INGV L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ... Epos - spiega il coordinato-re del...

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16 Internazionalizzazione Eventi Lunedì 10 marzo 2014 L e infrastrutture di ricerca giocano un ruolo fonda- mentale nei programmi europei e internazionali per il loro contributo essenziale per la scienza e l’innovazione. Infatti, esse rappresentano uno dei pilastri su cui si basa il nuovo programma europeo Horizon 2020. Epos è una delle infrastrutture più importanti per le Scienze ambientali ed è quella di riferimento per le Scien- ze della Terra Solida sia a livello nazionale sia a livello europeo. Le infrastrutture di ricerca sono anche essenziali per pro- muovere interazioni tra le comunità scientifiche e diffe- renti settori della società, tra cui il settore privato (in- dustria, Pmi). In questo contesto, le infrastrutture per le Scienze ambientali, e quindi Epos per le Scienze della ter- ra solida, hanno una rilevanza particolare perché, oltre a contribuire al progresso scientifico e all’innovazione tec- nologica, svolgono un ruolo fondamentale per la società garantendo il monitoraggio e la sorveglianza di aree espo- ste a rischi naturali. Ciò implica la necessità di adottare un approccio eticamente compatibile nelle interazioni con il settore privato, che comporta la necessità di scegliere uno tra i seguenti ruoli: svolgere il monitoraggio di aree soggette a sfruttamento industriale (geotermia, georisor- se) per la sorveglianza del territorio o collaborare con il settore privato per lo sfruttamento delle georisorse. Al contempo, se si segue integralmente la filosofia dell’open access, Epos dovrà consentire l’accesso gratuito ai dati scientifici anche per uso commerciale. Ciò implica che per mantenere operativa l’infrastruttura e i suoi ser- vizi sono necessari finanziamenti pubblici. Epos, la rete integrata per comprendere meglio terremoti ed eruzioni vulcaniche I ntegrare le infrastrutture di ricerca delle Scienze della Terra Solida secondo un progetto transnazionale e multidisciplinare che ac- cresca la competitività della ricerca Europea, che imple- menti il progresso scienti- fico e che produca benefici socio-economici. È questa, in estrema sintesi, la carta d’identità di Epos, Europe- an plate observing system, approvato dalla Commissio- ne europea e dall’European strategy forum on research infrastructures che lo ha in- cluso nella Roadmap euro- pea nel 2008, con il coinvol- gimento di 23 Paesi. Nel 2011 Epos è stato inseri- to nella Roadmap italiana. Il progetto sta concludendo la sua fase preparatoria e dovrà lanciare il piano di integra- zione decennale e avviare la costituzione di un soggetto legale che coordini e gestisca l’integrazione delle grandi infrastrutture di ricerca di riferimento per le Scienze della Terra Solida, distribu- ite nei diversi stati Europei partecipanti al progetto. L’Italia, che compete per ot- tenere la sede del soggetto legale, è il Paese che, attra- verso l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) coordina Epos con la partecipazione di altri istitu- ti di ricerca e università, tra cui alcuni dipartimenti del Cnr, l’Ogs di Trieste e l’Ispra. “Epos - spiega il coordinato- re del progetto, il dirigente di ricerca dell’Ingv Massi- mo Cocco - promuoverà e renderà possibili approcci innovativi per una migliore comprensione dei processi chimico-fisici che generano terremoti, eruzioni vulcani- che, maremoti e controllano la dinamica della superficie terrestre”. Per fare ciò, in un’ottica necessariamente multidi- sciplinare, è fondamentale acquisire e rendere disponi- bili i dati che provengono da una molteplicità di sistemi di osservazione, operativi ma ancora non collegati si- stematicamente tra loro. Si tratta di dati provenienti da reti sismiche, reti Gps, osser- vatori vulcanici, banche dati geologici, dati di laboratori di chimica e fisica delle rocce devono poter essere integrati e “la loro accessibilità - pre- cisa Cocco - aprirà frontiere inesplorate per le Scienze della Terra e la società”. Primo obiettivo, dunque, integrare le infrastrutture di ricerca riguardanti le Scien- ze della Terra Solida esistenti in Italia. “Su di esse si è mol- to investito in passato e ab- biamo reti di monitoraggio d’eccellenza - assicura Coc- co -. Contemporaneamente intendiamo agire per un’in- tegrazione transnazionale, perché, “un terremoto non conosce frontiere”. Ma anche le eruzioni vulcaniche pos- sono avere conseguenze su amplissima scala e chiamare in causa una molteplicità di competenze professionali. In molti - ricorda Cocco - ri- corderanno le conseguenze dell’eruzione nel 2010 del vulcano islandese Eyjaalla- jokull, il quale con le sue ce- neri perturbò i cieli di tutta Europa, facendo cancellare centinaia di voli aerei”. Una situazione nella quale era fondamentale l’intera- zione fra le competenze e i dati quanto meno di vulca- nologi e meteorologi. Creare un’integrazione pa- neuropea delle infrastruttu- re di ricerca “è fondamentale - evidenzia Cocco -, sia per consentire all’Europa di raf- forzare la sua competitività con colossi quali Usa, Cina e altri grandi Paesi che non devono misurarsi con le di- namiche di 28 Stati come avviene invece nella Ue”, sia per il progresso scientifico. “Capire i processi che de- terminano gli eventi studia- ti dalle Scienze della terra solida è fondamentale per sviluppare adeguate forme di prevenzione”, dice Cocco. “Sviluppare e integrare siste- mi di sorveglianza permette di comprendere l’evoluzio- ne del fenomeno in atto, di effettuare una corretta in- terpretazione e quindi, di comunicare un adeguato livello di allerta agli organi- smi preposti alla prevenzio- ne”. Non da ultimo, su Epos si scommette per le ricadute economico-sociali dell’inte- grazione di dati e infrastrut- ture di ricerca. “La piattafor- ma che darà accesso ai dati - nota Cocco - contribuirà alla formazione dei futuri scien- ziati e professionisti in un modo sin qui inedito, poiché stiamo lasciando una visione della scienza basata sulla di- sponibilità di dati da singo- le discipline a favore di una scienza che punta alla mul- tidisciplinarietà della ricerca e alla capacità di analizzare enormi quantità di dati di ele- vata qualità. Ciò contribuirà a migliorare la diffusione dei ri- sultati della ricerca scientifica e faciliterà processi di educa- zione alla comprensione delle informazioni scientifiche per creare consapevolezza nella società sulla pericolosità dei fenomeni naturali per l’uomo e per l’ambiente”. Con dati integrati, scenari e previsioni più precise Massimo Cocco: “Basta scaricare tera di dati per avere lo scenario di un’inondazione: presto sarà sufficiente spostare le applicazioni” A lla sua nascita, Epos è stato definito un super-laboratorio virtuale per tut- ti i ricercatori europei delle Scienze della terra che studiano il pianeta e le sue di- namiche. La “virtualità” del laboratorio consiste nel fatto che il nuovo sistema consentirà “l’accesso” a un’enorme quantità di dati multidisciplinari che permetteranno di effettuare analisi sempre più precise ed in- tegrate. Tutto questo non prevede l’esisten- za di una singola infrastruttura (come il Cern, ad esempio), ma la realizzazione di una rete che consenta di condividere dati, soſtware, e laboratori. “Epos - dice il coor- dinatore del progetto e dirigente di ricerca all’Ingv, Massimo Cocco - darà alla comu- nità scientifica delle Scienze della Terra lo strumento per gestire e analizzare grandi quantità di dati e quindi elaborare nuovi prodotti scientifici”. Cocco fa un esempio concreto tra i tanti possibili: “Per costruire uno scenario di inondazione causata da un maremoto nel Mediterraneo a seguito di un terremoto in Grecia, non sarò più costretto a scaricare le decine di terabyte di dati di cui ho bisogno sul mio computer, ma, più semplicemente, sposterò le applicazioni e i programmi ne- cessari al mio fine direttamente là dove i dati sono stati raccolti”. L’impatto di questa innovazione è eviden- te: si possono sviluppare nuovi prodotti scientifici (gli scenari, ad esempio) per interpretare i processi che generano eventi catastrofici e rendere tali prodotti acces- sibili alla società per la prevenzione e la mitigazione dei rischi. In sintesi: “Scienza eccellente per una società migliore”, con- clude Cocco. ■■ INGV / L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia coordina Epos, l’European Plate Observin System per gli studi sulla Terra Solida Obiettivo: integrare infrastrutture di ricerca e conoscenze Il piano punta anche alla condivisione transnazionale dei dati provenienti da reti sismiche, Gps, osservatori, banche dati e laboratori La spettacolare eruzione del vulcano islandese Eyjafjallajokull del marzo 2010. Le sue emissioni nell’atmosfera bloccarono la circolazione aerea di gran parte d’Europa. Il vulcano era inattivo dal 1823 Deformazioni della superficie a El Major Cucapah (Messico) dopo un evento sismico nel 2010 Fontana Stromboli

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16 Internazionalizzazione EventiLunedì 10 marzo 2014

Le infrastrutture di ricerca giocano un ruolo fonda-mentale nei programmi europei e internazionali per il

loro contributo essenziale per la scienza e l’innovazione. Infatti, esse rappresentano uno dei pilastri su cui si basa il nuovo programma europeo Horizon 2020. Epos è una delle infrastrutture più importanti per le Scienze ambientali ed è quella di riferimento per le Scien-ze della Terra Solida sia a livello nazionale sia a livello europeo. Le infrastrutture di ricerca sono anche essenziali per pro-muovere interazioni tra le comunità scientifiche e diffe-renti settori della società, tra cui il settore privato (in-dustria, Pmi). In questo contesto, le infrastrutture per le Scienze ambientali, e quindi Epos per le Scienze della ter-ra solida, hanno una rilevanza particolare perché, oltre a contribuire al progresso scientifico e all’innovazione tec-nologica, svolgono un ruolo fondamentale per la società garantendo il monitoraggio e la sorveglianza di aree espo-ste a rischi naturali. Ciò implica la necessità di adottare un approccio eticamente compatibile nelle interazioni con il settore privato, che comporta la necessità di scegliere uno tra i seguenti ruoli: svolgere il monitoraggio di aree soggette a sfruttamento industriale (geotermia, georisor-se) per la sorveglianza del territorio o collaborare con il settore privato per lo sfruttamento delle georisorse. Al contempo, se si segue integralmente la filosofia dell’open access, Epos dovrà consentire l’accesso gratuito ai dati scientifici anche per uso commerciale. Ciò implica che per mantenere operativa l’infrastruttura e i suoi ser-vizi sono necessari finanziamenti pubblici.

Epos, la rete integrata per comprendere meglio terremoti ed eruzioni vulcaniche

Integrare le infrastrutture di ricerca delle Scienze

della Terra Solida secondo un progetto transnazionale e multidisciplinare che ac-cresca la competitività della ricerca Europea, che imple-menti il progresso scienti-fico e che produca benefici socio-economici. È questa, in estrema sintesi, la carta d’identità di Epos, Europe-an plate observing system, approvato dalla Commissio-ne europea e dall’European strategy forum on research infrastructures che lo ha in-cluso nella Roadmap euro-pea nel 2008, con il coinvol-gimento di 23 Paesi. Nel 2011 Epos è stato inseri-to nella Roadmap italiana. Il progetto sta concludendo la sua fase preparatoria e dovrà lanciare il piano di integra-zione decennale e avviare la costituzione di un soggetto legale che coordini e gestisca l’integrazione delle grandi infrastrutture di ricerca di riferimento per le Scienze della Terra Solida, distribu-ite nei diversi stati Europei partecipanti al progetto. L’Italia, che compete per ot-tenere la sede del soggetto legale, è il Paese che, attra-verso l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) coordina Epos con la partecipazione di altri istitu-ti di ricerca e università, tra

cui alcuni dipartimenti del Cnr, l’Ogs di Trieste e l’Ispra. “Epos - spiega il coordinato-re del progetto, il dirigente di ricerca dell’Ingv Massi-mo Cocco - promuoverà e renderà possibili approcci innovativi per una migliore comprensione dei processi chimico-fisici che generano terremoti, eruzioni vulcani-che, maremoti e controllano la dinamica della superficie terrestre”. Per fare ciò, in un’ottica necessariamente multidi-sciplinare, è fondamentale acquisire e rendere disponi-bili i dati che provengono da una molteplicità di sistemi di osservazione, operativi ma ancora non collegati si-stematicamente tra loro. Si tratta di dati provenienti da reti sismiche, reti Gps, osser-vatori vulcanici, banche dati geologici, dati di laboratori di chimica e fisica delle rocce devono poter essere integrati e “la loro accessibilità - pre-cisa Cocco - aprirà frontiere inesplorate per le Scienze della Terra e la società”. Primo obiettivo, dunque, integrare le infrastrutture di ricerca riguardanti le Scien-ze della Terra Solida esistenti in Italia. “Su di esse si è mol-to investito in passato e ab-biamo reti di monitoraggio d’eccellenza - assicura Coc-co -. Contemporaneamente

intendiamo agire per un’in-tegrazione transnazionale, perché, “un terremoto non conosce frontiere”. Ma anche le eruzioni vulcaniche pos-sono avere conseguenze su amplissima scala e chiamare in causa una molteplicità di competenze professionali. In molti - ricorda Cocco - ri-corderanno le conseguenze dell’eruzione nel 2010 del vulcano islandese Eyjafjalla-jokull, il quale con le sue ce-neri perturbò i cieli di tutta Europa, facendo cancellare

centinaia di voli aerei”. Una situazione nella quale era fondamentale l’intera-zione fra le competenze e i dati quanto meno di vulca-nologi e meteorologi. Creare un’integrazione pa-neuropea delle infrastruttu-re di ricerca “è fondamentale - evidenzia Cocco -, sia per consentire all’Europa di raf-forzare la sua competitività con colossi quali Usa, Cina e altri grandi Paesi che non devono misurarsi con le di-namiche di 28 Stati come avviene invece nella Ue”, sia per il progresso scientifico. “Capire i processi che de-terminano gli eventi studia-ti dalle Scienze della terra solida è fondamentale per sviluppare adeguate forme di prevenzione”, dice Cocco. “Sviluppare e integrare siste-mi di sorveglianza permette di comprendere l’evoluzio-ne del fenomeno in atto, di effettuare una corretta in-terpretazione e quindi, di comunicare un adeguato livello di allerta agli organi-smi preposti alla prevenzio-ne”. Non da ultimo, su Epos si scommette per le ricadute economico-sociali dell’inte-grazione di dati e infrastrut-

ture di ricerca. “La piattafor-ma che darà accesso ai dati - nota Cocco - contribuirà alla formazione dei futuri scien-ziati e professionisti in un modo sin qui inedito, poiché stiamo lasciando una visione della scienza basata sulla di-sponibilità di dati da singo-le discipline a favore di una scienza che punta alla mul-tidisciplinarietà della ricerca e alla capacità di analizzare enormi quantità di dati di ele-vata qualità. Ciò contribuirà a migliorare la diffusione dei ri-sultati della ricerca scientifica e faciliterà processi di educa-zione alla comprensione delle informazioni scientifiche per creare consapevolezza nella società sulla pericolosità dei fenomeni naturali per l’uomo e per l’ambiente”.

Con dati integrati, scenari e previsioni più preciseMassimo Cocco: “Basta scaricare tera di dati per avere lo scenario di un’inondazione: presto sarà sufficiente spostare le applicazioni”

Alla sua nascita, Epos è stato definito un super-laboratorio virtuale per tut-

ti i ricercatori europei delle Scienze della terra che studiano il pianeta e le sue di-namiche. La “virtualità” del laboratorio consiste nel fatto che il nuovo sistema consentirà “l’accesso” a un’enorme quantità di dati multidisciplinari che permetteranno di effettuare analisi sempre più precise ed in-tegrate. Tutto questo non prevede l’esisten-

za di una singola infrastruttura (come il Cern, ad esempio), ma la realizzazione di una rete che consenta di condividere dati, software, e laboratori. “Epos - dice il coor-dinatore del progetto e dirigente di ricerca all’Ingv, Massimo Cocco - darà alla comu-nità scientifica delle Scienze della Terra lo strumento per gestire e analizzare grandi quantità di dati e quindi elaborare nuovi prodotti scientifici”. Cocco fa un esempio concreto tra i tanti

possibili: “Per costruire uno scenario di inondazione causata da un maremoto nel Mediterraneo a seguito di un terremoto in Grecia, non sarò più costretto a scaricare le decine di terabyte di dati di cui ho bisogno sul mio computer, ma, più semplicemente, sposterò le applicazioni e i programmi ne-cessari al mio fine direttamente là dove i dati sono stati raccolti”. L’impatto di questa innovazione è eviden-te: si possono sviluppare nuovi prodotti scientifici (gli scenari, ad esempio) per interpretare i processi che generano eventi catastrofici e rendere tali prodotti acces-sibili alla società per la prevenzione e la mitigazione dei rischi. In sintesi: “Scienza eccellente per una società migliore”, con-clude Cocco.

■■■ INGV / L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia coordina Epos, l’European Plate Observin System per gli studi sulla Terra Solida

Obiettivo: integrare infrastrutture di ricerca e conoscenzeIl piano punta anche alla condivisione transnazionale dei dati provenienti da reti sismiche, Gps, osservatori, banche dati e laboratori

La spettacolare eruzione del vulcano islandese Eyjafjallajokull del marzo 2010. Le sue emissioni nell’atmosfera bloccarono la circolazione aerea di gran parte d’Europa.Il vulcano era inattivo dal 1823

Deformazioni della superficie a El Major Cucapah (Messico) dopo un evento sismico nel 2010

Fontana Stromboli