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INDICE I nostri 30 anni p. 3

Carlo Cattaneo p. 4

I NOSTRI PRESIDI

Dalle contestazioni all‟autonomia (Ivano Grande) p. 5

Giugno 2002 (Sabatino D‟Alessandro) p. 8

Formidabili quegli anni! (Antonio De Nicola) p. 9

La pipa di Fantini (Roberto Torchio) p. 11

LE TESTIMONIANZE

I miei trent‟anni al “Cattaneo” (Paola Arnaldi Suria) p. 13 Cultura scientifica ed umanistica (Giuseppe Grimaldi) p. 15

Immagini (M. Antonietta Boscolo) p. 15

Eccomi di nuovo qui! (Patrizia Civera) p. 17

Sono stato un allievo…(ricordi di ex allievi) p. 18

Segreteria e dintorni : intervista a Saverio Rotella p. 20 intervista a Salvatore Vanacore p. 22

LA SCUOLA OGGI : I DIPARTIMENTI

Perché leggere poeti e narratori? (Danilo Cantamessa) p. 24

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(Vanna Gandolfi) p. 27

Le scienze naturali: tante facce di un unico ambiente (Alessandra Vai) p. 29

Comunicare con il mondo (Tiziana Broggi) p. 31

La vita va presa con filosofia (Ernesto Riva) p. 33

Prismi, piramidi, coni e cilindri (Vito Tota) p. 34

Una disciplina in dialogo (Fiorella Bagetto) p. 36

LA SCUOLA DEL FUTURO: IL CATTANEO CRESCE p. 37

I DOCUMENTI p. 38

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Siamo abituati a chiamarlo il “Cattaneo”, da 30 anni fra i grandi licei di Torino, e ci pare naturale, ma dietro un nome c‟è sempre una storia, popolata di persone che si sono avvicendate in ruoli e mansioni, ed un significato, costruito nel tempo ed attestante la volontà di essere un modello fra le scuole ed un riferimento per le famiglie e gli allievi. In occasione del trentennale della intitolazione, riteniamo di dover ricordare il nostro passato, insieme a coloro che hanno portato nella scuola la loro esperienza non solo lavorativa, ma in special modo umana e culturale, ed alle voci dei ragazzi che qui si sono formati per la vita. La nostra riflessione guarda oggi con ammirazione ed affetto a quel passato che ha positivamente determinato il nostro presente e insieme ideato il futuro della nostra scuola, permettendole di rimanere coerente nel solco della solida tradizione didattica e di mantenere il ruolo di primo piano raggiunto dal Liceo. Il “Cattaneo” ha certamente avuto fin dalla fondazione una sua identità, strutturale e didattica, successivamente rafforzata dalle scelte operate negli anni e dal continuo impegno di tutte le sue componenti, con un‟opera talora ardua ma sempre proficua. L‟identità della nostra scuola è stata caratterizzata dall‟essere una struttura che, per la consapevolezza delle necessità del pubblico servizio, ha saputo mantenersi dinamica, in grado dunque di rispondere sollecitamente alle richieste esterne ed interne, nonché di reagire alle difficoltà ed ai cambiamenti, anche sociali. Il Liceo ha inoltre inteso proporre, attraverso i suoi docenti, un modello educativo/pedagogico inequivoco e della cui validità ci confermano le testimonianze degli allievi: trasmissione del sapere unitamente a spirito critico e capacità di analisi del proprio presente. La nostra scuola ha accolto in 30 anni migliaia di ragazzi, i quali hanno potuto trovare un luogo sì di studio, ma anche d‟incontro, di scambio di idee, di crescita umana; qui sono nate le più solide amicizie ed i progetti per il futuro per molti di noi. A quanti hanno contribuito con la loro opera a fondare la nostra scuola, a quanti hanno lavorato per la sua crescita, credendovi fermamente, ed infine a coloro che hanno contribuito a questa raccolta di testimonianze giunga il nostro sincero ringraziamento.

Professoressa Laura Banchi, Edoardo Iacono e Martina Giugliano

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CARLO CATTANEO

Prima di iniziare questo nostro viaggio attraverso la storia del Liceo, vorremmo farvi sapere chi era Carlo Cattaneo, a cui 30 anni fa è stata intitolata la scuola. Vi proponiamo un estratto della motivazione del professor Grimaldi, che aveva proposto il nome di Cattaneo, inserita nel verbale del Collegio Docenti del 5 Maggio 1978.

“ Carlo Cattaneo, nato a Milano nel 1801 e laureato in Giurisprudenza a Pavia nel 1824, ebbe una formazione illuministica. Insigne economista e sostenitore del pensiero scientifico, diresse la rivista “Il Politecnico” dal 1839 al 1844 e dal 1860 al 1863, ove si palesa quell’interesse alla sintesi scientifica e quella tendenza per l’impiego sociale della scienza che è tipica del Positivismo. Visse per molto tempo a Lugano, ove insegnò filosofia nel liceo cantonale e nel 1869 concluse una vita sempre aliena da compromessi e schiva da lusinghe. Tra le sue opere più significative, oltre ai numerosi scritti apparsi su “Il Politecnico”, si devono menzionare: “L’introduzione alle notizie naturali e civili della Lombardia”, “L’insurrezione di Milano”, “La psicologia delle menti associate” e “Il corso di filosofia” che raccoglie le sue lezioni tenute al liceo di Lugano. Si colloca nella corrente positivistica, pur conservando una concezione della scienza non assolutistica, che consente il pieno sviluppo storico del pensiero. Egli tende a valorizzare la funzione della scienza sul piano sociale, utilizzandone la metodologia empirica, quale criterio concreto che renda possibile l’accertamento di problemi e delle difficoltà insite nelle situazioni sociali. Inoltre ne mutua il prezioso bagaglio di esperienze al fine di incidere sostanzialmente sul progresso e sulle condizioni si vita dei cittadini. Il Cattaneo invoca, in definitiva, una nuova scienza che favorisca, contro il pensiero isolato, la collaborazione delle menti associate nelle famiglie, nelle classi, nei popoli, nel genere umano per l’affermazione della comune intelligenza, con metodi ed effetti che sarebbero impossibili alle menti solitarie. Nel concetto di partecipazione comune si inserisce il modello di discussione democratica che permette il formarsi di ideologie differenziate e la più corretta difesa del pluralismo. Ciò pone il Cattaneo tra i pensatori più attuali ed i suoi suggerimenti hanno oggi una validità che merita particolare attenzione. In effetti la didattica democratica, che costituisce il criterio di base del Cattaneo, ha contribuito profondamente alla formazione della nostra coscienza politica e civile che si oppone ai sistemi intolleranti e aspira a transazioni proiettate verso una crescita costante nell’evolversi della storia.”

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I NOSTRI PRESIDI

In questa sezione vi proponiamo le esperienze dei presidi che si sono avvicendati nel nostro Liceo: Ivano Grande, Sabatino D‟Alessandro e Antonio De Nicola insieme al ricordo che il Professor Torchio dedica al preside Fantini.

DALLA CONTESTAZIONE ALL’AUTONOMIA

Lo dico con franchezza. Non riesco a togliermi dalla testa l'idea che Ia storia del

Liceo, che ho avuto l‟onore di dirigere per tanti anni, si possa interpretare

secondo la chiave di lettura di una formula come "Dalla contestazione alla

autonomia". Perché la mia esperienza mi ha presto fatto capire che, molto al di là

delle pur necessarie nozioni teoriche apprese durante la preparazione del

concorso a preside, avrebbe contato la mia precedente esperienza di insegnante

e il mio intuito contingente (di cui ringrazio la Provvidenza), con la capacità di

scoprire ... "sul campo" le necessità che il mio lavoro evidenziava. E' questo ciò

che caratterizza il "divenire" più che l' "essere" di questa mia attività nella quale,

credo di poterlo dire, galileianamente ho saputo cogliere a volta a volta quanto il

rapporto diretto con le persone che incontravo, allievi insegnanti personale

tecnico-amministrativo, mi suggeriva come necessario o almeno utile. Ecco

perché posso dire che la mia direzione scolastica è stato un continuo

accrescimento culturale e umano, lungo un percorso del quale non si potevano

conoscere in anticipo gli sviluppi futuri o le necessità incombenti. Iniziai proprio in

un momento di "contestazione" che sembrava mettere in discussione le strutture

essenziali del funzionamento della scuola e capii presto che bisognava

“inventare” qualche cosa in funzione di quanto emergeva giorno dopo giorno.

Eccola la "autonomia "! Bisognava darsi delle regole sulla base delle necessità

emergenti "sul campo" piuttosto che in conformità con quanto ci arrivava dalle

circolari della superiore Autorità Scolastica. Confesso che è stata un' esperienza

affascinante! Non nascondo che talora si poteva temere di incorrere in qualche

rischio imbarazzante, ma era un prezzo da pagare. Ormai la regola era diventata

quella e le occasioni o le necessità di "INVENTARE" qualche cosa non

mancarono certo. Oggi che tanti aspetti della struttura scolastica sono cambiati

possiamo dire, con una punta di orgoglio, di avere "PROVATO E RIPROVATO"

quello che sembrava utile, in primis quello che si è concretizzato con l'etichetta

della "sperimentazione". Non fu facile avviare le piccole innovazioni di orario e di

programma che il DPR 419/1974 permetteva formalmente, ma con un po' di

fortuna ci riuscimmo. Lasciatemi ricordare che la mia prima scoperta, dopo

l'assunzione dell' incarico della presidenza, fu che le classi prime della scuola

(N.B. liceo scientifico) avevano poco di veramente "scientifico"; di qui l' idea

illuminante di deliberare al più presto l'attivazione di ore suppletive d'

insegnamento di SCIENZE NATURALI nelle classi prime e di FISICA nelle classi

seconde. Dapprima come iniziativa provvisoria con sovvenzionamento a carico

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del bilancio finanziario dell‟Istituto, poi con regolare formalizzazione a livello

ministeriale. Dopo qualche anno, si arrivò alla sperimentazione in tutto il

quinquennio attraverso un doppio canale: uno con approfondimento delle

SCIENZE l'altro col potenziamento del settore di MATEMATICA-FISICA. Tutto

ciò con l'ausilio della competenza della professoressa Arnaldi, che non

ringrazierò mai abbastanza, della professoressa Cavallone, che seppe indirizzare

correttamente i miei talvolta ingenui suggerimenti, e del compianto professor

Comino, con il quale concordai quella operazione di avviamento sperimentale

che sarebbe diventato il PIANO NAZIONALE DI INFORMATICA, così

saggiamente sostenuto dalla ministra Falcucci. Un altro aspetto della tenace

volontà di "riformare", per quanto possibile, il Liceo fu l‟utilizzazione dello spazio

dalla cosiddetta ORA ALTERNATIVA all'insegnamento della religione cattolica.

Perché non approfittarne? Ed ecco così l'insegnamento suppletivo di DIRITTO

per gli alunni del triennio e di EDUCAZIONE SANITARIA o SCIENZA

DELL'ALIMENTAZIONE per le classi del biennio. Per questo furono utilizzati

insegnanti iscritti nelle graduatorie di aspiranti a supplenza di materie "affini".

Ancora mi domando come vi sia riuscito, ma tant'è: la cosa ha funzionato per

parecchi anni. Forse è proprio qui la AUTONOMIA tanto auspicata, non tanto

finanziaria quanto didattica. L‟esperimento è continuato dopo la mia uscita dal

Liceo? Non ne sono a conoscenza precisa, perché da un lato il trasferimento di

sede ha comportato seri problemi organizzativi che hanno imposto coraggiose

semplificazioni, dall'altro la superiore autorità scolastica ha programmato essa

stessa sperimentazioni distinte di tutto rispetto alle quali era necessario

uniformarsi. Ma credo che il "virus" che suggerisce di prendere iniziative

particolari volte a modernizzare, per dir così, la vita della scuola abbia contagiato

chi guida le varie attività didattico-culturali del Liceo. Penso, per quanto ne ho

capito, all'esperienza della cosiddetta "passerella", allo scambio di offerte

formative tra istituti di indirizzo diverso, per esempio quella con l'Istituto Tecnico

Alberghiero. Avevo cominciato questo mio scritto richiamando la difficile

esperienza della cosiddetta "contestazione" giovanile, che nella scuola si

realizzava spesso nel fenomeno dello sterile assemblearismo, fenomeno che

impegnò tante ore di scuola in incontri poco ordinati, in discussioni non sempre

proficue, anche se sinceramente spontanee ma sostanzialmente poco

concludenti. Erano in fondo fenomeni caratteristici di una certa epoca e comuni

alla maggior parte delle scuole. A questo proposito non posso non evidenziare

che, grazie a tentativi di avvicinamento personale con gli esponenti più intelligenti

e aperti del movimento studentesco e grazie a suggerimenti (questa volta, sì,

positivi) della superiore Autorità Scolastica volti a programmare incontri paritetici

con un rappresentante qualificato del Collegio dei Docenti, furono possibili

incontri periodici (talora anche in orario pomeridiano) con figure competenti nelle

problematiche della psicologia adolescenziale, in qualità di "esperti", nonché

incontri con il personale dell'Azienda Sanitaria Locale. Quanto sopra ho esposto

permetterà agli allievi delle ultime generazioni, nonché ai rispettivi genitori, di

conoscere qual è stato quello che potremmo chiamare il "periodo delle origini”

della storia del nostro liceo. Ormai, infatti, il "Cattaneo" ha raggiunto la sua piena

maturità, per grandezza e solidità, e si è inserito con onore nel panorama dei licei

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cittadini. Era stato istituito (insieme all'attuale "Maiorana", del quale costituisce

una specie di filiazione) per servire la zona ovest della città, e sembra aver

corrisposto molto bene alle aspettative degli abitanti dei quartieri Parella, Pozzo

Strada e oltre. Probabilmente dovrà ancora ampliare la sua competenza.

Il mio augurio è che continui a funzionare come ha fatto finora e, perché no?,

anche meglio.

preside Ivano Grande

Annuario 1993-1994: il preside Grande (l’ultimo della fila centrale da sinistra) con la classe 5D

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GIUGNO 2002

Perché giugno 2002? E‟ il mese in cui fui chiamato dall‟Ufficio scolastico provinciale di Torino per scegliere una sede di presidenza e non fu una vera scelta perché di fatto mi venne assegnato il Liceo Cattaneo. E così è iniziato il mio percorso al Liceo Cattaneo. L‟impatto non fu proprio felice perché al primo contatto, nel mese di luglio 2002, trovai una scuola in pieno trasloco con scatole, scatoloni, arredi vari sparsi nei locali e nei corridoi della sede. Dovetti conoscere le persone, le modalità di lavoro, i percorsi curriculari, i metodi, i programmi, la logistica. Bisognava porre l‟attenzione ai problemi degli studenti delle famiglie, capire, fagocitare nel più breve tempo possibile tutto quanto era necessario per capire cosa era, cosa è, cosa voleva essere il liceo, cosa doveva essere il liceo in un contesto di scuola che era autonoma per Decreto, dal 2000, ma non certamente per convinzione culturalmente acquisita. Profondamente convinto per studi e sperimentazioni innovatrici che pongono la scuola quale realtà dinamica che va oltre la “recinzione” in cui è confinata, ho posto, tra gli obiettivi principali da perseguire nel mio lavoro, quello di portare il nostro liceo fuori dalla “recinzione” per interpretare meglio la realtà che lo invadeva quotidianamente, i suoi studenti, i suoi genitori, i suoi docenti, il suo personale ATA. Ognuno di loro consapevolmente o inconsapevolmente, quotidianamente chiedeva qualcosa di più, qualcosa di nuovo, qualcosa in cui trovare soddisfacimento di un bisogno, portava qualcosa di nuovo sia positivamente che negativamente. E‟ da queste riflessioni che ho organizzato i miei pensieri, le mie esperienze, le mie convinzioni per costruire un liceo, una identità che poteva soddisfare varie esigenze, vari bisogni, con l‟occhio sempre attento al miglioramento della didattica, dei risultati, di mettere nelle migliori condizioni di ben operare docenti e studenti uniti dall‟obiettivo comune di acquisire e far acquisire saperi ed esperienze. Convinto assertore della didattica laboratoriale quale supporto importante della didattica teorica si approntò un piano di ammodernamento e ampliamento delle attrezzature didattiche e dei laboratori, piano di investimento che è ancora in atto, anche con le difficoltà di reperimento delle risorse che oggi ci attanagliano. Molti docenti ricordano i lunghi incontri per mettere a punto progetti nuovi, timori di fallimenti erano sempre presenti in tutti ma con il lavoro di tutti siamo riusciti nel nostro intento. Tutti hanno portato la loro esperienza e le nostre ragazze e i nostri ragazzi hanno risposto in modo molto positivo. Non dimentico il gruppo di studenti che ha partecipato all‟esperienza di scuola lavoro al Lingotto di Torino riuscendo tra i migliori e la loro contentezza nell‟essersi affermati, le ragazze e i ragazzi del Comenius, dei Progetti di Eccellenza dell‟area scientifica che in tutti questi anni di dirigenza del Cattaneo hanno conseguito i migliori risultati in tutti i campi che li ha visti partecipi, conseguendo sempre tra i primi e spesso primi assoluti risultati da veri protagonisti della cultura, delle scienze matematiche fisiche e naturali, nelle certificazioni di competenza linguistiche, nello sport ed in tutte le attività che hanno visto tanti nostri ragazzi e ragazze raggiungere i loro obiettivi ECDL, patentino per il ciclomotore e solo pochi veramente pochi non hanno raggiunto la meta che si erano prefissati. Grazie ragazze, grazie ragazzi, grazie professori, grazie a tutti coloro che hanno contribuito alla riuscita delle idee che mi “frullavano in testa” all‟inizio del mio lavoro, e non è finita, saremo ancora tutti protagonisti del futuro del nostro liceo.

preside Sabatino D‟Alessandro

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FORMIDABILI QUEGLI ANNI!

Quando sono arrivato, nel lontanissimo 1986, sono stato assegnato alle classi della succursale che era stata istituita proprio in quell'anno e, ancora, condivideva i locali con alcune classi di una scuola media. È provato che i meccanismi della mente portano ad edulcorare i ricordi, e in questo non sfuggo alla norma, per me ripensare a quegli anni significa riportarmi ad un periodo del quale ricordo solo entusiasmo, voglia di fare, idee da mettere in atto, discussioni appassionate sull'opportunità o meno di sviluppare un progetto, di inserire un certo argomento nella programmazione didattica, nel chiedere una certa attrezzatura, insomma: costruzione di cose. A proposito di costruzione: con l'aiuto del signor Carlo Ronchetti, tecnico di laboratorio di quegli anni, abbiamo smontato, caricato su un camion e rimontato un intero laboratorio di chimica con mobili, banconi e attrezzature varie che avevamo scoperto essere inutilizzato presso l‟ IRSSAE, un Ente di sostegno alla didattica delle scuola allora attivo. Credo che il laboratorio sia ancora quello: in fondo a destra al piano terreno della succursale! Le aule erano troppo piccole per permettere di separare in modo conveniente tutti i banchi in occasione dei compiti in classe e così a fare i test si andava nell'auditorium, ribattezzato "la piscina" visto che il soffitto non pareva proprio in grado di trattenere l'acqua piovana. Un pezzetto alla volta abbiamo messo in piedi la biblioteca, il laboratorio di fisica, quello di informatica. Ricordo alcune "battaglie" in Collegio Docenti per avere i finanziamenti straordinari necessari. Discussioni che, alla lunga, hanno trasformato le divisioni in stima e cooperazione. E le feste di fine anno? Prima nel giardino della vecchia sede di via Asinari e poi nella sede nuova. L'organizzazione; la musica; l'affitto degli strumenti; la SIAE da pagare; le bibite e le patatine da comperare; il servizio d'ordine; le battute scambiate sulla porta d‟ingresso: "Entri solo se sei del Cattaneo", "Chi è venuto a prendere? Come si chiama sua figlia?"; le pulizie del dopo festa, accompagnare a casa l'ultimo studente del nucleo pulizia e poi a casa, dopo l'una, completamente disfatto, ma ... «I ragazzi sono stati magnifici». Le gite! Pardon, i viaggi d'istruzione. Le uscite naturalistiche per "far toccare" quello che spieghi in classe, le città d'arte; le capitali e… «I ragazzi sono stati magnifici». Ma sono sempre magnifici 'sti ragazzi? E il rapporto con l'autorità? Oggi faccio il preside e tocca a me rappresentare l'autorità, quindi ho una prospettiva certamente diversa da quella che avevo da docente. Ho fatto una montagna –anzi un'intera catena montuosa- di corsi di aggiornamento: la missione dell'istituzione, la visione del capo d'istituto, la responsabilità dell'organizzazione del servizio e molte altre cose "da preside" ma, alla fine, concetti che da soli non servirebbero a granché senza il "buon senso" che deriva dalla pratica delle cose. Fondamentali sono state la frequentazione con l'intraprendenza del preside Ivano Grande e con la sensibilità del preside Carlo Fantini. Non cito i nomi dei colleghi con cui ho condiviso tutti questi momenti, ma loro sono parte fondamentale di questi ricordi. A ben pensarci il termine "colleghi" in questa occasione sminuisce il senso della realtà, e allora sarebbe meglio dire "amici", in qualche caso persino -e nel senso buono- "complici", "sodali". Assieme abbiamo percorso un bel tratto di strada, forse è stato l'insieme di tutte queste cose che ha determinato la forte coesione che ci ha legato. Un bel periodo! “Formidabili quegli anni”, direi. E‟ un

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titolo già usato, ma lo uso volentieri, perché rappresenta bene il sentimento che mi lega a quel momento e a tutti quegli amici, al mio “ Cattaneo”. preside Antonio De Nicola

Annuario 1999-2000: il preside De Nicola (fila centrale, primo da sinistra) con la classe 5I

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LA PIPA DI FANTINI

La luce che entrava dalla finestra al primo piano del Liceo illuminava e si confondeva con il fumo denso che a tratti nervosi usciva dalla pipa del Preside. Come sempre, da quando ci eravamo trasferiti nella nuova sede di via Sostegno, ero seduto alla scrivania che si trovava nello studio stesso di Fantini. Così, infatti, aveva voluto, per fare in modo che fossimo entrambi presenti nel momento in cui si dovevano prendere decisioni oppure quando riceveva i genitori degli allievi. Quella mattina, però, ricordo bene che stava passeggiando nervosamente dietro alla sua scrivania, districandosi abilmente, lui non vedente, fra la poltrona e gli spigoli del tavolo. Non dissi nulla, come ero solito fare quando lo vedevo intento a metabolizzare qualche problema del quale, per il momento, non riteneva utile parlarmi. Poi, a un certo punto, sbottò: “professore, si prepari pure a sostituirmi”. La frase, detta in quel contesto, mi fece sorridere e lo pregai ironicamente di non farmi scherzi, perchè non avevo tempo di fare il preside al suo posto. Quanto di vero c‟era nella frase di Fantini lo avrei scoperto alcuni mesi dopo, mentre mi trovavo su un tram che mi stava portando a un convegno, nel quale dovevo rappresentarlo. La telefonata mi giunse inaspettata, inconsciamente temuta per altre ragioni che non erano, però, legate alla sua vita, che se ne stava andando. Il resto è noto a chi era presente in quei giorni tristi e grandi nel nostro Liceo. Tristi per quella vita tanto amata da tutti sospesa a un filo, sempre più sottile. Grandi perché attorno a me si strinsero i Docenti e gli allievi. In realtà non era alla mia

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persona che facevano riferimento ma a quella del Preside Fantini: tutti capirono che non si poteva abbandonare il Liceo al quale egli, con molta fatica, fisica e intellettuale, stava dando una nuova fisionomia, moderna e sensibile alle esigenze dell‟utenza. Mentre scrivo mi accorgo che, riga dopo riga, sento crescere la sensazione di inadeguatezza nel fornire a chi legge, e non ha potuto conoscerlo, un ritratto reale di Fantini. Sono costretto, allora, a fare ancora riferimento a quanto ho vissuto nei quattro anni durante i quali sono stato con lui in presidenza, prima come collaboratore poi come vice preside. Si è trattato di un‟esperienza che difficilmente avrei immaginato, nonostante nel mio passato vi fossero collaborazioni analoghe con altri capi di istituto. Io, in fondo un outsider della dirigenza scolastica, perché non aspiravo a tale ruolo, mi sono trovato coinvolto con Fantini in un progetto che mirava a far diventare il Liceo un centro di cultura e di attenzione particolare verso i giovani, sempre presenti nelle sue parole e nei suoi pensieri. Coloro che hanno collaborato con Fantini in quegli anni sanno bene quanto siano vere queste parole, che non devono lasciare intendere che si vivesse in una favola zuccherosa priva di momenti di discussione. Tutt‟altro. Ma il suo grande lascito morale è stato proprio quello di avere insegnato, ne sono certo, a tutti coloro che hanno lavorato al suo fianco, che è soprattutto importante saper ascoltare, tanto e tutti, per poi cercare la soluzione migliore al problema che ci si trova ad affrontare. L‟onestà e la carica umana che hanno contraddistinto i giorni difficili della sua presidenza non devono essere dimenticati da coloro che lo hanno conosciuto e non possono essere sottovalutati da quanti ora ne leggono il ricordo. A questo punto, lui, masticando la sua pipa, mi avrebbe già detto: “non esagerare nei complimenti”, quindi ne seguo il consiglio e mi fermo qui. Tanto lo so che sta ridendo.

professor Roberto Torchio

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LE TESTIMONIANZE

Abbiamo raccolto testimonianze di vita all‟interno del nostro liceo di tutte le parti che lo compongono: professori, allievi, assistenti amministrativi e ATA.

I MIEI TRENT’ANNI AL “CATTANEO” Sono trent‟anni che insegno al Cattaneo e, se conto anche gli anni prima del suo „battesimo‟ (è nato come Ottavo il primo Ottobre 1975), sono ormai ben trentaquattro! Eppure a me sembra ieri e non ho nessuna intenzione di lasciarlo! Questi anni sono volati e non ho mai avuto tempo di annoiarmi nè voglia di cambiare. Il Cattaneo ed io siamo cresciuti insieme e, tra persone amiche, che si frequentano con regolarità, non ci si accorge dell‟invecchiamento reciproco: per rendermene conto, secondo la teoria della relatività ristretta di Einstein, dovrei incontrare, almeno su facebook, una mia gemella partita con me il primo ottobre del 1975, ma per altra destinazione (scusate la citazione, ma la fisica fa parte del mio DNA)! Come era e come è possibile annoiarsi al Cattaneo? Ci sono sempre tante cose da fare, tante iniziative da prendere... e poi lui ed io spesso ci siamo rinnovati; in questi trent‟anni abbiamo anche cambiato sede ben tre volte e io ho persino cambiato identità! Sono arrivata come Arnaldi, cognome di mio marito, così si faceva, e solo in questi ultimi anni ho ripreso il mio vero cognome: Suria. Passando nei corridoi gli amici di più vecchia data mi chiamano in un modo, quelli più recenti nell‟altro e allora come posso firmarmi per essere riconosciuta e non perdere la mia identità? Senz‟altro Paola Arnaldi Suria. Ricordo bene il giorno della riunione preliminare (il 31 agosto 1975): il grande Preside, Ivano Grande, ci incontrò in un‟ aula; l‟Ottavo Liceo Scientifico era piccolo, aveva solo tre corsi A, B e C. Sotto la guida autorevole e paterna del Preside Grande il Liceo è cresciuto, si è dotato di laboratori, e di palestre. Con una dirigenza lungimirante e con una particolare sensibilità verso le discipline scientifiche e quelle sportive il Preside Grande diede al Liceo un‟impronta d‟avanguardia, facendolo diventare una scuola ad indirizzo scientifico di buon livello, dove però i ragazzi trovavano anche sfogo per le loro attività sportive e emergevano in tutte le competizioni del territorio. Era usanza chiudere ogni anno scolastico con una festa durante la quale si premiavano tutti gli studenti che si erano distinti nello sport; fu anche istituito un torneo di calcio con in palio la „coppa del Preside‟. Ho più volte pensato di inserire, in quella stessa giornata, la premiazione dei ragazzi che si erano distinti sul piano scientifico; non c‟era ancora a livello cittadino la Festa della Matematica e alle Olimpiadi di Matematica e di Fisica

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aderivano, con noi, solo pochi altri Istituti di Torino. Appena queste attività furono organizzate il Cattaneo aderì a tutte le iniziative distinguendosi anche in questo settore. Per potenziare la preparazione scientifica ben presto accanto al laboratorio di fisica e di chimica nacque un laboratorio di informatica dotato di ben sei calcolatici (le PB 100 della Casio) che sono esattamente come quelle che voi avete in cartella. Il passo successivo fu l‟acquisto, negli anni ‟80, di 4 mitici M20 dell‟Olivetti, con due drivers, e negli anni seguenti fu allestito un laboratorio di informatica, con otto postazioni, fornito di sonde per esperimenti di fisica on line: un vero gioiello, un laboratorio d‟avanguardia. Nel 1988 decidemmo di aderire al progetto nazionale per l‟informatica (il P.N.I.) e negli anni successivi alcune sezioni scelsero la sperimentazione naturalistico-biologica per offrire ai nostri studenti una maggiore scelta ed assecondare così gli interessi culturali di tutti. Per fornire ad ogni studente sia una buona conoscenza della fisica contemporanea sia consapevolezza di cosa significhi fare ricerca in un laboratorio internazionale, tutti i ragazzi di quarta, per molti anni anche con un parziale contributo della scuola, hanno partecipato al viaggio di istruzione al Cern di Ginevra (ricordo un articolo comparso su un giornalino della scuola nel quale si ironizzava sul fatto che il Cern era la Mecca dello studente del Cattaneo: almeno una volta nella sua vita scolastica doveva visitarlo!). Ed è anche per questo motivo, forse, che il Cattaneo ha tanti ex-alunni che si sono dedicati alla ricerca d‟avanguardia in Fisica e non solo. Accanto a momenti sereni ce ne sono stati altri più difficili: come quando il 2 Giugno del 1998, arrivò la notizia, a ciel sereno, che entro il 20 dello stesso mese avremmo dovuto lasciare quella sede illustre, Villa Tesoriera, che era la nostra casa!!! Fu una tegola che ci piovve in testa senza preavvviso. Lo sapevamo tutti che Villa Tesoriera era un‟isola verde, destinata alla città, ma ci eravamo anche illusi che mai ci avrebbero cacciati, tanto da non accorgerci neppure dei sopralluoghi dei tecnici della Provincia. Per bontà loro ci lasciarono concludere gli Esami di Stato e il trasferimento fu rimandato al 20 luglio. Furono momenti difficili: se è un problema fare un trasloco di un alloggio, immaginate uno spostamento di una scuola... e poi quale era la nostra destinazione? Una zona un po‟ di periferia che non godeva neppure di buona fama. Ma il Cattaneo non si spaventò, affrontò anche un trasloco graduale, con ben tre siti diversi, senza contare la succursale. Infatti la nostra scuola era diventata grande e, in punta di piedi, poiché l‟attuale sede centrale era occupata dal Levi, ci accampammo nei locali al primo piano di Via Madonna delle Salette (attuale Levi), in qualche aula del basso fabbricato (dividendo i locali con il Provveditorato) e nel piano seminterrato della sede. E poi... il seguito, ragazzi, è la vostra storia, quella che vivete voi adesso... Un affettuoso ricordo per tutti i miei alunni di questi anni, „quelli dell‟Arnaldi‟, come spesso si sono definiti ... e sono davvero tanti! Grazie per quello che mi avete dato. Un grazie va anche a tutti i Colleghi che spesso, soprattutto nei momenti più difficili, mi hanno dimostrato la loro stima e la loro amicizia. Un ringraziamento al personale della Scuola che mi ha sempre dimostrato amicizia e sul quale sono sicura di poter contare in ogni momento. Infine il ricordo va a Tani e Stefano, colleghi con i quali ho fatto un lungo percorso di vera collaborazione e di amicizia, nei momenti storici della nostra scuola, e al preside Fantini: ci hanno lasciato ormai da troppo tempo e troppo presto.

professoressa Paola Arnaldi Suria

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CULTURA SCIENTIFICA ED UMANISTICA Nel 1979, ormai 30 anni fa, il Collegio dei Docenti dell‟allora VIII Liceo Scientifico di Torino, si confrontò sulle proposte da vagliare per l‟intitolazione dell‟Istituto. Dopo un‟attenta e approfondita valutazione delle metodologie e dei criteri didattici adottati nell‟ambito dell‟insegnamento di tutte le discipline oggetto di studio, si ritenne di intitolare il Liceo a Carlo Cattaneo, intellettuale lombardo dell‟Ottocento, particolarmente attento alla fusione della cultura umanistica e di quella scientifica Infatti, ciò che al Collegio dei Docenti apparve più significativo nell‟insegnamento del Cattaneo, furono proprio le indicazioni che Egli diede riguardo all‟importanza dell‟interdisciplinarietà delle materie scientifiche e filosofico- letterarie e alla Sua visione del progresso scientifico inteso come strumento di elevazione materiale, politica e sociale del popolo italiano. Seguendo l‟esempio del Cattaneo, il Collegio dei Docenti, condivise la necessità di promuovere una formazione scolastica che valorizzasse le inclinazioni degli allievi per un orientamento proficuo nella scelta universitaria, focalizzandosi sia sulla preparazione scientifica, promotrice, in modo particolare, dello sviluppo nell‟ambito delle nuove tecnologie degli anni 70, sia sulla preparazione letteraria e filosofica, che orienta alla valutazione critica sull‟uso della scienza. Si ritenne inoltre importante sensibilizzare gli allievi alle tematiche di giustizia sociale che tanto stavano a cuore al Cattaneo nonché alla valorizzazione delle differenze sociali e del pluralismo, visti in una prospettiva di crescita, di integrazione e di cooperazione dei singoli. In questo senso mi pare che il Collegio dei Docenti di allora abbia in un certo qual modo precorso i tempi, impegnandosi ad educare i ragazzi alla valorizzazione delle diversità, nell‟ottica di una convivenza serena e pacifica dei popoli e in una prospettiva di crescita.

professor Giuseppe Grimaldi

IMMAGINI

Vivono in me immagini di un passato cosi vicino. Io che varco la soglia del mitico e rigoroso L.S. “C. Cattaneo”, incorporato nel parco della Tesoriera (era l‟89). Il preside Grande, gentile e formale, mi accoglie ”consegnandomi le chiavi”, poi mi accompagna a visitare la buia e piccola palestra femminile (quella maschile è un po‟ più grande: i maschi è noto occupano più spazio e sono più irruenti!). Un grande atrio quadrato, testimone di ingressi frettolosi, risate, pianti, ultimi ripassi, vociosi e fumosi intervalli, incontri tra colleghi, conversazioni con allievi, feste di Carnevale e di fine anno: un po‟ la piazza del paese, talvolta deserta talvolta piena di vita e di energia, dove tutti si conoscono, almeno di vista, perchè ”tutti si passa di lì”. Il bar piccolo, piccolo, in fondo. Il corridoio che porta alle aule vanta una galleria di bacheche colme di foto di annate precedenti, testimoni indelebili del tempo che va. L‟aula insegnanti dove tutti mi sembrano vecchi e io mi sento trasparente.

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Le corse affannose durante l‟intervallo per arrivare per il cambio d‟ora, da sede a succursale, lezioni in auditorium dando spazio alla fantasia. I Collegi scanditi dal tintinnio del campanellino per richiamare all‟ordine alunni un po‟ cresciuti. Gli interminabili scrutini, tavole rotonde di amanuensi. Le squadre di Educazione Fisica maschili e femminili. Le lezioni nel parco tra anziani, bambini, cani e qualche matrimonio con le panchine ed i viali come attrezzi. Gli allenamenti, le condivisioni di gioie e dispiaceri per gare e tornei, i saggi per beneficenza a Piazzale Speranza, le premiazioni di fine anno con coppe, targhe e magliette, tante magliette colorate con la scritta ”CATTANEO for ever”, magliette per tutti, premiati e no. Il sit-in davanti al Municipio per chiedere di non cambiare sede e poi… Eccoci qui in questo dispersivo transatlantico tra asfalto, campi, piste, grandi e luminose palestre, la palestrina, perché gli spazi non bastano mai, nuovi e tecnologici laboratori, un bar grande grande, sotterrranei dipinti da volenterosi scolari aiutati da attivi prof., progetti, sigle, internet e burocrazia, carta e fotocopie a profusione, la bollatrice, colleghi ormai amici e compagni, colleghi che non conosci e non vedi quasi mai, continuando un cammino permeato da studenti sempre uguali e così diversi, da colleghi indaffarati sempre di corsa o immersi in chi sa quali pensieri, bidelli, segretari, presidi, che hanno lasciato e lasciano ricordi belli e brutti, emozioni, insegnamenti, amicizia.

professoressa Maria Antonietta Boscolo

Annuario 2007-2008: la professoressa Boscolo (la terza da destra seduta sulla panca), insieme alla classe 5E, alcuni colleghi e personale ATA

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ECCOMI DI NUOVO QUI!

Io nel settembre 1978 ero già al “Cattaneo” in prima C. Per noi allora era il glorioso VIII Liceo Scientifico, collocato nel bellissimo parco della Tesoriera dove potevamo andare durante gli intervalli, a fare lezione nelle tiepide giornate primaverili e dove si disputavano le finali del torneo di calcio di istituto, il calcio d‟inizio lo dava rigorosamente il Preside Ivano Grande. Mi ricordo ancora quando c‟è stato detto che il nuovo nome sarebbe stato “Carlo Cattaneo” noto filosofo economista e patriota: alla mia classe non piaceva e avremmo preferito Francesco Redi o Max Planch, veri scienziati. I ricordi non sono chiari ma credo che il battesimo ufficiale della scuola sia stato almeno un anno dopo ma ora poco importa. La scuola era più piccola, 5 corsi quasi completi, il preside Grande, molto autoritario ma che ascoltava e discuteva con gli studenti che avevano un discreto impegno politico, sulla scia del ‟68. Alcuni insegnanti erano poco disponibili al dialogo e alla mediazione ma ci hanno comunque insegnato a rispettare le regole e ad affrontare l‟università, altri invece sono riusciti a suscitare in noi la “curiositas” e la meraviglia della scoperta del sapere. Di questo voglio ringraziare Tani Vergano e Valentina Cesano veri esempi di insegnanti illuminati e più tardi (16 anni fa) colleghe preziose per la mia formazione di docente.

professoressa Patrizia Civera

Patrizia Civera (fila centrale, la seconda da destra) con la sua classe nel 1980

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SONO STATO UN ALLIEVO…

Sono un ex allievo, preferisco dire sono stato un allievo. In un corso, in una classe, dove c‟erano dei compagni che tutte le mattine per 5 anni, i più fortunati, si sono seduti ed hanno atteso l‟arrivo dato per imminente e certo del prof. di turno. Il quale, in effetti, si presentava con una pila di libri in braccio più pesante della nostra cartella (sarà il peso della cultura?) e poi da quella, con pazienza estraeva testi, fogli e quaderni di appunti. Alle volte pensavo: “Ma il prof. non è poi così diverso da noi! Legge, scrive e prende appunti pure lui.” Ora ne sono certo: per preparare una buona lezione occorre del tempo, così pure per correggere i compiti; l‟allievo lì per lì non pare sempre coinvolto dagli argomenti, ma nel tempo, quando le nozioni ed il metodo di studio e di lavoro servono, allora si ripescano nella memoria e le si applica. La difficoltà vera era accettare il giudizio: per me l‟orale o lo scritto potevano valere sempre uno 0,50 in più, certo mai in meno! Nella classe c‟erano i secchioni (pochi ma ben determinati a giocarsi le grazie del prof.), i medi, ovvero quelli che sudavano sui libri tutto il pomeriggio e tiravano un 6 1/2, e i goliardi, un gruppo ristretto che inventava battute su tutto, ma poi a casa studiavano più degli altri. Ricordi? Tanti. Alla mattina, quasi sempre sul filo della campanella e accolto dallo sguardo fra il complice ed il severo di Salvatore, attraversavo di corsa l‟atrio della Tesoriera con il rischio di inciampare in qualche prof. che usciva dalla sala insegnanti, seminascosta a sinistra. Entrato, l‟aula mi inghiottiva misteriosamente e, per almeno due ore, non vi era modo di alzar la testa dalle sudate carte. Non voglio raccontare nulla degli intervalli passati in coda al bar o ad inseguire inutilmente qualche graziosissima compagna (in realtà spesso rimanevo a ripassare), ma preferisco raccontare cosa è accaduto dopo. Sono entrato in una Facoltà a numero chiuso, mi sono laureato e specializzato e, vi assicuro, quando cerco un attimo per me, allora riprendo i manuali del liceo e rileggo i versi di Leopardi o “La cena di Trimalcione”, con un poco di nostalgia per quegli anni e molta riconoscenza per i professori che, ora ne sono consapevole, mi hanno formato soprattutto come uomo! Ludovico Bisio

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Credo che i miei primi ricordi al “Cattaneo” non siano forse i migliori della mia vita, ma sicuramente tra i più intensi. Facevo difficoltà a integrarmi nella mia classe e non ero visto di buon occhio da buona parte dei miei compagni. Poi divenni rappresentante e tutto cambiò. Feci nuove amicizie, scoprii che il mondo scolastico non era solo un viavai di nozioni da memorizzare, ma che in qualche modo aveva una sua anima. La scuola non era mai stata così viva per me. Esistevano mille opportunità che non aspettavano altro che essere sfruttate. Corsi tra i più disparati (Biblioteconomia, Lingue, Ecdl), con corsi interni e non: cosa non veniva offerto agli studenti per aumentare la propria formazione personale! Buona parte delle mie conoscenze attuali riemergono dal “Cattaneo”. Così come buona parte delle mie esperienze e del mio modo di fare. E non è cosa da poco. Umberto Nizza Umberto Nizza e Andrea Favazzo (terzo e primo da destra nella fila centrale) con la loro classe 5L e la professoressa Golzio (seconda da destra seduta)

Il mio ricordo più bello è l‟ultimo giorno passato a scuola, cioè il giorno dell‟orale della maturità! Enorme tensione e paura, ma anche grande soddisfazione, perché fuori si era radunata una piccola folla di circa trenta persone in attesa del mio orale, e dopo è iniziata la festa! Oltretutto il mio ultimo giorno da studente al “Cattaneo” è coinciso con quello da docente della professoressa Lia Golzio, vicepreside della succursale e mia insegnante di italiano. Una persona eccezionale! Ho avuto l‟onore di essere stato il suo ultimo allievo a sostenere l‟esame. Andrea Favazzo

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SEGRETERIA E DINTORNI La scuola non vive solo di cultura e di progetti didattici, ma è fondamentale la parte burocratica e di collaborazioni, come ben chiariscono i nostri intervistati, i signori Saverio Rotella, amichevolmente conosciuto come Dino, ed il mitico Salvatore Vanacore, scelti fra quanti lavorano da anni al “Cattaneo”.

Intervista a Saverio Rotella

Vuole presentarsi e descrivere la sua attività all’interno del nostro Liceo?

Mi chiamo Saverio Rotella e sono un Assistente Amministrativo , da circa 15 anni lavoro nella Segreteria del liceo “Cattaneo”. Qui ho iniziato un‟esperienza lavorativa completamente diversa da quelle precedenti, entrando in un ambiente composto da studenti, colleghi Ata, docenti e dirigenti, insomma una “ grande famiglia ”! In tutti questi anni il liceo è cresciuto notevolmente dalla storica sede di via Asinari di Bernezzo, cui ero particolarmente affezionato, all‟attuale sede di via Sostegno, grazie anche all‟efficienza professionale del personale di Segreteria, che deve rispondere sia alle richieste dell‟utenza che a quelle della Direzione centrale.

Quale definizione darebbe alla parola “scuola”?

A mio parere, la scuola è un ambiente particolare, proprio perché frequentato da ragazzi, in cui, per stare, continuo a credere che occorra avere dei valori ben radicati e dei comportamenti che ne siano la piena espressione e realizzazione. Con i ragazzi, è importante innanzitutto, saper costruire dei rapporti onesti, sinceri e trasparenti, insomma umani, e a questo ho cercato di adeguare il mio atteggiamento nel lavoro quotidiano. Ho conosciuto molti giovani in questi anni e ho cercato di cooperare con gli insegnanti per risolvere situazioni non dico difficili, ma delicate; tuttora, quando mi pare che sia necessario, mi piace far sentire la mia presenza accanto a chi frequenta questa scuola.

La parte amministrativa ha un ruolo importante nella gestione del Liceo?

La crescita del Liceo è senza dubbio il frutto dell‟impegno e del senso di responsabilità di quanti vi hanno lavorato nel tempo: non è solo importante l‟attività didattica, ma il buon funzionamento dell‟intera struttura dipende dalla volontà di tutte le componenti. Ritengo che il successo della nostra scuola sia merito di tante persone: dai collaboratori scolastici ai tecnici agli amministrativi, dai docenti ai dirigenti ed ai direttori di segreteria che si sono susseguiti. Molti di loro, certo non tutti, hanno avuto lo spirito giusto dando la massima disponibilità con un unico desiderio: migliorare le proprie conoscenze con un serio impegno al fine di migliorare la qualità dei servizi e, quindi, l‟offerta formativa ai ragazzi, spaziando molte volte da un settore ad un altro e andando spesso al di là della propria qualifica e delle mansioni ricoperte.

Il lavoro di segreteria è cambiato negli anni?

La parte burocratica del comparto scuola è molto cambiata: invece di snellirsi col tempo si è complicata, richiedendo ad ognuno di noi capacità interpretative e valutazioni non sempre facili. Oggi il carico di lavoro risulta più pesante e

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complesso, perchè occorre affrontare situazioni nuove e talora imprevisti complicati, che solo l‟impegno e la capacità di collaborazione ci permettono di risolvere. Sicuramente, è fondamentale cercare di superare tutti insieme le difficoltà, creando nell‟ambiente di lavoro un clima più sereno di armonia, di collaborazione e di amicizia, o almeno provarci!

Ha lavorato sempre al fianco dei nostri presidi, quale ricordo e insegnamento le hanno lasciato?

Ho appreso molto da tutti i presidi, dal mio primo “Preside” Ivano Grande ai Dirigenti scolastici che si sono succeduti: Fantini, De Nicola, Massaia ed infine D‟Alessandro. Non posso negare che con alcuni di loro ci sono stati momenti di confronto, alcune volte accesi, ma sempre con fini costruttivi! Un pensiero particolare ad un grande preside che ha lasciato un grande vuoto nella scuola, Carlo Fantini. Sono orgoglioso di aver lavorato con lui, uomo di profonda umanità, lealtà e cultura, che credeva fermamente all‟amicizia, ai legami sinceri che si stringono nelle famiglie tra i loro membri ed il “Cattaneo “ era la sua famiglia. Voglio anche ringraziare di cuore quanti, in quel triste momento del 2001, mi sono stati vicini, in particolare i professori Castagno, Torchio e Banchi, insieme alle colleghe Accotard e Peruzzi .

Come descriverebbe il rapporto che si instaura con i docenti?

Conosco da anni molti professori e ci accomuna il “senso di appartenenza”: noi siamo le persone che lavorano al “Cattaneo”, che insieme abbiamo contribuito a creare e che dunque un poco ci appartiene. Ricordo con affetto gli ex docenti che hanno profuso energie ed impegno negli anni, e spero che tutti i professori in servizio continuino nel solco della migliore tradizione del Liceo. Guardo con ammirazione gli insegnanti, come la prof.ssa Suria ed il prof. Pavesio, i quali, pur avendo la possibilità del pensionamento, proseguono la loro attività con passione, entusiasmo e dedizione, come se fosse il loro primo giorno di insegnamento, sapendo di poter dare e ricevere ancora molto dai ragazzi. Ha incontrato centinaia di ragazzi, quale messaggio vorrebbe inviare a quanti frequentano oggi la nostra scuola?

Agli studenti suggerisco di riscoprire certi valori che sembrano essersi persi!! Riscoprite la voglia di stare insieme in modo positivo e leale senza atti di bullismo o vandalismo, mantenete la “casa” Cattaneo come se fosse la vostra casa, ogni danno procurato ricade automaticamente su tutta la comunità, compresi voi e le vostre famiglie. Consiglierei loro di impegnarsi nello studio, ma soprattutto nella vita, e di vivere serenamente gli anni della scuola. A loro propongo una frase del preside Fantini sulla quale riflettere: “Gli uomini giustamente passano, ma le loro realizzazioni, fino a che sono valide, altrettanto giustamente possono restare” !

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Intervista a Salvatore Vanacore

Tutti la conoscono come Salvatore il custode del Liceo, vuole raccontarci di lei e descrivere la sua attività all’interno del nostro Liceo?

Sono incaricato della custodia del Liceo da 20 anni, nello specifico sono addetto alla manutenzione ordinaria, insieme al signor Maniscalco; coopero anche alla realizzazione di alcuni progetti della scuola. Lavoro insieme a 19 colleghi ATA, impegnati nelle ore diurne fra sede e sede succursale; posso dire di aver prestato servizio in questi anni con ben due generazioni, con cui ho instaurato sempre ottimi rapporti. Certo, dopo il trasferimento della scuola in una struttura più ampia e con un numero maggiore di aule, il lavoro è diventato più impegnativo ed è maggiore la necessità di coordinamento e collaborazione fra il personale.

Sappiamo che lei, in qualche modo, rappresenta la memoria storica della scuola. Quali ricordi degli studenti le sono più cari?

Se ripenso agli studenti, mi è difficile scegliere un solo ricordo! Lavorare con i ragazzi, a mio parere, è una missione: occorre avere cuore e mente, prevedere il pericolo, alle volte prendersi delle responsabilità che esulano dal mansionario. Ho visto centinaia di studenti entrare ed uscire dalla scuola, mi sono occupato di loro sorvegliandone discretamente il comportamento, talvolta mi sono fatto carico dei problemi, piccoli o grandi, che li angustiavano. Mi ricordo ancora con piacere di quando, nel grande atrio della vecchia sede, durante l‟intervallo, mi attorniavano per scambiare due parole o per chiedere consiglio, sentendosi a proprio agio con me, già adulto, dimostrandosi capaci di relazionarsi con modi simpatici, educati e rispettosi. Mi tornano alla memoria i momenti d‟incontro, come le belle feste di fine anno, organizzate dal C.I.C. e dal prof. Castagno negli spazi interni della sede della Tesoriera, a cui partecipavano anche i professori; ed erano occasioni d‟incontro che tutti preparavamo meticolosamente, occasioni importanti per stare insieme in modo amichevole.

Quale giudizio darebbe dello studente del Liceo?

Un tempo, secondo me, esisteva la figura del liceale: i ragazzi erano motivati allo studio, avevano degli ideali, volevano capire e confrontarsi, entro i limiti della educazione e del rispetto per gli altri; erano interessati alla loro scuola e dimostravano maggior cura anche dell‟ambiente scolastico. Oggi lo studente ha spesso interessi diversi, ma riconosco che è mutata anche la società e non solo la scuola. E‟ per me di grande soddisfazione ritrovare gli ex allievi ora uomini impegnati in attività di responsabilità, come medici e professionisti. Nonostante il trascorrere del tempo, mi riconoscono ancora e ricordano con piacere gli anni del liceo, ma soprattutto dimostrano una tale disponibilità umana che ad alcuni di loro sono veramente riconoscente.

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Lei ha conosciuto spesso anche le famiglie dei ragazzi?

Un tempo era frequente che i genitori mi avvicinassero, anche solo all‟ingresso quando accompagnavano i figli, per avere informazione o chiedere chiarimenti, poiché ero sempre presente. In alcuni casi giungevano ad “affidarmi” il ragazzo per motivi diversi, ad esempio mi chiedevano di verificare il comportamento mentre era nella scuola. Considerate le giuste attenzioni dei genitori per l‟educazione dei ragazzi, ho cercato di evitare agli studenti le situazioni di rischio e di fare opera di prevenzione all‟uso di sostanze, prima ancora che nelle scuole fossero gli specialisti ad occuparsi di questi problemi. Riconosco che gli studenti del “Cattaneo” non mi hanno mai dato seri motivi di preoccupazione, ma ritengo che sia dovere degli adulti che lavorano nella scuola aiutare la crescita dei giovani anche sotto l‟aspetto della salute.

Ha lavorato sempre al fianco dei nostri presidi, quale giudizio della loro opera darebbe?

I presidi danno l‟impronta della scuola e le imprimono vitalità e vivacità; da uomo di mare posso dire che il nocchiere capace conduce la nave sulla giusta rotta, e finora il “Cattaneo” ha visto succedersi al timone presidi che hanno saputo pilotarlo, dato anche il consenso che ottiene. Il preside Grande, preciso e rigoroso, sapeva mettere a proprio agio il personale e ci faceva partecipare al sistema della scuola, rendendoci orgogliosi di lavorare al “Cattaneo“. Un ricordo particolare al preside Fantini, persona consapevole del suo ruolo e gentile, che mi ripeteva: “Salvatore, cerchiamo di collaborare”. Così alla mattina, lui ed io aspettavamo fuori dalla scuola l‟ingresso dei ragazzi, comunicandogli alle volte ciò che vedevo con un semplice linguaggio gestuale che avevamo messo a punto. Aveva avuto la lungimiranza di scegliere collaboratori capaci e responsabili, come i professori Golzio, De Nicola, Torchio, Cavallone e Pozzo. Riconosco che negli anni la dirigenza, grazie al preside D‟Alessandro, ha maggiormente coinvolto il personale nelle decisioni relative all‟organizzazione del lavoro e che spesso il nostro parere è stato seguito.

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LA SCUOLA OGGI: I DIPARTIMENTI In questa parte ogni dipartimento disciplinare porta la sua ragionata riflessione sullo sviluppo e l‟ evoluzione sia delle materie che dell‟insegnamento.

PERCHE’ LEGGERE POETI E NARRATORI? Proverò a rispondere a nome degli insegnanti di Lettere, pur essendo da relativamente poco tempo nel mondo della scuola (5 anni) ed avendo meno esperienza di molti miei colleghi più anziani. Inizio dalle due materie del biennio, Geografia e Storia/Educazione Civica. La prima è fondamentale per accostarsi all'attualità e spesso rappresenta un'occasione per apprendere nozioni e informazioni che permettano di comprendere e interpretare ciò che succede nel mondo, di leggere un quotidiano, di seguire un telegiornale. La seconda, anche se nel biennio ci appare distante, è da considerarsi come l'inizio di un percorso che è destinato ad approdare all'attualità e che ci fornisce criteri interpretativi del presente: le nozioni apprese potranno pure indebolirsi col passare del tempo, ma, per esempio, l'abitudine a individuare cause ed effetti, analogie e differenze, il possesso di concetti e termini che ancora oggi utilizziamo, sono competenze importanti per sviluppare capacità critiche e interpretative nei confronti degli avvenimenti di ogni epoca. Sulle due materie più consistenti per numero di ore, Italiano e Latino, occorre distinguere tra studio della letteratura e della lingua. A riguardo del primo aspetto la scuola propone un percorso di testi e autori esemplari. E' ancora attuale questa scelta? E poi, perché compiere una scelta? Quali sono i criteri di essa? Non è come se un botanico, anziché studiare sistematicamente tutto il regno vegetale, studiasse solo le piante che ritiene più belle o interessanti? Tra i testi che vengono proposti nel ciclo di studi ci sono quelli che, attraverso una tradizione sia letteraria, sia scolastica, si sono affermati come classici, quelli che, di tutta la produzione letteraria, hanno resistito alla selezione del tempo, attraverso periodi, culture e generazioni differenti. Sono quei testi che, oltre ad avere un valore storico, hanno saputo piacere ed essere attuali, sprigionare significati attuali, presso lettori di epoche diverse e successive a quella di composizione.

“Scriptura cum legentibus crescit1”, osservava Gregorio Magno a proposito della

scrittura sacra, ma tale affermazione vale anche per i classici: essi si gonfiano di significati nuovi attraverso le letture successive e sono sempre suscettibili e fecondi di nuove interpretazioni, nuove considerazioni non previste dai loro autori. Avrebbero mai immaginato i tragici greci che la rilettura dei loro testi, numerosi secoli dopo la loro morte, avrebbe dato origine a teorie innovative e di rottura, grazie a Nietzsche e Freud? Avrebbe mai immaginato il paganissimo Ovidio che i miti del suo poema sarebbero stati considerati prefigurazioni di verità teologiche o morali cristiane nel corso del medioevo? Anche noi, oggi, siamo lettori chiamati a risvegliare significati nuovi nei classici e a renderli attuali. La sfida della scuola è quella di proporre questi testi non come opere di cui esiste un significato immutabile e già dato, che si esaurisce in pur comode formule scolastiche (e allora perché leggerli? per semplice dovere di cultura?), ma come opere sempre aperte a nuove letture, in cui il lettore-studente ha ruolo attivo e fondamentale. A renderle 1 Gregorio Magno, Moralia in Iob, XX, I, 1

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attuali, capaci di interessare ancora oggi, concorre quindi sia l'attività del docente, che fornisce inquadramento storico-letterario, chiavi interpretative, informazioni e strumenti per comprendere, sia soprattutto la capacità dello studente di leggervi dentro quello che ancora può parlare alla sua personale esperienza e sensibilità. Qualcuno potrebbe essere perplesso sull'attualità dello studio di testi che sono in gran parte finzione letteraria. Perché leggere e studiare le invenzioni di poeti e narratori? La tradizione occidentale ha sempre considerato la finzione narrativa e poetica come modalità privilegiata di conoscenza e di comunicazione, di formulazione di idee e concetti. Anche filosofia, scienza, politica e altre discipline sono sempre state, fino all'Ottocento, argomenti di opere letterarie, molto spesso di finzione (i dialoghi di Platone o di Galilei ne sono esempio). L'insieme dei testi di una letteratura è quanto di più interdisciplinare si possa considerare, apre a riflessioni in ogni ambito del sapere. Lo studio letterario è studio allora anche della cultura, della sensibilità, delle riflessioni proprie dei periodi a cui le opere appartengono. E ancora oggi la finzione, letteraria e non solo (comprendiamo anche film, canzoni, televisione), occupa un ruolo importante nella formazione di idee e di una visione della realtà. Conoscerne meccanismi e funzionamento permette una coscienza critica maggiore verso questo tipo di modalità comunicativa. Rimangono da esaminare le competenze linguistiche e di produzione proprie dell'italiano e del latino. Esse rappresentano l'ambito nel quale gli studenti incontrano le maggiori difficoltà, perché richiedono non solo l'acquisizione di conoscenze (sapere), ma anche di competenze (saper fare) molto complesse. Eppure io ritengo che la padronanza della lingua orale e scritta, dei meccanismi linguistici, e la capacità di riflessione su di essa, siano l'aspetto più formativo ed utile di queste materie. Innanzitutto perché queste competenze sono trasversali sia a tutte le materie del corso di studi, sia alle richieste della società, del mondo del lavoro e della vita in generale. Anche chi andrà a lavorare in campi scientifici non potrà fare a meno di dimostrare queste competenze, per esempio nella scrittura della tesi, nella stesura di un curriculum (dove un errore di ortografia costa il cestino), nei colloqui orali, nelle relazioni e comunicazioni lavorative. E poi perché sono competenze che non solo sono utili, ma permettono anche di ampliare le proprie potenzialità di espressione e pensiero. Noi pensiamo a parole, ci serviamo dei termini, dei meccanismi linguistici e logici che abbiamo acquisito: la conoscenza e la padronanza di essi ampliano la possibilità di articolare riflessioni e ragionamenti. Portare quindi alla coscienza, razionalizzare i processi linguistici che da piccoli assimiliamo inconsciamente, per imitazione, è lavoro faticoso ma preziosissimo. In questo è da individuarsi l'importanza dello studio del latino, del quale trovo che la maggiore utilità e potenzialità formativa non consista nella possibilità di accostarsi alla letteratura scritta in questa lingua, ma nello studio e nella riflessione rivolti alla lingua in sé, oltre che nell'attività di traduzione. E' vero che il latino non è attuale (chi lo parla?) e non ho problemi ad affermare, come ha già fatto uno dei più illustri latinisti italiani, Concetto Marchesi, in un discorso in cui ne difendeva lo studio, che il latino non serve a nulla di concreto. Non ha utilità immediata e non è funzionale ad una qualche attività lavorativa. Se considerate bene, però, moltissime materie che studiate non hanno questa utilità: a che servono la geometria, la filosofia, la matematica al di sopra di un certo livello, la letteratura, a meno che uno non voglia continuarne lo studio all'università o non se le scelga per professione? Non è però la formazione ad una singola

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attività lavorativa che si deve cercare in un liceo scientifico, ma una formazione più ampia, a tutto campo. Le materie non servono (servus in latino è lo schiavo, chi sottostà agli ordini e all'utilità di un altro), ma sono libere e liberanti. E il latino libera capacità di pensiero, logica e conoscenza. Non è sostituibile da altre materie logiche, perché la sua logica è quella linguistica, che altre materie non sviluppano in ugual modo. E' la lingua da cui deriva l'italiano, il quale ne segue strutture logiche e sintattiche, ne deriva parole, significati e significanti. Studiarlo consente di comprendere meglio il significato della maggior parte delle parole italiane, di conoscerne l'etimologia (etymos in greco indica ciò che di vero è riposto nelle parole: anche il greco servirebbe a tal fine), di assimilare e analizzare le strutture logiche-razionali della lingua e del pensiero. Inoltre la traduzione dal latino è esercizio che richiede allenamento e che mette in campo competenze e conoscenze molteplici e utilissime, quali la padronanza della lingua italiana, la capacità logica, l'acquisizione di un metodo, la costanza nello studio morfologico, la capacità di utilizzo del vocabolario, l'intuito, la sensibilità linguistica e terminologica. Abitua cioè ad affrontare la complessità. In modo paradossale rispetto a quanto ho affermato prima, ossia che il latino non serve a nulla, l'attività di traduzione sviluppa una delle competenze più richieste dal mondo del lavoro e che in inglese suona problem solving, a cui nessuna materia prepara se non quelle più inutili (geometria e latino): ossia la capacità di affrontare una situazione impreveduta - un testo mai visto, un nuovo problema - e venirne a capo con i propri mezzi. Termino qui le mie considerazioni, che già assomigliano ad un discorso di Nestore, quel prolisso personaggio dell'Iliade che, quando iniziava a parlare.... Dio ce ne scampi!

professor Danilo Cantamessa

referente del dipartimento di Lettere

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La Matematica e la Fisica vengono spesso considerate discipline “fredde” rivolte ad uno stretto numero di persone specializzate, proprio con questi motivazioni si giustificano coloro che non sono in grado di risolvere alcuna questione matematica. Se si riflette, tuttavia, ci accorgiamo che il ragionamento matematico, cioè la logica matematica è indispensabile e si trova alla base di un gran numero di situazioni della nostra vita: da quando andiamo a fare la spesa a quando leggiamo una bolletta della luce. Così anche nella maggior parte delle discipline scolastiche, per poter intraprendere un metodo di studio approfondito e per acquisire la capacità critiche e di collegamento, si ricorre, inconsapevolmente, a regole logiche, le stesse adoperate nella Matematica e nella Fisica. Pensiamo al Latino, quando si traduce, oltre alle regole di sintassi e grammaticali occorre applicare passaggi logici simili a quelli utilizzati nella risoluzione di problemi matematici e fisici. E‟, dunque, possibile riscontrare collegamenti di queste due materie con le restanti. A parte i più evidenti con la Chimica e la Filosofia, anche la metrica poetica è basata su rigidi schemi logici e matematici. Per quanto concerne un corretto esercizio motorio è necessario possedere la conoscenza di leggi proprie della Fisica, ad esempio l‟equilibrio e le forze. Infine anche la creatività dell‟arte, apparentemente svincolata da ogni rigore, è fondamentalmente basata su elementi e regole geometrici. La matematica è una filosofia ed i suoi oggetti sono astratti ma l‟affascinante di questa disciplina è che essa è alla base di tutte le scienze applicate, come l‟Informatica, la Fisica, la Chimica, l‟Ingegneria e l‟Architettura che hanno permesso lo sviluppo tecnologico dei nostri tempi. In questi ultimi 10-15 anni la scuola italiana, anche nell‟ambito scientifico è molto cambiata, offrendo attività interessanti volte ad aumentare l‟interesse verso queste discipline che possono offrire in una società come quella attuale, in continua trasformazione tecnologica, ottimi sbocchi lavorativi per i nostri studenti. Al “Cattaneo”, come in tutti i Licei scientifici lo studio della Matematica e della Fisica è fondamentale anche se a mio parere il numero delle ore settimanali sono troppo poche se si pensa che queste materie, insieme a Scienze, caratterizzano la tipologia dell‟indirizzo. Proprio per questo motivo all‟inizio degli anni Novanta, con la nascita delle sperimentazioni, il nostro Liceo ha introdotto il potenziamento della Matematica e della Fisica mediante la sperimentazione PNI (Piano Nazionale Informatica), che prevede il passaggio da quattro a cinque ore settimanali di Matematica, nel biennio, e da tre a cinque ore nel triennio, con l‟introduzione dell‟Informatica in tutti i cinque anni di corso. Lo studio della fisica viene iniziata a partire dalla prima classe con tre ore settimanali in tutto il quinquennio. Oggi nel nostri Istituto sono molte le attività volte a potenziare le eccellenze in queste due materie quali le Olimpiadi di Matematica e di Fisica, le gare matematiche di Kangourou, gli stage a Monpellato di Fisica per le quinte, ed a Pracatinat di Matematica, per le classi dalla prima alla quarta. Al Cattaneo è possibile prendere la patente Europea del Computer (ECDL). Da due anni nell‟ambito del Progetto Eccellenze vengono organizzati dei corsi pomeridiani di Fisica e di Informatica rivolti agli studenti con un buon profitto in queste discipline.

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I risultati degli studenti in tutte queste attività sono da ritenersi più che soddisfacenti basti pensare che per tre anni consecutivi la squadra del Cattaneo, composta da 7 studenti che si sono classificati alla Fase provinciali delle Olimpiadi di Matematica, hanno partecipato alla gara nazionale che si tiene ogni anno a Cesenatico. Proprio in questo anno tre studenti si sono classificati alla gara nazionale, per singoli, delle Olimpiadi di Matematica. Alcuni studenti si sono anche classificati per ben due anni consecutivi alle gare nazionali di Kangourou. Alla fine di questa analisi, mi sento di poter dire, dato che sono tra l‟altro da parecchi anni qui al Cattaneo, che anche nel nostro Istituto questa evoluzione c‟è stata e continua ad esserci, grazie soprattutto all‟interesse e alla partecipazione attiva dei nostri studenti.

professoressa Vanna Gandolfi

referente del dipartimento di Matematica e Fisica

Annuario 2006-2007: la professoressa Gandolfi è, nella seconda fila dall’alto, la seconda da destra

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LE SCIENZE NATURALI: TANTE FACCE DI UN UNICO AMBIENTE

L‟espressione “Unitarietà e varietà dei viventi”, mi sembra che sia sufficientemente sintetico per evidenziare due aspetti che bisogna tener presente quanto si parla di Scienze naturali. In tutte le Scienze la formulazione di Teorie e Modelli unificanti è di primaria importanza per spiegare i fenomeni ed interpretare la realtà, ma occorre prestare attenzione alla varietà, all‟unicità, all‟irripetibilità di alcuni eventi, di alcune situazioni, per cogliere la complessità e le interazioni dell‟insieme. Nell‟era dei “cloni” è necessario conoscere e comprendere il vantaggio della diversità per preservarla e perseguirla: l‟eccezione, insomma, è la regola. Sembra un‟osservazione scontata, ma molte volte mi trovo di fronte ad allievi che fanno fatica ad accettare questa prospettiva, che preferirebbero la regola assoluta, da applicare ad occhi chiusi in ogni contesto, che si “ribellano” se devono cambiare prospettiva, se devono considerare più variabili. Gli ambiti di studio delle Scienze Naturali non consentono generalmente di isolare poche variabili e di ricondurre il fenomeno a espressioni matematiche sintetiche, anche se il naturalista, il biologo, il geologo fanno ampio uso di modelli e strumenti tipici della fisica, della chimica e della matematica. E come riuscire a parlare di tutte le applicazioni che le conoscenze naturalistiche hanno favorito e consentito?! Ormai la specializzazione è d‟obbligo bisogna conciliare una buona cultura di base dei fenomeni con conoscenze approfondite in uno o pochi ambiti. Lo studioso che sa “tutto di tutto” non è più credibile perché la scienza procede nella conoscenza alla “velocità della luce”. Questo è un problema per chi come insegnante deve decidere quali contenuti privilegiare e scegliere: la novità dell‟ultimo notiziario spesso mal spiegata, o l‟argomento classico, ormai storico? In questo senso il docente è un “facilitatore” della conoscenza critica della realtà, promuove in modo autonomo le conoscenze, insegna ad apprendere fornendo chiavi di lettura. L‟uomo ha fatto uso di biotecnologie per millenni, ha selezionato e creato varietà per secoli, ha sfruttato risorse e adeguato la propria attività all‟ambiente e al paesaggio, senza rendersi conto del perché degli eventi, delle cause, delle implicazioni. Molte volte ha ritenuto di essere unico e al centro dell‟universo, ha fatto scelte solo dettate da interessi e prospettive a breve raggio e a breve tempo (il suo tempo), inconsapevole che alcuni processi hanno tempi lunghi, ma inesorabili, hanno conseguenze non facilmente reversibili. Una riflessione su questo comportamento, su questo modo di vedere e considerare ciò che ci circonda, ha come obiettivo la consapevolezza che le proprie scelte non sono mai neutre, non sono mai prive di conseguenze. Fornire conoscenze e pretenderle (nelle interrogazioni!!!) significa che nel futuro nessun cittadino potrà più affermare: “Ma io non sapevo, ma io non pensavo...”. Per questo ritengo che le Scienze naturali siano un bagaglio culturale imprescindibile. Lo studio dei fenomeni naturali non ci fornisce una certezza assoluta, ma ci dà la possibilità di non essere impreparati di fronte all‟imprevisto, al catastrofico, ci consente di saper prendere decisioni coscienti e responsabili su problemi controversi. Già a partire dal 1978 il Liceo istituì delle minisperimentazioni interne relative alle Scienze Naturali e alla Fisica ritenute, a ragion veduta, le “cenerentole” della cultura scientifica italiana; ciò significa che in mancanza di una riforma che

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tenesse conto dell‟esigenza di adeguare le strutture e i contenuti formativi in relazione all‟evoluzione delle conoscenze scientifiche, il Collegio Docenti del Liceo chiese ed ottenne di ampliare l‟offerta formativa degli allievi di tutti i corsi introducendo Scienze naturali a partire dalla classe Prima. La Circolare Ministeriale 640 del „94 che istituiva il corso Sperimentale Naturalistico, recepiva e integrava le innovazioni operate in diversi licei scientifici italiani in modo da uniformarle e razionalizzarle, consentiva anche al nostro Liceo di differenziare in modo specifico un indirizzo di studi caratterizzato da una forte valenza naturalistico-biologica. I corsi sperimentali avendo un orario ampliato della Disciplina, possono utilizzare il laboratorio in modo più sistematico per promuovere atteggiamenti improntati al rigore e alla ricerca sperimentale e facilitare il passaggio dalle abilità concrete a quelle logico-formali. Alcuni fenomeni di studio non sono riproducibili in un laboratorio scolastico per questo motivo il Dipartimento di Scienze ha elaborato Progetti che consentano di svolgere attività sull‟ambiente, sul territorio regionale, avvalendosi di collaborazioni con enti formativi e Laboratori dell‟Università agli studi di Torino, in questo modo l‟ambiente diventa laboratorio!!! . Tra le ultime iniziative proposte troviamo la partecipazione a concorsi, alle olimpiadi di Scienze naturali e ai Giochi della chimica per ampliare l‟offerta formativa delle Eccellenze che nel nostro Liceo sono veramente tante!!!

professoressa Alessandra Vai

referente del dipartimento di Scienze Naturali

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COMUNICARE CON IL MONDO

La conoscenza delle lingue straniere ha sempre costituito una naturale sicurezza di sé da parte di coloro che la possiedono. Comunicare con mondi diversi dal nostro vuole dire poter agire alla pari in contesti che hanno sempre di più uno sviluppo dinamico, in continua evoluzione e assolutamente imprevedibili nei loro mutamenti. Il privilegio di un approccio diretto senza intermediari, interpreti o traduttori, costituiva anche nel passato un notevole vantaggio per sovrani e capi di stato che potevano decidere in totale autonomia le sorti dei loro paesi. Come non riconoscere quindi nel nostro mondo sempre più gestito dalla cosiddetta “generazione internet” la straordinaria importanza delle lingue straniere? L‟attuale prevalenza dell‟inglese come lingua veicolare mondiale non deve far dimenticare la enorme valenza culturale, formativa e pratica delle altre lingue europee a noi affini per radici storiche quali il francese e lo spagnolo insegnate nel nostro Istituto. Nel nostro Liceo l‟attenzione per l‟apprendimento delle lingue straniere è sempre stata elevata e costante e le diverse Dirigenze che si sono succedute negli anni hanno stimolato e sostenuto i docenti ad attuare un insegnamento moderno, che si richiamasse all‟acquisizione di competenze comunicative spendibili subito, sia nella scuola o in ambito strettamente accademico sia nel mondo del lavoro inteso come mondo aperto alla mobilità. La conoscenza dell‟inglese, del francese e dello spagnolo è vista come base positiva per un apprendimento che duri lungo tutto l‟arco della vita e che favorisca la sfida di questi anni alla immediatezza e alla flessibilità . Le strategie e gli strumenti didattici relativi all‟insegnamento delle lingue straniere sono sempre stati all‟avanguardia nel campo della formazione e certamente la velocità nella comunicazione e la tecnologia in costante sviluppo hanno fortemente influenzato il processo insegnamento/apprendimento. Internet, la possibiltà di consultare in tempo reale le fonti in lingua originale, Tv satellitare, ecc. sono lo stimolo costante per utilizzare le lingue studiate mentre le si impara e per impararle mentre le si utilizza. Il nostro Liceo, dotato di laboratorio linguistico, laboratorio di informatica e altri moderni strumenti tecnologici permette uno studio delle lingue che espone gli studenti ad un richiamo costante alla situazione comunicativa autentica, così gradita ai nostri super tecnologici allievi. Questo non ci fa dimenticare l‟importanza della civiltà, della letteratura e della cultura in senso lato, imprescindibili aspetti delle lingue stesse che portano ad esplorare gradualmente i linguaggi specifici in settori indispensabili alla formazione di un liceale preparato ad affrontare il mondo accademico e del lavoro con incarichi di responsabilità e prestigio. L‟insegnamento curricolare di tre lingue europee è di grande importanza, infatti dal 2000 sono presenti due corsi di bilinguismo francese-inglese e dal 2007 un corso spagnolo-inglese. Per il riconoscimento e la validazione delle competenze linguistiche i nostri studenti sono annualmente esaminati per il conseguimento delle certificazioni internazionali PET, FIRST CERTIFICATE IN ENGLISH, DELF A2, B1, B2, DALF C1.

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La trasversalità delle lingue straniere è un altro aspetto della nostra didattica; ormai molti contenuti di varie discipline sono in lingua straniera e i nostri allievi consultano fonti di diversa origine in lingua originale. Negli anni il nostro Liceo ha istituito corsi aggiuntivi di altre lingue, tedesco e spagnolo (prima della formazione del corso di bilinguismo); viene favorita la partecipazione a spettacoli e ad attività di varia natura in lingua originale; sono stati effettuati scambi con studenti di altri paesi europei per favorire la comunicazione tra studenti nelle lingue veicolari studiate. Ogni anno viene effettuato un soggiorno studio in Francia e vengono organizzati soggiorni estivi all‟estero con nostri insegnanti accompagnatori. Negli anni 2001-2004 e 2005-2007 sono stati effettuati progetti europei Comenius con mobilità di studenti e insegnanti e nel 2008 un‟esperienza di assistentato volto alla formazione dei giovani stranieri universitari. Nel corrente anno scolastico sono stati organizzati stage linguistici in Inghilterra e Irlanda ed è stato organizzato un corso di conversazione in inglese con insegnanti madre-lingua. In conclusione il Dipartimento di lingue straniere del nostro Liceo ha sempre cercato di offrire ai propri studenti una didattica attenta e aggiornata nella consapevolezza che l‟universo linguistico è in continua evoluzione e il lavoro degli insegnanti richiede aggiornamenti, formazione permanente e desiderio di confrontarsi con le didattiche europee per trasmettere agli allievi lo stesso ottimismo rispetto agli obiettivi e alle sfide che il mondo esterno propone.

professoressa Tiziana Broggi

per il dipartimento di Lingue

Annuario 1993-1994: la professoressa Broggi (prima da destra nella fila in basso) insieme alla classe 5F

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LA VITA VA PRESA CON FILOSOFIA! Non tutti possiamo diventare ingegneri o medici o avvocati ma tutti, prima o poi, dobbiamo essere un po‟ filosofi di fronte alle vicende e alle scelte che la vita ci pone. Se c‟è dunque una disciplina che può aiutare l‟umanità a vivere da subito meglio, questa è proprio la filosofia. Essa sconfigge paure, violenze, ignoranza, stupidità, superficialità; forma una persona critica, aperta, tollerante, riflessiva, responsabile, libera, serena. Non vedo controindicazioni nello studio della filosofia, anzi, ne avverto sempre più la necessità, al punto che dovrebbe diventare un must (quasi come la Nutella!) nel sistema scolastico di ogni paese. La scuola italiana, ponendola nel curricolo liceale, è stata lungimirante perché ha pensato alla migliore educazione che si possa offrire ai giovani. Essa, inoltre, è validamente coadiuvata dallo studio della storia, che permette di conoscere il passato e contribuisce fin d‟ora a costruire il nostro futuro. Senza dimenticare infine l‟educazione civica, presente trasversalmente, la quale è come la ciliegina sulla torta della vita sociale. Oggi non viviamo senza energia elettrica e d‟altra parte non crediamo più all‟etere o alla Terra al centro dell‟universo, il che significa che le conoscenze scientifiche non sono più quelle di un tempo. In ambito filosofico il discorso è invece diverso. La filosofia è, sotto certi aspetti, una disciplina fuori del tempo, e quindi, in alcuni ambiti, non si può parlare, per essa, di una evoluzione della materia. Si pensi ad esempio alla classificazione delle virtù in Aristotele o alla morale provvisoria di Cartesio o alle leggi morali di Kant: se gli uomini di ieri e di oggi provassero a metterle in pratica, basterebbe per vivere tutti meglio e non vi sarebbe tanta violenza o stupidità. In ambito storico, se si intende la storia come la sequela degli avvenimenti legati all‟uomo, è ovvio che le cose siano cambiate e cambino continuamente rispetto al passato (se in meglio o in peggio è un altro discorso); se poi si pensa alla storiografia, come riflessione e descrizione delle vicende umane, anche in questo caso le metodologie interpretative sono cambiate: non si fa certamente più storia come la intendevano Erodoto o Tito Livio o Machiavelli. La filosofia e la storia sono per natura materie che toccano ambiti diversi per cui è inevitabile fare continui riferimenti a moltissime discipline: arte, religione, letteratura, le varie scienze. È il bello del sapere, che non è mai a compartimenti stagni ma tocca ogni aspetto della cultura e della vita. Se uno studente non ha la possibilità di studiare anche un po‟ di filosofia e di storia, si accorgerà, prima o poi, che gli è mancato qualcosa di essenziale. Auguri al nostro Liceo per i suoi primi trent‟anni, e, mi raccomando, “prendetela sempre e comunque con filosofia!”

professor Ernesto Riva

referente del dipartimento di Storia e Filosofia

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PRISMI, PIRAMIDI, CONI E CILINDRI

Disegno e Storia dell‟Arte al liceo “Cattaneo”, grazie ai docenti che si sono avvicendati, dalla sua fondazione ad oggi, ha sempre occupato un posto di riguardo negli interessi degli studenti, che non hanno mai considerato la disciplina come una delle tante materie soltanto oggetto di studio, ma un modo per calarsi nella realtà culturale del proprio tempo, assimilando le conoscenze del passato per facilitare la comprensione del presente. L‟arte si è andata rivelando un settore di interesse anche formativo per i giovani che sceglievano consapevolmente una scuola superiore come il Liceo Scientifico tradizionalmente vocata alla formazione complessiva dell‟individuo: per gli studenti che immaginavano di riceverne una superficiale conoscenza, essa si è andata manifestando come metodologia di studio specifica e adeguata per l‟apprendimento di quegli argomenti che la disciplina tratta, come avviamento alla sensibilità artistica e come espressione di un giudizio estetico personale. Quando negli altri licei italiani le lezioni di Disegno erano fondamentalmente costituite da esercitazioni di riproduzioni a chiaroscuro dei monumenti che parallelamente si studiavano con una certa superficialità in Storia dell‟Architettura, così come i programmi ministeriali richiedevano, al “Cattaneo”, quasi da pionieri, i docenti titolari, come il prof. Caramellino, la prof. Valle, il prof. Tota, ampliavano la disciplina con lo studio completo della Storia dell‟Arte e la conoscenza sistematica degli elementi fondamentali del Disegno Geometrico senza trascurare il vecchio disegno a chiaroscuro. L‟interdisciplinarietà divenne presto una necessità e la collaborazione tra i docenti di Arte e i docenti delle specifiche discipline umanistiche assunse il carattere della frequenza e della normalità. Si pensò di scandire gli argomenti in modo da svolgerli contemporaneamente nelle diverse discipline; si progettavano percorsi particolari, a volte extracurricolari, per raggiungere risultati nuovi o più vicini alle esigenze degli studenti e dei docenti. Le visite a musei e mostre; la partecipazione a convegni specifici o l‟invito di esperti a scuola, divennero una routine che ancora oggi persiste e nobilita le metodologie didattiche in uso al “Cattaneo”. Anche l‟insegnamento del Disegno, così come era praticato allora, richiedeva contenuti aggiuntivi: c‟era bisogno di altro e per consentire agli studenti l‟acquisizione delle capacità di analizzare e rappresentare lo spazio geometrico con consapevolezza e precisione, si decise di rendere sistematico l‟insegnamento degli aspetti fondamentali della Geometria Descrittiva. In questo modo si assicurava a tutti gli studenti, e in particolare a coloro che desideravano iscriversi al Politecnico, l‟acquisizione di modalità scientifiche necessarie per rappresentare le forme, reali o immaginate, secondo la logica delle Proiezioni Ortogonali , delle Assonometrie e delle Prospettive. Ben presto attraverso prismi, piramidi, coni o cilindri si cominciava ad esplorare un mondo immaginario e che comunque apriva possibili scenari professionali a studenti che sognavano un futuro da ingegnere o da architetto, trasfigurando le rigide figure geometriche in architetture, ponti, oggetti o macchine. Tale linguaggio non ha escluso lo sviluppo della creatività che ha consentito agli studenti di affermare le singole personalità in un settore che difficilmente avrebbero immaginato di padroneggiare frequentando una scuola non specificatamente di carattere tecnico- artistico.

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Le nuove tecnologie consentono oggi, inimmaginabili sviluppi per la scienza della rappresentazione, settore costantemente in evoluzione per accedere al quale si richiede la perfetta conoscenza del linguaggio di base che solo il Disegno Geometrico può offrire e che al “Cattaneo” è considerato tra gli obiettivi minimi che ogni studente deve raggiungere. All‟interno di questa disciplina, a volte si riservano sorprendenti novità come i Laboratori di Pittura che il prof. Tota con il prof. Domenichelli introdussero cinque anni fa. L‟attività di laboratorio fu intesa come un modo per lasciare le proprie impronte al “Cattaneo”, migliorando quegli ambienti le cui caratteristiche erano tali da richiedere interventi che li vivacizzassero, rendendoli più vivibili, più accoglienti e anche più divertenti. In questo modo si provò a stimolare il senso di appartenenza verso tutto ciò che si riferiva all‟ambiente fisico della scuola con la partecipazione diretta degli studenti, ormai sempre più protagonisti nel luogo della loro crescita e della loro formazione. Sono state così dipinte le pareti del piano seminterrato della Sede Centrale e quelle della Succursale con immagini che non sono solo decorazioni, perché spesso invitano a riflessioni su temi, a volte concettuali, a volte divulgativi o, come il laboratorio di quest‟anno, celebrativi, per celebrare il trentennale di intitolazione del nostro liceo a Carlo Cattaneo.

professor Vito Tota

referente del dipartimento di Disegno e Storia dell‟Arte

I risultati del laboratorio di pittura del seminterrato della sede, svolto dalla classe 2E e il professor Tota, per celebrare il trentennale

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UNA DISCIPLINA IN DIALOGO

Ritengo opportuno premettere che tutte le materie concorrono alla formazione e all‟educazione dei discenti, nessuna esclusa, anche se non sempre è facile coglierne la finalità e l‟utilità. In Italia l‟insegnamento della R.C. fu introdotto nel 1848 dallo Statuto Albertino, e nel corso degli anni la normativa ne ha confermato la legittimità. Alcuni forse non sanno che in Europa solo tre nazioni (Francia, ad esclusione della Mosella e dell‟Alsazia, Bulgaria e Bielorussia) non prevedono l‟insegnamento religioso nelle loro scuole. L‟Italia, quindi, non costituisce un‟eccezione rispetto agli altri paesi, come invece più volte si è voluto far credere. Ultimamente questa disciplina ha subito profonde trasformazioni, la più significativa ha visto abbandonare ogni intento catechistico per privilegiare, assolutamente ed esclusivamente, l‟aspetto culturale. Da un lato, infatti, l‟attuale insegnamento della R.C. si inserisce a pieno titolo “nel quadro delle finalità della scuola”, dall‟altro, trova fondamento in un duplice ordine di motivazioni culturali e storiche: la Repubblica italiana dichiara, infatti, di riconoscere “il valore della cultura religiosa” e di tener conto del fatto che “i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano”. Il Testo Unico della legislazione scolastica (art. 1) recita che la scuola, in un clima di libertà, deve promuovere “la piena formazione della personalità degli alunni”, pertanto, per completare la formazione della persona non può mancare l‟attenzione alla sfera religiosa. Conoscere il cristianesimo ed il cattolicesimo non ci trasforma per magia in credenti, semplicemente ci rende un po‟ meno ignoranti. Inoltre, la normativa vigente impone che nei programmi della disciplina sia previsto lo studio delle altre religioni, questa opportunità rende la materia particolarmente attuale e funzionale alla formazione della persona, quale soggetto di relazioni interpersonali e sociali. La nostra società, infatti, è chiamata, sempre più, a confrontarsi con le altre culture anche sul piano religioso. Le molteplici etnie presenti sul territorio nazionale ci interpellano su vari fronti, e l‟integrazione deve diventare un obiettivo da raggiungere insieme, prima di tutto con e nella scuola. Altra caratteristica, qualificante la disciplina, è la sua intrinseca interdisciplinarietà. Come spiegare, infatti, un infinito patrimonio artistico, letterario (letteratura italiana, latina, greca), storico e filosofico escludendo i contenuti religiosi? Ogni studente sa che questo non è possibile, per cui, spesso ciò che buttiamo dalla porta ci rientra dalla finestra. Vorrei concludere ricordando che anche sul piano etico lo studio della R.C. può contribuire a fornire utili strumenti di riflessione e di approfondimento, per affrontare temi di grande attualità: significato e valore della vita umana, problematiche sociali, ambientali e di ecologia.

professoressa Fiorella Bagetto referente del dipartimento di Religione cattolica

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LA SCUOLA DEL FUTURO: IL CATTANEO CRESCE

La sede centrale del nostro liceo cresce; sì davvero, proprio così! Cresce perché siamo proprio in tanti e i locali a disposizione per aule, laboratori etc. non sono più sufficienti a contenerci tutti. Sono già due anni che al piano seminterrato due classi hanno preso il posto della sala ricevimento parenti e di un locale a disposizione, e il basso fabbricato scoppia. Scoppia veramente, sia per la saturazione delle aule, sia per le condizioni fisiche in cui versa, e, pur non presentando problemi strutturali, mostra carenze dovute ad una scarsa manutenzione, che la Provincia ha valutato non più conveniente, a favore di provvedimenti diversi. Tali provvedimenti riguardano l‟aggiunta di un fabbricato, probabilmente da collegare all‟attuale auditorium, nel quale troveranno posto quindici aule, alcuni laboratori e un nuovo auditorium. Queste notizie non sono di corridoio ma desunte dai documenti ufficiali di programmazione della Provincia di Torino il cui Programma Triennale dei Lavori Pubblici 2009-2011 per il Cattaneo prevede esattamente due interventi: uno, il nuovo fabbricato di cui sopra; l‟altro, il rifacimento dei servizi igienici e interventi di manutenzione straordinaria. I lavori, già previsti per il 2009, per motivi diversi, slitteranno al 2010 e noi, abituati ad essere pazienti, aspettiamo fiduciosi!

professor Vito Tota

Annuario 2006-2007: il professor Tota è il primo da destra nella fila centrale

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I DOCUMENTI

Qui di seguito abbiamo riportato l‟estratto del verbale del Collegio Docenti del 5/05/1978, in cui si intitola l‟ex Ottavo liceo a “Carlo Cattaneo”.

“Oggi, 5 maggio 1978, nell’aula della classe V A, si è riunito il Collegio dei docenti per discutere il seguente O. d. G. : Intitolazione dell’Istituto . Più precisamente la prof.ssa Chifari propone il nome di Francesco Redi; la prof.ssa Bert, il nome di Giordano Bruno; la prof.ssa Fois, il nome di Antonio Sant’Elia; la prof.ssa Gianotti, il nome di Tancredi (Duccio) Galimberti; il prof. Comino, il nome di Max Planck; il prof. Grimaldi, il nome di Carlo Cattaneo. La Preside chiarisce che i colleghi presenti dovranno deliberare, scegliendo tra i nomi proposti a quale si debba intitolare l’ Ottavo liceo. Il prof. Pavese prima che inizi la nuova votazione, chiede la parola ed invita i colleghi ad optare per il nome di Cattaneo, figura che esprime significativamente il prodotto culturale del nostro Paese. La votazione (37 votanti, Preside astenuta) dà i seguenti risultati: - Carlo Cattaneo voti venti ( 20 ) - Max Planck voti quindici ( 15 ) - Schede nulle due ( 2 ) . Il Collegio dell’ Ottavo liceo scientifico pertanto a maggioranza propone di intitolare l’ istituto a Carlo Cattaneo”.

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La redazione de “Il Carlo” anno scolastico 2008-2009 ringrazia i Dirigenti, i docenti, gli ex-allievi, gli studenti ed il personale del Liceo che hanno collaborato alla realizzazione del numero speciale, in particolare i professori Giorgio Castagno e Giuseppe Magliano. Un ringraziamento speciale anche a Luca De Nicola per la copertina.

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