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INDAGINE SUI PERCORSI DI SALUTE DEI MIGRANTI A TORINO Il titolo di questo articolo coincide con quello di una ricerca finanziata da IRES PIEMONTE. L’IRES PIEMONTE è un istituto di ricerca che svolge la sua attività d’indagine in campo socio-economico e territoriale, fornendo un supporto all’azione di programmazione della Regione Piemonte e delle altre istituzion ed enti locali piemontesi. Costituito nel 1958 su iniziativa della Provincia e del Comune di Torino con la partecipazione di altri enti pubblici e privati, l’IRES ha visto successivamente l’adesione di tutte le Province piemontesi; dal 1991 l’Istituto è un ente strumentale della Regione Piemonte. Giuridicamente l’IRES è configurato come ente pubblico regionale dotato di autonomia funzionale disciplinato dalla legge regionale n. 43 del 3 settembre 1991. Alcuni membri della Commissione “Solidarietà nazionale e internazionale e rapporti con il mondo del volontariato” di questo Ordine hanno collaborato alla ricerca e questa è stata acquisita come documento di lavoro. Vista la sua importanza la redazione la segnala all’attenzione di tutti gli iscritti all’ordine ei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Torino. Di seguito l’intera ricerca, comprensiva della metodologia, della bibliografia e degli strumenti di indagine usat RTM (Redazione di Torino Medica

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INDAGINE SUI PERCORSI DI SALUTE DEI MIGRANTI A TORINO

Il titolo di questo articolo coincide con quello di una ricerca finanziata da IRES PIEMONTE. L’IRES PIEMONTE è un istituto di ricerca che svolge la sua attività d’indagine in campo socio-economico e territoriale, fornendo un supporto all’azione di programmazione della Regione Piemonte e delle altre istituzioni ed enti locali piemontesi. Costituito nel 1958 su iniziativa della Provincia e del Comune di Torino con la partecipazione di altri enti pubblici e privati, l’IRES ha visto successivamente l’adesione di tutte le Province piemontesi; dal 1991 l’Istituto è un ente strumentale della Regione Piemonte. Giuridicamente l’IRES è configurato come ente pubblico regionale dotato di autonomia funzionale disciplinato dalla legge regionale n. 43 del 3 settembre 1991. Alcuni membri della Commissione “Solidarietà nazionale e internazionale e rapporti con il mondo del volontariato” di questo Ordine hanno collaborato alla ricerca e questa è stata acquisita come documento di lavoro. Vista la sua importanza la redazione la segnala all’attenzione di tutti gli iscritti all’ordine ei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Torino. Di seguito l’intera ricerca, comprensiva della metodologia, della bibliografia e degli strumenti di indagine usati.

RTM (Redazione di Torino Medica)

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Indagine sui percorsi di salute

dei migranti a Torino

Ricerca finanziata da

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Indagine sui percorsi di salute dei migranti a Torino

Hanno promosso la ricerca:

Gruppo Abele, G.L. (Giustizia e Libertà), Ufficio per la Pastorale dei Migranti, Sermig, Ass.

Mosaico, Camminare Insieme, SIMM (Società Italiana di Medicina delle Migrazioni), GrIS

Piemonte (Gruppo Regionale Immigrazione e Salute), CCM (Comitato Collaborazione

Medica).

La realizzazione è stata affidata all'associazione Il Nostro Pianeta.

La ricerca è stata finanziata da IRES Piemonte.

Le persone che hanno condotto la ricerca sono: Marco Bajardi, Marilena Bertini, Alessandra

Bianco, Luca Fossarello, Bocar Kassambara, Estela Maggiorotti, Giulia Marietta, Nanni Pepino,

Claudia Rocca.

Con la collaborazione di Barakat Rabie, Hu Feng-Me, Rachid Kouchih, Bernard Nsaibirni, Stefania

Soi, Blenti Shehaj, Michela Viscovich.

Torino, marzo 2010

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1. Premessa

Le ipotesi di partenza

Il “pacchetto sicurezza”, Legge 15 luglio 2009, n. 94 "Disposizioni in materia di sicurezza

pubblica" introduce un nuovo reato, rubricato “ingresso e soggiorno illegale nello Stato italiano”.

È stata così definita l'omologazione di tutti gli stranieri irregolari; quelli fortemente emarginati,

quelli inseriti in reti delinquenziali e quelli che, pur nella condizione di irregolari, vivono all'interno

di reti stabili, spesso con parenti regolari, capaci di provvedere alla loro famiglia e di mantenersi

con lavori adeguati, seppur irregolari.

Questi stranieri, con la legge 94, non possono più accedere ad atti civili (ad esempio i matrimoni...),

tranne alcune eccezioni (il riconoscimento in proprio dei neonati) e rischiano costantemente la

denuncia, la sanzione e l'espulsione.

Per ovviare al rischio del minore utilizzo del servizio sanitario, l'Assessorato alla Sanità della

Regione Piemonte ha emanato una circolare in cui il 16 luglio 2009 l‟Assessora della Regione

Piemonte alla Salute, Eleonora Artesio, scrive ai Direttori Generali delle Aziende Sanitarie

Regionali:

“.... Il 2 luglio il Senato ha approvato con voto di fiducia il disegno di legge 733-B sulla

“sicurezza” che diventerà esecutivo solo dopo eventuale promulgazione e successiva pubblicazione

in Gazzetta Ufficiale.

Con la presente intendo segnalare alle SS.LL. quanto segue:

1. Il divieto di segnalazione contenuto nella norma del D.Lgs 286/98 – art.35, comma 5 (che così

recita “5. L’accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul

soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all’autorità, salvo i casi in cui sia

obbligatorio il referto a parità di condizioni con il cittadino italiano”) non è stato abrogato;

permane quindi il divieto di segnalazione.

2. Nonostante la nuova legge introduca il reato di ingresso e soggiorno illegale degli stranieri in

Italia, il personale sanitario (medici, professionali, amministrativi e tecnici), pur rivestendo le

qualifiche di pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio, non soggiace all’obbligo di

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denuncia derivante dagli artt. 361 e 362 c.p. proprio in ragione del divieto di segnalazione di cui

all’art. 35, co 5. D.Lgs 286/98.

Infatti, poiché sia il nuovo reato di “presenza non autorizzata in Italia” che la disposizione che

impone il divieto di segnalazione sono contenute nello stesso T.U. 286/98, non v’è dubbio che il

nuovo reato non possa considerarsi norma successiva incompatibile con il divieto di segnalazione

al punto da abrogarlo implicitamente: se così fosse stato, il legislatore avrebbe abrogato il divieto

di segnalazione, il che non è avvenuto. La disposizione di cui all’art. 35, co 5 citata, pertanto si

configura come una vera e propria eccezione all’obbligo di denuncia generalmente previsto per i

pubblici ufficiali e gli incaricati di pubblico servizio dalle disposizioni del codice penale sopra

citate.

La prescrizione qui riportata deriva dalla constatazione che la modifica introdotta dall’art. 22,

lett.g) all’art. 6 comma 2 del T.U. sull’immigrazione, non prevede comunque l’esibizione

obbligatoria dei documenti inerenti il soggiorno per l’accesso alle prestazioni sanitarie di cui

all’art.35.

Tale prescrizione vale ovviamente per tutto il personale (medico, professionale, amministrativo,

tecnico) coinvolto nella presa in carico della persona straniera richiedente prestazioni sanitarie, ivi

compresi i mediatori interculturali.

Viene fatto salvo così il rispetto dell’articolo 32 della Costituzione Italiana, in base al quale la

salute è un diritto pieno e incondizionato dell’individuo e di quanto prescritto dal Nuovo Codice

Deontologico dei Medici Italiani (2006) evitando gravi rischi per la salute degli STP, ma anche a

vantaggio della salute collettiva.

Con la preghiera di assicurare la più ampia diffusione della presente agli interessati, è gradito

porgere cordiali saluti.

Eleonora Artesio”

Questa ricerca è volta a verificare l‟incidenza del “pacchetto sicurezza” sull‟accesso degli immigrati

ai servizi sanitari. Avevamo alcuni dubbi e immaginavamo che condizioni di paura mutassero il

costume dei cittadini irregolari. Abbiamo voluto verificare alcune intuizioni attraverso l‟incontro

con gli operatori socio sanitari e con gli immigrati stessi. Ci dicevamo: è presumibile – e le prime

impressioni sembravano confermare ampiamente questa ipotesi – che una immediata conseguenza

sia che gli stranieri irregolari non accedano più, o accedano meno, ai servizi sanitari pubblici, agli

ospedali, ai consultori, con evidente rischio di danno alla salute sia per loro sia per la popolazione

residente. Una serie di malattie infettive e il loro diffondersi rischierebbero infatti di non essere più

sotto il controllo della sanità pubblica. Questo calo di accesso ai servizi sanitari sembrava rilevarsi

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anche presso i servizi offerti dal privato sociale. Si pensi al rischio di ulteriore emersione di

patologie quali l'A.I.D.S., le malattie sessualmente trasmesse, l'epatite C, la tubercolosi, la scabbia..!

È ugualmente presumibile – ci dicevamo – che gli stranieri irregolari affrontino altrimenti i loro

problemi di salute, cercando e utilizzando risorse differenti attraverso la loro rete di relazioni. Ad

esempio ci si è accorti che sono più frequentati i DEA (Dipartimento Emergenza Accettazione) in

cui non è presente la Pubblica Sicurezza.

Nell'ottica di tentare di dare una risposta a questi interrogativi e a queste sensazioni/percezioni

(attrezzando servizi presso i centri di accoglienza del volontariato, costruendo servizi più

accessibili... o rendendo sinergiche ed integrabili con modalità più efficaci le molteplici risorse in

campo – obiettivo a cui l'attività del GrIS è rivolta), abbiamo cercato di verificare e dare una

dimensione all'allontanamento dai presidi sanitari e, dall'altra, di esplorare i percorsi utilizzati dagli

stranieri irregolari quando incontrano problemi di salute che non pensano di potere risolvere da soli.

Ci muoveva anche l‟interesse a capire l‟impatto che questa norma può produrre anche nei “regolari”

a rischio di disoccupazione.

Obiettivi della ricerca

- Rilevare se esiste e in quale misura è stimabile un allontanamento degli stranieri irregolari dai

servizi sanitari pubblici e del privato sociale. In particolare esplorare se questo fenomeno tocca

tutti i servizi o prevalentemente alcuni di questi.

- Descrivere i percorsi utilizzati dagli stranieri presenti sul territorio in condizione di irregolarità

relativamente ai problemi di salute al di fuori delle strutture pubbliche e/o dei servizi del

Volontariato. Si tratta di individuare quando questi soggetti ritengono necessario rivolgersi a

qualcuno per farsi curare, per quali malattie o problemi sanitari, per loro, per i loro bambini...

Bisogna allora esplorare quali reti usano, come accedono a queste reti.

Facciamo notare che il termine “stranieri irregolari” è ambiguo: descrive una categoria ancora

generica nella quale sono presenti soggetti diversi per situazione sociale: irregolari inseriti in

circuiti devianti / irregolari inseriti in reti più o meno regolari (lavorative/amicali/famigliari...), per

provenienza etnica, per altre variabili, quali l‟età, il genere,....

Viene spontaneo pensare che ogni gruppo percorra strade diverse che vanno esplorate!

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La metodologia

La metodologia utilizzata da questa ricerca è quella delle “mappe grezze di rischio” sviluppata –

alla fine degli anni '60 – per occuparsi della prevenzione dei rischi di salute negli ambienti di

lavoro, dalle organizzazioni sindacali e dal prof. Oddone, e ulteriormente sviluppata in seguito per

la prevenzione dei rischi per la salute nel territorio.

Questa metodologia prevede il recupero dell'esperienza di chi ha contiguità con questa popolazione,

la sintesi di queste esperienze in mappe grezze, dando così voce alla popolazione "sommersa".

In un territorio definito i soggetti che lo abitano elaborano i loro modelli di vita e i relativi

comportamenti attraverso la loro rete di relazioni naturali. È una rete fatta di persone fisiche (gli

amici, i parenti, il gruppo di connazionali, il parroco di cui ci si fida, l'educatore o il mediatore

incontrato per strada...), di luoghi (il bar, l'angolo della piazza, il centro di accoglienza...), di

momenti particolari (le feste dei paesi di provenienza...). Attraverso questa rete circolano le

informazioni necessarie per vivere, i singoli soggetti creano i propri modelli e definiscono i loro

comportamenti.

Questa rete (il sistema informativo grezzo del territorio) è descrivibile come una rete di strade,

alcune grandi, alcune piccole, alcune simili a sentieri sterrati, che convogliano le informazioni della

comunità che vive il territorio. Queste vie talvolta si incontrano in incroci, che sono i nodi in cui le

informazioni vengono elaborate, diventano disponibili, costruiscono modelli.

È all'interno di questi nodi che diventa possibile recuperare e descrivere modelli e comportamenti

dei soggetti di questo sistema informativo grezzo.

I soggetti che abitano questi luoghi, gli esperti grezzi, sono quelli che posseggono, nelle loro mappe

cognitive, la conoscenza di modelli e comportamenti dei vari gruppi di popolazione.

Le mappe di questi soggetti sono ricche, articolate, provengono da una esperienza diretta e da una

frequentazione quotidiana, contemporaneamente sono dei punti di vista individuali legati all'ottica e

al ruolo che l'esperto grezzo gioca. Per ricostruire percorsi completi e affidabili è allora necessario

che le mappe cognitive dei diversi esperti grezzi si confrontino e vengano validate dalla comunità

degli esperti grezzi che hanno partecipato alla ricerca.

La scelta di questa metodologia risponde a diverse necessità:

- poter avere informazioni degli accadimenti in tempo reale. Si tratta di un fenomeno nuovo, in

continuo mutamento, che coinvolge un ampio numero di servizi sanitari (pubblici e del privato

sociale). Una raccolta sistematica dei dati sugli accessi, la presunta diminuzione degli accessi

dopo il pacchetto sicurezza, la quantità e qualità di questi cambiamenti potrà essere strutturata

con un apposito progetto di ricerca, ma richiederebbe tempi tali da non permettere una prima

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necessaria ipotesi di intervento.

- siamo di fronte a un fenomeno dinamico: è allora necessario attrezzarci non per avere delle

fotografie, ma dei filmati, delle immagini in movimento, che possono essere raccolte non tanto

da numeri, quanto dal recupero dell'esperienza di quanti sono all'interno di questo movimento. È

dalle conoscenze, dalle esperienze di prossimità che è possibile strutturare qualche ipotesi

interpretativa e azzardare una qualche iniziativa coerente.

Si tratta di avvicinarsi a un mondo ora reso ancora più invisibile ascoltando e dando voce a chi è

dentro questa mutevole realtà, nei servizi di accoglienza, nei luoghi di ritrovo, nelle associazioni di

migranti.

Questo è anche l'unico modo che ci può permettere di non cogliere solo il minor utilizzo dei servizi,

ma anche quali strategie alternative vengono messe in campo dai migranti senza permesso di

soggiorno. Si tratta, in altri termini, di dare voce a chi non ce l'ha, di ascoltare voci sempre più

marginali.

Le fasi della ricerca

La ricerca è stata articolata in due fasi: nella prima abbiamo raccolto conoscenze e informazioni in

una serie di luoghi frequentati dai migranti (sia luoghi deputati alla cura – sia del Servizio Sanitario

Nazionale sia del privato sociale, sia altri servizi, associazioni e luoghi di incontro), nella seconda

fase abbiamo raccolto le reazioni al pacchetto sicurezza, in particolare per ciò che riguarda la salute,

direttamente dai migranti, regolari e non.

Prima fase:

Si sono individuati i potenziali portatori di esperienza su questo tema e rispetto a questi soggetti.

Abbiamo pensato a operatori e luoghi:

- strutture sanitarie del S.S.N. e del privato sociale

- servizi, sportelli dedicati ai migranti sia del pubblico sia del privato sociale

- luoghi di aggregazione con alta frequentazione di migranti

A questi soggetti e in questi luoghi è stata sottoposta un'intervista semi-strutturata che in primo

luogo potesse darci conto della quantità di stranieri irregolari e non che l'esperto grezzo conosce,

della tipologia di conoscenza che è in grado di riferire. Questo doveva permetterci di verificare ex

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ante se le informazioni raccolte avessero un grado di completezza sufficiente a costruire una ipotesi.

Per quel che riguarda i luoghi di accoglienza (sanitaria e non solo) si sono raccolte stime (quando

possibile dati rilevati) sulle variazioni degli accessi dopo il "pacchetto sicurezza" e sui cambiamenti

degli atteggiamenti e dei comportamenti.

In questa fase sono state effettuate 50 interviste.

Seconda fase:

Nella seconda fase sono state effettuate interviste direttamente a soggetti migranti. Gli intervistatori

erano mediatori interculturali. Si sono intervistate persone provenienti dal Maghreb, dall'Europa

dell'est, dall'Africa sub-sahariana, dall'America del sud e dalla Cina.

Con questi soggetti – con permesso di soggiorno e senza, uomini e donne – si è indagato quale fosse

la loro conoscenza del "pacchetto sicurezza", quale incidenza avesse sui loro comportamenti

relativamente alla salute, quali problemi sanitari maggiormente li preoccupassero e come li

affrontassero e se vi fossero stati cambiamenti dopo l'approvazione del "pacchetto sicurezza".

In questa fase sono state intervistate 62 persone.

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2. Cosa è emerso dalle interviste

Riportiamo i contenuti delle interviste effettuate a:

- Strutture ospedaliere pubbliche

- Strutture sanitarie territoriali

- Strutture sanitarie del privato sociale

- Servizi e associazioni non a carattere sanitario

- Migranti

Strutture ospedaliere pubbliche

Sono stati intervistati operatori dei seguenti presidi (per alcuni presidi sono state effettuate più di

una intervista):

- Ambulatorio Migranti Salute dell‟Ospedale Amedeo di Savoia

- Ospedale Infantile Regina Margherita Sant‟Anna

- Pronto Soccorso Ospedale Gradenigo

- Pronto Soccorso Ospedale San Giovanni Bosco

- Ospedale infantile Regina Margherita

- Pronto soccorso Ospedale Maria Vittoria

Gli accessi

Gli operatori che percepiscono cambiamenti nella loro attività e nell‟accesso al loro servizio, sono 2

su 10: un operatore dell‟ambulatorio Migranti Salute dell‟Amedeo di Savoia (MISA) e un operatore

del Pronto Soccorso dell‟ospedale Maria Vittoria.

Gli operatori che non hanno segnalato cambiamenti presso i loro servizi appartengono al

Sant‟Anna, oppure sono operatori sanitari di Pronto Soccorso dei presidi ospedalieri Gradenigo e

San Giovanni Bosco.

All‟interno del MiSa, non viene rilevata una diminuzione nell‟accesso, ma una riduzione nella

richiesta di interventi preventivi, di diagnosi precoce e della compliance. In concomitanza con la

legge 94/2009 (il cd Pacchetto Sicurezza), le donne migranti hanno paura di recarsi presso i servizi

pubblici. Il medico intervistato presso il Pronto soccorso del Maria Vittoria ha invece notato una

flessione considerevole dei passaggi appena dopo l‟approvazione della legge 94, seguita da un lento

ritorno all‟affluenza “ordinaria” nei periodi seguenti.

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Non riferiscono di aver percepito differenze significative, tra prima e dopo la legge, tre operatori di

altrettanti servizi diversi del Sant‟Anna, un operatore della degenza temporanea connessa al Pronto

Soccorso pediatrico (SSOB) del Regina Margherita e operatori del pronto soccorso del Presidio

ospedaliero Gradenigo e del San Giovanni Bosco. È significativo che gli intervistati presso il

Sant‟Anna non abbiano percepito una flessione di accessi, soprattutto per quanto riguarda il Pronto

Soccorso ostetrico: questo confermerebbe quanto emerge dalle interviste alle dirette interessate –

donne che hanno subito IVG – ovvero che, anche in presenze di serie complicanze post-abortive,

non viene richiesto l'intervento alle strutture deputate del SSN per paura di essere denunciate. La

riferita mancata percezione di cambiamenti significativi da parte di altri operatori del Sant'Anna,

d‟altro canto, si spiegherebbe in parte considerando che questi servizi sono accesso di secondo

livello.

Le problematiche sanitarie

Tra i diversi Pronto Soccorso, sembra non essere rilevata omogeneità tra le problematiche sanitarie

più frequentemente percepite: questa disomogeneità non sembra connessa al tipo di specialità del

Pronto Soccorso, tranne quello del Sant‟Anna.

Il Pronto Soccorso del Maria Vittoria segnala come principale problematica quella legata alla

malnutrizione, mentre l‟operatore del San Giovanni Bosco, segnala come rilevanti i problemi

ortopedici e quelli legati a sindromi influenzali.

La malnutrizione riportata da alcuni operatori potrebbe essere indicatore sia di povertà sia di

inadeguate abitudini alimentari; i problemi ortopedici potrebbero invece essere collegati agli

incidenti sul lavoro.

La rilevanza riscontrata per i problemi di salute legati a sindromi influenzali, come suggerisce la

letteratura, potrebbe essere correlata all‟utilizzo inadeguato ed esagerato del Pronto Soccorso, da

parte dell‟utenza straniera.

Rispetto al Regina Margherita, si è intervistata solamente la degenza temporanea, mentre non è

stato possibile acquisire – per limiti della ricerca – dati relativi agli accessi comprensivi del Pronto

Soccorso. E‟ stato inoltre difficile acquisire dati rilevati da parte dei DEA: abbiamo invece

utilizzato stime riferite, che però non ci permettono di conoscere l‟età dei pazienti che hanno

usufruito del servizio, né il tasso degli utenti regolari e irregolari.

Il MiSa pone ovviamente l‟accento sui rischi legati alla salute sessuale e riproduttiva, prendendo in

considerazione le cause e le correlazioni con il lavoro svolto e la condizione abitativa. Questo

Servizio sottolinea inoltre un calo drastico degli interventi di prevenzione, diagnosi precoce e

compliance tra i pazienti irregolari.

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Servizi Pubblici Territoriali

Sono stati intervistati operatori dei seguenti presidi (per alcuni presidi sono state effettuate più di

una intervista):

- ASL TO 2, Pronta assistenza per tossicodipendenti – Amedeo di Savoia. Dipartimento

Dipendenze

- Consultori famigliari – Lungo Dora Savona (Circ. 7) – Via Montanaro (Circ. 6)

- Sert, via Lombroso – è il polo di trattamento per gli stranieri irregolari per il dipartimento

patologie delle dipendenze Torino Est

- Dipartimento dipendenze patologiche ASL TO 2 (Cangoo itinerante)

- Consultori famigliari ASL TO 2 (coordinamento Zona TO NORD)

- Pediatria di comunità Asl TO 2 (coordinamento Zona TO NORD)

- ISI Centro ISI (lungo Dora Savona e via Azuni)

- M.I.L. Movimento intercontinentale dei lavoratori

- La Farmacia di Piazza della Repubblica (inserita nei servizi territoriali pubblici in quanto, pur

essendo a gestione privata, costituisce servizio esercente funzioni di pubblica utilità e

convenzionata con il S.S.N.)

Gli accessi

Rispetto ai dati sulle percentuali di presenza delle diverse etnie (sebbene spesso si tratti non di dati,

bensì di elementi stimati) colpisce l'estrema eterogeneità: non solo tra servizi che si rivolgono a

patologie diverse ma anche tra servizi similari. Sono talmente tante le variabili su questo punto che

pare illusorio, con gli elementi in nostro possesso, proporre ipotesi interpretative credibili.

Rispetto al dato sugli "irregolari" - laddove il dato è rilevato - la percentuale di accesso spesso

supera il 50%.

Alcuni servizi segnalano di essere al corrente di ricorsi a "cure alternative" o al "fai da te", altri

invece semplicemente affermano che gli immigrati non si curano.

Va sottolineato che pressoché tutti i servizi segnalano una pubblicizzazione tramite il passaparola, il

sito aziendale e i volantini. Manca, pare, un progetto integrato e coordinato che raggiunga le diverse

realtà in modo mirato ma univoco: sembra che la galassia sanità sia indecifrabile per gli immigrati.

Va poi sottolineata la variabile della presenza/assenza di mediatori culturali per le diverse etnie.

Questo elemento pare incidere in modo non indifferente sull‟accesso ai differenti servizi. Gli

immigrati cinesi, fatta eccezione per il consultorio dell'ASL 2, ove è presente una mediatrice di

questa lingua, mostrano una scarsissima domanda di servizi sanitari.

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Anche l'allocazione geografica dei servizi sembra incidere molto sulla percentuale degli afflussi

delle varie popolazioni.

Pressoché tutti i servizi rilevano un atteggiamento complessivo di maggior tensione, paura, che

porta a rivolgersi ai servizi sanitari con domande apparentemente più "mirate" ma, anche più

semplificate. In particolare viene segnalata da tutti i servizi un calo di interventi preventivi e, per i

Sert in particolare una richiesta specifica attorno a gravi problemi di ri-socializzazione. Un

Consultorio non segnala una diminuzione nel numero, ma una maggiore preoccupazione, "quando

le mandiamo a fare la tessera ISI, o in ospedale, hanno bisogno di rassicurazioni. Prima venivano

anche per chiedere informazioni, ora solo per bisogni immediati", dice un‟operatrice di un

consultorio.

Le problematiche sanitarie

Considerato il tipo di problemi sanitari rilevati, la mancanza di richiesta di interventi preventivi e

precoci costituisce sicuramente un rischio non indifferente, non solo per la popolazione migrante.

I problemi sanitari più frequentemente rilevati sono di ambito dermatologico, psicologico,

psichiatrico, relativi alla malnutrizione, pneumologico, infettivologico; patologie caratteristiche di

chi vive per strada (piaghe ai piedi, ferite da taglio,..); tra le donne che provengono da paesi islamici

comincia a essere rilevante la prostituzione con comportamenti molto a rischio per le ricadute di

tipo sanitario; resistenza all'uso degli anticoncezionali, soprattutto fra le donne dell'est.

Sempre in tema di prevenzione risulterebbe che il 10% delle donne che si recano all‟Ospedale

Maria Vittoria per partorire non hanno mai avuto un controllo sanitario.

Nei consultori si certificano le IVG con una percentuale di richiesta del 70% da parte di donne

straniere e 30% italiane. Negli Ospedali, invece, l'IVG viene richiesta nel 30% dei casi da donne

straniere e nel 70% da italiane.

Considerando che c'è un 12/15% di donne straniere in Italia, le IVG richieste da donne straniere

stanno aumentando, mentre per le italiane si rileva dal „78 al 2008 un trend di diminuzione pari a -

48,2% .

Dai dati di un SerT (importante sottolinearlo in quanto più legati ai comportamenti a rischio che

non al dato emigrati/autoctoni) risultano accessi per epatiti, HIV, rari casi di TBC, per questioni di

carattere traumatologico, molto spesso connesse con incidenti sul lavoro.

La situazione di irregolarità si manifesta anche con altre problematiche o tematiche sanitarie legate

a cattiva nutrizione, pessima igiene personale o cura di sé e problematiche abitative. Condizioni di

vita instabili e insalubri e l‟irregolarità stessa sono spesso causa di caduta nella tossicodipendenza.

Un altro SerT segnala anche problemi cardiologici, dermatologici, ortopedici; soprattutto

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psicologici e infettivologici, cardiologici, dermatologici, infettivologici (HIV, epatiti), mal

nutrizionali, psichiatrici, utilizzo sostanze, marginalità, rischi legati all' alimentazione e alla

situazione abitativa.

Per i bambini si rilevano accessi dovuti a problemi dismetabolici (soprattutto diabete), pediatrici,

ortopedici, psicologici, psicopatologici, mal nutrizionali, per malattie da raffreddamento,

gastroenterologici, scabbia, (in ordine di incidenza). Colpisce che la presenza dei bambini stranieri

si collochi per il 90% circa nella fascia di età 0/3 anni e per un 5% nella fascia 3/5. Parrebbe che la

frequenza ai servizi di Pediatria di comunità sia strettamente connessa agli invii dalle neonatologie.

Cosa succede dopo i 5/6 anni? Viene riferito, soprattutto per alcune etnie (cinesi in particolare)

l'abitudine di inviare i figli a parenti nei paesi d'origine; (questo, in vero, sarebbe rilevato più per i

figli in età prescolare). È necessario un approfondimento presso i pediatri di base, anche per quanto

riguarda il problema degli STP (stranieri temporaneamente presenti).

Viene inoltre segnalata una scarsa presenza ai corsi pre-parto e vengono riferiti abusi in famiglia.

L'ISI segnala di trattare casi con bisogni legati alla gravidanza, IVG o contraccezione; malattie da

raffreddamento, traumi, diabete, stati ansiosi depressivi, infettivologici (Tbc o malattie

sessualmente trasmesse), ostetrico-ginecologici, psicologici, ortopedici, mal nutrizionali. Queste

patologie vengono connesse dagli operatori al lavoro nero: alcuni incidenti sul lavoro sono causa di

traumi; alimentazione non adeguata; malnutrizione e problemi dismetabolici; ambienti climatici o

ambienti di vita poco salubri: malattie infettive o da raffreddamento.

Complessivamente, a parte i casi evidenziati dai Sert, le patologie infettivologiche serie (HIV,

epatite C, tubercolosi), non paiono gli elementi più preoccupanti.

Pur rilevando tutti i sevizi una radicalizzazione del malessere psicologico e l'emergere di franche

psicopatologie, ci è stato difficile ottenere riscontri presso i CSM (centro salute mentale) o le NPI

(neuro psichiatria infantile) e presso i Dipartimenti di Salute Mentale.

Vengono ancora segnalati in tutti i servizi -senza per altro specificarne incidenza e/o prevalenza -

stress, problemi ginecologici, patologie dermatologiche, nevralgie, tubercolosi, sifilide, gonorrea,

HIV, e problematiche connesse a condizioni di vita/alimentazione (sia nel paese di origine sia qui),

mancanza d‟igiene, non curanza, condizioni di vita stressanti, clima/alimentazione diversi rispetto ai

paesi di provenienza.

Gli operatori rilevano una grande sfiducia rispetto al Paese, ai servizi, al futuro personale e

collettivo, nonchè il timore di essere denunciati e rimandati a casa. Risulta diminuito il numero di

arrivi al consultorio (MIL). Molti rinunciano alla cura, altri si fanno consigliare da amici e parenti.

Inoltre, spesso lo straniero, che ha già le idee confuse sui servizi, sui suoi diritti e

sull‟organizzazione del nuovo paese si ritrova a non sapere dove andare perché manca un unico

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luogo di riferimento dove i suoi problemi di salute possono essere ricevuti e seguiti. “Visto che la

salute e la fiducia vanno di pari passo bisognerà dare la possibilità ai medici di base di seguire gli

irregolari privatamente?”, si domanda un medico.

Alcuni servizi, soprattutto di bassa soglia, riferiscono che è aumentato il numero di soggetti che

rinunciano a curarsi presso le strutture; sono a conoscenza del ricorso a "cure alternative"

tradizionali ma non ne conoscono i percorsi.

Pare indicativo, infine, quanto riferito da una Farmacia nei pressi di Porta Palazzo: vengono

riportate lacerazioni in seguito a risse (elemento che viene confermato anche da parecchie interviste

ai mediatori). Questo fenomeno non viene riferito con la stessa intensità da parte dei Pronto

Soccorso: questo può essere legato all‟assenza, da parte della Farmacia, di obbligo di referto delle

lacerazioni oppure potrebbe nascere dal timore di rivolgersi ai Pronto Soccorso, temendo sequele

legali.

La farmacia di Porta Palazzo, segnala anche una diminuzione di vendite del Cyclotec, un farmaco

utilizzato, impropriamente, anche per le IVG farmacologiche: questo è un dato molto interessante,

ma di difficile interpretazione, data la complessità del fenomeno e la scarsa conoscenza dello stesso.

E‟ possibile forse ipotizzare un maggior ricorso al mercato clandestino anche via internet.

È interessante anche notare che, secondo l‟intervistato, una buona parte dei clienti della farmacia

sono cinesi: questo dato contrasterebbe con l‟ipotesi – comune a molti studi – di un ricorso

minimale ai servizi sanitari da parte di questo bacino di utenza. Questo avviene in parte perché vi è

un alto numero di cittadini cinesi nella zona, e in parte perché, come in tutte le farmacie, per

acquistare un farmaco, non sempre è necessario presentare documenti.

Servizi Sanitari Privati

Nella presente ricerca sono stati coinvolti quattro servizi sanitari privati:

- Sermig

- Camminare insieme

- Gabrio (microclinica Fatih)

- Centro di Psicologia Transculturale (dell‟Ufficio Pastorale Migranti)

Gli accessi

Per quanto riguarda i cambiamenti a seguito della Legge 94/2009, le segnalazioni da parte degli

operatori intervistati per i quattro servizi sono state differenti: il Sermig segnala una riduzione

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dell‟affluenza del 15%, ma un‟assenza di cambiamento nel servizio; il mediatore di Camminare

Insieme evidenzia riduzione dell‟ accesso di persone meno istruite (soprattutto donne marocchine e

più in generale di africani), ma soprattutto una maggiore diffidenza; lo psicoterapeuta intervistato

per il Centro di Psicologia Transculturale non riferisce un cambiamento nell‟affluenza e nel

servizio, ma segnala racconti di utenti circa amici o compaesani che hanno rinunciato a sottoporsi a

cure mediche o visite specialistiche presso gli ospedali e le ASL per paura di essere “individuati”.

La Microclinica Fatih, invece, è stata aperta dopo l'approvazione della suddetta Legge.

Le problematiche sanitarie

Le problematiche sanitarie riportate sono differenti a seconda della tipologia del servizio offerto e

dell‟impronta che viene promossa.

Presso il Sermig viene evidenziata una prevalenza di problemi pediatrici (16%), ortopedici (19%),

pneumologici (20%), dermatologici (12%), gastroenterologici (17,5%), otorinolaringoiatrici e

oculistici (12%); inoltre sono stati segnalati da questo servizio problematiche socio-sanitarie

correlate ad una scarsa integrazione delle persone irregolari sul territorio torinese, senza contare la

correlazione con il cambio di stile di vita, l‟abitazione in ambiente malsano, l‟alimentazione non

corretta e la pesantezza del lavoro.

Per quanto riguarda la Microclinica Fatih, non viene segnalata dall‟intervistato una prevalenza di

problemi sanitari.

Un operatore di Camminare Insieme, invece, ha sottolineato un accesso per problemi sanitari, in

particolare a carattere odontoiatrico; mentre un altro operatore intervistato, appartenente al

medesimo servizio, ha segnalato un gruppo di problematiche (non strettamente di tipo sanitario),

che rivestono particolare importanza: la lingua, la burocrazia (intesa soprattutto come difficoltà a

comprendere l‟impostazione del S.S.N. italiano) e la povertà. I primi due elementi rappresentano

una barriera non indifferente per gli stranieri che necessitano di assistenza, mentre il terzo

(segnalato anche da altri intervistati) rappresenta una delle principali cause sociali correlate a

problematiche di tipo sanitario.

Infine l‟intervistato di Psicologia Transculturale ha segnalato problemi inerenti alla tipologia di

servizio, come la difficoltà di integrazione, la crisi della coppia immigrata o mista, le difficoltà nel

ricomporre la famiglia dopo il ricongiungimento, abusi, disturbi sessuali legati alla coppia,

prostituzione; inoltre sono stati segnalati dall‟intervistato problematiche di tipo infettivologico e

ostetrico-ginecologico.

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In generale

Parlando, invece, dei bisogni reali rilevati dagli operatori intervistati si nota complessivamente una

capacità, da parte di questi, di cogliere la salute non come semplice assenza di malattia, bensì come

benessere fisico, psichico e sociale (come indicato dall‟organizzazione mondiale della sanità -

OMS): si tratta, infatti, di bisogni primari, molto legati all‟idea che i determinanti sociali

influenzino la salute del singolo individuo. Si ricordano in particolare la necessità di mangiare e

vestirsi (segnalata da Camminare Insieme), di aiuto per superare la discriminazione, la ricerca di

una qualità della vita migliore rispetto ai paesi di origine (evidenziata dal Sermig), di ascolto,

recupero dell‟autostima e stabilità (rilevati da Psicologia Transculturale) e la richiesta di

accoglienza (prima ancora dell‟assistenza sanitaria propriamente detta). Un bisogno, segnalato da

un operatore di Psicologia Transculturale, su cui è importante soffermarsi è la necessità di ricevere

informazioni (corrette e chiare): questa è una criticità su cui anche altri intervistati si sono

soffermati e hanno riflettuto poiché sembra essere particolarmente correlata alla riduzione

dell‟afflusso ai servizi a seguito del Pacchetto Sicurezza. Tre le cause alla base dei bisogni

segnalati: è essenziale ricordare la discriminazione e l‟emarginazione che sono costretti a subire

molto stranieri (Sermig), la condizione di irregolarità, la povertà (Camminare insieme), la

solitudine, la nostalgia del proprio Paese e dei propri cari ed in particolare la perdita di status

correlata ad insicurezza rispetto alle proprie risorse spendibili in un paese straniero (Psicologia

Transculturale).

Gli altri percorsi

Per quanto riguarda i percorsi di salute messi in atto dagli stranieri irregolari sul territorio torinese a

seguito del Pacchetto Sicurezza, è importante ricordare la segnalazione fatta dal mediatore di

Camminare Insieme relativamente all‟apertura di cliniche abortive illegali: l‟intervistato riferisce di

avere visto con i propri occhi donne marocchine accedere al servizio con grossi problemi post

aborto; riferisce che “le pillole abortive si vendono alla luce del sole a Porta Palazzo, sono cinesi e

chissà quali schifezze ci mettono dentro” (dato emerso anche nelle interviste agli immigrati).

Per concludere la presente relazione sui servizi sanitari privati è possibile effettuare alcune

riflessioni. Nelle interviste effettuate hanno un ruolo particolare le figure dei mediatori culturali, un

vero e proprio ponte tra due culture differenti e non solamente un mero traduttore: sebbene sia stato

segnalato il rischio da parte di queste figure di ricevere deleghe improprie, si tratta di una risorsa

importante per i servizi sanitari poiché in grado di favorire notevolmente l‟accesso delle persone

straniere.

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Infine gli operatori intervistati nei suddetti servizi hanno dimostrato complessivamente una

conoscenza notevolmente approfondita sui diversi aspetti della vita degli utenti.

Si può inoltre ipotizzare ed auspicare per il futuro un migliore utilizzo delle potenzialità di servizi in

cui vi è uno stretto contatto tra operatori e utenti ( che sottende ad un più solido rapporto di fiducia):

può essere utile sfruttarlo per mantenere un contatto anche in momenti particolari di diffidenza

(come quello che si è verificato con “l‟effetto annuncio” del Pacchetto Sicurezza) al fine di

diffondere una corretta informazione e per garantire la prevenzione all‟ interno delle fasce più

deboli ed emarginate.

Servizi non sanitari e luoghi ad alta frequentazione di migranti

Sono state realizzate interviste presso servizi e luoghi non di tipo sanitario ma con alta, a volte

esclusiva, presenza di stranieri.

Si è trattato di:

- Luoghi di accoglienza prossimi a problemi di marginalità sociale, non dedicati a migranti, ma

con forte presenza degli stessi

- Associazioni e luoghi di varia natura con alta presenza di migranti

- Sportelli, servizi di accoglienza, orientamento

In generale tutte queste interviste mostrano una notevole competenza di questi “luoghi”. Al loro

interno si riconosce una ricca conoscenza delle problematiche che portano i migranti che vi si

rivolgono o che li frequentano. Una conoscenza sulle loro provenienze, sui diversi stili di vita, sulle

diverse integrazioni, la presenza o meno di reti sociali, i cambiamenti nel tempo del fenomeno.

Ci mostrano scenari diversificati, dalle situazioni di maggior marginalità, di esclusione, di

dipendenze, a situazioni di difficoltà, anche di irregolarità, in cui comunque si riesce a mantenere

una rete di rapporti sociali, uno stile di vita dignitoso.

Consideriamo i luoghi di accoglienza più vicini alla marginalità sociale: Drop house del Gruppo

Abele, dormitorio femminile del Gruppo Abele, Drop In pomeridiano del Gruppo Abele,

Cooperativa Liberi Tutti presso i bagni pubblici, mensa del Cottolengo.

In questi sono maggiormente presenti gli stranieri senza permesso di soggiorno, le provenienze

sono soprattutto dall'Europa dell'est, dal Maghreb e dall'Africa sub sahariana, quasi assenti i

sudamericani e i cinesi.

Solo una parte di questi migranti possiede una rete sociale attiva, molti dormono dove capita, un

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buon numero sono all'interno di circuiti delinquenziali.

I problemi di salute maggiormente evidenziati dipendono sostanzialmente dal luogo dove si svolge

l‟intervista (ad esempio un prevalere di problemi ginecologici e pediatrici per i luoghi frequentati da

una popolazione femminile), ma vi sono alcune costanti.

I problemi che appaiono costantemente presenti e di notevole peso sono i problemi di ordine

psicologico e psicopatologico, che hanno la loro origine nello sradicamento, nella precarietà di vita,

nell'assenza di reti famigliari o amicali di un qualche spessore. Questi problemi sono spesso

aggravati dalla dipendenza da sostanze (in particolare alcool per gli stranieri provenienti dall'Europa

dell'Est e dal Maghreb; questa dipendenza spesso non è neanche riconosciuto come problema e

quindi non viene cercata la “soluzione”). Sono poi segnalate come importanti tutte le problematiche

legate alla “vita in strada” e alla mancanza di igiene: debolezze, tosse, dolori articolari, ferite da

rissa. Data la condizione di questi stranieri sono anche segnalati con frequenza problemi mal

nutrizionali e odontoiatrici.

Secondo questi testimoni cosa ha cambiato nell'atteggiamento dei migranti non regolari il

“pacchetto sicurezza”?

Rispetto alla frequentazione di questi luoghi qualcuno segnala qualche presenza in meno subito

dopo l'approvazione, recuperata in poco tempo; da altre parti si nota un aumento delle donne con

bambini, questo aumento viene interpretato per il timore che queste donne hanno di portarli all'asilo

e denunciare così la propria irregolarità.

Vengono inoltre segnalati due aspetti significativi: da una parte un maggior malessere, una

maggiore paura nel quotidiano. Le persone non hanno chiarezza sui rischi di denuncia, sull'obbligo

di segnalazione.

È una paura che aggrava i problemi psicologici segnalati prima, anche la strada diventa un luogo

pericoloso, ci si cerca di mimetizzare fingendo di “fare qualcosa”. L'uso di alcool e sostanze sembra

aumentare.

Dall'altra parte praticamente tutti parlano di una maggiore diffidenza a fruire dei servizi sanitari

pubblici (teniamo presente che i luoghi di cui parliamo, di fronte a problemi di salute, sono soliti

indirizzare le persone a servizi specialistici del S.S.N.), “non sono bastate le garanzie dei servizi,

piuttosto stanno male da soli”; in particolare si parla del timore a recarsi dal pediatra e del quasi

cessato utilizzo degli ospedali e dei pronto soccorso.

Scenari simili, ma con qualche differenza ci vengono offerti dai “luoghi di incontro” che offrono

anche servizi di consulenza. E‟ il caso associazioni come Alouanur, Animazione Interculturale S.

Salvario (ASAI), Associazione culturale per donne straniere (Alma Mater), Oratorio S. Paolo,

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Oratorio S. Salvario.

Queste associazioni sono innanzitutto luoghi di aggregazione e accolgono richieste di ogni genere,

rappresentano i luoghi dove gli stranieri si trovano più a loro agio, liberi di esprimersi senza essere

giudicati e sono più disponibili a mostrare le proprie esigenze e richiedere ciò di cui necessitano.

Questi luoghi rappresentano quindi un prezioso punto di osservazione.

Le richieste di aiuto in genere riguardano lavoro, alloggio, problemi economici, cibo, abiti,

medicine, asilo nido, aiuto per la maternità, regolarizzazioni e espletamento pratiche documenti,

problemi famigliari (tra cui violenze domestiche) in genere.

Anche se il loro lavoro esula dall‟assistenza sanitaria gli operatori intervistati dimostrano una

conoscenza abbastanza approfondita dei problemi di salute di chi frequenta questi luoghi.

La conoscenza è evidentemente di tipo non specialistico ed è relativa all'utenza diversificata (donne,

ragazzi, adulti...).

Questi sono i problemi individuati come più frequenti - non in ordine di incidenza né prevalenza-

problemi odontoiatrici, oculistici, bronchite, tabagismo, dipendenza da alcool, problemi delle vie

urinarie, malattie esantematiche, tbc, vaccinazioni, problemi sessuali.

Anche qui si nota una importante presenza di problemi psicologici (spesso attinenti anche a

problemi famigliari – le famiglie straniere vivono dei drammi dentro casa: donne rinchiuse non

sempre volontariamente, non autonome perché non sanno l‟Italiano e non hanno un mestiere, spesso

il ricongiungimento con i figli è “una penitenza”, non solo per i figli ma anche per i coniugi).

Per i bambini vengono segnalati disturbi di apprendimento (dislessia, disortografia, iperattività,

scarsa motivazione allo studio) e sovrappeso.

Alcuni poi rilevano un uso scorretto, spesso un abuso di farmaci, aborti numerosi per abuso di

ormoni.

I problemi di salute paiono essere la conseguenza diretta delle condizioni di vita. Lo stress fisico e

psichico generato dai problemi in ambito lavorativo; le preoccupazioni legate alla famiglia causano

spesso depressioni, problemi alimentari e dipendenze. Molti si trascurano, non rispettano regole

basilari d‟igiene; la povertà e la disinformazione sono elementi fondamentali. Il tutto poi è

aggravato dalla mancanza di figure di riferimento con cui confrontarsi in caso di necessità.

L‟ignoranza e/o la cattiva informazione sul funzionamento dei servizi in genere e in particolare sui

servizi sanitari, la perplessità sulla loro efficacia e una più generale mancanza di fiducia sono alcuni

dei fattori che allontano gli stranieri dai servizi, trascurando i problemi o trovando soluzioni

alternative.

Le informazioni vengono passate, in modo probabilmente approssimativo,a volte distorcente,

attraverso il passaparola.

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A volte i problemi di salute vengono affrontati con il fai da te, le cure tradizionali, acquistando

medicine in Francia o, anche, ritornando al proprio paese.

L‟uso delle cure tradizionali dei vari paesi è all‟ordine del giorno ma per lo più per problemi lievi.

Il ruolo del farmacista diventa centrale per l‟uso e nella scelta di medicinali senza consultarsi con un

medico e senza conoscere bene gli effetti collaterali dei prodotti che richiedono.

Per alcuni di questi luoghi il pacchetto sicurezza ha portato all'inizio un calo di frequentazione che è

durato per un breve periodo. Viene invece rilevata una maggior paura verso l'utilizzo dei servizi

pubblici sanitari e non “Nel caso di documentazione mancante in toto o in parte per le pratiche di

regolarizzazione, la paura del rigetto del permesso di soggiorno, la mancanza di redditi adeguati

secondo i parametri di legge fanno sì che spesso le pratiche non vengano completate di proposito

non presentandosi agli appuntamenti fissati dalla questura” dice una mediatrice di un‟associazione.

Forte è la preoccupazione per la discriminazione dei figli tra i banchi di scuola.

Considerando le realtà che sono nate per fornire servizi - quasi esclusivamente rivolti agli stranieri -

(Ufficio minori stranieri del Comune di Torino, Ufficio stranieri adulti rifugiati del Comune di

Torino, Ufficio immigrati CGIL, Pastorale migranti, Cooperativa Orso all'interno dell'Informa

Giovani del Comune di Torino, Cooperativa La Talea, Associazione Tampep Onlus, Comitato di

porta palazzo, GrIS Piemonte) verifichiamo, anche in questo caso, una conoscenza ricca delle

condizioni di vita dei migranti, dei problemi che toccano la salute e dell'impatto del “pacchetto

sicurezza” sull'accesso ai servizi sanitari. Le nostre interviste leggono un‟analisi che conferma in

buona parte quanto già dichiarato.

In particolare da queste interviste sono risultate come priorità in ambito sanitario: problemi

ginecologici (infiammazioni-infezioni), contraccezione, aborto, HIV, disturbi alla “pancia” (donne),

dipendenze, malattie croniche, patologie dei denti, deficienze oculistiche, problemi pediatrici,

psicologici e psichiatrici (malesseri umorali, sintomi di sofferenza senza apparente ragione, stress

psicofisico), degrado della salute dovuti al clima e alle abitudini di vita, infortuni, traumi,

contusioni, ferite da arma bianca, problemi gastro-intestinali/enterici, scabbia, pidocchi, funghi,

dermatite.

Viene fatto notare che il maggior numero di infortuni sul lavoro, traumi, ustioni e schiacciamenti

riguardano per lo più i lavoratori irregolari; alcune lesioni sono addirittura invalidanti, casi di

para/tetraplegici, amputazioni, ustioni anche gravi originate dalla mancanza di tutele tipica del

lavoro nero.

Per i problemi sanitari gli stranieri ricorrono spesso ai servizi del volontariato (Camminare Insieme,

Cottolengo, Sermig), alla rete dei consultori e all‟ISI, l'intervento pubblico è soprattutto nei casi di

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ricovero. Per i servizi psicologici e psichiatrici spesso il riferimento è il Centro di psicologia e

psichiatria trans-culturale che a sua volta, a seconda dei casi, ricorre ai servizi territoriali o

ospedalieri.

Molti problemi di salute vengono imputati alla qualità della vita in Italia, sulla quale influiscono

alcuni fattori determinanti: la scarsa conoscenza della lingua italiana e del sistema dei servizi, gli

effetti della legge sull‟Immigrazione, i condizionamenti culturali, le situazioni di sfruttamento e la

mancanza di strumenti e risorse personali.

A questo si aggiungono le cattive condizioni abitative (sovraffollamento, promiscuità, mancanza di

igiene), l‟alimentazione e lo sfruttamento in particolare sui posti di lavoro.

Spesso le malattie vengono trascurate per disinformazione o assenza di nozioni sanitarie .

Alcuni problemi di salute non hanno origine in Italia ma vengono portati dai Paesi di origine, dove

non sono stati curati o comunque non sono stati curati adeguatamente.

Molte badanti vivono rinchiuse presso i loro datori di lavoro senza avere mai momenti di svago e

occasioni di uscite e questo fatto crea situazioni psicologiche precarie.

Nel mondo del lavoro oggi è abbastanza praticata la formazione sui fattori di rischio, ma se un

lavoratore è irregolare non c‟è verifica né controllo sulle condizioni di lavoro. Quando capitano gli

incidenti vengono minimizzati i danni, coperti o addirittura non segnalati né concesse visite

mediche adeguate. La mancata applicazione delle tutele previste dalla legge genera mancata

denuncia per timore di perdere il posto di lavoro, seguita spesso da cure frettolose ed inadeguate, fai

da te che poi degenerano in casi gravi.

Il pacchetto sicurezza ha comportato, anche nei servizi del volontariato sociale una diminuzione

degli accessi, che poi in parte è rientrata.

La circolare regionale in cui si dice che "non è possibile denunciare" (Assessore Artesio) chi è

senza permesso di soggiorno, ha in parte riportato i pazienti nei servizi, ma vi è comunque molta

paura.

Vi sono continuamente richieste d‟informazioni sulle novità in fatto di permesso di soggiorno. I

cittadini stranieri cercano di capire i cambiamenti su questioni fondamentali per la loro permanenza

in Italia: ricongiungimenti, matrimonio, i tempi delle pratiche (più lunghe), documenti più costosi e

numerosi.

Tra gli stranieri è diffusa una sensazione di paura: persino chi ha fatto la richiesta di

regolarizzazione vive nel timore. Le agenzie interinali non accettano le ricevute di rinnovo del

permesso, qualche utente ha lamentato il rifiuto di Asl nello iscrivere chi è in attesa del primo

permesso.

Si conferma comunque una scarsa conoscenza e molta confusione da parte degli utenti sul pacchetto

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sicurezza e una complessiva sfiducia.

All‟operatore che lavora nel sociale viene richiesta talvolta la disponibilità anche ad accompagnare

il migrante ai servizi sanitari.

C‟è attenzione a non mettere in contatto gli utenti (irregolari) con pubblici ufficiali (personale non

medico) che hanno l‟obbligo di denuncia. E‟ il caso del poliziotto del presidio ospedaliero.

Il punto di vista dei migranti

Le interviste alle persone immigrate sono state somministrate da mediatori culturali appartenenti

alle aree geografiche di provenienza degli intervistati:

- Africa Subsahariana

- Africa Settentrionale

- Europa dell'Est

- America Latina

- Cina

Sono state intervistate in totale 62 persone immigrate (32 uomini e 30 donne).

Tra gli immigrati intervistati ve ne sono alcuni con regolare permesso di soggiorno e altri irregolari;

le persone senza regolare permesso di soggiorno sono nel complesso 30 (quasi il 50%).

Tali numeri – se pure non consentono conclusioni o estrapolazioni numeriche significative da un

punto di vista statistico – permettono, date le caratteristiche delle persone intervistate, di ottenere

una panoramica generale sui modi di affrontare i problemi di salute, sul rapporto con le strutture

sanitarie italiane e sul significato che il cosiddetto pacchetto sicurezza ha assunto per gli immigrati.

Le interviste, fornendo informazioni sulle storie personali, ma anche relative alle comunità di

appartenenza (riferimento importante per la vita sociale degli intervistati: la maggior parte di loro

riferisce di avere relazioni amicali quasi esclusivamente con connazionali), favoriscono

l'identificazione delle tendenze in atto in tali comunità e quindi consentono di estendere le

affermazioni raccolte a una rete di soggetti collegati al singolo, creando così una “mappa grezza” di

riferimento delle comunità intervistate.

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Emerge una grande ricchezza di informazioni. Tuttavia, per concentrarsi sul focus della ricerca,

saranno sintetizzati per ogni gruppo etnico intervistato i punti di vista raccolti sui seguenti temi:

- la conoscenza del pacchetto sicurezza da parte dell'intervistato e le sue opinioni in merito;

- l'utilizzo dei servizi sanitari presenti sul territorio e gli eventuali cambiamenti rispetto alle

modalità di accesso ai servizi, dopo l'introduzione del pacchetto sicurezza;

- i principali problemi sanitari rilevati all'interno della propria comunità di appartenenza;

- i percorsi alternativi alle strutture sanitarie adottati per risolvere problematiche sanitarie.

Africa Subsahariana

Sono state intervistate 21 persone (11 donne e 10 uomini) dell'area subsahariana anglofona e

francofona, provenienti da paesi e mondi culturali alquanto diversi.

Tale eterogeneità non ha impedito di rilevare tendenze comuni rispetto alle aree indagate.

L'età media degli intervistati oscilla tra i 22 e i 38 anni, a eccezione di una donna di 54 anni. Le

persone senza regolare permesso di soggiorno sono 12.

Il livello culturale è per lo più medio-alto, molti sono diplomati e laureati nel paese d'origine (il

lavoro svolto in Italia non corrisponde al titolo di studio ma è sempre di livello inferiore); sono state

però intervistate anche persone senza scolarità.

Tra gli intervistati, sono presenti tre disoccupati e tre persone che operano in settori illegali (spaccio

e prostituzione).

Conoscenza del pacchetto sicurezza e opinioni rilevate

Quasi tutti gli intervistati conoscono il pacchetto sicurezza; la precisione e la dovizia di dettagli

sono maggiori in chi ha titoli di studio più elevati; malgrado ciò, anche chi ha un livello scolastico

inferiore è al corrente della legge, in particolare degli aspetti di maggiore svantaggio per gli

immigrati irregolari.

La conoscenza si focalizza per tutti su alcuni aspetti: il rischio di essere detenuto in un CIE (Centro

di Identificazione ed Espulsione) se irregolare e il rischio di essere denunciati dalle autorità sanitarie

qualora ci si rechi in una struttura pubblica. Quest'ultima convinzione è molto forte (malgrado le

circolari regionali abbiano cercato di smentirla); in molti casi è specificata la consapevolezza che

non venga meno la cura medica, ma unita alla convinzione che in seguito alle cure esista il rischio

di essere denunciati: “Senza permesso di soggiorno, se l'immigrato si presenta in una struttura

sanitaria per ragioni di salute viene curato, ma rischia la denuncia da parte dell'autorità sanitaria”.

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Un altro aspetto vissuto come problematico e altamente discriminatorio è l'idoneità abitativa come

condizione obbligatoria se si vuole ottenere un lavoro.

In generale, la legge è vissuta come discriminatoria, non rispettosa dei diritti dell'uomo.

Emerge inoltre l'idea che la percezione – non solo da parte degli immigrati, ma anche dei

connazionali nei paesi d'origine – dell'Italia e degli Italiani sia mutata e compaiono le definizioni di

xenofobia e razzismo.

Uso dei servizi sanitari del territorio ed eventuali cambiamenti dopo l'introduzione del pacchetto

sicurezza

Le interviste sollevano alcune problematiche relative all'accesso ai servizi sanitari indipendenti dal

pacchetto sicurezza, ma utili a illustrare la qualità dei rapporti degli intervistati con i servizi sanitari

pubblici.

In alcuni casi si parla, infatti, di un'accoglienza del paziente non adeguata da parte del personale

sanitario: sono riportati aneddoti relativi ad esempio a un comportamento non molto ortodosso di un

dipendente del pronto soccorso o a incomprensioni legate alla lingua, episodi ben presto noti a tutta

la comunità che portano alcuni a evitare la struttura sanitaria.

Tra le criticità dei servizi, oltre a un'accoglienza sbrigativa, compare la scarsa conoscenza della

lingua e della cultura da parte del personale, elemento che crea una barriera comunicativa.

Il deficit a livello della comunicazione non riguarda solo l'accoglienza ma anche la scarsa capacità e

possibilità di reperire informazioni sui servizi esistenti e sul loro funzionamento. Per ovviare a tale

carenza, funziona molto il passaparola dei conoscenti (sulla qualità e l'esistenza dei servizi), ma

viene comunque considerato un metodo insufficiente e poco affidabile.

Al di là delle problematiche sopra accennate, per molti intervistati chi ha il permesso di soggiorno

può recarsi tranquillamente in ospedale; per chi non abbia il permesso di soggiorno, in seguito

all'introduzione del pacchetto sicurezza si evidenzia, per la totalità degli intervistati, il rischio di

essere denunciati e dunque il timore nell'approccio ai servizi; non sembra per contro venuta meno la

fiducia nella competenza del personale medico.

Rispetto all'ambiente della prostituzione, viene segnalato maggiore timore nel recarsi ai controlli e

un diffondersi di patologie genito-urinarie; il fenomeno più preoccupante tuttavia riguarda la pratica

degli aborti illegali: tale aspetto sarà trattato nelle conclusioni, dal momento che appare essere

trasversale a etnie differenti.

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Problemi sanitari rilevati nella comunità di appartenenza

Le patologie più riscontrate dalle persone intervistate sono:

- gastriti, enteriti, ulcere

- patologie genito-urinarie

- malaria

- asma, polmonite

- diabete

Rispetto al mondo della prostituzione, si parla di HIV, epatite, malattie dermatologiche.

Giocano un ruolo importante anche i problemi relativi alla sfera psicologica, citati in diversi modi, a

seconda della cultura di riferimento. Qualche esempio: “C'è una grossa fetta di nigeriani che soffre

di disadattamento” e ancora: “Una volta si vedeva raramente una persona immigrata malata di

mente, ma oggi no”, affermazione che nell'intervista è poi spiegata con le difficoltà esistenziali.

Percorsi alternativi per la risoluzione di problematiche sanitarie

Tra i percorsi alternativi troviamo la farmacia e i consigli del farmacista, i connazionali con

conoscenze in campo medico (residenti non solo in Italia, ma anche nei paesi d'origine, attraverso il

contatto telefonico), gli ambulatori del privato sociale, la medicina tradizionale: piante medicinali e

riti, in particolare per la comunità nigeriana.

Si fa spesso ricorso a farmaci venduti in strada e al mercato, oltre all'automedicazione attraverso

l'assunzione di dosi massicce di antibiotici generici. Nel caso degli aborti, citano in molti un

aumento della soluzione illegale.

Tra le alternative possibili compare inoltre la cura in Francia, il reperimento di farmaci francesi

tramite i connazionali, il medico di famiglia di un connazionale regolare.

Note

Tra le proposte avanzate dagli intervistati, oltre alla cancellazione della legge, troviamo quella di

inserire mediatori preparati all'accoglienza delle strutture sanitarie nonché l'organizzazione di

incontri informativi rivolti alla propria comunità sull'importanza dei controlli sanitari e sulla legge

in sé.

Inoltre, in seguito al percepito aumento del disagio mentale degli immigrati, viene suggerito di

offrire cure psicologiche e psichiatriche a immigrati e ai loro figli.

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Africa Settentrionale

Per quest'area sono state intervistate 17 persone (14 uomini e 3 donne), provenienti dal Marocco e

da Algeria, Tunisia ed Egitto.

Gli intervistati sono mediamente giovani: l'età oscilla tra i 25 ed i 45 anni. I titoli di studio sono

medio – bassi (soprattutto scuola media); qualcuno d'istruzione superiore.

La maggioranza degli intervistati lavora in nero, è attivo nei settori della devianza (spaccio,

prostituzione), o ancora è disoccupato.

Le persone intervistate senza regolare permesso di soggiorno sono 11.

Conoscenza del pacchetto sicurezza e opinioni rilevate

Quasi tutti conoscono la sanatoria per le badanti, considerata in modo positivo in quanto permette di

regolarizzarsi; conoscono inoltre le “ronde”, il permesso di soggiorno a punti, la tassa sulla

cittadinanza, la detenzione superiore a 6 mesi nei CIE.

La legge è giudicata negativamente, in quanto ulteriore ostacolo all'integrazione e alla possibilità di

vivere “in regola”. Anche in questo caso la legge ha esasperato una visione negativa dell'Italia:

“Solo l'Italia è in grado di applicare queste leggi schiavizzando gli stranieri”.

Uso dei servizi sanitari del territorio ed eventuali cambiamenti dopo l'introduzione del pacchetto

sicurezza

La maggioranza afferma che ci si reca in ospedale solo nei casi gravi, in particolare per ossa rotte o

ferite profonde, altrimenti si cercano soluzioni alternative. Non è diffusa la conoscenza dei servizi

sanitari italiani, sembra che venga prescelta ogni strategia alternativa possibile, e questo – in molti

casi – a prescindere dal pacchetto sicurezza e dall'eventuale paura di essere denunciati: “Dipende

dal tipo di malattia: per la febbre o per patologie della pelle basta qualche erba, mentre per le ossa è

meglio andare all‟ospedale”.

Meno frequente è l'interpretazione secondo la quale non ci si reca in ospedale per la paura di essere

denunciati, solo una persona afferma che al Pronto Soccorso è possibile essere intercettati dalla

polizia, in particolare in caso di risse: eventualità che esisteva già prima dell'introduzione del

pacchetto sicurezza.

Si parla anche di difficoltà nell'accesso ai servizi, indipendenti da elementi di paura o dai costi da

sostenere: “Un mio amico doveva togliere un dente al ..., ha il permesso di soggiorno, ma non

hanno voluto toglierlo per mancanza del tesserino sanitario”.

In tre segnalano, tra le novità, l‟aumento di controlli della polizia: “L'unica novità sono i militari,

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sembra di vivere in Iraq o in Afghanistan”, ma senza conseguenze effettive: “Mi sembra che le

leggi in Italia siano solo su carta, l'applicazione è tutt'altra cosa”, “Sono uscito dal carcere e sono

libero, non mi hanno espulso”.

Si sottolinea che chi era irregolare prima del pacchetto sicurezza e viveva in condizioni di devianza

era già avvezzo a vivere nella clandestinità e a prestare attenzione ai controlli delle forze

dell'ordine: “Chi ha paura vive la sua clandestinità in solitudine, emarginato dalla società; chi non

ha paura ignora tutto e va avanti come prima”.

Per questi immigrati il pacchetto sicurezza ha acceso soprattutto la speranza di regolarizzarsi come

badanti.

Lo scenario cambia quando si considerino le interviste a donne che hanno praticato l'aborto illegale

per paura di recarsi in ospedale. Queste persone denunciano un aumento degli aborti illegali e di

altri metodi alternativi alle prestazioni delle strutture pubbliche: “Gli effetti della legge sono molti;

il peggiore è la crescita del numero di persone che si spacciano senza averne i titoli per sapientoni

della medicina e la vendita illegale di farmaci di tutti i tipi, dalla pillola anticoncezionale agli

antibiotici; molti di questi farmaci non hanno nessun effetto”.

Sempre tra le donne, emerge: “I cambiamenti che ho notato dopo l‟uscita della legge sono legati

alla salute delle persone, molte mie amiche per paura si rifiutano di farsi visitare nelle strutture

sanitarie e si arrangiano con i farmaci che si trovano a Porta Palazzo e che costano un occhio della

testa…”.

Problemi sanitari rilevati nella comunità di appartenenza

Tra i problemi sanitari citati più di frequente, troviamo:

- infortuni dovuti a incidenti sul lavoro: tagli, cadute, traumi articolari (il lavoro qui

maggiormente considerato è quello in campo edile).

- patologie dovute alla scarsa igiene, in particolare dermatologiche come la scabbia, per chi vive

in condizioni abitative molto precarie come nelle fabbriche abbandonate.

Si parla inoltre di tagli dovuti a risse per la strada e di problemi psichiatrici attribuiti allo

spaesamento e alla lontananza; qualcuno cita il mal di denti.

Troviamo in molte testimonianze l'uso di psicofarmaci, che nel racconto degli intervistati, abbinati

all'alcool, favorirebbero le risse e agevolerebbero il compimento di atti illegali, infondendo

coraggio: “Sotto l'effetto di psicofarmaci tutto è facile, non c'è paura. Gli psicofarmaci mi danno

coraggio per rubare, per affrontare le varie cose”.

Le donne parlano di problemi urogenitali e di disagi correlati al disadattamento: “Il primo problema

è l'essere immigrati, la lontananza e lo spaesamento rincretiniscono e portano molti pensieri,

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portano mal di testa e acidità di stomaco, portano problemi di ogni tipo”; “Per le donne il problema

principale è la separazione dai figli: porta problemi sia fisici, sia psicologici, come la depressione e

la continua malinconia”.

Percorsi alternativi per la risoluzione di problematiche sanitarie

Gli uomini affermano che – prima e dopo il pacchetto sicurezza – ci si reca in ospedale solo in casi

gravi, cioè quando si riscontrano ossa rotte o tagli profondi. Per gli altri problemi, ci si affida alle

farmacie e ai consigli del farmacista, oppure si ottengono farmaci generici presso conoscenti, o

ancora si fa uso dei rimedi della medicina tradizionale, acquistati in patria o portati da connazionali.

Vengono citati anche i servizi del privato sociale come alternativa ai servizi pubblici; tra i servizi

pubblici sanitari, oltre al pronto soccorso, sono indicati i consultori.

Note

Il pacchetto sicurezza sembra aver semmai acuito una situazione di scarsa integrazione preesistente;

molte persone lamentano di sentirsi poco integrate nella società italiana, di vivere quasi in una realtà

parallela, senza contatti con la cultura italiana.

Viene segnalata l'esigenza di servizi dedicati all'orientamento della popolazione straniera e alla

divulgazione di informazioni “ufficiali”.

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Europa dell’Est

Gli intervistati sono in totale 14 (7 uomini e 7 donne). Il livello culturale è in genere alto, tuttavia

sono stati intervistati anche immigrati non alfabetizzati o con un livello scolastico elementare.

Il range d'età va dai 22 ai 48 anni.

Le persone senza regolare permesso di soggiorno sono 7, quasi tutti svolgono lavori che non

corrispondono al titolo di studio, manovalanza o colf.

Le persone intervistate provengono da Albania, Bosnia, Macedonia, Moldavia, Serbia; due persone

sono Rom.

Conoscenza del pacchetto sicurezza e opinioni rilevate

La maggioranza degli intervistati conosce la legge, attraverso i mezzi di informazione – in

particolare la televisione – e il passaparola tra connazionali.

Le opinioni sono precise e strutturate: si parla di legge razzista, di risposta emotiva, di

allontanamento dall'obiettivo dell'integrazione auspicato a parole, di maggior rischio sanitario anche

per gli italiani, per il minor accesso degli immigrati ai servizi sanitari. Nelle interviste, più che

citare i provvedimenti che la legge prevede, tutti si concentrano sulle conseguenze; in particolare

emerge con forza l'allontanamento dalle strutture sanitarie: “Adesso ho paura e non vado più a farmi

visitare, anche se soffro di ipertensione”; “Se vengo fermato dalle forze dell‟ordine entro pochi

mesi posso essere rimpatriato, per questo motivo non vado più in nessuna struttura sanitaria

pubblica per visite o cure”.

Inoltre viene segnalata una diminuzione dello spazio di autonomia quotidiano come conseguenza

del “fare più attenzione” per non incappare in nessun tipo di controllo da parte delle autorità:

“Adesso sto ancora più attento, perché ci sono più controlli e al lavoro cerco di non farmi male

perché so che non posso andare in ospedale. Prima avevo anche una macchina e mi spostavo per

lavoro, adesso non la uso più per paura che mi fermino.”

Gli intervistati Rom si concentrano sulla schedatura di adulti e bambini e parlano di un clima di

aumentato razzismo nei loro confronti dopo l'annuncio della legge.

Uso dei servizi sanitari del territorio ed eventuali cambiamenti dopo l'introduzione del pacchetto

sicurezza

L'accesso ai servizi sanitari pubblici sembra essere molto basso e le persone intervistate elencano

due tipi di motivazioni: alcune in qualche modo correlate al pacchetto sicurezza, altre no.

La motivazione più ricorrente è la paura di essere denunciati in quanto si è privi di documenti.

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L'unica alternativa è aver instaurato un rapporto di fiducia con un medico e quindi non temere la

denuncia. Oltre al rapporto personale, vi sono strutture di cui ci si può fidare, che sono conosciute

come “umane”, nel senso che è risaputo, tramite passaparola tra connazionali, che non denunciano.

Rispetto alle cause indipendenti dal pacchetto sicurezza sembra che alcuni non ripongano fiducia

nel personale ospedaliero: si parla di infermieri frettolosi e sbrigativi.

Oltre alla paura della denuncia, c'è il timore di essere discriminati in quanto privi di documenti e di

essere trattati come delinquenti, di cadere vittima di atteggiamenti razzisti.

Rispetto ai cambiamenti avvenuti in seguito all'introduzione del pacchetto sicurezza, la

maggioranza degli intervistati cita l'allontanamento dalle strutture pubbliche e un maggiore ricorso

a strategie alternative come la medicina tradizionale, l'uso improprio di farmaci e l'affidarsi a

consigli di connazionali, pur se spesso giudicati come improvvisati e poco sicuri: “Gli stranieri si

curano male o non si curano proprio. Rimandano la cura delle malattie, nella speranza di fare i

documenti e di potersi così curare come si deve. Nel frattempo, prendono qualche farmaco

consigliato magari da un conoscente medico, qui in Italia o nel paese d‟origine”; “Si curano

arrangiandosi da soli con cure casalinghe o con consigli magari sbagliati di gente non competente,

mettendo a rischio così la propria salute”.

La paura di recarsi nelle strutture sanitarie pubbliche è in alcuni casi supportata da esempi concreti,

vissuti in prima persona: “Un mio cugino aveva avuto un incidente e siamo andati tutti all'ospedale;

una donna con il camice bianco ci ha detto che dovevamo aspettare fuori e che se fossimo rimasti

ancora lì, c'era il rischio che arrivasse la polizia. Mio zio e altri cugini sono andati via per paura”.

Un altro fattore che sembra incidere sulla possibilità di accedere alle cure sanitarie è la paura di

perdere il posto di lavoro a causa di un'eventuale assenza: “La legge forse ha aumentato il potere dei

datori di lavoro e uno straniero fa fatica a chiedere permesso per curarsi”.

Anche in questo gruppo di interviste compare il ricorso alla pratica dell'aborto illegale, elemento

trasversale a tutti i gruppi di interviste: “Una ragazza, che rimane incinta e non è sposata, per

interrompere la gravidanza non va da un medico, ma magari cerca di risolvere il problema con

mezzi casalinghi o per vie illegali, rivolgendosi a qualche conoscente medico”.

Problemi sanitari rilevati nella comunità di appartenenza

I problemi di salute più citati si riferiscono a traumi da incidenti sul lavoro; compaiono anche le

ferite da risse, in particolare all'uscita dalle discoteche e in strada. Si parla poi di donne incinte che

non seguono controlli adeguati e rischiano complicazioni e di malattie dermatologiche dovute a

scarsa igiene e a condizioni di vita precarie.

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Percorsi alternativi per la risoluzione di problematiche sanitarie

L'alternativa più citata è il recarsi dal medico di famiglia di un connazionale dotato di permesso di

soggiorno: “ Tante volte ho portato le mie amiche con i loro bambini a farsi visitare dal mio medico

di famiglia, che oramai conosco da dieci anni”.

Un'altra possibilità è rivolgersi direttamente alle farmacie per l'acquisto di farmaci generici su

consiglio dei farmacisti.

Qualcuno accenna alla possibilità di assumere farmaci forniti da connazionali (in alcuni casi

provenienti dal paese d'origine) o di assumere farmaci tradizionali.

Insomma, in molti casi si cerca un'alternativa all'ospedale o si rinuncia alla cura.

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America Latina

Le interviste relative a quest'area sono state somministrate in particolare a leader di comunità e

rappresentanti di associazioni, mediatori culturali, medici, al fine di ottenere maggiori informazioni

sulle tendenze dei fenomeni osservati. Gli intervistati provengono da diversi paesi: Perù, Brasile,

Ecuador e Colombia.

Le persone intervistate sono in totale 8 (1 uomo e 7 donne).

Il range d'età va dai 30 ai 50 anni.

Tutti gli intervistati sono dotati di regolare permesso di soggiorno e di un lavoro che li pone

quotidianamente in contatto con connazionali privi di documenti; per questo dimostrano di

possedere precisa conoscenza delle problematiche che colpiscono il mondo dell'irregolarità.

Conoscenza del pacchetto sicurezza e opinioni rilevate

Il pacchetto sicurezza è conosciuto, ne vengono sottolineati esclusivamente gli aspetti discriminatori

nei confronti degli stranieri e gli effetti sortiti sugli immigrati sul piano sociale e psicologico.

Si parla di “fregatura”, di “modo per dare il benservito agli stranieri”; non si fa riferimento a nessun

articolo o aspetto concreto in particolare.

Uso dei servizi sanitari del territorio ed eventuali cambiamenti dopo l'introduzione del pacchetto

sicurezza

Rispetto alle strutture sanitarie viene in generale denunciata un'accoglienza carente da parte del

personale medico e ausiliario, dato che spinge a non tornare e ad affidarsi invece a connazionali o a

rimedi tradizionali, se non addirittura a farsi curare nel proprio paese: “C‟è un grosso problema di

comunicazione, non sempre dovuto alla lingua, ma spesso all‟atteggiamento. I brasiliani sono

orgogliosi, piuttosto di essere maltrattati rinunciano a curarsi. “Come si può affidare la propria

salute a chi non ha considerazione di te?”.

Si parla poi di lunghezza del percorso di cura e della perdita di soldi e di tempo, per esempio tra

visita ed esami specialistici: “Spesso, fatti molti giri e pagato il ticket, si riceve un pessimo lavoro e

si viene anche maltrattati”.

Appare rilevante un atteggiamento di scarsa fiducia nella qualità del sistema sanitario, alimentato,

oltre che dal passaparola tra connazionali, dalla televisione: “Tanti ecuadoriani sono impressionati

anche da quello che la TV mostra, la mancanza di diligenza dei medici fa paura, molti ricordano

pinze, garze o altro dimenticato dentro i pazienti che poi vengono scoperti a distanza di tempo. C‟è

già la convinzione di essere maltrattati spesso per il solo fatto di essere stranieri, figuriamoci cosa

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può capitare a uno straniero se all‟italiano capitano i fatti trasmessi in TV”.

Alcuni intervistati sudamericani denunciano un servizio carente all'I.S.I., dovuto in particolare

all'atteggiamento distante di alcuni mediatori culturali (quest'elemento non è riscontrato presso altre

provenienze etniche): “L‟I.S.I. spesso è contestato dagli stranieri perché gli operatori mancano di

buona educazione ed etica professionale; spesso gli irregolari lamentano angherie degli operatori -

soprattutto mediatori - di altre nazionalità rispetto alle loro”.

Questi aspetti sono indipendenti dal pacchetto sicurezza, che tuttavia risulterebbe aver avuto

qualche effetto di generico scoraggiamento nell'accesso alle strutture sanitarie: ad esempio nei

termini di una spinta ad accelerare il più possibile le cure, non solo per l'aspetto legato ai controlli,

ma anche per la paura di perdere il lavoro: molte persone fanno orari massacranti e hanno poco

tempo a disposizione per curarsi di sé e della propria salute. Il timore di perdere il lavoro

risulterebbe, nelle parole degli intervistati, esasperato dall'introduzione della nuova legge.

Tutti concordano nel sottolineare un clima di accresciuta paura: “C'è maggiore diffidenza, si gira di

più per avere conferme sulle informazioni che già si hanno, si chiede meno il rispetto dei propri

diritti, si tende ad andare dai conoscenti e da coloro che sono noti per schierarsi dalla parte degli

stranieri”.

In particolare è aumentata la tendenza a evitare le strutture pubbliche e cercare informazioni in

contesti informali, cioè tra conoscenti o attraverso un contatto con gli operatori in strada, fuori dagli

uffici competenti. La sfiducia è segnalata non solo per gli irregolari ma anche per chi è regolare ma

teme di perdere il lavoro, dopo tanti anni vissuti in condizione di “regolarità”, e di dover quindi

abbandonare tutto; c'è la sensazione che la burocrazia si sia complicata e si tende a non tornare nei

servizi dedicati, neanche per perfezionare le pratiche.

Problemi sanitari rilevati nella comunità di appartenenza

I problemi di salute più citati sono quelli relativi al cambiamento di clima e allo smog di Torino:

infiammazioni di gola e tonsille, emicranie, influenza. Sono ampiamente denunciati i traumi da

incidenti sul lavoro. Si rilevano inoltre disturbi gastrici (gastrite, ulcera) attribuiti alla vita

stressante, problemi ginecologici, disturbi psicologici, come la depressione e la dipendenza da

alcool. In molti casi lo stress causato dal lavoro, che richiede orari assai lunghi, e dallo

sradicamento è citato come causa principale delle patologie.

Percorsi alternativi per la risoluzione di problematiche sanitarie

Ci si reca al Pronto Soccorso solo in caso di gravi incidenti sul lavoro o in presenza di problemi

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ginecologici. Si menzionano il ricorso al farmacista, al medico di conoscenti, al consiglio di amici,

alle medicine tradizionali - decotti d'erba e lavaggi – come strategie di cura molto utilizzate e

apprezzate.

Note

Tra le proposte avanzate dagli intervistati, troviamo il maggior controllo del personale sanitario, per

migliorare la qualità dei servizi anche a vantaggio dei cittadini italiani.

Si rileva la necessità di utilizzare strategie di informazione e sensibilizzazione sui servizi e sulle

modalità di accesso che tengano conto della cultura dei destinatari, pena l'insuccesso.

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Cina

Le notizie relative a quest'area sono state raccolte attraverso le interviste a 2 persone (1 uomo e 1

donna) attive nella comunità cinese, arricchite da informazioni ottenute da operatori dei servizi più

frequentati dall'utenza cinese.

Si è rilevata infatti una forte difficoltà nel somministrare interviste a cinesi senza regolare permesso

di soggiorno, a causa di un atteggiamento di chiusura dettato dalla diffidenza e dalla scarsa

disponibilità a raccontare le vicende personali.

Le interviste raccolte hanno permesso comunque di ottenere elementi importanti sul modo di fruire

dei servizi sanitari da parte della comunità cinese immigrata.

Conoscenza del pacchetto sicurezza e opinioni rilevate

Non sembra emergere una specifica conoscenza del pacchetto sicurezza. Più che altro, si segnala

una tendenza a non uscire dalla propria cerchia di connazionali, ciò che può comportare problemi

correlati alla salute, tuttavia preesistenti alla legge.

Uso dei servizi sanitari del territorio ed eventuali cambiamenti dopo l'introduzione del pacchetto

sicurezza

Rispetto all‟accesso ai servizi sanitari, si rilevano gravi difficoltà dovute alla barriera linguistica e al

livello culturale, che condiziona negativamente la possibilità di accedere alle necessarie

informazioni.

Emerge inoltre l‟impressione che alcuni operatori sanitari dedichino poca attenzione agli stranieri.

Pare diffusa la tendenza a rivolgersi ai servizi solo quando la patologia si sia ormai aggravata, o a

non ritornare ai controlli né seguire le terapie correttamente. La spiegazione data a tale fenomeno è

che al primo posto c‟è sempre il lavoro, che assorbe la maggior parte delle energie e che non lascia

spazio a nulla, nemmeno alla cura del proprio corpo: “La prima necessità di chi – irregolare – sta

male è una guarigione rapida se non immediata, così si rivolge alle persone più vicine”; “Se lo stato

mentale è di sopravvivenza, chiaramente è diverso, la prima necessità è portare avanti il lavoro o

l‟attività che gli consente di sopravvivere”.

È segnalato il fatto che persone irregolari non si rivolgano ai servizi sanitari per timore di essere

denunciate; si riporta inoltre che dopo l'introduzione del pacchetto sicurezza ci sia stato un

incremento del numero di medici cinesi che offrono le proprie prestazioni ai connazionali.

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Problemi sanitari rilevati nella comunità di appartenenza

Vengono segnalati soprattutto problemi dell‟area materno infantile, ginecologici e correlati alle

interruzioni volontarie di gravidanza.

Rispetto all‟ambiente della prostituzione, si parla di scarsa conoscenza dei rischi che comporta

l‟assenza di misure preventive.

Percorsi alternativi per la risoluzione di problematiche sanitarie

Si preferisce farsi curare da un medico connazionale: se la notizia della malattia uscisse dalla

comunità si rischierebbe l‟isolamento; pare inoltre più naturale rivolgersi a rimedi conosciuti o

comunque a medicinali dal nome cinese. Per questo, in molti casi si ricorre alla medicina

tradizionale cinese o si telefona in Cina per ottenere una prescrizione locale; sono citati anche casi

in cui si rientra temporaneamente per essere curati in patria.

Quando l‟obiettivo è curarsi il più velocemente possibile, alle cure prescritte dal medico si

associano talora anche farmaci tradizionali e non si ritorna per i controlli, prassi che può sortire

effetti negativi sulle possibilità di guarigione.

Note

È riportata incredulità rispetto alla gratuità delle cure: in Cina le cure sanitarie sono molto costose.

Sembra che siano le donne in gravidanza a presentarsi più frequentemente ai servizi, spesso però a

gravidanza inoltrata.

L‟operatrice di un servizio di prevenzione a bassa soglia segnala l‟emergere del fenomeno della

prostituzione: “Negli ultimi tre anni sono emersi casi di donne cinesi, che in genere non lavorano su

strada. Hanno un‟età media intorno ai 40 anni, non parlano la lingua e sembra che si affidino a una

di loro che conosce un po‟ l‟italiano”.

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Il fenomeno degli aborti illegali

Si è deciso di dedicare un breve paragrafo per questa tematica, trasversale a più aree geografiche e

rispetto alla quale sono state raccolte testimonianza dirette.

In particolare, sono state ascoltate due prostitute nigeriane e due donne marocchine che hanno

deciso di abortire per questioni di carattere culturale, legate alla stigmatizzazione della donna non

sposata ma con figli all‟interno della propria cultura.

Oltre a queste testimonianze, in molte altre interviste, anche da parte degli uomini, si fa riferimento

al problema degli aborti illegali, già praticati ma in crescita dopo l'introduzione del pacchetto

sicurezza.

Dalle testimonianze dirette emerge con chiarezza che l‟unica strada ritenuta percorribile per queste

donne è l‟aborto illegale, a causa della loro condizione di irregolarità; è anche la via maggiormente

consigliata dalle amiche: “Per abortire occorre andare in ospedale, ma purtroppo era appena uscita

la legge sulla denuncia dei clandestini, ero al quarto mese di gravidanza e mi avevano riferito che

nessun ospedale o clinica a pagamento mi avrebbe fatto abortire, superato il periodo massimo.

Scoprii che si poteva fare in silenzio, senza denunce né domande, a Porta Palazzo o a San Salvario;

lo fanno molto i cinesi e i somali, ma anche qualche marocchino e alcuni africani”; “Allora decido

di interrompere la mia gravidanza; pur non potendolo fare in ospedale, sapevo che si poteva fare in

modi non ufficiali: bastava pagare. Domandai in giro e scoprii un mercato incredibile tra Porta

Palazzo e San Salvario, mi dissero che i più bravi e più costosi sono i somali, concentrati a Porta

Nuova; a Porta Palazzo ci sono invece i cinesi, qualche marocchino e una signora nigeriana”;

“Inizialmente l‟IVG volevo farla in ospedale, ma fui sconsigliata dagli amici, perché si rischiava

l‟espulsione; a quel punto, i nigeriani mi indicarono qualcuno che lo faceva in un appartamento a

Porta Palazzo”.

Un‟altra strada che si può tentare è assumere una pillola abortiva in vendita al mercato: “Una mia

amica mi indicò il modo di farlo, acquistando a Porta Palazzo la pillola abortiva, a caro prezzo: 250

euro. Ma non ebbe alcun effetto su di me. Allora mi feci accompagnare da un medico somalo a

Porta Nuova”.

Le testimonianze raccolte raccontano l'orrore della pratica subita e riportano gli stessi circuiti

illegali a cui potersi rivolgere per effettuare un aborto: medici soprattutto di nazionalità somala e

cinese, in appartamenti privati nelle zone del mercato di Porta Palazzo e del quartiere San Salvario.

Riportiamo qui alcuni stralci, che non necessitano di commenti aggiuntivi:

“Ricordo di essermi sdraiata su un letto normale; mi furono applicate nel basso ventre bende e

ghiaccio; il medico usò per il raschiamento uno strumento che somigliava a quello per tagliare e

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servire le torte. Non dimenticherò mai il dolore sentito: impressionante, lancinante; urlavo con la

bocca tappata da uno straccio, per non far sentire i vicini nel palazzo; minuti terribili e interminabili,

ma dopo mezz‟ora tutto finì e mi accompagnarono a casa”.

“Arrivai da questo cinese che mi fece sdraiare su un tavolo di legno e mi fece tenere le braccia ben

ferme da altre due donne; aveva in mano un strumento metallico ricurvo, con la punta leggermente

larga come un cucchiaio appiattito. Alla vista di quell‟aggeggio fui presa dal terrore e volevo

rinunciare, ma i miei amici mi dissero che il tutto sarebbe durato dieci minuti. Quando il medico

cominciò il suo lavoro, sentii il freddo del metallo, pensai di morire e persi conoscenza, ma fui

svegliata dal dolore agghiacciante e persi il senso del tempo. Non so quanto durò l‟intervento, ma

certo mi sembrò eterno. Persi molto sangue. Non riuscivo a reggermi in piedi e per accompagnarmi

a casa gli amici mi sollevarono a braccia”.

“Fui portata nella casa di un dottore somalo, che in Somalia praticava la circoncisione alle donne e

quindi aveva più esperienza degli altri. Gli pagai subito 500 euro. Era un ambiente pulito, ma mi

spaventai perché c‟erano altri due uomini con lui; mi assicurò che erano i suoi aiutanti e mi diede

un'erba da masticare, che si chiama qat, che mi calmò all‟istante. Allora mi fece sdraiare su un

accappatoio messo direttamente sul pavimento e io sentii un gelo alla schiena che non dimenticherò

mai; mi feci coraggio, grazie soprattutto all‟effetto del qat, aprii le gambe, e lui cominciò a lavorare

con un strumento di metallo; io scalciai e cominciai a urlare che non volevo farlo, ma i due uomini

mi bloccavano le gambe e le braccia e lui mi infilò nel corpo questa specie di grattugia circolare e

quando la estraeva grondava sangue. Le mie urla riempivano lo stabile e uno degli uomini mi diede

due pugni sulla fronte, per cui grazie a Dio svenni per qualche attimo; fui subito svegliata

dall‟uomo che mi faceva il secondo e il terzo passaggio. Il dolore e lo schifo e l‟orrore che ho

provato superano tutte le cose che ho fatto fino adesso. Furono i trenta minuti più tremendi della

mia vita, più della fame e del deserto libico”.

“Andai prima dai somali, ma rinunciai, perché l‟ambiente era sporco e non mi piaceva; il giorno

seguente, su consiglio di un'amica, provai da un signore cinese che mi accolse gentilmente in un

ambiente curato e pulito e mi mise su un letto che sembrava quello dei medici; una donna mi porse

una grossa spugna e mi disse di morderla forte, se sentivo dolore; poi mi coprì la faccia con un

asciugamano così che non potessi, vedendo, spaventarmi, ma quello straccio sul viso invece di

calmarmi ebbe su di me l‟effetto contrario: andai nel panico e lo lanciai in aria, poi la signora

chiamò altre persone e mi bloccarono sul letto. Sentii che mi stavano sviscerando come si fa con i

montoni. Il dolore aumentava, ero impossibilitata a muovermi; non era un dolore normale, era una

cosa viscida, vischiosa e mortale. La quantità di sangue era indescrivibile. Ebbi abbastanza lucidità

per sentire le gocce di sangue cadere dal lettino per finire sul pavimento. Più di una volta svenni. A

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un certo punto, finì il tormento e il medico disinfettò le mie ferite”.

Le conseguenze sul piano fisico e psicologico sono devastanti; quasi tutte le donne vengono aiutate

da medici operanti nei servizi del privato sociale per superare i postumi degli aborti.

“Avevo la febbre, ma dopo tre giorni il sangue non si era ancora fermato e il dolore, invece di

diminuire, aumentò. Allora chiamai una persona che mi fece vedere da un ginecologo, il quale mi

bloccò l‟emorragia, mi curò e mi diede dei farmaci per il dolore. Piano piano cominciai a star

meglio, ma una cicatrice rimase nel mio cuore. Credo che rimarrà per sempre. Dopo

quell‟esperienza atroce ho ancora problemi fisiologici nell'urinare, soffro di infezioni ricorrenti e di

disturbi e irregolarità del ciclo mestruale”.

“L‟esperienza mi ha lasciato un forte sentimento di pentimento: sogno sempre il bambino che

sarebbe potuto nascere, che faccia avrebbe potuto avere (…); ho anche continue infezioni, devo

curarmi sempre e prendere molti farmaci; spesso devo farmi vedere da un ginecologo; devo urinare

frequentemente e non posso avere un rapporto sessuale senza irritazione e dolori”.

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Convergenze e differenze

Per tutti gli intervistati il pacchetto sicurezza ha comportato cambiamenti in negativo, non solo in

termini di difficoltà di accesso ai servizi sanitari, ma soprattutto dal punto di vista psicologico e

della qualità della vita. La paura, la sfiducia, l‟assenza di prospettive portano a nascondersi,

chiudersi sempre più, percepire maggiore violenza e intolleranza non solo all‟interno della propria

comunità di appartenenza, ma anche da parte dei cittadini italiani verso gli stranieri.

È utile sottolineare che nonostante la circolare regionale e le campagne contro le denunce promosse

da parte dei medici, queste iniziative non sono mai citate, non sono conosciute e quindi sembrano

non aver sortito nessun effetto veramente significativo. L‟effetto comunicativo più forte è quello

prodotto dai media, ed è quello deterrente, che ha trovato terreno anche nell‟ambiguità della

proposta di legge, non facilmente comprensibile neanche da parte degli operatori dei servizi

sanitari. A meno che non esista un rapporto di fiducia con il medico, le rassicurazioni su carta non

permettono di superare la mancanza di fiducia nelle istituzioni italiane, vissute in qualche modo

come persecutorie e lontane dai problemi degli immigrati.

Chi si discosta da tale visione sono gli immigrati irregolari che operano in contesti devianti: per loro

poche cose sono cambiate in quanto già prima della legge, a causa delle attività delinquenziali

intraprese, vivevano in stato di allerta e clandestinità, cercando di evitare il più possibile i circuiti

formali.

Tutte le etnie intervistate riportano l‟esigenza di poter accedere a informazioni utili in modo

semplice e uniforme, senza dover ricorrere al passaparola dei connazionali o “correre da un servizio

all‟altro”.

Per tutte le etnie intervistate si fa riferimento a metodi di cura tradizionali o comunque antecedenti

l‟esperienza migratoria, fenomeno alquanto naturale: ciascuno si porta dietro il proprio bagaglio

culturale e di esperienze personali. Il ricorso a tali strategie, però, in seguito all'introduzione del

pacchetto sicurezza sembra essere aumentato, anche nei casi in cui si riconosce la necessità di

rivolgersi all‟ospedale a causa della gravità della situazione.

La legge ha creato aspettative rispetto alla sanatoria badanti, che in effetti ha coinvolto quasi 30.000

persone nel solo settore della collaborazione famigliare, fruttando 154 milioni di euro in contributi

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arretrati e marche (dati dossier statistico Caritas).

Da sottolineare un ulteriore aspetto problematico: gli incidenti sul lavoro spesso richiedono

l‟intervento ospedaliero, che ora però si cerca di evitare in ogni modo a causa della paura creata

dalla legge. Se consideriamo che nel 2008, in Italia, sono stati ben 143.651 i lavoratori stranieri

coinvolti in infortuni sul lavoro, 176 dei quali mortali, è facile rendersi conto della gravità della

tendenza registrata.

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3. Conclusioni

Le domande che ci siamo posti, ai primi passi della ricerca, indagavano due ambiti:

- Quale impatto ha avuto il pacchetto sicurezza rispetto all’accesso dei migranti ai servizi

sanitari?

- Quali sono i problemi sanitari più frequentemente riscontrati? Esistono percorsi di salute

alternativi o complementari utilizzati dagli stranieri presenti sul territorio in condizione di

irregolarità relativamente ai problemi di salute al di fuori delle strutture pubbliche e/o dei

servizi del volontariato?

Riteniamo che la ricerca abbia ottenuto indicazioni che permettono qualche ipotesi interpretativa; ha

certo insieme suggerito nuovi interrogativi rispetto alla conoscenza del fenomeno in oggetto,

indicandoci alcune piste di ricerca per il futuro.

In relazione alla prima questione indagata, occorre segnalare che l'aver focalizzato l'osservazione

sul periodo a cavallo dell'approvazione della legge 94/2009 ha probabilmente prodotto una

sottostima delle modificazioni insorte nel rapporto tra utenza immigrata e servizi: ad esempio, i dati

documentali forniti dal Drop In dell'ASL 2 "PR-ASSI" indicherebbero un calo dei passaggi annui di

stranieri molto massiccio nel 2008 (dai 6591 del 2007 ai 3137 con una differenza di -47%) e un

relativo recupero (+ 21,5%) nel 2009.

Questi elementi paiono confermati, non solo per il Piemonte, dal recentissimo convegno del GrIS a

Torino del 23 marzo 2010, in particolare dall‟intervento del professor Geraci: si può quindi

ipotizzare che, quando nel 2008 si cominciò a parlare del futuro pacchetto sicurezza come DDL

733/2008, le anticipazioni che circolarono crearono un profondo stato di sfiducia nelle istituzioni

sanitarie, sia pubbliche, sia del privato sociale, che, gradatamente, si sarebbe poi attenuato grazie

alle operazioni di rassicurazione (a partire dai singoli operatori dei Servizi) e grazie alle prese di

posizione di alcune Regioni (tra le quali, con grande nettezza, il Piemonte), degli Ordini

Professionali e dell‟Associazionismo, come ad esempio del GrIS, tanto da portare a una re-

interpretazione della norma che pareva obbligare i medici alla denuncia (vedi relativa Circolare

Ministeriale).

Peraltro, è anche vero che tali prese di posizione, udito il parere di molti dei migranti intervistati,

paiono aver “tranquillizzato” più gli operatori degli utenti.

Aver focalizzato le domande sul periodo connesso con l'approvazione della legge dell'agosto 2009

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non ci ha permesso di esaminare il periodo precedente: l'emanazione del cosiddetto pacchetto

sicurezza ha prodotto un effetto di allarme, amplificato dai media e da altri meccanismi distorcenti,

moltiplicato dal passaparola tra i migranti. Il passaparola, che la ricerca conferma essere il

principale mezzo di informazione tra i migranti intervistati, avrebbe causato in quella fase una

profonda riduzione degli accessi a molti servizi.

È comunque segnalato in modo piuttosto generalizzato una diminuzione dell'accesso ai servizi

sanitari e un successivo recupero, per alcuni quasi totale, per altri solo parziale.

La diminuzione di accessi è differenziata tra i vari servizi, ma ciò che più è rilevante è la variazione

nella tipologia delle prestazioni richieste.

La presenza - e questo risulta evidente - si mantiene costante per i servizi in cui si accede tramite

invio, come ad esempio la psicologia transculturale; per contro, sembra si sia avuta una ripresa per i

servizi di Pronto Soccorso, ai quali in molti casi è impossibile non rivolgersi; per gli altri presidi,

viene rilevato una diminuzione importante rispetto a:

- gli interventi di diagnosi precoce e di prevenzione (soprattutto per ambulatori mst, consultori

famigliari e SERT);

- la compliance: rispetto alle patologie dismetaboliche, infettive o a rischio di cronicizzazione ( in

particolare questo è un elemento preoccupante rispetto ai consultori pediatrici);

- gli interventi dove è importante la componente riabilitativa (es. SERT), per i quali si verifica

una difficoltà a proseguire i percorsi tale da pregiudicarne gli esiti.

La diminuzione degli interventi che esigono una diagnosi precoce e una continuità terapeutico-

assistenziale è stata implementata dalla legge 94/2009, incidendo seriamente sulla qualità della vita

del migrante, ma ponendo altresì seri rischi di problematicità per la comunità nel suo complesso.

Per quanto riguarda il mondo dei migranti privi di permesso di soggiorno, appare chiaro che essi si

rivolgono ai servizi sanitari quasi esclusivamente quando la gravità dell'evento non lascia loro altre

alternative, ad esempio per traumi da lavoro e ferite, e – anche in questi casi – con molta prudenza:

preferiscono talvolta non rischiare la loro presenza in Italia, basti pensare alle complicanze di IVG

illegali descritte in diverse interviste.

A questo proposito, colpisce che i servizi pubblici, anche quelli specialistici, sembrino non aver

percepito appieno il fenomeno: da tempo infatti (vedi l'indagine in corso dall'aprile 2009 del

Procuratore Guariniello) vi sono fondati sospetti sulla diminuzione relativa di IVG intraospedaliere

tra le donne straniere, specie di alcune nazionalità, e sul corrispettivo aumento dei loro accessi in

ospedale per emorragie da aborto spontaneo, nonché sull'utilizzo di farmaci in grado di indurre

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l‟interruzione della gravidanza.

In altri termini, pare che l'uso di alcuni servizi sia riservato unicamente a eventi che presentano

rischi immediati ed evidenti, anche in questi casi con estrema reticenza.

Nelle ipotesi di partenza avevamo affermato che sarebbe stato errato ritenere omogeneo il mondo

dei migranti non regolarmente presenti sul territorio: la riduzione dell'utilizzo dei presidi sanitari

appare ben diversa se parliamo di migranti con un qualche inserimento sociale o se ci riferiamo a

migranti inseriti in circuiti devianti.

L'effetto appare molto più grave per i primi; per loro il passaggio allo status di "delinquente", con

l'introduzione del nuovo reato rubricato “ingresso e soggiorno illegale nello Stato italiano”, è stato

fortemente destabilizzante: si è aggiunto qualcosa al timore dell'espulsione, che già prima esisteva;

forse la possibilità di un marchio "infamante" che li segni e li separi dalla società degli uomini, in

grado di segnare quindi anche la famiglia e i figli.

Per i migranti inseriti in circuiti devianti prevale la percezione di una vita già fuori legge. Per chi

viveva di attività delinquenziali, o comunque era ai margini, impegnato al livello di sopravvivenza

fisica, il timore di essere "ancora più irregolare" non ha prodotto grandi effetti.

È allora chiaro che per i primi l'incontro con qualsivoglia parte dello Stato - quindi anche con i

servizi sanitari - è ben più minaccioso che per i secondi e si comprende il loro ricorrervi solo

quando non sia possibile farne a meno.

L'effetto destrutturante vale anche per gli stranieri regolari, non solo per l'uso dei servizi sanitari, e

incide sulla qualità della vita nella quotidianità: in questo periodo di crisi, la perdita del lavoro è

un'eventualità da mettere in conto e a cui aggiungere la possibilità di perdita del permesso di

soggiorno e di ogni diritto in Italia. Vedremo in seguito come questa situazione sia osservata anche

dai servizi nei termini di diffusa presenza di problemi psicologici e psicopatologici (ansie,

depressioni ...), accompagnati anche dall'aumento di dipendenze da alcool e da droghe.

In relazione alla seconda questione posta dalla ricerca, le interviste ai servizi indicano con una certa

precisione le principali patologie che si incontrano tra i migranti (in questo caso spesso non è

possibile fare distinzione tra regolari e irregolari, anche perchè questo dato non sempre è rilevato).

Nonostante alcune specificità, sono rilevabili aspetti di generale concordanza. Al di là di quanto

osservano i servizi più specialistici, vi sono alcune costanti, alcune dovute ora alla vita "di strada" o

alla precarietà, ora alla vita lavorativa. In particolare, colpisce la presenza ricorrente di disturbi di

tipo psichiatrico e psicologico.

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Si possono, in generale, schematizzare così le risultanze:

- una scarsa presenza delle "malattie da importazione" (presunta "infettività da emigrazione");

- una massiccia presenza delle "malattie di adattamento" (stress, elementi depressivi,

sradicamento, spaesamento e disturbi connessi all'inadeguata alimentazione);

- una massiccia presenza di "malattie di acquisizione" (connesse alle precarie condizioni di vita,

abitative e lavorative, vita di strada, modifica delle abitudini alimentari e timore della precarietà

– anche per chi è in possesso del permesso di soggiorno).

Va notato che la conoscenza di tali problematiche da parte dei diversi servizi risulta piuttosto

diversificata: i servizi del privato sociale e, tra quelli pubblici, quelli più a bassa soglia, mostrano

una conoscenza sicuramente più generale e maggiormente correlata agli stili di vita dei migranti.

Le interviste ai migranti non mostrano complessivamente forti differenze, è semmai diversa l'enfasi

sulle singole problematiche in relazione alle varie provenienze.

Quali sono allora le strategie alternative messe in campo dai migranti irregolari? Su questo punto,

occorre dire che le conoscenze dei presidi sanitari sono limitate: le risposte non aggiungono dettagli

a generiche affermazioni quali "Non si curano" o "Usano medicine tradizionali".

Molto più utili in questo caso le interviste ai migranti, che svelano una realtà articolata e dinamica.

Innanzitutto, i percorsi alternativi o complementari di cura non paiono molto cambiati per effetto

dell'introduzione del pacchetto sicurezza: ciò che è cambiato è la frequenza con cui vi si fa ricorso.

Da quanto emerge dalle interviste, questo fenomeno sembra preoccupante – per trattamenti sanitari

di una certa rilevanza – soprattutto per le IVG.

I percorsi alternativi o complementari si esplicitano attraverso diverse modalità: da una parte

portano comunque al servizio sanitario, attraverso la mediazione di parenti o amici regolari che

coinvolgono il proprio medico di base per ricette o anche visite; dall'altra perseguono vere e proprie

alternative, dai medicamenti tradizionali del paese di origine, all'acquisto di medicine al mercato

nero (ad esempio medicine abortive), all'uso di farmaci anche non tradizionali inviati dal paese di

provenienza o comunque dall'estero; infine, ed è l'aspetto più preoccupante, comportano talvolta

veri e propri interventi chirurgici, in particolare per l'IVG, con conseguenze di notevole gravità.

Quest'elemento emergerebbe molto spesso indirettamente nelle interviste ai migranti; direttamente

da una serie di interviste a donne che hanno effettuato l‟IVG in luoghi altri.

Ci sembra interessante, a questo proposito, fare una considerazione. Se la legge aveva l'obiettivo di

creare un solco tra clandestini e regolari, pare abbia sortito l'effetto opposto: le reti sociali e

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famigliari creano una maggiore solidarietà tra regolari e irregolari, rafforzando il senso di

appartenenza alle singole comunità.

In sintesi, a conclusione del lavoro, ci sembra di poter affermare che:

- malgrado siano scarsi gli esempi di effettiva segnalazione di irregolari da parte di personale

medico, la legge ha avuto comunque un effetto deterrente su tutta la popolazione immigrata. In

estrema sintesi, su 40 servizi territoriali, pubblici, del privato sociale, sanitari e non, ad alta e

bassa soglia, le risposte alla domanda se si siano osservati cambiamenti nell'utenza dopo

l'introduzione del pacchetto sicurezza sono state: no (11), nell'immediato, poi no (3), sì (22),

non so (4).

- Il fenomeno resta in gran parte sommerso nella sua dimensione, ma le possibili conseguenze di

un sottoutilizzo dei presidi sanitari sono preoccupanti, a partire dalla prevenzione e dalla

diagnosi precoce: occorre attrezzarsi per essere in grado di monitorare i cambiamenti nel loro

svolgersi.

- La circolare regionale e le campagne contro le denunce promosse dai medici non sono

conosciute e sembrano quindi aver sortito scarso effetto sui diretti interessati. Appare peraltro

evidente che i migranti, anche quelli dotati di permesso di soggiorno, hanno una conoscenza

limitata del servizio sanitario e delle reali possibilità dei percorsi di cura.

- È necessario che le informazioni siano veicolate attraverso i canali informativi naturali dei

migranti. In questo, possono avere un ruolo centrale sia i mediatori, sia le associazioni di

appartenenza, sia gli stakeholder, in modo da favorire un‟informazione dal basso.

- Sembrano deboli le reti tra i diversi servizi, pubblici e del privato sociale, sopratutto a livello di

conoscenza delle risorse.

- Il pacchetto sicurezza sembra colpire in modo più forte gli immigrati irregolari che hanno reti

sociali e comportamenti non devianti, rispetto ai circuiti delinquenziali; colpisce inoltre

fortemente anche chi è regolare, come ricorda il Prof. Sandro Mezzadra: “Abbiamo potuto

osservare che una buona parte delle disposizioni normative contenute nel pacchetto sicurezza

intervengono soprattutto sul restringimento dei diritti dei migranti con un'attenzione particolare

ai cosiddetti regolari, cioè coloro che con mille difficoltà sono riusciti finalmente ad uscire da

quella condizione di invisibilità che porta con sé l'essere clandestini”. La paura di perdere il

lavoro e di diventare quindi delinquente in quanto clandestino si fa realtà.

- Risulta indispensabile facilitare i percorsi di salute, il che significa occuparsi dell'accesso alle

informazioni per gli immigrati, utilizzando il loro sistema informativo naturale, impiegando

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personale preparato dal punto di vista linguistico e capace di una buona comprensione degli

aspetti culturali.

- Infine, e questo appare chiaro da diverse interviste, l'esigenza di trovare un'accoglienza adeguata

è dettata dalla necessità da parte degli immigrati di sentirsi accettati in quanto esseri umani, non

discriminati, al fine di poter creare un rapporto di fiducia che agevoli le cure. Dopo

l'introduzione del pacchetto sicurezza questa accoglienza diventa la vera sfida, la sola capace di

far riavvicinare la popolazione immigrata ai servizi per costruire, poco a poco, un rapporto

basato sulla fiducia e libero da ogni timore, dall'essere denunciato all'essere discriminato;

l‟integrazione è il passo successivo all‟accoglienza.

Nascono dal lavoro condotto alcune domande:

- Quali sono le modalità concrete con cui vengono veicolate le informazioni?

Si è detto della scarsa conoscenza del servizio sanitario da parte dei migranti, si è anche detto

che le informazioni che essi ricevono, e che quindi orientano i loro comportamenti, hanno

essenzialmente due fonti: i media e il passaparola. Il passaparola e le modalità con cui vengono

scambiate le informazioni sono notevolmente differenziati rispetto alle diverse comunità di

appartenenza e, a volte, anche rispetto a diversi gruppi delle stesse comunità. In altri termini,

ogni comunità ha al suo interno uno o più sistemi informativi grezzi, strade in cui scorrono le

informazioni, crocevia in cui vengono elaborate e diffuse. La ricerca ci ha confermato

l'esistenza di queste strade e di questi crocevia. Se si vuole interagire efficacemente con queste

comunità dobbiamo essere in grado di descrivere questo sistema, nel modo articolato in cui si

presenta.

- Quale interazione è praticabile tra i sistemi di cura tradizionale e le offerte di cura del servizio

sanitario?

Le interviste ai migranti – anche qui non è necessario ricorrere a particolari distinzioni tra

regolari e non regolari – evidenziano un ampio utilizzo dei sistemi di cura dei paesi di

appartenenza. È un fatto che appare nell'uso dei farmaci, ma che ci parla anche di approcci

diversi al concetto di salute e a quello di malattia. Si apprezzano differenze significative tra le

diverse provenienze. Ci sembrerebbe utile e produttivo esplorare quali potrebbero essere i punti

di incontro tra questi modi, quale colloquio sia possibile tra i diversi sistemi di cura e tra i

diversi concetti ad essi connessi; infine, come tutto questo incida sull'accesso al servizio

sanitario.

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- E i bambini?

Dalle domande ai consultori pediatrici emerge come i bambini siano seguiti dalle strutture

sanitarie in buona parte fino ai tre anni, fino ai cinque anni in minima parte; poi, di fatto non

sono più seguiti. Può darsi che questo dato sia legato alla mancanza, in questa ricerca, di un

approfondimento ad hoc, ma ci sembra comunque significativo. Il non aver focalizzato il nostro

interesse su questa fascia d'età non ci permette di dire nulla rispetto alle differenze fra le diverse

provenienze geografiche e rispetto alle incidenze dei diversi problemi sanitari dei bambini dei

migranti. Ci sembra una lacuna che varrà la pena colmare.

- Qual è l'ampiezza dei percorsi illegali?

L'esempio agghiacciante degli aborti illegali non è il solo. Su questi, si è raccolta solo la

testimonianza della loro esistenza e del fatto che il pacchetto sicurezza li renda più frequenti. Le

conseguenze di una maggiore diffusione di queste pratiche sono evidenti per la salute dei

migranti che vi si sottopongono, ma anche per l'estendersi di un mercato criminoso che non può

che espandersi. Ci pare necessario riuscire a dare qualche stima dell'ampiezza di questo

mercato."

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Roma, 1994

Zincone, G., Familismo legale, come non diventare italiani, Editrice Laterza, Roma-Bari, 2006

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5. Schema intervista ai servizi

1. Descrizione della risorsa

Associazione:

Luogo:

a) Quali sono le professionalità presenti?

Medici di base

Psicologi Infermieri professionali Educatori Professionali

ASV Operatori Pari Ausiliari

Legali Mediatori Culturali

Altro:

b) Quali servizi offre?

Accoglienza Dormitorio Mensa

Servizi medici di base Servizi medici specialistici:

Consulenza legale

Accompagnamenti sanitari Servizi di prevenzione:

Psicoterapia Unità di strada:

Altro:

c) Quali sono le modalità di accoglienza?

Diretta

Tramite invio, da parte di:

d) Quali sono le modalità di pubblicizzazione del vostro servizio?

Su Internet all‟interno di siti quali:

Tramite volantini / locandine presso altri centri quali:

Tramite passaparola

Altro:

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e) Quali sono i giorni e orari di apertura?

Lunedì orario:

Martedì orario:

Mercoledì orario:

Giovedì orario:

Venerdì orario:

Sabato orario:

Domenica orario:

f) All‟interno del vostro servizio (o anche nella segreteria) sono presenti dei Mediatori

culturali?

Sono presenti in sede durante tutto il periodo di erogazione del servizio

Sono presenti in sede ma solo in certi orari

Possono essere chiamati secondo queste modalità:

Non sono previsti

g) Se sono presenti (o disponibili a richiesta) Mediatori culturali, essi coprono tutto il ventaglio

delle culture che arrivano presso il vostro servizio?

Non completamente ma non abbiamo problemi per le culture escluse

No, sarebbe utile avere mediatori per

ma non è possibile perché

2. Descrizione dell'utenza

a) Quanti utenti stranieri “passano” in accoglienza presso il vostro centro alla settimana?

Una stima di

Secondo i dati sono

b) Quanti di questi vengono “presi in carico” (ovvero gli viene offerto il servizio)?

Tutti

Una parte:

percentuale stimata

rilevata

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c) Per quale motivo questi utenti non vengono presi in carico?

d) In quale percentuale gli Stranieri arrivano al vostro servizio rispetto agli Italiani?

Sono solo utenti stranieri

Gli Stranieri sono una parte dell‟utenza:

percentuale stimata

rilevata

e) Quali sono le provenienze degli utenti stranieri e in che percentuale? (specificare nella

parentesi “s” se percentuale stimata o “r” se rilevata da dati oggettivi)

Maghreb, percentuale: ( )

Africa subsahariana, percentuale: ( )

Centro e Sud America, percentuale: ( )

Romania e altri paesi dell‟Europa dell'Est, percentuale: ( )

Cina, percentuale: ( )

Altri rilevanti: percentuale: ( )

percentuale: ( )

percentuale: ( )

f) In quale percentuale gli Stranieri che accedono al vostro servizio sono irregolari?

Secondo i dati sono

Non è possibile rilevarlo perché non registriamo questa informazione ma si può stimare

Non è possibile stimarlo perché non lo chiediamo

g) Per gli utenti irregolari (stimati o rilevati): puoi distinguerli in base alla loro presenza e

livello di integrazione?

Completamente privi di una rete di supporto (non hanno famiglia, vivono isolati):

Alcuni La media La maggior parte Tutti

Ben inseriti con famiglia, amici, lavoro in nero:

Alcuni La media La maggior parte Tutti

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Vivono in ambienti e svolgono attività delinquenziali:

Alcuni La media La maggior parte Tutti

h) Ha idea di dove dorme la maggior parte di loro?

Dove capita

Panchine, ponti, luoghi esterni

Presso dormitori

Presso terzi

Altro

Non so

i) Riguardo gli utenti stranieri in generale, qual è l‟età e il sesso dell‟utenza che principalmente

usufruisce del vostro servizio? (segnare anche più di una scelta se significativamente

presente)

-11 12-18 -35 -65

Inserire qui (se sono disponibili) percentuali rilevate

l) Da cosa possono essere motivate, secondo lei, queste differenze di sesso e età degli utenti?

m) Quali sono i quartieri di residenza da cui provengono?

Dalla zona in cui si svolge il servizio

Da tutta Torino

Da alcuni quartieri in particolare: quali

Anche da fuori città (es. )

n) Ha idea di quali siano i principali luoghi di aggregazione naturale degli utenti stranieri?

Piazze, vie particolari: quali

Chiese, moschee o altri luoghi di culto

Associazioni etniche

Bar, discoteche

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Davanti o all‟interno del vostro centro

Altro:

3. Tipologia problemi

a) Quali sono i principali problemi portati dagli utenti stranieri (sanitari o altro)?

Solo quelli inerenti al servizio, in particolare:

Anche altri che non competono allo specifico servizio offerto, come:

b) Quando non potete risolvere i problemi che vi portano perché non riguardano il vostro

servizio come vi comportate?

c) Quali sono i problemi socio-sanitari maggiormente rilevati?

Cardiologici Dismetabolici Dermatologici

Infettivologici (quali )

Pediatrici Ortopedici Ostetrico-ginecologici

Psicologici Psichiatrici Malnutrizionali

Endocrinologici Pneumologici

Altro

d) Quali potrebbero essere, secondo lei, gli elementi scatenanti di questi problemi? (es.

condizioni ambientali, situazioni relazionali, lavoro)

e) Quali sono invece gli effettivi bisogni rilevati?

f) Quali potrebbero essere, secondo lei, gli elementi scatenanti di questi bisogni?

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g) Se subentra la necessità di un approfondimento specialistico e strumentale per affrontare

adeguatamente il problema e il centro non è in grado di offrirlo, dove invia l‟utente e con

quali modalità?

h) Con che frequenza capita che non si riesca ad arrivare alla fine della presa in carico a causa

della mancanza di risorse economiche e strumentali?

Spesso

Raramente

Talvolta

4. Cambiamenti dopo il ddl “ pacchetto sicurezza” stimati e/o documentabili

a) Ha notato cambiamento dopo il “pacchetto sicurezza” sull‟utenza del vostro centro?

(specificare se ci sono dei dati se sono stimati o rilevati)

No, nessun cambiamento

Sì, riguardo al numero degli utenti, ovvero

Sì, riguardo alla tipologia (es. differenze etniche) degli utenti, ovvero

Altro:

b) E‟ cambiato qualcosa riguardo la possibilità di utilizzo di servizi specialistici e strumentali?

No, nessun cambiamento

Sì,

c) Se non vengono presso il vostro centro gli Stranieri irregolari a causa del ddl, pensate o

riscontrate che si siano creati dei percorsi alternativi di cura e risoluzione dei problemi?

Quali? Come lo sapete?

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5. Considerazioni della persona intervistata

a) Altre considerazioni della persona intervistata:

b) Eventuali suggerimenti di altri contatti:

Potrebbe suggerirmi dei nomi e recapiti di persone all‟interno del vostro centro che

potrebbero fornirmi le informazioni che non siamo riusciti qui a rilevare?

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6. Questionario per i migranti

Lo spazio per le risposte è solo indicativo: più materiale raccogliete meglio è; la prima parte è

personale, la seconda e la terza riguardano soprattutto quello che l‟intervistato sa della sua

“comunità”.

Chi è l’intervistato:

1- Nazionalità

2- Regolare/irregolare

3- Da quanto tempo in Italia

4- Lavora (che lavoro fa)/non lavora

5- Chi frequenta abitualmente

A) solo compaesani,

B) vari gruppi etnici però solo

stranieri

C) stranieri e italiani

Pacchetto sicurezza:

6- Conosce il pacchetto sicurezza o

decreto di legge 125 del 24 luglio

2008?

7- Che cosa comporta secondo lei

(che conseguenze ha)?

8- Ha notato dei cambiamenti dopo

il pacchetto di sicurezza e di che

tipo?

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Problemi sanitari e percorsi di salute:

9- Quali sono i più frequenti

problemi sanitari della sua

comunità/dei suoi compaesani?

(chiedere di precisare le cause se

utile: es. ferite da taglio a causa

di risse in discoteca o ossa rotte

per incidenti sul lavoro..)

10- Come vengono affrontati questi

problemi, ovvero a chi si

rivolgono e in che modo?

(descrivere per ogni tipo di

problema sanitario se ne mette più

di uno: es. medicina alternativa,

percorsi illegali, rinuncia alla

cura..)

11- Perché non si rivolgono alla sanità

italiana o agli altri servizi offerti

dalla città (se non lo fanno)?

(es. per paura, per sfiducia, per

scarsa informazione, per problemi

di comunicazione del problema o

di comprensione della cura, per il

costo del ticket e delle medicine)

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12- In particolare sull‟aspetto

sanitario ha notato cambiamenti

dopo il pacchetto sicurezza?

13- Cosa propone di cambiare o cosa

manca a Torino per risolvere i

principali problemi della sua

comunità?

(accogliamo lamentele, ma

soprattutto possibili soluzioni)

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7. Elenco completo intervistati

A Enti con forte accesso di stranieri Figure intervistate

1 ASL TO2, Pronta assistenza x tossicodipendenti

(Amedeo di Savoia. Dipartimento dipendenze)

Responsabile servizi pronta

assistenza

2 Consultori famigliari (Lungo Dora savona (Circ. 7) – Via

Montanaro (Circ. 6)) Ostetrica

3 Consultori famigliari (ASL TO2) Dottoressa

4 Centro di Psicologia Transculturale dell'Ufficio Pastorale

Migranti Psicoterapeuta

5 Gruppo Abele: Drop house (via Pacini) Educatrice

6 Gruppo Abele: dormitorio femminile convenzionato col

Comune con 4 posti letto privati (anche utenza maschile) Psicologa

7

Gruppo Abele: drop in pomeridiano via Pacini (servizio a

bassa soglia, aperto il pomeriggio, inizialmente destinato

a maggiorenni in difficoltà senza connotazioni specifiche,

ora diventato un servizio per immigrati)

Psicologa

8 Camminare Insieme Mediatore culturale

9 Camminare Insieme Amministrativo

10

Cooperativa Liberi tutti presso bagni pubblici. Il servizio

"Info pulite" propone uno sportello informativo e di

orientamento (sanitario, lavorativo, sociale) per i migranti

che usufruiscono dei bagni pubblici di via Aglié

Operatrice sociale

11 Ambulatorio Mi.Sa ospedale Amedeo di Savoia Dottoressa

12 Struttura pubblica OIRM-S.Anna Dottore clinica universitaria

13 Struttura pubblica OIRM-S.Anna Psicologa

14 Centro ISI (lungo Dora Savona e via Azuni) Responsabile

15 Aluanur No Profit, via Reiss Romoli Vice presidente

16 Cooperativa Orso, Torino-informagiovani Mediatore culturale

17 Cottolengo, mensa Educatore professionale

18 Gabrio, microclinica Fatih Infermiere professionale

19 Tampep onlus (servizio rivolto a donne vittime della

tratta) Vice-presidente

20 Ser.T, via Lombroso Responsabile (medico)

21 Sert, via Lombroso Psicologa ed educatore

professionale

22 Ospedale OIRM-Sant‟Anna Coordinatore ostetrico triage PS

23 Ospedale Infantile Regina Margherita Pediatria SSOB OIRM

(Dott.Maccario)

24 Pronto soccorso, presidio Gradenigo Capo sala PS

25 Sermig TORINO Resp Serv Sanitari

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26 Pronto Soccorso Ospedale Maria Vittoria Medico

27 Dip. dipendenze patologiche ASL TO 2 (Cangoo

itinerante) Responsabile e educatore

28 Consultorio famigliare ASL TO 2 Medico

29 Ufficio immigrati CGIL di Torino Funzionario - Dipartimento

politiche dell‟immigrazione

30 Ufficio per la Pastorale Migranti Direttore

31 Associazione Animazione Interculturale -San Salvario

(ASAI) Presidente

32 Gris Piemonte Referente settore lavoro

33 Pronto soccorso san Giovanni Bosco Medico

34 Pediatria di comunità Asl To 2 Medico,coordinatore

infermieristico e assistenza sociale

35 Ufficio minori stranieri (Comune di Torino) Responsabile Ass. Sociale

36 Ufficio stranieri adulti -rifugiati(Comune di Torino) Responsabile servizio sociale

37 Farmacia Porta Palazzo Impiegata farmacista

38 Comitato di porta palazzo (The Gate) Mediatore/coordinatore progetti

sociali

39 Associazione che aiuta Donne Vittime e in Difficoltà

(TAMPEP) Presidente

40 Associazione Culturale per Donne Straniere (Alma

Mater) Socia fondatrice

41 uno degli sportelli stranieri gestito dalla Cooperativa

Sociale “La Talea” Mediatrice rumena

42 Oratorio salesiano san salvario Presenti: direttore, educatore,

animatore

43 Oratorio salesiano san paolo

Direttore e cappellano che celebra

la messa in lingua spagnola per i

latino americani

44

M.I.L.- Movimento intercontinentale dei lavoratori

(Associazione culturale di sviluppo e analisi politica e

socio-economica)

Commissario politico/ medico di

base di origine straniera

45 Ritrovo della comunità filippina C.so Vittorio (chiesa) Cappellano della comunità

filippina

46 L‟associazione TAMPEP Referente accoglienza(f)

47 ASL TO2, Consultorio famigliare/pediatrico Mediatrice cinese(f)

48 ASL TO2, Centro ISI Mediatrice cinese(f)

49 Camminare Insieme e servizio di sportello di ascolto alle

mamme

Responsabile centro ascolto/

operatore accoglienza(f)

50 Sevizio di sportello - assistenza ai cinesi in c. Vercelli Operatore sportello (M)

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B Persone immigrate

51 Cina, Maschio, circa 50 anni, regolare, studi in Italia – diploma – lavora allo sportello

informativo della comunità cinese

52 Senegal, Donna, 32 anni, Laurea breve in economia conseguita nel suo paese. Con permesso

di soggiorno. Dipendente di phone center con la mansione di gestore

53 Costa d’Avorio, Donna, 28 anni, Segretaria d'Azienda (diploma), Senza permesso di

soggiorno. Badante

54 Ghana, Maschio, 39 anni, Terza media. Con permesso di soggiorno.Operaio

55 Nigeria. Donna, 26 anni, Diploma di scuola superiore, In attesa del permesso di soggiorno,

Colf

56 Nigeria, Maschio, 24 anni, Terza media, Senza permesso di soggiorno, senza lavoro

57 Mali, Maschio, 22 anni, Terza media, Senza permesso di soggiorno, senza lavoro

58 Madagascar, Donna 28 anni, Laureata in diritto, Con regolare di soggiorno, Badante non

regolare

59 Kenia, Donna, 54 anni, Terza media, In attesa di permesso di soggiorno, Artista

60 Repubblica del Congo, Maschio, 32 anni, Diploma di pittore, Permesso umanitario,

disoccupato

61 Guinea, Donna, 22 anni, Artista di ballo africano, Senza permesso di soggiorno, parrucchiera

non regolare

62 Congo, Donna, 28 anni, Terza media, Senza permesso di soggiorno, Collaboratrice domestica

63 Angola, Maschio, 27anni, Diploma media, Senza permesso di soggiorno, Agricoltore

64 Sudan, Maschio, 24 anni, Scuola elementare, Permesso di soggiorno per rifugio, Senza

lavoro

65 Burkina Faso, Maschio, 24 anni, Licenza in economia aziendale, Senza permesso di

soggiorno, Agricoltore

66 Camerun, Maschio, 30 anni, Infermiere professionale, Con permesso di soggiorno, Operaio

67 Somalia, Maschio, 22 anni, Diplomato, con permesso di soggiorno, Colf

68 Etiopia, Donna, 28 anni, Terza media, Permesso umanitario, Badante

69 Camerun, Donna, 24 anni, Diploma media superiore, Con ricevuto, Disoccupato

70 Nigeria, Donna, 25anni, 5 anni di studi, Irregolare

71 Nigeria, Donna, 30 anni, nessun studio, Irregolare

72 Brasile (presidente associazione brasiliana di Torino), Donna, 30 anni, 19 anni di studio in

Brasile, 2 in Italia (università), Regolare, Disoccupata iscritta al centro d‟impiego

73

Brasile (titolare circolo privato), Donna, Oltre 40 anni, Studi medie superiori, Regolare,

Gestore circolo ricreativo per tesserati A. N. Co.S. (Associazione Nazionale Comunità Sociali

e Sportive)

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74 Brasile (membro ass. brasiliana e referente squadra dilettantistica brasiliana di calcio),

Donna, 36 anni, 15 anni in Brasile, Regolare, È impiegata

75

Perù, Donna, Circa 40 anni, Laurea in psicologia (17 in Perù, 2 in Italia) riconosciuto,

Regolare, Si, interpretariato per il tribunale e negli sportelli informativi per stranieri di

Torino, Caselle e Nichelino

76 Perù, Donna, Circa 40 anni, Iscritta all‟università di Torino, Regolare, Lavora (mediatrice)

77 Ecuador, Maschio, 56 anni, 14 anni scolarizzazione – studiato in Ecuador fino all‟università,

Regolare, Si, Vicepresidente di una associazione ecuadoregna

78 Ecuador, Donna, 46 anni, 16 anni scolarizzazione – studiato in Ecuador fino all‟università,

Regolare, Si, moglie vicepresidente di una associazione ecuadoregna

79 Marocco, Maschio, 36 anni, 10 anni scolarizzazione, regolare, edile

80 Algeria, Maschio, 33, 11 anni scolarizzazione, irregolare, Non lavora, borseggiatore

81 Algeria, Maschio, 31, 8 anni scolarità, Regolare, Bar della moglie italiana

82 Marocco, Donna, 29 anni, 8 anni scolarizzazione, irregolare

83 Egitto, Maschio, 45, 13 anni scolarizzazione, regolare, Mercato generale

84 Tunisia, Maschio, 31, 7 anni scolarizzazione, irregolare, Non lavora,

85 Tunisia, Maschio, 25, 8 anni scolarizzazione, irregolare, Disoccupato,

86 Marocco, Maschio, 35, 9 anni scolarizzazione, irregolare, Lavora al forno dei marocchini, fa

le notti

87 Marocco, Maschio, 30anni , da 6 anni in Italia, Regolare da 7 mesi attraverso art. 31,

Disoccupato

88 Marocco, Maschio, 26 anni, 8 anni di studio, Irregolare, Disoccupato

89 Marocco, Maschio, 32 anni, 5 anni di studio, Irregolare, Lavoro in nero al mercato

90 Marocco, Maschio, 34 anni, III media in Italia + corsi formazione, Senza permesso, lo aveva

poi l'ha perso

91 Marocco , Maschio, 35 anni, Ex infermiera, titolo in Marocco, Senza permesso, No, adesso è

agli arresti domiciliari

92 Marocco , Maschio, 33 anni, 12 anni scolarizzazione, regolare, saldatore

93 Marocco, Donna, 32 anni, nessuno studio, irregolare, Badante

94 Marocco, Donna, 29 anni, 3 anni di studio, irregolare

95 Italia, origine cinese, Donna, 40 anni, diploma, regolare, mediazione

96 Albania, Donna, 30 anni, Laureata in Economia Aziendale a Torino, Regolare, Si, in regola

da 5 anni.

97 Albania, Maschio, 44 anni, Liceo scientifico, In attesa del primo permesso, Operaio edile,

lavora in nero.

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98 Bosnia , Donna, 28 anni, Laureata in giurisprudenza, Con regolare permesso di soggiogo,

Impiegata

99 Bosnia, Maschio, 22 anni, Le medie nel paese d‟origine, Irregolare, Si, operaio

100 Macedonia, Maschio, 32 anni, Le medie nel paese d‟origine, Irregolare, Artigiano

101 Moldavia, Donna, 48 anni, Le medie nel paese di origine, Irregolare, Lavoro come colf e

badante ma non in modo continuo.

102 Serbia, Maschio, 24 anni, Le medie nel paese d‟origine, Regolare da un anno, Magazziniere

103 Albania, Maschio, 24 anni, Liceo scientifico nel paese d‟origine, Senza permesso di

soggiorno, Operaio edile

104 Serbia, Donna, 41 anni, Le superiori nel paese d‟origine, Regolare, sarta

105 Montenegro/rom, Donna, 21 anni, 8 anni di studio, Regolare, non lavora

106 Macedonia/rom, Maschio, 36 anni, Solo le elementari, irregolare, Più non lavoro che lavoro,

vado in giro a suonare per guadagnare qualche soldino.

107 Montenegro, Maschio, 41 anni, Finito università delle belle arti nel paese di origine,

Regolare dal 2002, Fabbrica di pezzi di ricambio

108 Moldavia, Donna, 34 anni, Infermiera nel paese d‟origine, in attesa del permesso, lavoro

come badante

109 Montenegro, Donna, Regolare, Lavoro nella sanità dal 1999

110 Marocco, Maschio, circa 40 anni, diplomato, regolare, mediatore culturale

111 Mali, Maschio, 40 anni, laurea infermieristica in Algeria, regolare dal 1996, attualmente

disoccupazione iscritto al collocamento

112 Paraguai, donna, 31 anni, laureata, regolare dal 1989, impiegata presso associazione

culturale

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Indice

1. Premessa p. 2

Le ipotesi di partenza p. 2

Obiettivi della ricerca p. 4

La metodologia p. 5

Le fasi della ricerca p. 6

2. Cosa è emerso dalle interviste p. 8

Strutture ospedaliere pubbliche p. 8

Servizi Pubblici Territoriali p. 10

Servizi Sanitari Privati p. 13

Servizi non sanitari e luoghi ad alta frequentazione di migranti p. 16

Il punto di vista dei migranti p. 21

Africa Subsahariana p. 22

Africa Settentrionale p. 25

Europa dell‟Est p. 28

America Latina p. 31

Cina p. 34

Il fenomeno degli aborti illegali p. 36

Convergenze e differenze p. 39

3. Conclusioni p. 41

4. Bibliografia generale p. 48

5. Schema intervista ai servizi p. 51

6. Questionario per i migranti p. 58

7. Elenco completo intervistati p. 61

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Bibliografia generale AAVV, atti del convegno Gris Piemonte 23 marzo 2010; Ambrosini, M., Sociologia delle migrazioni, il Mulino, Bologna 2005 Attali, J., l’Homme nomade, Fayard, Paris 2003. Bacci L., Introduzione alla demografia, Loescher, Torino 1990. 1 Beneduce R., 2007, Etnopsichiatria. Sofferenza mentale e alterità fra Storia, dominio e

cultura, Roma, Carocci Bischoff, A., Caring for migrant and minority patients in European hospitals, a review of effective interventions, Neuchatel and Basel, 2003. Bucchi M., Neresini F., sociologia della salute, Carocci Editore, Roma 2003. Caponio T., Colombo A., a cura di, migrazioni globali, integrazioni locali, il Mulino 2005. Cardano M., tecniche di ricerca qualitativa, Roma 2003. Caritas italiana, Romania, immigrazioni e lavoro in Italia,: statistiche, problemi e prospettive, IDOS Roma 2008. Colombo, A., Sciortino G., Gli immigrati in Italia, Il Mulino, Bologna 2004.

1 Trent’anni dopo, Il Mulino, Bologna, 2008 Corbetta P.,Metodologie tecniche della ricerca sociale, Il Mulino, Bologna Corbetta, Gasperoni, Pisati, Statistica per la ricerca sociale, Il Mulino, Bologna 2001. D’Alessandro R., Breve storia della cittadinanza, Manifestolibri, Roma 2007; Dal Lago A., non persone. L’esclusione dei migranti in una società globale; Feltrinelli, Milano 2004. Eve M., Favretto A.R., Maraviglia C., Le disuguaglianze sociali, Carocci, Roma 2003. 2 Fantauzzi A., 2010, Il rapporto medico-paziente immigrato. (In)comprensione e pratiche di

mediazione linguistica e culturale, «Tendenze Nuove. Materiali di lavoro su sanità e salute», 1, n.s., pp.45-58

Federici N., Istituzioni di demografia, editrice Elia, Roma 1980 Gruppo Abele, rapporto donne migranti e salute, EGA edizioni, Torino 2008. 3 Geraci S. (a cura di), 1995, Approcci transculturali per la promozione della salute.

Argomenti di medicina delle migrazioni, Roma, Peri Tecnes. 4 Geraci S., 2008, La Medicina delle Migrazioni in Italia, in A. Fantauzzi (a cura di), L’altro in

me. Dono del sangue e immigrazione fra culture, pratiche e identità, Milano, AVIS Nazionale, pp.84-95.

5 Geraci S., 2009, Intervista a S. Geraci, «Aggiornamenti Sociali», 4, 60, aprile 2009, pp.271-279

6 Geraci S., Martinelli B., 2002, Il diritto alla salute degli immigrati. Scenario nazionale e politiche sociali, Roma, Anterem. http://www.simmweb.it/fileadmin/documenti/Pubblicazioni/cap._1_e_2___bib.pdf

7 Geraci S., Maisano B., Mazzetti M., 2005, Migrazione e Salute. Un lessico per capire, Roma, Centro Studi Emigrazione

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