Intanto entrate e buona lettura!! Buona estate a tutti!!!! Vai ...Questa e tutte le situazioni che...

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N. 8 ANNO 2015 Ciao a tutti, come state? Beh, noi ci stiamo preparando per l’estate … prova costume? No, quest’anno il fisico è perfetto, ci stiamo allenando per fare delle belle nuotate, ma … in assoluta sicurezza! Meglio non rischiare, che dite, abbiamo esagerato un pochino? Magari ci alleggeriamo un cicinino!! Intanto entrate e buona lettura!! Buona estate a tutti!!!! Vai Gheppio con la musica!!! Vamos a la playa oh oh oh oh oh Vamos a la playa oh oh oh oh oh

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N. 8 ANNO 2015

Ciao a tutti, come state? Beh, noi ci stiamo preparando per l’estate …

prova costume? No, quest’anno il fisico è perfetto, ci stiamo allenando per fare delle belle nuotate,

ma … in assoluta sicurezza! Meglio non rischiare, che dite, abbiamo esagerato un pochino?

Magari ci alleggeriamo un cicinino!! Intanto entrate e buona lettura!!

Buona estate a tutti!!!! Vai Gheppio con la

musica!!!

Vamos a la playa oh oh oh oh oh Vamos a la playa oh oh oh oh oh

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TANTO TEMPO FA NEL PIANETA CLOWN …

…sono approdate per la prima volta due clownine, Leoncina e Crì Crì.

Diverse sono state per loro le vie che ad un certo punto si sono incrociate sulla strada luminosa e piena di sorrisi che

dopo anni stanno ancora percorrendo, sempre indossando il loro magico nasino rosso.

Nel lontano duemilaclownsei, Leoncina, che da molto cercava di scoprire quale fosse l’attività di

volontariato giusta per lei, ha saputo da un’amica che presso un centro commerciale di Ferrara,

un’associazione appena nata, chiamata “Volontari del Sorriso”, stava organizzando un banchetto per

raccogliere iscrizioni. Pensando che per lei potesse essere una buona occasione, ha deciso di provare

e di partecipare al primo corso con tutto il gruppo di nuovi iscritti.

L’associazione era di recentissima costituzione, e i volontari ancora non avevano avuto modo di fare molta esperienza

in ospedale, quindi ogni cosa era affrontata per la prima volta e generava in tutti non poca agitazione. La sua

primissima esperienza in ospedale le ha fatto portare a casa un sacco di belle emozioni, cosa che le ha dato modo di

capire che era quello il tipo di volontariato che voleva fare.

Clown Crì Crì, nel duemilaclownnove, a sua volta non sapeva ancora quale fosse l’attività di volontariato che voleva

intraprendere. Poi un giorno, mentre si trovava in un parco di Ferrara insieme a quella che poi sarebbe diventata

Clown Birilla, ha incontrato un banchetto dei Volontari del Sorriso. In seguito ha poi partecipato ad un incontro con

il direttivo, accompagnata da Clown Birilla e Clown Smarties, dove ha avuto modo di conoscere l’attività

dell’associazione, e di iscriversi al corso di due giorni per diventare volontaria a tutti gli effetti. Crì Crì, al tempo

piccolina, ancora non sapeva a cosa andava incontro, ma le è piaciuto molto vedere l’affiatamento del gruppo. Nelle

sue prime volte in ospedale non ricorda di aver provato molta paura, perché le indicazioni del direttivo di allora

erano di osservare il comportamento degli altri clown più esperti, partecipando attivamente solo se questo le fosse

stato spontaneo. Una delle cose che ha imparato in quelle occasioni è l’importanza del palloncino, soprattutto perché

le parole non sempre escono facilmente, per difficoltà sia della persona ricoverata che del volontario alle prime armi.

Il palloncino rompe un po’ lo schema, per questo è molto utile.

Un momento che è rimasto nel cuore della nostra Leoncina, è avvenuto poco tempo clown

fa nel reparto pediatrico. In una stanza dove tutti indossavano una mascherina, lei ed un

altro clown del gruppo sono entrati in punta di piedi su richiesta dei presenti.

Seduta sul lettino c’era una bellissima bimba di quattro anni affetta da una malattia ematologica, una bimba così

dolce da aver riempito di gioia il cuore dei volontari, ricevendo in dono da loro una bacchetta magica. Prima di

lasciare andare via i clown, la piccola ha voluto scrivere i loro nomi in stampatello su un foglio, per poterseli

ricordare. La cosa più triste è stato leggere, appena due settimane dopo l’incontro in ospedale, che la bimba era

volata in cielo.

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Questa e tutte le situazioni che si vivono in ospedale, entrano a far parte della valigia dell’esperienza del clown, una

valigia che non si vede ma che il clown inizia a portare con se fin dalle prime volte in cui insieme al gruppo inizia a

regalare sorrisi alle persone ricoverate. Non si tratta di una valigia collettiva, ogni volontario ha la sua, e la apre ogni

volta che ne sente il bisogno. Le esperienze, esaminate con il giusto atteggiamento imparziale, insegnano molto, e fanno

crescere, rendendo il clown più preparato e più consapevole di quanto sia importante quello che fa.

Leoncina conserva anche un ricordo che al solo pensiero la fa ancora ridere. Il ricordo di una

stanza nel reparto di medicina generale dell’ex Sant’Anna, all’interno della quale c’era un

signore che alla vista di tante clownine aveva iniziato a dire a tutte che per lui erano

bellissime. In quella stanza Leoncina ricorda che si è divertita tantissimo, e con il signore che

non finiva più di dire “ma sa t’iè bela!!” tutti nel gruppo non riuscivano a smettere di ridere.

Crì Crì racconta invece di un pomeriggio in cui, nell’atrio di un reparto nell’ospedale di Cona, insieme a tutto il gruppo

ha iniziato a fare magie per i presenti. Alcuni, scettici, hanno provato a modificare il gioco per vedere se Crì Crì fosse in

grado lo stesso di far riuscire la magia, e lei, allarmata ma senza darlo a vedere, è riuscita a concludere la magia in

bellezza. In quel momento Crì Crì ha pensato che quella fosse la vera magia. La stessa cosa le era successa alla casa di

cura Santa Maria Maddalena, in quella circostanza, coinvolta da clown Smarties, ha potuto far riuscire il gioco di

magia senza nemmeno conoscere il trucco. Leoncina ci racconta di aver vissuto l’evoluzione del gruppo, e di essere

felice della compattezza che nel tempo quest’ultimo ha raggiunto. La coesione che c’è tra i volontari fa sì che gli

interventi in ospedale siano vissuti con cuore più leggero. I timori che aveva all’inizio hanno lasciato il posto ad

emozioni più leggere, anche se un po’ di ansia rimane sempre, perché non esiste un turno uguale all’altro, ma una volta

indossato il trucco del clown, quell’ansia se ne va.

Per Crì Crì inizialmente, fare il clown era una cosa difficile, se ne sentiva lontana. Ma poi ha scoperto che si trattava di

qualcosa di molto diverso da ciò che immaginava lei. Volta per volta impara sempre di più che cosa significa esserlo,

quel mettersi in gioco, e quello “stare nel problema” imparato durante il corso. Quando il clown inciampa non fugge

via, non deve vergognarsene o cercare di nasconderlo. Inciampando lui crea la gag, e trovandosi di fronte a situazioni

d’imbarazzo, lui rimane in quelle situazioni e solo facendo ciò riesce ad andare avanti e a superarle. Questo aiuta molto

il volontario nei vari turni in ospedale, perché ci sono stanze in cui per qualsiasi motivo può capitare di distrarsi, di

evadere mentalmente pensando a qualcosa che ci riguarda. Ricordarsi di essere un clown significa rimanere in quello

che si sta facendo in quel momento. Tutto questo aiuta a essere spontanei, a vivere in pieno ogni situazione lasciando da

parte i propri pensieri che in quei momenti non sono utili.

Essere clown in ospedale aiuta clown Leoncina ad avvicinarsi alle persone, ad entrare piano piano nelle

loro situazioni di dolore per poterle aiutare. Se ci addentrassimo nelle stanze nei nostri vestiti di tutti i

giorni, i pazienti non ci ospiterebbero volentieri come può succedere vestendo i panni del clown. Il fatto di

indossare quella “maschera” e il naso rosso, accorcia le distanze, facilitando l’avvicinarsi alle persone.

Anche il solo fatto di camminare per i corridoi vestiti da clown fa la differenza, tutti ci salutano, e questo

non succede nei nostri vestiti normali.

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Essere clown è per Crì Crì un vedere le cose da “un altro punto di vista”, nei panni del clown puoi affrontare le cose

in modo diverso da come le affronteresti nei panni di tutti i gironi. In ospedale tutto ciò ha un senso, perché ci

ritroviamo a fronteggiare situazioni di dolore e a cercare di far ridere le persone malate per consentire loro di

evadere momentaneamente da ciò che fa soffrire. Ma anche nel nostro quotidiano ci può servire, pensare che siamo

dei clown ci può far affrontare le cose guardandole da un altro punto di vista, ci aiuta a distaccarci.

Per clown Crì Crì, quest’occasione di intervista ai fini del giornalino, è utile per poter fare un’introspezione e

pensare un momento a ciò che stiamo facendo, per non perdere il contatto con la nostra “missione” di volontariato.

Riflettere su queste cose è una bella occasione per non dimenticarci l’importanza di ciò che facciamo e il motivo per

cui lo facciamo.

Per clown Leoncina, l’intervista è bella perché fa tradurre in parole qualcosa che fino a questo momento è rimasto

dentro di noi e conoscevamo solo noi. Rinforza i nostri pensieri e le nostre motivazioni, facendo raggiungere

consapevolezza. Leoncina ha capito di essere riuscita ad avere un atteggiamento non distaccato verso il dolore,

riuscendo comunque a non farsi coinvolgere. Solo in questo modo è in grado di aiutare le persone. Se si facesse

coinvolgere dalle situazioni, si lascerebbe sopraffare e perderebbe il potere del clown. Questo permette anche di

tornare a casa, dopo un turno in ospedale, felici di essere riusciti, nel nostro piccolo, ad alleviare la sofferenza con i

nostri sorrisi, con i palloncini e con la nostra presenza.

Anche se non sembra, quello del clown è un lavoro serio!! ;-D

Clown Wendy

Nel prossimo numero nuovi approdi sul Pianeta Clown …

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LE NOVITÀ DEI NASI ROSSI

Il 6 e 7 Giugno a Molinella si è tenuta una grande manifestazione “BIMBINFESTA 2015” , due

giornate intere ed intense tutte dedicate ai bambini .

Laboratori di ogni genere hanno impegnato e coinvolto bambini e genitori, dalla creatività alla

musicoterapia, passando dalla corretta alimentazione al fumetto e alla magia … e tante altre

attività. Anche noi Volontari Del Sorriso abbiamo condiviso questo evento all’insegna

dell’allegria dove, giocando con attività creative ed interessanti abbiamo cercato di stimolare e

stupire i tantissimi bambini presenti ma …come spesso accade sono sempre loro a sorprenderci !!

VIVA I BAMBINI !

Il 30 Maggio si è tenuto al CUS Ferrara per il secondo anno l’evento “NOI PER LORO” a

favore dei bambini disabili, organizzato dalla Polizia Penitenziaria.

La nostra Associazione Volontari Del Sorriso ha partecipato anche quest’anno portando sorrisi,

palloncini colorati dalle forme più fantasiose, trucca bimbi, magie e giochi per rallegrare i

tantissimi bambini presenti.

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NON SOLO SORRISI … LO YOGA DELLA RISATA

Lo Yoga della Risata (HASYAYOGA) è una forma di yoga che fa uso della risata autoindotta. La risata è un

fenomeno naturale e non implica necessariamente la comicità o la commedia.

Tutto è iniziato da un’ idea di un medico di Munbay , il Dott. Madan Kataria che in un parco pubblico il 13 Maggio

del 1995 con un piccolo gruppo di ragazzi ha dato origine al primo Club della Risata ,da allora sono trascorsi 20 anni e,

ad oggi si contano migliaia di club che, diffusi in 100 paesi, fanno di questo tipo di yoga un fenomeno a livello

mondiale aiutando le persone a portare più gioia nelle loro vite.

La risata si sviluppa facilmente in gruppo combinando insieme: contatto visivo,

giocosità ed esercizi specifici per favorire il gioco, ed ecco che la risata simulata

si trasforma ben presto in risata autentica. Lo yoga della risata favorisce l’apporto

di ossigeno al corpo e al cervello perché ingloba la respirazione yoga e

diaframmatica, il corpo sia sotto il profilo fisiologico che su quello psicologico

non distingue tra risata forzata ed autentica e quindi i benefici che si ottengono

sono identici.

Si inizia con semplici esercizi di riscaldamento che comprendono stretching, vocalizzazioni, battito delle mani e

movimenti del corpo. Questo fa cadere le inibizioni e sviluppa sentimenti di giocosità, gli esercizi di respirazione

preparano i polmoni alla risata seguiti poi da una serie di “esercizi di risate” che miscelano elementi di teatro con la

giocosità. Tutti questi esercizi, fatti in gruppo, portano ad una risata incondizionata, prolungata e sostenuta: venti

minuti di risata sono sufficienti per sviluppare benefici fisiologici importanti.

Lo yoga della risata deve il suo nome a KATARIA, lo chiamò cosi perché

esso incorpora negli esercizi di risate il PRANAYAMA, l’antica scienza

della respirazione, questa ha un effetto immediato e potente sulla fisiologia

e si usa da oltre 4000 anni per influenzare il corpo, la mente e le emozioni.

Secondo la filosofia yoga, noi viviamo perché l’energia cosmica

dell’universo scorre nel nostro corpo attraverso il respiro, che è la forza

vitale o PRANA.

L’essenza della vita è il respiro, a volte a causa dello stress o delle emozioni negative, il nostro respiro diventa

irregolare o superficiale influenzando il flusso di PRANA attraverso il corpo.

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Lo yoga della risata si pratica anche nelle scuole, nelle università,

nelle casa di riposo per anziani, negli istituti per disabili, in carcere

e in molte altre comunità.

Questo tipo di yoga è semplice ed economico, aiuta a ridurre lo

stress, rinforza il sistema immunitario ed ossigena ogni cellula

dell’organismo.

« La risata è un linguaggio universale che tutti siamo in grado di parlare, lo yoga della risata ci ha insegnato

che la via più semplice per essere felici è trovare la felicità dentro di noi, ridendo senza una ragione.

Il nostro motto è “Non ridiamo perché siamo felici.. ma siamo felici perché ridiamo” ».

Tratto dal messaggio del Dr Madan Kataria

Fondatore del Laughter Yoga

Clown Flora

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ALLEGRIA NEL PIATTO

LA PIZZA MARGHERITA

Nata a Napoli nel 1889, dall’estro del pizzaiolo napoletano Raffaele Esposito

della pizzeria Brandi, la pizza margherita fu creata in occasione della visita

della Regina Margherita, allora sovrana d’Italia insieme al Re Umberto I,

alla meravigliosa città di Napoli. Esposito creò per quell’evento tre pizze

molto diverse tra loro, ma la Regina apprezzò particolarmente quella con la

mozzarella e il pomodoro, che da quel momento in poi, in suo onore, venne

chiamata Margherita.

PREPARAZIONE

PER LA PASTA BASE

250 gr di farina 00, 1 dl circa di acqua tiepida, 1 5 gr di lievito di birra, sale

PER IL CONDIMENTO

1 kg di pomodori maturi, 250-300 gr di mozzarella, olio extravergine d’oliva,

basilico, sale

Fate la pasta: diluite il lievito in poca acqua tie pida, unite 50 grammi di farina,

amalgamate aggiungendo l’acqua necessaria, lasciate lievitare 15 minuti. Sul piano di

lavoro disponete a fontana la restante farina con u n pizzico di sale. Al centro

disponete il lievito preparato e lavorate il compos to con energia unendo l’acqua

tiepida necessaria per ottenere un impasto morbido e lasciatelo lievitare fino al

raddoppio del volume. Dividete la pasta in due parti, stendetele a disco, foderatevi

due stampi (20-24 cm di diametro) ben spennellati d ’olio, copriteli con un telo e fate

lievitare per 15 minuti.

Preparate il condimento: spellate i pomodori, elimi nate i semi, tagliateli a pezzetti,

fateli sgocciolare in un passino a rete. Tagliate a fettine la mozzarella e fatela

sgocciolare. Quando la pasta degli stampi sarà liev itata, lasciando tutt’intorno un

centimetro libero, cospargetela con i pomodori, sal ate, irrorate con poco olio e

cuocete in forno caldo a 250° per circa 10 minuti. Ritirate, distribuite sulla

superficie della pizza la mozzarella, foglie di bas ilico, un filo d’olio e ponete di

nuovo in forno per circa 10 minuti. La pizza è pron ta quando il “cornicione” sarà ben

dorato.

INGREDIENTI PER 4 PERSONE

Secondo recenti studi a carattere filologico, però, la storia della pizza Margherita preparata da “Brandi” per la

prima volta sarebbe un “falso storico". Sembra infatti che la pizza margherita venisse servita a Napoli ben prima

del 1889 e che il suo nome derivi proprio dall’omonimo fiore. Il filologo Emanuele Rocco, nel 1849, parlò di

combinazioni di condimento con vari ingredienti tra i quali basilico, “pomidoro” e “sottili fette di muzzarella”. La

mozzarella veniva tagliata a fette sottili e disposta sulla salsa di pomodoro proprio a forma di margherita, con la

successiva aggiunta del basilico, il suo nome originale era pizza “fior di margherita”.

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REDAZIONE:

Direttore: Scrocchio Grafica: Marco Ardondi Correttore bozze: Paola Ferrari Hanno collaborato agli articoli Eleonora (Wendy) per l’articolo “Tanto tempo fa nel pianeta clown …”

ASSOCIAZIONE VOLONTARI DEL SORRISO ONLUS

CF: 93068750384

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e-mail : [email protected]

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