Inserto: 100° Congresso nazionale ... · di Claudio Giudici 20 Premio ... a cura di dott. Mario...

56
Notizie CNSAS - dicembre 2015 - Anno XXI - n. 3 (62) - Poste italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - 70% NE/GO Dolomiti Rescue Race Inserto: 100° Congresso nazionale Quale volontariato per il CAI di domani

Transcript of Inserto: 100° Congresso nazionale ... · di Claudio Giudici 20 Premio ... a cura di dott. Mario...

No

tizi

eC

NS

AS

-d

icem

bre

2015

-A

nn

oX

XI

-n

.3

(62)

-P

ost

eit

alia

ne

spa

-S

ped

izio

ne

inab

bo

nam

ento

po

stal

e-

70%

NE

/GO

Do

lom

iti

Res

cue

Rac

e

Inserto:

100° Congresso nazionaleQuale volontariato per il CAI di domani

NNoottiizziiee ddeell CCOORRPPOO NNAAZZIIOONNAALLEE SSOOCCCCOORRSSOO AALLPPIINNOO EE SSPPEELLEEOOLLOOGGIICCOO

Periodico specialistico pubblicato dalCorpo nazionale soccorso alpino e speleologico.Anno 21 (2015). Numero 3 (62).

Registrazione presso il Tribunale di Gorizia n. 258 del 29-6-1995.

EEddiittoorree::Corpo nazionalesoccorso alpino e speleologico

RReeddaazziioonnee::Ruggero Bissetta, Alessio Fabbricatore,Giulio Frangioni, Elio Guastalli

DDiirreettttoorree rreessppoonnssaabbiillee::Alessio Fabbricatore

GGrraaffiiccaa::Alessio Fabbricatore

SSeeggrreetteerriiaa eeddiittoorriiaallee::Studio tecnico associatoFabbricatore Alessio

� Corso Giuseppe Verdi, 6934170 GORIZIA

� e fax 0481 82160 (studio)

� 338 6854443 (portatile)E-mail:[email protected]

AAmmmmiinniissttrraazziioonnee:: Corpo nazionalesoccorso alpino e speleologico

� via Petrella, 1920124 MILANO

� 02 29530433fax 02 29530364E-mail: [email protected]

FFoottooggrraaffiiee::Giuseppe Antonini; archivio delegazionebellunese; archivio C.C.D.; archivioSoccorso speleologico FVG, archivioSNaDOS; Alessio Fabbricatore.

FFoottoo ddii ccooppeerrttiinnaa ee IIVV ddii ccooppeerrttiinnaa::Archivio delegazione bellunese

IImmppaaggiinnaazziioonnee,,ffoottooccoommppoossiizziioonnee,, ssttaammppaa::Grafica Goriziana - Gorizia

NNoottiizziiee ddeell CCOORRPPOO NNAAZZIIOONNAALLEE SSOOCCCCOORRSSOO AALLPPIINNOO EE SSPPEELLEEOOLLOOGGIICCOOstampato a Gorizia, dicembre 2015

Anno XXIn.3 (62) / dicembre 2015

1 Editoriale

2 Checklist rianimazione vittime di valangaa cura di dott. Mario Milani

8 I Manuali della Scuola nazionale medica CNSAS di Mario Milani

10 Ancoraggi umani. a cura di Giuseppe Antonini

14 Premio Marcello Meronila redazione

15 JFWEDROP un acronimo complessodi David Fabi

16 JFWEDROPdi Claudio Giudici

20 Premio internazionale Solidarietà alpinaa cura di Alessio Fabbricatore

23 100° Congresso nazionale CAI a cura di Alessio Fabbricatore

31 Bilancio CNSAS 2014

39 In montagna ragadi Elio Guastalli

40 Dolomiti rescue race 2015a cura di Michela Canova

42 Press Release a cura di Damon Rodwell

45 Aiuta chi ti aiutadi Cristiano Bastonero

46 Esercitazione speleologica FVGdi Riccardo Corazzi

47 Ricerca persone dispersedi Antonio Fumagalli

48 SNaDOSa cura di Corrado Camerini e Luca Calzolari

50 Nuova legge per il CNSAS Venetodi Fabio Bristot

52 Giornata internazionale volontariatodi Mauro Guiducci

III di copertina Circolare EASAdi Adriano Favre

La redazione delil Soccorso Alpino SpeleoSoccorso

augura a tutti i tecnici del CNSAS ed ai loro famigliariBBUUOONNEE FFEESSTTEE

eFFEELLIICCEE 22001166

E Ed di i

t to or ri i

a al le e

• • E E

d di it to o

r ri ia al l

e e • •

E Ed di i

t to or ri i

a al le e

• • E E

d di it to o

r ri ia al l

e e Siamo giunti a fine 2015 raggiungendo un risultato importante: il terzo numero dell’anno. Dopo alcuni anni siamo finalmente ritornati alla piena normalità con tre

numeri della rivista all’anno e per il futuro c’è una precisa indicazioneassembleare che assicura la continuità di uscita quadrimestrale del il Soccorsoalpino SpeleoSoccorso. Il terzo numero, dicembre 2015, è alquanto vario e ricco di interventi, ma su tuttispiccano le relazioni del 100° Congresso nazionale del C.A.I. svoltosi a Firenzedal 31 ottobre al 1 novembre 2015. Il tema trattato è di grande attualità, e nonsolo per il C.A.I. In una due giorni, densa di interventi, è stato trattato il tema: “Quale volontariato per il C.A.I. di domani”. Invitiamo i lettori a leggere il sunto degli interventi riportati ed a riflettere sulleconsiderazioni del Presidente nazionale del C.N.S.A.S. Pier Giorgio Baldracco. La rivista apre con due fondamentali contributi della Scuola nazionale medici:la presentazione dell’aggiornamento al 15 ottobre 2015 della “Checklist per larianimazione di vittime di valanga” (adottata ufficialmente dalla ICARMEDCOM) e di sei manuali Soccorritore CNSAS che trattano non solo aspettisanitari ma anche la Guida sicura e gli Aspetti legali. Pino Antonini propone, con un articolo tecnico, la realizzazione di ancoraggiumani riservata alla progressione della squadra nella gestione dell’emergenza;molto chiara l’iconografia a corredo del testo.JFWEDROP non è un errore di digitazione ma un acronimo che cela un progettoambizioso del Dipartimento della Protezione civile finanziato dalla Commissioneeuropea, Direzione generale per gli aiuti umanitari e protezione civile. Nel progetto il C.N.S.A.S. riveste un ruolo rilevante.Della Solidarietà Alpina abbiamo parlato molte volte e sempre con grandeemozione. Il 19 settembre di quest’anno è stato premiato a Pinzolo con la Targa d’argento ilpolacco Jan Apoloniusz Rajwa, anche per i suoi soccorsi in grotta, e consegnate leMedaglie d’oro alla memoria ai familiari di Alberto Bonafede e Aldo Giustinatragicamente deceduti il 31 agosto 2011 durante una operazione di soccorso inparete.Michela Canova, con la solita verve, relaziona sulla ormai classica edizione diDolomiti rescue race quest’anno impreziosita dalla presenza di una incredibile squadra scozzese.Il direttore della Scuola nazionale per operatori delle operazioni di soccorsoCorrado Camerini, presenta il consuntivo della Scuola, operante dal 2008, ed iprogrammi per il 2016. Molte le novità in cantiere per la formazione sia dei Capi stazione sia dei formatori della sicurezza del volontariato.Il dinamico delegato della 2° Zona Dolomiti bellunesi Fabio Bristot (Rufus)commenta la nuova legge della Regione Veneto, specifica per il C.N.S.A.S. Veneto. La ricerca delle persone disperse vede impegnate quasi quotidianamenteimportanti risorse del C.N.S.A.S. L’argomento, di notevole interesse, vieneintrodotto da Antonio Fumagalli, seguiranno approfondimenti nei prossimi numeridel giornale.Chiudono il presente numero un articolo di cronaca, la partecipazione di unadelegazione C.N.S.A.S alla celebrazione della Giornata internazionale delvolontariato al Quirinale alla presenza del Presidente della Repubblica, SergioMattarella ed un articolo tecnico, a firma del consigliere nazionale Adriano Favre, relativo alla Circolare EASA del 8 settembre 2015.

la redazione

2 il Soccorso Alpino dicembre 2015

AbstractAvalanche Victim Resuscitation ChecklistThe Avalanche Victim Resuscitation Checklist is the product ofexperience and research and has been approved internationally.The aim of the checklist is to optimize the process of treatingavalanche victims, from the first responder to the hospital:increase in adherence to the avalanche algorithm; collect morecomprehensive data and guarantee information transfer betweenpre-hospital and in-hospital teams. The checklist can helpincrease resuscitation and survival rates of those patients with thebest survival chances: hunt for hypothermia. The checklist is a

pre-hospital tool that can help rescuers follow a standardizedprocedure. This permits them to continue management withouthesitation and can be referred to at any stage of the rescuemission and by a rescuer with any level of training. The checklistshould save time and not delay rescue activities. The checklistmust remain with the victim throughout their pre-hospital and in-hospital course. It should follow the victim all the way toECLS if that is indicated. It should be included as part of thevictim’s medical records. In 2015 the Avalanche VictimResuscitation Checklist will be introduced into practice for thefirst time in many countries worldwide.

ConcettiCome detto, ci sono molti fattori che rendono gli incidenti da

valanga particolarmente impegnativi per i soccorritori, per esem-pio condizioni ambientali avverse, il fattore tempo e la pressio-ne nel prendere le decisioni mediche e accettare le loro conse-guenze. È, infatti, ben noto che le capacità decisionali e di giu-dizio possono essere limitate in tali circostanze.

In aviazione è usuale per i piloti gestire le situazioni criticheseguendo le procedure di emergenza in forma di checklist. Ognipunto della checklist è letto a voce alta, eseguito e confermato pri-ma di passare al punto successivo.

L’algoritmo del 2012 della ICAR MEDCOM (InternationalCommission of Alpine Rescue, Medical Commission) è statoadattato, creando una checklist. Abbiamo consultato le racco-mandazioni1 esistenti per sviluppare una checklistmedica e que-sta è stata successivamente modificata nell’ottobre 2015 con leultime nostre indicazioni adottate dalla ILCOR come linee gui-da internazionali.

Lo scopo di questo progetto è di incrementare la rianimazio-ne dei pazienti con una reale possibilità di sopravvivenza, ovve-ro i pazienti ipotermici con pervietà delle vie aeree o stato nonconosciuto.

Ugualmente vorremmo ottimizzare l’uso delle risorse ed evi-tare la rianimazione dei pazienti senza possibilità di sopravvi-venza.

The Avalanche Victim Resuscitation Checklist è stata appro-vata il 18.10.2013 e come detto aggiornata il 15.10.2015 dallaICAR MEDCOM.

La checklist dovrebbe rimanere con il paziente sino all’in-gresso in ospedale e durante le fasi intraospedaliere per garanti-re la trasmissione delle informazioni.

La checklist, in materiale resistente all’acqua e agli strappi,può essere compilata utilizzando una penna, un pennarello a in-chiostro permanente o una matita:

“la scelta migliore rimane la matita”(umidità e basse temperature).

Una checklist è assegnata per ogni vittima di valanga appena latesta e la parte superiore del corpo sono disseppellite. La checklist dovrebbe essere completata dai soccorritori step-by-step durante tutte la fasi dell’operazione di soccorso.

SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd SNaMed • SNaMed • SNaMed • SNaMed • SNaMed • SNaMed

Checklist per la Rianimazione di vittime di valanga

a cura di dott. Mario Milani

I n un evento valanghivo, sia immediatamente chesuccessivamente, vi sono momenti concitati e diconfusione che rendono difficile una valutazione

dell’evento e di cosa fare sull’immediato: coinvolgimentoemotivo, reale difficoltà ad interpretare la situazione, lasituazione ambientale stessa fanno sì che i minuti passinosenza una reazione coordinata ed efficace e solamentel’addestramento all’uso di A.R.T.Va., pala e sonda,permettendo un modo di operare quasi in automatico, possono ovviare a questa situazione.Sia si tratti poi di autosoccorso che di soccorso organizzato, le informazioni specifiche fondamentali per le decisionimediche possono essere ottenute solo durante ildisseppellimento e la prima valutazione di una vittima divalanga.Comunemente queste informazioni sono raccolte dasoccorritori non addestrati dal punto di vista sanitario, senza un’educazione sanitaria e queste informazioni hannoconseguenze dirette sul trattamento pre ospedaliero e intraospedaliero dei pazienti. É di estrema importanza, quindi,documentare questi parametri in una forma condivisa,standardizzata e comunicarli correttamente lungo tutte le fasidell’operazione di soccorso e la successiva gestione intraospedaliera.Un’analisi retrospettiva del trattamento delle vittime sepoltein valanga ha mostrato che non sempre il triage e l’algoritmodi gestione sono seguiti correttamente. Un numeroconsiderevole di pazienti in arresto cardiaco, senza segnievidenti di trauma fatale, con durata del seppellimentomaggiore di 35 minuti e vie aeree pervie (o stato nonconosciuto) non sono stati rianimati no (RCP) o sono statidichiarati morti sebbene le probabilità di sopravvivenza e laprognosi in questi pazienti ipotermici sia consideratafavorevole. Contrariamente pazienti con i medesimi parametri ma convie aeree ostruite sono stati avviati a ECLS (extracorporeallife support), sebbene in questi casi i pazienti siano già mortie non vengano indicati interventi rianimatori.

SNaMed • SNaMed • SNaMed • SNaMed • SNaMed • SNaMed SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd

SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd SNaMed • SNaMed • SNaMed • SNaMed • SNaMed • SNaMed

5dicembre 2015 il Soccorso Alpino

SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd

La sezione bianca può essere compilata dai soccorritori ad-destrati al BLS (Basic Life Support) ad esempio soccorritorilaici, unità cinofile, guide alpine, etc.

La sezione rossa può essere compilata dai soccorritori concompetenze ALS (Advanced Life Support), ad esempio medici,EMT, infermieri (in accordo con le leggi nazionali o regionali).

La checklist dovrebbe stare con il paziente come parte delladocumentazione del paziente. Si raccomanda di fare una copia dientrambe le facciate della scheda e tenerla con la copia della sche-da missione dell’intervento. Questo permetterà alla ICAR MED-COM di raccogliere e analizzare i dati in futuro.

DefinizioniBLS (Basic Life Support):

supporto vitale di base, misure di base volte a salvare la vitache possono essere eseguite da personale laico con addestramentoBLS e da soccorritori professionisti. Il BLS si attua con la RCP(rianimazione cardiopolmonare ) che consiste nella apertura del-le vie aeree e ventilazione e massaggio cardiaco esterno. Un BLSprovider con addestramento aggiuntivo può usare anche un de-fibrillatore semi-automatico (DAE).BLS Provider:

persona con addestramento BLS.ALS (Advanced Life Support):

supporto vitale avanzato, misure in aggiunta al BLS che in-cludono gestione avanzata delle vie aeree (esempio intubazio-ne) e somministrazione di farmaci; l’ALS è eseguita da sanitaricon addestramento ALS (medici, infermieri o altro personale inaccordo con le leggi regionali e/o nazionali).ALS Provider:

persona con addestramento ALS.ID Paziente:

identità del paziente o numero identificativo.Tempo di seppellimento:

tempo tra il seppellimento e il disseppellimento della testa.Temperatura corporea centrale:

temperatura esofagea o epitimpanica (la misurazione epi-timpanica richiede (i) una sonda con termistore (non a infraros-si) e isolamento dell’orecchio dall’aria fredda ambientale e (ii)che il condotto uditivo esterno non sia ostruito).Segni vitali:

respirazione normale, tosse o movimenti (grandi o piccoli) delpaziente; presenza di polso (solo per ALS provider).Primo soccorso:

misure di trattamento di base, esempio stabilizzazione di te-sta-collo-colonna, posizione di sicurezza, controllo delle emor-ragie, immobilizzazione di una frattura, medicazione delle feri-te con bendaggi, protezione dal freddo.Pervietà delle vie aeree:

qualsiasi via aerea che non sia completamente ostruita da ne-ve compatta o detriti.Cavità d’aria:

uno spazio aereo di qualsiasi dimensione attorno alla boccao al naso della vittima che potrebbe aver permesso alla vittimadi respirare durante il seppellimento.RCP:

rianimazione cardiopolmonare che include compressioni to-raciche e ventilazione.Evidente trauma letale :

i soli traumi che dovrebbero essere definiti come letali o in-compatibili con la vita sono:

a. decapitazione;b. transezione del tronco (Transezione completa del corpo in-

clusi gli organi interni e i grossi vasi sanguigni a ogni livello tra

le spalle e le anche.Fratture multiple e/o lesioni della faccia e del cranio non so-

no considerate incompatibili con la vita né controindicano la ria-nimazione.Congelamento dell’intero corpo:

tutto il corpo è congelato in toto o il torace è incomprimibi-le. Nota: un certo grado di rigidità, specialmente delle estremità,può essere un segno clinico di ipotermia di stadio IV.Circolazione stabile:

l’instabilità emodinamica è definita come aritmie ventricolario pressione arteriosa sistolica minore di 90mmHg.Struttura medica adeguata:

una struttura appropriata a trattare la più grave delle lesionidel paziente.ECLS o Extracorporal Life Support::

supporto vitale extracorporeo, termine generale che fa riferi-mento a diverse tecniche di circolazione extracorporea come ilby-pass cardiopolmonare (CPB cardiopulmonary bypass) o EC-MO (ossigenazione extracorporea a membrana).

Per favore, completate la checklist con una matita negli esem-pi che seguono.

Transizione da BLS provider a ALS providerIl trattamento in questa fase dovrebbe essere conforme agli

standard internazionali del Advanced Life Support (ALS) qualiACLS, ATLS, PHTLS.

Il trattamento corretto di una vittima da valanga richiede fa-miliarità con le seguenti pubblicazioni:

Resuscitation of avalanche victims: Evidence-based guideli-nes of the international commission for mountain emergency me-dicine (ICAR MEDCOM) Intended for physicians and other ad-vanced life support personnel

Brugger et al, Resuscitation 2013;84(5):539–46. Accidental hypothermia Brown et al, New Engl J Med

2012;367(20):1930–38.Termination of Cardiopulmonary Resuscitation in Mountain

Rescue Ellerton et al, High Altitude Medicine & Biology2012;13(3):200-8.

Ci sono varie ragioni perché un ALS provider possa non ave-re informazioni sufficienti per prendere decisioni importanti(esempio terreno esposto, mancanza di strumenti di monitorag-gio, ma anche confusione, concitazione). Se una informazioneviene persa o manca, la checklist segue la via più favorevole peril paziente.

Esempio:1. se la T corporea centrale non è nota, il paziente è conside-

rato ipotermico (minore di 30°C);2. se non è disponibile un ECG, si presume che il paziente non

sia in asistolia.Le misure di trattamento come la rianimazione dovrebbero es-

sere mantenute in modo continuo, se possibile, mentre si valutanoi passi successivi della checklist.

Esempi operativiUna valanga a lastroni è stata innescata e un gruppo di cin-

que sciatori è stato travolto (durante la salita).Dimensioni: max 1.5 m (spessore), 50 m (ampiezza), 200 m

(lunghezza).Distacco tra le 12:35 e 12:45 secondo i testimoni

Paziente numero 1Accesso alla testa alle ore 13:00.– No lesioni traumatiche evidenti, colorito grigiastro del volto.– No cavità d’aria.

SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd

– Non reagisce agli stimoli (non apre gli occhi e non fa nes-sun suono o movimenti).

A: neve in bocca (non compatta).B: no movimenti visibili del torace.C: no polso palpabile (carotideo o radiale).

Azioni1. RCP:ABC, compressioni esterne toraciche e ventilazioni (incluso

ossigeno e defibrillazione).2. Minimizzare la perdita di calore:solo se questo non interferisce con la qualità della RCP.3. Immobilizzazione spinale:Tutte le vittime di valanga possono avere un politrauma.L’ipotermia non è la causa dell’arresto cardiaco nel pazien-

te numero 1: è stato sepolto per meno di 60 minuti, non così a lungo per-

ché la T corporea centrale scenda abbastanza. Il tasso di raf-freddamento più veloce stimato in una vittima completamente se-polta in valanga è di 9 °C/h.

Riflessioni La causa dell’arresto cardiocircolatorio potrebbe essere l’a-

sfissia o lesioni traumatiche non visibili. Dovrebbero essere utilizzate tecniche standard di BLS, seb-

bene sia possibile per un ALS provider decidere di terminare laRCP in assenza di ritorno spontaneo della circolazione (ROSC)sulla scena, ma questo dovrebbe essere fatto in accordo con l’al-goritmo di rianimazione per pazienti normotermici (non in pa-zienti ipotermici).

Paziente numero 2Prima valutazione alle ore 13:25.No lesioni traumatiche evidenti, volto pallido. Non è stato possibile valutare la presenza di una sacca d’a-

ria durante il disseppellimento.Non reagisce agli stimoli (non apre gli occhi e non emette

suoni).A: piccola quantità di neve in bocca, narici piene di neve.B: espansione toracica visibile (circa 4x/min).C: no polso palpabile (carotideo or radiale).

Azioni1. Minimizzare la perdita di calore:tecniche di riscaldamento minimamente invasive, attive esterne.2. Monitoraggio continuo:Il rischio che ci sia un peggioramento delle sue condizioni cli-

niche è alto (arresto cardiaco).3. Immobilizzazione spinale:tutte le vittime di valanga possono avere un politrauma.4. Minimizzare i movimenti:evitare il collasso da soccorso, cioè l’arresto cardiaco indot-

to in un paziente con profonda ipotermia al disseppellimento odurante il trasporto.

Il paziente numero 2 è rimasto sepolto per meno di 60 minuti, mapotrebbe avere avuto una sacca d’aria e quindi aver potuto re-spirare (nota: se questo non è noto, trattare sempre in modo fa-vorevole) e le sue vie aeree erano almeno parzialmente pervie; lasua frequenza respiratoria al disseppellimento era 4x/min.

RiflessioniA questo punto è necessario misurare la T corporea centrale

e valutare la stabilità circolatoria.

Se la temperatura centrale è maggiore o uguale a 30°C do-vrebbe essere trasportato in un ospedale adeguato a trattare la le-sione più grave.

In tutti gli altri casi (inclusi quelli dove la T corporea centralenon è stata misurata) dovrebbe essere trasportato in un ospeda-le con possibilità di ECLS.

Paziente numero 3Prima valutazione alle ore 13:15.Sangue sulla neve attorno alla testa del paziente.– Ferita alla testa di 10 centimetri, colorito grigiastro della cu-

te, labbra blu.– Non è stato possibile valutare la presenza di una sacca d’a-

ria durante il disseppellimento.– Non reagisce agli stimoli (non apre gli occhi e non emette

suoni e nessun movimento).A: piccole quantità di neve in bocca e nelle narici.B: nessun movimento visibile del torace.C: no polso palpabile (carotideo o radiale).Durante il disseppellimento si è riscontrata una frattura espo-

sta del femore.

Azioni1. RCP.2. Fermare l’emorragia.3. Minimizzare la perdita di calore.4. Immobilizzazione spinale.5. Minimizzare i movimenti.

Il paziente numero 3 è rimasto sepolto 30-40 minuti (<60’); po-trebbe aver avuto una sacca d’aria ed essere stato in grado di re-spirare e le sue vie aeree erano pervie.

Nota: la ferita al capo e la frattura esposta di femorenon sono considerate lesioni fatali.

Gestione ALSGestione avanzata delle vie aeree,valutare la T corporea centrale.Se la T corporea centrale è maggiore o uguale a 30 °C si do-

vrebbe continuare la rianimazione secondo le linee guida ACLSper i pazienti normotermici (non ipotermici). La sospensione del-la RCP sul posto dovrebbe essere considerata se non c’è un ri-torno spontaneo della circolazione (ROSC).

Se la temperatura centrale è minore di 30 °C o non è nota, lacausa dell’arresto cardiaco potrebbe essere l’ipotermia e i suc-cessivi passi corretti sono mostrati nella checklist.

Valutare il ritmo cardiacoSe il paziente non è in asistolia, la T corporea centrale e la va-

lutazione della stabilità circolatoria determineranno la strutturamedica più appropriata.

Se il paziente è in asistolia e le vie aeree sono pervie, le ri-sorse sul posto e il tempo di trasporto determineranno la struttu-ra medica più appropriata.

Se le risorse sono limitate e il tempo di trasporto a un cen-tro con ECLS è lungo, si dovrebbe considerare uno stop inter-medio per misurare il K+; questo può essere usato come criterioper decidere se continuare la rianimazione e se sia appropriato iltrasporto ad un centro con ECLS.

Il potassio serico (K+) si è dimostrato predittivo di soprav-vivenza nelle vittime ipotermiche in arresto cardiaco in una re-view sistematica dei fattori prognostici nella rianimazione divittime di valanghe. Il valore più alto all’ammissione di K+ conROSC è stato 8 mmol/l, il più alto di K+ con sopravvivenza è sta-to 6.4 mmol/l.

il Soccorso Alpino dicembre 20156

SNaMed • SNaMed • SNaMed • SNaMed • SNaMed • SNaMed SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd

Nell’ipotermia accidentale di qualsiasi causa, il più alto va-lore all’ingresso di K+ di un sopravvissuto è stato di 11.8 mmol/lin un bambino di 31 mesi esposto a condizioni ambientali di fred-do estremo.

A questo stadio, il K+ può essere utilizzato nella scelta deci-sionale se in un paziente ipotermico in arresto cardiaco si debbaancora continuare la rianimazione o debba essere trasportato inun centro con ECLS:

a. K+ minore di 8mmol/L indica di continuare la rianima-zione e il trasporto presso un centro con ECLS;

b. K+ maggiore di 8mmol/L indica di terminare la rianima-zione.

Paziente numero 4Accesso alla testa alle ore 14:00.– No evidenti lesioni letali, colore grigiastro della cute.– No evidente sacca d’aria osservata al disseppellimento.– Non reagisce agli stimoli.– Le braccia sono rigide, in posizione incrociata.A: neve compatta in bocca e gola.B: nessun movimento del torace visibile.C: no polso palpabile (carotideo or radiale).

Azioni1. RCP.2. Minimizzare la perdita di calore.3. Immobilizzazione spinale.4. Minimizzare i movimenti.

Il Paziente numero 4 è potenzialmente ipotermico: è rimasto sepolto per un tempo maggiore di 60 minuti; è mol-

to probabile che non abbia potuto respirare date le vie aereeostruite da neve compatta.

La aderenza alle procedure BLS è ancora valida; lo stato del-le vie aeree non modifica il corso delle azioni in questa fase delsoccorso/checklist! (BLS provider).

Ogni vittima di valanga dovrebbe essere rianimata eccettoquella con trauma letale (cfr. definizioni).

Nota: la sola rigidità delle estremità non è sufficiente per di-chiarare la morte.

Gestione ALSGestione avanzata delle vie aeree, misura la T corporea

centrale:28 °C segui la checklist.Valutare il ritmo cardiaco:asistolia, confermata alla massima ampiezza e su due deri-

vazioni.Le vie aeree sono pervie?:le vie aeree del paziente sono state parzialmente liberate dai

primi soccorritori (BLS provider) ma non sono stati in grado diventilare; le vie aeree erano evidentemente bloccate da nevecompatta in gola, a questo punto l’ALS provider può considera-re di terminare la rianimazione.

Paziente numero 5È stato travolto dalla valanga e sepolto per un po’ mentre an-

cora in movimento, ma è stato in grado di liberarsi dopo l’arre-sto della valanga. È lui che ha dato l’allarme.

– Nessun sintomo.– Calmo e orientato– Presenta brividi.

AzioniMinimizzare la perdita di calore:tecniche di riscaldamento attivo esterno minimamente inva-

sive; somministrare bevande zuccherate calde (solo se può de-glutire normalmente e non deve essere operato nelle successivedue ore).

Immobilizzazione spinale:tutte le vittime di valanga possono avere un politrauma.Il paziente numero 5 deve essere inviato in ospedale per

escludere lesioni non evidenti. È anche possibile che possa sviluppare un edema polmona-

re secondario a ore di distanza poiché è stato sepolto (anche seil tempo di seppellimento è stato molto breve).

Conclusioni: take home messageA ogni vittima di valanga è assegnata una checklist (completo

o parziale seppellimento).a. Segna tutte le informazioni disponibili sulla checklist step-

by-step e in parallelo alla gestione/trattamento del paziente. b. La checklist deve rimanere con il paziente durante tutte le

fasi della gestione pre e intraospedaliera. La checklist dovrebbeseguire il paziente eventualmente fino alle procedure di ECLS;la checklist dovrebbe essere inserita come parte della cartella cli-nica del paziente.

c. Fare una copia di entrambe le facciate della scheda e con-servarla con il rapporto o scheda di missione.

La Checklist per la rianimazione di vittime di valanga è il prodotto dell’esperienza e della ricerca ed è stata appro-

vata internazionalmente. Lo scopo della checklist è di ottimizzare il processo di tratta-

mento di una vittima di valanga, dal primo soccorso all’ospedale: aumentare l’aderenza all’algoritmo da valanga;raccogliere dati più comprensibili e trasferisce informazioni

corrette dal team preospedaliero al team ospedaliero.La checklist può aiutare ad aumentare le percentuali di ria-

nimazione e sopravvivenza di quei pazienti con le migliori pro-babilità di sopravvivenza: ricerca dell’ipotermia.

ConclusioniLa checklist è uno strumento pre-ospedaliero che può aiuta-

re i soccorritori a seguire procedure standardizzate. Questo per-mette loro una gestione continua senza esitazione e può essereconsultata in ogni stadio o fase della missione di soccorso e dasoccorritori di ogni livello di competenza o addestramento.

La checklist dovrebbe far risparmiare tempo e non ritardarele attività di soccorso.

Nel 2015/16 la Checklist per la rianimazione di vittime di va-langa sarà introdotta nella pratica per la prima volta in molti Paesidel mondo.

Noi stiamo sempre cercando di migliorare la checklist. Qualsiasi commento è grandemente apprezzato:[email protected] [email protected]

BibliografiaResuscitation of avalanche victims: Evidence-based guidelines of the

international commission for mountain emergency medicine (ICARMEDCOM) Intended for physicians and other advanced life support per-sonnel, Resuscitation 2013;84(5):539–46.

Accidental hypothermia, New Engl J Med 2012;367(20):1930–38Termination of Cardiopulmonary Resuscitation in Mountain Rescue

High Altitude Medicine & Biology 2012;13(3):200-8Autore: Mario Milani, Direttore Scuola Nazionale Medica

(SNaMed) CNSAS, On behalf of CNSAS MedCom - CISA IKARMedCom, [email protected]

dicembre 2015 il Soccorso Alpino 7

SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd

I Manuali della Scuola Nazionale Medica CNSAS (SNaMed)

SNaMed • SNaMed • SNaMed • SNaMed • SNaMed • SNaMed

personalmente ringraziare a nome di tut-ti noi componenti della S.Na.Med.

I Manuali stampati sono raccolti inun cofanetto assieme a due schede: unacome promemoria di valutazione del pa-ziente traumatico e non traumatico, condomande la cui risposta sì o no è con-traddistinta da una casella bianca o ros-sa: se una o più caselle sono rosse il pa-ziente è potenzialmente grave; una se-conda è la scheda triage per soccorso invalanga, a cui è dedicato un articolo suquesta rivista più dettagliato.

Un grosso, se non addirittura deter-minante, contributo alla stesura deiManuali, che hanno visto la collabora-zione dell’intero gruppo degli istruttoriS.Na.Med. e la consulenza di MaurizioDellantonio e Alessandro Spada per laparte sulla guida sicura, è stato dato daGiuseppe Gottardi, medico soccorritoredel C.N.S.A.S. trentino e che qui voglio

Si è giunti finalmente alla pubbli-cazione in file pdf e a stampa deiManuali della Scuola Nazionale

Medica (S.Na.Med.), che coprono alcu-ni argomenti inerenti non solo alla sferapropria del soccorso sanitario, ma anchealcuni aspetti che vi sono strettamentecorrelati:

gli aspetti psicologici e legali.

il Soccorso Alpino dicembre 20158

SNaMed • SNaMed • SNaMed • SNaMed • SNaMed • SNaMed SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd •• SSNNaaMMeedd

Dipartimento Protezione CivileNuovi incarichi in seno al Dipartimento della Protezione Civile

Il Dirigente dell’Ufficio Volontariato, Formazione e Comunicazione, per le attività in materia diVolontariato e Diffusione della Conoscenza della Protezione Civile, Titti Postiglione è stata nominataDirettore dell’Ufficio Gestione delle Emergenze.Roberto Giarola è stato nominato referente dell’Ufficio Volontariato, Formazione e Comunicazione perle attività in materia di Volontariato e Diffusione della Conoscenza della Protezione Civile.Il C.N.S.A.S. si congratula, con Titti Postiglione e con Roberto Giarola, per i nuovi incarichi ricevuti inseno al D.P.C.

comportamenti personali non consonialla guida in sicurezza.

I file sono in pdf per un più sempli-ce aggiornamento quando necessario eper una più facile distribuzione e utiliz-zo su computer, tablet e simili. IManuali sono di facile consultazione edalla grafica curata da Blu Design, a cuivanno i miei ringraziamenti per il lavo-ro e i suggerimenti pratici dati.

Spero troverete il lavoro fatto divostra utilità e di facile e piacevole let-tura, non solo la sera nel vostro candidolettino, ma soprattutto come strumentidi apprendimento e conoscenza, peraltro dovuta.

Mario Milani Direttore SNaMed

situazioni particolarmente cruente esimili) conosciuto come Sindrome dastress o distress post-traumatico.

4. Manuale sugli aspetti legali, non solo medico-legali ma soprat-

tutto legati al nostro ruolo di soccorrito-ri e aderenti ad una associazione di soc-corso.

5. Manuale di igiene e sicurezza, che mette a fuoco gli aspetti di sicu-

rezza nell’approcciare persone ferite,come utilizzare i presidi personali come iguanti, la sicurezza e la salute personale.

6. Manuale di guida sicura,che affronta un argomento di estre-

ma importanza per chi guida i mezzi disoccorso in genere, che indica le regoleda seguire e segnala i pericoli, anche di

I manuali1. Manuale soccorritore esecutore,dedicato ad un inquadramento gene-

rale del soccorso sanitario, alle patolo-gie non traumatiche (mediche) e trau-matiche.

2. Manuale esecutore BLS-D,dedicato alle manovre BLS e defi-

brillazione. 3. Manuale di psicologia del trau-

ma, dove si parla non solo del supporto

alla persona ferita ma anche del suppor-to fra soccorritori e ai soccorritori incaso di interventi o accadimenti partico-larmente difficili da sostenere emotiva-mente (morte di bambini, di compagni,

dicembre 2015 il Soccorso Alpino 9

AAnnccoorraaggggii uummaanniiPPrrooggrreessssiioonnee ddeellllaa ssqquuaaddrraa ee ggeessttiioonnee ddeellll’’eemmeerrggeennzzaaa cura di Giuseppe AntoniniScuola nazionale tecnici soccorso in forra

Naturalmente, non appena si riduceil numero dei tecnici che devono scen-dere, diminuirà proporzionalmente ilnumero degli ancoraggi umani, chepotranno così liberare le corde da invia-re avanti per l’attrezzamento dei saltisuccessivi.

In questo scenario la barella gene-ralmente procede rapidamente, calandosulla/e sua/e corda/e, avanzando inautonomia, sempre più frequentementesugli ancoraggi umani.

Scendendo nei dettagli della tecnica,si rammentano le regole basiche per l’u-tilizzo degli ancoraggi umani:

a. l’uomo di ancoraggio deve posi-zionarsi in modo stabile con ottimapresa per i piedi, arretrando con il busto,normalmente si dispone dietro un massoo dietro la curva di un meandro;

b. se necessario raddoppiare l’anco-raggio umano (un secondo uomo colle-gato al discensore del primo mediantelonge) per dimezzare il carico;

c. la corda di calata dell’ancoraggioumano non è mai fissa, ma sempre svin-colabile, ovvero inserita nel discensorein configurazione otto veloce : in questomodo all’occorrenza si può calare unapersona bloccata su corda, inoltre, èsempre possibile gestire gli sfregamen-ti, evitando il danneggiamento dellecorde;

d. l’uomo che scende deve evitare disovraccaricare l’ancoraggio umano,alla partenza della cascata dovrà avvici-narsi alla soglia con cautela, ricercandoil contatto della corda sulla roccia, inmodo da ridurre il carico sull’ancorag-gio umano che va caricato progressiva-mente; inoltre, sono da evitare calateveloci ed arresti bruschi, come puresalti improvvisi su corda, bisogna ricor-dare che non si è appesi ad una sosta afix …;

e. nel caso in cui più corde sianodistese, è importante che siano distan-ziate a sufficienza, onde evitare che sipossano aggrovigliare tra loro;

una quindicina di tec-nici hanno copertocon la barella canyonin circa due ore emezzo: la forra eraovviamente in condi-zioni ideali, ma itempi sono rappre-sentativi e riproduci-bili in altre situazioni.

Schematizzando,la modalità di pro-gressione della squa-dra è riassunta inqueste fasi:

a. una coppia ditecnici raggiunge il

salto o l’ostacolo da attrezzare;b. il primo dei due inizia l’attrezza-

mento della corda di servizio sulla sostadi calata, impiegando il capo di iniziocorda che sfila dal kit boule;

c. contemporaneamente l’altro tec-nico sfila il capo di fine corda dal kitboule e lancia, distendendola, la cordanella cascata, rimanendo in attesa del-l’arrivo della squadra: ora sono allestitedue linee di calata;

d. non appena la squadra raggiunge idue tecnici si possono presentare duecasi:

1. squadra numericamente ridotta, itecnici scendono sulla corda di servizioe sull’ancoraggio umano, dimezzandoin questo modo i tempi di attesa sullacascata;

2. squadra numerosa, altri due tecni-ci si dispongono come ancoraggi umanicon un secondo kit boule, impiegandoentrambi i capi della corda; in questomodo possono scendere fino a quattropersone contemporaneamente.

Appare chiaro che adottando questoschema operativo i tempi si riduconoconsiderevolmente, tutto a vantaggiodell’esito del soccorso e della sicurezzae confort della squadra (attese ridotte =meno freddo = maggiore sicurezzaacquisita).

L’idea di poter appendere un cari-co umano ad una persona è undato di fatto, essendo ormai da

molti anni che uomini e barelle vengonocalati sul discensore di un tecnico, che di-venta a tutti gli effetti un ancoraggioumano.

Sebbene possa sembrare molto pre-cario, in realtà un uomo è in grado disopportare tranquillamente anche unpeso di molto superiore al proprio;ovviamente questo richiede competenzaed il rispetto di alcune regole fonda-mentali, soprattutto nel caso di forrecon un flusso importante.

La tecnica degli ancoraggi umani èampiamente descritta nel manuale dellaS.Na.For. Tecniche di soccorso in forra,in cui sono illustrate le modalità opera-tive, i contesti d’impiego e le potenzia-lità nell’ambito degli schemi operativi.

In effetti, nella moderna tecnica diprogressione e soccorso, si ricorre lar-gamente agli ancoraggi umani per velo-cizzare la progressione, che consente diridurre drasticamente i tempi di inter-vento.

Per dare un’idea dell’efficacia diquesta tecnica, si porta l’esempio diun’esercitazione in forra verticale di 330metri di dislivello con ventisei salti dialtezza variabile tra i 5 ed i 35 metri, che

il Soccorso Alpino dicembre 201510

CASO ATrasferimento di carico ad altro tecnico

Questa soluzione considera la possi-bilità di assistenza da parte di un tecni-co non impegnato in altre operazioni, ilquale prende in carico la corda, scari-cando l’ancoraggio umano, che cosìpotrà risolvere il problema.

1. Mentre l’ancoraggio umano trat-tiene prudentemente la corda a montedel nodo, l’assistente si posizione avalle, ricercando una posizione stabile,quindi costruisce un nodo autobloccan-te machard o una treccia sulla corda intensione.

2. Si collega al nodo autobloccantecon la longe, quindi arretra fino a quan-do sente di aver preso in carico la corda.

3. Ora l’ancoraggio umano è prontoa spostarsi in avanti, trasferendo com-pletamente il peso all’assistente.

4. Libera la corda dal discensore e lareinserisce con il nodo a valle.

5. Riprende la posizione iniziale.6. L’assistente si sposta in avanti o

agisce sul nodo autobloccante facendo-vi scorrere la corda, fino a trasferireprogressivamente il carico sull’anco-raggio umano.

7. L’assistente rimuove il nodo auto-bloccante.

8. L’ancoraggio umano riprende leoperazioni di gestione della corda con ilnodo a valle.

1. La corda su cui sta scendendo il tecnico(insufficiente a completare la discesa) siblocca sul discensore dell’AncoraggioUmano (AU) per la presenza imprevista diun nodo (foto 1).

2. L’assistente si porta a valle dell’AU ecostruisce un nodo autobloccante machardsulla corda in tensione (foto 2).

3. L’assistente si collega al nodoautobloccante machard mediante longe,quindi arretra quanto basta a mettere in

trazione la corda in carico (foto 3).

foto 1

foto 2

foto 3

discensore: con corde fino a nove milli-metri è probabile che abbia successo.

In caso contrario si procede comesegue.

Esistono diverse soluzioni possibili,ma qui ne vengono illustrate tre checonsiderano, nell’ordine:

1. Caso A - ancoraggio umano inpresenza di altri tecnici;

2. Caso B - ancoraggio umanosenza possibilità di assistenza da partedi altri tecnici, con discensore collegatoall’imbrago mediante fusibile;

3. Caso C - ancoraggio umanosenza possibilità di assistenza da partedi altri tecnici, con discensore collegatoall’imbrago senza fusibile.

un’emergenza, qualora dovesse verifi-carsi.

E questo è il vero motivo di questoarticolo.

In sostanza, stiamo parlando delcaso in cui un nodo imprevisto o unatreccia di corda vada in battuta suldiscensore dell’ancoraggio umano:tutto si blocca, intrappolando tempora-neamente sia chi sta scendendo sucorda, sia l’ancoraggio umano.

Si tratta di una situazione potenzial-mente molto pericolosa che va risolta infretta … e bene.

Come prima soluzione al problema,l’ancoraggio umano effettua un tentati-vo di far passare il nodo dentro il

f. le corde dovranno essere dispostea misura (ad un metro dalla superficiedell’acqua) e gli ancoraggi umanidovranno predisporre sulla corda amonte del discensore la misura correttacon una falsa asola, onde evitare unaregolazione delle corde ad ogni discesa,con il rischio per un’errata interpreta-zione dei segnali con il fischietto;

g. l’impiego di questa tecnica èsubordinato alle condizioni di portata edalla possibilità di caduta pietre: lavalutazione deve essere fatta da personedavvero molto esperte.

Fatte queste premesse, e vista lagrande diffusione della tecnica, è moltoimportante saper gestire correttamente

dicembre 2015 il Soccorso Alpino 11

foto 4

foto 6

foto 5

5. A questo punto l’AU passa il nodo avalle del discensore, riposizionandosi

fino a prendere progressivamente in carico la corda (foto 5).

4. Ora l’AU si spostalentamente verso valle,scaricandoprogressivamente ildiscensore fin quando ilcarico è completamentesull’assistente (foto 4).

foto 7

1. La corda su cui stascendendo il tecnico(insufficiente acompletare la discesa) siblocca sul discensoredell’Ancoraggio Umano(AU) per la presenzaimprevista di un nodo(foto 7).

foto 9

3. L’AU può riprendere la gestionedella corda (foto 9).

6. Immediatamente dopol’assistente può portarsi

verso valle fin quando ilcarico passa direttamente

all’AU: a questo puntopuò togliere il nodo

autobloccante macharddalla corda (foto 6); oral’ancoraggio umano può

riprendere la gestionedella corda.

foto 8

2. L’AU collega il discensore di servizio all’attacco dell’imbragatura,quindi inserisce la corda a monte del nodo e blocca il discensore conchiave di corda; infine taglia il fusibile con la cesoia, caricando inquesto modo il discensore di servizio (foto 8).

CASO BNel caso in cui il discensore sia collegato con fusibile

1. Collegare il discensore di servizioall’attacco sull’imbrago, vicino aldiscensore bloccato.

2. Inserirvi la corda a monte delnodo.

3. Trattenere la corda nel discensoredi servizio eventualmente bloccare conchiave di corda.

4. Tagliare il fusibile con la cesoia.5. Proseguire con la calata.

il Soccorso Alpino dicembre 201512

1. La corda su cui sta scendendo il tecnico(insufficiente a completare la discesa) siblocca sul discensore dell’ancoraggioumano (AU) per la presenza imprevista diun nodo (foto 10).

foto 10

foto 11

foto 12 foto 13

foto 14

2. L’AU costruisce un nodo autobloccantemachard a valle del discensore, collegato

con spezzone svincolabile ad un pettorale ,e lo fa scorrere a valle (foto 11).

3. L’AU si reclina sulla schiena senzaperdere la posizione, fino a scaricare ildiscensore e creare un’ansa di corda: ora ildiscensore è scarico e si può disinserire lacorda prima di farlo è necessarioriassicurare temporaneamente la corda amonte del nodo-operazione non illustrata(foto 12 e 13).

4. Passare il nodo immediatamente a valledel discensore, quindi bloccare la corda conasola e contro asola o chiave di bloccaggio

(foto 14).�

CASO C Se il discensore è collegato direttamente all’attacco dell’imbrago

1. Costruire un nodo autobloccante(machard o treccia) sulla corda a valledel discensore bloccato e collegarlo aduno spezzone di cordino in kevlar lungoalmeno due metri.

2. Indossare un pettorale o realizzar-lo a partire da un anello di fettuccia ouna daisy chain (indossati a bandolie-ra).

3. Collegare lo spezzone di kevlar alpettorale mediante mezzo barcaiolobloccato.

4. Piegarsi in avanti per far scorrerefin dove possibile il machard sullacorda a valle del nodo.

5. Reclinarsi con forza fin quasi adistendersi sulla schiena, in modo datrasferire il carico dal discensore bloc-cato al nodo autobloccante in questomodo si viene a creare un lasco dicorda tra il nodo autobloccante ed ildiscensore, ormai scarico.

6. Togliere la corda dal discensore ereinserirla nello stesso con il nodo avalle; in questa fase, per questioni disicurezza, la corda dovrà essere riassi-curata a monte del discensore medianteMBB (non illustrato in figura).

7. Bloccare la corda nel discensorecon l’OKA è molto più rapido.

8. Sbloccare asola e contro asola delmezzo barcaiolo bloccato, quindi svin-colare il machard fino a quando è scari-co.

9. Rimuovere il machard dallacorda.

10. sbloccare il discensore e proce-dere con la calata.

La manovra del CASO C non è faci-le da realizzare, soprattutto se vi è unanotevole sproporzione di peso tra l’an-coraggio umano e la persona bloccata.

Infatti, necessita di uno sforzo note-vole nella fase di reclinazione sullaschiena.

Nella fase addestrativa si consigliadi provare questa manovra con un assi-stente esperto, pronto ad intervenire incaso di problemi di manovra.

dicembre 2015 il Soccorso Alpino 13

14 il Soccorso Alpino dicembre 2015

I l 14 novembre scorso presso laSala Alessi a Palazzo Marino, se-de del Comune di Milano, si è

svolta l’ottava edizione del premio in-titolato alla memoria di MarcelloMeroni promosso dalla Scuola di alpi-nismo e scialpinismo Silvio Saglio del-la Sezione SEM del C.A.I. con il con-senso e il sostegno della famiglia diMarcello e con il patrocinio dellaScuola regionale lombarda di alpini-smo, del CRUSM dell’UniversitàStatale di Milano, del Comune diMilano e del Consiglio di Zona 1 delComune di Milano. Il premio è attri-buito alle persone, o gruppi di persone,che si sono particolarmente prodigate,con discrezione, dedizione e in modo

volontaristico, per la difesa e la pro-mozione della montagna nel campodell’ambiente, della cultura, dell’alpi-nismo e della solidarietà.

Tra i premiati, nella Sezione cultu-ra il riconoscimento è andato a ElioGuastalli, nostro collaboratore, con laseguente motivazione:

“Elio Guastalli, insegnante si èdistinto per la sua grande passione perla montagna e il suo mettersi a servi-zio della stessa e della comunità attra-verso il suo impegno all’interno delC.A.I., non solo come Istruttore dialpinismo ma attraverso diverse atti-vità del Soccorso alpino e speleologi-co del C.A.I. Guastalli è per moltianni Responsabile del Soccorso alpi-

no di Pavia e dell’Oltrepò e dal 1994è membro del Centro studi materiali etecniche del C.A.I. Ammirevole è lasua dedizione e il suo impegno nelcampo della prevenzione degli inci-denti: è responsabile e curatore delprogetto nazionale SICURI IN MON-TAGNA del Corpo nazionale di soc-corso alpino e speleologico. Il proget-to nato nel 1999, è ora un progettonazionale volto a promuovere la pre-venzione in tante attività praticate inmontagna: l’escursionismo su sentie-ri, l’arrampicata in falesia, la ricercadi funghi, l’attività sulla neve e le fer-rate. La Sua è una vita dedicata afavore del miglioramento. Per questocura dispense e organizza eventi dedi-cati alla prevenzione con la partecipa-zione di tecnici del Soccorso alpino,accompagnatori d’escursionismo ed’alpinismo giovanile, istruttori dialpinismo e scialpinismo, guide alpi-ne, sezioni e commissioni tecnicheC.A.I., rappresentanti di enti e asso-ciazioni.”.

La redazione non può che associar-si con la giuria della manifestazioneper questa oculata scelta e complimen-tarsi con Elio per questo prestigiosoriconoscimento frutto di tanti anni dipassione e di silenzioso impegno.

La redazioneil Soccorso Alpino SpeleoSoccorso

foto 15 foto 16 foto 175. Svincolare il nodo autobloccante machard fino a rimettere in carico il discensore (foto 15 e 16).

6. Rimuovere il machard dalla corda,eliminare la chiave di bloccaggio dal

discensore e riprendere la calata o gestione della corda (foto 17).

PPrreemmiioo MMaarrcceelllloo MMeerroonnii

15dicembre 2015 il Soccorso Alpino

C he i nomi definiscano la naturadelle cose è questione risaputa!Partendo da questo assunto, se

avessimo dovuto contenere in un nome oin una sigla il complesso delle attività svi-luppate durante il progetto non avremmopotuto trovare soluzione migliore.

JFWEDROP (Joint Force WaterEnvironment Disaster Relief OperationsPlatform), per gli intimi JF, è un progettonato da un’iniziativa presentata nel 2012dal Dipartimento della Protezione Civilealla Commissione Europea – DirezioneGenerale per gli aiuti umanitari e prote-zione civile che lo ha finanziato nell’am-bito dei bandi volti al sostegno delle atti-vità per la prevenzione e preparazione deirischi da parte degli Stati membri.

Si tratta di un lavoro nato oltre tre an-ni fa, a seguito dell’interesse suscitato inEuropa dalla complessa gestione dellaEmergenza Costa Concordia e dal desi-derio di voler mettere a frutto l’esperien-za maturata sul campo di uno dei maggioridisastri marittimi della storia recente chegià in due importanti appuntamenti deglianni scorsi, un workshop sul tema del soc-corso a mare organizzato nel 2012all’Isola del Giglio e l’esercitazione in-ternazionale TWIST svoltasi nel 2013 nel-la provincia di Salerno, era stato sotto lalente di ingrandimento degli esperti in-ternazionali.

Definire uno standard operativo dedi-cato alle emergenze acquatiche, che si av-valga di tecniche subacquee e di deriva-zione speleo-alpina, uno standard che pos-

sa diventare la base di riferimento, a li-vello europeo, per missioni internaziona-li, è stato il principale obiettivo del pro-getto JFWEDROP. Un lavoro complessoche per essere efficacemente svolto nonpoteva non disporre dei massimi espertidel settore del nostro Paese e dei Paesi chehanno aderito all’iniziativa: il RegnoUnito, la Svezia e i Paesi Bassi.

Portare avanti una simile idea proget-tuale diventa, infatti, meno complesso sesi può fare affidamento sul coinvolgi-mento delle migliori professionalità delsettore disponibili a livello europeo. Dalgiugno 2013, attraverso seminari dedica-ti, gli esperti si sono confrontati per ri-spondere a domande: quale è il perimetrodell’azione? Quali le risorse necessarie?E quali le procedure che adottiamo peressere efficaci?

Per dare sostanza e avere un riscontrosulla bontà o meno del percorso intrapre-so è stato necessario testare sul campoquanto definito nelle procedure e fare va-lutare gli esiti dei tre anni di lavoro ad al-cuni esperti osservatori esterni. Questo,dunque, è stato il principale obiettivo del-l’esercitazione svoltasi a inizio novembrea Portovenere, La Spezia, presso la base diCOMSUBIN della Marina Militare TeseoTesei. Oltre al Dipartimento dellaProtezione civile quale Istituzione coor-dinatrice, hanno partecipato il Corpo na-zionale soccorso alpino e speleologico, ilCorpo nazionale dei Vigili del fuoco, ilGruppo operativo subacquei della Marinamilitare e i Sommozzatori dei Carabinieri

e della Guardia costiera. Il respiro inter-nazionale è stato garantito dalla presenzadella Guardia costiera e della Marina mi-litare sia svedese che olandese, nonchédal Fire Service inglese.

Sono stati 150 gli operatori apparte-nenti ai team dei vari Paesi, Italia com-presa, che hanno preso parte alle attivitàesercitative: un numero importante diesperti ai quali è stato chiesto proprio diesprimersi sulle soluzioni individuate nelcorso del progetto. Come detto, insiemealle squadre operative, sono stati presen-ti a Portovenere anche osservatori appar-tenenti ad altri Paesi partecipanti alMeccanismo europeo di Protezione civi-le che hanno ulteriormente arricchito illivello e il target dell’intero progetto.

La capacità di operare in ambientiostili combinando tecniche scuba conquelle speleologiche ha posto ilC.N.S.A.S. come un attore importante nelprocesso di costruzione dello standardoperativo in via di definizione. Il proget-to, infatti, terminerà a febbraio 2016 e i ri-sultati saranno presentati a Bruxelles sot-to forma di una proposta concreta di stan-dard che, auspichiamo, possano essere ri-conosciuti ufficialmente a livello europeoper assetti operativi simili a quelli testati.

Un progetto così ambizioso richiedeanche la capacità di essere letto, interpre-tato e compreso con lenti differenti daquelle solite con cui il singolo parteci-pante o Ente osserva l’orizzonte delle pro-prie competenze e capacità. E tale è statol’approccio richiesto ai partecipanti, che

JJFFWWEEDDRROOPPUUnn aaccrroonniimmoo ccoommpplleessssoo ppeerr uunn pprrooggeettttoo aammbbiizziioossoo

13 gennaio 2012La sera del 13 gennaio 2012, la nave Costa Concordia, innavigazione da Civitavecchia a Savona per una crociera nelMediterraneo, con partenza da Civitavecchia, ha urtato alle21:45, per una manovra errata, il più piccolo degli scoglidelle Scole, situato a circa 500 metri dal porto dell’ Isoladel Giglio, provocando uno squarcio di settanta metri nelloscafo.Nell’incidente sono morte 32 persone.Le immagini della nave abbandonata sugli scogli e delleoperazioni di salvataggio dei passeggeri inviate dalletelevisioni hanno interessato e sconvolto tutto il mondo.La Comunità europea si è resa conto che in caso di disastriche coinvolgano strutture con l’interessamento di tantepersone in un ambiente acquatico completamente sommersoo tra acqua e aria i soccorsi dei pericolanti e il recuperodelle salme presentano problemi enormi.Problemi che potrebbero essere ulteriormente aggravati dalnumero delle persone eventualmente coinvolte (alcune navida crociera di ultima generazione hanno a bordo sino asettemila tra marinai dell’equipaggio e croceristi) e dallapossibilità che simili episodi si possano verificare in Paesiche non hanno strutture, mezzi e capacità in grado diaffrontare tali eventi.Alla luce di questi timori la Comunità europea ha volutorendersi parte promotrice di una struttura internazionalecapace di intervenire in episodi del genere.Per questo ha finanziato un Progetto (definito JFWEDROP)affidato al coordinamento e allo stimolo della Protezionecivile italiana.Quella che segue è la relazione dei lavori svolti perrealizzare questa struttura internazionale in grado dioperare su tali tragici scenari.

JFWEDROP Joint Force Water EnviromentDisaster Relief Operations PlatformStoria del progetto con particolare riferimento alla partecipazione del CNSAS

Scopo del progetto è stato:1. sviluppare un concetto di assetto operativo misto Sub e

T.R.O. (Technical Rescue Operations), si intendono quelle tec-niche che permettono di operare in ambiente anfibio tra acqua earia, in ambito C.N.S.A.S. sono assimilate alle tecniche di forra;

2. migliorare la capacità delle squadre nazionali delMeccanismo di affrontare le operazioni di emergenza marittimefornendo una metodologia e una procedura di livello operativo perun’operazione multiagency;

3. aumentare la cooperazione multinazionale nel campo del-le operazioni di soccorso in ambiente acquatico;

4. proporre regole per la classificazione di tali attività opera-tive per la Commissione europea.

In sostanza si sta creando un organismo internazionale chepossa intervenire in aiuto di una Nazione che non sia in grado, au-tonomamente, di portare sino in fondo le operazioni di salvatag-gio e recupero in caso di incidenti che coinvolgano un grande nu-mero di persone in ambienti circoscritti ed in acqua, sia in mareche in bacini interni.

L’esempio classico è quanto accaduto con la Costa Concordiama i teatri ipotizzati sono molti e spaziano da salvataggi post-ter-remoto e/o tsunami, a rovesciamenti di navi porta container e al-tri ancora.

“Capacità tecniche miste subacquee e superficiali per la lo-calizzazione, ricerca, salvataggio o recupero di vittime in ambientisommersi o parzialmente sommersi, quando la gravità di un even-to richiede alti livelli di capacità subacquee e di superficie, di co-mando e controllo tecnico nonché l’esperienza tattica per le atti-vità di soccorso”.

L’Ente europeo preposto chiederà l’intervento di un team so-

dopo passo, cordialità e fiducia e ricavan-done esperienze preziosissime.

David FabiPresidenza del Consiglio dei MinistriDipartimento della Protezione Civile

Ufficio IV - Gestione delle emergenzeServizio mobilità e servizi essenziali

Mi permetto una parentesi di caratte-re personale: ciò che rende unico il lavo-ro che fa un operatore di protezione civi-le è la possibilità di camminare in luoghiche non si conoscono con il passo delviandante, incontrando persone incredi-bili conquistando insieme a questi, passo

ha permesso la creazione di una sinergiavincente tra i quattro Paesi e tra i diversicorpi specialistici subacquei e speleo-al-pini e che ha permesso di sviluppare unalinea-guida in cui sono confluiti tra l’altroaspetti delicati quali sicurezza, dotazionitecniche e procedure operative complesse.

il Soccorso Alpino dicembre 201516

1 Organizzazione e gestioneUna parte molto importante dalla quale si aspettavano indi-

cazioni e suggerimenti forse ancora più importanti di quelli deri-vanti dalla parte pratica, soprattutto per il futuro del progetto.

Quattro i team di intelligence che hanno pianificato gli eser-cizi, dato disposizioni per la ricerca e sovrainteso alle operazio-ni e uno quello di osservatori addetti alla supervisione e control-lo del corretto svolgimento degli esercizi.

— “Nella prima fase dell’esercitazione, l’intelligence Teamè stato coinvolto in un esercizio teorico (table top exercise) conlo scopo principale di testare le linee guida elaborate durante lapianificazione del progetto JFWEDROP. L’intelligence Team,composto da un team leader, tre subacquei e un tecnico espertodi recupero, ha attuato le linee guida e pianificato le operazionidi recupero in quattro diversi scenari: naufragio nave da crociera,naufragio traghetto, naufragio nave porta container, crollo di una

A tale esercitazione hanno partecipato tutte le componenti na-zionali ed estere che fanno parte del Progetto e, in particolare

IT Protezione civile nazionale;IT Marina militare: Reparto sommozzatori e palombari;IT Vigili del fuoco: sommozzatori e S.A.F.;IT Guardia costiera: sommozzatori;IT Carabinieri: sommozzatori;IT C.N.S.A.S.: sommozzatori e forristi;UK Guardia costiera: sommozzatori;UK Search and Rescue Unit;ND Guardia costiera: sommozzatori;SW Guardia costiera: sommozzatori.Il C.N.S.A.S. nell’esercitazione è stato presente con tredici

tecnici volontari ed in particolare con:1 tecnico nell’Intelligence team ( Ernesto Pavoni – V Zona

speleologica – Lazio);2 tecnici nel Managing team ( Roberto Carminucci Vice re-

sponsabile nazionale Soccorso speleologico, Claudio Giudici - VZona speleologica – Lazio);

1 tecnico nell’Observer team ( Roberto Corti – Responsabilenazionale Soccorso speleologico);

3 tecnici subacquei in assetto speleosub (Duilio Cobol opera-tore e team manager, Marco Broglio, Stefano Maselli) tutti del-la Commissione speleosubacquea;

6 tecnici team T.R.O. (forristi) in assetto forra completo di mu-ta (team manager Giovanni Pizzorni e Burlone, Cappai, Galli,Kob, Montese) tutti I.N.For. o I.R.For. o O.S.F.

L’attività svolta nell’esercitazione da parte dei tecniciC.N.S.A.S. si può dividere in tre settori:

lo su richiesta del Paese luogo dell’evento che dichiari espressa-mente di non essere in grado di operare con le sue sole forze.

Primissima fase dell’intervento operativo del JFWEDROPsarà l’invio di un intelligence team di poche persone con lo sco-po di rendersi conto dell’accaduto, fare il punto della situazionee valutare le risorse da impiegare ed i tempi necessari.

Di detto team faranno parte anche tre subacquei delC.N.S.A.S. con equipaggiamento leggero per compiere immer-sioni esplorative e riferire al Coordinamento.

In un secondo momento saranno chiamate ad intervenire le al-tre squadre a seconda del tipo di intervento e della complessità dellavoro da svolgere.

In questa fase potrebbe essere chiamata ad operare una squa-dra T.R.O. (tecniche ed equipaggiamento da forra) del C.N.S.A.S.destinata ad ambienti tra acqua ed aria.

Di questo progetto fanno parte dall’inizioItalia: Dipartimento protezione civile; MMI; CC; VVF; CdP;

C.N.S.A.S. United Kingdom: CFOA Limited, Fire & Rescue Service. Sweden: MSB; Coast Guard. Netherlands: NOC; Dutch Navy. Il progetto è stato messo a punto dopo numerose riunioni tra

cui le più significative sono state (e sempre con la presenza di al-meno un rappresentante attivo del C.N.S.A.S.):

Workshop I 9 – 11 giugno 2014 Roma (Italia)Workshop II 3 – 5 novembre 2014 Karlsrona (Svezia)Workshop III 9 – 11 febbraio2015 Maidstone (Inghilterra)Workshop IV 6 – 8 luglio 2015 La Spezia (Italia)

Finita la parte preliminare di studio e delle capacità teorichedei vari Enti di tutta Europa interessati, si è voluto mettere alla pro-va in pratica l’operatività reale e la capacità di coordinamento del-le forze interessate al Progetto.

Prova quanto mai necessaria e importante perché coinvolgentemolte realtà di varia provenienza, ognuna di altissimo livellooperativo ma con le proprie modalità d’intervento e protocolli darispettare.

Quindi l’ultimo e più impegnativo evento è stato l’esercitazionea Porto Venere, alle Le Grazie, ospiti della Base COMSUBIN –MMI - sede del Gruppo incursori Teseo Tesei dal 1 al 5 novem-bre 2015.

Si è realizzato un insieme tra attività operative reali e valuta-zione teorica del coordinamento generale tra le varie componen-ti con lo scopo principale di mettere alla prova le S.O.P. (StandardOperating Procedure) codificate nel corso di tutta la programma-zione svolta in precedenza nel corso dei workshop.

dicembre 2015 il Soccorso Alpino 17

2.1 A terra— “L’esercitazione prevede la calata di sommozzatori e dei

relativi materiali dalla strada soprastante la banchina. Si può ca-lare direttamente da un ponte o sfruttare la scarpata e il succes-sivo muraglione. La calata dal ponte è sicuramente la più facileed è quella scelta dalle squadre T.R.O. dei Vigili del fuoco e delS.a.R. inglese. Entrambe utilizzeranno il palo pescante.

Durante la prima parte della mattinata, prima dell’esercita-zione, i nostri T.R.O. hanno realizzato una piccola teleferica die-tro alla tenda di team in maniera da far provare ai subacquei sve-desi la manovra che avrebbero poi utilizzato nel pomeriggio.Scelta furba e vincente.

Noi decidiamo di utilizzare una teleferica che ci porterà di-rettamente in banchina. Siamo sull’ordine dei quaranta metri.

L’ancoraggio a monte è realizzato su tre punti utilizzando unpalo della luce, una ringhiera e un furgone per ulteriore sicurezza(non si possono usare SPIT per rispetto del luogo storico).

Quello a valle sulla bitta e sui maniglioni in banchina.Oltre alla teleferica con relativa corda di calata vengono rea-

lizzate due linee di servizio (a destra e a sinistra) che permette-ranno il posizionamento in sicurezza dei due tecnici che realiz-zeranno il deviatore umano per non far toccare le corde e per per-mettere l’accesso alla parte aerea della teleferica dei sommoz-zatori in maniera fluida e non traumatica.

In trenta minuti l’installazione è completata e successiva-mente vengono calati i primi due subacquei.

Seguono due viaggi di materiali, poi altri tre subacquei e quin-di gli ultimi tre viaggi di materiale.

Nonostante la pioggia e la sopraggiunta oscurità in novan-ta minuti tutta la squadra subacquea è in banchina e possono co-sì cominciare le immersioni negli scenari acquatici dei containerche simulano locali sommersi nell’incidente.

Finita velocemente questa fase, la squadra T.R.O. smonta tut-to l’allestimento della teleferica e raggiunge la banchina per ef-fettuare il recupero dei manichini e quello successivo dei subac-quei dall’acqua.

In anticipo di quasi un’ora sulla tabella di marcia conclu-diamo la manovra. Entrambi i manichini sono recuperati e suc-cessivamente riposizionati nei container sommersi. Viene attrez-zata una linea di sicura in banchina per permettere alla squadraT.R.O. di ancorarsi nella fase di recupero dei sub dall’acqua.”

(a cura di Giovanni Pizzorni)

2.2 Sulla PiaveTeatro di questa fase di esercitazione è stato una vecchia bet-

tolina, la Piave, ormeggiata nella piccola baia antistante al molodi partenza dei subacquei.

Si tratta di un rudere ancora galleggiante ed usato per le eser-citazioni degli specialisti del COMSUBIN.

Si è utilizzata ai nostri scopi per tre scenari.

2.2.3— “L’esercizio prevede l’ammaraggio e il successivo recu-

pero dei sub dal castello di poppa di nave Piave.Lo spazio è confinato in pochi metri quadrati e l’accesso al

mare è ristretto a un varco di circa 1,5 m per simulare un vanoascensori di una nave. In questo esercizio abbiamo deciso di coin-volgere anche un subacqueo C.N.S.A.S. che opererà in acqua inqualità di assistente alle manovre di assemblaggio dei subacqueisvedesi, alle dirette dipendenze della squadra T.R.O.

Il nostro subacqueo è calato per primo in corda singola su fre-no arretrato e corda deviata da operatore collocato all’esternodella murata della nave. La barella basket è calata in posizioneorizzontale su doppia corda con la duplice funzione di supportoper appoggiare i materiali dei subacquei in fase di allestimentoe per il recupero dei manichini in posizione orizzontale.

Sono calati i subacquei in alternanza con il loro materiale el’operatore T.R.O. in acqua fornisce l’aiuto per l’assemblaggiodelle attrezzature sul sommozzatore.

Una volta in acqua sia l’operatore con bombole che quellocon l’ombelicale incomincia la ricerca all’interno dell’elicotte-ro sommerso.

I subacquei riemergono con il manichino che è messo nellabarella che viene recuperata in posizione orizzontale. Una voltaa bordo è trasferita a centro nave e da qui sul gommone per es-sere trasferita in banchina. Si ripete la manovra al contrario e ilmanichino viene riposizionato all’interno dell’elicottero som-merso.

struttura portuale. Trattandosi di un progetto sviluppato da unconsorzio di nazioni Europee, il tutto si è svolto utilizzando la lin-gua inglese.

L’intelligence Team che ha coinvolto il tecnico esperto di re-cupero del C.N.S.A.S. era caratterizzato dalla presenza di com-ponenti provenienti da ben cinque diverse organizzazioni di soc-corso: subacquei della Marina militare, della Capitaneria diporto, dei Carabinieri e dei Vigili del fuoco.”

(a cura di E.P.)

2 Operazioni TROL’esercitazione ci ha visto, in qualità di T.R.O., affiancati al-

la squadra sommozzatori svedese.La loro squadra intervenuta all’esercitazione era composta so-

lo da subacquei (peraltro bravissimi!) senza alcuna esperienza dimovimento in terreno impervio.

Essendo subacquei preparati ad attività con attrezzatura pe-sante adatta a lavoro (ad esempio taglio di lamiere), predispostiad immersione in acque fortemente inquinate e con tecnica di im-mersione con cordone ombelicale (come i subacquei MMI eVVF) era particolarmente necessario aiutarli, negli scenari ipo-tizzati, a raggiungere in modo sicuro l’acqua con la loro attrez-zatura.

Nostro compito era, quindi, di operare quale squadra di sup-porto tecnico-logistico per permettere a questi subacquei l’ap-proccio all’acqua e il loro recupero in tutte quelle situazioni di am-biente esposto, verticalità, spazi angusti altrimenti inaccessibili perun operatore in assetto.

La squadra T.R.O. era anche incaricata di svolgere operazio-ni search and rescue all’interno della nave in completa autono-mia e solamente in ambienti non contaminati.

il Soccorso Alpino dicembre 201518

Il tutto si è svolto in maniera fluida e veloce e ampiamente inanticipo sui tempi previsti.”

(a cura di Giovanni Pizzorni)

2.2.4— “La manovra si svolge sul castello di prua di nave Piave. Le modalità sono le stesse della mattina ma lo scenario è leg-

germente più complesso. La prua spancia molto di più e sia la ca-lata che la discesa sono nel vuoto. E’ più difficile entrare e usci-re dalla fiancata.

Nonostante questo decidiamo di accrescere ulteriormente ladifficoltà calando e recuperando i subacquei in assetto comple-to. Decidiamo altresì di mettere due operatori T.R.O. in acqua.

Al nostro uomo si aggiunge anche un subacqueo svedese.Infine, essendo la ringhiera marcia alla base sul lato destro, sia-mo costretti ad operare compattando tutti gli attacchi in uno spa-zio ristrettissimo come sicura passiva.

Per garantirci un migliore recupero quando, alla fine dellaparte verticale, dovremo tirare a bordo, allestiamo anche un pa-ranco supplementare che dapprima lavora come sicura passivae nella sequenza finale come recupero. L’allestimento del siste-ma dura trenta minuti, dopodiché iniziamo a calare i subacquei.

Il loro lavoro consiste nel recuperare una salma all’internodi un’automobile.

Una volta in superficie, il manichino viene imbarellato dai dueT.R.O. che sono molto più veloci in virtù del fatto che non sonoappesantiti dalle attrezzature.

Il recupero della barella avviene in contrappeso con tiro ba-ricentrico.

A questo punto solita procedura del trasporto a centro nave,gommone, etc.

La manovra si conclude con il riposizionamento del mani-chino e con il recupero dei T.R.O. e dei subacquei.

Finiamo con circa un’ora di anticipo rispetto alle altre squa-dre.

Inoltre gli svedesi ci chiedono se siamo disposti a simulareuna manovra di recupero per un subacqueo che avesse problemitecnici o fisici durante le operazioni. Giustamente si domandano,non avendo un gommone di assistenza, cosa succederebbe in ca-so di malore di un subacqueo. I subacquei si immergono e poi rie-mergono con uno dei due che sostiene l’altro. Aiutato dall’ope-ratore T.R.O. in acqua, il subacqueo leva l’attrezzatura al-l’infortunato e la appende a una corda di servizio precedente-mente calata.

A questo punto il ferito è imbarellato e viene anche messo iltriangolo di evacuazione. Avendo solo la barella con le cinghie

di chiusura esterne colleghiamo anche una corda di sicura altriangolo.

Iniziamo il recupero e il ferito viene issato a bordo in posi-zione orizzontale. Gli svedesi sono piacevolmente stupiti! La ma-novra termina con il recupero dei materiali e dei restanti due su-bacquei in acqua.”

(a cura di Giovanni Pizzorni)

3. Operazioni degli speleosub— “Sono stati messi in precedenza dei target sommersi, im-

maginati come parti di nave, poi in realtà rivelatisi un elicottero(affondato a poppa della nave), un’automobile (affondata a prua)e due container di 6 x 2,5 m con delle paratie interne, per simu-lare degli spazi confinati all’interno dell’ipotetica nave affonda-ta.

Per noi non era prevista la penetrazione all’interno dellestrutture, perciò abbiamo segnalato la presenza di eventuali var-chi d’accesso e riportato quanto ci è stato possibile scorgere at-traverso i varchi suddetti.

Abbiamo anche immaginato di cercare delle persone poten-zialmente vive, magari intrappolate in qualche campana d’aria,perciò i nostri due subacquei hanno provato a percuotere le la-miere, sperando di ottenere qualche riscontro positivo dall’in-terno senza alcun risultato.

L’immersione è durata circa novanta minuti e poi, successi-vamente , è stata data assistenza ai T.R.O. nel loro lavoro di ca-late e recuperi dalla nave.”

(a cura di Duilio Cobol)

ConclusioniOra sta alla Comunità europea, che ha voluto questo proget-

to, decidere se e come rendere operativo tutto ciò che è stato fat-to con grande impegno da parte di tutti i partecipanti.

Da parte nostra possiamo andare orgogliosi delle professio-nalità e disponibilità mostrate in ogni fase dell’impostazione e del-la realizzazione del JFWEDROP.

I complimenti ricevuti da tutti, e in particolare dai nostriclienti svedesi, ci dimostrano che possiamo considerarci al top in-sieme a quanto di meglio espresso dall’Europa nel campo delSearch and Rescue anche al di fuori dell’ambito strettamentespeleo/forristico.

Grazie a tutti per il loro impegno.Claudio Giudici

dicembre 2015 il Soccorso Alpino 19

20 il Soccorso Alpino dicembre 2015

L o speaker del Premio Internazio -nale di Solidarietà Alpina, che sisvolge annualmente a Pinzolo,

ha introdotto la presentazione della 44aTarga d’argento ricordando che:

“Occorre guardare dentro se stessi,per migliorarsi; ciò succede in cima allamontagna o in solitudine”.

Ha proseguito ricordando che il gior-no precedente, durante il tradizionale in-contro tra il premiato e alcune classi dialunni delle scuole primarie e secondariedella Val Rendena, una bambina, rivol-gendosi al premiato 2015 Jan ApoloniuszRajwa, gli ha confidato un suo obiettivo:

” Da grande vorrei fare la guida alpi-na.” Jan Apoloniusz Rajwa gli rispostoha affettuosamente:

”Intanto studia e poi potrai realizza-re il tuo sogno”.

Denso di significato il caloroso ab-braccio degli alunni a Jan ApoloniuszRajwa. Un gesto spontaneo e profondoche ci auguriamo possa trasmettere allenuove generazioni quei valori che stannoalla base del Premio.

Lo speaker ha passato poi la parola alSindaco di Pinzolo Michele Cereghiniche ha esordito citando una frase diWalter Bonatti:

“Chi più in alto sale, più lontano ve-de; chi più lontano vede, più a lungo so-gna” sottolineando come queste parolesintetizzino la lungimiranza del cav.Angiolino Binelli e l’instancabile lavorodi tutto il comitato del Premio.

“… Il salire in alto di Angiolino, nonsolo per divertimento ma anche per soc-correre le persone, gli ha permesso divedere, da quelle montagne, molto lon-tano, ed è stata proprio questa sua capa-cità di vedere molto lontano che ci hapermesso di vivere, in questa Sala con-sigliare, oggi aperta al mondo, quei va-lori cardine che appartengono al nostroterritorio, alla nostra anima:

solidarietà e volontariato caratteriz-zati da tanti sacrifici…”.

Il Sindaco ha ringraziato infine siaJan Apoloniusz Rajwa che i Sindaci pre-senti, evidenziando che “… JanApoloniusz Rajwa diffonde nel mondonon solo i suoi valori ma anche i nostri,che sono valori che accomunano tutte legenti di montagna …”.

Il cav. Angiolino Binelli, deus ex ma-china della manifestazione, ha rimarcatol’importanza del Premio Internazionaledi Solidarietà Alpina, un prestigioso pre-mio che ha superato tutti i confini di-

ventando internazionale. Ha sottolineatoil concetto che:

“la gioia più grande che si prova inquesto mondo è salvare una vita umana,soldi, mangiare, bere non contano nullaquando si può restituire ad una famigliail proprio caro, anche se ferito. Questa,per noi, è la soddisfazione più grandeche possiamo ottenere”.

Binelli ha quindi consegnato la 44aTarga d’argento, assegnata per il 2015 alpolacco Jan Apoloniusz Rajwa, uomo divasta cultura, studioso e amante dellamontagna, una vita dedicata alla scienzae alla ricerca nel campo della speleolo-gia:

“Per aver contribuito con le sueprofonde conoscenze e la sua atti-vità didattica alla formazione deivolontari del soccorso alpino spe-cializzati in interventi nelle grotte”.

Ha preso quindi la parola JanApoloniusz Rajwa.

“Ho cercato, nella mia attività di in-segnante e di alpinista, di trasmettere ivalori più importanti e cioè:

la solidarietà e l’amicizia”. Ha ribadito l’importanza di trasmet-

tere ai giovani l’amore per la montagna:

PPrreemmiioo IInntteerrnnaazziioonnaallee ddii SSoolliiddaarriieettàà AAllppiinnaaPinzolo 19 settembre 2015LLaa 4444 TTaarrggaa dd’’aarrggeennttoo:: JJaann AAppoolloonniiuusszz RRaajjwwaaMMeeddaagglliiee dd’’oorroo aallllaa mmeemmoorriiaa:: AAllbbeerrttoo BBoonnaaffeeddee ee AAllddoo GGiiuussttiinnaa

aa ccuurraa ddiiAAlleessssiioo FFaabbbbrriiccaattoorree

21dicembre 2015 il Soccorso Alpino

”si deve iniziare ad istruirli sin dapiccoli”.

Con soddisfazione ha sottolineato che: “i giovani hanno compreso i valori

che avevo loro trasmesso e dimostranodi amare la montagna.”

Jan Apoloniusz Rajwa ha continuatodichiarando:

“sono rimasto favorevolmente sor-preso e contento di vedere i bambini del-le scuole di Pinzolo, partecipare al mioincontro, mi ha procurato commozione larichiesta dei bambini di abbracciarmi.La richiesta commovente, dimostra comecerti valori sono passati da generazionein generazione fino a questi giovani”.

A conclusione del suo intervento JanApoloniusz Rajwa ha donato al Comunedi Pinzolo un frammento di roccia di gra-nito proveniente dalla montagna polaccadove nel 1912 è stato fatto il primo in-tervento di soccorso alpino in Polonia.

Ha preso poi la parola la signoraMarta Zielińska Śliwka, Vice CapoMissione dell’Ambasciata dellaRepubblica di Polonia, che ha tratteg-giato la figura di Jan Apoloniusz Rajwadefinendolo:

”un uomo straordinario, con un gran-de cuore nel quale albergano molti tipi diamore.

Amore per l’umanità, rispetto per lavita, amore per salvare le persone che so-no in pericolo e tanta pazienza per inse-gnare agli studenti.

Amore per le montagne, all’inizioforse anche in forma spericolata, succes-sivamente in forma più matura.

Nonché gli amori personali.” Marta Zielińska Śliwka lo ha ringra-

ziato per questi amori e per la sua soli-darietà.

Tra i diversi interventi che si sonosucceduti riportiamo le parole delPresidente nazionale del Corpo naziona-le soccorso alpino e speleologico PierGiorgio Baldracco:

“Ringrazio l’organizzazione delPremio Internazionale di SolidarietàAlpina per il dodicesimo invito ricevutoper partecipare a questo evento che mi dala possibilità di conoscere persone au-tenticamente eccezionali. Quest’anno mifa particolarmente piacere sia stato scel-to un profondo conoscitore non solo del-la montagna ma anche del mondo ipo-geo. Jan Apoloniusz Rajwa ha coniuga-to due aspetti importanti delle nostremontagne: il sotto e il sopra della mon-tagna, aggiungendo un terzo punto, il sa-per divulgare, insegnare promuoverequelle culture che noi, come Soccorso al-

pino, ci dedichiamo quotidiana-mente a portare avanti.”

A conclusione della consegnadella 44a Targa d’argento lospeaker cita una frase pubblicatasul quotidiano L’Adige:

“Il Premio Internazionale diSolidarietà Alpina è diverso daitanti ricordi e riconoscimenti inquanto non premia eroi ma per-sone umili, spesso nascoste chenella montagna si sono prodigatenell’aiuto verso gli altri.“

Da alcuni anni questa ceri-monia comprende anche la con-segna di un riconoscimento a chinon può essere presente fisica-mente, a chi ha perso la vita inmontagna per salvare gli altri.Quest’anno, su segnalazione delPresidente nazionale del Corpo

nazionale soccorso alpino e speleologicoPier Giorgio Baldracco e del Delegatodel Servizio regionale del Veneto delCorpo nazionale soccorso alpino e spe-leologico Fabio Bristot, sono state con-segnate ai familiari le Medaglie d’oroalla memoria di Alberto Bonafede e AldoGiustina, tecnici del soccorso alpino di

San Vito, caduti durante una missione disoccorso sul Monte Pelmo. I due soc-corritori stavano recuperando una coppiadi alpinisti tedeschi incrodati, a 2.900metri di quota, sulla parete nord delPelmo quando un’enorme scarica di sas-si li travolse, spezzò le corde e li fece pre-cipitare in un volo mortale. Le ricerchedei loro corpi risultarono molto difficilicausa l’enormità della frana e duraronoparecchio tempo.

La cerimonia continua con lo speakerche legge parte della commovente lette-ra inviata dal papà di Fabrizio Spaziani,medaglia d’oro al merito civile:

“La medaglia d’oro del premio è de-dicata al loro sacrificio e noi genitori,famigliari, amici, consci di tanto ricono-scimento abbiamo la forza di portare il

Jan Apoloniusz Rajwa

Marta Zielińska Śliwka

Pier Giorgio Baldracco

22 il Soccorso Alpino dicembre 2015

nostro dolore unito a voi, affratellati in unabbraccio corale e siamo ripagati dalcalore del vostro cordoglio, dalla com-mossa partecipazione, dalla stregua vici-nanza solidale tipica della fiera gente dimontagna: queste sono le sensazioni, isentimenti che proviamo, che provammoallora e che proviamo oggi, e che cicompensano con tanto orgoglioso rim-pianto. Questi sono sentimenti che cicoinvolgono oggi nel partecipare al pre-mio, che suscita emozioni e riflessionisulla condivisione e i valori della fratel-lanza, che accomuna tutti gli uomini dibuona volontà disinteressati ma genero-si, soccorritori ma altruisti, come purecoraggiosi ed intraprendenti sul filo sot-tile dello sprezzo del pericolo estremo“.

A chiusura della cerimonia un calo-roso applauso al Coro Presanella diPinzolo che ha intonato il tradizionaleCanto della Montanara.

Alberto Magico BonafedeAldo GiustinaAll’alba del 31 agosto del 2011, alle 5:07 un’enorme porzione della parete, 2.500metri cubi di roccia, si frattura poco sotto la cima del Monte Pelmo trascinando consé per oltre settecento metri Alberto e Aldo, soccorritori della Stazione di San Vitodi Cadore, impegnati dalla sera precedente, assieme a due squadre, in un interventoin aiuto di due alpinisti feriti da una scarica di sassi sulla via Simon-Rossi, dopo itentativi di avvicinamento dell’eliambulanza del SUEM di Pieve di Cadore, resivani dalla nebbia. Erano partiti in una decina, avevano risalito la normale al Pelmo,1.200 metri di dislivello, carichi dell’attrezzatura necessaria per un recuperodall’alto e una violenta tempesta li aveva costretti a ripararsi per quasi due oreprima di riprendere le operazioni, iniziate dopo l’allestimento degli ancoraggi e lamessa in sicurezza alle 4:30 circa, quando Alberto e Aldo avevano iniziato ladiscesa verso i due uomini infortunati. Poi un boato nel buio, una corda spezzata dinetto, l’altra respinta ai compagni che assicuravano gli amici in calata, ormai pocodistanti dai rocciatori tedeschi in difficoltà, 115 metri sotto l’uscita in vetta. Alla luce del giorno del 31 agosto i due alpinisti tedeschi furono recuperatidall’elicottero, mentre un’ottantina di soccorritori di tutta la Delegazione Dolomitibellunesi, iniziarono ad alternarsi in turni di vigilanza in un campo tende avanzato,in attesa che il Pelmo cessasse di lasciare cadere materiale e permettesse loro diaddentrarsi nel ghiaione e di recuperare e ricomporre i poveri resti dei duesoccorritori. La tregua venne concessa il 2 settembre.

Alberto Magico BonafedeViveva a San Vito di Cadore con la compagna Marta e con i loro figli, Alice eNicola. Guida alpina ed elettricista assieme al fratello, aveva 43 anni ed era entratonel Soccorso alpino subito dopo aver terminato il servizio militare. Assiduofrequentatore delle sue montagne, ha aperto molte vie nuove, oltre ad aver salitotutte le classiche delle Dolomiti, e ha preso parte a una spedizione in Perù.

Aldo GiustinaSposato con Laura, un figlio, Alec, aveva 42 anni e lavorava nella propriafalegnameria con il fratello Roberto. Appassionato di mountain bike ed espertosciatore tanto da frequentare un corso specifico per il soccorso sulle piste, eraentrato a far parte del Soccorso alpino di San Vito di Cadore nel 1997, spinto dalprofondo amore per la montagna e dalla conoscenza delle vette del suo territorio.

Michela Canova

Fabio Bristot

Angiolino Binelli consegna ai familiari le Medaglie d’oro

alla memoria.

aa ccuurraa ddiiAAlleessssiioo FFaabbbbrriiccaattoorree

24 il Soccorso Alpino dicembre 2015

Presso il Nelson Mandela Forum si è svolto a Firenze il100° Congresso nazionale del Club alpino italiano. Il te-ma del Congresso era di grande attualità anche per il

Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico che è unaSezione nazionale del C.A.I.

Nel C.N.S.A.S. la componente volontaristica è sicuramenteampiamente preponderante pertanto il tema proposto dalCongresso era di notevole interesse, anche in considerazione al-le mutate esigenze della società attuale e il conseguente adegua-mento della legislazione vigente (in particolare la riforma delTerzo settore, al momento in esame al Senato.

Il Congresso era stato preparato da tre gruppi di lavoro chehanno approfondito rispettivamente i seguenti temi:

Volontariato nel CAI di oggi;Volontariato nel CAI di domani;Associazionismo e servizi.Del gruppo di lavoro Associazionismo e servizi ha fatto par-

te, in rappresentanza del C.N.S.A.S., Pier Giorgio Baldracco,Presidente nazionale C.N.S.A.S.

Pier Giorgio BaldraccoPrima di riportare la sintesi degli interventi, esposti al

Congresso, che possono maggiormente interagire con ilC.N.S.A.S. (tutte le relazioni integrali sono riportate nel sito delC.A.I. www.cai.it) riportiamo le considerazioni, post Congresso,raccolte dalla voce del Presidente nazionale C.N.S.A.S. PierGiorgio Baldracco.

“Dei vari argomenti relazionati e discussi durante il Congressodesidero soffermarmi su tre punti alquanto significativi.

Il Presidente del Deutscher Alpenverein (DAV) dott. JosefKlenner ha relazionato sull’attività della associazione che pre-siede, molto diffusa in tutta la Germania, e che annovera ben un milione 89.000 iscritti. In una nazione dove effettuando il rap-porto tra il numero dei soci ed i chilometri quadrati di effettivamontagna notiamo una differenza incredibile con i risultati italiani.I numeri così elevati di iscrizioni al DAV, in una nazione che an-novera poche catene montuose, ci deve stimolare degli interro-gativi. Ritengo che la chiave di volta sia che il DeutscherAlpenverein sia riuscito ad essere molto più poliedrico rispettoal C.A.I. in quanto svolge tutta una serie di azioni, molto utili vi-sti i risultati, verso il grande pubblico permettendo sicuramentedi allargare la base:

sevizi per la comunità, sia per chi frequenta la montagna siaper chi desidera trascorre il tempo libero all’aria aperta, qualesvago, oppure applicandosi in varie discipline sportive.

Esemplare il fatto che nel DAV sussista una sezione giovani,guidata dai giovani con uno statuto a se stante. Ciò lascia intra-vedere una struttura sicuramente molto grande, che offre innu-merevoli ed adeguati servizi che pertanto giustificano un nume-ro dei soci così alto.

Il secondo punto che mi preme sottolineare è la pietra lancia-ta dal presidente del Touring club italiano per predisporre una fu-tura collaborazione tra T.C.I. e C.A.I. strutture abbastanza similicon due campi di impiego ben distinti, ma che potrebbero assie-me proporre:

iniziative rivolte all’educazione della sostenibilità, iniziativeper una significativa innovazione, per una ben praticata condi-visione e collaborazione, per una cultura della collaborazione.

Collaborazione con il T.C.I. significa anche allargarsi in unequilibrio economico utilizzando tutte quelle grandi professiona-lità del volontariato presenti all’interno della nostra struttura.

E con questo concetto mi collego al terzo argomento che de-sidero sottolineare, cioè le risorse professionali che sussistononel mondo del volontariato. Infatti si dovrebbero utilizzare le co-noscenze, le professionalità dei soci affinché il C.A.I. si apra ver-so il grande pubblico, verso i frequentatori, non solo delle mon-tagne, ma anche delle colline, dei semplici sentieri e dei cammini,verso tutte quelle persone che svolgono varie attività ludi-co/sportive.

Ci si deve allontanare dal concetto di stampo Ottocentescodel Club con un ristretto e selezionato numero di membri, diVittoriana memoria, bensì aprirsi alla comunità e collaborare.Si potrà certamente mantenere un equilibrio economico validosfruttando, ripeto, le risorse del volontariato presenti in altissi-ma percentuale”.

Dopo l’introduzione al 100° Congresso da parte delPresidente generale del C.A.I., Umberto Martini, è stata data laparola agli illustri intervenuti.

Claudio De VincentiLa dott.ssa Bianca Maria Scalet, in rappresentanza del

Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio deiMinistri con le funzioni di Segretario del Consiglio dei Ministri,Claudio De Vincenti, dà lettura del messaggio affidatole daClaudio De Vincenti, essendo egli impossibilitato ad interveniredi persona.

“Ringrazio per l’invito al 100° Congresso nazionale, cherappresenta una meta eccezionale nella storia del C.A.I. costituitonel lontano 1863. Purtroppo a causa di altri impegni istituzionalinon mi è stato possibile essere presente anche se, da vero aman-te della montagna ed in qualità di socio del C.A.I. da 40 anni avreivoluto essere con voi per questo importante evento che tratta unaspetto fondamentale del Sodalizio ovvero il ruolo del volonta-riato ai fini di solidarietà e promozione sociale. Il C.A.I. con ilproprio ruolo associativo, fondato su sani ideali e sui valori eti-ci e morali dei suoi soci, svolge una funzione fondamentale edinsostituibile per la conoscenza del patrimonio alpino. La sua pre-senza sul territorio è ineguagliabile, con le sue ben cinquecentosezioni e più di 300 mila tesserati. Le molteplici attività delC.A.I. basate sulla passione della montagna e sull’impegno delvolontariato rappresentano uno strumento indispensabile per ladiffusione del turismo alpino e per la pratica dell’alpinismo. Lacura e la passione con cui il Sodalizio si occupa della tutela del-l’ambiente montano, della sicurezza di chi frequenta e pratica glisport di montagna, della didattica e della diffusione della cono-scenza della montagna e delle tecniche per frequentarla sono datutti riconosciute ed apprezzate. Le funzioni del Sodalizio sonoriconosciute anche a livello istituzionale.

L’importante risultato conseguito nel 2014, ovvero l’accre-ditamento da parte del Ministero dell’Istruzione, dell’Universitàe della Ricerca quale soggetto che offre formazione al persona-le della scuola, ha visto il riconoscimento ufficiale delle finalitàdidattiche dell’attività del C.A.I. Questo riconoscimento rap-presenta un rilevante risultato che consentirà al Sodalizio di muo-versi con maggiore autorità ed autonomia nel mondo della for-mazione. Negli ultimi anni si è osservato un crescente interesseda parte dei giovani per gli sport legati alla montagna, in parti-colare alle discipline libere, la cui pratica registra un costante in-cremento. In questo ambito il ruolo del C.A.I. è fondamentale nel-l’accompagnare questo interesse con una offerta adeguata allosviluppo ed all’evoluzione della attività sportiva in montagna, ga-

110000°° CCoonnggrreessssoo CCAAII •• 110000°° CCoonnggrreessssoo CCAAII •• 110000°° CCoonnggrreessssoo CCAAII •• 100° Congresso CAI • 100° Congresso CAI • 100° Congresso CAI

25dicembre 2015 il Soccorso Alpino

rantendo all’utenza la qualità, la sicurezza, la professionalità cheil C.A.I. può offrire.

Per questi motivi il Governo intende prestare la giusta atten-zione alle vostre proposte di riordino del settore, in particolare al-l’ordinamento della professione della guida alpina, con un pos-sibile ampliamento delle figure professionali ed una più precisadefinizione delle stesse.

Il 100° Congresso del C.A.I. guarda verso il futuro e si ponedelle domande lasciando intravedere un dibattito interno sullestrade da percorrere, in particolare per quanto riguarda uno deiprincipi fondamentali del sodalizio: il volontariato e la sua inso-stituibile funzione.

Quale evoluzione si può prevedere per un sistema associati-vo come quello del C.A.I.?

E’ certamente auspicabile che i cippi fondanti che hanno de-terminato il successo del C.A.I. e la costruzione di una base as-sociativa così ampia restino sostanzialmente invariati, in parti-colare l’opera del proprio Corpo volontario che con grande de-vozione e competenza rappresenta il punto di riferimento per tut-ti gli amanti della montagna che li accompagna verso una formadi turismo sostenibile ed una fruizione in sicurezza dei territorimontani e delle relative strutture.

Certo l’adeguamento del Sodalizio ad una società che si evol-ve è inevitabile ed il processo di adeguamento può anche com-prendere azioni che guardano all’Europa, alla creazione di rap-porti con altri Club alpini, alla costruzione di sinergie fra diversisoggetti che mirino a confermare e rafforzare l’autorevolezza ela leadership del C.A.I. e delle comunità montane.

Il C.A.I. del futuro sarà sempre animato dallo spirito di soli-darietà e di appartenenza che ha contraddistinto la sua storia, dal-la fondazione nel 1863 ad oggi, e non potrà prescindere dall’o-pera dei suoi volontari che come già detto costituiscono la strut-tura portante del sodalizio.

Nell’augurarvi un Congresso proficuo, portatore di idee e diproposte, desidero inviare il mio più caloroso saluto agli amicidel C.A.I. con cui condivido l’amore per la montagna ed i prin-cipi ispiratori”.

Franco IseppiSegue l’intervento del Presidente del Touring Club Italiano

(T.C.I.), Franco Iseppi, evidenziando che C.A.I. e T.C.I. hanno cer-tamente finalità differenti e strutture organizzative specifiche, maanche molti aspetti che contribuiscono ad unire le due strutture.

Franco Iseppi specifica quindi quali sono questi motivi.“ Una lunga storia in comune. Non solo per la collaborazio-

ne delle iniziative editoriali di rilievo, non solo perché siamo sta-ti sempre le due associazioni più aggreganti (T.C.I. + C.A.I. 600mila associati) ma sopratutto non dobbiamo dimenticare che lanostra fondazione, a poca distanza dal C.A.I., risale all’Italia ap-pena unita. Abbiamo una serie di valori distintivi che costitui-scono il nostro denominatore comune, rappresentiamo l’Italia cheesalta l’unità e la ricchezza delle diversità senza nazionalismi de-teriori né localismi esasperati.

Siamo orgogliosi di essere italiani e convinti di essere citta-dini a pieno titolo del mondo. Amiamo il nostro Paese, nel qua-le ritroviamo valori ambientali, artistici, culturali ed umani, chela storia, la geografia e l’ingegno dei nostri predecessori ci han-no lasciato in eredità.

Abbiamo anche in comune, legati all’attualità, il compito el’opportunità, che sono tipici delle grandi associazioni che nei

momenti di criticità e di cambiamento evolutivo devono e pos-sono accentuare la loro funzione sociale e culturale a benefi-cio della vasta comunità associativa, ma anche del nostro Paese.

Penso ad esempio all’esigenza di oggi di diffondere una po-litica di beni comuni e di patrimonio collettivo. Una cultura pre-sente nel nostro DNA, nei nostri comportamenti, tanto nel C.A.I.quanto nel T.C.I., associazioni che hanno sempre concretamen-te profuso il loro impegno e loro disponibilità propositiva ed ope-rativa per la conoscenza, la buona gestione e la valorizzazionedei nostri grandi e diffusi valori patrimoniali distintivi, senza li-mitarsi mai a chiedere, sempre e soltanto, l’intervento pubblico.

Oggi al C.A.I. e al T.C.I., associazioni che operano attiva-mente, grazie alla loro dimensione e alla loro storia, si devonochiedere un impegno di forte valore sociale, si deve chiedereesplicitamente di educare alla sostenibilità.

Noi, come T.C.I., esistiamo solo per spontanea e volontariacondivisione. Ammodernare le nostre funzioni per chi ha dasempre svolto un ruolo di servitore civile delle Istituzioni e deicittadini è naturale.

Adattamento ed evoluzione sono una strada da sempre pra-ticata. Ma oggi ci viene chiesto qualcosa di più, ci viene chiestoun qualcosa di più significativo di un normale ammodernamen-to, di una normale manutenzione delle nostre associazioni. Ci vie-ne chiesto innovazione significativa, le nostre associazioni han-no comportamenti distintivi non solo per i valori di riferimentoche esprimono ma anche per il modo con cui svolgono la loroattività.

Se quanto detto fin’ora è condivisibile, ed è leggibile nei do-cumenti preparatori di questo importante e storico appuntamen-to, non ci rimane che dare forma alle nostre idee comuni e allefunzioni che intendiamo svolgere.

Noto, leggendo le tesi che i gruppi di lavoro hanno prepara-to per sottoporle all’esame del Congresso, che avrete modo di ri-flettere sul ruolo del volontariato, della partecipazione dei socied anche dell’esigenza di contributi professionali ed imprendi-toriali. Ho letto uno specifico riferimento alla definizione diImpresa sociale, cui anche noi ci stiamo seriamente pensando.

Anche il T.C.I. sta lavorando intensamente per aggiornare ilsuo sistema organizzativo. Il nostro modello attuale ha elemen-ti di assoluta similitudine con il vostro, a partire dalla volontarietàgratuita di tutte le cariche decisionali e territoriali. Ma storica-mente si avvale di una struttura professionale da sempre organi-camente costituita. Ed è sul rapporto tra volontari e professioni-sti che abbiamo sempre lavorato per rendere il nostro operare piùautentico ed efficace, adeguandoci alle sfide che ci aspettano do-ve il volontariato e il professionismo, l’associazione e l’attivitàdi impresa, siano più sinergiche e capaci di realizzare una più am-pia ed organica partecipazione”.

Luigi BobbaHa quindi preso la parola Luigi Bobba, Sottosegretario del

Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali con delega per ilTerzo settore e le formazioni sociali, il cui Ministero è tra i pa-trocinatori del 100° Congresso C.A.I.

Luigi Bobba, da quaranta anni socio del C.A.I., ricorda cheè suo antenato quel Giovanni Bobba che nel 1896, assieme aLuigi Vaccarone, scrisse la Guida delle Alpi Occidentali.

Luigi Bobba riferisce di aver letto con particolare attenzionei lavori relativi a due dei temi di questo 100° Congresso C.A.I.:Volontariato del C.A.I. di oggi e Volontariato del C.A.I. di do-

100° Congresso CAI • 100° Congresso CAI • 100° Congresso CAI •• 110000°° CCoonnggrreessssoo CCAAII •• 110000°° CCoonnggrreessssoo CCAAII •• 110000°° CCoonnggrreessssoo CCAAII

26 il Soccorso Alpino dicembre 2015

mani. I relativi contributi forniscono da un lato un quadro chia-ro della situazione attuale della realtà associativa, dall’altro le sfi-de da affrontare e le scelte che è necessario compiere.

“ Il vostro ottimo lavoro di analisi, di studio e di proposte mipermette di effettuare alcune riflessioni inerenti al disegno che ilGoverno sta perseguendo nel riordinare ed innovare allo stessotempo il campo associativo e del volontariato che più general-mente chiamiamo Terzo settore”.

Riferendosi alle relazioni dice: “noto che voi avete tutte le fi-gure associative che ci sono nel campo del terzo settore: ai livelliterritoriali ci sono delle associazioni di promozione sociale, divolontariato, a volte in regime di onlus, altre volte di ente noncommerciale, in alcuni casi associazione con personalità giuridicariconosciuta, in altri casi ancora un’associazione di fatto, in piùcome voi, che nella dimensione nazionale della struttura delC.A.I., siete un ente pubblico non economico.

Voi presentate tutti gli elementi che sono stati all’origine del-la volontà del Governo di provare a semplificare, riordinare edinnovare il campo che più genericamente chiamiamo dell’impe-gno volontario, del legame associativo, della capacità attraver-so le reti di libere associazioni di perseguire le finalità di bene co-mune e cura dei beni comuni”.

Luigi Bobba sottolinea che il cuore della legge di riforma, at-tualmente in discussione al Senato, è perfettamente congruentecon gli obiettivi che il C.A.I. si è posto, ovvero far sì che quel prin-cipio costituzionale, che è contenuto nell’art. 118, ultimo comma,diventi effettivamente il cuore di tutta la legislazione, non solo pri-maria ma anche di quella secondaria, cioè dei regolamenti, dei de-creti e più in generale di tutto ciò che ha a che fare con le norme.

Nel C.A.I. si incrociano sia la capacità e la possibilità di for-nire attività e servizi ai propri soci, sia il prendersi cura di biso-gni, domande, situazioni che hanno necessità di una cura parti-colare. Ciò è particolarmente evidente nella Sezione nazionale delCorpo nazionale soccorso alpino e speleologico che ha un pro-prio statuto tipico delle associazioni di volontariato.

Sottolinea poi che l’incrocio di attività, dove legame asso-ciativo, impegno volontario, attività anche di carattere economicoe professionale sono intrecciate in qualche modo nelle vicendedella vita quotidiana del C.A.I., corrispondono ad un disegno cheil Governo, proprio con questa Legge delega, vuole semplifica-re e riordinare alla luce del principio che tutti gli enti del Terzosettore, che abbiano una natura di tipo privato, che perseguanofinalità civiche e solidaristiche, che svolgano attività di interes-se generale e che anche, eventualmente, producano o scambinodei beni o dei servizi di utilità sociale abbiano un loro status, unproprio statuto. E, dato che l’attività associativa è libera, all’in-terno di questo statuto si possano avere particolari regimi di so-stegno o favore di carattere fiscale in modo che l’attività sia so-stenuta programmaticamente dalle Istituzioni pubbliche.

In quest’ottica Luigi Bobba ritiene sia importante lo sforzoche il C.A.I sta facendo per ridefinire la forma dell’impegno delvolontario, per far collegare i servizi resi ai soci con l’attività vo-lontaria e per dare forma giuridico organizzativa alle attività chehanno maggior rilievo economico (come ha detto il Presidente delT.C.I., Franco Isetti, toccando un altro punto della Legge chevuole riordinare anche la figura giuridica dell’impresa sociale).Sicuramente molte delle attività che hanno una specifica naturaeconomica, cioè sono produzione e vendita di servizi o di beni(come accade anche nel complesso dell’attività del C.A.I.), for-se, potrebbero anche prendere questa forma.

Pertanto, senza snaturare l’originale natura associativa e l’im-pegno volontario, che è l’elemento basilare dell’Associazione madifferenziando gli strumenti, in modo da far sì che tutte le atti-vità abbiano comunque un ideale univoco, si potrebbero avere,allo stesso tempo, forme organizzative giuridiche diverse.

Luigi Bobba ritiene inoltre fondamentale un altro elementoche il C.A.I. propone, e che è consono con le finalità delleLegge, cioè la trasmissione di ideali, delle radici da una gene-razione all’altra.

A proposito di questo tema, per cui è stato evidenziato che al-cune attività fatte ora dai giovani sono lontane dallo spirito ori-ginario dei fondatori C.A.I., Luigi Bobba ritiene che il tema del-le radici antiche si possa trovare anche nelle forme nuove del-l’impegno civico volontario e solidaristico dei giovani. Ciò rap-presenta un elemento, uno sforzo, una sfida decisiva di questitempi. Non riguarda solo il C.A.I., riguarda la complessità di vi-ta delle associazioni che hanno una storia antica e che se vo-gliono guardare al futuro devono affrontare queste tematiche at-tingendo alle radici ma allo stesso tempo trovando il coraggio diintraprendere strade nuove.

Cita un’espressione ricordata nei vostri lavori ripresa daSeneca:

“Vive chi si rende utile, chi fa buon uso di se stesso, quelli chese ne stanno nascosti nella loro casa ed inattivi, sono nella lo-ro casa come in una tomba”.

Questo è un inno all’impegno civico volontario, ad uscire dal-la propria casa, a prendersi cura dei beni comuni, a creare lega-mi associativi, a fare qualcosa che abbia un valore ed un river-bero sulla realtà e sulle persone più deboli: è l’impegno chel’Associazione rivolge alle persone ed anche agli ambienti,quelli più vulnerabili come gli eco sistemi montani.

Ritiene quindi che le radici di attenzione e di cura dell’am-biente, di sviluppo di solidarietà, di amicizia, di presa in caricodei bisogni delle persone più deboli, della capacità di sviluppa-re nuove attività siano le sfide future del C.A.I.

Conclude dicendo: “il Governo, in particolare nel compitoche mi è stato affidato, è completamente disponibile a continua-re il confronto e il dialogo e recepire le istanze per i successividecreti della Legge in modo da far sì che la Legge riconosca unarealtà che esiste e allo stesso tempo apra strade nuove di inno-vazione, di cambiamento futuro”.

Dario FranceschiniIl Ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo,

Dario Franceschini, non potendo essere presente fisicamente al100° Congresso C.A.I., ha inviato il suo messaggio tramite unaregistrazione video realizzata il giorno precedente a Roma in oc-casione dell’incontro con il Presidente generale del C.A.I.Umberto Martini.

Il Ministro Dario Franceschini ricorda l’emozione quando ilpapà gli consegnò, ancora bambino, la tessera del C.A.I. e l’e-mozione che provò di esserne socio.

“Mi ha fatto ancor più piacere firmare a Roma al Ministerodei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT), ilprotocollo di intesa fra il C.A.I. ed il Ministero del Turismo, per-ché è un riconoscimento importante dato da una collaborazioneche prosegue da molto tempo, formalizzata e resa permanente daquesto protocollo con una valorizzazione del catasto dei sentie-ri, straordinario patrimonio custodito negli anni dal C.A.I., e delCorpo nazionale soccorso alpino e speleologico.

110000°° CCoonnggrreessssoo CCAAII •• 110000°° CCoonnggrreessssoo CCAAII •• 110000°° CCoonnggrreessssoo CCAAII •• 100° Congresso CAI • 100° Congresso CAI • 100° Congresso CAI

27dicembre 2015 il Soccorso Alpino

Il protocollo si inserisce perfettamente in quello che stiamocercando di fare con il Ministero della cultura e turismo: stiamopuntando ad un modello di turismo sostenibile, di qualità, in-telligente, che rispetti l’ambiente, che rispetti il paesaggio, cherispetti le bellezze naturali, in modo tale da far crescere il turi-smo nel nostro Paese.

Dall’altro lato dobbiamo puntare sul modello di turismo dif-fuso: vogliamo che l’offerta culturale turistica del nostro Paesesi moltiplichi, non sia limitata solo alle grandi città d’arte qualiFirenze, Venezia, Roma, luoghi bellissimi che hanno problemi disovraffollamento, mentre altre località sono poco conosciute.

Perciò abbiamo messo l’accento su questa strategia: il temadei percorsi ciclabili, dei treni storici (mille chilometri di ferro-vie dismesse), gli itinerari dei cammini (l’anno del giubileo,stiamo lavorando con varie associazioni che si occupano di cammini per costruire una rete e valorizzi quel straordinario pa-trimonio poco conosciuto e poco utilizzato che sono i camminiin Italia) stiamo lavorando sulla Francigena, sulla Appia antica,e c’è un progetto nel quale si inserisce perfettamente, grazie al la-voro del C.A.I., tutta la rete dei sentieri inseriti nel Catasto dei sentieri del C.A.I .

I progetti di valorizzazione dobbiamo farli assieme, non sol-tanto il pubblico, ma anche i privati e le associazioni come ilC.A.I. che da 152 anni ha a cuore l’ambiente e che ci ha indi-cato il museo diffuso e il turismo sostenibilemolto prima che que-sti termini fossero utilizzati”.

Josef KlennerRicordiamo la internazionalità del Congresso con la presen-

za del Presidente del Deutscher Alpenverein (DAV) JosefKlenner invitato a partecipare al 100° Congresso del C.A.I. per-ché relazionasse sull’importante incremento di soci registrato dalDAV che attualmente conta un milione 89.000 soci. Il PresidenteUmberto Martini ha ribadito: “noi non vogliamo copiare ma im-parare quali strategie sono state utilizzate per capirne di più”.

Luigi CiottiDi notevole impatto l’intervento di Don Luigi Ciotti,

Presidente di Associazione libera e socio della Sezione C.A.I. diPieve di Cadore, che con toni ieratici ha fatto un appassionantediscorso che ha riscosso applausi fragorosi dei presenti.

“Il lavoro preparatorio del C.A.I. per questo Congresso faonore a una grande realtà, che non teme di esaminarsi e di met-tersi in discussione, dimostrando di essere viva”.

Ha concluso dicendo: “Il grido della terra è il grido dei po-veri, degli esclusi, un grido che dobbiamo fare nostro perché il40% dei conflitti è per la terra, per le risorse naturali, per l’acqua.Non può essere l’economia a comandare sull’ecologia. Natura eCultura devono restare vicine per una cosa che si chiama Vita“.

Citiamo infine gli interventi di alcuni ospiti esterni al C.A.I.,ma rappresentanti di organizzazioni strettamente legate al C.A.I.

Giorgio GrussuGiorgio Grussu Forestry Officer at FAO Project coordina-

tor, è presente in rappresentanza del segretariato della MountainPartnership delle Nazioni Unite, alleanza volontaria delleNazioni Unite impegnata nella tutela, nella valorizzazione dei ter-ritori montani e dei loro abitanti ed è dedicata alla sostenibilitàdelle aree di montagna di tutto il mondo. Venne fondata tredicianni fa con il contributo di Italia e Svizzera. Oggi ne fanno par-

te 56 governi e oltre duecento organizzazioni internazionali. Lasede centrale è a Roma, presso la sede della FAO. Uno dei mem-bri è l’Unione internazionale delle associazioni alpinistiche(UIAA) per cui la presenza ha il significato di rafforzare la col-laborazione con il Club alpino italiano.

Dalla sua fondazione la Mountain Partnership ha lavorato perottenere un riconoscimento internazionale del ruolo degli eco-sistemi montani nel fornire risorse strategiche per lo sviluppo.

Le montagne sono uno degli ecosistemi più vulnerabili: a. generano tra il 60% e 80% di tutta l’acqua dolce del pia-

neta;b. subiscono però tutti gli aspetti negativi del cambiamento

climatico, dallo scioglimento dei ghiacciai ai sempre più frequentidisastri naturali;

c. subiscono la sempre crescente pressione sulle loro risor-se naturali che in molte parti del mondo sono ragione di tensio-ne sociale legate alla competizione per il controllo delle risorsesempre più scarse, tensioni sociali che possono sfociare in con-flitti che a loro volta possono innescare fenomeni migratori.

Secondo le ultime stime della FAO l’insicurezza alimentarenelle zone di montagna, o in via di sviluppo, colpisce una personasu tre.

Giorgio Grussu ha colto l’occasione del Congresso per fareuna richiesta ed un appello:

firmare la petizione che Mountain Partnership presenterà, co-me portavoce di tutti i Governi membri, alla conferenza sul cli-ma che si terrà a Parigi, a dicembre. Con questa petizione si chie-de che sia riservata una adeguata attenzione, da parte di tutti iGoverni che si riuniranno a Parigi, al tema dell’impatto del cam-biamento climatico sulle regioni di montagna e sulle popolazio-ni che vi abitano.

Ha comunicato inoltre che le Nazioni Unite hanno appena ap-provato ed adottato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

Ha infine proposto di festeggiare il 100° Congresso, pro-muovendo una iniziativa con Mountain Partnership: adottareuna montagna nel mondo per sostenere con Mountain Partner -ship un progetto di conservazione e sviluppo sostenibile in unodei nostri Paesi membri.

Frits VrijlandtIl Presidente della Union Internationale des Associations

d’Alpinisme (UIAA), Frits Vrijlandt, ha ricordato che alCongresso del C.A.I. del 1877 ci furono molte centinaia di par-tecipanti. Quintino Sella, Presidente del C.A.I., nel suo discorsoevidenziò l’essenza dell’alpinismo, inclusa la certificazione del-la guida alpina, lo studio del movimento dei ghiacciai e gli scon-ti per i viaggi in treno. Il suo discorso fece comprendere che que-sta era materia per una grande associazione di club alpini. Ci vol-lero 55 anni perché venisse fondata la UIAA.

La prima assemblea generale della UIAA si tenne nel 1934a Cortina d’Ampezzo.

Attualmente la UIAA sta preparando una dichiarazione sulcambiamento globale del clima che verrà presentata a Parigi indicembre alla conferenza sul clima.

Come nel C.A.I. anche nella UIAA vi sono diverse importantiattività per i giovani, ma l’arrampicata sportiva competitiva è sta-ta separata dalla UIAA nel 2007. L’arrampicata sportiva attrez-zata non ha la necessità di roccia naturale, è a basso costo ed èuna attività molto socializzante. Questa attività è molto attratti-va per i giovani ed ha ottenuto una nomination per una meda-

100° Congresso CAI • 100° Congresso CAI • 100° Congresso CAI •• 110000°° CCoonnggrreessssoo CCAAII •• 110000°° CCoonnggrreessssoo CCAAII •• 110000°° CCoonnggrreessssoo CCAAII

28 il Soccorso Alpino dicembre 2015

glia olimpica ai giochi di Tokio 2020. Questa separazione hacomplicato le cose per la UIAA ma con gli alpinisti siamo abi-tuati alle sfide e continueremo a difendere i nostri valori.

Nella UIAA c’è pure lo sport d’arrampicata su ghiaccio, cheè molto attraente per i giovani, anche se per un numero inferio-re di praticanti.

Per attrarre i giovani non si deve essere solamente più at-traenti: è una sfida per le piccole ma anche per le grandi asso-ciazioni e le più grandi associate alla UIAA, Germania e Austria,hanno dimostrato che è possibile trovare il giusto equilibrio traalpinismo, arrampicata sportiva ed escursionismo. Grazie poi alcontributo di molti volontari essi si prendono anche cura dellaprotezione ambientale, dei sentieri e dei rifugi, della loro storiae della loro cultura.

Se si è disponibili a nuove aperture non si deve dimenticarela propria storia. I valori dell’alpinismo quali fiducia, fratellan-za, amicizia e lealtà sono eterni. Ha concluso dicendo: ”sono si-curo che il C.A.I. avrà un buon futuro, non deve aver alcun timoredi prendersi il giusto tempo per cambiare. Chi va piano va sanoe va lontano”.

Markus ReitenerInfine è intervenuto Markus Reitener, Segretario generale del-

la Convenzione delle Alpi che ha ribadito che il C.A.I. è da sem-pre un partner importante per la Convenzione delle Alpi che, at-traverso i suoi strumenti supporta le iniziative organizzate e pro-mosse dalle Sezioni regionali e locali del C.A.I.

In un epoca caratterizzata da difficoltà, non solo economiche,egli ritiene importante che sia apprezzato il lavoro dei volontarigiovani e non più giovani, che dedicano il proprio tempo e le pro-prie risorse nel promuovere l’interazione tra l’uomo e l’ambien-te di montagna, avvicinando così di più i giovani e nel contem-po insegnando loro i valori e il rispetto di questo bene e la dife-sa della tradizioni, affinché fra le giovani e future generazionipassi il concetto che i territori di montagna non sono territorisvantaggiati rispetto a quelli di pianura.

Si tratta di territori sui quali si può e si deve investire in po-litiche sociali e del lavoro, mettendo la popolazione alpina nel-le condizioni di poter vivere in montagna con adeguati servizied opportunità, nonché rafforzando, anche attraverso il volon-tariato, la condivisione e la partecipazione tra chi abita in mon-tagna e chi vive nelle grandi città in pianura.

Per raggiungere questi risultati la Convenzione delle Alpi ri-tiene fondamentale incrementare i momenti e le opportunità dicooperazione tra i partner provenienti dai Paesi dell’arco alpino:approcci comuni e strategie mirate tra loro.

Il settore dove la partnership può essere più evidente sono: lasostenibilità ambientale, la tutela e la valorizzazione della bio-diversità ed una sostenibilità, anche in campo turistico.

Prima di fornire le conclusioni dei seminari monotematici daparte dei coordinatori dei Gruppi di lavoro si fornisce di segui-to la composizione dei Gruppi.

Volontariato nel CAI di oggiCoordinatore: Annibale Salsa - Past President generaleLorella Franceschini - Consigliere centraleAntonio Radice - Presidente Commissione nazionale Scuole

alpinismo, scialpinismo e arrampicata liberaRenato Aggio - Presidente Gruppo regionale LombardiaAldo Ghionna - Presidente Gruppo regionale Calabria

Flaminio Benetti - Presidente Sezione SondrioFrancesco Carrer - Presidente Gruppo Regionale Veneto/

gruppo di lavoro CAI-MIUR

Volontariato nel CAI di domaniCoordinatore: Roberto De Martin - Past President generaleEugenio di Marzio - Consigliere centralePaolo Valoti - Consigliere centraleGiuliano Bressan - Presidente s.o. Centro studi materiali e tec-

niche/scuola AlpiteamAlberto Rampini - Presidente Club alpino accademico italianoPaolo Vandone - Presidente Gruppo regionale UmbriaFabio Desideri - Presidente Gruppo regionale LazioDaniela Tomati - Presidente Sezione BiellaClaudio Bassetti - Presidente Sezione S.A.T. e Gruppo pro-

vinciale trentino

Associazionismo e serviziCoordinatore: Gabriele Bianchi - Past President generaleGian Carlo Nardi - Consigliere centralePier Giorgio Baldracco - Presidente nazionale Corpo nazio-

nale soccorso alpino e speleologicoAlberto Bianchi - Past President Sezione A.G.A.I/Collegio

nazionale guide alpineAntonio Zambon - Presidente Gruppo regionale Friuli

Venezia GiuliaLorenzo Monelli - Presidente Gruppo regionale MarcheCarlo Alberto Garzonio - Presidente Comitato scientifico

centraleLuigi Gaido - Socio Sezione TorinoDaniela Formica - Socia Sezione Torino e Presidente

Club 4000Emanuela Gherardi - Socia Sezione Bovisio Masciago/com-

mercialista CNSASSamuele Manzotti - Presidente Commissione centrale rifugi

ed opere alpine

Volontariato nel CAI di oggi (Annibale Salsa)Annibale Salsa, coordinatore del gruppo di lavoro

Volontariato nel CAI di oggi, non avendo potuto presenziare alCongresso ha inviato un messaggio cui è stata data lettura.

“L’incarico di coordinare questo gruppo di lavoro, che mi erastato affidato dal Presidente generale del C.A.I. non mi è statopossibile portarlo avanti come avrei desiderato a causa di impe-gni personali. Ringrazio il Presidente generale per la fiducia ac-cordatami e Francesco Carrer per essersi assunto l’onere delcoordinamento del gruppo.

Il lavoro da lui sviluppato ha toccato ogni aspetto dell’orga-nizzazione associativa del sodalizio. Si è voluto affrontare la que-stione del futuro associativo alla luce dei processi di cambia-mento in atto nella nostra società. Il mondo di oggi, lo sappiamo,tutto inghiotte, le gerarchie dei valori e dei bisogni sono capo-volte, gli ideali sono spesso messi in discussione e quindi è na-turale che una Associazione come la nostra, specchio riflettentedella società italiana degli ultimi 150 anni, sia chiamata a dareuna riflessione profonda, coraggiosa e radicale su se stessa e sulproprio ruolo.

La storia del sodalizio ha attraversato tre grandi fasi storiche:dapprima la nascita eroica; poi, tra le due guerre mondiali un al-largamento della fase associativa ma anche uno snaturamento deiprincipi costitutivi del sodalizio, piegato ad un uso strumentale

110000°° CCoonnggrreessssoo CCAAII •• 110000°° CCoonnggrreessssoo CCAAII •• 110000°° CCoonnggrreessssoo CCAAII •• 100° Congresso CAI • 100° Congresso CAI • 100° Congresso CAI

29dicembre 2015 il Soccorso Alpino

con fini extra associativi; infine nel secondo dopoguerra a cen-to anni dalla nascita avviene un passaggio fondamentale: loStato assegna al C.A.I. la natura giuridica di ente di diritto pub-blico, non economico a base associativa.

Con questo atto il Parlamento ha inteso tributare un ricono-scimento formale nei confronti della presenza attiva del Sodalizioall’interno della collettività nazionale. Si è voluto assegnare for-ma giuridica pubblicistica ad una presenza pubblica che, fin dal-la sue origini, il C.A.I. ha voluto promuovere e potenziare. Daquel momento la nuova collocazione della organizzazione cen-trale nell’ambito della Pubblica amministrazione e le risorse, chesono state messe a disposizione per le finalità riconosciute di in-teresse pubblico quali sentieri, rifugi, soccorso alpino, hanno se-gnato un indiscusso rilancio del Sodalizio nella società.

In tutto ciò l’impegno a carattere volontaristico non retribui-to nobilita e dà credibilità morale e deontologica all’agire asso-ciativo conformità a valori e principi non negoziabili.

Altra cosa è la natura pubblica che, a parte le buone ragionigià evidenziate nel contesto storico tra il 1963 e la fine degli an-ni Novanta, ha cominciato a mostrarsi inadeguata ai tempi, a par-tire dall’affermarsi del concetto secondo cui per assolvere fun-zioni pubbliche non è necessario avere una configurazione di di-ritto pubblico. L’assottigliamento progressivo delle risorse in ter-mini di trasferimento dallo stato ad ente C.A.I. è tale che oggi re-stano soltanto i vincoli. Il rapporto costi e benefici, positivo nelprecedente momento storico, non è più tale, se si esclude ilSoccorso alpino.

Inoltre i giovani di oggi e quelli di domani non comprendo-no più le pastoie burocratiche che una cultura datata, di matricepubblica, che ormai da tempo ha colonizzato in forme endemi-che e autoreferenziali anche il nostro operare interno, imponeall’Organizzazione.

La struttura regolamentare non può essere la camicia di for-za della normalizzazione burocratica, altrimenti le creatività gio-vanili rischiano di essere mortificate e non guidate con sapienzae saggezza da chi, a livello dirigenziale, deve interpretare la tra-dizione, come essa è stata da sempre, cioè una innovazione riu-scita.

Il rapporto tra volontariato professionale e professionismo vavisto e declinato con chiarezza e trasparenza, lontano dai veli diipocrisia di cui spesso si ammanta. Nella società complessa la di-stinzione dei ruoli e delle funzioni deve essere fissata con estre-mo rigore e i confini tra le diverse posizioni vanno tracciati conestrema chiarezza onde evitare malintesi e strumentalizzazioni.In tale modo si eviterà il falso moralismo di chi vorrebbe che tut-to fosse demandato al volontariato con il rischio della paralisi perla mancanza di certezza della definizione dei compiti e delle sca-denze.

Evitiamo di far passare per professionistici compiti che at-tengono alla sfera del volontariato; tante volte abbiamo rimarcatola distinzione tra volontariato professionale cioè competente, eprofessionismo tout court. Stiamo attenti a non confondere il fa-cile moralismo con la seria moralità.

L’eticità e la responsabilità dell’impegno del socio deveesplicarsi nel repertorio delle politiche associative, nell’operatoattivo volto alla sensibilizzazione nei confronti della conoscen-za e della frequentazione consapevole della montagna. Nel vo-lontariato vale la massima latina: “ad impossibilia nemo tenetur”,altrimenti si rischia la caduta nel dilettantismo e nella approssi-mazione dell’agire”.

Volontariato nel CAI di domani (Roberto De Martin) Il coordinatore Roberto De Martin sintetizza che il tema che

caratterizza il Congresso il Volontariato per il C.A.I. di domani,ha rappresentato l’opportunità per un necessario quanto oppor-tuno approfondimento sullo stato complessivo del Sodalizio,nella prospettiva di individuare e rimuovere eventuali veleni.

Un approfondimento che ha coinvolto non solo i Gruppi dilavoroma sopratutto la base sociale che ha portato ad esprimer-si attraverso contributi, anche via web, e all’iscrizione e parte-cipazione al Congresso.

C’è stato un approfondimento relativo ai dati di tesseramen-to da cui si rileva una diminuzione costante di soci. Tale anda-mento in generale rispecchia fattori di natura economica, ma que-sta ipotesi non sembra trovare conferma nella statistica. Infatti sirileva che la maggior diminuzione dei soci si è verificata nellearee di maggior ricchezza.

Quanto abbiamo segnalato ci autorizza ad ipotizzare che ladiminuzione dei soci sia indipendente da fattori di origine eco-nomica, o legati alla disoccupazione. Infatti nelle zone con mol-ta disoccupazione la diminuzione dei soci appare più contenutase non quasi in crescita.

Affrontare queste problematiche e formulare una valida ri-sposta non è assolutamente un’impresa semplice. Se si conside-ra che l’adesione al Sodalizio avviene nella maggior parte dei ca-si per usufruire delle iniziative organizzate dalla sezione, neconsegue che solo con il tempo e con la frequentazione dellaSezione può evolversi in un eventuale impegno nelle aree tec-niche amministrative della Sezione di appartenenza.

Il trend negativo del tesseramento, così come descritto e do-cumentato, rende necessarie analisi ed approfondimenti degliaspetti motivazionali, che sembrano mostrare i primi segnali dicriticità in termine di insufficiente capacità di attrazione delmondo giovanile. Fattore quest’ultimo di rilevante importanzastrategica.

Ciò premesso il Gruppo di lavoro ha orientato la propria at-tività nella ricerca ed individuazione di alcuni temi ritenuti di in-teresse generale, che potessero stimolare un contributo di idee,opinioni critiche, possibilmente non polemiche e pertanto co-struttive.

Il C.A.I. del futuro è legato indissolubilmente alla capacità at-trattiva che i principi etici e i valori morali, che sono alla base delnostro Sodalizio, possono esercitare sui giovani, su tutta la com-pagine sociale esistente e più in generale sul cittadino come po-tenziale aderente.

Altrettanto importante risulta la capacità di realizzare un as-setto organizzativo attualizzato, svincolato da logiche di cam-panile, maggiormente rivolto al territorio e che, per la varietà dicaratteristiche socio-economiche e geografiche, rappresenti uncontributo di esigenze, esperienze e sensibilità di proposte che de-vono trovare adeguata considerazione ed attenzione ai fini di unamaggiore efficacia del nostro Sodalizio.

E’ auspicabile che il modello organizzativo del futuro C.A.I.sia ispirato ai principi fondamentali del Sistema qualità e quin-di alla ricerca di un miglioramento continuo che si può otteneresolo grazie ad un monitoraggio costante, ad una attenta verificadel raggiungimento degli obiettivi che il Club si prefigge e la ca-pacità e volontà di apportare le necessarie e tempestive azionicorrettive che si rendono eventualmente necessarie.

100° Congresso CAI • 100° Congresso CAI • 100° Congresso CAI •• 110000°° CCoonnggrreessssoo CCAAII •• 110000°° CCoonnggrreessssoo CCAAII •• 110000°° CCoonnggrreessssoo CCAAII

30 il Soccorso Alpino dicembre 2015

Associazionismo e servizi (Gabriele Bianchi)Gabriele Bianchi riferisce che i lavori relativi ad

Associazionismo e servizi sono risultati pragmatici, concreti e leconclusioni sono state univoche. Ci si era prefissati, all’apertura delseminario, un obiettivo, ovvero di produrre indicazioni su due scel-te ben precise: volontariato o professionismo, piuttosto che vo-lontariato e professionismo.

Si può confermare che la linea uscita dalle considerazioni è ri-sultata chiarissima. Oramai siamo nella situazione, dopo una se-rie di riflessioni che non riguardano solo il 100° Congressoma chepartono da molto lontano, di dare comunicazione che è il mo-mento di arrivare veramente alla situazione di volontariato e pro-fessionismo.

Attenzione però, con cardini chiari e ben precisi. Il primo cardine è che il volontariato, la gratuità dello stesso,

costituisce l’anima pregnante e l’asse portante del nostro Club.Questa è una realtà consolidata, se si dovesse rinunciare a questoprincipio, si rischierebbe di generare situazioni non sostenibili.Gabriele Bianchi ha aggiunto: “non vi nascondo che ho fatto que-sta dichiarazione con un leggero imbarazzo, perché mi è capitatoraramente di dover rinunciare ai principi del volontariato; il C.A.I.mi ha insegnato, piuttosto che dichiarali ed enunciarli, a ritenereche siano la nostra sostanza, che siano la nostra essenza, la nostraidentità”.

Il secondo cardine sottolineato è che il volontariato, a pari li-vello di competenze, ovvero ove occorrono competenze e ancheprofessionalità che il volontariato comunque ha al suo interno, inspecifiche situazioni attuative necessita di soluzioni integrative, dirilancio e di supporto.

Il terzo cardine sono i criteri, ovvero come scegliere il connu-bio tra volontariato e volontariato e professionismo con conse-guente libertà di poter decidere quando affiancare al volontariato,in qualità di funzione e supporto, il professionismo. Il volontaria-to deve dare gli indirizzi, fare azioni di controllo, di verifica del mo-do di operare e della legittimità del modo di operare dei profes-sionisti, che di volta in volta si deciderà di affiancare in supporto.

Altro cardine è la flessibilità, ovvero adeguate soluzioni in con-seguenza delle differenti tipologie di attività da realizzare, tenen-do conto anche delle diversità territoriali.

Ciò è, in sintesi, quanto è stato incardinato, tenendo conto cheper l’attuazione di tali criteri non occorrono modifiche di Statutoe/o, di Regolamento generale, ma è sufficiente dare compiuta at-tuazione a quanto già contenuto nei principi e nelle norme adot-tate dai nostri Organi sovrani.

Le conclusioni del Presidente generale del CAI Umberto Martini

425 partecipanti al Congresso: un buon successo.Il Presidente generale apre il suo intervento conclusivo rile-

vando che: “il Congresso è partito con un titolo che poteva lasciareil dubbio che fosse monotematico, che sarebbe stato un continuogirare il coltello nella piaga del volontariato. No, volontariatovuol dire che se si pone mano si regolamenta e si ha la possibilitàdi cambiare il C.A.I. Con le vostre sottolineature e con le vostreprecisazioni ci siamo andati vicino.

E’ abbastanza facile parlare, e non da oggi, di eccesso di bu-rocrazia. Anche nel Comitato direttivo di ieri ne abbiamo parla-to, la sintesi sarà presentata al prossimo Comitato di indirizzo econtrollo ma, nel tentativo di semplificare, spesso facciamo comelo Stato, infatti non c’è nazione che abbia più leggi dell’Italia.Allora, se è vero che le democrazie più avanzate sono quelle che

hanno meno regolamenti, forse qualche pensierino al nostro internosarà il caso che ce lo facciamo”.

Quindi è andato a considerare i contenuti di quanto è emerso. “E’ importante dare un primo segno che non si è parlato per la

voglia di parlare ma c’è un recepimento delle relazioni e degli in-terventi. Noi siamo doverosamente attenti a dove non riusciamo agiungere, e parto dallo spopolamento della montagna, dai lavoriche si possono offrire a chi vive e abita la montagna.

Nella nostra storia, a cominciare dalla fine dell’ottocento, sia-mo stati artefici delle guide alpine e se noi oggi, con la grave si-tuazione economica, diventiamo, anche attraverso la produzionedelle nostre attività, fautori di posti di lavoro, diamo una rispostasociale che come cittadini abbiamo l’obbligo di dare e persegui-re.

Ma queste possono restare buone intenzioni se non si va in con-creto a porre quelle modifiche, quegli aggiornamenti nella nostrastruttura partendo sempre dalla centralità del socio, in quanto ilC.A.I. è una associazione composta da soci ed organizzata in se-zioni.

Abbiamo sentito il Presidente del DAV Josef Klenner parlar-ci della struttura del Club alpino tedesco e del milione 89.000 as-sociati, con un’impennata di iscrizioni negli ultimi 15 anni.Chiaramente non si può sovrapporre un sistema, una vitalità suun altro Paese, ma il DAV ha una struttura di 120 dipendenti.

Noi abbiamo un obbligo, come ente di diritto pubblico non eco-nomico, che ci vincola, a seconda delle finanziarie a poter o nonpoter assumere. A tale proposito c’è stato un incontro a Roma re-lativo alla possibilità di uscire da una certa lista che ci vincola al-la possibilità di assunzioni, ma per ora il vincolo lo abbiamo.

Pubblico o privato? Noi sappiamo benissimo come stiamo funzionando, è dal 1963

che siamo ente di diritto pubblico. In questo spazio di tempo ab-biamo capito vizi e virtù.

La gestione è difficile, certamente non possiamo ignorare leeconomie di scala, non c’è nessuna fuga o percorsi aziendalisticidel C.A.I., però dato che è evocata la responsabilità, la competenza,noi dobbiamo essere certi e dobbiamo anche essere verificatori de-gli obiettivi che ci diamo. Il volontariato ha grandi meriti, è stataricordata la sussidiarietà, noi la facciamo da sempre: pensate alSoccorso alpino, pensate alla formazione della sicurezza per ac-compagnare, in difficoltà minime fino a quelle più alte, il singoloprivato, il cittadino a frequentare un ambiente comunque con del-le complessità come quello alpino.

In conclusione il cambiamento parte da noi. Il cambiamento èdifficile farlo, perché cambiare le tradizioni, le usanze è scomodo,perché si mette in discussione il nostro operato ed allora dobbia-mo avere anche il coraggio di porci dei quesiti, di fare un auto-ana-lisi, di chiederci se noi siamo sempre adeguati all’impegno che an-diamo ad assumere. Nessuno ci dirà che non possiamo assumer-lo, lo diranno i risultati. Se non abbiamo il coraggio di affrontarequeste domande, sarà difficile che noi possiamo cambiare, ag-giornare il C.A.I.

Non voglio chiudere con queste note, che sembra una rampo-gna, ma che la faccio per primo a me stesso. Voi direte: potevi far-lo prima. Ma, nonostante tutto, noi facciamo il Congresso per fa-re delle migliorie, non per dire quanto siamo bravi e che tutto vabene.

Concludo ricordando che il giorno 11 dicembre ritornerà ad es-sere celebrata la Giornata internazionale della montagna, gior-nata che l’ONU ha voluto dedicare ogni anno alla montagna. Si in-vitano tutte le Sezioni a celebrare questa giornata.”

110000°° CCoonnggrreessssoo CCAAII •• 110000°° CCoonnggrreessssoo CCAAII •• 110000°° CCoonnggrreessssoo CCAAII

31dicembre 2015 il Soccorso Alpino

Con questo primo passo, il Corpo nazionalesoccorso alpino e speleologico, allo scopo digarantire la massima trasparenza amministrativa

e gestionale ha deciso di pubblicare il bilanciodirettamente sul proprio sito pubblico.In premessa ricordiamo che la legge non prevede alcunobbligo civile o fiscale rispetto alla pubblicazione delbilancio di un ente senza scopo di lucro, tantomeno èprevista una forma ad hoc.Il nostro bilancio viene approvato dall’AssembleaNazionale attualmente composta dai rappresentanti delle20 regioni Italiane dei rispettivi ServiziRegionali/Provinciali e da 4 rappresentanti del ClubAlpino Italiano e come previsto dallo Statuto èsottoposto al controllo dei revisori dei conti nominati dal C.A.I.Abbiamo deciso di effettuare tale iniziativa sia perchèrecentemente abbiamo ottenuto la personalità giuridica,sia per le singole richieste pervenute da parte di alcuninostri soci ed, indubbiamente, anche per le indirettepressioni che talvolta qua e là si scorgono nell’etere.Infine, ma è stato il nostro volere primario, lo abbiamofatto ritenendo che un’Associazione che riceve risorsepubbliche abbia un dovere certamente maggiore di altrisoggetti di dare contezza di come queste venganoimpegnate e con quale efficacia rispetto alla missionistituzionale.E’ stato dunque redatto un bilancio secondo la normativacomunitaria, come è prassi ormai consolidata per altrienti simili al nostro, corredato da una relazioneaccompagnatoria che fornisce alcuni dettagli utili acomprendere la valenza dei numeri rispetto all’attivitàsvolta.Se questo è il Bilancio come C.N.S.A.S. Nazionale, correl’obbligo anche ricordare, che come Direzione delC.N.S.A.S. abbiamo provveduto a fare una precisaricognizione rispetto alle risorse ordinarie a vario titolotrasferite da Enti ed Amministrazioni Pubbliche ai varilivelli regionali del C.N.S.A.S.Ebbene la cifra mediata sullo storico deibilanci/rendicontazioni ha generato un valore pari a 14,9milioni di euro(comprensivi degli stanziamenti statali2014 per il C.N.S.A.S. Nazionale). Molto lontana,dunque, dai 43 milioni vagheggiati nell’etere inun’occasione o dai 22 in un’altra circostanza, semprenell’etere. Ancora più lontani dai 300/350 milioni di eurocomparsi addirittura su qualche blog di sfaccendati

Archimede incapaci, parimenti, di accertare il propriocosto rapportandolo ad altri modelli organizzativieuropei.Cifre del tutto provocatorie come è evidente alla luce,invece, di cifre certificate, quindi reali.Ben vengano, dunque, questi input poiché ci danno, dauna parte, la concreta opportunità per dimostrare quantocostiamo rispetto al servizio reso; dall’altra di verificaree paragonare quanto costano altri servizi diversi dalC.N.S.A.S., davvero lontani da costi standard accettabiliin un paese normale.Passiamo ora a offrire un altro strumento di analisi chenon può che legarsi a quanto sopra riferito.Facciamo allora solo due conti, dicendo che se tutte leStazioni del C.N.S.A.S. in Italia dovessero essere fornitedi tutti gli automezzi necessari per non impiegare il piùdelle volte quelli dei volontari…, se a tutto il personaleC.N.S.A.S. dovessero essere forniti tutti dispostivi diprotezione individuale e l’attrezzatura diversa necessariaall’attività ed il più delle volte acquistata dai singolivolontari… e ristorate tutte le spese vive direttamentesostenute dagli stessi (soprattutto nelle regioni menoistituzionalizzate) per attività di soccorso e per le varieattività formative, si perverrebbe ad una cifra stimata perlarghissimo difetto di oltre 12,5 milioni di euro per ilsolo C.N.S.A.S. Nazionale. Mi pare ancora più chiaro ora… quanto non costi ilC.N.S.A.S.Ecco questi sono i numeri e questi sarebbero i così detticosti standard del C.N.S.A.S. Nazionale: era ora di dirlosenza alcun tentennamento…Se passiamo, invece, a verificare altri numeri che pochiricordano, cioè l’apporto del C.N.S.A.S. offertoall’utenza per compiti e doveri di legge e per le propriefinalità d’istituto, possiamo rappresentare come la nostraorganizzazione abbia offerto al nostro territorio, alle suecomunità ed all’utenza turistica un valore di 31.527interventi di soccorso per 33.343 persone soccorse e conl’impiego di 149.414 volontari impiegati (dati 2008/12).Più vicini a noi, nell’ultimo biennio sono sati effettuati14.251 interventi di soccorso per 13.874 personesoccorse con l’impego di 46.831 volontari.Valori questi che crediamo diano la cifra di cosa sia efaccia il C.N.S.A.S. e di cosa siano e facciano queiVolontari. Certo … anche di quanto costano.

Il Presidente nazionalePier Giorgio Baldracco

CORPO NAZIONALE SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICOBILANCIO D’ESERCIZIO

DAL 01/01/2014 AL 31/12/2014Redatto in forma abbreviata ai sensi dell’art. 2435-bis C.C.

il Soccorso Alpino dicembre 201532

dicembre 2015 il Soccorso Alpino 33

il Soccorso Alpino dicembre 201534

dicembre 2015 il Soccorso Alpino 35

il Soccorso Alpino dicembre 201536

dicembre 2015 il Soccorso Alpino 37

il Soccorso Alpino dicembre 201538

In montagna raga: per investire sull’entusiasmo dei giovani

e indimenticabile uomo del Soccorso;insieme, si porta ad esempio per i ra-gazzi Gustin, fantastica figura di alpini-sta che, ultra ottantenne, sa ancora tra-smettere una passione infinita per lemontagne.

Presenti un nutrito ed attento gruppodi ragazzi del C.A.I. di Lecco, dellaFALC di Milano e di altre sezioni C.A.I.della zona; simpatica la presenza delPast president generale del C.A.I.Gabriele Bianchi.

Dopo l’incontro tenutosi presso laBaita Ciapin i ragazzi si sono direttinella zona ove i tecnici della stazioneC.N.S.A.S. Valsassina hanno allestitouna dimostrazione di calata della barel-la con ferito in parete. A seguire i ra-gazzi, con una barella in formato ridot-to, si sono cimentati provetti soccorri-tori, trasportando fino alla Baita un si-mulante ferito.

La polenta taragna di Fulvio ha al-lietato la fine della giornata, fra chiac-chiere e pensieri per il futuro.L’appunta mento è fissato per la terzadomenica di giugno 2016, in occasionedella giornata nazionale Sicuri sul sen-tiero, insieme agli Accompagnatori diAlpinismo giovanile con i loro ragazzi;con l’obiettivo di allargare la partecipa-zione nel segno dell’entusiasmo propriodei più giovani affinché, anche da que-ste piccole esperienze, possano nasceregli alpinisti del prossimo futuro.

Elio Guastalli

del C.A.I., sempre in piena attività concompetenza e partecipazione coinvol-gente; Enrico Volpe della FALC diMilano, Istruttore nazionale di scialpini-smo del C.A.I. e patron dei Campi neveallestiti ai Piani di Bobbio in Valsassinanella giornata Sicuri con la neve, ci hamesso del suo con pari sensibilità. DaniloBarbisotti, presidente del Soccorso alpi-no e speleologico lombardo e altri amici,hanno fatto la loro parte.

In montagna raga, con tanto entu-siasmo e un po’ di prudenza

è questo il titolo scelto per l’opu-scolo in cui si invitano i più giovani afrequentare le montagne con entusia-smo, appunto, e la giusta dose di pru-denza.

Consapevoli che parlare ai ragazzinon è mai cosa semplice, in queste pochepagine si invitano i giovani a vivere lamontagna in tutti i suoi aspetti e in pie-na libertà: la libertà di comportarsi bene,la libertà che deve portare tutti noi ad as-sumerci responsabilmente il dovere dirispettare l’ambiente e, ancor più, il do-vere di rispettare l’incolumità e la sicu-rezza nostra e di chi ci accompagna.

L’opuscolo, stampato dal Soccorsoalpino e speleologico lombardo, è statopresentato alla Baita Ciapin, dedicataall’indimenticabile Daniele Chiappa, aiPiani di Bobbio in Valsassina, in occa-sione della giornata nazionale Sicuri sulsentiero dello scorso 21 giugno. Ciapinè ricordato nell’opuscolo come alpinista

I giovani, senza alcun dubbio, rap-presentano il nostro futuro; in mon-tagna poi, ci danno l’opportunità di

condividere le esperienze con la speranzadi poter dare così continuità alle nostrepassioni, ai nostri sogni.

Tutti noi adulti ai giovani dobbiamoil meglio, con la consapevolezza che lo-ro sono pronti ad assumerci come esem-pio; da questa coscienza deriva la nostraresponsabilità, la nostra dedizione che avolte viene messa a dura prova capaceperò di ripagare con grandi soddisfazio-ni.

Nell’ambito del Club alpino italianoi ragazzi sono organizzati nell’Alpinis -mo giovanile che raggruppa dai più gio-vani fino agli adolescenti ed oltre, gui-dati in percorsi di crescita legati allamontagna.

Non di rado nelle esperienze messein atto da Sicuri in montagna, sparseper l’Italia, si legge del coinvolgimentodei ragazzi che portano a queste attivitàun sicuro valore aggiunto.

Così, semplicemente, pensando aqueste realtà, è nata l’idea di scrivere unopuscolo dove parlare ai ragazzi adole-scenti di montagna e di prevenzione de-gli incidenti, senza negare le criticitàcirca i rischi ed i pericoli ma dando am-pio spazio alla passione e all’entusia-smo.

Insieme a chi scrive si è impegnatoGiancarlo Nardi, esperto Accompa gna -tore nazionale di Alpinismo giovanile

dicembre 2015 il Soccorso Alpino 39

40 il Soccorso Alpino dicembre 2015

Ancora con il sorriso felice perla Dolomiti Rescue Raceconclusa da una manciata di

settimane ed è già stata fissata nelcalendario del 2016 la data dellaprossima edizione, la numero sei, che sisvolgerà come sempre il primo finesettimana di ottobre. Tenetevi quindiliberi i giorni di venerdì 30 settembre,sabato 1 e domenica 2 ottobre 2016.Dopo aver sfiorato il podio l’annoscorso, in questa quinta edizione dellacompetizione i vincitori sono stati ipadroni di casa, gli organizzatori dellamanifestazione, ovvero i soccorritoridella Stazione di Pieve di Cadore, chehanno dominato la gara battendo le altre35 squadre partecipanti e registrando ilmiglior tempo di sempre, seguiti a unpaio di minuti solamente di distanzadalla fortissima squadra trentina dellaPaganella-Avisio, già seconda l’annoscorso e prima nel 2013. Il terzo posto èstato conquistato dai soccorritori della

a cominciare dal presidente nazionaledel C.N.S.A.S. Pier Giorgio Baldraccoe dai Consiglieri nazionali, che hannotenuto per l’occasione la riunione delConsiglio a Pieve di Cadore. Marco hapoi voluto dedicare un pensiero ancheagli amici scomparsi in quest’ultimoanno, riservando un particolare,commosso, ricordo a Giovanna Autino,addetta stampa della XXII Canavesana.La presenza di due squadre disoccorritori provenienti dalla Scozia erastata annunciata da tempo, ma lapresentazione ufficiale delle duecomponenti, la Border Search andRescue Unit e la Aberdeen MountainRescue, e dei loro nove rappresentanti èstata davvero coinvolgente ed esaltante.Purtroppo gli amici polacchi del GOPR,ormai di casa assieme ai colleghi delTOPR, non sono riusciti a tornare inItalia, ma erano comunque presentinelle simpatiche righe della lettera lettada Marco Da Col.

Inalterato il programma della garapresentato alle squadre, con l’esclusionedella prova G.P.S., e anche la pioggia hadato tregua agli atleti in gara sabato mat-tina, lasciando un po’ di nebbia in cresta,ma presentando un tiepido sole all’arri-vo in Piazza Tiziano. Come di regola, lapartenza è avvenuta in linea dalla loca-lità Praciadelan (nel comune di Calalzodi Cadore) a 1.040 metri sul livello delmare, con il percorso che sale rapida-mente fino ai Piani dell’Antelao (1.626metri) e poi fino a Forcella Piria (2.080metri). Da Forcella Piria inizia il trattopiù tecnico della gara con duecento me-tri di corde fisse che portano i concor-renti a quota 2.130 metri. Una lunga di-scesa fino al Rifugio Antelao (1.796 me-tri) e poi fino a Forcella Antracisa (1.693metri) conduce le squadre a ridosso del-l’ultima che, su di una carreggiata co-struita cento anni fa, durante la PrimaGuerra mondiale, porta in cima al MonteTranego 1.849 metri. La discesa si ef-fettua in corda doppia fino alla stradasterrata diretta all’abitato di Pieve diCadore (923 metri) dove i soccorritoridevono montare la barella per arrivare altraguardo in Piazza Tiziano (848 metri).Il dislivello positivo complessivo dellagara è stato di 1.250 metri, mentre il di-slivello negativo di 1.440 metri. L’interopercorso si sviluppa sulle pendici del Redelle Dolomiti: il Monte Antelao. Loscenario del Gruppo delle Marmarole edegli Spalti di Toro hanno fatto da cor-nice alla gara, sempre molto combattu-ta. L’arrivo dei campioni di casa è statoaccolto con fragorosi applausi in Piazza

squadra piemontese della Valsusa-Valsangone, con appena otto minuti diritardo. La gara ogni anno si arricchiscedi momenti indimenticabili, che creanoforti legami tra gli storici partecipanti ei nuovi arrivati, sia per la competizionevera e propria, che per i momenti discambio e festa che contornano i tregiorni in Cadore e danno la possibilitàdi conoscere le diverse realtàprovenienti da tutte le regioni italiane,nonché le compagini straniere. Come il2012 è stato infatti il primo anno dellaPolonia (tornata anche gli annisuccessivi, assente giustificata inquesto) e il 2014 quello della Russia, il2015 sarà sicuramente ricordato comel’anno della Scozia. Il primo, speriamo,di una lunga serie. Venerdì sera, giornodell’illustrazione del percorso allesquadre, dopo il tradizionale brindisi dibenvenuto al Caffè Tiziano, l’ideatoredell’evento il Capostazione Marco DaCol ha salutato i presenti nella Saladella Magnifica Comunità del Cadore,

DDoolloommiittii rreessccuuee rraaccee 22001155::ll’’aannnnoo ddii PPiieevvee ddii CCaaddoorreeee ddeellllaa SSccoozziiaa

DDoolloommiittii rreessccuuee rraaccee 22001155::ll’’aannnnoo ddii PPiieevvee ddii CCaaddoorreeee ddeellllaa SSccoozziiaa

DDoolloommiittii rreessccuuee rraaccee 22001155::ll’’aannnnoo ddii PPiieevvee ddii CCaaddoorreeee ddeellllaa SSccoozziiaa

DDoolloommiittii rreessccuuee rraaccee 22001155::ll’’aannnnoo ddii PPiieevvee ddii CCaaddoorreeee ddeellllaa SSccoozziiaa

DDoolloommiittii rreessccuuee rraaccee 22001155::ll’’aannnnoo ddii PPiieevvee ddii CCaaddoorreeee ddeellllaa SSccoozziiaa

aa ccuurraa ddii MMiicchheellaa CCaannoovvaa

41

Tiziano, dagli amici, dal-le scolaresche accorse afare il tifo, dagli altri soc-corritori semplici soste-nitori, che hanno via, viaesultato per ogni squadraal traguardo. Per l’arrivodelle due squadre diKelso e Aberdeen, l’otti-mo D j ha messo sui piat-ti l’inno Flower ofScotland. Una menzionespeciale, tra le diversemagliette disegnate ap-posta per la corsa, meri-ta la divisa ideata per ilsecondo anno dalla squa-dra dei Lumaconi delCusna, realizzata anchein un’edizione specialeper le sostenitrici, cosìcome fatto dai Borders.Con testualmente allaDolo miti Race, ilSoccorso alpino di Pievedi Cadore ha istituito quest’anno la pri-ma Festa della montagna, per coinvol-gere residenti e ospiti, ed è nel grandetendone allestito nel piazzale dell’ex tri-bunale, che si è svolto il momento con-viviale con la premiazione delle squadre,

ancora in lizza per la scultura dell’artistaGiuseppe Ronchi (sono necessarie duevittorie): le prime tre maschili e le duefemminili, prime le Brentalpine e se-conde San Vito 4.

Una menzione speciale è stata dataalla Stazione del Centro Cadore per ri-cordare gli amici che non ci sono più.Emozionante lo scambio di doni e atte-stati avvenuto con i rescuers scozzesi,tutti rigorosamente in kilt, e travolgente

la serata proseguita con loro e tantissimialtri soccorritori fino a notte fonda e con-clusa con la promessa di rivedersi il pros-simo anno. Mentre aspettiamo il loro ri-torno potete leggere lo spassoso reso-conto scritto da Damon Rodwell, PressOfficer della Border Search and RescueUnit, ma sappiate che l’organizzazione ègià in fermento: siamo stati contattati dalMountain Rescue England and Walesper l’edizione 2016!

Sul sito www.dolomitirescuerace.ittutti gli aggiornamenti. Keep in touch!

La squadra femminile prima classificata

La squadra prima classificata di Pieve di Cadore

La quadra seconda classificata

P er quelli di voi che non ci sono maistati (e dovreste davvero farlo!), leDolomiti sono una gamma di spet-

tacolari montagne di roccia calcarea si-tuate nell’estremo nord Italia, immedia-tamente a sud delle Alpi austriache, de-stinazione di fama mondiale per l’ar-rampicata e le vie ferrate. Conoscendole,la notifica nella mia casella di posta conl’invito alla quinta edizione della DolomitiRescue Race, ha subito risvegliato il miointeresse. Una rapida occhiata al video del-l’edizione dello scorso anno, ed ero com-pletamente catturato. La gara, che copredieci miglia attorno al Monte Antelao, in-clude una corsa in salita a prova di pol-moni attraverso boschi e alti pascoli,fino ad una cima dove sono installate del-le corde fisse per proteggere il passaggiolungo una cresta rocciosa ben esposta. Daqui, una ripida discesa di 1.400 metri (in-clusa una calata in doppia da 35 metri)porta alla cittadina di Pieve di Cadore,dove il chilometro finale comporta l’as-semblaggio e trasporto della barella finoall’arrivo nella piazza centrale, di frontead un pubblico estasiato. Dopo aver ve-locemente cercato tra i membri del BSA-RU chi potesse essere pronto con pocopreavviso, sono riuscito a mettere assie-

me un solido quartetto, non proprio deigiovanotti, ma di sicuro una squadrache, speravo, si difendesse bene di fron-te ad una opposizione molto agguerrita.Due di noi sono scalatori abituali, e conuna serie di allenamenti in roccia prepa-rati alla svelta, abbiamo portato rapida-mente anche gli altri due compagni ad ac-quisire le abilità necessarie per i tratti dicorda. Mi erano arrivate voci che ancheuna squadra di Aberdeen avrebbe parte-cipato all’evento, il che di sicuro ag-giungeva pepe alle nostre preparazioni! Lagara è stata ideata nel 2011 dalCapostazione supremo del Soccorso al-pino locale Marco Da Col come un’op-portunità per i membri del Soccorso alpinodi incontrarsi in circostanze serene dopoche varie tragedie in interventi (tra le qua-li un elicottero precipitato e una frana) inrapida successione avevano privato la co-munità del C.N.S.A.S. dolomitico di seipreparatissimi e amati componenti. Ilbriefing pre gara del venerdì sera è statoun assaggio di ciò che avrebbe atteso lesquadre dei Borders e degli Aberdoniani,arrivati dopo un viaggio insidioso tra volicancellati ed una corsa all’ultimo minu-to da Verona, entrambe chiamate sulpalco e calorosamente accolte dalle altre

34 squadre. Il nostro primo sguardo allasquadra di Aberdeen è stato scoraggian-te a dir poco. Quattro impazienti ragaz-zotti in forma, scalpitanti e tenuti alguinzaglio dal loro Capostazione ScottStevens. Con una somma di età di 196anni, la nostra squadra era la più anziana,e il giorno della gara albeggiava con lasensazione irrequieta che avremmo man-giato polvere. Le squadre devono tra-sportare tra i loro quattro componenti duecorde da sessanta metri, e varie attrezza-ture di protezione oltre all’abbigliamen-to per il cambio. Abbiamo distribuito lenostre corde tra i due corridori più forti.La lunga salita dopo la partenza si è tra-sformata presto in un lungo serpente diconcorrenti sbuffanti e affannanti lungoil percorso, attraverso un ripido bosco percirca mille metri verticali. Ho raggiuntoil tratto più alto del percorso assieme almio compagno di squadra e partner dimolte altre precedenti strategie di gara, IanStark. Siamo stati felicissimi quandodopo pochi minuti gli altri due compo-nenti, Bob McKeand e Duncan Buchanan,hanno raggiunto la cresta, uno in un ba-gno di sudore, l’altro come se fosse sta-to a fare un giretto in giardino (non dicochi era chi, lo noterete dalle foto!). Ciò che

PPrreessss RReelleeaassee DDoolloomiti Rescue Race3 ottobre 2015

a cura di Damon Rodwell, Press Officer, Border Search and Rescue Unit

43dicembre 2015 il Soccorso Alpino

Press Release Doloommiittii RReessccuuee RRaaccee3 ottobre 2015

a cura di Damon Rodwell, Press Officer, Border Search and Rescue Unit

ci ha deliziati ancora di più però, è statoil fatto che i fanciulli del Dream Team diAberdeen non erano ancora apparsi! Unavolta indossata l’attrezzatura di protezione,ci siamo incamminati verso le corde fis-se, in stile via ferrata.

L’allenamento svolto nelle ultime tresettimane si è dimostrato efficace, e unpaio di vigorose versioni di Flower ofScotland e qualche pauroso scricchiolioci ha visto arrivare sani e salvi al termi-ne della parte tecnica. La corsa da qui al-l’inizio della calata era in piano, e ab-biamo orientato i nostri sforzi concen-trandoci nel non perdere terreno contro lesquadre che ci seguivano. Dopo aver ese-guito senza incidenti la calata con cordeprese in prestito, ci siamo diretti verso gliultimi chilometri di discesa ammazza-ginocchia su un rapido sentiero boschivodai 2.100 metri ai 1.000 metri. Qui, aibordi della cittadina, dovevamo assem-

blare un’antiquata barella con la qualeavevamo fatto una breve conoscenza lasera prima, e correre l’ultimo chilometrodi gara sbandando tra gli spigoli dei mu-ri e rimbalzando su e giù dagli scalini sul-la sua ruota singola. L’accoglienza al-l’arrivo è stata straordinaria, ma anchequesta largamente superata un paio diore dopo, quando, tutti e nove compo-nenti delle squadre scozzesi, abbiamofatto l’entrata in scena nel tendone in-dossando i nostri kilt. Il tetto del tendo-ne si è sollevato ai fischi e boati di variecentinaia di entusiasti italiani. Mi piace-rebbe raccontarvi delle dodici ore di fe-sta che hanno seguito, ma sembra chenon le ricordi molto chiaramente. Deveessere l’età … Per entrare nel Soccorsoalpino italiano, i candidati devono dimo-strare l’abilità di scalare da primo alme-no il quarto grado (Italiano), capacità diarrampicare su ghiaccio e di essere abili

sci alpinisti, tra le altre cose. Tenendoquesto a mente, il fatto che la squadra deiBSARU cosiddetta Rolling Stones e quel-la dei loro colleghi di AMRT cosiddettiBoyzone si siano piazzati rispettivamen-te in 25° e 30° posizione, con così pocopreavviso e ripasso tecnico, è stato estre-mamente gratificante. L’ospitalità che ciè stata offerta, e il caloroso benvenutoche abbiamo ricevuto come uniche duesquadre straniere è stato sinceramentecommovente. Stare in mezzo a volontaridel Soccorso alpino italiano in uno sfor-zo collettivo per stare bene assieme e la-sciare dietro le spalle i loro recenti trau-mi e le perdite di amici personali è statoun grande onore. E’ un’esperienza cheha cambiato tutti noi.

Per ulteriori informazioni su Border Search and Rescue Unit, po-

tete visitare la pagina web BSARUwww.bordersar.org.uk (o cercare suGoogle BSARU).

Pos Società Concorrenti Tempo Dist.

1 PIEVE DI CADORE [14] VASCELLARI Aldo

FRESCURA Enrico

PIVIROTTOAlex

FONTANIVE Damiano 2h 04´ 54.3

2 PAGANELLA–AVISIO 1[16]

ROMANELLILorenzo

PIGONI Daniele

TELCH Patrizio

VALENTINI Stefano 2h 07´ 32.5 2´ 38.2

3 VALSUSA–VALSANGONE [35]

TURRIN Alberto

FOGLIA Emanuele

NATALE Dario

FERRO Guido 2h 12´ 55.6 8´ 01.3

4 GARESSIO [23] SAULO Alberto

BOGLIO Davide

ODASSOClaudio

GIORDANO Rudi 2h 15´ 24.3 10´ 30.0

5 CENTRO CADORE 1 [26] GERARDINIAlberto

DA RIN PERUTTOMichele

MARENGONAlessandro

DEL FAVERO Marco 2h 21´ 00.2 16´ 05.9

6 ARSIERO 2 [30] BRUNELLO Davide

DELLAI Diego

FONTANA Luca

PETTINÁFabio 2h 22´ 29.7 17´ 35.4

7 SAN VITO 1 [11] GALEAZZIMaurizio

ALBERTI Davide

ZANDANELDiego

DE MONTE Simone 2h 28´ 44.4 23´ 50.1

8 AGORDO [33] DE NARDIN Elvis

COSTANTINIMichele

FOSSENGianmoreno

DEON Matteo 2h 29´ 27.7 24´ 33.4

9 VAL DI SOLE – LE CLAPE [3]

SCHWARZ Claudio

ANDREIS Lorenzo

PAOLIGianfranco

SORAVIA PUICHERGiuseppe 2h 30´ 50.6 25´ 56.3

10 PEDEMONTANA DEL GRAPPA [15]

CAVERZAN Fabio

GESSI Enrico

RORATOGiacomo

BASSO Francesco 2h 37´ 13.1 32´ 18.8

11 VALTELLINA–VALCHIAVENNA [2]

GUERRA Fabrizio

GUSMEROLIMauro

CURTONIMattia

GALBIATI Luca 2h 39´ 20.3 34´ 26.0

12 OSSOLA DURA SENZA PAURA [18]

GARAVINIMassimo

GIACOLETTI Luca

MINETTIMaurizio

PADERNO Marco 2h 40´ 58.2 36´ 03.9

13 PAGANELLA 2 [17] CASAROTTOChristian

DORIGATTIAlessio

TAIT Alessio

BAROLDI Paol 2h 43´ 55.0 39´ 00.7

14 XXXIII DELEGAZIONEVALLI PINEROLESI [1]

FERRERO Diego

TANOTTI Roberto

PASCAL Ivan

PASCAL Patrik 2h 45´ 47.2 40´ 52.9

15 VAL DI FIEMME [4] VANZETTA Tiziano

DEFLORIANGiorgio

BRIGADOIDavide

AUSERMILLERRoberto 2h 45´ 58.6 41´ 04.3

16 ALPAGO [32] BARATTIN Alex

CALZOLARINicola

BONA Barry

ZANON Andrea 2h 48´ 49.9 43´ 55.6

17 FELTRE [24] ANDRICH Stefano

BRANDALISEPaolo

CASANOVAFranco

ZABOT Rudy 2h 51´ 20.3 46´ 26.0

18 BELUN [29] ZANONAlessandro

CAGLIANI Stefano

BONANNIMarco

LUISETTO Maurizio 2h 51´ 49.5 46´ 55.2

19 CANAVESANA [36] PE Andrea

MIRAVALLERaffaella

BIANCHETTIMarco

ZILIO Alessandro 2h 52´ 42.0 47´ 47.7

20 BOGNANCO [28] MACCAGNOGiampaolo

POLETTI Bruno

TAGINI Mattia

BALZANI Alberto 2h 54´ 55.8 50´ 01.5

21 PREALPI TREVIGIANE[13]

GALLINA Luciano

TITTONEL Enrico

SCHENARDIGiacomo

NARDELLOTTOAlessio 2h 57´ 31.7 52´ 37.4

22 ARSIERO 1 [31] DELLAI Samuele

MENEGHINIMilco

LOSCO Roberto

TALIOCCI Marco 3h 03´ 26.7 58´ 32.4

23 LARIANA MISTA [22] ARTUSI Ezio

BANA Francesco

CRIPPAAlessandro

RUSCONI Alberto 3h 04´ 05.5 59´ 11.2

24 LE BRENTALPINE [21] TOMASI Rossana

GROSSO Linda

FERRAZZAMichelle

COZZINI Michela 3h 04´ 27.8 59´ 33.5

25 BORDER SEARCH ANDRESCUE UNIT [27]

RODWELL Damon

STARK Ian

MCKEAND Bob

BUCHANAN Duncan 3h 09´ 17.9 1h 04´ 23.6

26 VALLECERVO [37] CANOVA Ivan

CANOVA Alberto

MASCHIETTODaniele

VIOLA Cristiano 3h 14´ 58.5 1h 10´ 04.2

27 STAZIONE VAL DIZOLDO [5]

CAMPO BAGATINLoris

DE ZAIACOMOLuisa

PROVO Nicola

SANTIN Alessandro 3h 20´ 19.4 1h 15´ 25.1

28 LE FRANE DE COJANA[20]

ALVERÁSilvio

DE ZANNA Ivana

LACEDELLILeopoldo

VENTURI Fabrizio 3h 26´ 57.6 1h 22´ 03.3

29 Rá BOA DE 5 TORRI [12] BERNARDI Nicola

MARTINOLLIBruno

MENARDICorrado

ZANGIACOMIGiorgio 3h 29´ 09.2 1h 24´ 14.9

30 ABERDEEN MOUNTAINRESCUE TEAM [34]

RAHN Thilo

WARRENDERStuart

WARRENDERStuart

WARRENDER Stuart 3h 29´ 10.9 1h 24´ 16.6

31 SAN VITO 3 [9] BRUGIOLO Ugo

CHERUBIN Nicola

BELLI Silvio

DE VICH Mauro 3h 31´ 28.4 1h 26´ 34.1

32 SOCCORSO ALPINOPORDENONE [7]

DE PELLEGRINAndrea

CESCO Massimo

BISCONTINAlessandro

VERARDO Luca 3h 36´ 56.1 1h 32´ 01.8

33 SAN VITO 4 [8] BELLI Marina

PAVLICA Giuliana

GLIERANicoletta

NALDO Federica 3h 39´ 04.5 1h 34´ 10.2

34 SAN VITO 2 [10] DAL MOLINAlberto

TONET Vittorio

BELLI Andrea

SBISÁPaolo 3h 40´ 20.4 1h 35´ 26.1

35 CENTRO CADORE +FORNI DI SOPRA [25]

DURIGON Flavio

CRESCINI Luigi

BERGAMOMaurizio

TABACCHIGiambattista 4h 03´ 36.3 1h 58´ 42.0

36 LUMACONI DELCUSNA [19]

TRIPI Flavio

TRONCONIDavide

CECCARELLIFabio

PEZZI Luca 4h 18´ 04.6 2h 13´ 10.3

I l 19 e 20 di settembre scorso la nostrasquadra, ha organizzato la terza edi-zione della festa del Soccorso alpino,

tenutasi presso il Rifugio Valasco in ValleGesso.

Il titolo della manifestazione è oramaiconsolidato Aiuta chi ti aiuta e nel pro-gramma di questo evento abbiamo inseri-to alcune simulazioni come una calata inparete in notturna, la ricerca con i cani edun incontro molto seguito con i medici egli infermieri di squadra.

Non sono poi mancati momenti piùconviviali come la cena dopo le calate not-turne e terminate sotto un’acquazzone epo-cale, con canti fino a tarda sera, mentre lagiornata della domenica è terminata con laS. Messa in ricordo degli amici e compa-gni della montagna non più fra noi.

Il ricavato di queste due giornate èstato devoluto per l’acquisto di materialeper la nostra squadra.

Tuttavia l’idea di questa festa non eraquello di una raccolta fondi o prodigarci inesibizioni circensi ma quello di dedicareuna giornata per stare con gli amici, di farconoscere a molti frequentatori della mon-tagna cosa fa il Soccorso alpino, che nonè solo l’elicottero, che per fortuna c’è, mache è composto da volontari, che quandoarriva la chiamata partono, a qualunque

ora del giorno o della notte, mossi solo dauna gran passione per la montagna.

Molte persone ignorano questi parti-colari e spesso non sanno che siamo vo-lontari, e non dipendenti di quello o quel-l’altro ente e contribuire a far conoscere ainuovi utenti della montagna il Soccorsoalpino ritengo sia un atto doveroso che sispera possa responsabilizzare le persone.

A trasmettere questa dedizione per ilprossimo hanno contribuito non poco i duecomponenti più anziani della nostra squadrapresenti a questa manifestazione, spero vi-vamente che il loro spirito di so lidarietà

che definirei cristallino, invariato negli an-ni, abbia potuto contagiare qualcuno deibambini presenti, così come ha appassio-nato noi e nei momenti difficili esortato anon mollare; Bruno e Sergio sono un veroesempio di solidarietà e altruismo.

Siamo stati felicissimi di vedere arri-vare tanta gente al Rifugio per condivide-re con noi quella che si è poi rivelata unamagnifica giornata.

Vi aspettiamo numerosi alla prossi-ma festa!

Cristiano Bastonero

AAiiuuttaa cchhii ttii aaiiuuttaa

N ell’ambito della collaborazionetra le delegazioni speleologicheC.N.S.A.S. del Friuli Venezia

Giulia e Veneto/Trentino Alto Adige, col-laborazione che si sviluppa già da diver-si anni con esercitazioni d’impegno ele-vato in abissi d’alta quota in ambo le re-gioni, nel weekend del 2; 3; 4 ottobre2015, sul massiccio del Canin (FVG, AlpiGiulie orientali), è stato simulato il re-cupero in profondità di uno speleologo fe-rito. La scelta della grotta è ricaduta sul-l’abisso Ro.Lo (uno dei nuovi ingressi delsistema carsico Michele Gortani - Col del-le Erbe) più precisamente nei lontani Ramidegli ungheresi, ove è stato allestito uncampo interno a 580 metri di profondità,per fornire riposo e base logistica duran-te i ricambi della squadre che si sono al-ternate nel recupero: tale modalità dioperazione è stata testata anche per dareseguito alle necessità emerse, e soluzio-ni proposte, dopo l’intervento in Bavieradel C.N.S.A.S. alla Riesending -Schachthöhle ad oltre mille metri diprofondità.

E sempre in riferimento a tale otticadi lavoro integrato tra squadre eteroge-nee per tecniche, provenienza ed espe-rienza (ancorché per il linguaggio),all’evento hanno partecipato tecnici dialtre delegazioni regionali (Toscana eMarche) e soprattutto un nutrito gruppodi soccorritori sloveni e alcuni unghere-si. I tecnici provenienti da Slovenia eUngheria sono stati integrati nelle squa-dre per dar loro la possibilità di testarecon mano l’efficacia delle tecniche direcupero con corda singola che sonostate messe all’opera.

Per il recupero della barella, sonostati utilizzati un numero limitato dimateriali: con due corde da sessantametri, una corda da quaranta metri e duesacchi attrezzisti alleggeriti, è stato pos-

sibile recuperare tutta la grotta nono-stante la presenza di due lunghi pozziverticali di 180 e 140 metri.

La prime due squadre, che hannolavorato in profondità, sono entratevenerdì 2 ottobre e si sono alternate sianel lavoro di recupero della barella chenelle soste di riposo al bivacco internoalla grotta, per ricevere poi il cambiodella terza squadra entrata sabato 3 otto-bre, squadra che ha terminato il recupe-ro con il supporto finale del quarto team.

Il recupero della barella è iniziatoalle ore 20:00 di venerdì a meno 770metri di profondità ed a 2.050 metri dal-l’ingresso ed è terminato, con la calata

della barella dal paretone del MonteBila Pec (ove si apre l’ingresso), alleore 08:00 di domenica mattina 4 otto-bre, impegnando per trentasei ore i ses-santa tecnici in grotta, suddivisi su quat-tro squadre (ognuna composta da quin-dici speleologi). Mentre procedevano leoperazioni di recupero nelle profonditàdel Monte Canin, all’eterno è statatestata in modo eccellente anche lasquadra logistica (impegnando dodicitecnici), dall’allestimento dei sacchi peri campi interni alla preparazione deipasti e a tutta la disposizione e messa inopera del campo base esterno posto aquota 1.840 metri sul livello del mare.

Considerata la positiva esperienza, el’entusiasmo di tutti i tecnici che hannopartecipato all’evento, anche in futurosaranno organizzate esercitazioni inprofondità, aperte alla partecipazionedelle altre Delegazioni italiane.

Totale tecnici intervenuti 73 di cui:35 Friuli Venezia Giulia21 Veneto/Trentino Alto Adige2 Toscana1 Marche

12 Slovenia2 Ungheria

Riccardo Corazziaddetto stampa

2ª Zona speleologica CNSAS - FVG

EEsseerrcciittaazziioonnee ssppeelleeoollooggiiccaaiinn FFrriiuullii VVeenneezziiaa GGiiuulliiaanneell GGrruuppppoo ddeell MMoonnttee CCaanniinn

dicembre 2015 il Soccorso Alpino 47

più la necessità di produrre atti documentaliidonei a dimostrare l’operato svolto dalC.N.S.A.S..

Le Linee guida del 2010 sono e riman-gono una pietra miliare, un riferimento del-l’organizzazione e della standardizzazionedella ricerca. Ad esse sono seguiti corsi diformazione specifici che hanno delineato fi-gure professionali di alto valore tecnico. ICoordinatori di Ricerca (Co.R.) e i Tecnici diRicerca (Te.R.) sono, oggi, di fondamentalesupporto alle Stazioni di soccorso mettendoa disposizione la propria formazione, espe-rienza e competenza acquisita assumendocompetenze relative a cartografia e orienta-mento, GPS, strategie di ricerca, gestione eorganizzazione dell’intervento, psicologia etecniche di recupero.

A distanza di qualche anno possiamo di-re che i risultati ottenuti sono senza dubbiosoddisfacenti, in termini di qualità dei per-corsi formativi e di tecnici formati. Tuttavia,rimane evidente la necessità di continuarelungo questo percorso.

Obiettivo primario è la dotazione perogni Stazione di un congruo numero diCoordinatori e Tecnici di ricerca così cheogni Stazione arrivi ad avere un riferimentosicuro e autonomo che, insieme alle espe-rienze soggettive di ogni volontario, garanti-sca un’adeguata organizzazione dell’inter-vento di ricerca caratterizzato da certezza diuniformità e documentabilità delle azionisvolte.

Queste considerazioni devono rappre-sentare uno stimolo per produrre e amplifi-care la consapevolezza, in tutte le Stazioni, dicome la ricerca e il soccorso di persone di-sperse sia importante e che sia gestito nel mo-do più completo e professionale, in ogni suaforma di espressione e attuazione.

Appare ora utile approfondire le temati-che specifiche e le esperienze acquisite nel-le ricerche delle persone disperse, anche at-traverso ulteriori articoli da pubblicare e con-dividere.

Antonio Fumagallidelegato XIX Lariana, COR

e soccorso di persone disperse, in montagnae terreno impervio; queste operazioni, appa-rentemente semplici, impongono di fatto par-ticolare attenzione in sede valutativa, orga-nizzativa e poi attuativa. Questa tipologia diintervento, peraltro sempre più alla ribaltasull’intero territorio nazionale, se pur af-frontata con grande impegno dal Soccorso al-pino, richiede ulteriori affinamenti.

Quando gli interventi di ricerca si dimo-strano particolarmente difficoltosi, si trovanoad operare più Stazioni del Soccorso alpinoinsieme a Forze dell’ordine, Vigili del fuoco,gruppi di volontari di Protezione civile ap-partenenti a diverse unità esterne che devonoessere organizzate, coordinate ed indirizzatecol fine unico di ottenere il massimo risulta-to a favore del paziente. Così sappiamo beneche dovrebbe essere ma non sempre le cosefunzionano al meglio, proprio partendo daiproblemi di coordinamento fra le varie orga-nizzazioni.

Dal 2010 il Soccorso alpino ha lavoratointensamente sull’argomento; in quell’anno siè sentita la necessità di codificare delle pro-cedure, di produrre un protocollo d’inter-vento, di creare delle Linee guida tese ad in-dirizzare le singole Stazioni durante la ricer-ca di persone disperse. Esiste ora la consa-pevolezza che le operazioni di ricerca di per-sone disperse in montagna e terreno imperviosi collocano, potenzialmente e spesso, tra gliinterventi più complessi in termini di risorseumane, di giorni uomo, di strategie, di orga-nizzazione e attuazione, di utilizzo ottimaledelle risorse disponibili.

La gestione ottimale e uniforme delle ri-cerche di persone disperse, secondo standarde obiettivi condivisi e monitorabili, deve ten-dere ad evitare di ritrovarsi, dopo una faseiniziale che può presentarsi relativamentesemplice, a dover gestire un’operazione disoccorso divenuta sempre più lunga e com-plessa fino a risultare difficilmente control-labile.

Le esperienze recenti dimostrano anchela necessità di mettersi al riparo da critichee/o eventuali azioni legali; si evince sempre

Ricerca persone disperse: parliamone

E ccomi: finalmente a casa. Sonouscito questa mattina prestissimoper la gita di sci alpinismo alla

quale tenevo molto; la giornata è stata stu-penda, tempo stabile, molto freddo, nevebellissima. Adesso, dopo la doccia caldis-sima, mi godrò il momento di andare atavola, con la famiglia, rilassato dopoun’intensa giornata.. Drinnn … drinnn. Nooo !!! … proprioadesso. Una persona non ha fatto rientro acasa ed i famigliari, preoccupati, ne hannodato notizia per attivare le ricerche.L’automobile è stata individuata ma non sihanno notizie certe sul percorso che puòaver intrapreso; a bassa quota non c’èneve e dal piazzale dove ha lasciatol’automobile partono diversi sentieri. Nonemerge nessuna testimonianza diavvistamento.Si inizia così: dove … come ... informazioni… ananmesi … attivazione squadre …strategia di ricerca ... organizzazione …cartografia … GPS… Unità cinofile … Che succederà? Quando finirà ?

Prestare soccorso a persone disperse o indifficoltà in ambito montano, in grotta o suterritorio impervio è il compito che ci assegnala legge. L’esperienza acquisita dalC.N.S.A.S., in tanti anni di interventi, ci hapermesso di mettere a punto e perfezionaretecniche oramai standardizzate per il rag-giungimento e il recupero di persone in dif-ficoltà, illese o infortunate più o meno gravi.Negli interventi sanitari, in coerenza con lecentrali sanitarie di Urgenza ed Emergenza118, con i servizi di Elisoccorso quando pos-sibile o con le squadre a terra, pur con tuttele incertezze e gli imprevisti del caso, le pro-cedure sono sicuramente consolidate.

Tra i compiti istituzionali del C.N.S.A.S.rientrano però anche le operazioni di ricerca

Ricordando Antonio NicolardiCi ha improvvisamente lasciati la mattina del 25 novembre 2015 all’età

di 57 anni Antonio Nicolardi, volontario del C.N.S.A.S. Puglia, socio col-laboratore della Stazione Salento, e comandante della Polizia municipaledi Gagliano del Capo (LE). Speleologo, per anni è stato, prima ancora cheentrasse a far parte della struttura, punto di riferimento del C.N.S.A.S. perle attività che in quello scenario territoriale delle Murge salentine sono sta-te sempre molto intense per la presenza di alte falesie a picco sul mare, grot-te subacquee fra cui la Grotta del Ciolo che ha ospitato l’esercitazione na-zionale Speleosubacquea del 2007. Fu lui che spinse il Servizio regionalea promuovere la costituzione di un presidio operativo del C.N.S.A.S. aGagliano del Capo, fino alla costituzione della Stazione alpina Salento che,con insistenza e lungimiranza ci invogliò ad istituire e che, fino all’altrogiorno, ha contributo a sostenere e rafforzare. Da socio collaboratore si èprodigato al servizio di tutte le attività che il Servizio regionale aveva con-centrato in quella zona, in particolare le attività di formazione finalizzatead assicurare lo sviluppo di una valida stazione di soccorso; ha lavorato ala-cremente e direttamente anche al reclutamento delle risorse umane e pro-fessionali da far affluire nella Stazione, che nel tempo stava ormai pren-dendo forma sempre più compiuta ed organizzata, fino a contribuire in ma-niera determinante a garantire la sua completa autonomia anche dal punto

di vista delle dotazioni, come il magazzino completo di attrezzature tecni-che, barella, materiali sanitari, palo pescante, messo a disposizione delC.N.S.A.S. dal Comune di Gagliano del Capo, con il quale si sta per for-malizzare una convenzione alla cui stesura egli stesso ha lavorato fino aqualche giorno prima di lasciarci. Sempre pronto ad occuparsi di ogni aspet-to logistico ed organizzativo ogni qualvolta venivano organizzati eventi diformazione sia speleologici che alpini, fra cui in particolare le attività del-la S.Na.Te. i cui Istruttori nazionali che annualmente scendevano per le at-tività formative, erano ormai di casa. Desideriamo riportare la personale te-stimonianza del I.N.Tec. Gino Comelli all’indomani della notizia dellascomparsa del nostro collega Antonio, che aveva incontrato in occasionedell’ultimo evento S.Na.Te. del 23-25/10/2015:

“Gli ho stretto la mano con ammirazione e meraviglia, ero con Elio,tuo vice-capostazione, mi ricordo bene: ero sorpreso nel vedere una per-sona nella sua posizione di comandante, donare parte del suo tempo alSoccorso alpino. Leggendo il tuo messaggio, capisco che era una perso-na speciale, forte, motivata, un vero volontario”.

La sua improvvisa perdita ci ha lasciati tutti, Stazione e Servizio re-gionale, orfani di un padre, di un compagno, di un amico. Facciamo fati-ca a metabolizzare quello che è successo. Nessuno può scomparire così,quando di fatto è, e sarà, sempre presente fra noi.

William Formicola

48 il Soccorso Alpino dicembre 2015

SSNNaaDDOOSS •• SSNNaaDDOOSS •• SSNNaaDDOOSS •• SSNNaaDDOOSS •• SSNNaaDDOOSS •• SSNNaaDDOOSS

LLaa SSccuuoollaa ppeerr DDiirreettttoorrii ddeellllee ooppeerraazziioonnii ddii ssooccccoorrssooEE’’ tteemmppoo ddii ttiirraarree llee ssoommmmee ee ddii nnuuoovvii pprrooggrraammmmii

a cura diil Direttore SNaDOSCorrado Camerini il Vicedirettore SNaDOS Luca Calzolari

Corso n. allievi anno Corso per D.O.S. n. 41 (2011, 2013, 2014). Corso per C.O.R. n. 89 (2008; 2001; 2013; 2014). Corso per formatore C.O.R. n. 18 (2015). Corso mantenimento C.O.R. n. 36 (2015).Corsi Te.R. nazionali n. 82 (2010; 2014). Corsi Te.R. regionali n. 267 (dal 2009 al 2015).Corsi cartografia n. 118 (2013; 2015).

formativi per Tecnici e coordinatori diricerca ha molto contribuito.

Programmi per il 2016Da Direzione nazionale in scadenza

non sembrerebbe indicato sbilanciarsiin programmi per il futuro, ma quantoverremo ad elencare è in realtà già frut-to del lavoro di analisi di quest’anno eci è sembrato corretto indicare gli orien-tamenti che sono stati finora forniti allaScuola.

Il 2016 ci mette di fronte, infatti, anuove sfide.

Le indicazioni del Consiglio nazio-nale chiedono alla S.Na.D.O.S. diaffrontare una nuova tipologia di forma-zione: quella rivolta ai Capistazione,zoccolo duro e pilastro portante delC.N.S.A.S.

Per diversi motivi, queste figure,sulle quali spesso ricade la quasi totalitàdelle problematiche degli interventi,sono in qualche modo state ignorate intermini di assistenza e formazione, pro-babilmente fidando sui numerosi esem-pi di assoluta eccellenza e sulla compe-

e supportare sia gli eventi dellaS.Na.D.O.S. sia situazioni didattiche alivello territoriale.

Attualmente i referenti sono cinquerispettivamente: Renato Ronzoni, setto-re Direttori delle operazioni di soccor-so; Luigi Foppoli settore Ricerca disuperficie; Alessandro Molinu settoreCartografia; Paolo Cortelli Panini set-tore Media & addetti stampa; FabioBristot settore Formazione tecnici dicentrale operativa.

Complessivamente, nell’arco diquesti sette anni sono stati svolti o sup-portati 45 corsi per un totale di oltre 750tecnici formati così suddivisi:

A questi vanno aggiunti due incontrinazionali organizzati per gli addettistampa e due incontri nazionali organiz-zati per i C.O.R.

Se consideriamo che circa il 78 %dei corsi si è svolto nell’ultimo trienniopossiamo, a ragione, ritenere terminatala fase di rodaggio e cominciare a valu-tare i programmi con migliore atteggia-mento prospettico ed in questo, certa-mente, la definitiva stesura dei Piani

Si sono da poco conclusi a Stezzano(BG), i corsi per il mantenimentodei Coordinatori delle Operazioni di

Ricerca (C.O.R.) formati nel periodo2008/2011 e per la S.Na.D.O.S., la ScuolaNazionale per Direttori delle Operazionidi Soccorso è forse giunto il momento difare un consuntivo di quanto finora fatto.

Dal momento della sua investituraufficiale, che in sostanza affrontava ilduplice aspetto di fornire una formazio-ne ai quadri gestionali eletti e di forma-re ruoli gestionali in altri ambiti, lascuola ha subito diversi rimodellamenti,venendo di volta in volta investita dellarealizzazione (in diversi casi della crea-zione ex novo) di corsi ad hoc perdiverse figure del C.N.S.A.S.

Fin dall’inizio si è compreso chenon era possibile strutturarla come glialtri organismi formativi delC.N.S.A.S., troppi e diversi erano infat-ti gli ambiti e troppo elevato il livellorichiesto al docente nell’ambito di spe-cifica conoscenza.

Si e’ così arrivati all’attuale organi-co composto da un nucleo di referentiper settore di competenza, coordinati daun Direttore ed un Vice, con l’incarco dicreare e supervisionare gli eventi for-mativi di volta in volta individuati.

In questo modo e’ stato possibile farfronte all’allestimento di corsi tenuti daimigliori esperti del singolo argomentoed in un caso (la ricerca di superficie)anche alla creazione diretta di unnucleo di formatori in grado di eseguire

49dicembre 2015 il Soccorso Alpino

tenza tecnica indubbiamente dimostra-ta. Cionondimeno si richiede loro,comunque, capacità gestionale, cari-sma, capacità relazionale, gestione delpersonale, dei media, dei rapporti con leautorità locali, intuito, conoscenza diluoghi, materiali, leggi, regolamenti,protocolli e persone … e tutto questosenza fornire loro il benché minimosupporto.

L’ipotesi al momento in cantiere èquella di una tre giorni di informazione,rivolta a tutti i Capistazione, nella qualepresentare le situazioni nuove o routina-rie inerenti buona parte degli argomentiprima elencati, con particolare riguardoagli aspetti normativi, legislativi maanche psicologici e comportamentaliche caratterizzano l’attività del Caposta -zione e che, a nostro avviso, è importan-te che vengano trasmesse, allo scopo didare un aiuto concreto al mantenimentodell’elevato grado di efficienza dellenostre squadre proprio in quegli ambitimeno familiari o di recente innovazione.Per il 2016 sono previste due sessioni dacirca sessanta partecipanti ciascuna,sulla scorta delle quali sarà possibilevalutare la strutturazione dei prossimieventi di modo da fornire a tutti unaidentica possibilità di formazione.

Un altro nuovo aspetto da affrontaresarà una diversa configurazione delCorso per Direttori delle operazioni disoccorso.

Attualmente il Corso risponde prin-cipalmente alla necessità di fornire laformazione, obbligatoria per regola-mento, ai nuovi quadri (Delegati ePresidenti regionali) del C.N.S.A.S. Lagran quantità di nozioni da sommini-strare non consente, comunque, di poteragire sugli aspetti più strategici delruolo, e cioè su quelli più squisitamentegestionali. Il Corso attuale, inoltre, nonprevede alcun tipo di verifica, fattore,riteniamo, fondamentale nella attribu-zione di una qualifica professionalequale si voglia essa sia. Anche alla lucedelle recenti strutturazioni statutarie dialcuni S.R./S.P. che individuano la figu-ra del Direttore delle operazioni inmodo deciso e definito, si è convenutodi suddividere il corso D.O.S. in duemoduli.

Modulo Corso AAspetti amministrativi, legali e

finanziari. Non vi saranno grosse modi-fiche rispetto alla struttura del corsoD.O.S. standard. Questo modulo si

identifica con il Corso obbligatorio perquadri del C.N.S.A.S.

Modulo Corso B Aspetti prettamente gestionali in

intervento e nelle proprie realtà organiz-zative (strategia, tattica, psicologia, rap-porti con il personale, strategia operati-va, risorse, comunicazione). Sarà ridise-gnato e programmato con una parte teo-rica e una pratica/valutativa (mutuandoil modello Corso C.O.R. es. scenari asecco, simulati con figuranti, quiz arisposta multipla, ecc.) La possibilità dieffettuare una valutazione finale per-metterà di conferire compiutamente laqualifica di Direttore delle operazionidi soccorso (se vi saranno indicazioni inmerito da C.N. e A.N.).

Nell’ambito della Formazione performatore/addestratore/istruttore dellasicurezza, così come previsto dal docu-mento della Presidenza del Consiglio deiMinistri – Dipartimento della Protezionecivile, di data 06 dicembre 2012 aventeper oggetto: “Criteri di massima per ladefinizione degli standard minimi per losvolgimento delle attività formative inmateria di sicurezza (Attuazione del pa-ragrafo 2 dell’Allegato 2 al Decreto del

Capo del Dipartimento della ProtezioneCivile del 12 gennaio 2012)” con parti-colare riferimento al punto “Affidamentodella docenza” è in cantiere un incontrocon gli Istruttori delle Scuole nazionali.Lo scopo è di individuare e trasmettereuna versione unica riguardo le informa-zioni nell’ambito della sicurezza del vo-lontariato, che la normativa vigente ciimpone di fornire a tutti i volontari delC.N.S.A.S. così come previsto dal Dlgs.81/2008, dal successivo Dlgs. 106/2009,dal Decreto interministeriale del 12 gen-naio 2012 e dai successivi Decreti eCircolari del Capo del Dipartimento del-la Protezione Civile.

Come è noto tale compito è assoltodagli Istruttori nazionali e regionali del-le varie Scuole S.Na.Te., S.Na.T.S.S.,S.Na.For., S.Na.U.C.S. durante le variefasi della formazione dei nostri tecnici,ma non si è ancora stabilita una identicastrategia didattica rispondente alla nor-mativa vigente nell’ambito della sicu-rezza del volontariato.

Resta comunque attiva la disponibi-lità, da parte della Scuola, in merito aiCorsi Te.R. regionali, ed ad eventualieventi formativi/assembleari inerentigli aspetti e le figure tecniche di perti-nenza.

SSNNaaDDOOSS •• SSNNaaDDOOSS •• SSNNaaDDOOSS •• SSNNaaDDOOSS •• SSNNaaDDOOSS •• SSNNaaDDOOSS

il Soccorso Alpino dicembre 201550

Con l’approvazione della L.R. n.11/2015, che è stata licenziata so-lo a distanza di pochi anni dalla

L.R. n. 33/2007 e della L.R. n. 19/2012(Ostacoli al volo), il C.N.S.A.S. è riuscitoa confermare alcuni principi ed a creare lepremesse per degli ulteriori capisaldi fon-danti la presente e futura attività delC.N.S.A.S.

Nulla di eclatante per certi versi, ma so-lo la storia e le esperienze di 61 anni di sto-ria vera tradotta in legge. Nulla di eclatan-te (forse invece si di questi tempi …) se nonil recepimento dell’intera disciplina nazio-nale che dispone senza tema di smentite ilfatto che il C.N.S.A.S. eserciti un ruoloassolutamente primario nell’attività di soc-corso in montagna, in grotta, in ambientiostili e impervi, ed addirittura esclusivoper gli interventi di carattere sanitario neimedesimi scenari. Altri, hanno invece (è ildiritto a sancirlo … per quanto qualcunonon lo accetti) un ruolo sub primario e re-siduale, pur vigendo il principio della col-laborazione possibile ed il riconoscimento,pieno, delle altrui professionalità.

Passiamo ora ad analizzare con mag-gior dettaglio gli articoli più importantidella L.R. n. 11/2015.

Al riguardo, vale la pena rimarcarecome già l’art. 1 – Riconoscimento e po-tenziamento del soccorso alpino e spe-leologico veneto, contenga e per questo ri-comprenda il recepimento della disciplinanazionale e lo status giuridico a cui siuniforma il C.N.S.A.S. Veneto che è APS.

La Regione del Veneto, in confor-mità alla legge 21 marzo 2001, n. 74“Disposizioni per favorire l’attivitàsvolta dal Corpo nazionale soccorso al-pino e speleologico” e successive modi-ficazioni ed ai sensi dell’articolo 29 del-la legge 7 dicembre 2000, n. 383“Disciplina delle associazioni di pro-mozione sociale”, riconosce e promuo-ve l’attività del Soccorso alpino e spe-leologico veneto del Corpo nazionalesoccorso alpino e speleologico, di segui-

to denominato SASV - CNSAS, rivoltaal soccorso, alla prevenzione e alla vi-gilanza della pratica delle attività alpi-nistiche, escursionistiche e degli sport inmontagna, delle attività speleologiche espeleosubacquee e di ogni altra attivitàconnessa alla frequentazione a scopoturistico, sportivo, ricreativo e cultura-le dell’ambiente montano, ipogeo e diogni altro ambiente ostile ed imperviodel territorio regionale, ivi comprese leattività professionali o lavorative.

In punta di piedi vale la pena soffer-marsi sull’art. 2 - Soccorso ed elisoccor-so, articolo di straordinaria importanzaperché la Regione Veneto prevedeespressamente di avvalersi “del SASV -CNSAS per l’attuazione degli interventidi soccorso, recupero e trasporto sanita-rio e non sanitario in ambiente montano,ipogeo e in ogni altro ambiente ostile edimpervio del territorio regionale (…)” enon di altri soggetti che in ogni caso lopossono fare solo in via residuale e subprimaria come sopra ricordato.

Quindi, e non può che essere rimarca-ta la valenza strategica della successiva,nuova introduzione, il fatto che

“la Regione del Veneto, anche in os-servanza al comma 2 dell’articolo 2 del-la legge n. 74 del 2001, assume ogni ini-ziativa atta a riconoscere il ruolo delSASV - CNSAS nelle centrali operativeNUE 112 di cui al comma 1 sia a valen-za regionale sia a valenza provinciale ointerprovinciale.”

Certo rimane tutto da verificare, in-terpretare e soprattutto di essere pratica-mente conseguenti, ma pare evidente laportata di assoluto rilievo di questa opzione per la nostra organizzazione chenon ha, dunque, solo con una valenza ope-rativa.

Altro aspetto di basilare importanza èche

“per i servizi di elisoccorso a confi-gurazione Search and Rescue (SAR),individuati dalla programmazione sanitaria regionale, le aziende sanitariesi avvalgono di personale SASV - CNSAS, tramite idonee convenzionionerose stipulate con il SASV - CNSASstesso, ovvero con le sue articolazioniterritoriali. Tali convenzioni discipli-nano anche la formazione, l’aggiorna-mento e la verifica del personale sani-tario delle aziende sanitarie, ai sensidella legge n. 74 del 2001.”

Questo principio, già operativo nellastoria dello stesso C.N.S.A.S. Veneto sindal 1986 e già riscontrabile nell’abrogataL.R. n. 33/07, è centrale per determinarela continuità e l’eccellenza dei servizi dielisoccorso, garantendone parimenti effi-cacia e sicurezza nel primario interessedell’utente ma anche del personale soc-corritore.

Infine, un’ulteriore opzione operativa(nei servizi Regionali e Provinciali con ilmaggior numero di interventi c’è una to-tale consapevolezza di questa necessità) èla facoltà data al C.N.S.A.S. di poter ave-re un’ulteriore carta operativa da giocareper interventi particolarmente complessi.Infatti,

“l’attività di soccorso di caratterenon sanitario del SASV - CNSAS nel-l’ambito regionale si svolge anche me-diante l’utilizzo di aeromobili pubblicie privati con la stipula di convenzionicon enti pubblici e privati, autorizzati asvolgere servizi di volo aereo ed in pos-sesso delle licenze ed autorizzazioni pre-viste dalla normativa vigente.”

Quali conclusioni?Sono sempre complesse ed impegna-

tive, ma vanno fatte senza timore di sor-ta.

Da una parte, con l’approvazione nel2001 della Legge n. 74/01 il C.N.S.A.S.ha raggiunto una notevole caratterizza-zione giuridica, poiché il legislatore na-

LLaa 1111 ddeell 22001155.. UUnnaa nnuuoovvaa lleeggggee ppeerr iill CCNNSSAASS VVeenneettoo

queste tesi è, ad esempio, il fatto che in ra-gione degli obblighi convenzionali previ-sti dall’art. 8, comma 2 (sia previsti dallaL.R. n. 33/07 sia dalla 11), il C.N.S.A.S.diventa attore importante in un settorestrategico quale è l’elisoccorso, in quantoproprio per convenzione è prevista la pre-senza obbligatoria del C.N.S.A.S. sia nel-la commissione di stesura del capitolatospeciale d’appalto sia della commissioneaggiudicataria i servizi di elisoccorso.

La cosa potrà forse sembrare strana(ed a soggetti terzi il C.N.S.A.S. … que-sta facoltà farà, forse, addirittura irretire),ma è bene ricordare che non poteva cheessere questo il percorso logico e conse-guente per quelle realtà che hanno istitui-to in prima persona i servizi di elisoccor-so sin dal 1984/1985 e non scimmiottatigli stessi trenta anni più tardi.

Con una certa fretta ma anche con unadoverosa sintesi abbiamo cercato di mo-strare cosa sia stata la 11 per il C.N.S.A.S.Veneto.

Da qui l’opportunità, che è in realtàuna stringente necessità, che i singoliServizi regionali/provinciali traslino convigore i principi posti in essere con la 74anche a livello regionale, posto che la di-samina sopra esplicitata – si ritiene – cheabbia fatto emergere i dati più salienti edin qualche modo lasciato un segno a di-sposizione di tutti.

Fabio Bristot Delegato 2° Zona

Delegazione Dolomiti bellunesi

diminuisce il peso specifico e la conse-guente massa critica esercitata dalC.N.S.A.S. in termini operativi e… nonsolo.

Ci si è dimenticati che le Regioni inmateria di programmazione sanitaria han-no un ruolo pressoché esclusivo e proprioin ragione di questo ruolo e delle prero-gative straordinarie che ad esempio l’art.2, comma 2 della Legge n. 74/01 ha postoin capo al C.N.S.A.S. (Il Servizio sanita-rio nazionale ….), si deve cercare di agi-re con estrema decisione, pervenendo al li-cenziamento di una specifica e puntualenormativa in cui l’elisoccorso ed il soc-corso dovevano esserne il perno fermo,senza mediazioni e compromessi.

Ulteriore esempio di quanto sino adora affermato e ad indubbio supporto di

zionale ha, di fatto e di diritto, ricono-sciuto quanto prodotto in quasi 50 anni distoria, pervenendo ad esplicitare il ruolo ele funzioni, i livelli di coordinamento di-versi, le prerogative specialistiche, ecc.,della nostra organizzazione. Dall’altraparte, ora, invece, il C.N.S.A.S. dovràesercitare a livello regionale un indubbiosforzo per far recepire la disciplina soprarichiamata (Legge n. 74/01), poiché l’or-dinamento regionale del C.N.SA.S. si ba-sa ancora, volenti o nolenti, su una disci-plina ormai profondamente superata.Vecchi provvedimenti, infatti, che maga-ri mantengono ancora inalterato lo statusquo, ma non preordinano nessun futuro ecertezza possibile. Anzi, giorno dopogiorno, anche in quelle regioni dove nonsembravano esserci criticità particolari,

Gli altri articoli della Legge Regionale n. 11/15, di certomeno significativi ma non per questo meno importanti

Art. 3 - Scuole ed attività specialistiche.1. La Regione del Veneto sostiene le Scuole regionali ed interregionali e laCommissione tecnica regionale del SASV - CNSAS e si avvale del SASV -CNSAS quale soggetto di riferimento tecnico, scientifico e didattico per laindividuazione di esperti nelle materie di cui alla presente legge da nomi-nare in organismi regionali o in organismi di enti locali in cui la Regioneè chiamata a designare propri rappresentanti.

Art. 4 - Rete radio.1. La Regione del Veneto favorisce la dotazione in capo al SASV - CNSASdi una rete radio efficiente ed in grado di operare in condizioni di coordi-namento funzionale con quella del SUEM 118 e delle centrali operative NUE 112 di cui all’articolo 2, commi 1 e 2, quando il SASV - CNSAS agi-sce in regime di convenzione ai sensi dell’articolo 8 della presente legge.A tal fine la Regione promuove altresì le opportune intese fra il SASV - CNSAS e gli enti locali e i soggetti privati gestori di servizi pubblici per lastipula di convenzioni per la concessione in comodato d’uso e in locazionedei rispettivi ponti radio, comprensivi di alloggiamento ed alimentazione.

Art. 5 - Prestazioni.1. Gli interventi di soccorso ed elisoccorso di carattere sanitario, com-prensivi di recupero e trasporto, devono considerarsi come prestazioni a ca-rico del servizio sanitario nazionale se effettuati nei limiti di quanto dispo-sto dall’articolo 11 del decreto del Presidente della Repubblica del 27marzo 1992 “Atto di indirizzo e coordinamento alle regioni per la deter-minazione dei livelli di assistenza sanitaria di emergenza”. Le centralioperative dei SUEM 118 verificano e certificano la sussistenza o meno delcarattere sanitario degli interventi.

2. Gli interventi di soccorso ed elisoccorso di carattere non sanitario, com-prensivi di recupero e trasporto, devono considerarsi come prestazionionerose a carico dell’utente quando siano richiesti da quest’ultimo o ri-conducibili ad esso in ragione delle decisioni assunte dalla centrale ope-rativa del SUEM 118. 3. La Giunta regionale, sentito il SASV - CNSAS per la parte di competen-za, aggiorna annualmente il proprio tariffario per i servizi di soccorso il cuionere è a carico dell’utente. Le tariffe per gli interventi di carattere non sa-nitario sono ridotte del venti per cento per i residenti nella Regione delVeneto. 4. I proventi di cui al comma 3, introitati da ciascuna azienda unità localesociosanitaria della Regione Veneto sede di SUEM 118, sono destinati al po-tenziamento dei SUEM 118 e dei servizi ad essi collegati, con particolareriferimento all’area montana.

Art. 6 - Segni distintivi.1. Il SASV - CNSAS è tenuto ad apporre e pubblicizzare sui propri automezzi,sulle attrezzature e su ogni altra tipologia di materiale informativo curatoe diffuso il numero unico 118 del SUEM e il Numero unico di emergenza eu-ropeo (NUE) 112, in conformità a quanto stabilito dalla direttiva n. 2002/22/CE e successive modificazioni e dalla normativa nazionale di re-cepimento.

Art. 7 - Comitato di indirizzo e controllo.1. La Giunta regionale, sulla base delle relazioni rese dalle strutture re-gionali competenti per materia, riferisce a cadenza annuale alle competenticommissioni consiliari. 2. La Giunta regionale nomina un comitato di indirizzo e controllo compo-sto da un massimo di quattro membri, costituito dai dirigenti, o loro dele-gati, delle strutture regionali competenti nelle materie di cui alla presentelegge. Alle riunioni del comitato possono partecipare i consiglieri regionaliche compongono la Commis sione consiliare competente per materia.

il Soccorso Alpino dicembre 201552

ca cinque milioni di volontari che quoti-dianamente decidono di dedicare partedel loro tempo in attività ad elevato va-lore sociale e che, rappresentano la veraspina dorsale del nostro Terzo settore. Lacelebrazione della trentesima giornatainternazionale del volontariato rimarcal’importanza del non profit quale moto-re di sviluppo e coesione sociale, anchealla luce del fondamentale principio disussidiarietà previsto dalla nostraCostituzione”.

In rappresentanza del C.N.S.A.S.hanno partecipato il Presidente naziona-le, Pier Giorgio Baldracco, il Consiglierenazionale, Mauro Guiducci ed ilPresidente del Soccorso alpino speleolo-gico Calabria, Luca Franzese.

Mauro Guiducci

siete un esempio per tutti gli italiani e po-tete esserne fieri. Mi permetto di dirvi dicontinuare, di andare avanti, anche quan-do le difficoltà sembrano insormontabi-li. Anche quando ci si può sentire sfidu-ciati perché le cose non vanno come sivorrebbe. E’ fondamentale che il vostromessaggio arrivi a un numero semprepiù largo di giovani, ai quali poter pas-sare idealmente il testimone di un patri-monio di solidarietà e umanità di grandevalore. Il volontariato per un giovane èoccasione di crescita personale e civile.Anche lo Stato deve saper cogliere me-glio questa ricchezza attraverso ilServizio civile. Vorrei anche dirvi, som-messamente, di non rinunciare a pensa-re in grande. Costruire una società piùequa e solidale è possibile. E’ un obiet-tivo che si può raggiungere compiuta-mente con buona politica e buona am-ministrazione”.

Ha concluso il suo intervento espri-mendo, nei confronti del volontariato, ri-conoscenza e incoraggiamento:

“La vostra attività e il vostro impegnoconcorrono largamente alla costruzionedi un presente e di un futuro migliori peril nostro Paese.”

Inoltre il Sottosegretario On. LuigiBobba ha dichiarato:

“Questa importante giornata è l’oc-casione per celebrare il contributo di cir-

I l 5 dicembre si è svolta al Palazzo delQuirinale, alla presenza delPresidente della Repubblica, Sergio

Mattarella, della Presidente della Cameradei Deputati, Laura Boldrini, del VicePresidente della Senato della Repubblica,Maurizio Gasparri, del Ministro delLavoro e delle Politiche Sociali, GiulianoPoletti, del Vice Presidente della CorteCostituzionale, Giorgio Lattanzi, delCapo del Dipartimento Protezione Civile,Fabrizio Curcio, del Sottosegretario pres-so il Ministero del Lavoro e delle PoliticheSociali, Luigi Bobba, del Prefetto diRoma, Franco Gabrielli e di autorità ci-vili e operatori del mondo del volontariato,la cerimonia sulla Giornata Internazionaledel Volontariato, istituita dalle NazioniUnite nel 1985 allo scopo di promuove-re, valorizzare e incoraggiare l’attivitàsvolta dai volontari di tutto il mondo.

La manifestazione è stata precedutadalla proiezione di un video sull’attivitàdel volontariato in Italia e la conduttrice,Geppi Cucciari, ha intervistato sei vo-lontari impegnati in altrettante attività.

Nel suo discorso il PresidenteMattarella, rivolgendosi agli intervenuti,ha sottolineato tra l’altro che:

“Il volontariato è una grande risorsaper il nostro Paese, una ricchezza chenon si può calcolare soltanto in terminieconomici, fate parte dell’Italia migliore,

CCeelleebbrraazziioonnee ddeellllaa GGiioorrnnaattaa IInntteerrnnaazziioonnaallee ddeell VVoolloonnttaarriiaattoo

Il Presidente della Repubblica, SergioMattarella ha richiesto l’osservazionedi un minuto di silenzio per ricorda-re tutti i volontari e i caduti nell’a-dempimento della loro missione disolidarietà nonché la figura di RitaFossaceca, la dottoressa volontariarecentemente uccisa in Kenya, dove sioccupava di un orfanotrofio. “Il suosacrificio è l’ultimo di una lungaserie che ha riguardato volontari ecooperanti italiani nel mondo”.

Circolare EASA8 settembre 2015

L a circolare EASA del 8 settembre2015 tratta delle indicazioni, di in-teresse per i costruttori e operatori

delle aziende elicotteristiche, riguardo gliequipaggiamenti personali (imbracature)per coloro che devono essere trasportatial verricello o al gancio baricentrico (hu-man cargo).

Alcuni Presidenti regionali si sonogiustamente allarmati, in quanto parteattiva nei servizi di elisoccorso nelle pro-prie Regioni, e si sono posti il problemadell’adeguatezza degli imbraghi in dota-zione ai propri Tecnici di Elisoccorso(T.E.).

Il Consiglio nazionale del C.N.S.A.S.si è immediatamente attivato coinvol-

gendo l’Associazione degli Operatori eli-cotteristici italiani e producendo una me-moria contenente la descrizione degliscenari in cui il Soccorso alpino opera.Inoltre è stata rappresentata la situazio-ne reale dei vari tipi di imbraghi in uso,le sostituzioni periodiche che vengonoeffettuate e in modo particolare la molti-tudine di imbraghi sportivi indossati dal-le persone che il C.N.S.A.S. va a soc-correre.

L’Associazione degli Operatori eli-cotteristici si è immediatamente fatta par-te diligente nel portare le nostre e le lo-ro perplessità circa la complessità delloscenario che si andrebbe ad aprire conl’applicazione della circolare EASA.A seguito di una riunione in Germanial’Ente europeo ha chiarito che i destina-tari della circolare sono gli operatori che

effettuano trasporti di personale in situa-zioni ben definite, piloti per l’ingressodelle navi in porto ad esempio, e non perle operazioni di soccorso.

In questa riunione ha partecipato an-che un rappresentante C.I.S.A. - I.K.A.R.che ha portato la voce di tutti i soccorri-tori alpini d’Europa e in perfetta sintoniacon le nostre osservazioni.

Ora l’EASA farà una riflessione sul-le nostre istanze, quindi si rivolgerà agliEnti nazionali per l’aviazione civile dan-do i chiarimenti necessari per l’applica-zione della norma.

Il Soccorso alpino rimane in attesa diquesta comunicazione, che avrà mododi ricevere nello stesso momento in cuiverrà emessa. A quel punto stabiliremoun contatto con ENAC.

Adriano Favre

CCooccccaagglliioo 2288--2299 nnoovveemmbbrree 22001155AAsssseemmbblleeaa nnaazziioonnaallee