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1. Introduzione

La scelta del lavoro a tesi e i miei obiettivi.

2. La danza nei secoli

La nascita, l’evoluzione l’importanza del balletto nel corso dei secoli.

3. La danza della fisica

Le leggi che regolano il movimento del ballerino nello spazio.

Equilibrio e base d’appoggio

Le leve e il corpo umano

Momento angolare e rotazione

La meccanica nei salti

4. Unità didattica

Elaborazione di un piano di studi che dimostri la mia tesi.

5. Conclusioni

Il punto di arrivo e i risultati ottenuti

6. Bibliografia

1. Introduzione

La scelta della propria tesi, solitamente, avviene nel campo delle esperienze, delle passioni, degli

interessi personali.

Ho cominciato a seguire le prime lezioni di danza classica a sette anni, un po’ per caso, dopo un

fallimentare tentativo di suonare il violino.

Non è stato un amore a prima vista: la danza, come le materie scientifiche, è una disciplina rigorosa,

precisa e non poco faticosa. Quando ho iniziato a capire ogni posizione, ogni movimento e ad

ascoltare il mio corpo sono riuscita a farla mia.

Allora è nata la passione.

Ho trovato nella danza classica e nella fisica tante somiglianze.

Entrambe richiedono precisione, costanza, impegno. Ma soprattutto nascondono dietro alla loro

rigidità un mondo fatto di energia, di movimento, di forza.

Per questo motivo mi interessa capire se e come queste due scienze sono collegate.

La fisica, attraverso la statica, la dinamica, la biomeccanica, può aiutare un ballerino a comprendere

più profondamente come muoversi nello spazio.

Quello che la mia tesi intende dimostrare è che è possibile, tramite l’espressività della danza,

avvicinarsi in modo diverso e affascinante alle materie scientifiche.

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Ritengo indispensabile considerare ogni nostra conoscenza non fine a se stessa ma in continuo

rapporto con tutte le altre e col mondo.

Saper collegare quello che apprendiamo è secondo me una delle potenzialità più grandi della nostra

mente e ci permette di ottenere un sapere più completo.

Credo anche che, se molto spesso le discipline scientifiche sono dai ragazzi considerate un po’

noiose e poco pratiche, il ballo può essere uno dei modi di stimolare curiosità.

Comunicare è una parola chiave nella vita. Con questa mia tesi vorrei trovare una via un po’

speciale per trasmettere uno studio. Con tutta l’energia e la passione di una danza.

2. La danza nei secoli

La danza, come la fisica, si sviluppa nelle dimensioni dello spazio e del tempo.

Da sempre l’uomo si esprime ballando; prima ancora di scrivere o di fare musica questo linguaggio

gestuale e universale accompagnava le esperienze di vita.

Danzare è un modo per comunicare tanto se stessi quanto la realtà in cui si vive.

Il dialogo continuo fra l’individuo e il mondo è sempre necessario ed è forse la ricerca più

complessa in ogni disciplina.

Nell’era paleolitica gli uomini ballano in gruppo, con lo scopo di accompagnare i momenti più

importanti e le celebrazioni.

Sono danze tematiche, propiziatorie, imitative.

I dipinti rupestri degli uomini primitivi ne portano testimonianza.

Mano a mano che si strutturano le prime tribù e le prime società anche il ballo diviene sempre più

rituale e diversificato.

Compaiono danze che si ispirano al rapporto fra maschio e femmina e la danza del ventre: la prima

forma di spettacolo.

Alla civiltà egizia risale invece l’idea del ritmo.

I faraoni favoriscono le danze, che attirano le masse nelle celebrazioni politico-religiose e che

seguono il tempo dettato dai battiti delle mani.

È però nell’antica Grecia che la danza si evolve ulteriormente.

Non è più decorazione né accompagnamento: ad Atene con il culto di Dioniso e del piacere

sensoriale nascono i balli dei pigiatori d’uva.

Lo stato di ebbrezza si traduce in estasi ed è a questa libertà nel movimento che si ispirano molte

danze del XX secolo.

Durante l’epoca romana ad essere esaltati sono la forza e l’intelletto. In questo scenario, ad

esclusione della pratica del mimo, la danza passa in secondo piano.

Si balla per purificare i campi, in onore del dio Marte, per riprendere la cultura greca ed etrusca o

per celebrare eventi e personaggi storici.

Il medioevo porta con sé una Chiesa sempre più influente e rigida, che predica il dualismo tra corpo

e anima. Una concezione simile contraddice la natura stessa della danza, ritenuta peccaminosa e

condannata.

Ballare diventa la via di fuga dagli schemi imposti, uno sfogo che porta a danze macabre, isteriche,

estenuanti, nelle piazze e davanti alle chiese.

Col rinascimento i balli si trasferiscono a corte. Intrattenimento per affermare il potere delle

famiglie aristocratiche, entrano a far parte con le altre arti dei banchetti.

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Di pari passo cresce l’interesse a teorizzare la danza: i nobili chiedono più che una semplice

improvvisazione, così nasce la figura dell’insegnante.

Nel 1581 ha luogo in Francia il primo balletto di cui si conosce la musica, la coreografia e il libretto

originale è “Le Ballette comique de la Royne”.

Altrettanto importante è la fondazione, da parte di Luigi XIV nel 1661, dell’Accademie Royale de

Danse, la prima scuola professionale di danza. Nello stesso periodo i balletti iniziano ad arrivare nei

teatri con proscenio e palco: nasce la danza classica.

La sua crescita è continua: dal 1681 appaiono le prime ballerine professioniste; nel 1708 il primo

spettacolo aperto al pubblico comune va in scena; le stelle Marie Camargo e Marie Sallè

alleggeriscono i costumi fino ad allora completamente inadatti.

Seguendo l'esempio di Luigi XIV, in tutta Europa iniziano a svilupparsi compagnie. Una di queste è

l'Accademia Imperiale del Balletto di San Pietroburgo, la cui scuola, fondata nel 1738, diventa

nell'ottocento la capitale mondiale del balletto classico grazie a maestri come Enrico Cecchetti e

Marius Petipa.

Personaggio di prima importanza nel panorama mondiale della danza è, nella seconda metà del

XVIII secolo, Jean Georges Nouverre.

Coreografo e teorico della danza, pubblica diversi trattati, nei quali sostiene l’unità tra musica,

danza e scenografia e l’importanza della mimica e dell’espressività.

Su idee simili lavorano l’italiano Salvatore Viganò, che rende la Scala di Milano un punto di

riferimento internazionale, e il suo allievo Carlo Blasis.

È però nell’Ottocento, con l’avvento del romanticismo, che il balletto raggiunge la sua apoteosi.

La danza rispecchia il contesto in cui si evolve: i soggetti non sono più mitologici; si ispirano alle

vicende amorose, sofferte e cariche di sentimento, le predilette del periodo.

L’avvento del valzer porta al centro della scena la coppia e in particolare la ballerina.

Simbolo della creatura eterea e immateriale, indossa per la prima volta punte e tutù bianco che la

rendono ancor più evanescente.

L’inaugurazione di questa stagione coincide con la prima messa in scena, nel 1832, de “La

Sylphide” del coreografo Filippo Taglioni, interpretata dalla figlia Maria.

Quest’opera diventa un modello a cui si ispirano tutte le rappresentazioni dell’epoca sia per le

tematiche (il rapporto fra l’uomo e il soprannaturale ripreso in primis in Giselle) sia per lo stile, per

le tecniche, per i costumi.

Nell’Europa occidentale di fine ‘800, il balletto romantico, privo delle sue qualità drammatiche e

incentrato solo sui virtuosismi delle danzatrici, entra in decadenza.

A rinnovare il linguaggio della danza sono la Russia e gli Stati Uniti, che spingono nella

sperimentazione di una nuova danza.

L’impresario e organizzatore russo Serge Diaghilev, fonda i Ballets Russes.

Trasferitosi a Parigi con i migliori coreografi e ballerini, inizia una vera e propria operazione di

ringiovanimento del repertorio tradizionale.

Questi artisti trovano per primi il coraggio di allontanarsi dal rigido accademismo e di far valere i

loro principi estetici: espressività di tutto il corpo e di tutto il gruppo, alleanza con le altre arti,

adattabilità delle coreografie.

Tutto il mondo prende esempio dai cambiamenti introdotti da Diaghilev, ma se con i Balletti russi

c’è un’evoluzione della danza classica, in america Isadora Duncan sogna la danza moderna.

Proclama una danza libera, a piedi nudi, riprendendo tuniche e veli che ricordano le vesti greche.

Un’altra protagonista di questa danza, sfida aperta all’accademismo europeo, è Marta Graham.

Dopo più di quattro secoli si ricomincia a dare importanza alla terra, da cui la ballerina classica

cerca di fuggire.

La danza moderna conosce un’ulteriore evoluzione negli anni ’70, con l’avvento della new dance.

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Danza, teatro, musica e pittura si fondono in un unico spettacolo che ha come obiettivo il pieno

coinvolgimento del pubblico. Egli percepisce da solo il messaggio, la conclusione che non viene

imposta dall’artista.

In questi anni Pina Baush fonda il Tanztheater e da avvio al teatro_danza. La danza tedesca cerca un

teatro in cui l’essere umano, nella sua quotidianità, trovi la sua espressione.

Nel ventesimo secolo anche la danza inizia a girare il mondo: la globalizzazione mescola i balli

come le culture, portando gli stili e le tradizioni da un continente all’altro.

È evidente come la cultura e la società sono il punto di partenza di una danza.

Questa si intreccia con la pittura( le ballerine di Degas, di Matisse, le scenografie di Picasso), con la

musica, con la filosofia( il pensiero di Nietzsche).

Sono tutte queste espressioni dell’uomo e della collettività.

Il ballerino, dunque, esprime se stesso nel suo mondo.

Un corpo fisico che si muove nello spazio intorno a sè.

Ballare è la poesia dei piedi. (J. Dryden)

La danza è una poesia muta; la poesia è una danza parlata". (Simonide)

"Bisogna considerare perduto ogni giorno nel quale non si abbia ballato almeno una volta." (F.

Nietzsche)

"Bisogna avere un caos dentro di sé per generare una stella danzante" (F. Nietzsche)

La danza in tutte le sue forme, non può essere esclusa da una nobile educazione: danzare con i

piedi, con le idee, con le parole, e devo aggiungere che bisogna saper danzare con la penna? (F.

Nietzsche)

L'anima del filosofo risiede nella sua testa, l'anima del poeta nel suo cuore, l'anima del ballerino

pulsa in tutto il suo essere." (Gibran)

3. La danza della fisica

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Nella danza ogni posizione o movimento ha le sue leggi.

Di sicuro capire la meccanica può essere utile ad un ballerino per ottenere l’equilibrio, la precisione,

la leggerezza necessari in questo sport.

Ma ancora di più intendo dimostrare che studiare la fisica su movimenti e situazioni concrete può

essere uno stimolo ulteriore e interessantissimo per ragazzi del liceo come me, per i quali è spesso

difficile approciarsi alle materie scientifiche.

Vediamo ora qualche posizione della danza, in alcune foto scattate durante un mio esame il 6

Giugno 2007.

3.1 Equilibrio e base d’appoggio

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Un esercizio base della danza classica è il pliè(fig 1, 2, 3)

Nelle foto si possono vedere dei pliè in diverse posizioni.

Il pliè è un esercizio di riscaldamento, ma è fondamentale per verificare il nostro equilibrio.

La posa in danza classica è bella e sorprendente nel momento in cui il ballerino riesce a mantenerla

nel tempo senza sbilanciarsi.

Per fare questo, ottenendo cioè l’equilibrio, è necessario che la somma vettoriale di tutte le forze sia

nulla (equilibrio di traslazione) e che la somma vettoriale di tutti i momenti esterni applicati al

corpo sia anch’essa zero(equilibrio di rotazione).

Infatti un corpo può muoversi di moto traslatorio, rotatorio, o rototraslatorio.

Se il peso cade nella base d’appoggio l’equilibrio è stabile.

Un corpo è in equilibrio stabile quando spostandolo dalla sua posizione, esso tende a ritornarvi.

È in equilibrio instabile se spostandolo dalla sua posizione, esso tende ad andare nella posizione di

equilibrio stabile.

È in equilibrio indifferente se spostandolo dalla posizione, esso resta nella nuova posizione.

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Basi d’appoggio

Quando il ballerino è ben stabile e la proiezione della sua forza peso sta all’interno della base

d’appoggio, può assumere qualsiasi posizione.

Bisogna sempre controllare ogni movimento, controbilanciare tutte le forze, non perdere mai la

concentrazione e sapere come il corpo si sta muovendo nello spazio.

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2.

Ovviamente il modo migliore per garantire la stabilità è aumentare la base d’appoggio.

Se i piedi del ballerino sono distanti, anche se con il tronco non è perfettamente diritto e

perpendicolare al suolo la forza peso rientra comunque nella base d’appoggio.

Ecco perché per un ballerino che esegue un pliè( come tanti altri esercizi), la posizione più stabile è

la seconda, quella con le gambe divaricate. Tra l’altro questa posa sforza molto meno le

articolazioni: non è necessario sollevare i talloni nel punto massimo del movimento.

3.

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4.

In alcuni casi però estendere al massimo l’area della base d’appoggio non significa assicurarsi

l’equilibrio.

Infatti bisogna considerare che il ballerino è in continuo movimento e non è sempre facile spostare

l’appoggio del peso.

In questa posa(fig 4), ad esempio, la base d’appoggio è estremamente ampia. N

Nel momento in cui si vuole tornare nella posizione eretta, quindi appoggiandosi sul solo piede

sinistro, lo sforzo da fare è notevolissimo.

Infatti la ballerina, completamente sbilanciata e inclinata rispetto al suolo, deve spingere con tutte le

sue forze il piede sinistro contro il pavimento per ottenere una forza uguale e contraria( terza legge

di Newton) che la spinga a ruotare in senso antiorario fino alla posizione desiderata.

5.

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Lo sforzo principale durante la danza classica è far sì che tutti i muscoli collaborino a mantenere il

corpo rigido.

Per far sì che il ballerino non si sbilanci ed esegua i movimenti correttamente è necessario che tutte

le parti del corpo, tranne quelle volutamente in movimento, mantengano un assetto preciso.

Un corpo rigido è soggetto al vincolo di rigidità, ovvero un vincolo di posizione per cui due punti A

e B di un corpo rigido mantengono sempre la stessa distanza relativa in ogni momento.

Un corpo rigido non varia forma o dimensione quando gli viene applicata una forza.

I corpi solidi possono approssimatamente essere considerati rigidi: il corpo rigido è un’astrazione:

in natura non ci saranno mai corpi perfettamente rigidi

Ci saranno corpi il cui comportamento, in particolari condizioni, può essere

descritto come quello di un corpo rigido

Bisogna comunque tenere conto che studiare l’effetto di una forza su un corpo rigido, costituito

quindi da un sistema di punti, è più difficile di studiare l’effetto che ha su un singolo punto

materiale.

Infatti se la forza viene applicata in punti diversi del corpo cambia anche il moto conseguente.

Per semplificare questo studio si introduce il concetto di centro di massa.

Il centro di massa, o CM, è un punto ideale in cui (sempre idealmente) è concentrata tutta la massa

del corpo e su cui agiscono tutte le forze esterne.

Infatti è il punto materiale che nel moto del corpo segue la traiettoria più semplice.

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Nel momento in cui la base d’appoggio coincide con un solo piede l’equilibrio del ballerino è

ancora più precario: l’area della base è molto ristretta.

Se non rimane diritto e non scarica il peso sul suo piede, si sbilancia.

Questo perché su di esso agisce un momento di rotazione rispetto al punto d’appoggio.

Momento di rotazione rispetto al punto (Mr)

=

Componente del braccio di rotazione rispetto al punto perpendicolare alla forza (Br)

x

Forza applicata (F r)

A seconda della base d’appoggio del ballerino si può calcolare anche la pressione che esso esercita

sul suolo.

La pressione è una grandezza fisica definita come il rapporto tra una forza applicata ortogonalmente

ad una superficie e l’area della superficie stessa.

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Pressione (Pa)= Forza (N) /superficie )

Pa indica l’unità di misu

Dato che la pressione e la superficie sono inversamente proporzionali, e dato che la forza peso della

ballerina è costante, più piccola è la base d’appoggio maggiore è la pressione sul suolo.

Ipotizziamo la pressione che esercita una ballerina di 50 kg su due piedi, su un solo piede, sulle due

punte e su una sola punta

4 cm

20 cm

Superficie occupata dal piede: considerandolo come un rettangolo di circa 20 cm di lunghezza x 4

cm di larghezza, la sua area è circa di 80∙10 ⁴

F

⁴ 60'000 Pa

4 cm

2 cm

Superficie occupata dalla punta: considerandola come un rettangolo di circa 2 cm di lunghezza x 4

⁴ 600'000 Pa

Quando si passa dai due piedi (o dalle due punte) di appoggio al singolo piede(o alla singola punta),

la pressione raddoppia. Infatti la superficie della base d’appoggio è dimezzata.

Quando dai due piedi ( o dal singolo piede) si passa alle due punte( o alla singola punta), la

pressione diventa dieci volte più grande. Infatti la superficie della base d’appoggio è dieci volte più

piccola.

3.2 Le leve del corpo umano

6.

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In ogni posizione di danza, nel nostro corpo lavorano una serie di leve che ci permettono di

muoverci.

Una leva è una macchina semplice formata da due bracci solidali, che ruotano vincolati ad un

fulcro. Su di essi vengono applicati una forza motrice(potenza) e una forza resistente(resistenza).

Per mantenere l’equilibrio i momenti delle due forze si devono equivalere.

Per sollevarsi sulla mezza punta(fig 6), è fondamentale la leva del piede che ci aiuta a mantenere

stabilità.

Il piede ruota attorno alle dita, vincolate al suolo(fulcro).

Il peso del corpo è applicato sulla caviglia(resistenza), mentre il tricipite surale rende possibile il

movimento.

Il sistema è in equilibrio se la risultante dei momenti delle due forze(motrice e resistente) è nulla.

M OMENTO = F ORZA(N) x b raccio(m)

Se la risultante dei momenti deve essere nulla allora:

M FORZA MOTRICE = M FORZA RESITENTE

Fm x bm = Fr x br

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7.

Un’altra leva fondamentale( di primo genere) è quella del tronco(fig 7).

La settima vertebra della colonna è il fulcro, i muscoli erettori della colonna la potenza, il peso

situato nel baricentro, sul ventre, è la resistenza.

Quindi per diminuire il braccio della resistenza e fare meno fatica a mantenere la postura corretta un

ballerino deve tenere la pancia, immaginando di avvicinare il più possibile l’ombelico alla schiena.

Quando si solleva una gamba si ha invece una leva di terzo genere(fig 7).

Il fulcro è l’attaccatura coxo-femorale attorno al quale fa perno la gamba, il peso dell’arto situato

più o meno all’altezza del ginocchio è la resistenza e il grande adduttore applica la potenza.

Questo è un movimento molto faticoso che implica una grande forza muscolare, anche se

apparentemente il peso da sostenere è quello della sola gamba e non di tutto il corpo come negli

esempi precedenti.

Infatti le leve di terzo genere sono sempre svantaggiose.

3.3 Momento angolare e rotazione

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8.

Quando il ballerino esegue un giro(fig 8), o semplicemente compie un semicerchio con la gamba

(fig 9) è soggetto ad un momento angolare .

Per eseguire un giro il ballerino deve spingere contro il suolo, ottenendo, per la terza legge di

Newton, una spinta uguale e contraria (F). Il momento di rotazione, ovvero quella forza che

effettivamente fa girare il ballerino, si ottiene moltiplicando F per la distanza fra il punto in cui

spinge e l’asse attorno al quale gira (B)

Quanto è maggiore questa forza tanto più il ballerino accelera.

Durante la rotazione il moto del ballerino è, idealmente, circolare uniforme.

Percorrerà archi di giro uguali in tempi uguali.

Per calcolare la velocità angolare del ballerino si applicherà la formula

ω=2π ∕ T

dove ω è la velocità angolare e T il periodo, ovvero il tempo impiegato dal ballerino a compiere un

giro.

Ogni punto del corpo del ballerino che, rigido, esegue un giro, è ad una distanza diversa dall’asse

centrale e ha quindi una velocità diversa. La sua mano,per esempio, è più distante del suo gomito

dall’asse di rotazione e per completare il giro nello stesso tempo dovrà muoversi più velocemente,

descrivendo una maggiore circonferenza.

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La circonferenza più piccola è quella descritta dal gomito, quella più grande dalla mano.

Quindi la velocità delle varie parti del corpo non dipendono solo dalla velocità angolare ma anche

dalla distanza delle parti dall’asse centrale.

Quindi V=ω∙r V=2πr ∕ T

Un fattore fondamentale per determinare la velocità nel moto è il momento d’inerzia I.

Il momento d’inerzia è la resistenza che il corpo oppone alla rotazione, e dipende dalla distribuzione

e dal valore delle masse del corpo. In generale se pensiamo al ballerino come un cilindro che ruota

rappresenta il ballerino.

Nella rotazione il prodotto I x ω si conserva. Quindi se I diminuisce, ω, la velocità angolare

aumenta. Ecco perché i ballerini, dopo aver dato lo slancio iniziale, chiudono le braccia: così

diminuiscono il raggio, e di conseguenza I: la velocità angolare aumenta.

9.

In questa foto (fig 9) possiamo vedere un esempio di rotazione rispetto ad un punto( ovvero

l’attaccatura coxo femorale della gamba), in un esercizio chiamato rond de jambe.

In un qualsiasi movimento, come quello rotatorio, è molto importante considerare l’attrito fra il

ballerino e il suolo.

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L’attrito è una forza che si esercita tra due corpi e ostacola il movimento reciproco. Nel caso della

danza si tratta di attrito radente, ovvero dovuto allo strisciamento, che avviene su superfici piane.

L’attrito è fondamentale in quanto non fa scivolare il ballerino e gli permette molti movimenti,

come i giri stessi.

Infatti se nel momento in cui viene acquisito il movimento tramite la spinta non c’è abbastanza

attrito il ballerino rischia di scivolare

Ecco perchè si usa sotto le scarpette la pece. Infatti la formula per calcolare la forza d’attrito mette

in evidenza come questa dipenda anche dai materiali dei corpi in questione

Forza di attrito = μ ∙ Forza peso

μ è il coefficiente d’attrito, ovvero un numero compreso fra 0 e 1 che varia a seconda dei materiali

dei due corpi.

μ legno-pece › μ legno- raso

La pece va applicata solo sotto i talloni: così si aumenta l’attrito durante la fase di spinta.

Mentre il ballerino gira invece l’attrito contrasta il movimento e provoca una decelerazione. Quindi

essere solo sulla punta, dove non c’è pece e la superficie a contatto col suolo è minore, diminuisce

la forza d’attrito e aiuta il ballerino a mantenere sempre la stessa velocità.

3.4 La meccanica nei salti

10.

Per saltare un ballerino deve dare una forte spinta contro il suolo: la posizione ideale di partenza è

quindi il pliè, che permette di spingere con forza maggiore e più duratura( fig10:azione).

La forza che applica sul suolo provoca una forza uguale e contraria che fa saltare il ballerino (fig

11:reazione). Infatti la terza legge di Newton dice che ogni azione esercitata da un corpo su un

secondo corpo tramite una forza presenta nello stesso istante una reazione dal secondo sul primo

corpo uguale per intensità e direzione ma di verso opposto.

Durante la fase di volo, che sarà più lungo se la forza impressa è stata maggiore, si possono eseguire

diversi movimenti, come per esempio cambiare posizione delle gambe.

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11.

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Nei salti spostati in avanti, di lato o dietro la spinta non sarà perpendicolare al suolo, ottenendo così

una traiettoria a parabola.

Il moto del ballerino può essere considerato un moto parabolico.

Un corpo che si muove in questo modo si muove cioè contemporaneamente di moto rettilineo

uniforme (il movimento del ballerino parallelo al suolo in avanti, dietro o di lato) e di moto

uniformemente accelerato (il ballerino prima decelera salendo fino al punto massimo del salto, poi

accelera e cade soggetto alla forza di gravità).

La combinazione di questi due movimenti forma la caratteristica traiettoria a parabola ad asse

verticale.

4. Unità didattica

Sviluppando questo lavoro a tesi mi è venuto in mente di provare a strutturare un’unità didattica

tipo che risponda a quanto ho sostenuto fino ad ora.

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Infatti il mio obiettivo è proprio arrivare a spiegare come uno studio della fisica applicato a

situazioni concrete nella vita e negli sport, possa essere di aiuto agli studenti.

Ecco quindi un risvolto pratico di questa mia argomentazione.

Per studiare un’unità didattica ho cercato di utilizzare la mia esperienza, scolastica e sportiva,

analizzando quello che i miei insegnanti mi hanno dato e quali sono stati i metodi più efficaci

attraverso cui ho appreso.

Non è da sottovalutare la complessità del lavoro: è importante tenere sotto controllo tanti aspetti,

cercando un programma efficace ed originale, ma anche realmente fattibile.

Innanzi tutto vanno stesi gli obiettivi, che coincidono con quelli della mia tesi e che caratterizzano il

piano di studi.

A seconda degli obiettivi bisogna pensare subito al risultato aspettato dagli studenti, che ne è la

diretta conseguenza:

La questione principale poi è studiare il modo ottimale per giungere al punto di arrivo: quali

strumenti? Quali verifiche? Quante lezioni?

Innanzi tutto ho riflettuto sullo sport da prendere in esame: l’ambito della danza classica è molto

particolare, e di certo non è conosciuto da molti: per affascinare maggiormente dei ragazzi come me

e i miei compagni penso che sia necessario partire dall’argomento giusto.

Quindi credo la classe che si accinge ad affrontare un lavoro di questo tipo debba scegliere, tramite

un dibattito, lo sport più praticato, quello che possa interessare a tutti.

Una volta scelto, ho pensato al modo per comunicarlo: tutte le mie passioni più grandi sono nate dal

modo in cui mi è stato comunicato un argomento, in cui mi è stato trasmesso l’amore per una

particolare disciplina.

Quindi mi sono documentata su tutti gli strumenti possibili, alternativi alla lezione frontale che, per

quanto necessaria, viene vissuta da noi studenti più passivamente.

Le opportunità che mi sono venute in mente sono laboratori, lezioni pratiche in palestra, uscite

didattiche a vedere cosa vuol dire praticare professionalmente quello sport.

Così facendo si può sfruttare anche la possibilità di un programma interdisciplinare, che è sempre

utile per dare un metodo a noi studenti:inserendo diverse materie c’è più possibilità di coinvolgere

noi ragazzi con le più diverse attitudini e siamo sollecitati anche a non ragionare a compartimenti

stagni.

Infine, per verificare quanto realmente è stato appreso, ho pensato ad un prodotto finale, magari un

video, sicuramente un lavoro da fare a coppie o a piccoli gruppi.

La scelta del video mi sembra utile per inserire in questa unità didattica anche la disciplina dell’

informatica, vista l’indiscutibile importanza che ha il computer al giorno d’oggi.

Il lavoro di gruppo invece insegna a mettere insieme le idee, a saperle gestire e rielaborare insieme.

Nella mia esperienza ho sempre trovato difficile completare un lavoro in totale accordo con i miei

compagni: ognuno ha idee diverse e spesso si tende a voler far prevalere la propria.

Lavorare in gruppo è un metodo che ti impone di gestire e organizzare impegni, difficoltà e tempi

diversi. Ecco perché lo ritengo estremamente utile.

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OBIETTIVO:

Avvicinare gli studenti in un modo più accattivante

e appassionante alle leggi della meccanica classica.

Gli obiettivi saranno dunque:

1. Fornire una conoscenza sulle leggi base

della fisica classica

2. Saperle osservare ed applicare nella vita e

nello sport

ANNO

SCOLASTICO

2007/08

CLASSE

4 SEZ.

A/B/C

CORSO DI: Fisica

MATERIE COINVOLTE: Fisica,

Ed. Fisica, Storia e latre discipline

umanistiche

UNITA DIDATTICA N°1

FASI PERCORSO

DIDATTICO

CONTENUTI

STRUMENTI

RISULTATO ASPETTATO

La classe decide lo

sport che

preferisce

Le regole e le

tecniche fondamentali

dello sport scelto

Appunti

Dispense (da

Lo studente non solo ricorda e sa

spiegare con un linguaggio adeguato le

principali leggi della meccanica

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affrontare a livello

fisico

Lezioni frontali

Visione diretta di

una

gara/spettacolo/

partita dello sport

scelto

Lezione in palestra

con i professori di

fisica ed

educazione fisica

Elaborazione di un

video prodotto di

gruppo

(ed.fisica)

Il suo sviluppo nella

società (discipline

umanistiche)

Le leggi fisiche che

intervengono

praticando lo sport:

le tre leggi della

meccanica classica,

sistemi inerziali, stato

di quiete, moto

rettilineo, circolare,

parabolico, forze e

momenti (insegnante

di fisica)

libri differenti a

seconda dello

sport scelto)

Video

Uscita didattica

classica ma sa come applicarle nella

vita reale.

Ha inoltre acquisito una conoscenza

approfondita di uno sport, ed un

metodo di studio utile ed efficace per il

futuro.

5. Conclusioni

Ho iniziato questo percorso nella convinzione che sarebbe stato importante provare a studiare una

disciplina scientifica nei movimenti leggeri e artistici di quello sport che ho sempre praticato.

È stato un lavoro che ho portato a termine con piacere, e andando avanti cresceva la voglia di

spingermi in profondità.

Di movimenti nella danza ce ne sono mille e mille sono le leggi che si potrebbero studiare per

capirli sempre meglio.

Quello che non mi aspettavo era forse la vastità della mia area di indagine e un legame tanto forte

tra due mondi all’apparenza diversissimi.

Ho davvero sperimentato quanto può essere utile studiare una materia scientifica nello sport, ma mi

sono anche resa conto di quanto la fisica può essere utile ad uno sportivo.

La danza per la fisica e la fisica per la danza.

Un’andata e un ritorno.

Mentre le mie conoscenze si sono fatte più solide e sicure, mi sono accorta che durante il ballo sono

sempre più consapevole dei miei movimenti e dei miei errori.

Quando ballavo e venivo corretta dall’insegnante seguivo il consiglio ciecamente, senza capire

l’importanza di assumere una certa postura o di eseguire un dato movimento.

Ora credo di saper comprendere meglio il mio fisico e lo spazio intorno a me, di poterli gestire

consapevolmente.

Credo che questo possa essere un bel traguardo per ogni sportivo.

Altrettanto bello per uno studente potrebbe essere aver terminato un ciclo di studi imparando con

meno fatica e più interesse.

Magari potrà sembrare un programma meno usuale e rigoroso.

Secondo me è altrettanto efficace.

La danza per la fisica e la fisica per la danza.

Un’andata e un ritorno.

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6. Bibliografia

Libri

U. Amaldi, Galileo. Meccanica, Zanichelli editore

V.Palmisciano, Biomeccanica della danza e della ginnastica ritmica, Alfredo Guida editore, 1990

F. Pappacena, Teoria della danza classica vol.2, Gremese editore, 2004

A. Pontremoli, La danza. Storia, teoria, estetica del Novecento, Edizioni Laterza, 2006

W. Sorrel, Storia della danza, Società editrice il Mulino, 2000

A. Testa, 100 Grandi balletti, Gremese editore, 1999

Siti internet

http://people.na.infn.it/~pisanti/teaching/doc/lect3.pdf

http://www.dancevillage.com/ danza_mondo

http://www.informadanza.com

http://www.ips.it/scuola/concorso/seneca/APPARATOLOC.html

http://www.italiadonna.it/danza/cultura_e_danza.htm

http://www.my-personaltrainer.it/anatomia/muscoli.htm

http://www.polesine.com/pagine/cultura/arte/a003.htm