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1 INCONTRO a cura della parrocchia S. Martino V. - Biassono Marzo 2016 UNA PASQUA IN ATTESA DI MARIA chiusa in quella sala del piano superiore di Gerusalemme a pregare con i discepoli e a parlare loro di Gesù! La madonna è stata la prima catechista. Dalla sua bocca in quei giorni i discepoli hanno saputo sicuramente notizie che poi avremmo trovato nei vangeli. In quella sala la madonna ha fatto la prima esperienza di chiesa unita, concorde e fraterna. Leggiamo negli Atti: "Tutti erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù e ai fratelli di lui". Questo quadro stupendo di chiesa che ci è narrato nel libro degli Atti, si compirà per le nostre parrocchie nei giorni della presenza della Madonna pellegrina di Fatima tra noi. Con Lei saremo nel "cenacolo" delle nostre chiese per celebrare nei sacramenti il Signore morto e risorto. La sua materna presenza ci aiuterà a conoscere meglio il Signore Gesù che ci parlerà in modo abbondante in quei giorni attraverso la Parola proclamata e la testimonianza di tanti preti. Lei ci aiuterà ad accostarci con fiducia al sacramento della Misericordia, per rinascere a una vita veramente nuova e più capace di "mostrare Gesù". Lei, che invochiamo spesso come “madre di misericordia”, ci metterà nel cuore il desiderio di essere perdonati da chi abbiamo offeso ma anche di perdonare chi ci ha offeso. Vorremmo in quei giorni santi, dare testimonianza di "tentare" di essere una chiesa fraterna, unita, accogliente, capace di ascolto e di tenerezza. Vorremmo che tanti parrocchiani e non, in quei giorni si sentissero come a casa propria. Sono questi i miracoli che chiediamo alla Madonna accanto ad altri miracoli che sicuramente ci sta preparando. Il passaggio di Maria tra noi dovrà essere una vera e rinnovata Pentecoste che dal cenacolo ci “butti fuori”, “in uscita” come ci dice spesso Papa Francesco per dire in modo più trasparente e quindi più credibile, quello che gli apostoli hanno detto in piazza dopo la Pentecoste: "Gesù il Crocifisso è risorto". Siamo certi che la presenza materna di Maria farà il resto! A noi è chiesto semplicemente un "atto di affidamento" a Lei nostra buona madre. Don Giuseppe La Pasqua di quest’anno per la nostra comunità pastorale, capita quasi alla vigilia dell’arrivo tra noi della Madonna Pellegrina di Fatima. Un evento straordinario che sappiamo da tanto e che stiamo preparando da mesi con il coinvolgimento di tante persone di tutte e tre le nostre parrocchie. Se possiamo parlare di "miracolo", il primo è proprio questo: la Madonna ci ha messo assieme, ci ha fatto camminare insieme, ci sta facendo fare una reale esperienza di comunione tra noi. Mi verrebbe un motto: “insieme per Maria”. Non possiamo allora quest’anno parlare di Pasqua senza uno sguardo speciale alla presenza di Maria nel mistero pasquale. I Vangeli, per la verità, non ci dicono molto al riguardo a parte l’evangelista Giovanni. La tradizione vede Maria sulla via del Calvario per un fugace incontro con Gesù. San Giovanni ci dice che Maria "stava là sotto la croce". Ce la presenta con pochissime parole che dicono tutto il suo dolore e la sua partecipazione al dolore redentivo di Cristo. Sotto la croce diventa per volontà di Gesù, l’immagine della santa madre Chiesa di cui tutti siamo figli; da quel momento la possiamo giustamente chiamare “madre”, nostra madre Maria Santissima. Non ci dicono i vangeli che Gesù sia apparso risorto a Maria. Anche Lei ha vissuto la "notte della fede" come capita spesso a ciascuno di noi; anche Lei come diceva il card. Martini, ha vissuto il "silenzio del sabato santo", un silenzio pieno di interrogativi ma nel suo cuore non ha mai perso la speranza, non ha mai smesso di credere che quel figlio crocifisso e posto nel sepolcro sarebbe risorto mostrando così al mondo che l’Amore è più forte della morte e che la morte sarebbe stata per Gesù un “passaggio” per mostrare la Sua gloria di Signore e redentore del mondo. La troviamo però nel cenacolo con gli undici e gli altri discepoli in attesa dello Spirito santo a Pentecoste. Sta per nove giorni

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INCONTROa cura della parrocchia S. Martino V. - Biassono Marzo 2016

UNA PASQUA IN ATTESA DI MARIAchiusa in quella sala del piano superiore di Gerusalemme a pregare con i discepoli e a parlare loro di Gesù! La madonna è stata la prima catechista. Dalla sua bocca in quei giorni i discepoli hanno saputo sicuramente notizie che poi avremmo trovato nei vangeli. In quella sala la madonna ha fatto la prima esperienza di chiesa unita, concorde e fraterna. Leggiamo negli Atti: "Tutti erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù e ai fratelli di lui". Questo quadro stupendo di chiesa che ci è narrato nel libro degli Atti, si compirà per le nostre parrocchie nei giorni della presenza della Madonna pellegrina di Fatima tra noi. Con Lei saremo nel "cenacolo" delle nostre chiese per celebrare nei sacramenti il Signore morto e risorto. La sua materna presenza ci aiuterà a conoscere meglio il Signore Gesù che ci parlerà in modo abbondante in quei giorni attraverso la Parola proclamata e la testimonianza di tanti preti. Lei ci aiuterà ad accostarci con fiducia al sacramento della Misericordia, per rinascere a una vita veramente nuova e più capace di "mostrare Gesù".Lei, che invochiamo spesso come “madre di misericordia”, ci metterà nel cuore il desiderio di essere perdonati da chi abbiamo offeso ma anche di perdonare chi ci ha offeso. Vorremmo in quei giorni santi, dare testimonianza di "tentare" di essere una chiesa fraterna, unita, accogliente, capace di ascolto e di tenerezza. Vorremmo che tanti parrocchiani e non, in quei giorni si sentissero come a casa propria. Sono questi i miracoli che chiediamo alla Madonna accanto ad altri miracoli che sicuramente ci sta preparando.Il passaggio di Maria tra noi dovrà essere una vera e rinnovata Pentecoste che dal cenacolo ci “butti fuori”, “in uscita” come ci dice spesso Papa Francesco per dire in modo più trasparente e quindi più credibile, quello che gli apostoli hanno detto in piazza dopo la Pentecoste: "Gesù il Crocifisso è risorto".Siamo certi che la presenza materna di Maria farà il resto! A noi è chiesto semplicemente un "atto di affidamento" a Lei nostra buona madre.

Don Giuseppe

La Pasqua di quest’anno per la nostra comunità pastorale, capita quasi alla vigilia dell’arrivo tra noi della Madonna Pellegrina di Fatima. Un evento straordinario che sappiamo da tanto e che stiamo preparando da mesi con il coinvolgimento di tante persone di tutte e tre le nostre parrocchie. Se possiamo parlare di "miracolo", il primo è proprio

questo: la Madonna ci ha messo assieme, ci ha fatto camminare insieme, ci sta facendo fare una reale esperienza di comunione tra noi. Mi verrebbe un motto: “insieme per Maria”. Non possiamo allora quest’anno parlare di Pasqua senza uno sguardo speciale alla presenza di Maria nel mistero pasquale.I Vangeli, per la verità, non ci dicono molto al riguardo a parte l’evangelista Giovanni.La tradizione vede Maria sulla via del Calvario per un fugace incontro con Gesù. San Giovanni ci dice che Maria "stava là sotto la croce". Ce la presenta con pochissime parole che dicono tutto il suo dolore e la sua partecipazione al dolore redentivo di Cristo. Sotto la croce diventa per volontà di Gesù, l’immagine della santa madre Chiesa di cui tutti siamo figli; da quel momento la possiamo giustamente chiamare “madre”, nostra madre Maria Santissima. Non ci dicono i vangeli che Gesù sia apparso risorto a Maria. Anche Lei ha vissuto la "notte della fede" come capita spesso a ciascuno di noi; anche Lei come diceva il card. Martini, ha vissuto il "silenzio del sabato santo", un silenzio pieno di interrogativi ma nel suo cuore non ha mai perso la speranza, non ha mai smesso di credere che quel figlio crocifisso e posto nel sepolcro sarebbe risorto mostrando così al mondo che l’Amore è più forte della morte e che la morte sarebbe stata per Gesù un “passaggio” per mostrare la Sua gloria di Signore e redentore del mondo.La troviamo però nel cenacolo con gli undici e gli altri discepoli in attesa dello Spirito santo a Pentecoste. Sta per nove giorni

INCONTRO

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La misericordia, il tema più caro a papa Francesco, è al centro del volume edito da Piemme “Il nome di Dio è misericordia”, che contiene la conversazione tra il Santo Padre e il giornalista Andrea Tornielli.Pubblichiamo qui di seguito alcune risposte del Papa alle domande del vaticanista.

Santo Padre, può dirci com’è nato il desiderio di indire un Giubileo della Misericordia? Da dove le è venuta l’ispirazione?

Non c’è un fatto particolare o definito. Le cose a me vengono un po' da sole, sono le cose del Signore, custodite nella preghiera. Io sono portato a non fidarmi mai della prima reazione che ho di fronte a un’idea che mi viene o a una proposta che mi viene fatta. Non mi fido mai, anche perché solitamente la prima reazione è sbagliata. Ho imparato ad attendere, ad affidare al Signore, a chiedere il Suo aiuto,per poter discernere meglio, per lasciarmi guidare.La centralità della misericordia, che per me rappresenta il messaggio più importante di Gesù, posso dire che è cresciuta piano piano nella mia vita sacerdotale, come la conseguenza della mia esperienza di confessore, delle tante storie positive e belle che ho conosciuto.

Che cos'è per lei la misericordia?

Etimologicamente, misericordia significa aprire il cuore al misero. E subito andiamo al Signore: misericordia è l'atteggiamento divino che abbraccia, è il donarsi di Dio che accoglie, che si piega a per-donare. Gesù ha detto di non essere venuto per i giusti, ma per i peccatori.Non è venuto per i sani, che non hanno bisogno del medico, ma per gli ammalati. Per questo si può dire che la misericordia è la carta d’identità del nostro Dio. Dio di misericordia, Dio misericordioso. Per me questa è davvero la carta d'identità del nostro Dio.Mi ha sempre colpito leggere la storia d'Israele come viene raccontata nella Bibbia, nel capitolo 16 del Libro di Ezechiele. La storia paragona Israele a una bambina, alla quale non fu tagliato il cordone ombelicale, ma venne lasciata nel sangue, gettata via. Dio la vide dibattersi nel sangue, la ripulì, la unse, la vestì, e quando fu cresciuta l’adornò di seta e gioielli.Ma lei, infatuata della sua stessa bellezza, si prostituì, non facendosi pagare, ma pagando lei stessa i suoi amanti. Dio però non dimenticherà la sua alleanza e la metterà al di sopra delle sue sorelle maggiori, perché Israele si ricordi e si vergogni (Ezechiele 16, 63), quando le sarà perdonato ciò che ha fatto.Questa per me è una delle rivelazioni più grandi: continuerai a

IL NOME DI DIOè MISERICORDIA

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essere il popolo eletto, ti saranno perdonati tutti i peccati.Ecco: la misericordia è profondamente unita alla fedeltà di Dio. Il Signore è fedele perché non può rinnegare se stesso. Lo spiega bene San Paolo nella Seconda lettera a Timoteo (2, 13):“Se siamo infedeli, Lui rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso”. Tu puoi rinnegare Dio, tu puoi peccare contro di Lui, ma Dio non può rinnegare stesso, Lui rimane fedele.

Perché secondo lei questo nostro tempo e questa nostra umanità hanno cosi bisogno di misericordia?

Perché è un'umanità ferita, un' umanità che porta ferite profonde. Non sa come curarle o crede che non sia proprio possibile curarle. E non ci sono soltanto le malattie sociali e le persone ferite dalla povertà, dall’esclusione sociale, dalle tante schiavitù del terzo millennio. Anche il relativismo ferisce tanto le persone: tutto sembra uguale, tutto sembra lo stesso.Questa umanità ha bisogno di misericordia. Pio Xll, più di mezzo secolo fa, aveva detto che il dramma della nostra epoca era l'aver smarrito il senso del peccato, la coscienza del peccato. A questo si aggiunge oggi anche i1 dramma di considerare il nostro male, il nostro peccato, come incurabile, come qualcosa che non può essere guarito e perdonato.Manca l'esperienza concreta della misericordia. La fragilità dei tempi in cui viviamo è anche questa: credere che non esista possibilità di riscatto, una mano che ti rialza, un abbraccio che ti salva, ti perdona, ti risolleva,ti inonda di un amore infinito, paziente, indulgente; ti rimette in carreggiata. Abbiamo bisogno di misericordia.Dobbiamo chiederci perché cosi tante persone, uomini e donne, giovani e anziani di ogni estrazione sociale, oggi ricorrano ai maghi e ai chiromanti. Il cardinale Giacomo Biffi era solito citare queste parole dello scrittore inglese Gilbert Keith Chesterton: «Chi non crede in Dio, non è vero che non crede in niente, perché comincia a credere a tutto». Una volta

ho sentito una persona dire: ai tempi di mia nonna bastava il confessore, oggi tante persone si rivolgono ai chiromanti...Oggi si cerca salvezza dove si può.

Ci può essere misericordia senza il riconoscimento del proprio peccato?

La misericordia c'è, ma se tu non vuoi riceverla… Se non ti riconosci peccatore vuol dire che non la vuoi ricevere, vuol dire che non ne senti il bisogno. A volte puoi aver difficoltà a capire che cosa ti è accaduto. A volte puoi essere sfiduciato, credere che non sia possibile rialzarsi. Oppure preferisci le tue ferite, le ferite del peccato, e fai come il cane: le lecchi con la lingua, ti lecchi le ferite.Questa è una malattia narcisista che porta l’amarezza. C'è un piacere nell’amarezza, un piacere ammalato.Se non partiamo dalla nostra miseria, se rimaniamo perduti, se disperiamo della possibilità d’essere perdonati, finiamo col leccarci le ferite che restano aperte e non guariscono mai. Invece la medicina c’è, la guarigione c’è, se soltanto muoviamo un piccolo passo verso Dio o abbiamo almeno il desiderio di muoverlo. Basta un minimo spiraglio, basta prendere sul serio la propria condizione. È importante anche conservare la memoria, ricordarci da dove veniamo, che cosa siamo, il nostro niente. È importante non crederci autosufficienti.Santa Teresa d'Avila metteva in guardia le consorelle dalla vanità e dall'autosufficienza. Quando sentiva dire «Mi hanno fatto questo senza ragione», commentava: «Dio ci liberi dalle cattive ragioni. Colei che non ha voluto portare la sua croce non so perché sta in monastero».Nessuno di noi può parlare di ingiustizia se pensa alle tante ingiustizie che ha commesso lui stesso davanti a Dio. Non dobbiamo mai perdere la memoria delle nostre origini, del fango da cui siamo stati tratti e questo vale anzitutto per i consacrati.

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INCONTRO

Pubblichiamo quasi integralmente la catechesi tenuta dal nostro Arcivescovo durante la Via Crucis di martedì 8 marzo, quarta settimana di Quaresima. Il card. Scola ha invitato tutti a fare una seria verifica della propria fede e ha affermatol’importanza di diventare contemporanei di Cristo. VIII. Stazione - Gesù incontra le donne di Gerusalemme«Non piangete su di me, ma... su voi stesse e sui vostri figli» (Lc 23, 28b). Il severo monito di Gesù alle donne che lo seguivano, sconvolte dalla pietà fino alle lacrime, è rivolto anche a ciascuno di noi questa sera. Esso ci provoca ad una seria verifica, a quello che la tradizione spirituale della Chiesa chiama “esame di coscienza”. A che punto è la nostra fede? Una fede che si ferma all'emozione è una fede fragile e destinata ad infrangersi nell'urto con la realtà, cioè con le circostanze ed i rapporti che ci sono dati, così come ci sono dati da vivere oggi. «Se ci si pone o ci si mette sul serio accanto alla sua croce, bisogna farlo nella situazione della contemporaneità; e ciò che altro significa se non di dover soffrire realmente con lui? Pensa perciò non a Cristo, ma anzitutto e soprattutto a te stesso, di diventare tu stesso, nel tuo pensiero, contemporaneo a lui» (S. Kierkegaard, Esercizio del cristianesimo). Diventare contemporaneo a Cristo è aprire spazio nella propria esistenza alla Sua presenza di misericordia capace di abbracciare ogni sofferenza, ogni prova, ogni dolore. Così il nostro cuore diventa sempre di più come il Suo e ci riconosciamo responsabili del mondo intero. È la strada su cui ci siamo incamminati con la Lettera pastorale Educarsi al pensiero di Cristo e che ci accompagnerà per i prossimi due anni.IX. Stazione - Gesù cade la terza volta«Mi hanno dato la caccia come a un passero coloro che mi odiano senza ragione. Mi hanno chiuso vivo nella fossa e hanno gettato pietre su di me» (Lam 3, 52-53). La vita, a volte, con i suoi colpi, sembra infierire con tale violenza che ne restiamo schiacciati, impotenti a rialzarci. Ma troviamo Gesù anche lì, con noi caduti ancora una volta, schiacciato a terra sotto il peso del nostro dolore e del nostro male. «Dall’inganno della propria auto-sufficienza». Scrive acutamente Leclerc: «L’uomo potrà liberarsi solo a costo d'una frattura. Grazie a Dio, questa frattura può prodursi» (É. Leclerc, La sapienza di un povero). È la provvidenzialità di ogni crisi. Lo vediamo anche nella nostra vita quotidiana, dentro l’esperienza dei rapporti costitutivi, come quello tra marito e moglie o tra genitori e figli. Ogni crisi, mentre ci provoca dolore, ci obbliga a spaccare la scontatezza del vivere

“in automatico”, senza più interrogarsi sulle ragioni delle nostre scelte e sul valore di rapporti e circostanze. Ogni crisi porta con sé la preziosa possibilità di un nuovo inizio.X. Stazione - Gesù è spogliato delle vesti«I soldati... presero le sue vesti e gettarono la sorte sulla sua tunica» (Gv 19, 23a.24). Gesù si lascia spogliare di tutto. Si lascia umiliare sino all’indifferenza e al disprezzo. Non si tiene più niente, ma tutto dona secondo «quest'amore inaudito». «Impariamo da Lui ciò che si fa quando si ama [lasciamoci educare ai sentimenti di Cristo] ... e il mezzo più persuasivo, il più forte, per dimostrare che si ama, è quello di soffrire… unicamente per dimostrarle che la si ama senza alcuna costrizione, liberamente...» (Beato Charles de Foucauld, Opere spirituali). Infatti, che amore sarebbe se non fosse libero? si chiede, con la consueta genialità umana, il grande Péguy. E la libertà è tale, è veramente umana, solo se mette in conto la disponibilità al sacrificio. Una disponibilità che non immagina né decide da sé né tempi né modi, che si lascia prendere a servizio, che non cerca di diventare “protagonista” del proprio sacrificio ma semplice collaboratore di Colui che redime il mondo. In una mentalità dominante con tratti così marcati di narcisismo – che non di rado decadono addirittura nell’autismo – disporsi ad imparare i sentimenti di Cristo ha il sapore di una vera e propria “rivoluzione”. Una rivoluzione che incomincia da sé per allargarsi – nei tempi e nei modi stabiliti da un disegno che, grazie al cielo, non è il nostro – al mondo.XI. Stazione - Gesù è inchiodato sulla croceL’uomo che riconosce il proprio male imbocca la strada della conversione e fa spazio all’azione della misericordia. Ma anche quando l’uomo non sembra disponibile a tale riconoscimento, Gesù cerca le strade per venirgli incontro: «Gesù diceva: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”» (Lc 23,34). Tra giustizia e misericordia, infatti, non c’è opposizione; ma la misericordia supera e compie la giustizia. «Il cuore di Dio – ha detto Papa Francesco – è un cuore di Padre... che va al di là del nostro piccolo concetto di giustizia per aprirci agli orizzonti sconfinati della misericordia». Davanti all’abisso del male ingiustificabile, la giustizia si ferma sconcertata e quasi rassegnata ad arrendersi. «Si comprese che l’idea di giustizia non è il supremo principio dell’etica, che al disopra c’è l’idea di amore» (Etty Hillesum, Diario). «La carità – ha scritto Benedetto XVI – supera la giustizia e la completa nella logica del dono e del perdono» (Benedetto XVI, Caritas in veritate, 6).

L'AMORECROCIfISSO

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INCONTRODAVANTI ALL'ICONA DELL'ANNUNCIAZIONE UN LUOGO PREVILEGIATO DI PREGHIERA E

DI ASCOLTO DELLA PAROLA DI DIOLunedì 4 Aprile, in occasione della festa della comunità pastorale, alle ore 21 si celebrerà una messa presieduta da Mons. Francesco Braschi, durante la quale verrà benedetta l’Icona dell’Annunciazione che verrà posta nella chiesa parrocchiale. Si vuole creare un luogo di preghiera in cui, aiutati dalla presenza dell’Icona, siamo invitati alla preghiera personale e, in particolar modo, a recitare l’Angelus concorrendo, così, all’elaborazione della visione interiore del Mistero: questo è il Fiat della Madonna. Mistero non è una cosa diversa dal significato di quello che si vive: il tempo di oggi con le sue condizioni, le sue circostanze, le sue fatiche e le sue attrattive, comporta che il Fiat debba essere voluto di volta in volta. Ciò non è automatico ma non c’è niente di più umano, di più cosciente e di più impegnativo per la nostra libertà. Al racconto dell’Annunciazione, espresso con molta esattezza nel Vangelo di Luca (Lc 26-38), corrisponde, attraverso i colori e l’immagine, questa Icona dell’Annunciazione.L’arcangelo Gabriele, la parola forte e potente di Dio, impugnando con la mano sinistra un lungo bastone, simbolo dell'autorità e della dignità del messaggero e del pellegrino, piega il ginocchio in atteggiamento di venerazione alla “Sposa inviolata” che rappresenta tutta l’umanità e, con un gesto perentorio, si rivolge ad Ella dicendo: "ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te". I suoi piedi toccano la terra perché la terra, come l’umanità tutta rappresentata dalla Vergine, è chiamata a divenire la dimora celeste.L’annuncio, appunto, è l’elemento più significativo ed importante della scrittura dell’Icona ed è evidenziato dal fatto che la mano di Gabriele, atteggiata a saluto, occupa esattamente il centro della tavola, catturando su di sé l’attenzione di chi la guarda. La grazia divina della Trinità, evidenziata dal raggio tripartito che viene dal cielo con al centro lo Spirito Santo, in veste di colomba, scende esattamente nel Suo ventre. La Madonna, in piedi, si è appena alzata dalla sua panca diventata “trono”; ha la testa reclinata in un atteggiamento che indica l’accoglienza, lo svuotamento di sé; appare turbata e si domanda che senso avessero le parole rivolteLe dall’Angelo. Alcuni Padri affermano che questo è il gesto della Verginità, con cui si cede il primo posto all’Altro: non sono io l’artefice della vita, fa tu, o Signore.Le tre stelle, poste sul manto di color porpora bordato d’oro, ci indicano che Ella era Vergine prima del parto, sarà vergine durante il parto, rimarrà vergine dopo il parto. La Madonna, con la mano destra nell'atto tipico di attenzione e di timore davanti alla divinità ma nel contempo di accettazione del

Mistero, ha lo sguardo rivolto a noi, invitandoci a fare altrettanto di fronte alle circostanze della vita. Ella ha fra le dita un filo rosso (colore del divino ma anche dell’Agnello sacrificale, ovvero di Cristo che patisce e muore per noi): è la metafora stessa dell’Incarnazione.È intenta a filare una matassa di porpora per il velo del tempio; accogliendo liberamente il progetto divino, infatti, sta già iniziando a tessere nel suo grembo il corpo di Cristo e, su di Lei, come ci indica l’edificio alle Sue spalle, sorgerà la Chiesa. Il drappo rosso tra i “due templi”, oltre a indicarci che l’avvenimento si svolge all’interno della casa, ci sottolinea il passaggio tra il vecchio e il nuovo testamento. Il tempio antico ormai è superato giacchè Lei stessa, adombrata dallo Spirito, diverrà tempio dell’Altissimo. Le scarpette rosse, infine, ne sottolineano la regalità (Salve Regina). La Madre di Dio rappresenta dunque l’ideale di vita per ogni cristiano che accetti la volontà del Padre, secondo quanto dice Gesù stesso. "Chi accoglie nel suo cuore il volere del Padre mio, sarà per me fratello, sorella e madre".Papa Francesco, istituendo il giubileo della Misericordia, continuamente ci invita ad avere questo atteggiamento di accoglienza verso tutti. Come in tutte le icone, la storia della salvezza si è già compiuta ed è sempre presente la promessa del Paradiso, come ci sottolinea il colore oro del fondo.

Carlo Meregalli

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INCONTRO

Ciò che mi ha affascinato quando mi sono recato come pellegrino a Fatima è il clima di silenzio, di raccoglimento e di preghiera in cui mi sono trovato immerso entrando nell’area del Santuario. Santa Messa, recita del Santo Rosario, Sacramento della Riconciliazione e Cappella per adorazione personale, sono le proposte di tutti i giorni a tutte le ore, null’altro. Dicendo “SI” con semplicità di cuore e con libertà, perseverando nella preghiera, attraverso Maria si fa memoria della propria fede, si ravviva la coscienza che “noi siamo di Cristo” e si sperimenta la lietezza di quest’appartenenza, una lietezza che permane in ogni caso, qualsiasi sia la condizione di vita in cui uno si trova. Questa possibilità di vivere un tempo di conversione e di grazia per la propria vita, sarà offerta a tutti dal 10 al 17 aprile quando la Statua della Madonna Pellegrina del Santuario di Fatima sarà presente nella nostra Comunità Pastorale. “Preghiera”, “Conversione”, “Penitenza”, “Eucarestia”, “Affidamento” e “Missione” sono le parole guida dei momenti liturgici che saranno proposti in quella settimana. Molte persone si sono già coinvolte come volontari per aiutare a mantenere ordine e raccoglimento durante le funzioni religiose.A queste persone diciamo grazie e a tutti rivolgiamo l’invito a vivere questa esperienza dicendo “SI” a Cristo che ci viene incontro attraverso la devozione a Maria. Il programma dettagliato della settimana sarà recapitato a tutte le famiglie.

Un volontario

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La Madonna Pellegrinadel Santuario di Fatima

10 - 17 Aprile 2016

13 Maggio 1917 La Madonna appare per la prima volta

ai tre pastorelli: Lùcia, Francisco, Jacinta.

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INCONTRO

GIUBILEO DELLA MISERICORDIAIL MOTTO, IL LOGO E L'INNO

Il motto“Misericordiosi come il Padre” (Misericordes sicut Pater) è la parola che riassume e orienta il cammino dell’Anno Santo straordinario della Misericordia.Tale motto riprende le parole di Gesù riportate nel Vangelo di Luca: “Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso” (Lc 6,36), che danno la chiave di comprensione più profonda dello stesso parallelo matteano: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5,48).La misericordia cioè è lo specchio della perfezione divina così che, quando pratichiamo le opere di misericordia, ci avviciniamo alla perfezione del Padre celeste. Papa Francesco commenta in questo modo: “Nella misericordia abbiamo la prova di come Dio ama.Egli dà tutto se stesso, per sempre, gratuitamente, e senza nulla chiedere in cambio. Viene in nostro aiuto quando lo invochiamo… L’aiuto che invochiamo è già il primo passo della misericordia di Dio verso di noi.Egli viene a salvarci dalla condizione di debolezza in cui viviamo.E il suo aiuto consiste nel farci cogliere la sua presenza e la sua vicinanza. Giorno per giorno, toccati dalla sua compassione, possiamo anche noi diventare compassionevoli verso tutti”

(MV, n.14). Per essere misericordiosi come il Padre papa Francesco ci invita a riscoprire le opere di misericordia corporali e spirituali.Nel praticare queste opere, spinti dall’urgenza della carità, cha l’ascolto della Parola di Dio e la partecipazione all’eucaristia mettono in noi, ci assimiliamo ogni giorno, a Gesù Cristo. Per cui l’essere misericordiosi come il Padre è la stessa cosa dell’essere misericordiosi come il Figlio Gesù Cristo, che uno con il Padre.

Il logoIl logo riprende in modo plastico le parole del motto e le fissa davanti ai nostri occhi. Realizzato dal gesuita p. Marko RupniK, si presenta come una piccola summa teologica sul tema della misericordia.Prendendo spunto da un’immagine molto cara alla Chiesa antica (il buon Pastore che carica sulle spalle la pecora perduta cf Lc 15,5), esso mostra il Figlio di Dio che, mediante l’opera della redenzione, si carica sulle spalle l’uomo smarrito e lo salva. Un particolare, inoltre, non può sfuggire: il Buon Pastore con estrema misericordia carica su di sé l’umanità, ma i suoi occhi si confondono con quelli dell’uomo. Cristo vede con l’occhio di Adamo e questi con l’occhio di Cristo.Ogni uomo scopre così in Cristo, nuovo Adamo, la propria umanità e il futuro che lo attende, contemplando nel Suo sguardo l’amore del Padre. La scena si colloca all’interno della mandorla, anch’essa figura cara all’iconografia antica e medioevale, che richiama la compresenza in Cristo delle due nature, divina e umana.I tre ovali concentrici, di colore progressivamente più chiaro verso l’esterno, suggeriscono il movimento di Cristo che porta l’uomo fuori della notte del peccato e della morte, mentre la profondità del colore più scuro suggerisce l’imperscrutabilità dell’amore del Padre che tutto perdona.

L'innoL’inno intreccia il motto misericordes sicut Pater con strofe a più stichi nelle quali la ripetizione latinica in Aeternum misericordia eius/ eterna è la sua misericordia (cf Salmo 135/136) contrappunta brevi espressioni del Nuovo Testamento relative all’amore misericordioso del Padre (I strofa), del Figlio Gesù Cristo (II strofa) e dello Spirito santo (III strofa). L’ultima strofa accentua l’invocazione e la supplica per la pace.

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INCONTROCatechesi Adulti 2016 (19 gennaio - 9 febbraio)

La catechesi degli adulti di questo anno è stata incentrata sul tema del 5° Convegno Ecclesiale Nazionale “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”, tenutosi a Firenze lo scorso Novembre. Alcuni verbi sono stati la traccia seguita nel corso dei lavori: uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare. Queste sono le vie lungo le quali la comunità ecclesiale italiana viene invitata a incamminarsi per vivere la chiamata ad essere accanto a ogni uomo e donna.Nel nostro percorso di catechesi siamo stati aiutati a riflettere da alcune testimonianze.

Fra Giorgio Bonati (Convento frati Cappuccini di Varese - Fraternità di Romena) ci ha proposto un incontro di meditazione sul verbo TRASFIGURARE - Un uomo nuovo che nasce dalla Parola, consapevole e con il gusto del vivere il presente. Gesù, nei suoi incontri quotidiani, non ha mai lasciato cose e persone come le aveva trovate, ma ha trasfigurato tutto e tutti. Ha fatto nuove tutte le cose. Gesù Cristo ci consente di guardare con occhi nuovi ogni realtà che incontriamo, anche se si presenta in modalità imprevista e imprevedibile.Abbiamo pregato con la parabola del Padre misericordioso: "Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò” e il gesto della prostituta “una donna , una peccatrice di quella città portò un vaso di profumo; stando presso i piedi di lui, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo" che ci hanno mostrato come il Signore, attraverso il perdono, l’amore, un bacio, trasfigura ogni vita e ci rende persone nuove capaci di amare.

Il bacio di Dio riconcilia l’eternità e la fragilità dei nostri giorni, la nostra esistenza inquieta viene resa degna di grazia e nulla ci può strappare dal suo cuore.Papa Francesco ci ricorda che il primo attributo di Dio è la misericordia e la Chiesa non può chiudere la porta a nessuno.

La giornalista Costanza Miriano ha raccontato la propria esperienza di moglie e mamma in merito all'EDUCARE - Famiglie con un compito, uno scopo, una responsabilità.La famiglia è modello di relazione che apre alla gioia della gratuità nelle piccole vicende quotidiane, la solidità dei legami veri in un mondo di relazioni fragili.Ha richiamato, con esempi di vita quotidiana, la diversità uomo-donna in termini di talenti, sensibilità, modalità di approccio e ruoli.Il padre è colui che mette la regola, che dice i sì e i no, quello che deve essere presente come punto di riferimento, a scudo di quelli che gli sono consegnati. La madre incarna l’accoglienza, la capacità di smussare e mediare, con l’intuizione che il meglio della sua vita è fatto di attività orientate al risveglio dell’altro, alla sua crescita, alla sua protezione.Oggi si tende a veicolare il messaggio che non c’è più bisogno del padre e della madre, quindi, alla fine non c’è più bisogno di Dio perché è lui il Padre, è quel Padre a cui rimanda il padre sulla terra.Bisogna avere la consapevolezza che né il padre né la madre sono i garanti della riuscita della loro prole. Il loro Padre è un altro, ed è in cielo anche la loro vera Madre.Noi siamo supplenti, con un incarico abbastanza limitato

IN GESù CRISTOIL NUOVO UMANESIMO: ALLE RADICI DEL NOSTRO ESSERE

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INCONTROnel tempo.Molti cristiani hanno smesso di credere veramente che l’unica possibilità di felicità piena per l’uomo è il disegno di Dio su di lui. Se ci crediamo davvero, abbiamo il dovere di continuare a dirlo. Sappiamo che se c’è una sola possibilità di felicità vera e piena per l’uomo, questa felicità ha bisogno anche di muri, che difendano i più deboli, che frenino il desiderio impazzito degli adulti, che indichino una strada certa nell’epoca del totalitarismo del relativismo.

Due piccole sorelle di Gesù di Charles de Foucauld, Katia e Carmela, ci hanno raccontato la loro esperienza di vita in una realtà sociale popolare e problematica a Milano per aiutarci a riflettere sull'ABITARE - La presenza a fianco di ogni uomo dentro le circostanze della vita.Come Gesù ha voluto annunziare la buona novella a partire dalla condizione di povero e facendo della vita ordinaria il luogo di incontro con il Padre, così l’essere una presenza semplice e gratuita di Chiesa tra le minoranze, tra quelli che rimangono “fuori”, dove una pastorale organizzata fa fatica a penetrare, può raggiungere la persona attraverso un’amicizia offerta. Il dono del dimorare con questa gente delle periferie è la scoperta della loro bellezza, dell’umanità che ci accomuna e ci rende solidali. La relazione gratuita ci trasforma. Il desiderio è abitare le periferie a partire dal centro che è Cristo. Ci aiuta uno stile di vita semplice che porta all’essenziale. In ogni fraternità c’è una cappella con il tabernacolo: l’adorazione diventa così missione, luogo nel quale si apre lo spazio in cui Dio opera: è Lui che raggiunge l’altro. In questo cammino di conversione scopriamo sempre più che siamo realmente un corpo, che non siamo soli.L’annuncio del Vangelo non è un fatto personale, desideriamo vivere le cose insieme, portare le relazioni come fraternità. Programmiamo insieme, viviamo il discernimento comunitario nelle piccole e grandi scelte di ogni giorno.Scoprire ed accogliere la fragilità cambia il modo di relazionarsi: diventa allora relativo ciò che “facciamo”, conta invece il nostro essere sempre più fraterni.Una logica che si capovolge: la cosa più grande che possiamo fare è diventare sempre più quello che realmente siamo, figli di Dio e fratelli di tutti.

Vivere insieme tra culture, origini, età e temperamenti diversi è già missione e segno del Regno: un piccolo segno di pace.

Infine, Don Virginio Colmegna (presidente della Casa della carità di Milano, nata nel 2004 su esplicita richiesta del Cardinale Carlo Maria Martini) ci ha reso partecipi dell’impegno quotidiano di accoglienza nei confronti di persone in difficoltà per aiutarci a comprendere in profondità il verbo USCIRE - Comunità disposte ad ascoltare e ad osare risposte nuove.Papa Francesco dice: "preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze". E ancora "Mi piace una Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza".Don Virginio dice: "Meditando le parole del Papa mi indigno quando sento di essere parte di una noncuranza grave che permette all’odio di scavalcare i confini dei paesi e all’indifferenza di avvolgere le coscienze. E mi entusiasmo quando avverto tutto il potenziale di essere una Chiesa chiamata a lenire le ferite, a fasciarle con la misericordia e a curarle con la solidarietà e l’attenzione. Sento come una sferzata a ricominciare dal mio quotidiano, dalla casa della carità che abito, dei poveri che incontro nelle periferie fisiche e simboliche della città".Don Virginio ci ha raccontato di un laboratorio di umanità condivisa, con tanti operatori e volontari, dove ogni giorno i può vedere che la misericordia è un fatto concreto dell’agire di Dio, che esiste, è storia di uomini,donne e bambini incontrati di persona.La misericordia è lo stile delle relazioni e mette costantemente in dialogo. Carità, giustizia, cura e solidarietà sono profondamente connesse tra di loro.La porta di Casa della Carità può essere varcata per una richiesta di giustizia, per un’urgenza di cura, per un appello alla solidarietà ma, comunque, nel loro reciproco rimando si tratta sempre di silenziosi bisogni di misericordia, di tenerezza, di amicizia. "In Casa della Carità, chi bussa ci tiene svegli e per questo lo ringraziamo".

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INCONTRO

La FOCSIV ci presenta la situazione dell’asilo di Erbil che stiamo aiutando con la carità di quaresima.

La vita degli sfollati ospitati nel campo Ashty 1 gestito da Padre Jalal e Brother Basim non è mai stata semplice e nel tempo le condizioni della qualità della vita per gli ospiti si sono aggravate per tanti motivi. Gli angusti stalli in cui le famiglie vivono sono ormai diventati pesantemente insufficienti per assicurare una serenità nonostante la difficile condizione di sfollati. La permanenza delle famiglie nelle loro locazioni risale al Settembre 2014, un tempo che ha fiaccato la resilienza delle famiglie, anche se le donne del campo mantengono un livello di serenità assolutamente encomiabile. La FOCSIV ha costantemente seguito i diversi momenti di maggiori difficoltà delle persone del campo, con l’attività di ricreazione dei bambini, la distribuzione di pannolini per i bambini fino a 2 anni e alle mamme, interventi di messa in ordine delle aree intorno al campo e, ultimo grande investimento reso possibile dalla generosità degli Italiani, il nuovo asilo.È una struttura che raccoglie per tre ore al giorno per 2 turni giornalieri i bambini da 2 a 4 anni che in questo modo permettono alle mamme di essere meno appesantite

dalla cura dei piccoli, liberando loro il tempo per poter migliorare la gestione delle abitazioni e le loro condizioni di relax almeno temporaneo.La struttura è una costruzione solida completamente nuova, strutturata in modo da poter accogliere al meglio i bambini e offrire loro non solo una ricreazione sana e gestita al meglio, ma anche momenti di educazione che preparano gli infanti a procedere nella loro esperienza scolastica futura, nonostante le difficoltà ambientali che le ristrettezze e i limiti del campo impongono.Un’area di serenità per i bambini che insieme riescono sorridere ed essere felici, condividendo le gioie dell’imparare cose nuove.I bambini ospitati sono ora 50 e potranno essere fino a 60 suddivisi in due turni. Le Maestre sono 4, due per turno, e sono state selezionate tra le mamme del campo per gestire le attività sia del gioco che della educazione.L’area dell’asilo è completamente seguita anche dal punto di vista della pulizia quotidiana e dalla guardiania che evita di avere presenze che non sono compatibili con il divertimento e l’educazione dei piccoli.L’asilo ha ancora un’ulteriore qualifica, resta il riferimento per ogni verifica sanitaria che si può fare con sui bambini

L'ASILO NEL CAMPO ASHTy 1 DI EBRIL

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INCONTRO

UN CAPODANNOINSOLITO

che frequentano, diventando una postazione di early warning per ogni evenienza sanitaria, facilitando anche gli eventuali interventi correttivi necessari di volta in volta. Il nuovo Asilo è un servizio che porterà novità positive per le famiglie, come alcune donne hanno già voluto sottolineare, anche se l’attività è molto recente essendo cominciata il 14 Febbraio scorso.

L’attenzione della FOCSIV ai bisogni delle comunità del campo Ashty continua con il rapporto costante con Padre Jalal e Brother Basim, Rogazionisti che operano a favore degli ospiti di tutto il campo.

Marzo 5, 2016FOCSIV

Mercoledi 23 MarzoOre 20.30 Chiesa Parrocchiale

Si terrà un momento di preghiera via audio e videocon la comunità cristiana di Erbil.

Attraverso i canti e il santo rosario (recitato in italiano e in aramaico)ci testimonieremo la comune appartenenza alla famiglia dei figli di Dio

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INCONTRO

BILANCIO ECONONOMICO 2015

USCITE 2015 2014Emolumenti 3 sacerdoti 31.067 29.501

Remunerazione dipendenti 64.422 65.778Remunerazione collabor. Religiosi 7.200 9.541

Remun. Coll. Domest. 13.350 12.800Ritenute fiscali/previd. 13.555 21.605

Utenze 20.487 19.104Spese manutenzione ordinaria 31.944 8.879

Spese per assicurazioni 7.702 3.814Spese ordinarie di culto 5.667 8.501

Altre spese generali 40.002 20.539Erogazioni caritative 29.095 12.395

Cereria 1.489 2.412Ristrutturazione chiesa 24.819 164.607

Spese varie(di cui rate acquisto proiettore digitale cinema S.Maria: euro 16.330

tetto oratorio: 35.000 - Aiuti per Kurdistan: 6.000contributo diocesi Milano: 13.000 - riparaz. tetto parrocchia: 4.620

cancello ingresso chiesa Brughiera: 3.233

132.315 55.630

Donazioni alluvionati 4.000TOTALE 423.113 439.106

DISAVANZO - 7.383PAREGGIO 415.730

ENTRATE 2015 2014Offerte S. Messe 133.559 132.092

Offerte in cassette 5.555 6.345Offerte per celebrare sacram. e funzioni 48.770 48.120

Offerte per candele 29.514 30.335Offerte avvento - quaresima di carità 13.895 11.350

Ristrutturazione Chiesa 120.513 89.180Entrate varie 63.924 50.329

TOTALE 415.730 367.751Offerte settimanali

22.970Offerte domenicali e festivi

102.788Offerte Cascine

7.801Offerte Totali

133.559

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INCONTRO

Pellegrinaggio Terza media-Preadolescenti della nostra Comunità pastorale, 11-13 marzo 2016

Il percorso di catechesi per la Terza media ha proprio come orizzonte il pellegrinaggio a Roma e la Professione di Fede. La Professione di fede è il momento nel quale si chiede ai nostri ragazzi di ribadire, al termine del cammino dei preadolescenti, il proprio sì a proseguire nel percorso di crescita nella fede e di conoscenza di Gesù. I ragazzi sono chiamati a fare un salto di qualità nella loro vita. Passeranno dalla scuola media alle superiori, in oratorio e in parrocchia verrà loro chiesto un impegno maggiore e un cammino più approfondito. La professione di fede è il momento in cui si chiede ai ragazzi: “dopo il cammino fino a qui percorso, ci stai a fare questo salto di qualità?”. Non è un punto di arrivo, è un punto di partenza. Un po’ come quando Gesù prese in disparte i suoi discepoli e chiese loro “Voi chi dite che io sia?” (Mc 8,27-33). I discepoli non sono ancora giunti a comprendere fino in fondo chi è Gesù e la reazione di Pietro evidenzia esattamente questo, ma è l’occasione per far fare loro un salto di qualità: Gesù per la prima volta svela a loro la croce.La figura di riferimento scelta per la Terza media è ovviamente quella di San Pietro, per il suo carattere per certi tratti affine a un ragazzo di Terza media, per la sua vicenda che ben si presta ad accompagnare il cammino dei ragazzi di Terza media. Ma quest’anno il nostro pellegrinaggio è stato proprio speciale perché si è svolto nell’anno del Giubileo della Misericordia voluto da papa Francesco. Entusiasmo e gioia sono le parole chiave che raccontano lo spirito con cui i nostri ragazzi hanno vissuto questo momento. Sono stati questi giorni intensi e carichi di amicizia. «Per me era un’occasione che non volevo farmi scappare», dice un ragazzo a tavola. Ne è certo Niccolò che al termine di questa esperienza dice: «la mia fede ne uscirà rafforzata». Andrea è «felicissimo di aver potuto visitare Roma, che è una città stupenda, una delle più belle che abbia mai visitato». Ma un fattore importantissimo che ha reso speciale questa esperienza per i nostri ragazzi è «aver potuto vivere questa esperienza con persone straordinarie, che

sono i miei amici, a cui voglio davvero bene». L’esperienza del pellegrinaggio dei quattordicenni si rinnova ogni anno. Anche quest’anno gli educatori sono tornati stanchi ma rigenerati «al di là della bellezza della città, quello che fa emozionare tantissimo è l’entusiasmo che i ragazzi hanno nei nostri confronti. Stanno bene con noi, ci cercano per essere aiutati e supportati a comprendere quello che stanno vivendo». Sicuramente uno dei momenti più intensi del nostro pellegrinaggio è stato l’incontro e la preghiera con Papa Francesco all’Angelus di domenica 13 marzo, giorno del 3° anniversario della sua elezione. Il messaggio del papa è stato significativo per la nostra riflessione.Commentando il vangelo dell’adultera nella quinta Domenica di Quaresima (nel rito romano) diceva: “Ecco, la donna adultera «rappresenta tutti noi, peccatori, cioè adulteri davanti a Dio, traditori della sua fedeltà. E la sua esperienza rappresenta la volontà di Dio per ognuno di noi: non la nostra condanna, ma la nostra salvezza attraverso Gesù». Perché «Lui è la grazia, che salva dal peccato e dalla morte. Lui ha scritto nella terra, nella polvere di cui è fatto ogni essere umano, la sentenza di Dio: “Non voglio che tu muoia, ma che tu viva”». Infatti, evidenzia il Papa, il Signore «non ci inchioda al nostro peccato, non ci identifica con il male che abbiamo commesso.Abbiamo un nome, e Dio non identifica questo nome con il peccato che abbiamo commesso. Ci vuole liberare, e vuole con anche noi lo vogliamo insieme con Lui. Vuole che la nostra libertà si converta dal male al bene, e questo è possibile – ripete due volte il Papa - con la sua grazia”. Al termine dell’Angelus il papa ci ha donato il Vangelo della misericordia di San Luca e invitato recuperare le opere di misericordia corporali e spirituali. Sosteniamo e accompagniamo con la nostra preghiera tutti i ragazzi di Terza media della nostra Comunità pastorale perché possano non solo professare ma vivere la fede e imparare a servire sempre più i fratelli nella nostra comunità! W la Terza media!

Don Simone

SUI PASSI DELLA fEDE... A ROMA

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INCONTRO

…. UN AMORE CHE NON

MUORE MAI ….

Week-end di approfondimento

su tematiche relative al

rapporto di coppia

“Nel matrimonio,nella famiglia, così come Dio l’ha voluta e come la vediamo noi, questo amore non deve morire mai. Prenderà altri sapori, altre tinte, ma è un amore che deve durare.” (Chiara Lubich) In risposta al desiderio manifestato da molte coppie, Famiglie Nuove organizza un fine settimana per piccoli gruppi (20 coppie al massimo ogni volta), durante il quale si approfondiranno alcune importanti tematiche relative alla vita matrimoniale, con altre famiglie ed esperti del Movimento dei Focolari. Per consentire una migliore riflessione nella coppia, non è prevista la partecipazione dei bambini

Quando: (a scelta tra le seguenti date)

5- 6 marzo 2016 9 – 10 aprile 2016 21 - 22 maggio 2016

Dove: Centro Mariapoli Luce

Frontignano di Barbariga (BS) Orari: Inizio sabato ore 15.30 (dalle ore 15 sistemazione alloggi)

Conclusione domenica ore 19.00 Destinatari: tutte le coppie che vogliono

investire nella crescita del proprio rapporto.

Quota partecipazione: € 100,00 a coppia

La quota comprende: cena del sabato e pranzo della domenica, pernottamento presso il Centro in camera doppia, materiale didattico.

Per prenotarsi inviare una e-mail a Annarita e Andres Somenzi: [email protected] cellulare Annarita 335.5601051

Per informazioni rivolgersi a Matteo e Monica Beretta

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INCONTRO

…. UN AMORE CHE NON

MUORE MAI ….

Week-end di approfondimento

su tematiche relative al

rapporto di coppia

“Nel matrimonio,nella famiglia, così come Dio l’ha voluta e come la vediamo noi, questo amore non deve morire mai. Prenderà altri sapori, altre tinte, ma è un amore che deve durare.” (Chiara Lubich) In risposta al desiderio manifestato da molte coppie, Famiglie Nuove organizza un fine settimana per piccoli gruppi (20 coppie al massimo ogni volta), durante il quale si approfondiranno alcune importanti tematiche relative alla vita matrimoniale, con altre famiglie ed esperti del Movimento dei Focolari. Per consentire una migliore riflessione nella coppia, non è prevista la partecipazione dei bambini

Quando: (a scelta tra le seguenti date)

5- 6 marzo 2016 9 – 10 aprile 2016 21 - 22 maggio 2016

Dove: Centro Mariapoli Luce

Frontignano di Barbariga (BS) Orari: Inizio sabato ore 15.30 (dalle ore 15 sistemazione alloggi)

Conclusione domenica ore 19.00 Destinatari: tutte le coppie che vogliono

investire nella crescita del proprio rapporto.

Quota partecipazione: € 100,00 a coppia

La quota comprende: cena del sabato e pranzo della domenica, pernottamento presso il Centro in camera doppia, materiale didattico.

Per prenotarsi inviare una e-mail a Annarita e Andres Somenzi: [email protected] cellulare Annarita 335.5601051

Domenica 24 Aprile 2016

La nostra Parrocchia celebra

Il Giubileo dei Ragazzi

Domenica 3 Aprile 2016

Giornata della Spiritualità della Divina Misericordia

In questa Domenica, visitando la Chiesa Parrocchiale,i fedeli possono ottenere l'indulgenza plenaria

ore 16.45 in Chiesa Parrocchiale,esposizione eucaristica, vespri solenni,

indulgenza plenaria invocando Gesù misericordiosoe benedizione eucaristica.

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INCONTRO

DOMENICA DELLE PALME - 20 MARZOOre 10.00: Processione delle Palme dall'oratorio maschile alla Chiesa Parrocchiale seguita dalla S. Messa. Ritrovo ore 09.45

Ore 15.00: Oratorio Baby per i bimbi da 0 a 6 anni e Festa del Papà

Ore 17.00: Vesperi solenni e Benedizione

LUNEDI - 21 MARZOOre 15.00: S. Messa con la 3° età in oratorio maschile

Ore 17.00: Via Crucis con i bambini della materna e 1° e 2° elementare

Ore 20.45: Confessioni per adolescenti, 18/19enni e giovani a Macherio

MARTEDI - 22 MARZOOre 19.45: S. Messa con i bambini della scuola materna

MERCOLEDI - 23 MARZOOre 20.30: S. rosario in collegamento diretto con il campo profughi di Erbil

Lunedi, Martedi e Mercoledi i missionari passeranno per la comunione ai malati

GIOVEDI SANTO - 24 MARZOOre 08.15: Preghiera per le vocazioni. A seguire Celebrazione della Parola

Ore 16.00: S. Messa per i ragazzi/e e Lavanda dei piedi dei ragazzi di 4° elementare in Chiesa Parrocchiale

Ore 21.00: S. Messa nella cena del Signore e Lavanda dei piedi adulti. I sacerdoti rinnovano le promesse sacerdotali.

Ore 23.00: Inizio della Veglia notturna di preghiera fino alle ore 24.00

VENERDI SANTO - 25 MARZOOre 06.30: Mattutino e Lodi nella chiesina di S. Francesco. Alle 09.00 Via crucis in chiesa

Ore 15.00: Celebrazione per i ragazzi/e in Chiesa Parrocchiale. Al termine bacio del crocifisso

Ore 21.00: Celebrazione della Passione e morte del Signore e bacio della croce

Questa giornata è di magro e digiuno, così come Sabato 26 marzo

SABATO SANTO - 26 MARZOOre 21.00: Solenne veglia pasquale, S. Messa di resurrezione. "la Veglia Pasquale supera per importanza e straordinarietà le stesse S. Messe del giorno di Pasqua e giustifica anche una ragionevole estensione in orario che la distingue dalla consueta S. Messa Vigiliare"

DOMENICA DI PASQUA - 27 MARZOSs. Messe secondo l'orario festivo. Alla S. Messa delle ore 10.15 sarà ripetuto l'annuncio della Resurrezione

Ore 17.00: Vesperi solenni e Benedizione

LUNEDI DELL'ANGELO - 28 MARZOSs. Messe secondo l'orario festivo. È sospesa la S. Messa delle 17.30 in Parrocchia

PER LE SANTE CONFESSIONIOgni giorno della settimana Santa sia al mattino che al pomeriggio ci saranno sacerdoti disponibili per la S. Confessione.In particolare Giovedì e Venerdì Santo i sacerdoti saranno disponibili dalle ore 7.30 alle 12.00 e dalle 14.30 alle 19.00Sabato Santo dalle ore 7.30 alle 19.00 (anche durante l'orario di mezzogiorno). In questi giorni saranno presenti quattro confessori straordinari e i sacerdoti della nostra parrocchia. Durante le funzioni del triduo non sarà possibile confessarsi

S A N T A P A S Q U A 2 0 1 6