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Intervista al regista Guido Chiesa del 18 12 2011 su il film: “Io sono con te” Al festival del cinema di Roma è uscito il film “Io sono con te” di Guido Chiesa, mi incuriosisco cercando un po' di notizie su di lui, notando che la sua preparazione e cultura e l'ambito di provenienza è al di fuori di quello cattolico. Mi domando se forse ha cercato davvero di indagare la figura della Madonna con la sua arte, proprio per questo motivo. E' naturale aspettarsi un lavoro creativo da parte di chi per anni dichiara di credere in Dio, e ho incontrati molti cristiani cattolici ferventi, che poi, però, all'atto pratico, erano molto tiepidi. In questo caso, mi chiedo, fosse proprio il caso opposto, cioè di qualcuno che non

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Intervista al regista Guido Chiesa del 18 12 2011 su il film: “Io sono con te”

Al festival del cinema di Roma è uscito il film “Io sono con te” di Guido Chiesa, miincuriosisco cercando un po' di notizie su di lui, notando che la sua preparazione e culturae l'ambito di provenienza è al di fuori di quello cattolico. Mi domando se forse ha cercatodavvero di indagare la figura della Madonna con la sua arte, proprio per questo motivo. E'

naturale aspettarsi un lavoro creativo da parte di chi per anni dichiara di credere in Dio, eho incontrati molti cristiani cattolici ferventi, che poi, però, all'atto pratico, erano moltotiepidi. In questo caso, mi chiedo, fosse proprio il caso opposto, cioè di qualcuno che non

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ne voleva sapere e poi, per strano caso, o meglio intervento di Qualcuno che smazzatotutte le carte, si ritrova a credere?Guido è una persona molto riservata, mi da un appuntamento, nonostante io abbia perso illavoro al giornale. Per mail, non ne voleva sapere di parlare al telefono, era continuato unbotta e risposta di settimane per fissare la data dell'intervista.Mi chiede se ho un registratore, ma gli spiego che quegli aggeggi non mi sono molto

simpatici, e che preferisco prendere appunti.

Sig. Guido Chiesa lei è un regista che ha come una formazione e backgroundculturale chiaramente a sinistra, basta lanciare una rapida occhiata ai suoi lavoricinematografici precedenti, in particolare un film su un partigiano. Come mai questocambiamento di rotta?-Beh, questo film nasce dall'incontro di due donne, due mamme, fuori dalla scuola dovevanno le nostre figlie: una è mia moglie Nicoletta Micheli, l’altra si chiama Maeve Corbo.

Mi può spiegare meglio? Da dove sarebbe venuta fuori la scintilla creativa?-Non è opera mia, è tutto nato spontaneamente dall'incontro di mia moglie - che era non

credente e non si è mai occupata di cinema dal punto di vista produttivo - con Maeve, laquale ha incominciato a parlarle della figura di Maria come madre nella sua sempliceumanità. Nicoletta a sua volta me ne ha riferito, proponendomi di fare un film su questoargomento: la mia prima reazione è stata completamente negativa. Non solo ero noncredente, ma i discorsi religiosi mi infastidivano non poco. Mi trovavo però in un momentodelicato della mia esperienza di padre: negli anni, mi ero reso conto di essermi più volteritrovato a compiere quegli stessi errori che mi ero ripromesso di non compiere mai. Inaltre parole, mi ero scoperto un padre meno buono, giusto e felice di quello che avevopensato di diventare. Questo mi aveva gettato in una profonda crisi esistenziale. A fatica,ho capito che ciò dipendeva dai traumi che avevo patito nella mia infanzia, traumi di cuinon conoscevo nemmeno l’esistenza, o di cui avevo sempre sottovalutato la portata,credendo che fosse normale che un genitore si comportasse così. Affinché potessi andareavanti in questa ricerca interiore, avevo bisogno di capire razionalmente questa materiache mi sembrava invece così sfuggente e ambigua - la razionalità era chiaramente unaforma di difesa, uno strumento di protezione per la paura di quel che potevo scoprire. Per questo ho iniziato a leggere molti testi sui traumi fisici e psicologici che possono occorreredurante l’infanzia, anche quella apparentemente più normale e felice. Ad esempio, graziea Maeve e Nicoletta, ho scoperto i testi di una psicoterapeuta ebrea polacca, Alice Miller,che ha dedicato tutta la vita all’analisi delle violenze sull’infanzia. Oppure, sempre grazie aloro, ho letto quelli di un medico ostetrico francese, Michel Odent, il quale da anni si batteper la de-medicalizzazione del parto e il recupero di una dimensione naturale dei primi

istanti di vita - contro l’interferenza della scienza medica, per cui la gravidanza sembraessere diventata una malattia. Bene, sia nei testi della Miller che Odent, persone moltodistante da un ambiente cristiano, si parlava di Maria in termini assolutamentesorprendenti, per nulla blasfemi o contrari alla dottrina, ma capaci di farci intuire che tipo didonna poteva essere stata la Madre di Dio e che tipo di infanzia poteva aver avuto il suobambino. Ad esempio, Odent citava il parto solitario di Maria nella grotta come unastraordinaria narrazione di parto naturale, mentre la Miller interpretava la reazione deigenitori alla fuga di Gesù a 12 anni, come un perfetto esempio di pedagogia basatasull’amore e il rispetto, e non sulla violenza e l’ubbidienza a tutti i costi.

E stato questo che l’ha convinta a lanciarsi nella lavorazione del film?

- La goccia definitiva è stata la reazione dei primi produttori a cui portai all’idea. I nostriamici Silvia Innocenzi e Giovanni Salini della Magda Film sono dei non credenti, ma sisono letteralmente entusiasmati all’idea di raccontare Maria come una giovane madre che

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per amore della creatura che Dio le ha messo in grembo non esita ad andare contro leLeggi del suo tempo. E’ una lettura fuori dall’oleografia e dagli stereotipi, ma per nulla“trasgressiva” o alternativa ai dettami della dottrina. Anzi, secondo noi li illumina di nuovaluce, mettendo in risalto l’umanità di Gesù e Maria, la storicità dell’Incarnazione. E inquesto modo rendono Maria non una figura irraggiungibile e un po’ eterea, ma una donnaimitabile da qualunque madre che riceve da Dio lo straordinario potere di dare la vita.

E’ stato quando ho capito che quello che a me appariva come un percorso sempre piùlogico e liberatorio - in cui ragione e fede andavano di pari passo senza umiliarsi a vicenda- poteva essere condiviso anche da altri che come non avevano un retroterra religioso, èstato appunto in quel momento che l’idea di fare un film così è diventata una vera epropria necessità: non era solo per comunicare ad altri quello che avevo compreso, maper salvare la mia stessa anima. Certo, per convincermi ho dovuto per così dire “toccarecon mano”. Sono un po' come S. Tommaso…

Beh, in effetti S.Tommaso,se accettiamo quello che dice il Vangelo, non credeva chequello che si gli stava davanti era proprio il suo Gesù resuscitato e dovette toccareappunto con mano, mettendo il dito nelle piaghe rimarginate e sanate di Gesù, fu

allora che si inginocchiò, definendolo “mio Dio e mio Signore”.(A questo Guido abbassa gli occhi e poi mi guarda indagativo, poi riprende e aspiegare)- L’aver “cancellato” il contesto umano e storico dalla interpretazione dei Vangeli - ponendol’accento solo sugli aspetti mistici e spirituali - non solo rischia di trasformarli in unafavoletta, ma ci fa perdere la comprensione di molti aspetti forti e controversi di quellostesso racconto. Ad esempio, che per la società dell’epoca, soprattutto ebraica, era unoscandalo dare tutta questa importanza alla madre del Messia - a una donna - invece cheal padre. Ancora una volta, invece, l’umanità di Maria è la testimonianza evidentedell’Incarnazione.Più che trarre ispirazione dai vangeli Apocrifi - che sono ammantati di magia e gnosticismo- ci siamo attenuti a quelli di Matteo e soprattutto Luca. Mi ha colpito invece molto ilCorano, in cui è parimenti descritta la scena della nascita del profeta Gesù. E’ opposta aquella di Luca: Maria partorisce nel dolore e, appena nato, Gesù domanda alla palma dipiegarsi per donargli un dattero. E’ magia pura, il contrario dell’Incarnazione.

In effetti non c'è molto di rassicurante e naturale, in un parto di una donna che nonallatta il figlio, sapevo che fossero dedicate diverse sure alla figura di Maria, ma mimancava questo episodio, grazie! Forse è stato creato un po' creando un parallelocon la nascita di Ismael, capostipite della loro nazione , nel deserto, dove ad Agar,incinta cacciata dalla moglie di Abramo, viene indicato da un angelo un luogo dove

bere, un 'oasi perciò.- Quando ho cominciato a leggere il Vangelo di Luca alla luce di quanto detto sopra, hovisto Maria in una luce differente, lontana dagli stereotipi a cui ero stato abituato. E' lei lavera protagonista della storia del nostro film: una donna, e il cristianesimo è l'unicareligione che mette una donna all’inizio della propria storia. Non c'è nulla di simile nellealtre religioni.Volevo cercare di andare al di là dei preconcetti e delle stratificazioni che in tanti secoli sisono sovrapposti alla figura di Maria. Restituirla nella sua umanità, per fare capire come,dietro i passaggi del Vangeli, c'è un modello di pedagogia e puericultura valido per tutti,che può essere preso come la base della relazione tra Dio e gli esseri umani, a partire daquei più piccoli a cui appartiene il Regno dei Cieli.

Se è vero, infatti, che per ogni essere umano è fondamentale il rapporto che si instauracon i propri genitori, in particolare con la madre, i Vangeli attraverso Maria ci dicono che èproprio questo il progetto divino. Ogni essere umano è un dono di Dio e ai suoi genitori, in

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particolare alla madre, è chiesto di accoglierlo, amarlo e rispettarlo. Il “sì” si Maria è un sìalla bonta del progetto divino che riguarda Gesù e, per estensione, a ogni essere umanoperché Gesù è in noi.Siamo andati a girare in Tunisia perché è un paese che ha alcune caratteristichepaesaggistiche simili a quelle della Palestina di 2000 anni fa. Ma più che gli aspettiesteriori, ci interessavano quelli antropologici: una società con tratti ancora arcaici, come

quella delle campagne della Tunisia del sud, era il terreno ideale. Ad esempio, per gliabitanti di quella zona - come la giovane ragazza che interpreta Maria - è stato facilecapire che cosa significa essere donna - o essere bambini - in una società patriarcale,perché la loro è ancora per molti aspetti una società dominata dai maschi, come lo eraquella ai tempi di Gesù, sia nel mondo ebraico che in quello degli altri popoli, ad esempio iromani.

Si è vero, c'era il  pater   familias e la discendenza era per linea maschile, le stessedonne, anche quelle patrizie, avevano per nome il cognome per così dire dellafamiglia, mentre l'uomo ne aveva tre, per differenziarlo dai suoi parenti.- Già. E anche il bambino era reputato come una proprietà, e non aveva alcuna voce

giuridica. Leggendo il Vangelo di Luca, ho riflettuto sul fatto che secondo me ci deveessere stata un'altra fuga, oltre quella che conosciamo tutti, cioè in Egitto. Una fuga aBetlemme.

E quale può essere stato il motivo?-Maria non voleva che la nascita e lo sviluppo di suo figlio, in quei primi decisivi momenti diogni esistenza umana, potessero essere compromessi dall’interferenza della societàpatriarcale: sicuramente, come tutte le famiglie ebree, anche quella di Giuseppe era unafamiglia patriarcale, con a capo un nonno o un fratello maggiore. Un’inteferenza chepoteva nascere dalla cultura, ma anche dalle prescrizioni religiose. Ad esempio lacirconcisione che gli ebrei praticano otto giorni dopo la nascita. Maria, per quanto fosseebrea e sicuramente ubbidiente alla Legge, non può aver permesso che su un bambinocosì piccolo fosse praticata una violenza così atroce. Non c’è bisogno di aver studiatoneuroscienze o psicologia per capire che il taglio di un lembo della carne a otto giorniprovoca un trauma importante sul cervello di un neonato. E questo contrasta con l’amorequale vero volto di Dio che Gesù viene a rivelare. Oltretutto, ciò avrebbe significato cheGesù, il figlio di Dio, colui che verrà a fondare la nuova alleanza fondandola sul sacrificiodella divinità - e non più sulla divinità che chiede il sacrificio degli altri! - aveva bisogno diessere legittimato da quel sangue che egli stesso chiederà di non versare più. Daqualunque parte si guardi la questione, siamo convinti che Maria e Giuseppe non possanoaver circonciso Gesù. E, secondo noi, nei Vangeli c’è proprio scritto - attraverso

l’escamotage del dibattito sul nome - che né lui, né Giovanni sono stati circoncisi.C'è anche un altro episodio che secondo noi non viene generalmente interpretato in modoadeguato, cioè il rinvenimento di Gesù nel Tempio dopo tre giorni di fuga. Bisognaosservare che i genitori, dopo averlo ritrovato non lo punirono ne' fisicamente ne'verbalmente, come era uso nell'epoca, ma soltanto gli chiesero perché si fosseallontanato.

Beh, se seguiamo le fonti, Gesù aveva 12 anni, perciò come oggi si direbbe era unaadolescente, e secondo la tradizione ebraica di oggi era all'epoca del suo barnitvà,o secondo l'ottica romana, non era più un puer , ma un adulescens, oggi diremmo ungiovanotto, perché si cresceva e si maturava prima, non un teen ager, ma un kid.

-Si, ma secondo me quello che non viene messo in risalto di questo episodio è che ilTempio non era una Chiesa come noi la intendiamo adesso, bensì era il luogo dei sacrifici,il luogo in cui milioni di capi di bestiame - i capri espiatori - venivano macellati in onore di

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Dio. E’ in questa prospettiva, secondo noi, che Gesù dice a Maria di essere venuto aoccuparsi del Padre suo: che Dio è quello che necessità di tutto questo sangue? Che cosanasconde questa massa di olocausti?

A cosa sta lavorando adesso?-Sto lavorando a un libro sulla regia cinematografica. Per ora non ho alcun progetto

cinematografico in mente, soprattutto su un argomento religioso.

Gli sorrido e gli dico che forse non andrà esattamente così, dato che Dio è giàentrato nella sua vita e nella sua arte, bisogna vedere che succederà.

Giulia Salfiwww.giuliasalfi.blogspot.com

trailer del film che è stato venduto nel mese di maggio come allegato ad Arte Cristiana:http://www.youtube.com/watch?v=BrXSKYkxm2E

http://www.youtube.com/watch?v=tg7pTYjKTi8&feature=related

http://www.youtube.com/watch?v=398_9ou90tk&feature=related

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