In viaggio per la Toscana

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ALLA SCOPERTA… DELLA TOSCANA Viaggio delle classi 5° nella Toscana del folklore, feste, gastronomia, personaggi famosi e…tanto divertimento!

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ALLA SCOPERTA… DELLA TOSCANA

Viaggio delle classi 5° nella Toscana del folklore, feste, gastronomia, personaggi famosi e…tanto divertimento!

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SI PARTE!!!SI PARTE!!!“Anche quest’anno si studia

geografia, storia……la maestra oh un c’ha dato da studia’ la Toscana,e ora…….fiumi, monti,città…. Quante cose da ricordà!”

“Ma sentite un po’, se s’ andasse a fa’ un giro turistio un si imparerebbe meglio? E ci si divertirebbe pure!!”

“Oh mamma mia! ‘Un sarà meglio fare una traduzione simultanea, altrimenti …..chi ci capisce è bravo!”

“Andiamo bimbi…… il folklore c’ aspetta!”“E’ febbraio dove si và?”“Ma a Viareggio… .. Al carnevale

naturalmente!”

E se senti un languorino clicca E se senti un languorino clicca

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Questa meravigliosa festa di carnevale,è una delle più celebri d’Italia, nacque nel 1873 e trasformò negli anni. Adottò nel 1931 come simbolo “ Il Burlamacco” maschera disegnata da Umberto Benetti che prende il nome dal porto della cittadina.

PROVINCIA DI LUCCA

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Si costruiscono, dopo l’approvazione dei bozzetti, 9 carri alti fino a 20 metri e 6 alti fino a 9 metri e larghi fino a 15, in appositi capannoni nei mesi prima di carnevale. I carri con a bordo più di 200 figuranti, sfilano tra la folla, intervallati da gruppi folcloristici e musicali. La sera si fa baldoria con musica, balli e banchetti, per chiudere in fine con un fantastico spettacolo pirotecnico.

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• “Ragazzi ho saputo che a Querceta di Seravezza (Lu) la prima domenica di Maggio fanno il palio dei Micci!!”

• “Micci?! Oh che sono?”• “I Micci sono gli asini

Questa festa è nata nella seconda metà degli anni 50’ ma si è via-via sviluppata per popolarità, tanto che oggi vi partecipano più di duemilacinquecento figuranti in splendidi costumi medievali che inscenano storie e vicende sia realmente accadute che leggendarie o fantastiche, intrattenendo i tanti spettatori che ogni anno diventano sempre di più, fino a che nel campo di gara entrano otto asini (qui chiamati micci) uno per ogni contrada del paese cavalcati dai fantini, che devono aggiudicarsi il palio dopo sei giri di campo. Visto il noto carattere testardo di questi animali vi facciamo immaginare che tipo di corsa sia......... il divertimento è garantito.

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• “Sentite che musica!!!…

• “Mi viene la ciccia di gallina…Chi l’avrà scritta…?”

“Io ragazzi miei, ispirato dalla quiete dalla tranquillità di Torre del Lago”

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“ Ragazzi si sale verso nord, a Massa-Carrara?

“Dalla costa attraverso pinete e colline si arriva

alle alpi Apuane, dove da millenni si estrae il

marmo, anche i romani lo usavano ”

“Quella pietra bianca….dura… dura come qualcuno

che conosco?” “Proprio!

Qui, in loc. Resceto la prima domenica di agost, c’è la rievocazione storica della lizzatura. La compagnia dei lizzatori dell'alta Tambura si cimentano nell'antica e pericolosa tecnica della lizzatura ,con la quale un tempo facevano scivolare i blocchi di marmo dalla montagna fino a valle.

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• “Qui troviamo la Lunigiana, la terra della luna. Vallata,  ricca di storia e tradizioni come testimoniano i numerosi castelli, i borghi "murati” medievali, le torri e fortificazioni, le pievi romaniche fino alle Statue Stele che risalgono a 2000 anni prima di Cristo.

• “O, un’ ti pareva che lui sapesse tutto! Allora, ti dico qualcosa io: a Massa il primo sabato di agosto c’è "La Quintana Cybea". Antico torneo cavalleresco nel quale si sfidano cinque cavalieri rappresentanti i quartieri storici della città. Segue un corteo storico che sfila per le vie del centro arrivando nella bellissima piazza degli aranci.

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- Ciao ragazzi venite a visitare Pistoia con me?-- Guarda Pinocchio! Come no! Veniamo di corsa!-

• Sapete ragazzi qui a Pistoia il 25 luglio si tiene la famosa GIOSTRA DELL’ ORSO è una riedizione moderna dell’ antico palio dei berberi che si teneva nella città di Pistoia fin dal XIII secolo nel giorno dedicato al patrono della città San Jacopo (San Giacomo il Maggiore), segue l’ antica tradizione medievale dei tornei dove in una sorta di palio equestre si sfidano i rioni cittadini.

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• “Andiamo trasferiamoci a Pisa”• “Ma che si va vedè la Torre? Oh, quella! Pende

pende, ma un casca mai.”• “Ti immagini se a pisani ni cascasse ?! E sembra

stia su co’ fili!”• “SSS!’un ti fa senti che siamo in zona!”• “Che spettacolo!!! Tutto illuminato, pare la fiera”• “Ma che festa è?” La luminaria di San Ranieri”

Sui lungarni di Pisa si rinnova ogni anno, all’imbrunire del 16 giugno,l’incantesimo della Luminara di San Ranieri. Sono circa settantamila i lumini che per ogni edizione vengono meticolosamente deposti in bicchieri di vetro liscio diafano, ed appesi in telai di legno, dipinto di bianco (in gergo: “biancheria”), modellati in modo da esaltare le sagome dei palazzi, dei ponti, delle chiese e delle torri che si affacciano sui lungarni pisani. La festa culmina con i fuochi d’ artificio.

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“O quelli! O che fanno?”

“Ve lo dico io che sono Galileo Galilei, e di questa città conosco tante cose, modestamente, questo è il GIOCO DEL PONTE.

• L’ultima domenica di giugno Oltre 750 figuranti in costumi storici risalenti al Cinquecento spagnolo, danno vita all'imponente corteo storico che si snoda sui Lungarni pisani, fino ad arrivare al Ponte di Mezzo dove, dopo essersi ritirati nei propri «accampamenti», i due rioni «nemici» si sfidano in un questo gioco particolare e suggestivo.

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I due rioni cittadini corrispondono alle due rive dell'Arno: a sud Mezzogiorno, il grande rione composto dai quartieri S. Antonio, S. Martino, S. Marco, Delfini (Marina di Pisa), Leoni (Porta Fiorentina) e Dragoni (Porta a Mare - S. Pietro); a nord Tramontana, composto dai quartieri S. Maria, S. Francesco, S. Michele, Mattaccini (Porta a Lucca), Satiri (Portanuova) e Calcesane.Ogni parte, essendo composta da sei quartieri, ha sei squadre da far scendere in campo, si tratta dunque di valutare l'avversario e mandare la squadra più adatta ai singoli confronti, che talvolta possono durare anche delle ore, in un'atmosfera di tensione e concentrazione tra il tifo e gli incitamenti della folla assiepata lungo le spallette dell'Arno.  

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Compito delle squadre è sospingere un carro, lungo quasi 12 metri e largo 80 centimetri, posto su due binari, posizionato a metà del ponte di Mezzo. Gli uomini dei due rioni, affrontandosi in diverse sfide, cercano di spingerlo il più possibile dalla parte avversaria, appoggiando le spalle a delle travi perpendicolari al carro e facendosi forza all'indietro con le gambe.

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“Andiamo a Prato, ragazzi che si va a vedè il carteggio storico che si

celebra l’8 settembre, giorno della natività della Madonna per rendere omaggio alla Sacra Cintola.”

Il Corteggio Storico è la sfilata in costume lungo le vie del centro, a cui partecipano gli armati di Città, il Corpo dei Valletti Comunali e altre centinaia di figuranti provenienti da varie città d'Italia. La processione termina in Piazza del Duomo, dove si ha l'evento più solenne della giornata: l'ostensione del Sacro Cingolo.

Il programma della festa è arricchito da varie esibizioni che si tengono per tutta la giornata in vari punti del centro storico, Ad esempio l'esibizione degli sbandieratori, la gara di tiro con l'arco, il mercato medievale con rievocazioni degli antichi mestieri e tradizioni, gli spettacoli musicali, i fuochi d'artificio.

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“Siamo a Firenze ragazzi ,qui le manifestazioni sono tantissime”“O chi parla?” Sono io il sommo poeta: Dante Alighieri!”

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Festa della Rificolona: questa festa, organizzata ogni 7 settembre, per il calendario liturgico vigilia della natività di Maria, è una tradizione popolare ancora sentita. La festa anche ai nostri giorni continua a vedere protagoniste le rificolone, anche se la loro forma non è più quella di una volta.I lampioncini variopinti si vedono ancora appesi un po' ovunque, alle finestre dei palazzi, nelle case popolari, sui lungarni e per le strade dove risuona sempre l'antica cantilena di "ona, ona, ona ma che bella rificolona..." , e si consumano i consueti incendi delle rificolone, provocati non più da smodati lanci di bucce di cocomero ma da precisi tiri effettuati con raffinate cerbottane. Negli anni Cinquanta questa pittoresca festa fiorentina si svolse anche sull'Arno e precisamente a monte del fiume, nel tratto fra Bellariva e la pescaia di San Niccolò.

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Scoppio del Carro: questa nota cerimonia risale addirittura ai lontani tempi della prima crociata, indetta per liberare il Santo Sepolcro dalle mani degli infedeli. Attualmente nella mattina di Pasqua, scortato da 150 fra armati, musici e sbandieratori del calcio storico fiorentino, il carro del fuoco pasquale, detto affettuosamente dai fiorentini "Brindellone", si muove dal piazzale del Prato trainato da due paia di candidi bovi infiorati ed arriva al solito posto, in piazza del Duomo, fra il Battistero e la Cattedrale. I bovi vengono prontamente staccati ed un più moderno filo di ferro, che sostituisce la corda sugnata, viene teso a circa sette metri di altezza, da una colonna di legno, posta per l'occasione al centro del coro, fino a giungere al carro. Mentre si procede a questa sistemazione, dalla Chiesa dei Santi Apostoli, ha principio il corteo-processione preceduto dal gonfalone di Firenze e dalla bandiera della famiglia Pazzi, con sacerdoti ed autorità, diretto al Battistero dove incominciano le funzioni religiose.

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Quindi il corteo si trasferisce in Duomo e, alle ore undici, al canto del Gloria in excelsis Deo, viene dato fuoco alla miccia della colombina che, sibilando, va ad incendiare i mortaretti ed i fuochi d'artificio sapientemente disposti sul Brindellone. Inizia con fragore lo scoppio assordante e, sia pure in maniera simbolica, la distribuzione a tutta la città del fuoco benedetto. L'imponente mole dell'antico carro si avvolge puntualmente di nubi e scoppi come se l'aria emettesse scintille sempre più luminose. Il profilo del Brindellone scompare d in questo gioco di colori .

I bovi vengono prontamente staccati ed un più moderno filo di ferro, che sostituisce la corda sugnata, viene teso a circa sette metri di altezza, da una colonna di legno, posta per l'occasione al centro del coro, fino a giungere al carro.

Mentre si procede a questa sistemazione, dalla Chiesa dei Santi Apostoli, ha principio il corteo-processione preceduto dal gonfalone di Firenze e dalla bandiera della famiglia Pazzi, con sacerdoti ed autorità, diretto al Battistero dove incominciano le funzioni religiose.

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Calcio Storico in costume

Nel mese di giugno per tre giorni si riaccende la storica sfida tra i quattro rioni di Firenze che si affrontano in piazza Santa Croce per contendersi l'ambito premio del Calcio storico in costume. Il calcio come momento di spettacolo nasce a Firenze, nel periodo in cui «Florentia» era colonia romana. Si svolge in occasione dei festeggiamenti del Santo Patrono del capoluogo toscano: San Giovanni Battista che ricorre il 24 giugno. In questa occasione i quattro rioni cittadini si scontrano sul terreno di gioco, in tre accanitissime partite di 50 minuti ciascuna. I rioni vengono riconosciuti dai fiorentini con il colore del gonfalone di appartenenza

Si giocano solitamente 3 partite: due incontri di qualificazione diretta e la finale. Ma lo spettacolo non si limitata alla sola partita, anche il corteo storico, al quale partecipano oltre cinquecento figuranti in costume, rappresenta un momento suggestivo del Calcio storico.

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Uno spettacolo di colori esplode quando i «Bandierai degli Uffizi» scendono in campo per far roteare le insegne delle principale «magistrature e degli uffici» esistenti nella Repubblica Fiorentina del sedicesimo secolo. Al termine il Capitano di Guardia esegue il saluto collettivo dei personaggi ed introduce il premio per il rione vincente: la bianca vitella, rimasta oggi soltanto come «figurante» mentre un tempo veniva arrostita durante i festeggiamenti del rione vincitore. L'inizio della partita viene segnalato dall'esplosione di una serie di colpi da parte della «colubrina», a questo punto scendono in campo i cinquantaquattro calciatori, ventisette per parte Lo scopo dei calciatori è segnare una «caccia»: un goal nella porta avversaria segnalato con uno sparo della colubrina che sancisce il punto. Scaduto il tempo il rione che risulta con un maggior numero di cacce riceve simbolicamente la vitella bianca ritirata da tutta la squadra dei calcianti.

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Ad Arezzo la prima domenica di settembre si tiene:

 La   Giostra del Saracino

La Giostra del Saracino è un giuoco cavalleresco, che affonda le sue radici nel Medio Evo. E' l'evoluzione di un esercizio di addestramento militare che, simulando lo scontro bellico, vedeva un cavaliere armato di lancia affrontare un autonoma con le sembianze del nemico per antonomasia dell'Occidente cristiano: l'arabo, l'infedele, il Saracino appunto.

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Ripristinato nel 1931 in forma di rievocazione storica. Preceduto da un variopinto corteo storico, che allinea per le vie della città oltre 250 figuranti, il torneo si svolge nella suggestiva cornice di piazza Grande. Qui, dopo evoluzioni equestri e virtuose esibizioni degli Sbandieratori della città di Arezzo, i cavalieri dei Quartieri di Porta Crucifera, Porta del Foro, Porta S. Andrea e Porta S. Spirito si lanciano al galoppo contro un automa corazzato (il buratto del Saracino) e armato di flagello, raffigurante il saraceno “Buratto, Re delle Indie”. Numerosi i colpi di scena, determinati dall’abilità, dal coraggio e dalla fortuna dei cavalieri. Vince la coppia di giostratori che, nel colpire lo scudo del Saracino, realizza il maggior punteggio. In caso di parità si ricorre agli spareggi. Al Quartiere vincitore è assegnata la “lancia d’oro” creata appositamente per ogni giostra e quindi mai uguale.

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  La Maggiolata La notte tra il 30 aprile ed il 1° maggio, un

gruppo di cantori girovaghi, accompagnati da un complesso di strumenti a fiato, si sposta dal piccolo borgo medievale di Castiglione d'Orcia (Siena) verso la campagna circostante.

Andando in giro i musici entrano nelle case cantando la Maggiolata ed in cambio ricevono vino e cibo. Il loro cammino dura tutta la notte, finché, tornati in paese, concludono il loro canto al sorgere del sole, recitando i versi :"Spunta l'alba e si veste il sole, se le mette le scarpe d'oro, sulla bocca ci ha un bel fiore, spunta l'alba e si veste il sole".

A Castiglione D’Orcia in provincia di Siena il 30 Aprile si tiene una festa particolare:

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 Nella città di Siena, nella piazza Del Campo il 2 Luglio e 16 Agosto si tiene una festa famosissima:

   Il Palio di Siena

• Il Palio affonda le sue radici nel medioevo, quando si tenevano corse di cavalli con palii (dal latino: pallium, drappo di stoffa preziosa). Le prime corse non si svolgevano in piazza del Campo ma attraverso le vie della città con i cavalli scossi, cioè senza fantino.

• Il primo Palio nel Campo fu corso nel 1583, ma solo all'inizio dell'800 la corsa assunse le caratteristiche che ancora oggi conserva. Da allora la manifestazione si svolge sempre in Piazza del Campo due volte l'anno: il 2 luglio e il 16 agosto.

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La città di Siena è divisa in 17 contrade ma solo 10 possono correre ad ogni palio perciò, oltre alle 7 che non hanno corso la volta precedente, ne vengono sorteggiate altre tre e con questo sorteggio inizia la manifestazione.

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Il giorno del Palio, dopo la provaccia finale, il clima si fa teso e quando il campanone della torre dà il segnale, i giovani della comparsa indossano i loro splendidi costumi. In un'atmosfera eccitata ogni contrada che correrà sul Campo fa benedire il proprio cavallo.

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Dopo il lancio della bandiera entra il Carroccio trainato da quattro buoi di razza chianina; questo carro porta il drappellone (stendardo di stoffa dipinto) che sarà assegnato alla contrada vincitrice.Il momento della partenza è scelto dalla decima contrada che, partendo di rincorsa, fa cadere la grossa fune che trattiene i cavalli.

Questi scattano a grande velocità con i fantini attaccati al collo in un galoppo sfrenato. Spesso i fantini cadono durante la corsa ma il cavallo scosso, se mantiene la spennacchiera coi colori della contrada, rimane in gara. La contrada vincente organizza una grande festa che dura tutta la notte, portando in trionfo cavallo e fantino.

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Dal 1937 si corre a Porto S. Stefano il Palio Marinaro. È una regata che mette in competizione 4 battelli, a quattro vogatori e timoniere, in rappresentanza dei quattro Rioni cittadini: CROCE, FORTEZZA, PILARELLA e VALLE. Il mare, i colori del promontorio, la dura vita dei pescatori e dei naviganti, le attese e le speranze di chi resta ad aspettarli sulla riva, sono ben rappresentati dalla fatica dei quattro equipaggi e della partecipazione corale degli abitanti dei Rioni.

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La gara ha origini molto lontane. Si dice che la medesima sia la rievocazione dell'inseguimento di una feluca barbaresca ad una imbarcazione di pescatori locali che scamparono alla cattura grazie alla loro bravura nella voga. Ma questa è una leggenda, che tra l'altro, fa poco onore al coraggio dei Santostefanesi. È piuttosto verosimile che le origini siano ben altre e risalgono al tempo dei Reali Presidi di Spagna, di cui il Promontorio dell'Argentario faceva parte. Ad avallare questa tesi, concorrono i disegni di Ignazio Fabbroni, Cavaliere di Santo Stefano che navigava sulle galere della squadra toscana a caccia di pirati. Il Fabbroni, durante la sua attività, ebbe modo di ritrarre l'aspetto di Porto S. Stefano, negli anni dal 1664 al 1667 ed in un suo quadro, sull'acqua calma della baia del Turchese, si notano quattro imbarcazioni a remi con timoniere e quattro vogatori che sembrano aver ingaggiato una gara per giungere sotto il bordo delle grandi navi ancorate alla ruota.

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Il Palio non può non discendere anche, da quell'andare e venire a forza di remi tra la terraferma e le navi, per imbarcare marinai, soldati, ufficiali, acqua, armi, merci. A forza di remi si esercitava la pesca costiera, a remi venivano trainati i velieri quando rimanevano in bonaccia. Il passaggio dalla fase lavorativa alla fase ludica è automatico e naturale per molte attività umane ed anche per la voga è scattato lo stesso meccanismo. I quattro uomini che per primi arrivavano a terra, ad un certo momento non si accontentavano più dell'occhiata soddisfatta del "padrone", ma cercavano l'ammirazione delle ragazze del borgo e nei giorni di festa sfidavano gli altri rematori. Era nato il "Palio". Non si chiamò subito così. Si parlava di corse di lance, di "guzzi", di "tartaroni", fino al 1937 quando il Comune di Monte Argentario assunse l'organizzazione della regata, dettando norme e regole di quello che fu chiamato PALIO MARINARO DELL'ARGENTARIO. Il Palio Marinaro dell'Argentario si disputa dal 1937 ogni 15 agosto.Le 4 imbarcazioni a remi che rappresentano i 4 Rioni cittadini si sfidano su un percorso di 4000 metri.

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“Dè, ragazzi ecco la nostra

LIVORNO”

Inoltre bancarelle di artigiani e collezionisti, artisti di strada, mostre, gite in battello nei Fossi medicei sono solo alcune delle iniziative di Effetto Venezia. Ma l'aspetto piu' particolare della manifestazione è la varietà di spettacoli proposti, dove artisti noti e non si esibiscono su un palco all'insegna della professionalità e del divertimento

Dal 4 al 10 agosto il quartiere Venezia di Livorno si riempe di musica e allegria per la manifestazione Effetto Venezia. La festa ogni anno propone moltissime iniziative culturali e d'intrattenimento rendendo i canali, le piazzette e i ponti di questo suggestivo angolo livornese così simile alla città della laguna da venir chiamato “La Nuova Venezia”.

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Alle gare, che si svolgevano nel porto Mediceo, presero parte quattro equipaggi: navi e barche furono imbandierate a festa e fu costruito anche un gigantesco palco in legno raffigurante un tempio romano. Le gare remiere proseguirono nel corso degli anni successivi, nonostante le pause sotto l'occupazione militare francese e sotto l'occupazione austriaca. Nel frattempo, fin dai primi dell'800 erano entrati in scena i "gozzi", barche profilate dall'aspetto particolare con la prua e la poppa affilate alla carena, la cui prerogativa più importante era quella di tenere meglio il mare e di sviluppare una velocità maggiore.

La storia del palio marinaro affonda le sue origini nel 1700, quando i ricchi commercianti livornesi organizzavano corse nell'acqua a proprie spese. In particolare si ricorda che, nel 1766, in occasione della venuta a Livorno del Granduca Pietro Leopoldo, venne organizzata una grande festa d'acqua.

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Fu appunto con i gozzi che alla fine dell'ottocento furono approntate gare alla Terrazza, con l'evidente scopo di intrattenere e divertire i ricchi e famosi turisti che venivano a Livorno per frequentare i bagni e che partecipavano con passione allo svolgersi di queste corse. Con la prima guerra mondiale le gare remiere furono ovviamente sospese, per essere riprese soltanto nel 1921, quando nelle acque prospicenti i Bagni fiume si corse con i gozzi a 10 remi e per la prima volta con le gozzette a 4 remi e la scia (un solo vogatore). Negli anni successivi in ogni quartiere si costituirono società sportive che tutte assieme si coordinarono per gestire le gare remiere a Livorno. Con la seconda guerra mondiale che rase a suolo quasi tutta la città, le gare vennero interrotte fino al Palio della ripresa che si tenne nel 1951 e al quale parteciparono sei rioni.

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“Ragazzi ecco dei livornesi D. O. C.: Pietro Mascagni e Amedeo Modigliani”

“ Invece Del Carducci che ha reso famoso Il Viale di Bolgheri che ne dite?”

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Pietro Mascagni nacque a Livorno nel 1863 in piazza Cavallotti sopra al forno del babbo, e morì a Roma all'Hotel Plaza il 2 Agosto 1945. Sin da ragazzo dimostrò predisposizione per la musica. Studiò all'Istituto Chereubini fondato dal M.o Alfredo Soffredini, dimostrando di avere delle doti non indifferenti e eseguì e scrisse le sue prime composizioni all'organo della chiesa. A sedici anni compose "Sinfonia in Do minore" e "Ave Maria, Pater Nostre Kyrie " nel 1880.   La solenne affermazione avvenne con la vittoria del Concorso Sonzogno con l'opera "Cavalleria Rusticana" , la cui prima rappresentazione avvenne al Teatro Costanzi di Roma il 17 Maggio 1890 gli si aprirono le porte del successo.

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Morì all'età di trentacinque anni. Nato in Toscana da una famiglia ebraica - quarto figlio del livornese Flaminio Modigliani e di sua moglie, francese di nascita, Eugénie Garsin - crebbe nella povertà, dopo che l'impresa di mezzadria in Sardegna del padre andò in bancarotta.Fu anche afflitto da problemi di salute, dopo un attacco di febbre tifoidea, avuto all'età di 14 anni, seguito dalla tubercolosi due anni dopo.

Amedeo Clemente Modigliani (Livorno 12 luglio 1884 – Parigi 24 gennaio 1920) è stato un pittore e scultore italiano noto con lo pseudonimo di Modì e celebre per i suoi ritratti femminili caratterizzati da volti stilizzati e da colli affusolati.

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Torre del Lago Nel 1889 Puccini si trasferì a Torre del Lago (ora Torre del Lago

Puccini): ne amava il mondo rustico e lo considerava il posto ideale per coltivare la sua passione per la caccia e per le baldorie tra artisti. Di Torre del Lago il maestro fece il suo rifugio, prima in una vecchia casa affittata, poi facendosi costruire la villa che andò ad abitare nel 1900 Qui furono composte le sue opere di maggior successo. Puccini la descrive così:

Paese tranquillo, con macchie splendide fino al mare, popolate di daini, cignali, lepri, conigli, fagiani, beccacce, merli, fringuelli e passere. Padule immenso. Tramonti lussuruosi e straordinari. Aria maccherona d'estate, splendida di primavera e di autunno. Vento dominante, di estate il maestrale, d'inverno il grecale o il libeccio. Oltre i 120 abitanti sopradetti, i canali navigabili e le troglodite capanne di falasco, ci sono diverse folaghe, fischioni, tuffetti e mestoloni, certo più intelligenti degli abitanti, perché difficili ad accostarsi. Dicono che nella Pineta "bagoli" anche un animale raro, chiamato "Antilisca"...»

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Galileo Galilei nasce a Pisa il 15 febbraio del 1564, dal fiorentino Vincenzo Galilei e da Giulia degli Ammannati. Nel 1574 la famiglia lascia Pisa e si trasferisce a Firenze. Nel 1581, Galileo si immatricola all'Universita' di Pisa per studiare medicina, seguendo il desiderio del padre. Durante gli studi, si appassiona alla fisica e nel 1583 formula la teoria dell'isocronismo del pendolo, intuito osservando le oscillazioni di una lampada nella Cattedrale di Pisa. È stato un fisico, filosofo, astronomo e matematico italiano, uno dei più grandi scienziati dell'epoca moderna.

Il suo nome è associato ad importanti contributi in cinematica (principio di inerzia, legge della caduta dei gravi) ed in astronomia (con la scoperta della rotazione del Sole, delle macchie solari , delle montagne della Luna, dei satelliti di Giove, le fasi di Venere, le stelle che compongono la Via Lattea) ed all'introduzione del metodo scientifico (detto spesso metodo galileiano). Accusato di voler sovvertire la filosofia naturale aristotelica e le Sacre Scritture, Galileo venne condannato come eretico dalla Chiesa Cattolica e costretto, il 22 giugno 1633 all'abiura delle sue concezioni astronomiche.

Muore ad Arcetri, 8 gennaio 1642.

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Dante Alighieri (nome completo Durante Alighieri) (Firenze, maggio o giugno 1265 circa Ravenna, 14 settembre 1321) è stato un poeta, scrittore e politico italiano. È considerato il primo grande poeta della lingua italiana e per questo definito "il sommo poeta", o "il vate" (ovvero "il profeta"). Per l'aver tenuto a battesimo l'utilizzo letterario della lingua volgare viene anche considerato Il Padre della lingua italiana.

La sua opera principale, la Divina Commedia, è il maggior poema della letteratura italiana ed è considerata uno dei capolavori della letteratura mondiale.

Ebbe una vita per molti versi travagliata e morì mentre si trovava esiliato dalla sua città natale. 

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Carducci nacque a Valdicastello, in Versilia, il 27 luglio 1835, ma trascorse la giovinezza tra Castagneto e Bolgheri, in Maremma, dove il padre si era trasferito a esercitare la professione di medico condotto. Durante il soggiorno maremmano, crebbe a contatto con una natura selvaggia e primitiva, che più tardi egli utilizzò nella sua poesia come una sorta di Eden perduto. Il padre, entusiasta manzoniano e liberale convinto, lo iniziò allo studio dei classici, ma nel 1849 perse il lavoro a causa delle sue idee politiche. La famiglia Carducci si trasferì allora a Firenze, dove Giosuè continuò gli studi presso le scuole dei Padri scolopi. Nel 1853 vinse il concorso per l’ammissione alla Scuola normale superiore di Pisa, e qui si laureò in filosofia e filologia nel 1856; in quello stesso anno iniziò la sua carriera di professore al ginnasio di San Miniato al Tedesco.

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BuccellatoE' il dolce lucchese più famoso ed è composto da farina bianca,zucchero,semi di anice,lievito di birra. Viene prodotto in diversi modi, ma la ricetta originale è in possesso della famiglia Taddeucci che da sempre la tramanda gelosamente da padre in figlio . Con questa premessa sarebbe velleitario spiegare la preparazione del buccellato. Il buccellato si puo' mangiare anche "posato" oppure fritto passato prima nell'uovo, oppure a fette inzuppato nel vin santo. 

Il castagnaccio ed i necci farciti di ricotta, preparati con farina di castagne della Garfagnana, comunemente chiamata anche "farina di neccio" La minestra di farro, piatto tipico in Garfagnana, che oltre ad essere prelibata, risulta di particolare beneficio per l'organismo umano;L'infarinata, Il risotto al piccione, la rosticciana di maiale, i funghi trifolati, la torta di ceci Viene preparata prevalentemente nelle pizzerie dove viene venduta anche a fette; ibefanini, biscotti cotti in appositi stampini a forma di animali, stelle, cuori, befane; la bruschetta, ovvero, fette di pane tostato, condite spalmando varie salse, di olive, di tartufo, di tonno ecc. che vengono servite come antipasto.

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Testarolo della Lunigiana Il testarolo è una pasta povera, fatta di ingredienti naturali, (acqua, sale e farina di grano). Nel passato veniva cotto sotto la cenere, ed ha alimentato, in modo sano, semplice e non artefatto, generazioni di lunigianesi. Spesso vengono ancora preparati utilizzando gli antichi sistemi tradizionali. Si condiscono con pesto oppure olio d'oliva e pecorino grattugiato

I panigacci, antico "pane azimo", è un piatto tipico della lunigiana che ha reso famosa Podenzana in tutto il mondo. Assomigliano a delle piadine  e sono fatti semplicemente impastando acqua e farina. Vengono cotti nelle braci dei  camini dentro testi di terra cotta posti l'uno sopra l'altro e  fabbricati dagli artigiani locali.

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. Sgabei Gli  "Sgabei", vengono prodotti in provincia di Massa Carrara, sono strisce di pasta fritta. Si servono con salumi di tutti i tipi, sono un ottimo antipasto, sono ottimi anche con le marmellate. Accompagnati da stracchino o lardo di colonnata sono eccezionali.

Il lardo è quel salume che ha reso famosa Colonnata nel mondo: un tempo era il "companatico" dei cavatori, che lo affettavano sottile per metterlo dentro le pagnotte rustiche insieme ad alcuni pezzetti di pomodoro; il tutto veniva preparato la mattina presto e insieme al fiasco di vino serviva ad assicurare le calorie necessarie ad affrontare le ripide salite e la fatica degli scavi. Il lardo di Colonnata deve la sua eccezionale bontà alla stagionatura che avviene in una caratteristica conca di marmo.

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i Brigidini di Lamporecchio Famosi dolci di Toscana. Nati da un errore in cucina, hanno fatto la fortuna di Lamporecchio (Pistoia). I brigidini di Lamporecchio, sono piccole e fragranti cialde dorate a base di uova, zucchero, anice  e farina. Si trovano in tutte le fiere e feste di campagna dove vengono cotti in pubblico nelle forme da cialde.

La cucina pistoiese tende a sfruttare tutto il "disponibile" nella dispensa. I piatti più conosciuti: la fettunta, l'arista sott'olio, i crostini di milza, i crostini neri (di frattaglie di pollo); la zuppa di pane alla pistoiese,  la farinata con le leghe, i maccheroni all'anatra; lo zimino di lampredotto, la trippa, la rigaglia, il lesso rifatto ed i fegatelli di maiale; i fagioli di sorana al fiasco, i fagiolini serpenti in umido, i funghi trifolati.

Detto dei carbonai di Pistoia: “ Se mi date un po’ di vino canterò ben benino, se mi date un po’ di ciccia si farà più massiccia.”

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• La minestra di fagioli bianchi, conditi con aglio, olio, salvia e salsa di pomodoro, le bavettine sul pesce che sono spaghetti schiacciati e tagliati a strisce sottili, una pasta delicata e adatta per una delicatissima minestra sul pesce, la zuppa di arselle, servita nei piatti da minestra sul cui fondo possono essere adagiate delle fettine di pane fritto, il pesce ragno bollito, il baccalà e lo stoccafisso in agrodolce, tagliato a pezzi, infarinato e fritto nell'olio ben caldo.

La torta coi bischeri era il tipico dolce della tradizione toscana, che si usava fare durante le festività pasquali. Il nome deriva dalle punte che si fanno con la pasta frolla intorno alla torta chiamati a Lucca 'bischeri'.

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I Cantuccini di Prato I classici cantuccini di Prato, un tipico dolcetto da

servire a fine pasto o anche in altri momenti da accompagnare ad un buon bicchierino di Vinsanto. Una ricetta garantita e provata più volte per un biscotto toscano famoso in tutta Italia.

500 gr. di farina, 250 gr. di zucchero, 150 gr. di burro sciolto a bagnomaria, 200 gr. di mandorle dolci, 4 uova intere (di cui una per la spennellatura), una bustina di lievito per dolci, scorza di limone grattugiata.

Disporre la farina a fontana, aggiungere lo zucchero, le uova, la scorza di limone e il lievito, poi impastare con le mani aggiungendo il burro. L'impasto deve essere morbido; aggiungere le mandorle intere e lavorarlo ancora un po'. Dividere la pasta in filoncini della lunghezza della teglia del forno e metterli poi in forno caldo per circa 15 minuti. Dopo la cottura si tagliano i filoncini con taglio obliquo per dare al biscotto la forma caratteristica. Se si desidera biscotti più croccanti basta rimetterli in forno per cinque minuti.

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• Schiacciata alla Fiorentina • A Firenze, la tradizione e il gusto si uniscono in questo

dolce morbido e squisito adatto a tutte le occasioni, dalla colazione al tè, al dopo cena informale con gli amici. Un dolce di estrema leggerezza e salubrità: un solo uovo, niente burro, solo olio d’oliva di qualità.

La bistecca alla Fiorentina, una grande braciola col suo osso, alta circa 3 centimetri,  tagliata dalla lombata di vitella. Cotta alla griglia su carbone ardente ma senza fiamma. Ottima se ben arrostita in superficie ma rigorosamente al sangue all'interno. Il suo contorno tipico è una bella insalata verde o fagioli cannellini all'olio; la trippa alla Fiorentina, trippa cosparsa di formaggio parmigiano e condita con una salsina di pomodoro; la ribollita una rimanenza della zuppa di fagioli, poi  riscaldata in forno e con l'aggiunta di odori; la panzanella ,ideale nella stagione calda, è una zuppa fredda di pane secco e pomodoro, sedano, basilico e cipolla, il tutto condito con olio, sale e pepe.

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• L'arrosto d'agnello allo spiedo, l'anitra all'aretina, l'anguilla con i piselli, il cibreo di rigaglie e vari piatti con il fegatello di maiale.

 

Le pappardelle all'aretina, la zuppa di cavolo, la pappa al pomodoro; la scottiglia, i fagioli al fiasco, i carciofi ripieni all'aretina, il fagiano tartufato.

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Panforte di Siena Il Panforte,  un dolce a base di farina, mandorle, frutta secca, frutta candita e spezie, è il simbolo gastronomico di Siena. E’ il più conosciuto dei pani speziati, ha origini antichissime che risalgono all'epoca dei pani mielati preparati nel Medio Evo.

I piatti più caratteristici sono: la zuppa di lenticchie col fagiano, i crostini di cacciagione, la zuppa di fagioli alla senese, la ribollita, la pasta con i ceci, una passata di ceci con ceci interi e pasta con un filo di olio extra vergine di oliva crudo, la lepre e cinghiale in agrodolce, i fagioli all'uccelletto, il pollo con le olive, contornato con cipolla e aglio tritato, cotto al forno e bagnato con vino,  il tortino di carciofi, uno stufato adatto anche per i più piccoli.

I RicciarelliDerivano da dolcetti in marzapane (marzapanetti): mentre però il normale marzapane è prodotto con mandorle, miele, albume d'uovo e zucchero, qui troviamo anche il passato di scorza di arancia candita. L'origne del nome ricciarelli non è nota: compare in forma scritta solo nel XIX secolo, e forse si riferisce ad una antica forma arricciata.

   I ricciarelli ricoperti di cioccolato, invece, non appartengono alla tradizione senese.

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• Preparata con funghi e cipolle tagliati a fette da soffriggere con lo strutto ed un po' di olio; Mangiati con fette di pane fritte in padella, insaporite da parmigiano grattato e prezzemolo tritato; la scottiglia di cinghiale, uno dei piatti più usati in Maremma, preparato con la carne di cinghiale;

Le fettuccine del pescatore, piatto tipico della Maremma Toscana che richiama le antiche tradizioni nobili. I suoi ingredienti, oltre alle fettuccine, sono i gamberi, le ostriche, rucola, sale, pepe, aglio ed olio extra vergine di oliva;la zuppa di funghi, un piatto forte ed una componente importante della cultura a tavola.

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• Ben presente la tradizione di una genuina cucina marinara, il piatto più importante è il caciucco alla Livornese,( Zuppa di pesci con delizioso sughetto e pane abbrustolito ) quindi le triglie alla Livornese, il riso nero con le seppiee la pappa col pomodoro, una delle più appetitose pietanze toscane. La sua ricetta varia nelle diverse zone della Regione. C'è chi l'allunga con il brodo e la fa cuocere per molto tempo, in modo che la pappa assuma l'aspetto di una crema, chi usa, molte foglie di basilico con il brodo e il pane nero, a Livorno, usano gli stessi sapori che profumano il pesce.

Le "nazioni" che vissero e prosperarono a Livorno, hanno lasciato nella tradizione piatti di cucina unici e particolari: la torta di ceci, accompagnata spesso dalla schiacciata o dal pane salato (nella versione comunemente detta "cinque e cinque"); le roschette di pasta di pane salata a forma di piccole ciambelle; la schiacciata di Pasqua, dolce dal sapore orientale profumato di anice.E per finire un pasto sostanzioso, l'immancabile ponce alla livornese, bevanda calda a base di caffè e rhum.