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Arciconfraternita Santa Maria Odigitria dei Siciliani in Roma Inaugurazione Sala Gen. Corpo d’Armata Umberto Cappuzzo 26 maggio 2015

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Arciconfraternita Santa Maria Odigitria dei Siciliani in Roma

Inaugurazione Sala Gen. Corpo d’Armata

Umberto Cappuzzo

26 maggio 2015

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Le motivazioni della titolazione del salone attiguoalla chiesa S. Maria Odigitria dei siciliani in Roma allamemoria del Priore Umberto Cappuzzo (Gorizia 30.4.1922, Roma 13.5.2014), Generale di Corpo d’Armata,sono note e nel cuore di tutte le consorelle e i confratelli.

Tuttavia è doveroso ricordare la dedizione e la com-petenza con le quali il Generale ha vissuto il suo ruolodi Priore dell’Arciconfraternita per molti anni.

Ammesso all’Arciconfraternita l’11 novembre del1981, insieme con la moglie Evelina De Lillis Cappuzzo,su invito di Mons. Lo Giudice, quando lui e sua mogliefrequentavano la chiesa di S. Maria Odigitria, quandoPrimicerio era Mons. Antonio M. Travia e ProrettoreMons. Giuseppe Lo Giudice, ha fatto parte del ConsiglioDirettivo nei primi anni novanta.

Priore per 13 anni, dal 1995 al 2008, negli anni delsuo priorato, nel 1997, è stato fondato il “Centro per loStudio della storia e della Cultura in Sicilia ‘Mons. A. M.Travia’”, presso la Facoltà Teologica di Palermo, di cuiè stato membro del Comitato scientifico in rappresen-tanza della Confraternita. Negli stessi anni ha contribuitoalla trasformazione dell’Opera Pia Juvarra in FondazioneOpera Pia Juvarra.

Ha collaborato, sempre con spirito di servizio, contre primiceri (Mons. A.M. Travia, Prorettore era Mons.

Lo Giudice, Mons. Pennisi e Mons. G. Baldanza) e conla priora (Maria Concetta Scuderi Barletta) e con le suore(Sorelle Francescane del Vangelo).

Da Priore emerito, Primicerio Mons. Giuseppe Ma-rio Blanda, Priore Andrea Iudica e Priora CarmelinaChiara Canta in Rizza, ha continuato, assieme a DonnaEvelina, con pari dedizione e generosità, ad essere pre-sente e attivo, creando le condizioni concrete, con lascitie donazioni, affinché la chiesa potesse essere restaurata,con i lavori che oggi la rendono maggiormente fruibile epiù bella. Portano il suo nome i restauri della chiesa diS. Maria Odigitria in Via del Tritone.

L’Arciconfraternita ha stimato e ricorda il GeneraleUmberto Cappuzzo, anche come uomo e cittadino cheè stato da sempre al servizio degli altri, impegnato per ilbene comune nella società civile e in politica, in ruoli isti-tuzionali di grande rilievo.

Nell’esercito ha servito lo Stato, con grande dedizio-ne, ricoprendo ruoli e funzioni di alto livello: ComandanteGenerale dell’Arma dei carabinieri e Capo di Stato Mag-giore dell’Esercito in Roma (1981-1985), fino al colloca-mento in ausiliaria per raggiunti limiti di età dal I° luglio1985.

All’atto della cessazione dal servizio ha ricoperto lacarica di Capo della Delegazione Diplomatica Speciale

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per il negoziato M.B.F.R. (Mutual and Balanced Force Re-ductions) in Vienna.

In qualità di Senatore nell’ambito della X e XI legi-slatura (eletto nel 1987 e nel 1992 nel collegio elettoraledi Termini Imerese-Cefalù), ha ricoperto vari incarichitra i quali: Membro per la Delegazione Italiana all’As-semblea Parlamentare della Conferenza sullaSicurezza e la Cooperazione in Europa(dal 30.06.1992 al 29.10.1992), Mem-bro e Presidente presso la Delega-zione Parlamentare Italiana al-l’Assemblea dell’Atlantico Nord(dal 10.11.1992 al 14.4.1993).

Uomo di cultura (laureain giurisprudenza, specializ-zato in Scienze politiche epolitica americana), giorna-lista e pubblicista, conosci-tore di varie lingue, è statoinsignito di decorazioni eonorificenze italiane e stra-niere (tra le quali: Cavalieredi Gran Croce al merito del-la Repubblica Italiana, Me-daglia Mauriziana al merito di10 lustri di carriera militare,Croce al merito di guerra, Cava-liere di Grazia Magistrale del So-vrano Militare Ordine di Malta,Grand’Ufficiale dell’Ordine Equestredel Santo Sepolcro di Gerusalemme e Ca-valiere di Gran Croce del Sovrano Ordine Co-stantiniano di san Giorgio).

Con la titolazione del salone attiguo alla chiesa allaSua persona, si esprimono i sentimenti e i desideri deiConfratelli, del Primicerio, Mons. Giuseppe Mario Blan-da, del Priore e della Priora, che lo hanno incontrato,conosciuto e apprezzato in questi anni.

Nella medesima circostanza dell’inaugurazione, l’ar-monia della sala “Cappuzzo” è esaltata dalla bellezza del-

la vetrata artistica, che rappresenta le meraviglie della Si-cilia con simboli della natura che richiamano l’Isola. Au-tore della progettazione artistica, realizzata da Lambertsdi Waldsassen, della Derix Glasstudios, Taunusstein(Germania) è Nicola Busardò.

Alle pareti della sala Umberto Cappuzzo, sono iquadri delle sante e dei santi siciliani, S. Rosa-

lia, S. Agata, S. Lucia e Agatone, Leone IIe Metodio Siculo, che richiamano lareligiosità del popolo siciliano.

La bellezza della sala e dellaadiacente sacristia è completatadal nuovo pavimento realizza-to con mattonelle ceramichedella tradizione artigianastefanese, dono di S.E.R.Paolo Romeo, ArcivescovoMetropolita della Diocesidi Palermo, Cardinale Ti-tolare della chiesa di S.Maria Odigitria dei Sicilia-ni in Roma, creato e pub-blicato da Papa BenedettoXVI nel Concistoro del 20novembre 2010. Il legamecon l’identità religiosa dellaChiesa di Sicilia è rappresen-tato dallo stemma cardinalizio,posto al centro del pavimento. Il

motto scelto dal Cardinale, Caritasomnia sustinet, la carità tutto sopporta,

tratto dalla Prima Lettera di San Paolo aiCorinti (13,7), indica nella Carità il principio di “tut-

to”. La “Carità” è una delle tre “C”, insieme con “Culto”e “Cultura”, che esprimono le basi ideali ed operativedell’Arciconfraternita Santa Maria Odigitria dei Sicilianiin Roma.

Carmelina Chiara Canta

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molatura di ogni singolo pezzo che compone la vetrata,connessi da una bordatura in silicone a colore ed incol-lati ad una lastra di vetro strutturale trasparente dellospessore di 10 mm.

Gli 860 pezzi che compongono l’opera sono statiscelti ciascuno nella giusta sfumatura cromatica, cercan-do nella preziosa irregolarità del colore del vetro soffiato

Sikanìe (Σικανίη)La Vetrata

L’autore ha scelto di rappresentare il tema religiosoraccontando le meraviglie del Creato nella terra di Siciliaattraverso gli elementi naturali che cosìfortemente la caratterizzano: l’acqua e lavegetazione, rappresentati in una marinavista dall’Isola, sovrastata dalla profonditàdel cielo. Questa è la visione che ha con-quistato i conquistatori, che silenziosa-mente ha vinto i dominatori di questa Ter-ra, lasciando i loro sensi prigionieri dellevoluttà della Trinacria.

Di questo silenzioso, semplice ma im-perioso “sapore di Sicilia”, immenso donodel Creatore, si è voluta rendere un’imma-gine il cui forte cromatismo potesse espan-dersi nell’oratorio, ora “Sala UmbertoCappuzzo”, con una rappresentazione diquesta Terra, conquistata e conquistatrice.

La forza dei colori richiama l’irruenzadei profumi della natura siciliana, pene-tranti e narrativi, che si fissano nella me-moria del viandante e che sono imprescin-dibilmente codificati nel DNA dei suoiabitanti.

I doni del Creatore sono qui rappre-sentati nella terra, con i fichi d’India e gliagrumi, nel mare, con il riccio ed il gran-chio sullo scoglio, nel cielo, con i gabbia-ni.

La vetrata artistica è stata realizzatacon vetri soffiati, prodotti da Lamberts diWaldsassen, tipo “Opac” (opaco) a stratio a pasta colore e di tipo “Opal” (opalino)sabbiato, tagliati a mano su sagome con

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L’Autore

Nicola Corso Maria Busardò, architetto libero pro-fessionista (Roma 1966), svolge attività di progettazione,direzione artistica e consulenze in campo edile e di ur-banistica in Roma.

Formatosi nelle scuole cattoliche è in seno ai Fratellidelle Scuole Cristiane che incontra i suoi primi maestri, ilProfessor Claudio Gambini e Fratel Liborio Leoni, che incombinazione con la famiglia ne coltivano la creatività.

Realizzazione:Derix Glasstudios, Taunusstein(Germania)

Derix Glasstudios con sede a Taunusstein, nelle vi-cinanze di Francoforte, è uno dei più importanti atelierdel vetro d’arte a livello internazionale, con una filialeanche negli Stati Uniti. Le attività di Derix riguardanola realizzazione di opere artistiche in vetro oltre alla com-pleta consulenza per quanto riguarda la gestione e la rea-lizzazione di ogni progetto, anche nel caso di opere diampio respiro.

La Famiglia Derix si occupa di arte del vetro daquasi 150 anni. Nel 1908 Papa Pio X nominò Derix “ate-lier pontificio di vetrate”. Nella lunga storia di Derix il

Dal 2000, insieme alla consorte Francesca RomanaPalmieri, è iscritto alla Venerabile Arciconfraternita diSanta Maria Odigitria dei Siciliani in Roma. Nel 2001presenta il primo bozzetto della vetrata al Consiglio Di-rettivo dell’Arciconfraternita, e dal 2013 è membro elettodel Consiglio Direttivo della Venerabile Arciconfraternitacon Delega al Patrimonio mobiliare e immobiliare, con-tribuendo con prestazioni e consulenze tecniche in ma-terie di sua competenza.

vetro d’arte religioso è stato e continua ad essere un ele-mento di grande importanza.

Un nutrito team di operatori segue ogni progetto inmodo da garantire la massima qualità nella sua realizza-zione, entrando nella logica creativa dell’autore ed inte-ragendo con esso passo dopo passo per dare un valoreaggiunto alla realizzazione.

Recenti vetrate artistiche sono state realizzate neltransetto sud del Duomo di Colonia (artista, GerhardRichter), nel Duomo di Magonza (Johannes Schreiter),nella Chiesa di St. Moritz ad Augsburg (John Pawson),nella Cattedrale di Reims (Imi Knoebel) e, nel nostroPaese, nella Chiesa di Madre Teresa di Calcutta a Bolza-no (Christof Hofer) e nella sacristia di Santa Maria del-l’Anima a Roma (Johann Weyringer).

la nuance cromatica presente nel bozzetto originale e ag-giungendo, per alcuni pezzi, l’integrazione della colora-zione a mano per ottenere gli effetti di missaggio del co-lore cercati.

La tecnica di connessione dei singoli pezzi, con sili-cone a colore, è la stessa utilizzata, ad esempio, nellagrande vetrata del Duomo di Colonia.

L’autore ha voluto mantenere il nome della vetrata,proposto al momento della presentazione del primo boz-zetto (2001) dal Priore del tempo Dott. Vincenzo Giac-cotto: i Greci chiamarono la Sicilia “Sikanìe” (Σικανίη),dal nome dato ai suoi abitanti, i “Sikani” (Σικανοί).

Nicola Busardò

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S.E.R. Paolo Romeo è stato creato e pubblicato Car-dinale da Papa Benedetto XVI nel Concistoro del 20 no-vembre 2010, del Titolo di Santa Maria Odigitria dei Si-ciliani.

Per il proprio motto Sua Eminenza il CardinalePaolo Romeo ha scelto le parole Caritas omnia sustinet,“la carità tutto sopporta”, tratte dalla Prima Lettera diSan Paolo ai Corinti (13,7). Testo che intende più preci-samente indicare nella carità il fondamento, il sostegno,l’anima, il principio di “tutto”.

La parte dello scudo è in azzurro, sfondo che sim-boleggia la tensione dell’anima verso Dio nella continuaricerca delle “cose di lassù” (Col 3,1). Su di esso cam-peggia la stella, classico simbolo della Madonna, che sot-tolinea la dimensione mariana del ministero episcopale,sotto la protezione della quale egli pone il suo serviziopastorale.

Sono posti accanto alla stella due gigli. Uno richia-ma lo stemma di Papa Paolo VI che ha portato a termine

il Concilio Vaticano II, evento ecclesiale che ha profon-damente segnato il sacerdozio dell’Arcivescovo e il suoministero a servizio della Chiesa. L’altro fa riferimentoa due aspetti della sua formazione sacerdotale: all’AlmoCollegio Capranica, dove ha compiuto gli studi teologicie del quale è patrona la Santa Vergine e Martire Agnese,e allo scautismo, a cui ha dedicato parte del suo ministe-ro sacerdotale.

Sovrasta nel fondo rosso dello scudo l’aquila doratacoronata, simbolo della città di Palermo, sede nella qualeS.E. Paolo Romeo ha ricevuto la dignità cardinalizia.

La parte alta dello scudo raffigura sette fiamme chesimboleggiano le radici umane dell’Arcivescovo, nato al-le falde dell’Etna. Esse vogliono anche significare il ne-cessario rapporto del ministero episcopale con la Chiesa,nel fondamento pneumatologico dato dai sette doni del-lo Spirito Santo, e nella sua visibilizzazione salvifica pre-sente nei sette Sacramenti.

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La nuova pavimentazione ceramica

La pavimentazione della sala e della sacristia è rea-lizzata con mattonelle ceramiche della tradizione artigia-na stefanese, dono di S.E.R. Paolo Romeo, ArcivescovoMetropolita della Diocesi di Palermo, Cardinale Titolaredella chiesa di S. Maria Odigitria dei Siciliani in Roma.

La scelta del tema figurativo è ricaduta su una tipo-logia presente in numerosi pavimenti dell’area siciliana;una piastrella, chiamata in gergo “vela”, in cui una lineadiagonale separa due aree triangolari smaltate in diffe-renti colori. Tale decorazione è realizzata ancora oggi amano, differenziandosi da altri temi decorativi più com-plessi e minuti che vengono prodotti con l’uso di unamatrice o stencil.

Silice e ossido di piombo originano lo smalto biancoavana, l’aggiunta di ossido di co-balto genera lo smalto blu, l’ossi-do di manganese dà il nome alcolore del filetto diagonale. Ilsupporto delle ceramica è an-ch’esso realizzato a mano.

La moltiplicazionedella basilare bicromiadell’elemento generauna straordinaria pos-sibilità di figurazionicompositive. Laconfigurazionescelta produce lafigura di unastella a ottopunte compostain un campo di otto per ottopiastrelle. Schema a stellaconsueto nella tradizione

siciliana, di probabile origine araba e molto usato nellearti decorative e applicate in tessuti, tappeti, arazzi e tar-sie marmoree riprendendo il prototipo di età normanna.

Un brano di pavimento nel nucleo di Palazzo deiNormanni ha fornito la suggestione che ha guidato il la-voro. Lì, la compagine muraria che sorregge la CappellaPalatina custodisce uno spazio cultuale risalente al pe-riodo della conquista normanna, che ha subito nel tempouna profonda metamorfosi ed è proprio nel cuore dellachiesa nota come Santa Maria delle Grazie, accanto l’al-tare, che un lacerto superstite del pavimento ceramicopropone la stella presa a riferimento nel progetto.

Nella sala dell’Arciconfraternita, la figura stellata siripete otto volte generando un tappeto il cui centro, incampo chiaro, accoglie lo stemma cardinalizio, anch’essodipinto a mano.

Il nuovo pavimento dell’oratorio ora dedicato alGenerale Umberto Cappuzzo, materializza e attualizzail dialogo identitario con la cultura della Terra madre.

Giorgio Della Longa

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Le quattro pale d’altare dedicate ai Santi Siciliani Tre donne e tre uomini sono i soggetti delle quattro

pale d’altare che, oggi sistemate nel salone attiguo allasagrestia, rimandano ad alcune devozioni del popolo deiSiciliani tra la numerosa schiera dei Santi di Sicilia. Iquattro dipinti vennero eseguiti verso la fine del penul-timo decennio del secolo scorso da quattro tra i più illu-stri maestri siciliani e italiani del Novecento.

La Santa Rosalia del palermitano Mario Bardi sistaglia sullo sfondo con la sua imponente figura, occu-pando così gran parte della superficie della tela. Lo sche-ma compositivo del dipinto è caratterizzato dal rapportotra Palermo e la sua Patrona: questa, con giunoniche mo-venze, estende la mano destra per benedire e indicarenel contempo la città, ritratta in basso a sinistra sullosfondo e riconoscibile in alcuni suoi monumenti: Catte-drale, Teatro Massimo, San Giovanni degli Eremiti. Talebinomio, pressoché inscindibile tra la “Santuzza” e “lacapitale dell’Isola”, diviene il carattere fondante dell’in-tera composizione, nella quale si coglie, infatti, una con-tinuità di rapporti binari. Alla città, illuminata a destra,corrisponde l’antro oscuro sulla rupe a sinistra; controla chiusura delle pietre, sistemate in ombra in basso inprimo piano, si apre, luminoso oltre il mare, il morbidosky-line dei monti lontani. Alla bianca tunica, appenascolpita da poche pieghe che con ampie campiture con-feriscono una fissità quasi cartacea alla veste, contrastail colore scuro del manto, che avvolge la donna con unamorbida, ma articolata, plasticità del panneggio dagli in-tensi dialoghi chiaroscurali. La postura frontale della fi-gura, concepita con una rigidità quasi statuaria, è inter-

Realizzazione:Ceramiche Fratantoni, Santo Stefano di Camastra

L’azienda “Fratelli Fratantoni” viene fondata nel1935 da Pietro, Saro, Edoardo e Nino, figli di don Filip-po, ceramicaro come tanti a Santo Stefano. I fratelli sidedicano alla produzione di oggetti in terracotta foggiatial tornio a cui in seguito si affianca la lavorazione mec-canica dei tradizionali vasi per uso vivaistico.

Edoardo e Nino sviluppano la produzione della ce-ramica decorata, vanto dell’antica tradizione stefanese,divenendo in breve tempo una azienda di rilievo dellaproduzione ceramica siciliana. Negli anni ’70 sperimen-tano e brevettano, primi nel nostro Paese, l’applicazionedello smalto e del decoro alle lastre di basalto lavicodell’Etna.

Oggi la “Ceramiche Fratantoni” occupa un postodi primo piano nel contesto del settore ceramico sicilianoper la qualità e sperimentazione di nuove tecnologie fracui la serigrafia computerizzata, rimanendo in ogni casosempre fedele alla produzione di eccellenza della lavasmaltata e delle mattonelle lavorate a mano nel solco del-la pura tradizione stefanese.

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tre dalle mani dei due personaggi, le quali sembrano rac-chiudere in una singolare teca il lume della vista, nonchédalla direttrice diagonale, costituita dal deciso braccionudo e caldo della Martire e proseguita dalla curva dellaspada, tristemente cerulea, che termina la sua corsa nellospento e piatto rosso dei calzari dell’uomo. Il pittore hainvece concentrato la vivacità cromatica nell’intenso dia-logo tra l’angelo e il volto di Lucia, incorniciato in uncerchio di luce, cui contrasta il colore scuro delle movi-mentate ciocche di capelli.

Più pacato, ma soprattutto più omogeneo anchenell’intensità cromatica, è lo schema compositivo deiSanti Agatone, Leone II e Metodio Siculo del messineseGiuseppe Migneco. Le tre figure allineate conferisconoalla scena un andamento ritmico, animato da alcune va-rianti: la figura centrale seduta, quella a destra volgemorbidamente il capo verso sinistra al centro del dipinto,i differenti copricapi, le diverse posizioni delle mani. No-

rotta bruscamente dallo scatto deciso del volto verso de-stra, contornato da un vivace movimento delle chiome eavvolto da un’intensa gora luminosa.

Questa solennità si può ritrovare anche nella Santa Lucia del calatino Salvatore Fiume. Il nobile gesto diabbandonare le sue pupille nelle mani insanguinate dellivido carnefice è il baricentro compositivo del dipinto.Il manigoldo, coperto da cromie dai toni freddi e piatti,rivolge intensamente la sua algida attenzione verso le pu-pille, le quali, sebbene staccate, trasmettono una intensae inusitata vitalità. Nuovi e accesi occhi vengono dise-gnati sul volto sereno della Vergine siracusana dall’ange-lo sorridente, che procede dalle spalle di Lucia. Questa,avvolta in una candida veste, procede lentamente versol’osservatore in contrasto con la statica figura di profilodell’uomo. La centralità delle pupille è sottolineata inol-

Santa Rosalia

Santa Lucia

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nostante tali indivi-duazioni i tre perso-naggi si susseguonocon un’architetturacoerente: le posizionidei piedi e del bordoinferiore delle vesti el’incalzo dei panneggicreano una continuitàche accomuna le figu-re. Tale continuità sipuò cogliere inoltrenelle corrispondenzecromatiche: la vestebianca con la casulaarancio e pallio coperto da mando rosso ai lati trova unaconiugazione nell’articolazione dei colori delle vesti alcentro (giallo, verde, viola, arancio), facendo così pen-sare che l’autore volesse ispirarsi ad atmosfere composi-tive di echi bizantini, dai ritmi costanti ma con caratte-rizzazioni individuali per i rispettive soggetti. Mignecoin tal modo sembra voler richiamare alla spiritualitàorientale, presente in Sicilia ed espressa in taluni dei San-ti ritratti, e che ha avuto un centro importante nell’Ar-chimandiatro del Santissimo Salvatore presso Messina,il cui porto è distinguibile nel paesaggio dello stretto sul-lo sfondo.

Più decisamente dinamico è Sebastiano Milluzzonella Sant’Agata consolata da san Pietro. Il pittore ca-tanese riesce a tradurre la tragica tensione dell’episodiodescritto con delicata sensibilità. Sull’acceso sfondo rosso

si stacca decisamente la figura dell’Apostolo, il cui auto-revole vigore è reso con luminose pennellate dorate di-stese sullo sfondo rosso e che circondano l’intenso e cupoverde della veste di Pietro. Questi, incedendo, protendele braccia verso la fanciulla, la quale sembra ritrarsi a de-stra raccogliendosi nel lindore della veste bianca, comealcuni secoli prima aveva fatto la Vergine nell’Annuncia-zione di Simone Martini. Il luminoso panneggio biancosu cui siede la Martire catanese è interrotto dal volumeessenziale della sua veste. Tale purezza, appena attenuatadalle tracce di sangue nel petto, è ripresa, confermandola,nel volteggio delle tre colombe sopra il capo della prota-gonista del racconto. Alla tenue tensione cromatico-lu-ministica corrisponde la continua torsione della figura disant’Agata, la quale sembra costruita con la trasparenzadella schiuma del mare di Sicilia.

Giuseppe Ingaglio

Santi Agatone, Leone II e Metodio Siculo Sant’Agata consolata da san Pietro

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Il restauro del CrocifissoPlastificare e mistificare: sembrerebbe questo lo

scopo della produzione dei manufatti in cartapesta. Lapossibilità di una più rapida esecuzione, il costo conte-nuto dei materiali, l’esigenza di prodottiche fossero leggeri e facili da tra-sportare hanno consentito (e tut-tora consentono) ai plastificatoridi modellare “a pesto” con risultatirapidi e non di rado destinati ad allesti-menti effimeri, ma capaci, nel contempo, direndere un aspetto che richiami e imiti le sculturarealizzate in materiali più pregevoli e duraturi.

Le fonti, tra cui Giorgio Vasari, attestano che latecnica della cartapesta era già in uso a Siena sul fi-nire del sec. XIV; dalla Toscana ben presto si dif-fonde in altre aree coinvolgendo sia botteghe diartigiani, dei quali spesso non è stato tramandatoalcun riferimento, sia grandi protagonisti dell’ar-te (i Della Robbia, Jacopo della Quercia, Sanso-vino, Algardi, Bernini). La deperibilità della ma-teria e le finalità effimere delle opere (soventerealizzate solo per specifici eventi: allestimenti tem-poranei e scenografie ovvero carri carnascialeschi)hanno determinato la perdita di molte opere; vengonoperò tramandate con grande affetto e sensibilità in par-ticolare quelle destinate alla devozione, sia pubblica cheprivata.

È il caso del Crocifisso della chiesa Santa Mariadell’Odigitria dei Siciliani in Roma. Realizzato da un pla-stificatore dell’Italia centrale nella prima metà del sec.XVIII, risente e ripete schemi compositivi e cifre stilisti-che sperimentate e diffuse negli ultimi decenni del secoloprecedente. La modellazione dei volumi anatomici e laresa esecutiva consentono di assegnare l’opera a una bot-tega capace di manifestare un’elevata qualità anche inmanufatti di produzione seriale, destinati a un uso devo-zionale e meno pubblico: le dimensioni contenute del

nostro Crocifisso, qui colto nel repertorio tema-tico del “Cristo morto”, denotano infatti unacollocazione originaria piuttosto riservata.

Giuseppe Ingaglio

Il restauro si è re-so necessario a cau-sa del pessimo statodi degrado nel qua-le versava l’opera, in

quanto alcune parti anatomichecome la mano sinistra, i piedi e par-

te del capo, presentavano profonde la-cerazioni e mancanze e avevano perso consi-

stenza a causa dello sfaldamento degli strati dicartapesta, causando in più zone la perdita dipellicola pittorica e di porzioni di preparazionein gesso. Inoltre tutta la superficie del Cristo eraricoperta da diversi strati di protettivi alterati,quali cera e vernici a base di coppale, che neltempo hanno creato uno spesso strato matericodi colore bruno, tale da rendere difficoltosa la let-tura delle originali cromie dell’incarnato e dellecaratteristiche plasticità anatomiche del corpo.

L’intervento si è perciò occupato di ricostrui-re le parti anatomiche deteriorate consolidando ericostituendo gli strati strutturali in cartapestamancanti e rivestendo le stesse con una prepara-zione a base di gesso, idonea a ricevere una nuovasuperficie pittorica.

Le reintegrazioni cromatiche di aree rico-struite ex-novo e per le zone dove erano presenticadute di colore o abrasioni, sono state eseguitecon colori ad acquerello, per terminare l’interven-to con l’applicazione di un idoneo protettivo sututta la superficie.

I costi del restauro del Crocifisso sono stati so-stenuti da Alessandro Pagano.

Paola Marra, Cristina Balzani

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Il Primicerio Mons. Giuseppe Mario Blandaringrazia

S.E.R. il Cardinale Titolare Paolo RomeoDonna Evelina De Lillis in CappuzzoConsiglio Direttivo dell’Arciconfraternita S. Maria Odigitria: Priore Andrea IudicaPriora Carmelina Chiara Canta in RizzaConsiglieri: Nicola Maria Busardò, Luciano Fedrigucci, Maurizio Iudica, Giuseppe Lipari, Paolo Rappa, Gisella Rocca, Alfonso Sapia, Caterina Scirè,Antonietta Stocco in Cantuti CastelvetriCollegio dei Revisori dei Conti: Mario Cantuti Castelvetri, Franco Gagliani Caputo, Maria Rosa Greco, Giuseppe SaggioFondazione Opera Pia Juvarra: Gioacchino Busardò, Luciano Fedrigucci, Massimo MinnicinoArchitetto Nicola Maria Busardò, autore del progetto della vetrata artisticaArchitetto Giorgio Della Longa, progettista ecoordinatore dei lavoriProf. Giuseppe Ingaglio, storico dell’arte

Le Aziende:Derix Glasstudios GmbH & Co., Taunusstein (D)SIL.FER. S.r.l., RomaCeramiche Fratantoni, Santo Stefano di Camastra (ME)Ditta Franciosi Virginio, Palestrina (RM)2S Impianti S.n.c. di Giannuzzi Stefano e Proietti BaroniSobrino, Palestrina (RM)Kermes S.n.c., Roma

A cura del Comitato Organizzativo: Nicola Maria Busardò,Carmelina Chiara Canta in Rizza, Giorgio Della Longa,Vincenzo Giaccotto, Andrea Iudica, Claudio Rossi, Alfonso Sapia

Grafica: Claudio RossiStampa: Tipografia Città Nuova della P.A.M.O.M.

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