Il Clown Dottore

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Leonardo Spina Sonia Fioravanti

IL CLOWN DOTTORE Vita, sorte e miracolidi un operatore di limite

EDIZIONE SPECIALE IN OCCASIONE DELLA XXXI MOSTRA MERCATO Sorano (Gr) 10-18 agosto 2011

diffusione consigliata nessun diritto riservato no Direzione editoriale Marcello Baraghini Redazione ed editing Irene Bianchini Grafica e impaginazione Marco Bisogni Stampa Iacobelli srl, Pavona (Roma)

Dedichiamo questo lavoro a quattro persone importanti. A Shaadi, clown sociale palestinese, e a Stefano Rolla, creative producer del film Clownin Kabul, uccisi dalla follia della guerra. A Barbara Forghieri (dott. Trilly) e Consiglio Pontillo (dott. Chicchirich), uccisi dalla malattia. Ringraziamo tutti i clown dottori che, con il loro lavoro, quotidianamente seguono migliaia di persone in difficolt e al contempo ci hanno consentito di studiare e comprendere meglio le potenzialit terapeutiche, riabilitative e formative delle emozioni positive.

Se un solo individuo, una famiglia, unorganizzazione o una nazione soffre ed nel dolore, lumorismo una parte necessaria del suo progetto di guarigione J. Marek

I. IL PARADIGMA DELLA VALLE DI LACRIME Siamo tutti figli della Bibbia. Almeno, lo sono tutti i cristiani, i musulmani e gli atei, figli delle civilt fiorite in Europa, Vicino Oriente e nellAmerica colonizzata dagli europei. Nello sviluppo della storia umana, per varie e complesse ragioni, queste civilt dellOccidente sono divenute predominanti nella mentalit collettiva del mondo, grazie a un modello economico apparentemente vincente, sovrapponendosi ad altre importanti culture, come quelle ind, cinese o giapponese. Potremmo dire che la mentalit biblica influenza il comportamento di quasi tutti gli umani del pianeta. Tutti sono profondamente imbevuti del messaggio primo della Bibbia: lUniverso stato creato dal lavoro di Dio. La concezione lavorista della Creazione appare chiara quando, dopo aver sudato sei giorni, il settimo Dio si riposa, santificando il riposo come sacro; stabilendo che il lavoro una cosa quella che pi deve impegnare chi intende modificare la realt come pare sia il destino delluomo, e unaltra cosa il riposo (sacro e quindi benedetto). Se ne potrebbe dedurre che il lavoro attivit non benedetta e, in effetti, quando Adamo ed Eva furono cacciati dal Paradiso (dove non lavoravano) ricevettero un viatico che ha pi della maledizione che della profezia. A Eva Dio disse: Moltiplicher i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sar il tuo istinto, ma egli ti dominer. Alluomo: Poich hai ascoltato la voce di tua moglie [] maledetto sia il suolo per causa tua! [] Con dolore ne trarrai il cibo per tutti 3

i giorni della tua vita. Spine e cardi produrr per te e mangerai lerba campestre. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane (Genesi 3,16). Ma il lavoro nobilita luomo? In realt sappiamo che, al contrario, nellottica della morale protestante, soprattutto calvinista, che sta alla base del moderno capitalismo, la prosperit economica, figlia del lavoro, rappresentava la benedizione di Dio. Come che sia, benedetto o maledetto, il lavoro risulta centrale. Infatti, tornando al lavoro di Dio, il destino degli umani era gi segnato prima della disobbedienza poich, se Dio aveva faticato tanto per creare lUniverso (al punto da essere cos stanco, Lui che pu tutto, da doversi riposare), per quale motivo suo figlio, sua immagine e somiglianza, avrebbe potuto oziare? La trappola era pronta: alla prima modifica della realt stabilita, fatta per infantile curiosit, gli umani vengono precipitati nellabisso del lavoro che, in altre lingue e dialetti, viene paragonato al pi forte dei dolori fisiologici dellessere umano, il travaglio (trabajo in spagnolo, travail in francese, u travagghiu nel nostro Sud). Ben si comprende che tutto questo ragionamento metaforico e che il testo del Vecchio Testamento pu essere letto in molti differenti modi, tra i quali quello meno ortodosso e pi interessante di Zecharia Sitchin.1 Ai fini del nostro discorso quel che importa sono la nascita e la creazione della mentalit collettiva lavorista, incline al dolore correlato alla fatica del vivere. Nel momento pi alto dellesistenza divina, la Creazione, la massima emozione positiva che Dio esprime, stando al testo biblico, : Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. (Genesi 1,31). Un po pochino. Il piacere Chiunque abbia mai creato una qualsiasi cosa nella propria vita sa bene che al creare correlato il piacere, a partire dalla riproduzione, atto fondamentale, che avviene solo perch piacevole. La Natura ha provveduto a offrire il piacere come ricompensa dello sforzo (consumo di energia vitale) di riprodursi. 4

Potremmo dire che alla base della vita c s un lavoro, ma compiuto solo per piacere! Potremmo anche riaffermare che non c o non dovrebbe esserci lavoro (creazione) senza piacere. Se immaginassimo qualsiasi lavoro come creativo potremmo dire che lavorare un piacere. E allora perch il piacere e le sue estensioni (lamore, il bello, il buono, il soddisfacente) non albergano nella nostra vita, anzi vengono considerati eccezioni? Una risposta labbiamo: la cultura occidentale, fin dal primo vagito, si immedesimata ed rimasta prigioniera del Paradigma della Valle di Lacrime, secondo la concezione lavorista della cosmogonia che ci stata insegnata, con conseguente maledizione ai progenitori: nasciamo peccatori, lavoratori. Lintristimento globale e il Papiro di Leida Questo paradigma (che culturale e quindi relativo) ci accompagna dalla prima manifestazione (piangere di dolore) allultima cosa che facciamo (avere paura della morte). In mezzo una vita fragile, fatta spesso di patimenti, in cui il piacere negato, colpevolizzato, mercificato. Una vita in cui tutte le sere, davanti alla scatola magica, per distrarci siamo bombardati di cattive notizie e di violenza. Una vita in cui la speranza diventata un lusso per scemi e sognatori, in cui la paura predomina e si fatta categoria politica (il terrorismo di persone e di Stato) e malattia (attacchi di panico) e ci consuma lesistenza. Ci svegliamo mai la mattina, ripetendo a noi stessi lincontrovertibile verit: siamo figli del piacere? No, mai. Non ci pensiamo neppure. Neghiamo levidenza, pur di restare nel Paradigma della Valle di Lacrime, cui siamo strettamente legati, un po come i depressi spesso si affezionano al loro male oscuro. Nel 1999, mentre ci accingevamo a completare il volume La terapia del Ridere 2, venimmo folgorati dalla notizia dellesistenza di unantica fonte documentale, il Papiro di Leida, dal quale alcuni autori 3 avevano estrapolato questo brano: Dal riso di Dio nacquero i sette di che governarono il mondo. Non appena scoppi a ridere apparve la luce. 5

Scoppi a ridere per la seconda volta e fu acqua dappertutto. Alla terza risata apparve Ermes 4; alla quarta la generazione; alla quinta il destino; alla sesta il tempo. Poi, prima di scoppiare a ridere per la settima volta, Dio inspir profondamente, aveva riso tanto da lacrimare. Dalle sue lacrime nacque lanima.5 A parte lo splendore intrinseco dellimmagine di un Dio cos coinvolto dal godimento di creare ci venne in mente che, se fosse stata questa la Genesi da tutti noi appresa al catechismo, tutto il paradigma culturale sarebbe stato diverso, con riflessi impensabili sul nostro status di passeggeri del pianeta Terra. Appare qui lUniverso non pi come lavoro di Dio, ma come gioco dellAltissimo. Un gioco sorprendente, un mettersi alla prova irresistibile, un divertimento galattico, una burla cosmica, uno scherzo fatto a se stesso, nel quale Egli si prova e si riconosce Fantastico! Un teologo francese, Franois Euv 6, ha abbracciato questa straordinaria ipotesi, mediante la quale poter finalmente dare un posto autentico, nella vita di tutti i giorni, al piacere, alla gioia, al sorriso, al riso. Per inciso, molte tradizioni religiose ci tramandano come lUniverso sia stato creato mediante un suono (il Verbo, lOM ecc.) e alcuni mistici offrono come spiegazione agli stati dimensionali pi o meno densi il fatto che lUniverso si sviluppa vibratoriamente su 99 ottave.7 Dal canto loro gli scienziati ipotizzano che tutto sia nato da unesplosione incommensurabile, il Big Bang. Vuoi vedere che la 99a armonica, quella del Dio Creatore, una grassa risata? Gli studiosi del comportamento umano e i pedagoghi ci suggeriscono come sia il gioco a far crescere i nostri piccoli. Il gioco come modalit per conoscere la realt, per farsi sorprendere e meravigliare da essa, per relazionarsi con la natura e le persone, per potenziarsi mentalmente e fisicamente Per creare Il gioco come vero lavoro per i nostri cuccioli. Cosa resta, di questo, al giorno doggi? Quanto tempo hanno a disposizione i nostri bambini per esprimersi nel gioco? Sempre meno e sempre di pi mediante complessi aggeggi elettronici. 6

Nelle feste dei piccoli immancabile lanimatore, quasi che i bambini abbiano perso lanima di giocatori che li ha sempre contraddistinti. Laver mortificato questa meravigliosa capacit di provare gioia gratuita, in nome delle cose serie, stato uno dei pi grandi delitti contro lumanit delluomo. II. DAL DIO BURLONE AL CLOWN/BUFFONE Il Coyote, presso alcune trib del Nord America, un essere spirituale (o spirito incarnato) dotato spesso di ubiquit, intelligente e sciocco al tempo stesso. Compie imprese folli, contrarie alla logica (al suo comando i fiumi scorrono al contrario e le montagne si alzano e camminano8). A volte egli stesso il Creatore (come nel mito che vede il Vecchio Coyote impastare largilla e fare la gente). Secondo lantropologo Ake Hultkrantz, questa accezione il risultato di un tab, un sostituto mitico della nozione religiosa del Grande Spirito, il cui nome era troppo importante e sacro per essere usato in una cerimonia. Il Coyote appartiene alla stirpe degli di tricksters, cio imbroglioni, maschi o femmine, spiriti, esseri umani o animali, conosciuti in altre mitologie: nordamericane Zuni e Hopi (Kokopelli), greca (Ermes), norvegese (Loki), slava, siberiana e moltissime altre. Tutte convengono sulla sacralit del ridere di queste figure mitologiche, che apre le menti e libera dagli schemi rigidi, mette in contatto luomo con le sue contraddizioni e con la sua vera natura, mediante la sorpresa, linversione, linciampo. In certe culture non si poteva pregare (entrare in contatto con la divinit) se prima non si era riso. Lo stesso Cristianesimo ha conosciuto il Risus Paschalis (il Riso di Pasqua).9 Potremmo dire che gli di creatori concludano la loro forza propulsiva nella Creazione stessa e abbiano poi bisogno di un elemento dinamico in grado di giocare fuori dalle regole, per fare in modo che, dal ribaltamento, si ripristini il corso delle cose, ma rinnovato, ricreato. Gli effetti delle azioni dei tricksters sono spesso involontariamente positivi, dato che le loro macchinazioni sono frutto di una personalit stolida e abile assieme. 7

A volte il loro genere sessuale indefinito o invertito. A volte sono in grado di auto fertilizzarsi. Essi ridono alle spalle delle proprie vittime ma spesso come spesso i furbi che si scoprono sciocchi sono vittime essi stessi delle loro trame. Rappresentano il dinamismo, il cambiamento, la mobilit, la comunicazione spiazzante. I Nativi americani, al momento del loro incontro con i bianchi, erano, a livello tecnologico, fermi al Neolitico. Ma la tecnologia interessava loro relativamente Era invece notevole il livello della loro civilt spirituale, vissuta come immanenza e compenetrazione con le forze della natura (e conseguente comprensione dei fenomeni della natura stessa). La spiritualit dei Nativi consisteva (e consiste) in questo sacro rispetto di ci che vive e in tale categoria entra anche il mondo minerale, che a noi appare inanimato. Le capacit sciamaniche di adesione al Tutto avevano sviluppato, attraverso stati alterati di coscienza, anche forme di conoscenza avanzata. La farmacopea delle nazioni indigene, per esempio, era sensibilmente pi sviluppata di quella dei coloni. Lo studio delle culture native pu far comprendere come sia avvenuto, in termini socio-antropologici, il passaggio dal divino riso divino al riso umano, dal briccone divino al buffone rituale, lheyoka, il contrario, membro sacro della trib che, mediante azioni fuori dalla norma, sciocche, buffe, ingannevoli, grottesche, consente di elevare le coscienze, fornisce maggiore consapevolezza nello specchio offerto alluomo normale. Lheyoka detiene anche il forte potere sociale della conservazione della cultura del popolo, dei ruoli e delle gerarchie in esso stabilitesi, delle leggi non scritte. Questo potere la derisione, la facolt di trascinare nel ridicolo chi di quelle leggi non fedele interprete. In questo senso il riso espresso dallheyoka fortemente conservatore, divenendo rivoluzionario nel momento in cui pu essere usato contro il potere stesso. Siamo alla nascita del clown/buffone 10 come archetipo sociale.

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Lincubo dei potenti Il riso, come fenomeno del tutto umano, stato argomento per lo pi seriamente imbarazzante; considerato ovunque con grande sospetto e diffidenza dagli studiosi, siano stati filosofi, letterati, psicologi, teologi, psichiatri, politici che, in pochi, si sono interessati a esso. Nellaffannarsi a costruire e rendere stabile in tutte le epoche una societ piramidale che, per sua stessa definizione, non concede a tutti di godere liberamente della propria vita, di amare incondizionatamente, di trar piacere dal proprio talento, di farsi le domande giuste, lhomo scientificus occidentalis materialis ha cercato di frenare un fenomeno potenzialmente dirompente come il ridere. Un fenomeno che coinvolge olisticamente tutti i piani dellessenza delluomo: il corpo (piano materiale), il pensiero (piano mentale), le emozioni, le relazioni e il piano spirituale. Chi ride fa un grande regalo a se stesso. Il riso fa bene al corpo (ne rigenera i sistemi, aumenta le difese immunitarie); giova al pensiero, di cui si fa arma, accendendo la coscienza; provoca emozioni positive (fiducia, gioia, coraggio, piacere); crea dal nulla e lubrifica le relazioni sociali; in grado di aprire una finestra sullineffabile, il piano immateriale dellUniverso 11, poich chi sa far ridere spiritoso. Ridere liberatorio, salutare, energetico, sensuale, piacevole e, possiamo dire, sacro. Siamo in presenza di uno stato alterato di coscienza, seppure spesso momentaneo, in cui vi sono tutte le caratteristiche di tale condizione: sostanze oppioidi seppure endogene che influiscono sia sul corpo che sulla mente, inducendoci anche a sospendere la normale coscienza, ad accettare limpensabile e linesistente. Ecco perch nel Medioevo, il momento pi buio per la libert delluomo, la Chiesa imponeva di chiudere dietro al chiavistello dei denti la risata, lordura della bocca Perch in quella risata si annidava un potente antidoto alla paura, larma migliore, lemozione prediletta per coloro che intendono restare sui piani alti della piramide. Ecco perch, come autodifesa e ricordo di unet felice, a dispetto di quelloppressivo potere, nel Medioevo esistevano e resistettero molte occasioni di cachinno, il riso del popolo, quello delle Feste dei Folli, dei Santi Innocenti, dellAsino Giornate gioiose travasate e poi svilite nel Carnevale occidentale. 9

Dagli schiavi di Aristofane al circo moderno Gli autori comici e le incarnazioni del ridere (cio i clown) solo in parte sono stati coscienti della loro funzione sociale e terapeutica. Le persecuzioni da parte dellestablishment, che quasi tutti dovettero sopportare, solo raramente hanno dato la stura a esplicite rivendicazioni del proprio ruolo. Il ruolo di specchio grottesco della realt (ancor pi grottesca) era rivendicato da Aristofane, che innalz la commedia ad atto politico radicale. Non ne erano pi coscienti o erano pi impauriti i suoi successori Antifane e Menandro. Coscienza del proprio ruolo sociale riscontrabile nelle opere di Giovenale, a Roma, ma non nei tanti mimi delle atellane, farse popolari. Poca la consapevolezza nella maggior parte dei giullari, saltimbanchi, buffoni, menestrelli medievali: solo alcuni fra loro lasciarono tracce evidenti di un riso finalizzato, irriverente con il potere, parodistico, satirico.12 Poca infine la coscienza dei comici della Commedia dellArte (a cavallo tra XVI e XVII secolo), con la luminosa eccezione di Flaminio Scala, Frittellino, che osava controbattere ai polemisti cattolici: ha pi effetto un bacio sulla scena che cento tomi di morale il secolo dei lumi che, accelerando un rinnovamento ai vertici della piramide, rivendica alla satira, per lo pi letteraria, un ruolo pi che sociale, politico. Eppure in quel secolo i generi del riso popolare si sviliscono, o forse vivono sottotraccia, fino allinvenzione del circo. Nato alla fine del 700, sotto forma di spettacolo equestre, diviene presto una metafora del limite umano. Nei suoi numeri, sempre al confine dellestremo pericolo, si rispecchia la morte. A contorno dello spettacolo, i mostri vengono esposti alla meraviglia e al ludibrio popolari: la Donna Cannone, lUomo Serpente, la Donna Scimmia, Elephant Man. uno spettacolo ad alta tensione, cos alta che si rende presto necessario inserire, tra un rischio di morte per bocca ferina e un triplo salto mortale, le cosiddette entre dei clown. Ecco lalta tensione dello spettatore smorzarsi, abbassarsi nel gesto salvifico del ridere procurato da questi personaggi, nuovi, ma, come abbiamo visto, assai antichi. 10

Il termine clown deriva probabilmente dal latino colonus, contadino. Un campagnolo che, messo fuori contesto e inurbato, risulta irresistibilmente comico, ai cittadini, per la sua goffaggine, il suo strano parlare (dialetto), i suoi abiti rozzi e dmod, la sua ignoranza del vivere civile. A ben vedere tutti i clown di tutti i tempi sono o impersonano schiavi o contadini, dotati di stolidit, resi idioti nel paragone con le finezze del vivere civile. Questa rozzezza mentale, osservata da un altro punto di vista, per il rispecchiarsi delle semplici verit naturali, di una proto-saggezza derivata dalladerenza alle immutabili leggi della natura, quelle stesse leggi in cui si riconoscevano i Nativi. A casa sua, in campagna, il clown non comico poich l non vi sono contraddizioni, sottigliezze o false verit ribaltabili. Il clown del circo, con la sua entre, testimonia lalterit, si sobbarca lonere di essere deriso da tutti, e in questo abbassa la tensione, ristabilisce la sicurezza negli astanti, ripristina in loro una corretta respirazione (dopo lo sconquasso del riso), ricorda, fingendo di non avere dignit, la dignit di coloro che ridono di lui. Questo clown, chiamato Augusto, si confronta spesso con un elegante damerino, il Bianco, che funge da spalla, simboleggiando lordine a cui il caos mentale del primo gioca brutti scherzi. Anche il Bianco considerato un clown, poich viene irrimediabilmente contagiato dalla ridicola follia di Augusto. Dalla fine dell800 spesso i pi avveduti tra i clown hanno ben compreso limportanza del proprio ruolo, giocandoselo con grande determinazione, in particolare a partire dallavvento della settima arte, il cinema. Il coraggio di Charlot Considerato il pi importante comico e clown di tutti i tempi, Charlie Chaplin comprese fino in fondo quale importanza ha, per lessere umano, latto del ridere. Fu cosciente di quanto lamore e la risata, combinati assieme, potessero essere dirompenti non solo sul piano artistico. Lamore per lumanit lo spinse a una coerenza e a un coraggio ancora insuperati. 11

Uscire nel 1940 con la parodia di Hitler nel capolavoro Il grande dittatore signific comprenderne il pericolo, denunciarlo e avere pi coraggio di Chamberlain e Daladier messi insieme, nella conferenza di Monaco del 1938. Eppure Charlot era solo un ometto dalla giacca troppo stretta. Il suo potere, amplificato da un potente media, serv a scuotere molte coscienze. Certo non poteva fermare la guerra, ma poteva denunciarne lassurdit, come aveva fatto per le condizioni di lavoro alla catena di montaggio in Tempi Moderni. Ancora oggi, spesso i comici che osano fare vera satira hanno un bel da fare per difendersi dal potere che li tiene il pi possibile emarginati, lontani dalla forza del media televisivo. In unepoca edonistica in cui tutto appare lecito e i valori si affievoliscono, il riso sembra albergare volentieri, come accaduto in passato, accanto al trono del principe, pur tuttavia senza dirgli la verit, come i giullari, a volte, solevano fare, spesso per rimettendoci la testa. III. DALLA GELOTOLOGIA ALLA CLOWN-TERAPIA Dunque oggi la forza del ridere gioioso, anche irriverente, si affievolita? Crediamo di no. successa una cosa importante: la scienza ha dato ragione alle antiche tradizioni. Ridere fa bene alla salute! La PsicoNeuroEndocrinoImmunologia (PNEI) la branca della medicina che ha studiato le strettissime relazioni tra la psiche e il sistema immunitario. una scienza rivoluzionaria, poich ha dimostrato che la psicosomatica per molti anni eresia solitaria di certi psicologi era unintuizione piena di verit. Essa potr essere la medicina del futuro poich ci dice che gran parte delle malattie che affliggono lumanit trae origine dallo stato dellanima (appunto psiche) delle persone, riflettendosi sulla maggiore o minore reattivit del sistema immunitario, garante della nostra salute. Eppure, i legami psicoimmunitari, poich scoperti da ricercatori immersi nellideologia del Paradigma della Valle di Lacrime, sono stati 12

messi immediatamente in relazione con la malattia, mentre invece, se sono tali, funzionano anche al contrario, nel senso della salute! Infatti se per semplificare un forte dolore psicologico in grado di fallare il sistema immunitario e trasformarsi in malattia, per lo stesso percorso una buona emozione in grado di rinforzare le nostre difese e aiutarci a guarire. Negli ultimi ventanni molti libri hanno preso sul serio il ridere per spiegare le evidenze scientifiche della terapeuticit delle buone emozioni, per narrare storie vere, come quella della guarigione di Norman Cousins, grazie alle risate quotidiane e alla vitamina C.13 Si usato il ridere in psicoterapia, nelleducazione, in relazione a situazioni sociali difficili. nata la gelotologia 14, la scienza del sorriso, disciplina che studia il ridere, il pensiero e le emozioni positive per applicarli, con appropriata metodologia, nei contesti sociosanitari e scolastici. Il gelotologo, a met tra studioso e clown, studia gli effetti psicofisiologici del ridere, i motivi per cui lessere umano ha sviluppato, unico nella scala evolutiva, questo comportamento ricco di implicazioni. Antropologia, psicologia, pedagogia e sociologia nel suo bagaglio. Cos come, da clown, la sua valigia piena di oggetti per ridere e lui perfettamente in grado di spingere al riso linterlocutore. Il gelotologo sa pianificare un intervento sociosanitario in base allutenza, differenziando i tipi di comicit, sa aggiungere musica e poesia, esercizi e giochi per rendere le persone coinvolte protagoniste, per spingerle non solo al riso, ma alla produzione del riso stesso: una clownizzazione morbida e graduale, energetica e piacevole. Divenire protagonisti del proprio cambiamento. Questa metodologia apre a sviluppi impensabili. E poi, in prima linea, c il clown dottore. Dal circo, dalla strada, dal teatro il clown entrato in ospedale. Un luogo di limite, tra la salute e la malattia, a volte tra la vita e la morte, luogo e tempo in cui la tensione alta e qualcuno in grado di abbassarla appare naturale, come al circo. Il clown ha studiato per farlo. La parola dottore indica per lui non una laurea in medicina, bens il percorso compiuto da chi sa dedicare larte del far ridere e larte damare alle persone in difficolt. 13

Cenni storici sulla figura del clown dottore C traccia, nelliconografia e nella storia della clownerie, di artisti entrati negli ospedali gi allinizio del XX secolo. Poco dopo il futurista Aldo Palazzeschi nel suo pamphlet Il Controdolore aveva profeticamente auspicato di vedere i clown entrare in ospedale. Quando nel 1986 Michael Christensen e Paul Binder fondarono la Clown Care Unit nellambito del Big Apple Circus di New York forse non si resero conto che quellazione rappresentava un atto rivoluzionario e una forma di potente rivitalizzazione della popolare figura comica. Entrare nel sancta sanctorum della medicina con camici parodiati, nasi rossi, strumenti musicali, buffi cappelli e operare un giro visite, come fanno i medici, dovette sembrare eccentrico ma efficace, poich il contagio si propag in Europa. Nel 1991 nasceva Le Rire Mdecin in Francia, due anni dopo Theodora in Svizzera, e poi i Klinik Clowns in Germania e Austria ecc. Dal 1995 le associazioni italiane. Il ciclone Patch Adams A causa del toccante film del 1999 con Robin Williams la maggioranza delle persone pensa che il padre della cosiddetta clown-terapia sia lo stesso Patch Adams, ma questo non corrisponde alla realt. La storia di Patch nota. Dopo alcuni ricoveri psichiatrici, nei quali aveva compreso lassurdit di molte pratiche mediche e del devastante rapporto di potere su cui si basa la medicina tradizionale, decise di divenire egli stesso medico per navigare nel mare dellumanit, curandola con qualcosa di non contemplato nelle pratiche mediche: lamore. Patch non un clown ma un medico che si veste da clown, fine e abile teorizzatore e attivista della nuova frontiera della medicina, sintetizzata nello slogan curare la persona, non la malattia. In molte occasioni ha dichiarato che il suo intento non portare i clown nei luoghi di sofferenza per fini terapeutici, bens avere una veste innocua, accettabile da tutti, per colpire limmaginario mediatico, come grimaldello e simbolo di un rapporto altro tra la persona in difficolt e colui che deputato ad aiutarla. Patch ha pi volte dichiarato che aborrisce il termine clown-terapia in nome di un semplice rapporto di amore/amicizia con lammalato, 14

unico supporto per la reale guarigione, che dellanima. Ne deduce che non necessario prepararsi per entrare in contatto con la sofferenza: basta amare intensamente laltro e lasciarsi andare. Pur nella grande stima di Patch, rileviamo una discrepanza con il suo pensiero. Sappiamo bene che lamore, da solo, in grado di cambiare istantaneamente il corso delle cose, anche delle malattie, ma amore un concetto, una forza che viene veicolata attraverso uomini e donne persone che portano con s tutto il proprio vissuto attorno allamore, compresi gli insuccessi e le ferite che tutti gli umani, purtroppo, hanno provato. A questo proposito ricordiamo che lamore non contestualizzato e distorto pu essere causa di morte, come spesso la cronaca ci ricorda. Quindi la domanda si pone: esistono persone in grado di veicolare lamore attraverso la gioia del clown? Certamente s, se hanno compiuto un percorso di consapevolezza e preparazione adeguato alla delicatezza dellimpresa: portare buone emozioni dove regna la paura. Lorrore che Patch nutre nei confronti del termine terapia ci sembra esagerato. Cosa significa terapia? Il termine terapia nasce allinterno del contesto medico per indicare elementi e azioni, come farmaci, interventi chirurgici, fisioterapie, atti a curare e risolvere lo stato di malattia sul piano fisico. Il concetto si ampliato quando stato necessario estenderlo alla cura della malattia mentale in interventi di ordine psicologico, non pi soltanto psichiatrico. Gli strumenti dello psicoterapeuta, immateriali, quali parole ed emozioni, sono stati accettati come terapeutici. Chiariamo: se si invita una persona a fare ginnastica, questo le far bene, ma non si tratta di terapia, solo di movimento salutare. Se quella persona ha un problema muscolare, il movimento consigliato da un fisioterapista diviene terapeutico poich frutto di un metodo. Qualsiasi intervento metodologico, teso a migliorare lo stato della persona in difficolt, si intende terapeutico. Adottarlo senza speciose riserve utile per sperimentare e diversificare lintervento che dovr essere diverso, per esempio, nei riguardi di un bambino oppure di un diversabile adulto. 15

Anche secondo noi lamore, la vicinanza emotiva sono fondamentali, altrimenti lintervento del clown dottore o del gelotologo va ad aggiungersi alla lista delle terapie fatte con tecnicismo. La vera guarigione avviene nellanima delle persone e il clown, e pi in generale le buone emozioni, sono espedienti per raggiungerla e infonderle energia vitale. Anche alcuni teorici della figura del clown dottore 15 negano speciosamente che egli possa fare terapia, dimostrandosi, con questa negazione di evidenza, subordinati alla logica del sapere accademico, in cui il clown dottore difficilmente incasellabile. In aggiunta a ci come accaduto nella storia del clown sono gli stessi protagonisti a non essere coscienti del proprio ruolo. Qualche tempo fa, in unintervista a Radio RAI International, un clown dottore esperto parlava del suo lavoro come di un simpatico siparietto nella stanza di degenza. La relativa brevit dellintervento del clown nella corsia compensata dalle caratteristiche del ridere, cio il cambiamento neuroendocrino immediato, lincisivit emozionale il piacere e lesperienza di stare meglio a livello cognitivo. Poich per il clown dottore non il forzato della risata deve saper cercare la relazione e il cambiamento dellumore mediante la poesia, la musica, anche con la sola presenza, ma energeticamente pulita. Tutte cose assai difficili (comprendere il contesto, rispettare laltro, approcciarsi, farsi accettare, far ridere o provare stupore o coinvolgere), agite contemporaneamente, su cui necessario formarsi. Tre tipi di clown dottore Nel nostro paese la diffusione della cosiddetta clown-terapia (che sarebbe meglio definire gelotologia) ha preso tre strade. Un ceppo vede clown professionisti e artisti di strada che, dopo un corso dedicato allapproccio ospedaliero, entrano nelle pediatrie (e solo in queste), denominandosi Clown in Corsia. Il risultato che, spessissimo, questa tipologia opera un piccolo spettacolo in ogni stanza, decidendo preventivamente quale gag offrire ai bambini. Il loro nome appropriato, infatti fanno i clown in corsia (e non di corsia). Questa modalit comporta spesso una mancanza di attenzione al contesto e che lintervento 16

non sia dedicato a quella situazione (quel bambino, quella stanza), ma pre-digerito. Ci sono ilarit e magia, ma non metafora terapeutica. Unaltra tipologia attiene al volontariato ed vicina alla modalit di intervento di Patch Adams, derivante dal pensiero che la sola motivazione a dare amore mediante il clown possa essere buona e utile. In questi gruppi, numerosi e ramificati, vi scarsa selezione in entrata, scarsa formazione, scarsa attenzione al contesto (si narra di invasioni clown negli ospedali), forte turn over degli operatori che si scontrano con la durissima realt dei reparti senza unadeguata formazione e ne escono scottati. Altra caratteristica dei clown di corsia che spesso amano ammantarsi di caratteristiche celestiali e le loro associazioni sono concepite come molto centralizzate. Cionondimeno, le persone che vi aderiscono lo fanno per amore e costituiscono una risorsa positiva. La terza via rappresentata da moltissime compagini di volontari e professionisti, poco importa. Si parla di clown dottori come operatori sociosanitari, che debbono essere adeguatamente formati, che sanno operare nel contesto in modo anche terapeutico e che hanno la piena consapevolezza del loro ruolo accanto a quello degli altri sanitari. Essi sanno operare anche in modo laboratoriale al di fuori degli ospedali e anzi sono abituati a portare il clown dottore in contesti molto diversi dalla corsia. Questo clown dottore pu andare verso il clown sciamano e il clown creatore di comunit. Il clown dottore , secondo noi, un operatore sociosanitario professionale (o volontario) che opera, attraverso le arti della clownerie (comicit, umorismo, prestidigitazione, burattini, musica, teatralit), per mutare segno alle emozioni negative delle persone in difficolt di tipo sanitario e/o sociale intervenendo, con ci, in modo terapeutico su quel disagio. La responsabilit della consapevolezza Durante una buona formazione gli operatori apprendono e si allenano a usare strumenti quali la metafora terapeutica, il paradosso, la dissociazione e la distrazione, la lettura e il cambiamento del contesto, lancoraggio, la trasformazione e, quando possibile, il miracolo del capovolgimento della Gestalt (forma). 17

Si tratta di capire categorie come la soggettivit e acquisire criteri metodologici per intervenire, rispettandola; di un lavoro che attivi la rete della comunit che cura; di come ci in cui si crede costruisca la realt del proprio corpo. in questo contesto scientifico che si inserisce il versante artistico. A tale contesto gli strumenti del gioco, della magia, dellimprovvisazione teatrale, della clownerie, della poesia, della musica vengono modulati e finalizzati. Tutto questo non toglie nulla alla libert despressione del clown, anzi la amplia smisuratamente. Questa metodologia, che definiamo olistica perch rivolta a tutte le sfere che compongono lessere umano (il corpo, la mente, lemozione, lo spirito, le relazioni), viene tradotta e modulata nei diversi contesti dintervento, che non si limitano alle pediatrie, ma a tutte le persone con disagio, di tutte le et e condizioni. Chi il clown che opera nel settore sociosanitario? C una grande confusione, persino terminologica. Qualcuno, sentendo parlare di clown dottori, pensa a medici travestiti (non cos) quantunque ve ne sia qualcuno laureato in medicina. Ogni compagine che ne usa le potenzialit denomina i propri operatori-clown in modo diverso: Clown in Corsia, Clown di Corsia, Dottor Sogni, Doctor Clown, Dottor Sorriso, Clown Dottori Per quanto ci riguarda, in compagnia di molti altri, abbiamo adottato la denominazione clown dottore a indicare una figura professionale sociosanitaria differente dai clown che operano nel circo, in teatro o in strada. Differenza che viene dallo studio, dalla formazione specifica e dalla metodologia di intervento. A dispetto delle differenze terminologiche, la modalit di azione dei clown dottori omogenea, nellambito delle tre categorie descritte sopra. Tuttavia i gruppi che si sono attestati alle pediatrie sembrano seguire quellalveo in cui volentieri la medicina (e il costume) hanno incanalato la gelotologia. Il clown va bene per i bambini, tutti gli altri sembrano non aver bisogno di emozioni positive: non vero! Ma rispondiamo alla domanda. 18

Nessuna istituzione nazionale ha ancora formalmente riconosciuto questa figura, sebbene molte ne abbiano patrocinato e finanziato attivit formative. Ma come si fa a far ridere una persona che soffre? Il ridere unarma incruenta, in grado di stabilizzare o destabilizzare equilibri consolidati, di essere terapeutica come devastante, di includere come di escludere. Di conseguenza gli operatori che la adoperano in contesti cos delicati debbono esserne consapevoli. C per un piccolo grande segreto: la gelotologia non interviene sulla parte malata della persona, a differenza di quasi tutte le altre terapie; interviene sulla parte sana, nella convinzione che, ampliando questa, automaticamente si riduca la prima. Si tratta di attivare le risorse generali della persona in difficolt, non di disattivare il disagio. La gelotologia il necessario prolungamento operativo e terapeutico della PNEI. Un bambino oncologico in fase acuta prima di tutto un bambino. a lui che il clown dottore parla, non al bambino ammalato. In lui c ancora una vitalit insospettabile e bisogna attivarla, poich quellenergia vitale (fatta di gioco, sogno, fantasia) pu essere molto utile al suo miglioramento. La storia che segue esemplifica questo discorso. Dal diario del dott. Semolino, clown dottore Ancona, novembre 2004. Ospedale pediatrico Salesi. Stanza di degenza di G., bimbo di sei anni, ammalato di leucemia, in cura da molti mesi. G. lo conosco bene Col suo faccione buffo, qualche lentiggine, i capelli castani che stanno ora ricrescendo. Un bimbo vivace, a volte assorto: la malattia li rende saggi, posati oppure sembra farli crescere troppo in fretta. Stamattina entro nella sua stanza, come tante altre volte: comprendo subito che c qualcosa di brutto nellaria. La mia frase di saluto mi muore nellanima. Mi succede quando mi sento fuori posto. Me ne devo andare? No, resto. 19

G. mi ha visto sulla porta, guarda un po me, un po la mamma, poco linfermiera S. china su di lui. Resto immobile, fisso, rigido come un baccal. Linfermiera S., una bassetta vispa e decisa, sta ultimando la misurazione dei parametri con lapposito kit (ha gi bucato il dito e la macchina sta elaborando i valori del sangue). Da questa analisi dipende leliminazione del catetere centrale venoso, segno tangibile del miglioramento del piccolo e della fine della chemioterapia. Mamma L. ci spera, scruta linfermiera che legge i valori e si fa scura scura. So che vorrebbe mordersi la lingua piuttosto che dire quello che deve: Mi spiace, signora, i valori non vanno bene, sono appena sotto al limite, ma non ci siamo Non il caso di togliere il catetere, ancora no. Le lacrime di L. sono evidenti, anche se le vorrebbe ricacciare, ingoia, non sa come commentare. G. la guarda, ci sperava, finalmente avrebbe potuto togliersi quel fastidio e con lui il sospetto di dover ancora prendere la brutta medicina. Si fa scuro anche lui. un lampo, uno di quei momenti in cui il Padreterno ti tocca e ti spinge e ti illumina Macch macch. Sono entrato deciso, con la voce un po chioccia mi rivolgo allinfermiera: Ma quando mai! tutto da rifare! Glielho detto mille volte, quando deve fare i test mi deve avvertire! Sono o non sono il primario? G., lo sanno tutti, un bambino speciale, che si crede? magico, ma io e lui lavoriamo assieme, sono io che attivo la sua magia proprio quello che faremo adesso!. Mentre parlo noto che S. uscita dalla stanza, senza fretta Devo averla combinata grossa Mi avvicino a G., dribblo la madre che un po sorride, un po interdetta e il resto lacrime tiro fuori una delle conchiglie magiche che mi porto dietro. Con gesti amplificati la porgo al bambino, gliela faccio stringere in pugno e pronuncio la formula magica di rito: puozzecagntratratratratratra tra tra tra!!!. Ora il potere del soffio magico in te, sei tornato a essere un maghetto e puoi fare un incantesimo ti va?. G. annuisce e ride, perch nel frattempo, scostandomi da lui, creo un inciampo; linfermiera rientra, tento un valzer con lei, ma solo un accenno Chiss che casino ho combinato! 20

S. tornata e, fantastico!, ha portato una nuova cartina reagente sta al gioco! E io che pensavo fosse arrabbiata! Cos ripete loperazione, lo ribuca, ricontrolla i parametri sulla macchina, mentre io fingo di disinteressarmi e faccio un po capolino dietro di lei, attirando lattenzione di G. Linfermiera si volta, ha la faccia incredula, riguarda i valori poi annuncia: Avevo sbagliato. Eh s, prima avevo sbagliato. I valori ora sono a posto possiamo toglierlo, sto catetere! Bene!. L. la guarda, come se avesse parlato in ostrogoto. Mi guarda vado vicino al bimbo e la sparo l: Come mago sei proprio in gamba, mo te lo leva!. Linfermiera armeggia sotto al pigiamino e toglie finalmente il tubicino. S. esce in lacrime io io saluto festosamente, e scappo vado a chiamare Pippi, G. non pu mica vedermi piangere! 16 In dieci minuti di umorismo e magia il clown dottore (che aveva qui il vantaggio di conoscere bene il bambino) ha mutato la composizione del sangue del piccolo paziente, attivando in lui quella strana cosa che leffetto placebo. un fenomeno che, alla luce della PNEI, non pi misterioso ma continua a essere considerato, dalla maggioranza dei medici e degli scienziati, una variabile di disturbo! Al cospetto di malattie incurabili che scompaiono17 non sentirete mai i medici parlare di guarigione ma semmai di remissione spontanea. In realt ognuno di noi ha un guaritore interno pronto a risvegliarsi, anche davanti a patologie mortali. Esso si attiva secondo meccanismi di credenza, cio emozioni positive come la fiducia (e i suoi corollari, speranza, determinazione, coraggio). Il ridere (e colui che fa ridere) pu essere il detonatore, la scintilla per cui, rotto un equilibrio negativo, si apre la strada a uno positivo. Ma la guarigione sempre qualcosa che lammalato compie da s, con buona pace di coloro che sentono se stessi guaritori a tutti i costi. Essi, al contrario, sono solo un tramite, catalizzatori della volont del paziente di guarire.

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Solo in pediatria? La scintilla del cambiamento il ridere ha la stessa valenza per un anziano tanto quanto per una persona diversabile. Tutti hanno un bambino, dentro, ed con quello che il clown dottore entra in risonanza, per offrirgli una sponda nel caso del bambino a essere se stesso. Nel caso delladulto a ritrovare una carica positiva: una puntura di vitalit, come amava dire Gennaro Di Rosa, paziente paraplegico, protagonista della prima sperimentazione italiana della comicoterapia in un ospedale per adulti mielolesi (Roma, 1999). Poich il ridere e il clown dottore, per loro natura, operano sulle relazioni, essi divengono strumenti in grado di creare o ri-creare la comunit (del reparto, del centro, della famiglia). Il verbo ricreare stato banalizzato, basti pensare alla ricreazione scolastica, momento di merenda e di pausa; il suo significato profondo , invece, quello di una nuova creazione: alludiamo a quelle feste di ribaltamento confluite poi nel Carnevale, nelle quali, alla fine del rovesciamento, ci che al dritto ha riacquistato il suo valore. Nelle comunit in cui opera il clown dottore la magia della creazione (o ri-creazione) della comunit avviene poich egli, mediante il dialogo con il bambino degli altri, stabilisce legami folli, fuori dalle regole, strampalati e inusitati, pazzeschi. Le sue azioni e il suo parlare lo qualificano come il pi scemo, ma le persone sentono in lui lancestrale potere di colui che media, messaggero di una spiritualit che facilmente si traduce con la parola amore. Per esempio, in una stanza di degenza, a volte vissuta in comune da una famiglia italiana e una di immigrati, nella quale le differenze tra genitori italiani e stranieri sembrano incolmabili, il clown dottore, facendo provare a tutti la stessa emozione positiva, lo stesso attimo senza tempo, lo stesso rito di sospensione, mette in comunicazione le due famiglie, le fa riconoscere come persone in grado di provare emozioni, che vivono la stessa situazione di gioco/piacere (in quel momento) e di paura e preoccupazione (per la malattia dei loro bambini). Novanta volte su cento, dopo lintervento del clown dottore quelle persone iniziano a parlare e ad aiutarsi. Si sono riconosciute parte di una comunit, seppure temporanea. 22

IV. UN MESTIERE DIFFICILE I molteplici contesti, anche difficilissimi, in cui il clown dottore pu operare rendono indispensabile una preparazione personale adeguata. In attesa di un riconoscimento legislativo (necessario per far ordine nella materia), attualmente la formazione, cuore di questa preparazione, diversa da gruppo a gruppo. Gli aspiranti clown dottori debbono detenere alcune caratteristiche pregresse: unaltissima motivazione a operare nel disagio sociosanitario; un solido equilibrio della personalit; lattitudine a lavorare in gruppo; solarit, spirito ed energia. Sono ben accette abilit nelle arti dello spettacolo e precedenti esperienze nel disagio. Ma in cosa consiste questo training? Innanzitutto si apprende la gelotologia (si prende coscienza, cio, che ridere terapeutico) per come si sviluppata in questi anni di ricerca: si cura la formazione del gruppo, in modo da dare a tutti la possibilit di esprimersi al meglio; si lavora sullunitariet della struttura psiche/ soma; si opera sulla coscienza antropologica del ridere; si esplorano i confini della spiritualit che oggi parla alla scienza; si cerca di portare alla luce il bambino interiore, nella sua componente solare e clownesca. Per vivere la gelotologia esiste un metodo, creato dagli autori di questo libro, validato in ventanni di esperienza, denominato Comicit Salute. In seconda battuta ci si misura con vari livelli di didattica del clown, alla scoperta delle tecniche di questarte al contempo antica e moderna. Lovvia finalit di vestire il clown interiore che viene pian piano alla luce. Unaltra materia fondamentale, almeno quanto la gelotologia, protratta per pi tempo ancora, limprovvisazione teatrale. Niente come limprovvisazione appare formativo per la capacit principale del clown dottore, che deve essere lascolto. Mediante limprovvisazione ci si allena a valutare con immediatezza i fattori in campo di una relazione. Locchio e lorecchio allenati allascolto empatico sono in grado di comprendere, da impercettibili 23

segnali per lo pi non verbali, lo stato emotivo, le esigenze, i desideri della persona che si ha davanti. E comportarsi in conseguenza. Non solo. Limprovvisazione allena al lavoro di squadra, a mettere da parte il proprio ego per servire la direzione comune, per operare scelte immediate e condivise con il/i compagno/i di quipe. Seguono alcune materie pi tecniche, come la microprestidigitazione (magia comica), la scultura di palloncini, lutilizzo creativo di materiali medicali e il microteatro. necessario avere un bagaglio tecnico da proporre, ma questo know how deve essere duttile e, se necessario, messo in fretta da parte, nella consapevolezza che il miglior clown quello che opera solo con il suo corpo. Segue una serie di materie a indirizzo psicologico, che necessario proporre sempre nel modo meno accademico e pi esperienziale possibile: psicologia dellet evolutiva, relazionale, analisi transazionale, psicologia e sociologia dellospedale, interculturalit, igiene e profilassi ospedaliera. Verso il clown sciamano Argomenti di studio ancora normali. Ma c una parte di approfondimento in questo corso di studi facoltativa e assai utile. Nel secondo capitolo abbiamo visto come il clown, in moltissime tradizioni, abbia ascendenze divine. Portatore di unenergia fortissima, esplosiva, eversiva un essere spiritoso e spirituale; colui-che-vicino-alla-follia (e il clown al limite tra essa e la ragione) infatti dotato di sacralit (quel rango che si conferisce alle cose del divino), non fosse altro per il suo saper vedere il mondo alla rovescia (per ricrearlo). Alcuni pensatori (Berger, ad esempio) 18 accomunano lo spazio e il tempo del sacro allo spazio e al tempo del riso, come realt altre, separate, momenti di sospensione della realt, finestre dellaltrove. In questi territori di limite non ci si pu accontentare di considerare la realt per quello che appare, ma bisogna cercare e capire dove la spiritualit pu incontrare la scienza. Le grandi tradizioni spirituali parlano dellenergia che tiene assieme tutte le cose: viene chiamata Prana, Chi, Ado, Etere, Energia Sottile Questi saperi, e il loro utilizzo pratico, 24

sono conosciuti da sempre in ristrette cerchie elitarie ed esoteriche; oggi a studiarli sono eminenti ricercatori attraverso discipline quali lepigenetica, la fisica quantistica, la psicologia e la medicina energovibrazionale, lipnosi, la tanatologia ecc. In altri termini anche noi occidentali ci stiamo riappropriando di una concezione della realt molto pi vasta di quella che la scienza (asservita al Paradigma della Valle di Lacrime) ci costringeva a considerare. Di tutto ci deve giovarsi chi, come il clown dottore, si avvicina (anche suo malgrado) ad argomenti di limite: il placebo, il miracolo, la remissione spontanea, la morte stessa. Le conseguenti teorie (e pratiche) sulla struttura della realt possono dare al clown dottore vantaggi professionali (ricaricarsi, de-stressarsi, centrarsi, assumere consapevolezza) e terapeutici, come ad esempio imparare a entrare (mediante la meditazione) in connessione con lenergia vitale della persona in difficolt, e sostenerla per quello che il suo progetto di vita. Alcuni chiamano questo pregare per. Altri connettersi alla Fonte e fare ponte. Tutto questo, assieme a piccole pratiche di psicomagia, ci fa parlare di clown sciamano. Lultima parte del corso di formazione Particolare importanza rivestono gli incontri con gli operatori sociosanitari (primari, psicologi ospedalieri, caposala, infermieri), con i genitori di bambini ricoverati e con i clown dottori gi in attivit. Da essi gli allievi apprendono la vita vera dei reparti, da tutti i punti di vista. Molte ore sono dedicate alle tipologie diverse di destinatari dellintervento: gli anziani affetti da Alzheimer, i diversabili, gli interventi domiciliari, le persone in carcere, le comunit in emergenza ecc. Poi si operano lunghe sedute di simulazione del lavoro a due, dedicate per lo pi alla corsia pediatrica, luogo che impegna maggiormente le associazioni. Infine gli aspiranti clown dottori possono venire ammessi al tirocinio/ stage: dapprima si tratta di osservazioni in borghese. Successivamente accompagnano lquipe in corsia, con il loro costume-clown, poi si affiancano a un solo clown dottore, per operare direttamente. 25

Tutto questo dovrebbe durare almeno 600 ore, ma per la grande difficolt di riconoscimento e, di conseguenza, di finanziamento, il corso pu durare anche la met e, nel panorama italiano, si tratta di uneccezione per eccesso. In fondo basta un naso rosso, no? Moltissime tra le associazioni che operano clown-terapia si avvalgono esclusivamente di volontari. Questa una grande risorsa. Il volontariato una nobilissima realt molto sviluppata nel nostro paese, ne il cardine dellassetto sociale. Nel campo della gelotologia riscontriamo per dei problemi. Da molte parti si sostiene che tutto sommato per inviare dei volontari in corsia con una parrucca e un naso rosso bastano un paio di giorni di formazione e qualche tempo di frequentazione dellospedale. Purtroppo Patch Adams, in molte sue conferenze italiane, ha rafforzato questo equivoco. Non cos, perch ridere una cosa seria. Chi volesse avere un approccio corretto alla gelotologia e volesse fare il clown dottore in reparti ospedalieri o nel sociale dovrebbe tenersi alla larga da siti web che pubblicizzano corsi troppo brevi per la delicatezza dei compiti. Molte persone in queste associazioni vengono bruciate presto, il che genera un alto turn over e nuovi corsi sempre troppo brevi per operatori sempre meno preparati. Con evidenti rischi. Essere volontari non implica che, a parit di mansioni, si debba essere meno formati, basta intendersi sulle mansioni svolte. Poich purtroppo c molta confusione, capita che primari o direttori sanitari offrano disco verde a persone non formate e non qualificate, purch portino un po di allegria nei reparti. un atteggiamento miope e rischioso, come testimonia laneddoto che segue. Venimmo contattati da un capo scout di un paese nei dintorni di Civitavecchia. Ci confess che, dopo una visita allospedale Bambin Ges di Palidoro (ospedale dai reparti piuttosto duri), uno dei suoi ragazzi si rifiutava di uscire di casa e un altro, per lo shock, aveva smesso di parlare. finita con una psicoterapia. Dunque, a maneggiare senza perizia e adeguata preparazione il comi26

co in ambienti di sofferenza, non solo si pu essere dannosi agli altri, ma ci si pu scottare personalmente. Arriva il clown dottore importante comprendere come il clown dottore operi sempre a stretto contatto con lquipe del centro o della corsia; anzi, per meglio dire, una volta che il suo lavoro stato visionato (e apprezzato) dai sanitari egli entra a far parte a pieno titolo dellquipe curante. In corsia pediatrica la sua opera pu essere utile sia durante la mattinata che nel pomeriggio. Come intuitivo questa differenza temporale comporta anche una diversa applicazione del suo estro creativo. I clown dottori operano in quipe (coppia possibilmente maschio e femmina), un meccanismo collaudato che consente sia di improvvisare (meccanismo Augusto/Bianco), sia di operare su pi fronti (bambino/mamma o altro parente), sia di sostenersi vicendevolmente in momenti difficili. Ancora in borghese i due operatori (che avranno laccortezza di essere igienicamente in ordine e sbarbati, come igienizzati saranno i loro strumenti) si recano nella stanza della caposala o del responsabile del reparto e si informano dello stato della corsia. Pongono al personale domande precise: quanti bambini sono presenti? Vi sono casi particolari? Possono esservi, infatti, diversissime tipologie patologiche, alcune infettive, altre che orientano o impediscono la possibilit di lavorare liberamente (bambini appena operati, oppure che in giornata hanno avuto esami invasivi o, ancora, immunodepressi ecc.). Possono informarsi, amichevolmente, anche sullo stato del personale per inserire, una volta entrati in ruolo, elementi di sdrammatizzazione anche con infermieri e medici. Il loro lavoro, infatti, dedicato allintera comunit del reparto, dal primario agli operatori socio-assistenziali. Il costume e il trucco I clown dottori indossano vestiti dai colori male abbinati, troppo grandi o troppo piccoli, con delle toppe e molte tasche; potranno avere calze o calzini di diverso colore. Mai la parrucca (camuffamento troppo vistoso, industriale, che crea distacco e, nei piccolissimi, 27

genera timore). Quasi sempre hanno un cappello buffo o dmod (ma non esagerato), magari accessoriato strambamente. Questo costume deve rendere lidea che il clown Augusto sia povero, emarginato (sempre con una grande dignit) e che abbia trovato gli abiti chiss dove (e in effetti la boutique del clown la bancarella dellusato nei mercati rionali). Sconsigliamo, cos, stoffe che riflettano la luce dando lidea di ricco. Le scarpe potranno essere quelle classiche, grandissime, oppure povere e colorate. Sopra questo costume si indossa un camice bianco, con pitture e disegni a piacimento, con bottoni spaiati o colorati, a volte bretellone. Qualcuno vi attacca dei pupazzetti, strumentini musicali, cianfrusaglie varie. Pi le decorazioni del camice sono aderenti al personaggio pi leffetto visivo risulta convincente. Sulla schiena o sul taschino si pu leggere il nome-clown; eccone alcuni: dott. Spinotto, dott. Patito, dott. ssa Bollicina, dott. Pastrocchio, dott. Bazar, dott. ssa Girina, dott. Duemetri, dott. ssa Doda, dott. Rufus, dott. Misskappa; dott. Sottosopra. Il trucco del clown dottore studiato per essere osservato da vicino e non deve essere aggressivo o pesante, visto che potrebbe intimorire i piccoli degenti. Accade che i bambini molto piccoli abbiano gi di per s paura del clown, poich troppo dissimile dagli altri adulti. Si consiglia di usare due, massimo tre colori, di sottolineare solo qualche elemento del viso, di non usare la matita nera a evidenziare gli occhi, insomma di essere sobri. Il naso rosso, meglio se piccolo, pu essere indossato, oppure dipinto direttamente. Il clown dottore reca con s una valigetta, buffa o dmod, con gli attrezzi del mestiere: scherzi, giochi di prestigio, uno o pi burattini, uno o pi strumenti musicali, attrezzatura pseudo medica, un ricettario, oggetti fuori contesto. Al collo un fonendoscopio trasgressivo; in tasca le bolle di sapone e i palloncini. Quando i clown dottori entrano in reparto cos conciati la Gestalt della corsia gi stravolta, cambia latmosfera, si respira gi aria di caos!

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Cosa fanno i clown dottori A seconda se lintervento mattutino o pomeridiano, i clown dottori sono chiamati a compiti differenti. Nel primo caso dovranno assistere gli infermieri in pratiche generalmente invasive e paurose, per lo pi prelievi o medicazioni. In questi casi la potente opera di distrazione dei clown deve mettersi in moto. Essi accompagneranno, leggermente folleggiando, il bambino nella medicheria e lo accudiranno scherzosamente, facendo assieme a lui giochi di prestigio e altre corbellerie: tutto questo diminuisce lansia e lo stress, sia del piccolo che delloperatore sanitario. Vedremo il dottore o linfermiere con occhi diversi (e costui avr pi calma per compiere con maggior destrezza e velocit le operazioni terapeutiche). Il piccolo si relazioner a lui in modo pi tranquillo: in generale tutta la situazione sar meno traumatica. Lintervento del clown mette in moto un meccanismo psicofisiologico (quindi non solo mentale) studiato dallo psicoterapeuta e padre dellipnosi clinica, Milton Erickson, detto della dissociazione, secondo il quale linvestimento emozionale su stimoli esterni diversi dal proprio corpo (per esempio le bolle di sapone soffiate dal clown) riduce fisicamente le sensazioni del dolore. Non solo distrazione dunque, ma effetto sul corpo! 19 questo il miglior impiego dei clown dottori assieme al momento pre e post operatorio. Per giungere a entrare nelle medicherie ci sono voluti anni, ma ora ce lo chiedono pressantemente gli stessi medici. Qualche tempo fa ci capitato di incontrare una clown dottore brasiliana, il cui gruppo Doctores do riso vieta di intervenire durante le pratiche cliniche. Per la verit non vogliono sentir parlare neanche di intervento terapeutico. La collega raccontava il serrato dibattito avvenuto tra loro, nel quale aveva prevalso la linea secondo cui non bisognerebbe implicarsi nelle pratiche cliniche invasive poich altrimenti il piccolo (di che et?) assocerebbe il clown dottore al dolore provato, con il che verrebbe vanificato ogni possibile contatto futuro. Lidea interessante ma errata perch la mente del fanciullo non ragiona cos. Egli ha un approccio sincretico, percepisce bene la totalit della situazione. 29

Il fatto di avere un amico/complice, un alter ego accanto gli d sicurezza, facendogli percepire che il clown non lo invade, anzi, con la sola presenza lo preserva e incoraggia. Mai ci capitato di essere rifiutati per questi motivi. Il giro visite Se lintervento pomeridiano si tratta in genere di fare un giro visite, stanza per stanza, in modo da essere efficaci con ogni bambino e genitore. Prima di entrare nella stanza si chiede permesso. questo un accorgimento cruciale poich non detto che la visita dellquipe dei clown sia ben accetta. La possibilit per il bambino e/o il genitore di rifiutare una chance fondamentale da lasciare, perch si restituisce loro un potere che non hanno con nessunaltra figura del reparto. Per la verit succede molto raramente e, se il bambino a operare il diniego, dopo qualche tempo, se in grado, seguir in qualche modo i clown dottori. A permesso accordato i due clown si possono scatenare, per quanto possibile in una situazione del genere. La loro capacit di ascolto detter quasi subito le coordinate dellintervento che diviene anche diversissimo da stanza a stanza. Varier a seconda dellet dei ricoverati, del parente presente, del tipo di patologia, del livello di energia espresso dal bambino, se nella stanza vi sono pi bambini, se accesa la TV e cos via in una quantit infinita di variabili. Il clown dottore maestro del qui e ora. Molto importante il ruolo che i clown dottori affidano ai genitori (o altri parenti) presenti. Spessissimo si entra in contatto con il bambino attraverso il genitore. Il sorriso o la risata di questi spalancano le porte del cuore del piccolo, che di frequente preda di una spirale di ansia: lui sta male, la madre in angoscia e cos il bambino subisce laggravamento dipendente da quellangoscia. Strappare la madre a quello stato, mediante unazione comica non invasiva, fa migliorare la condizione del piccolo quasi automaticamente. 30

Multiculturalit e un occhio al personale In questo contesto importante il ruolo di mediatore culturale del clown dottore, sempre pi spesso a contatto con persone, culture, religioni, usi diversissimi. La fisicit, la gestualit, linternazionalit e linterculturalit del fenomeno del ridere fanno il resto. Potenti sono le relazioni che il clown dottore riesce a stimolare tra diversi. La consapevolezza del ruolo, la cautela, la poesia, la dolcezza e la follia sono caratteristiche importanti di questi interventi, cos come la coscienza di essere molto utili al personale. In effetti, il lavoro dei clown dottori dedicato a tutta la comunit del reparto. Lenergia contagiosa dellquipe deve essere messa al servizio di tutti. Pensando a quale sforzo fanno i sanitari, turni pesanti, scarso personale, magari in reparti dove a volte aleggia la morte, fondamentale per i clown dedicare un po di tempo alle infermiere, ai medici, alle persone delle pulizie. Si possono creare legami molto forti e profondi che bisogna coltivare e proteggere, poich il clown dottore figura di umanizzazione, mediatore e amico di tutti. Ma la follia contagiosa e dopo un po ecco uninfermiera con il naso rosso, trovato chiss dove, e il primario con un pupazzetto sul suo fonendoscopio. Una caposala della pediatria del San Camillo di Roma ebbe a dichiarare: A distanza di un paio di anni dallarrivo dei ragazzi, mi sto accorgendo che cambiato molto il mio approccio ai bambini. Dal diario della dott. ssa Doda Pisa, reparto di Oncoematologia pediatrica. Sono con Rufus, siamo appena entrati in reparto dopo il consueto giro del day hospital e laccompagnamento di alcuni bimbi alla sala operatoria per esami. Ci ferma la dottoressa Mori e ci dice se possiamo stare un po di tempo in pi del normale da un bambino arrivato in reparto da un paio di giorni, e che Rufus ha gi conosciuto. Ha 3 anni e, ancora spaventato e spaesato, non accetta molto i dottori o chiunque altro entri nella stanza. La dottoressa ci dice infatti che oggi ancora non sono riusciti a visitarlo. Entriamo nella stanza e subito il bimbo chiede una spada 31

per poter picchiare Rufus, gioco inaugurato due giorni fa e che subito gli piaciuto. Rufus ne prende un po e sbatte nella porta, per il suo divertimento. Io in punta di piedi mi arrischio sotto i suoi colpi, facendomi suonare il cappello ogni volta che mi tocca. La cosa gli piace e ride. Poi entra la dottoressa Mori, lo saluta. Lui continua a scherzare con noi ma si vede che agitato. Allora proviamo a toccare il letto attorno ai suoi piedi per vedere se suona, cosa che lo fa sorridere e ridacchiare. Proviamo poi a toccare il piedino e la manina, facendogli fare suoni diversi, forse anche qualche scorreggia. La dottoressa prende la palla al balzo e chiede se anche il pancino suona: lui ancora un po riluttante ma quando la dottoressa lo palpa e lui suona visibilmente divertito e meno teso. La visita continua e fra suoni, botte e soffi che fanno volare il mio cappello, e fra risate e qualche lamentela, la dottoressa riesce a completarla. Veloce ma efficace, come ci dice dopo. Dietro le buffonate Attraverso il clown dottore, figura amica del bambino, bambino birichino lui stesso, il piccolo paziente rielabora lesperienza ospedaliera in modo non traumatico, riesce a dar voce al suo dolore e alla sua malattia, compiendo cos piano piano una catarsi che lo rende libero dalle angosce e dalle ansie. Poich non si tratta di un generico intervento di animazione, il lavoro dei clown dottori calibrato su ogni singolo bambino, con le sue caratteristiche, la sua specificit. Questo tanto pi vero quanto pi lunga la degenza del piccolo: nei casi pi seri, con una maggiore conoscenza e confidenza reciproche, si assiste persino alla costruzione di un percorso formativo (e quindi pedagogico) dal senso compiuto che ha come finalit il benessere del piccolo. Quando invece il clown lavora con bambini a breve degenza, si basa maggiormente sullimprovvisazione e sullintuito, condizione pi difficile, anche perch provato che il bambino risente emotivamente di pi nella breve permanenza che nella medio-lunga, durante la quale egli trova un accomodamento, nuovi punti di riferimento, una certa abitudine. A seconda delle et si lavora in modo specifico, seguendo le tappe indicate da diversi autori nella psicologia dellet evolutiva. Ci sono 32

diverse variabili che non si possono calcolare in modo astratto ma al momento in cui accadono. C da sottolineare che il bambino ospedalizzato (come del resto ladulto) in genere subisce una regressione a livello psicologico e dunque la fase di sviluppo a cui si trova non corrisponde allet anagrafica. Sta allabilit del clown dottore leggere tra le righe queste sfumature. Luso dello spazio-camera Quando il clown si trova nella cameretta modifica lambiente dove il piccolo vive, mette qua e l palloncini colorati, trasforma gli oggetti e le cose che in genere intimoriscono perch legati alla sofferenza e alla paura in oggetti fantastici e magici, legati al gioco simbolico, quindi per esempio, attraverso luso di palloncini e altri strani oggetti, nelle flebo possono nascere dei pesciolini e la soluzione medica trasformarsi in lasagna un albero per le flebo pu diventare uno sposo, un letto, unastronave il tutto cercando di assecondare le richieste e i desideri dei bambini. Da zero a tre anni Con pazienti cos piccoli, dato il rapporto simbiotico con la madre e la possibilit che siano spaventati dalla figura dissimile del clown, questi lavora prima di tutto sullumore della donna, facendola partecipare attivamente ad alcuni giochi e situazioni comiche. Il bambino, incuriosito, intimorito e un po disorientato, sar approcciato possibilmente in un secondo momento. Il clown si fa pi piccolo che pu, toglie, se il caso, il vistoso naso di gomma, suona una musica dolce e sommessa, lavora con le bolle di sapone, forse con un burattino. Rassicura la madre. Dal diario del dott. Due Metri Pontedera, reparto di Pediatria. Nel day hospital c una bimba piccola, 2 anni e mezzo circa, che piagnucola e ha gli occhi arrossati dal pianto. La mamma ce la porta in braccio per farle fare un palloncino, ma lei non sembra molto contenta di avvicinarsi a noi. Allora io e il dottor Bazar rimaniamo a distanza, utilizzando bolle di sapone e musichette varie, ma lei preferisce restare in collo 33

alla mamma. Per cui la lasciamo sola con lei magari la incontreremo ancora. Dopo avere continuato la visita in alcune stanze, ci accorgiamo che la piccola stata ricoverata in una camera libera e che uninfermiera sta iniziando a prepararla per farle un ECG, mentre la bimba piange disperata senza accennare a smettere, neppure con la mamma vicino che sicuramente le prova tutte. Ci avviciniamo alla porta, ma affacciandoci e soffiando un po di bolle la bimba sembra ancora pi impaurita. Allora ci fermiamo fuori, dietro la porta, e iniziamo a suonare un arpeggio di chitarra con accompagnamento dolce di maracas, fischiettando. La bimba smette subito di piangere: la sua attenzione si deve essere spostata sulla musica che arriva da dietro la porta. Continuiamo per diversi minuti cos, senza che lei si rimetta a piangere, fin quando linfermiera, finito lECG, la lascia alle braccia della mamma. E uscendo ci ringrazia dicendo: strano vedervi fare cos piano, sono abituata a vedervi sbattere e far confusione per funzionate lo stesso!. Da tre a sei anni let che Piaget chiama dello sviluppo simbolico preconcettuale: il bambino non riesce a fare distinzioni tra il mondo della realt e quello della fantasia, il suo pensiero si avvicina al linguaggio dei sogni, delle fiabe, dei miti; ogni elemento pu essere associato a uninfinit di altri senza che necessariamente ci sia un legame logico tra le varie parti. il terreno delezione per il lavoro del clown dottore! Collocandosi a met strada tra realt e fantasia, egli lavora con piccoli giochi di magia, con bolle di sapone, con cose morbide e materne come pupazzi, marionette, palloncini che trasformano lambiente in cui il piccolo si trova a vivere e che lo rendono pi tollerabile. Pu raccontare storie, in modo che il bambino possa evadere attraverso limmaginazione dalla realt in cui si trova, cos dolorosa e frustrante. utilissimo a questet sfruttare il fattore magia = guarigione (effetto placebo). In genere si convince il bambino (con i fatti, cio con la prestidigitazione) che il clown dottore gli ha consegnato poteri magici speciali, che solo lui detiene, e nessun altro. Questa consapevolezza viene rafforzata da un qualche oggetto (aggancio o oggetto transazionale) che contiene e materializza quel 34

fluido magico. In genere si tratta di conchiglie, cartoncini disegnati, un naso da clown che possono anche essere posti a contatto con le parti doloranti. Tutto questo, inoltre, ha un preciso collegamento con il carattere analgesico delle beta endorfine (neurotrasmettitore che, assieme ad altri, viene copiosamente rilasciato allatto del ridere e che rappresenta un potente immunostimolante). Per rafforzare leffetto si possono pronunciare e fare ieraticamente imparare anche semplici formule o parole magiche. Dal diario del dott. Coriandolo Lucca, reparto di Pediatria. Passando da una stanza allaltra nel corridoio troviamo nel corridoio dei bambini che, usciti dalle camere con i genitori, sono venuti a vedere chi siamo e che cosa facciamo. Iniziamo, con il dottor Rufus, a giocare con loro, accanto alla porta di una nuova stanza. Dai vetri vediamo che dentro c una bambina di 5-6 anni, sul letto, attaccata alla flebo. Deve essersi svegliata da poco, piagnucola un po e sembra tanto triste quanto un po arrabbiata. Mentre Rufus resta in corridoio con gli altri, io chiedo permesso ed entro in punta di piedi, presentandomi. La bambina rimane sulle sue, per quanto la mamma cerchi di coinvolgerla nel suo stupore. Ho un fiore magico in mano e lo uso per visitare la stanza e il suo letto, fin quando vicino ai suoi piedi il fiore si piega forse per il puzzo! Riesco a strapparle un sorriso e anche un soffio per far raddrizzare il fiore, che per mi sbatte in faccia. Nuovo sorriso! Faccio allora per sedermi su una sedia vicina, ma appena mi appoggio la sedia suona squillante e io salto su. La bimba ride, finalmente. Lo rifaccio altre volte, tanto per sfruttare una trovata che funziona. Poi scopro altre magie nella stanza, tipo lucciole che volano e si nascondono sotto il lenzuolo o dietro gli orecchi della mamma, palline che tra i soffi e i sorrisi della bimba si moltiplicano, fazzoletti che cambiano colore Poi entra nella stanza anche Rufus e, mentre io sto attorcigliando un palloncino per la bimba, lo colpisco maldestramente pi volte. La bambina ride e si diverte e continua a farlo anche quando noi, datole il palloncino, facciamo per salutarla e uscire dalla stanza, continuando a sbattere in porte e pareti. 35

Da sei a dieci/undici anni il periodo della scolarizzazione, quando il bambino ha perso buona parte del suo egocentrismo ed pi disponibile a collaborare attivamente con i coetanei e gli adulti di riferimento. Compie astrazioni partendo da piccole azioni concrete. Il clown pu divenire il capro espiatorio e non raro che, nellquipe, uno dei due compia sullaltro elaborate (quanto innocue) forme di violenza. Si cerca di far rielaborare i sentimenti legati allospedalizzazione attraverso la verbalizzazione, limitazione, la sublimazione che aiutano il bambino a tirar fuori di s tutte le negativit e le frustrazioni che non riuscirebbe altrimenti a esprimere e che, se trattenute a livello interiore, possono portare a pesanti stati di depressione. I bambini si divertono molto a fare visite ai pupazzi (ai parenti e, se il caso lo permette, ai sanitari) con gli strumenti e i giochi dei clown. I piccoli pazienti arrivano infatti a identificarsi col pupazzo che visitano, e gli adulti e i dottori che li circondano possono capire in modo indiretto quali sono le loro angosce e le difficolt, dando cos una mano per aiutarli a stare meglio. Il bambino non deve essere spettatore passivo degli sketch ma interagire attivamente con il clown dottore, che passa cos al piccolo sensazioni vitali di possibilit di agire con e sul mondo per poterlo trasformare nonostante la situazione contingente. Vi sono state situazioni in cui il bimbo diventato assistente dei clown dottori. Dal Diario del dott. Rufus Pisa, reparto di Oncoematologia pediatrica. Dopo aver fatto il day hospital affollato e un po incasinato, entro con il dottor Bazar in una stanza dove troviamo due bambini stranieri che gi da tempo conosciamo, uno di circa 4 anni e laltro sugli 11 anni. Il bambino pi piccolo arrabbiato. Sono giorni che in terapia e lumore non dei migliori. Anche per laltro non una gran giornata, ma ci accoglie con un sorriso. Come ogni tanto ci pu capitare e senza pensarci troppo ci dividiamo e ognuno di noi si concentra istintivamente, pur restando sempre attenti, su un letto. Mentre io vado vicino al bimbo pi grande, iniziando a scherzare con lui, il dottor Bazar si ferma accanto al letto di quello pi pic36

colo. Mentre scherzo con il mio paziente getto unocchiata a Bazar, per vedere se ha bisogno di una mano. Lo vedo intento a usare il suo pupazzo a forma di coccodrillo, per provare a coinvolgere nel gioco il bambino. Poi, con grande sorpresa della mamma e del bimbo, inizia a visitare e curare il pupazzo con grandi siringhe e, prendendo un abbassalingua e il fonendoscopio, propone al bimbo di partecipare alla visita. Trasformato in dottore il bambino si mette a sedere sul letto e ridendo visita il coccodrillo, mettendogli cerotti e facendogli punture. Poi Bazar ha la grande idea di uscire dalla stanza e recuperare unasta per le flebo, uguale a quella accanto al letto del bambino e alla quale lui attaccato. Con il suo aiuto mettono, con scotch e cerotti, una nuova flebo al coccodrillo, ignaro di tutto, tra le risate del bimbo e della mamma. Anche il bambino che giocava con me si divertito a guardare, mentre io scherzavo insieme a lui, prendendo in giro Bazar e facendogli capire che per me era tutto scemo. I ragazzi da dodici a sedici anni Tendono a distaccarsi dalla famiglia e a ricercare unautonomia di pensiero e di azione. Contestano e criticano i genitori perch cercano di costruirsi unidentit salda e definita. Possono comprendere un pensiero che parte esclusivamente da speculazioni astratte, senza riferirsi a fatti concreti. Nellospedale, la contestazione e le critiche del ragazzo si possono scaricare sul personale medico e paramedico. Al clown chiedono giochi di prestidigitazione anche complessi ed elaborati, per mettere alla prova la loro astuzia e il loro ingegno quando cercano di scoprire il trucco che sta dietro alla magia. Godono (e si alleano con il clown) anche a veder presi in giro i genitori, in particolare nei casi di disturbi dellalimentazione o di genitori assillanti. Sta allabilit del clown far capire alladulto che questa distruzione del ruolo genitoriale funzionale, utile e auspicabile. Lo si pu fare trovando il modo di offrire una sponda al genitore (ammiccamento), o in altro modo. Da non dimenticare quel che si diceva a proposito della regressione dello sviluppo psicologico dei pazienti: molto spesso i ragazzi pi grandi (in particolare le femmine) amano essere trattati dai clown con le tenerezze e gli atteggiamenti che si danno ai bambini pi piccoli. 37

La musica e gli ancoraggi Un vecchio adagio circense diceva che un buon clown deve saper suonare almeno tre strumenti. Non chiediamo tanto ai clown dottori, ma la musica una componente importante per la relazione con i ricoverati. A partire dalla vibrazione sonora, che risuona a sua volta con le persone presenti, o, come i musicisti sanno, direttamente con la loro anima, si possono creare momenti di poetica intensa emozione o di folle ilarit. Gli strumenti possibili sono quelli pi piccoli: armoniche, maracas, flauti, organetti, piccole chitarre e ukulele, ocarine Loperatore pu essersi munito di uno o pi carillon, piccoli dispositivi elettronici. Vale sempre, per, la regola della semplicit, infatti il canto consigliato. Una ninna nanna o una canzone da osteria il repertorio deve essere suggerito dalla situazione, mai astratto da essa! Per fare musica possibile tramutare in strumenti le cose dellospedale. Sono memorabili i concerti per siringa. Quando il clown ha finito gag e idiozie (c un certo tempo di permanenza nella stanza, inversamente proporzionale al numero dei bambini presenti in reparto), prima dei saluti lascia sempre qualcosa: un palloncino, un fiore, una cartolina, un oggetto che possano riagganciare (tecnicamente si chiama ancoraggio) il piccolo a quella realt magica e fantastica vissuta insieme al clown. Il tutto poi assume un forte valore affettivo e crea delle aspettative nel bambino che le vedr realizzate quando il clown torner a fargli visita. A questo proposito importante che la presenza del clown dottore non sia inflazionata: due-tre volte alla settimana possono bastare a creare un legame che si rafforzer nellattesa e nellaspettativa della visita successiva, anche se non mancano le esperienze positive della presenza quotidiana del clown dottore. Importante la ricetta medica che il clown pu lasciare alla mamma e al bambino, ulteriore aggancio, utile per far interagire maggiormente i due, in modo buffo. Nei reparti facciamo sistemare anche una cassetta per le lettere, nella quale i bambini e gli adulti possono inserire disegni, bigliettini, lettere, curiosit, desideri che il clown cercher, nei limiti del possibile, di realizzare. 38

In particolare, nelle lungodegenze il repertorio del clown dottore tende a esaurirsi, per cui necessario inventare in continuazione. Trovate come quelle di arrivare in pigiama o come pronti per il mare, costruire una teleferica da letto a letto, addobbare le stanze in modo tematico sono allordine del giorno. Non vi sono limitazioni alla fantasia, anzi. Uno dei lazzi pi importanti trasformare gli oggetti ospedalieri in altro: siringhe in concerto, guanti sterili che divengono creste di gallo, padelle come cappelli, pappagalli come volatili ecc., in un crescendo di sdrammatizzazione che tende alla catarsi del bambino.20 Contatto fisico e amicizia Alcune associazioni proibiscono ai loro operatori il contatto fisico con i bambini. Questo avviene in particolare negli USA, dove la sensibilit al problema della pedofilia divenuta unossessione. Comprenderete da soli come il contatto fisico tra un bambino e un estraneo non una cosa automatica e pu divenire, qualora sia ammesso dal protocollo dintervento, una conquista. Quando la degenza breve e non si crea un legame tra clown dottori e bambino il contatto fisico non necessario e, in effetti, non viene quasi mai spontaneo. Nelle degenze lunghe (vi sono bambini che, tra unuscita e unaltra, restano in ospedale anche due anni), quando il rapporto affettivo ben consolidato, il contatto fisico, nei limiti del rapporto normale tra due persone, auspicabile, poich per il piccolo pi sono le occasioni di affettivit, pi le emozioni positive crescono, pi la guarigione a portata di mano. Ma c sempre da ridere? I clown dottori non sono i forzati della risata, in certe occasioni il riso e persino il sorriso appaiono fuori luogo, stonati. Lesempio limite dato dallimminenza della morte. Allora il clown deve gettare la maschera e restare, se bene accetto, a disposizione nellautenticit del suo essere persona. Spesso in queste situazioni, dato il rapporto affettivo preesistente, la famiglia a chiedere il conforto del clown, a maggior ragione fuori dal suo ruolo. Sono momenti di unintensit emotiva quasi insostenibile e pu essere di conforto solo la consapevolezza di una condizione trascendente della vita. 39

Il clown dottore deve riuscire ad adattarsi alle varie situazioni, non una figura rigida e stereotipata, in ogni momento pu decidere di smettere il naso rosso e partecipare come persona. C da ricordare che questi operatori, come chiunque lavori a contatto con gli individui (insegnanti, operatori sociali, medici, infermieri), lavorano con e sulle emozioni, sia proprie che del paziente. Per poter operare al meglio, il clown-persona deve fare un percorso su se stesso; percorso di consapevolezza e di conoscenza riguardo al proprio vissuto e alla propria esperienza di vita, che a volte difficile razionalizzare e portare a livello cosciente, ma sulla quale utile far luce per sciogliere i nodi che ancora ci condizionano e ci tengono legati allinfanzia o a momenti di forte sofferenza fisica e interiore. Di fronte a un bambino che soffre il clown dovrebbe lasciarsi attraversare dallemozione, cercando poi di portarla fuori di s, per viverla e gestirla al meglio. Molte volte per non ce la fa da solo, o nel rapporto con gli altri clown, e per questo ogni mese (quando possibile ogni 15 giorni) si organizza la supervisione con uno psicoterapeuta: vissuti di sofferenza e dolore sperimentati durante il lavoro vengono espressi ed elaborati, evitando il rischio desaurimento (burn-out). Levento estremo vissuto sempre con grande dolore, per quello che la situazione realmente, ma ci si pu preparare a sostenerne il peso, con unadeguata formazione. Il clown dottore e la morte Alcune domande ci vengono rivolte molto spesso: come fate a pensare di far ridere un bambino ammalato di leucemia? E i genitori? Come possibile spingere al riso un adulto tetraplegico, immobilizzato in un letto dospedale? Non vi sembra esagerato? In genere rispondiamo che queste sono domande da persone sane. La persona in stato di difficolt, anche forte, vive una condizione difficile da descrivere. Per lo pi, pur nella pena pi assoluta, e proprio per questo, ha fame di emozioni positive. Durante le lunghe ore di degenza, in cui, oltre al disagio, si vive una noia che rafforza i pensieri e le emozioni negative, un benefico shock vedere e interagire con un alieno, quale il clown dottore pu apparire alla persona ammalata. 40

Questo shock in grado di attivare una spirale virtuosa di miglioramento e guarigione. A questo pensiamo quando approcciamo le persone in difficolt. Non solo. Operiamo un cambiamento di prospettiva, ci distacchiamo dalla malattia e ci rivolgiamo alla parte sana della persona che abbiamo davanti, parte che ha diritto di essere considerata e che tutti dimenticano. Il distacco, che non allontanamento, ci pone nella condizione di poter interagire comicamente con la persona, nella speranza di spingerla a provare emozioni positive e a ridere. Quando non il caso, diceva un dottor Sogni, facciamo tappezzeria, ci confondiamo con il muro, siamo in grado di scomparire Bruner, noto studioso americano, sosteneva che al bambino non vanno trasmesse troppe conoscenze, ma piuttosto gli va offerto un metodo di ricerca valido per poter leggere i messaggi mutevoli, frutto di una realt in continuo cambiamento. la stessa cosa che succede tra il clown dottore e il bambino ospedalizzato, perch quello fornisce al piccolo una chiave, uno strumento per poter evadere da una realt dolorosa e traumatica come quella vissuta in ospedale. Il piccolo pu cos ritrovare il suo essere bambino, la sua dimensione fantastica, la sua oasi felice ogni volta che ne ha bisogno, anche se il clown non presente. Laggancio empatico con il clown dottore permette al piccolo ammalato il superamento del vissuto egoico, autocentrato, in un potente aggancio relazionale che gli permette di dimenticare parte del dolore. V. IL CLOWN DOTTORE NEL SOCIALE Non molte compagini esplorano questa possibilit operativa dei clown dottori. I contesti sociosanitari e scolastici vanno affrontati con mente aperta e diversificazione delle metodologie. A che serve un clown dottore nel sociale? Essenzialmente a integrare le diversit, nellottica antropologicamente studiata del creatore o ricreatore delle comunit. 41

In questo Patch Adams ha ragione: non c miglior terapia di una comunit accogliente (amicizia-amore). Ma una comunit non si improvvisa. Bisogna creare il giusto equilibrio di socialit e rispetto delle soggettivit, rispettando il contesto come e forse pi che in ospedale. Il lavoro nel sociale implica nei clown dottori grande duttilit, flessibilit ed elasticit: si tratta spesso di condurre dei laboratori di gelotologia attiva, per lo pi non vestendo i panni del clown (o vestendone solo alcuni elementi), dimostrando che il naso rosso pu non stare sul viso ma nel cuore, per le modalit di relazione adottate, la solarit, la giovialit, lamore profuso anche senza la maschera pi piccola del mondo. I ragazzi degli anni 30 La nostra societ crea la vecchiaia. Lanziano, specialmente nelle citt, impoverito nelle sue espressioni, passivo, padrone di un tempo vuoto, dilatato, assumendo spesso il ruolo di peso sociale. Non gli resta che immedesimarsi nel ruolo, in questa Gestalt (forma) che viene approntata per lui. La peggiore privazione una rarefazione (spesso assenza) di socialit mista.21 Se gode di buona salute, al massimo c per lui il centro anziani. Se istituzionalizzato, la sua relazione con il mondo diviene per lo pi tragica. Ma sappiamo che dove c tragedia, per il paradosso insito nel fenomeno del ridere, la commedia in agguato. luogo comune che lanziano torni un po bambino e ci sembra vero per quanto attiene alla tendenza a esprimersi pi liberamente. come se, avendo dato tanto alla societ, se ne sentisse un po creditore e quindi tendesse a prendersi delle libert precluse ad altri adulti. In effetti con gli anziani, non raramente anche con le donne, possibile, per esempio, scherzare morbidamente sulla sessualit, il che arricchisce il bagaglio della comicit. I clown dottori possono rappresentare per questa fascia di disagio una scintilla vitale anche dal punto di vista corporeo, visto che il ridere e le buone emozioni possono migliorare la circolazione (aumenta anche lirroramento sanguigno a livello encefalico) 22, la funzionalit gastrointestinale, la respirazione. 42

La comicoterapia reca beneficio alla mente (miglior chiarezza di pensiero, allenamento a usufruire della parte destra del cervello, sviluppo del diverso punto di vista ecc.) e permette di sdrammatizzare, mediante lironia e lautoironia, i luoghi comuni e i problemi legati alla vecchiaia. Tutto ci contribuisce a prevenire le manifestazioni degenerative senili. Non c limite alla fantasia per creare gag, organizzare sale da t danzanti, botteghe di parrucchieri, atelier di strampalati stilisti ecc. La galassia handicap Uno dei problemi con cui le persone con diversa abilit e le loro famiglie debbono misurarsi letichetta diagnostica (e spesso lo stigma conseguente) che porta chiunque entri in relazione con una persona di questo tipo a vedere solo la sua disabilit, a sclerotizzarla, dunque, in un ruolo di permanente dipendenza, anche emotiva. Nella nostra pratica di lavorare per il positivo spesso ci disinteressiamo del tipo di malattia diagnosticata a questo o a quel diversabile. Cerchiamo di andare dritti alla persona (che prima dellhandicappato), di capire come approcciare la parte fenomenologica e comportamentale per sfruttarne le potenzialit. Lavorare con lemotivo gi capovolgere uno stereotipo. Restituire alle emozioni positive (speranza, fede, gioia, riso) il giusto spazio nel processo di integrazione e reinserimento sociale significa operare una piccola rivoluzione. Poich corpo, emozioni e cognitivit sono olisticamente connessi, lavorando con il corpo e con le emozioni possiamo assistere alla presa di coscienza, per quanto possibile, di una soggettivit che spesso la diagnosi rischia di negare. Non si tratta di cercare una impossibile normalit, quanto valorizzare una reale diversit, integrandola con le altre. Nei gruppi di Comicoterapia con lH il tentativo di incentivare la creativit dei partecipanti significa anche migliorarne gli aspetti cognitivi e relazionali, permettere lespressione positiva di conflitti, disagi, aggressivit, insicurezze, timidezze. Permettere lelaborazione di questi problemi, in funzione di un aumento del grado di autovalutazione e autostima. Quando possibile spingiamo verso lintegrazione di molte diversit 43

e difficolt, cercando soluzioni possibili per tutti. Immaginate una scuola di Piccolo Circo che tenga dentro bambini normodotati italiani e stranieri, diversabili mentali e motori, piccoli cosiddetti iperattivi 23 cercando di offrire a ognuno lo spazio giusto. Una bimba claudicante diventa farfalla se impara a volteggiare sul tessuto, cos come un ragazzo down diviene un clown irresistibile, poich vengono valorizzati, in lui, uninnata dolcezza e spesso il senso dellumorismo. La comicoterapia qui, nellapproccio alle soggettivit, nella creazione del gruppo, nel non mettere laccento sul risultato, quanto sul percorso. Il fulcro di questa operazione il gioco: dalla tecnica laboratoriale allo scherzare con la musica, dal giocare al clown al giocare al giocoliere. I clown dottori nelle emergenze Gi nel 2004 la sede del Trentino-Alto Adige dellorganizzazione Psicologi per i popoli si pose il problema di introdurre il buon umore nei contesti delle emergenze umanitarie, invitando i pionieri della gelotologia in Italia a relazionare, in un convegno a Trento, sul tema Il naso rosso nella valigia dello psicologo. Le numerose missioni umanitarie che hanno seguito quella in Afghanistan, organizzata da Ridere per Vivere con la partecipazione di Patch Adams, hanno insegnato alla galassia dei clown dottori quanto sia necessaria, per essere utili in situazioni estreme, una grande preparazione, oltre a un forte afflato umanitario e a un saldo equilibrio personale per esporsi a contattare persone in situazioni tragiche, esercitando unattivit cos complessa e apparentemente contraddittoria. Un esempio di quanto possa essere importante un creatore di comunit laddove essa franata assieme alle case rappresentato dal terremoto de LAquila, dove moltissimi sono stati i clown dottori (e molti, purtroppo, i sedicenti tali) che si sono affacciati nella citt. Il clown dottore, adulto che incarna linnocenza fanciullesca, ha facile ingresso ovunque e come in ospedale deve bussare alla tenda del terremot