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INDICE SEZIONE STORICA 1. Medio Evo e Valdesi – G.Tourn p.3 2. Le donne valdesi nel periodo medievale – L. Tomassone p.9 3. Catari – G. Tourn p.12 4. Hussiti – G. Tourn p.13 5. La Riforma in Europa – G. Tourn p.14 6. La Riforma in Val Germanasca – G. Tourn p.17 7. Le Pasque Piemontesi – C. Pasquet p.20 8. Il Glorioso Rimpatrio – C. Pasquet p.23 9. Le Valli valdesi nel Settecento – D. Tron p.26 10. 17 febbraio 1848 – G. Tourn p.28 11. I valdesi dal ’48 alla II Guerra Mondiale – G. Rochat p.30 12. La resistenza nelle Valli Valdesi – B. Peyrot p.32 13. Agape: testimonianza di frontiera – F. Spano p.34 14. Cronologie p.37 SEZIONE MONOGRAFICA 15. Nascita a sviluppo della borghesia valdese – D. Tron p.43 16. Origine dello stemma valdese e…. – D. Tron p.44 17. Le donne nel movimento e nella chiesa valdese – D. Di Carlo p.45 18. Appunti sulle scuolette – L. Barolin p.47 19. Le miniere di talco e grafite in Val Germanasca – P. Stocco p.50 20. I valdesi in Uruguay e Argentina – A. Comba p.51 21. La Chiesa valdese e l’opera missionaria – F. Tagliero p.54 SEZIONE TEOLOGICA 22. Termini centrali nella dottrina protestante – G. Genre p.57 23. Differenze tra chiesa riformata e chiesa luterana – B. Rostagno p.58 24. Protestanti e cattolici a confronto – D. Mazzarella p.60

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INDICE

SEZIONE STORICA

1. Medio Evo e Valdesi – G.Tourn p.3

2. Le donne valdesi nel periodo medievale – L. Tomassone p.9

3. Catari – G. Tourn p.12

4. Hussiti – G. Tourn p.13

5. La Riforma in Europa – G. Tourn p.14

6. La Riforma in Val Germanasca – G. Tourn p.17

7. Le Pasque Piemontesi – C. Pasquet p.20

8. Il Glorioso Rimpatrio – C. Pasquet p.23

9. Le Valli valdesi nel Settecento – D. Tron p.26

10. 17 febbraio 1848 – G. Tourn p.28

11. I valdesi dal ’48 alla II Guerra Mondiale – G. Rochat p.30

12. La resistenza nelle Valli Valdesi – B. Peyrot p.32

13. Agape: testimonianza di frontiera – F. Spano p.34

14. Cronologie p.37

SEZIONE MONOGRAFICA

15. Nascita a sviluppo della borghesia valdese – D. Tron p.43

16. Origine dello stemma valdese e…. – D. Tron p.44

17. Le donne nel movimento e nella chiesa valdese – D. Di Carlo p.45

18. Appunti sulle scuolette – L. Barolin p.47

19. Le miniere di talco e grafite in Val Germanasca – P. Stocco p.50

20. I valdesi in Uruguay e Argentina – A. Comba p.51

21. La Chiesa valdese e l’opera missionaria – F. Tagliero p.54

SEZIONE TEOLOGICA

22. Termini centrali nella dottrina protestante – G. Genre p.57

23. Differenze tra chiesa riformata e chiesa luterana – B. Rostagno p.58

24. Protestanti e cattolici a confronto – D. Mazzarella p.60

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25. Sei domande imbarazzanti – G. Tourn, B. Rostagno, G. Genre,

D. Di Carlo, D. Tron, G. Rochat p.62

26. Principi fondamentali della dottrina protestante – S. Ribet p.67

27. Cos’è il sinodo p.71

28. Il funzionamento delle chiese p.73

29. Le discipline ecclesiastiche p.74

SEZIONE FORMAZIONE

30. Riflessioni sull’accompagnamento nei nostri musei p.75

31. Le religioni nel mondo (statistiche) p.79

32. Chiese e movimenti evangelici del nostro tempo (schema) p.89

33. Fare la guida nei musei valdesi p.93

34. Schema per una visita a musei e luoghi storici di Torre Pellice e Angrogna p.95

35. Qualche consiglio… p.98

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MEDIO EVO E VALDESIGiorgio Tourn

I - Spunti di ordine generale sul contesto politico-culturale ed ecclesiastico nel periodo incui nasce e si sviluppa il valdismo medievale.

Medio Evo, Rinascimento, mondo antico, mondo moderno… tutte “invenzioni” recenti,classificazioni che facciamo noi oggi. Per gli antichi la storia era un tutt’uno, non la tagliavano ablocchi, ne avevano un’idea di continuità.Medio Evo indica epoca intermedia tra un prima e un dopo. Quest’idea di un periodo intermedioderiva già in parte dal '500 quando comincia l'epoca moderna. Gli europei pensavano che ilperiodo ideale che valeva come punto di riferimento per il genere umano e la sua storia era ilperiodo classico. I Romani erano visti come uomini forti, autorevoli con un'idea chiara dellostato, della repubblica, delle leggi. Per l’uomo del Rinascimento che riscopre il mondo antico, col desiderio di tornare a quest’epocapiù “vera”, tutto quello che sta in mezzo tra l’era moderna, e l’epoca romana è il "medio".

Il Medio Evo, lungo quasi mille anni, viene diviso in “basso” e “alto”. L’Alto è quello di CarloMagno, di Federico Barbarossa, ecc…, e dal 1200 in avanti è Basso Medio Evo. I valdesi cominciano più o meno con l’inizio del basso medioevo. Cosa divide i due evi?Per quanto ci concerne, cioè per l’aspetto religioso e la storia della chiesa, quello che divide i dueperiodi è la Riforma Gregoriana attuata dal grande papa Gregorio VII.Aldilà dell’importanza storica in generale, questa riforma ci riguarda perché la storia valdesecomincia proprio allora. Prima della riforma gregoriana, cioè nell’alto medioevo l’autorità di governare, di tenere insiemela vita delle persone, è totalmente in mano all’imperatore: autorità assoluta che risponde solo aDio e governa per il bene della gente. Ci sono stati imperatori cristiani importanti: comeCostantino, Teodosio, Giustiniano.Ricordiamo che la religione in quel periodo non ha niente a che vedere con la convinzionepersonale. Che la religione richieda una adesione personale è un pensiero che non ha più di 200anni. Prima era una istituzione della vita collettiva, un aspetto dell’organizzazione dello stato.

Chi vive la religione come una questione personale con un rapporto individuale con Dio edesidera seguire per conto suo quello che Gesù ha insegnato, va nel deserto a fare l’eremita,fuori da ogni contatto o rapporto col papa, o con l’imperatore. È un momento straordinario dellastoria del cristianesimo quello in cui centinaia, migliaia di eremiti vivevano nei desertidell’Egitto, mangiando poco, digiunando e dedicando tutto se stessi alla meditazione e allaspiritualità. Ma fuori dal deserto l’umanità è organizzata dall’imperatore. La chiesa è praticamente alle dipendenze dell’imperatore. E’ lui che nomina i vescoviscegliendoli tra i rami cadetti delle famiglie feudali.

La riforma gregoriana chiede invece che la chiesa sia autonoma e indipendente. L’aspirazione massima sarebbe che i vescovi fossero nominati tra i monaci, credenti convinti,con un alto livello di spiritualità (nella chiesa ortodossa ancor oggi nessuno può arrivareall’episcopato se non viene dal convento, tra l’altro con voto di castità a differenza dei popi chesono sposati).Quello che spinge Gregorio non è solo l’esigenza di svincolare i vescovi dal potere dei signori,dei conti e dei marchesi, ma anche di garantire alla chiesa maggior partecipazione e maggiorspiritualità della dirigenza ecclesiastica.

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Fino ad allora le cariche ecclesiastiche si potevano “comprare”. Nella parrocchia dietro l’altareprincipale della chiesa stava un parroco, ma nella cappelletta vicina si poteva istituire un altare e“appaltare” l’altare a qualche “sotto-parroco” cui andavano i benefici delle messe. Da cui uncommercio che nulla aveva di spirituale per accaparrarsi il diritto a dir messa e intascare i relativientroiti.Questo e altro la riforma gregoriana vuole cambiare.Nascono delle correnti di persone che, al seguito della riforma gregoriana, cominciano apraticare l’idea di dedicarsi fedelmente ad una vita cristiana, secondo le indicazioni del vangelo,senza necessariamente farsi prete o entrare in convento, al contrario restando inseriti nel propriocontesto sociale.

Valdo è uno di questi individui che sentono il bisogno di vivere una vita cristiana più autentica.Coll’aiuto del suo parroco trova nel vangelo la storia del giovane ricco, che segue fino in fondo.Valdo è perfettamente uomo del suo tempo, dove la chiesa, accanto allo sforzo di liberarsi dalpotere imperiale, mette in moto un impulso di risveglio spirituale. Non è sufficiente che la chiesadiventi un’organizzazione più cristiana, bisogna che all’interno della chiesa lo diventino anche isingoli credenti.Con una parte del suo denaro va dai canonici della cattedrale e si fa tradurre un’antologia deipassi più importanti del nuovo testamento. Non solo li legge, ma li legge cogli amici, poiracconta la sua esperienza di conversione e invita la gente a seguire il suo cammino spirituale. Ilvescovo Guichard non ha nulla in contrario, ma per sicurezza incoraggia Valdo a rivolgersi alConcilio a Roma dove presenterà la sua traduzione, su cui nulla viene obbiettato, nemmeno lascelta di povertà. Per quanto riguarda la predicazione viene rimandato al vescovo di Lione.I vescovi non sono sempre d’accordo di seguire i principi della riforma di Gregorio: un vescovointeressato ai problemi della fede lo sarà di più (Guichard) e chi più interessato al potere politico,o ad andare a caccia e farsi i fatti suoi lo sarà di meno.Con la morte di Guichard si rompe questo clima di tolleranza e il successore arriverà a cacciare i“poveri” da Lione.I valdesi a Lione si chiamano “poveri” e poiché poco dopo in Lombardia nascono altrimovimenti in collegamento a quello di Lione, l’Inquisizione farà distinzione tra “Poveri diLione” e “Poveri Lombardi”.

Non esiste nessuna differenza tra la scelta di Valdo e quella di Francesco d’Assisi al di là delledifferenze d’ambiente in cui crescono e di generazione (Francesco vive trent’anni dopo). Il climae l’esigenza spirituale è la stessa.Come mai Valdés e i “poveri”, dopo il primo momento di comprensione, sono cacciati da Lionee successivamente scomunicati dai vescovi della Linguadoca e nel 1184 a Verona il papa LucioIII e l’imperatore Federico Barbarossa pronunciano scomuniche contro tutta una serie di personee gruppi tra cui i “poveri”(La grande scomunica ufficiale verrà infine nel 1215 al IV ConcilioLateranense )? Come mai loro sì e Francesco no?Esiste in Valdo una contestazione dell’autorità gerarchica ma non nella forma di ribellione.Il fatto che faccia tradurre la bibbia e la legga non pone nessun problema nella chiesa di allora.Non c’erano divieti ma solo difficoltà tecniche (lavoro di scrittura manuale e analfabetismodiffuso). Il voto di povertà neppure era qualcosa di estraneo alla chiesa, ma il punto centrale didissenso era la rivendicazione di parlare, “predicare” in pubblico. Non che i “poveri” facesserol’omelia come il parroco la domenica a messa, ma “predicare” per loro era prendere ilriferimento scritto nel vangelo e applicarlo alla vita di tutti i giorni. Ma chi aveva l’autorità didire ai fedeli: “Gesù ha detto e di conseguenza io vi dico”? Solo il vescovo. Dopo la messa dettadal parroco, il vescovo si alzava dal suo scanno, col pastorale in mano, e predicava nella linguadel popolo. Nella chiese dove non c’era il vescovo il parroco diceva messa e basta. All’infuoridel vescovo nessuno poteva predicare, non predicavano i preti e nemmeno gli ordini monastici.

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Nessun altro poteva fare da portavoce a Cristo: assumersi l’autorità di dire quello che Cristodirebbe se fosse presente qui e ora. Se Valdo va in giro e, sia pur al di fuori da cerimonieliturgiche, legge un passo e spiega cosa significa oggi, in qualche modo si assume il compito diinterpretare la parola di Gesù.Così facendo questi “poveri” oltre ad essere ignoranti si comportano da arroganti e presuntuosi e,cosa assolutamente insopportabile, danno la parola anche alle donne: autorizzano le donne acitare il vangelo e parlare nel nome del vangelo.Valdés e i suoi non si rendono assolutamente conto che quest’atteggiamento mina l’autorità dellachiesa: Gesù ha chiamato dei pescatori come seguaci. Se Pietro è il fondatore della chiesa,bisogna essere come Pietro. L’autorità viene solo dal Signore.

I vescovi della zona hanno da affrontare anche un altro problema: i Catari (o Albigesi dalla cittàdi Alba). Movimento che non ha origine nella zona ma viene dall’oriente. E’ difficile farsi un’idea di quello che è stato il fenomeno delle crociate coi suoi movimentimigratori, spostamenti, incroci tra avventurieri, guerrieri, vagabondi, mercanti e grandi affaristidi reliquie (maree di reliquie arrivano dall’occidente a Venezia e i veneziani ne fanno un mercatoin tutta Europa). In questo coacervo di persone soldi e idee in movimento ci sono dei cavalieri occidentali cheentrano in contatto col mondo religioso complesso e intrigato dell’oriente e trovano in questareligione catara molto rigida e severa degli elementi di interesse. Le idee dei Catari passanodalla Bulgaria e attraverso l'attuale Bosnia arrivano in Lombardia e si sviluppano nel sud dellaFrancia. I Mussulmani di Bosnia ed Erzegovia non sono arabi e non sono neppure, come gli Albanesi,degli occidentali mussulmanizzati in epoca turca. Sono mussulmani di origine antichissima, sonoin realtà comunità catare che non volendo essere né cristiani cattolici né cristiani ortodossi inqualche modo si sono identificati colla religione mussulmana.La “peste dei Catari” come li definisce l’Inquisizione, è diventata una piaga che coinvolge tuttoil sud d’Europa, quella fascia della società europea in cui si sta diffondendo il fenomeno deicomuni, gestiti dalla borghesia e in cui anche il movimento dei “poveri” si sta diffondendo. Sequesta classe sociale emergente dovesse saldarsi con le forme religiose di opposizione dei Catarie dei “poveri”, la chiesa potrebbe perdere il controllo sull’Europa.Tutta il sistema uscito dalla riforma di Gregorio, tutta la costruzione di potere ecclesiastico colsuo enorme peso economico e finanziario di fronte a questo pericolo assume una posizione rigidae scatena la crociata contro gli Albigesi (1205) che stroncherà tutta la cultura di questa regioneperché scenderanno i nobili del nord della Francia rimesti fedeli alla chiesa risolvendo ilproblema nella distruzione e nel sangue. Questo porta il papa ad accentrare sempre di più il suo potere. Mentre Gregorio VII si era preoccupato di riformare la chiesa, i grandi papi di quest’epoca(Innocenzo III, Gregorio IX, Innocenzo IV) sono gli artefici del massimo concentramento dipotere a Roma.

In questo contesto Francesco d’Assisi che non si poneva problemi di potere si trova fondatore diun ordine religioso, cosa che non era affatto nelle sue intenzioni ma che con grande abilità ilpotere centrale costruisce intorno a lui. Si prende il meglio dei “poveri”(povertà e predicazione) e lo si integra all’interno dell’apparatoecclesiastico: brillante operazione che viene attuata in violazione di quello che la chiesa avevastabilito anni addietro: che non si dovesse più fondare ordini religiosi, poiché bastavano quelliesistenti (Benedettini, Agostiniani…).Nascono i Francescani con voto di povertà (non solo del frate, ma dell’ordine) e i Domenicani,ordine rigoroso e studioso oltre che povero che combatte le eresie sul loro stesso piano: per la

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prima volta nella storia della chiesa i frati andavano in giro a predicare ed erano poveri, coi solisandali ai piedi e parlando la lingua del popolo.

La riforma gregoriana si realizza in tempi diversi grazie all’attività di grandi papi. Gradualmente la chiesa diventa sempre più indipendente dallo stato e altresì sempre piùpotente. Per tenere testa all’imperatore dev’essere lei stessa sempre più forte. La chiesa arriveràal ‘500 al massimo della sua potenza e, dato che allora il modello di potere era quello del re (oimperatore), la chiesa diventa una monarchia assoluta. Prima il papa era un’autorità di prestigio,ma per governare la macchina organizzativa che esce dalla riforma gregoriana ci vuole un poterecentralizzato e assoluto: un papa-re.

Prima della riforma gregoriana ogni vescovo nella sua diocesi era la massima autorità, e nonrispondeva al papa che ero solo il vescovo di Roma con un primato di onore (primus inter pares).I preti si sposavano, avevano figli. La riforma chiede al prete il celibato e la totale disponibilità,senza vincoli famigliari: un individuo solo su cui la chiesa può esercitare una indiscussa autorità.Fino al 1215 (IV Concilio Lateranense) non esistevano le parrocchie. Un cristiano per seguiremessa, far battezzare il figlio o altro si rivolgeva a qualunque chiesa o convento oppure nonfaceva nulla e se ne stava a casa sua: era un libero battitore cui la chiesa offriva dei servizi. Collacostituzione delle parrocchie ogni cristiano è legato alla parrocchia del suo territorio e vieneesercitato un controllo maggiore sui credenti: un controllo da monarchia assoluta.Cominciano i registri: i battezzati diventano sudditi del papa-re e come sudditi paghino la decimaalla parrocchia di cui devono seguire le leggi: come ad esempio partecipare almeno una voltaall’anno alla comunione dopo essersi confessatiPer rendere ancora più rigida questa dipendenza dalla chiesa e dato che il momento didimostrazione della fede è la comunione, anche questa cambia di significato. Fino a quelmomento la comunione era più o meno quello che è per noi: un momento di intenso ricordo di ungesto fondamentale della vita di Gesù, ma da quel momento il pane che si prende (il vino già nonsi dava più, per gli stessi motivi per cui nascerà l’ostia: per motivi economici) si trasforma inGesù stesso, dando modo di sottolineare sempre più che il gesto di distribuire la comunionespetta solo ai sacerdoti che hanno la potestà di rappresentare Gesù . La teoria dellatransunstanziazione nasce nel IV Concilio Lateranense del 1215.

Dal nuovo potere assoluto del papa discende tutta una struttura gerarchica sempre più forte eorganizzata. A questa tendenza c’è però un’opposizione interna. La corrente che si chiama tendenzaconciliare.Il Concilio è l’assemblea dei vescovi. I “conciliaristi” sostengono che l’autorità massima nellachiesa non deve esser rappresentata dal papa ma dell’assemblea dei vescovi. Il Concilio nominiil papa che eseguirà le decisioni prese dal Concilio.La battaglia tra i due poteri durerà tutta la prima parte del ‘400 nei grandi e famosi Concili diPisa, Costanza, Basilea. Alla fine i conciliaristi saranno sconfitti e il potere assoluto del papatodiventa incontrastato.

II - I Poveri di Cristo

Ora si capisce perché i valdesi non quadrino in questo sistema. Se la verità sta nel vangelo, non può averla il papa. Al papa l’autorità viene da Cristo, ma sequello che dice Gesù non si accorda con quel che dice il papa o la chiesa, è la chiesa che deveadattarsi all’evangelo non viceversa.

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Tutto il processo di accentramento di potere vissuto dalla chiesa è estraneo alla mentalitàvaldese. Il dibattito per l’autorità non ha senso visto che la sola autorità è il vangelo.Per esempio il discorso della transunstanziazione non ha consensi tra i valdesi in quanto sipotrebbe anche pensare che un santo possa trasformare il pane nel corpo di Cristo, ma sacerdotiassolutamente indegni come possono pretendere di essere santi?Il Purgatorio pure viene inventato in questo contesto. Se il papa ha l’autorità di trasformare ilpane in Gesù perché non potrebbe tirare fuori le anime dal purgatorio? Basta prendere ilsacrificio di Gesù, spostarlo in purgatorio a l’anima va in paradiso. Vien fuori come sapete unodei più grossi “business” della storia. Per i valdesi c’è una porta stretta e una larga: la porta stretta va verso il cielo e quella larga versol’inferno. e non c’è papa che possa intervenire. Negano il purgatorio come molte altre prese diposizione della chiesa in nome dell’Evangelo e si pongono automaticamente fuori dal sistemache la chiesa sta costruendo. Ma il “re” non può tollerare dissidenti che neghino l’insieme del sistema.Al vescovo tocca il compito di sorvegliare la sua chiesa e i suoi fedeli. Il vescovo di Torino per esempio ha ufficialmente l’autorità di controllo dei fedeli di queste valli,in competizione spesso coll’abate di S.Maria che tende a pensare di poter svolgere questocompito per conto suo. Non potendo comunque il vescovo seguire personalmente l’andamento del suo gregge, incaricaun domenicano o a un francescano di fare un’inchiesta (“inquisitio”) sul comportamento dei suoifedeli ai fini soprattutto di combattere l’eresia. All’inchiesta seguono gli interrogatori deisospetti, e i processi. Chi non risulta a posto viene condannato a pene varie: messa tutte ledomeniche, offerte speciali, esibizione obbligatoria di un marchio giallo ecc. Se poi la personaviene scoperta recidiva allora la pena può arrivare fino alla condanna al rogo.

In questo sistema i nostri “poveri” fanno una vita clandestina praticamente dal Duecento fino alCinquecento. Vivranno senza tradirsi e senza farsi prendere. Sono costretti a seguire le pratichedella chiesa: battesimo, confessione e comunione almeno una volta all’anno, poiché uno che nonsi fa battezzare o non prende la comunione è o ebreo o saraceno o cristiano ribelle da rimetteresulla retta strada con ogni mezzo. Non esiste allora la possibilità di essere o non essere cristiani,di essere o non essere credenti o atei, sono tutti concetti moderni.

Vivere secondo il vangelo significava per i “poveri” prendere alla lettera alcuni concetti.Rifiutare il giuramento (in un tempo in cui tutti i rapporti gerarchici del potere erano sanciti daun giuramento di sottomissione), la violenza (compresa quella esercitata dalla stato) e quello cheallora era il gran mercato della chiesa: il purgatorio. Rifiutare tutto questo significava di fattoopporsi, o almeno sottrarsi, al potere della chiesa ed essere potenzialmente ribelli anche al poterecivile.

I Barba ricevevano la confessione dei fedeli valdesi, ma c’era una grossa differenza dallaconfessione della chiesa ufficiale che si può cogliere dalla lettura dei documenti inquisitoriali cheriportano la formula con cui i barba “assolvono” i penitenti. I barba comunicavano il perdono diDio, non assolvevano loro stessi (“ego te absolvo”), facevano semplicemente un annuncio digrazia.

Per parlare di se stessi i valdesi medievali usavano l’espressione “poveri di Cristo”, rifiutandocategoricamente l’appellativo “valdese” per il significato dispregiativo che aveva ormai assuntoquesto termine.Il termine aveva due origini diverse: da una parte indicava la discendenza da Valdo, il mercantedi Lione, ma derivava anche dal termine provenzale “vaud” o “vald” che significava bosco:valdesi quindi erano quelli che stanno nei boschi, selvatici, ignoranti. Combinando queste due

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significati di discepoli di Valdo e di “selvaggi” dei boschi l’aggettivo era diventato nel ‘300 e nel‘400 un insulto. I “poveri” rifiutano questo epiteto che, oltre tutto, aveva assunto una colorazionepericolosissima, specie per le donne, diventato praticamente sinonimo di strega. Sarà solo piùtardi che i Valdesi, ormai protestanti riformati, ricupereranno l’appellativo “valdese” perricordare la loro origine dando al termine ingiurioso una valenza positiva.

Non dimentichiamo mai che il movimento dei “poveri” non è una questione che riguardi solo laVal S. Martino, l’alta Val Chisone e la Val Pellice. Possediamo testi di processidell’Inquisizione che documentano viaggi dei barba dalle Puglie alla Provenza, dalle Marcheal centro Europa e i nomi stessi dei barba arrivati fino a noi testimoniano origini più diversedall’Italia centrale e meridionale, alla Francia e tutto l’arco alpino.

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LE DONNE VALDESI NEL PERIODO MEDIEVALELetizia Tomassone

Grado Merlo ha fatto uno studio molto interessante “Sulle misere donniciole valdesi chepredicavano”, ma si ferma al 1270 circa. Dopo di che la storia delle donne valdesi sembra sparirenel nulla. Vorrei invece mostrarvi che emerge dai testi classici di storia valdese una presenzadelle donne non sistematizzata, che ha bisogno di una certa attenzione da parte nostra per esserinserita nel quadro generale di ricerca sulla storia delle donne.

Grado Merlo afferma che intorno a Valdo si erano riunite le donne contestando con ciòuno studioso (Selghe) che aveva affermato che non c’erano predicatrici valdesi prima del 1183. Grado Merlo dimostra che sono già presenti, e che predicano i vangeli, utilizzando un testo diStefano di Borbone, inquisitore che scrive prima del 1180: “…costoro, tanto uomini, quantodonne, idioti e illetterati giravano per i villaggi, entravano nelle case e diffondevano ovunque glierrori e gli scandali….”. Un altro testo del 1180 parla di donne chiamate “apostole”.

L’inquisitore Goffredo Doxer si scaglia contro le donne predicatrici del suo temposervendosi per sostenere la sua tesi di un testo di II Timoteo (interessante qui l’intreccio tra unalettura femminista del Nuovo Testamento e una lettura femminista della storia). Il testo delNuovo Testamento impone il silenzio e disprezza la predicazione delle donne, chiamandola“chiacchiere di donne”. Testo che è per noi una dimostrazione che le donne già nella chiesaprimitiva andavano per le case predicando l’evangelo, mentre la lettura di una chiesa patriarcaleè una lettura dispregiativa, che avvalla la repressione delle donne del proprio tempo. Operazioneche compie anche Doxer: “… non mancano misere donniciole cariche di peccati che penetrano nelle case altrui, curiosechiacchierone, sfrontate, malvagie, impudenti, come quelle due che per un quinquennio nelleschiere di quei nefandi avevano aggredito colle peggiore offese il venerabile vescovo della cittàdi Clermont….. queste donne, che son state convertite dal vescovo, bestemmiando in modo turpelanciavano in faccia al vescovo i loro vizi e pubblicamente proclamavano : dopo la predicazioneogni giorno più lautamente mangiavamo, ci sceglievamo quasi ogni notte nuovi amanti,trascorrevamo il tempo senza esser sottoposte a qualcuno, senza preoccupazioni senza impegnidi lavoro, senza pericoli in mezzo ai quali ora, ancelle di signori, quotidianamente rischiamo dimorire e misere soggiacciamo a innumerevoli affanni…”Testo bellissimo che parla di questo movimento come di qualcosa che lascerebbe sfrenare lafantasia e la perversione delle donne ma nel senso della ricerca del piacere, cioè un luogo dilibertà: libertà dal lavoro, dall’obbedienza a un padrone maschio (qui letto solo come immoralelibertà sessuale). Doxer mette in bocca a queste predicatrici valdesi queste parole, mentre stannoabiurando e si lamentano perché finché erano valdesi erano libere, non avevano pericoli e adessodevono sottostare a un padrone e sentirsi imprigionate.Interessante per noi che il movimento valdese venga visto come luogo di eversione totale dellamorale corrente.

Anche nel 1190 ci sono tracce attraverso altri testi inquisitoriali di donne che insegnano.Nei testi si cita il decreto di Graziano, decreto della chiesa che impedisce sia ai laici che alledonne di predicare: “..la donna benché dotta e santa non presuma di insegnare agli uomini inuna riunione, il laico a sua volta alla presenza di chierici non osi insegnare se non da essirichiesto..”Questo decretum continua ad esser valido poiché come sapete tutto il codice canonico nondecade nella chiesa cattolica e nel XII secolo viene impugnato contro gli eretici.

Ci sono molte altre testimonianze di presenza femminile nella predicazione. Una di Gioacchino da Fiore che contesta il movimento valdese che a sua volta è molto

polemico verso il “movimento del Libero Spirito” (il movimento di Gioacchino) da cui prende ilvia tutta la pratica delle beghine e dei begardi ossia di coloro che optano per una vita di

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meditazione e preghiera e confronto col vangelo nella vita quotidiana, senza entrare in convento.Questo vivere la propria vita spirituale nelle proprie case rappresenta una vicinanza colmovimento valdese, anche se i valdesi accusano il movimento del “Libero Spirito” di avere delleposizioni non bibliche e Gioacchino da Fiore si scaglia contro i valdesi parlandone come “..unasetta di eretici che indifferentemente, indiscretamente, sia uomini, sia donne, senza dottrina,senza grazia e senza ordine non tanto annunciano quanto adulterano la parola di Dio e sottol’apparenza della santità fanno le conventicole di satana..”

A Piacenza alla fine del 1190 delle donne presiedono l’eucaristia. A Metz nel 1199 c’è una congregazione molto grande di uomini e donne che leggono la

bibbia e se la insegnano a vicenda.Nel 1240 si ha un testimonianza di donne che predicano sul sagrato di una chiesa e

predicano sulla passione… quindi proprio sul centro del messaggio cristiano.

Nello stesso periodo si ha una prima traccia che dimostra che la storia delle donne valdesinon finisce con la fine della loro partecipazione alla predicazione pubblica ma continua poichénel 1212 Durando d’Osca, (uno dei collaboratori di Valdo, poi rientrato nel cattolicesimo)concede di costituire una casa, un ospizio, una comunità ospitaliera mista in cui ci sia un’ala perle donne e un’ala per gli uomini, casa di spiritualità, di accoglienza e di cura nei confronti dibambini abbandonati, di donne maltrattate, di poveri, di coloro che sono senza tetto. Questa è laprima di una serie di molte altre case che si trovano accennate nei documenti dei secolisuccessivi.L’opinione corrente degli storici è che, dopo il primo periodo, con l’istituzione del movimento eil dilagare della persecuzione, gli uomini continuino a predicare (si costituiscono le scuole cheformeranno i barba come maestri itineranti) e le donne trasmettano la fede esclusivamenteall’interno della famiglia.

In realtà ancora nel 1530 quando Morel porterà il questionario a Ecolampadio parlerà di“sorores” (sorelle) ponendo la questione di cosa potrà succedere loro con la fine del loroministerio. Ecolampadio, come Bucero e Farel, lascia cadere la domanda e non risponde.Quando dopo Chanforan i riformatori “impongono” ai barba di risiedere in una “parrocchia” e disposarsi è interessante che alcuni barba si scandalizzano. La riforma era molto rigida su questopunto, bisognava trovare a tutti i costi una moglie per tutti i riformatori, per tutti i pastori, Buceroscrive lettere in giro alla vedove e a tutte le donne che conosce per trovare mogli a tutti.Se impongono il matrimonio ai pastori lo impongono certamente anche alla “sorores”. Questonella linea della Riforma, per evitare una pratica ascetica che rischi di sottrarsi al mondoquotidiano.

Chi erano queste “sorores” che facevano una scelta di vita all’interno degli ospizi? I valdesi dopo il primo periodo assumono una struttura simile a quella catara. I catari

avevano i credenti divisi in due categorie: quella dei “fedeli” e quella dei “perfetti”. Già nel duecento i valdesi cominciano ad istituire una divisione simile ma con altri nomi: i fedelisono gli amici e amiche e i perfetti fratelli e sorelle.Per i Catari la divisione era una divisione di iniziazione che prevedeva il passaggio attraverso uncammino spirituale dalla condizione di fedele a quella di perfetto, mentre nel movimento valdesesembra che questa distinzione sia tra gli itineranti, i maestri, e la gente che vive nella propriacittà.Dal sinodo di Bergamo (1218) che raccoglie delegati dei poveri di Lione e poveri lombardi,viene mandata una lettera ai “fratelli e sorelle e agli amici e amiche”. Perché parlarne al maschile e al femminile se non perché esisteva una presenza di donne nonsolo tra gli amici e amiche ma anche tra i fratelli e sorelle?Anche nel movimento francescano le donne erano presenti e anche nel movimento francescano sitrovano delle case simili agli ospizi valdesi.

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Il movimento valdese era strutturato soprattutto verso l’Europa centrale da case chiamateospizi di cui i sinodi annuali si occupavano e a cui andava una parte dei soldi raccolti da tutti ifedeli. A volte erano semplicemente delle case di accoglienza in cui i barba nei loro viaggi sifermavano, servivano da rifugio e da luogo dove si organizzavano delle riunioni all’arrivo delbarba. In molti altri casi si parla di questi ospizi come di scuole o di ospedali dove le donne che ligestivano conoscevano la medicina popolare, le erbe e il modo di allora di curare la gente,. InAustria per esempio è attestato un lebbrosario e sembra che non fosse l’unico. In Provenza siparla di un ospedale e di scuole. A Wittemberg, città di Lutero, c’era un ospizio valdese.Questi ospizi erano tenuti da donne, che facevano una scelta di vita con dei voti, esattamentecome i barba. I voti (povertà, castità e obbedienza) erano fatti alla presenza di un “majoralis”cioè di un maestro anziano.

Sapete forse quale era il percorso per diventare barba. Dapprima venivano segnalati dalsinodo, poi assegnati ad un maestro (un barba) con cui cominciavano ad andare in giro perl’Europa a visitare i gruppi che di notte si riunivano a commentare il vangelo, dove il barbaaccoglieva le confessione, dava le penitenze e raccoglieva le offerte. Dopo un anno o due diquesta vita questi giovani erano inviati in una scuola per studiare la scrittura, imparare amemoria il nuovo testamento e sermoni in “lingua” (volgare) e ricevere nozioni necessarie alloro ministerio. Dopo venivano presentati nuovamente al sinodo dove, se accolti, venivanoassegnati per un anno o due a un ospizio.

Gli ospizi, come abbiamo detto, erano scuole, ma anche luoghi di accoglienza e ospedali.Per un aspirante barba passare un periodo in queste case significava vivere la diaconia da vicinoe acquisire dei mezzi medici, curativi che gli sarebbero serviti nella sua attività futura. Tutto ciòin una continua relazione diretta con le donne che gestivano la casa. Possediamo la confessione di una donna inquisita e processata che dichiara di aver gestito unospizio per 20 anni. Gestione diaconale e di sostegno quindi, autonoma rispetto a quella deibarba. I barba dunque ricevono insegnamento sia nelle scuole dei barba sia negli ospizi in cui ci sono lesorelle infine ricevono l’imposizione delle mani, accompagnano ancora un maestro e solo doposei, sette, dieci anni possono loro stessi ricevere la confessione dalle persone. Cammino quindilunghissimo e quasi esagerato se si pensa alla brevità della vita di allora e loro in particolare.

Una storica che si occupa della storia delle donne nei primi secoli della nostra era,racconta come le pellegrine che andavano in Palestina, con viaggi durissimi, quando tornavanonon rientravano nella vita normale ma passavano da un “pellegrinaggio attivo a unpellegrinaggio passivo” cioè aprivano delle case di accoglienza sulle vie di pellegrinaggioCi sarebbe quindi una specie di modello storico delle donne valdesi che all’inizio vanno in giroanche loro per le strade a due a due e dopo diventano quelle che tengono aperta la possibilità aimaestri uomini di esercitare la predicazione itinerante.

Il sinodo di Bergamo afferma con molta forza che le donne non possono amministrarel’eucaristia. Afferma anche che i laici non possono amministrare l’eucaristia, e parlando delledonne dice : magari tra queste donne c’è una prostituta..!! E questo è di nuovo interessante comeprova della presenza attiva delle donne perché non sarebbero state fatte queste precisazioni senon ci fosse stata una richiesta e una pratica … In quel sinodo quindi si blocca la ministerialitàitinerante dei laici e delle donne: prima di allora si trovano testi che denunciano una pratica difare la comunione anche in una semplice riunione di fedeli che si ritrovava e mangiava assieme.Questa pratica essendo così informale permetteva alle donne di essere loro quelle chedistribuivano il pane e il vino.

Esattamente come nel primo secolo quando nelle prime comunità cristiane l’informalitàpermette alle donne un certo spazio, con una maggior istituzionalizzazione si chiudono gli spazi.

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CATARIGiorgio Tourn

Il movimento cataroNon si sa molto della dottrina catara perché tutti i loro documenti sono stati distrutti. Non si sacon precisione da dove venisse il movimento, che si diffonde nel sud della Francia.Ai tempi delle crociate, i crociati tornano dall’Asia Minore con frammenti della cultura orientaleche probabilmente hanno influenzato il pensiero dei catari (culto delle reliquie, tracce direligione manichea).Nel loro pensiero l’universo si divide in due: bene-male, giorno-notte…Questo dualismo esisteanche nell’uomo: corpo–anima, materia–spirito, ecc.Tutto lo sforzo del credente è concentrato nell’uscire dal male, dalla materia, ed entrare nel bene,nello spirito.Il vero cataro (=puro) è quello che è riuscito a concentrare tutta la sua vita nello spirito, adominare la materia, il corpo. Il cataro lotta contro il dominio del sesso, è contrario almatrimonio, ha un’alimentazione vegetariana, ecc.Va da sé la loro dura critica contro la Chiesa, che non ha più niente di spirituale: esercita ilmalcostume, accumula ricchezze e si espande con la forza (crociate), ecc.Gesù è per loro un maestro di spiritualità.I «bonshommes» (equivalente dei ministri predicatori valdesi) erano avvolti dalla segretezza.

Catari e ValdesiCatari e Valdesi erano due movimenti scomunicati dalla chiesa, ma radicalmente diversi.Quando nasce il movimento valdese ci sono già i Catari. I Valdesi prendono posizione contro ladottrina catara. Durando da Osca fa un trattato attaccando le loro dottrine.I Valdesi contestano la loro spiritualità che rifiuta l’aspetto di concretezza dei Vangeli.Dei 4 Vangeli i Catari prediligono quello di Giovanni, in quanto meno terreno degli altri tre.I Valdesi si diffondono nelle stesse zone di diffusione catara (Francia meridionale di linguad’Oc).Albigesi (Catari) e Poveri (Valdesi) all’inizio del ‘200 erano gente di città, con una certaagiatezza economica, colti, conoscevano le lingue ed erano parte della società moderna, cherappresenta un pericolo per il sistema gerarchico della Chiesa e della società.Ma mentre i valdesi rifiutavano ogni compromissione col potere emergente della borghesiaurbana, rifiutando con la scelta di povertà la stessa loro origine sociale, troviamo i catari spessosostenuti e sostenitori dei movimenti nel sud della Francia tesi a cambiare l’ordine costituito deifeudatari e della chiesa.Quando la macchina repressiva della chiesa romana interviene, i feudatari del nord della Franciadanno volentieri man forte a stritolare la cultura catara che rappresentava un pericolo al lorodominio. I valdesi vengono travolti dalla crociata anti-catara.I Catari spariscono sotto le dure persecuzioni del ’200 anche a causa della loro struttura tropporigida e gerarchica: messi al rogo i «bonshommes», il movimento si sfalda.I Valdesi non essendo chiesa istituita ed avendo una organizzazione più fluida e democratica,riescono a sopravvivere come movimento, malgrado le decimazioni.

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HUSSITIGiorgio Tourn

Jan Huss è professore presso l’Università di Praga (dove giravano i testi di John Wycliff) quandocomincia ad esprimere dure critiche verso la chiesa romana.L’università di Praga si trova al centro della riforma Boema del ‘400 che non concerne solo lachiesa ma anche altri aspetti della societàLa rivolta della nobiltà boema contro l’oppressione tedesca e le ampie sommosse popolariprovocano una crociata organizzata dall’imperatore, che non riesce però a distruggere ilmovimento Hussita. L’imperatore deve infine arrivare ad un accordo.

Al Concilio di Costanza del 1413 Huss, benché fornito di un salvacondotto imperiale, vienemandato al rogo. Il movimento però sopravvive e si diffonde in tutta la Boemia

Sconfitto in battaglia il movimento Hussita, l’ala più conservatrice accetta un compromesso conRoma. Darà luogo ad una comunità che si definisce “Unitas fratrum”. Non si definiscono chiesa:la chiesa dei veri credenti è invisibile: Solo Dio ha l’elenco dei membri di chiesa.Il ramo più radicale del movimento, detto dei Taboriti dalla città di Tabor difenderà a lungo conle armi la propria libertà

Entrambi i rami del movimento arrivano fino a Lutero. Si fondono nelle chiese luterane o neimovimenti anabattisti del ‘500.

Gli Hussiti erano più numerosi dei Valdesi, con un’identità più forte, un unico territorio (laBoemia), un’unica lingua e una letteratura. Hanno lasciato libri, canti, trattati di teologia e unacomunità cristiana non cattolica: la prima in occidente

I valdesi hanno molti contatti con loro, che li aiutano ad affrontare la dura crisi in cui sitrovavano a fine ‘300 a causa della pesante repressione inquisitoriale.Tutta la letteratura valdese medievale non è altro che la traduzione in provenzale dei trattatiHussiti.

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LA RIFORMA IN EUROPAGiorgio Tourn

Lutero era professore di teologia, uomo di grande cultura, molto legato alla bibbia e allo studiodelle lettere di Paolo, nelle buona tradizione agostiniana (il più antico ordine dei fratid’occidente). Insegna all’Università di Wittemberg, capitale della Sassonia, università cherivaleggiava con quella di Lipsia. Vive la sua vita di frate con molto impegno e molta sofferenzatormentato di non riuscire mai ad essere quello che vorrebbe. Intorno al 1517 studia coi suoi studenti i Salmi dove i credenti parlano a Dio della lorosofferenza, del loro peccato. Poi studia la lettera ai Romani e capisce che c’è qualcosa disbagliato nella continua ricerca del perdono dei propri peccati. Trova in Paolo il discorso dellasalvezza per fede. Tutto si capovolge e la sua angoscia si dilegua.

In quell’anno in Germania c’è un giro di affari che parte da Roma. Il papa Leone X, dellafamiglia dei Medici, sta costruendo S. Pietro. Per aver i soldi lancia una campagna speciale diindulgenze (“anno santo”). Un tedesco, Alberto di Brandeburgo, che voleva diventarearcivescovo ha bisogni di soldi per comprarsi la carica. Se li fa imprestare dalla banca dei Fugerdi Norimberga e per restituirli pensa di vendere indulgenze. Si accorda col papa cui promette unaparte del guadagno e organizza la vendita di indulgenze sul posto incaricandone i Domenicani.La tradizione dice che un frate domenicano avesse esposto nelle piazze un gran manifesto chediceva: “Quando il soldo in cassa ribalta, l’anima in cielo salta!” La carovana di venditori arriva in Sassonia dove il principe elettore oppone resistenza perchéteme la concorrenza essendo il più grande venditore di reliquie della Germania. Il giorno diOgnisanti soleva esporre le reliquie nella chiesa del castello. Lutero non tollerando che il perdono di Cristo sia ridotto a questo mercato mette per iscritto lesue riflessioni teologiche a riguardo in 95 punti (tesi) che distribuisce ai suoi colleghi e, perconoscenza, all’arcivescovo Alberto di Brandeburgo. L’intenzione era solo di discuteredell’argomento che riteneva molto importante. Invece le 95 tesi interessano tutti: vengonotradotte in tedesco, i tipografi le stampano e si diffondono in modo incredibile. Ognuno le leggea modo suo, ognuno trova una tesi che gli corrisponde.

Si scatena una bufera che nessuno può più controllare. Ci prova Carlo V invano. Lutero infineviene scomunicato. Nella grande dieta del 1921 Lutero viene richiesto di ritrattare. E Lutero al centro dell’assembleain una scena grandiosa, che pittori famosi hanno riprodotto e che rappresenta una delle pietre difondazione della Germania, risponde: “Sono pronto a ritrattare se mi si convince conragionamenti basati sulla Scrittura. Altrimenti io qui sto e di qui non mi muovo: la miacoscienza è legata alla parola del Signore”. L’autorità, viene ribadito, è solo nella scrittura, einoltre per la prima volta nella cultura europea Lutero pone in primo piano la coscienzaindividuale rispetto all’autorità della chiesa. Finora un credente non era che un suddito delsignore, legato all’ordine della sua parrocchia: non esisteva una coscienza individuale ma lo“stato” (ceto, classe, luogo, ente di appartenenza). Lutero invece parla come individuo, e tienetesta a tutti perché la sua coscienza conta più di tutto. Hanno ragione gli storici tedeschi di sottolineare l’importanza culturale, non solo religiosa diquesta frase famosa. In quella sala nasce l’uomo moderno. E poi non dimentichiamo che Lutero è tedesco, Carlo V è infondo spagnolo, e la chiesa romana!

Si sarebbe tutto risolto rapidamente perché l’imperatore avrebbe impiccato il giorno dopoLutero, se non fosse stato per l’intervento dell’elettore di Sassonia che, considerando Lutero un

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suo suddito, si intromette, appoggiato dall’elettore dell’Assia e poi da altri che son d’accordo cheLutero vada salvato e sostenuto… Il movimento dilaga.Spesso si dice che il movimento della Riforma si espande perché i principi hanno interesse adiventare protestanti. Questo è vero certamente per l’Inghilterra. Ma in Germania la proposta di Lutero corrispondeall’attesa della gente. Questo esser perdonati dalla grazia di Dio senza che la chiesa metta inballo tutto l’armamentario di messe, intercessioni, purgatori ecc. piace alla nuova cultura. Luteroincoraggia ad affidarsi al Signore, per riceverne la grazia: la costruzione della chiesa perdevalore, la coscienza individuale è rassicurata.Tra il credente e il Cristo, tra la comunità e il crocifisso c’è sempre stato il prete, la chiesa,l’altare. La riforma invece avvicina Gesù, che parla direttamente alle coscienze, senzaintermediari. Meglio leggersi la testimonianza di Gesù come è scritta nei Vangeli senzamediazione in modo diretto, senza chiesa o potere, fermo restando la presenza della comunità.

L’aspetto inquietante in tutto questo è che se la chiesa non esercita più il controllo sulla gentel’imperatore rappresenterà l’unica forte autorità. E ad organizzare la vita della chiesafiniscono per essere i principi. (es.: nell’Ottocento il re di Prussia per porre fine alle contese tracalvinisti e luterani fonda la Chiesa Unita).

La bibbiaA fine ‘400, prima della riforma, già si è stampata una bibbia in latino.Bibbie in lingua volgare già ne esistevano. Gli italiani del ‘300 e del ‘400 leggevano la bibbianella loro lingua. Ma la grande novità della riforma è da che lingua si traduce. In tutte le chiesela bibbia che viene letta è quella della cosiddetta vulgata, cioè la traduzione di Girolamo del400. E fino ad allora tutte le traduzioni in volgare erano state fatte da questo testo latino. Ma Lutero e gli altri riformatori vogliono risalire ai testi originali. Per il nuovo testamento non era difficile reperire il testo originale in greco perché Erasmo daRotterdam ne aveva curato un’edizione stampata. Ma dove trovare il testo ebraico dell’anticotestamento? Nessuno dei teologi cattolici lo possedeva o leggeva. L’unico modo era introdursinei ghetti e farsi aiutare dai rabbini. Olivetano era un semplice maestro di scuola che aveva frequentato i ghetti fin da giovane esapeva l’ebraico alla perfezione.

Se ci spostiamo dalla Germania verso la Svizzera troviamo piccole repubbliche indipendentidove comanda il consiglio comunale formato da consiglieri elettiIl personaggio elvetico coetaneo di Lutero è Ulrich Zwingli: prete, cappellano militare, non sioccupa di reliquie ma di soldati. Traduce la sua bibbia in dialetto volgare di Zurigo. Percorre lostesso cammino di Lutero, con una cultura più moderna, di tipo umanista. Muore presto inbattaglia (1530) ma le sue idee (che poi sono sostanzialmente quelle di Lutero) restano. La teologia di Lutero e la cultura di Zwingli si svilupperanno ai confini della confederazionesvizzera nella piccola repubblica di Ginevra. Nel 1536 arriva Calvino a Ginevra e vi rimarrà tutta la sua vita fino al 1564. Le idee di Calvinopasseranno in Francia, nei Paesi Bassi, in Scozia in Ungheria in Piemonte ecc. si espanderannopiù facilmente di quelle di Lutero perché non sono legate ad una autorità rigida e soprattutto colcalvinismo si risolve quel pericolo, aperto dalla prassi luterana, che aveva creato nella chiesa unvuoto di potere prontamente coperto dai principi.

Con Calvino finisce la chiesa medievale forgiata sul modello della monarchia assoluta, ma restaun’organizzazione ecclesiastica, una congregazione di fedeli.Calvino viveva in una società il cui potere era organizzato dai suoi membri stessi. L’immaginenon era di monarchia ma di repubblica.

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Se comanda Gesù attraverso chi comanda? E’ molto più facile che Gesù parli in un assemblea di25 piuttosto che in un'unica testa.La chiesa è governata da un Consiglio di anziani e non solo dal ministro e il governo della chiesaè autonomo dal potere civile. A Ginevra c’era il Consiglio cittadino che tracciava le grandi linee, il concistoro che trattava ladisciplina e i ministri, cioè la compagnia dei pastori, che trattavano le questioni teologiche. Il sinodo come lo abbiamo noi non è mai esistito a Ginevra. Sarà inventato in Francia. La minoranza protestante in un paese cattolico sente il bisogno di organizzarsi inventando iconsigli di anziani, i sinodi ecc., sistema che passerà poi in tutte le chiese riformate e che sarà poiadottato anche in Germania dalle chiese tedesche.

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LA RIFORMA IN VAL GERMANASCAGiorgio Tourn Teniamo presente che la Val Germanasca confina con la Val Chisone, e la storia della valle è inqualche modo condizionata da quello che succede nel Pragelato.Dall’altra parte la valle confina con la Val Pellice e con Angrogna, valle non rilevante dal puntodi vista geografico ma centro di tutte la vicende della storia valdese.

A Pinerolo finiti gli Acaia all’inizio del Quattrocento, arrivano i Savoia. Quindi non si passanessun confine politico tra La Val Pellice e la Val Germanasca.Se invece dalla Val S. Martino si passa nel Pragelato si cambia stato. Il Pragelato era uno statoper suo conto detto Delfinato (che comprendeva una grossa regione sul versante francese) cheentrerà nel ‘400 a far parte del regno di Francia. Nell’alto medioevo il Delfinato aveva una gestione amministrativa particolare: il Delfino avevaritagliato 5 territori detti Escarton: Val Chisone con centro a Pragelato, alta Val Susa con centroa Ulzio, il Briançonese con centro a Briançon, il Queyras con centro a Château Queyras e l’Altavalle Varaita con centro a Casteldelfino. Gli Escarton erano territori con una certa autonomia amministrativa: il Delfino fissava una quotatotale di imposte da riscuotere e i consoli facevano la ripartizione (“escart” in vecchio francese). I monaci di Ulzio erano i feudatari dell’ alta val di Susa e della Val Chisone: signori, i padronidel territorio a cui si versava la parte pattuita di ogni raccolto o prodotto. Ma sono anche i capispirituali della zona col compito di fornire i servizi religiosi alla popolazione. Il più delle volte silimitavano ad appaltare la messa ad altri, spesso appena capaci di leggere il testo in latino. I soldiche fruttava la massa in parte venivano consegnati al prevosto di Ulzio e in parte restavano inmano di che aveva officiato.

Nel Cinquecento il Delfinato era ormai parte del regno di Francia, ma per quanto riguarda glialtri aspetti sopra descritti nulla in sostanza era variato.Un a cosa importante da ricordare è che l’edificio chiesa a quell’epoca non è né del vescovo nédel prete, ma appartiene alla “magnifica comunità” (al comune diremmo oggi) ed è il console(oggi sindaco) che lo gestisce e amministra.Le chiese allora esistenti nella nostra valle erano: S. Martino, che da il nome alla valle, Perrero,centro della castellania, Prali e solo dal ‘400 in poi una chiesetta a Rodoretto e probabilmenteuna cappella a Massello. Nella bassa valle non c’era nulla.Si trattava di piccoli locali dove un “sotto-prete” a diceva messa, confessava e basta.

La zona era fin dal ‘200 abitata da “i poveri”. Questi per parlare di se stessi usavano l’espressione “poveri di Cristo”, rifiutandocategoricamente l’appellativo “valdese” per il significato dispregiativo che aveva ormai assuntoquesto termine.Il termine “valdese” aveva due origini diverse: da una parte indicava la discendenza da Valdo, ilmercante di Lione, ma derivava anche dal termine provenzale “vaud” o “vald che significavabosco: Valdesi quindi erano quelli che stanno nei boschi, selvatici, ignoranti. Combinando questedue significati di discepoli di Valdo e di “selvaggi” dei boschi l’aggettivo era diventato nel ‘300e nel ‘400 un insulto. I “poveri” rifiutano questo epiteto che, oltre tutto, aveva assunto unacolorazione pericolosissima, specie per le donne, diventato praticamente sinonimo di strega. Saràsolo nel ‘600 che i Valdesi, ormai protestanti riformati, ricupereranno l’appellativo “valdese”per ricordare la loro origine dando al termine ingiurioso una valenza positiva.

Diversamente da quel che succede adesso, all’epoca della Riforma ogni suddito di ogni territorioera tenuto a praticare la religione del suo signore, che significava in pratica battezzare tutti i

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bambini, confessarsi, comunicarsi e ricevere l’estrema unzione. Praticamente la vita dei cristianiera racchiusa tra battesimo ed estrema unzione e il percorso tra i due punti scadenzato dallecomunione e confessioni obbligatorie almeno una volta all’anno. Non era certo vietatocomunicarsi più spesso ma di regola la gente non lo faceva perché aveva una grande paura delsacramento, del mistero del corpo di Cristo.

I valdesi si riconoscevano cristiani, cristiani come lo erano gli apostoli.Per loro la chiesa romana non corrispondeva a quello che si legge nell’evangelo perché eradiventata troppo ricca, comandava, e gestiva tutto, quasi sostituendo Gesù, che aveva perso il suoruolo centrale.Ma questo non poteva essere espresso apertamente, pena denuncia e conseguenze gravissime. I “poveri” riescono incredibilmente per trecento anni a mantenere questi due livelli dipartecipazione alla chiesa ufficiale e di vita spirituale autonoma fuori dalla chiesa, accompagnatada un’etica derivante dai vangeli, rigorosamente osservata: rifiuto del giuramento, dellamenzogna, dell’inganno, di ogni forma di violenza, dell’adulterio, ecc.

I Barba ricevevano la confessione dei fedeli valdesi, ma c’era una grossa differenza dallaconfessione della chiesa ufficiale che si può cogliere dalla lettura dei documenti inquisitoriali cheriportano la formula con cui i barba “assolvono” i penitenti. I barba comunicavano il perdono diDio, non assolvevano loro stessi (“ego te absolvo”), facevano semplicemente un annuncio digrazia.

Col passaggio alla Riforma assistiamo ad un cambio radicale nella storia dei valdesi. Appare assolutamente naturale che il nuovo luogo di riunione per pregare e leggere la scritturainsieme è la chiesa cristiana (di proprietà della magnifica comunità) che diventa la loro chiesa,almeno in un primo momento, tenendo conto del fatto che la quasi totalità della popolazione èd’accordo sulla nuova forma di vivere la fede cristiana.

Nel Pragelato (fuori dalla giurisdizione sabauda, su territorio francese) non succede niente.Eppure un numero ancor più alto della popolazione era valdese rispetto alla Val Pellice.Bisognerà arrivare al 1550 quando due predicatori arriveranno da Ginevra predicando nellanuova forma riformata. Dapprima tentano di entrare nella chiesa di Fenestrelle senza successo,poi ripiegano sulla cappella della confraternita che sta sopra il forno. La gente è con loro, ma leautorità li cacciano. Si rifaranno vivi e nel giro di pochi anni l’intera valle diventerà protestante.Con lo stesso meccanismo della Val Germanasca le chiese esistenti diventano templi del cultoriformato.

C’è una differenza tra la Val Germanasca e la Val Chisone, che in parte spiega l’adesione dellatotalità della popolazione alla nuova forma di culto riformata. In Val Chisone sganciarsi dalla chiesa cattolica significava sganciarsi dalla Prevostura di Ulzio,alla quale non solo non si dovrà più la decima, ma si potrebbe anche decidere di non pagar piùnemmeno le imposte di proprietà…. e si potrebbe addirittura dividersi i terreni e gestirli perconto proprio…. In Val S. Martino è più difficile svincolarsi dalla signoria dei Savoia. Per qualche anno anche quitutta la popolazione abbraccia la nuova forma religiosa, ma ci sarà una fase di riconquista daparte del mondo cattolico, che butterà fuori i valdesi dalle chiese obbligandoli di fatto a costruirsidei loro locali di culto (Prali, Rodoretto, Villasecca, Roccapiatta). Una minoranza cattolica saràsempre presente in tutta la zona del ducato sabaudo.

Come ha potuto avvenire tutto questo? Come hanno reagito le autorità politiche?Perché la chiesa non è riuscita a bloccare questo capovolgimento?

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La parte del territorio che apparteneva alla Francia segue le vicende del regno di Francia dove siapre un periodo di conflitto e guerre di religione che dura fino all’Editto di Nantes (1598). Inparticolare la zona che ci interessa (Delfinato) è sotto l’influenza dell’avventuroso personaggiougonotto generale Lesdiguieres.

A quell’epoca a Pragelato era pastore Tachard, grande personaggio, ex avvocato di Bordeauxdiventato protestante e mandato nel Pragelato, dopo essersi formato a Ginevra.Quando il conte Trucchetti assedia Riclaretto pensando di liquidarla facilmente, sul più belloarriva attraverso Villasecca il pastore Tachard con una cinquantina di archibugeri. L’esercitodel Pragelato come tutti gli eserciti ugonotti aveva una tecnica militare d’avanguardia.Tralasciata l’artiglieria troppo scomoda nei movimenti, valutati i fanti e le loro picche nonsufficientemente aggressivi, considerando la cavalleria poco adatta in montagna, l’attacco vienesferrato esclusivamente cogli archibugeri mobili e veloci che rappresentavano per l’epoca unapotenza di fuoco notevole. L’esercito sabaudo abituato a tecniche di pianura, non riesce a sfondare la difesa valdese. Emanuele Filiberto, invece di insistere con una guerra troppo impegnativa, col rischio didistruggere parte del suo stesso territorio, preferisce firmare un trattato (1561- Trattato diCavour) in cui si stabilisce che i valdesi potranno praticare il loro culto con i loro templi nelterritorio grosso modo corrispondente a quello che sono oggi le valli valdesi, eccetto TorrePellice e Luserna S. Giovanni.

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LE PASQUE PIEMONTESIClaudio Pasquet

1561: Strage in Calabria. Mentre si firma il Trattato di Cavour soccombe nel sangue nelMezzogiorno d’Italia una tradizione di trecento anni; lo sradicamento totale dei valdesi diCalabria (sette paesi interessati) è un duro colpo per i protestanti italiani.1561-1655: Periodo, nelle valli, di consolidamento della Riforma. Tutta la classe dirigente (nonsolo i pastori) continua a formarsi a Ginevra; alcuni esempi documentati ci danno un’immaginedella situazione di quegli anni.1564: Sinodo a Villar Pellice. Con ventiquattro pastori presenti, ben più numerosi delle comunitàesistenti in val Pellice e val San Martino, è una prova tangibile della consistente presenza deiprotestantesimo non solo in val Chisone ma anche nel Marchesato di Saluzzo.1565: Primo editto repressivo per i riformati saluzzesi. Si aprono per loro tre vie possibili discampo: abiura, esilio o rifugio in val Pellice.1572: Fusione dell’ordine di San Maurizio con quello di San Lazzaro per poter esser più efficacinella lotta (“contro i Turchi e contro i Valdesi”).1573: Conversione di Pramollo, ancora cattolica, in seguito a una disputa pubblica tra il prete eun pastore che assiste alla messa e mette in imbarazzo il prete con le sue domande.1583: A Luserna si installano i gesuiti; a Torre, Villar, Bobbio e Angrogna i cappuccini. Sonoall’ordine del giorno sfide teologiche sulle pubbliche piazze tra pastori riformati e fratimissionari. Intanto in Europa si radicalizza io scontro tra cattolici e protestanti; essere protestanticostringe sempre più a percorrere determinate forme di radicalismo; la Francia ugonotta perdemolti dei suoi nobili, convertiti o esiliati; Giacomo I, re d’Inghilterra, opta lucidamente per laforma anglicana perché si rende conto del contenuto democratico insito nel pensiero protestante(“no Bishop, no King”).1590: Il Consiglio comunale di Dronero (Cn) si chiede se sia. lecito permettere ai sudditi di“religione pretesa riformata” di recarsi in val Luserna per il culto.1580-1630: Periodo di editti e missioni. Due forme di attacchi continui per tenere sotto pressionela popolazione valdese e in varie forme ricordarle che esiste, solo perché il suo duca non haancora trovato il modo di eliminarla.1630: Arriva alle Valli la peste (la stessa di cui parla Manzoni); le cifre dei morti sono altissime,le statistiche del tempo citano 1.500 morti valdesi e 100 cattolici in val San Martino, 2.000 mortivaldesi in val Perosa, 6.000 morti valdesi di cui 800 a Torre, val Pellice. Estinti 150- nomi difamiglia. Ginevra manderà nuovi pastori svizzeri che contribuiranno allo stabilirsi dell’uso deifrancese come lingua ecclesiastica.1636: Secondo la testimonianza di un frate la popolazione a sei anni dalla peste risulterebbe cosìdistribuita:

Case cattoliche ereticheLuserna 150 23Bibiana 250 38Campiglione 130Bricherasio 300Fenile 12 32Rorata 39Bobbio 280Villaro 300La Torre 16 279Lusernetta 30 4S. Giovanni 282Prarustino

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S. Bartolomeo 50Roccapiatta 80Angrogna 470S. Martino 10 7Praii 27Maniglia 20Saiza 35Rodoretto 32Riclaretto 30Faetto 6 52Massello 1 47Ciabrant 43Bovile 117Travers 8 10Perrero 4 4

Per “case” si intendono nuclei familiari che erano ben più numerosi di adesso e comprendevanodiverse generazioni.

Il Seicento è il secolo in cui si consolidano in tutta Europa le differenze tra cattolici e protestanti:il protestantesimo è sempre meno movimento poiché la Controriforma in atto gli impedisce di“muoversi”; spariscono le minoranze protestanti nelle realtà cattoliche ma le valli valdesi restanoun eccezione. Il Seicento è marcato dall’inizio della decadenza della potenza spagnola edall’affermarsi di una grande potenza militare in Francia: il culmine sarà sotto Luigi XIV, il ReSole, ferocemente, totalmente, pragmaticamente antiprotestante.L’Inghilterra nel corso del secolo vede ben due rivoluzioni e grossi cambiamenti sui frontereligioso. Il re Carlo I verrà giustiziato nel 1649 per aver voluto opporsi all’espandersi del poteredel Parlamento, appoggiandosi al partito cattolico; Oliver Cromwell introduce una novitàrivoluzionaria nell’organizzazione del suo esercito: il grado dato sul campo di battaglia quandoin ogni esercito dell’epoca il grado veniva comprato e di cui una buona quota era riservata allanobiltà. Con Cromwell in battaglia non conta né l’origine famigliare né l’appartenenza a una datachiesa ma solo quanto di se stesso ognuno sia capace di dare.I valdesi in questo secolo saranno una piccola pedina del gioco politico internazionale e lagenialità dei dirigenti valdesi sta nell’aver capito di rappresentare un avamposto di guerraeuropea in atto tra mondo cattolico e mondo protestante; in questo quadro la repressione deiriformati in Piemonte diventa una necessità storica. Si susseguono editti sempre più repressivi, evane risultano le delegazioni valdesi per ribadire la fedeltà al proprio sovrano.1655: Precipitano gli eventi. Con il pretesto di rispondere a provocazioni della popolazione ilmarchese di Pianezza raduna truppe, e preme sui confini dei “religionari” promettendo alletruppe lauti saccheggi. Cominciano azioni di disturbo, i valdesi protestano: il marchese chiede diacquartierare le truppe sui territori della val Pellice e val d’Angrogna. li 25 aprile, vigilia diPasqua, comincia la strage selvaggia e violenta, senza possibilità di difesa: sembra finita persempre la vita di tutta la comunità riformata, ma tre figure di grande rilievo emergono a cambiareil corso della storia.Il moderatore, Jean Léger, fuggito a Parigi e poi in Olanda, diffonde una campagna dipropaganda sullo sterminio del popolo valdese in opuscoli tradotti in tutte le lingue e stampaticon sollecitudine dai tipografi olandesi; pubblicherà in un secondo tempo la sua “Histoire” chediventa un best seller in tutto il mondo protestante.Giosuè Gianavello (Janavel), contadino di Rorà, quando cessato il massacro in Val Pellice eAngrogna le truppe del Pianezza si dirigono nel suo vallone, organizza la difesa con pochiuomini che respingono più volte gli assalti nemici di gran lunga superiori di numero. Gianavello

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è la felice sintesi di tre elementi che gli permettono l’efficace organizzazione della guerriglianelle valli, (e più tardi la stesura di un manuale sulla guerriglia per il “Glorioso Rimpatrio“): una‘fede incrollabile, una perfetta conoscenza della montagna e una naturale percezione dellaquotidianità contadina.Bartolomeo Jahier, animatore della resistenza in val Chisone organizza il contrattacco alconvento di San Secondo: anche se muore poco dopo in un’imboscata resta il padre dellaresistenza armata in quella valle. La disperata resistenza sotto la guida di Gianavello e Jahier,unita alla sistematica propaganda di Léger trasformano uno dei tanti massacri dell’epoca in unevento di portata internazionale.La corte sabauda si trova stretta tra due pressioni: l’intervento diplomatico internazionale e idanni della guerriglia sui monti; il Consiglio di stato inglese discute poco tempo dopo 1’ “affarevaldese“; il poeta John Milton, segretario di Cromwell, scrive un sonetto sulla strage; il popoloinglese reagisce facendo collette per i valdesi superstiti; un ambasciatore personale di Cromwellsi reca a Torino, fiancheggiato dai delegati dei cantoni svizzeri protestanti. La corte torinese,gravata finanziariamente dal mantenimento di una truppa non più allettata dai saccheggi, cedeinfine e firma le “Patenti di grazia” in cui si “perdonano” i rivoltosi e si ripristinano leconcessioni precedenti.Gianavello e i suoi non si fidano: individuano segni pericolosi in questo “perdono“ malfido,come la costruzione del forte di Santa Maria a Torre Pellice, presagio di nuovi progetti bellicosi;le armi non vengono deposte e la guerriglia continua finché la popolazione stessa, stremata dallerappresaglie subite in risposta a ogni azione dei “banditi“, sconfessa gli irriducibili che siavviano sulla via dell’esilio; Léger e Gianavello moriranno senza rivedere le loro montagne.1664-1685: Periodo di grande miseria tra i contadini delle valli e tensione continua nei rapporticol potere politico.1685: Luigi XIV revoca l’Editto di Nantes mettendo fuori legge tutti i suoi sudditi riformati cheandranno a rafforzare il protestantesimo olandese e svizzero o a creare nuove città in Germania.Sparisce la val Chisone protestante, sparisce il Queyras, sparisce tutto un territorio su cui ivaldesi della val Pellice e val San Martino potevano far affidamento nei momenti difficili. Ilduca di Savoia Vittorio Amedeo II, pressato dallo zio re di Francia, fa la sua parte armandosiancora contro i suoi sudditi indomabili.

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IL “GLORIOSO RIMPATRIO”Claudio Pasquet

168631 gennaio: Editto del duca di Savoia Vittorio Amedeo II che ricalca grosso modo l’editto diNantes dello zio Luigi XIV re di Francia. I sudditi della “religione pretesa riformata” devono:- tralasciare ogni esercizio di detta religione (culti compresi);- demolire tutti i templi o luoghi di adunanze;- battezzare e allevare nella religione cattolica tutti i bambini;- mandare in esilio tutti i pastori, predicatori, maestri.Suppliche e delegazioni a corte non ottengono altro risultato che l’arresto di alcuni delegatistessi; si susseguono varie assemblee nelle valli valdesi per arrivare a una decisione comune e,nel frattempo, si sospendono i culti.3 marzo: Assemblea che decreta che la domenica successiva si tenga il culto in tutte lecomunità; i pastori saliranno sul pulpito senza deporre la spada.24 marzo: Assemblea con la partecipazione di una delegazione dei cantoni protestanti svizzeriche, dopo aver perorato invano la causa presso la corte di Torino, cercano di convincere lapopolazione valdese ad emigrare in Svizzera.2 aprile: Assemblea in cui si verifica una spaccatura; due terzi circa della popolazione sidichiarano disposti a partire (tutta la val Perosa, la val S. Martino, Villar Pellice, Rorà e una partedi Torre Pellice) mentre un terzo è per la resistenza a oltranza (Angrogna, Bobbio, San Giovannie Torre Pellice).9 aprile: Il duca incalza con un nuovo editto, offrendo l’espatrio come unica alternativa almassacro.12 aprile: Assemblea a Roccapiatta: il pastore Enrico Arnaud assume un ruolo di primo pianoincitando con vigore la popolazione a resistere.14 aprile: Nuova e ultima assemblea, in cui si organizza la difesa: i pastori, benché indisaccordo, decidono di restare e condividere la sorte comune gli svizzeri se ne vanno senza averottenuto alcun risultato.Dal 21 aprile al 15 maggio: 4.500 savoiardi e 4.000 francesi sotto il comando del generaleCatinat attaccando da più parti contemporaneamente hanno facilmente la meglio: si scatenanosaccheggi e massacri. Il risultato sono 2.000 morti, 1.000 cattolicizzati, 8.000 (o 8.500)prigionieri tradotti nelle carceri piemontesi. Solo un gruppo detto degli “invincibili”, eredispirituali e militari di Gianavello, resiste sulle montagne organizzando sortite e azioni di disturboche per vari mesi rendono difficilissimo l’insediamento dei nuovi abitanti cattolici.Settembre: Il duca si trova costretto a scendere a patti con i ribelli concedendo loro di espatriarein Svizzera con le famiglie, armi alla mano: 150 dalla val Pellice, 260 dalla val San Martino (tracui 49 Tron di Massello), partono alla volta di Ginevra: molti di loro li ritroveremo in primalinea negli scontri dei “Glorioso Rimpatrio“.

1687A un anno dall’eliminazione della popolazione valdese nelle valli, 8.000 cattolici circa vi si sonostabiliti allettati da condizioni vantaggiose nell’acquisto delle terre e da ampie esenzioni fiscali:molti valdesi si sono cattolicizzati e risiedono ancora sul posto; altri sono stati deportati nelVercellese.Gennaio: Vittorio Amedeo II concede ai prigionieri superstiti la scelta tra l’emigrazione inSvizzera e l’insediamento nel Vercellese a condizione di una conversione al cattolicesimo. 2.750valdesi si avviano in 13 colonne a piedi per la val di Susa alla volta di Ginevra: ne arriveranno2.450; questa inattesa “magnanimità” di Vittorio Amedeo II si spiega solo con le pressionidiplomatiche dei paesi protestanti con cui il duca ritiene di dover tener aperta la possibilità dialleanze future. In Svizzera i valdesi coltivano tenacemente il sogno del ritorno.

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Giugno: Primo tentativo fallito di ritorno di un gruppo di valdesi armati.

1688Secondo tentativo fallito: gli svizzeri che li sorprendono sono costretti a fermarli purcomprendendo le loro ragioni (e forse in cuor loro augurandosi di potersi liberare di ospiti tantoscomodi), non si sentono di inasprire i rapporti coi confinanti regno di Francia e ducato diSavoia.

1689Agosto: Il terzo tentativo, riuscito, è organizzato dai pastore Enrico Arnaud: fuggito in Svizzeranella primavera dell’86, non appena lo scontro con le truppe ducali si era dimostrato catastrofico,Arnaud comincia presto a muovere i primi passi in vista di un rimpatrio dei suo popolo. Due anniprima che Guglielmo III d’Orange diventasse re d’Inghilterra, già Arnaud aveva preso contattocon lui intuendo, non a torto, che l’avrebbe trovato sensibile alla porte dei valdesi, per motividerivanti sia dalla sua profonda fede riformata che da ragioni di natura politica.Sullo scenario europeo Guglielmo si preparava a diventare l’antagonista numero uno di LuigiXIV (il re Sole) e il simbolo di un’Europa moderna e democratica contro l’oscurantismoassolutista e conservatore rappresentato dal re di Francia. Sulla nave con cui Guglielmo siimbarca dall’Olanda alla volta dell’Inghilterra, dove l’attende la corona, è scritto a grandi lettere“Pro Religione Riformata Pro Libero Parlamento”, motto significativo se si pensaall’affermazione dei suo antagonista Luigi XIV: “L’état c’est moi!”. Arnaud aveva capito che imovimenti delle truppe valdesi potevano avere un peso militare e un valore ideologico, moltomaggiore di quanto il loro scarso numero potesse far supporre.Se le istruzioni militari per il “Glorioso Rimpatrio“ saranno fornite dal vecchio Gianavello, nonpiù in grado di seguire l’impresa, il denaro necessario per l’intera spedizione sarà quello raccoltoda Guglielmo d’Orange. Sotto il comando dell’ufficiale ugonotto Turel si radunano a Prangins900 uomini ben armati suddivisi in 20 compagnie: 13 valdesi, 6 ugonotte, 1 di protestantiprovenienti da vari paesi; il comandante di ogni compagnia viene eletto dai soldati stessi. Lecompagnie sono formate da uomini provenienti dallo stesso villaggio e, ove possibile, dallostesso quartiere; la rapida marcia verso le proprie terre dura solo 9 giorni e si svolge quasi senzacolpo ferire attraverso i vari villaggi dalla Savoia col rispetto della persone e delle cose (si pagail cibo confiscato per la truppa) prelevando il nobile e il curato del posto come ostaggi fino alpaese successivo.3 settembre: Arrivata quasi al confine delle proprie terre, la spedizione trova l’esercito di casaSavoia schierato ad attenderla: faticosamente radunatisi, dopo la dispersione per l’urto delloscontro, si trovano costretti a cambiare itinerario e a percorrere un tratto di suolo francese: aSalbertrand hanno infatti uno scontro durissimo coi dragoni di Francia; a costo di gravi perdite ilponte viene attraversato e la faticosa marcia ripresa fino all’arrivo a Prali: Arnaud tiene il primoculto nel tempio di Prali, unico in tutte le valli che era rimasto in piedi nell’86, pur se trasformatoin chiesa cattolica.Da Prali a Bobbio: qui le truppe, rigorosamente corrette e disciplinate durante tutto il tragitto, siabbandonano per la prima volta al saccheggio, un cedimento dovuto probabilmente al fatto ditrovarsi a casa propria dove l’impossessarsi dei beni altrui poteva rappresentare un risarcimento,fatto che non viene però ammesso né giustificato da Arnaud il quale a Sibaud, in un memorabileculto, li richiamerà ai senso della loro missione e li farà giurare fedeltà reciproca e unione sino airaggiungimento dell’obiettivo. Dopo un intero inverno di lotta sulle montagne si ritrovano,ridotti di numero (400) e abbandonati dagli ugonotti, a far fronte al nemico alla Balziglia.

1690Aprile: Il maresciallo Catinat, con 5.000 francesi e 400 savoiardi, viene respinto alla Balsiglia ericacciato indietro dai valdesi che quasi non hanno perdite; in un secondo attacco i francesi

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distruggono, con un violento cannoneggiamento, le 17 file di fortificazioni cessando il fuoco solocostretti dalla nebbia e dall’imbrunire; nella notte i valdesi riescono a fuggire miracolosamenteall’accerchiamento, e si ritrovano di nuovo fuggiaschi di colle in colle, ormai senza quasi piùforze né speranze.4 giugno: Un messo di casa Savoia li raggiunge ad Angrogna con l’offerta di pace in cambio delloro schieramento accanto all’esercito savoiardo contro i francesi: il duca aveva cambiato difronte abbandonando la Francia per passare alla Lega protestante di Augusta. Combatterannoancora per anni, ma infine le famiglie potranno raggiungerli e iniziare una volta ancora laricostruzione della vita sul loro territorio. Riformati valdesi dispersi in tutta Europa liraggiungeranno gradualmente a riprendersi le terre abbandonate.

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LE VALLI VALDESI NEL SETTECENTODaniele Tron

Il Settecento è un secolo fondamentale per la storia valdese, non per avvenimenti particolarmentegloriosi ma perché muta profondamente la situazione nelle Valli.

Guerra in Piemonte e rientro dei valdesiNel giugno 1690, con la diffusione della notizia del rovesciamento delle alleanze politiche emilitari, in Svizzera le famiglie valdesi cominciano a organizzarsi per il ritorno. Malgrado lepressioni di Vittorio Amedeo II sui governi stranieri per ritardarne il rientro, i valdesi prestocominciano a partire: una spedizione di 680 persone lascia il Württemberg nell’agosto del 1690 earriva nello stesso inverno alle Valli, gruppi minori e famiglie sparse arrivano dalla Svizzera. Nel1681 quasi la totalità della popolazione rientrata: documenti del ‘98 ci parlano di 7.500 personeinsediate, a fronte delle 13.500 di prima dell’esilio, comprese le famiglie di ugonotti che hannopartecipato al rimpatrio dell’89; ma la guerra in Piemonte non è finita.Si combatte contro la Francia, nemico non da poco che lascia terra bruciata dovunque passi colsuo esercito: la zona di Luserna, teatro di violenti scontri, negli anni ’91-93 viene completamenteabbandonata dai suoi abitanti. Il ‘94 e il ‘95 sono anni di terribile carestia, i territori sonoselvaggiamente devastati, la povertà è dilagante.

Val Chisone e val PragelatoQuesto e altri fattori spingono il duca di Savoia a firmare, dopo lunghe trattative, una paceseparata con il re di Francia, in cui tra l’altro la Francia cede al Savoia la val Chisone, con laclausola segreta che non si tollerasse popolazione protestante francese sul territorio. Permantener fede a questo impegno, ma soprattutto per ridurre il numero di “religionari” sulle sueterre (visto che non gli riusciva di eliminarli del tutto), Amedeo II costringe ad emigrare ognivaldese o ugonotto nato in terra di Francia.Una prima grossa ondata nel 1698 di circa 3.000 persone emigra verso il Württemberg. Traquesti lo stesso Arnaud, 6 pastori (su 13 delle valli) e altrettanti maestri: questi erano per lamaggior parte cittadini francesi rifugiati nella val Pellice per sfuggire alle persecuzioni in seguitoalla revoca dell’editto di Nantes e ormai completamente integrati nella popolazione; seguirà unaseconda ondata di un migliaio di persone dal val Pragelato nel 1714.I protestanti della val Chisone e Pragelato, inquadrati nella chiesa ugonotta ma originari deimovimento valdese medievale, rappresentavano la quasi totalità della popolazione di quelle valli:erano uno dei punti di maggior concentrazione dei protestantesimo sul territorio francese,territorio che durante il secolo XVIII verrà totalmente, scrupolosamente cattolicizzato. Questo èun fatto della massima importanza per la storia dei valdesi su territorio sabaudo: la comunitàriformata perde il 40% del suo territorio e i valdesi della val Pellice e della val San Martinoperdono una formidabile copertura alle spalle che era stata determinante nei momenti difficili,sia dal punto di vista militare che di organizzazione della chiesa e della cultura.I pastori e maestri emigrati a forza verranno rimpiazzati da pastori e maestri svizzeri e per tutto ilperiodo successivo gli aiuti svizzeri e delle potenze in ascesa (Inghilterra e Olanda) saranno unfattore indispensabile alla sopravvivenza della popolazione e della Chiesa valdese; le pressioniinglesi otterranno una sospensione delle tasse per gli anni del dopoguerra di grave crisieconomica; uno speciale sussidio della regina Maria darà una rendita sufficiente a pagare pastorie maestri valdesi per tutto il secolo.

Strategia sabauda di contenimentoPer tutto il Settecento i Savoia, costretti a rinunciare per motivi politici di ordine generaleall’annientamento dell’eresia sui loro territorio, ricorrono a una strategia di contenimento o“ghettizzazione” della comunità valdese che caratterizzerà tutto il secolo, contribuendo alradicale mutamento di condizioni della popolazione valdese rispetto ai secolo precedente. Questa

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strategia avrà due aspetti: 1) l’applicazione puntuale di tutte le leggi (anche precedenti, spessorimaste solo sulla carta) limitanti la libertà dei valdesi all’interno del territorio; 2) una rigorosarepressione fuori dai limiti del “ghetto”.Nel 1730 questa strategia antivaldese viene canonizzata nelle Istruzioni al Senato del Piemonteper l’osservanza degli editti et ordini concernenti i valdesi (il Senato era allora la più altamagistratura del regno). I valdesi si trovano a dover resistere a questo nuovo scontro che haspostato il gioco dall’annientamento fisico alla pressione politica e psicologica perl’assimilazione (ricordiamo i notevoli vantaggi economici che un valdese acquisivacattolicizzandosi).Tra il 1737 e il 1740 si potenziano le parrocchie cattoliche della regione, costruendo nuovechiese: la corte sabauda paga la congrua a ogni curato presente in ogni villaggio valdese, anchedove l’unico fedele è rappresentato unicamente dalla perpetua. Il “monte dei prestiti” offre tassiagevolati a chiunque voglia comprare terreni dai valdesi. Nel 1743 si inaugura in pompa magna aPinerolo, sotto la protezione regia, la nuova sede dell’“Ospizio dei catecumeni” nei maestosopalazzo costruito allo scopo dall’architetto Vittone. Il compito di quest’istituto è di assistere igiovani e le giovani valdesi convertiti al cattolicesimo e instradarli a un mestiere; l’età in cui iconvertiti possono “scegliere” di entrare nell’istituto è di dodici anni per i maschi e dieci per lefemmine. La fama sinistra di quest’istituto deriva dal fatto documentato che spesso vi sitenevano rinchiusi bambini sottratti con la forza alle famiglie. Nel 1748 si crea il Vescovado diPinerolo in funzione antivaldese per pressione delle autorità politiche di casa Savoia.

Risposta valdese alla nuova strategiaAccanto al costante e concreto appoggio del protestantesimo straniero, i valdesi elaborano delleforme di resistenza all’ossessiva strategia sabauda: innanzitutto rafforzano la propria istruzionecon la promozione di scuole primarie per tutti ma anche favorendo l’accesso a un sempremaggior numero di persone agli studi superiori (attraverso borse di studio nelle scuole protestantistraniere). Nasce un’élite valdese imprenditoriale che manterrà sempre intensi contatti culturali ecommerciali con la borghesia protestante svizzera o olandese che si sta formando con successoin tutta Europa; l’élite valdese apre anche una disponibilità ai prestiti a cattolici bisognosi equesto non certo per ecumenismo ma per scoraggiare interventi esterni di qualsiasi tipo sulproprio territorio.

Occupazione repubblicana francese e napoleonicaNel 1792 l’esercito francese repubblicano occupa la Savoia e il Piemonte: le milizie valdesipartecipano alla difesa dei confini con sentimenti oscillanti tra il lealismo verso i loro regnanti el’entusiasmo verso le idee rivoluzionarie. L’occupazione francese crea indubbi vantaggi nelleValli poiché le scioglie dai lacci delle leggi sabaude; a differenza del resto del Piemonte, dove lapopolazione anche in presenza dì una élite giacobina rimarrà sottomessa e organizzata da unclero controrivoluzionario, qui non esiste frattura tra élite e popolazione, entrambi favorevoli ainuovo potere.L’integrazione con il regime napoleonico è così completa che il moderatore Peyran diventafunzionario napoleonico, ricoprendo la più alta carica dei Pinerolese come sottoprefetto; sulfronte ecclesiastico vengono cancellati tutti gli ordinamenti precedenti della chiesa valdese(scompaiono il Sinodo, la Tavola, ecc.) e create tre concistoriali, sul modello della Chiesaugonotta francese; il “clero” valdese, equiparato a quello protestante francese, riceve lo stipendiodallo stato.Nel 1814, con il crollo napoleonico, si tenta di cancellare tutto e di ripristinare il regimeprecedente: l’operazione non sarà più possibile. Sebbene si ritorni al potere sabaudo, alcune cosesono irreversibili, e di tutto questo è simbolo il tempio di San Giovanni, edificato sottoNapoleone, che non viene distrutto ma solo nascosto dietro un’alta palizzata, in seguito sostituitacon un filare di alberi.

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17 FEBBRAIO 1848Giorgio Tourn

Nei mesi di febbraio e marzo 1848 Carlo Alberto re di Sardegna concede, in forme diverse,ma spinto da esigenze analoghe, i diritti civili e politici alle minoranze valdese ed ebraica deisuoi Stati. Con questo atto giuridico che si collocava nella scia della politica di tolleranza dellemonarchie del XVIII secolo, veniva definitivamente superata la visione politico-culturaledell’Ancien Règime.

Di questa visione dello Stato di tipo medievale protrattasi oltre la stessa Rivoluzione francese,era elemento costitutivo la religione di Stato, che veniva così a costituire l’elemento unificantedell’intera comunità nazionale. Nel caso del Piemonte la religione di Stato essendo quellacattolica romana le minoranze estranee a questa realtà religiosa ideale, quale l’ebraica, odissidenti rispetto ad essa, quale la valdese, non potevano che essere tenute ai margini della vitaassociata, costituendo un elemento disgregatore di questa unità ideale. Questa marginalità civile,di fatto un’emarginazione, trovava espressione giuridica nella struttura del ghetto cittadino pergli ebrei e nel territorio delle valli alpine del Pellice Germanasca e Chisone per i valdesi, doveera loro concesso risiedere e professare la loro religione dall’epoca del trattato di Cavour del1561.

Collocata su questo sfondo la concessione dei diritti civili e di conseguenza la parità giuridicariconosciuta a tutti i sudditi indipendentemente dalla confessione religiosa, significa assai più chel’applicazione di una norma giuridica ad alcune migliaia di sudditi; significa la fine e l’inizio diepoche storiche, la fine dell’Ancien Règime e l’inizio di uno Stato costituzionale di tipomoderno. Non è un caso che questi editti di tolleranza religiosa avvengano proprio nell’anno1848. Il ricordare oggi, a 150 anni di distanza, questi avvenimenti significa per la RegionePiemonte fare riferimenti a momenti fondanti della propria identità moderna. Significa anzituttoprendere atto del fatto che il riconoscimento giuridico delle minoranze valdesi ed ebraica nonconcerne unicamente queste due comunità ma l’intera società piemontese. Le vicende vissute neisecoli da questi piemontesi emarginati non è infatti storia loro ma del Piemonte intero,l’intolleranza di cui sono state vittime, come la libertà che viene loro concessa, è patrimoniocomune di tutti i piemontesi. Prendere oggi in considerazione questi avvenimenti significadunque ricuperare una pagina significativa e positiva della memoria storica comune. La finedella segregazione giuridica deve essere seguita dalla fine della segregazione storica.All’apertura del ghetto fisico deve seguire quella del ghetto storico. È da leggersi un quest’otticala presenza del capo dello Stato a Torre Pellice il 15 febbraio e il 4 marzo a Torino nel tempiovaldese e nella sinagoga ebraica.

Ricordare questa data significa in secondo luogo riconoscere che il Piemonte ha con questeleggi voltato una pagina della sua storia. Non è solo mutata la condizione giuridica di pochemigliaia di sudditi sabaudi ma quella di tutti i piemontesi. Non sono diventati più liberi solovaldesi ed ebrei, ma tutti gli abitanti della Regione. Non a caso questo è avvenuto nel contesto didue avvenimenti fondamentali: lo Statuto e l’inizio della guerra d’indipendenza.

Passando da Stato Assoluto a Monarchia costituzionale, il Piemonte nasceva come Statomoderno e si poneva come punto di riferimento per la creazione di una nazione italiana.

Significa in terzo luogo vedere, come videro gli esponenti più in vista del liberalismopiemontese, dai Marchesi Roberto e Massimo d’Azeglio a Brofferio, che la libertà religiosa èstrettamente connessa con la libertà civile.

Nel contesto della rivoluzione liberale e del nuovo Piemonte che stava sorgendo la libertàlimitata che si concedeva alle due minoranze religiose, costituiva un elemento essenziale dellalibertà che il movimento liberale si proponeva di realizzare in Italia.

Il riferimento alla data del ’48 non ha però valore unicamente commemorativo e diriconoscimento del contributo che le minoranze valdese ed ebraica hanno dato allo sviluppo ealla crescita democratica della società piemontese e italiana. Significa anche porre all’attenzione

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dei cittadini il fatto che la libertà, come la intesero valdesi ed ebrei 150 anni or sono, va garantitadalla legge e conquistata dai cittadini. La libertà religiosa non è infatti solo possibilità diesprimere i propri valori, ma è altresì possibilità e libertà di inserirli in un rapporto di dialogo edi fattiva partecipazione alla crescita di una comunità civile aperta e partecipe.

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I VALDESI DAL ’48 ALLA II GUERRA MONDIALEGiorgio Rochat

Situazione musealeDieci anni fa, per impostare la sezione del museo valdese dopo il ’48, ci siamo posti il problemadi come illustrare la vita della comunità valdese di quel periodo.C’erano tappe obbligatorie, come i valdesi del Sud America, l’evangelizzazione, i colportori, imaestri, ecc. Ma come parlare dei valdesi nelle due grandi guerre?I musei storici sono sempre un’interpretazione, spesso una giustificazione della realtà.In Italia non esiste uno studio su come si fanno i musei di storia, tanto meno di storiacontemporanea. Non esiste un museo fatto bene sulla prima guerra mondiale, né sulla storia delfascismo o della Resistenza, mentre se ne trovano a bizzeffe sulle cave, sulle miniere, sullefarfalle ed ogni tipo di roba della natura.Ho visitato musei storici bellissimi nei paesi comunisti, che falsificano la storia, come tutti, main modo esemplare dal punto di vista delle tecniche museali. A Praga uno sulla Riforma, aBucarest uno dove si inventa la Romania, a Varsavia dove la Polonia ha vinto la seconda guerramondiale!!La Francia, maestra nel settore, ha a Verdun uno splendido museo sulla prima guerra, dove peròil nemico è inesistente.Gli americani, più realisti, sanno fare dei bellissimi film di guerra, sia contro che a favore.L’Italia ha una serie di monumenti sulla prima guerra che oscillano tra il retorico e ilmasochismo.Negli anni ’50 compaiono monumenti sulla seconda guerra di carattere patriottico, nonnazionalista.

I Guerra MondialeNella prima guerra i valdesi fanno gli ufficiali, i cappellani, i soldati.I valdesi delle valli sono fieri di essere alpini. Non c’è differenza tra un alpino cattolico o unovaldese. Del resto nell’esercito era difficile sapere chi era valdese, cattolico o altro, perché nonesisteva nello stato civile l’appartenenza religiosa.Anche per i valdesi la prima è “la grande guerra”; non benedetta, ma approvata sì.Quando la prima guerra mondiale finisce, i valdesi decidono di fare un monumento ai caduti ecosì nasce il Convitto Valdese, nel 1921, come “orfanatrofio” per i figli dei caduti per lavittoria. (Nell’atrio dell’attuale Centro Culturale, ex convitto, si leggono i nomi di tutti i cadutivaldesi delle valli nella prima guerra).I rapporti con il fascismoI valdesi accettano all’inizio il regime fascista: credono ancora nel re e nello stato, ma alle vallinon compaiono squadracce.Il corpo pastorale non era obbligato ad iscriversi al fascio, ma nessuno si oppone apertamente.Non c’è stato nel mondo valdese nessun politico fascista ad alto livello.Alle valli non cambia niente. Non ci sono limiti all’attività dei valdesi, ma controllo sì:approvazioni del prefetto, rapporti dei carabinieri sulle manifestazioni pubbliche, ecc. L’unicocambiamento visibile nel periodo fascista è l’italianizzazione dei nomi francesi di strade opiazze. Inoltre, dopo il ’38 è proibito ai pastori di predicare in francese.Negli anni del fascismo i valdesi o i protestanti sorvegliati e discriminati non sono tanto quellidelle valli ma quelli del resto d’Italia.Le cariche di podestà, segretario del fascio, e maresciallo dei carabinieri fino al ’39 potevanoesser ricoperte anche da valdesi, dopo non più.Resta il fatto che la Chiesa Valdese è l’unica entità che conserva una struttura democratica sututto il territorio nazionale.

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In tutte le scuole valdesi ci si batte per sostituire il crocifisso imposto dal concordato conl’immagine di Gesù che parla ai fanciulli (si scoprirà poi che il pittore del quadro era ebreo!).Durante la guerra in Etiopia i valdesi pregano come tutti per la guerra, ma non raccolgono l’oroper la patria. La guerra suscita proteste all’estero, anche in Inghilterra negli ambienti protestanti.Mussolini chiede alla Chiesa Valdese di condannare l’opinione inglese, ma i valdesi non lofanno.I valdesi sono contrari alla persecuzione degli ebrei, ma in linea di massima non si intromettononella faccenda. A livello personale molti ebrei sono nascosti nelle valli.

II Guerra MondialeNella seconda guerra mondiale i valdesi sono meno coinvolti rispetto alla prima. Inoltre sonoanche richiamati in numero minore rispetto alla prima.

ResistenzaNelle valli la Resistenza è stata forte. I partigiani hanno sempre rifiutato di dichiararsi valdesi o cattolici.La maggior parte dei pastori si sono prodigati per assistere i resistenti, ma non hanno combattuto.Solo Jacopo Lombardini è andato in montagna autodefinendosi cappellano dei partigiani senzamai toccare un’arma. Era un predicatore laico metodista, lavorava come sorvegliante al Collegioperché aveva dovuto scappare dalla nativa Toscana per antifascismo. Morirà nel campo diconcentramento di Matausen il 25 aprile l945.

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LA RESISTENZA NELLE VALLI VALDESIBruna Peyrot

La Resistenza nelle Valli valdesi non fu riconosciuta come “valdese”, né nella suaorganizzazione, né nelle sue esplicite motivazioni. La Resistenza fu un avvenimento,un’esperienza politica totalmente laica. Tuttavia nelle Valli valdesi si verificò un’alta adesione digiovani, contadini e intellettuali, fra le sue fila. Molti partigiani, se intervistati, sottolineano laspontaneità di una scelta che, si dice, non poteva che essere dalla parte della “montagna”. Inrealtà c’è da chiedersi se dietro questa apparente naturalezza non preesista un’abitudine allascelta che provenga da una lunga educazione protestante centrata sul protagonismo individuale el’autorganizzazione. Molti, inoltre, rimproverano alle dirigenze valdesi, specie al Sinodo, di nonaver mai preso ufficialmente posizioni contrarie al regime fascista. Dobbiamo però pensare alladifficoltà dei tempi quando anche per piccole infrazioni quotidiane all’ordine stabilito sirischiava la vita; la censura colpiva chiunque manifestasse il più piccolo segno di divergenza.

Bisogna dunque considerare il comportamento delle chiese nella loro quotidiana gestione enei momenti di ufficialità. Per i primi possiamo incontrare molteplici strategie pastorali, per isecondi il silenzio, ma l’ “ecclesia silens” (Viallet, 1985) se può venir giudicata sul piano eticocome assenza di capacità profetica, sul piano storico ben si può comprendere la sua necessità diautodifesa e di salvaguardia di un’istituzione minacciata dal totalitarismo fascista, penetrante sinnelle coscienze individuali, nello stile di convivenza famigliare, nelle relazioni socialitrasformate in parate rituali del potere.

Nelle Valli, in ogni caso, la Resistenza ebbe le “fasi” osservabili in quasi tutte le vallate alpinedell’Italia settentrionale. Dopo l’8 settembre, ad una prima sensazione di totale sbandamento incui mancavano i punti di riferimento politico, seguì una rapida organizzazione delle bandepartigiane che si davano alla macchia, rifornendosi di armi e vettovaglie recuperate dalle primeimboscate ai presidi fascisti o alle caserme. Di fronte ai partigiani c’era la prospettiva di un lungoe rigido inverno senza la sicurezza di poter resistere. Intanto in Italia si consumava la disfatta piùtotale delle forze politiche badogliane e fasciste. Dopo il 25 luglio e dopo ancora l’8 settembre, inazisti fecero confluire in Italia 26 divisioni preparandosi ad occuparla. Badoglio e la monarchianon avevano alcun piano predisposto per difendere l’Italia dall’occupazione. La penisola, infatti,dopo lo sbarco alleato in Sicilia ed il progressivo procedere delle forze alleate, rimase divisa intre parti, il sud sotto controllo angloamericano, il centro occupato dai tedeschi e il nord percorsodalla guerriglia partigiana.

Nelle Valli, fra i molti fatti ed episodi salienti che si potrebbero ricordare e che i testimoniprotagonisti narrano ancora oggi con grande efficacia citiamo il rastrellamento dal 21-24 marzo1944 in val Pellice che portò alla distruzione della banda del Bagnòou, la sede anche del foglioclandestino «Il Pioniere». Poi la battaglia di Pontevecchio in val Luserna (21 marzo 1944) doveoperava la 105° Brigata d’Assalto Garibaldina “Carlo Pisacane”. Mentre in val Pellice operavanooltre alla testé brigata, una decina di bande facenti capo a “Giustizia e Libertà”, in val Chisoneoperavano le brigate autonome: una varietà di orientamenti che a poco a poco converge su alcuniobiettivi ed intenti comuni, come la necessità di unificare i comandi in vista della liberazione dalnazifascismo e la partecipazione ai costituendi C.L.N. (Comitati di Liberazione Nazionale),aperti a tutte le forze politiche.

Come si comportarono le parrocchie valdesi durante la Resistenza? Potremmo osservare ilproblema da più punti di vista. Uno potrebbe essere la ricostruzione delle strategie pastoraliconcrete operate nel suddetto periodo. Ad esempio il pastore Ermanno Rostan (1908-1984)svolse con passione il ruolo di cappellano militare viaggiando sui vari fronti militari apertidall’Italia in guerra per tenere in contatto i soldati valdesi fra loro e per non far venir meno ilcontatto anche con le reciproche comunità di appartenenza, offrendo loro, in ultima analisi lasperanza di una continuità con un mondo religioso in un contesto di grandi rotture politiche,

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sociali, esistenziali. Un altro pastore, Achille Deodato (1907-1990) tenne memoria dell’arrivodegli americani a Napoli, del suo ruolo di coordinatore e curatore spirituale per i suoiparrocchiani in momenti bellici difficili e disorientanti. E il pastore Gustavo Bertin (1904-1991)scrisse in un diario giorno per giorno gli avvenimenti che colpirono in particolare la parrocchiadove svolgeva il suo ministerio, San Germano Chisone. Si aggiungerebbero ancora altri centoesempi, ognuno dei quali aiuta a capire come il ministro di culto valdese ha concepito durante glianni di guerra il proprio impegno vocazionale. Così come accanto ai pastori si devonoaccompagnare i nomi di tantissimi laici che hanno fatto la scelta partigiana. Tutti hanno il dirittodi essere ricordati, non soltanto quelli entrati nella storia “ufficiale” della Resistenza. Restoconvinta infatti che un periodo così complesso, così contradditorio, così breve anche, debbaessere ricostruito a partire dai percorsi biografici di ognuno per ritrovarne continuità e rotture conil passato, l’energia per il nuovo, le paure e il non detto: si tocca, è vero, una sfera che è ancorapoco studiata, non immediatamente politica, né eroica. Ma soltanto così potremmo aggiungeredel “nuovo” a quanto fin qui sappiamo di un periodo come il 1940-45 così fondante per la storiaitaliana e così abusato.

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AGAPE: TESTIMONIANZA DI FRONTIERAFrancesca Spano

Nascita di AgapeAgape è un centro ecumenico aperto a tutte le appartenenze religiose che nasce nel ’47 con

l’inizio della costruzione per opera di lavoro volontario. In seguito a un appello del suo fondatorepastore Tullio Vinay si ritrovano qui volontari protestanti, cattolici o atei provenienti dall’Italia odall’estero a costruire un luogo di incontro e di ripresa di rapporti di comunicazione, diriconciliazione, dopo i disastri della seconda guerra mondiale.

La chiave interpretativa del progetto stava proprio in questo lavoro volontario e collettivo. Ilfatto di lavorare insieme era più forte della domanda sulla provenienza o l’identità delle singolepersone: fascista o partigiano, credente o non credente, borghese o proletario, cittadino omontanaro, ognuno si portava dietro la sua appartenenza, ma questa perdeva di importanza aconfronto col fatto di trovarsi fianco a fianco per dieci ore di duro lavoro giornaliero, intervallatosolo da assemblee in cui i problemi venivano discussi insieme in modo democratico.

Talmente forte era il senso di questa impresa collettiva insito nell’edificazione stessa, chequando nel ’51 si inaugurò l’opera ormai finita, ci fu una profonda crisi di identità del gruppo cheaveva partecipato alla realizzazione del progetto. Come riempire questo contenitore una voltafinito di costruire le mura, di delimitarne i confini?

La crisi fu definitivamente superata solo sette anni dopo quando in un memorabile campo diAmici di Agape del ’58 partirono tre filoni di attività: i gruppi di servizio, i gruppi di lavoro suiministeri e i gruppi politici.

La caratteristica centrale di Agape è stata ed è tutt’ora, una serie di incontri di studio delladurata di una settimana con un tema specifico, affrontato con modalità diverse , di tipo teologico,culturale o pedagogico.

La gente vi è attratta dal tema di discussione, dal desiderio di una settimana di vacanza, dalcaso, dal bisogno di aggregazione ecc., ma ne torna comunque trasformata. Sia che vi abbiaincontrato Gesù Cristo, sia che vi trovi l’amore per la vita, o vi scopra un nuovo avvincente temaculturale da approfondire, subisce in ogni caso una trasformazione significativa.

Agape come frontieraNel libro di G. Tourn Una chiesa in analisi è espressa un’ipotesi di intreccio tra la vicenda

della chiesa valdese e quella del popolo italiano. Nel periodo del fascismo si riscontra all’internodella chiesa una sintonia di cultura, di linguaggio, di atteggiamento con la cultura imperante(appelli nazionalistici, ecc.). Dopo la resistenza, alla grande spinta alla ricostruzione nel Paese,corrisponde nella chiesa la battaglia per l’affermazione della libertà religiosa e una grande vogliadi partecipazione e risveglio. Lo sforzo maggiore di riformare la chiesa è contemporaneo alcentro-sinistra che rappresenta un’apertura a una politica di riforme rispetto alla stagnazionedegli anni ’50. E così via nel ’68 con la spinta contestatrice e negli anni ’70 con la riscopertadella soggettività. Sugli anni ’80 un’analisi approfondita resta da fare.

Agape come frontiera significa un luogo di incontro, di elaborazione, di ricerca con unosguardo a quel che succede nel mondo e uno sguardo a quel che succede nella chiesa.

Questa cerniera ha permesso di travasare nella chiesa quello che succedeva nel mondo e diparlare di Gesù Cristo alla gente del mondo, fossero intellettuali, militanti politici, pacifisti ofemministe che ad Agape venivano per la loro settimana di ricerca.

Questa frontiera ha pure condizionato la vita della chiesa valdese in modo irreversibile. Ilpastore Tourn al sinodo di quest’anno ha sostenuto la tesi secondo cui non è Agape figlia dellachiesa valdese, ma la chiesa è stata condizionata nel suo sviluppo dalla ricerca di Agape.

Ripercorrendo i temi dei campi di Agape dagli anni ’50 ad oggi troviamo: agli inizi degli anni’60 una serie di campi che hanno come tema l’Africa nel periodo dell’emancipazione dal

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colonialismo alla società post-coloniale, segno di una capacità di captare quel che succede nelmondo e di elaborarlo mentre avviene.

Poi abbiamo l’incontro col marxismo, non tanto col partito comunista, verso cui i valdesi hannosempre preso le distanze, ma con l’elaborazione del pensiero marxista di gruppi politici più liberie minoritari spesso ai limiti dell’eresia. Negli anni ’70, dopo la ventata politica che avevapervaso Agape e invaso la chiesa in forma spesso conflittuale e lacerante, arriva quella che è statachiamata la riscoperta della soggettività con una ricerca articolatissima (campi politici, campiteologici, campi per giovani) sul senso dell’esistenza individuale. Con approcci metodologicidiversi si affrontano temi come la relazione di coppia, le discipline psicanalitiche, l’etica, ilpersonale ecc.

Grosso spazio in Agape ha avuto la ricerca ecumenica. Agape già aperta verso i marxisti atei siapre al dialogo coi cattolici e studia l’ebraismo, fino ad arrivare oggi al dialogo interreligiosoaffrontando i nodi che ci pone la realtà nuova di una società non più tutta bianca, tutta europea,tutta cristiana che nel giro di pochi anni diventerà, come quella francese o quella inglese, unasocietà multiculturale in cui il rapporto con buddisti induisti o islamici sarà vitale e quotidiano.

Alla fine degli anni ’70 hanno avuto inizio i campi per omosessuali credenti, arrivati oggi alloro XIV incontro, che hanno significato per molti dei partecipanti la possibilità di rapportarsi intermini positivi con la fede senza prescindere dalla propria identità sessuale.

Nel ’74 si è tenuto ad Agape il primo campo femminista che, con l’interruzione solo di unaanno, ha avuto luogo fino ad oggi. Nel luogo fondato sull’idea della riconciliazione in Cristo,dove le differenze si ricompongono invitando a superare il conflitto, le donne hanno portato ildiscorso di una rivendicazione sessuale come valore in cui le differenze non vengono annullatema sottolineate e valorizzate. Agape ha avuto la capacità di non annacquare discorsi così diversi,come la riconciliazione in Cristo e la differenza, con sintesi fittizie, ma di metterli incomunicazione con effetti spesso dirompenti.

Infine ci sono i campi per i giovanissimi (cadetti e precadetti) che si sono ampliati molto inquesti ultimi anni. Una parte di questi cadetti formati ad Agape, i più bravi, i più metodici,finiscono per diventare dirigenti della chiesa valdese. Qualcuno “da grande” si ricorda, altri noncondividono più quel che hanno vissuto allora.

Agape come “magia”Quando dovrete accompagnare i visitatori a vedere Agape è bene che facciate loro notare che il

gruppo di architetti e ingegneri volontari che circondavano Vinay, al tempo della costruzione,hanno immaginato le strutture di questo posto in chiave teologica: le linee architettonicheesprimono un linguaggio teologico esplicativo del messaggio di Agape.

In questo luogo in cui la religione ha un grosso peso non c’è una chiesa: c’è un ampio salone incui si mangia, si beve, si discute, si balla e si fa spettacolo e poi c’è una bibbia aperta sul tavoloche è l’elemento che contraddistingue ogni chiesa protestante. Questo salone è dunque unachiesa, ma una chiesa dove si vivono tutti i momenti della vita quotidiana: dove non c’èseparazione tra sacro e profano.

L’ampiezza delle finestre che danno sulle montagne indica che la chiesa è aperta sul mondo. Itavoli sono disposti in modo che tutte le persone che vi siedono si guardano in faccia formandoun grande insieme comunitario. La categoria della comunità è espressa in ogni parte dell’edificio.Non c’è un solo posto dove chi va ad Agape per un campo possa star solo, si mangia, si prega,discute e gioca sempre sotto gli occhi di tutti. La comunità è il centro del campo di lavoro, ilcentro dell’esperienza dei campi, il centro della vita del gruppo residente della ricerca teologica eculturale.

Ma la “magia” non sta solo nelle strutture. Chi va ad Agape è messo in una situazioneparticolare, completamente separato dalla quotidianità. La cesura con la propria identitàquotidiana è molto forte. Questo fatto permette il separarsi da sé, lasciando alle spalle tutta la

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propria esistenza, pur rimanendo se stessi, ed entrando in contatto intensissimo con le persone: sicrea una situazione di grande libertà relazionale.

La “magia” sta nel fatto che, dopo il ritorno a valle, e il ritrovamento di se stessi, l’aver vissutouna comunicazione così intensa con gli altri dà la possibilità di guardare dentro di sé e al mondocircostante in modo nuovo e molto più intenso di prima. Credo che le persone che amano Agape,come me, e siamo in molti, lo facciano per questo, più che per la linea politica, più che per lalinea teologica, per questa esperienza vissuta, e sempre ripetibile, una fuoriuscita da sé con unarientrata molto eccezionali.

Questo vale anche per la fede: Agape offre la possibilità di affrontare il discorso su Dio in unasituazione di spinta, stimolati da domande (più o meno esplicite) di persone che hanno unrapporto con la fede più diverso. Con l’ateo convinto, con il credente in crisi il discorso si dipanain grande libertà, non priva di possibilità di scivoloni, non più contenuto nella chiesa, ma intermini di grande comunicazione.

Un problema spesso drammatico è che questo discorso che si vive ad Agape rischia poi didisperdersi nella ricerca di un contatto con la normale vita ecclesiastica delle nostre chiese.

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I PERIODO, 1170-1532

Riforma Gregoriana – papa Gregorio VII 1073-85

1173-76 Conversione di Valdo a Lione

III Concilio Laterano a Roma 1179 Delegazione valdese a roma

1180 “Professione di fede” di Valdo

Concilio di Verona.Creazione dell’inquisizione, che nel 1232

verrà affidata all’ordine domenicano.

1184 Ribadito il divieto di predicare senzaautorizzazione. Prima menzione dei “Poveri

di Lione” in una costituzione pontificia

1185 Scomunica per disobbedienza al vescovo ecacciata da Lione

1190 I Valdesi in Linguadoca

Innocenzo III papa (1198-1216) 1198 I “Poveri” in Lombardia e in Lorena

1206 Presunta morte di Valdo

Inizia la crociata contro gli Albigesi (1208-1213)

1208 Durando d’Osca torna all’obbedienzaromana: i “Poveri cattolici”

Approvazione della regola di Francescod’Assisi

1210

IV Concilio Lateranense: il canone Omnis utriusque sexus obbligatutti i cristiani a confessarsi una volta

l’anno e costringe gli Ebrei a portare comedistintivo un dischetto di tessuto

1215 Il concilio emette la condanna definitivadei valdesi per eresia

1218 Incontro di Bergamo tra i Poveri lombardie i Poveri lionesi

Bolla papale di Gregorio IX in cui si ordinadi ricercare gli eretici (Albigesi e Valdesi) edi denunciarli al braccio secolare. Divieto

di offrire loro rifugio

1229

1312 Donna arsa per “valdesia” a Pinerolo

1315 Fondazione di gruppi valdesi in Calabria ePuglia

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Peste nera:entrata in Occidente attraverso i porti

mediterranei, raggiunge in tre anni quasitutte le regioni e uccide da un quarto a un

terzo della popolazione europea

1348-1350

Processi inquisitoriali contro i valdesi

(Torino, Tolosa, Boemia,Austria, Linguadoca,

Val Luserna, Delfinato, Brandeburgo, Chieri,

Berna, Ungheria, Strasburgo, Vienna, …)

(1378-1417) Lo “Scisma d’Occidente”divide la Chiesa tra due obbedienze- quella

di Clemente, ad Avignone e quella diUrbano VI, a Roma. Nel 1409, il concilio di

Pisa dà origine a una terza obbedienza.L’elezione di Martino V pone fine allo

scisma nel 1417.

1378

Morte di Giovanni Wyclif - Inghilterra 1384

Jan Hus, riformatore boemo, condannatoper eresia viene bruciato sul rogo a

Costanza.

1415

Rivolta degli hussiti in Boemia. Dopo moltevicissitudini portò alla fondazione della

comunità dei Fratelli boemi (1457)

1419

1484 Crociata di Carlo I di Savoia in Val Luserna.

1487-1489 Crociata del Cattaneo in Delfinato: fine delvaldismo in Vallouise e emigrazione in

Provenza (Lubéron)

1494 Martirio di Barba Martino e Giovanni

Savonarola sul rogo a Firenze. 1498

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Storia generale Storia valdeseDATE LUTERO ZWINGLI CALVINO CATTOLICI EVENTI1505 Entra in convento1509 Nascita di Calvino a

Noyon (Francia)Margherita di Foix

perseguita i valdesi dellaValle del Po (Paesana)

1512 Concilio Laterano,primi tentativi di

riforma (Leone X)1517 Scrive le 95 tesi a Wittenberg1519 Predicazione a Zurigo1520 Lutero condannato e invitato a

ritrattare brucia in pubblico labolla papale

Bolla Exurge Dominecontro Lutero

1521 Dieta di Worms: Lutero bandito dall’impero, si

rifugia a Wartburg. Traduce il nuovo testamento

1523 Si impone la riforma aZurigo

1524 Erasmo da Rotterdam: Delibero arbitrio

1525 Lutero pubblica De servoarbitrio

1526 Capitolo generale al Laus(Val Chisone): Giorgio di

Calabria e M. Gonin inviatiin missione in Svizzera

1527 Prima Universitàprotestante a Marburgo

1530 Confessione di Augusta Missione di G. Morel e P.Masson in Svizzera e

Strasburgo1531 Zwingli muore in

battaglia1532 Assemblea di Chanforan.

Adesione alla riforma1534 Calvino aderisce alla Enrico VIII si proclama

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Riforma capo supremo della Chiesad’Inghilterra

1535 Bibbia di Olivetano1536 Calvino pubblica:

Institutio religionischristianae

Calvino a Ginevra

Occupazione francese delPiemonte

1540 Fondazione dellaCompagnia di Gesù

Fallimento dei colloqui diRatisbona fra evangelici e

cattolici1545 Inizio del Concilio di

TrentoMassacro deiValdesi di

Provenza (Lubéron)1546 Morte di Lutero1553 Michele Serveto viene

giustiziato a Ginevraper eresia

1555 Dieta di Augusta Costruzione dei primitempli alle valli

1556 Abdicazione di Carlo V; sultrono di Spagna gli succede

Filippo II; Ferdinandod’Austria imperatore

1558 Martirio di GoffredoVaraglia a Torino

1559 Fondazionedell’Accademia di

Ginevra; .

Trattato di Cateau-Cambresis

Primo sinodo nazionaledelle chiese riformate di

Francia

Ritorno di EmanueleFiliberto in Piemonte

1560 Fondazione della chiesapresbiteriana scozzese

Guerra sabaudo-valdese di Costa della Trinità

1561 Accordo di Cavour.Distruzione delle

comunità di Calabria

1562 Pubblicazione dell’Histoiredes persécutions contre le

peuple vaudois…

1563 Chiusura del Concilio Scipione Lentolo espulso

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di Trento dalle Valli1564 Morte di Calvino

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II PERIODO, 1532-1848

Massacro della notte di S. Bartolomeo inFrancia

1572

Editto di Nantes 15981630 Peste: alle Valli muoiono 11 pastori su 13;

aiuti da GinevraRivoluzione inglese 1640

Oliver Cromwell, Lord protector 16531655 “Pasque piemontesi”

Revoca dell’Editto di Nantes 1685

1686 Editto di Vittorio Amedeo II. Massacro eprigionia dei valdesi

1687 Esilio in Svizzera

La “Gloriosa Rivoluzione” in Inghilterra 1688

1689 Il “Glorioso Rimpatrio”

1690 Il Duca offre la pace

1694 Editto di reintegrazione

1698-1701 Proscrizione dei riformati della Val Chisone;emigrazione in Germania

Pace di Utrecht 1713

1748 Creazione del vescovado di Pinerolo

Rivoluzione francese 1789

1798 La Repubblica in Piemonte

Gli austro-russi alle valli 1799

Napoleone imperatore 18041807 Inaugurazione del tempio dei Bellonatti

Restaurazione sabauda in Piemonte 18141823 Gilly visita le valli

1825 Visita di Felix Neff, inizio del “Risveglio”

1827 Charles Beckwith alle Valli1837 Inaugurazione del Collegio e del Pensionato

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a Torre PelliceIII PERIODO, 1848-1984

Prima guerra d’Indipendenza 1848 Lettere Patenti (17 febbraio)

1852 Inaugurazione del Tempio di Torre Pellice1853 Inaugurazione del tempio di Torino1855 Fondazione della Facoltà di teologia a Torre

e della casa editrice Claudiana a Torino1858 Primi emigranti valdesi in Uruguay

Seconda guerra d’indipendenza 18591860 Fondazione del “Comitato di

evangelizzazione”. Costituita la chiesa diColonia Valdense in Uruguay

Unità d’Italia 1861 Trasferimento della Facoltà e della Claudianaa Firenze

Terza guerra d’indipendenza 18661868 Inaugurazione del tempio di Venezia

Presa di Roma 18701874 Tempio di Messina1881 Fondazione della Società di studi1889 Casa valdese a Torre Pellice

Prima guerra mondiale 1914 Tempio di piazza Cavour a Roma

Entrata in guerra dell’Italia 1915 Il Comitato di Evangelizzazione cessa la suaattività

1920 I congresso Evangelico a Roma

Mussolini capo dello Stato 1922 Convitti di Pomaretto e Torre PelliceFacoltà di teologia a Roma

Concordato e legge sui culti ammessi 1929Entrata in guerra dell’Italia 1940

Inizio della Resistenza 1943Liberazione 1945

1946 Costituito il Consiglio Federale delle ChieseEvangeliche in Italia

Costituzione della Repubblica 1947Fondazione del Consiglio Ecumenico delle

Chiese1948

1951 Inaugurazione di Agape

Concilio vaticano II 1962 Approvato il pastorato femminile

1967 Fondazione della Federazione delle ChieseEvangeliche in Italia (FCEI)

1975 Approvato il Patto di integrazione fra chiesevaldesi e metodiste

Revisione del Concordato 1984 Stipulazione dell’Intesa con lo Stato

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NASCITA E SVILUPPO DELLA BORGHESIA VALDESEDaniele Tron

Borghesia = da borgo = cittadino contrapposto ai rurali.

Nel ‘500 più che di borghesia si può parlare di “notabilato”. Uno dei firmatari del trattato di Cavour, Jean Malanot, apparteneva ad una famiglia di notabili conun ramo in Val S. Martino e uno in Val Pellice: possedevano moltissima terra, prestavano denaro econcedevano ai clienti di lavorare le loro terre a pagamento. Non esercitavano l’usura e lostrozzinaggio.

I Bastie di S. Giovanni con un ramo valdese e uno cattolico sono un’altra famiglia di ricchi notabiliall’epoca delle Pasque Piemontesi (1655).

Queste e altre famiglie reggono la loro posizione sociale fino al “Glorioso Rimpatrio” (1689). Alrientro, dopo una generazione, perdono potere e nasce un nuovo notabilato che intraprende attivitàcommerciali, utilizzando le relazioni con i paesi protestanti (Olanda e Inghilterra). Sviluppanocapacità imprenditoriali e fondano le prime industrie spesso con filiali all’estero gestite da propriparenti (es. i Peyrot).Parallelamente iniziano attività proto-industriali: lavoro a domicilio, coltivazioni familiari di bachida seta, filatoi artigianali ecc.La produzione “industriale” della seta mette radici, ma non regge alla crisi di fine ‘700: crisi delmercato per la concorrenza dell’Inghilterra e crisi politica.

Con la Restaurazione (‘800) c’è un nuovo cambio della guardia: una parte della borghesia sitrasferisce a Torino protetta dalle ambasciate protestanti.

La Val Pellice ha un maggior numero di famiglie borghesi rispetto alla Val S. Martino.

All’inizio i valdesi non andavano volentieri a lavorare in fabbrica, soprattutto le donne. La fabbricaera vista come disumana e disonorante. Perfino il duro lavoro delle miniere era preferito allafabbrica.

Anche l’emigrazione fu all’inizio contestata dalla chiesa.

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ORIGINE DELLO STEMMA VALDESE e…Daniele Tron

Lo stemma valdeseLo stemma valdese si trova per la prima volta in un libro del 1640 del pastore di Villar Pellice,Valerio Grosso (uno dei due sopravvissuti alla peste): aveva un candelabro contornato da 5 stelle,con il motto “in tenebris lux”.Nel 1669 compare nel libro di Jean Leger con 7 stelle (le sette chiese dell’Apocalisse) e il mottocambiato in “lux lucet in tenebris”.La Bibbia sotto il candelabro compare solo nell’Ottocento.Lo stemma dei conti di Luserna, e poi oggi del comune di Luserna S. Giovanni, originario del 1200,ha delle caratteristiche simili: è una lampada ad olio circondata da 7 stelle. Il motto valdesepotrebbe derivare da uno dei tanti usati dai Luserna, che è appunto “in tenebris lucet”.

Uso del nome “valdese”Compare molto presto, già nel ‘200, ma era usato dagli avversari in senso dispregiativo (comedispregiativi erano all’origine “ugonotto” e “protestante”).Nel ‘300 e ‘400 in Europa è sinonimo di appartenente alla stregoneria.A fine ‘500 rivendicano il diritto di chiamarsi valdesi per preservare l’identità di eredi delmovimento medievale, avendo aderito alla Riforma.

Assunzione della Croce Ugonotta come simboloNasce a fine ‘500 tra gli Ugonotti da una trasformazione della croce occitana e di Malta.Probabilmente arriva da noi attraverso gli ugonotti francesi della Val Pragelato.

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LA DONNA NEL MOVIMENTO E NELLA CHIESA VALDESEDaniela Di Carlo

Nei primi anni del movimento valdese, le donne avevano trovato la possibilità, proprio perché sitrattava di un movimento e non di una chiesa strutturata, di avere libero accesso ai testi biblici edalla predicazione, e potevano spendere nella propria vita quella passione per la teologia che leportava ad interrogarsi su Dio e a dividere le risposte che trovavano con altre e con altri.

Si spostavano, sul territorio di Lione prima, lombardo poi, sentendosi piene di quella forzache riconducevano alle parole di Gesù Cristo. Traevano la propria legittimazione direttamente daDio, una legittimazione che permetteva loro di compiere cose inaudite, impensabili persino perdonne che vivono in questo nostro secolo. Nella relazione con Dio, si riceve quella luce particolareche permette ad uomini e donne di occupare il mondo con forza, con desiderio, con felicità.

Una testimonianza sulle capacità magistrali riconosciute dai primi valdesi alle donne, civiene da Bernardo, abate di Fontcaude, che alla fine del XII secolo così scrive: “Oltre agli errori giàdetti, alle donne che accolgono nel loro consorzio consentono di insegnare, nonostante ciò siacontrario alla dottrina apostolica”.

I documenti dell’inquisizione di Carcassone ci dicono che oltre a predicare le donnepotevano celebrare l’Eucarestia: “Ogni buon laico ed anche donne, se appartenenti alla setta,possono offrire il corpo di Cristo”. In molti verbali di inquisizione viene riportata con scandalo lapartecipazione attiva delle donne che spesso vengono demonizzate. Il cistercense Goffredo diAuxerre così descrive le predicatrici valdesi: “le misere donnicciuole cariche di peccati chepenetravano nelle case altrui, curiose e anche chiacchierone, sfrontate, malvagie, impudenti”.

In questo clima non stupisce che la prima vittima dell’Inquisizione in Piemonte accusata divaldesia, che per alcuni versi divenne sinonimo di stregoneria, fu una donna. Essa perse, infatti, lavita sul rogo a Pinerolo nel 1312.

Nel corso del ‘300 si perdono le tracce delle predicatrici valdesi. Dagli atti di un processoinquisitoriale di Giaveno del 1335, si ricava il fatto che esse continuavano a convertire le persone,ma le accuse a loro imputate non parlano più di predicazione.

A causa della dura attività dell’Inquisizione il movimento valdese, divenuto clandestino,perde quella spinta missionaria delle prime generazioni. La maggior parte dei “poveri” conduce unavita “mimetizzata”, in tutto simile a quella dei cattolici (salvo ritrovarsi di notte intorno ad unaBibbia) e l’esercizio di predicazione viene di fatto ristretto ai predicatori itineranti, tutti uomini.

Una decisione molto drastica rispetto alle donne viene presa dalla chiesa cattolica neiriguardi dei conventi. Mentre prima i conventi erano luoghi in cui era possibile offrire una culturaed una formazione teologica alle donne, con un decreto di Bonifacio VIII, nel 1298 viene imposta laclausura. Dal decreto in poi diminuì il livello di cultura e la possibilità di uno scambio umano edintellettuale tra le donne dentro e fuori i conventi.

Le donne rimasero di nuovo senza diritto di parola, né libertà, durante e dopo la Riforma. Daquegli anni sino ad oggi nella Chiesa Valdese troviamo figure di donne che si distinguonoprevalentemente per capacità filantropiche. Una donna (Carlotta Peyrot), ad esempio, ha pensato elavorato per la realizzazione del primo ospedale valdese (1826). Per non parlare delle “mogli dipastore” che fino a ieri avevano un ruolo indispensabile nella comunità, ma sempre nell’ombra e aseguito del consorte.

Se andiamo a vedere gli atti sinodali non troviamo tracce di discussioni che coinvolgano ledonne sino al 1887. In quell’anno il sinodo approvava l’articolo 17 che così recitava: “Sullaquestione da darsi il voto alle donne, ….ritenendo che il momento non è ancora giunto per prendereuna deliberazione sull’argomento, il Sinodo si pronuncia per la sospensiva fino a tempi piùopportuni”. I tempi più opportuni arrivarono solo nel 1903, anno in cui venne previsto che le donnepotessero votare.

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Solo nel 1930 fu approvato l’articolo 28 che prevedeva l’eleggibilità delle donne nei consiglidi chiesa. Poco dopo, grazie ad una interpretazione estensiva, fu possibile eleggere delle donneanche alle conferenze distrettuali (sinodi regionali) ed ai sinodi nazionali.

Si cominciò a parlare di pastorato intorno agli anni ’50. Sebbene non vi fossero obbiezionidi carattere teologico, il sinodo non fu in grado di pronunciarsi favorevolmente fino al 1962.L’articolo 17 che riconosceva il ministero femminile “sia pure con qualche riserva” passò amalapena: 57 erano i favorevoli, 42 i contrari, 10 gli astenuti. Le obbiezioni che avevano portatocosì alle lunghe una decisione favorevole rispetto al pastorato delle donne erano alquanto curiose.Ci si chiedeva, per esempio, se una pastora coniugata poteva pretendere dal marito che la seguisseovunque la Tavola Valdese decidesse di darle una sede lavorativa. Oppure ci si interrogavasull’autorità che poteva essere riconosciuta ad una pastora nella comunità a cui veniva destinata.Altre perplessità erano legate ad una eventuale maternità che prevedeva un periodo piuttosto lungodi sostituzione pastorale.

Attualmente vi sono 16 donne pastore in servizio contro novanta colleghi uomini, e sei diesse sono straniere. Molto più numerose sono le studentesse nella Facoltà di Teologia (circa il50%). I rapporti con i colleghi maschi sono in genere buoni, fraterni, anche se possono a volteessere pesanti per l'atteggiamento maschilista di alcuni.

Oggi il pastorato femminile esiste nella gran maggioranza delle chiese protestanti. In Europasolo la Chiesa Riformata Polacca non ha ancora consacrato una donna pastore.

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ISTRUZIONE E SCUOLETTELorenza Barolin

1859 – Decreto legge presentato dal conte Gabrio Casati, presto convertito in legge, sanciscel’ordinamento scolastico nel Piemonte sabaudo, e poi a tutto il Regno d’Italia dopo il 1861. Lalegge Casati riformava il sistema partendo dalle elementari fino all’università e restò in vigore, conl’aggiunta di piccole modifiche o integrazioni, fino al 1923, anno della riforma Gentile.

LEGGE CASATIIstruzione elementare suddivisa in:

GRADO INFERIORE Durata di 2 o 3 anni (?)Materie:composizione, calligrafia,custodia dei libri, geografia, storia,

scienze, aritmetica

GRADO SUPERIORE Durata di 2 anni (possibile un terzo)

Materie:composizione, calligrafia,custodia dei libri, geografia, storia,

scienze, aritmetica, geometria,disegno lineare per i ragazzi e

economia domestica per la ragazze.

L’istruzione doveva essere gratuita in ogni comune, almeno fino al termine del grado inferiore delleelementari con classi separate per maschi e femmine.Nelle borgate più disagiate dove c’erano almeno 50 bambini, ci doveva essere una scuola di livellopiù basso, attiva almeno una parte dell’anno. Qui si creavano pluriclassi che contavano anche fino a100 bambini, ogni semestre gli alunni doveva sostenere un esame alla presenza del maestro e delparroco. Gli insegnanti potevano anche non avere il diploma, ma dovevano essere ritenute idoneedal Regio ispettore Provinciale. Era, infatti, richiesto un “Attestato di moralità” rilasciato dalComune, e i giovani che ricoprivano questo ruolo non dovevano avere età inferiore ai 17 anni, sefemmine o 18 anni se maschi. L’istruzione di grado superiore era attiva solamente nei centri piùgrandi. Gli stipendi erano pagati dalle amministrazioni comunali in base alle proprie possibilitàeconomiche. Vi erano quindi forti disagi e profonde discriminazioni fra uomini e donne, insegnantiin possesso di un diploma o meno e insegnanti delle scuole urbane o rurali.

Questo sistema non garantiva però che tutti i comuni applicassero la legge. Lasciando il caricofiscale sulle spalle delle locali amministrazioni e la gestione del sistema scolastico a propriadiscrezione in base alle disponibilità economiche, si faceva sì che molti comuni tralasciassero deltutto l’alfabetizzazione per dedicarsi ad altri progetti e problemi legati alla quotidianità.Secondo un censimento del 1871 fra la popolazione con più di 6 anni, il 68,8% era analfabeta.

Per far fronte al problema, il 15 luglio 1877 fu varata la Legge Coppino con la quale viene istituitol’obbligo scolastico fino al termine delle elementari di grado inferiore (dai 6 ai 9 anni di età circa).La legge imponeva inoltre l’istituzione di Scuole domenicali per le fanciulle e serali per i maschi,con sanzioni per i comuni inadempienti o i genitori che non facessero frequentare le scuole aipropri figli. Vi erano tuttavia delle possibili scusanti: distanza, malattia, impraticabilità delle strade,miseria. Queste scusanti fecero sì che nelle zone già maggiormente disagiate (ad esempio almeridione) non cambiasse nulla rispetto al passato.

1923 – Riforma Gentile.La riforma Gentile fu pensata nel carattere restauratore ed autoritario del Governo Mussolini, mamigliorò notevolmente le condizioni della scuola.

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Vennero creati gli istituti Magistrali suddivisi in :

CORSO INFERIORE Durata: 4 anniMaterie: italiano, latino, storia,geografia, matematica, lingua

straniera, disegno e musica

CORSO SUPERIORE Durata: 3 anni..

Materie: italiano, latino, storia,geografia, matematica, lingua

straniera, disegno e musica, filosofia,pedagogia, fisica, scienze naturali e

igiene.

Accanto ad ogni istituto sorse un Giardino d’infanzia, per permettere agli studenti di svolgere untirocinio.Per le scuole inferiori furono istituiti diversi gradi:

PREPARATORIO Scuola materna

INFERIORE Durata: 3 anni

Materie: preghiere e nozione delladottrina cristiana, letture e scritture,

aritmetica, nozioni di lavoro agricolo eindustriale, geografia

SUPERIORE Durata: 2 anni + eventualmente un 3°

Materie: Religione, lettura e storia,geografia, educazione civica,

aritmetica, scienze, ginnastica inordine chiuso (?), disegno.

Con questo nuovo sistema i dati relativamente all’alfabetizzazione mutarono.ANALFABETISMO 1912 1924

Italia 38% 27%

Piemonte 11,1% 7%

SITUAZIONE NELLE VALLI PINEROLESILe lezioni si svolgevano spesso in fienili o stalle, poiché le leggi non obbligavano a costruire anchegli edifici scolastici. Molti di questi furono costruiti agli inizi del 1900 con lo sviluppo industriale,fatta eccezione per le Scuole Beckwith. Mediante la costruzione degli edifici scolastici e il loroaffidamento ad insegnanti titolati nominati dal Provveditore agli studi, terminò l’epoca delle scuoleinvernali e prese avvio l’istruzione capillare, mediante il decentramento delle scuole nelle frazioni ofra 2 o 3 di esse per essere comodamente raggiunte da bambini provenienti da vari luoghi neidintorni. “Scuole invernali” in montagna: in Val Chisone se ne parla già dal XVII sec., destinate a ragazzifra i 7 e i 16 anni; le lezioni si svolgevano in una stalla dal 3 novembre al 18 aprile (Fiera diFenestrelle, si ritorna ai campi!).A Fenestrelle, centro di notevole importanze culturale, vi era anche una scuola gesuitica (1665 al1772), dal 1829 un ginnasio con annessa una scuola latina preparatoria, dal 1856 una scuolaelementare per l’insegnamento della lingua italiana.Finché la val Chisone fu sotto il dominio francese, l’istruzione restò in mano ai Gesuiti, poi con ilpassaggio ai Savoia, nel 1720 tutti i capoluoghi e le borgate presentavano scuole con un maestroproprio. Le scuole invernali non avevano programmi definiti, a volte i ragazzi imparavanosolamente a leggere, scrivere. Gli stessi maestri, privi di titolo magistrale, avevano frequentato lascuola solamente fino alla VI classe oppure i primi anni di ginnasio.Con il Fascismo si sviluppa il sistema scolastico e si dà la possibilità anche ai villaggi con meno di15 bambini di avere una scuola se finanziata dai comuni stessi. Tali scuole erano perciò dette“scuole sussidiate”. Queste, con edifici adatti, sostituiscono le scuole invernali, per svolgere almenoil triennio di base, ma quasi tutti i comuni si attivarono per attivare anche il biennio superiore,

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benché si rivelò poco frequentato. I ragazzi e le famiglie preferivano impiegare il tempo nei lavoridi campagna.Lo Stato forniva maestri diplomati per il triennio in tutte le frazioni ed il comune provvedeva aricercare insegnanti per il biennio, anche senza titolo.Con il repentino spopolamento della montagna nel dopoguerra e la sovrabbondanza di educatorititolati, grazie alla scolarizzazione di massa, si giunse alla chiusura di molte scuole di borgata e allascomparsa della figura del maestro quartierale, che pur senza titolo, diede grande impulsoall’istruzione nelle valli , anche accogliendo in casa propria i bambini laddove non c’era un edificioscolastico.

Per i Valdesi la diffusione dell’istruzione avvenne ben prima. Costruirono vari edifici 5 x 6m o 6 x7m, senza cortile: un monolocale con stufa, tavolino, banchi rozzi e armadio a muro.Nel capoluogo e nelle grandi borgate c’era anche la Grande école, solitamente a fianco del tempio edel cimitero per facilitare il Régent a svolgere anche le sue mansioni di preghiera del pomeriggio edell’omelia ai funerali.Nei paesi protestanti l’analfabetismo era praticamente sconosciuto per la grande importanza cheaveva la lettura individuale della Bibbia.Dopo il Sinodo di Chanforan, l’organizzazione scolastica fu più efficiente, spesso gli stessi pastorifungevano anche da insegnanti.Il post-Rimpatrio fu il periodo più fiorente per lo sviluppo delle scuole di quartiere: nel 1694 vierano già circa 70 scuole nelle Valli.Nel 1735 i Valdesi emigrati nei Paesi bassi diedero vita al comitato Vallone per promuovere efinanziare il sistema scolastico protestante in Piemonte. Dal Comitato giunse alla Chiesa valdese unsussidio per l’istruzione fino al 1914, che permise di pagare gli insegnanti e costruire edificiscolastici. (Tale sussidio cessò per effetto della legge Daneo-Credaro del 1911, secondo la qualesanciva il passaggio delle scuole protestanti sotto l’egida di una commissione provinciale. Conl’applicazione di questa legge alcuni edifici chiusero i battenti, altri furono utilizzati dal sistemascolastico statale.)Nel ‘700 con una azione in accordo fra Chiesa Valdese e Comuni, si migliorò l’organizzazione delleScuole grandi nei 13 capoluoghi e di quelle di borgata.Nell’800 furono aperte “les écoles des filles” 810-16 anni) che nel 1828 erano 3. a Torre, LusernaSan Giovanni e San Germano), con insegnanti donne. Vent’anni dopo erano già 7 e aumentaronoancora.Negli anni ’30 il sistema subì un ampliamento e un miglioramento grazie all’azione di Beckwith lquale si occupò anche di far stampare un libro di testo che sostituisse la Bibbia (1822 – 94 scuole;1846 – 120 scuole).Nel 1852 sorse la Scuola Normale, un istituto magistrale privato e nel 1854 due Scuole di metodo,una a Torre Pellice e una a Pomaretto, tutte per l’aggiornamento degli insegnanti delle scuolette diquartiere, privi di titolo di studio.Tra il 1846 e il 1914 si contano 176 scuolette Beckwith, con un picco nel 1887 di 198 scuole (diqueste alcune erano a Torino).

Alcune note nei verbali del sinodo riportano lamentazioni per la poca preparazione degli insegnantidi borgata, per la poca attenzione delle famiglie che preferivano sfruttare l’aiuto dei figli nei lavoridi campagna piuttosto che inviarli a scuola.Tutto il sistema era controllato da una commissione composta da membri dell’amministrazionecomunale e del Concistoro ed un’altra composta da un ispettore e da membri della Tavola Valdese.

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LE MINIERE DI TALCO E GRAFITE IN VAL GERMANASCAPatrick Stocco

Perché i Valdesi andavano in miniera malgrado il lavoro fosse più duro e peggio pagato diquello in fabbrica?1) Lavoro più vicino: sul proprio territorio. In un periodo in cui ci si spostava a piedi, lavorare in

fabbrica significava disgregare la famiglia.2) La fabbrica nella cultura valdese era vista come negazione dell’individuo, mentre in miniera si

lavorava in coppia o in piccoli gruppi affiatati.3) Il lavoro in miniera era più vicino al lavoro della terra. Spesso si usavano gli stessi attrezzi.4) Il lavoro della miniera richiedeva più iniziativa e capacità individuale.5) La fabbrica disgrega la comunità, specie se a lavorare in fabbrica sono le donne. Le mogli e i

bambini dei minatori facevano lavori esterni collegati alla miniera: trasporto del materialeestratto o di recupero.

6) Tra i minatori si creava un forte spirito di gruppo e di corporazione.La miniera, come la fabbrica, nell’800 rappresenta l’alternativa all’emigrazione.

La situazione nel periodo dal ‘600 all’800Pare che in valle si estraesse argento già nel Medio Evo o addirittura oro, ma non ci sonodocumenti certi.Nel ‘600 si estraeva ferro sopra a Perosa per le fonderie di cannoni.Nel ‘600 si commerciava a Torino marmo delle nostre parti.Nell‘800 di sicuro era già aperta la cava di marmo di Rocca Bianca.La calce si faceva un po’ dappertutto.Nel 1840 si comincia ad estrarre talco e grafite.

Fino al 1859 chi era proprietario del terreno era anche proprietario del sottosuolo.Signora Rostagno prima imprenditrice intorno a Perrero.A fine ‘800 sfruttano le miniere soprattutto francesi e inglesi.

La situazione nel ‘900Nel ‘900 nasce la Società Talco e Grafite Val Chisone con regime di monopolio.

Fino al 1907 si lavorava 12 ore al giorno per sette giorni settimanali.Fino al 1921 si lavorava 10 ore al giorno per sette giorni settimanaliDal 1921 su lavorava 8 ore per sette giorni settimanali

Negli anni ‘30 e ‘40 l’introduzione dei martelli pneumatici ha prodotto un fortissimo aumento disilicosi nei lavoratori. Nel 1935 un minatore guadagnava il 25 % dell’operaio. Nel 1942-1943 unminatore guadagnava 4 lire al giorno quando un operaio della RIV ne guadagnava 20. Oggi i salarisono uguali.

Nel 1983 si chiude l’ultima miniera di grafite.

Nel 1980 la LUZENAC diventa proprietaria delle miniere di talco. Oggi è tutto meccanizzato.Lavorano circa 80 minatori. Lo sviluppo delle strade e dei mezzi di trasporto ha tolto il lavoro atutti quelli che lavoravano esternamente alle miniere. Le nostre miniere producano il talco più purod’Europa. Di migliore se ne trova solo in USA e in Cina. Viene usato per l’industria cosmetica,farmaceutica ed anche come lubrificante, nella lavorazione della plastica, della carta patinata ecc....

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I VALDESI IN URUGUAY E ARGENTINAAldo Comba

Il movimento valdese nel mondo

Il movimento valdese nel mondo è scomponibile in quattro zone geografiche:a) Le Valli valdesi,b) La zona della “Evangelizzazione”, ossia le chiese nate dall’espansione del 1800 e sparse in tutta

Italia e oggi integrate con le chiese metodiste,c) Uruguay e Argentina, che costituiscono oggi una parte importante dei valdesi nel mondo.

Tabelle statistiche del Sinodo Valdese e Metodista(Dati 1999)Popolazione valdese alle Valli 11.980Popolazione valdese in Uruguay e Argentina 13.273

d) La diaspora mondiale di singole persone o piccoli gruppi inseriti di solito nelle chiese protestantilocali (Stati Uniti, Svizzera, Francia, Germania ecc.).

I motivi dell’emigrazione

L’assenza di persecuzioni dopo il 1700 aveva favorito un notevole aumento della popolazione,obbligata però a vivere nei vecchi limiti. Intorno al 1850 vari anni di cattivi raccolti produssero famee costrinsero la gente a partire. (Molti erano già emigrati in via stagionale o permanente in Francia oa Ginevra).

La Tavola preferiva un’emigrazione vicina (in Sardegna o altrove in Italia), ma occorrevacomprare le terre, cosa impossibile per contadini poveri.

Uruguay e Argentina in quell’epoca volevano passare dall’allevamento brado all’agricoltura,perciò inviarono in Europa agenti a cercare immigranti. Si offrivano terre pagabili in molti anni conuna percentuale del raccolto. Uno di tali agenti venne in contatto con il pastore Michele Morel diRorà. Ci furono lunghe discussioni (vedere opuscolo di T. Pons citato in Bibliografia).Ma la cosa avvenne fortuitamente, perché un certo Planchon, imbarcatosi in Francia, sbarcò aMontevideo e di là, qualche anno dopo, chiamò i suoi parenti di Villar Pellice. Partirono 11 personenel 1856 per l’Uruguay, poi gruppi sempre più numerosi, cui fecero seguito pastori e maestri.

I primi tempi furono molto duri perché si trattava di dissodare terreni rimasti incolti da sempre, inun paese che a quel tempo non aveva praticamente strade né alcuna infrastruttura.

I primi gruppi si stabilirono in Florida, poco lontano da Montevideo, poi per l’ostilità dellapopolazione locale si trasferirono in quella che oggi è Colonia Valdense.

In Argentina andarono gruppi misti, valdesi e non valdesi, con vicende talora drammatiche e unagrandissima dispersione. Verso il 1900 dei valdesi lasciarono l’Uruguay per costruire nella Pampa, inArgentina, la grossa chiesa di Colonia Iris. Altri andarono alle Valli direttamente a San Gustavo,nella provincia argentina di Entre Rìos.

I periodi principali 1857-1877: trapianto dall’Europa di famiglie e istituzioni ecclesiastiche in Uruguay; 1877-1955: consolidamento ed espansione, con la fondazione di nuove colonie in Uruguay e

Argentina; 1955 a oggi: riorganizzazione e assimilazione: da chiesa “etnica” a chiesa aperta.

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Personaggi significativi degli iniziI pastori Daniele Armand Ugon e Pietro Bounous.

Eventi importanti1888 Fondazione del Liceo di Colonia Valdense. Il secondo liceo del paese fuori di Montevideo e il

primo in zona rurale.1926 Fondazione della Facoltà di teologia di Buenos Aires, in cooperazione con altre chiese

evangeliche.1952 Fondazione della Chiesa valdese di Montevideo.

Lingua e costumiI valdesi hanno presto adottato lo spagnolo nella sua varietà rioplatense. I pastori originari

dall’Europa ed alcune altre famiglie hanno mantenuto per molto tempo anche il francese.E’ stata a lungo una popolazione rurale che ha fatto propri in larga misura i costumi locali

mantenendo però in genere un’etica protestante (lavoro, serietà, risparmio, matrimonio e famigliatradizionali) a differenza di certi elementi della tradizione “gauchesca” locale (famiglia matriarcalecon figli di vari padri successivi, nomadismo individuale in cerca di lavoro o di fortuna, propensioneal gioco d’azzardo e allo spendere subito).

In anni recenti l’urbanizzazione, i problemi economici di un paese del Terzo Mondo, lasecolarizzazione, ecc…, hanno molto modificato quella piccola società valdese. La chiesa è stata permolto tempo l’unico centro di cultura e di socializzazione delle colonie rurali. Oggi esistono moltealtre organizzazioni sportive, culturali ecc. Si nota una crescente “americanizzazione”, nel sensodell’adozione di modelli statunitensi, respinti a parole ma accettati di fatto.

I regimi militari (che in Argentina hanno causato più “desaparecidos” e in Uruguay hanno fatto unuso più sistematico della tortura) hanno avuto un forte impatto. In Argentina a causa del populismoperonista la divisione tra destra e sinistra era labile e non ha molto influito sulla chiesa; in Uruguay,dove le posizioni ideologico-politiche erano più marcate, si è quasi giunti a una spaccatura dellachiesa.

Rapporti con l’ItaliaNegli anni prima e dopo la seconda guerra mondiale c’è stato un lungo periodo di scarse

comunicazioni e un certo “nazionalismo” o “separatismo” verso l’Europa. Gli antenati erano partitidall’Europa in situazione di miseria e i nipoti ne avevano una triste immagine. Estranei alla secondaguerra mondiale, i sudamericani avevano fatto soldi vendendo prodotti agricoli ai contendenti, finoalla guerra di Corea. Perciò guardavano all’Europa con sufficienza.

Invertitasi la situazione economica (Europa industrializzata ricca e latino-americani sempre più“terzomondializzati”), e diffusasi in tutto il mondo occidentale la ricerca delle “radici”, l’Europaviene vista in modo più positivo. I viaggi diventano più facili e i contatti più frequenti. Diversivaldesi sudamericani con un nonno italiano cercano di ottenere la nazionalità italiana.

Le chiese valdesi dell’America latina non sono mai state “territorio di missione”, ma parte dellaChiesa valdese. A Sibaud il nome Colonia Valdense appare accanto a quello delle parrocchie delleValli. Le chiese rioplatensi costituirono per molti anni uno dei Distretti della Chiesa valdese. Lasituazione è diventata più chiara con l’idea patrocinata da Giorgio Peyrot: “un sinodo in duesessioni”.

Sul piano teologico la Chiesa valdese è unita a tutte le chiese riformate dalla sua Confessione difede, di matrice calvinista. Sul piano organizzativo-istituzionale la massima autorità non è un papao un moderatore, ma il Sinodo. Un sinodo che opera in due sessioni: una europea e unasudamericana, ciascuna responsabile dei problemi locali e ciascuna abilitata a eleggere un proprioesecutivo (Tavola o Mesa) e un suo moderatore. I problemi di ordine generale (confessione di fede,

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unione con altre chiese, ecc.) sono decisi con voto conforme delle due sessioni. La chiesa rimaneunita a livello mondiale, pur con diverse competenze territoriali.Ne derivano diverse conseguenze, tra cui:• Non si parla più di “Chiesa Madre” riferendosi alle Valli, né delle “nostre colonie” per l’America

latina, bensì dei “due rami” della Chiesa valdese.• Quando i membri della sessione sinodale sudamericana vengono in Europa sono automaticamente

membri della sessione europea - e viceversa.• Il Sinodo valdese, e pertanto la Chiesa valdese, ha due moderatori. Al Consiglio ecumenico

hanno chiesto: “Ma quale dei due è il principale?” Risposta: sono uguali. Di che lasciaresconcertati tutti quelli che vedono la chiesa su un modello gerarchico. Ma noi non lo siamo!....

Letture consigliate:• Marcelo Dalmas, I Valdesi nel Rio de la Plata, Società di Studi Valdesi, Opuscolo del XVII

febbraio 1982: è una succinta, talvolta pessimistica, ma corretta presentazione.• Teofilo Pons, Cento anni fa alle Valli. Il problema dell’emigrazione. Soc. Studi Valdesi,

Opuscolo XVII febbraio 1956: eccellente presentazione dei dibattiti e dei problemi cheprecedettero l’emigrazione.

In inglese:• Roger Geymonat, in: Giorgio Tourn and Associates, You Are my Witness, Claudiana: E’ la

versione americana del libro di Tourn sulla Storia Valdese. Le pagine 233-270 sono state scritteda Roger Geymonat, uno storico valdese uruguayano, che colloca la vicenda dell’emigrazionevaldese nel più ampio contesto economico, sociale e politico di Uruguay e Argentina. Eccellente.Per chi legge l’inglese è un testo da non perdere assolutamente. E’ la sintesi del suo libro inspagnolo “El templo y la escuela”.

(Queste pubblicazioni sono reperibili presso il Centro Culturale Valdese di Torre Pellice).__________________________________________________________________

«L’emigrazione dei valdesi nel Nuovo Mondo non fu il risultato di persecuzioni religiose, ma dicattive condizioni economiche. Le piccole Valli Valdesi alla fine della prima metà del XIX secoloerano ormai sovraffollate: nel 1844 almeno un migliaio dei circa 22.000 valdesi delle valli eraemigrato, prevalentemente in Francia. Si trattò di movimenti poco organizzati e per questo in queglianni fiorirono diversi progetti per aiutare l’emigrazione dei protestanti italiani: un progetto di creareuna colonia nei pressi di Montreal nel 1841 non ebbe seguito, un altro ancora del 1845 del governofrancese di creare una colonia in Algeria non si realizzò. La Tavola Valdese discusse altri progettiche riguardavano l’emigrazione di gruppi di famiglie in Italia e all’estero: Sardegna, Stati Uniti,Australia. (…) Negli anni a seguire la situazione si complicò a causa del cattivo raccolto di patate e dalla scarsaproduzione di uva. (…)Emigrare dunque era ormai una necessità per molti, ed è per questo che diversi progetti venneropresi in considerazione dalla Tavola Valdese; tra questi vi fu quello del governo di Santa Fè inArgentina.»

Tratto da: Maurizio Carmelina, “L’emigrazione dei Valdesi in Sud America”, 150 anni fa dalla Val Pellice a Montevideo, Ed. Alzani, 2008, pp.47-48

“Non è amore di avventure, né desiderio di guadagno che ci spingono a trasferire le nostre giovanifamiglie al di là dell’Oceano, in un paese lontano che nessuno di noi conosce dal qualeprobabilmente nessuno di noi tornerà più. No, è la sofferenza, la miseria, la fame che ci caccianodalle nostre terre”

(Lettera di Baridon, citata da Maurizio C., “L’emigrazione dei valdesi in Sud America”, p.47)

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LA CHIESA VALDESE E L’OPERA MISSIONARIAFranco Tagliero

TerminologiaComunemente si definisce “Missione” l’opera di evangelizzazione fuori dai confini della Chiesa (odel paese). Si parla anche di Missione esterna. Comunque “Missione” è tutto ciò che ha a che farecon l’opera di testimonianza della chiesa di Gesù Cristo.“Evangelizzazione” è invece il termine usato per la “Missione Interna”.La Chiesa Valdese è definita Chiesa Missionaria fin dall’epoca dei barba...Il testo evangelico fondante la Missione è Matteo 28,19.

Inizio della Missione evangelica nel mondoFin dalla fine del 1700 inizia nelle chiese evangeliche europee un movimento “missionario”stimolato dal “Risveglio”. Nascono iniziative che sono propriamente emanazione delle Chiese. Sitratta di andare a convertire i “pagani”. Nascono la Missione di Londra (1795), quella di Basilea(1815), quella di Parigi (1822). Idem succede in Germania e in Svezia, con numerose società.All’inizio la Chiesa Valdese non entra in queste iniziative. Sono soltanto singole persone che,all’interno delle parrocchie valligiane (esistevano soltanto quelle!), si danno da fare per collettare infavore di iniziative missionarie. Pastori e Concistori non sono molto aperti alla novità... Il risveglioprovoca in Val Pellice soprattutto qualche problema di rapporti all’interno stesso delle comunità, inparticolare a Luserna S. Giovanni. Ma questo è un altro argomento.Qualcosa si muove dopo il 1840. Si forma un comitato di tre persone che durerà fino al 1858. Cisono circolari alle chiese e rendiconti delle collette e del loro uso.La svolta avviene quando, dopo l’emancipazione, si comincia a parlare dell’evangelizzazionedell’Italia. Nascono nuovi stimoli che permettono una apertura anche verso la missione in terrelontane, dove esistono i “pagani”...Viene fondata nel 1861 la Società “Via Uliva”, che organizza bazar e collette per aiutare imissionari, essenzialmente quelli inviati dalla Società Missionaria Evangelica di Parigi.

Primi missionari valdesiPer avere i primi missionari valdesi bisogna aspettare il 1881. In realtà già nel 1870 parte per leisole Samoa Lidia Lantaret, sposata ad un pastore scozzese Nisbet, ma la Chiesa Valdese non hatroppe notizie al riguardo e non se ne interessa molto.Nel 1881 il missionario francese (SMEP) François Coillard, operante nello Zambesi (l’odiernaZambia) partecipa alla festa del 15 agosto a Torre Pellice. Il suo discorso infiamma le coscienze, percosì dire. Vengono fondate le società “Zambesie” a Torre Pellice, alle Valli e a Torino; vienefondata dagli studenti del Collegio Valdese la Società Missionaria “Pradeltorno” (che opererà finoagli anni 1960).Il campo missionario del Lesotho diventa il luogo di impegno del primo missionario, il pastore diTorre Pellice Weitzecker e di sua moglie (1882). Partono poi per il campo di Missione delloZambesi Luigi Jalla (1887) e Adolfo Jalla (1889) (una famiglia di missionari!), seguiti da tutta unaserie di pastori ed insegnanti, tra cui Roberto Coisson, autore del libro citato all’inizio, appartenentead un’altra famiglia di missionari.I missionari valdesi sono generalmente collegati alla SMEP, ma alcuni sono inviati mediante altremissioni. Per esempio, in Eritrea dove la famiglia Coisson, prima, poi Bruno Tron, esercitano unministero apprezzato. La presenza di missionari italiani in quel paese negli anni 30 non èindipendente dal fatto che l’Italia ha intenzioni colonialiste...Gabon (Anita Gay) e Camerun, la lontana Cina, la Polinesia (la signorina Spelta e il pastoreGiovanni Conte), il Madagascar sono altri campi di missione dove esercitano missionari valdesi.L’ultima “missionaria” valdese è stata Laura Nisbet che ora risiede a Torre Pellice. Ha insegnato

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francese nelle scuole pastorali del Lesotho fin nei primi anni 90, prima era stata in Gabon e inZambia.

Una nuova visione della Missione.A partire dagli anni 1960 le comunità Evangeliche fondate dai missionari diventano indipendenti. Sicostituiscono in Chiese strutturate istituzionalmente come quelle europee. Poco alla volta, la SMEPsoprattutto, è portata a meditare sulla Missione, che sta prendendo altre forme.Nel 1971 a Parigi la SMEP chiude i battenti e nasce la CEVAA, allora Comunità Evangelica diAzione Apostolica, ora Comunità di Chiese in Missione. La Chiesa Valdese è tra i membrifondatori della nuova realtà missionaria.Si tratta di un modo “comunitario” di vivere la missione della chiesa. Missionari sono quelli delnord che vanno al sud, ma anche quelli del sud che vengono al nord. La condivisione delle risorseumane, materiali e spirituali diventa un po’ il programma di questa comunità di chiese.Negli anni 80 anche la Chiesa Valdese del Rio de La Plata e la Chiesa Metodista in Italia diventanomembri della CEVAA.

BibliografiaNon esiste un testo di taglio storico-critico sulla Missione “valdese”. L’unico testo a cui si può per ilmomento fare riferimento è “I valdesi e l’opera missionaria” di Roberto Coisson, edito nel 1979. E’un testo utilissimo, ma il suo limite è quello di presentare la missione dall’interno, per così dire.Articoli vari si possono trovare sull’Eco delle valli (La Luce - Riforma). In francese esiste un bellibro di Jean François Zorn sulla Missione della SMEP (Società Missionaria di Parigi), che laBiblioteca Valdese di Torre Pellice possiede. Questo testo analizza anche i rapporti tra missione ecolonizzazione, argomento delicato e portatore di pregiudizi.

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TERMINI CENTRALI NELLA DOTTRINA PROTESTANTEGianni Genre

FedePer i cattolici del tempo della Riforma lo scopo della vita è di salvare la propria anima, guadagnarsila salvezza.Secondo Calvino la cosa fondamentale è di rendere gloria a Dio e non di salvare la propria anima: aquesto ci ha già pensato Gesù Cristo con la morte sulla croce.Per i riformatori il senso della vita non è l’anima ma Dio. Il senso della vita è di capire come si puòservire Dio attraverso il servizio agli altri.

ChiesaNella teologia cattolica la chiesa è infallibile mentre i riformatori dicono che la chiesa deve essercontinuamente riformata.La chiesa non è l’istituzione, è sempre soltanto un tentativo di vivere insieme secondo la fedecristiana. La chiesa è l’assemblea dei credenti chiamati da Dio.Il tempio è solo un locale in cui ritrovarsi, non è uno spazio sacro, non viene consacrato. Dio c’èsempre ovunque, anche fuori dal tempio, in casa, al lavoro...

VocazionePer la riforma protestante Dio non ti chiama ad una vocazione religiosa, ma in qualunque lavoro tufaccia Dio ti segue (prete o ciabattino, dice Lutero). Solo il lavoro di magistrato poteva esserconsiderato al di sopra degli altri perché deve formulare delle leggi al di sopra di tutti.La vocazione si vive in una dimensione totalmente profana.Crediamo nel sacerdozio universale anche se abbiamo dei pastori.

LaicitàLa laicità (e non laicismo) significa che il magistrato non deve prendere ordini dalla chiesa.Laicità significa che Dio ci parla nella vita di tutti i giorni e che non si serve di persone sacre perparlarci.

ConfrontoFinché vivrò dovrò sempre confrontarmi, mettere in discussione le mie idee, le mie convinzioni.Questa prassi è più faticosa del clericalismo cattolico o del fondamentalismo.Dal confronto nasce l’identità, diceva Lutero.

LibertàIl cristiano è libero, signore su ogni cosa e servo di tutti: libertà e servizio sono strettamente legati.La libertà mi consente di agire scegliendo personalmente.

SemplicitàLa semplicità è intesa come ritorno all’essenziale della fede cristiana: sola fede, sola grazia, solascrittura. Non c’è bisogno di aggiungere altro.

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DIFFERENZE TRA CHIESA RIFORMATA E CHIESA LUTERANABruno Rostagno

Protestantesimo: origine e sviluppoLe prime chiese cosiddette protestanti nascono dal movimento della Riforma del 1500.Tutti i riformatori volevano riformare la Chiesa Cristiana esistente riportandola alla realtà che sipoteva rintracciare nei testi biblici. Non volevano fondare una nuova chiesa.Il protestantesimo ha forme diverse, dovute a situazioni storiche diverse: Le Chiese Luterane si collegano direttamente a Lutero e alle sue indicazioni. Si sviluppano in

Germania, nel nord Europa, poi anche in America. Lutero e i suoi collaboratori hanno propostodelle novità per riformare la chiesa. Non tutti i riformatori sono completamente d’accordo conLutero e i luterani.

Le chiese che nascono per opera dei riformatori a Strasburgo, Basilea, Zurigo, Ginevra ... sidistaccano in parte da Lutero e prendono il nome di Chiese Riformate.

Differenze Chiesa Luterana e Chiese Riformate• Nel modo di fare il culto:

La Chiesa Luterana assomiglia di più alla chiesa cattolica: Altare, ceri, culto chiamatomessa; Colori diversi usati a seconda della liturgia (es.: per il periodo di Natale si usa ilviola, colore della penitenza); Il pulpito non è centrale ma di lato, l’abside è spaziosa epermette di celebrare la santa cena; La liturgia è più ricca di quella riformata: il pastoreinizia cantando, la comunità risponde cantando, il padre nostro è detto ad alta voce incoro; C’è maggior apertura verso le immagini e le statue, ecc.In pratica i Luterani conservano tutto ciò che la Bibbia non proibisce.

I Riformati hanno preso solo quello di cui si fa cenno nella Bibbia, escludendo tuttoquello che non è menzionato esplicitamente. Il culto riformato è ridotto all’essenziale:l’unico segno rimasto è la Bibbia aperta. A Zurigo, nei primi tempi era stato esclusoanche il canto, mantenendo solo la predicazione, poi sono state aggiunte le preghiere.

• Nell’organizzazione della chiesa: Per i Riformati la direzione della chiesa è data dai sinodi. Inoltre è data grande

importanza alle facoltà di teologia. Le Chiese Luterane ora hanno anche dei sinodi, ma all’inizio non era così. Le chiese

luterane sono state organizzate da decisioni di principi e re che hanno aderito allaRiforma. La separazione tra chiesa e stato è stata data solo dopo la seconda guerramondiale. Il potere dei sovrani era grande, ma controbilanciato dai vescovi luterani e daiteologi. Grande importanza della facoltà di teologia.

C’è interscambio e comunione tra luterani e riformati.Oggi le differenze vanno sfumando. Esistono chiese unite di luterani e riformati.

Altre Chiese ProtestantiNei secoli successivi si affiancano alle chiese nate con la Riforma altre chiese protestanti:• I Battisti fanno parte delle chiese storiche della Riforma e discendono dai movimenti più

radicali, emarginati all’inizio sia dai Luterani che dai Riformati.• Gli Anglicani sono la Chiesa d’Inghilterra, nata nel ‘500 che si è trasformata lentamente in

chiesa protestante. Sono di teologia riformata e di ecclesiologia più simile alla chiesa cattolica.• I Metodisti si sviluppano all’interno della chiesa anglicana, promuovendo la predicazione e

l’azione sociale. Nell’800 escono dalla chiesa anglicana e formano la chiesa metodista.• I Pentecostali sono un risultato del movimento del Risveglio. Nascono all’inizio del nostro

secolo. Al centro per loro sta l’opera dello Spirito Santo. Non hanno un’organizzazionestrutturata. In Italia si riconoscono nella maggior parte nelle “Assemblee di Dio” (ADI), ma

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esistono anche molte chiese pentecostali libere. Sono in espansione nel Sud America e nel Sud-Est Asiatico.

• La Chiesa dei Fratelli è più antica dei pentecostali. Ha origine da italiani emigrati in Inghilterrache hanno conosciuto la Bibbia, frequentando gruppi che tra loro si chiamavano “fratelli”.Tornati in Italia hanno fondato la chiesa. Rifiutano ogni legame istituzionale. Per loro non èpossibile la Chiesa di Cristo sulla terra.

• L’Esercito della Salvezza è una diramazione del metodismo. Nasce alla fine del secolo scorso.Caratterizzato da un grande impegno sociale. Ha un’organizzazione su modello militare: unesercito spirituale. Hanno divise, gerarchie, mense ed alloggi per i poveri. Si rivolgevanosoprattutto agli emarginati. Non hanno battesimo né santa cena perché la vera comunione si vivenella sfera sociale.

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PROTESTANTI E CATTOLICI A CONFRONTODonato Mazzarella

Come afferma il Documento su L’ecumenismo e il dialogo interreligioso, approvato dal Sinododelle Chiese Valdesi e Metodiste nel 1998, «Cattolicesimo e Protestantesimo, pur richiamandosiallo stesso Signore, sono due modi diversi di intendere e vivere il Cristianesimo». Se vogliamo fareun onesto confronto tra cattolicesimo e protestantesimo, al di là delle sterili polemiche e deipericolosi compromessi, dobbiamo tenere presente innanzitutto che essi si pongono come alternativie non complementari. Soltanto se siamo al chiaro su questo punto, coscienti che esiste ciò che ciunisce ma anche ciò che ci divide, possiamo portare avanti un serio discorso ecumenico.

Elementi comuni

• La fede in un solo Dio, creatore del mondo e Padre dell’intera umanità.• Gesù Cristo è il figlio di Dio, vissuto, morto e risuscitato per salvarci e liberarci dal dominio del

male.• Dio opera in mezzo all’umanità mediante il suo Spirito e ha raccolto la sua chiesa che è formata

da coloro che credono in lui e che sono stati battezzati.• La Bibbia contiene la testimonianza di fede del popolo di Israele e della prima comunità cristiana

attraverso la quale Dio parla a noi oggi mediante l’opera dello Spirito Santo. Oggi sia evangeliciche cattolici ritengono della massima importanza la conoscenza della Bibbia: non a caso unadelle iniziative ecumeniche che ha riscosso maggior successo è stata la traduzioneinterconfessionale della Bibbia in lingua corrente (TILC).

• Essere cristiani significa vivere una vita nuova nella fede, nella speranza e nell’amore.

Differenze fondamentali

Molte persone, sia evangeliche che cattoliche, guardano alle differenze tra cattolicesimo eprotestantesimo facendo riferimento soprattutto a ciò che il cattolicesimo ha in più: il papato, ilculto di Maria e dei santi, le immagini, il celibato dei preti, ecc. In realtà tutte queste cose, e altreancora, derivano da quella che è la differenza fondamentale, che va ricercata a partire dalla rispostaad una semplice ma cruciale domanda: chi è il mediatore tra Dio e l’umanità?A tale domanda il protestantesimo risponde, secondo la Bibbia, che il mediatore è Gesù Cristo (lTimoteo 2,5-6), soltanto Gesù Cristo e nessun’altra persona o realtà: solo attraverso l’operaredentrice di Gesù Cristo possiamo ottenere la salvezza (Atti 4,12).Anche nella risposta cattolica si afferma che Gesù Cristo è l’unico mediatore, ma questaaffermazione viene intesa nel senso che Gesù è il mediatore principale, senza l’opera del quale nonvi può essere salvezza; però accanto a Gesù Cristo vi è spazio per altri mediatori: Maria, i santi e,soprattutto, la chiesa stessa. E particolarmente dal concetto di chiesa mediatrice derivano ledifferenze che noi possiamo osservare:• La Chiesa Cattolica ha una struttura gerarchica, paragonabile a una piramide. Al vertice c’è il

papa con i vescovi, a lui subordinati. Questo vertice (magistero) governa la chiesa e definisce leverità di fede. Gli Evangelici, invece, vivono una realtà di chiesa senza gerarchie, governatadall’unico capo che è Gesù Cristo. Le decisioni sulla vita della chiesa vengono prese nelleassemblee, a cui tutti i membri partecipano o sono rappresentati.

• Nella Chiesa Cattolica la mediazione viene esercitata attraverso i sacerdoti, uomini ai quali vieneconferito dal magistero il potere di celebrare i sacramenti. Secondo le Chiese Evangeliche,invece, lo Spirito Santo opera con i suoi doni in tutti i credenti; coloro che sono chiamati a

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svolgere un servizio specializzato (per esempio il ministero pastorale) non ricevono unparticolare potere che li distingue dagli altri membri.

• La Chiesa Cattolica ha aggiunto altri cinque sacramenti ai due presenti nel Cristianesimoprimitivo e recepiti dal Protestantesimo (il Battesimo e la S. Cena).

• La mediazione riguarda anche l’interpretazione della Bibbia: la Chiesa Cattolica afferma chesolo il magistero può interpretare correttamente la Sacra Scrittura; tale interpretazione vienechiamata Tradizione e ha per la Chiesa Cattolica la stessa autorità della Bibbia. IlProtestantesimo, invece, ritiene che la Bibbia sia la norma per la fede e la vita della chiesa e chela sua autorità non abbia bisogno di essere legittimata altrimenti.

• Il Cattolicesimo accetta la venerazione resa a Maria madre di Gesù e ai santi. Il Protestantesimoritiene che il culto vada reso solo a Dio Padre, Figlio e Spirito Santo (Matteo, 4,10).

Come abbiamo visto, ciò che accomuna Cattolici e Protestanti è qualcosa di molto importante esignificativo, ma anche ciò che li divide non può essere ignorato o minimizzato se si vuole fareseriamente un cammino ecumenico.

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SEI DOMANDE IMBARAZZANTI

1) I VALDESI CREDONO ALL’INFERNO, AL PURGATORIO, AL PARADISO?

Past. Giorgio TournI valdesi del Medio Evo non credono nel purgatorio. Esistono solo due vie: il bene porta al cielo, ilmale all’inferno. Approvazione o condanna, non esiste via di mezzo. Il resto è un’invenzione dellaChiesa Romana per “spillare” soldi.Demolire la teoria del purgatorio è un colpo duro per la struttura ecclesiastica del tempo. La chiesadel medio evo è la più colossale azienda finanziaria del tempo. La teoria del purgatorio rappresentauna grossa fonte di guadagno per la chiesa.I valdesi erano contrari non per polemica contro la chiesa, ma perché del purgatorio non si famenzione nella Bibbia.

Past. Bruno RostagnoPurgatorio, inferno, paradiso: sono rappresentazioni che vengono dalla cultura. Noi preferiamotermini biblici come: vita nuova, nuova creazione, Regno di Dio.L’aldilà e “l’aldiqua” non sono due realtà separate. La comunione con Dio è possibile già ora (tra dinoi e con Dio).A volte nella vita possiamo già sperimentare il “paradiso”, anche se ci sono limiti come sofferenza,incostanza, ecc...Attendiamo la realizzazione piena della comunione con Dio.Il purgatorio non ha senso perché non c’è bisogno di espiare dopo la croce di Cristo.Il paradiso è la piena comunione con Dio.L’inferno è l’esclusione dalla comunione. Ci sono due posizioni diverse sull’inferno: Per alcuni lagrazia di Dio è così forte da vincere ogni distanza, per altri chi si ribella si esclude per sempre dallacomunione con Dio.

Past. Gianni GenreNon c’è per noi un confine preciso tra aldiquà e aldilà.Noi viviamo la dimensione della resurrezione già ora. La parola di Dio ti afferra già qui ed ora.La resurrezione non è legata a un futuro lontano, ma è quando capisci che la tua vita ha un sensoparticolare.Dio spezza il passaggio dalla morte alla resurrezione.Per noi la morte è la fine della vita fisica. Per il Nuovo Testamento è quando si spezza il rapportocon la vita, con gli altri, con Dio.Per il messaggio evangelico si può esser morti anche da vivi e si può vivere anche dopo la mortefisica.

Past. Daniela Di CarloSì, ma possiamo dir poco. Esiste la teoria dei buoni e dei cattivi, e quella della accoglienzaincondizionata.Come evangelici non siamo molto interessati a definire l’aldilà. Non abbiamo elementi peroccuparcene. Lasciamo che ci pensi Dio.

Dott. Daniele TronAl purgatorio non ha mai creduto nessun movimento ereticale.Il purgatorio è stato inventato intorno all’anno mille per proporre una soluzione mediana alladrastica alternativa tra salvezza e dannazione che procurava angosce e conflitti interiori.

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Il paradiso per la teologia riformata esiste come luogo ideale; mentre l’inferno è la negazione delparadiso (“antiparadiso”).Nel ‘500 la cultura è di tipo ellenico, più propensa all’immagine dell’inferno e del paradiso che alconcetto neotestamentario della resurrezione.

Prof. Giorgio RochatNon mi sono mai posto il problema.Credo nella potenza del Signore e nella sua misericordia.Il purgatorio non esiste. Il Signore decide chi sarà salvato e chi punito.

2) I VALDESI CREDONO NELL’IMMORTALITÀ DELL’ANIMA?

Past. Giorgio TournPlatone dice che tu vieni da un altro mondo e in questo mondo aspiri sempre a tornare in quell’altro.Nella Bibbia non se ne parla mai.Nella Bibbia si dice che Dio ha creato nel mondo. Tu hai un’origine: la creazione di Dio.L’immortalità nella Bibbia è credere che l’esistenza non si dissolve dopo la morte. Dio si prendecura di noi dopo la morte. Dove, quando e come non è detto.

Past. Bruno RostagnoCrediamo nella resurrezione, che è una cosa diversa.Dio ci darà una nuova vita.La persona risorgerà.

Past. Gianni GenreNon crediamo all’immortalità dell’anima. È un concetto della filosofia greca.Anima e corpo sono mortali.Resurrezione dell’individuo: creazione nuova di ciò che la nostra esistenza ha significato.

Past. Daniela Di CarloIl corpo e la psiche sono collegati, non separati.Non esiste l’immortalità dell’anima perché l’individuo è uno.Crediamo nella Resurrezione.

Dott. Daniele TronUna volta certamente sì. La cultura del ‘500 era più greca che giudaica.Oggi la teologia non ne parla più.Sono sicuro però che molti valdesi credono alla divisione anima-corpo.

Prof. Giorgio RochatSe ne parla nella Bibbia e nel credo. Ci credo una volta chiarito cosa si intende per anima.

3) COS’È IL MATRIMONIO PER VOI? E IL DIVORZIO?

Past. Giorgio TournMatrimonio: due persone che decidono di vivere insieme. Non esiste un matrimonio cristiano e unonon cristiano; piuttosto c’è un modo cristiano di vivere il matrimonio. Nella Bibbia non c’è unmatrimonio religioso.

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Divorzio: come comunità cristiana prendiamo atto che il matrimonio è fallito. Il divorzio è unfallimento, un peccato, una tragedia, non una colpa dell’uno o dell’altra. Il divorzio, come ilmatrimonio è pronunciato dallo stato civile.Il sinodo ha fatto una norma precisa: la richiesta di benedizione di un matrimonio di divorziati vaesaminata dal concistoro, non deve essere di scandalo alla comunità.

Past. Bruno RostagnoMatrimonio: patto tra due persone (uomo-donna). La coppia può richiedere la benedizione di Diosull’unione.Divorzio: la nostra chiesa non ha una posizione favorevole, è una crisi non auspicabile. Ma quandoil matrimonio è crollato bisogna prenderne atto e permettere malgrado tutto la ricostruzione di unaltro.

Past. Gianni GenreIl matrimonio religioso è una scommessa per vivere un progetto umano particolare. E’ la relazionepiù importante di tutta la vita.Il divorzio non è auspicabile, ma meglio dire: “ci siamo sbagliati” che continuare un rapportoinsostenibile.

Past. Daniela Di CarloMatrimonio: patto tra due persone. Ha senso che sia benedetto in chiesa solo se i due sposi sonomembri attivi della comunità.Matrimonio tra omosessuali: non si è mai presentato il caso da noi finora. Se si presentasse, devedecidere il concistoro. In altri paesi protestanti esiste in alcune comunità (es.: USA)Divorzio: patto interrotto.

Dott. Daniele TronIl matrimonio non è un sacramento.Sul divorzio, ci sono documenti sinodali del ‘600 e del ‘700 che lo autorizzano (soprattutto percautelare le donne). Nella campagna del referendum per abrogare la legge sul divorzio i valdesihanno votato tutti a favore della legge perché ritenevano giusto che lo stato lo ammettesse, ma moltisi sono dichiarati personalmente contrari.

Prof. Giorgio RochatCon il matrimonio due persone si mettono insieme davanti allo stato. Poi, chi vuole, fa seguire unabenedizione in chiesaFino al Concordato tra stato italiano e chiesa cattolica (Mussolini e il papa) del 1929, il matrimonioera per tutti i cittadini separato: prima quello civile, poi, per chi voleva, quello religioso.

4) NON AVETE DOGMI, NÈ GERARCHIE: ALLORA OGNUNO FA QUELLO CHE VUOLE?

Past. Giorgio TournIl riferimento normativo è il vangelo.No ai dogmi, no al magistero.

Past. Bruno RostagnoSe i “dogmi” sono le verità affermate da autorità ecclesiastiche, non li abbiamo.Abbiamo però dei punti fermi, centrali.C’è da noi libertà, ma esiste un legame, un impegno un confronto.

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No alla gerarchia ma si alle assemblee, alle confessioni di fede, agli articoli che enunciano ciò checrediamo.

Past. Gianni GenreNon aver dogmi è un rischio da correre.Preferiamo un riferimento alla scrittura con una lettura nostra, libera.Per le chiese storiche si tratta di una lettura critica, per le chiese del risveglio una letturafondamentalista.Per Lutero la Bibbia è insieme legge e libertà.Le nostre chiese accettano questa sfida.Sappiamo che Dio non può essere oggettivato, neanche nella parola. Dio è aldilà di questo.

Past. Daniela Di CarloNo dogmi, ma organizzazione ecclesiastica col “vertice in basso” (sinodi, assemblee).Siamo più liberi nel rapporto con Dio, senza mediazioni.

Dott. Daniele TronAnche nel ‘600 facevano la stessa domanda ai riformati.Le gerarchie ci sono anche da noi.La chiesa valdese è strutturata. La prima struttura disciplinare è del 1564.I “dogmi” ci sono.Alla confessione ugonotta della Rochelle aderiscono anche i valdesi nel 1559

Prof. Giorgio RochatLa chiesa protestante ha ordine, responsabilità, ma non gerarchie autoritarie. I responsabili, eletti dai credenti, decidono delle regole, che sono accettate da tutta la comunità, mache possono anche cambiare secondo i tempi e i luoghi.

5) I VALDESI NON SI VEDONO, NON SI SENTONO. NON VI INTERESSA CONVERTIRE?

Past. Giorgio TournI valdesi sbagliano: devono comunicare le loro esperienze storiche.Non valutano abbastanza i doni che hanno ricevuto.Non vogliamo convertire, ma fare insieme un percorso di fede alla ricerca del vangelo.

Past. Bruno RostagnoNon giriamo di porta in porta, ma non ci ritiriamo.Siamo presenti con libri, settimanali, radio, televisione, servizi stampa, ecc.Ci vogliamo far conoscere, ma lasciando agli altri la libertà di ascoltarci o no.

Past. Gianni GenreE’ vero, il proselitismo non è la nostra vocazione.Non abbiamo la verità in tasca. Il nostro è un tirocinio che non finisce mai.Siamo aperti al confronto.

Past. Daniela Di CarloNo, non ci interessa convertireCi presentiamo all’esterno in tante occasioni.Sta a chi si sente attratto di venirci incontro.

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Dott. Daniele TronSiamo una minoranza!In Piemonte è più conosciuto il nome valdese che protestante o evangelico.L’8 per mille ce lo danno in molti, quindi ci conoscono.Altri gruppi fanno più proselitismo.Nell’800 abbiamo capito che l’Italia non sarà protestante,Preferisco esser minoranza!

Prof. Giorgio RochatLa vita collettiva è cambiata, certe forme di propaganda di piazza hanno fatto il loro tempo (anchenella politica).La nostra chiesa non si estende più con campagne di evangelizzazione, né per matrimoni misti obattesimi, ma per convinzioni personali.

6) IN FONDO SIAMO TUTTI CRISTIANI,…. NON È PIÙ COME UNA VOLTA!

Past. Giorgio TournUna volta la nostra identità personale era fortemente collegata alla nostra confessione religiosa. Lareligione costituiva l’identità.Ora la religione è un fatto del tutto privato che non determina la nostra identità sociale, quindinemmeno la differenza. Apparentemente siamo tutti uguali.

Past. Bruno RostagnoOggi non ci si fa più la guerra, ma ci sono ancora delle differenze.Sarà questione di tempo? Non è automatico.Delle divisioni sono scomparse, ma ne nascono di nuove.Noi auspichiamo di confrontarci sulla parola di Dio.

Past. Gianni GenreLa stessa fede cristiana viene espressa in modo diverso davanti a Dio.Anche se un giorno fossimo una sola chiesa, esisterà sempre un modo cattolico e un modoprotestante di rapportarsi a Dio.

Past. Daniela Di CarloBen venga la diversità! Segno positivo di una varietà che esiste nel mondo.L’incontro è un incontro di differenze.Non dobbiamo tendere all’omologazione.

Dott. Daniele TronNon siamo tutti uguali!Non c’è di peggio di questo concetto di assimilazione.E’ difficile e importante far capire alla gente che la diversità non è un concetto negativo.Siamo diversi e sullo stesso piano (non superiori o inferiori).

Prof. Giorgio RochatLe differenze permangono e hanno un valore (vedi Jugoslavia).Bisogna studiare le differenze per capirle e confrontarsi.

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PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA DOTTRINA PROTESTANTESergio Ribet

Domande tipo a cui viene sottoposto un accompagnatore valdese

Prima domanda: Chi sono i valdesi?trovare una risposta in positivo (non definirsi immediatamente in contrasto con il cattolicesimo)

Seconda domanda: Sei valdese?articolare la risposta (es.: sì, però non nata e cresciuta qui; sì ma la mia famiglia era cattolica; sì emio marito è cattolico; sì, anche se non sono membro di chiesa; no, solo simpatizzante; non ancora;no, ma sono protestante: battista, metodista…)

Terza domanda: Sono protestanti i valdesi?Sì. È a questo punto che val la pena riflettere sui «principi fondamentali della dottrina protestante».

Quarta domanda: quali sono i «principi fondamentali della dottrina protestante? tentare di spiegarsiparlando «come si mangia». Questo non significa non saper rispondere accademicamente: «SolusChristus, Sola Scriptura, Sola Gratia, Sola Fide».

Polemica e apologia. Due facce della stessa medagliaServono oggi? Se sì, in che modo? Se no con che cosa si risponde?

Questioni ricorrenti - Come erano belli i valdesi del medioevo......(pensiero espresso da cattolici o da alcune chiese

carismatiche come avventisti).- Ma esiste una spiritualità valdese?- E’ vero che i protestanti possono interpretare la Bibbia ciascuno a suo modo? (libero esame)- Essere salvati per grazia è comodo.........- Ma in fondo siamo tutti cristiani. Non è più come una volta! - Ma da voi chi decide?

Questioni di metodo-Quando parlo, lo faccio «a titolo personale», o sono una voce autorevole, o presento «la» dottrinadel protestantesimo...?-Quando posso dire «i protestanti credono così, pensano così» e quando invece devo dire che nonc’è una posizione «ufficiale» del protestantesimo?-Quando è necessario, o utile, precisare che “così credevano, agivano, pensavano i valdesi delmedioevo, o del 500, o dell’800”, e quando invece è necessario comprendere il valdismo comequalcosa di unitario?-Quando si può o si deve dire «non lo so», indicando una fonte più autorevole (uno storico, unteologo, una bibliografia...) senza sfuggire ad una domanda?

Il compito dell’accompagnatrice/tore (codice deontologico).

- dire la verità; - essere fedeli al mondo valdese; - essere coerenti; - parlare secondo coscienza...

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-Ma voi chi siete, cosa fate e chi decide?Siamo dei cristiani, protestanti, con una storia particolare (il movimento valdese precede la Riformaprotestante);Come quasi tutte le chiese cristiane, oltre al culto (adorazione, preghiera, spiritualità, liturgia) cioccupiamo di formazione (scuola domenicale, catechismo, studio della Bibbia) e di diaconia(ospedali, case per anziani, e ,più in generale, attenzione ai problemi sociali, volontariato ecc.).Chi decide? vedi «Presbiteriani».

-Il Padre l’ho capito (almeno nel mio piccolo), il Figlio idem, ma che funzione ha lo Spirito Santo? Beato te che hai già capito due terzi della questione!Il tema c’entra eccome. Non tutti quelli che si definiscono cristiani hanno una visione trinitaria.I Valdesi sì. Che vuol dire?Senza entrare in difficili questioni dogmatiche, è grazie allo Spirito Santo che possiamo crederepossibile una chiesa santa e universale, che altrimenti non vediamo su questa terra, che possiamocredere possibile una comunione tra i credenti di ogni tempo e di ogni luogo, che possiamo credereche i nostri peccati ci possono essere rimessi (dai nostri fratelli/sorelle, e, soprattutto, da Dio), e chea nostra volta, possiamo perdonare a chi ci ha offeso, e solo per lo Spirito Santo possiamo crederepossibile la resurrezione e la vita eterna. Senza lo Spirito tutte queste cose ci sembrerebberoimpossibili. In altre parole, lo Spirito Santo è Dio, quando agisce in noi e attraverso di noi.

-Lo Spirito Santo in che modo agisce nei valdesi?Non lo so. Credo che posso dire che lo Spirito Santo ha agito anche nei valdesi, nella loro lungastoria; spero che possa/voglia agire ancora in mezzo a noi, ma l’azione dello Spirito Santo è comequella del vento, del fuoco: in qualche modo, si vede «dopo», nei frutti che lascia.

-Vi riunite in assemblee; i luoghi di culto o riunione non sono «sacri»; non avete una voce univocasu eutanasia, aborto, divorzio; il sesso non è per la sola fecondazione. Cosa vi differenzia da unateo? Cosa vi fa essere chiesa?Forse conviene iniziare dall’ultima domanda. Da un punto di vista umano (per usare parole grosse:fenomenologico, antropologico) ben poco ci differenzia da un ateo. Personalmente non credo che il credente abbia «una marcia in più»; a volte ha qualche problema inpiù. Forse abbiamo alcuni criteri di valutazione: la parola di Dio, il confronto con quella, e confratelli e sorelle. Dal punto di vista etico (sessualità, aborto, divorzio, eutanasia ecc.) non abbiamo un «magistero»che ci dica cosa dobbiamo credere, pensare, fare: dobbiamo fare i conti con la nostra libertà e con lanostra responsabilità (come un ateo).

Cosa ci fa essere chiesa?Proprio perché non è «sacro» il luogo di culto e di riunione, quel che ci fa essere chiesa è il riunirci,o il momento assembleare. Neanche questo è «sacro», ma il luogo e il momento del qualecerchiamo di comprendere quale è la volontà di Dio per noi, come individui e come chiesa. Inquesti momenti assembleari, di culto o decisionali, chiediamo che Dio ci assista e ci accompagni: inquesto ci differenziamo da un ateo. Naturalmente anche una persona sola può pregare,leggere/ascoltare la parola di Dio, prendere delle decisioni, ma in senso proprio per noi è chiesa illuogo e il tempo dove «due o tre sono riuniti» nel nome di Dio.

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-Essendo che i Valdesi non hanno il culto della Madonna, cosa credono riguardo ad essa?Essenzialmente, quel che la Bibbia dice di lei. Per esempio, nell’episodio delle nozze di Cana,Maria dice, parlando di Gesù:«Fate tutto quello che vi dirà»: questo è un grande insegnamento che ci viene da Maria.Può essere interessante (ri)leggere in G.Tourn, «I Valdesi.....», III ed., 1999, a pag.21 e 22, le prime«Letture» proposte: «Nudi seguendo Cristo nudo» e «La professione di fede di Valdo»: i valdesimedievali credono «nella madre di Cristo» e «nella beata sempre vergine Maria».Ricordiamo anche che i Riformatori non ebbero timore di usare il titolo di Maria «Madre di Dio»,risalente ai concili di Efeso (431) e Calcedonia (451), pur sottolineandone la portata cristologica enon mariologica (il titolo serve a tenere unite le due nature di Cristo, vero uomo e vero Dio, e non adare onore a Maria).Cfr. Emidio Campi, Via Antiqua, umanesimo o riforma. Zwingli e la vergine Maria A.Meynier ed.,Torino 1986, pag.27-30.Roberto Nisbet, «Ma il vangelo non dice così,» Claud. To, 1974 (XVI ed., p.89).

-I valdesi credono al paradiso/purgatorio/inferno?Certamente i valdesi non credono nell’esistenza del purgatorio (e del limbo). Cfr.già nel 1335 ladichiarazione di Peroneta (G.Tourn, citato, pag.49). Più complesso dire cosa credano oggi i valdesia proposito del paradiso e dell’inferno: del resto anche nel cattolicesimo si è detto recentemente chel’inferno «non è un luogo fisico». Mi pare si possa dire che per i valdesi è più importante cercare di capire che cosa dice la Bibbiasulla resurrezione che disquisire su termini come paradiso e inferno in termini di filosofia medievalepiù che di riflessione biblica.

-Il periodo del Risveglio: un bilancio dal punto di vista della fede e della teologia.In due parole: riscoperta di una fede personale e individuale.

Cfr.G.Tourn, pp.214-215. Vedi anche G.Tourn, «Daniel un valdese giacobino», Cl. TO 2000.Per approfondire, Giuseppe Gangale, «Revival», Sellerio ed.Palermo 1991, (la prima edizione è del1929).

-La Chiesa valdese è una chiesa presbiteriana?Direi di sì.G.Bouchard in Chiese e movimenti evangelici del nostro tempo( Cl.1992, p.31 e seguenti) parlandode «Le chiese riformate» (cioè le chiese protestanti che si rifanno a Calvino più che a Lutero)distingue queste in «zwingliani, riformati, presbiteriani e congregazionalisti». Si diconopresbiteriani soprattutto i riformati di area anglosassone; ma può anche esservi una sottolineaturarelativa al tipo di organizzazione (presbìtero = anziano, presbitèri= un gruppo di chiese, guidatedagli anziani).Le chiese riformate o presbiteriane sono guidate da una gerarchia di assemblee, o generalmentesono «sinodali» (il Sinodo come massima assemblea, composto da deputati delle chiese e pastori).La chiesa valdese è una chiesa riformata, di tipo presbiteriano, con una sua storia specifica (anche inperiodo pre-riformato).

-Come esistono dei principi del Protestantesimo quali sono quelli del Cattolicesimo?In due parole: una visione sacramentale, gerarchica e mediatrice della chiesa, prolungamento diCristo in terra.

Un bel libro di Ernesto Comba, Cristianesimo e cattolicesimo romano (Claudiana 1951, reprint1981) dà la visione dei nostri padri, polemico-apologetica.In sintesi, si può vedere R.Nisbet, Ma il vangelo non dice così.

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Più scientifico, Vittorio Subilia, Il problema del cattolicesimo, Claudiana 1962.Una presentazione esauriente dovrebbe conoscere il Vaticano II (1962-1965) e il dopo Concilio. Suquesto punto converrebbe chiedere un supplemento di informazione ai pastori locali. Sarebbe ancheinteressante chiedere ad un sacerdote cattolico una breve definizione dei principi del Cattolicesimo.

-Quali sono le differenze principali tra la religione valdese e quella cattolica?Sarei un po' pignolo: la religione è la stessa (la cristiana, nel bene e nel male); nel cristianesimo visono varie confessioni: in ordine cronologico la ortodossa, la cattolica, la protestante.... ecc. Tra protestanti e cattolici la differenza principale mi pare essere oggi la concezione della chiesa: peri protestanti una chiesa testimone di Cristo, per i cattolici una chiesa che amministra (per conto diCristo) la salvezza.Anche qui vorrei una risposta cattolica, non caricaturale, e un parere del pastore locale.Mi pare importante anche indicare un approccio diverso in campo etico: nel mondo cattolico, unaobbedienza al magistero della chiesa (campo sessualità, ma anche dottrina sociale della chiesa,ecc.), in sede protestante il binomio libertà/ responsabilità.Non dimentichiamo tuttavia che il Concilio Vaticano II ha parlato, per la prima volta in sedeufficiale, del primato della coscienza.

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COS’È IL SINODOEstratto da www.chiesavaldese.org/pages/sinodo

In base alle discipline della Chiesa valdese, questa "Chiesa è retta da una gerarchia diassemblee, aventi ciascuna un proprio ambito di competenze: l’assemblea di ogni chiesa locale,l’assemblea di ogni raggruppamento regionale o territoriale di chiese (distretto, nell’ordinamentovaldese, a cui si sono aggiunti i circuiti dell’ordinamento metodista, che sono circoscrizioni piùpiccole all’interno dei distretti), il Sinodo, nelle sue due sessioni italiana e rioplatense" (Disciplinagenerale delle chiese valdesi, art. 7).

"Il Sinodo è l’assemblea generale che esprime l’unità di tutte le chiese. Nello svolgimentodelle sue attività agisce nell’obbedienza alla Parola di Dio, come assemblea di credenti chericerca la guida dello Spirito Santo. Esso è la massima autorità umana della Chiesa in materiadottrinaria, legislativa, giurisdizionale e di governo. " (DV, art. 27).

Il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi è composto da 180 membri con voce deliberativa, a cui siaggiunge un numero variabile di membri con voce consultiva.

Si apre con un culto durante il quale i futuri ministri, al termine dei loro studi e dopo unesame pubblico, si impegnano a servire nella Chiesa e vengono consacrati con l’imposizione dellemani.

L’assemblea sinodale affronta argomenti di carattere generale riguardanti la vita dellechiese e della loro testimonianza: - annuncio dell’Evangelo all’interno e all’esterno in parole ed opere - temi culturali e di attualità - esamina l’andamento delle varie opere sociali di assistenza; - decide sui rapporti con lo Stato e si occupa dei rapporti con le altre Chiese;- esamina l’amministrazione finanziaria e tutto l’operato della Tavola e delle opere che ad esso

rispondono.

Alla fine dei lavori il Sinodo elegge le commissioni amministrative a cui compete laresponsabilità di attuarne le decisioni e di amministrare i diversi settori di attività: - Tavola Valdese, - Comitato permanente dell'OPCEMI, - Consiglio della Facoltà di teologia - Commissione della diaconia (CSD)

La Tavola Valdese, composta da sette membri e presieduta dal moderatore, è l'organo cherappresenta ufficialmente le chiese metodiste e valdesi nei rapporti con lo Stato e con leorganizzazioni ecumeniche.

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CALENDARIO del SINODO (esempio dalla sessione del 2006)La sessione ordinaria annuale del sinodo si convoca in Torre Pellice la domenica che precede l’ultimo venerdì di agosto. Il sinodo si apre con un

culto pubblico, durante il quale vi è anche la consacrazione dei/delle nuovi/e pastori/e (che sottoscrivono davanti al sinodo laconfessione di fede). Terminato il culto di apertura l’assemblea sinodale si costituisce; un seggio provvisorio guiderà l’assembleanell’elezione del seggio definitivo (scelto tra i membri del sinodo), composto da un presidente, un vice-presidente, un segretario e dueassessori. (Raccolta delle discipline, RG/1972-RZ/1972, articoli n.3,4,7,11)

Orario Lunedì 21 agosto Martedì 22 agosto Mercoledì 23 agosto Giovedì 24 agosto Venerdì 25 agosto8h00 Lettura e approvazione degli atti8h30 Culto9h00 Procedure

Relazione Commissione d’Esame (CdE)1

Preambolo Relazione Tavola Valdese2

Vita della ChiesaCampo di lavoroEssere Chiesa InsiemeCircuiti/DistrettiRio de la PlataCevaa3

Opcemi (Opera per le Chiese evangeliche metodiste in Italia)

Facoltà di TeologiaBMV4

Rapporti ecumeniciChiesa Coreana

Commissione regolamenti – proposte

10h45 CommemorazioniCommissione Ecclesiologia

Elezioni (11h00)

15h00 Commissione Ospedali FormazioneCulturaOpere che rispondono alSinodo (Collegio Valdese)5

Commissione Sinodale per la Diaconia (CSD)

Rapporti con lo StatoAmministrazioneCode

17h15 Laicità: IRC (Insegnamentodella Religione Cattolica) e bioetica

Culto (17h00)

21h00 Conferenza pubblica Serata con gli ospiti Corpo pastorale Code

1 La Commissione d’Esame valuta l’operato della Tavola e delle commissioni sinodali amministrative (Consiglio di Facoltà, Opcemi; vi è una commissione d’esame apposita per la CSD), e viene votata nel sinodo precedente. Deve essere composta da 4 membri, di cui due pastori o diaconi e un membro che ne abbia già fatto parte negli anni precedenti. Entra in carica un mese prima dell’inizio del sinodo e, lavorando su verbali, corrispondenze ed altri documenti, deve fare un’analisi dell’operato ed indicare al sinodo se ha, e in che modo, assolto il suo mandato. (Raccolta delle discipline vigenti nell’ordinamento valdese, RG/1972-RZ/1972, art.16)2 Al termine del suo mandato la Tavola deve preparare una relazione sul suo operato da presentare al sinodo (Raccolta delle discipline, RG/1972-RZ/1972, art.10)3 CEVAA: Comunità di Chiese in Missione (www.cevaa.org) 4 BMV: Battisti, Metodisti e Valdesi. Oltre all’Unione delle Chiese Valdesi e Metodiste nel 1975, vi è una stretta collaborazione con le Chiese Battiste in Italia (ad esempio: la gestione congiunta del settimanale “Riforma”, la composizione interdenominazionale nella Federazione Giovanile Evangelica in Italia)5 Cinque opere rispondono direttamente al sinodo del loro operato, e vengono valutate in modo più approfondito a rotazione: il Collegio Valdese a Torre Pellice, il Centro di Ecumene a Velletri (Roma), il Centro Ecumenico Agape (Prali), il Centro diaconale La Noce (Palermo), il Servizio Cristiano di Riesi.

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IL FUNZIONAMENTO DELLE CHIESE

Le chiese protestanti si reggono su una gerarchia di assemblee, che hanno competenze diverse, in base alla loro estensione territoriale.La Chiesa Valdese si regge sulle seguenti assemblee, che hanno le competenze indicate per ognuna ed un esecutivo – sempre collegiale e le cui nomine sono a termine – incaricato di eseguire le deliberazioni.

Assemblea Territorio di competenza Competenze Esecutivi

Assemblea di chiesaChiesa locale Tutto quello che concerne la vita locale: programma dei

catechismi e scuola domenicale, delle riunioni quartierali, gestione degli stabili, ecc..

Concistoro o Consiglio di chiesa

Assemblea di circuitoZona affine per attività (es. Val Germanasca)

Coordinamento nell’esercizio delle funzioni esercitate dagli incaricati dei vari ministeri: es. incontri delle scuole domenicali, predicazioni nei culti, incontri e concerti di corali, ecc..

Consiglio di circuito

Conferenza distrettualeDistretto. In Italia ve ne sono quattro: Valli valdesi; Italia settentrionale; Italia centrale; Italia meridionale e Sicilia

Problemi generali della zona e questioni amministrative. Per esempio: rapporti tra chiese e opere (ospedali, case per anziani); problemi di chiese in difficoltà (senza pastore o con servizio pastorale insoddisfacente); rapporti con altre chiese evangeliche presenti nel distretto, ecc..

Commissione esecutiva distrettuale (CED)

Sinodo Tutta l’Italia (zona europea).Un’altra sessione sinodale si svolge nella zona Rioplatense (Uruguay e Argentina)

Tutti i temi che coinvolgono la chiesa a livello nazionale: rapporti con altre chiese nel mondo; rapporti con la Chiesa cattolica in Italia; Facoltà di Teologia; rapporti con lo stato; funzionamento e regolamento degli istituti; altre regolamenti e discipline; consacrazione dei pastori e dei diaconi; ecc..

Tavola Valdese (TV)Comitato Opere Metodiste (OPCEMI)Commissione sinodale per la diaconia (CSD)Consiglio della Facoltà valdese di teologia (FVT)

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LE DISCIPLINE ECCLESIASTICHE

La vita ecclesiastica nella Chiesa valdese è regolata da un complesso di discipline, così chiamateper sottolineare il fatto che i membri di chiesa di tutti i secoli sono discepoli del Signore.La parte più consistente di queste discipline stabilisce i vari titoli a cui si partecipa alla vita dellachiesa (Regolamenti sulle persone) e il modo di funzionamento della vita ecclesiastica(Regolamenti sulle chiese locali, sugli organismi intermedi, sul Sinodo).

Le persone nella chiesa hanno tutte pari dignità. Caratteristica del Protestantesimo è l’assenza digerarchie tra le varia categorie di membri di chiesa. Questo non toglie, tuttavia, che lapartecipazione possa essere diversificata, sia per scelte personali, sia in base ai doni di ciascuno eciascuna.

Possiamo schematizzare come segue:

Identificazione CaratteristicheFanciulli e catecumeni Sono i bambini/e e ragazzi/e che seguono i corsi

di preparazione, tradizionalmente fino a 17 anni,quando ricevono il battesimo o – se battezzati dapiccoli – la confermazione.

Membri di chiesa (a domanda di solito scritta) Sono quelli che hanno chiesto e ricevuto ilbattesimo/ la confermazione. Partecipano a tuttele attività della chiesa a pieno titolo.

Membri elettori (a domanda di solito scritta) Sono quelli che, oltre a partecipare alle attività, siimpegnano anche, nelle assemblee di chiesa, avotare e sono disponibili ad essere votati perincarichi e delegazioni.

Simpatizzanti (a domanda anche orale o insemplice via di fatto)

Sono membri di altre chiese (es. cattolici) cheseguono in qualche modo o partecipano alla vitadelle chiese locali o a qualche attività (es. corali).

Aderenti (in domanda anche orale o in semplicevia di fatto)

Sono membri di altre chiese evangeliche chevivono dove c’è una chiesa valdese e partecipanoalle sue attività, ma desiderano mantenere ilproprio legame con la chiesa di provenienza (es.luterani o battisti).

Persone che esercitano un ministeroregolamentato: pastori, anziani e diaconi

Sono membri di chiesa come gli altri, incaricatidi un servizio particolare: i pastori e i diaconi disolito a tempo pieno; gli anziani spesso nel lorotempo libero. Nessuno di questi ministeri èesercitato a vita nello stesso posto.

Persone che esercitano ministeri nonregolamentati

Monitori di scuola domenicale, catechisti,direttori di corali, visitatori di famiglie e singoli,ecc..

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RIFLESSIONI SULL’ACCOMPAGNAMENTO NEI NOSTRI MUSEI Giorgio Tourn

1 - L’ecomuseo fra mito e realtà

a) Arte – rovine - luogo di scampagnata ?

Gli ecomusei sono una realtà giunta a noi in tempi recenti ma che hanno alle spalle ormai decenni divita in Europa, specie nell’area di cultura germanica.

Illuminante è a questo riguardo il confronto con una nazione a noi vicina, la Francia dove ilpatrimoine è l’insieme di quello che fonda l’identità comune della nazione, dal Louvres allacappella sperduta sulle Alpi, dai castelli della Loira alla pineta di Guascogna, dal mulino,allavecchia strada o la miniera. I quadri del Louvres non hanno la stessa natura del vecchio mulino ediverso valore venale, ma dal punto di vista del tessuto culturale sono alla pari con quello.

Da noi è del tutto assente questa visione di un insieme di riferimenti culturali, e di conseguenzaanche la realtà degli ecomusei riesce diversa.Anzitutto perché il “patrimonio” ha una diversa accezione, è la “roba” mia, della mia famiglia,quello che noi possediamo, non quello che abbiamo in comune con altri.In secondo luogo la nostra cultura fondamentalmente elitaria, di matrice classica e retorica,stabilisce una scala di valori, una gerarchia fra le realtà culturali per cui il Museo Egizio, perlimitarci al Piemonte, non si pone sullo stesso piano del Forte di Fenestrelle e di un parco naturale;il primo è arte, il secondo sono rovine e il terzo è luogo di scampagnata.Nel campo della cultura materiale occorre fare subito una distinzione fra i musei etnografici e gliecomusei. I primi possono definirsi come contenitori di materiali etnografici, che si possonorealizzare anche a distanze considerevoli dai luoghi di provenienza. Un ecomuseo è invece collocato nel suo habitat e organizza qui il suo materiale.

2 - Rischi e pericoli

a) Ecomuseo= complesso audiovisivo?Superata la fase di pura esposizione, ci si orienta oggi verso presentazioni animate, nello sforzo difar rivivere la realtà di cui il Museo è documento.Fino a che punto però la trasformazione dell’ecomuseo in un complesso audio-visivo, dove i giochiscenici finiscono per prevalere sulla realtà materiale, giova alla sua fruizione? E’ un problema aperto di portata tutt’altro che secondaria.

b) Il museo fagocita il paeseMa il maggior pericolo sembra essere quello di ridurre e appiattire l’identità degli ambienti su

un'immagine.Facciamo un esempio: collocare al centro del sistema museale un’officina, una miniera, unafabbrica può condurre all’identificazione della comunità umana del luogo con questa realtàmuseale, per cui tutti i suoi abitanti finiscono con l’essere operai, muratori, meccanici, come sel’intero cotesto di quella comunità fosse stato determinata da questa occupazione.Non è il paese che diventa museo ma il museo diventa il paese, lo assume in toto, lo fagocita,facendogli perdere in tal modo la complessità del tessuto sociale e la varietà delle situazioni e tuttoviene appiattito su una formula di base.

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3 - Guida o guardia di frontiera?

a) Competenza e passioneNella maggioranza dei casi il visitatore non conosce la realtà in questione: si tratta di fargli varcarela frontiera della conoscenza e introdurlo nel mondo da scoprire.Ad ogni persona che si propone di guidare una visita, qualsivoglia sia l’ambito in cui si effettuastorico, culturale, naturalistico, ambientale, si richiede una profonda conoscenza della materia.Mentre la guida alla Galleria Sabauda o al Museo Egizio è relativamente facile (diciamorelativamente perché gli stessi interrogativi si pongono anche lì) trattandosi di realtà appartenentidefinitivamente al passato, nel caso di un ecomuseo si tratta di attività in fase di conclusione di cuiesistono ancora ricordi, di attività morenti, si potrebbe dire, che hanno però coinvolto esistenzeumane. E qui sta il nodo della questione perché qui sta lo specifico.Una cosa è illustrare una natività di Defendente Ferrari, o la vita delle marmotte, altra cosa èguidare la visita in una miniera o in un mulino.Per questo si richiedono alla guida di un ecomuseo due caratteri essenziale competenza e passione.

b) Incontrare

E’ evidente che nel caso degli ecomusei la conoscenza nasce dall’esperienza. Volendo definire intermini sintetici l’attività di una guida potremmo ricorrere alla metafora della frontiera: il visitatoresta al di qua della frontiera, e le realtà che intende conoscere stanno al di là.Il plurale non è casuale, diversifica atteggiamenti e attese nei visitatori. Ecco un altro tema su cui occorrerebbe avviare una ricerca: la tendenza del mercato oggi imperanteriduce le richieste ben diverse dei visitatori al minimo comun denominatore di pubblico pagante.Il problema diventa unicamente di natura quantitativa, mentre in realtà è qualitativa.Conoscere può essere semplicemente appropriarsi di un insieme di dati oggettivi, arricchire ilproprio patrimonio di nozioni e dati, rimanendo sostanzialmente estraneo alla realtà visitata.Incontrare è molto più di questo, significa penetrare in un universo diverso dal proprio, dialogarecon realtà nuove, lasciarsi in qualche misura coinvolgere e di conseguenza interpellare da quelle. Le mummie del Museo Egizio si possono solo conoscere, in un eco-museo si possono fare incontri,anzi il senso di queste strutture è proprio quello di provocare incontri.

c) Condurre oltre

Fra l’oggetto e il mondo da esplorare e incontrare il visitatore sta la guida/frontiera: a lei spettacondurre il visitatore oltre.E’ evidente che chi conosce per esperienza diretta il mondo di cui si intende parlare, chi ha zappatoun campo o trascinato una slitta, tagliato un albero o filato la lana, è il grado di descrivere le realtàdi cui si sta discorrendo, chi non ha questo tipo di esperienze è fortemente handicappato.E’ accaduto non di rado di visitare una realtà ecomuseale con una guida professionale ma giovane, esi tratta quasi sempre di persone qualificate, cortesi e disponibili, le cui informazioni riguardoall’uso di attrezzi, di condizioni di vita, di usi locale erano molto approssimative, a volte del tuttoerrate. E questo non per disinteresse, trascuratezza o negligenza della guida, ma per una suacongenita ignoranza a cui non è quasi mai possibile porre rimedio.

d) Gli ecomusei hanno vita breve

Per questo la fase che potremmo definire di ottimizzazione degli ecomusei è molto breve, il tempodi una o due generazioni in cui sono in vita coloro che hanno effettuato i lavori di cui si parla e nehanno vissuto e la piena realtà o di coloro che, pur non avendoli fatti, li hanno visti fare, hanno ilricordo visivo o un approccio parziale nel tempo dell’infanzia.

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Scomparsi quei testimoni non restano che le documentazioni scritte, firmale, registrate, e a questopunto il museo entra in un’altra fase della sua vita.

e) Conoscere 100 per comunicare 10

E’ dunque evidente che illustrare a persone non competenti, e tali sono in genere i visitatori deimusei (ma ancor più nel caso si tratti di persone competenti !), richiede una vastissima conoscenza,che si acquisisce solo con uno studio intenso e prolungato. Se questo è vero per ogni guida lo ètanto più per coloro che lavorano nel campo dell’ecomuseografia.Tenendo conto del fatto che la quantità di dati e di conoscenze utilizzabili nella visita rappresentasolo una parte minima delle conoscenza acquisite, si deve conoscere cento per comunicare dieci.Non basta alla guida aver appreso una quota di nozioni da ripetere ai suoi visitatori, ma le si imponeun costante aggiornamento, lettura di commenti, raccolta di informazioni e non solo attinenti altema specifico del suo programma ma al contesto.

f) Evocare – fabulare – creare immagini

Stando sempre nell’ ambito dei problemi pratici, vi è un secondo elemento di notevole importanzada tenere in considerazione.La guida non è l’equivalente di un video, non è cioè un video mobile, collocato su un corpo inmovimento anziché su un supporto fisso; è un animatore culturale (assai più che un “operatore”). La comunicazione del dato avviene perciò in forma creativa, questo significa che alla competenzadeve aggiungere l’arte del narrare, e questo richiede passione.Si ipotizza naturalmente sempre la figura ideale a cui mirare, la realtà si muove raramente a questolivello ma non ne può prescindere.Parlare di “passione” oltre che di professionalità può parere eccessivo, è possibile far rientrare lapassione nella professionalità? Riteniamo di sì dando naturalmente al termine passione la valenza minima di partecipazione,coinvolgimento, sintonia. La guida deve in qualche modo essere partecipe del mondo di cui parla,deve sentirlo come proprio; o meglio deve lasciar intendere che ne è parte, vi appartiene. Nonpotendo essere un testimone della realtà che presenta, trattandosi come detto di mondi che non hapersonalmente conosciuto, deve esserne l’evocatore.La vera guida di un museo etnografico, o di un ecomuseo, non è solo un documentarista, ma èanche un attore, un fabulatore, un creatore di immagini, deve in qualche misura far rivivere le realtàdi cui sta parlando.

4 - Il patrimonio valdese

a) Informazione + partecipazioneQuesto insieme di problemi tecnici, ideologici e culturali sono quelli che stiamo affrontando anchenoi da anni nel nostro lavoro di salvaguardia del patrimonio valdese alle Valli: rapporto museo—identità, compito delle guide, impostazione del discorso museale.Coloro che rinunciando a chiamare guide abbiamo definito “accompagnatori”, si trovano adaffrontare un impegno che va molto oltre quello che si può richiedere ad un membro di chiesamedio, tanto più se giovane.Il problema si complica ulteriormente perché i visitatori richiedono in modo sempre crescenteinformazioni che esulano dalla visita specifica, informazioni sulla natura della fede evangelica, sullastoria, sulle posizioni delle nostre chiese in merito a problemi di attualità ecc. E perciò nel casonostro quelle due componenti: competenza e passione si trovano fuse a costituire la fisionomia dellaguida; non basta raccontare al visitatore cosa è accaduto ai valdesi nel Cinquecento onell’Ottocento, bisogna essere in grado di dire cosa sta accadendo loro oggi e questo lo può dire inmodo efficace non solo chi è informato riguardo a questi temi, ma chi se ne sente partecipe.

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b) Folklorizzazione - appiattimento - conformismo

Sull’onda di etnografia museale e di folklore imperante, di rivalutazione del locale, della tradizione,è inevitabile che anche la realtà valdese venga vista come uno degli elementi da utilizzare fra glialtri, o, per usare un termine tecnico, un valore da spendere, una merce da vendere. Si tratta infattidi un insieme particolarmente ricco e interessante per una serie di caratteristiche.Non c’è dubbio che in questo contesto la nostra identità valdese rischia di essere fortementecompromessa o per lo meno falsata. Che la cultura materiale delle nostre Valli sia una realtàimportante per noi, anzi imprescindibile è incontestabile, ma è altrettanto evidente (almeno per noi)che lo specifico “valdese” in queste zone di cultura alpina non è né il patouà, né il vino, ma lareligione e tutto ciò che ad essa si ricollega come identità.La folklorizzazione della nostra realtà non è soltanto frutto di una azione perseguita dall’esterno, daEnti estranei alla nostra tradizione che perseguono fini politici, ma trova riscontro in non pochivaldesi stessi. Ne è prova ormai l’impiego del costume valdese per tutte le varie manifestazioni acarattere sociale, politico, turistico.Le varie associazioni che operano nei nostri Comuni, non hanno la minima percezionedell’importanza e dell’unicità di un’identità valdese da sostenere e valorizzare. Appiattiscono il loroprogramma su quello che è il livello medio basso che si trova in giro: musiche e balli dicommovente arcaicità, grigliate, in un dilagare di scadente occitanismo.Pare ci sia in giro nelle nostre Valli una volontà tenace di tradurre in termini sociali la dottrinaecumenica che ormai regna indiscussa “tanto siamo tutti eguali”. Una politica di appiattimento econformismo profano (non direi laico perché la laicità è un valore troppo importante per usarlo qui)di non ecclesiastico. Da parte di alcuni valdesi la paura è di fare la figura di essere chiesastici“gleisiaire”, di puzzare di sacro, di bigotto, di religione.

c) Prospettive: assecondare – ostacolare – gestire?

Quale può essere oggi, a distanza di anni il nostro atteggiamento di fronte a questo processo diomologazione? Possiamo assecondarlo, ostacolarlo o gestirlo.Escluderei la prima ipotesi: assecondare perché non corrisponde alla nostra vocazione e di cui nonsi vede per ora traccia nelle nostra comunità (intendendo per comunità la percentuale poco rilevantenumericamente, ma spiritualmente forte che costituisce il nucleo delle nostre chiese : discepoli delSignore prima che occitani-barbetti). Restano le altre due ipotesi: opporsi o gestire. Ostacolare: rigettare il socio culturale nel nome della pura fede significa tracciare la frontiera franoi e il mondo, significherebbe assumere un atteggiamento di setta Il vero valdese, quello autentico,è quello che si radica nella fede tutto il resto è falso, anzi non esiste neppure.Contrapporre fede a balli, Gianavello a rastrelli, Bibbia a miniera, non sarebbe possibile e neppuresarebbe efficace perché è oggettivamente priva di senso e non sarebbe compreso.La difesa oltre tutto non è fruttuosa, non paga. Occorre cercare dunque un'altra strada nella terza direzione: il gestire.Gestire il patrimonio della storia e dell’attualità della chiesa nella forma migliore da presentare adun pubblico esterno è la linea che ha preso la chiesa valdese da anni attraverso il Coordimento deiMusei e Luoghi Storici Valdesi che ha portato alla costituzione dell’ ufficio “il barba” per far frontea tutti gli aspetti organizzativi e promozionali. Ma cosa significhi di volta involta gestire ogni aspetto di questo patrimonio è un discorso cheriguarda e coinvolge un numero ben più ampio di persone: dai concistori alle assemblee di chiesa,dai pastori ai volontari che aggiornano e custodiscono i musei, dagli storici alle guide. Ed è undiscorso sempre aperto che ci obbliga a porci delle domande sulla nostra stessa identità ed esistenzacome comunità evangelica.

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LE RELIGIONI NEL MONDOLE RELIGIONI NEL MONDO

Cristiani, di cui: 1.999.563.838 33,0%-Cattolici 1.057.328.093 17,5%-Protestanti Questa cifra comprende le chiese “storiche” (342.000.000) e le chiese “evangelical” o carismatiche/pentecostali (285.000.000).

627.001.605 10,20%

-Ortodossi 215.128.717 3,6%-Anglicani 79.649.642 1,3%

-Altri

(es: Cattolici non romani, Testimoni di Geova, Mormoni, ecc.)

20.455.781 0,4%

Musulmani, di cui: 1.188.242.789 19,6%-Sunniti 1.002.542.801 16,3%-Sciiti 170.100.000 2,8%-Altri 15.599.988 0,2%Atei e non religiosi 918.248.462 15,2%Induisti 549.583.323 9,1% Seguaci delle religioni cinesi 384.806.732 6,4%Buddhisti 359.981.757 5,9%Seguaci delle religioni etniche 228.366.515 3,8%Seguaci delle nuove religioni 102.356.297 1,7%Sikh 23.258.412 0,4%Ebrei 14.434.039 0,2Seguaci dello spiritismo 12.333.735 0,2%Altri 273.873.101 4,5%TOTALE 6.055.049.000 100,0%(2001 World Christian Trends)

In percentuale, su 100 cristiani nel mondo, 33 sono protestanti/evangelici, 50 sono cattolici romani,10 sono ortodossi, i restanti 7 sono cristiani marginali, chiese indigene varie e cattolici non romani.

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Cristiani nel mondo

33%

67%

Cristiani nel mondo altri

Chiese cristiane nel mondo

Cattolici50%

Protestanti30%

Ortodossi13%

altri7%

Cattolici Protestanti Ortodossi altri

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Religioni in Italia

0,44%

96,36%

0,34%0,89%1,98%

Protestanti Testimoni di GeovaCattolici Mussulmanialtri

Protestantesimo in Italia

12% 40%

48%

Chiese storiche "Evangelical" Stranieri

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Cristiani in Europa

Cattolici49%

Protestanti18%

Ortodossi33%

Cattolici Protestanti Ortodossi

89 80 84 90,3

54,5

12,6

225

70

0

50

100

150

200

250

Luterani Riformati Anglicani Battisti Metodisti Avventisti Pentecostali Altri

I Protestanti: Quali?705 milioni circa

I Protestanti in milioni

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56

12,8

2

6 11

1,2

0

10

20

30

40

50

60

Europa AmericaNord

AmericaSud

Asia Africa Oceania

... i Luterani?89 milioni

Luterani in milioni

1814

1,5

20

25

1,5

0

5

10

15

20

25

Europa AmericaNord

AmericaSud

Asia Africa Oceania

... i Riformati?80 milioni

Riformati in milioni

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26,5

7

1 2

42

5,5

0

10

20

30

40

50

Europa AmericaNord

AmericaSud

Asia Africa Oceania

... gli Anglicani?84 milioni

Anglicani in milioni

2

60

7 10 11

0,3

0

10

20

30

40

50

60

Europa AmericaNord

AmericaSud

Asia Africa Oceania

... i Battisti?90,3 milioni

Battisti in milioni

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1,5

26

2

912

4

0

5

10

15

20

25

30

Europa AmericaNord

AmericaSud

Asia Africa Oceania

... i Metodisti?54,5 milioni

Metodisti in milioni

0,4

1

4,3

2,3

4,2

0,4

0

1

2

3

4

5

Eu

rop

a

Am

eri

caN

ord

Am

eri

caS

ud Asi

a

Afr

ica

Oce

an

ia

... gli Avventisti?12,6 milioni

Avventisti in milioni

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CHIESE E MOVIMENTI EVANGELICI DEL NOSTRO TEMPOInformazioni tratte dall’omonimo libro di Giorgio Bouchard, Claudiana, 2003

1100 - XII SECOLO

POVERI DI LIONE (1170) => CHIESA EVANGELICA VALDESEMovimento medievale confluito nella Riforma protestante nel 1532, seguendo la teologiacalvinista/riformata45.000 membri in Italia e SudAmerica.

1400 - XV SECOLO

MORAVI(anche: Unione fratelli boemi/moravi)Nato da predicazione riformatore boemo Jan Hus (1369-1415), movimento si costituisce nel 1467.Importante sviluppo nella comunità di Herrnhut in Germania (XVIII secolo).700.000 nel mondo.

1500 - XVI SECOLO

CHIESA LUTERANA(anche: Chiesa Evangelica / Evangelische Kirche)Nata in Germania dalla predicazione di Martin Luther (31 ottobre 1517: affissione delle 95 tesi)90 milioni nel mondo, 7.000 membri in Italia (Chiesa Evangelica Luterana in Italia, CELI).

CHIESE RIFORMATE(nella storia anche dette calviniste o, in Francia, ugonotte)

• Ulrich Zwingli, Zurigo: predicazione dal 1519 al 1531, formazione primo movimento riformato

• Riformati francesi (1520-30): grande fermento innovatore e adesione ai principi delprotestantesimo

• Jean Calvin, Ginevra (inizia sua opera di riformatore e organizzazione del pensiero riformatonel 1536. Sua opera raccoglie movimenti nati a Zurigo e in Francia, e diffonderà riformacalvinista/ chiesa riformata in Francia, Scozia, Olanda e Paesi Bassi.

80 milioni nel mondo (in Italia rappresentati dalla Chiesa Valdese).

COMUNIONE ANGLICANANata in Gran Bretagna con l’Atto di supremazia di re Enrico VIII del 1534, con il quale il re èproclamato “supremo capo in terra della Chiesa d’Inghilterra”. Si sviluppa inizialmente come “chiesacattolica nazionale”, poi avrà forte influenza filo-calvinista.85 milioni nel mondo (14 comunità di lingua inglese in Italia).

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ANABATTISTIMovimento popolare nato in Svizzera nel 1525. Considerato “l’ala sinistra della Riforma”, venneperseguitato da protestanti e cattolici per idee lette come estremiste: chiesa composta solo da “santi”(credenti autentici e di alto valore morale); riconosciuto solo il battesimo da adulti (detti “anabattisti”perché “ri-battezzavano” non considerando valido battesimo dei bambini); divisione netta vita religiosae civile.Episodio di Münster in Germania (città anabattista distrutta nel 1535)

Da movimento anabattista nascono• HUTTERITI => da Jacob Hutter, anabattista della Val Pusteria (1500); movimento diffuso

in Russia e Nord America. Circa 35.000 persone.

• MENNONITI => Menno Simons ricostruisce movimento dopo Münster, che si diffonde inOlanda, Europa centrale e Nord America. Circa 1 milione nel mondo.

• Dai Mennoniti nasce gruppo degli AMISH: XVII secolo, predicazione di JakobAmmann, gruppo rurale in Nord America).Circa 150.000.

1600 - XVII SECOLO

NUOVO MOVIMENTO BATTISTA(Puritani, Chiese Battiste)Movimento nato in Inghilterra (prime comunità nel 1602), composto da vari gruppi (strutturacongregazionalista); alcuni sono chiamati “battisti particolari”, altri “battisti regolari”.Ramo del movimento battista verrà definito Puritanesimo (tra cui i Padri Pellegrini del Mayflower).90 milioni nel mondo, e circa 10.000 in Italia.

PIETISMO TEDESCOMovimento nato nel 1675 da Philip Jacob Spener, come esigenza di riforma interna al Luteranesimotedesco.

QUACCHERIDa to quake = tremare. Vero nome è “Società degli Amici”. Nato in Inghilterra nel 1647 dallapredicazione di GEORGE Fox, aveva al centro l’esperienza della “luce interiore”, cioè l’illuminazionespirituale che il credente riceve da Dio senza passare per forza dalla chiesa o dalla Bibbia.Nel mondo sono circa 200.000.

1700 - XVIII SECOLO

MOVIMENTO METODISTANato a Bristol, Inghilterra, dalla predicazione di John Wesley (1739), ebbe grande diffusione inAmerica del Nord.70 milioni nel mondo (in Italia uniti alla Chiesa Valdese).

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1800 - XIX SECOLO

ASSEMBLEE DEI FRATELLINate nel 1825 a Dublino dalla predicazione di Edward Cronin su un’esperienza di conversione e diRisveglio personale, ebbero grande diffusione. Vennero definite in seguito assemblee dei FRATELLIAPERTI (Open brethen) in distinzione dai FRATELLI STRETTI (exclusive brethen o darbisti)sviluppatesi dalla predicazione di John Nelson Darby (Plymouth, 1848), con struttura più rigida.Circa 1 milione nel mondo.

CHIESA AVVENTISTAQuesta chiesa si sviluppa in un primo tempo dalla predicazione della fine dei tempi fatta da WilliamMiller in Massachusetts (USA) nel 1816, raccogliendo molti credenti delle chiese battiste.In seguito il movimento venne organizzato da Ellen Gould White (1849) che scrisse anche diversi librifondamentali nella dottrina avventista, per i quali viene considerata una profetessa.Nel 1863 prese il nome di Chiesa Cristiana Avventista del settimo giorno.30 milioni nel mondo, 20.000 persone in Italia.

ESERCITO DELLA SALVEZZANato nel 1878 dalla predicazione di William Booth, in Inghilterra, rivolta soprattutto ai ceti popolari ealle masse lavoratrici. Dovendo dare un’organizzazione al movimento, Booth la copiò liberamentedall’esercito britannico, scegliendo però non una divisa ma un’uniforme (segno di uguaglianza) e dovela gerarchia di “ufficiali” non era piramide di potere ma garanzia di efficienza. L’Esercito dellaSalvezza si rivolse soprattutto al recupero morale e sociale dei diseredati e degli emarginati (lottaall’alcolismo, mense gratuite, scuole, ecc..).3 milioni e mezzo nel mondo, in Italia circa 1.000 aderenti.

CHIESA DEL NAZARENONata nel 1895 dalla predicazione del pastore metodista Phineas Bresee, negli USA, e incentrata su“nuclei di santità”, gruppi di credenti che volevano vivere la vita spirituale in accordo con le Scritture.Circa 1 milione e 200.000 aderenti, e 1.000 aderenti in Italia.

CHRISTIAN SCIENCENato nel New Hampshire (USA) dalla predicazione di Mary Baker Eddy, e dai suoi scritti, tra cui“Scienza e salute, con chiave delle Scritture” del 1875.Circa 800.000 aderenti, di cui la metà negli Stati Uniti.

1900 - XX SECOLO

MOVIMENTO PENTECOSTALENato nel 1906 negli USA dalla predicazione di William J. Seymour, che sviluppò tra i fedeli un fervorespirituale con l’esperienza di una nuova Pentecoste ed episodi di glossolalìa (parlare in lingue).Difficile avere delle statistiche per l’universo pentecostale: alcune stime arrivano a 350 milioni (inItalia circa 200.000).

CHIESA APOSTOLICANata in Gran Bretagna negli anni 1904-1905, ha tra suoi fondamenti la glossolalìa (parlare in lingua) el'assunto che la Bibbia è Parola di Dio.3.500 in Italia.

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Movimento di restaurazione del cristianesimo apostolicoStimolato dalla predicazione di diverse persone, che nella maggior parte dei casi non si conoscevano:Barton Stone, Thomas e Alexander Campbell, John Smith, … intorno al 1832, e da cui nascono duegruppi:

• DISCEPOLI DI CRISTO , strutturati come chiesa, soprattutto da predicazione diAlexander Campbell. Circa 2 milioni e mezzo nel mondo.

• CHIESE DI CRISTO , composto da comunità indipendenti senza organizzazione strutturata.Circa 5 milioni di aderenti nel mondo.

__________________________________________________

ALTRI GRUPPI

A fianco delle chiese nate dalla Riforma e dei movimenti evangelici sorti nei secoli successivi, esisteun insieme di gruppi nati nelle “terre protestanti” ma che non possono essere definiti “evangelici” insenso proprio, né desiderano essere considerati come tali. Alcuni di questi movimenti lasciano cadereuno dei punti decisivi che collegano il Protestantesimo con la chiesa dei primi secoli: il dogma dellaTrinità; altri modificano in parte il principio scritturale, che è uno dei cardini della Riforma, accostandoalla Bibbia i loro testi sacri. Tuttavia la loro morale è spesso di tipo protestante.

UNITARIANINato nel 1500 (Lelio e Fausto Socino => detti anche “sociniani”), perseguitati molto nel Cinque eSeicento, riformatisi in Nord America a fine settecento.Definiscono Dio come uno e non trino (antitrinitari); unitariani erano ad es. Michele Serveto e IsaacNewton.Nel 1961 si fuse con Chiesa Universalista (principio salvezza aperta a tutti) e negli USA ha preso ilnome di Unitarian Universalist Association.Negli Usa conta circa 170.000 membri.

TESTIMONI DI GEOVANato dalla predicazione di Charles Taze Russel in Pennsylvania (1870), basato sulla teologia della finee visione apocalittica della storia, nel 1931 prende il nome di Testimoni di Geova. Basato sul biblicismo (interpretazione letterale del testo biblico), antitrinitari, ritorno di Cristo (calcolodata della fine).Circa 16 milioni nel mondo, e 230.000 in Italia.

MORMONI(o “Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni” o “Chiesa di Gesù Cristo”)Nati dalla predicazione di Joseph Smith, in Nuova Inghilterra (USA), il quale ebbe una serie di visioni,rivenne il “libro di Mormon” in lingua egiziana su placche d’oro e lo tradusse in inglese, e nel 1830iniziò le sue predicazioni su tribù ebraiche emigrate negli USA in tempi antichissimi e visitate da GesùCristo tra la morte e la Resurrezione.Forte senso messianico e immagine del popolo americano come “popolo eletto”.Perseguitati, nel 1846/47 fecero una marcia verso lo Utah guidati da Bringham Young.Circa 11 milioni nel mondo, e 20.000 in Italia.

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FORMAZIONE GUIDE del SISTEMA MUSEALE VALDESE

1) Il Sistema Museale ValdeseNelle Valli Pellice e Chisone-Germanasca si è strutturato nel corso di oltre un secolo un complessodi musei e luoghi di memoria legati alle vicende della storia valdese. I siti, organizzati nel SistemaMuseale Eco-storico delle Valli Valdesi, sono seguiti nella gestione ordinaria dal CoordinamentoMusei e Luoghi storici valdesi, e nella prenotazione e organizzazione di visite guidate dallaFondazione Centro Culturale Valdese.I musei sono 9, a carattere storico e/o etnografico, dislocati a: Torre Pellice, Angrogna, Rorà, Pomaretto, Balsiglia, Rodoretto, Prali; i luoghi di memoria sono 5, ad Angrogna, Bobbio Pellice, Rorà. Sul territorio vi sono altri luoghi legati alla storia valdese, non inclusi nel complesso perché privi di un monumento/sito museale o perché più difficili da raggiungere; molti sono comunque gestiti e curati dal Comitato Luoghi Storici.Nei percorsi di visita sono inoltre spesso inclusi i templi valdesi e altri edifici legati all’attività dellechiese e a temi di attualità.

2) La formazione di guide, volontari, interessatiLa Fondazione Centro Culturale Valdese si occupa della formazione delle guide per il Sistemamuseale valdese. Si tratta di persone di varia esperienza, età e provenienza, che desideranopresentare e approfondire la storia del territorio, delle Chiese Valdesi, del Protestantesimo. La formazione è complessa, perché tratta di storia, teologia, ecclesiologia e cultura materiale;inoltre deve preparare per l’accoglienza di diversi tipi di gruppi e linguaggi (scuole, gruppi dichiesa, europei ed extraeuropei, turisti, studiosi…).Per gestire questa complessità, la formazione è permanente: ogni anno vengono organizzati deicorsi di base e di approfondimento, delle prove pratiche e dei laboratori, in modo che ogni guida,che sia alle prime armi o in servizio da anni, possa proseguire il percorso “verticalmente”(specializzandosi su alcuni temi), e/o “orizzontalmente” (preparandosi per accompagnare in un altromuseo o un altro tipo di gruppo).

3) Diventare guide nel Sistema museale valdesePer essere guida del Sistema occorre:a) Seguire i corsi di formazione sui contenuti (storia, teologia, ecclesiologia, cultura materiale) e

sulle modalità (struttura del sistema museale, tecniche di comunicazione, animazioni);b) Osservare il lavoro delle guide già in servizio con gruppi di adulti o scuole; fare i primi tentativi

di accompagnamento con il supporto di un tutor;c) Se interessati/e a proseguire, occorre fare domanda al Coordinamento Musei e Luoghi storici

valdesi, esplicitando la propria formazione e le motivazioni. L’approvazione della domandacomporta l’iscrizione nell’elenco delle guide in servizio e la consegna del cartellino personale.Una volta iscritti, i volontari sono anche coperti, nel corso dell’attività, dall’assicurazioneprevista nei luoghi utilizzati.

d) Partecipare regolarmente alle attività di formazione e approfondimento, per mantenere eaccrescere la propria formazione.

4) Essere volontari e volontarie “speciali”

L’attività svolta dalle guide viene detta “volontariato”, anche se di tipo particolare: infatti prevedeuna formazione continua e complessa, tale da renderlo un volontariato altamente specializzato;inoltre le guide ricevono un rimborso simbolico per ogni accompagnamento effettuato, del valore di

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€20,00 per guide in italiano, e di €30,00 se in altra lingua. Il rimborso è calcolato per ogni guida dimezza giornata, indipendentemente dalla durata (1 o 4 ore), e viene corrisposto semestralmente informa di rimborso o di contratto di collaborazione occasionale.

5) L’impegno richiestoIl primo impegno richiesto per questa attività è senz’altro il tempo dedicato alla formazione:durante i corsi, seguendo altre guide, leggendo e studiando a casa. L’impegno nell’accompagnamento dipende dalla propria disponibilità, sia in termini di tempo (inbase ai propri impegni di studio o lavorativi, ecc..), sia di interesse (preferenza per un solo tipo digruppo, luogo o lingua, oppure interesse a variare). In base alle prenotazioni ogni guida vienecontattata con proposte di gruppi, luoghi e date, valutando insieme interessi, disponibilità,esperienza e voglia di sperimentare…

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VISITA DIDATTICA “VALDESI: STORIA ed ATTUALITÀ di una MINORANZA”ipotesi di scaletta

INTRODUZIONE (fatta nel luogo in cui si inizia la visita)

Introduzione generale: Presentazione reciproca (es. nome, età, professione e residenza guida; da dove vengono, che

gruppo/classe sono, sono mai stati in questa valle o in montagna, ecc..) Cosa sanno già (sui valdesi e sui luoghi che vedranno) Cosa si aspettano dalla giornata/mezza giornata/gita Informazioni sul programma (cosa visitiamo, quali sono i tempi, gli spostamenti)Introduzione al tema: Introduzione sui valdesi in Italia e nel mondo (con animazione scritta o a voce)

Chi sono i valdesi oggi? Chiesa cristiana protestante (area riformata), caratterizzata da storiaparticolare che inizia nel Medioevo, prima della Riforma protestante del 1500.Quali sono i paesi nel mondo a maggioranza protestante? (nord Europa, nord America, ecc..)Quanti sono i cristiani nel mondo? 2 miliardi circa: i cattolici (1 miliardo), i protestanti (650 milioni), gli ortodossi (300 milioni).

Introduzione sul territorio (ad es. particolarità valli valdesi, ecc…)

TORRE PELLICE

MUSEO STORICO Introduzione alla storia valdese: lunga 8 secoli, divisa in tre periodi; illustrata con asse del tempo

(come racconto, o come attività fatta da loro) con i cartellini; Visita/racconto del museo sulla base di eventuale gioco animazione (asse del tempo, domande sui

pannelli/sulle bacheche, interviste, altro), con particolare attenzione ai seguenti avvenimenti: Nascita movimento: dove e perché. Chi era Valdo? Chi erano i Poveri? Scomunica e clandestinità. Sviluppo movimento: dove e perché. Barba Martino e cartina

dell’Europa. Riforma: periodo, contesto, personaggi. Cosa hanno fatto a scuola? (coinvolgere anche

insegnante di storia, se è il caso). Sottolineare le bibbie, le immagini (Lutero, Zwingli eCalvino), le cartine, il plastico di Chanforan. Controriforma, fine della Riforma in Italia,sopravvivenza dei valdesi in Piemonte. Perché?

Persecuzioni in Piemonte. Quante e perché? (ad esempio) Racconto Glorioso Rimpatrio, il resole e Henry Arnaud

Il ghetto nelle Valli: quali erano i confini? Perché in montagna? Quali erano i limiti imposti?Cosa vuol dire “vivere nel ghetto”? (cosa vi immaginate?)

L’interesse dal nord Europa. Il ruolo di Beckwith, la costruzione delle scuolette 1848 e diritti civili e politici! Cosa significa libertà oggi? Cosa significava per loro? Cosa

rappresentano i falò? I valdesi, il Risorgimento, l’Evangelizzazione: la diffusione di chiese valdesi in tutta Italia.

L’emigrazione in America (nord e sud). Lo sviluppo di altre chiese protestanti in Italia. Le due guerre. Lo stato fascista e il concordato. Ricadute sui valdesi ed altre chiese. Resistenza.

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TEMPIO Quali sono le caratteristiche dell’edificio? A che cosa vi fa pensare? Dove siamo? Quali differenze rispetto a una chiesa cattolica o al luogo di culto che conoscete? Cosa “manca”?

cosa c’è “in più”? (attenzione! Conviene chiedere sempre se la famiglia fa parte di una chiesa, sehanno seguito catechismi o altro ecc..; con delicatezza e valorizzando le “minoranze”: spesso sonomigranti o figli di migranti; sempre più classi hanno studenti cattolici, ortodossi, evangelici,musulmani, buddisti…)

Quali sono le cose simili? Quali sono gli elementi che vi fanno pensare che questa è una chiesacristiana?

Caratteristiche importanti: pulpito, panche, bibbia. Perché? Cos’è la Bibbia? (antico e nuovo testamento, traduzioni ecumeniche). Quali chiese hanno la bibbia

come testo di riferimento? Quali sono le differenze principali tra il cattolicesimo e il protestantesimo? Chiarimenti sul perché mancano alcune cose (tabernacolo e fonte battesimale=>solo due

sacramenti, e concepiti in maniera differente; confessionale=>non sacramento, ma c’è momentoindividuale; immagini=>chiesa della Parola, pochi simboli, caratteristica chiese calviniste; ecc…)

Altri approfondimenti secondo interesse: pastore donna/uomo, matrimonio, responsabilità e libertàdel credente, no gerarchie, no dogmi, ……

Possibilità utilizzare animazione scritta: disegnare/descrivere il tempio

AULA SINODALE Cosa li colpisce (banchi, disegno, ecc.). a cosa serve questo posto? Chiesa, assemblea, tribunale? Spiegazione struttura chiesa assembleare e sinodo (eventualmente con distribuzione cartellini) Esempio alcune delle tematiche discusse al sinodo Proporre eventualmente un momento dell’assemblea da “ripetere” (es. discussione su un tema,

ragionando anche su modalità lavoro in assemblea)

VAL D’ANGROGNA(Se la guida non ha già accompagnato il gruppo e lo vede per la prima volta, ripetere l’introduzione)

CHANFORAN Descrizione ambiente (dove ci troviamo? Cos’è questo monumento?) Cosa si ricordano della spiegazione del mattino? (Riforma, periodo, immagini) Descrizione clima storico ‘500: momento discussione idee riformatori, movimento valdese segue

temi e ne comincia a discutere. Ruolo dei barba, convocazione assemblea. Partecipazione varieparti del movimento, delegazione svizzera (Farel). Temi di discussione, diverse correnti, sceltafinale.

Sviluppi successivi: uscita dalla clandestinità e costruzione primi templi. Contatti con Ginevra ealtre zone di riformati sviluppate in Piemonte.

Prime persecuzioni del 1560 e cambiamento organizzazione. Descrizione paesaggio: mostrare disposizione valli, ambiente alpino, terrazzamenti e resistenza

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SCUOLETTA BECKWITH Descrizione ambiente (dove ci troviamo? Perché qui c’è una scuola? È ancora usata?ecc..) Cosa si ricordano del mattino (quadro Beckwith, racconti sul ghetto…) Descrizione importanza istruzione per protestanti (da 1500); organizzazione precedente alle scuole

dell’800 (istruzione famigliare/da parte del pastore; comitato olandese nel 1700, ecc..), ruolo inglesinell’800 e costruzione scuolette con interessamento Beckwith.

Confronto scuole di montagna/città, di ieri/oggi (scuole nel centro perché c’è l’autobus, ecc..) Importanza istruzione oggi e per l’epoca: cosa gli serviva saper leggere? Cosa leggevano? (perché

la bibbia: collegarsi con spiegazioni nel museo e nel tempio).

GHEISA D’LA TANA Spiegazione nome e forma grotta. Idea della grotta-tempio, della grotta-simbolo: clandestinità medievale e persecuzioni del 1600 Cosa si ricordano delle spiegazioni? Grotta legata a persecuzioni. Perché dovevano nascondersi?

Da chi?

MUSEO DELLE DONNE Perché un museo sulle donne: ricerca storica continua, potere della memoria, assenza e oblio in

storia Temi museo: s/Scrittura (bibbia e capacità leggere/scrivere) e viaggio (possibilità spostarsi) Donne valdesi ‘800: al centro museo, biografie e fotografie. Ad esempio leggere/commentare storia

maestra C. Bonnet a Cosenza, ricollegandosi a storia scuoletta e evangelizzazione vista al mattino. Donne valdesi e protestanti: sorores medievali (ricollegarsi alla storia dei barba), teologhe riforma,

predicatrici puritane ‘600, resistenti francesi nel ‘700, suffragiste statunitensi ‘800

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QUALCHE CONSIGLIO…

Scegliere la disposizione della guida e del gruppo / setting • Dove mettersi? Dove fare sistemare il gruppo? È indispensabile per mantenere in seguito

l’attenzione. In base a quali aspetti si vogliono far osservare del luogo che si sta visitando, la guidadeve pensare bene dove posizionarsi, e far muovere il gruppo (venite avanti, venite verso destra,sedetevi pure, etc..);

• Sempre meglio se il posto in cui parla la guida è un po’ rialzato, in modo da essere visti e sentiticon più facilità; se si può, meglio se il gruppo è seduto (segue meglio);

• Fare attenzione a che tutti riescano a vedere e sentire, chiedere conferma;• Mentre si spiega, è bene mostrare e descrivere l’ambiente (pannelli o oggetti nel museo, dettagli dei

luoghi storici, ecc..), magari anche spostandosi un poco; gli spostamenti riattivano le attenzionicalanti.

Rapporto con insegnanti/capogruppo• È sempre bene presentarsi all’inizio della visita, chiedere quali sono gli obiettivi della visita, se i

partecipanti hanno letto o visitato già altri luoghi, ecc.. • Cercare di “gestirli” il più possibile durante la visita, evitando sia l’ingerenza troppo marcata

(risponde al posto dei ragazzi, parla al posto della guida), sia l’assenteismo totale (soprattutto nelcaso di scuole, il ruolo dell’insegnante può essere importante nel rapporto con gli studenti).

Rapporto con classe/gruppo• Incentivare le domande; • Ripetere sempre ad alta voce le domande fatte dal gruppo (non tutti le sentono); • “Raccogliere” il più possibile domande e commenti fatte dai partecipanti, e sfruttarle per una

spiegazione, anche quelle fatte per scherzo (possono essere utili per instaurare rapporto – rispostascherzosa- e/o per spiegare qualcosa!);

• In particolare con bambini/ragazzi: stimolare loro ragionamento su alcuni temi; imparare alcuni deiloro nomi, per poterli citare come esempio del racconto (“immaginiamo che Giovanni fosse unbarba”) o per richiamare la loro attenzione;

• Evitare di parlare se troppi chiacchierano tra loro o sono distratti; aspettare che si scambino icommenti, poi richiamare l’attenzione (esplicitamente con i ragazzi; gli adulti spesso si“richiamano” tra loro);

• Nel museo, lasciare del tempo “silenzioso” per permettere al gruppo di osservare le sale, i pannelli,gli oggetti del museo, e fare liberamente dei commenti;

• Chiedere di spegnere o silenziare i telefoni cellulari a inizio visita: si evitano interruzioni;• Spiegare/ricordare le fasi della visita (ora passiamo al 1600; ora proseguiamo per Chanforan...)

Animazioni utilizzabili durante la spiegazione(alcuni esempi) Asse del tempo, per introdurre/riassumere la storia; Quiz cristiani nel mondo, per introdurre tema religioni e loro geografia; Osservazione del tempio: disegnarlo o rispondere a domande su sue caratteristiche; Schede con domande sul museo (da compilare a gruppi ed esporre): personaggi, luoghi, periodi; Acrostici su alcune parole-chiave (Valdo, barba, Riforma, diritti, ecc..) o altri “test” riassuntivi; Animazione nell’aula sinodale, con distribuzione ruoli e ricostruzione sinodo.

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