Ingegneria di sistema e coordinamento

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8QLWj GL UHVSRQVDELOLWj &,,3 Geom. Antonio Serena ( R.U.P.) Ing. Massimo Tonelli Ingegneria di sistema e coordinamento Ing. Corrado Speranza GRUPPO DI LAVOR O Valutazioni ed indagini Idrogeologiche Prof. Torquato Nanni 8QLYHUVLWj 3ROLWHFQLFD GHOOH 0DUFKH Prof. Marco Petitta 8QLYHUVLWj /D 6DSLHQ]D GL 5RPD Valutazioni ed indagini biologiche Studio Graia srl - Varese Valutazioni Geomorfologiche Geologo Stefano Palpacelli

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Unità di responsabilità C.I.I.P.:

Geom. Antonio Serena ( R.U.P.)

Ing. Massimo Tonelli

Ingegneria di sistema e coordinamento

Ing. Corrado Speranza

GRUPPO DI LAVORO

Valutazioni ed indagini Idrogeologiche

Prof. Torquato Nanni (Università Politecnica delle Marche)

Prof. Marco Petitta (Università La Sapienza di Roma)

Valutazioni ed indagini biologiche

Studio Graia srl - Varese

Valutazioni Geomorfologiche

Geologo Stefano Palpacelli

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Cicli Integrati Impianti Primari spa Capitale Sociale € 4.883.340,00 i.v. Viale della Repubblica, 24 63100 Ascoli Piceno C.F.-P.I. e n. iscr. R.I.di AP 00101350445 tel +39 0736 2721 fax +39 0736 272222 Numero Verde 800-216172 www.ciip.it e-mail: [email protected]

Premesse

La presente relazione ha il fine di integrare tutti gli aspetti risultati poco chiari o per i quali si è richiesta

integrazione nella conferenza dei servizi tenutasi nell’ambito della procedura di V.I.A. a cui è sottoposto il

rinnovo della concessione di derivazione di Foce di Montemonaco.

In base alle richieste emerse dal verbale e dai contributi istruttori alla conferenza dei servizi, si è ritenuto

opportuno puntualizzare alcuni argomenti sul quadro di riferimento programmatico, in merito alla normativa

vigente ed alle pianificazioni territoriali inerenti alla gestione dell’acqua, sul quadro di riferimento

progettuale per evidenziare la stretta necessità dal punto di vista acquedottistico del quantitativo richiesta e

l’impossibilità di individuare nel breve periodo fonti alternative di approvvigionamento tecnicamente ed

economicamente sostenibili, sul quadro di riferimento ambientale per riproporre le opere di mitigazione che

la Ciip spa ha già presentato alle istituzioni interessate.

Le integrazioni presentano anche la fase conclusiva dello “Studio del bacino idrogeologico carbonatico del

fiume Aso finalizzato alla caratterizzazione delle condizioni di alimentazione e di circolazione idrica, alla

valutazione del bilancio idrogeologico e analisi della sorgente di Foce”.

Come ampiamente esposto, lo studio è stato condotto dai proff. Torquato Nanni, dell’Università Politecnica

delle Marche e Marco Petitta, dell’Università La Sapienza di Roma.

L’opportunità di affidare a codeste istituzioni lo studio di cui trattasi è nata della concomitanza di indagini

che le due Università stavano conducendo sul bacino orientale dei Sibillini, nello specifico come base di

partenza si è preso in considerazione lo studio redatto dal prof. Boni e dallo stesso prof. Petitta del 2007

denominato “Studio idrogeologico per l’identificazione e la caratterizzazione degli acquiferi che alimentano

le sorgenti dei corsi d’acqua perenni dei Monti Sibillini, esteso all’intera area del Parco Nazionale”, che

affrontava su larga scala il problema dell’individuazione degli acquiferi e della disponibilità di risorsa

immagazzinata negli stessi.

Nelle conclusioni della relazione finale del predetto studio, veniva riportato quanto segue:

“L’eventuale futuro utilizzo di acque sotterranee nelle aree proposte è da ritenersi comunque subordinato

alla minimizzazione degli impatti sulle condizioni ambientali e alla definizione del Deflusso Minimo Vitale,

che non è stato direttamente valutato nel corso dello studio. Infine, considerato che il presente studio vuole

costituire una sintesi dell’assetto idrogeologico e una valutazione della reale risorsa disponibile sulla

dorsale dei Monti Sibillini, si considera opportuno proseguire con il monitoraggio della risorsa, soprattutto

attraverso la realizzazione di una rete di monitoraggio prevalentemente idrometrica, che possa fornire

informazioni aggiuntive e soprattutto continue nel tempo. Data l’ampiezza dell’area di indagine, i risultati

prodotti, sebbene dettagliati e quantitativi, vogliono infatti rappresentare un punto inequivocabile di

partenza per il governo della risorsa idrica da parte dell’Ente Parco e degli Enti appositamente preposti,

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ferma restando la necessità di procedere a studi e indagini di dettaglio per problematiche specifiche nei

settori più critici e in quelli oggetto di maggiori attenzioni per l’utilizzazione idrica.”

Dietro la consapevolezza di tali giuste affermazioni, si è quindi impostato un progetto di studio sul bacino

carbonatico del fiume Aso diviso in due parti, la prima di caratterizzazione ed acquisizione dati, unitamente

ad un “breve” monitoraggio idrologico, che ha permesso di entrare nel dettaglio delle formazioni geologiche

rilevanti ai fini idrogeologici, di caratterizzare nello specifico i diversi acquiferi che alimentano il bacino

dell’Aso e di individuare il bacino idrogeologico a cui è sottesa la sorgente del fiume Aso.

Il rapporto di prima fase è stato consegnato alle istituzioni prima della presente richiesta di rinnovo della

concessione, in attinenza al rinnovo “provvisorio” del prelievo di 156 l/s aggiuntivo ai 370 l/s di

concessione.

La seconda fase dello studio è stata avviato con l’intento di proseguire il monitoraggio attraverso le

strumentazioni messe in campo nella prima fase e di poter indagare, con più precisione, le tematiche relative

alla disponibilità della risorsa, al bacino idrogeologico, alla piezometria nella zona della sorgente e

dell’opera di captazione, alle quote di ricarica degli acquiferi ed agli aspetti legati al minimo deflusso vitale.

Quello che emerge è sicuramente una situazione naturale modificata a seguito della realizzazione dell’opera

di captazione, ciò attiene a scelte ambientali fatte, negli anni di pianificazione delle opere, da parte del

Ministero delle opere pubbliche e dei soggetti interessati nella pianificazione, gestione e tutela della risorsa.

Tornare oggi ad uno stato ante operam appare impossibile, mentre si può lavorare per realizzare opere di

mitigazione e mettere in atto strategie di gestione della risorsa che mirino a mantenere uno buono stato di

naturalità degli ambienti nel lungo periodo.

La presente valutazione di impatto ambientale mira, dopotutto, a valutare gli effetti prodotti dal prelievo

della risorsa idrica e non dalle opere realizzate per lo stesso, in quanto queste attengono a scelte già

operate nel passato e che sono state avallate dal punto di vista ambientale.

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QUADRO DI RIFERIMENNTO PROGRAMMATICO

FABBISOGNO IDROPOTABILE Gli attuali istrumenti di pianificazione vigenti, in materia di gestione della risorsa idrica, sono due, il piano

regolatore degli Acquedotti(PRGA) che disciplina l’aspetto più strettamente quantitativo della risorsa, ed il

piano d’ambito dell’AATO 5 Marche sud che invece ne disciplina l’aspetto più strettamente economico e

gestionale in riferimento al gestore unico che dal 2005 al 2032, nel territorio amministrativo dell’AATO 5, è

individuato nell’impresa pubblica Ciip Spa.

Il PRGA è stato adottato dal ministero dei lavori pubblici nel lontano 1969, con D.M. 14/07/1969, ed è stato

redatto sulla base di una previsione statistica demografica con orizzonte al 2015. Tale piano prevedeva nella

provincia di Ascoli Piceno, la realizzazione di nuove opere di captazione per il soddisfacimento del

fabbisogno idropotabile distinte e specificate negli schemi acquedottistici 17/c 18/c 20/c 22/c 23/c per un

prelievo complessivo di 942.5 l/s.

Nel tempo poi diverse di quelle previsioni non hanno trovato attuazione per problemi di altra natura e la

configurazione odierna dell’acquedotto gestito dalla Ciip Spa è molto differente da quella in cui veniva

redatto il PRGA vigente. Rispetto agli allora 47 comuni, il territorio, la cui gestione del servizio idrico

integrato è di competenza della Ciip Spa, oggi annovera 59 comuni e comprende le provincie di Ascoli

Piceno e di Fermo, includendo, oltre alle storiche linee adduttrici del Pescara e dei Sibillini, anche la linea

dell’acquedotto del “Vettore”, acquedotto di fatto attualmente indipendente dal sistema Sibillini - Pescara.

Oltre all’aspetto quantitativo degli utenti da servire nel tempo si è modificata anche l’infrastruttura della rete,

la linea dei Sibillini è stata potenziata andando a servire anche i comuni di Montefiore, Campofilone e

Massignano, è stato inoltre realizzato un by pass da Capradosso a Monterubbiano a sostegno della linea del

Pescara.

In sostanza ad oggi abbiamo una situazione, rispetto a quanto previsto nel 1968, profondamente mutata, nel

territorio servito, nei confini amministrativi, nelle infrastrutture delle reti, nel servizio fornito, nonché nelle

abitudini della popolazione.

Dall’esame della tabella allegata di seguito allegata( tabella tratta dal link www.ciipap/pianeta_ciip) si può

notare come rispetto alle previsioni del PRGA al 2015, che prevedevano una popolazione residente da

servire nell’allora provincia di Ascoli Piceno pari a 344.046 residenti e 100.107 abitanti fluttuanti, nel 2010 il

territorio di cui la Ciip Spa gestisce il Servizio Idrico Integrato, ospita una popolazione residente di 295.452

abitanti ed una fluttuante di 189.448.

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COMUNI SOCI 59

ABITANTI SERVITI (RESIDENTI+FLUTTUANTI) 484.900

ABITANTI RESIDENTI 295.452

UTENZE IDRICHE 173.876

ACQUEDOTTO

VOLUME IN INGRESSO ALLA RETE DI DISTRIBUZIONE (mc. /anno) - A09 - 33.805.641

LUNGHEZZA COMPLESSIVA DELLA RETE compresi gli allacci (Km) Adduttrici Distributrici Allacci (dato stimato)

4.135 970

2.785 380

DOTAZIONE IDRICA AL GIORNO PER ABITANTI RESIDENTI (lt) 313

INDICE DELLE PERDITE REALI IN DISTRIBUZIONE - P3 - (%) 19,50

INDICE LINEARE DELLE PERDITE REALI IN DISTRIBUZIONE - I3 - (mc. /m) 1,594

FOGNATURA E DEPURAZIONE

VOLUME TRATTATO IN DEPURAZIONE (mc./giorno) 62.292

NUMERO DI IMPIANTI DI TRATTAMENTO ACQUE REFLUE Impianti grandi (oltre 15.000 AE - Abitanti Equivalenti) Impianti medi (da 2.500 a 15.000 AE - Abitanti Equivalenti) Impianti piccoli (minori di 2.500 AE - Abitanti Equivalenti)

340 6

10 324

LUNGHEZZA DELLA RETE FOGNARIA (KM) 1.277

INDICI GESTIONALI

ABITANTI RESIDENTI PER DIPENDENTE 1.211

ABITANTI RESIDENTI PER UTENZA IDRICA 1,70

ABITANTI RESIDENTI SERVITI PER KM DI RETE 71

KM DI RETE PER DIPENDENTE 22

UTENZE IDRICHE PER KM DI RETE 42

VALORE DELLA PRODUZIONE PER DIPENDENTE (€) 191.937

VALORE DELLA PRODUZIONE PER UTENZA IDRICA (€) 258

NOTA: Gli indici A09, P3, I3 rappresentano gli indicatori previsti dal Decreto Ministeriale 08/01/1997 n. 99 - Regolamento sui criteri e sul metodo in base ai quali valutare le perdite degli acquedotti e delle fognature"

Scheda riassuntiva tratta dal sito della Ciip Spa.

Tornando al piano ed alle previsioni ivi contenute, al 2015 si individua come strettamente necessario un

fabbisogno idrico totale pari a 1.431 l/s (vedi tabella 1 dello studio Calenda allegato al SIA), con le

previsioni demografiche di cui precedentemente accennato.

Nel 1997 la Ciip Spa ha commissionato ai proff. Guido Calenda, Corrado Mancini e Gianmarco Margaritora

(tutti ordinari presso l’Università la Sapienza di Roma) uno studio sull’ottimizzazione della rete della Ciip

Spa nell’intento di programmare una serie di interventi volti al miglioramento della rete acquedottistica di

gestione futura. In tale studio venne redatta una proiezione al 2025 dei fabbisogni idrici del territorio gestito

dalla Ciip Spa che, nel 1997, aveva già visto l’integrazione di alcuni comuni (per lo studio si rimanda

all’allegato al presente SIA).

Da questo studio, alla tabella 11, venne riportato il fabbisogno idrico proiettato al 2025 della popolazione

servita, individuando tale valore in 1.634,48 l/s, considerando a quella data una popolazione residente pari a

287.343 abitanti ed una popolazione fluttuante di 116.950 abitanti nel mese di massimo consumo, valori che

includono il fabbisogno industriale e quello zootecnico (tabella 8 dello studio Calenda) ammontante

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complessivamente a 281,34 l/s (195,20 l/s per il fabbisogno l’industriale e 86,14 l/s per il fabbisogno

zootecnico).

Sia il valore del piano che il valore di portata analizzato nello studio Calenda Mancini, sono valori già

riportati in sorgente, comprensivi quindi sia delle perdite fisiche che di rete.

Prendendo invece in considerazione l’altro strumento di pianificazione, ossia il Piano d’ambito, questo è

stato redatto adottando delle proiezioni demografiche con l’orizzonte temporale del 2040.

Prendendo come riferimento il 2027, in modo da avere dei valori raffrontabili con le previsioni del PRGA e

quelle del predetto studio, la popolazione residente, proiettata al 2027 con i dati e le progressioni

geometriche adottate dall’AATO 5 Marche Sud, sarebbe pari a 308.640 unità, mentre la popolazione

fluttuante, nel mese di massimo consumo, sarebbe pari a 237.732 unità sull’intero territorio dell’ambito.(cfr.

Piano d’ambito 2008-2032).

A fronte di tale incremento di popolazione rispetto ai precedenti modelli di calcolo, l’AATO 5 , considera

sufficiente una dotazione idrica all’utente di 1.500 l/s (cfr. Relazione generale del Piano d’Ambito par.

6.3.1), basandosi comunque su una dotazione idrica media inferiore a quanto previsto dai precedenti modelli

matematici (cfr. Tabella 8 – Volume venduto e dotazione idrica pro-capite per i Comuni dell’ATO 5 –

Relazione generale – Cap. 4.1 )

Dall’analisi effettuata, anche in considerazione delle future annate di crisi idrica, sia per scarsa alimentazione

da parte delle sorgenti esistenti che per eventuali lunghe interruzioni di servizio cagionate da rotture o eventi

eccezionali, emerge un quadro riassunto nelle conclusioni del capitolo 6.4 del piano d’ambito che qui si

riportano fedelmente:

“ A conclusione del percorso valutativo si delineano i seguenti punti conclusivi associati all’orizzonte

temporale del breve, medio e lungo termine del 2027:

A) Non sono necessarie nuove fonti di captazione se non associate alla cogente necessità di provvedere

alla ridondanza delle fonti di soccorso, da realizzarsi nel breve termine, come previsto nel piano

degli interventi;

B) La portata massima del giorno di massimo consumo al 2027 è stimata di 1.500 l/s, valore

sostanzialmente conforme con le previsioni del PRGA al 2015;

C) Le nuove fonti di soccorso NON sono utilizzate se non in concomitanza dei due eventi seguenti :

a) Presenza di crisi idrica;

b) Fallanza di una o più delle captazioni di soccorso già presenti al 2008;

D) I profili di rischio per la disponibilità idrica al consumo sono contenuti entro i margini gestibili da

una buona efficacia ed efficienza del gestore sui fronti seguenti:

a) Recupero delle perdite idriche fisiche e commerciali almeno entro gli obiettivi di piano;

b) Adozione di piani di promozione della cultura dell’acqua, volti ad incrementare il livello di

conoscenza del problema e quindi a disincentivare i consumi eccessivi e non razionali

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c) Adozione di programmi di contenimento coatto dei consumi in presenza di annate di crisi

idrica;

d) Predisposizione di dettagliati ed approfonditi studi di carattere idrogeologico e di

campionamento delle portate, mirati all’ ulteriore verifica degli aspetti sin qui delineati;

E) Le proiezioni delle quantità effettivamente erogate sono prudenzialmente riferite agli attuali valori,

con previsione di variazioni negative dell’ordine di 500.000 mc in presenza di annate di crisi idrica.”

Per quanto riguarda gli investimenti previsti nel piano d’ambito inerenti alle opere di captazione, in

conseguenza di quanto sopra esposto, non sono previste somme da destinarsi a nuove opere di captazione

“permanenti” ma esclusivamente investimenti atti a potenziare gli impianti di soccorso e la rete di adduzione

attraverso interconnessioni ed estensioni di rete (cfr. Piano d’ambito – Relazione generale – Cap. 7.3.1), per

un importo pari ad € 9.000.000,00 ( A03 cap. 7.3.1), investimenti per un totale di quasi 51.000.000 di euro

relativamente ad interventi di miglioramento dello stato di conservazione delle reti e dei manufatti dell’intero

ambito (C07 cap. 7.3.1) ed infine un intervento, codificato dall’AATO dal codice C03 – Potenzialità di

captazione insufficiente – riguardante un investimento di 1.000.000 di euro per la realizzazione di un campo

pozzi, con funzionalità di impianto di soccorso, in località Capodacqua di Arquata.

Il quadro di programmazione esposto si basa quindi sul presupposto che le attuali fonti di

approvvigionamento siano sufficienti al soddisfacimento del fabbisogno idropotabile sino all’orizzonte del

2027, con un quantitativo in prelievo di 1500 l/s”.

In sostanza il primo Piano d’Ambito non prevedeva la destinazione di fondi per la ricerca di ulteriori

fonti di approvvigionamento idrico a carattere permanente nel medio e nel lungo termine.

L’ultima variante al Piano del 2011 ha di fatto introdotto una somma di € 100.000,00 da destinare alle

ricerche di nuove fonti di approvvigionamento idrico gettando le basi per colmare nel prossimo futuro

tale lacuna programmatica.

Nella tabella che segue si sono volute raffrontare le previsioni demografiche in relazione al fabbisogno

idropotabile nel mese di massimo consumo delle diverse previsioni considerate nel presente documento.

Tipo di Previsione Orizzonte

temporale

anno

Popolazione

residente

ab

Popolazione

fluttuante

Mese.max

ab

Dotazione

pro-capite

media

Previsioni

fabbisogno

sorgente

l/s

PRGA Acquedotti 2015 344.046 100.107 1431,0

Prof. Calenda 2025 287.343 116.950 1.634,48

AATO 5 2027 308.640 237.732 1.500

CIIP (dati attuali) 2010 295.452 193.948 1.286 *

Tabella 1 - Raffronto previsioni - * prelievo di concessione da sorgenti maggiori.

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Dal confronto dei dati demografici previsti nelle differenti programmazioni, emerge come i dati di previsione

del PRGA presentino uno forchetta sostanziale sia nei residenti (in eccesso) che nei fluttuanti (in difetto). I

dati di previsione dello studio Calenda sono invece aderenti alla popolazione residente attuale, sono invece

molto sottostimati i fluttuanti del mese di massimo consumo. Appare evidente che, confrontando dotazioni e

popolazione, la previsione di 1.500 l/s al 2027 di Piano d’ambito, risulta insufficiente secondo i modelli di

analisi del PRGA e del prof. Calenda.

Rimane comunque il fatto che, rispetto al fabbisogno di prelievo di 1.500 l/s pianificato dall’AATO nel

mese di massimo consumo al 2027, le concessioni in atto ammontano a 1286 l/s (cfr. paragrafo successivo)

con un difetto di prelievo, rispetto alla programmazione AATO, di 214 l/s.

Si ribadisce pertanto che, in una situazione già deficitaria dal punto di vista delle concessioni in atto

rispetto ai fabbisogni idropotabili, qualsiasi eventuale riduzione che non sia supportata

dall’individuazione di una fonte di approvvigionamento della risorsa idrica alternativa, porterebbe ad

una potenziale situazione di crisi idrica strutturale.

Per quanto riguarda l’esistenza di potenziali fonti alternative si ricorda che la Concessione del 12 Gennaio

2009 per il prelievo temporaneo dei 156 l/s presso Foce di Montemonaco, alla Pag. 7 recita: “alla data

odierna risulta impossibile individuare fonti alternative di approvvigionamento per la portata di 156

lt/sec.” ed, alla Pag. 8, conclude che è: “ritenuto un quantitativo idrico strettamente indispensabile al

fabbisogno idropotabile”.

La stessa concessione precisa che “l’Autorità d’Ambito n. 5 Marche Sud, con nota n. 1938 in data

15.12.2008 ha confermato ed attestato che: a) il prelievo temporaneo della sorgente Foce di Montemonaco

della portata di 156 l/s, oltre ai 370 l/s già autorizzati, costituisce un esigenza primaria ed indifferibile di

pubblico interesse al fine di scongiurare una crisi di approvvigionamento idrico potabile; b) alla data

odierna, alla luce del vigente Piano Regolatore Acquedotti, risulta impossibile individuare fonti alternative

di approvvigionamento per la portata di 156 l/s” .

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CONSIDERAZIONI SUL QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUAL E

OPERE DI CAPTAZIONE CIIP

Ad oggi le opere di captazione principali della Ciip Spa coprono un fabbisogno di 1.286 l/s dati dalla somma

di una concessione in fase di rinnovo pari a 526 l/s presso Foce di Montemonaco, n° 2 concessioni di

derivazioni distinte, presso Capodacqua e Pescara d’Arquata, la cui somma è pari a 629,80 di cui

rispettivamente 429,80 l/s prelevati da Capodacqua il cui rinnovo è stato già concesso e 200 l/s per la

concessione di Pescara d’Arquata il cui rinnovo è in itinere, la sorgente di Sasso Spaccato per un

quantitativo pari a 62,5 l/s, la sorgente di Forca Canapine autorizzata per 70 l/s di cui solo 45 l/s vengono

immesse nel territorio dell’AATO 5 in quanto 25 sono inviati all’AATO 4 della Regione Umbria (sorgente la

cui disponibilità è spesso molto inferiore ai quantitativi di concessione), il campo pozzi di S.Caterina

autorizzato per una portata di 22,7 l/s. Quindi complessivamente, considerando per Forca Canapine solo i 45

l/s immessi in sorgente, l’approvvigionamento dalle fonti principali è pari a :

7,22455,6280,629526 ++++=Qsorg = 1.286 l/s

A questa portata emunta dalle captazioni principali ed immessa nelle linee acquedottistiche di adduzione, si

aggiunge quella captata dalle fonti minori ed immessa nei serbatoi di distribuzione locali (principalmente

nelle frazioni dei comuni di Amandola, Montegallo e Montemonaco) ammontante a 204 l/s per cui

l’approvvigionamento complessivo, senza tenere conto delle fonti di soccorso dalle quali attingere in periodi

di carenza idrica o nei giorni di massimo consumo, si ottiene una portata complessiva teorica captabile pari

a:

204286.1 +=Qsorg = 1.490 l/s

Il valore calcolato rappresenta il quantitativo massimo di prelievo da parte della Ciip, considerando quindi il

contributo massimo prelevabile da tutte le captazioni. Tale valore nella realtà è difficilmente raggiungibile,

soprattutto nella quota parte delle sorgenti minori che soffrono molto la variabilità microclimatica dei siti di

prelievo e le cui acque non sempre sono di qualità sufficientemente apprezzabile a causa della stretta

interdipendenza con gli scorrimenti superficiali. Inoltre molte sorgenti minori non sono connesse alle

linee adduttrici ma fungono esclusivamente da alimentazione per i piccoli serbatoio locali, mandando

spesso a scarico le eccedenze prelevate, non possono pertanto essere considerate come fonti stabili di

approvvigionamento idropotabile e come risorsa disponibile per la rete di adduzione della risorsa.

Pertanto la portata di concessione disponibile per lo sfruttamento della risorsa è fissata in 1.286 l/s.

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FABBISOGNO IDROPOTABILE ATTUALE

Facendo riferimento ai dati ISTAT della tabella Ciip, considerando la dotazione procapite media,

comprensiva degli altri usi diversi dai domestici, degli utenti de territorio dell’AATO 5 pari a 211 l/gg*ab

(vedi Allegato 1 alla relazione), si ottiene una portata giornaliera pari a:

Ab. Residenti = 295.452

Ab. Fluttuanti nel mese e nel giorno di massimo consumo = 193.948

=+

=400.86

** flufluresrescittadino

dndnQ =+

86400

211*948.193211*452.2951195 l/s

Tale valore riportato in sorgente, considerando le sole perdite fisiche pari al 14.5 % (Dichiarazione

all’AATO dei dati di perdita relativi all’anno 2010, prot. CIIP n. 13838 del 24/05/2011, allegata - rif. Tab.

Indicatori, parametro P2), risulta uguale a:

Q sorg = 855.0

195.1 = 1.397 l/s

Considerando le perdite complessive, fisiche e commerciali, pari complessivamente al 34.7% (Dichiarazione

all’AATO dei dati di perdita relativi all’anno 2010, prot. CIIP n. 13838 del 24/05/2011, allegata - rif. Tab.

Indicatori, parametro P2), il valore in sorgente è pari a :

Q sorg = 653.0

128.1= 1.830 l/s

Appare più sensato in questa sede riferirsi comunque ad un valore medio di perdite fisiche di rete

attestabile intorno al 20 %, valore mediamente considerato anche nella redazione delle proiezioni di

Piano d’ambito.

Figura 1 - Estratto dal Piano d'ambito -

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Con tale asserzione il valore di portata alla sorgente necessario al soddisfacimento del fabbisogno idrico

diventa:

Q sorg = 8.0

195.1= 1.495 l/s

Il valore così calcolato, relativo all’anno 2010, rappresenta il fabbisogno reale della risorsa idropotabile

riportato in sorgente in riferimento al mese di massimo consumo.

Supponendo tale valore costante fino al 2011, considerando quanto recuperato con la campagna ricerca

perdite (80 l/s mediamente recuperati cfr. paragrafo successivo) ad oggi complessivamente il valore minimo

che la CIIP deve soddisfare nel mese di massimo consumo è pari a:

Qsorg. = 1.495 – 80 = 1.415 l/s ;

riprendendo il valore di disponibilità in prelievo della Ciip Spa considerando l’apporto delle sole sorgenti

stabili e connesse al sistema acquedottistico di adduzione, si rileva un deficit di risorsa pari a :

∆Q = 1.415 – 1.286 ≈ 130 l/s

Il delta così determinato è considerato nel mese di massimo consumo ed in corrispondenza delle massime

portate captabili. In realtà la disponibilità nel mese di massimo consumo è inferiore a quanto riportato a

causa della stagionalità delle sorgenti ( si rammenta che nell’anno in corso la sorgente di Pescara d’Arquata

ha erogato una portata media intorno ai 60 l/s in luogo dei 200 previsti in concessione con un ammanco di

140 l/s rispetto ai 1286 considerati)

Si rammenta in questa sede che , come spiegato nella consegna del SIA, in effetti alla Ciip manca

quanto previsto nel PRGA in seno alla captazione dal Fiume Tenna la quale prevedeva il prelievo di

un quantitativo pari a 260 l/s da immettere nell’acquedotto dei Sibillini in luogo dell’incremento del

prelievo dalla sorgente di Foce di Montemonaco. La soluzione del prelievo dal Tenna venne

abbandonata per diversi motivi amministrativi ed oggi, in luogo del prelievo dei 260 l/s previsti, è in

atto, ed in fase di rinnovo, il prelievo di ulteriori 156 l/s da Foce di Montemonaco, con una sottrazione

rispetto a quanto pianificato di più di 100 l/s.

Non spetta al gestore individuare fonti di approvvigionamento alternative e suppletive a quelle già in

atto essendo questa un’attività propria delle pianificazioni regionali preposte alla tutela ed alla

gestione della risorsa idrica del territorio con gli strumenti di pianificazione quali il piano d’ambito ed

il piano regolatore degli acquedotti.

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CAMPAGNA DI RICERCA PERDITE Dal 2005 la Ciip Spa, precedendo quanto disposto con il piano d’ambito in termini qualitativi di gestione

della risorsa idrica nonché in termini di investimento, ha avviato una fitta campagna di monitoraggio delle

perdite finalizzata al recupero idrico. Si è quindi provveduto a suddividere il territorio in distretti funzionali

(in tali distretti è nota sia la portata in ingresso che quella in uscita), procedendo alla verifica tra il consumo

degli utenti e la differenza tra la portata in ingresso e quella in uscita al distretto.

Oltre a tale operazione, è stata intensificata la campagna di controllo dei livelli dei serbatoi in modo da

disporre di valori medi di consumo che possano fungere da riferimento nella ricerca di perdite occulte della

rete. Parallelamente è stata intensificata l’attività di telecontrollo sia del livello dei serbatoi che delle portate

di linea, investendo sulla formazione dei tecnico deputati a tale compito, sull’incremento dei nodi in

telecontrollo ed in telemisura e sui software deputati alla ricezione, archivio e gestione dei dati.

Per quanto riguarda l’ottimizzazione della gestione della rete è stato attuato un progetto di riduzione della

pressione di esercizio. Allo scopo sono stati installate diverse valvole di regolazione con l’obiettivo di gestire

la linea con piezometrie differenziate per orari di distribuzione, regolando quest’ultima sulla base di una

fascia oraria diurna ed una notturna.

Gli idrometri inseriti e funzionanti da qualche anno nella rete distributiva della Ciip sono circa 30.

Il lavoro della campagna di ricerca perdite e dell’ottimizzazione della rete ha portato ad un netto

miglioramento delle perdite fisiche passando dal valore medio di 26,5% corrispondente all’anno di inizio

della campagna di ricerca perdite (2005) al valore medio attuale pari al 14,5%, valore nettamente al di sotto

della media nazionale (diverse pubblicazioni in merito dimostrano che la percentuale di perdita fisiologica

compresa tra il 10% ed il 15% rappresenta l’ottimo in termini di analisi di costi-benefici).

Questo ha permesso di recuperare, rispetto allo stato pre-interventi, una portata media giornaliera pari ad 80

l/s, valore di rilevante importanza sulla gestione della rete.

In quest’ottica non è prevedibile nel futuro prossimo un ulteriore significativo risparmio idrico

derivante dalla campagna ricerca perdite in quanto il valore della perdita fisiologica ad oggi raggiunto

è, come già detto, tra i migliori in ambito Nazionale e rientra pienamente nel range di valori

individuato in letteratura come optimum in termini di analisi costi benefici (10% ÷ 15%).

Ciò non esula comunque il gestore dal continuo impegno proteso verso il mantenimento ed il

miglioramento dell’efficienza della gestione della risorsa pubblica.

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CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE AL RISPARMIO IDRICO

Dal 2004 la Ciip spa ha avviato una fitta campagna di informazione sulla qualità dell’acqua fornita all’utenza

e sugli usi parsimoniosi che si devono fare della stessa. Nell’ultimo opuscolo informativo inviato dalla Ciip

agli utenti del territorio, oltre ad una panoramica tesa a fornire informazioni sull’azienda e sul territorio

gestito, sono state fornite le analisi delle acque distribuite provenienti dalle diverse sorgenti ed una seri di

consigli ed informazioni sul risparmio idrico, sulla risoluzione dei problemi legati all’uso dell’acqua ed

anche un confronto tra le acque minerali presenti sul mercato e le acque provenienti dalle nostre sorgenti.

La campagna di informazione nel tempo ha comunque portato nella cittadinanza una cultura del risparmio

idrico ed una consapevolezza spinta della preziosità della risorsa idrica che proviene dalle nostre sorgenti

montane.

Si allega l’ultimo opuscolo informativo trasmesso dalla Ciip Spa ai propri utenti.

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QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE

OPERE DI MITIGAZIONE

PROGETTO DELL’IMPIANTO D I SOCCORSO AL LAGHETTO DI FOCE DI MONTEMONACO

Il progetto di soccorso e riqualificazione del laghetto di Foce di Montemonaco è stato più volte affrontato

dalla Ciip Spa, con proposte differenti per impatto e filosofia che risalgono ai primi anni ’90, quando

venivano valutate soluzioni anche piuttosto invasive quali la realizzazione di diaframmi sotterranei

impermeabili per l’innalzamento locale della piezometria.

Nel recente passato, l’argomento è stato ripreso dietro la spinta della Regione Marche e del Parco dei

Sibillini, in occasione del rinnovo del prelievo provvisorio dei 156 l/s aggiuntivi ai 370 l/s di concessione

presso la sorgente di foce di Montemonaco.

La Regione Marche, con Decreto del Dirigente della P.F. Demanio Idrico, Porti, Lavori Pubblici n. 1/DPL

del 12-01 2009, ha concesso in via provvisoria e temporanea alla CIIP SpA di derivare in località Foce di

Montemonaco, dove è già presente l’opera di presa dell’acquedotto dei Monti Sibillini gestito dalla CIIP

SpA, la ulteriore portata di 156 l/sec di acqua a fini idropotabili, in aumento alla portata di 370 l/sec della

derivazione già in atto sulle sorgenti del Fiume Aso, assentita con Decreto Interministeriale n. 9.008 del 31-

10-2000.

Contestualmente la Regione Marche ha prescritto alla CIIP SpA di “redigere un progetto per il recupero e la

riqualificazione ambientale del laghetto di Foce e delle aree limitrofe, in particolare del tratto del corso

d’acqua compreso tra la zona sorgentizia originaria ed il tubo di scarico della galleria di eduzione a quota

905,79, al fine del recupero di un deflusso almeno parziale dell’asta fluviale, da concordare con il Comune di

Montemonaco e con l’Ente Parco dei Sibillini e da realizzare con fondi della CIIP SpA e/o eventuali altre

misure atte a mitigare l’effetto della derivazione aggiuntiva”.

Alla data del 30/06/2010 la Ciip Spa ha consegnato alla Regione Marche, lo “Studio di fattibilità e

riqualificazione ambientale del laghetto di Foce di Montemonaco e delle aree limitrofe”, redatto dal Prof.

Ing. Guido Calenda, dal Prof. Ing. Corrado Paolo Mancini e dalla prof.ssa Ing. Elena Volpi con la consulenza

ambientale dello studio S.I.A. di Giuseppe Marfoli & C.snc.

In detto studio di fattibilità, che si allega alla presente e che è stato condiviso in più sedi con l’Ente Parco, si

prevedeva la possibilità di intervenire sul laghetto mediante il sollevamento di una portata ritenuta sufficiente

a mantenere vitale il laghetto sotto l’aspetto biologico, portata prelevata dalla discenderia delle gallerie di

captazione. Allo stesso tempo si prevedeva un intervento di controllo della permeabilità del fondo del

laghetto mediante l’asportazione dell’attuale materiale costituente il fondo, e la posa, con opportuna

compattazione, di una serie di strati di terreni( limo argillosi) a bassa permeabilità in modo da impedire la

filtrazione dell’acqua immessa attraverso il pompaggio artificiale.

In data 14/12/2010, con decreto del dirigente della P.F. Grandi Infrastrutture di Comunicazione, Viabilità e

Demanio Idrico, prot. CIIP n°258 del 04/01/2011, la Regione Marche autorizzava il prosieguo alla

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concessione di derivazione a scopo idropotabile di ulteriori moduli 1.56 (156 l/s) fino al termine di scadenza

della concessione di derivazione principale di moduli 3.70 (370 l/s), termine fissato nel giorno 31/05/2011

All’interno del predetto decreto, il Responsabile del Procedimento, Ing. Carlo Duca, adottava i seguenti

proponimenti:

“Art.2) L’autorizzazione al prosieguo della derivazione è rilasciata fino alla data di scadenza della

concessione principale di 370 l/s, prevista per il 31/05/2011, con le prescrizioni di cui all’ ”Atto integrativo

del disciplinare n° 240/ap del 16.9.1999” sottoscritto in data 23/12/2008 con n°1084 di rep. Ed approvato

con Decreto Dirigenziale del 12/01/2009 n°1/DPL_09;”

“Art.3)Di realizzare entro la data del 31/05/2011, d’intesa con L’Ente Parco ed il Comune di

Montemonaco un primo stralcio dei lavori attinente al recupero del laghetto di Foce, di cui alla ipotesi

progettuale n°3 dello studio di fattibilità, che prevede il sollevamento di una portata fino ad un massimo di

50 l/s, dalla discenderia delle galleria di captazione dell’opera di presa, in grado di garantire

l’alimentazione di soccorso ed un adeguato ricambio idrico al laghetto e un apporto diretto al fiume Aso

immediatamente a valle dello stesso. Con successivo stralcio si procederà all’intervento indirizzato a

ridurre la permeabilità del fondo del laghetto.”

“Art.4) Di proseguire il monitoraggio sulle misure delle portate del fiume Aso, già avviato con la

realizzazione della relativa stazione, e gli studi in corso attinenti lo scenario idrogeologico dell’acquifero

del fiume Aso, al fine di avere un quadro quanto più possibile esaustivo e reale della derivazione.”

In conseguenza ai proponimenti della Regione Marche in data 26/03/2011, la Ciip Spa ha indetto una

riunione presso la sala consiliare del comune di Montemonaco, invitando a partecipare sia le istituzioni

comunali che i rappresentanti dell’Ente Parco, al fine di definire le linee progettuali per la riqualificazione

del laghetto.

In accordo con il comune e con l’Ente Parco si è quindi deciso di realizzare l’impianto di sollevamento e di

rimandare ad una fase successiva la realizzazione dell’impermeabilizzazione del fondo.

Con lettera protocollo Ciip n. 2204 del 27/01/2012, la Ciip Spa trasmetteva il progetto esecutivo al comune

di Montemonaco al fine di recepire le osservazioni del caso per poi procedere alla fase autorizzativa ed alla

realizzazione dei lavori.

Il progetto prevedeva la realizzazione di un sollevamento artificiale per il pompaggio della risorsa idrica,

prelevata dalla galleria di eduzione, in testa al laghetto ed in alcuni punti del primo tratto di fiume Aso

compreso tra il laghetto e lo scarico di sicurezza della Ciip Spa.

A tale soluzione progettuale si è inoltre allegata la proposta di un “recupero” delle acque fluenti naturali

provenienti da Fonte della Cerasa le quali, a seguito di una colata detritica attiva nei pressi del laghetto, non

fluiscono più verso lo specchio d’acqua ma si infiltrano nel detrito depositatosi.

Durante la riunione tenutasi all’uopo presso la sala consiliare del comune di Montemonaco,

l’amministrazione comunale ha espresso la propria perplessità su un progetto che, per la riqualificazione

ambientale, preveda la realizzazione di un sollevamento continuo con ingenti spese energetiche e che

comunque rappresenti una soluzioni artificiale al problema dell’approvvigionamento idrico del laghetto,

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facendo notare altresì che fosse auspicabile la soluzione alternativa proposta di alimentazione naturale

mediante il recupero delle acque fluenti di Fonte della Cerasa.

Effettivamente il contributo naturale di Fonte della Cerasa non è influenzato dal prelievo Ciip e apporterebbe

al laghetto di un quantitativo d’acqua variabile dai 5 ai 25-30 l/s, in funzione della stagione, sufficiente alla

vitalità ed alla persistenza dello specchio d’acqua.

Si allega alla presente il progetto esecutivo consegnato e lo studio di fattibilità commissionati a prof. Calenda

Mancini Volpi dell’università la Sapienza di Roma.

PROGRESSIVO INCREMENTO DELLA GESTIONE DELLA PIEZOME TRIA IN

CORRISPONDENZA DELLE GALLERIE DRENANTI

Nella relazione generale del SIA, alla Pag. 37, tra le opere di mitigazione, si è fatto cenno alla possibilità di

una differente gestione della piezometria sullo sbarramento delle gallerie drenanti.

Storicamente la piezometria dietro lo sbarramento è stata monitorata e gestita dalla Ciip Spa con molta

prudenza, nella consapevolezza di quale enorme danno possa verificarsi dalla improvvisa mancata tenuta di

uno degli sbarramenti. Tale approccio prudenziale ha portato a mantenere, sino al 2007, una piezometria

massima di circa 14,5 m (con variazioni legate alla stagionalità degli afflussi e dei prelievi), con medie degli

anni precedenti che si attestavano intorno al valore di 12,5m.

Figura 2 - Dati desunti dal telecontrollo Ciip relativi all'anno 2007 -

Dal 2007 in poi, a seguito della forte carenza idrica che ha caratterizzato l’anno in questione, la Ciip Spa ha

iniziato un lento processo di innalzamento progressivo della piezometria a monte degli sbarramenti delle

gallerie drenanti, portandone il valore medio dai m. 14,50 del 2007 ai circa 17,00 m nell’anno 2010. Il

procedimento è stato avviato in parallelo ad un continuo controllo dello stato di salute degli sbarramenti in

cls principalmente nelle parti di roccia calcarea (Corniola) nelle quali si intesta il tappo in cls delle gallerie

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drenanti. Negli anni infatti sono emerse diverse venute d’acqua in corrispondenza del contatto tra l’opera di

sbarramento e la roccia le quali più volte sono state riparate con interventi mirati senza comunque addivenire

ad una soluzione definitiva del problema. Tali considerazioni rendono pertanto indispensabile un

intervento di consolidamento delle opere di sbarramento (sono comunque opere costruite oltre 30 anni fa)

prima di continuare nel lento processo di incremento delle quote di gestione della piezometrica

dell’acquifero dietro lo sbarramento.

Figura 3 - Dati desunti dal telecontrollo Ciip relativi all'anno 2010 -

Nell’ottica comunque di incrementare le conoscenze per ottimizzare la gestione della piezometria, dal mese

di Marzo 2011, la Ciip spa, ha provveduto a strumentare la condotta di scarico delle gallerie in pressione

mediante l’installazione di una quadrina atta a misurare i valori di portata transitanti nella condotta, in

quanto, in precedenza, la tubazione era dotata di un solo sensore di segnale relativo al passaggio d’acqua. La

strumentazione si è resa opportuna anche al fine di valutare la possibilità di utilizzare tale condotta di scarico

come alimentatrice dell’impianto di soccorso del laghetto di Foce di Montemonaco.

Dai profili redatti all’epoca della realizzazione delle opere si può desumere la quota a cui fuoriesce l’acqua

dalle gallerie drenanti, pari a m. 913.31; la quota a cui è posta la condotta di scarico ed il relativo misuratore

della piezometria è di m. 916,00. La quota del punto più alto dello scarico di “sicurezza” è di m 931.80, per

cui, a meno delle perdite di carico, l’attivazione dello scarico si ha non appena dietro lo sbarramento la

piezometria supera i 15,80 m.

Questo implica che ogni qualvolta la piezometria supera il predetto valore, oltre ai 50 l/s rilasciati dalla

condotta si scarico all’altezza dell’idrometro Ciip, avviene un “rilascio naturale” in corrispondenza

dello scarico di sicurezza.

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DEFLUSSO MINIMO VITALE

Dal punto di vista della competenza amministrativa territoriale in materia di salvaguardia della risorsa idrica,

risultano competenti l’Autorità di Bacino Regionale ed il Parco nazionale dei Sibillini. Entrambe le autorità,

in merito di pianificazione e gestione del territorio per i temi in esame, fanno riferimento, in forme e modi

diversi, alle norme previste dal Piano di Tutela delle Acque, approvato dall'Assemblea legislativa regionale

delle Marche con DACR n.145 del 26/01/2010 ed aggiornato con DGR 1849/2010 del 23/12/2010.

Il piano di tutela delle acque è lo strumento attraverso il quale la Regione Marche, recependo le norme

comunitarie di settore, disciplina l’uso e la tutela della risorsa idrica in riferimento allo stato attuale ed alla

proiezione futura. Nell’art. 1 delle norme tecniche di attuazione del piano si specificano le finalità dello

stesso ribadendo, al comma 1, che “l’acqua è una risorsa naturale, bene pubblico indispensabile per la vita e

lo sviluppo delle comunità viventi, da tutelare e migliorare a garanzia delle generazioni future”. Nel

successivo comma 4 si fa invece più specifico riferimento alle finalità del piano specificando che “il Piano

regolamenta gli usi in atto e futuri, che devono avvenire secondo i principi di conservazione, risparmio e

riutilizzo dell’acqua per non comprometterne l’entità del patrimonio idrico e consentirne l’uso, con priorità

per l’utilizzo idropotabile, nel rispetto del minimo deflusso vitale in alveo”.

Il rinnovo della concessione di Foce di Montemonaco, di 526 l/s, si inquadra proprio in quest’ultimo comma,

trattandosi di un rinnovo di una concessione istituita nel 1981 ad uso idropotabile e della quale si è chiesto il

rinnovo in seno ai principi enunciati di tutela della risorsa e del sostentamento delle comunità animali e

vegetali ed a garanzia di un futuro sostenibile per le generazioni attuali e future.

Nell’ottica pertanto di essere il riferimento attuativo normativo regionale, in materia di tutela della risorsa

idrica e della natura contermine, in un orizzonte temporale lungo che mira alla preservazione ed al

miglioramento dell’ambiente stesso, il piano non poteva che avere una natura dinamica nella sua struttura,

recependo, nell’ambito di un corpo sostanzioso di indirizzo, le osservazioni derivanti da attività di

monitoraggio e studi, i cui fini di uso programmato, tutela e preservazione collimano con quelli del piano.

Tali principi vengono di fatto inclusi nell’art. 5 comma 1 che cita “Il piano è uno strumento dinamico che

viene aggiornato attraverso una continua azione di monitoraggio, programmazione, realizzazione degli

interventi, individuazione ed attenuazione di misure e fissazione di vincoli, finalizzata al raggiungimento

degli obiettivi di tutela delle risorse idriche superficiali e sotterranee.”

In merito alla dinamicità del piano ed ai contributi informativi per il sua adeguamento alle reali necessità e

situazioni territoriali, nel successivo comma 3 dell’art. 5 si sancisce che “ La Regione Marche si impegna ad

istituire una Commissione che comprenda i rappresentanti dei Comuni, delle Province, delle Comunità

Montane, delle AATO e dei gestori, con il compito di monitorare la fattibilità del piano e il suo livello di

attuazione, nonché di supporto alla elaborazione dei regolamenti previsti dal PTA, con facoltà di proporre

eventuali adeguamenti e aggiornamenti. Continuando in tale direzione all’art. 8 comma 1 si dice che “ Tutti i

soggetti , pubblici e privati, che posseggono informazioni inerenti alla tutela qualitativa e/o quantitativa delle

risorse idriche, o che comunque gestiscono e/o fanno uso delle medesime, sono tenuti a fornire gratuitamente

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tutte le necessarie informazioni alla Regione, secondo modelli, procedure e strutture organizzative stabilite

dalle vigenti norme comunitarie, nazionali, regionali, ovvero all’uopo stabiliti dalla Giunta Regionale”.

Il quadro ricostruito delinea quindi la necessità di intessere uno stretto rapporto tra il soggetto gestore della

risorsa idrica e le istituzioni preposte al controllo ed alla legiferazione, creando una struttura normativa

dinamica che non prescinde dalle informazioni recepite sul territorio dai gestori che da tempo utilizzano la

risorsa e che monitorano l’ambiente in relazione ai propri interessi specifici ossia, nella fattispecie, in

relazione alla disponibilità ed alla qualità della risorsa idrica ad uso idropotabile.

Entrando nello specifico in data 20/02/2012 la Ciip Spa ha presentato, unitamente alla domanda di rinnovo

della concessione ad uso idropotabile di Foce di Montemonaco per un quantitativo pari a 526 l/s, lo Studio di

Impatto Ambientale, essendo il rinnovo sottoposta a procedura di V.I.A. di competenza regionale secondo i

dispositivi normativi nazionali, regionali e degli enti gestori del territorio (Parco Nazionale dei Sibillini).

A seguito della conferenza dei servizi del 19/03/2012 tenutasi presso l’ufficio della P.F. Valutazioni ed

Autorizzazioni ambientali, è emersa la necessità di produrre della documentazione integrativa agli elaborati

del S.I.A riguardanti principalmente il completamento della relazione idrogeologica sul bacino carbonatico

dell’Aso e l’indagine sulle dinamiche idrologiche relative alla zona del laghetto ed alla parte alta del fiume

Aso.

Tralasciando l’aspetto meramente tecnico alla rapporto finale redatto dai proff. Torquato Nanni e Marco

Petitta, si vuole,in questa sede, solo sottolineare alcuni aspetti normativi e di “ratio” del PTA che valgono la

pena di essere rimarcati.

Il PTA al capo V “Misure di tutela Quantitativa” rimanda (art. 51) tutti gli aspetti di tutela al Piano del Parco,

in quanto sostitutivo del presente PTA.

A sua volta il parco nel “Disciplinare per la salvaguardia e l’uso compatibile delle risorse idriche” approvato

con DCS n.25 del 27/04/2007, definisce all’art. 7 il Deflusso minimo Vitale, facendo riferimento, in attesa di

definizione di propri valori e metodi, alle formule approvate dalle Autorità competenti ai sensi della

normativa vigente.

Inoltre all’art. 8 comma 1 il disciplinare precisa che “Oltre alle misure di salvaguardia di cui al presente

disciplinare, valgono le indicazioni per la tutela definite nell’ambito degli strumenti di pianificazione, ivi

compresi piani stralcio, di gestione dei bacini idrografici e di tutela, predisposti dalle Autorità competenti”,

rimandando di fatto, per ciò che non viene disciplinato nel proprio disciplinare, al PTA.

In conseguenza di tale articolo le formule per il calcolo del DMV all’interno del territorio del Parco saranno

quelle prevista dal Piano di tutela delle acque ed altresì le deroghe previste dall’art.60 del medesimo PTA

verranno rilasciate nei tempi e nelle modalità ivi disciplinate.

Negli artt. 52 e 53 il PTA definisce le finalità legate al DMV ed il concetto di DMV. Nell’art. 54 si specifica

che il DMV viene calcolato a valle delle derivazioni di acque superficiali, nella fattispecie, trattandosi di

acque sotterranee trova applicazione l’art. 63 secondo il quale, per captazioni da sorgente, il rispetto del

DMV deve avvenire nel tratto immediatamente a valle della captazione.

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Le formule per il calcolo del DMV sono definite nel PTA all’interno delle norme tecniche di attuazione

nell’allegato 2, nel quale si definisce il DMV come prodotto tra una componente idrologica ed una

componente morfologica ambientale.

La componente idrologica può essere calcolata in due modi, tramite il metodo parametrico, in assenza di

osservazioni prolungate delle portate giornaliere del corso d’acqua interessato dalla concessione di

derivazione, o, in presenza di tali dati, con il metodo razionale. Per i dettagli delle formulazioni si rimanda

alla relazione sul calcolo del DMV consegnata con il SIA.

Fatte le dovute premesse, in questa sede si vuole sottolineare un importante concetto relativo alla sezione di

controllo del valore del DMV da rispettare ed al suo valore.

Come espresso nell’ambito della relazione specifica il deflusso minimo vitale è stato calcolato in due sezioni,

entrambe a valle dell’opera di captazione.

L’opera di captazione Ciip, realizzata tra gli anni ’70 ed ’80, comprende sia le gallerie drenanti che le

gallerie di eduzione. Questo concetto è stato ampiamente descritto sia nel SIA che nell’integrazione dello

studio delle università coinvolte. La galleria di eduzione, che termina in corrispondenza della partenza

acquedottistica e quindi all’altezza della condotta di scarico, venne realizzata a quote inferiori a quelle dello

scorrimento dell’alveo fluviale, ciò comporta un probabile flusso di richiamo della galleria di eduzione nei

confronti della falda di sub alveo e rappresenta pertanto, oltre ad un condotto naturale per il quantitativo

drenato al tappo delle gallerie Rozzi ed Orsini, una ulteriore linea drenante. In effetti, correttamente, il

prelievo Ciip viene misurato in corrispondenza della partenza acquedottistica e non alla fuoriuscita del tappo

alle gallerie drenanti comprendendo pertanto sia la quota parte prelevata all’uscita delle gallerie di drenaggio

che la quota parte drenata dalle gallerie di eduzione.

Sulla base di quanto disposto dall’art. 63 delle NTA del PTA secondo il quale, per captazioni da sorgente, il

rispetto del DMV deve avvenire nel tratto immediatamente a valle della captazione, in linea teorica ed a

rigore della normativa vigente, il punto di “controllo” di tale valore non può essere che ubicato a valle della

condotta di scarico della Ciip, dove termina il drenaggio dell’opera di captazione.

Nell’ambito delle prescrizioni contenute nel disciplinare 240/ap sottoscritto dalla Ciip per l’ulteriore prelievo

di 156 l/s in aggiunta ai 370 l/s già assentiti, la Regione Marche ha disposto la realizzazione di una stazione

di misura fissa permanente, da parte della Ciip Spa, in corrispondenza di una sezione denominata A-900

individuata nell’ambito dello studio – “Studio idrogeologico per l’identificazione e la caratterizzazione degli

acquiferi che alimentano le sorgenti dei corsi d’acqua perenni dei Monti Sibillini, esteso all’intera area del

Parco Nazionale” [Boni C. & Petitta M. (2007)].

Questa stazione venne realizzata nel punto individuato sulla base di uno studio di più ampia scala che

posizionava alla quota 900 la stazione automatica di misura al fine di raccogliere dati indicativi delle

proprietà dell’acquifero basale.

Nelle conclusioni del predetto studio si affermava anche che “L’eventuale futuro utilizzo di acque

sotterranee nelle aree proposte è da ritenersi comunque subordinato alla minimizzazione degli impatti sulle

condizioni ambientali e alla definizione del Deflusso Minimo Vitale, che non è stato direttamente valutato

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nel corso dello studio. Infine, considerato che il presente studio vuole costituire una sintesi dell’assetto

idrogeologico e una valutazione della reale risorsa disponibile sulla dorsale dei Monti Sibillini, si considera

opportuno proseguire con il monitoraggio della risorsa, soprattutto attraverso la realizzazione di una rete di

monitoraggio prevalentemente idrometrica, che possa fornire informazioni aggiuntive e soprattutto continue

nel tempo. Data l’ampiezza dell’area di indagine, i risultati prodotti, sebbene dettagliati e quantitativi,

vogliono infatti rappresentare un punto inequivocabile di partenza per il governo della risorsa idrica da

parte dell’Ente Parco e degli Enti appositamente preposti, ferma restando la necessità di procedere a studi e

indagini di dettaglio per problematiche specifiche nei settori più critici e in quelli oggetto di maggiori

attenzioni per l’utilizzazione idrica.”

Gli studi idrogeologici di dettaglio condotti dallo stesso Prof. Petitta e dal prof. Nanni, sulla base di una fitta

campagna di misure e rilievi geologici strutturali, hanno in realtà osservato una diversa collocazione della

stazione caratterizzante il contributo dell’acquifero basale (estratto dalla relazione specialistica per il calcolo

del DMV):

“Ai fini dello studio in corso si ritiene che possa essere maggiormente significativa la SEZ_875 in quanto

ubicata alla chiusura del bacino idrogeologico delle sorgenti alimentate dall’acquifero basale. In

corrispondenza di questa sezione è possibile, quindi, misurare la portata complessiva dell’acquifero basale,

a meno dell’aliquota captata dal CIIP. Nella SEZ_900, ubicata alcune centinaia di metri a monte della

SEZ_875, si misura solo una parte della portata complessivamente erogata dall’acquifero basale,

trascurando il contributo delle sorgenti lineari comprese fra 900 e 875 m di quota. Le uniche due misure di

portata contemporanee finora eseguite nel corso del 2010 in corrispondenza di queste due sezioni hanno

fornito i seguenti valori di incremento di portata in alveo: 375 L/s nell’ottobre 2010 (SEZ_900) e 430 L/s nel

giugno 2011 (SEZ_875). Di conseguenza, si conferma che soltanto la sezione di chiusura posta a quota 875

m s.l.m. consente di determinare con completezza il contributo al deflusso dell'acquifero basale intercettato

dalla captazione CIIP. Gli incrementi rilevati nel tratto compreso tra le due stazioni idrometriche CIIP e

Politecnica della Marche indicano che circa il 50% della portata erogata dall’acquifero basale emerge a

quota inferiore a 900 m, nel tratto a valle della SEZ_900. Ad esempio, nell’ottobre 2010 sono stati misurati

434 L/s alla SEZ_900 rispetto agli 808 L/s misurati alla SEZ_875, per un incremento in alveo tra le due

sezioni quasi equivalente (circa 374 L/s) alla portata misurata alla sezione di monte SEZ_900.

Questa situazione mette quindi in evidenza che, precedentemente alla messa in opera della captazione, una

parte non direttamente quantificabile della portata attualmente derivata dal CIIP veniva presumibilmente a

giorno nell’alveo del fiume anche a valle della SEZ_900. Allo stato attuale ciò comporta una valutazione

sovrastimata del DMV in corrispondenza della SEZ_900, in quanto la portata media annua naturale viene

calcolata come la somma della portata defluita in alveo e la portata media complessivamente captata dal

CIIP, non essendo possibile stabilire la reale aliquota della portata derivata dal CIIP che defluirebbe

naturalmente in alveo in assenza della derivazione sulla stessa sezione. Sulla base di quanto sopra illustrato,

si ritiene che il calcolo del DMV della SEZ_875 risulti quindi più significativo ed immediato rispetto a

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quello della SEZ_900, per il quale non è possibile calcolare precisamente la portata naturale in merito alla

sua componente captata dal CIIP.”

Il concetto viene ribadito anche nel rapporto finale della seconda fase dove si sottolinea che:

Si ritiene opportuno sottolineare i seguenti aspetti già in parte emersi nella prima fase del lavoro:

- Nel tratto 3 (nel rapporto finale di seconda fase il tratto 3 è quello compreso tra l’edicola Leonelli e la

presa ENEL) è stato rilevato il maggior incremento naturale di portata in alveo del fiume, con valori

medi compresi fra 320 L/s e 470 L/s, non comprensivi del contributo dello sbocco della condotta di sfioro

della captazione CIIP. Presumibilmente in questo tratto emergerebbero, in regime naturale, anche i

quantitativi d’acqua sotterranea attualmente prelevati dalla CIIP. L’aspetto segnalato riveste una sua

importanza strategica rispetto all’attuale posizionamento dell’idrometro CIIP. La sezione dell’idrometro,

infatti, risulterebbe ubicata a monte della sezione di chiusura del bacino idrogeologico dell’acquifero di

base interessato dalla captazione, ed effettua, quindi, un monitoraggio parziale della portata residua del

sistema sorgivo captato.

Le considerazioni sovraesposte fanno riferimento alla struttura idrogeologica del bacino carbonatico dell’Aso

ed in particolare all’apporto dell’acquifero basale nel quale è inserita la captazione della Ciip spa.

Sulla base delle risultanze degli studi scientifici eseguiti dalle Università il proponente individua nella

sezione As 48-50 , ossia nella sezione che precede la presa ENEL, la sezione di misura e controllo del

DMV, essendo quest’ultima caratterizzante dell’apporto dell’acquifero basale del massiccio. Ogni

altra localizzazione della misura a monte della sezione indicata può ritenersi non significativa in

relazione all’alimentazione che la struttura idrogeologica fornisce al bacino dell’Aso.

D’altronde il PTA disciplina che il valore del DMV deve essere rispettato nel tratto a valle dell’opera

di captazione e la sezione As 50 dista dall’idrometro Ciip circa 600 metri lineari, una distanza del tutto

accettabile viste le grandezze in gioco (bacini di Km2).

Per quanto riguarda i valori del DMV per la sezione in esame, nel rapporto consegnato con il SIA i valori

ottenuti, sia per la sezione As 46 quota 895 in cui è posizionato l’idrometro Ciip che nella sezione As 48 –

As 50, sono i seguenti:

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Nel seguito si riporta una tabella riassuntiva del confronto tra le misure effettuate in campo ed i valori di

rispetto calcolati secondo la formula parametrica, evidenziando in blu i dati di portata il cui valore è

superiore al DMV di rispetto ed in rosso il valore nei casi in cui è inferiore.

Come si può notare alla stazione As50 non si rilevano problemi sostanziali di rispetto del deflusso

minimo vitale, sia nell’anno 2010-2011 che potremmo definire di morbida, che nell’anno 2011-2012,

anno di carenza idrica.

Diversa è la situazione nella sezione As 46 dove non si riscontrano problemi nell’anno 2010-2011 mentre si

rileva un sostanziale mancato rispetto del DMV nell’anno 2011-2012.

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STAZIONE As 50 Presa ENEL STAZIONE As 46 IDR. CIIP DMV L/s Q mis. L/s Q mis. L/s DMV L/s Q mis. L/s Q mis L/s

MESE 2011 2012 2011 2012 GEN 345 310 FEB 398 357 MAR 398 427 357 172 APR 345 788 310 390 MAG 345 529 310 205 GIU 345 1026 364 310 595 147 LUG 265 865 342 238 630 85 AGO 265 507 238 471 SET 265 496 238 322 OTT 265 496 238 297 NOV 345 427 310 DIC 345 310

Tabella 2 - Confronto portate misurate e DMV

Fermo restando che per i motivi precedentemente esposti il proponente ritiene che la sezione As 50 sia il

punto in cui debba essere controllato il valore di DMV, si vuole comunque sottolineare due aspetti inerenti ai

valori di portata della sezione As 46. Il primo riguarda la particolarità dell’anno idrologico 2011-2012, anno

di carenza idrica in cui la Ciip Spa ha visto ridursi drasticamente le fonti di approvvigionamento ed in cui gli

apporti meteorici sono stati nettamente al di sotto della media. Il riscontro di tale affermazione si ritrova

anche nei dati misurati e nel rapporto finale dello studio sul bacino dei sibillini dove è riportato il seguente

passaggio:

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Figura 4 - Tabella 37 Studio Nanni e Petitta modificata con linee di tendenza

Se si prende in considerazione il grafico riportato nella fig. 37 del rapporto finale dello studio, si può

tracciare un idrogramma delle portate rilasciate dall’acquifero del massiccio (S2 ) e notare come questo

presenti una netta tendenza alla diminuzione (linea rossa) arrivando a “perdere” un quantitativo idrico, in

riferimento all’anno 2010, superiore al 60 %.

Tale considerazione assume rilievo ancora maggiore se si tiene ben presente quanto riportato nel paragrafo

3.3.2 del rapporto finale sullo studio del bacino carbonatico dei Sibillini ossia che l’acquifero basale, vista la

sua elevata permeabilità, risente molto poco dei ruscellamenti superficiali legati e picchi di eventi piovosi:

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In definitiva si può concludere senza tema di smentita che l’anno 2012 è stato caratterizzato da una forte

diminuzione delle precipitazioni meteoriche, la quale ha generato una riduzione della disponibilità idrica ai

fini idropotabili tale da indurre il gestore a dichiarare lo stato di “allarme arancione” nei mesi Estivi e quindi

ad attivare, oltre agli impianti di soccorso, tutti gli accorgimenti finalizzati al risparmio idrico,

programmando chiusure notturne delle alimentazioni delle linee distributrici ed inibendo qualsiasi uso

,diverso dall’idropotabile, della risorsa.

In presenza di un’emergenza idrica, come disciplinato dall’art. 60 delle norme tecniche di attuazione del

P.T.A., si configura la deroga al rispetto del DMV, riducendo lo stesso sino ad 1/10 del valore determinato,

al fine di garantire le esigenze di approvvigionamento per il consumo umano e vista l’impossibilità di

reperire fonti di approvvigionamento alternativo nell’immediato ed economicamente sostenibili.

In sostanza quindi, negli anni di apporto meteorico che possono essere definiti nella media, si ha il

sostanziale rispetto dei valori di DMV in entrambe le sezioni, la sezione As45-46 in corrispondenza

dell’idrometro Ciip, e la sezione AS 48-50 in corrispondenza della prima presa ENEL.

Negli anni di carenza idrica in cui si dovesse verificare il mancato rispetto del valore di DMV

calcolato, il piano di tutela delle acque permette al gestore di sfruttare l’istituto della deroga per

garantire l’approvvigionamento idropotabile. La verifica del rispetto del DMV dovrebbe d’altronde

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fare riferimento a situazioni idrologiche medie di precipitazioni di neve e piogge e non a condizioni di

siccità durante le quali è probabile, principalmente nei tratti sorgivi, che ci sia un mancato rispetto del

valore del DMV. L’istituto dell’art. 63 dovrebbe avere lo scopo proprio di “superare” tali criticità.

D’altronde dai dati evince che comunque nella sezione As 50 il rispetto del DMV c’è anche nei periodi

siccitosi pertanto il prelievo dei 526 l/s appare pienamente sostenibile.

Il secondo aspetto che vale la pena rimarcare riguarda gli incrementi di riportata misurati in alveo e quelli

previsti nelle formulazioni del PTA.

Come si può notare dalla tabella 9 del rapporto finale dello studio sul bacino carbonatico dell’Aso, gli

incrementi di portata medi del tratto fluviale compreso tra l’edicola Leonelli e la prima presa dell’Enel varia

mediamente dai 464 l/s (minimo 301 l/s) del 2009 ai 320 l/s (minimo 239 l/s) del 2011-2012. Tale valore non

trova riscontro nelle formule del PTA che tra i valori di DMV calcolati in corrispondenza dell’idrometro Ciip

e quelli in corrispondenza della presa ENEL (stesso tratto), forniscono un incremento di circa 35 l/s.

Questo perché ovviamente le formule previste nel PTA non tengono conto del bacino idrogeologico ma di

quello idrografico.

Nel merito si ribadisce quanto evidenziato anche nel rapporto finale dello studio “Presumibilmente in questo

tratto emergerebbero, in regime naturale, anche i quantitativi d’acqua sotterranea attualmente prelevati

dalla CIIP. L’aspetto segnalato riveste una sua importanza strategica rispetto all’attuale posizionamento

dell’idrometro CIIP. La sezione dell’idrometro, infatti, risulterebbe ubicata a monte della sezione di

chiusura del bacino idrogeologico dell’acquifero di base interessato dalla captazione, ed effettua, quindi, un

monitoraggio parziale della portata residua del sistema sorgivo captato.”

Dalle considerazione esposte appare evidente come i valori di DMV calcolati in corrispondenza

dell’idrometro Ciip con la formula parametrica siano sovrastimati rispetto alla reale restituzione

dell’acquifero del massiccio e come l’unico punto di certa caratterizzazione degli apporti dell’acquifero

basale sia la stazione As 50 posta prima della presa dell’Enel e sulla chiusura dell’acquifero, sezione in cui ,

come già detto, non si riscontrano sostanziali problemi di rispetto del DMV.

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CONCLUSIONI

Con la presente integrazione si è voluto fornire delle precisazioni in merito ai quesiti sollevati in seno alla

conferenza dei servizi sul rinnovo della concessione di Foce di Montemonaco, quivi sintetizzate:

• Il prelievo dei 526 l/s presso Foce di Montemonaco è stato programmato del Ministero dei lavori

pubblici in luogo di un prelievo cumulativo di 630 l/s che sarebbe dovuto avvenire, secondo il PRGA

, per 370 l/s da Foce di Montemonaco e per 260 l/s dal bacino del Tenna. Allo stato attuale si rileva

un deficit di più di 100 l/s rispetto a quanto programmato (526 l/s in luogo di 630 l/s).

• In riferimento al fabbisogno idropotabile fissato dal Piano d’ambito in 1.500 l/s al 2027, ad oggi la

Ciip spa ha concessioni per 1.286 l/s, con un difetto di prelievo di 214 l/s. Il quantitativo di prelievo

di 526 l/s è il minimo indispensabile per il soddisfacimento del fabbisogno idropotabile ed una

riduzione di tale quantitativo genererebbe una crisi idrica strutturale del sistema

acquedottistico del territorio amministrativo dell’AATO 5 delle Marche comprendente le provincie

di Ascoli Piceno e Fermo.

• Alla data odierna non sono individuabili fonti di approvvigionamento alternativo economicamente

sostenibili. Qualsiasi riduzione delle portate di prelievo genererebbe un incremento dei costi operativi

legato all’attivazione “permanente” di impianti di soccorso che si riverserà sulla tariffa degli utenti

del territorio dell’AATO 5 determinandone un incremento.

• L’opera di captazione realizzata intorno agli anni ’70, ha generato una variazione della piezometria

nell’intorno dell’abitato di Foce di Montemonaco che, dagli studi effettuati, risulta irreversibile. Un

eventuale decremento della portata di concessione molto probabilmente non avrebbe

un’influenza diretta sulla piezometria della zona del laghetto e della prima parte del fiume Aso.

Lo stesso rapporto finale della seconda fase dello studio sul bacino carbonatico dei Sibillini cita nelle

conclusioni:“L’analisi delle caratteristiche idrogeologiche dell’area di Foce di Montemonaco,

inquadrata nel contesto del bacino idrogeologico che alimenta la sorgente lineare del fiume Aso,

porta a ritenere che un decremento dei prelievi dall’opera di presa Ciip non avrebbe effetti

significativi sull’attivazione del deflusso in alveo e, in particolare, non potrebbe influire sulle attuali

caratteristiche piezometriche dell’acquifero detritico a monte dell’abitato di Foce. Si ritiene infatti,

considerando l’assetto idrogeologico attuale caratterizzato da gallerie drenanti, che eventuali

diminuzioni dei prelievi verrebbero restituiti all’alveo Aso nel tratto in cui il fiume attualmente drena

le acque dell'acquifero basale, cioè a quote inferiori al tratto di fiume asciutto. Questo perché la

galleria si comporta da linea di drenaggio a potenziale imposto, inferiore alla quota del fiume e, di

conseguenza, diminuzioni delle portate derivate dalla galleria Ciip difficilmente potranno portare

alla riattivazione di un flusso idrico nel settore più montano del corso d'acqua e, in particolare, a

una riattivazione del laghetto di Foce.”

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• Dagli studi idrogeologici effettuati dall’Università La Sapienza di Roma e dall’Università Politecnica

delle Marche risulta che “gli acquiferi del bacino idrogeologico carbonatico del fiume Aso sono

caratterizzati da una elevata potenzialità idrica e che, anche in periodi siccitosi prolungati,

apportano all’Aso portate medie di circa 1.200 l/s all’uscita della dorsale Carbonatica. Il solo

acquifero del Massiccio cede all’Aso, nel periodo di esaurimento della portata fluviale e cioè nel

periodo in cui in genere non si ha alimentazione dell’acquifero, circa 1.073 l/s di cui circa 500l/s

captati dalla Ciip.”Il prelievo di 526 l/s risulta pertanto sostenibile in relazione ai quantitativi

idrici disponibili.

• Il rispetto del DMV, come previsto dalle normative vigenti, deve avvenire nel tratto immediatamente

a valle dell’opera di captazione. Tale tratto è individuato dalla quota A-900 in poi. Nella fattispecie,

viste le risultanze degli studi condotti, si ritiene idonea, per caratteristiche idrogeologiche, la sezione

posta in corrispondenza della prima presa ENEL, in quanto caratterizzante dell’acquifero basale nel

quel è inserita l’intera opera di captazione. In tale sezione, anche precedentemente alla realizzazione

dell’opera di captazione, emergevano tutte le acque derivanti dal contributo dell’acquifero basale.

Tale sezione è inoltre sufficientemente vicina all’opera di captazione per caratterizzarne gli effetti.

• Alla sezione denominata As48-50 si osserva il sostanziale rispetto del DMV nei diversi periodi

dell’anno anche in anni siccitosi. Diversa è la situazione della sezione As 45-46, in corrispondenza

dell’idrometro Ciip dove nell’anno siccitoso (2011-2012) si verifica il mancato rispetto del DMV. Si

sottolinea che comunque nell’anno siccitoso di carenza idrica valgono comunque i dettami dell’art.60

delle NTA del PTA che disciplinano le deroghe al rispetto del DMV. e che,. Inoltre, per quanto detto

precedentemente, non si ritiene la sezione dell’idrometro Ciip caratterizzante dell’apporto del

massiccio ed il corrispondente valore di DMV calcolato con le formule parametriche appare

eccessivamente alto rispetto alle condizioni reali di natura idrogeologica. In riferimento alla sezione

As 50 si ha il rispetto sostanziale del DMV anche nei periodi siccitosi pertanto il prelievo dei 526

l/s appare pienamente sostenibile.

• In riferimento alle opere di mitigazione, la Ciip spa ha avanzato un progetto di riqualificazione del

laghetto di Foce di Montemonaco prevedendo la realizzazione di un impianto di soccorso. Tale

impianto, previsto in prima analisi come un sollevamento delle acque prelevate all’uscita del tappo

delle gallerie drenanti, prevede nell’ipotesi attuale il recupero delle acque fluenti da Fonte della

Cerasa ed il loro condottamento in testa al laghetto di Foce di Montemonaco. In un secondo stralcio,

qualora l’impermeabilizzazione del fondo del laghetto non fosse sufficiente a trattenere nei periodi

siccitosi il contributo idrico ricevuto, si potrà provvedere ad impermeabilizzare naturalmente, come

previsto nello studio di fattibilità, il fondo del laghetto.

• Al fine di mitigare l’impatto dell’opera di captazione, la Ciip sta portando avanti un piano di gestione

della piezometria dietro lo sbarramento di Foce di Montemonaco al fine di tenerla il più alta possibile,

compatibilmente alle condizioni di sicurezza delle strutture civili.

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• Mediante una campagna di sensibilizzazione sull’uso della risorsa idrica ed una parallela campagna di

ricerca delle perdite fisiche di rete, la Ciip Spa ha raggiunto una percentuale di perdite fisiche che

rientra nel range 10 – 15% individuato dalla letteratura di settore come optimum dal punto di vista

costi benefici. Tali operazioni hanno portato ad un “recupero” di 80 l/s di risorsa idrica. Non è

prevedibile nel futuro un ulteriore miglioramento delle percentuali raggiunte, resta comunque

l’impegno dell’azienda proteso al mantenimento, all’efficienza ed alla sensibilizzazione sull’uso della

risorsa.

• Infine si vuole comunque sottoporre all’attenzione che il rispetto del deflusso minimo vitale del fiume

Aso sarebbe comunque vanificato dallo pera di presa dell’ENEL e dalla concessione di derivazione in

atto che permette il prelievo di quasi tutta la risorsa transitante alla sezione As 48. In tale stato di fatto

appare pleonastico imporre un dmv di rispetto agli usi idropotabili quando non ne esiste uno per usi

idroelettrici per le cui concessioni si è assistito ad una proroga sino al 2021 senza alcuna valutazione

in merito.

• La presente valutazione di impatto ambientale mira a valutare, come previsto delle normative vigenti,

gli effetti del prelievo e la sua sostenibilità ambientale. Da tale punto di vista si è dimostrato

attraverso gli studi presentati che, a meno di anni di carenza idrica, il prelievo appare sostenibile. La

condizione creatasi nella zona evidenziata dal Parco dei Sibillini, ossia dal laghetto di Foce sino

all’edicola Leonelli, attiene all’impatto delle gallerie drenanti e non al prelievo. Nello stesso

rapporto finale si ribadisce che la “vitalità” del laghetto e della prima parte dell’Aso dipende solo da

condizioni naturali e che una eventuale riduzione del prelievo non potrebbe influire in modo sensibile

su tali aspetti. Si ritiene pertanto che sia percorribile la strada del mantenimento del prelievo per la

portata richiesta e che si possa procedere, per la mitigazione delle gallerie drenanti, con la

realizzazione dell’intervento di soccorso al laghetto di Foce mediante il recupero delle acque fluenti

da Fonte della Cerasa come proposto nel progetto allegato.