Insieme Studenti Anno I - Numero II

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Periodico d'informazione online promosso dagli studenti del Collegio "Nuovo Joanneum"

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SOMMARIO

03. Inno alla vita

04. Giornata per la vita 2010

06.“Diventare ricercatore: Come?

Perché? Con quali prospettive?’’

08. Gita ad Arezzo

09. Inaugurata nuova cucina comune

10. Università Cattolica del Sacro Cuore (U.C.S.C.)

11. Mattino di Pasqua: giorno della

Vittoria!

12. Radici dell’Ateneo: Armida Barelli

14. Ti ho regalato un cristito… e tu mi hai rivelato l’amore di Dio

15. Prossimi Eventi

Insieme Studenti Gennaio-Marzo 2010 Anno I—Numero II Promosso dagli studenti del Collegio “Nuovo Joanneum” DIRETTORE: Paolo Bonini RESPONSABILE: Giacomo Lipsi REDAZIONE: Biagio Bianchimano, Simone Donsante, Agostino Mancuso, Danilo Pagliari, Andrea Paladini, Stefano Settimi, Luca Zavatto COLLABORATORI: Antonio Ciardo, Marco Nassisi, Gerlando Natalello, Marcantonio Negri, Giulio Palumbo

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La vita è un'opportunità, coglila. La vita è bellezza, ammirala.

La vita è beatitudine, assaporala. La vita è un sogno, fanne realtà.

La vita è una sfida, affrontala. La vita è un dovere, compilo. La vita è un gioco, giocalo.

La vita è preziosa, abbine cura.

La vita è ricchezza, valorizzala. La vita è amore, vivilo.

La vita è un mistero, scoprilo. La vita è promessa, adempila.

La vita è tristezza, superala.

La via è un inno, cantalo. La vita è una lotta, accettala.

La vita è un'avventura, rischiala.

La vita è la vita, difendila.

Ama la vita così com'è Amala pienamente, senza pretese;

amala quando ti amano o quando ti odiano, amala quando nessuno ti capisce,

o quando tutti ti comprendono.

Amala quando tutti ti abbandonano, o quando ti esaltano come un re.

Amala quando ti rubano tutto, o quando te lo regalano. Amala quando ha senso

o quando sembra non averlo nemmeno un po’.

Amala nella piena felicità, o nella solitudine assoluta.

Amala quando sei forte, o quando ti senti debole. Amala quando hai paura,

o quando hai una montagna di coraggio. Amala non soltanto per i grandi piaceri

e le enormi soddisfazioni; amala anche per le piccolissime gioie.

Amala seppure non ti dà ciò che potrebbe,

amala anche se non è come la vorresti. Amala ogni volta che nasci

ed ogni volta che stai per morire. Ma non amare mai senza amore.

Non vivere mai senza vita!

Inno alla vita

Madre Teresa di Calcutta

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Giornata per la Vita 2010

In occasione della 32° Giornata per la Vita, l’Università Cattolica del Sacro Cuore

promuove una serie di importanti iniziative per vivere la Giornata

e diffonderne il suo messaggio di difesa della vita

di Giacomo Lipsi

Nella prima domenica di febbraio di ogni anno, la Chiesa Cattolica celebra la Giornata naziona-le per la Vita. Il Consiglio permanente della Conferenza Epi-scopale Italiana, come di consueto, ha diffuso un comunicato dal titolo ‘’la forza della Vita una sfida nella povertà’’, con l’intenzione di voler evidenziare l’importanza della Vita nella sua totalità, anche alla luce delle difficoltà eco-nomiche dei nostri tempi. ‘’Ogni vita - si afferma nel documento - è de-gna di essere vissuta anche in situazioni di grande povertà.’’ Certamente la drammaticità della crisi finan-ziaria di questi ultimi tempi, la precarietà eco-nomica, l’instabilità occupazionale rappresen-tano fonte di preoccupazione, motivi di inquie-tudine per molte famiglie e possono avere un effetto disumanizzante. A tal proposito, si leg-ge nel messaggio che ‘’nella ricchezza o nella povertà, nessuno è padrone della propria vita e tutti siamo chiamati a custodirla e rispettarla come un tesoro prezioso dal momento del concepimento fino al suo spegnersi naturale’’.

Nella mattina di sabato 6 Febbraio, vigilia della Giornata, il gruppo ‘’MoVit - MpV’’ ha organiz-zato una mostra fotografica nella hall del poli-clinico ‘’A. Gemelli’’ dal titolo “Vita umana pri-ma meraviglia”, una serie d’immagini che ri-percorrono l’affascinante storia della vita uma-na attraverso le sue fasi embrionale e fetale. Inoltre è stato distribuito materiale divulgativo del Movimento per la Vita Italiano, al fine di diffondere messaggi di speranza e di informare le donne che esiste sempre un’altra possibilità, più bella e vera, davanti alla difficile scelta di

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non poter accogliere la vita. Inoltre, attraverso la distribuzione delle primule, il MoVit ha rac-colto fondi per il Progetto Gemma, finalizzato a salvare una mamma e il suo bambino in diffi-coltà economiche. Nella sera del medesimo giorno, come da tradizio-ne, il Centro Pastorale dell’Università Cattolica ha promosso nella Chie-sa Centrale, in collabora-zione con il MoVit, un momento di preghiera e di riflessione sul tema indicato dai vescovi ita-liani alle comunità cristiane. La veglia di preghiera è stata presieduta da S.E. Mons. Jean Laffitte, Segretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia. La celebrazione si è aperta con il saluto dell’autorità accademica, prof. Paolo Magi-strelli, Preside della Facoltà di Medicina e Chi-rurgia e la breve prolusione introduttiva di Da-nilo Pagliari, presidente del gruppo MoVit. È seguito l’intervento di Giovanni Impagliazzo, rappresentante della Comunità di S. Egidio, che ha evidenziato l'impegno della comunità verso emarginati e poveri e ha sottolineato l’intento benefico dell’associazione e l’obiettivo concreto di donare al bisognoso un aiuto, sia economico che spirituale. Particolarmente emozionante è stata la testi-monianza di Sabrina Paluzzi, fondatrice dell'Associazione ‘’La Quercia Millenaria’’ che, attraverso il racconto della sua terza difficile gravidanza, ha richiamato la sua scelta a favore della tutela della vita nascente, maturata pro-prio quando ricevette una diagnosi prenatale infausta. La Quercia Millenaria è l’unico Centro di Assistenza per il Feto Terminale presente in

Italia e ha come riferimento il Day Hospital di Ginecologia del policlinico ‘’A.Gemelli’’, diretto

dal prof. Giuseppe Noia. L’incontro si è poi avviato verso la conclusione con l’omelia di S.E. Mons. Jean Laffitte, seguito da un momento di intenso rac-coglimento intorno al Santissi-mo Sacramento. Nella mattinata successiva, do-menica 7 febbraio, Giornata

per la Vita, gli studenti della sede romana dell’Università Cattolica hanno partecipato alla S. Messa in Santa Maria in Traspontina, presie-duta da S.E. Card. Agostino Vallini, Vicario del Papa per la Diocesi di Roma. Alla fine della celebrazione, gli studenti dell’ Università Cattolica, tra cui un gruppo di colle-giali del Nuovo Joanneum, accompagnati dall’ Assistente Spirituale don Paolo Bonini e dal Di-rettore dei Collegi UCSC Roma, prof. Leonardo Antico, hanno raggiunto Piazza S. Pietro per partecipare all’Angelus del Santo Padre Bene-detto XVI.

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“Diventare ricercatore: Come? Perché? Con quali prospettive?’’

La conferenza tenuta dal prof. Salvatore Aloj, noto ricercatore scientifico,

inaugura la nuova edizione dei Seminari Biologici della sede romana dell’UCSC

di Luca Zavatto

La conferenza che si è tenuta giorno 27 genna-io, nell’Aula Brasca dell’Università Cattolica di Roma, dal prof. Salvatore Aloj, biologo che go-de di un passato tra le migliori istituzioni scien-tifiche sul piano internazionale come la Medi-cal Research Council a Londra e la National In-stitutes of Health negli Usa, ha aperto una nuova serie di Seminari Biologici dell’edizione 2010, promossi dall’Istituto di Patologia gene-rale, diretto dal prof. Tommaso Galeotti e dal Centro ricerche oncologiche “Giovanni XIII”, diretto dal prof. Achille Cittadini. “Diventare ricercatore: Come? Perché? Con quali prospettive?’’ E’ il titolo della lettura inaugurale seguita con grande attenzione da un pubblico numeroso, attento e motivato, co-stituito in modo particolare da studenti e gio-vani ricercatori della Facoltà di Medicina e Chi-rurgia dell’Università Cattolica. La situazione italiana nell’ambito della ricerca, accompagnata da confronti con la realtà inter-nazionale, è stato al centro del discorso del prof. Salvatore Aloj, ordinario di Biologia dell’Università di Napoli Federico II e proretto-re della stessa Università per le Relazioni inter-nazionali. Alla conferenza hanno partecipato altre importanti personalità del mondo scienti-fico come Francesco Ria, docente di Patologia generale, e la giornalista scientifica Letizia Ga-baglio nel ruolo di moderatrice dell’incontro.

Lo scopo di questa conferenza di apertura è stato proprio quello di mettere alla luce le grandi difficoltà che nel corso della carriera, i ricercatori italiani devono continuamente af-frontare a causa dello status del nostro paese, vedendosi ridotti o ridimensionati notevol-mente, le loro aspettative e prospettive di

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“Diventare ricercatore: Come? Perché? Con quali prospettive?’’

La conferenza tenuta dal prof. Salvatore Aloj, noto ricercatore scientifico,

inaugura la nuova edizione dei Seminari Biologici della sede romana dell’UCSC

di Luca Zavatto

successo, al quale si deve aggiungere una retri-buzione di molto al di sotto della media euro-pea, come ha affermato la giornalista Gaba-glio. “Ma come si diventa ricercatori?” Questa è la domanda che si pone il prof. Aloj, il quale sostiene che l’elemento fondamentale

per un giovane, che vede nel proprio futuro la ricerca, è l’impegno personale, seguita da una gratificazione nel proprio lavoro, alla luce dei risultati conseguiti per la loro importanza sul piano nazionale e internazionale e per l’utilità che tale lavoro può portare alla comunità. ‘’Purtroppo in Italia il numero dei ricercatori è tra i più bassi dei Paesi sviluppati - affer-ma Aloj -. In paesi come ad esempio la Finlan-dia su ogni 1000 lavoratori circa 13,77 sono ricercatori; in Svezia i ricercatori sono 10 su 1000 e in Germania sono 8 su 1000; in Italia i ricercatori sono circa 3 ogni 1000 lavoratori. Ed è un primato che è in assoluto inaccettabile. Ciò però non ci deve destare meraviglia basti pensare, infatti, che l'Italia investe molto poco in ricerca e sviluppo. Tuttavia, la produttività delle pubblicazioni è tra le più alte del mondo, infatti, sono solo USA e UK che ci precedono nella classifica mondiale e la qualità e l’importanza della produzione scientifica italia-na è tra le più alte, come si evince dal numero di Nature del 14 luglio 2004, The Scientific Impact of Nations’’ . ‘’Se riusciremo ad avere più ricercatori - conti-nua Aloj - mantenendo alte queste caratteri-stiche che già ci contraddistinguono, di produt-tività e di qualità, l'Italia diventerà un Paese migliore.’’

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Gita ad Arezzo

La Commissione Organizzativa Collegi promuove una giornata all’insegna

dell’amicizia e della cultura

di Gerlando Natalello e Marcantonio Negri

Come ogni anno, la Commissione Organizzati-va dei Collegi, tra le varie opportunità formati-ve, ha proposto una serie di gite per coinvolge-re gli studenti dell’Università Cattolica, e in pri-mis i ragazzi che risiedono nei collegi, che da sempre si contraddistinguono per la partecipa-

zione alla vita del campus. L’ultima, svoltasi il 13 Marzo, ha avuto come meta la città di Arezzo, e ha visto una buona partecipazione degli studenti, soprattutto tra le matricole delle Facoltà di Medicina ed Eco-nomia. Il gruppo, composto da circa 60 ragazzi, si è ra-dunato presso largo F. Vito per la partenza in pullman; nonostante l’orario mattiniero, l’entusiasmo dei ragazzi per l’esperienza che li attende è tangibile. Prima di arrivare a desti-nazione, la comitiva ha compiuto una sosta di

un paio d’ore presso Passignano, piccolo bor-go medievale che si affaccia sul lago Trasime-no. Nonostante la nebbia che ha impedito di apprezzare appieno lo spettacolo offerto dai primi raggi del sole sulla distesa d’acqua e la temperatura piuttosto rigida, i ragazzi si sono goduti una gustosa colazione, passeggiando in tranquillità per il lungolago, anche se per i più curiosi non è mancata l’opportunità di avven-turarsi per gli angusti vicoli del paesino dove ancora si respira l’aria di tempi andati. Dopo la breve sosta si è ripreso il viaggio alla volta di Arezzo dove fortunatamente il clima è stato più clemente, mantenendosi soleggiato per tutta la giornata. I ragazzi hanno cosi potu-to apprezzare le bellezze culturali e paesaggi-stiche offerte dalla città, centro di antiche ori-gini, ricco di luoghi di culto e monumenti spar-si per le ripide vie del centro storico. Da ricor-dare, in particolare, il maestoso Duomo in stile gotico, impreziosito dagli affreschi del genio aretino Piero della Francesca, nonché luoghi simbolici come la casa di Petrarca e la sugge-stiva Piazza Grande, che tra le altre cose è sta-ta utilizzata come set per alcune scene del film “La vita è bella”. All’ora di pranzo, i mem-bri del gruppo non si sono fatti sfuggire l’occasione di gustare la cucina tipica, accom-pagnata da un buon bicchiere di vino locale in

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una delle tante accoglienti trattorie del centro. E per con-cludere la visita alla città, non poteva mancare una sosta ri-posante in uno dei parchi ver-di della città, alcuni dei quali colpiscono per la veduta moz-

zafiato sulle valli circostanti. Risaliti a malincuore sul pul-lman per il ritorno a Roma, i ragazzi hanno trascorso alle-gramente gli ultimi momenti in compagnia tra una partita a carte, un coro e qualche di-

scussione politica… Stanchi ma di certo felici di aver tra-scorso una giornata all’insegna della cultura ma soprattutto dell’amicizia.

Il 22 Aprile 2010 alla presenza delle autorità accademiche dell’ UCSC sarà:

Inaugurata la nuova cucina comune

Sarà intitolata “Cucina Flavia’’ la nuova cucina del Collegio “Nuovo Joanneum”, interamente realizzata grazie alla generosità dell’Azienda “Ceramiche nel mondo’’

di Francesco Cannata e Giacomo Lipsi

attrezzatura, in un luogo centro del Collegio. La nuova cucina dispone, oltre che dell’arredamento base, di ben quattro piastre elettriche di cottura ad induzione in vetroceramica, che consentono un risparmio energeti-co, rispetto alla cottura con i for-nelli elettrici tradizionali, del 50% ed una notevole efficienza in ter-mini di calore e di tempi di prepa-razione degli alimenti. Vi è inoltre la presenza di un frigorifero, inte-ramente realizzato in acciaio inox, di ultima generazione (classe ener-getica A**) e di un fornetto elettri-co della capienza di circa 50 litri. La cucina ritorna così a poter esse-re scenario di feste di complean-no, di cene e pranzi a cui prendo-no parte studenti, collegiali e non. Sempre più frequente, infatti, si innalzano, con puntuale cadenza all’ora di pranzo e cena, odorini

appetitosi, a dimostrazione delle strabilianti capacità culinarie di non pochi collegiali. La Comunità Collegiale del “Nuovo Joanneum” ringrazia la ditta ‘’Ceramiche nel mondo’’ per la do-nazione e auspica la possibilità di migliorare altri ambienti comuni, fiduciosi che questo non rimanga un caso isolato ma sia solo l’inizio di un ritrovato desiderio di dare decoro a quella che per gli anni dell’università sarà la nostra casa, . La cerimonia ufficiale di inagurazio-ne, si svolgerà il 22 Aprile 2010.

Da alcuni giorni i collegiali del “Nuovo Joanneum” possono usu-fruire di una nuova cucina di ultima generazione, tecnologicamente all’avanguardia, che ha trasformato un luogo ormai reso inagibile per l’eccessivo deterioramento della

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Università Cattolica del Sacro Cuore (U.C.S.C.) Carattere, finalità, organi, strutture

di Antonio Ciardo

“L’Università Cattolica è una comu-nità accademica che contribuisce allo sviluppo degli studi, della ricer-ca scientifica e alla preparazione dei giovani alla ricerca, all’insegnamento, agli uffici pubbli-ci e privati e alle professioni libere.

Adempie a tali compiti attraverso un’istruzione superiore adeguata e una educazione informata ai prin-cipi del cristianesimo, nel rispetto dell’autonomia propria di ogni for-ma di sapere”. E’ così che viene giuridicamente riconosciuta l’Università Cattolica. Un ente per cui la qualifica di “Cattolica” e la fedeltà alla Chiesa rappresentano una condizione e una opportunità irrinunciabili per affrontare con rigore scientifico e apertura intellettuale, non chiusura come spesso si è portati a credere, sia la ricerca sia l’insegnamento in tutti i campi del sapere e in partico-lare rispetto alle grandi questioni del nostro tempo. In virtù di questo, la ricerca scienti-

fica viene interpretata e vissuta nel suo nesso con l’antropologia e l’etica. Ciò le ha consentito (e con-sente tuttora) nel tempo di consoli-darsi come luogo naturale di dialo-go con tutte le altre culture. Carat-teristica che purtroppo va perden-

dosi in molte realtà acca-demiche in nome di ideo-logie estremiste e bigotte che non vogliono e non desiderano confronti. Nulla di più errato nel piccolo grande mondo universitario. A prescindere dalle diver-

se ideologie implicate, anche l’Università Cattolica ha proprie autorità ed organi amministrativi a cominciare dal Rettore. Questi, la più alta autorità accademica, pro-muove la convergenza dell’operato di tutte le componenti la comunità universitaria per il conseguimento dei fini propri dell’Università stes-sa. Rimane in carica per quattro anni nominando uno o più Pro–Rettori con funzioni vicarie. Oggi, nella persona del Prof. Lorenzo Or-naghi, presiede il Senato Accade-mico insieme ai Presidi di Facoltà. Senato Accademico a cui spettano tutte le competenze relative a ordi-namento, programmazione, coordi-namento delle attività didattiche, il

cui sviluppo è gestito dal Consiglio di Facoltà. Al Consiglio di Amministrazione spettano i più ampi poteri, tanto di ordinaria quanto di straordinaria amministrazione e il raggiungimen-to degli obiettivi da esso assegnati spetta al Direttore di Sede. Resta infine il Direttore Ammini-strativo, coordinatore degli uffici e dei servizi d’ateneo (tra i più svaria-ti, ma sarebbe dispersivo elencarli). E’ responsabile dell’osservanza del-le norme legislative e regolamenta-ri. Le varie facoltà sono distribuite intorno alle città di Milano, Roma, Piacenza, Brescia, Cremona. Parti-colarmente cara a padre Agostino Gemelli fu la facoltà di Medicina e Chirurgia in Roma il cui attuale Pre-side è il Prof. Paolo Magistrelli. Attorno a questa Facoltà si erge l’imponente policlinico Gemelli, ben noto in Italia e in Europa. Questa è in misura strettamente sintetica l’impostazione generale dell’ “U.C.S.C.”. Ora, Il carattere prettamente catto-lico si spera non venga considerato un impedimento ma, come già detto, un’occasione di dialogo e di confronto e, magari, un’occasione da cogliere, per tutti.

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Mattino di Pasqua: giorno della vittoria!

di Giulio Palumbo

Come ogni anno, anche in questo 2010 sta arrivando la Pasqua, giorno di festa per tutta la comunità cristia-na, nella quale si celebra la morte e Resurrezione di Gesù Cristo. Molti sono stati gli eventi che hanno pre-ceduto i momenti della Pasqua e della Risurrezione e molti sono quelli che ne sono seguiti: ritorniamo per un attimo a quando, di buon mattino, Maria di Ma-gdala, Maria di Giacomo e Salome si avviano verso il luogo dove Gesù è sepolto, per ungerlo con oli prezio-si e avvolgerlo con bende profumate. Con gli occhi chiusi, rivediamo questa scena come in un film e im-maginiamo di provare le stesse sensazioni delle donne che, spaventate, trovano la pietra del sepolcro rimos-sa e la tomba vuota. Proviamo a sentire adesso le parole di speranza dette dall’angelo: “Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Na-zareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano deposto. Ora andate, dite ai suoi disce-poli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo ve-drete, come vi ha detto”(Mc 16,6-7) Che bello, Gesù è Vivo! E’ Risorto! Ma quanta paura hanno queste donne, quanta paura i discepoli. Quanta fatica costa agli uomini credere che quel sepolcro è vuoto e che Gesù Cristo è veramente Risorto: come è difficile credere nella potenza della Risurrezione! Tutti hanno perso la fede in quei giorni terribili, in quei gior-ni di prova, tutti eccetto la madre di Gesù: solo Maria ha conservato la fede ai piedi della croce durante quella sera del Venerdì Santo! Ma ora è il mattino di Pasqua, è un mattino nuovo, diverso da tutti gli altri. La tomba vuota è come una chiave che apre la porta del significato della nostra Vita, una risposta all’interrogativo su questo mondo; è il segno della Vittoria della Luce sulle Tenebre, della Vita sulla Morte, del Bene sul Male. Quella tomba vuota apre il nostro cuore alla Speranza, alla Luce, alla Gioia e al Ringraziamento. In essa è stato deposto il corpo del Cristo, ucciso dalla

cattiveria e d a l l ’ o d i o d e l l ’ u o m o . Nella morte di Gesù ci ricono-sciamo tutti: la sofferenza e la morte sono c o m p o n e n t i fondamentali del destino umano e apparentemente la morte rap-presenta l’ultima parola sulla vita umana ma, di fronte a quel sepolcro vuoto, noi comprendiamo che l’ultima parola è quella della Vera Vita, della luce eterna. In questo mattino di Pasqua, Gesù ci ha riscattato, ci ha liberato dal male, dal potere della morte e comincia così un mondo nuovo: impariamo a guardare oltre l’orizzonte terreno, impariamo ad impostare la vita come un cammino verso l’eternità, verso la Luce, ver-so la Gloria di Dio. Allora tutto sarà per noi più facile: fare il bene, sopportare il dolore, lottare nella prova. Tutto passa, ma l’eternità della Sua Luce resta per sempre. Cerchiamo le cose di lassù. Cerchiamo Dio. Cerchiamo il Bene. Teniamo gli occhi del cuore sempre rivolti a Dio, al suo Amore, alla sua Vittoria. Per tutti noi che condividiamo con Cristo, in questa vita, l’agonia del Getsemani; per tutti noi che condivi-diamo con Gesù la sua Passione, la sofferenza del cor-po, le fatiche di ogni giorno, gli insulti, l’odio di cui è stato vittima, la flagellazione, la crocifissione; per tutti noi che viviamo la nostra vita vicino a persone che sof-frono, che piangono, che sono malate nel corpo e nell’anima: ricordiamo che, se avremo conservato la fede, ci sarà il mattino di Pasqua, il giorno della Vitto-ria. Auguri di cuore per un sereno e gioioso mattino di Pa-squa!

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In una società sempre più alla ricerca di un ritrovato ruolo primario per la donna, il nostro Ateneo annovera tra i suoi co-fondatori la figura di Armida Barelli, che già agli albori del Secolo scorso seppe coniugare la passione per il sapere, l’attenzione alla cultura popolare e l’esperienza di un’autentica vita di fede. Nata il 1° Dicembre 1882 in una famiglia dell’agiata borghesia milanese, Armida non ri-ceve sin da subito un’educazione religiosa. So-lo a cavallo fra i due secoli, studiando per cin-que anni in un collegio svizzero, si ritroverà a percorrere un cammino di fede che la condur-rà ad una vita tutta improntata al lavoro per la diffusione della cultura, per l’affermazione dei diritti delle donne e per lo sviluppo di politiche per la formazione. Rinuncia a crearsi una fami-glia propria per abbracciare le vite e i casi che ogni giorno le infondono nuova energia nella sua opera. È il 1910 quando Armida incontra Padre Agostino Gemelli, che la convince ad en-trare, nello stesso anno, nel Terz'ordine Fran-cescano. Nel 1918, su scelta dell’allora pontefi-ce Benedetto XV, diviene presidente della “Gioventù Femminile” con il compito di diffon-dere il movimento in tutte le diocesi italiane. Il 7 Dicembre 1921 viene inaugurato l’Ateneo del Sacro Cuore, e Armida parteciperà ai suoi or-gani direttivi fino alla morte. L’anno successivo, con la Gioventù Femminile, fonda in Cina set-tentrionale l'Istituto Benedetto XV, con il com-pito di assicurare una dote alle fanciulle cinesi povere con vocazione religiosa, per aprire un orfanotrofio ed un dispensario per i poveri. Nel 1946 è in prima linea nella battaglia per il voto alle donne; nel frattempo le sue fondazio-

ni, tese a valorizzare e promuovere la persona-lità della donna, si estendono anche in Vene-zuela, Australia, Bulgaria, Stati Uniti d'America, Cina. Dal 1949, nella lunga infermità (soffre di paralisi bulbare) vive in spirito di penitenza, nella preghiera e nell’offerta, in particolare per la costruzione della Facoltà di Medicina e del

Policlinico Gemelli di Roma. « Accetto la morte, quella qualsia-si che il Signore vorrà, in piena adesione al volere divino, come ultima suprema prova d’amore al Sacro Cuo-re, di cui mi sono fi-data in vita e voglio fidarmi in morte; e come ultima suprema preghiera per ciò che

nella mia vita fu il sogno costante: l’avvento del Regno di Cristo quaggiù. » Il 1 giugno 2007 è stata dichiarata Venerabile da papa Benedet-to XVI che ha autorizzato il decreto di promul-gazione delle sue virtù eroiche. Dall’esempio di Armida Barelli, dal suo prodi-garsi per la realizzazione di una società in cui si tenga conto del valore di ciascun individuo, delle sue radici popolari, del suo diritto di for-

ESPERIENZA RELIGIOSA, AMORE PER LA CULTURA E SENSIBILITÀ SOCIALE: ARMIDA BARELLI

Sulle tracce della co-fondatrice del nostro Ateneo e Testimone autentica del legame tra

Sapere, Vangelo e Popolo di Dio

di Stefano Settimi

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mazione e del bisogno di avvicinamento alla Verità Cristiana, ciascun Cattolico è chiamato a trarre ispirazione per modellare la propria vita. Oggi lo studente della Cattolica, nel suo per-correre i corridoi degli Istituti o del Policlinico, deve cercare di cogliere lo spirito che mosse i fondatori della nostra Università, perché è con quello stesso spirito di dedizione, sensibilità e passione che si può rendere concreto il proget-to di un ateneo che tragga nuova cultura dalla Fede e impreziosisca ogni attività umana con nobiltà di fini e semplicità di intenzioni, proprio come fece Armida tutte quelle volte che, otte-nuta la convocazione dal Pontefice, fece senti-re, anche con prolifica insistenza, la propria voce, la voce della Gioventù Cattolica Italiana. La “Giornata Universitaria”, che si celebra ogni anno nel nostra Ateneo, fu voluta proprio da Armida Barelli, che pose in questo giorno di compartecipazione e unità le fondamenta per costruire un popolo di fedeli che sapesse con-tinuare la sua opera di formazione, preparazio-ne professionale e, soprattutto, di educazione dei giovani di tutta Italia. A questi compiti so-no chiamati in particolar modo i Collegi dell’Università, quali fucine dei nuovi profes-sionisti mossi da ispirazione Cattolica, in una società dalle sempre più urgenti esigenze di umanità e coesione fra persone.

Riproporre oggi all’attenzione delle Chiese che sono in Italia, la sua figura e le sue opere, non è solo una atto di doveroso omaggio, ma ci of-fre l’occasione di riflettere, in un nuovo conte-sto storico ben diverso da quello in cui operò Armida, sulla radice e sul senso della cultura popolare e sul rapporto tra università e popo-larità, che segue da anni, ormai, un lungo cam-mino di perfezionamento, affinché si rispetti sempre più il diritto universale allo studio e si preservi l’identità culturale di ciascun individu-o. Il nostro Ateneo è nato come “evento di popo-lo”: a queste radici non è mai venuto meno e, anzi, continua con questa impronta nella sfida di progettazione di percorsi di alta formazione e ricerca scientifica. La nostra istituzione acca-demica è diventata un punto di riferimento so-ciale per la concretizzazione del dialogo cultu-rale in un contesto tutto improntato a valori immutabili come quelli Cristiani. È per questo motivo che gli universitari cattolici possono contare sull’appoggio del Santo Padre, il quale, riproponendo frequentemente esempi tangibi-li di Vita Cristiana come quella di Armida Barel-li, sprona la comunità tutta a realizzare i pro-getti di promozione Culturale, Sociale e Spiri-tuale. È grazie a testimoni come lei che il carat-tere popolare del cattolicesimo italiano costi-tuisce ancora oggi, come sottolineato dalla CEI, « una ricchezza e una responsabilità che dob-biamo conservare e alimentare facendo brilla-re davanti alla coscienza di ragazzi e giovani, adolescenti e adulti, la bellezza e la vivibilità di una vita ispirata all’Amore di Dio, da cui nessu-no è escluso ».

ESPERIENZA RELIGIOSA, AMORE PER LA CULTURA E SENSIBILITÀ SOCIALE: ARMIDA BARELLI

Sulle tracce della co-fondatrice del nostro Ateneo e Testimone autentica del legame tra

Sapere, Vangelo e Popolo di Dio

di Stefano Settimi

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Ti ho regalato un cristito*… e tu mi hai rivelato l’amore di Dio! Testimonianza delle missioni estive 2009 in Messico con Gioventù Missionaria.

di Biagio Bianchimano

Arrivato agosto e conclusi gli esami, può non essere così immediato pensare, quasi su

due piedi, di cogliere un’opportunità che arriva inat-tesa: quella di partire per un mese circa alla volta del Mes-sico. E riflettendo poi su quan-ti ora sono i ricordi e, prima ancora, su che grande espe-rienza è stata, sembra quasi impossibile che sia nato tutto nel giro di così poco tempo! Eppure, quella in Messico, è stata un’estate che difficilmen-te dimenticherò… Non è semplice descriverla, poiché si tratta di metter su

carta ciò che i miei occhi han-no visto ed il mio cuore ha provato e sforzarmi di attribui-

re ad ogni sillaba un senso mol-to più pro-fondo di quello che c o m u n e -mente ha. Q u a n d o sono parti-to, assie-me ad altri tredici ra-

gazzi e tre sacerdoti, non co-noscevo praticamente nessu-no, ma è bastato poco per ca-pire che ognuno di noi era partito con un amico, perché comune era l’obiettivo che ci portava a parecchie migliaia di chilometri lontano da casa, e cioè portare Cristo lì “donde necesitan sus Palabras”, come recita l’Inno Missionario. La missione è il viaggio che fai in nome di Cristo. Sembra un bell’impegno, non certo una cosa da poco; anche

se il missionario sa, o almeno lo sente dire, che deve donare tutto se stesso, in fondo avevo paura di non aver nulla di spe-ciale da offrire. Bastava forse portare una medaglietta della Vergine di Guadalupe, cibo, medicine o giochi, perché le persone sentissero Cristo vici-no a loro? E mentre io, come gli altri, ci interrogavamo con domande di questo tipo, ecco rivelarsi quello che magari ci si poteva aspettare dai racconti di altri ma a cui certamente non si pensava in quei momenti: quella povera gente presso cui noi ci eravamo recati per por-

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tare consolazione ci stava fa-cendo un regalo davvero gran-de, direi incommensurabile; ci stava dando il segno evidente

dell’Amore di Dio! Si tratta di persone che non hanno nulla, eppure il loro de-siderio di donarti ogni cosa ha fatto sì che i loro stupendi sor-risi e i loro gesti di affetto ti spiegassero, senza nemmeno volerlo, che attraverso di te amano quello che tu, come

missionario, rap-presenti: una tua visita o il tempo trascorso a giocare con i loro figli, è il modo che Dio sce-glie, attraverso te, per amarli e non hanno bisogno di altro. Capii quanto grande fosse la lo-ro fede, perché

gioiosamente ringraziavano il Signore per il “dono” dei mis-sionari. E così, anche se non sapevamo esattamente come,

fummo per loro motivo di felicità e, non di meno, ci fu chiaro che ben più grande era quello che loro stavano fa-cendo per noi… Durante la mis-sione si vede co-me ognuno in-contra Dio e ha esperienza di Lui

in modo e maniera diversa: c’è chi ne ha un’esperienza più intima e personale, e chi inve-ce lo vede e lo sente, quasi lo tocca, nello sguardo di un bambino o nell’abbraccio di un anziano o, perché no, nelle parole di un compagno mis-sionario. Ognuno di noi ragaz-zi si è adoprato con le proprie qualità, coi propri carismi, u-nendoli con gioia a quelli del gruppo, con la sensazione, quasi come un brivido di follia, che è così che si cambia il mondo. Di colpo ogni momen-to, dalle visite nelle case alle preghiere, dalle distribuzioni di cibo e giocattoli all’ambulatorio, dai giochi con i bimbi alle carezze agli infer-

mi, è diventato un dono, un pezzo di vita che abbiamo condiviso insieme, crescendo nella fede. Un’esperienza unica, ma che

avrà sicuramente molto altro

da raccontare, magari con

gente diversa, in tempi diversi,

in modo diverso… in poche

parole, per l’estate prossima,

so già cosa farò!

Prossimi Eventi

86a giornata per l’Università Cat-tolica 18 Aprile 2010

ore 10,00 Hall del Policlinico “A. Gemelli”

ore 12,00 S.Messa in Chiesa Centrale

Diritto allo studio, responsabilità del sapere 22 aprile 2010 ore 17,30 Sala Giovanni XXIII - Collegio “Nuovo Joanneum”

Page 16: Insieme Studenti Anno I - Numero II

La vita umana è insieme dono e compito. Non solo dono, ma dono e compito! In altre parole: ogni

uomo viene all’esistenza come portatore di un preciso progetto divino, che egli è chiamato a rico-

noscere ed attuare. Se ci limitassimo ad affermare il carattere di dono che la vita ha, rischierem-

mo di fare spazio alla concezione di un uomo che è padrone della propria vita, dato che sempre di

ciò che uno riceve in dono diventa legittimo proprietario. Dio, invece, dona la vita affidandola ad

ogni uomo come una missione da compiere, un compito da realizzare. Questa missione si disvela

gradualmente in forma di proposta da parte di Dio ad ogni persona, che sarà in grado di percepir-

la se abitualmente vive in atteggiamento di ascolto della voce di Dio, riecheggiata in quella di ogni

coscienza che sinceramente ricerca nella Verità. La vita così intesa assume la forma di un vero dia-

logo tra Dio e l’uomo. In ogni momento della propria vita l’uomo sceglie se pronunciare il proprio

“si” o il proprio “no” al progetto di Dio. Emerge in questo modo quello che già l’espressione bibli-

ca dell’uomo fatto ad immagine e somiglianza di Dio suggeriva e che cioè Dio è profondamente

implicato nella vita di ogni uomo. Perciò la vita umana è in senso forte “mistero”. E questo per il

solo fatto di essere vita di una persona umana, qualunque sia il grado di sviluppo raggiunto o di

dotazione psico-fisica. Ne consegue che la vita di ogni essere umano è di valore inestimabile, sia

nel senso che nessuno può conoscerlo, sia nel senso di un valore quasi infinito. Tale preziosità di-

venta evidente quando si pensa che Dio non ha esitato a sacrificare il suo stesso Figlio perché

quella vita potesse fiorire nella sua pienezza, cioè nella vita eterna. La vita fisica diviene allora la

conditio sine qua non e il luogo per la realizzazione del disegno divino di salvezza e per il conse-

guimento della vita eterna. Essa è la fase iniziale di un’esistenza senza fine che, attraverso le situa-

zione in cui si svolge, offre la possibilità unica ed irripetibile di accogliere e realizzare lo stupendo

progetto di Dio. San Giovanni Bosco affermava: “L’uomo è misero strumento della divina Provvi-

denza, che nelle mani di Dio e col suo santo aiuto fa quello che a Lui piace”.