, quando Don Guido li pregavadi fermarsi, aveva visto il parroco della Badia assieme al monsignorearrivato da Bellinzago in una sua visita pastorale, e al momentochiacchieravano passeggiando, dopo aver visto e salutato il mugnaioBarbero, un loro caro conoscente: < Per favore Carlotta fermi qui, che neapprofitto per salutare il mugnaio Barbero e oltretutto ce monsignore DonDardini, partecipe alla mia vestizione da parroco. Settantacinque anni fa! >

Appena fermati Graziano si accorse che c’era già un reporter che lifotografava tutti quanti. Mentre Carlo fuori dall’auto, stava mostrando aCarlotta il magazzino per il risone, del mulino lì accanto: < Sai Carlotta,era già stato qui da ragazzo, in una gita scolastica e il mugnaio Barbero ciaveva spiegato come funzione un vecchio mulino ad acqua. Era intento amartellare la grossa pietra a ruota della macina per una giusta rugosità amacinare il grano, la meliga, oltre il riso da spelare via la corteccia. > < C’è sempre un sacco di cose da imparare in questi posti antichi. >portandosi più avanti, nel seguire i preti che discorrevano tra loro.

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Graziano era rimasto in auto a parlare con la signora Maria, aspettandodi arrivare poco più avanti, dentro alla Badia e visitare la chiesa di SanGiulio, dove si erano sposati i loro genitori, venticinque anni prima. Mamma Maria faceva presente al giovane visconte: < I tre prelati sistanno incamminando verso la Badia, senz’altro vanno alla parrocchia.Dobbiamo scendere e seguirli a piedi, per educazione votiva. > commentòla donna sorridendo e a loro volta nel scendere dall’auto. Graziano conslancio signorile la prendeva sotto braccio: < Permette signora Maria! > econ decisione, andando anche loro a piedi verso l’antico monastero. Quando entrarono in chiese di San Giulio, Graziano per un attimo ebbeuna folgorazione, una chiara visone, per una frazione di secondo glisembrò di aver visto i propri genitori che si univano in matrimonio, dafarlo arrestare, come fosse stato bloccato da un flash luminoso, a stordirlodall’emozione e prontamente Carlotta, anch’essa colpita da qualcosa distrano, da non capire per bene cosa sia stata la sensazione avuta, poivedendo il fratello ammutolito le si avvicinò a chiedere incuriosita dalfatto: < Cos’hai visto Graziano? > domandava trepidante.

< Per un attimo mi è sembrato di vedere papà e mamma, mentre sisposavano, la tra i banchi sotto l’altare... Purtroppo erano di spalle e nonho visto i loro visi... Peccato! > espresse dispiaciuto Graziano.

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Anche Don Guido si era accorto di qualcosa, nel guardare i due fratelli aconfabulare, e alla fine lasciare un momento i prelati a pregare da soli echiedere ai due gemelli: < Qualcosa non va qui in chiesa figlioli? > < Per un attimo padre, ho visto i nostri genitori che si stavanosposando... Sono sicuro erano loro, e quel parroco vestito di biancosull’altare... e li benediva... > mormorò confuso. < Si hai ragione! Don Sistino, mi aveva raccontato qualcosa a queltempo, di aver aiutato il fate cappuccino ch’era giunto da Pietrelcina inpellegrinaggio e ha voluto ufficiare il matrimonio dei visconti Reale, condue testimoni improvvisati, la perpetua e il campanaro. Poi i vostri genitorierano ripartiti di fretta per il lago d’Orta. Così sembra di aver capito cosastava succedendo a loro in quel periodo scabroso... > < Proprio così! Da quel che abbiamo saputo. Ci hanno portati la sul lagod’Orta e lasciati poi, dalle suore del Sacro Cuore, al sicuro. Avevamosoltanto due anni... Adesso, avrei voluto averli visti almeno in viso... > < Aspetta un momento ragazzi?.. Mi sembra che il povero Don Sistinomi aveva accennato di una foto riposta dentro al vecchio registro deibattesimi e matrimoni, proprio di questa chiesa di San Giulio? Andiamo achiedere al parroco se ha ancora i vecchi registri di trent’anni prima? Lafoto doveva risalire a quei giorni per la presenza del frate, che li unì inmatrimonio e un chierichetto li aveva fotografati tutti assieme, con unavecchia Polaroid... per l’evento di quel frate arrivato da Pietrelcina. > Don Guido con una voglia addosso, d’impegnarsi a scoprire l’arcanomistero dei visconti. Perciò provò a domandare al parroco successore dacinque anni ormai: < Scusa una parola Don Aldo. Qui nella sacrestia haiancora i vecchi registri dei matrimoni fatti all’incirca, venti, trent’anni fa?Ci dovrebbe esserci una registrazione e matrimonio riguardanti i nobilivisconti Reale, quei coniugi tanto discussi e scomparsi nel nulla?.. > < Possiamo provare a guardare padre. Ci scusi monsignore se lalasciamo un momento, andiamo a cercare delle vecchie scartoffie neiregistri della parrocchia. Cose lasciate trascritte da Don Sistino. > sispiegava Don Aldo, al monsignore Don Giacomo Dardini di Bellinzago invisita pastorale, proprio in quei giorni. Passando in sacrestia a frugare nell’archivio della parrocchia alla Badia. Graziano era speranzoso di scoprire qualcos’altro in quella vecchiaparrocchia fuori mano. Mentre Don Aldo frugava tra i vecchi registri ormaiimpolverati e accatastati su altri molto più vecchi. C’era senz’altro unaparte di storia della Badia di Dulzago trascritta in quei registri.

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Sfogliando i vecchi registri di trent’anni prima, incominciavano ascoprire in sacco di cose capitale li alla Badia. La famosa festa dellafagiolata a gennaio era stata spostata di un paio di giorni per far coinciderealla festività domenicale, proprio all’ultima domenica di gennaio. Fin dal1628, il vescovo Giovanni Volpi aveva decretato tale festa a ricordodell’invasione di serpentelli, dove San Giulio li aveva fermati davanti alcancello del monastero. Alla fine ecco apparire tra le pagine del vecchio registro, una fotosbiadita dove si vedevano i signori visconti Reale, a sigillare la loro unionecon l’anello nuziale di fronte al frate cappuccino giunto in pellegrinaggioda Pietrelcina... Trovando la foto di quei genitori mai conosciuti prima.Per un buon momento Graziano e Carlotta restarono un bel po’ a guardarlisenza dire una parola. In quella foto, i loro genitori stavano convolando anozze, con un sorriso pieno d’amore per la propria sposa e sposo, esponevacon evidente sincerità da parte dei due sposi, che di furia si apprestavano afuggire ben lontani per salvare la propria prole lasciati fuori in compagniadi gentili persone in attesa di convolare a nozze. Quella foto ricordo,mostrava il momento sublime della loro decisione e giuramento d’amore.

Carlotta era rimasta colpita da trovarsi a piangere in silenzio, l’amore perquei cari genitori stava aumentando, ora più che mai l’amore, per ciò cheavevano la davanti, i loro visi sereni e pieni d’amore e affetto tra loro. Eraveramente una rarità, che per la prima volta dopo venticinque anni vedere

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per bene i visi dei propri cari genitori, che perirono per salvarli. Nelchiedere al parroco commosso: < Permette che ci teniamo questa fotopadre? E’ l’unica che abbiamo ritrovato.. > < Certamente giovani visconti! Fa parte della vostra storia e stirpe. > < Grazie! > risposero più che commossi i gemelli. < E’ il più bel regalo fatto nelle nostre ricerche, sul percorso dei nostriantenato, spariti tutti senza lasciare una traccia? > commentava Carlottatutta emozionala. Mentre Graziano provava a dire con un certo magoneaddosso: < Nelle nostre vane ricerche sul nostro passato, ecco la cosamigliore ritrovata. Non sono case, castelli e terreni da contendere, maritrovare in questa foto l’immagine serena di due persone innamorate, chehanno lottato per la propria stirpe che perduri nel tempo. Grazie! > < Questa vostra espressione visconte è la cosa migliore esposta. > < In fondo a tutto e al tanto tribolare è la cosa più bella che ci ècapitato. Ritrovare questa foto, che per noi vale di più di ogni tesororitrovato e conteso. > esponeva deciso Graziano da vera persona nobile. < Hai ragione fratello mio. Il sorriso dei nostri genitori innamorati,colma ogni nostra ricerca. Che vadano al diavolo tutti quanti, quelli chehanno tramato, tradito e ucciso per denaro. Non hanno un anima, ma unmacigno di malvagità addosso. > espose decisa Carlotta. Guardata conammirazione da Carlo e la mamma Maria a sentire le sue sante parole. Mentre il parroco riponeva via il libro mastro e di colpo in mezzo ai foglisgualciti, ecco cadere a terra un vecchio foglio piegato e ingiallito. Propriomentre fuori si mettevano a suonare le campane da distrarli e prontamenteCarlotta lo raccoglieva, come aver avuto un presentimento di qualcosa chegli apparteneva e da metterlo in tasca velocemente. In quella parole dette con il cuore da quei figli coscienziosi e farli fermarea meditare, dove tutti quanti si erano inginocchiati a pregare per queigenitori che si sono sacrificati per i propri figli con amore. MonsignoreDardini, provava a dire con fare mesto: < Preghiamo fratelli per tutte leanime in pena in cerca del riposo eterno. Preghiamo! > Frattanto al di fuori al suonare delle campane senza che nessuno tiri legrosse corde ai rintocchi, da far scuotere i paesani sconcertati da tale suonocapitato così all’improvviso. Ma in fondo a tutto da quelle parti erano unpo’ tutti quanti abituati a qualche sorpresa espressa di quei frati del passatoche avevano vissuto lì in quel posto, nel vecchio monastero della Badia esenz’altro erano ancora la attorno a curiosare il convulso progresso, cheman mano stava cancellando via silenziosamente il passato.

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Don Guido provò a dire alla sorpresa di tutti al suono delle campane afesta: < La divina provvidenza è qualcosa di sorprendente fratelli... > E il monsignore sull’emozionato provava a dire a sua volta: < Haperfettamente ragione Don Guido. Le vie del Signore sono infinite e ciriservano un’infinità di sorprese! > dando una sua benedizione un po’ atutti. Nel riprendere a dire: < Perfettamente d’accordo! Possiamo andare elasciarli riposare in santa pace i frati del passato. Non amano tanto leriverenze e il santo patrono Don Giulio approva la quiete abituale. > Fuori dalla chiesa si era radunata la gente del posto a salutare ilmonsignore e gli altri personaggi arrivati a portare un po’ di movimento, inun posto, dove il tempo scorreva via tranquillo come sempre. Un caro saluto a tutti e via sulle proprie auto a riprendere le loro vitaabituale di sempre, con tante cose nuove appena scoperte lì, alla Badia.

Arrivati a Cavagliano in mezzo al movimentato borgo, dove per giorninon avrebbero smesso i giornalisti e reporter a frugare e intervistare, con ilciaccolare di tutti su quegli avvenimenti capitati, pur di far durare a lungoquella malaugurata situazione, di un fantasma che è riuscito a farsi sentiree chiedeva aiuto ad un nobile visconte che era nato in quel posto. Graziano e Carlotta, salutarono il vecchio parroco Don Guido e insordina sgusciarono via dal posto, ad evitare i giornalisti e telecamere,sempre alla ricerca di un nuovo filone di notizie, da inserire nei lorocopioni e da mandare in onda TV e riempire le pagine dei quotidiani.

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Capitolo Sesto

Poi appena Graziano avviava la vettura, Carlotta provò a tirare fuori dallatasca quel vecchio foglio ingiallito e provare ad aprirlo nel leggere. Datrovare scritto una confessione dei propri genitori, antecedente a quelmatrimonio. Nel dire ai presenti attenti: < Lo preso di nascosto, e misembrava che ci appartenga ed è vera. Una confessione dei nostri genitori.Aspettate adesso ve la leggo per intero. Da mettersi a leggere a voce alta,dov’era ben scritto in chiaro la verità, rimasta nascosta da tempo. Ed eraindirizzata ai propri figli ed esposta ben in calce tale verità, se un giornoquello scritto capitasse per caso tra le mani dei figli amati a comprendere...

Carissimi figli adorati, se vi capiterà queste righe tra le mani, vorrà dire che sietecresciuti e ritornati sui vostri e nostri passi, a scoprire la vera verità rimasta nascosta, chepurtroppo noi come genitori abbiamo fallito. Ci siamo fatti turlupinare e traditi dai cuginivigliacchi e approfittatori. Ci siamo fidati e abbiamo dato in pegno un buona parte dei nostriaveri per salvarli dalla rovina, loro i cugini di Novara il baronetto Aldo Caccia e lacugina catanese la baronessa Assunta Brancati. Che per debiti di gioco si sono svendutialla mafia siciliana e camorra napoletana, che ha loro volta hanno arraffati i beni di tuttimessi assieme. E purtroppo noi, nella grande fiducia, avevamo firmato molti documenti, cheloro tutti avevano per ben falsificato da incolpare noi di voler truffare il boss palermitano epertanto la mafia ci sta perseguitando da eliminarci al completo la nostra stirpe ad evitareeventuali contestazioni disastrose per loro. Perciò ecco la nostra sincera confessione,sapendo purtroppo bene che il nostro destino è segnato. Temiamo di non riuscire a dimostrarealla giustizia il contrario. Perdonateci figli cari e speriamo che almeno voi possiate viverein santa pace, lontani dai guai. Parenti e serpenti!Con affetto sincero, da vostro padre Giacomo reale, visconte di Cavagliano e vostra madrela baronessa Maria Fantoni. Un abbraccio forte. Cavagliano lì 25- 08- 1993

< Ecco fratello, quanto sembra la verità sta venendo a galla. Dobbiamoavvisare la polizia del misfatto capitato venticinque anni fa? > < Penso che al momento non possiamo far nulla sorellina mia. Questadenuncia non può essere accettato, se i nostri genitori sono segnalati comefuggiti all’estro e pertanto alzeremo soltanto un polverone, ma nulla difatto dopo. Anzi avremo un sacco di denunce addosso da non riuscire avenirne più fuori. Comprendi? Bisognerà prima poter recuperare l’auto infondo al lago e magari dopo, provare a dimostrare che i nostri genitoriavevano ragione di essere stati truffati per bene... > si spiegò Graziano.

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< Ha ragione tuo fratello Carlotta! Verreste coperti da tante denunce. >espose Carlo alla sua ragazza. < Già! Avete ragione un po’ tutti. Vabbèaspettiamo... > concluse Carlotta nel riporre il manoscritto. Prima d’arrivare a Novara si erano fermati a bere qualcosa, avevano unpo’ d’arsura addosso. Stavano per riprendere il viaggio e arrivare in città,quando mamma Maria, provava a dire ai visconti sull’agitato: < Saràmeglio che vi fermiate a casa nostra ad evitare i tanti reporter davantiall’hotel ad aspettarvi per intervistarvi ancora. Oltretutto con questi altripensieri in testa, e lo scritto veritiero di una confessione fatta con il cuoredai vostri amati genitori. Vi hanno amato tanto da sacrificarsi per salvarvifiglioli benedetti. > espose serena mamma Maria. Graziano guardò la sorella e alla fine provò a rispondere: < Penso cheabbia ragione mamma Maria. Evitiamo dover discutere ancora con igiornalisti appostati. Poi in verità, questo scritto mi ha scombussolato unpo’ tanto... > espose Graziano mentre ascoltava le indicazioni di Carlo perarrivare a casa loro con un percorso diverso. Nel dire tranquillo Carlo ecambiare discorso: < Nella mia stanza ci si può stare benissimo in due, seha te sta bene Graziano. > espose Carlo. Mentre rimontavano in auto eCarlotta si metteva lei alla guida sapendo già la strada. < Ok! Per il momento accettiamo il Vostro invito. > espose Graziano,consigliando la sorella: < Comunque sorella mia, devi districarti dalle autoche ci seguono. Senz’altro sono reporter che aspettano che ci fermiamo perintervistarci di nuovo. Accorrono come le api sul miele. Ad ognuno ilproprio lavoro, a rompere!.. > borbottò Graziano sull’agitato. < Tranquillo fratello! Non mi metto a correre ma creare un diversivo.Ci fermiamo a pranzare, anzi cenare, visto che sono già le sei pomeridiane.Con tutto questo trambusto ci sciamo scordati di mangiare ed io ho fame,oltre la bevuta fresca presa prima. Voi no? > chiedeva Carlotta fermandosiad una trattoria capitata a tiro poco avanti. < Hai ragione Carlotta! > provava dire mamma Maria: < Ma mi sa chei giornalisti verranno egualmente ad intervistarci al tavolo? > < Intanto noi andiamo a mangiare e poi al resto ci peseremo, cosainventare per toglierceli di dosso? > espose Graziano sorridendo. MentreCarlo provava a dire: < Conosco quel giornalista la fuori. Vado a parlargliun attimo. > appena dopo Carlo parlava al giornalista fuori, sotto voce: < Ilvisconte ha avuto una visione e dopo cena torniamo su al castello. Giustoper tenervi informati. Salve! > un attimo dopo il reporter sparivano via. < Figliolo, cosa gli hai detto? > chiedeva la madre incuriosita.

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< Che torniamo su al castello, il visconte ha avuto una chiara visionesul fantasma... Con tutto sto trambusto mi è venuta una fame anch’io! > < Bravo amico! > concordò Graziano, ordinando alla cameriera ciò cherisaltava dal menù del posto: < Per me solo la paniscia e loro decidanocosa prendere? Io ho abbastanza fame!.. Per me acqua fresca... > Era già tardi quando lasciarono la trattoria con la pancia piena, e al difuori sembrava che non vi fossero dei curiosi. Perciò in veloce silenzioprendere l’auto e avviarsi verso Novara. Poi, arrivati a casa della famigliaTambroni, Carlo prima di rientrare in casa controllò per bene l’auto deivisconti, gli era sembrato che qualcuno dei reporter avesse applicato unamicrospia di percorso da poterli seguire e ritrovarli. Effettivamente c’erasotto il parafango, da prenderla e distruggerla ad evitare spiacevoli incontrinotturni sotto casa. Poi entrò in case senza dir nulla della cimice. Era orma tardi quando Graziano si sistemò nella stanza assieme a Carlo eCarlotta nella cameretta degli ospiti già adoperata la notte prima. Ad un certo punto Graziano provò a chiedere a Carlo: < Allora c’era ciòche cercavi sotto l’auto?.. Eh’, il progresso è un bella cosa, ma si è costrettiha difendersi dagli hacker insistenti. Vero? > < Ti hanno messo una bella cimice per rintracciarti. Lo schiacciata. > < Grazie fratello! Visto che stiamo nello stesso baccello per stanotte,posso chiederti una cosa un po’ confidenziale? > < Certamente Graziano! > immaginando già a cosa si riferiva. < Hai delle intenzioni serie al riguardi di mia sorella? > < Certamente. Sono innamorato e mi sembra che tua sorella accetti lamia compagnia. Per essere sinceri ci siamo solo baciati ieri notte. In veritàla sposerei subito. L’amo veramente! Certamente non sono un nobile dipretendere la sua mano. Ma saprei amarla con il cuore.. Spero che tuapprovi la nostra relazione. Posso solo sperare in meglio? > < Tranquillo fratello Carlo. Fin dal primo giorno del nostro arrivo inhotel, ho capito subito che tipo di uomo sei: Onesto e sincero. E a mebastano le tue parole sincere.. Bene. Buona notte Carlo! > < Notte Graziano! E grazie per la fiducia che mi riponi. > < Posso farti un’altra confidenza Carlo? Hai una madre che invidio,dal come ti guarda e ci guarda con affetto tutti senza distinzione, ed èveramente una bella cosa, discorrere assieme.. Tranquillo non te la rubo!Sei un ragazzo fortunato. > commentò Graziano sincero. < Ma ora ancora di più, oltre avere una bella e amorevole ragazza e unfuturo cognato, che espande solo saggezza. Grazie fratello Graziano. >

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Capitolo Settimo

Dopo tre giorni dall’ufficio del procuratore aveva telefonato avvisandoli,che la salma della povera sposa brutalmente trucidata, sarebbe stata traslataa Cavagliano per un funerale doveroso, nel sistemarla acanto al propriosposo, che l’attendeva da anni, senz’altro con grande apprensione.

Quel mattino dopo essersi preparati, presero l’auto e via a Cavaglianoper partecipare alle solenne esequie, presenziate dal parroco Don Guido,che a suo tempo, quarantadue anni prima li aveva uniti nel sacromatrimonio, i due sfortunati giovani sposi. A partecipare alle esequie erano arrivati dalla Sicilia dei lontani parentidella povera vittima. La baronessa Assunta Brancati da Catania e la nipoteElisa Brancati, arrivato all’aeroporto della Malpensa il giorno prima, neldimostrare doverosamente, che non potevano mancare a partecipare alfunerale, tanto strombazzato per tutta la nazione. La baronessa Brancati, un donna del sud, dal temperamento duro e un po’altezzosa, amica dei marchesi Tornielli di Novara, che fingeva un certodispiacere all’evento capitato a quella sventurata pronipote. Chiedendo ascopo informativo, com’era successo il ritrovamento di quella poveraanima. Una sua pronipote, partita dalla Sicilia con il patrino e sparitomolto presto l’uomo, da lasciare la giovane a far da serviente alla lontanacugino la baronessa Rosa Matilde Caccia a Cavagliano. Ed appunto in quelfrangente immaginario in un vago rifugio, innamorarsi di Aldo lo stalieredella baronessa Rosa Caccia. Ma già destinata la giovane Carmela asposare un vecchio tenutario siciliano e pertanto a qualcuno non avevagradito quel matrimonio d’amore tra i due giovani, così velocemente fatto.Pertanto dopo pochi giorni la sposina sparire all’improvviso e perquarantanni non si seppe proprio più nulla. Forse a qualcuno o a tanto noninteressava continuare le indagini e ricerche, da archiviare come fossesvanita nel nulla la sposa. Sparita proprio per sempre. Era ciò che stava pensando tra se il visconte Graziano in un bel riassunto,appena aveva stretto la mano alla nobildonna catanese. Da captare il suodiabolico pensiero antecedente. Lei la baronessa era complice del misfattoe da collegare allo scritto a denuncia dei suoi genitori che Grazianocustodiva gelosamente. Ma purtroppo non si poteva svelare per intero, latresca che aveva la baronessa con il boss tenutario palermitano. Da

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infastidirlo fortemente in quel comportamento altezzosa della donna,molto diffidente e distaccata, captata e catturata al momento della loropresenza, quasi forzata a dover presenziare al funerale. Poi in quel primo freddo incontro, furono interrotti dall’arrivo della nipoteElisa a scombussolare i tanti pensieri aggrovigliati del giovane visconteGraziano e la sorella Carlotta, che dubitava fortemente ora più che mai,sulla sincerità della nobildonna catanese, dal falso sorriso che proponeva abeneficio dei presenti al funerale a rimirarla per bene la nobildonna. < Buon giorno! Piacere, Elisa Brancati. > nel stringere la mano deigemelli visconti e loro nel rispondere sereni: < Il piacere è nostro! > maaltrettanto incuriositi di tale atteggiamento ostile della nobile baronessadiscostante... Ascoltando cosa voleva dire alla nobildonna capostipite, lanipote remissiva: < Baronessa Assunta, ho avvisato la governante a casa,che ci fermeremo un po’ di giorni in più. E al Gran Hotel Regina Palace aStresa. Ci hanno messo a disposizione un altro appartamento più ampiocon vista sul lago. Così potrà trascorrere qualche ora a riposare baronessa.Penso le vada bene la soluzione presa?... > comunicava suggestionata lagiovane nipote nel parlare alla baronessa molto discostante e altezzosa. < Grazie nipote mia! Ti presento il visconte Graziano Reale e suasorella Carlotta. Figli adorati della mia amata cugina la povera baronessaMaria e il marito visconte Giacomo Reale, spariti misteriosamentequand’erano loro due molto piccoli. Giusto visconte Graziano. > esponevaforzatamente nel suo sorriso un po’ sull’amaro. < Perfettamente baronessa. Non fa una grinza il racconto. > rispondevatranquillo Graziano, guardando quella nipote Elisa, che assomigliava dipiù ad una dama di compagnia, per non dire che ai tempi nostri, facesse laserva. Più che rappresentare una nipote della baronessa siciliana moltoaltezzosa e cattiva d’animo. Immaginò Graziano disgustato. Era il pensieroveritiero del giovane visconte mentre si preparavano a seguire il mestofunerale, dove tutto il borgo era presente, oltre le tante personalità arrivatea presenziare e far parlare poi, i quotidiani e la televisione, per laspiacevole situazione capitata, in quel fatto criminoso scoperto soltantoquarant’anni dopo. Da mostrare a tutti ch’erano dispiaciuti e partecipi almesto evento, nel riunire un sacco di gente attorno a curiosare ecommentare l’amaro evento. Nel dare un po’ a tutti il tempo a domandarsiper bene chi è che aveva tramato da assassinala a quel modo?.. Mentre tra la gente, il parroco del borgo s’incamminava a seguire la baradella povera sventurata sposa ormai mummificata che ha sofferto tanto.

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Tutti in una fila silenziosa nella processione ad accompagnarla fino alcamposanto e alla fine deporre le misere spoglie accanto al proprio marito,che da anni l'attendeva, senz’altro disperato nell’attesa. L’anziano parroco Don Guido si attardò ha raccontare il distacco dalla vitaterrena, con una semplice frase di commiato: < Addio figlioli cari! > Poi ad ognuno prendere le proprie vie in silenzio e lasciare il piccolocampo santo al riposo abituale. Poi più avanti un po’ tutti a borbottare. La baronessa Assunta Brancati, con fare bonario si avvicinava ai visconti,nel chiedere mesta: < Dove alloggiate cugini visconti? > < Siamo all’Hotel “Cavour” a Novara. > < Pensavo che stavate in quella casa estiva dei vostri genitori a Gattico,con tanto di parco e scuderie? > provava a ricordare sornionamente. < Spiacente Baronessa. Ma non è più nostra. La nostra famiglia è stataper ben truffata e rapinata, pertanto non abbiamo più nulla. Ma moltopresto avremo una rivincita. Stiamo per smascherare gli artefici criminale,con l’aiuto del fantasma di quella povera creatura della vostra pronipoteCarmela, che ci ha svelato i tanti misteri e intrecci che la circondavano.Perciò adesso, essendo riuscita a svelare l’arcano quesito di intrecci esotterfugi, la legge finalmente farà il suo corso. E un sacco di gentecascherà dentro nella rete della giustizia. Sebbene in ritardo... > < Oh, mio Dio! Quale sventura per chi è implicato dentro. > provò adire la baronessa dalla voce un po’ tremante dall’emozione o per ben altro. < Lo sa purtroppo bene Baronessa Assunta, che alla fine tutti i noditornano al pettine. La resa dei conti è vicina, per chi ha tramato? > < Essì, ha ragione! Caro visconte. Elisa andiamo, la limousine èarrivato. Non vedo l’ora di potermi riposare un poco. Arrivederci cugini

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visconti, ci sentiamo, a presto! > commentò sull’agitata la baronessaAssunta, quelle parole appena espresse dal giovane visconte l’avevanoscossa sui vecchi ricordi. Stavano per montare sulla limousine dell’hotelquando un signore che senz’altro conosceva la baronessa le si avvicinò asalutarla: < Ben arrivata su al nord baronessa Assunta Brancati. Feliced’incontrarla. Anzi posso fare un pezzo di strada assieme.. Avrei qualcosada dirle? > montando deciso in auto accanto alla baronessa, e iniziare deidiscorsi molto confidenziali. Pertanto la baronessa ad evitare che la nipoteElisa possa ascoltare certe confidenze, si portava solamente la propriacameriera fidata e lasciare la nipote Elisa che si trovi un altro mezzo perseguirla. Aveva da fare dei discorsi seri e importanti con il nuovo arrivato:< Elisa chiama taxi per te... Io devo parlare con l’avvocato LodovicoLupieri? > ordinò decisa la baronessa muovendo le mani sull’agitata. La nipote Elisa era rimasta sorpresa di tale situazione, e prontamente ilvisconte Graziano, provò ad interrogarla, pensando che poteva portarla lui,nel chiedere: < Deve andare a Stresa Elisa. Siete al Gran Hotel ReginaPalace, sul lago Maggiore, giusto?... Così ho sentito prima dirle, quandol’informava del posto. Posso portarla volentieri con la mia auto. Leandrebbe bene e poter fare due chiacchiere tra noi due, dovrei chiederleun’informazione?.. Sempre se le sta bene accettare... > < Certamente Visconte! > rispondeva decisa Elisa, incuriosita. Oltretuttoquel visconte era un bell’uomo, molto simpatico e non come avevaaccennato la zia Assunta sul conto del visconte decaduto e zoticone. < Dopo che avrò lasciato mia sorella e il suo ragazzo, e la mammaMaria a casa loro a Novara. Le va bene l’idea? > < Non ho problemi visconte. Visto che mia zia mi ha lasciato appiedata.Quando ha qualcosa per la testa non ha nessun riguardo... > Mentre Carlotta stava intuendo il pensiero del fratello e al discorsoappena impiantato prima sulla rivelazione non troppo vera del fantasma,ma nell’aver capito che quella baronessa sapeva molte cose e moltoantecedenti, oltre lo scritto dei genitori a denuncia?.. Pertanto provò a diredecisa: < Graziano prendi pure l’auto. Noi ritorniamo a Novara sullalimousine dei cugini Caccia. Oltretutto mi aveva già invitato a usufruiredello loro ampia auto a noleggio. Tranquillo fratello, noi ci arrangiamo pertornare a casa senza problemi. > < Certamente Graziano. Ci arrangiamo.. > provò a dire Carlo. < Cara la mia sorellina. Come vedi senza volerlo stiamo scoprendo glialtarini, rimasti ben nascosti e alle mie rivelazioni azzardate, c’è chi sta

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tremando nell’aver captato le vaghe mie insinuazioni? Abbiamo trovato iltasto giusto e pertanto proviamo a premere e vedere dopo il risultato. >commentava Graziano, nel rivolgersi poi alla signora: < Mamma Maria eCarlo, scusateci per il cambiamento degli itinerari, ma mi preme scoprirechi per anni ha tramato nell’ombra alle spalle dei nostri poveri e ingenuigenitori, oltre quello che sapiamo già. Ma non possiamo provarlo almomento? Ma scaveremo più a fondo. E proprio per caso ho buttato certefrasi che si stanno rivelando veritiere. Grazie per il vostro aiuto morale! Citelefoniamo. > commentò Graziano guardando la giovane Elisa un po’appartata, nell’aspettarlo per essere accompagnata all’hotel Regina Palacesul lago Maggiore, lasciata a piedi da quella zia dura e autoritaria.

Strada facendo, Graziano stava dialogando con la giovane Elisa, nelchiederle con modi tranquilli da buoni amici: < Permetti la confidenza neldarci del tu, lasciando i convenevoli ad altri.. Tu che sei cresciuta giù alsud, conosci per bene tua zia, la baronessa Assunta? > chiedeva allagiovane, da farla restare un po’ diffidente a quella domando pertinente. < Perché mi fai tale domanda Graziano? Sì, certamente non è che siamoin buoni rapporti e in verità mi devo contenere alle sue irascibili maniere.d’altronde è lei che mi mantiene e mi paga il collegio universitario... > < Voglio essere franco con te Elisa. So per certo, ma senza provetangibili da poter dimostrare che la baronessa è per bene implicata nellamorte della povera cugina Carmela. Comprendi? Tua zia la baronessa

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Assunta l’aveva promessa ad un certo boss palermitano, per dei debiti digioco e fatti a suo tempo e pertanto non si sa bene come sia andata lafaccenda. Ma presumo che dei mafiosi sono arrivata dalla Sicilia perriportare a casa la ragazzina Carmela già promessa al boss anziano.Purtroppo arrivati in ritardo, visto che il matrimonio era già avvenuto eaveva già consumato le prime notti d’amore con il giovane marito, hannoavuto senz’altro l’ordine del boss palermitano, nel far diversamente.Divertirsi per bene loro e poi farla sparire. E così è stato per ben nascosta,da quarant’anni e solo per caso si è rivelata adesso a me. Comprendi lafaccenda molto sporca Elisa? > < Oh mio Dio!.. Proprio così è successo? Oh santo cielo! Nonl’immaginavo... Ma tu appena prima, all’incontro con noi, hai saputoleggere il pensiero della zia Assunta. Vero? L’ho supposto giusto?.. > < Sì, hai ragione Elisa. Noi come gemelli siamo un po’ chiaroveggenti.E pertanto riesco ha captare per bene il pensiero altrui... Forse per questamia facoltà intuitiva, che il fantasma della povera Carmela mi si è rivelatanel chiedermi aiuto. Al principio non riuscivo a capirla, pensanodiversamente. Poi al castello di Cavagliano, mi è stato tutto più chiaro e leima ha guidato a ritrovarla. Poverina, morire a diciassette anni e lui ilgiovane marito innamorato a diciott’anni, morire di crepacuore per ilgrande dispiacere. Quando l’amore è sincero e profondo, cosa si fa? Anchedisposti a morire nell’attesa vana... Peccato! > < Sono veramente sconvolta ad apprendere tutte queste cose. Non nesapevo proprio nulla.. Grazie per avermi informata Graziano! Appenaprima pensavo diversamente di voi visconti decaduti, come mi raccontavazia Assunta in aereo. Invece siete di tutt’altra pasta. Poveri ma onesti.Complimenti! Non l’immaginavo proprio tale faccenda criminosa... Inverità da anni notavo qualcosa di strano al palazzo dove viviamo aCatania. Persino la cameriera o dama di compagnia della zia Assunta, lasegue sempre ovunque. Da dar da pensare che la controlli e diverse volte leho trovate che bisbigliavano abbastanza animate tutte e due. Ma al mioarrivo si rabbonivano subito cambiando discorso. Tutto troppo strano,adesso che mi hai fatto notare tale magagna nascosta di sotto... Da nonimmaginare che siano vera?... Cose che non avevo mai fatto caso prima.Accidenti che vergognosa scoperta! Immaginavo che la zia Assunta avesseun caratteraccio autoritario, ma non svendersi per dei debiti di gioco. Equesto e vero gli piace giocare alla roulette e puntare molto. Peccato! > < E’ proprio vero il danaro da alla testa! > commentò Graziano. girando

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la via e portando l’auto davanti ai cancelli di servizio senza entrarci, neldire: < Ecco, siamo arrivati Elisa... In verità non ho mai messo piede quidentro, a questo Gran Hotel Regina Palace. Con la poca rendita che i nostrigenitori ci hanno lasciato in banca a Zurigo, non possiamo permetterci unsimile lusso. Poi, in fondo a tutto, non c’interessa nel voler dimostrare adaltri come viviamo noi, gli ultimi due gemelli della dinastia Reale, noi,riusciamo tranquillamente ad adattarci alla normalità senza blasoni. > < Siete i primi nobili, che non si lamentano delle disavventure, capitatenel vostro lontano passato. Complimenti! > commentò Elisa, guardano ilgiovane Graziano, da stupirsi da sola, per la spontaneità del giovane adesprimersi, poi in fondo a tutto, incominciava ad apprezzarlo veramente. < Il mese prossimo con il primo lavoro, prenderò un buon stipendiocome ingegnere aeronautico e Carlotta a concluso il suo corso dielicotterista e come ai visto a un bravo ragazzo per compagno. Lui lavoraalla reception, dove alloggiamo a Novara. Perciò, nella nostra povertà nonpensiamo ad arrabbiarci della nostra vita non agiata, senza protestare conl’atavico passato... > scendendo dall‘auto di fianco al lussuoso Gran HotelRegina Palace, nel dire tranquillo: < Eccoci signorina Elisa ai saluti. CiaoElisa! Mi ha fatto molto piacere conoscerti. Spero che ci rivediamo daqualche altra parte? Magari altrove. Ciao! > stringendole la mano primad'allontanarsi. Nel rispondere lei con un bel sorriso: < Grazie per ilpassaggio Graziano! Mi farà molto piacere rivederti. Ciao a presto! >sgusciando via velocemente, quel giovane gli piaceva veramente tanto. Selo sentiva dentro che avrebbe potuto essere veramente un buon compagno?Poi la voce di Graziano la richiamò da lontano nel chiederle: < Se domanipomeriggio passo a prenderti Elisa, sei libera per una gita? >

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Elisa ebbe un tonfo al cuore, a quella richiesta, mai avuta nella sua vita, davoltarsi e rispondere un po’ impacciata: < Certamente! Alle sedici? > < Benissimo! Alle sedici sarò qui. Ciao! > rispose Graziano, montandoin auto e mettendo in moto, nell’allontanarsi sul lungolago di Stresa. Elisa era felice di quell’invito inaspettato da quel giovane visconte, che inverità le piaceva. Per la prima volta si sentiva attratta e fiduciosa, daaccettare con decisione senza ripensamenti al caso. Trovandosi a sorridere,mentre prendeva contenta l’ascensore per raggiungere la baronessa, dopoaverla lasciata appiedata senza storie al cimitero a Cavagliano. Sulla porta della suite s'imbatté nell’arcigna cameriera Rosa, la fidatadonna della zia Assunta e stava uscendo altezzosa a sua volta, per recarsialla sauna dell’hotel e controllare se era libera per dar modo alla baronessadi usufruire completamente senza nessun altra persona al momento. Dapoter godere della sauna in privato. Elisa la salutò e l’altra rispose malvolentieri. Lei entrò nella suite insilenzio, ma appena dopo, da sentire per caso il discorrere alterato della ziaAssunte, con quell’avvocato incontrato al pomeriggio al funerale. Elisa era rimasta abbastanza suggestionata dai discorsi di prima in auto edora sentire tali proteste, da far coincidere i discorsi veritieri di Graziano..Da fermarsi ad ascoltare quel discutere abbastanza alterato, in specialmodo dalla zia baronessa che protestava vivamente: < Avvocato, non puòchiedermi una tale cosa! > da dar da pensare diversamente alla giovane econ decisione, prendersi il proprio cellulare e riprendere la scena dietrodelle piante ornamentale della lussuosa suite. Da poter catturare la scenatra la zia Assunta e quell’avvocato Luppieri a discutere animosamente. Neldire avanti la donna sull’agitata: < Certamente avvocato, che avevamo unaccordo quarant’anni fa, ma ormai è tutto cambiato.. Mister Brago, haaccettato i fatti come sono capitati e adesso non può pretendere che gliconsegno l’altra nipote per quel suo figlio un po’ ritardato... Certo lui hapassato i novant’anni e la ragazzina che gli faceva comodo per trastullarsia quel tempo sono passati. Certamente offerta da me in cambio del denaroricevuto. Ma poi se è scomparsa non è colpa mia. La colpa di quel generoscellerato che se l’è portata via, per ricattarmi... Perciò adesso non possorimpiazzarla con l’altra nipote la pronipote, della mia povera figlia mortain un incidente in mare trentanni fa... La vuol capire che non posso farcinulla! Deve comprendere che una buona parte del prestito avuto l’avevogià restituita... Non posso svenarmi! Se mi date altro tempo vedrò cosaposso fare.. Tenterò di consigliare mia nipote a sposare il figlio Brago... >

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protestava con durezza la baronessa sull’agitata all’evidenza dei fatti insuccessione. E prontamente l’avvocato le rinfacciava: < Gli accordi sirispettano baronessa! Quarant’anni d’interessi superano più che bene tuttoil suo patrimonio e capitale e beni acquisiti con il denaro datole da misterBrago. E questa mia proposta è per appianare bonariamente la questione.Altrimenti mister Brago la sputtanerà per tutta l’isola, oltre portarle viatutto, con i documenti che lei a suo tempo a firmato e farla arresta pertruffa?... Poco ma sicuro!.. Io ho tentato in tutti i modi nel tentare dicalmarlo. Ma ora lei nel tirare la corda, ha superato ogni limite e dovràpagare. Oltre perdere tutto e la sua altolocata posizione sociale a Catania..Deve abbassare il capo e arrendersi baronessa Assunta. > la spronava quelfurbetto avvocato succhia sangue. < Questo non lo potete fare?! > blateròla donna terrorizzata. Altrettanto Elisa era spaventata, dietro l’angolo adascoltare e registrare l’avvenimento a prova, era rimasta paralizzata asentire quelle vecchie questioni di denari in prestito per dei debiti di giocoe quant’altro, da far della baronessa un’avida donna senza anima escrupoli, nel coinvolgere altre persone innocenti del suo sangue. Ed oraera stata messa ai ferri corti, da dover decidere cosa inventare per salvarsila faccia. Vendere la nipote era l’ultima sua risorsa?.. “Accidenti!” sbottò Elisa a denti stretti, prendendo una decisione esgusciare nella sua stanza e prendere la sua borsa buttare dentro le pochecose sue e sparire, prima che arrivi la finta cameriera Rosa a bloccarla.Perciò via di volata da quella suite della malora. Con il terrore in gola, chequell’avvocato e sicari al seguito, stessero per assumere il comando diprepotenza. Avendoli visti prima aggirarsi nei dintorni tra i corridoidell’hotel. Avevano senz’altro le camere adiacenti, per controllare per benetutto l’andamento della baronessa messa alle strette finali. Appena fuori in giardino Elisa chiamò Graziano al cellulare, era l’unicapersona fidata da quelle parti. Persona che poteva fidarsi e parlareliberamente e chiedere aiuto... Altro non sapeva come fare, capendo chepoteva essere bloccate dai gorilla e traslata a Palermo ad accontentare unpovero figlio tonto del vecchio boss palermitano. Da riprovare a chiamare Graziano, ma al momento vi era solo la segreteriada lasciare un messaggio: < Graziano sono Elisa! Per cortesia, puoi tornareindietro a prendermi.. Sono in un bel guaio! Ti prego! Per cortesia tornasubito. Ti aspetto al cancelletto e poi ti spiegherò tutto... Grazie! >sperando che il giovane legga il suo messaggio di aiuto.

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Capitolo Ottavo

Elisa era veramente disperata, e stava per lasciasi sopraffare dall’ansia eagitazione addosso, da aver tanta paura e non saper bene cosa fare almomento. Fuggire, ma dove? Capendo che si stava ripetendo la stessasituazione di quarant’anni prima... Graziano si era fermato ad Arona per bere qualcosa e quando ritornò inauto trovo il messaggio, sul cellulare lasciato prima sul sedile, avendoappena parlato prima con Carlotta e sentire com’erano poi arrivati in città aNovara. Avvisandoli che lui si sarebbe fermato li sul lago Maggiore esarebbe uscito poi l’indomani con la signorina Elisa... Ma quel messaggiricevuto al momento, da farlo sobbalzare a comprendere che qualcosa eraveramente andato storto al rientro di Elisa in hotel dalla zia Assunta?Perciò girò l’auto e ritorno a Stresa di volata, mentre imprecava da solo acapire che ciò che aveva letto nel pensiero della donna era esatto everitiero. Era veramente complice del misfatto criminale antecedente. Graziano trovò la giovane Elisa che l’attendeva davanti al cancelletto diservizio, con una borsa a terra. Ma raggiante in viso per il suo arrivo a

soccorrerla. Da salire in auto decisa e tentare di dire qualcosa, ma si trovòa piangere, e il bel sorriso era sparito del suo giovane viso meridionale,mentre borbottava poi confusa, sulla spalla del giovane: < Grazie di essereritornato Graziano! Avevi ragione di pensare male della zia Assunta.. Per

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caso entrando nella suite, l’ho sentiti discutere con quell’avvocatoincontrato al funerale. Ed io ho origliato un momento, a capire per cosadiscutevano. Lei la baronessa mia zia, era ed è ancora in combutta conquel boss mister Brago palermitano. Quello a cui doveva consegnare lagiovane Carmela come debito da versare. Ed ora quell’avvocato capitatooggi al funerale, è un mandante del boss palermitano ed è venuto qui areclamare che la zia Assunta paghi i propri debito di quarantanni fa. Ed ilboss vuole chiudere per sempre la faccenda, con un’ultima concessione asdebitarsi, che mia zia mi consegni come un pacco postale al figlio tontodel boss, per trastullarsi come moglie soggiogata e devota. Altro che trattadi schiave! Sto per finire dentro? > < Accipicchia ragazza mia! Sei proprio messa bene. Dai Elisa, andiamovia e poi ci penseremo cosa fare per stroncare una volta per tutte questeporcherie criminose!? > commentò sull’agitato Graziano. Poi a Belgirate si erano fermati a bere qualcosa di fresco, ad un caffèappartato da poter parlare con tranquillità e pensare le risoluzione migliore,al quesito scottante nel dire: < Elisa tu sei disposta a denunciare il tutto? Eaffrontare le conseguenze al seguito di denunciare la tua zia che ha tramatocon il boss siciliano e pronta per venderti e salvarsi ancora la faccia?... > < Certamente! Dover finire a far da serva ad un boss mafioso e nonpoter parlare, da soccombere al volere degli altri. Mai! Poi ho registrato eripreso sul mio cellulare, una buona parte dei loro discorsi e pertantoabbiamo una prova certa. Guarda di persona e ascolta la schifezza! >accendendo il cellulare e mostrare il video registrato per bene, da fargioire Graziano per quella prova veritiera con tanto di audio ben chiaro. < A questo punto penso che bisognerà parlare al procuratore Tarantini espiegare la sporca faccenda. E’ l’unico che conosciamo da queste parti emi sembra che non un tipo facile da corrompere. Pertanto possiamofidarci... Aspetta prova a chiamarlo ho il suo numero, e sentire se èdisponibile ad ascoltarci. > nel comporrere il numero sul cellulare e dopoun attimo, sentire la voce della segreteria del magistrato che avvisaval’assenza al momento e stava per chiudere quando il magistratoprocuratore, rispondeva in viva voce: < Caro visconte mi racconti tutto.Un altro fantasma l’assedia? > da far sorridere Graziano a rispondere inviva voce serio: < Dottor Tarantini, mi scusi il disturbo, ma ho delle novitàsorprendenti, da poter districare la lunga matassa da quarant’anni. Lei èdisposto ad ascoltarci?... Veramente a trovato il bandolo della matassa?Domani alle dieci nel mio studio, l’aspetto e grazie!.. Grazie a lei! >

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rispose Graziano nel guardare Elisa e provò a dirle soddisfatto: < Alloradomattina andiamo a Novara dal procuratore e sveleremo tutti i nostrisegreti da decenni rimasti nascosti. Cosa diresti se ci fermiamo qui aBelgirate a cenare e riposare? Da mettere però, per ben in chiaro tra noidue, niente intrallazzi amorosi tra partecipanti ai giochi, per intendersiprima. Sei d’accordo Elisa? > comunicò deciso il giovane. < Certamente Graziano! Non ho mai dubitato un solo momento di te.Sei la prima persona leale che conosca e mi fido ciecamente. > < No, è meglio che tieni gli occhi ben aperti ragazza mia. Di questitempi può capitare di tutto. Tranquilla prenderemo due camere separate. > < Perché temi di non saperti controllare di notte, forse nell’aspettare un

nuovo fantasma che arrivi a consolarti e rimboccarti le coperte? > < Ahi j-ahi! Tu mi provochi ragazza mia... Ma accetto la tua sfida.Andiamo a cenare e poi penseremo al dopo. Scherzavo.. D’accordo? > < Qui dove siamo non ti sembra che può essere un buon ristorante? > < Basta provare e poi potremo reclamare. Io ho fame e in verità misento meglio dopo che abbiamo in mano le prove schiaccianti da potercolpire quei miserabili criminali. Devo avvisare Carlotta, perché immaginoche ha un sesto senso e al momento si trova in apprensione su tutte questestorie del passato. In verità abbiamo sempre diviso tutte le nostresensazioni.. Adesso la chiamo in viva voce: < Ciao sorellina!.. Ciao!Tranquilla siamo qui a Belgirate a cenare e domani andremo dalprocuratore, ci aspetta alle dieci, e tu non tardare.. Ma mi avevi detto di

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aspettare? Tranquilla, tu sai il suo indirizzo, al palazzo di giustizia. Porta ilduplicato della lettera e speriamo finalmente d’incastrare tutti i contendentiin una sola volta... Veramente lo pensi? Dovremo però, far recuperalel’auto dei nostri genitori nel lago d’Orta, per provar la veridicità. Poi lacosa importante è che Elisa oggi in stanza, ha filmato di nascosta sua zia,mentre spiegava per bene all’avvocato la loro complicità con un certomister Brago palermitano... Allora fratello, abbiamo le prove in mano,accidenti che bello! Certamente sorellina! Perciò ti aspetto domani dalprocuratore, alle dieci. Ciao a tutti voi!.. Buona serata e salutami Elisa.Ciao! > chiudendo il cellulare, nel guardare Elisa, rimasta ad ascoltarli ecapire quella loro simbiosi gemellare era sorprendente: < Siete veramentestraordinaria voi due, avete un contatto sensitivo sebbene lontani. Maspigami un po’. Voi due come gemelli non vi siete mai azzuffati perqualcosa? Magari dei giochi da piccoli... > < Adesso che mi fai pensare.. No, mai! Abbiamo sempre avuto unacerta riservatezza, sebbene intuivamo tutto l’uno dall’altra. Pertanto nonabbiamo mai avuto il bisogno di discutere, bastava guardarsi e capiretutto... Beh’ allora, ragazza mia, cosa ordiniamo per cena? > < Io mi prenderei dei tortellini in brodo e di secondo dei pesciolinifritti. E lei ingegnere un bel piatto di spaghetti? > trovandosi a sorridere. < In verità sei la prima persona che mi chiama ingegnere. No, prendoanch’io la stessa cosa... Ci porti per cortesia una bottiglia di vino bianco.Non devo guidare a questore di sera. A te va bene il vino bianco con ilpesce qui del lago? > prendendole la mao ancora un po’ tremante. < Perfetto! Poi hai ragione, non dobbiamo guidare l’auto. > risposementre il cameriere portava i tortellini fumanti. < Buon appetito! > inverità era tutta una confusione di frasi dette, ma il pensiero era altrove adosservarsi con interesse reciprocamente. Stava nascendo qualcosa tra diloro, senza nemmeno che se ne accorgano per bene. Dalla tanta confusionea trovarsi l’uno di fonte all’altra e guardarsi con una piacevoleammirazione, mai provata prima. Proprio roba da colpo di fulmine. Poi, per fortuna che la cena terminò con un dolce al liquore da faraumentare la loro euforia goliardica, da arrivare su nelle stanze ridendocome ragazzini contenti alle prime scoperte a giocare con le biglie nelcircuito sulla sabbia. Alla fine decisero in quale stanza infilarsi in quelgioco iniziato già prima a tavola e trovarsi poi su di un letto candido abaciarsi con estremo desiderio. Da trovarsi poi sotto le lenzuola, nel farsi icomplimenti e alla fine addormentarsi più che contenti.

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Solo al mattino dopo, appena il primo dei due si era svegliato a capire cheforse avevano esagerato un poco, con quel vinello fresco che scendeva giùper il gargarozzo come un rosolio. Mentre Elisa si ravvedeva dellasituazione capitata, nel chiedere al giovane nudo al suo fianco: < Ma cosadiavolo abbiamo combinato Graziano? > mettendosi a sedere sul letto etirarsi il lenzuolo sul seno rimasto nudo a borbottare avanti: < Oh mio Dio!Questa poi. Non doveva succedere?.. > sbottò lei preoccupata. < Mi sembra proprio un bel niente, mia cara Elisa. Siamo stati traditidal vin Santo. Comunque lo stare così vicini, ci ha aiutato a riposaretranquillamente. Poi, non era una sfida la nostra? E devo dire, hai vinto. > < Veramente non è successo nulla? Oh mio Dio! Nudi assieme a letto. >tirandosi più su il lenzuolo fin sul viso, dalla vergogna. < Mi sembra che non c’è nulla da vergognarsi. Tu sei ancora vergine edio mi sono addormentato al tuo fianco, senza intenzioni bellicose... >mentre gli donava un bacio sul collo nudo della giovane e lei fingeva di

dormire avanti, per la vergogna, ma anche per la contentezza di averlo lial suo fianco quel nobile giovane che non aveva abusato della suapresenza. Come una bella favola sognata nel lontano passato della loromisera infanzia.

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Alla fine lei, provò a dire al giovane visconte alle sue spalle: < Grazie peravermi tenuta stretta questa notte, Graziano. > < Allora eri ben sveglia e non hai reagito a scacciarmi dal tuo letto. Ioho gradito la tua presenza accanto Elisa. Mi è stato molto difficile resisteredal baciarti. Non sono riuscito a chiudere gli occhi, ma sono felice di averiavuta accanto. Fin dalla prima volta che ci siamo incontrati ho avuto unapremonizione che tu eri arrivata da molto lontano per riempire il vuoto cheavevo nel mio cuore. Già, proprio così, ho immaginato!? Forse, mi sonopreso una bella cotta per una meravigliosa ragazza del sud... Credimi. Enon ho vergogna a dirlo, ma mi piaci da morire Elisa. > < A questo punto non posso mentire. La stessa cosa è capitata a me,nel vederti di persona e non come ti aveva descritto la baronesse Assunta.Mi ha colpito il tuo sguardo sincero e in verità, mi sono innamorataall’istante. Sebbene sapevo per certa che mai ci saremmo innamorati etrovati nudi a letto e non far nulla. Cosa impensabile per altri. Ma tu mi hairapita nel profondo dell’anima, amore mio! > sbottò decisa Elisa, forse perpaura di perdere la cosa più preziosa che aveva trovato proprio per caso. Mentre Graziano confuso e sconcertato provava a dire sorpreso: < Wauh!Ragazza mia. Mi hai rubato la parola giusta. Ti amo veramente anch’io! >nell’abbassarsi e baciarla con delicatezza sulle labbra della giovane. Nel trovarsi poi, a far l’amore senza restrizioni di qualsivoglia. L’amoresfrenato era scoppiato con furore senza dare il tempo di pensarci sopra perbene. Ma cosa importava, erano veramente felici di essersi ritrovati.Correvano i loro baci sull’epidermide calda di ognuno, da eccitarlimaggiormente e dar sfogo ai loro istinti primordiali scoppiato tutto dicolpo. Tutto stava capitato così all’improvviso e senza un minimopreavviso, con la complicità dei loro baci divenuto infuocati e assetatid’amore. Di quell’amore innocente e sbocciato proprio per caso, ma benaccolto da entrambi. Solo un piccolo bisbiglio: < Quanto ti amo! > Ad un certo punto Elisa, in mezzo a tanta felicità scoppiata, provò a dirun po’ sorpresa, ma ravveduta: < Graziano. Sono già le otto del mattino!Dobbiamo sistemarci amore, se dobbiamo essere alle dieci dal procuratorea Novara. Comunque ad essere sincera, devo dire che è la cosa più bellaaverti conosciuto. Mi sono innamorata di te perdutamente amore! > < In verità è per me la stessa cosa e non l’avrei mai immaginato diinnamorarmi così all’improvviso... Dai vestiamoci amore, altrimenti siricomincia da capo... > scoppiando a ridere entrambi. Mezz’ora dopo erano già in auto e via decisamente verso Novara.

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Capitolo Nono

Alle dieci puntuale, dopo aver faticato per trovare un parcheggio, eranoarrivati davanti al portone del palazzo di giustizia a Novara.

Da essere indirizzati dall’ufficiale di guardia, all’ufficio del procuratorecapo e stavano poi chiedere all'usciere davanti alla porta di conferire con ildottor Tarantini, mentre arrivava la sorella Carlotta, da entrare assieme efar le dovute presentazioni al caso: < Buon Giorno dottore! > salutaronotutte e tre assieme, quasi in sincronismo. < Ben arrivati signori! Accomodatevi. > li accolse il procuratore. < Buon giorno a lei dottor Tarantini! Finalmente possiamo svelare ilmistero tenuto nascosta da oltre quarantanni. > esponeva Graziano. < Sono proprio curioso di sapere come siete arrivati a tanto. Forse ilfantasma è tornato a parlarvi visconte? Dai spiegatevi per bene.. > < Come lei sa bene dottore, dopo il funerale io ho accompagnato la quipresente, la signorina Elisa Brancati, all’albergo a Stresa. Lei è nipote dellabaronessa Assunta Brancati da Catania. Che a suo tempo quarantadue annifa, la baronessa ha stipulato un contratto? (Senz’altro ci sarà uno scritto daqualche parte, in favore di una certa persona, un boss palermitano, misterNanni Brago.) E l’accordo era di consegnare, quella pronipote Carmela alboss palermitano in cambio di denaro che la baronessa aveva perso algioco, così sembra. Ma dato che la giovane era fuggito da Catania con ilpadrino, forse per salvarla dalle grinfie della baronessa, o per altro, magariricattarla a sua volta? Ed era arrivato a Cavagliano a far da fattore allacugina Rosa caccia. Ma che appena dopo quel patrigno era sparito non si

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sa dove. Forse allo stesso modo? La ragazza Carmela sedicenne, nelfrattempo s’innamora del famiglio Aldo, lo staliere della baronessa RosaCaccia di Novara e appena dopo un anno si sposavano. Ma una settimanadopo la giovane spariva... E il resto lo sappiamo bene dottore, com’èandata a finire la triste faccenda. Ma adesso viene la bella notizia dottore.La signorina Elisa dopo il funerale era rimasta appiedate, dal poter tornareall’hotel a Stresa. Dato che la zia doveva parlare con un certo avvocatoromano di nome Lodovico Luppieri, un factotum del boss palermitano.Pertanto io mi sono prestato a riaccompagnare lei Elisa a Stresa. Conl’accordo che ci saremmo rivisti oggi per fare una piccola gita assieme. Maappeno io ero arrivato ad Arona, lei mi ha lasciato in messaggio sul miocellulare, e mi pregava di tornare subito a Stresa a prenderla.. Adesso Elisaracconta tu, il resto della storia. > rivolgendosi Graziano alla giovane, unpo’ emozionata, nel provare a raccontare: < Arrivata in Hotel sono salita sunella suite, incontrando la dama di compagnia di mia zia Assunta, unadonna taciturna, ma infida che mi fece entrare nelle suite, mentre leiandava a prenotare la sauna per la baronessa, zia Assunta. Soltanto cheappeno entrato ho sentito una forte discussione tra la zia e quell’avvocato,e in certe frasi si riferivano a me la nipote.. Perciò mi sono fatta coraggio eho acceso il mio cellulare e ho ripreso tutta la scena da dietro delle pianteornamentali, da vedere e sentire per bene ciò che si dicevano... Eccodottore, guardi e ascolti la mia registrazione fatta al momento... >premendo il pulsante del replay. Ciò che il procuratore stava vedendo e sentendo era la prova esatta delmisfatto antecedente, da farlo sobbalzare sulla sedia a dire poi alla fine unpo’ euforico: < Visconte lei ha già fatto una copia di questa importanteregistrazione? Questo filmato vale tanto oro. Una prova più bella di cosìnon si poteva avere. Dovrò far bloccare ogni cosa e movimento diciascuno, lassù a Stresa. Possibilmente bloccarli in sordine, senza tantostrombazzare in giro prima che qualcuno se la svigni. > grattandosi il capocontento, nel dire: < Da portarli in tribunale e farli condannarli per bene. E’proprio una bella sorpresa questa registrazione signorina. Grazie! > < Ma guardi dottor Tarantini che ancora non è tutto. C’è la questionedei nostri genitori che a suo tempo, venticinque anni addietro sono statiincriminati ingiustamente, dagli spergiuri dei cugini e camorrista, daincolpare per bene i nostri genitori, come truffatori ricercati dalla vostrapolizia che li stava perseguitando, convinti che erano fuggiti all’estero conil malloppo. Invece giacciono in fondo al lago d’Orta. Come a suo tempo

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un testimone oculare, un anziano pastore del posto aveva visto per benel’incidente e lo aveva denunciato, ma la polizia non gli ha creduto. Avevaasserito che erano tre le auto che si rincorrevano sella sponda del lagod’Orta, ed un’auto a spinto nel lago la prima auto, quella di nostri genitori,(diretti in Svizzera cosi dicono?) Ma per sfuggire ai mandanti dellacamorra. Che tentavano di eliminare chiunque si frapponga ai loro sporchiaffari. E al tempo stesso altri, ha speronare l’auto del cugino Caccia cheaveva già sistemato i nostri genitori sospinti prima nel lago, e senz’altrooramai non serviva più a sua volta, era d’ingombro. Da essere statosospinto dall’altra auto camorrista. Ma scalogna vuole che l’auto si eraagganciata, all’altra auto e finire nel lago assieme da annegare tutto. Ed eraciò che la stampa a scritto sui giornali a quel tempo... Ricorda dottorequella notizia? E il tutto è perché qui abbiamo trovato alla Badia diDulzago, nella chiesa di San Giulio. Tra i registri dei matrimoni, dove sisono sposati i nostri genitori di fretta, e che appena dopo di furia scapparevia, lasciandoci poi, noi due gemelli di appena due anni, dalla suore delSacro Cuore ad Orta. Sapevano di essere inseguita dai camorristi. Quelliad evitare che rimanessero delle prove e bloccare la loro espansione e doveavevano comperato il silenzio del cugino Caccia che si svendeva per ilgioco. Perciò adesso abbiamo qui un documento redatto a confessione dainostri genitori a spiegarci la loro stupidaggine fatta a fidarsi dei parenti..Ecco le copie dei documento e della registrazione. Gli originale sono ununa cassetta di sicurezza.. Sperando che dopo tutti questi anni di rinvii acatturare i tanti criminali nel bel minestrone mal condito un po’ da tutti.. > < E’ sorprendente, la vostra testardaggine visconte e in virtù della miaposizione, vi ringrazio per aver sviscerato l'inimmaginabile caso da anniaccantonato, per incompetenza. Grazie! > commentava il procuratore,mentre leggeva la confessione dei poveri genitori: < Provvederemo subito,ma senza tanto strombazzare ha controllare i vecchi verbali accatastati daqualche parte. Intanto farò recuperare l’auto dei vostri genitori e poterdimostrare che la loro confessione è veritiera e poi procedere a bloccareogni altra mossa dei criminali in combutta tra loro. Acciderba! > fermatodal parlare, da un subalterno che entrava in ufficio ad avvisare ilprocuratore sotto voce, da farlo restare di stucco... Nel raccontare poi aipresenti, mentre scuoteva la testa: < C’è stato un grave imprevisto: AStresa al Gran hotel Regina Palace, la baronessa Assunta Brancati si èsuicidata, buttandosi dal proprio balcone nel giardino sottostante?

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Accidenti questa non ci voleva! Meno male che abbiamo la registrazionedell’accordo antecedente che avrebbe dovuto poi pagare il debito… > < Oh mio Dio! > sbottò Elisa impallidendo. < Su, prosegua a raccontare tenente. Cosa stava dicendo ancorasull’incidente avvenuto ieri sera a Stresa? > < Dalle prime indagini, sembra che la baronessa si sia buttata di sottoper il dispiacere di aver saputo della scomparsa della nipote Elisa. Cosìasserisce la dama di compagnia della baronessa catanese... Sì, Per il grandedispiacere... > esponeva la notizia fresca, l’ufficiale al procuratore. Tutti quanti si guardarono in viso, frastornati dal dramma. Mentre Carlottala più distaccate dai sentimenti, provò a dire: < Dottore, non potrebbeessere che quella bella dama di compagnia; io, l’ho appena intravvisto alfunerale e non mi aspirava fiducia. Assomigliava di più ad una guarda delcorpo che la cameriera fidata? Non sia in combutta con quell’avvocato equel boss palermitano e al rifiuto della baronesse di consegnare la nipoteElisa, l’abbiano buttata di sotto, incolpando poi, in un secondo momentolei, la restia Elisa che è fuggita via di furia con un presunto amante?Immagino io... Ma al momento c’è d’aspettarsi di tutto. Vero? > < Beh’, tutto può essere vero? Adesso chiamo il commissario a Stresaper sentire la sua versione nelle denunce verbalizzate sui fatti. > primaancora che potesse telefonare, suonava il suo telefono, era la questura diStresa che voleva informarla direttamente: < Sì! Mi dica commissario...Ah, è cosi la faccenda... Hanno visto un suv metallizzati che caricava unagiovane vestita di rosso e velocemente lasciavano l’hotel?... Benissimo!Non serve far delle ricerche commissario…. La signorina Elisa Brancati èqui nel mio ufficio... Grazie per l’informazione!.. E non lasci andar vianessuno... Special modo l’assistente, insomma la donna di compagnia,della baronessa deceduta e quell’avvocato romano Lodovico Luppieri e isuoi tirapiedi che sono negli appartamenti attigui... Al pomeriggio arrivoper interrogarli tutti... A dopo commissario! > poi rivolgendosi ai presentinel dire: < Come s’immaginava c’è già chi vi ha visti fuggire via e magari,il commissario non mi ha detto nulla delle varie deposizioni fatte, sui fattiaccaduti. Vedremo poi oggi... Pertanto dobbiamo presentarci tutti adimostrare che nessuno è fuggito via, e dopo aver sentito le varie campane,tireremo la somma... Per le diciotto a Stresa all’hotel. Intanto arrivedercisignori! > li congedò il procuratore felice di aver trovato il bandolodell’intricata matassa da quarant’anni addietro, accantonata dai colleghi.

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Capitolo Decimo

Intanto a Stresa la polizia stava controllando chiunque soggiornava alGran Hotel Regina Palace. Oltre interrogare il personale del lussuosoalbergo implicato in una grave disgrazia capitata, che al momento nonsembrava un incidente, ma si supponeva un bell’assassini fatto sucommissione.. Creando del disagio tra gli ospiti a mugugnare.

Il questore a Stresa, aveva predisposto per il pomeriggio una riunione e unprimo l’interrogatorio rogatorio, delle persone coinvolte direttamente. Ladama di compagnia della povera baronessa defunta e l’avvocato che avevadei rapporti con la cliente, la cosiddetta baronessa ormai defunta, per unaffare di compra e vendita, da redigere una bella deposizione a verbale. Inattesa che arrivi al pomeriggio il procuratore capo da Novara, titolaredell’inchiesta estrapolata fuori dagli archivi, da ormai quarant’anni.

Nel pomeriggio, loro i visconti erano arrivati a Stresa, e davanti al Granhotel Regina Palace, c’era ancora un sacco di gente, oltre i tanti giornalistidi varie testa e reporter della televisione a riprendere gli avvenimentiscabrosi, oltre pregiudicare il buon nome del gran hotel in questione. Conle auto della polizia a bloccare e controllare chiunque.

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Loro tre i due gemelli visconti e la giovane nobile catanese a mostrarsi inparte implicati nella brutta faccenda, che una nobile baronessa capiti divolare giù da un balcone del famoso hotel dove l’ospitava da poche ore. Il questore e il commissario di zona, si avvicinarono a loro appenaarrivati, nel chiedere le loro generalità: < Commissario Arnaldo Tasso.Buongiorno! Potrei sapere per cortesia, in quale grado di parentela sietecon la defunta, perita qui così malamente ieri sera? > chiedeva deciso ainuovi arrivati, segnalati dal personale dell’hotel, vedendo arrivare lasignorina Elisa Brancati, loro ospite e poi sparita via nel momentopeggiore della disgrazia appena capitata. Da avere dei seri dubbi? Ma aricordarsi per bene la sua veloce presenza in hotel quel pomeriggio delgiorno prima. Che strano? Graziano rispondeva deciso al commissario: < Siamo arrivati qui hatestimoniare e mettere ben in chiaro la presenza della signorina AliceBrancati. Il procuratore Tarantino non è ancora giunto? Lui ha già le provescottanti in mano, da definire con lei commissario... Per una velocerisoluzione del pietoso caso. Comunque io sono Graziano Reale e miasorella Carlotta, oltre la signorina Alice Brancati nipote della poveradefunta... Guardi commissario!.. Ecco sta arrivando il procuratore espiegherà a lei e al questore di zona la faccenda complicata... >puntualizzava Graziano. Mentre il procuratore appena giunto, chiedeva diriunirsi tutti in una sale dell’hotel da poter discutere, ma solamente con lepersone interessate, da poter conferire in privato senza la stampa attorno.

Pertanto uno per volta farli entrare nella sala e davanti ai tre funzionari distato, si avvicendavano a raccontare, coloro che erano stati a direttocontatto con la defunta in quelle poche ora dal suo arrivo lì a Stresa. Quando fu la volta della dama di compagnia della baronessa a doveressere interrogata, si incominciava a comprendere che la musica propostaera ben altra, nello spiattellare decisa la donna, dallo sguardo infido dasogliola bollita: < Stavo scendendo a controllare la sauna per poter faraccomodare l’amata baronessa, quando ho incrociato la nipote Elisa cheentrava nella suite, tutta agitata. E al mio rientro la signorina Elisa nonc’era più e la povera baronessa era sconvolta, dicendomi che la nipotel’avrebbe abbandonata per uno squattrinato uomo. E prima che potessicapacitarmi, io era andata nella stanza a vedere se la nipote c’era ancora,volevo rimproverarla. Invece niente, quella piagnucolona, che si facevamantenere per bene, dalla zia Assunta. Non c’era più, e al mio ritorno in

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soggiorno, l’ho appena intravvista. Era come un ombra vestita di rosso,che spingeva qualcuno oltre il balcone. La baronessa Assunta era volatagiù di sotto.. Lei che la spinta giù... Assassina!! > mettendosi ad urlare,disperata, a mostrarsi in lacrime la donna di fiducia tutto fare. Il commissario, stava per dire qualcosa, ma il procuratore lo fermò neldire deciso: < Bene! Ora sentiamo gli altri testimoni. Prego venga avantil’avvocato Luppieri, dica la sua posizione come intermediario con lasignora Assunta Brancati e il signor Nanni Brago da Palermo? Giusto.Prego risponda per bene e per inciso. In quale ruolo lei detiene il posto! >lo incitava il procuratore serio... L’avvocato un po’ riluttante provò a dire, nel tentare di spiegare quellasua conoscenza con la povera vittima: < Sono veramente dispiaciuto perl’accaduto. Ma il mio compito era quello di fa fare un buon affare allapovera baronessa. l’acquisto di un terreno su un promontorio in Sicilia.Altro non so proprio nulla di cosa sia capitato quei nella suite tra la nipotee la baronessa molto agitata. Solo questo posso dire dottore... > < Benissimo! Brigadiere a registrato tutto?.. Bene che ognuno firmi ipropri verbali, mentre sentiamo un po’ anche il personale dell’hotel, cosahanno da raccontare e quante mance hanno avuto per dire e non dire? Piùpresto ci sbrighiamo e più presto il quadro dei fatti si arricchisce da poterpoi fare una buon cernita. Vero commissario? > da interrogarlo e quello,non avendo ancora capito nulla di quella farsa impiantata dal procuratorecapo, alla fine rispose vagamente: < Certo dottore! Abbiamo poi un quadrocompleto.. Da scoprire il vero colpevole. Certamente se la personaindossava qualcosa di rosso scuro, non è tanto difficile da presumere chisia l’assassino? > espose un po’ nell’incerto il commissario che aveva giàtratto le sue conclusioni di certa colpevolezza. E prontamente il procuratore capo, rispondeva tranquillo: < Allora c’èqualcun'altra persona che ha già tratto le conclusioni e basta la sola paroladi una dama di compagnia ha indicare con sicurezza il colpevole? >guardandosi attorno, mentre scrollava il capo. Nel dire avanti: < Eccoperché già quarantanni fa si erano incagliata le ricerche. Troppa faticaspremersi le meningi. Era sparita e basta... > espose a far avere deiripensamento di una condotta deplorevole per appartenere alla squadrainvestigativa della polizia. Mentre il procuratore con fare tranquillo informava: < Per fortuna che daparte dei civili abbiamo avuto maggior successo e ho in mano le proveschiaccianti per arrestare una buona parte dei contendenti. Tanto per non

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dilungarmi troppo dichiaro in arresto l’avvocato Luppieri e la sua scorta.Oltre la dama di compagnia la signora Rosa in combutta con il mandantepalermitano Nanni Brago, che ho già inviato un mandato d’arresto allaprocura di Palermo che venga trattenuto in carcere per concorso inomicidio. Vi è tutti ben chiaro la questione. E adesso per accontentare unpo’ tutti e smorzare le preteste e proteste degli arrestati, guardiamoci unbella registrazione fresca di giornata. Prego tenente ci illumini tutti!.. > Un attimo dopo sullo schermi esposto per bene nella sala, ecco apparirele bella registrazione sonora da vedere e sentire per l’ultima volta le paroledella baronesse Assunta Brancati, che spiegava l’increscioso intrigo diquarant’anni addietro. Da far restare tutti zitti e capire la figuraccia fatta. Alla fine il procuratore provava a dire: < Siamo tutti soddisfatti? Bene!Diamoci da fare che il lavoro non manca dopo quarant’anni?... > Tutti in silenzio a portarsi via gli arrestati e capire di aver madornalmentesbagliato. Mentre il procuratore conferiva con i visconti nel dire che sullago d’Orta si trovavano già i pompieri nello scandagliare il lago alritrovamento dell’auto dei coniugi visconti Reale. < Presto li ritroveremo.Da chiudere per bene questa volta la travagliata storia infinita. > < Grazie per l'interessamento dottore. Noi andremmo dall’altra partesul lago d’Orta e speriamo che riescano a trovarli. Grazie e arrivederci. Lasalutiamo al momento e la teniamo informato sul recupero. > Il destino vuole questa volta, da essere più miserevole. Appena eranoarrivati sul posto, i pompieri stavano già recuperando un’auto, ed eraproprio quella dei loro genitori sospinti nel lago a morire, venticinque anniprima.

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Graziano in quel frangente di emozioni, nel vedere quell’auto gocciolanteche da venticinque anni giaceva in fondo al lago, gli serrava la gola daldispiacere, oltre vedere la sorella che piangeva a quella vista, da soffrirnemolto. Da prendersi il cellulare e chiamare il procuratore: < Dottore, sonoReale, hanno trovato l’auto dei nostri genitori. Qui sul posto c’è già ilprocuratore aggiunto di Omegna. Noi seguiremo le disposizioni per poitraslare al cimitero alla Badia di Dulzago, per una degna sepoltura nelposto dove si sono sposati, e sistemare o poveri corpi accanto, di quel pocoche resta delle ossa consumate nel tempo sott’acqua... Ah, lei viene adOmegna dottore! Bene l’aspettiamo. Grazie e arrivederla dottore! > < Allora Graziano viene fin qui il procuratore. > domandava la sorella. < E una persona testarda e inflessibile, ma giusta. Quante di questepersone vorremmo avere, che sanno fare il proprio dovere e far trionfare lagiustizia al meglio.. Molto poche? > rispondeva Graziano. < Essendo statoil primo procuratore arrivato sul posto a Cavagliano a prendere in manotutta la questione e pertanto deve portarla a termine. E’ una personacoscienziosa e di buonsenso... Bene ragazze, adesso dobbiamo andare atrovarci un hotel per dormire e mangiare. Altro non possiamo fare. Ilpatologo dovrà faticare per recuperare i frammenti delle ossa dei nostrigenitori e pertanto occorrerà del tempo. Io rimango qui ad aspettare.Carlotta vuoi tornare a Novara, e tu Elisa cosa vorresti fare, andare con leiin città? All’hotel dove alloggiamo ti puoi sistemare... > < Io ho già telefonato a Carlo. Resto qui con voi. > < Per me è eguale. D’altronde non ho più nulla solo quella borsa nellavostra auto. Decidi tu Graziano cosa vuoi fare? > < Dai andiamo ad Omegna e troviamo un albergo per dormire emangiare e domani vedremo come si svolgono le inchieste, con questovice procuratore che senz’altro non sa proprio nulla di tutto il resto. Dairagazze, io ho fame! Voi no? > < Anche noi abbiamo fame, vero Elisa? > < Abbastanza. E grazie per farmi partecipe ai vostri problemi, che inparte dopo sono anche i miei, che senza il vostro aiuto a quest’ora sarei giàsistemata al freso con una condanna di omicidio sul capo. > < Certamente Elisa, se non ti veniva la voglia di filmare tutto, sarebbesorto un bel pasticcio. Quei farabutti ti avrebbero incolpata per bene. Chefigli di puttana! Accidenti a loro. Cosa si fa per dei soldi sporchi, siammazza la gente.. Ah!.. Cambiamo discorso. > Mentre si fermavano davanti ad un albergo trattoria.

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< Dai entriamo qui, sembra che si possa mangiare e dormire. > < La mia sorellina ha sempre un buon fiuto. Entriamo! > L'omone sulla porta li salutava sorridendo: < Buona sera signori!Desiderano cenare qui da noi? > facendo segno d’accomodarsi all’interno. < Buona sera buon uomo! Cosa offre di buono la vostra cucina percena? > chiedeva Carlotta all’omone che si era parato davanti ad invitarlidentro al suo locale, nel rispondere tranquillo: < Gavemo dalla minestrinaal pasticcio, come primi e per secondi, del brasato o pesciolini fritto dellago con verdura, e vino locale. El ve sta ben signori? > espose in dialetto,da farli sorridere. Nel rispondere all’oste: < Va benissimo! Saltiamo laminestrina e prendiamo il pasticcio. Per secondo pesciolini del lago everdura. dell’acqua e vino bianco... Avete delle stanze per dormire? > < Certamente! Tre stanze, due, o una?.. Per accontentare il cliente. > E prontamente Carlotta, che disponeva per tutti in quella loro sorta dimeditazione confusionaria, ai tanti problemi ammassati assieme, nelpensare che potevano riposare singolarmente per bene e all’indomanisentirsi meglio e per passare una buona parte della giornata dal patologoforense. Che a sua volta faticherà a discernere tra le lamiere quei poveriresti delle ossa ritrovate e scoprire la causa della morte, e da ricomporleper poi dare alle vittime una degna sepoltura.. Era il pensiero apprensivo diCarlotta, non riuscendo a pensare proprio ad altro. Perciò, provò arispondere all’Oste giuggiolone: < Tre, una per ciascuno ad evitare dibisticciare. Adesso riempiamo la pancia, al resto ci pensiamo dopo. > < Cara sorellina, non devi crucciarti troppo. Purtroppo il mondo va allariversa e bisogna adattarci. Magari con fatica. Ma vedrai che presto appenaavremo sistemato i nostri poveri genitori, ci sentiremo molto meglio. Daimettiamoci a tavola a cenare. Io ho fame! > Commentò Graziano. < Insomma anche noi, qualcosa del genere! Una fame strana addosso. >Da capire appena dopo, che effettivamente era qualcos’altro che bloccavaCarlotta a tentare di cenare, qualcosa in gola, le impediva da non poteringoiare nulla. Nel dire: < Scusate ma non riesco a mandare giù unboccone. Quella vista dell’auto appesa ma ha fatto raggelare il sangue. E’proprio dura da digerire! Poveri genitori! > < Tranquilla sorellina, non ti forzare. Tutto questo gran casino saltatofuori ci fa saltare i nervi. Dai coraggio Carlotta! > lo confortava il fratello. < Ha ragione Graziano. Samo messi male e speriamo che finiscapresto questo stiramento di nervi? Accidenti! > commentò Elisa. Più a letto, e ad ognuna nella propria stanza e tentare di riposare un poco.

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Capitolo Undicesimo

Al mattino si svegliarono presto, da trovarsi poi giù in sala a far colazionee via poi all’ospedale di Omegna, dal patologo a sentire cosa avevascoperto su quei poveri resti, da venticinque anni a mollo nel lago d’Orta.

Più tardi era arrivato il procuratore il dottor Tarantini a concordare con ilcollega il vice procuratore di Omegna. Da semplificare l’inchiesta econsegnare i poveri resti ai figli. Scoprendo con stupore dalle parole delpatologo, che aveva trovato i corpi dei coniugi Reale, bloccati sui sedili, ederano rimasti abbracciati tra loro, fino all’ultimo respiro delle loro forze.

Tre giorni dopo un carro funebre, traslavano i corpi ricomposti alla Badiadi Dulzago, per un mesto funerale da farsi. Venivano accompagnati dai pochi parenti al piccolo cimitero, nell’averefinalmente trovato un posto caro per riposare in eterno, in una semplice madegna sepoltura, dove venticinque anni prima in quel luogo si eranosposati, il visconte Giacomo Reale e la consorte, Maria Fantoni in Reale. Poche persone di cuore erano presenti a dare l’ultimo saluto ai nobilivisconti Reale nel piccolo cimitero della Badia di Dulzago...

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Intanto le indagini procedevano e nel giro di una settimana la poliziaaveva fatto un sacco di arresti, seguendo il filone dei camorristi e mafiosiinsediati al nord d’Italia e in Sicilia. Il procuratore capo Tarantini, non dava tregua a sviscerare il marciumeincancreniti dentro ad ogni indagine che andava a scoperchiare e molteteste di persone importanti implicate, stavano cadendo per bene daaumentare i tanti fascicoli di denunce e verbali antecedenti...

Frattanto i giovani visconti si stavano inserendo per bene, nei propri postidi lavori con impegno e serietà voluta. Mentre si apprestavano a voler far un bel matrimonio tutti quanti assieme,ed era il desiderio di ognuno di loro, nel convolare a nozze tutti assieme.Ed il luogo era stato prescelto con cura, nella chiesa di San Giulio allabadia di Dulzago. Dove anni prima erano convolato a nozze i loro amatigenitori, purtroppo mai conosciuti per bene prima. Loro i gemelli Grazianoe Carlotta Reale, avevano soltanto due anni, a quel tempo ormai lontano.

Quasi come una bella fiaba che ha un finale da ricordare ai posteri… Ilmatrimonio in campagna, in quel piccolo borgo della Badia di Dulzago. Lasolenne cerimonia fatta dal vecchio parroco Don Guido, felice di potersposare quei quattro giovani innamorati. In quella chiesa antica, con labenedizione di quel San Giulio che ha aiutato quei giovani gemelli aritrovare a via giusta, nella bontà d’animo ad amare con il cuore e la menteverso il prossimo. Appena dopo terminato il matrimonio in chiese, andare al camposanto adeporre dei fiori nuziali sulla tomba dei loro cari genitore a ricordarli neipropri cuori con affetto.

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Poi nel prato i fianco a farsi fotografare assieme ai testimoni e gli amicipiù stretti, in quel colore scelto del lutto superato a ricordare. Da far partecipi gli abitanti di quel piacevole borgo a festeggiare tuttiassieme, quelle modeste nozze dei nobili decaduti, ma non di animo,tralasciando i possedimenti ormai perduti. Ma l’importante al momento,sapersi amare con il cuore e volersi bene. Quel proponimento valeva moltopiù di tutto l’oro del modo. Nella piccola piazzetta del borgo addobbata a festa, a festeggiare tuttiassieme il bell’evento nato più che bene e nella buona armonia a brindarealla doppia copia di sposi felici. < Evviva gli sposi! >

FINE

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Conclusivo

Carlotta era andata ad abitare a casa del marito Carlo e la mamma Mariafelice di averla accanto come nuora. Graziano invece aveva comperato una vecchia casa a Cavagliano eassieme alla mogliettina Elisa s’impegnava nei giorni liberi del suo lavoroa divertirsi a trafficare in cucina, da bravi sposini innamorati.

E al momento vivevano felici e contente di quel poco che avevano tra lemani. L’amore sincero da condividerlo tra loro. La storia del visconti termina qui, dove sono nati e sperano che il futurosia veramente migliore…...

Dedicato alla mia cara cugina Giuliana

I personaggi, i luoghi e le foto, inseriti nel romanzo, sono puramentecasuali e inventate dall’autore. Pierantonio Marone

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Romanzi inseriti - sul Web: Gratuitamente

Romanzi d'amore e d'avventura, intrisi di giallo - sono disponibili per tutti gratuitamente sul mio Sito Web: in formato - PDF - ebook -

1968 - Sahadja - Hilde febbraio 1970 - Un amore diverso maggio 1974 - Viaggio al Sud aprile 1980 - Rincorrere il rischio marzo 1983 - Per colpa di uno stupro luglio 1990 - Il dolore fatuo della reviviscenza gennaio 1996 - Far West - La mappa scomparsa novembre 1997 - Anche i clown si spogliano giugno 1999 - L’identità perduta dicembre 2006 - L’ardua risorsa aprile 2007 - Memorie confuse del passato maggio 2009 - Un fluttuare di un fico nella notte agosto 2009 - La ragazza del lago Maggiore ottobre2010 - Venti anni e un giorno per vivere febbraio 2010 - Futili pensieri a Wadi-Rum luglio 2010 - La vita è come un grande gioco settembre 2010 - Viaggio inaspettato novembre 2011 - Le vie del Signore sono infinite gennaio 2011 - Pura fatalità marzo 2011 - Una fermata di troppo maggio 2011 - Un legame difficile luglio 2011 - Oltre il riflesso l'inganno settembre 2012 - Perché l'hai fatto? gennaio 2012 - Stagioni da ricordare febbraio 2012 - Valida soluzione aprile 2012 - Il fuoco non perdona maggio 2012 - Il verde profondo della foresta giugno 2012 - L'ereditiera scomoda settembre 2012 - L'attesa primavera novembre 2013 - Viaggio a Lourdes febbraio 2013 - Tutto da rifare marzo 2013 - Memorie confuse e un po' contorte aprile2013 - Camille maggio

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2013 - Sotto un cielo stellato giugno 2013 - Karim il vichingo luglio 2013 - Tutto è possibile agosto 2013 - Sole rovente settembre 2013 - Insidie pericolose ottobre 2013 - Bersaglio mobile novembre 2013 - Racconti del passato dicembre 2014 - Fuga complicata gennaio 2014 - Senza destino marzo 2014 - Vacanza complicata aprile 2014 - Complice il ritratto maggio 2014 - Ritorno alla vita giugno 2014 - Lo scrigno conteso luglio 2014 - Las leyenda misteriosa an Machu Picchu 1 agosto 2014 - Las leyenda misteriosa an Machu Picchu 2 agosto 2014 - Qualcosa di sbagliato settembre 2014 - Quella panchina vuota ottobre 2014 - Una particolare situazione novembre 2014 - La lotta per la pagnotta dicembre 2015 - Quei fiori sulla scogliera gennaio2015 - La custode del faro marzo 2015 - Una questione di classe aprile 2015 - La cosa più bella che ho di te giugno2015 - Se fosse Vero? luglio2015 - Le ore che non passano a Chengdu agosto 2015 - Inquietante destino novembre2016 - Qualcosa di piacevole gennaio 2016 - Racchiusa in un cuore ghiacciato febbraio2016 - Legami al cellulare marzo2016 - Dietro quella porta gialla a Dublino aprile2016 - La reviviscenza acquisita 1 maggio 2016 - La reviviscenza acquisita 2 luglio 2016 - Questa poi mi è nuova agosto 2016 - L'amore immaginario settembre 2016 - Difficile dover scegliere novembre 2016 - Il ragazzotto smarrito dicembre2017 - Riflessi nello stagno gennaio2017 - Tra le note musicali marzo

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2017 - Intrighi che riaffiorano dal passato maggio 2017 - Covo di streghe luglio2017 - Un piacevole ricordo messo in cornice agosto2017 - Il tappa buchi ottobre2018 - La spia non fa la spia marzo 2018 - Cosa si fa per amore aprile2018 - Abbraccio misterioso maggio2018 - La disperazione nel cuore giugno2018 - I vizi e le virtù di un insegnante cretese luglio2018 - Avvolta nel mistero agosto2018 - Dietro la facciata di quel bisonte della strada settembre2018 - La sorpresa inaspettata ottobre 2018 - Giornata casuale dicembre

SitoWeb: di Pierantonio Marone

http://erosmenkhotep.altervista.org/

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