Ingra(t)o

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Pietro Ingrao Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Pietro Ingrao PietroIngrao.jpg Presidente della Camera dei deputati Durata mandato 5 luglio 1976 – 19 giugno 1979 Predecessore Sandro Pertini Successore Nilde Iotti

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Partito C. I.

Transcript of Ingra(t)o

Pietro Ingrao

Da Wikipedia, l'enciclopedia

libera.

Pietro Ingrao

PietroIngrao.jpg

Presidente della Camera dei

deputati

Durata mandato 5 luglio

1976 –

19 giugno 1979

Predecessore Sandro Pertini

Successore Nilde Iotti

Dati generali

Partito politico PCI

(1946-1991)

PDS (1991-1993)

PRC (2005-2009)

on. Pietro Ingrao

Bandiera italiana Parlamento

italiano

Camera dei deputati

Ingrao durante il discorso di

insediamento come

Presidente della Camera dei

deputati a Montecitorio

Ingrao durante il discorso di

insediamento come

Presidente della Camera dei

deputati a Montecitorio

Luogo nascita Lenola

Data nascita 30 marzo 1915

Luogo morte Roma

Data morte 27 settembre

2015 (100 anni)

Titolo di studio laurea in

giurisprudenza e in lettere e

filosofia

Professione giornalista

pubblicista

Partito PCI (1948-1991),

PDS (1991-1992)

Legislatura I, II, III, IV, V,

VI, VII, VIII, IX, X

Gruppo PCI (1948-1991),

Gruppo Comunista - PDS

(1991-1992)

Coalizione FDP

(1948-1963), Compromesso

storico (1970-1980)

Circoscrizione Roma (I, II,

III, VII e VIII), Perugia (IV,

V, IX e X), Bologna (VI)

Incarichi parlamentari

IV e V Legislatura:

Presidente del gruppo

parlamentare del PCI

(1964-1972)

VI Legislatura:

Vicepresidente della Camera

dei Deputati della Repubblica

Italiana (1972-1976)

VII Legislatura:

Presidente della Camera dei

Deputati della Repubblica

Italiana (1976-1979)

Pagina istituzionale

Pietro Ingrao (Lenola, 30

marzo 1915 – Roma, 27

settembre 2015[1]) è stato

un politico, giornalista e

partigiano italiano. Storico

esponente dell'ala sinistra del

Partito Comunista Italiano, fu

direttore dell'Unità dal 1947

al 1957 e parlamentare alla

Camera dei deputati

ininterrottamente tra il 1950

e il 1992. Dell'assemblea di

Montecitorio fu anche

presidente dal 1976 al 1979.

Indice [nascondi]

1 Biografia

2 Onorificenze

3 Opere

4 Note

5 Bibliografia

6 Film su Pietro Ingrao

7 Voci correlate

8 Altri progetti

9 Collegamenti esterni

Biografia[modifica | modifica

wikitesto]

Nipote del politico Francesco

Ingrao, Pietro Ingrao nasce

nel piccolo paese di Lenola

(al tempo nella provincia di

Terra di Lavoro in Campania,

oggi in provincia di Latina),

da una famiglia di proprietari

terrieri originari di Grotte,

piccolo centro in provincia di

Agrigento in Sicilia.

Frequenta il ginnasio a Santa

Maria Capua Vetere e il liceo

a Formia dove conosce gli

insegnanti Pilo Albertelli e

Gioacchino Gesmundo che ne

influenzeranno

profondamente la

formazione. Iniziata la sua

attività anti-fascista nel 1939

(ma fu in precedenza iscritto

al Gruppo Universitario

Fascista, vincendo un

Littoriale della cultura e

dell'arte[2]), aderì al Partito

Comunista Italiano nel 1940

e partecipò attivamente alla

Resistenza partigiana.

Al termine della seconda

guerra mondiale divenne il

riferimento indiscusso di

un'area all'interno del PCI

schierata su posizioni

marxiste creative, molto

attente ai movimenti della

società. Rappresentò quindi

"l'ala sinistra" del partito

(votò tuttavia a favore

dell'espulsione dei dissidenti

di sinistra, a lui molto vicini,

che si raccoglievano intorno

al mensile il manifesto). Ebbe

spesso profondi scontri

politici con Giorgio Amendola,

che invece guidava "l'ala

destra" o migliorista.

Ininterrottamente deputato

dal 27 settembre 1950,

quando subentrò al mandato

del collega Domenico

Emanuelli deceduto

prematuramente[3], al 1992,

nonché capogruppo tra il

1964 e il 1972, fu direttore

del quotidiano l'Unità dall'11

febbraio 1947 al 15 gennaio

1957. Fu durante la sua

direzione, nel 1956, che si

trovò a firmare due perentori

editoriali (Da una parte della

barricata a difesa del

socialismo, uscito senza

firma il 25 ottobre 1956, e Il

coraggio di prendere

posizione, pubblicato il 27

ottobre a firma "P. I.") con

cui esprimeva una durissima

condanna della Rivoluzione

ungherese[4], una posizione

filo-sovietica della quale si

sarebbe pubblicamente

pentito nel prosieguo della

sua vicenda politica[5].

In seguito entrò nel comitato

centrale del partito e fu il

primo comunista a presiedere

la Camera dei deputati dal

1976 al 1979. Fra il 1989 e il

1991 fu tra i massimi

oppositori della svolta della

Bolognina che portò allo

scioglimento del PCI; al XIX e

al XX Congresso del partito,

nel 1990 e nel 1991, fu

infatti tra i firmatari e i

principali animatori ed

ispiratori delle mozioni di

minoranza che si opposero

alla linea del segretario

Achille Occhetto.

Ingrao aderì comunque al

Partito Democratico della

Sinistra dove coordinò l'area

dei Comunisti Democratici

fino al 15 maggio 1993,

quando annunciò infine

l'addio al PDS[6]. In seguito

è stato un indipendente

vicino al Partito della

Rifondazione Comunista dal

1996[7], organizzazione alla

quale aderirà formalmente

solo il 3 marzo 2005[8].

Ancora alle elezioni europee

del 2009 invitava a votare la

Lista Anticapitalista[9], ma

nel marzo 2010 dichiarava di

votare per Emma Bonino alla

presidenza del Lazio e per

Sinistra Ecologia Libertà[10].

In vista delle elezioni

politiche del 2013, confermò

il suo voto per Sinistra

Ecologia Libertà, di cui ebbe

a dichiarare: è l'unica forza

unitaria della sinistra che può

ambire a governare il paese

ed essere protagonista di un

cambiamento reale[11]. Ha

affermato di votare Sinistra

Ecologia Libertà anche

perché a favore dei

matrimoni gay.[12]

Nella sua vita Pietro Ingrao

ha scritto poesie e diversi

saggi politici. La sua opera

più importante è, secondo il

giudizio della maggior parte

dei critici, Appuntamenti di

fine secolo, pubblicata nel

1995 grazie alla

collaborazione con Rossana

Rossanda. Il 20 ottobre 2007

Pietro Ingrao ha portato il

suo saluto alla

manifestazione di piazza San

Giovanni in Laterano (Roma)

organizzata dalla sinistra

radicale contro il precariato e

per i diritti dei lavoratori. È

uno dei primi firmatari

dell'appello per la

manifestazione. Nel 2011

scrive Indignarsi non basta,

risposta a Indignatevi! di

Stéphane Hessel, appello a

non cadere nel disinteresse

per la politica.

Ingrao si è sempre dichiarato

ateo, sebbene abbia

manifestato in molte

occasioni profondo interesse

per le domande spirituali e

per le esperienze religiose

altrui più intense e

coerenti[13]. Nel 2014 crea

un sito internet a lui intestato

per offrire una sintesi della

sua carriera politica e

continuare a comunicare coi

simpatizzanti. Sposato con

Laura Lombardo Radice

(1913-2003), aveva cinque

figli: Chiara, Renata, Bruna,

Celeste e Guido. Muore a

Roma il 27 settembre 2015,

sei mesi dopo aver compiuto

100 anni. È sepolto presso il

cimitero comunale di Lenola.

Onorificenze[modifica |

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Cavaliere di gran croce

dell'Ordine al merito della

Repubblica italiana - nastrino

per uniforme ordinaria

Cavaliere di gran croce

dell'Ordine al merito della

Repubblica italiana

— Roma, 24 giugno

1996[14]

Opere[modifica | modifica

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Masse e potere - Crisi e terza

via, intervista di Romano

Ledda, Roma, Editori Riuniti,

2015 ISBN

978-88-6473-119-3

Masse e potere, Roma,

Editori Riuniti, 1977.

Crisi e terza via, intervista di

Romano Ledda, Roma,

Editori Riuniti, 1978.

Parlamento, regioni,

Mezzogiorno. Atti del

Convegno presieduto da

Pietro Ingrao, Reggio

Calabria, Casa del libro,

1980.

Discorso sul governo

Spadolini e sulla lotta per

l'alternativa democratica,

Roma, Grafica editrice

romana, 1981.

Tradizione e progetto, Bari,

De Donato, 1982.

I poteri si rifondano: quale

risposta?, in L'alternativa:

culture politiche del Pci alla

prova, Roma, Editori riuniti

riviste, 1986.

Il dubbio dei vincitori. Poesie,

Milano, A. Mondadori, 1986.

Le cose impossibili.

Un'autobiografia raccontata e

discussa con Nicola

Tranfaglia, Roma, Editori

Riuniti, 1990. ISBN

88-359-3415-X.

Interventi sul campo, Napoli,

CUEN, 1990. ISBN

88-7146-136-3.

L'alta febbre del fare, Milano,

A. Mondadori, 1994. ISBN

88-04-38149-3.

Appuntamenti di fine secolo,

con Rossana Rossanda,

Roma, Manifestolibri, 1995.

ISBN 88-7285-089-4.

Variazioni serali, Milano, Il

Saggiatore, 2000. ISBN

88-428-0872-5.

Parti, Osnago,

Pulcinoelefante, 2001.

La guerra sospesa. I nuovi

connubi tra politica e armi,

Bari, Dedalo, 2003. ISBN

88-220-5337-0.

Non ci sto! Appunti per un

mondo migliore, con Alex

Zanotelli, San Cesario di

Lecce, Manni, 2003. ISBN

88-8176-357-5.

Una lettera di Pietro Ingrao.

Con una risposta di Goffredo

Bettini, Fiesole, Cadmo,

2005. ISBN 88-7923-326-2.

Mi sono molto divertito.

Scritti sul cinema

(1936-2003), Roma, Centro

sperimentale di

cinematografia, 2006.

Volevo la luna, Torino,

Einaudi, 2006. ISBN

88-06-17990-X.

La pratica del dubbio.

Dialogo con Claudio Carnieri,

San Cesario di Lecce, Manni,

2007. ISBN

978-88-8176-977-3.

Indignarsi non basta, con

Maria Luisa Boccia e Alberto

Olivetti, Reggio Emilia,

Aliberti, 2011. ISBN

978-88-7424-785-1.

A chiare lettere. Un carteggio

con Pietro Ingrao e altri

scritti, di Goffredo Bettini,

Roma, Ponte sisto, 2011.

ISBN 88-95658-04-3.

La Tipo e la notte. Scritti sul

lavoro [1978-1996], Roma,

Ediesse, 2013. ISBN

978-88-230-1799-3.

Crisi e riforma del

Parlamento, con un Dialogo

epistolare sulle istituzioni con

Norberto Bobbio e un saggio

di Luigi Ferrajoli, Roma,

Ediesse, 2014. ISBN

978-88-230-1888-4.

Coniugare al presente.

L'Ottantanove e la fine del

PCI. Scritti [1989 1993],

Roma, Ediesse, 2015. ISBN

978-88-230-1946-1.

Note[modifica | modifica

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^ Addio a Pietro Ingrao,

morto a Roma lo storico

dirigente del Pci, La

Repubblica, 27 settembre

2015.

^ Elisabetta Castellani, Come

siamo diventati antifascisti,

http://www.ilmanifesto.it/25

aprile/01_25Aprile/9501rs08.

01.htm

^ camera.it, Pietro Ingrao, I

Legislatura. URL consultato il

18 marzo 2015.

^ Adriano Guerra,

Comunismi e comunisti: dalle

"svolte" di Togliatti e Stalin

del 1944 al crollo del

comunismo democratico,

Edizioni Dedalo, 2005, p.

192, ISBN 88-220-5353-2.

^ Riccardo Barenghi, Ingrao,

la schiena dritta di un eterno

sconfitto, in La Stampa, 29

marzo 2015. URL consultato

il 27 agosto 2015.

^ Ingrao: la Quercia non è

più casa mia

^ Ingrao: voto Rifondazione,

è critica sul capitalismo

^ Applausi e lacrime per il sì

di Ingrao «Per una volta

vinco un congresso»

^ Ingrao: voto la lista

Prc-Pdci con lui Sanguineti e

Vauro

^ "Voterò Bonino e il partito

di Vendola Anche perché è

gay"

^ Ingrao scrive a Vendola:

«Voto Sel»

^ Ossessione - Un film che

apriva la strada, intervista a

Pietro Ingrao sul

Neorealismo, a cura di

Giancarlo Mancini; contenuti

extra della versione in DVD

della pellicola Ossessione di

Luchino Visconti, Ripley's

Home Video, dicembre 2009,

codice a barre

8032134040678.

^ Vedi gli articoli: Ingrao

convertito. Anzi no di Sergio

Quinzio e Crisi mistiche,

Ingrao scopre Dio? di Paola

Di Caro, pubblicati sul

Corriere della Sera, 23

agosto 1992, p. 1 e p. 6.

^ Sito web del Quirinale:

dettaglio decorato.