Rassegna d’arte sperimentale

InterAZIONIFALCONI FARCI MATTANZA MORGESE PEVIANI PREMOLI UBER ZUMBOLO

a cura di Simone Fappanni

InterAZIONI

Rassegna d’arte sperimentale

Monticelli d’Ongina (Pc)

Castello “Rocca Pallavicino-Casali25 Aprile - 24 Maggio 2009

www.museodelpo.it

Rassegna d’arte sperimentale a cura di Simone Fappanni

Catalogo e progetto grafico a cura di Alessia Gatti

ORARI MOSTRA

Sabato 25/4 10,30 (Inaugurazione) 15-18,30Domenica 26/4 10-12 15-18,30Venerdì 1/5 10-12 15-18,30Sabato 2/5 10-12 15-18Domenica 3/5 10-12 15-18,30Venerdì 8/5 21-22Sabato 9/5 10-12 15-18Domenica 10/5 10-12 15-18,30Venerdì 15/5 21-22Sabato 16/5 (fiera) 15-18 21-23Domenica 17/5 (fiera) 9,30-12 14,30-19Venerdì 22/5 21-22Sabato 23/5 10-12 15-18Domenica 24/5 10-12 15-18,30

ingresso libero

InterAZIONI

Rassegna d’arte sperimentale

Monticelli d’Ongina (Pc)

Castello “Rocca Pallavicino-Casali25 Aprile - 24 Maggio 2009

www.museodelpo.it

Rassegna d’arte sperimentale a cura di Simone Fappanni

Catalogo e progetto grafico a cura di Alessia Gatti

InterPercorsi neo-sperimentali fra informale e astrazione

L’astrattismo e l’informale costituiscono una delle pagine più impor-tanti della storia dell’arte moderna: queste due tendenze creative, infatti, hanno aperto le porte a nuovi modi di esprimersi mediante

linguaggi iconici in grado di andare oltre la figurazione. Per veicolare sentimenti, sensazioni ed emozioni mediante codici

eterogenei è stata infatti percorsa, dal secondo Novecento in poi, una strada diversa dal realismo, dalla raffigurazione di un oggetto capace

di riprodurre, su tela o su un altro supporto, qualcosa di simile a ciò che si può osservare accanto a noi.

I grandi maestri dell’astrattismo, come Vasilij Kandinsky, e quelli dell’informale, primo fra tutto Jackson Pollock, hanno dimostrato, infat-

ti, come sussistano “altre” possibilità d’espressione artistica, peraltro non necessariamente in contrasto con quelle realiste, ma parimenti

interessanti. Fruire a pieno di un’opera d’arte astratta o informale non può volere dire, però, “avere scoperto” ciò che “assomiglia” a una forma nota e

conosciuta.

Significa, invece, cercare l’emozione nella “non forma”, in un lin-guaggio non realista ciò che, in fondo, torna alla realtà, riflettendo su di essa mediante sollecitazioni ulteriori. Viene da chiedersi, dunque,

quali sono queste forme di sollecitazioni. Sicuramente quella mag-giormente diffusa è data dal colore. Esso sostituisce la forma, spesse volte in tutto e per tutto, facendosi strumento essenziale di espressio-

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AZIONIne rappresentativa. È il colore che è stato al centro delle prime ricerche

informali e lo è tuttora in parecchie esperienze pittoriche.

A lui si affida completamente, ma non ciecamente, l’artista, eseguen-do ciò che l’ispirazione gli suggerisce e arrivando a proporre, seppure

in una dimensione plastica, il proprio sentire, la propria interiorità svela-ta. Insomma, l’arte informale non è, a nostro avviso, necessariamente

sempre e comunque in contrasto con il realismo; essa costituisce un altro modo di operare nel campo della creatività per circoscrivere ed evidenziare aspetti del vivere che spesso sfuggono alla sola rappre-

sentazione realista, il cui valore, tuttavia, rimane immutato.

Ed è proprio da queste grandi esperienze che prende le mosse que-sta rassegna, che accoglie le opere di otto noti artisti che, fondandosi

su queste importanti esperienze, hanno dato vita a uno stile proprio, unico, in grado di coinvolgere l’osservatore a patto che quest’ultimo sia

disposto a “porsi in ascolto” di essi, cercando cioè di comprenderne l’intendo che è quello, principalmente, di veicolare, mediante la non-

figura emozioni pure.

In questa rassegna sono esposti lavori di Ermanno Peviani di Casal-pusterlengo, Giuseppe Zumbolo di Soresina, Uber (al secolo Luciano

Gatti) di Orzinuovi, Bruno Premoli di Gallignano, Oliviero Falconi di Bergamo, Franco Mattanza, Liana Morgese e Angelo Farci di Brescia.

Simone Fappanni

Nato a Villongo, Oliviero Falconi vive a Grumello Del Monte, in provincia di Berga-mo, e lavora nella Città della Leonessa. Laureato in Economia e Commercio, ha da sempre coltivato la passione per l’arte. Dopo un breve periodo rivolto alla fi-gurazione, ha maturato un vivo interesse per l’arte di ricerca. La sua prima per-sonale, dal titolo Pathos: emozioni in colore, si è tenuta presso le sale muse-ali della Rocca Sforzesca di Soncino. Una retrospettiva, “Ergodico. Energia in colore”, è stata invece allestita a Monte Isola nelle Sale dell’Ufficio Turistico, sede dove ha recentemente esposto nell’ambito della Rassegna “Percorsi sperimentali”

OLIVIERO FALCONI

«La pittura di Falconi possiede il dono della complessità e della ricchezza e, forse anche per questo, risulta estremamente - e continuamente - gravida di stimoli. Ciò che maggiormente attrae è la capacità di questo pittore di passare, con grande capacità analitica e impaginativa, dal reale all’immaginario attraverso una gestualità nascente, nella quale l’oggetto in quanto tale è immer-so in una aspazialità assoluta, diventano simbolo di una condi-zione, quella della vita di ogni giorno, che sembra reggersi su un equilibrio di forze che paiono continuamente incontrarsi e disu-nirsi. In questo movimento osmotico, tutto celebrare, dove forze contrarie si scontrano perennemente, pone l’accento Falconi, con la sua arte, facendosi egli stesso interprete e specchio fedele, seppure metaforico, della realtà esistenziale: indagata, penetra, pensata».

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«Angelo Farci attribuisce alle sue composizioni significativi ben precisi che si animano di accenti rappresentativi. E proprio su quest’ultimo aspetto, quello della meta-narrazione che l’artista ha approfondito i propri studi, andando a cercare, nel particola-re di una linea, nella regolarità di un margine, nel limite di una tinta, nella leggerezza di un contrasto cromatico, quel “particolare astratto” che rende assolutamente a pieno un lirismo composito che affiora all’occhio dell’osservatore e giunge fino all’anima con una dolcezza imprevista. C’è, insomma, in Angelo Farci, una sorta di musicalità ascensionale creata dalla materia dipinta che diventa unità in divenire, elemento bidimensionale che si fa asce-si e meditazione profonda».

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Nato in Sardegna, Angelo Farci si trasferisce a Brescia nel 1960. Ha frequentato i corsi d’arte dell’Istituto San Clemente di Brescia e quelli dell’Associazione Culturale “Accade-mia della Realtà” sotto la guida del professor Dino Decca. Per la sua formazione, deter-minante è stato l’incontro con il professor Antonio Gigante, che gli suggerisce una nuova chiave di lettura della arte contemporanea. Negli ultimi anni, oltre ad avere intensificato la sua attività espositiva, Farci ha partecipato a premi internazionali ed ha allestito inte-ressanti personali. Ha dato anche una svolta alla sua creazione artistica rivolgendosi, con ottimi risultati all’astrattismo geometrico. Fa parte del “Gruppo Incontri” di Brescia.

ANGELO FARCI

Nato a Ospitaletto Bresciano, Franco Mattanza vive a Barbariga. Ex banca-rio, ha coltivato la passione per il disegno fin da piccolo. Dal 1986 ha frequenta-to gli studi di alcuni noti pittori bresciani: C.Marengoni; P.Campanelli; D.Schivardi; V.Faggian; D.Romano. È passato dalla figurazione alla ricerca utilizzando diverse tecniche, fra cui l’acquerello. Ha partecipato a diverse collettive e a concorsi d’ar-te. Recentemente ha tenuto personali alla “Peschiera” Pompiano, al Monaste-ro di San Pietro in Lamosa, a Provaglio d’Iseo, alle Terme di Franciacorta e a Ome.

FRANCO MATTANZA

«Un insieme di forme, linee, immagini e colori costituisce l’intela-iatura essenziale dell’impaginazione delle opere di Franco Mat-tanza. Un insieme di forme, linee, immagini e colori costituisce l’intelaiatura essenziale dell’impaginazione delle opere di questo artista bresciano. La sua produzione più recente è infatti orien-tata verso una grammatica rappresentativa che esonda oltre la mera raffigurazione, volgendosi verso misure di carattere neo-espressionista ove il gesto prende forma in coordinate, visive e visuali, entro cui si articola un discorso ideativo che si pone al limite della figurazione. Le immagini che scorrono dinanzi all’oc-chio dell’osservatore sono, infatti, dense di significati, lambendo un simbolismo sincritico nel quale viene opportunamente bandida ogni ovvietà e ogni leziosismo meramente decorativo».

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«I suoi colori, spesso pastellati, sfiorano, anzi, accarezzano lo sguardo, portandoci all’interno di armoniose declinazioni timbri-che nelle quali è facile e gradevole perdersi. Pare quasi che la Luce sia un Dono, prendendo un po’ liberamente a prestito il tito-lo di unall’interno di un viaggio, tutto interiore, che riesce prima a lambire e poi a cogliere, a pieno, una tridimensionalità che, come in molti dei suoi lavori, è effettiva in tutti i sensi».

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Residente a Brescia, Socia dell’Aia, Associazione italiana acquerellisti, Liana Mor-gese da diversi anni predilige la tecnica dell’acquerello e fa parte del gruppo Incon-tri, coordinato dal maestro Antonio Gigante. Oltre ad avere esposto nella Città del-la Leonessa, Desenzano, Rezzato e Bagnolo Mella, nell’ambito delle rassegne promosse da questo sodalizio, è stata invitata a partecipare a numerose esposi-zioni, nel corso delle quali ha riscosso lusinghieri consensi di critica e pubblico.

LIANA MORGESE

Lodigiano, Ermanno Peviani vive a Casalpusterlengo. Attivissimo animatore cul-turale, possiede una cifra stilistica propria d’intonazione astratto-informale. Ha partecipato a numerose collettive e rassegne, sia in Italia che all’estero, ed è stato premiato in diversi concorsi d’arte. La sua intensa attività espositiva è ac-compagnata da un’ampia pubblicistica e da cataloghi monografici in cui compa-iono scritti di autorevoli studiosi di molteplici discipline. Ha tenuto fortunate per-sonali a Milano, Cremona, Crema, Lodi, Casalpusterlengo in sedi prestigiose.

ERMANNO PEVIANI

«La pittura di Ermanno Peviani è immediatamente intelligibile, offrendosi a molteplici e personali interpretazioni. Questo perché l’artista, pur non rappresentando esattamente i particolari minu ti e fisici della realtà naturale che lo ispira, non omette quei rife-rimenti/segni, otte nuti con le masse di colore, che guidano chi osserva i suoi lavori verso una auto appropriazione dell’ opera, tanto che ciascuno di noi può spaziare con la fantasia anche oltre i limiti imposti dalla tela, prolungandola idealmente con lo sguardo e con la propria, particolare sensibilità. Bastano quindi le masse di colore o i tratti flessuosi di pennellate stese senza ripensamenti per rivelarci una vegetazione rigogliosissima, o le emozioni che si congiungono in un “intreccio” di sensazioni che si alternano e si sovrappongono, quasi a seguite lo stato d’animo nostro e dell’artista».

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«Rapidi e decisi tocchi segnano il campo prospettico, su cui si svolge un complesso ordito meta-rappresentativo nel quale la formalità materica diventa evocazione in atto, dando al soggetto una consistenza aerea. Lo scenario è dunque reso in forma vera-mente poetica. Una continuità stilistica che s’incardina, in modo decisamente equilibrato, nel percorso informale. Scorrendo i suoi pezzi si nota la propensione di Bruno Premoli per misure compositive che variamente attengono al dripping pollockiano e alla compattezza lirica dei migliori maestri della sperimentazione italiana, fra cui Burri e Corpora, a cui l’artista guarda per creare il proprio linguaggio comunicativo, ricco di infi-nite sfumature. Queste opere possono essere definite “emozioni in atto”, elementi visuali che si fanno, poco a poco, ma incessan-temente, elementi di un unicum immaginativo che ha il dono della soavità».

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Nato a Gallignano, in provincia di Cremona, Bruno Premoli è laureato in Medicina e Chirurgia. Pittore, poeta, sia in lingua italiana che in inglese, e scrit-tore, ha maturato interessi artistici sin da bambino. Ha vinto il Premio Città di Gardone Riviera, concorso di carattere internazionale di poesia e narrativa.

BRUNO PREMOLI

Nativo di Rovigo, Uber da oltre vent'anni vive e lavora ad Orzinuovi (Bs).Ha fatto della pittura la sua professione ed è impegnato in varie iniziative artistiche.Ha frequentato negli ultimi anni la Libera Accademia di Bel-le Arti di Brescia. Da qui ne ha tratto nuovi stimoli creativi.La sua produzione è molto ampia e variegata; da un lato i suoi affreschi e i trom-pe l'oeil e dall'altro una pittura personale, libera da schemi e sperimentale.w w w . u b e r l u c i a n o g a t t i . i tw w w w w w w w ww w w

UBER

«Uber si esprime attraverso una declinazione informale giocata sulle trasparenze e su improvvise quanto repentine accensioni cromatiche che ne rivelano l’indole fortemente espressiva, frutto di istanze rappresentative in cui traspaiono notazioni liricamente intense. In questo modo, Uber rivela un’indole compositiva vera-mente sognante, entro la quale scorre e s’incardina pienamente un cammino di ricerca nel quale l’accostamento di variabili mate-riche, come la contemporanea presenza, nella stessa opera, di materiali eterogenei, e di varie tecniche (dall’affresco all’acrilico, sino all’assemblaggio), fanno parte di un unico disegno immagi-nativo. In esso non è difficile cogliere, prima ancora che immagi-nare, una propensione verso un’arte autenticamente personale, senza mere finzioni o, peggio ancora, inutili quanto inopportune mistificazioni».

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«Giuseppe Zumbolo persegue un complesso percorso di spe-rimentazione che è approdato, ormai da qualche tempo, alla realizzazione delle cosiddette “tele piegate” che rappresentano, senza dubbio, un punto altissimo della sua ricerca e lo identifi-cano immediatamente con esse. Un tratto essenziale e distintivo che è frutto di una sperimentazione continua e incessante e su cui vale la pena riflettere. La piegatura della tela si sostituisce, “supera” il segno riuscendo nel contempo a fare vedere e non vedere. «La superficie pittorica per un artista, afferma Zumbolo, non è soltanto il supporto su cui si esprime, a volte diventa il riflesso della sua stessa anima. Con questo ho voluto sottinten-dere i risvolti sconosciuti del nostro essere».

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Giuseppe Zumbolo è nato a Casal di Principe (Caserta). Trasferitosi giova-nissimo nel Nord Italia, ha vissuto per alcuni anni a Torino e in seguito nel-la provincia di Cremona, stabilendosi a Soresina, dove vive ed ha aperto un proprio Atelier dove promuove interessanti manifestazioni culturali. Nella stessa cittadina ha tenuto, nel gennaio 2009, un’ampia antologica accompa-gnata da un catalogo monografico. Con Bruno Premoli e Uber ha dato vita al Gruppo “And”, Art New Dynamism, un sodalizio che si propone di sondare gli aspetti dinamici e riflessivi contenuti nell’arte informale, ambito al quale l’arti-sta è giunto progressivamente, dopo anni di studio. Musicista, poeta, scritto-re, oltre che pittore, ha presentato le sue opere in importanti sedi a Milano, Cremona, Scandiano, Rezzato, Castell’Aquato e in altri centri italiani ed esteri.

GIUSEPPE ZUMBOLO

IMPRONTE COLLETTIVA D’ARTE CONTEMPORANEA

In questa mostra, curata da Simone Fappann, collaterale alla Rassegna InterAZIONI, allestita nella Sala all’ingresso della Rocca Casali Pallavicino si possono ammirare due opere di cia-scuno dei protagonisti della Rassegna Interazioni. Si tratta di una collettiva che sviluppa il tema dell’impronta, intesa nelle sue più varie e molteplici accezioni.

Gli artisti Oliviero Falconi, Uber, Bruno Premoli, Liana Morgese, Angelo Farci, Giuseppe Zumbolo, Franco Mattanza ed Ermanno Peviani

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