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I ND I C E III

Indice

VII — PREFAZIONE

XI — PROGRAMMA D’ESAME

1 — L’ILLIMITATO POTENZIALE DELLA VITA

1 — Tremila regni in un singolo istante di vita3 — I dieci fattori8 — I tre regni dell’esistenza10 — Conclusioni

13 — ADOTTARE L’INSEGNAMENTO CORRETTO PER LA PACE

NEL PAESE

13 — Introduzione16 — Il principio di adottare l’insegnamento corretto per

la pace nel paese 21 — Il significato di “adottare l’insegnamento corretto”

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23 — L’offesa alla Legge24 — Adottare l’“insegnamento corretto” a livello

individuale25 — Adottare l’“insegnamento corretto” a livello sociale26 — La centralità dell’essere umano29 — Lettura di approfondimento: brani estratti dalla serie

di dialoghi: I giovani e gli scritti di Nichiren Daishonin31 — La lotta fra il Budda e le funzioni demoniache33 — Eliminare le armi nucleari34 — Costruire una felicità indistruttibile

37 — L’ESEMPIO DEL BODHISATTVA MAI SPREZZANTE

37 — La via del rispetto per tutte le persone38 — La pratica per gli altri (shakubuku)43 — Il comportamento da essere umano45 — Lettura di approfondimento: Lo spirito dell’offerta

55 — IL CONSEGUIMENTO DELLA BUDDITÀ IN QUESTA

ESISTENZA

PARTE PRIMA

60 — Illuminazione nella vita presente61 — Il profondo significato della recitazione del daimoku64 — Il significato della nostra esistenza come esseri umani66 — L’accento sul cambiamento interiore68 — Un umanesimo autentico69 — Il significato di conseguire la Buddità in questa

esistenza dal punto di vista individuale70 — Il significato di conseguire la Buddità in

questa esistenza dal punto di vista collettivo

PARTE SECONDA

73 — Daimoku, il richiamo che risveglia

IND I C EIV

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74 — Liberarsi dalle sofferenze di nascita e morte e conseguire una condizione di felicità eterna

76 — La verità mistica abbraccia tutte le cose ed è inerentea esse

77 — Dare un nome alla Legge mistica80 — Recitare daimoku per percepire la mistica verità82 — L’alba del Buddismo del sole

PARTE TERZA

84 — “Con coraggio e diligenza”Un cammino di trasformazione interiore aperto a ogni persona

85 — Cambiare noi stessi e cambiare la terra89 — La strada per lucidare la propria vita: primo, sfidarsi

coraggiosamente91 — La strada per lucidare la propria vita: secondo,

continuare94 — Nam myoho renge kyo è una pratica diligente96 — Pregare perché appaiano giovani coraggiosi e pieni

di vigore

IND I C E V

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Gli esami? Un’occasioneD I TA M OTS U N A K A J I M A

Quest’anno si terranno gli esami di secondo livello delDipartimento di studio, seguendo una tradizione che la SokaGakkai porta avanti in tutto il mondo. Ovviamente non è ob-bligatorio prender parte all’esame ma – dal momento che lebasi del Buddismo del Daishonin sono “fede, pratica e studio”– possiamo considerare la nostra partecipazione come un’op-portunità per approfondire la conoscenza dell’insegnamentoe, soprattutto, per rinnovare la decisione di metterla in praticaogni giorno. “Usare il Buddismo nella vita quotidiana” è unafrase chiave per noi discepoli di Nichiren Daishonin. Scrive ilpresidente Ikeda a questo proposito: «I membri di tutto ilmondo hanno approfondito la loro comprensione della fede,della pratica e dello studio, hanno rinvigorito il proprio co-raggio e hanno vinto le loro battaglie per kosen rufu aprendole pagine del Gosho – cioè gli scritti di Nichiren Daishonin –con lo spirito di r icevere consigli e istruzioni direttamente

VIIPR E FAZ IONE

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PR E FAZ IONEVIII

dallo stesso Nichiren. Se avanziamo con il Gosho come no-stro fondamento, non ci troveremo mai a un punto morto».(1)

Avvicinarsi allo studio del Buddismo con un atteggia-mento solo intellettuale, per accumulare dati, conoscenze, ci-tazioni e quant’altro, avrà come conseguenza ultima quella diaumentare la tendenza a diventare arroganti. Scrive il Daisho-nin: «Fra i miei discepoli, quelli che credono di conoscerebene il Buddismo sono quelli che sbagliano».(2) Senz’altro èimportante leggere e conoscere, ma è più importante metterein pratica ciò che si studia, confermarlo con la nostra vita: ilBuddismo, fin dalle sue origini, è sempre stato una religionestrettamente collegata alla realtà. Il presidente Ikeda dice chegli scritti che studiamo sono il risultato della continua lottadel Daishonin per salvare le persone attraverso centinaia dilettere e migliaia di dialoghi. Allo stesso tempo è fondamen-tale avere lo “spirito di ricerca” e l’umiltà di ascoltare – comese fosse sempre la prima volta – le parole del Budda originalee del maestro.

Un famosissimo passaggio del Vero aspetto di tutti i feno-meni afferma: «Impegnati nelle due vie della pratica e dellostudio. Senza pratica e studio, non può esservi Buddismo».(3)

Questa frase significa che il Buddismo non vive nei templi onei sutra, ma nel cuore e negli sforzi di quanti lo studiano elo praticano: «Il Buddismo – spiega Ikeda commentando que-sto brano – esiste e si manifesta nella vita di ogni persona chestudia il Gosho e pratica la sua fede seguendo esattamente gliinsegnamenti del Daishonin».(4)

1 — Buddismo e società, n. 106, pag. 382 — L’insegnamento per l’Ultimo Giorno della Legge, Raccolta degliscritti di Nichiren Daishonin, IBISG, Firenze, 2008, vol. I, pag. 802. Di se-guito citato come RSND.3 — RSND, vol. I, pag. 3424 — D. Ikeda, La vera entità della vita, Esperia, pag. 68

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Partendo da queste premesse fondamentali – studiare emettere in pratica – la decisione di partecipare all’esame è giàdi per sé una grande vittoria, a prescindere da quale sarà il ri-sultato finale. Lo sforzo che faremo fino al giorno dell’esame(che spero continuerà poi per tutta la vita) comporterà comebeneficio quello di approfondire la fede e di essere più felici.

IXPR E FAZ IONE

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Programma d’esame

Gli argomenti oggetto dell’esame di secondo livello,sono organizzati secondo il programma seguente:

- La visione buddista della vita.L’illimitato potenziale della vita – Introduzione al

principio dei tremila regni in un singolo istante di vita (ichi-nen sanzen), con una spiegazione del “principio dei dieci fat-tori” e del “principio dei tre regni”.

- Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese.A partire da questo fondamentale scritto di Nichiren

Daishonin si delineano i concetti che stanno alla base del mo-vimento per la propagazione del Buddismo e la realizzazionedella pace mondiale attraverso la trasformazione del “cuore”di ciascun individuo.

Per meglio inser ire queste idee nella nostra realtà

PROGRAMMA D ’ E S AME XI

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quotidiana e nel contesto mondiale attuale si riportano, comelettura di approfondimento, alcuni brani tratti dalla serie didialoghi tra Daisaku Ikeda e i giovani: I giovani e gli scritti diNichiren Daishonin.

- L’esempio del Bodhisattva Mai Sprezzante.La scelta di questo argomento, così importante per

tutti coloro che abbracciano la pratica e l’insegnamento delDaishonin, deriva in modo naturale da quello precedente edelinea quel modello di comportamento che è la concretizza-zione della “pratica per sé e pratica per gli altri”. Anche inquesto caso si fornisce un’ulter iore lettura di approfondi-mento sullo spirito dell’offerta, tratta dal romanzo La nuovarivoluzione umana.

- Studio del Gosho Il conseguimento della Buddità in que-sta esistenza.

Questo stesso Gosho faceva parte del programma perl’ultimo esame di primo livello, ma adesso vengono presi inesame tre capitoli diversi delle lezioni del Presidente Ikeda acompletamento dello studio di questo scritto.

Il materiale di studio è stato redatto utilizzando in mo-do estensivo gli scritti di Daisaku Ikeda, sia attraverso ampiecitazioni letterali che mediante rielaborazioni dei testi origi-nali. Uno studio più approfondito degli argomenti trattatipuò iniziare dai riferimenti bibliografici riportati nel presentetesto.

MAT ER I A L I D I S TUD IOXII

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L’illimitato potenzialedella vita

T R E M I L A R E G N I I N U N S I N G O LO I S TA N T E

Il Buddismo spiega che la nostra vita non è limitata airistretti confini dell’io, ma include gli altr i esseri viventi, ilmondo esterno e addir ittura l’intero universo. Ogni feno-meno è considerato parte del tutto ed è fondato sulla realtàfondamentale, eterna e immutabile, che il Daishonin deno-minò Myoho renge kyo.

La profonda relazione esistente tra essere umano, societàe natura è descritta nell’ambito del Buddismo dalla teoria deitremila regni in un singolo istante di vita (ichinen sanzen), svi-luppata dal maestro buddista cinese del VI secolo T’ien-t’aisulla base del Sutra del Loto.

Tale sistema filosofico descr ive la realtà del singoloistante presente (ichinen, che significa “un pensiero” o “unamente”) come dotata di tremila condizioni (sanzen, che signi-

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fica “tremila” e si riferisce all’insieme delle leggi che gover-nano i fenomeni).

Il numero tremila è ottenuto considerando:a) i dieci mondi, le possibili condizioni vitali che si ma-

nifestano istante dopo istante: Inferno, Avidità, Animalità,Collera, Umanità, Cielo, Apprendimento, Realizzazione, Bo-dhisattva e Buddità;

b) il mutuo possesso dei dieci mondi, principio che sta-bilisce che ciascuno dei dieci mondi li contiene potenzial-mente tutti e dieci;

c) i dieci fattori, i quali descrivono le dinamiche dellavita e il funzionamento del karma: aspetto, natura, entità, po-tere, azione, causa interna, relazione (o causa esterna), effettolatente, retribuzione (o effetto manifesto) e loro coerenza dal-l’inizio alla fine;

d) i tre regni dell’esistenza, che rappresentano le tre di-mensioni in cui la vita si manifesta nella sua singolarità e uni-cità: il regno dei cinque aggregati, il regno degli esseri vi-venti, il regno dell’ambiente.

Scrive Nichikan Shonin, ventiseiesimo patr iarca dellaNichiren Shoshu: «Alla luce del Sutra del Loto, la frase “tre-mila regni in un singolo istante di vita” ha due significati:contenere e permeare. Da un lato l’intero universo è conte-nuto in ogni istante e dall’altro ogni istante permea l’interouniverso. Ogni istante è una particella di polvere che possiedegli elementi di tutte le terre dell’universo, o una goccia d’ac-qua la cui essenza non differ isce in alcun modo dal vastooceano».(1)

Il principio dei tremila regni in un singolo istante divita rivela l’interazione, istante per istante, tra il mondo feno-

MATER I A L E D I S TUD IO2

1 — Citato in Daisaku Ikeda, I misteri di nascita e morte, Esperia,2010, pag. 127

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menico e la realtà fondamentale della vita, chiarendo che tuttii fenomeni, senza eccezione, esistono in ciascuno degli istantidi una vita individuale, che contiene quindi un potenziale in-finito.

La visione dei tremila regni in un singolo istante di vitaè come un’istantanea della vita. Le interazioni tra i vari ele-menti che la compongono non avvengono in una sequenzatemporale ma sono tutte simultanee.

Consideriamo ora i diversi componenti delle “tremilacondizioni”: per quanto riguarda i dieci mondi e il loro mu-tuo possesso rimandiamo al materiale di studio per gli esamidi primo livello.(2) In questa sede analizzeremo il principio deidieci fattori e il principio dei tre regni.

I D I E C I FAT TO R I

I dieci fattori vengono enunciati nel brano del capitoloEspedienti del Sutra del Loto, che fa parte della pratica gior-naliera di Gongyo, per descrivere il “vero aspetto di tutti i fe-nomeni”, un concetto che qui verrà solo accennato: «Il veroaspetto di tutti i fenomeni può essere compreso e condivisosolo tra Budda. Questa realtà consiste di: aspetto, natura, en-tità, potere, azione, causa [interna], relazione, effetto [latente],retribuzione e della loro coerenza dall’inizio alla fine».(3) Neltesto del sutra, ognuno dei dieci fattori è preceduto dalla pa-rola giapponese nyoze, che significa letteralmente “tale è”, in-tendendo con ciò che ciascuno dei dieci fattor i è il “veroaspetto di tutti i fenomeni”, e cioè Myoho renge kyo. Questobrano dichiara che tutte le vite sono intrinsecamente dotatedel potenziale di diventare Budda e che sono in grado di ma-

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2 — Materiale di studio, vol. I, Esperia, 2010, pagg. 47-533 — Il Sutra del Loto, Esperia, 2014, pag. 66. Di seguito citatocome Il Sutra del Loto.

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nifestarlo concretamente. «Il pr incipio del “vero aspetto ditutti i fenomeni” – scrive Daisaku Ikeda – è la base teoricaper il conseguimento universale della Buddità».(4)

Torniamo ora al principio dei dieci fattori: esso fornisceuna struttura per l’analisi dei fattori della vita che sono sem-pre presenti in tutti i fenomeni mutevoli. La vita in ognunodei dieci mondi possiede sempre tutti i dieci fattori, in qua-lunque condizione essa si trovi, da Inferno a Buddità.

Il primo fattore, l’aspetto (giapp. nyoze so), indica ciò chepuò essere percepito o distinto dall’esterno. Nell’aspetto sonoincluse caratteristiche come il colore, la forma e il comporta-mento; negli esseri umani l’aspetto indica l’esteriorità dellanostra esistenza, cioè il corpo e le sue varie funzioni.

Il secondo dei dieci fattori è la natura (in giapponesenyoze sho), che indica quelle qualità interiori che non pos-sono essere percepite dall’esterno. In relazione all’esistenzaumana, la natura denota gli aspetti spirituali della vita, comela mente e la coscienza.

Il terzo fattore è l’entità (giapp. nyoze tai), cioè l’entitàdella vita che si manifesta sia come aspetto esterno sia comenatura interna ma non è di per sé né l’uno né l’altra. Entità èciò che una persona è, la sua unicità e peculiarità che si ma-nifesta sia nel suo aspetto fisico visibile, sia nei pensier i enelle emozioni invisibili.

Il potere (giapp. nyoze riki), il quarto, è la forza interioredi cui la vita è dotata, la capacità della vita di vivere cioè diagire. Ad esempio, la vita nello stato di Collera ha il potere diagire con prepotenza e sopraffazione, la vita nel mondo diUmanità ha il potere di agire in base a valori etici e la vita delBodhisattva ha il potere di alleviare la sofferenza degli altri.

MAT ER I A L E D I S TUD IO4

4 — Buddismo e società, n. 142, pag. 51

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Il quinto fattore, l’azione o influenza (giapp. nyoze sa), èla manifestazione concreta o l’efficacia visibile del potere.L’azione si esplica nei pensier i, nelle parole e nelle azionipropriamente dette.

La causa interna (giapp. nyoze in), il sesto fattore, è lacausa latente nella vita creata per mezzo dell’azione, che fanascere simultaneamente un effetto latente. «La causa internaè ciò che fa sorgere l’effetto latente. Viene anche chiamatakarma».(5) La causa interna e l’effetto latente esistono contem-poraneamente nella vita umana.

La relazione o causa esterna (giapp. nyoze en), il settimofattore, è la condizione che attiva la causa interna. È una sortadi catalizzatore e fa sì che la forza vitale si muova in rispostaalla causa interna. Una causa interna attivata attraverso unarelazione produce una nuova causa interna e un nuovo effettolatente; ed è egualmente attraverso la relazione che l’effettolatente diventa manifesto. La relazione può essere quindi vistacome la connessione tra la vita e le influenze esterne e con-tribuisce sia alla creazione di una causa sia alla manifestazionedi un effetto.

«Immaginate – scrive Ikeda – una persona a cui sia statadiagnosticata una forma incurabile di tumore. È molto proba-bile che l’effetto di una causa esterna di questo tipo sia ilmondo d’Inferno; la maggior parte delle persone, infatti,dopo una simile notizia sprofonderebbe nell’angoscia più to-tale. Se invece una persona ha raggiunto una condizionemolto elevata, potrebbe anche essere in grado di pensare:“Questa è una grande prova. Devo superarla per completarela mia r ivoluzione umana”. Se r iesce a pensare in questomodo, una causa esterna tragica diventa l’occasione per cre-scere ulteriormente e diventare più felice. Il modo in cui la

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5 — Passo citato in Daisaku Ikeda, La vita mistero prezioso, Bom-piani, 2010, pag. 173

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causa esterna viene assimilata nelle cause interne in costantemutamento (e di conseguenza negli effetti latenti) è il puntofondamentale. Il pr incipio della r ivoluzione umana sta nelfatto che noi costruiamo e cambiamo di continuo le nostrecause interne reagendo alle relazioni tra noi e gli altri e tranoi e l’ambiente».(6)

L’ottavo fattore, l’effetto latente (giapp. nyoze ka) – giàpiù volte citato – è l’effetto prodotto nella profondità dellavita quando una causa interna è attivata dalla relazione.

«Come abbiamo già detto – continua Ikeda – la causainterna e l’effetto latente esistono contemporaneamente. Maallora, cosa li distingue? Essenzialmente, penso che si possadire che la causa interna è la tendenza che si è creata dentrodi noi fino al momento attuale, mentre l’effetto latente è ladirezione futura della nostra vita considerata in questo precisoistante. [...] Poiché in realtà non possiamo percepire questacondizione, ma solo vederne le manifestazioni, la causa e l’ef-fetto ci sembrano separati da un intervallo di tempo, mentreinvece sono creati ed esistono contemporaneamente. Sono ledue facce di una stessa medaglia. Nel momento in cui unacausa viene in essere, tramite l’assimilazione di una causaesterna nella causa interna, un effetto corrispondente prendeforma in una condizione latente».(7)

Il nono fattore è la retribuzione o effetto manifesto (giapp.nyoze ho). Nichikan Shonin dice: «L’effetto manifesto è unareazione visibile alla causa interna e all’effetto latente». «C’èun evidente intervallo di tempo – commenta Ikeda – tra lacreazione della causa interna e l’apparizione dell’effetto ma-nifesto. Tuttavia, l’effetto manifesto viene in realtà in esserenello stesso momento della causa interna, anche se ciò non èimmediatamente evidente. [...] Lo sviluppo della retribuzione

MATER I A L E D I S TUD IO6

6 — Ibid., pag. 176 7 — Ibid., pagg. 176-177

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può essere paragonato alla crescita di un bambino. I bambinicrescono ogni secondo di ogni giorno, di ogni mese di ognianno, ma noi ne notiamo la crescita solo dopo un certo inter-vallo di tempo. Analogamente, la retr ibuzione comincia adappar ire nello stesso istante in cui la causa interna vienecreata, ma occorre del tempo prima che noi riusciamo a per-cepirla».(8)

Il presidente Ikeda spiega in maniera molto chiara ilprincipio della trasformazione del karma attraverso i quattrofattori (causa interna, relazione, effetto latente, effetto mani-festo) che abbiamo appena analizzato: «Le persone tendono aidentificare la causalità, scientifica o karmica, con il determi-nismo, cioè con l’assenza del libero arbitr io, sulla base del-l’idea che una data causa debba inevitabilmente produrre undato effetto, e che ciò non possa in alcun modo essere evitato.Tuttavia il punto di vista deterministico non prende in consi-derazione il nostro potenziale di modificare il senso delle no-stre azioni del passato tramite le cause create dalle azioni cheintraprendiamo da adesso in poi. Il Buddismo spiega che perfar emergere la rete causale che esiste in latenza nella profon-dità del nostro essere è indispensabile un ulteriore elemento,ovvero la relazione che unendosi alla causa interna produceun effetto manifesto. Senza l’appropriata relazione, la causainterna e l’effetto latente coesistente con essa rimarrebberoper sempre latenti. Per di più, la forma con cui gli effetti la-tenti divengono manifesti varia ampiamente a seconda dellanatura della relazione, cioè della nostra interazione con l’am-biente. Quando dalla nostra vita facciamo emergere la su-prema condizione della Buddità, l’intera rete di cause ed ef-fetti che costituisce il nostro karma personale si trasformaradicalmente, cominciando a basarsi sull’illuminazione anzi-

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8 — Ibid., pag. 177

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ché sull’illusione e a operare dunque per favorire il nostroprogresso e il nostro sviluppo come esseri umani».(9)

Il decimo e ultimo fattore è la coerenza dall’inizio allafine (in giapp. nyoze hommatsu kukyoto). Questo fattore integrae unisce gli altri nove in ogni momento della vita: dove è pre-sente un fattore sono presenti anche tutti gli altri, che ope-rano in perfetta armonia e coerenza per esprimere la condi-zione vitale di quel momento.

I T R E R E G N I D E L L’ E S I S T E N Z A

L’ultimo componente della teoria dei tremila regni è ilconcetto dei tre regni dell’esistenza. Questo concetto analizzala vita da tre diversi punti di vista e descrive l’esistenza dellevite individuali nel mondo reale, definendo le tre sfere in cuiviviamo e in cui i dieci mondi si manifestano:

il regno dei cinque aggregati, o regno dell’individuo; il regno degli esseri viventi, o regno della società; il regno dell’ambiente.

Il regno dei cinque aggregati (detti anche cinque compo-nenti) indica gli elementi che si uniscono temporaneamenteper formare un essere vivente. Costituiscono un’analisi dellefunzioni fisiche e psichiche della vita. Essi sono: la forma, lapercezione, la concezione, la volizione e la coscienza. Laforma è l’aspetto fisico della vita, ovvero il corpo e i cinqueorgani di senso tramite i quali percepiamo il mondo esterno.La percezione è la funzione di recepire le informazioni dal-l’esterno attraverso gli organi di senso. La concezione è lafunzione che ci permette di formare idee e concetti su ciòche abbiamo percepito. La volizione è la volontà di intrapren-

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9 — I misteri di nascita e morte, pag. 204

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dere qualche azione in risposta a ciò che abbiamo percepitoed elaborato concettualmente. Infine la coscienza è il discer-nimento che ci consente di emettere giudizi di valore, di di-stinguere il bene dal male e così via. La coscienza inoltre so-stiene e integra gli altri quattro aggregati.

Scrive Richard Causton in La meravigliosa Legge del loto:«Nel preciso momento in cui appare, una vita possiede le ca-ratteristiche fisiche e spirituali che sono il r isultato del suokarma passato. Al momento della nascita lo sviluppo dell’uni-cità dell’individuo accelera, perché inizia a reagire all’ambienteattraverso i cinque aggregati. “La personalità di ognuno –spiega Daisaku Ikeda – si differenzia dalle altre personalità perl’azione di questi aggregati, in quanto essi determinano ilmodo in cui l’individuo risponderà alla realtà e di conseguenzadeterminano in effetti che cosa è per lui la realtà. Tramite ilfunzionamento dei cinque aggregati diventa possibile unagamma infinita di attività mentali e fisiche”».(10)

Il regno degli esseri viventi considera gli esseri viventi co-me individui completi che possono sper imentare i diecimondi, in continua interrelazione e influenza reciproca gliuni con gli altri. In tale prospettiva questo regno può ancheessere interpretato come l’ambiente sociale, che include tuttigli esseri viventi con i quali ogni dato individuo interagisce.

Il regno dell’ambiente è l’ambiente in cui l’essere viventedimora, e che da esso è sostenuto. Le diverse condizioni vitalidegli esseri viventi si riflettono nella terra che essi abitano.

In pratica gli esseri viventi in uno qualunque dei diecimondi conducono le loro varie attività tramite il funziona-

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10 — Richard Causton, La meravigliosa Legge del loto, Esperia,2012, pag. 236

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mento dei cinque aggregati, a loro volta influenzati dalla con-dizione vitale che l’individuo sta sperimentando in un datoistante. Così la percezione, le idee e le reazioni a un partico-lare evento di una persona nel mondo di Inferno saranno deltutto differenti da quelle di qualcuno che sperimenta lo statodi Umanità. Inoltre, i diversi stati vitali degli esseri viventi siriflettono nell’ambiente in cui essi dimorano. In relazione allostato vitale dei suoi abitanti, la terra può manifestare in mo-menti diversi gli stati di Avidità, Cielo e così via. In definitiva,i cinque aggregati, gli esseri viventi e i loro ambienti riflet-tono le differenze che esistono tra i dieci mondi.

Il concetto dei tre regni permette di spiegare perchédue esseri viventi non sono mai perfettamente uguali. Infattigli individui, oltre a manifestare differenze in base alla condi-zione vitale che sperimentano (dieci mondi), differiscono an-che per i cinque aggregati, dato che il funzionamento deicinque aggregati differisce da una persona all’altra in base alkarma individuale. Ad esempio, anche tra coloro che hanno lastessa tendenza di base al mondo di Apprendimento, non esi-stono due individui che abbiano esattamente la stessa formafisica o le cui percezioni, idee e reazioni all’ambiente esternosiano identiche. Analogamente non esistono due individui cheabbiano esattamente lo stesso ambiente sociale o fisico. I treregni individuano pertanto l’effettivo mondo reale di ognisingolo individuo.

C O N C L U S I O N I

Alla luce di quanto esposto sopra, come possiamo appli-care il principio dei tremila regni in un singolo istante di vitanella nostra vita quotidiana?

Scrive Daisaku Ikeda:«Ogni vita individuale contiene alproprio interno tutte le leggi dell’universo, come pure il fon-damentale potere che è alla base di tutti i fenomeni. Ogni

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istante della nostra vita individuale è esattamente equivalentealla vita cosmica. Troppo spesso, però, ci fissiamo sull’idea diessere entità separate, non riuscendo a comprendere che lavita nella sua totalità è indivisibile.

«Nichiren definì la vera indipendenza come il risveglioalla Legge fondamentale della vita e il mantenimento dell’ar-monia con essa. Raggiungere questo tipo di indipendenza si-gnifica rivelare la natura buddica dal nostro interno, acqui-stando la capacità di usare le nostre particolar i circostanzecome mezzi di crescita anziché continuare a essere limitati ocontrollati dalle illusioni e dalle sofferenze di nascita e morte.Alla luce del principio del mutuo possesso dei dieci mondi,dovremmo cercare di stabilire il mondo di Buddità come basedi tutto ciò che facciamo.

«Quando la nostra innata natura buddica emerge, l’in-nato potere (il quarto dei dieci fattori) della compassione edella saggezza universali entra in azione. Tramite il funziona-mento della legge di causa ed effetto (i fattori dal sesto alnono) la Buddità si manifesterà allora con forza sempre mag-giore fino a diventare parte integrante della nostra interaesperienza. [...]

«Se stabiliamo il mondo di Buddità come nostra condi-zione di base, saremo allora capaci di armonizzare adeguata-mente gli altri nove mondi sfruttandoli positivamente; saremocapaci inoltre di dare pieno gioco ai cinque aggregati così dasviluppare pienamente le nostre qualità individuali. Potremoperciò costruire una felicità duratura, invulnerabile a qualun-que cambiamento possa avvenire nel nostro ambiente e, sullabase della compassione universale, avremo un’influenza posi-tiva su chiunque incontriamo, trasformando così il nostro am-biente per il meglio.»(11)

L’ I L L IM ITATO POTENZ IALE DELLA V ITA 11

11 — I misteri di nascita e morte, pagg. 167-169

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Adottare l’insegnamento(1)

corretto per la pace nel paese

I N TRODUZ ION E

Il trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nelpaese, scritto in cinese classico, fu sottoposto a Hojo Tokiyoritramite Yadoya Mitsunori, ufficiale governativo di alto rango,nel sedicesimo giorno del settimo mese del primo anno del-l’era Bunno (1260). All’epoca Tokiyori si era già ritirato dalsuo incarico, ma continuava a essere il membro più influentedel clan Hojo che deteneva il potere.

Nichiren Daishonin concepì questo suo scr itto nella

ADOTTARE L’ INSEGNAMENTO CORRETTO

1 — Nella traduzione italiana più recente, adottata per la Rac-colta degli scritti di Nichiren Daishonin, si è stabilito di utilizzare i termini“insegnamento corretto” anziché “dottrina corretta” come si trova in-vece in tutti gli altri testi in italiano, tradotti in precedenza. Dove si èreso necessario, le citazioni da questi testi sono state qui modificate diconseguenza.

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forma di un dialogo tra un viaggiatore e la persona che loospita. Quest’ultima rappresenta Nichiren, mentre si r itieneche il visitatore rappresenti Hojo Tokiyori. Negli anni cheprecedettero la stesura del trattato, il paese era stato oggettodi un susseguirsi impressionante di calamità e disastri. I do-cumenti attestano che in quel periodo i nomi delle epochecambiarono con una frequenza inusitata: solo tra il 1256 e il1261 il nome dell’epoca mutò cinque volte. Tali cambiamen-ti segnalavano, in genere, il subentrare di un nuovo impera-tore, oppure il verificarsi di calamità naturali di gravi pro-porzioni.

Le parole con cui Nichiren inizia il trattato sono unadescr izione fedele della situazione in cui era precipitato ilpaese: «Una volta un viaggiatore si lamentava così [con colui che loospitava]: “Negli ultimi anni si sono manifestate insolite perturba-zioni nel cielo e strani fenomeni sulla terra. Carestie e pestilenze af-fliggono ogni angolo dell’impero e si diffondono in tutto il paese.Buoi e cavalli cadono morti per la strada e le loro ossa ricoprono levie maestre. Più della metà della popolazione è stata falciata dallamorte e non c’è una persona che non pianga almeno un lutto in fa-miglia. […] Impietositi dalle condizioni della popolazione, il so-vrano e i suoi amministratori locali cercano di governare con benevo-lenza. Ma, per quanto tutti si affannino, la carestia e le malattieimperversano sempre più violente e ovunque si volga lo sguardo nonsi vedono che mendicanti e morti. I cadaveri sono gettati l’uno sul-l’altro, a formare cataste alte come torri, oppure allineati fianco afianco, in file lunghe come ponti. Eppure i movimenti del sole e dellaluna sono regolari, i cinque pianeti seguono le loro orbite usuali, itre tesori del Buddismo continuano a esistere e il periodo dei centoregni non è ancora finito. Perché allora questo mondo è sull’orlodella rovina e le sue leggi stanno decadendo? Che cosa è sbagliato?Quale errore è stato commesso?”.

«Il padrone di casa, allora, rispose: “Fino a oggi mi sono pre-occupato da solo, angustiato nel profondo del cuore, ma ora che voi

MATER I A L E D I S TUD IO14

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siete qui possiamo lamentarci insieme e discutere a fondo questi pro-blemi”.»(2)

Al principio, il padrone di casa individua la causa dei di-sastri che affliggono il paese nella fede riposta negli insegna-menti errati, in particolare quelli della Pura terra di Honen.

A conferma della sua tesi cita dai testi sacri numerosipassi sulle calamità che inevitabilmente ricadono su un paeseche segue false credenze, in particolare dal Sutra del Maestrodella Medicina che descrive sette tipi di disastri. Di questi, notail Daishonin, cinque avevano già avuto luogo e due, “l’inva-sione da parte di paesi stranieri” e “la rivolta all’interno delproprio dominio”, dovevano ancora accadere; ma si sarebberoben presto verificati, ammonisce il Daishonin, se il Giapponenon si fosse risolto ad abbracciare le dottrine del Sutra delLoto. Puntualmente, le profezie di lotte intestine e di inva-sione straniera si realizzarono di lì a poco, nel 1272, con la ri-volta di Hojo Tokisuke contro il reggente Hojo Tokimune,suo fratellastro minore, e con gli attacchi da parte dell’Imperomongolo, nel 1274 e nel 1281.

Quest’opera occupa una posizione particolarmente im-portante tra gli scritti di Nichiren Daishonin, che era con-vinto che il suo appello ai membri più potenti del governoavrebbe potuto determinare un cambiamento nella società. Ilfatto che il suo ammonimento venisse ignorato non fece cherafforzare ancora di più il suo impegno nel denunciare le of-fese e propagare l’insegnamento corretto per la pace e la feli-cità delle persone. Come spiega Ikeda: «La vita del Daishoninsi svolse perseguendo l’obiettivo fondamentale di realizzareconcretamente il principio di adottare l’insegnamento cor-retto in grado di assicurare al paese pace e sicurezza. È questal’essenza del suo Buddismo. Quando si medita profondamente

ADOTTARE L’ INSEGNAMENTO CORRETTO 15

2 — RSND, vol. I, pagg. 6-7

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sulla Legge, si giunge a comprendere che l’idea di “adottarel’insegnamento corretto per la pace nel paese” e la sua con-creta realizzazione sono un aspetto essenziale del Buddismo.Non sono peculiar i soltanto del pensiero del Daishonin.Penso che questa idea fosse presente anche nel Buddismo diShakyamuni e potremmo giungere ad affermare che è unideale cui tutte le religioni dovrebbero tendere. Perciò a chipratica il Buddismo di Nichiren spetta il compito di seguireun cammino che conduca alla sua definitiva realizzazione.»(3)

I L P R I NC I P IO D I ADOT TAR E L’ I N S EG NAM E NTO COR R ET TO

PE R LA PACE N E L PAE S E

Questo principio riguarda la realizzazione dell’obiettivofondamentale del Buddismo: permettere alle persone di go-dere di una vita pacifica e sicura nella terra in cui vivono.

Una volta ottenuta l’illuminazione, Shakyamuni gioiscedi questo stato supremo. Inizialmente pensa di tenerlo per sé,ma poi decide di condividerlo con gli altri perché comprendeche, essendo la Legge del Buddismo (la Legge mistica) il fon-damento di ogni aspetto dell’esistenza e quindi anche dellasocietà, è indispensabile che anche gli altri esseri umani si ri-sveglino a essa. In quel momento nasce il Buddismo.

«Fin dalle origini il Buddismo non fu una religione finea se stessa, bensì una religione per gli esseri umani, un soste-gno che proteggeva la società dalla distruzione. Per questoShakyamuni esortava i suoi discepoli a “recarsi in ogni paeseper la felicità delle persone, per il loro beneficio, la loro pacee gioia!”»(4)

Un esempio di come il pensiero buddista abbia potutoinfluenzare la realtà sociale è la storia del re Ashoka. Questo

MATER I A L E D I S TUD IO16

3 — D. Ikeda, Il mondo del Gosho, Esperia, 2011, pagg. 85-864 — Ibid., pag. 92

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re, vissuto in India nel III secolo a.C., dopo essere stato uncrudele tiranno si convertì al Buddismo e, senza imporre l’in-segnamento buddista, mise in pratica lo spirito di Shakyamu-ni nel mondo secolare. In uno dei suoi editti lo esprime conqueste parole: «Tutti gli uomini sono miei figli. Ciò che desi-dero per i miei stessi figli e cioè il benessere e la felicità inquesta vita e nella prossima, lo desidero per tutti gli uomini.»(5)

Fu considerato un re illuminato e governò con grandecompassione in accordo con i suoi ideali religiosi, pur la-sciando nel suo regno la libertà religiosa.

Il termine giapponese usato per indicare il concetto di“adottare l’insegnamento corretto per la pace del paese” è ris-sho ankoku, che Nichiren Daishonin utilizzò come titolo deltesto inviato il 16 luglio 1260 all’ex reggente Hoji Tokiyori,conosciuto appunto come Rissho ankoku ron (ron significa“trattato”).

Il termine rissho è composto da ritsu “stabilire” e sho,“ciò che è fondamentale o vero”.

Ankoku è composto da an “tetto” o “protezione”, ciòche protegge ogni singola persona, e koku, che indica il“paese” inteso come il luogo dove le persone vivono, e com-prende tutte le attività umane e l’interazione con l’ambientesociale e naturale.

Il significato di questo principio è molto profondo evasto perché fa luce sul rapporto tra la vita umana e l’am-biente dal punto di vista della sicurezza e della pace.

Nello specifico riguarda:- la relazione tra ciò che i singoli individui pongono al

centro della loro vita, le loro convinzioni di base e l’effetto diqueste sulla vita individuale;

ADOTTARE L’ INSEGNAMENTO CORRETTO 17

5 — Ibid.

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- la relazione tra le convinzioni religiose prevalenti inuna data epoca e l’effetto sulla società e sull’ambiente naturale;

- la relazione tra l’attività religiosa e le attività secolari,e le loro reciproche influenze.

Nichiren Daishonin diede a questo principio un’impor-tanza fondamentale perché esso mette al centro la felicitàdelle persone e la creazione delle condizioni che permettonola protezione della vita stessa. Tutto il suo comportamento nefu ispirato: dalla ricerca dell’illuminazione, al voto di salvaretutte le persone dall’infelicità, alla battaglia per la trasforma-zione sia del mondo buddista della sua epoca sia della società,alla cura nell’incoraggiare i suoi discepoli, fino all’iscrizionedel Gohonzon per l’umanità delle epoche a venire.

«La vita del Daishonin – scr ive il presidente Ikeda –ruota in larga misura intorno a quest’opera [Rissho ankokuron, n.d.r.]. L’obiettivo fondamentale della sua propagazioneera concretizzare il principio di “adottare l’insegnamento cor-retto per la pace nel paese”». E aggiunge: «Cosa significa“adottare l’insegnamento corretto” e “pace nel paese”? Cosasignifica “insegnamento corretto”? Cosa s’intende per “adot-tare”? E a cosa si riferisce la parola “paese”?

«Per più di settecento anni questo trattato è stato lettoda molti che pur avendone colto apparentemente il signifi-cato, in realtà avevano completamente frainteso queste do-mande fondamentali. Se si comprende il vero significato di“adottare l’insegnamento corretto per la pace del paese” si èin grado di apprezzare il movimento promosso dalla SokaGakkai e dalla SGI».(6)

Nichiren Daishonin il 28 aprile del 1253 fondò il suoinsegnamento con la proclamazione di Nam myoho renge

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6 — Ibid., pag. 82

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kyo, iniziando la battaglia per trasformare la società e con-durre le persone all’illuminazione, con lo scopo di sottrarlealle terribili sofferenze della guerra e dei disastri naturali.

Davanti alle drammatiche condizioni in cui viveva lagente comune, e nel tentativo di trovare un modo per alle-viarle, Nichiren aveva intrapreso uno studio approfondito deisutra per comprendere le cause profonde di quei fenomeni.La sua ricerca lo portò a comprendere come il progressivo al-lontanamento delle scuole buddiste dell’epoca dall’insegna-mento fondamentale del Sutra del Loto (basato sulla rivela-zione della Buddità or iginar ia di tutte le persone) e ilproliferare di insegnamenti errati che confondevano le per-sone, avevano portato come conseguenza il decadimento delpotere secolare e l’aumento dei conflitti e del disordine nellasocietà.

Inoltre molte scuole buddiste, anziché adempiere allamissione di salvare le persone comuni, affiancavano il poteresecolare, assecondandone e sostenendone gli interessi o mani-polandolo a proprio vantaggio. La “legge buddista” era diven-tata sinonimo di “potere dei preti”.

Il 16 luglio 1260 Nichiren sottopose all’ex reggente illungo trattato dal titolo Rissho ankoku ron. Si trattava di unavera e propria rimostranza all’autorità governativa riguardo alfatto che essa sosteneva i preti di quelle scuole buddiste chedisconoscevano la superiorità del Sutra del Loto e indirizza-vano le persone verso insegnamenti inferiori. Nichiren inten-deva rendere consapevoli i governanti dell’influenza negativadi queste dottrine religiose sulle persone e sul governo delpaese e, facendo appello al senso di responsabilità di Hojo To-kiyori, figura ancora molto influente, sperava in un suo inter-vento per fermare il sostegno a queste scuole.

La lettera non ebbe nessuna risposta, anzi subito dopole persecuzioni nei suoi confronti si intensificarono. Il mesesuccessivo, il 27 agosto 1260, un gruppo di seguaci della

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scuola della Pura Terra attaccò il Daishonin nella sua dimoradi Matusbagayatsu, attentando alla sua stessa vita. Il 12 maggiodell’anno seguente egli fu esiliato a Izu.

Quando stavano per verificarsi i due disastri delle lotteinterne e dell’invasione straniera, predetti nel Rissho ankokuron, vi fu un dibattito all’interno del governo sulla necessità dieliminare il Daishonin e i suoi seguaci.

Il 10 settembre 1271 Nichiren dichiarò nuovamentedavanti all’ufficiale della polizia Hei no Saemon che i due di-sastri annunciati avrebbero sicuramente colpito il paese, se sifosse perseverato nel r ifiutare l’insegnamento corretto. Ciònonostante due giorni dopo venne attaccato e arrestato, enella persecuzione di Tatsunokuchi sfuggì per poco allamorte, dopodiché venne esiliato sull’isola di Sado. Durantel’esilio si verificarono le lotte interne da lui predette. Succes-sivamente l’esilio fu revocato e il Daishonin fece ritorno aKamakura, per rimanervi fino al 12 maggio del 1274, giornoin cui partì per Minobu, dopo avere invano, per la terza volta,avvisato le autorità del pericolo incombente. Fu allora che siver ificò il pr imo tentativo di invasione da parte dei mon-goli, seguito dal secondo nel 1281, un anno prima della suamorte.

Le rimostranze al governo non ebbero l’effetto sperato,ma mostrano inequivocabilmente come Nichiren Daishoninmettesse la preoccupazione per la vita e la sicurezza dellepersone comuni al centro della sua lotta per proteggere laLegge.

Questo era il suo intento prioritario, il fulcro del suoinsegnamento che trasmise ai discepoli affinché lo facesseroproprio e lo mettessero in pratica nel futuro.

«In Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paeseegli chiede al governo di fare qualcosa per evitare la guerraprima che sia troppo tardi. Purtroppo le sue parole non fu-rono ascoltate e per questo egli affidò ai discepoli la realizza-

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zione dei suoi ideali. Infatti, poco prima della morte, pronun-ciò un appassionato sermone su questo famoso trattato […] ilventicinquesimo giorno del nono mese del 1282.»(7)

È da questo scritto dunque che si può comprendere ilsignificato che Nichiren Daishonin attribuiva al principio di“rissho ankoku”.

I L S IGN I F ICATO D I “ADOTTARE L’ I N S EGNAMENTO CORRETTO”

«Com’è triste che tutti gli uomini escano dalla porta dell’in-segnamento corretto per sprofondare nella prigione di queste dottrineerrate! Com’è sciocco che essi cadano uno dopo l’altro nelle spiredelle dottrine malvagie e rimangano a lungo impigliati nella rete de-gli insegnamenti che offendono la Legge! Essi si smarriscono in que-ste nebbie e precipitano in basso fra le fiamme dell’inferno. Quantodevono affliggersi! Quanto devono soffrire! Perciò affrettatevi a cam-biare i princìpi su cui si basa il vostro cuore e ad abbracciare l’unicovero veicolo, la sola buona dottrina [del Sutra del Loto]. Se lo farete,il triplice mondo diverrà la terra del Budda, e come potrà mai decli-nare una terra del Budda? Tutte le regioni nelle dieci direzioni di-venteranno terre preziose, e come potrà mai essere distrutta una terrapreziosa? In un paese che non conosce declino, in una terra che nonconosce distruzione, il vostro corpo troverà pace e sicurezza e la vo-stra mente sarà calma e indisturbata. Dovete credere nelle mie parolee rispettarle.»(8)

In questo passo è indicata la chiave per realizzare ilprincipio di “adottare l’insegnamento corretto per la pace nelpaese”. Consiste nella riforma delle proprie convinzioni, nelcambiamento del proprio cuore/mente(9). Non si tratta quindi

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7 — Ibid., pag. 85 8 — RSND, vol. I, pag. 26 9 — Mente, cuore, vita sono tre parole che nella nostra lingua

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di adottare un dogma, una verità esterna, ma di trasformare sestessi cambiando di conseguenza anche il proprio comporta-mento.

«Qui il Daishonin spiega che il principio di “adottarel’insegnamento corretto” riguarda l’interiorità umana. La tra-sformazione spirituale dell’individuo è una condizione indi-spensabile per l’adozione dell’insegnamento corretto. Quandovinciamo dentro di noi la tendenza malvagia a offendere laLegge e trasformiamo le nostre credenze, il triplice mondo,che non è altro che quello in cui viviamo, diventa la pura eindistruttibile terra del Budda.»(10)

L’“insegnamento corretto” significa “vero insegna-mento” e si riferisce al “bene fondamentale”, cioè alla sacra-lità della vita che comporta il rispetto per tutte le persone. Inaltre parole, è l’insegnamento del r ispetto e del r iconosci-mento incondizionato della sacralità della vita.

Il Sutra del Loto insegna che tutti possono manifestarela Buddità e che è dovere di chi lo abbraccia far sì che anche

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possono indicare concetti anche molto diversi ma che spesso corr i-spondono, in particolare nei testi buddisti, allo stesso carattere giappo-nese: kokoro (o shin, che corrisponde alla seconda lettura dello stesso ca-rattere). Kokoro o shin in generale indica contemporaneamente sia lamente sia tutte le attività umane di cui essa sarebbe il centro, non soloquindi del pensiero e della volontà ma anche dei sentimenti. Nel prin-cipio buddista di shikishin funi, non dualità di corpo e mente, shin(mente) è utilizzato in opposizione a shiki (corpo) – tutto ciò che haforma e colore, ossia l’aspetto fisico dell’esistenza – e indica quindi ciòche non ha né forma né colore, l’aspetto mentale e psichico della vita.Dunque kokoro o shin designa sia la mente sia tutte le funzioni mentali,come ad esempio la fede o la fiducia, le determinazione, il coraggio, lacompassione, ecc., altre espressioni con cui spesso questo termine vienetradotto. Anche se in italiano è stato reso a volte con il termine“cuore”, non risulta che vada mai interpretato come “cuore” nel sensodi “sede dei sentimenti” separatamente da “mente” intesa come “sededel pensiero”, bensì in termini di “vita” che può essere profondamentediretta verso la Legge o all’opposto verso l’errore.10 — Il mondo del Gosho, pagg. 88-89

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le altre persone possano conseguire la Buddità. Questa è lasaggezza del Budda. Questo è il comportamento del Budda.L’espressione “bene fondamentale” indica proprio questa ma-niera di pensare e agire.»(11)

Il cambiamento da attuare allora è quello di credere chetutte le persone sono dotate della Buddità, noi compresi.Tutte le persone sono dotate dei dieci mondi e del loro mu-tuo possesso, tutti hanno il potenziale per sviluppare la Bud-dità. Nello stesso tempo dobbiamo lottare per non farci in-fluenzare dagli insegnamenti errati, cioè dalle idee o dallamentalità, basate sull’ignoranza, che ci allontanano da questoconvincimento.

L’OF F E SA A LLA LEGG E

Il modo di vivere umanistico indicato dal Buddismo èquello di rispettare tutte le persone, anche quelle che non su-scitano la nostra simpatia o che ci sono meno vicine, cercarela comprensione reciproca con il dialogo, vivere in modo so-lidale con gli altri, senza violenza, cercando quindi soluzioniche permettono la convivenza e il rispetto per le altre formedi vita.

Questi principi sono di per sé semplici, ma l’“oscuritàfondamentale” (in giapp. mumyo = senza luce, buio, ignoranza)rende difficile mantenere questa consapevolezza.

«Nel Buddismo ignoranza significa mancanza di consa-pevolezza o di fede nel fatto che le persone possiedono la na-tura di Budda. È anche l’impulso oscuro che conduce a man-care di r ispetto alla vita umana e a violarne la dignitàinnata.»(12)

ADOTTARE L’ INSEGNAMENTO CORRETTO 23

11 — Ibid., pag. 8912 — Ibid., pag. 508

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Quando la vita umana è fortemente influenzata dal-l’oscurità del cuore, diventa impossibile credere nella Bud-dità, nella sacralità della vita, nel potere della Legge mistica.

Quando non si riconosce la dignità della vita propria ealtrui, di fatto si fa un’“offesa alla Legge”; è da questa che sigenerano vari tipi di mali e di sofferenze, che si r iflettononell’ambiente creando una spirale sempre più buia.

L’oscurità presente nella vita di ognuno si può combat-tere e trasformare recitando daimoku con fede nella Leggemistica. In questo modo la fede è la causa, e la manifestazionedell’intrinseca natura di Budda è l’effetto simultaneo.

«Grazie al potere della fede possiamo sconfiggere leforze negative dentro di noi, governate dall’oscurità fonda-mentale che r isiede in ogni cuore umano, e manifestare lefunzioni positive della vita che sono una sola cosa con la na-tura del Dharma, cioè con la nostra Buddità.»(13)

ADOT TAR E L’ “ I N S EG NAM E NTO COR R ET TO ” A L I V E LLO

I N D I V I DUALE

Adottare l’“insegnamento corretto” a livello individualequindi significa lottare prima di tutto contro l’oscurità fonda-mentale interiore; in tal modo si stabilisce la legge corretta(rissho) all’interno della propria vita e si crea la condizione af-finché la Buddità possa emergere. In altre parole, la vita o in-tenzione profonda individuale si indirizza dall’oscurità versola Buddità o bene. Ogni persona recitando Nam myoho rengekyo compie questa trasformazione: questa è la base di tutto.Consolidando questo principio nella propria vita si realizza lapace dentro di sé (ankoku). Ma ciò non è sufficiente come

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13 — Daisaku Ikeda, Il conseguimento della Buddità in questa esi-stenza, Esperia, 2010, pag. 11

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espresso nel passo del Gosho: «Se vi preoccupate anche solo unpo’ della vostra sicurezza personale, dovreste prima di tutto pregareper l’ordine e la tranquillità in tutti e quattro i quartier i delpaese».(14)

ADOT TAR E L’ “ I N S EG NAM E NTO COR R ET TO ” A L I V E LLO

SOC IA LE

Adottare l’“insegnamento corretto” a livello sociale si-gnifica che questo processo non si limita a se stessi; inizia in-fatti la battaglia per aiutare anche le altre persone che soffronoa realizzare questa pace inter iore, trasmettendo l’insegna-mento: questo è l’azione di shakukuku ed è la strada più di-retta per realizzare la pace.

Intorno alle persone che recitano per la propria felicitàe si interessano a quella degli altri si espande il cerchio dellasolidarietà, del rispetto, della nonviolenza che influenza l’in-tero ambiente circostante. Per realizzare rapidamente la pace ela sicurezza è quindi importante che aumentino le personeche recitano Nam myoho renge kyo.

Con la trasmissione della pratica buddista da una per-sona all’altra la società comincia a essere influenzata dalla tra-sformazione positiva dei singoli individui e dall’orientamentoumanistico dei loro comportamenti in ogni ambito sociale.

«Solo quando l’operato della società si basa saldamentesul bene fondamentale essa sarà veramente pacifica. Questonon significa che tutti i suoi membri devono necessariamenteaver fede nel Sutra del Loto.

«Ciò che conta è che lo spirito della grande filosofia dipace che il Sutra espone quando spiega che tutte le personesono Budda sia pienamente applicato nella società nel suo

ADOTTARE L’ INSEGNAMENTO CORRETTO 25

14 — RSND, vol. I, pag. 25

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complesso. A livello sociale, “adottare l’insegnamento cor-retto” significa far sì che il fondamento e la forza propulsivadella società siano i concetti di dignità umana e di santitàdella vita.»(15)

Occorre quindi impegnarsi affinché non prevalganoidee e principi che offendono la dignità umana o che per-mettono la discriminazione tra gli esseri umani.

«Senza una filosofia di pace su cui basarsi profonda-mente, la società degrada nell’animalità, in cui è dominatadalla legge della giungla, nella collera, in cui è in preda a con-tinui conflitti, nell’avidità, in cui regna il malcontento, perprecipitare infine nell’incessante sofferenza dell’inferno. Perquesto è così importante “adottare l’insegnamento corretto”;allora la “pace nel paese” sicuramente si realizzerà.»(16)

Volendo riassumere la relazione tra “adottare l’insegna-mento corretto” e la “pace nel paese” Ikeda dice: «La rela-zione tra questi due concetti potrebbe essere così riassunta:adottare l’insegnamento corretto è la condizione basilare perrealizzare la pace del paese e quest’ultima è l’obiettivo fonda-mentale per cui adottare l’insegnamento corretto.

Il fulcro di questa relazione è il “cuore” o “mente”dell’essere umano, la sua trasformazione dal male al bene.

LA CE NTRAL I TÀ DE LL’ E S S E R E U MANO

Per il Buddismo di Nichiren Daishonin le persone sonoil punto fondamentale per la trasformazione della società e loscopo di kosen rufu è la “sicurezza umana”. Concentrarsisulle persone: questo è anche il cuore delle attività della Soka

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15 — Il mondo del Gosho, pag. 8916 — Ibid., pag. 90

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Gakkai, che consistono fondamentalmente nel condividere gliinsegnamenti del Daishonin con una persona dopo l’altra, perla loro felicità e per creare le condizioni di una società pro-spera e pacifica.

La centralità dell’essere umano contenuta nel Rissho an-koku ron e resa attuale dalla Soka Gakkai, è molto vicina al-l’idea che si sta evolvendo nella nostra società, secondo laquale la vita della persone è più importante degli interessipolitici o economici nei quali le persone sono considerate unmezzo e non un fine, e la protezione dell’ambiente naturale èfondamentale per la sicurezza degli esseri viventi. La vita el’ambiente, come spiega il principio di “non dualità di vita eambiente”, sono strettamente connessi.

Dalla forza vitale collettiva degli esseri umani e dellasocietà deriva anche la portata e l’intensità dei disastri: doveprevalgono l’odio e i conflitti anche la minima perturbazionenaturale può causare una calamità per molte persone, dove in-vece prevalgono la solidarietà e il rispetto anche un eventonaturale distruttivo può essere contenuto e la sicurezza umanaprotetta e ripristinata.

Daisaku Ikeda riassume questi concetti così: «Adottarel’insegnamento corretto per la pace nel paese è la filosofia di baseper correggere le impurità fondamentali della vita e realizzarela sicurezza dell’intera società umana. È impossibile che ilDaishonin volesse tutto questo solo per il Giappone. Realiz-zare la pace mondiale e recare felicità a tutta l’umanità è loscopo del nostro movimento buddista. L’umanità si trova at-tualmente a un importante bivio: vogliamo sprofondare in unmondo dominato dalla violenza e dalla paura o costruire unmondo di pace e sicurezza? Dobbiamo eliminare la guerra,l’interminabile malattia karmica dell’umanità, e concretizzaresu scala globale il principio di “adottare l’insegnamento cor-retto per la pace nel paese”; ciò potrà essere realizzato sol-tanto se ogni singolo individuo attuerà un cambiamento radi-

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cale nella profondità della sua vita. Una grande rivoluzioneumana in un’unica persona può contribuire alla trasforma-zione del destino di tutta l’umanità e noi siamo la prima lineadi questa splendida rivoluzione».(17)

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17 — Ibid., pag. 129

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LE T TU RA D I A P P ROFON D I M E NTO : B RAN I E S T RAT T I DA L L A

S E R I E D I D I A LOG H I I G I O V A N I E G L I S C R I T T I D I N I C H I R E N D A I -

S HON I N ( 1 8 )

IKEDA: Il concetto di “adottare l’insegnamento correttoper la pace nel paese” è la vera essenza del Buddismo di Ni-chiren Daishonin. Nichikan Shonin (1665-1726) osservava:«Gli insegnamenti che il Daishonin ha diffuso per tutta la suavita si dice che inizino e finiscano con Adottare l’insegnamentocorretto per la pace nel paese». Non è esagerato affermare che sesi dovessero dimenticare gli sforzi orientati al raggiungimentodello scopo che quel trattato enuncia, il Buddismo del Dai-shonin cesserebbe di esistere. Stiamo vivendo in un’epoca incui questo insegnamento assume una r ilevanza ancora piùgrande. È un concetto indispensabile al fine di realizzare ilgrande desiderio della pace nel mondo.

Grandi calamità naturali si stanno verificando in tutto ilpianeta. La crisi economica globale non si arresta e l’umanitàè dominata dall’incertezza. Sempre più persone ricercano unsolido sostegno spir ituale e filosofico. “Adottare l’insegna-mento corretto” significa stabilire che cosa è corretto dalpunto di vista della verità e della giustizia. Significa metterein primo piano il rispetto per la sacralità della vita. “Adottarel’insegnamento corretto” essenzialmente r iguarda i giovanicome voi, che abbracciano una filosofia genuinamente uma-nistica e dei sani principi, che combattono coraggiosamente eoffrono il proprio contributo alla società.

KUMAZAWA: Quindi i nostri sforzi quotidiani per kosenrufu sono direttamente legati all’idea di adottare l’insegna-mento corretto per la pace nel paese. Alcune giovani donne

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18 — Buddismo e società, n. 143, pagg. 62-65

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provenienti da altre nazioni hanno chiesto se per “paese” siintenda solamente il Giappone.

IKEDA: Nichikan Shonin scrisse che il paese «comprendeil mondo intero e il futuro» (Rissho ankoku ron guki, Com-mentario su “Adottare l’insegnamento corretto per la pacenel paese”), riferendosi a tutti i luoghi e a tutti i tempi fino allontano futuro. “Adottare l’insegnamento corretto per la pa-ce nel paese” rappresenta un principio universale che può es-sere applicato a tutte le culture e a tutti i popoli del nostropianeta.

La “pace nel paese” non significa preservare un dato si-stema politico o sociale, ma piuttosto garantire la felicità dellepersone e la loro pace e sicurezza ovunque si trovino. Dob-biamo adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paeseper il bene delle persone, dell’umanità e in particolare dei gio-vani. Il carattere cinese che il Daishonin ha utilizzato in que-sto trattato per scrivere “paese” consiste nell’ideogramma chesi usa per dire “persone” o “popolo”, racchiuso in una cornicequadrata, definendo il paese come il posto in cui vivono lepersone.

Quello che conta sono le persone. È necessar io co-struire una società in cui possano godere di una vita pacifica esicura e a questo scopo dobbiamo fermamente adottare iprincipi del rispetto per la vita e la dignità umana. Ogni vitaè enormemente preziosa. Non dobbiamo permettere che pre-valga la tendenza a sminuire il valore della vita e degli esseriumani, anzi è vitale impegnarsi per creare una società che diavalore alla vita e alla felicità di ciascun individuo. Questa è lapratica di adottare l’insegnamento corretto per la pace nelpaese nel XXI secolo. [...]

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La lotta fra il Budda e le funzioni demoniache

IKEDA: Avverte il Daishonin: «Questo mondo è il dominiodel re demone del sesto cielo».(19) Oggi il nostro mondo brulica difunzioni demoniache che portano le persone alla sofferenza e agenerare attr iti e disordini sociali. Adottare l’insegnamentocorretto per la pace nel paese consiste nella lotta, basata sullaLegge mistica, per sconfiggere le funzioni demoniache e voltaalla creazione della pace e della felicità. In altre parole è la lottatra il Budda e i demoni, una lotta che viene combattuta nellavita – nel cuore e nella mente – di ciascun individuo. Questo èil motivo per cui adottare l’insegnamento corretto per la pacenel paese deve cominciare con il dialogo a tu per tu.

KUMAZAWA: Trasformare il cuore delle persone attra-verso il dialogo è un’impresa impegnativa, vero?

IKEDA: Sì. Adottare l’insegnamento corretto per la pace nelpaese è scritto in forma di dialogo tra un viaggiatore e coluiche lo ospita. In questo trattato il Daishonin scrive: «Affretta-tevi a cambiare i principi su cui si basa il vostro cuore e ad abbrac-ciare l’unico vero veicolo, la sola buona dottrina [del Sutra del Loto].Se lo farete, il triplice mondo diverrà la terra del Budda, e come potràmai declinare una terra del Budda?»(20) Questo passo indica lamodalità per adottare l’insegnamento corretto per la pace nelpaese. Se davvero vogliamo la pace e la prosperità della societàdobbiamo impegnarci affinché nel cuore delle persone si sta-bilisca un solido pilastro di bontà e giustizia. Qualunque cosainizia con la trasformazione inter iore degli esser i umani.Dobbiamo costruire una grande forza umanistica volta allapace nella società, altrimenti la natura diabolica dell’autorità

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19 — RSND, vol. I, pag. 44020 — Ibid., vol. I, pag. 26

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assumerà il predominio, perpetuando il ciclo delle sofferenze.E voi giovani siete i fieri protagonisti che si impegnano al finedi realizzare questo cambiamento. L’attuazione pratica di que-sto concetto spetta a voi, che sostenete la Legge misticaespandendo la rete della rivoluzione umana in Giappone e intutto il mondo. Spero che vi sforziate energicamente per dareun contributo vitale alla società.

TANANO: La chiave, in sostanza, è nelle mani dei giovaniche abbracciano una corretta filosofia e possiedono una solidaconvinzione diventando attivi in ogni impresa umana, lascuola, l’università, le arti, gli affari, la politica e lo sport.

IKEDA: Esatto. Adottare l’insegnamento corretto significainoltre far sì che si approfondisca la comprensione del Buddi-smo del Daishonin allargando il numero delle persone che neapprezzano la filosofia e i principi. Il modo per diffondere ilrispetto per la sacralità della vita ed elevare lo stato vitale ditutta l’umanità consiste per noi nell’impegnarci in un dialogocon quante più persone possibile e costruire un’alleanza voltaal bene.

TANANO: Allo stesso tempo, significa opporsi alle ideeche negano o restringono il potenziale degli esseri umani eche promuovono la discriminazione.

IKEDA: Adottare l’insegnamento corretto significa re-spingere le idee che infliggono danni e sofferenza. È una lottacontro ciò che minaccia la dignità umana. Il mio amico ar-gentino Adolfo Pérez Esquivel, difensore dei dir itti umani,combatté instancabilmente contro il brutale regime militareche governava il suo paese (1976-83). Fu imprigionato perquattordici mesi e torturato con l’elettroshock ma rifiutò dipiegarsi. Fu liberato grazie a una protesta internazionale e nel

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1980 fu insignito del premio Nobel per la pace. Nel 1983 inArgentina venne ripristinato un governo civile. Pérez Esqui-vel si ribellò alla natura diabolica dell’autorità che aliena gliesseri umani. La sua lotta per proteggere la sacralità della vitae per sostenere la libertà e la giustizia ispirò persone di ogniluogo. Io e lui siamo compagni nella lotta per la pace e i di-ritti umani, uniti da legami di profonda fiducia. [...]

Eliminare le armi nucleari

IKEDA: In Adottare l’insegnamento corretto per la pace nelpaese Nichiren Daishonin scr ive: «Ora, se prima di tutto vo-gliamo garantire la sicurezza del paese e pregare per le nostre esi-stenze, presenti e future, dobbiamo affrettarci a esaminare la situa-zione e porvi rimedio il più presto possibile».(21) L’appassionataprotesta del Daishonin contro le autorità era motivata dal suoprofondo desiderio della pace e della felicità delle persone.

La guerra può distruggere l’umanità delle persone nellaloro più intima profondità. In particolare le armi nuclear i,che in un singolo istante possono annientare le vite di centi-naia di migliaia di persone o farle sprofondare in uno stato diagonia infernale, possono essere descr itte soltanto come ilprodotto della natura diabolica intrinseca alla vita.

Nella Dichiarazione per l’abolizione delle armi nucleari ilpresidente Toda disse: «Voglio denudare e strappare gli artigliche si celano nelle estreme profondità di simili ordigni», rife-rendosi alla funzione demoniaca del disprezzo per la sacralitàdella vita nascosta nei recessi più intimi del cuore umano. IlDaishonin identificava la stessa cosa con le seguenti parole:«L’oscurità fondamentale si manifesta come re demone del sestocielo».(22) L’oscurità fondamentale è l’ignoranza fondamentale

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21 — Ibid., pag. 2322 — Ibid., pag. 988

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inerente alla vita, che porta a non credere nella dignità e nelvalore dell’esistenza umana e all’indifferenza per la vita deglialtri. La più grande minaccia alla pace è di fatto questa igno-ranza fondamentale.

Afferma il Daishonin: «La sola parola “fede” è la spada af-filata con cui si affronta e si vince l’oscurità fondamentale o igno-ranza fondamentale».(23) La grande filosofia della Legge mistica,che insegna il rispetto universale per la vita, è il mezzo persuperare questa tendenza distruttiva. Diffondere questo idealee farne lo spirito dei giorni nostri è il modo per creare unapace duratura.

Costruire una felicità indistruttibile

KUMAZAWA: Poco tempo fa una giovane donna mi hachiesto se ci sarà mai una fine alla lotta per adottare l’insegna-mento corretto per la pace nel paese.

IKEDA: Questa è una domanda che probabilmente cia-scuno di noi fa almeno una volta nella vita! Adottare l’inse-gnamento corretto per la pace nel paese è, alla fin fine, unalotta per trasformare i cuori e le menti degli esseri umani. Labattaglia tra le forze del Budda e le funzioni demoniache nonfinisce mai. In questo senso è una lotta che va sempre avanti.

La pratica buddista consiste nell’agire per la felicitàdelle persone e per la pace, in altre parole per adottare l’inse-gnamento corretto per la pace del paese.

Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paeseè la realizzazione del sogno dell’umanità, il raggiungimentodel grande desiderio di tutti: quello della pace. Spero che voi,miei giovani amici, continuiate ad avanzare con successo

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23 — Raccolta degli insegnamenti orali, Buddismo e società, n. 116,pag. 61

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verso questo sogno, giorno dopo giorno. Quando vi dedicatesinceramente ad adottare l’insegnamento corretto per la pacenel paese avete modo di manifestare il potere del Budda e ditirare fuori la vostra più grande forza come individui.

Vi invito a continuare a sfidarvi nella vostra rivoluzioneumana espandendo nella società e nel mondo la nostra granderete dedicata alla vittoria del bene.

Per approfondire:

Daisaku Ikeda, Il mondo del Gosho, Esperia, 2011, pagg.71-129

Daisaku Ikeda, La nuova r ivoluzione umana voll. 3-4,Esperia, 2007, vol. 4, pagg. 180-207

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L’esempio del bodhisattvaMai Sprezzante

LA V I A DE L R I S P ET TO P E R TUT TE LE P E RSON E

Il principio di “adottare l’insegnamento corretto per lapace nel paese” (rissho ankoku) comporta che nell’epoca do-minata dalla tendenza a violare la dignità e la sacralità dellavita, chiamata Ultimo Giorno della Legge, le persone portinoavanti la pratica per far emergere la Buddità nella loro vita ela insegnino agli altri.

Il modello di comportamento che Nichiren Daishoninindica per questa pratica altruistica è quello del bodhisattvaMai Sprezzante descritto nel Sutra del Loto (capitolo vente-simo, Il bodhisattva Mai Sprezzante), poiché questa figura per-sonifica lo spirito fondamentale del sutra, cioè il rispetto pergli esseri umani.

La pratica portata avanti dal bodhisattva Mai Sprezzanteconsisteva semplicemente nell’inchinarsi di fronte agli altri in

L’E SEMP IO DEL BODHI SATTVA MA I S PREZZANTE

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segno di rispetto, incurante della reazione che poteva suscitare. Nonostante le cr itiche e le calunnie delle persone di

scarsa comprensione, infatti, egli continuava con grande con-vinzione la sua pratica di riverire gli altri, salutandoli con lafrase: «Nutro per voi un profondo rispetto; non oserei maitrattarvi con disprezzo o arroganza. Perché? Perché voi tuttistate praticando la via del bodhisattva e conseguirete certa-mente la Buddità.»(1)

In questa frase, detta “Sutra del Loto in ventiquattro ca-ratteri”, è condensato l’insegnamento dell’intero sutra, che ri-vela la presenza del mondo di Buddità in tutti gli esser iumani.

Il bodhisattva Mai Sprezzante, prendendo fede in questoinsegnamento, r iveriva la Buddità intr inseca, esprimendo ilmassimo rispetto per la sacralità della vita anche di coloro chelo disprezzavano.

Grazie ai benefici acquisiti dalla sua pratica, Mai Sprez-zante prolungò la sua vita e trasformò il karma di essere di-sprezzato; in una successiva esistenza rinacque come Shakya-muni, si r isvegliò alla Legge mistica e conseguì la Buddità.

LA P RAT ICA P E R G L I A LTR I ( S HAKU BU KU )

Nichiren Daishonin descrive il bodhisattva Mai Sprez-zante, che si inchina in segno di rispetto di fronte a tutte lepersone che incontra lodandole come Budda potenziali, comecolui che pratica l’azione di shakubuku. Nel portare comeesempio Mai Sprezzante, Nichiren rese chiaro che l’azione dishakubuku non è in nessuna circostanza una forma di ag-gressione verbale, ma un’espressione di rispetto per la veritàsecondo la quale ognuno possiede la natura di Budda, e dicompassione per tutte le persone. Allo stesso tempo, nell’in-

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1 — Il Sutra del Loto, pag. 355

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chinarsi e nel lodare le persone come Budda potenziali, MaiSprezzante in effetti sfidava e confutava le loro idee erratecirca la Buddità, e per questo motivo veniva attaccato.

La pratica di shakubuku e la determinazione di perseve-rare nel perseguirla rispecchia il desiderio originario della fe-licità per sé e per gli altri che esiste nella profondità di ogniessere umano.

Questo desiderio originario è però oscurato dall’“igno-ranza fondamentale”, anch’essa presente nel cuore di ognuno.

Nel volume Il mondo del Gosho si legge: «La pratica dishakubuku ha il potere di infrangere l’ignoranza o oscuritàfondamentale nella nostra vita e in quella degli altri. Solo undiamante può lucidare un altro diamante. Egualmente solo gliesseri umani possono aiutare altri esseri umani a far brillare leproprie potenzialità.

«Nella Raccolta degli insegnamenti orali il Daishonin affer-ma: “Ora Nichiren e i suoi discepoli che recitano Nam myohorenge kyo stanno purificando i propri sei organi di senso.(2) Diconseguenza essi sono maestri della Legge di Myoho rengekyo e godranno di grandi benefici”. Coloro che abbracciano ediffondono la Legge mistica nella malvagia epoca dell’UltimoGiorno della Legge ne deriveranno benefici immensi.

«Il Daishonin afferma che coloro che si impegnano co-raggiosamente per la realizzazione di kosen rufu(3) come il

L’ E SEMP IO DEL BODHI SATTVA MA I S PREZZANTE 39

2 — “Purificazione dei sei organi di senso”: pur ificare i seisensi – vista, udito, olfatto, gusto, tatto e pensiero – si riferisce a purifi-care la propria vita e trasformare il destino. Per il principio di non dua-lità di vita e ambiente, purificando la vita appaiono vari benefici visibilinell’ambiente. Nella teoria buddista il beneficio implica la purifica-zione e trasformazione della vita.3 — Kosen rufu: termine giapponese per “ampia propaga-zione”. L’espressione si trova nel Sutra del Loto, nel capitolo ventitree-simo, che recita: “Dopo la mia (del Budda Shakyamuni) estinzione,nell’ultimo per iodo di cinquecento anni, dovrai diffonderlo (kosen

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Budda insegna, senza temere le persecuzioni, riceveranno ilbeneficio di ottenere l’illuminazione nella propria forma pre-sente e “purificheranno i sei organi di senso”. Noi riceviamobenefici e realizziamo la nostra rivoluzione umana solo nellamisura in cui ci sfidiamo coraggiosamente per far progredirekosen rufu.

«Negli Insegnamenti orali si legge: “L’elemento ku nellaparola kudoku significa fortuna o felicità. Si riferisce anche aimeriti ottenuti eliminando il male, mentre l’elemento toku odoku si riferisce alla virtù che si acquisisce operando il bene”.Il potere benefico della Legge mistica emerge soltanto quandolottiamo intrepidi per sconfiggere il male e la negatività in noistessi e negli altri. Senza sforzi coraggiosi è inutile aspettarsibenefici significativi. Per condurre una vita veramente grandeè importante portare avanti la pratica di shakubuku.

«La vita, apparentemente lunga, in realtà è breve. C’è unlimite alle esperienze che possiamo vivere in una sola vita. Maquando consideriamo le sofferenze degli altri come se fosserole nostre, pregando e lottando con una persona dopo l’altra, evincendo insieme a loro, allora la ricchezza della nostra vitaaumenta senza limiti, di due, tre, mille, diecimila volte.

«Solo nella misura in cui ci preoccupiamo dei problemie delle sofferenze degli altri e agiamo per la loro felicità e illoro benessere, possiamo accumulare i “tesori del cuore” estabilire una condizione di felicità nella nostra vita che nes-suna difficoltà o avversità potrà distruggere.»(4)

Quando permettiamo a una persona di ascoltare l’inse-

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rufu) in tutto Jambudvipa e non permettere mai che [la sua diffusione]sia interrotta”. (Il Sutra del Loto, pag. 385) Nichiren fece di questo man-dato lo scopo di tutta la sua esistenza, identificando nella propagazionedel suo insegnamento di Nam myoho renge kyo, l’essenza del sutra, larealizzazione della missione di kosen rufu. 4 — Il mondo del Gosho, pagg. 535-536

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gnamento del Sutra del Loto, la natura di Budda che esisteprofondamente nella sua vita viene attivata. Il fatto che inizi apraticare o reagisca negativamente dipende dalla persona; perquanto riguarda noi, il fatto di aver “piantato il seme” nellavita di quella persona ci porterà indubbiamente un beneficio.La cosa importante è continuare a pregare per la felicità ditutte le persone a cui parliamo della pratica, dice Ikeda. Unseme, una volta piantato, prima o poi germoglierà, non ap-pena incontrerà le condizioni adatte.

«Shakubuku è rispetto degli altri, desiderio di condurliall’illuminazione, basato sulla dottrina e sullo spirito di com-passione del Sutra del Loto nel quale si spiega che tutti pos-sono diventare Budda. […] Il Daishonin spiega che rispettaregli altri, come faceva il bodhisattva Mai Sprezzante, è la basedella pratica del Sutra del Loto e che shakubuku significaportare avanti la pratica di questo bodhisattva. Dunque il si-gnificato fondamentale di shakubuku consiste proprio nel ri-spettare gli altri. Il Daishonin ci insegna che trattare le altrepersone con r ispetto in ogni circostanza, e non soltantoquando si pratica shakubuku, è il retto comportamento di unessere umano.»(5)

Rispettare sinceramente gli altr i non è facile, perchél’ignoranza che ci spinge a perdere questo r ispetto è insitanella vita umana; ma, dice Ikeda, allo stesso tempo abbiamo lapossibilità di manifestare la nostra natura illuminata che scon-figge questa ignoranza. Con una forte fede nella Legge mi-stica le persone possono rivelare la propria Buddità innata,caratterizzata dal bene, e basarsi su di essa nella vita quoti-diana, restando così come sono. Non occorre diventare mo-delli di perfezione, piuttosto dobbiamo perseverare nell’affi-nare la propria umanità.

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5 — Ibid., pag. 542

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Nichiren Daishonin ha lasciato il Gohonzon proprioper questo scopo. «Quando percorriamo la via del rispetto ditutte le persone, la nostra vita acquista un grande significato.Coltivare il rispetto per gli altri è lo scopo della nostra praticabuddista. Perseverando in quest’azione, come il bodhisattvaMai Sprezzante, possiamo apprezzare davvero il significatodella vita e della felicità.»(6)

Se qualcuno ci offende o ci tratta in modo sgradevolesiamo portati a nutr ire r isentimento, questo è naturale, macontinuando a recitare daimoku possiamo sviluppare la capa-cità di abbracciare qualsiasi tipo di persona, pur dicendoquello che va detto in relazione alle varie situazioni.

«La cosa importante è continuare a pregare credendofino in fondo nella natura di Budda delle persone, qualunquecosa accada. Continuare a comportarsi in base a tale convin-zione è la dimostrazione della nostra umanità come buddisti.[…] Per far sbocciare l’umanità di cui parla il Buddismo oc-corre credere fino in fondo nella bontà dell’uomo e coltivarlain se stessi e negli altri. Il Daishonin disse che questo era “uncomportamento da essere umano” […] Rispettare le personeè il pensiero centrale del Sutra del Loto e dev’essere l’asseprincipale della pratica buddista.»(7)

La pratica di shakubuku, in cui riconosciamo la Budditàdelle altre persone, contrasta la tendenza, che nasce dall’oscu-rità innata, a disprezzare o sottovalutare anche inconsapevol-mente gli altri, dubitando della presenza del mondo di Buddità.

La pratica del r ispetto per gli altr i r ichiede una pro-fonda convinzione e un grande coraggio; di fronte a ostacoliimprevisti o a influenze negative si può retrocedere da questoatteggiamento buddista di rispetto. Se ci basiamo sulla fedenel Gohonzon sapremo usare ogni situazione in maniera posi-

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6 — Ibid., pagg. 553-554 7 — Ibid., pag. 546, pag. 547, pag. 550

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tiva, come occasione di crescita. Se invece siamo dominatidall’oscurità o ignoranza le stesse situazioni ci faranno caderenei “cattivi sentier i”: l’or ientamento del propr io cuore èquindi determinante. Questo allenamento, sottolinea Ikeda, èquello che rende forti i membri della Soka Gakkai.

«Quando il cuore di una persona è saldamente rivolto albene, non gli occorre altro che andare avanti fino in fondoper ottenere la vittoria.»(8)

«Un cuore che è sempre rivolto verso il bene, perché sibasa sulla natura del Dharma, porta alla creazione di valore inqualsiasi impresa umana. Il Daishonin consiglia di guardarsidall’egocentrismo e di comportarsi in modo da guadagnarsil’apprezzamento e la fiducia degli altr i. Una solida reputa-zione di persona affidabile fra coloro che ci circondano è laprova di un autentico comportamento da buddisti. Un cuorerivolto al bene si riflette nel comportamento e nel modo divivere e non mancherà di essere capito e apprezzato nella so-cietà. […] Ma una volta che si è ottenuta fiducia, l’atmosferacambia completamente. Quando il cerchio di fiducia si allargail movimento di kosen rufu accelera.»(9)

Vincere manifestando la natura di Budda nelle proprieazioni e sforzarsi di condividere con gli altri gli insegnamentidel Daishonin è la strada che percorrono i membri della SokaGakkai.

In questo modo, nonostante gli alti e bassi, si accumu-lano fortuna e benefici indistruttibili, la vita si rafforza e sipurifica e alla fine risplende di umanità.

I L COM PORTAM E NTO DA E SS E R E U MANO

«L’aspetto più nobile del mondo di Umanità consiste

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8 — Ibid., pag. 566 9 — Ibid., pagg. 568-569

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nella volontà di manifestare la propria natura di Budda. Es-sendo nati come esseri umani non esiste perdita più grande dinon approfittare di questo immenso onore e rimanere avvoltinell’oscurità, cadendo nei quattro cattivi sentieri. […]

«O crediamo che la natura di Budda esista in ogni per-sona e costruiamo una civiltà della nonviolenza, oppure la-sciamo che l’oscurità e l’ignoranza nostra e altrui ci ottene-brino e scegliamo la violenza della barbarie.»(10)

«Guidare le persone in un mondo avvolto dall’oscuritàdell’ignoranza, affrontando e confutando attivamente il malesenza esserne contaminati è un’enorme sfida. È come cam-minare su un sentiero pericoloso su un alto crinale, lottandoper vincere le varie tentazioni e distrazioni mondane che cifarebbero precipitare nella valle dell’indifferenza e del di-sprezzo per gli altr i esser i umani. È indispensabile avere laferma convinzione di essere come un fiore di loto nell’acquache fiorisce sereno senza farsi macchiare dal fango in cui cre-sce. [...] Nichiren iscrisse il Gohonzon per far sì che noi, cheviviamo nell’epoca malvagia dell’Ultimo Giorno, possiamoattivare la natura di Budda e far fiorire la nostra umanità, lanostra natura intrinsecamente illuminata. Egli ci ha lasciato ilGohonzon e ci ha insegnato che tutte le persone sono egual-mente degne del massimo r ispetto. Noi della SGI abbiamomesso in pratica questo insegnamento nella vita quotidiana,condividendo con il mondo questo atteggiamento di pro-fondo rispetto per la vita di tutti gli esseri umani.

«Non dobbiamo mai dimenticare quanto sia preziosol’immenso potere benefico del Gohonzon e quanto sia grandel’opera della Soka Gakkai!»(11)

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10 — Ibid., pag. 58011 — Ibid., pagg. 551-552, pag. 553

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LETTURA D I APPROFONDIMENTO: LO S P I R ITO DE LL’OFFERTA

Brano estratto da: La nuova rivoluzione umana,vol. 4, pagg. 84-89

Poco prima del 3 maggio Shin’ichi si trovava alla sedecentrale di Tokyo. Assorto nei suoi pensieri, riesaminava unaserie di progetti da realizzare nei mesi successivi: la Grandesala dei ricevimenti al Tempio principale e una serie di nuovitempli e centri culturali disseminati in tutto il paese. Ognunodi questi edifici aveva una sua specifica importanza per le atti-vità della Soka Gakkai, il problema era trovare i fondi per co-struirli.

Come già accaduto durante la presidenza di Toda perquanto riguardava la Sala delle conferenze, anche questa nuo-va costruzione si sarebbe potuta realizzare solo chiedendo aicredenti una donazione straordinar ia. Ma Shin’ichi era in-certo su questo punto.

Per continuare a costruire centri culturali e templi eraindispensabile aumentare il numero di membri che sostene-vano finanziariamente la Soka Gakkai. Ma il dubbio di Shi-n’ichi era che, per quanto la maggior parte dei membri stesseottenendo evidenti benefici, pochi di costoro potevano dirsieffettivamente “fuori pericolo”. Dopotutto moltissimi ave-vano abbracciato la fede per risolvere problemi economici eShin’ichi non voleva crear loro ulteriori preoccupazioni.

Ripensava a come la Gakkai si era sostenuta finanziaria-mente in passato. Fin dall’inizio, da quando Tsunesaburo Ma-kiguchi aveva dato vita all’organizzazione, ogni responsabilitàfinanziaria era stata a carico di Toda, allora direttore generale.Anche dopo la guerra, per r icostituirla, Toda aveva usato ilproprio denaro per non gravare finanziariamente sui membri.Ma poco dopo la sua nomina a secondo presidente, molti ave-vano avanzato l’aperta richiesta di poter partecipare al sosten-

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tamento economico dell’organizzazione. Del resto, dato ilvertiginoso ritmo di crescita, a Toda non sarebbe stato possi-bile far fronte a tutte le spese ancora per molto.

Le donazioni alla Gakkai rappresentano un’offerta per losviluppo di kosen rufu. Di fronte alle richieste dei membri,Toda si rese conto che era giunto il momento di compiere an-che quel passo, mantenendo comunque un atteggiamento diestrema cautela. Era convinto che i finanziamenti per kosenrufu dovessero provenire da offerte basate su un intento puro euno spirito sincero. Per questo impose norme molto severecirca la possibilità di effettuare donazioni. Selezionò un grup-po di settantotto persone – che riteneva affidabili sia dal puntodi vista della fede sia da quello finanziario – e le incaricò delreperimento e della supervisione di tutti i fondi della Gakkai.Il gruppo finanziamenti, costituito ufficialmente il 3 luglio1951, crebbe rapidamente negli anni successivi, diventando unsupporto insostituibile per la vita economica dell’organizza-zione. I membri che entravano a farne parte consideravano unonore poter contribuire allo sviluppo di kosen rufu con le loroofferte. Lo spir ito che animava queste persone r iempiva digioia il cuore di Toda. Le offerte in denaro alla Soka Gakkaidifferivano dalle analoghe pratiche di offerta in uso presso al-tre organizzazioni, proprio perché era essenziale che fosserobasate sulla fede. Coloro che contribuivano con spirito sin-cero, in accordo col desiderio di Nichiren Daishonin, avreb-bero immancabilmente r icevuto immensi benefici. Todaavrebbe voluto offrire questa opportunità a un numero mag-giore di membri, ma consapevole delle difficoltà economicheche molti di loro attraversavano aveva preferito soprassedere.Allo stesso tempo, si rendeva conto che impedire del tutto lapossibilità di contribuire sarebbe stata una mancanza di com-passione. Giunse infine a un compromesso: tutti i membri – acondizione che ciò non creasse loro problemi economici –avrebbero potuto versare un contributo per la realizzazione di

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opere di carattere straordinario, come il restauro della Pagodaa cinque piani o la costruzione della Sala delle conferenze.

Shin’ichi si ricordò di qualcosa che Toda gli aveva dettoa proposito di Tokugawa Mitsukuni (1628-1700): «Il secondosignore del feudo di Mito, che aveva fama di governante sag-gio e benevolente, riunì un gran numero di insigni studiosiaffidando loro il compito di compilare un’esauriente storiadel Giappone. Mitsukuni, comunemente noto con il nome diMito Komon, fu protagonista di racconti popolari che lo ve-devano viaggiare in incognito per tutto il paese al fine diispezionare l’operato degli alti funzionari dello shogunato.Ebbene, costui scrisse il monumentale Dai Nihon shi (Grandestoria del Giappone), opera che, a quanto si dice, mise a duraprova le sue r isorse finanziar ie. Mitsukuni era un uomo digrande virtù e di sicuro dovette angustiarlo non poco il fattodi gravare di tasse i suoi sudditi per reperire i fondi necessari.Allo stesso modo io oggi mi trovo a incoraggiare i membri,molti dei quali sono davvero poveri, a versare un contributoin denaro perché è necessar io per kosen rufu e perché inquesto modo riceveranno benefici. Pur essendo certo di que-sto, mi sento profondamente dispiaciuto.»

Shin’ichi comprendeva ciò che il suo maestro aveva in-teso dire e anche lui ora condivideva quello stato d’animo.Eppure rimaneva il fatto che fare offerte per il Buddismo èfonte di benefici incommensurabili. Ne è esempio la storiadel ricco mercante Sudatta, che fece costruire il monastero diJetavana in offerta al Budda Shakyamuni.

Molte scr itture sostengono che Sudatta si convertì alBuddismo dopo essersi arr icchito, altre invece offrono unaversione differente. In India c’era un uomo di nome Sudattache viveva con la moglie. Pur essendo molto poveri, eranoferventi seguaci degli insegnamenti del Budda. Un giorno lamoglie stava cucinando quel poco di riso che il marito erariuscito a procurarsi quando Aniruddha, uno dei discepoli di

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Shakyamuni, si affacciò alla porta porgendole la ciotola del-l’elemosina. Nel vederlo, la donna si inchinò rispettosamentee gliela riempì di riso. Subito dopo arrivarono altri discepolidel Budda, tra i quali Subhuti, Mahakashyapa, Maudgalyayanae Shariputra, ognuno porgendo alla donna la propria ciotola.Ella offrì il suo riso a ciascuno. Infine arrivò Shakyamuni inpersona e la donna, in segno di rispetto, gli offrì con gioiatutto il r iso r imasto. Se il mar ito fosse stato presente, ellaavrebbe certamente chiesto il suo consenso e lui sarebbe statoben lieto di offrire tutto il riso ai visitatori. La donna, tutta-via, si sentiva inquieta per non aver chiesto il consenso.

Quando Sudatta tornò a casa chiese alla moglie: «C’èqualcosa da mangiare?»

Questa lo guardò negli occhi e disse: «Se il discepolo diShakyamuni Aniruddha venisse a elemosinare alla nostraporta, gli offriresti qualcosa?»

«Naturalmente» rispose l’uomo. «Se avessi del cibo glielocederei, anche se poi io stesso dovessi r imanere digiuno…»

La donna continuò: «E se Subhuti o Mahakashyapa o lostesso Shakyamuni venissero qui, cosa faresti?»

«La stessa cosa. Se avessi del cibo gliel’offrirei di cuore.»La moglie sorrise. «Shakyamuni e i suoi discepoli sono

venuti davvero e io ero così felice che ho dato loro tutto ilr iso per il quale hai faticato tanto. Ma ero preoccupata perquello che avresti detto; sono lieta di sentire che anche tuavresti fatto come me.»

Anche Sudatta sorrise e disse: «Quello che hai fatto èmeraviglioso. Di certo sradicherà il nostro karma e ci recheràfortuna.»

Si dice che il gesto di generosità della moglie e la gioiacon cui Sudatta aveva approvato il suo operato fecero di luiuna persona ricca e influente. Queste due figure rappresen-tano il sincero spirito dell’offerta che nasce da una fede pura.

La storia della donazione del monastero di Jetavana da

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parte dell’ormai r icco Sudatta viene così r iportata in unadelle scritture buddiste: Sudatta decise di donare un mona-stero a Shakyamuni e si mise alla ricerca di un sito adeguatoper costruirlo, né troppo vicino né troppo lontano da Shrava-sti, la capitale del regno del Kosala. Scelse infine un bosco cheapparteneva al principe Jetri, dal quale si recò per chiederglidi acquistarlo. Il principe però rifiutò.

«Quel bosco è il luogo che preferisco » disse. «Anche setu potessi offrirmi tanto oro da ricoprirlo interamente, non lovenderei.»

Ma Sudatta non si arrese e dopo un’accanita discussionei due decisero di rimettersi all’arbitrato di un giudice. Ascol-tate le parti, questi decretò che il principe avrebbe venduto almercante tutto il terreno che fosse riuscito a ricoprire d’oro.

Sudatta corse a casa, caricò un carro di monili d’oro e,tornato nel bosco, cominciò a disporli sul terreno. Ma l’interocarico del carro ricopriva soltanto un esiguo lembo di terra,così decise di portare tutto l’oro che possedeva.

Colpito da questo comportamento, il principe Jetri sidomandò: «Come mai quest’uomo è pronto a r inunciare aogni sua ricchezza? Shakyamuni è davvero così grande? E sefosse vero quello che si dice di lui, che sia un Budda, un illu-minato?» Così, rivolto a Sudatta disse: «Va bene, fermati. Nonoccorre che tu ricopra tutto il terreno. Il bosco è tuo.» La sin-cerità e la devozione di Sudatta avevano commosso il principe.

Questi non solo offrì l’intero bosco ma contribuì al-l’edificazione del tempio, che prese il nome di Jetavana (bo-sco di Jetri).

Quando Sudatta informò Shakyamuni che intendevadonargli un tempio, il Budda replicò solennemente: «Vorreichiederti di offrirlo non soltanto a me, ma all’intera comunitàdei credenti, in modo che possa essere usato da tutti.» Così ilmonastero di Jetavana divenne un luogo di preghiera, inquello spirito che divenne una tradizione del Buddismo e che

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si ritrova oggi nei centri della Soka Gakkai. È certo che l’of-ferta di Sudatta fu per lui fonte di grandi benefici e fortuna.

Lo spirito dell’offerta accresce lo stato vitale delle per-sone che, in virtù di ciò, possono approfondire la propr iafede. Questa è una sorta di equazione infallibile che aiuta aconsolidare le basi della felicità.

Shin’ichi aprì il Gosho, con l’intento di approfondire ilsignificato dell’offerta alla luce degli insegnamenti del Daisho-nin. Per prima cosa lesse L’offerta del riso, una lettera di ringra-ziamento per alcune offerte giuntegli mentre si trovava sulmonte Minobu. Lodando la sincerità del suo discepolo, il Dai-shonin dice: «Tuttavia, per quanto riguarda il conseguimento dellaBuddità, le persone comuni, tenendo bene in mente le parole “deter-minazione sincera”, diventano Budda».(12) Egli indica dunque inuna fede profonda, in un sincero spirito di ricerca, la chiaveper ottenere la Buddità.

Nel Gosho L’offerta del riso Nichiren loda altresì il suodiscepolo per avergli fornito del cibo, necessar io sostenta-mento per la vita. Egli scr ive che il beneficio di una taleazione è paragonabile a quelli r icevuti da santi e saggi delpassato quali Sessen Doji, il bodhisattva Re della Medicina oil principe Shotoku, che offrirono le loro vite per il Buddi-smo. In particolare, Sessen Doji offrì il suo corpo in pasto aun demone per conoscere la metà di un verso di un insegna-mento buddista; il bodhisattva Re della Medicina si bruciò ungomito in offerta al Budda; il principe Shotoku (574-622) in-vece fu una figura di grande rilievo nella storia della politicae della cultura del Giappone. Fervente seguace del Buddismo,contribuì in maniera decisiva alla sua diffusione. La leggendanarra che arrivò a utilizzare la pelle delle proprie braccia pertrascrivere una parte del Sutra del Loto.

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12 — RSND, vol. I, pag. 998

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Shin’ichi cercò un altro Gosho. Scelse Il ricco Sudatta,(13)

una lettera spedita a Nanjo Tokimitsu il ventisettesimogiorno del dodicesimo mese del calendario lunare dell’anno1280. A quell’epoca Tokimitsu versava in pessime condizionifinanziarie. Aveva aiutato i seguaci del Daishonin durante lapersecuzione di Atsuhara, così le autorità gli avevano impostodi pagare pesanti tasse e di fornire al governo operai che la-vorassero senza compenso. Pur non potendo permettersi dimantenere un cavallo e benché la moglie e i figli mancasserodi cibo e abiti adeguati, aveva offerto al Daishonin un kan dimonete – un’antica unità monetaria consistente di mille mo-nete forate, tenute insieme da una cordicella – affinché il suomaestro avesse di che proteggersi dal r igido inverno sulmonte Minobu. Nelle numerose lettere indir izzategli dalDaishonin, leggiamo che di solito le sue offerte consistevanodi cibo o abiti. Il fatto che in quell’occasione avesse inviatodel denaro induce a pensare che si trovasse letteralmentenell’impossibilità di fornire aiuti d’altro genere. Probabil-mente quelle monete costituivano i suoi risparmi per fron-teggiare le emergenze. Nichiren nella lettera loda e ringraziaTokimitsu per la sua devozione, espressa anche in quel mo-mento così difficile.

L’offerta deve sempre scaturire da una fede sincera. Inuna lettera a Nanjo Tokimitsu,(14) il Daishonin racconta cheun fanciullo di nome Tokusho Doji rinacque come re Ashokae ottenne la Buddità per aver offerto una torta di fango aShakyamuni. Il bambino non aveva altro che quella torta difango da offr ire. Al di là della natura dell’offerta, lo spiritocon cui era stata presentata manifestava la devozione del pic-colo per il Budda. Quell’azione fu la causa che fece di lui ungrande monarca in una vita successiva.

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13 — Ibid., pag. 96314 — Ibid., pag. 972

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Shin’ichi passò poi al Gosho Il corpo e la mente dei co-muni mortali. Si soffermò su un paragrafo r ileggendolo piùvolte per afferrarne il significato profondo: «Anche se una per-sona compie azioni meritorie, se queste sono indirizzate verso ciòche non è vero, porteranno soltanto un grande male, non un bene.D’altro canto, per quanto una persona possa essere ignorante e le sueofferte misere, se sono indirizzate a chi sostiene la verità, allora ilsuo merito sarà grande. Quanto è più vero questo nel caso di personeche in tutta sincerità fanno offerte al corretto insegnamento!»(15)

In sintesi le parole del Daishonin indicano che un’of-ferta può produrre tanto effetti positivi quanto negativi a se-conda delle cause che la motivano o della persona a cui vieneindirizzata.

Alla luce di quanto aveva letto, Shin’ichi tornò a rivol-gere i suoi pensier i alle offerte fatte all’interno della SokaGakkai. I contr ibuti r ichiesti dall’organizzazione servivanoesclusivamente per compiere la volontà del Daishonin: propa-gare la Legge mistica. In tal senso le offerte erano destinate alBudda originale. Nulla, quindi, poteva avere maggior valore orecare benefici più grandi. Shin’ichi si sentì pervaso di gioiaper aver avuto lui stesso la grande fortuna di fare questo tipodi offerte.

Il Daishonin conclude il suo scritto esprimendo apprez-zamento per lo spirito che animava la persona che gli inviavaofferte: «Sicuramente stai gettando dei buoni semi in un campo difortuna e, quando ci penso, le lacrime sgorgano senza posa dai mieiocchi.»(16)

Fin dalla giovinezza Shin’ichi era stato convinto chededicarsi a kosen rufu significasse “piantare semi nel terrenodella fortuna”. Ricordava gli sforzi incessanti per proteggere esostenere Josei Toda, che da solo si era assunto la responsabi-

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15 — Ibid., pag. 100616 — Ibid.

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lità di propagare gli insegnamenti del Daishonin pur trovan-dosi in gravi difficoltà economiche. Lo stipendio di Shin’ichiera sempre in arretrato e lui si era imposto di ridurre drasti-camente le spese per poter disporre di un po’ di denaro dadestinare alle attività della Soka Gakkai. Questa decisione erastata per lui fonte di gioia e se ne sentiva orgoglioso dal pro-fondo del cuore. Aveva trascorso un intero inverno senza cap-potto, perché appena riceveva del denaro ne utilizzava buonaparte per contribuire alle spese che Toda sosteneva per le atti-vità. Era convinto che fossero stati proprio quegli sforzi aconsentirgli di risolvere tutti i suoi problemi di salute e di as-sumere la presidenza della Gakkai con fiducia. Nessunol’aveva spinto a fare tutto ciò, aveva agito spontaneamente econ gioia.

Dopo queste lunghe riflessioni, confortato anche dallalettura del Gosho, decise di permettere che tutti i membricontribuissero con le loro offerte alla costruzione della Gran-de sala dei r icevimenti, così che ognuno potesse “seminarenel terreno della fortuna” della propria vita.

Del resto, in tutti i luoghi in cui si era recato, avevasempre incontrato persone entusiaste che gli avevano comu-nicato il desiderio di fare sacrifici mettendo da parte del de-naro per poter contribuire a kosen rufu. Questo voleva direche ormai erano molti i credenti che condividevano il sensodi responsabilità personale che aveva animato Toda. Shin’ichipensava a tutti quegli individui come a dei nobili bodhisattva.“Queste persone sono i Sudatta, i Tokusho Doji e i Nanjo To-kimitsu della nostra epoca. Molti di loro sono poveri al mo-mento, ma di sicuro conosceranno un grande benessere in fu-turo. Farò quanto in mio potere per far sì che ciò accada.Devo lodare la loro sincer ità e r iver irli come farei con ilBudda in persona.”

Niente poteva conferire maggior splendore alla Grandesala dei ricevimenti se non lo spirito radioso con cui i mem-

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bri manifestavano la propria fede. Era di vitale importanzaquindi, che tutti comprendessero appieno il vero significatodell’offerta e ciascuno approfondisse la consapevolezza dellapropria missione. Shin’ichi decise di esporre il suo pensiero inoccasione della r iunione del direttivo della Soka Gakkai e,qualora avesse ricevuto l’approvazione, di annunciare la deci-sione alla riunione generale del 3 maggio 1961.

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Il conseguimento della Buddità in questa esistenza(1)

Se vuoi liberarti dalle sofferenze di nascita e morte che sop-porti dal tempo senza inizio e ottenere sicuramente la suprema illu-minazione in questa esistenza, devi cogliere la mistica verità che èoriginariamente inerente(2) a tutti gli esseri viventi. Questa verità è

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1 — RSND, vol. I, pagg. 3-5. Questo gosho è stato scritto nel1255, a trentaquattro anni, a Kamakura, ed è destinato a Toki Jonin. Iltitolo originale è Issho Jobutsu Sho (Nichiren Daishonin Gosho Zenshu,Tokyo, Soka Gakkai, 1952, pag. 383. Di seguito citato come GZ), resocon l’espressione “il conseguimento della Buddità in una sola esi-stenza”. Il termine issho significa letteralmente “una singola nascita” e sir ifer isce all’attuale r inascita, ossia a questa esistenza. “Una sola esi-stenza” viene usato da T’ien-t’ai in contrapposizione a ryakkoshugyoche indica le pratiche (shugyo) che gli ascoltatori della voce, i risvegliatiall’origine dipendente (pratyekabuddha) e i bodhisattva dei sutra provvi-sori dovevano adempiere per innumerevoli kalpa (ryakko) e quindi at-traverso innumerevoli r inascite pr ima di conseguire l’illuminazione.2 — In giapponese Honnu: hon significa letteralmente origine, è

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Myoho renge kyo. Di conseguenza recitare Myoho renge kyo ti per-metterà di cogliere questa mistica verità innata in tutti gli esseri vi-venti.

Il Sutra del Loto è il re dei sutra, autentico e corretto sia nellalettera che nella teoria. I suoi caratteri sono il vero aspetto di tutti ifenomeni e questo vero aspetto è la Legge mistica. È chiamata Leggemistica perché spiega la relazione di mutua compenetrazione tra unsingolo istante di vita(3) e tutti i fenomeni. È questa la ragione percui tale sutra è la saggezza di tutti i Budda.

“Mutua compenetrazione tra un singolo istante di vita e tuttii fenomeni” significa che la vita in ogni singolo istante(4) abbraccia il

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lo stesso di hon di honmon (insegnamento dell’illuminazione originale) edi honbutsu (Budda originale), e u significa letteralmente essere presenteo esserci. Quindi: originariamente presente.3 — L’espressione “un singolo istante di vita” corrisponde algiapponese ichinen, letteralmente “un singolo istante di pensiero” o “ilpensiero in un singolo istante”.4 — L’espressione “vita in ogni singolo istante”, che ricorre piùvolte nel testo, corrisponde all’espressione giapponese ichinen no kokoroche significa “la mente in ogni singolo istante di pensiero”. Mente,cuore, vita sono tre parole che nella nostra lingua possono indicareconcetti anche molto diversi ma che spesso corrispondono, in partico-lare nei testi buddisti, allo stesso carattere giapponese: kokoro (o shin,che corrisponde alla seconda lettura dello stesso carattere). Nel GoshoIl conseguimento della Buddità in questa esistenza il termine kokoro o shin èstato tradotto quasi sempre con “mente” e talvolta con “vita”: indi-chiamo di seguito in breve le ragioni di queste scelte. Kokoro o shin ingenerale indica contemporaneamente sia la mente sia tutte le attivitàumane di cui essa sarebbe il centro, non solo quindi del pensiero e dellavolontà ma anche dei sentimenti. Nel principio buddista di shikishinfuni, non dualità di corpo e mente, shin (mente) è utilizzato in opposi-zione a shiki (corpo) – tutto ciò che ha forma e colore, ossia l’aspettofisico dell’esistenza – e indica quindi ciò che non ha né forma né co-lore, l’aspetto mentale e psichico della vita. Dunque kokoro o shin desi-gna sia la mente sia tutte le funzioni mentali, come ad esempio la fedeo la fiducia, la determinazione, il coraggio, la compassione, ecc., altreespressioni con cui spesso questo termine viene tradotto. Anche se initaliano è stato reso a volte con il termine “cuore”, non risulta che vadamai interpretato come “cuore” nel senso di “sede dei sentimenti” sepa-

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corpo e la mente,(5) l’io e l’ambiente di tutti gli esseri senzienti deidieci mondi e anche di tutti gli esseri insenzienti dei tremila regni:le piante, il cielo e la terra, fino alla più piccola particella di polvere.La vita in ogni singolo istante permea l’intero regno dei fenomeni esi manifesta in ognuno di essi. Quando ci risvegliamo a questa ve-rità abbiamo compreso la mutua compenetrazione tra un singoloistante di vita e tutti i fenomeni. Tuttavia, se reciti e credi in Myohorenge kyo ma pensi che la Legge sia al di fuori di te, stai abbrac-ciando non la Legge mistica ma un insegnamento inferiore. “Inse-gnamenti inferiori” sono quelli diversi da questo sutra, che sono tuttiespedienti e insegnamenti provvisori. Nessun espediente o insegna-mento provvisorio conduce direttamente all’illuminazione e, senza ladiretta via all’illuminazione, non si può conseguire la Buddità, ne-anche praticando vita dopo vita per innumerevoli kalpa. Conseguirela Buddità in questa esistenza sarebbe dunque impossibile. Perciò,quando invochi myoho e reciti renge(6) devi sforzarti di credere pro-fondamente che Myoho renge kyo è la tua stessa vita.(7)

Non devi mai pensare che qualcuno degli ottantamila sacri in-segnamenti di Shakyamuni o qualcuno dei Budda e bodhisattvadelle tre esistenze e delle dieci direzioni sia al di fuori di te. La pra-tica degli insegnamenti buddisti non ti solleverà affatto dalle soffe-renze di nascita e morte a meno che tu non percepisca la vera naturadella tua vita.(8) Se cerchi l’illuminazione al di fuori di te, anche ese-guire diecimila pratiche e diecimila buone azioni sarà inutile come se

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ratamente da “mente” intesa come “sede del pensiero”, bensì in terminidi “vita” che può essere profondamente diretta verso la Legge o versol’errore.5 — Il termine tradotto qui con “mente” indica l’aspetto men-tale o psichico della vita. È lo shin di shikishin funi, non dualità di corpoe mente. Ha un significato meno ampio di kokoro (vedi nota 4). 6 — «Invocare myoho e recitare renge» significa recitare il dai-moku della Legge mistica, cioè Nam myoho renge kyo.7 — Letteralmente “ogni tuo singolo istante di pensiero”, o “divita”.8 — Letteralmente “la natura della mente”, vedi nota 4.

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un povero stesse giorno e notte a contare le ricchezze del suo vicino,senza guadagnare nemmeno mezzo centesimo.

Per questo il commentario della scuola T’ien-t’ai afferma: «Senon si percepisce la natura della propria vita,(9) non si possono sradi-care le proprie gravi colpe».(10) Questo implica che finché non si per-cepisce la natura della propria vita,(11) la pratica sarà un’infinita edolorosa austerità. Perciò queste persone che studiano il Buddismovengono tacciate di essere non buddiste. Come afferma Grandeconcentrazione e visione profonda: «Benché studino il Buddi-smo, le loro idee non sono diverse da quelle dei non buddisti».

Sia che tu invochi il nome del Budda,(12) che reciti il sutra osemplicemente offra fiori e incenso, tutte le tue azioni virtuose met-teranno nella tua vita(13) buone radici e benefici. Pratica la fede conquesta profonda convinzione. Il Sutra di Vimalakirti afferma che,quando si ricerca l’emancipazione del Budda nella mente degli essericomuni, si scopre che gli esseri comuni sono l’entità dell’illumina-zione e che le sofferenze di nascita e morte sono nirvana. Affermainoltre che, se la mente degli esseri viventi è impura, anche la loroterra è impura, ma se la loro mente è pura, lo è anche la loro terra;non ci sono terre pure e terre impure di per sé: la differenza sta uni-camente nella bontà o malvagità della nostra mente.

Lo stesso vale per un Budda e una persona comune. Quandouna persona è illusa è chiamata essere comune, quando è illuminataè chiamata Budda. È come uno specchio appannato che brillerà comeun gioiello se viene lucidato. Una mente annebbiata dalle illusioniderivate dall’oscurità innata è come uno specchio appannato cheperò, una volta lucidato, sicuramente diverrà chiaro e rifletterà la na-

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9 — Letteralmente “mente”, vedi nota 4.10 — Annotazioni su Grande concentrazione e visione profonda. 11 — Letteralmente “mente”, vedi nota 4.12 — «Il nome del Budda» in questo contesto denota Nammyoho renge kyo.13 — Letteralmente “in ogni singolo istante di pensiero” ossia“in ogni singolo istante di vita”.

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tura essenziale di tutti i fenomeni e il vero aspetto della realtà. Ri-sveglia in te una profonda fede e lucida con cura il tuo specchio nottee giorno. Come dovresti lucidarlo? Solo recitando Nam myoho ren-ge kyo.

Cosa significa myo (mistico)? È la misteriosa natura(14) dellanostra mente in ogni singolo istante, che la mente stessa non riesce acomprendere e le parole non possono esprimere. Guardando la nostramente in ogni singolo istante, non possiamo dire che esiste perché nonne percepiamo né colore né forma. Non possiamo dire che non esiste,poiché pensieri differenti sorgono di continuo. Riguardo a questamente in ogni singolo istante, non si dovrebbe pensare né che esistané che non esista. È una realtà inafferrabile che trascende sia le paroleche i concetti dell’esistenza e della non esistenza. Non è né esisten-za né non esistenza, e tuttavia manifesta le caratteristiche di ambe-due. È la mistica entità della Via di mezzo che è l’unica vera realtà.Myo è il nome dato a questa misteriosa natura della vita(15) e hoquello attribuito alle sue manifestazioni. Renge, che significa fiore diloto, simboleggia il mistero di questa Legge. Se comprendiamo che lanostra vita(16) in questo singolo istante è myo, allora comprenderemoche la nostra vita(17) è la Legge mistica anche in tutti gli altri i-stanti.(18) Tale comprensione è il mistico kyo, o sutra. Il Sutra del Lo-to è il re dei sutra, la diretta via all’illuminazione, poiché spiega chel’entità della nostra vita(19) in ogni singolo istante, dalla quale sorgo-

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14 — Il termine qui tradotto con “misteriosa” significa in realtà“insondabile” e il carattere qui reso con “natura” letteralmente significa“luogo”. Nel lessico buddista è spesso usato per indicare il luogo da cuisorgono le funzioni mentali, ma qui indica la misteriosa natura dellavita.15 — Letteralmente “mente”, vedi nota 4.16 — Ibid.17 — Ibid.18 — Questa frase si può interpretare anche: «Se comprendiamoche la nostra vita in questo singolo istante è myo, allora comprende-remo che anche tutte le altre vite sono entità della Legge mistica».19 — Letteralmente “mente”, vedi nota 4.

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no sia il bene che il male, è in realtà l’entità della Legge mistica.Se hai una profonda fede in questa verità e reciti Myoho renge

kyo, sicuramente conseguirai la Buddità in questa esistenza. Questoè il motivo per cui il sutra afferma: «Dopo la mia estinzione do-vrebbe abbracciare e sostenere questo sutra. Tale persona sicuramente,senza alcun dubbio, conseguirà la Via del Budda».(20) Non dubitaremai minimamente.

Con profondo rispetto.Questa è la fede [e la pratica] per il conseguimento della Bud-

dità in questa esistenza. Nam myoho renge kyo, Nam myoho renge kyo.Nichiren

PARTE P R I MA : I L LUM I NAZ ION E N E LLA V I TA P R E S E NTE (21 )

Se vuoi liberarti dalle sofferenze di nascita e morte che sopportidal tempo senza inizio e ottenere sicuramente la suprema illumina-zione in questa esistenza, devi cogliere la mistica verità originaria-mente presente negli esseri viventi. Questa verità è Myoho renge kyo.Di conseguenza recitare Myoho renge kyo ti permetterà di coglierequesta mistica verità originariamente presente negli esseri viventi.

In cosa consiste un’esistenza davvero significativa?Cos’è la vera felicità? Il Buddismo di Nichiren Daishonin èun insegnamento pieno di speranza che ci permette di for-giare una condizione di felicità insuperabile e indistruttibile edi condurre una vita di supremo valore, aiutando nel con-tempo anche gli altri a fare la stessa cosa.

Tutti hanno il potenziale per conseguire la Buddità einoltre possono acquisire questa suprema condizione così

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20 — Il Sutra del Loto, pag. 37821 — Testo della spiegazione di Daisaku Ikeda tratto dal volumeIl conseguimento della Buddità in questa esistenza, Esperia, 2008, pag. 7

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come sono, certi di riuscire a farlo in questa vita. Il Buddismodi Nichiren Daishonin espone con chiarezza questo meravi-glioso sentiero per l’illuminazione.

Il profondo insegnamento del conseguimento dellaBuddità in questa esistenza esposto dal Daishonin fu un’idearivoluzionaria che sovvertì completamente il pensiero buddi-sta dominante; a tutt’oggi continua a brillare come un princi-pio in grado di trasformare radicalmente la nostra epoca spa-lancando le porte a un futuro luminoso per il mondo nel XXIsecolo.

Perciò mi accingo con entusiasmo a studiare questoGosho insieme a voi proprio adesso che stiamo partendo congrande energia per una nuova avventura di crescita e di svi-luppo, verso l’ottantesimo anniversario della Soka Gakkai cheverrà celebrato nel 2010.

Il profondo significato della recitazione del daimoku

Il conseguimento della Buddità in questa esistenza chiariscele basi teoriche e pratiche del Buddismo di Nichiren Daisho-nin. Grazie allo studio di questo Gosho, animati dal sincerointento di farne una guida per la pratica e per lo studio, imembri di tutto il mondo hanno potuto approfondire lacomprensione degli insegnamenti del Daishonin nella loro es-senza.

Sebbene l’originale non esista più e non si conoscanoné la data esatta di stesura né il nome del destinatario, si ri-tiene che questa lettera sia stata scr itta a Toki Jonin(22) nel

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22 — Toki Jonin era un seguace laico del Daishonin che viveva aWakamiya, nel distretto di Katsushika, provincia di Shimosa (nell’at-tuale prefettura di Chiba) ed era al servizio del signore di Chiba. Rice-vette dal Daishonin vari scritti che custodì con cura, fra cui L’oggetto diculto per l’osservazione della mente.

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1255. Questa data, di poco successiva alla proclamazione uffi-ciale da parte del Daishonin della propria dottrina, è plausi-bile anche alla luce del contenuto della lettera, in cui si spiegail significato di recitare daimoku in termini sia teorici sia pra-tici.

La recitazione del daimoku è la base di tutto l’insegna-mento del Daishonin. Il suo Buddismo, a differenza dellescuole buddiste ufficiali del suo tempo, non si basava sul cultodi una specifica divinità o Budda; ciò che il Daishonin stabilìfu il mezzo per realizzare l’ideale del Sutra del Loto, l’otteni-mento dell’illuminazione da parte di tutte le persone. Egli in-segnò che attraverso la pratica di recitare Nam myoho rengekyo è possibile attivare la nostra intrinseca natura illuminata emanifestarla nello stato vitale di Buddità.

Nel Buddismo di Nichiren vi sono due aspetti del dai-moku: il daimoku della fede e il daimoku della pratica. Ilprimo riguarda l’aspetto spirituale della nostra pratica e con-siste essenzialmente nella battaglia che ha luogo nel nostrocuore per contrastare la nostra condizione inter iore illusa,detta oscurità. È una battaglia contro le forze negative e di-struttive interiori per aprire un varco nell’oscurità che av-volge la natura di Budda e far emergere la condizione vitaledella Buddità grazie al potere della fede.

Il daimoku della pratica riguarda invece l’azione speci-fica di recitare Nam myoho renge kyo e di insegnarlo agli al-tri, gli sforzi che compiamo, con le parole e con le azioni, perla nostra felicità e per quella degli altri, che sono la dimostra-zione tangibile della nostra battaglia interiore contro l’illu-sione e la negatività interne.

Quando recitiamo Nam myoho renge kyo stiamo reci-tando il nome della natura di Budda che esiste nella nostravita e in quella degli altri, e al tempo stesso la stiamo risve-gliando. Quando la fede vince sul dubbio e sulle illusioni in-teriori, il potere della natura di Budda viene risvegliato dal

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suono del daimoku e si manifesta spontaneamente nella no-stra vita.(23)

Il punto essenziale che differenzia il Buddismo del Dai-shonin dalle altre scuole buddiste del suo tempo è l’aver sta-bilito questo mezzo concreto per conseguire la Buddità. Dallaprima volta che proclamò Nam myoho renge kyo fino al mo-mento della morte, Nichiren si impegnò ardentemente perinsegnare questo supremo sentiero per l’illuminazione a tuttele persone della sua terra.

Nel passo d’apertura del Conseguimento della Buddità inquesta esistenza il Daishonin espone in maniera chiara edesaustiva la filosofia di salvezza che sta alla base del suo inse-gnamento, il cui scopo è la felicità del genere umano.

Il passo «Se vuoi liberarti […] negli esseri viventi», chevorrei discutere dettagliatamente nel prossimo capitolo, af-ferma in sintesi che possiamo liberarci dalle sofferenze eternedi nascita e morte manifestando dentro di noi la mistica ve-r ità or iginar iamente presente in tutti gli esser i viventi. Ilnome di questa mistica verità è Myoho renge kyo e il modoper manifestarla è proprio la recitazione di Myoho renge kyo.

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23 — Nel Gosho Come coloro che inizialmente aspirano alla via possono con-seguire la Buddità attraverso il Sutro del Loto il Daishonin scrive: «Quando vene-riamo il myoho renge kyo che è nella nostra vita come oggetto di culto, la na-tura di Budda che è in noi viene richiamata dalla nostra recitazione di Nammyoho renge kyo e si manifesta. Questo si intende per “Budda”. Per fare unesempio, quando un uccello in gabbia canta, gli uccelli che volano liberi nelcielo sono richiamati e si radunano intorno a lui. E quando gli uccelli che vo-lano nel cielo si radunano, l’uccello in gabbia cerca di uscire fuor i. Così,quando con la bocca recitiamo la mistica legge, la nostra natura di Budda vienerichiamata e immancabilmente emergerà.» (RSND, vol. I, pag. 789)

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Il significato della nostra esistenza come esseriumani

Tuttavia, se reciti e credi in Myoho renge kyo ma pensi che laLegge sia al di fuori di te, stai abbracciando non la Legge mistica maun insegnamento inferiore.

“Conseguire la Buddità in questa esistenza” significache una persona comune diventa illuminata nel corso dellasua attuale esistenza e, per estensione, che lo potrà fare cosìcom’è. Perciò “conseguire la Buddità in questa esistenza” halo stesso significato di “conseguire la Buddità nella forma pre-sente”, che è la visione della Buddità esposta nel Sutra delLoto ed esemplificata dalla figlia del re drago(24) nel dodice-simo capitolo, Devadatta.

Questa visione è in totale contrasto con gli insegna-menti precedenti al Sutra del Loto, secondo i quali ci si puòilluminare soltanto dopo aver praticato varie austerità per in-numerevoli vite.

Poiché la condizione vitale di Buddità è una sola cosacon la Legge mistica eterna ed è colma di infinita saggezza ecompassione, si tende a considerarla del tutto separata e di-stante dalla vita delle persone comuni immerse nelle illusioni.Fu proprio l’idea che ottenere l’illuminazione richiedesse ilsuperamento di questo abisso di incalcolabile profondità tra la

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24 — Nel capitolo dodicesimo del Sutra del Loto, Devadatta, lafiglia di otto anni del re drago Sagara concepisce il desiderio dell’illu-minazione quando ascolta il bodhisattva Manjushri predicare il Sutradel Loto. Si reca allora da Shakyamuni a cui offre un gioiello e istanta-neamente completa la sua pratica di bodhisattva. Appare quindi in unaterra del sud chiamata Mondo Immacolato nel quale consegue lo statodi Buddità senza mutare la sua forma di drago e predica il Sutra delLoto a tutti gli esseri di quella terra. (Vedi Il Sutra del Loto, pagg. 262-265.)

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condizione spirituale di un Budda e quella di una persona co-mune che diede origine al pensiero che fosse necessario svol-gere pratiche austere per innumerevoli kalpa.

Il Buddismo di Nichiren spiega invece che è proprio inquesta esistenza, in cui siamo nati come esser i umani, chepossiamo realizzare il principio del conseguimento della Bud-dità nella propria forma presente rivelato nel Sutra del Loto.Questo è ciò che portò il Daishonin a chiarire il suo pro-fondo insegnamento del conseguimento della Buddità in que-sta esistenza.

Il Daishonin spiega che analogamente alle diverse qua-lità di riso, alcune delle quali maturano prima e altre dopo matutte producono un raccolto entro l’anno, coloro che prati-cano il Sutra del Loto conseguiranno immancabilmente laBuddità in questa esistenza.(25)

Il Daishonin attr ibuisce importanza alla vita presentedegli esseri umani. Naturalmente tutti gli esseri viventi pos-seggono la natura di Budda e sono dotati del potenziale perconseguire la Buddità nella propria forma presente, ma il mo-tivo per cui il Daishonin pone l’accento sul conseguimentodella Buddità in questa esistenza è che il suo obiettivo fonda-mentale è sempre, prima di tutto, la felicità degli esseri umani.

Il cuore umano è sensibile, ricco e multiforme, e ha lacapacità di realizzare imprese straordinarie. Ma proprio per

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25 — Nello scritto La dottrina dei tremila regni in un singolo istantedi vita il Daishonin afferma: «Se i devoti del Sutra del Loto svolgonole proprie pratiche religiose così come insegna il sutra, allora ciascunodi essi, senza eccezione, conseguirà sicuramente la Buddità nella sua esi-stenza presente. Facendo un’analogia, se si seminano i campi in prima-vera e in estate, si è comunque certi che, presto o tardi, entro l’anno simieterà il raccolto. I devoti del Sutra del Loto appartengono a tre cate-gorie, superiore, media e inferiore, a seconda delle loro capacità, eppuretutti otterranno immancabilmente l’illuminazione in una singola esi-stenza». RSND, vol. II, pag. 85.

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questo spesso prova grandi sofferenze e tormenti. Al tempostesso, il cuore umano può cadere prigioniero di una infinitaspirale negativa. Le nostre vite dovranno forse trasmigrare persempre nei sentieri del male o possiamo riuscire a farle en-trare nell’orbita del bene?

Come dimostrano molti dei suoi scritti, il Daishonin sot-tolinea r ipetutamente l’importanza cruciale che r iveste ilcuore o la mente. È in questo ambito interiore della vita cherisiede il potenziale per realizzare enormi cambiamenti, sia dalmale al bene sia dal bene al male. Perciò la dottrina dell’illumi-nazione del Daishonin si può leggere come un processo che hainizio con il cambiamento interiore. Grazie al potere della fedepossiamo sconfiggere le forze negative dentro di noi, governa-te dall’oscurità fondamentale che risiede in ogni cuore umano,e manifestare le funzioni positive della vita che sono un tut-t’uno con la natura del Dharma, cioè con la nostra Buddità.

L’esistenza presente, in cui siamo nati come esseri uma-ni, è un’occasione d’oro per assicurarci che la nostra vita nondebba più trasmigrare nei sentieri del male ma in quelli delbene.

L’accento sul cambiamento interiore

Perciò, quando invochi myoho e reciti renge devi sforzarti dicredere profondamente che Myoho renge kyo è la tua stessa vita.

Risveglia in te una profonda fede e lucida con cura il tuospecchio notte e giorno. Come dovresti lucidarlo? Solo recitandoNam myoho renge kyo.

Nel Conseguimento della Buddità in questa esistenza ilDaishonin spiega dettagliatamente che non possiamo ottenerel’illuminazione senza un cambiamento profondo nella nostravita, al livello del nostro cuore o mente.

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Prima di tutto afferma che la mistica verità di cui sonodotati tutti gli esseri viventi rivela «la relazione di reciprocainclusione tra un singolo istante di vita e tutti i fenomeni».Ciò significa che la nostra vita e la nostra mente in ogni mo-mento comprendono tutti i fenomeni e li pervadono, in unacondizione vitale di identità con l’universo.

Inoltre il Daishonin ci ammonisce a non r icercare laLegge mistica fuori di noi perché, per quanto daimoku pos-siamo recitare, non riusciremo a ottenere l’illuminazione e, alcontrario, la nostra pratica buddista sarà solo «un’infinita edolorosa auster ità». Afferma esplicitamente che «se reciti ecredi in Myoho renge kyo, ma pensi che la Legge sia al difuori di te, stai abbracciando non la Legge mistica ma un in-segnamento inferiore».

Il Daishonin spiega che la chiave per recitare daimoku èfare appello a una fede profonda. Facendo così possiamo “lu-cidare” la nostra vita e ottenere l’illuminazione. Scrive: «Per-ciò, quando invochi myoho e reciti renge, devi sforzarti di cre-dere profondamente che Myoho renge kyo è la tua stessa vita[lett.: è la tua mente in ciascun momento]» e «Risveglia in teuna profonda fede e lucida con cura il tuo specchio notte egiorno. Come dovresti lucidarlo? Solo recitando Nam myohorenge kyo».

Inoltre il Daishonin parla della «mistica entità della Viadi mezzo che è la realtà ultima di tutte le cose», cioè della na-tura mistica e insondabile della vita, del nostro cuore e dellanostra mente, che si manifesta come Buddità. Afferma cosìche Myoho renge kyo è la Legge mistica della vita, del mon-do interiore di noi esseri umani; quando recitiamo daimokucon profonda fede nella Legge mistica possiamo conseguire laBuddità in questa esistenza.

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Un umanesimo autentico

Ora vorrei affrontare tre aspetti per i quali la dottrinadel Daishonin sul conseguimento della Buddità in questa esi-stenza è significativa.

Prima di tutto vorrei far notare che, aprendo la stradadell’ottenimento dell’illuminazione in questa vita a tutte lepersone attraverso la recitazione del daimoku, il Daishoninistituì per la prima volta una dottr ina di autentico umane-simo. Permettere a tutte le persone di ottenere l’illuminazioneè il primo requisito di una religione veramente umanistica. Èquesto, a mio avviso, il significato religioso e filosofico delprincipio di conseguire la Buddità in questa esistenza.

Nichiren Daishonin aveva una profonda comprensionedel potenziale degli esser i umani: vedeva chiaramente che,grazie a un profondo cambiamento interiore, essi avrebberopotuto liberarsi dal ciclo negativo di trasmigrazioni e crearneuno positivo. Espose così un modo pratico per farlo; perciònessun altro insegnamento potrebbe maggiormente meritarel’aggettivo “umanistico” del Buddismo del Daishonin.

NelVero aspetto di tutti i fenomeni il Daishonin scrive: «Intal caso, sebbene si pensi che Shakyamuni sia dotato delle tre virtùdi sovrano, maestro e genitore per il bene di noi tutti, esseri viventi,in realtà non è così. Al contrario sono le persone comuni che lo do-tano delle tre virtù».(26) Questo passo mette in evidenza il pas-saggio da una “religione autoritaria” a una “religione umani-stica, centrata sulle persone”.(27) E il Buddismo di NichirenDaishonin, che stabilisce il mezzo concreto per ottenere l’il-luminazione in questa esistenza, rende possibile tale cambia-mento di prospettiva.

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26 — RSND, vol. I, pag. 34027 — Per un’analisi approfondita di questo brano vedi DaisakuIkeda, L’Apertura degli occhi, Esperia, 2007, pagg. 33-34

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Quando il primo presidente della Soka Gakkai, Tsunesa-buro Makiguchi, formulò la sua teoria del valore, non incluseil concetto di “santità” o “sacralità”, considerato un valore reli-gioso da vari altri filosofi prima di lui. Makiguchi riteneva cheil più alto valore che una religione doveva sforzarsi di realiz-zare fosse il “grande bene”. “Grande bene” significa il massimovalore che gli esseri umani e la società possono creare. Nellateoria del valore di Makiguchi una vera religione deve servireal benessere degli esseri umani. Aprire la via per il consegui-mento della Buddità in questa esistenza, come ha fatto il Dai-shonin, significa fondare una religione che contribuisce alla fe-licità degli esseri umani nella maniera più ampia possibile.

Il significato di conseguire la Buddità in questaesistenza dal punto di vista individuale

In secondo luogo, esponendo la via del conseguimentodella Buddità in questa esistenza, il Daishonin ci ha dato lapossibilità di condurre una vita basata sull’infinito poteredella Legge mistica, una vita solida e sicura che infonde co-raggio e fiducia in se stessi. Questo è il significato del princi-pio del conseguimento della Buddità in questa esistenza neitermini della nostra vita individuale.

Nel Buddismo del Daishonin ottenere l’illuminazionenon significa imbarcarsi in un viaggio interminabile per diven-tare un Budda splendente come una divinità, bensì effettuareuna trasformazione nelle profondità del nostro essere. Questaconcezione rivoluzionaria dell’ottenimento dell’illuminazionecambia radicalmente l’intero significato della pratica buddistaper come era sempre stata tradizionalmente intesa.

Non si tratta dunque di praticare per raggiungere lemassime vette dell’illuminazione a un certo momento in unlontano futuro, ma piuttosto di una costante lotta interiore,attimo dopo attimo, fra le due alternative di rivelare la nostra

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innata natura del Dharma oppure di farci dominare dall’oscu-rità fondamentale e dall’illusione. Questo sforzo incessante diperfezionare la nostra vita è il nucleo e l’essenza della praticabuddista.

Solo vincendo sulla nostra oscurità e negatività internapossiamo essere vincitori nella vita e rivelare pienamente ilnostro potenziale. Lo stesso vale se desideriamo davvero go-dere di una piena realizzazione nella nostra vita. In tal sensovorrei sottolineare che la pratica esposta nel Buddismo di Ni-chiren Daishonin per conseguire la Buddità in questa esi-stenza è il solo mezzo per vincere l’oscurità e l’illusione, chesono l’origine fondamentale di tutto ciò che di male esistenella vita degli esser i umani, e coltivare una vera indipen-denza, costruire un io solido e raggiungere uno stato vitale diillimitata felicità e pace della mente. Conseguire la Buddità inquesta esistenza diventa così lo scopo fondamentale della vitadi un individuo.

Il significato di conseguire la Buddità in questaesistenza dal punto di vista collettivo

Il Sutra del Loto è il re dei sutra, la diretta via all’illumina-zione, poiché spiega che l’entità della nostra vita in ogni singoloistante, dalla quale sorgono sia il bene che il male, è in realtà l’entitàdella Legge mistica.

Se hai una profonda fede in questa verità e reciti Myohorenge kyo, sicuramente conseguirai la Buddità in questa esistenza.Questo è il motivo per cui il sutra afferma: «Dopo la mia estin-zione, dovrebbe abbracciare e sostenere questo sutra. Tale persona si-curamente, senza alcun dubbio, conseguirà la Via del Budda». Nondubitare mai minimamente.

Il terzo motivo per cui ritengo così significativo il prin-cipio del conseguimento della Buddità in questa esistenza è

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perché costituisce una fonte di speranza per tutta l’umanitàche renderà possibile trasformarne il destino. Questo è il suosignificato dal punto di vista collettivo e universale.

Molti eminenti pensatori e intellettuali condividono lapercezione che la civiltà moderna abbia perso di vista l’essereumano e si trovi in un vicolo cieco su molti fronti. Non sipuò negare che il mondo spirituale interiore sia stato trascu-rato e che troppe persone siano ossessionate dalla ricerca dicomodità, agio e piacere in qualcosa di esterno a loro.

Se non superiamo le fondamentali illusioni umane in-dotte dall’avidità, dalla collera e dalla stupidità non potremorisolvere i numerosi problemi che il mondo attuale ha difronte, fra cui la preoccupazione per la crescita economica,una politica priva di umanesimo, i conflitti internazionali, laguerra, la crescente disparità fra ricchi e poveri e la discrimi-nazione che dilaga. La conclusione che ho tratto dai miei dia-loghi con grandi pensatori è che l’unica soluzione reale pergli esseri umani è cambiare, che l’unica chiave risiede nella“rivoluzione umana”.

Inoltre se non si adotta una visione corretta della vita edella morte è impossibile vincere radicalmente sull’oscurità esulle illusioni inter ior i. Senza la visione della vita e dellamorte della Via di mezzo – una visione che rifugge i punti divista estremi della dottrina dell’annichilazione e della dottrinadell’eternità(28) – è impossibile ottenere un’autentica e dura-tura felicità.

I L CONSEGU IMENTO DELLA BUDD ITÀ IN QUESTA ES I STENZA 71

28 — La dottr ina dell’annichilazione è l’attaccamento erroneoall’idea che la vita abbia inizio con la nascita e termini con la morte.Secondo questa visione esiste solo la vita presente, e la morte rappre-senta la completa cessazione dell’esistenza sia fisica sia spir ituale. Ladottrina dell’eternità è una visione altrettanto erronea secondo cui ciòche esiste nel presente è permanente e immutabile. È una teoria che ri-fiuta la nozione di causalità e sostiene che agire bene o male non ha al-cuna influenza sulla propria condizione.

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Per gli esseri umani l’unico modo di cambiare è vincerel’oscurità interiore e riscoprire la sacralità e la dignità eterna-mente presenti nella vita.

Coltivare la nobile spir itualità di cui tutte le personesono or iginar iamente dotate condurrà direttamente a uncambiamento nel destino dell’umanità. Con questa convin-zione noi della Soka Gakkai ci siamo adoperati per costruireuna rete di bene che abbracci tutto il mondo.

In queste lezioni avrò ulteriori occasioni di parlare diquanto sia apprezzata questa impresa senza precedenti chestiamo cercando di realizzare e delle grandi aspettative chesuscitiamo.

Alla fine del Gosho il Daishonin dice: «Non dubitarnemai minimamente». Sta dicendo di avere completa fiducia nelfatto che conseguiremo la Buddità in questa esistenza. Le sueparole contengono anche il monito a mantenere una fortefede, altrimenti sarà facile perdere di vista l’obiettivo fonda-mentale dell’illuminazione e cadere negli abissi dell’oscurità edell’illusione.

Tutti nel profondo del cuore anelano a ottenere l’illu-minazione, ma nessun insegnamento è tanto difficile da cre-dere e da comprendere quanto quello che ci assicura il conse-guimento della Buddità nell’esistenza presente. Noi dellaSoka Gakkai abbiamo accettato la sfida di praticare questoprofondo insegnamento e condividerlo con le altre persone,in Giappone e in tutto il mondo.

Come coraggiosi Bodhisattva della terra stiamo dandoprova, nel mondo di oggi, del potenziale che ha ogni essereumano di trasformare il proprio destino. Fieri della nostra no-bile missione continuiamo a diffondere con gioia il Buddismodel Daishonin – con la sua dottrina del conseguimento dellaBuddità in questa esistenza che permette a tutte le persone direalizzare la suprema felicità – e a condurre un’esistenza voltaa creare il massimo valore.

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PARTE S ECONDA : DA IMOKU , I L R ICH IAMO CHE R I SVEG LIA (29 )

La recitazione di Nam myoho renge kyo è una praticache arreca benefici incommensurabili perché ci permette dirisvegliare e manifestare nella nostra vita il potere illimitatodella Legge mistica, la Legge fondamentale dell’universo.

Nichiren Daishonin si batté per realizzare la felicità ditutta l’umanità grazie all’illimitato potere benefico di Nammyoho renge kyo, e nel passo d’apertura del Conseguimentodella Buddità in questa esistenza espone con grande semplicitàe concisione le basi dottrinali di questa impresa.

Se vuoi liberarti dalle sofferenze di nascita e morte che sop-porti dal tempo senza inizio e ottenere sicuramente la suprema illu-minazione in questa esistenza, devi cogliere la mistica verità origi-nariamente presente negli esseri viventi. Questa verità è Myohorenge kyo. Di conseguenza recitare Myoho renge kyo ti permetterà dicogliere questa mistica verità originariamente presente negli esseri vi-venti.

Questo passo esprime sinteticamente i profondi principidel Buddismo e della rivoluzione religiosa, iniziata dal BuddaShakyamuni e completata dal Daishonin, per realizzare l’illu-minazione di tutte le persone. Ogni singola parola e frase èpervasa della sublime saggezza del Buddismo.

“Liberarsi dalle sofferenze di nascita e morte sopportatedal tempo senza inizio” è la questione fondamentale dell’esi-stenza umana e lo scopo originale della religione. “Ottenerela suprema illuminazione” è la profonda risposta del Buddi-smo a questa domanda. “Cogliere la mistica verità originaria-mente presente negli esseri viventi” costituisce un ulteriore

IL CONSEGU IMENTO DELLA BUDD ITÀ IN QUESTA ES I STENZA 73

29 — Testo della spiegazione di Daisaku Ikeda tratto dal volumeIl conseguimento della Buddità in questa esistenza, pag. 19

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approfondimento di tale r isposta sulla base degli insegna-menti del Sutra del Loto, e “recitare Myoho renge kyo” si ri-fer isce alla pratica istituita dal Daishonin per consentire atutte le persone di tradurre questa saggezza buddista inazione. L’istituzione di questa pratica è il frutto di una grandecompassione che aspira alla felicità di ogni persona, edesprime la natura veramente rivoluzionaria del Buddismo diNichiren. Da questo scritto, nel suo complesso, appare chiaroche la pratica di recitare il daimoku istituita dal Daishonin èla pratica buddista corretta e suprema. Nelle poche r ighed’apertura vengono sintetizzate le profonde e penetranti in-tuizioni del Buddismo, affinate per più di due millenni, in-sieme alla compassione e alla saggezza per condurre tutte lepersone all’illuminazione che ritroviamo nel Buddismo delDaishonin.

Commentando questo passo si intende r iconfermareche la pratica di recitare daimoku stabilita dal Daishonin è laforma fondamentale della pratica buddista corretta e che lasua istituzione segna l’inizio di un autentico “Buddismo dellagente”, che rende possibile a tutta l’umanità di raggiungere lastessa condizione illuminata del Budda.

Liberarsi dalle sofferenze di nascita e morte e conseguire una condizione di felicità eterna

Cominciamo ad analizzare il profondo significato dellapr ima frase: «Se vuoi liberarti dalle sofferenze di nascita emorte che sopporti dal tempo senza inizio».

Il riferimento del Daishonin alle “sofferenze di nascita emorte sopportate dal tempo senza inizio” si basa sull’idea ditrasmigrazione secondo cui gli esseri viventi attraversano unciclo di nascite e morti, incessante e pieno di sofferenza, cheperdura dall’infinito passato all’infinito futuro. Il Buddismoritiene che questo circolo vizioso di sofferenza sorga in ul-

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tima analisi dalle illusioni e dai desideri (giapp. bonno), e chela negativa successione ciclica di illusioni e desideri, karma esofferenza sia parte integrante della trasmigrazione. In talsenso le “sofferenze di nascita e morte sopportate dal temposenza inizio” rappresentano anche un’interminabile succes-sione di illusione e sofferenza.

Poiché il pensiero di tale infinita trasmigrazione è vera-mente insostenibile, le persone cercarono una via per metterefine a questo ciclo doloroso di nascita e morte e per liberarsidalle catene dell’illusione e della sofferenza.

Il Buddismo propone sostanzialmente due modi per af-frontare tale questione. Uno sostiene che le persone possonoliberarsi dal ciclo di nascita e morte sradicando le illusioni e idesider i che conducono alla trasmigrazione nel regno delkarma. L’altro è l’approccio mahayana secondo cui l’essenzadella vita, sottoposta alla trasmigrazione, non viene conside-rata un fenomeno transitorio e impermanente.

Le dottrine mahayana espongono per esempio il con-cetto di attraversare il ciclo di nascita e morte in accordo conil voto del bodhisattva di condurre tutti gli esseri viventi al-l’illuminazione, oppure considerano nascita e morte come unciclo che emerge e r itorna alla vita fondamentale dell’uni-verso che tutto abbraccia. Quest’ultima visione si può com-prendere con la metafora delle onde del mare: la nascita ècome un’onda che appare sulla superficie dell’oceano – la vitadell’universo – mentre la morte è l’onda che si inabissa nuo-vamente. Acquisire questa comprensione dell’essenza dellavita che ripete il ciclo di nascita e morte significa raggiungerela “suprema illuminazione”, la più alta forma di risveglio delBudda.

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La verità mistica abbraccia tutte le cose ed èinerente a esse

L’espressione «cogliere la mistica verità originariamentepresente negli esseri viventi» significa “ottenere la suprema il-luminazione”. La saggezza per capire questa “verità origina-riamente presente” rappresenta la suprema illuminazione delBudda.

Il punto in cui il Buddismo si distacca radicalmentedalle filosofie e dalle religioni che lo hanno preceduto è cheesso scopre all’interno della vita dell’individuo la Legge, l’illi-mitato potere interiore per risolvere tutte le sofferenze al li-vello fondamentale.

Un Budda è una persona che, basandosi su questaLegge, ha conseguito la saggezza ultima per porre fine allasofferenza e costruire un’incrollabile felicità.

Il Buddismo è un insegnamento che crede nell’illimi-tato potenziale posseduto dagli esser i umani. Perciò vienechiamato la “via interiore”.

«Cogliere la mistica verità originariamente presente ne-gli esseri viventi» significa ottenere la suprema illuminazione,ed è l’unico mezzo per liberarsi dalle «sofferenze di nascita emorte sopportate dal tempo senza inizio». Questo è il puntodi partenza di Shakyamuni e la conclusione del pensiero bud-dista. La scrittura che proclama questa filosofia della “via inte-riore” è il Sutra del Loto, che insegna che tutte le personepossono ottenere l’illuminazione. Si potrebbe dire che il Sutradel Loto incarna il principio fondamentale del rispetto per ladignità e la sacralità dell’essere umano.

In questo scritto il Daishonin afferma che «la misticaverità originariamente presente negli esseri viventi» è «la re-lazione di mutua compenetrazione tra un singolo istante divita e tutti i fenomeni». Quest’ultimo principio riguarda larelazione insondabile che sussiste fra noi – la nostra mente o

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ciascun istante di vita – e l’universo; il suo significato è chenella nostra vita sono contenuti tutti i fenomeni e che, altempo stesso, la nostra vita pervade tutti i fenomeni. Questoprincipio corrisponde sicuramente al significato del “princi-pio di inerenza e pervasione”(30) elaborato da Nichikan Sho-nin (1665-1726), un importante restauratore del Buddismodel Daishonin, per descrivere la dottrina dei tremila regni inun singolo istante di vita.

La vita cosmica abbraccia e pervade tutte le cose e pro-prio per questo è anche inerente a tutte le cose. Il concettodella sostanziale unità della vita dell’universo e delle nostreesistenze individuali è alla base della «relazione di mutuacompenetrazione tra un singolo istante di vita e tutti i feno-meni». Risvegliarsi a questa mistica verità significa ottenere la“suprema illuminazione” del Budda.

Dare un nome alla Legge mistica

Il punto è come mettere in grado le persone di coglierequesta mistica verità originariamente presente in tutti gli es-seri viventi. Sarebbe impossibile fondare un Buddismo acces-sibile a tutti se soltanto un numero limitato di persone fossein grado di seguire la via stabilita per comprendere la Leggemistica. Prima del Daishonin il Gran maestro cinese T’ien-t’aicercò di stabilire il mezzo per percepire questa mistica veritàattraverso la pratica della contemplazione e della medita-zione sulla Legge. Ma non si trattava di un mezzo facilmente

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30 — Commentando le parole di T’ien-t’ai: «I tremila regni esi-stono nella vita in ciascun istante», Nichikan Shonin nei suoi Scritti insei volumi dice: «L’intento di questo sutra [il Sutra del Loto] è rivelare il“principio di inerenza e pervasione”, secondo il quale tutti i fenomenisono inerenti a un singolo istante di vita e un singolo istante di vitapervade tutti i fenomeni».

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accessibile alle persone dell’Ultimo Giorno della Legge.Il pr imo passo che il Daishonin compì per apr ire il

grande sentiero dell’illuminazione universale fu di “chiamareper nome” la Legge mistica. La Legge mistica inerente a tuttele cose in origine non aveva nome ma, come spiega il Dai-shonin nell’Entità della legge mistica, un saggio, r isvegliato aquesta verità che aveva percepito nella propria vita, riuscì adargli il nome più appropriato.(31) Denominare è un processocreativo. Dare un nome che colga con esattezza l’essenza diuna cosa ha l’importante effetto di rendere tale essenza acces-sibile alle persone in modo che anch’esse ne possano com-prendere il valore.

Nel Conseguimento della Buddità in questa esistenza, comeattesta la frase «la mistica verità originariamente presente ne-gli esseri viventi è Myoho renge kyo», il Daishonin affermachiaramente che la mistica ver ità che costituisce la Leggefondamentale dell’universo non è altro che Myoho renge kyo.Per essere più precisi, il termine Myoho renge kyo esistevaanche prima, come titolo del Sutra del Loto, ma il Daishoninfu il primo a identificare Myoho renge kyo come nome delprincipio del “vero aspetto di tutti i fenomeni”(32) che, come

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31 — Il Daishonin scrive: «Questo passo significa che il principiosupremo [cioè la Legge mistica] in origine non aveva nome. Mentre ilsanto osservava il principio e assegnava i nomi a tutte le cose, percepìl’esistenza di quest’unica Legge meravigliosa [myoho] dotata simultanea-mente di causa ed effetto [renge] e la chiamò Myoho renge. Quest’unicalegge di myoho renge comprende in sé tutti i fenomeni dei Diecimondi e dei tremila regni, nessuno escluso. Chiunque pratichi questaLegge otterrà simultaneamente sia la causa che l’effetto della Buddità.»RSND, vol. I, pagg. 374.32 — Il vero aspetto di tutti i fenomeni è la verità o realtà fonda-mentale che permea tutti i fenomeni e non è in alcun modo separata daessi. È un principio espresso nel secondo capitolo del Sutra del Loto,Espedienti. Nel Vero aspetto di tutti i fenomeni Nichiren definisce “tutti ifenomeni” come tutti gli esseri viventi e i loro ambienti nei dieci mon-

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insegna il Sutra del Loto, è la profonda saggezza di tutti iBudda.

Inoltre, sebbene il sedicesimo capitolo del Sutra delLoto, Durata della vita, narr i la vita del Budda eterno dalpunto di vista di Shakyamuni, fu il Daishonin a rivelare perprimo che l’essenza della vita eterna del Budda – il cuore delcapitolo Durata della vita – è Myoho renge kyo.

Il Budda eterno, sin dall’ottenimento dell’illuminazionenel remoto passato, attraversa ripetutamente il ciclo di nascitae morte come Budda, mentre appare in varie forme, nell’am-bito dei dieci mondi, per la salvezza di tutti gli esseri. Il capi-tolo Durata della vita rivela che tutti gli esseri viventi dei diecimondi, Budda compresi, così come la nascita e la morte, sonomanifestazioni della grande vita eterna dell’universo. Poiché ilDaishonin dice che l’essenza del capitolo Durata della vita èMyoho renge kyo, possiamo dedurre che Myoho renge kyo èil nome della grande ed eterna vita universale rivelata in quelcapitolo.

Anche gli esseri viventi dei nove mondi che attraver-sano r ipetutamente il ciclo di nascita e morte seguono ilritmo fatto di emersione dalla grande vita eterna di Myohorenge kyo (nascita) e ritorno a essa (morte). Essi sono abbrac-ciati da Myoho renge kyo e allo stesso tempo possiedonoMyoho renge kyo dentro di sé. Perciò Myoho renge kyo è ilnome della «mistica verità originariamente presente negli es-seri viventi».

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di, e il “vero aspetto” come la Legge di Myoho renge kyo, la realtà fon-damentale che permea tutti gli esseri viventi e i loro ambienti in cia-scuno dei dieci mondi. Tutti i fenomeni, egli afferma, sono manifesta-zioni di questa Legge universale: i fenomeni e la verità fondamentalesono inseparabili e non sono due entità distinte. Il capitolo Espedientispiega che tutte le persone sono intrinsecamente dotate del potenzialedi diventare Budda e sono in grado di attingere a questo potenziale emanifestarlo nella loro vita.

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Il Daishonin fu il primo a dichiarare che Myoho rengekyo è il daimoku da recitare e propagare nell’Ultimo Giornodella Legge.

Recitare daimoku per percepire la mistica verità

Il Sutra del Loto è il re dei sutra, autentico e corretto sia nellalettera che nella teoria. I suoi caratteri sono il vero aspetto di tutti ifenomeni e questo vero aspetto è la Legge mistica. È chiamata Leggemistica perché spiega la relazione di mutua compenetrazione tra unsingolo istante di vita e tutti i fenomeni. È questa la ragione per cuitale sutra è la saggezza di tutti i Budda.

“Mutua compenetrazione tra un singolo istante di vita e tuttii fenomeni” significa che la vita in ogni singolo istante abbraccia ilcorpo e la mente, l’io e l’ambiente di tutti gli esseri senzienti deidieci mondi e anche di tutti gli esseri insenzienti dei tremila regni:le piante, il cielo e la terra, fino alla più piccola particella di polvere.La vita in ogni singolo istante permea l’intero regno dei fenomeni esi manifesta in ognuno di essi. Quando ci risvegliamo a questa ve-rità abbiamo compreso la mutua compenetrazione tra un singoloistante di vita e tutti i fenomeni.

Il passo successivo del Daishonin nell’apr ire questogrande sentiero consiste nell’istituire la pratica di recitare dai-moku. Il Daishonin fa precedere alla ver ità universale diMyoho renge kyo la parola nam (una var iante fonetica dinamu), che significa “dedicare la propria vita a”. Recitare adalta voce Nam myoho renge kyo rappresenta la determina-zione e il voto di dedicare la propria vita al regno della veritàdi Myoho renge kyo con pensieri, parole e azioni.

Al tempo stesso recitare daimoku permette a ogni per-sona di realizzare un’esistenza basata sulla verità universale diMyoho renge kyo. Il punto cruciale è che la recitazione deldaimoku nel Buddismo del Daishonin non è un semplice in-

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tonare il nome di una “verità esterna”, ma costituisce unapratica per “tirar fuori” concretamente la “verità interna” chepervade l’universo e il nostro stesso io e vivere in accordocon essa. Questa pratica potrebbe essere descritta come unprocesso che stabilisce un io in grado di attivare e attingeredal proprio interno la «mistica verità originariamente pre-sente in tutti gli esseri viventi».

Nel corso della storia del Buddismo, anche se il Sutradel Loto ha sempre insegnato che si dovrebbero aprire gli oc-chi su questa mistica verità, con il passare del tempo le per-sone hanno perso di vista il fatto che essa esiste nella vitastessa.

Fu in tale contesto che T’ien-t’ai istituì una pratica me-ditativa basata sul principio dei “tremila regni in un singoloistante di vita” e sulla “relazione di mutua compenetrazionetra un singolo istante di vita e tutti i fenomeni”, cercando intal modo di insegnare alle persone a risvegliare il mondo diBuddità. Il metodo di meditazione di T’ien-t’ai, basato sulla“osservazione della mente”, può essere considerato una pra-tica appropriata che ristabilì il corretto sentiero del Sutra delLoto.

Inoltre, per far sì che le persone potessero percepire econcretizzare la «mistica verità originariamente presente intutti gli esseri viventi», Nichiren Daishonin le diede il nomedi Myoho renge kyo e istituì la pratica di invocare questonome, cioè la recitazione del daimoku, permettendo così atutte le persone di basare la propria vita sulla Legge mistica edi dedicarsi a essa.

Dunque fu il Daishonin a stabilire il mezzo col qualetutte le persone possono risvegliarsi al fatto che la verità dellavita e dell’universo esiste nella loro stessa vita e manifestareconcretamente tale verità. Inoltre questa verità è l’illuminatasaggezza di tutti i Budda ed è pienamente rivelata nel Sutradel Loto, che è il supremo insegnamento del Buddismo. Ba-

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sandoci su tale verità possiamo condurre esistenze di supremovalore. Il Buddismo del Daishonin ha reso questo regno dellafede accessibile a ogni persona indipendentemente dal luogo,dal tempo e dalla sua storia personale. Non sarebbe eccessivodire che la pratica della recitazione del daimoku nel Buddi-smo di Nichiren è ciò che ha dato origine al Buddismo dellagente. È questa la suprema pratica buddista che ci permette ditrasformare radicalmente la nostra vita.

In altre parole, recitare daimoku è anche a far appelloalla nostra Buddità innata.(33) È la via diretta per manifestarequesta suprema condizione vitale. La saggezza e la compas-sione del Budda che emergono attraverso la recitazione deldaimoku arricchiscono il nostro essere, recando felicità a noie agli altri. Inoltre, man mano che un numero sempre mag-giore di persone recita daimoku per la propria felicità e perquella degli altri, sarà possibile costruire un sodalizio di esseriumani pieni di dedizione la cui vita risplenderà della compas-sione del Budda in grado di trasformare sostanzialmente ildestino dell’umanità.

L’alba del Buddismo del sole

Un altro punto da tenere a mente, riguardo al vero si-gnificato di Nam myoho renge kyo, è che questo è anche ilnome della vita del Budda dell’Ultimo Giorno, Nichiren Dai-shonin. Il nome di Nam myoho renge kyo e la vita del Budda

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33 — Scrive il Daishonin: «Perciò, quando recitiamo una voltaMyoho renge kyo, con questo singolo suono chiamiamo e manifestiamola natura di Budda di tutti i Budda, di tutte le esistenze, di tutti i bodhi-sattva e gli ascoltatori della voce, di tutte le divinità come Brahma, Sha-kra e re Yama, il sole, la luna e le miriadi di stelle, di tutti gli dèi celestie terreni, di tutti gli abitanti dell’inferno, degli spiriti affamati, animali,asura, esseri umani e celesti e di tutti gli altri esseri viventi. Questo è unbeneficio immenso, incalcolabile.» Vedi RSND, vol. I, pag. 789.

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originale sono indissolubilmente connessi. Potremmo affer-mare che la ver ità fondamentale di Myoho renge kyo, chepervade la vita e l’universo, fu identificata e stabilita per laprima volta soltanto grazie al fatto che il Daishonin la praticòe la manifestò nelle sue azioni. Egli diede espressione con-creta alla Legge che le persone fino a quel momento nonerano state in grado di percepire.

La vita di Nichiren Daishonin come Budda dell’UltimoGiorno della Legge non è altro che una vita dedicata a com-battere il male e a dissolvere l’ignoranza. La lotta per liberarele persone da ogni sorta di infelicità e sfortuna, da tutto ilkarma e dalle sofferenze di nascita, invecchiamento, malattia emorte, richiede in ultima analisi di combattere l’oscurità fon-damentale o ignoranza che dà origine al male e alla soffe-renza.

Il daimoku ha il potere di dissolvere l’oscurità, comespiega il Daishonin stesso quando dichiara che il daimoku diNam myoho renge kyo, che egli recita per sé e per gli altri,per la realizzazione di kosen rufu, disperde «le nuvole dell’igno-ranza».(34)

Quando recitiamo Nam myoho renge kyo il sole delmondo di Buddità sorge nel nostro cuore e l’ignoranza e leillusioni che, come spesse nubi, oscuravano questo sole, ven-gono spazzate via. Quando il sole della Buddità comincia abrillare dentro di noi, l’oscurità dell’ignoranza svanisce.

Il Buddismo del Daishonin non è un insegnamento nelquale solo il Daishonin risplende come il sole. È un insegna-mento in cui ogni individuo può far sorgere il sole nella pro-pria vita. Siamo veramente fortunati a poter manifestare lastessa luminosa condizione vitale di Nichiren Daishonin.

Rispetto a ciò Nichikan Shonin scrive: «Quando si ab-

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34 — RSND, vol. II, pag. 82

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braccia questo Gohonzon, si ha fede in esso e si recita Nammyoho renge kyo, la propr ia vita diventa immediatamentel’Oggetto di culto dei tremila regni in un singolo istante divita. Diventa la vita di Nichiren Daishonin».(35)

La pratica di recitare daimoku è veramente il supremosentiero per il conseguimento della Buddità, attraverso ilquale ogni persona può di dir itto diventare un sole splen-dente.

Il poeta russo Aleksandr Puskin (1799-1837) scrive:

Di fronte all’alba luminosaogni sofisma vacilla e muoresfiancato dall’imperitura scintilla della ragione.Salutiamo l’alba e dissolviamo l’oscurità.(36)

Quello di Nichiren è il Buddismo del sole che apre lastrada a una vita di suprema vittoria per tutta l’umanità. Conl’unico comune slancio di “salutare il sole che sorge”, prose-guiamo con vigore e freschezza nel compito di sconfiggerel’oscurità dell’ignoranza nel cuore delle persone.

PARTE TE R ZA : “ CON CORAGG IO E D I L IG E N ZA” (37 )

Un cammino di trasformazione interiore aperto aogni persona

Chi ha un cuore che brilla per dedizione alla verità e

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35 — Commentario a “L’Oggetto di culto per l’osservazione dellamente” in Nichikan Shonin Mondanshu (I commentari di Nichikan Shonin),Tokyo, Seikyo Shimbunsha, 1980, pag. 54836 — Tradotto da: Pushkin Threefold: Narrative, Lyric, Polemic andRibald Verse, New York, E. P. Dutton and Co., Inc. 1972, pag. 2037 — Testo della spiegazione di Daisaku Ikeda tratto dal volumeIl conseguimento della Buddità in questa esistenza, pagg. 57-68

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alla giustizia non perderà mai la speranza anche di fronte allepeggiori avversità e, anzi, sarà come un faro in grado di illu-minare l’oscurità della sofferenza delle persone, fonte di ispi-razione, fiducia e coraggio.

Quando noi cambiamo, il mondo cambia. La chiave diqualsiasi cambiamento è la nostra trasformazione interiore, uncambiamento del nostro cuore e della nostra mente. Questa èla rivoluzione umana. Tutti abbiamo il potere di cambiare, equando comprendiamo questa verità possiamo fare emergeretale potere in qualsiasi luogo, momento o situazione. Il Bud-dismo di Nichiren Daishonin, che si basa sui principi trasfor-mativi del Sutra del Loto, ha reso accessibile a tutti questogrande cammino di cambiamento interiore attraverso la pra-tica fondamentale della recitazione di Nam myoho renge kyo.

Discutiamo ora il passo in cui il Daishonin spiega l’at-teggiamento di base con cui svolgere la pratica fondamentaledi recitare daimoku.

Cambiare noi stessi e cambiare la terra

Il Sutra di Vimalakirti afferma che, quando si ricerca l’eman-cipazione del Budda nella mente degli esseri comuni, si scopre chegli esseri comuni sono l’entità dell’illuminazione e che le sofferenzedi nascita e morte sono nirvana. Afferma inoltre che, se la mente de-gli esseri viventi è impura, anche la loro terra è impura, ma se laloro mente è pura, lo è anche la loro terra; non ci sono terre pure eterre impure di per sé: la differenza sta unicamente nella bontà omalvagità della nostra mente.

Lo stesso vale per un Budda e una persona comune. Quandouna persona è illusa è chiamata essere comune, quando è illuminataè chiamata Budda. È come uno specchio appannato che brillerà comeun gioiello se viene lucidato. Una mente annebbiata dalle illusioniderivate dall’oscurità innata è come uno specchio appannato cheperò, una volta lucidato, sicuramente diverrà chiaro e rifletterà la na-

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tura essenziale di tutti i fenomeni e il vero aspetto della realtà. Ri-sveglia in te una profonda fede e lucida con cura il tuo specchio nottee giorno. Come dovresti lucidarlo? Solo recitando Nam myoho ren-ge kyo.

Come ho già spiegato a fondo, la totalità del Buddismoesiste all’interno delle nostre vite e così anche la chiave per ilconseguimento della Buddità – la trasformazione basilaredella nostra condizione vitale – risiede in un cambiamentodel nostro cuore o mente.

Per far capire questo punto il Daishonin cita il Sutra diVimalakirti(38) riassumendone alcuni passi nella seguente affer-mazione: «Quando si ricerca l’emancipazione del Budda nella mentedegli esseri comuni si scopre che gli esseri comuni sono l’entità dell’il-luminazione e che le sofferenze di nascita e morte sono nirvana».(39)

«Gli esseri comuni sono l’entità dell’illuminazione» si-gnifica che la saggezza per conseguire la Buddità (illumina-zione) si manifesta nella vita delle persone comuni immersenelle illusioni e nei desideri. Analogamente «le sofferenze dinascita e morte sono nirvana» significa che la condizione vi-tale di Budda, caratterizzata da vera pace e serenità (nirvana)si manifesta nella vita delle persone comuni afflitte dalle sof-

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38 — Il Sutra di Vimalakirti è un sutra mahayana sulla figura diVimalakirti, ricco ed eminente cittadino di Vaishali vissuto all’epoca diShakyamuni. In questo sutra rappresenta il modello ideale di credentelaico. L’originale sanscrito del sutra non è più esistente ma sono rimastetre traduzioni cinesi fra cui quella di Kumarajiva che è la più famosa ealla quale di solito si fa riferimento.39 — Qui il Daishonin riassume vari passi del Sutra di Vimalakirtie il relativo commento del Gran maestro T’ien-t’ai. Il capitolo quintodel sutra Informarsi sulla malattia contiene il seguente dialogo: «“E comeva ricercata l’emancipazione dei Budda?” chiese Manjushri. “Può esserericercata nelle menti […] di tutti gli esseri viventi” replica Vimalakirti»(The Vimalakirti Sutra tradotto da Burton Watson dalla versione cinesedi Kumarajiva, New York, Columbia University Press, 1997, pag. 66).

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ferenze di nascita e morte. Il Daishonin sta spiegando che ilBudda e le persone comuni non sono separati da un baratroinsormontabile, che tutto ciò che li distingue è una differenza«nella mente degli esseri comuni».

Il Daishonin cita anche il passo del Sutra di Vimalakirtiche spiega la differenza fra terre pure e impure, riassumen-dolo nella frase «se la mente degli esseri viventi è impura, anche laloro terra è impura, ma se la loro mente è pura, lo è anche la loroterra».(40) Vi si spiega che non esistono due terre separate mache l’unica differenza fra terre pure e terre impure sta nellabontà o malvagità della nostra mente. Secondo questa visionela terra pura non esiste in qualche mondo ultraterreno bensìnel mondo reale, e le persone la raggiungono attraverso lapropria trasformazione interiore. Si tratta di una visione dina-mica e al tempo stesso pratica della terra pura, basata sul con-cetto di “purificazione delle terre del Budda” esposto nel Su-tra del Loto.(41)

Il passo del Sutra di Vimalakirti che il Daishonin cita ètratto dal quinto capitolo, Informarsi sulla malattia, che de-scrive il dialogo fra Vimalakirti, eminente credente laico chepratica la via del bodhisattva e che si è ammalato, e Manju-shri, uno dei principali discepoli di Shakyamuni, che è andatoa fargli visita. Quando gli viene chiesta la causa della sua ma-lattia Vimalakirti r isponde: «Poiché tutti gli esser i viventisono malati, io sono malato».(42) È un passo famoso, emblema-tico dello spirito del bodhisattva che condivide le sofferenzedegli altri come se fossero le proprie.

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40 — Questo riassunto è basato sul brano: «Quando la mente èpura, la terra del Budda sarà pura», Ibid., pag. 29.41 — Cfr. Il Sutra del Loto, pag. 14742 — Vimalakirti dice: «Poiché tutti gli esseri viventi sono ma-lati, io sono malato. Se tutti gli esseri viventi vengono liberati dalla ma-lattia allora la mia malattia sarà curata. Perché? Perché un bodhisattva,per il bene degli esseri viventi, entra nel regno di nascita e morte, e

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Vimalakirti prosegue spiegando che i bodhisattva scel-gono di nascere fra gli esseri viventi, afflitti dalle illusioni, edi condividerne le sofferenze di nascita e morte allo scopo diistruirli e guidarli all’illuminazione. Inoltre, poiché i bodhi-sattva hanno costruito dentro di sé una pura condizione vitaleilluminata,(43) non vengono sviati né sopraffatti dalle soffe-renze.

I passi del Sutra di Vimalakirti che il Daishonin cita spie-gano dunque il significato della Buddità e della terra pura dalpunto di vista di un bodhisattva che lotta in mezzo alla realtàdella vita quotidiana. Perciò, concludendo, il Daishonin af-ferma: «Quando una persona è illusa è chiamata essere comune, mauna volta illuminata è chiamata Budda». Vale a dire che la diffe-renza fra persone comuni e Budda non è altro che la diffe-renza fra illusione e illuminazione nella mente delle personecomuni. Come possiamo allora trasformare l’illusione in illu-minazione?

Nel passo precedente il Daishonin spiega che quandocambia il cuore delle persone, cambia anche la terra, cioè illoro ambiente esterno. Fondamentalmente, si tratta di una tra-sformazione da illusione a illuminazione.

Come ho già sottolineato, ciò che rende possibile que-sta trasformazione è il daimoku e, sul piano spirituale, la fede.È attraverso la fede che possiamo vincere sull’ignoranza el’oscur ità che è alla radice delle illusioni e manifestare laBuddità di cui siamo originariamente dotati.

Il Daishonin impiega una celebre metafora per descri-vere questa potenzialità fondamentale di cambiamento: «Ècome uno specchio appannato che brillerà come un gioiello

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poiché è nel regno di nascita e morte è sottoposto alla malattia. Se gliesseri viventi possono ottenere la libertà dalla malattia allora il bodhi-sattva non sarà più ammalato», The Vimalakirti Sutra, op.cit., pag. 65.43 — Ibid., pag. 65 e segg.

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se viene lucidato», spiegando così che la recitazione del dai-moku – il mezzo per sconfiggere l’oscurità interna attraversola fede – serve a “lucidare” la nostra vita.

Tutti gli esseri viventi sono per loro natura entità dellaLegge mistica. E, per sua stessa natura, la condizione vitale diBuddità ci permette di utilizzare, senza alcun impedimento olimitazione, l’infinito potere della Legge mistica che esistedentro di noi, ogni qualvolta e in qualsiasi forma ci occorra.

Il Daishonin paragona questo supremo stato vitale a unospecchio limpido che brilla come un gioiello. E tuttavia, puressendo entità della Legge mistica, se la nostra vita è immersanell’ignoranza non siamo in grado di far emergere il potere diquesta Legge; in questa condizione oscurata siamo come “unospecchio appannato” incapace di riflettere alcunché.

Recitare daimoku è la pratica per lucidare lo specchioappannato della nostra vita.

La strada per lucidare la propria vita: primo,sfidarsi coraggiosamente

Riguardo alla funzione del daimoku di “lucidare” lavita, il Daishonin afferma: «Una mente annebbiata dalle illu-sioni derivate dall’oscurità innata della vita è come uno spec-chio appannato, che però, una volta lucidato, sicuramente di-verrà chiaro e rifletterà la natura essenziale di tutti i fenomenie il vero aspetto della realtà. Risveglia in te una profonda fedee lucida con cura il tuo specchio notte e giorno. Come do-vresti lucidarlo? Solo recitando Nam myoho renge kyo».

La metafora dello specchio è veramente calzante. Cosìcome lo specchio è dotato della proprietà della r iflessione,così la nostra vita è dotata della mistica verità. Ma se unospecchio non viene lucidato diventerà opaco. Poiché ai tempidel Daishonin gli specchi erano fatti pr incipalmente dibronzo, si opacizzavano facilmente; ma se uno specchio è

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opaco non può più adempiere alla sua funzione originale equindi va lucidato regolarmente. Anche la nostra vita, se latrascuriamo e non la coltiviamo, sarà avvolta dall’ignoranza.Da qui la metafora dello specchio.

L’atto di lucidare è indispensabile per r ipr istinare laproprietà innata dello specchio, e inoltre non è sufficientepulirlo una volta soltanto. Se vogliamo che mantenga la pro-pr ietà della r iflessione dobbiamo continuare a lucidarlo.Come suggerisce questa metafora, la nostra pratica di recitaredaimoku è una lotta per pulire la nostra vita, per spazzar viala polvere dell’ignoranza e aumentare al massimo lo splendoredella nostra natura illuminata del Dharma.

La pratica di “lucidare” la nostra vita ha due aspetti.Uno consiste nel r isvegliare una fede profonda, come ciesorta a fare il Daishonin; potremmo dire anche che consistenel trovare il coraggio di combattere la nostra oscurità in-terna. L’altro aspetto è continuare questo sforzo costante-mente, secondo il monito del Daishonin di “lucidare con curail nostro specchio notte e giorno”.

Questi due punti ricordano i due aspetti della recitazio-ne del daimoku di cui tratta Nichikan Shonin facendo riferi-mento all’espressione del secondo capitolo del Sutra del Loto,Espedienti; «Si sono esercitati con coraggio e diligenza».(44) Ni-chikan, famoso per essere un grande restauratore del Buddi-smo di Nichiren Daishonin, spiega che “con coraggio e dili-genza” (yumyo) significa far sgorgare con coraggio il poteredella fede mentre recitiamo daimoku, ed “esercitarsi” (shojin)significa impegnarsi sinceramente nella pratica della recita-zione.(45)

Quando si recita daimoku la prima cosa importante è

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44 — Il Sutra del Loto, pag. 65, giapp.: yumyo shojin.45 — Nel trattato Interpretare il testo in base al suo significato origi-nale in Scritti in sei volumi, Nichikan Shonin scrive: «Dovreste compren-

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avere lo spirito di sfida per agire con coraggio. Potremmo de-finirlo come l’atto di risvegliare una fede profonda dalle piùriposte intimità della nostra vita in accordo con le parole delDaishonin, credendo fermamente di r iuscire ad attivare laLegge mistica dentro di noi, a manifestare la nostra Budditàinnata e a ottenere senz’ombra di dubbio l’illuminazione inquesta esistenza. Significa anche affrontare direttamente i treostacoli e i quattro demoni che cercano di impedirci di reci-tare daimoku. Ci occorre uno spirito di sfida instancabile, im-pavido e assiduo per affrontare e vincere le schiere di ostacoliche sorgono per assalirci. È proprio sfidando, combattendo esconfiggendo l’ignoranza che possiamo “lucidare” la nostravita.

La strada per lucidare la propria vita: secondo,continuare

Inoltre è indispensabile continuare. Continuare è asso-lutamente indispensabile per conseguire la Buddità in questaesistenza. Il Daishonin afferma: «Accettare è facile, continuare èdifficile. Ma la Buddità si trova nel mantenere la fede».(46) Nel Con-seguimento della Buddità in questa esistenza possiamo dedurrequanto sia importante la perseveranza dall’enfasi che il Dai-shonin pone ripetutamente sul bisogno di praticare “notte e

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dere che “esercitarsi con coraggio e diligenza” (yumyo shojin) si riferiscealla fede e alla recitazione del daimoku. Significa quindi recitare il dai-moku dell’insegnamento originale. “Con coraggio e diligenza” (yumyo)è riferito alla fede. Perciò un commentario afferma: “Yu (con coraggio)significa agire con coraggio; myo (con diligenza) significa utilizzaretutta la propria saggezza”. Quindi “con coraggio e diligenza” significafar emergere coraggiosamente e appieno il potere della fede. Shojin(esercitarsi) significa recitare daimoku. Un commentario afferma: “Sho(puro) significa incontaminato; jin (sforzo) significa avanzare incessante-mente”».46 — RSND, vol. I, pag. 417

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giorno” e “con cura”. Continuare a recitare costantementedaimoku è un requisito essenziale per conseguire la Buddità.

Scrive il Daishonin: «Quando c’è da soffrire, soffri; quandoc’è da gioire, gioisci. Considera allo stesso modo sofferenza e gioia, econtinua a recitare Nam myoho renge kyo. Come potrebbe non esserequesta la gioia senza limiti della Legge?».(47) Dobbiamo conti-nuare a recitare daimoku sia nei momenti dolorosi sia inquelli felici. Qui l’accento è sulla parola “continuare” e lachiave risiede nel continuare a farlo nella sofferenza e nellagioia. Quando ci troviamo di fronte alla sofferenza non do-vremmo arretrare ma illuminarci alla sofferenza. Non si trattané di rassegnarsi né di cercare di fuggire dalla realtà ma diguardarla ben dritta in faccia e sfidarla coraggiosamente ba-sandoci sul daimoku. Il Daishonin spiega che questo è l’atteg-giamento corretto per chi pratica la Legge mistica. La fedenel Buddismo del Daishonin è diretta costantemente alla tra-sformazione della realtà.

Naturalmente non è una condizione vitale che si ot-tiene da un giorno all’altro. Ma se continuiamo a sforzarci dimigliorare noi stessi giorno dopo giorno, mese dopo mese eanno dopo anno con costanza e continuità, giungeremosenz’altro in maniera del tutto naturale a conseguirla cosìcome si afferma nel sutra: «Questo cumulo di gioielli inesti-mabili è venuto a noi senza bisogno di cercarlo».(48)

Quando invece stiamo provando gioia dovremmo ricor-darci di avere gratitudine e sforzarci ancor di più nella recita-zione del daimoku, mirando allo scopo ultimo di conseguirela Buddità in questa esistenza. È più difficile approfondire lo

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47 — Ibid., vol. I, pag. 60748 — Il Sutra del Loto, pag. 141. Queste parole piene di gioiavengono pronunciate dagli ascoltatori della voce, discepoli di Shakya-muni, quando apprendono di poter concretamente conseguire la Bud-dità che prima era preclusa loro.

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spirito di ricerca nella fede nei momenti belli piuttosto chein quelli brutti, perché nei momenti felici è più facile lasciarsiandare e accontentarsi di come siamo. Invece di essere per-sone forti nelle avversità ma deboli quando le cose vannobene, dovremmo cercare di costruire quel tipo di fede invin-cibile che ci consente di «considerare allo stesso modo sofferenzae gioia».(49)

Una fede simile si forgia attraverso la pratica comemembri della Soka Gakkai che si sforzano di realizzare il no-bile obiettivo di kosen rufu e della propria illuminazione inquesta esistenza. Soprattutto recitare Nam myoho renge kyo,che è la maniera in cui «lucidiamo con cura il nostro specchionotte e giorno», rafforza la nostra vita nello stesso modo incui una magnifica spada viene forgiata e temprata. Il puntocruciale qui è recitare daimoku con un atteggiamento di sfidanei confronti delle difficoltà nei momenti di sofferenza e re-citare daimoku con apprezzamento e gratitudine nei mo-menti di gioia.

“Continuare” è un altro modo per dire “non retroce-dere”. Attraverso le pagine degli scritti di Nichiren Daishoninpossiamo vedere quanta importanza egli attribuisca al non re-trocedere mai e al non permettere che la propria fede si inde-bolisca. Per citare solo alcuni passi:

«[...] chi recita il daimoku, è l’inviato del Tathagata. Inoltrechi persevera di fronte a grandi persecuzioni e abbraccia il sutradall’inizio alla fine è l’inviato del Tathagata».(50)

«Rafforzate la vostra fede giorno dopo giorno e mese dopomese. Se la vostra determinazione cala anche solo un po’, i demoniprenderanno il sopravvento».(51)

«Porta avanti la tua fede nel Sutra de Loto. Se ti fermi a

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49 — RSND, vol. I, pag. 60750 — Ibid., pag. 83751 — Ibid., pag. 885

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metà strada non potrai mai far scaturire il fuoco dalla pietra fo-caia».(52)

Senza una battaglia per vincere l’ignoranza e l’oscuritànon possiamo manifestare la natura essenziale dei fenomeni onatura del Dharma. E, a meno che non continuiamo a ingag-giare questa battaglia sforzandoci nella fede, non possiamocostruire una condizione vitale incrollabile che sia una solacosa con la natura del Dharma (cioè con la condizione vitaledella Buddità). Questo perché se “ci rilassiamo anche solo unpo’”, come scrive il Daishonin, diventeremo vulnerabili alleinfluenze demoniache.

Inoltre quando ci sforziamo nella fede sorgono inevita-bilmente i tre ostacoli e i quattro demoni ed è sconfiggendoliche possiamo stabilire lo stato vitale di Buddità. Quando pu-rifichiamo la nostra vita al livello più profondo attraverso lapratica della recitazione del daimoku possiamo approfondire,rafforzare ed espandere oltre ogni limite la nostra condizionespirituale.

Nam myoho renge kyo è una pratica diligente

Il Daishonin si sforzò di condividere la suprema condi-zione inter iore del conseguimento della Buddità in questaesistenza con tutti i suoi seguaci, e di fatto con tutto il genereumano.

La vera grandezza della recitazione di Nam myohorenge kyo è che essa permette a ogni persona di manifestarela stessa condizione vitale del Budda e condurre un’esistenzadi suprema profondità e significato, come indica il famosopasso della Raccolta degli insegnamenti orali:

«Se in un singolo istante di vita esauriamo le sofferenze e gli

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52 — Ibid., pag. 283

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sforzi di milioni di kalpa, allora istante dopo istante sorgeranno innoi i tre corpi del Budda(53) di cui siamo eternamente dotati. Nammyoho renge kyo è proprio una tale pratica diligente».(54)

Sin dal momento in cui mi fu spiegata dal secondo pre-sidente della Soka Gakkai, Josei Toda, questa frase è diventatail motto in base al quale sono vissuto. In tutte le mie battaglieho sempre tenuto a mente queste parole.

Il capitolo quindicesimo del Sutra del Loto, Emergeredalla terra, descrive l’apparizione dei Bodhisattva della terra,un numero infinito di bodhisattva che emergono dal sotto-suolo, e spiega che essi dimoravano nello spazio vuoto sotto-stante al mondo di saha e ricercavano la via del Budda concostanza e diligenza.(55) Il passo citato dagli Insegnamenti oralichiarisce la natura di tale diligenza e di tale sforzo instanca-bile secondo il Buddismo del Daishonin.

L’essenza del Buddismo di Nichiren è che coloro che sisforzano assiduamente di ricercare la via del Budda manife-stano automaticamente la condizione vitale del Budda eter-namente dotato dei tre corpi, in altre parole fanno emergerela loro Buddità innata.

Quando recitiamo daimoku concentrando in un singoloistante gli ardui sforzi di incalcolabili eoni, cioè «esauriamo lesofferenze e gli sforzi di milioni di kalpa», la condizione vitaledel Budda eternamente dotato dei tre corpi (cioè la Buddità)appare dentro di noi momento per momento.

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53 — I tre corpi del Budda sono il corpo del Dharma, il corpo diricompensa e il corpo di manifestazione. Il corpo del Dharma è la veritàfondamentale o Legge alla quale il Budda si è illuminato. Il corpo di ri-compensa è la saggezza per percepire la Legge e il corpo di manifesta-zione sono le azioni compassionevoli che il Budda compie per con-durre le persone alla felicità.54 — The Record of the Orally Transmetted Teachings, Soka Gakkai2004, pag. 21455 — Cfr. Il Sutra del Loto, pag. 296

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Nam myoho renge kyo è una pratica che richiede dili-genza. Per risvegliare una fede profonda e continuare costan-temente a recitare daimoku ci vuole davvero un impegnodeciso e instancabile. Perseverare con coerenza e totale de-terminazione(56) ci condurrà al conseguimento della Budditàin questa esistenza. Attraverso tali sforzi la nostra Buddità in-trinseca – il Budda eternamente dotato dei tre corpi – si ma-nifesta come inesauribile coraggio, perseveranza, gioia, sag-gezza e compassione.

Pregare perché appaiano giovani coraggiosi e pienidi vigore

“Esercitarsi” significa impegnarsi con coraggio e vigore.Senza coraggio ed energia non c’è vero impegno. Anche ilprimo presidente della Soka Gakkai, Tsunesaburo Makiguchi,condusse una vita di ricerca continua, coraggiosa ed energica.Una volta disse ai giovani: «Applicatevi con coraggio e vi-gore! Il Buddismo è azione; significa darsi da fare costante-mente. È quello che faccio io, persino alla mia età».

Anche il presidente Toda disse ai giovani: «I giovani chedesiderano la felicità dell’umanità dovrebbero per primi ri-cercare l’essenza di questa nobile filosofia della r ivoluzioneumana e impegnarsi con coraggio e vigore per combattere evincere su ogni manifestazione dei tre potenti nemici, dei treostacoli e dei quattro demoni».

Io la penso allo stesso modo e prego ardentemente chein tutto il mondo appaiano giovani discepoli coraggiosi e pie-ni di vigore. Ogni giorno prego per questo, con tutto il cuore.

Impegnarsi con coraggio e vigore è veramente il segnodistintivo dello spirito Soka di maestro e discepolo.

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56 — Quella che Nichiren nel Gosho definisce “unica mente”.

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Il daimoku è la forza trainante del progresso e della vit-toria. Ogni impresa dovrebbe iniziare con la preghiera. Nes-suno può competere con coloro che recitano daimoku contenacia.

Recitiamo assiduamente Nam myoho renge kyo mat-tina e sera, lucidiamo con cura la nostra inter ior ità e co-struiamo una vita in cui conseguire una vittoria dopo l’altra.

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