in un unico volume, due nuove indagini del commissario ... · indizi fasulli e tentativi di...

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ANDREA CAMILLERI Il sorriso di Angelica Il gioco degli specchi

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Il sorriso di Angelica

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SOVRACCOPERTA

È tornato Montalbano! Che tra abba-gli, imbrogli e depistaggi, forse troverà anche l’amore…

A qualcuno piace… doppio. Stiamo parlando del doppio brivido riservato ai Soci del Club che si possono godere in esclusiva questo volume con le ulti-me due indagini del celeberrimo Mon-talbano. Nel primo dei due romanzi, Il sorriso di Angelica, al commissario basta posare lo sguardo sulla splendida An-gelica Cosulich, “fimmina” fatale “dai capilli biunni lunghissimi che le arriva-vano a mità schina”, per trovarsi in preda a fantasticherie, scoppi d’ira e accessi di gelosia che credeva di essersi ormai lasciati alle spalle. E tutto ciò proprio nel bel mezzo di un’indagine! Un caso intricato è al centro anche del secondo giallo, Il gioco degli specchi, dove Montal-bano si trova alle prese con una serie di attentati incendiari. Destreggiandosi tra indizi fasulli e tentativi di depistaggio, il commissario intuisce che dietro i mi-steriosi scoppi c’è una lotta senza quar-tiere tra due famiglie divise da un odio antico. Un groviglio di complicità e di ricatti che non lascia indenne neppure qualcuno che lui conosce molto, molto da vicino…

Nato nel 1925, è diventato uno dei “casi letterari” più eclatanti degli ultimi anni. La sua produzione è estremamente multiforme e comprende romanzi storici, narrazioni di ambientazione contemporanea, rielaborazio-ni di miti e leggende e, naturalmente, i popo-larissimi gialli con protagonista il commis-sario Montalbano. Tra i suoi ultimi successi pubblicati dal Club ricordiamo la Trilogia delle metamorfosi, Un sabato, con gli amici, Il tailleur grigio e i volumi esclusivi che abbina-no ognuno due romanzi di Montalbano, Le ali della sfinge – La pista di sabbia, Il campo del vasaio – L’età del dubbio, La danza del gabbiano – La caccia al tesoro.

In copertina:© Photoservice Electa/Akg_imges

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in un unico volume, due nuove indagini del commissario più famoso d’italia.

«ecco come funziona un romanzo di Camilleri: uno assiste allancio del sassolino, al suo effetto una volta caduto in acqua, il gioco ipnotico delle increspature. e il lettore è fritto: il diabolico marchingegno d’inchiostro e carta ha fatto l’ennesima vittima. il tutto, con una naturalezza impressionante».

la Repubblica

«l’identificazione con l’immagine liceale di Angelica, condita dai versi dell’Orlando furioso, regala a questo Camilleri una delicatezza tutta particolare, che rende la nuova avventura di montalbano ancor più piacevole. e finisce per invogliare anche a rileggersi l’Ariosto...»

La Gazzetta di Parma

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È tornato Montalbano! Che tra abba-gli, imbrogli e depistaggi, forse troverà anche l’amore…

A qualcuno piace… doppio. Stiamo parlando del doppio brivido riservato ai Soci del Club che si possono godere in esclusiva questo volume con le ulti-me due indagini del celeberrimo Mon-talbano. Nel primo dei due romanzi, Il sorriso di Angelica, al commissario basta posare lo sguardo sulla splendida An-gelica Cosulich, “fimmina” fatale “dai capilli biunni lunghissimi che le arriva-vano a mità schina”, per trovarsi in preda a fantasticherie, scoppi d’ira e accessi di gelosia che credeva di essersi ormai lasciati alle spalle. E tutto ciò proprio nel bel mezzo di un’indagine! Un caso intricato è al centro anche del secondo giallo, Il gioco degli specchi, dove Montal-bano si trova alle prese con una serie di attentati incendiari. Destreggiandosi tra indizi fasulli e tentativi di depistaggio, il commissario intuisce che dietro i mi-steriosi scoppi c’è una lotta senza quar-tiere tra due famiglie divise da un odio antico. Un groviglio di complicità e di ricatti che non lascia indenne neppure qualcuno che lui conosce molto, molto da vicino…

Nato nel 1925, è diventato uno dei “casi letterari” più eclatanti degli ultimi anni. La sua produzione è estremamente multiforme e comprende romanzi storici, narrazioni di ambientazione contemporanea, rielaborazio-ni di miti e leggende e, naturalmente, i popo-larissimi gialli con protagonista il commis-sario Montalbano. Tra i suoi ultimi successi pubblicati dal Club ricordiamo la Trilogia delle metamorfosi, Un sabato, con gli amici, Il tailleur grigio e i volumi esclusivi che abbina-no ognuno due romanzi di Montalbano, Le ali della sfinge – La pista di sabbia, Il campo del vasaio – L’età del dubbio, La danza del gabbiano – La caccia al tesoro.

In copertina:© Photoservice Electa/Akg_imges

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in un unico volume, due nuove indagini del commissario più famoso d’italia.

«ecco come funziona un romanzo di Camilleri: uno assiste allancio del sassolino, al suo effetto una volta caduto in acqua, il gioco ipnotico delle increspature. e il lettore è fritto: il diabolico marchingegno d’inchiostro e carta ha fatto l’ennesima vittima. il tutto, con una naturalezza impressionante».

la Repubblica

«l’identificazione con l’immagine liceale di Angelica, condita dai versi dell’Orlando furioso, regala a questo Camilleri una delicatezza tutta particolare, che rende la nuova avventura di montalbano ancor più piacevole. e finisce per invogliare anche a rileggersi l’Ariosto...»

La Gazzetta di Parma

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È tornato Montalbano! Che tra abba-gli, imbrogli e depistaggi, forse troverà anche l’amore…

A qualcuno piace… doppio. Stiamo parlando del doppio brivido riservato ai Soci del Club che si possono godere in esclusiva questo volume con le ulti-me due indagini del celeberrimo Mon-talbano. Nel primo dei due romanzi, Il sorriso di Angelica, al commissario basta posare lo sguardo sulla splendida An-gelica Cosulich, “fimmina” fatale “dai capilli biunni lunghissimi che le arriva-vano a mità schina”, per trovarsi in preda a fantasticherie, scoppi d’ira e accessi di gelosia che credeva di essersi ormai lasciati alle spalle. E tutto ciò proprio nel bel mezzo di un’indagine! Un caso intricato è al centro anche del secondo giallo, Il gioco degli specchi, dove Montal-bano si trova alle prese con una serie di attentati incendiari. Destreggiandosi tra indizi fasulli e tentativi di depistaggio, il commissario intuisce che dietro i mi-steriosi scoppi c’è una lotta senza quar-tiere tra due famiglie divise da un odio antico. Un groviglio di complicità e di ricatti che non lascia indenne neppure qualcuno che lui conosce molto, molto da vicino…

Nato nel 1925, è diventato uno dei “casi letterari” più eclatanti degli ultimi anni. La sua produzione è estremamente multiforme e comprende romanzi storici, narrazioni di ambientazione contemporanea, rielaborazio-ni di miti e leggende e, naturalmente, i popo-larissimi gialli con protagonista il commis-sario Montalbano. Tra i suoi ultimi successi pubblicati dal Club ricordiamo la Trilogia delle metamorfosi, Un sabato, con gli amici, Il tailleur grigio e i volumi esclusivi che abbina-no ognuno due romanzi di Montalbano, Le ali della sfinge – La pista di sabbia, Il campo del vasaio – L’età del dubbio, La danza del gabbiano – La caccia al tesoro.

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in un unico volume, due nuove indagini del commissario più famoso d’italia.

«ecco come funziona un romanzo di Camilleri: uno assiste allancio del sassolino, al suo effetto una volta caduto in acqua, il gioco ipnotico delle increspature. e il lettore è fritto: il diabolico marchingegno d’inchiostro e carta ha fatto l’ennesima vittima. il tutto, con una naturalezza impressionante».

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«l’identificazione con l’immagine liceale di Angelica, condita dai versi dell’Orlando furioso, regala a questo Camilleri una delicatezza tutta particolare, che rende la nuova avventura di montalbano ancor più piacevole. e finisce per invogliare anche a rileggersi l’Ariosto...»

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È tornato Montalbano! Che tra abba-gli, imbrogli e depistaggi, forse troverà anche l’amore…

A qualcuno piace… doppio. Stiamo parlando del doppio brivido riservato ai Soci del Club che si possono godere in esclusiva questo volume con le ulti-me due indagini del celeberrimo Mon-talbano. Nel primo dei due romanzi, Il sorriso di Angelica, al commissario basta posare lo sguardo sulla splendida An-gelica Cosulich, “fimmina” fatale “dai capilli biunni lunghissimi che le arriva-vano a mità schina”, per trovarsi in preda a fantasticherie, scoppi d’ira e accessi di gelosia che credeva di essersi ormai lasciati alle spalle. E tutto ciò proprio nel bel mezzo di un’indagine! Un caso intricato è al centro anche del secondo giallo, Il gioco degli specchi, dove Montal-bano si trova alle prese con una serie di attentati incendiari. Destreggiandosi tra indizi fasulli e tentativi di depistaggio, il commissario intuisce che dietro i mi-steriosi scoppi c’è una lotta senza quar-tiere tra due famiglie divise da un odio antico. Un groviglio di complicità e di ricatti che non lascia indenne neppure qualcuno che lui conosce molto, molto da vicino…

Nato nel 1925, è diventato uno dei “casi letterari” più eclatanti degli ultimi anni. La sua produzione è estremamente multiforme e comprende romanzi storici, narrazioni di ambientazione contemporanea, rielaborazio-ni di miti e leggende e, naturalmente, i popo-larissimi gialli con protagonista il commis-sario Montalbano. Tra i suoi ultimi successi pubblicati dal Club ricordiamo la Trilogia delle metamorfosi, Un sabato, con gli amici, Il tailleur grigio e i volumi esclusivi che abbina-no ognuno due romanzi di Montalbano, Le ali della sfinge – La pista di sabbia, Il campo del vasaio – L’età del dubbio, La danza del gabbiano – La caccia al tesoro.

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in un unico volume, due nuove indagini del commissario più famoso d’italia.

«ecco come funziona un romanzo di Camilleri: uno assiste allancio del sassolino, al suo effetto una volta caduto in acqua, il gioco ipnotico delle increspature. e il lettore è fritto: il diabolico marchingegno d’inchiostro e carta ha fatto l’ennesima vittima. il tutto, con una naturalezza impressionante».

la Repubblica

«l’identificazione con l’immagine liceale di Angelica, condita dai versi dell’Orlando furioso, regala a questo Camilleri una delicatezza tutta particolare, che rende la nuova avventura di montalbano ancor più piacevole. e finisce per invogliare anche a rileggersi l’Ariosto...»

La Gazzetta di Parma

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Uno

S’arrisbigliò subitaneo e si susì a mezzo con l’occhiprontamente aperti pirchì aviva di sicuro sintuto a qua-lichiduno che aviva appena appena finuto di parlari din-tra alla sò càmmara di letto. E dato che era sulo ’n casa,s’allarmò.Po’ gli vinni d’arridiri, pirchì s’arricordò che Livia era

arrivata a Marinella la sira avanti, all’improviso, per fa-rigli ’na sorprisa, graditissima almeno al principio, e oradormiva della bella allato di lui.Dalla finestra passava un filo di luci ancora violaceo

della primissima alba e allura riabbasciò le palpebri, senzamanco taliare il ralogio, nella spranza di farisi ancora qua-lichi orata di sonno.Ma subito appresso s’arritrovò novamenti con l’occhi

sbarracati per un pinsero che gli era vinuto.Se qualichiduno aviva parlato dintra alla sò càmmara,

non potiva essiri stata che Livia. La quali dunqui l’avivafatto nel sonno.Prima non le era mai capitato, o forsi lei aviva in pri-

cidenza qualichi volta parlato, ma accussì vascio da nonarrisbigliarlo.E capace che in quel momento continuava ad attro-

varisi in una fasi spiciali del sonno nella quale avrebbiancora ditto qualichi altra parola.No, quella non era un’occasioni da perdiri.

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Uno che si metti a parlari all’improviso nel sonno nonpuò diri che cose vere, le virità che tiene dintra di lui,non s’arricordava d’aviri liggiuto che nel sogno si poti-vano diri farfantarie, o ’na cosa per l’altra, pirchì unomentri che dormi è privo di difisi, disarmato e ’nnuc-centi come a un picciliddro.Sarebbi stato ’mportanti assà non pirdirisi le paroli di

Livia. ’Mportanti per dù motivi. Uno di carattiri gini-rali, in quanto un omo può campare per cent’anni allatoa ’na fìmmina, dormirici ’nzemmula, farici figli, sparti-rici l’aria, cridiri d’avirla accanosciuta come meglio nonsi pò e alla fini farisi pirsuaso che quella fìmmina nonha mai saputo com’è fatta veramenti.L’altro motivo era di carattiri particolari, momintanio.Si susì dal letto quatelosamenti, annò a taliare fora at-

traverso la persiana. La jornata s’appresentava sirena,priva di nuvole e di vento.Po’ annò dalla parti di Livia, pigliò ’na seggia e s’as-

sittò al capezzali, squasi fusse ’na veglia notturna di spi-tale.La sira avanti Livia, e questo era il motivo particolari,

gli aviva attaccato un catunio giganti per gilusia, gua-stannogli il piaceri che aviva provato per la sò vinuta.Le cose erano annate accussì.Aviva squillato il tilefono e lei era ghiuta ad arri-

spunniri.Ma appena che aveva ditto pronto, ’na voci fimmi-

nina all’altro capo aviva fatto:«Mi scusi, mi sono sbagliata».E la comunicazioni era stata chiusa ’mmidiato.E allura Livia si era subito amminchiata che quella

era ’na fìmmina che se l’intinniva con lui, che quella siratiniva un appuntamento e che aviva abbasciato la cor-netta sintenno che lei era ’n casa.

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«Vi ho rotto le uova nel paniere, eh?».«Quando non c’è il gatto i topi ballano!».«Lontano dagli occhi, lontano dal cuore!».Non c’era stato verso di persuadirla diversamenti, la

sirata era finuta a schifìo pirchì Montalbano aviva rea-gito in malo modo, disgustato cchiù che dai sospetti diLivia, dall’inesauribili caterva di frasi fatte che quella ti-rava fora.E ora Montalbano spirava che Livia diciva ’na min-

chiata qualisisiasi che gli avrebbi dato la possibilità di pi-gliarisi ’na rivincita sullenne.Gli vinni ’na gran gana di fumarisi ’na sicaretta, ma si

tenne. In primisi, pirchì se Livia rapriva l’occhi e lo sco-priva a fumari in càmmara di dormiri, sarebbi successoun quarantotto. In secunnisi pirchì si scantava che l’a-duri del fumo potiva arrisbigliarla.Passate un dù orate, tutto ’nzemmula gli vinni un

crampo violento al polpaccio mancino.Per farisillo spariri, accomenzò a dunduliari la gamma

avanti e narrè e fu accussì che, col pedi nudo, detti inav-vertitamenti un gran càvucio al bordo esterno di lignodel letto.Provò un forti dolori, ma arriniscì a tinirisi dintra la

valanga di santioni che stava per scappargli fora.La botta al letto fici però effetto, pirchì Livia sospirò,

si cataminò tanticchia e parlò.Disse distintamenti, senza aviri la voci ’mpastata e fa-

cenno prima ’na speci di risateddra:«No, Carlo, di dietro, no».Per picca, Montalbano non cadì dalla seggia. Troppa

grazia, santantò!A lui sarebbiro abbastate una o dù paroli confuse, il

minimo ’ndispensabili per fargli flabbicare un castellod’accuse basate supra al nenti, alla gisuitica.

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Ma Livia ’nveci aviva ditto un’intera frasi chiara chiara,minchia!Come se era perfettamenti vigilante.E ’na frasi che potiva fari pinsari a tutto, macari al

pejo.’Ntanto, non gli aviva mai fatto parola di un tali ac-

chiamato Carlo. Pirchì?Se non gliene aviva mai parlato, ’na ragioni seria do-

veva essirici.E po’ che potiva essiri ’sta cosa che lei non voliva che

Carlo le faciva di darrè?E di conseguenza: di davanti sì e di darrè no?Principiò a sudari friddo.Fu tintato d’arrisbigliare a Livia scutennula forti e ma-

lamenti, taliarla con l’occhi sgriddrati e spiarle con voci’rapinosa da sbirro:«Chi è Carlo? Il tuo amante?».Ma quella sempri fìmmina era.E dunque capace di nigari ogni cosa, macari ’ntordo-

nuta dal sonno. No, sarebbe stata ’na mossa sbagliata.La meglio era attrovare la forza d’aspittari e tirare fora

il discurso al momento cchiù adatto.Ma qual era il momento cchiù adatto?E po’ abbisognava aviri un certo tempo a disposizioni,

pirchì sarebbi stato uno sbaglio affrontari la questioni inmodo diretto, Livia si sarebbi ’nquartata a difisa, no, ni-cissitava pigliari l’argomento alla larga, senza farle na-sciri sospetti.Addecidì d’annarisi a fari la doccia.Di tornari a corcarisi oramà non sinni parlava.

Si stava vivenno il primo cafè della matinata quannoil telefono sonò.Si erano fatte le otto. Non s’attrovava nell’umori adatto

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per sintiri parlari d’ammazzatine. Avrebbi semmai lui am-mazzato a qualichiduno, se gliene s’appresentava l’occa-sioni.Preferibilmenti qualichiduno che di nomi faciva Carlo.Ci aviva ’nzirtato, era Catarella.«Ah dottori dottori! Chi fa, dormiva?».«No, Catarè, vigliante ero. Che fu?».«Ci fu che ci fu un frutto che ci fu».«Un furto? E pirchì veni a scassare i cabasisi a mia,

eh?».«Dottori, addimanno compressioni e pirdonanza,ma...».«Ma, ’na minchia! Né compressioni né pirdonanza!

Telefona subito ad Augello!».A momenti Catarella si mittiva a chiangiri.«Quisto appunto ci volevasi diri, spianno scusanza tan-

tissima, dottori. Che il suddetto dottori Augello da sta-matino attrovasi allicinziato».Montalbano stunò. Ma manco ’na cammarera si pò

cchiù licinziari su due piedi!«Licenziato? E da chi?».«Dottori, ma fu vossia stisso di persona pirsonalmenti

ad allicinziarlo aieri doppopranzo!».Montalbano s’arricordò.«Catarè, è andato in licenza, non è stato licenziato!».«E io che dissi? Non dissi accussì?».«Senti, puro Fazio è stato allicinziato?».«Macari quisto ci volevasi diri. Siccome che al mir-

cato c’è stata ’na sciarriatina, il suddetto attrovasi inloco».Non c’erano santi, attoccava annare a lui.«Vabbeni, il denunziante è lì?».Catarella fici ’na brevi pausa prima di parlari.«Lì indovi che sarebbi, dottori?».«Ma in commissariato, dove vuoi che sia?».

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«Dottori, ma io come fazzo a sapiri chi è chisto lì?».«C’è o non c’è?».«Cu?».«Il denunziante».Catarella sinni ristò muto.«Pronto?».Catarella non arrispunnì.Montalbano pinsò che la linea era caduta.E lo pigliò il grannissimo, cosmico, irragionevoli scan-

to che l’assugliava quanno una tilefonata s’interrompiva:quello d’essiri ristato l’unica persona viventi in tutto l’u-niverso criato.Si misi a fari voci come un pazzo.«Pronto? Pronto?».«Ccà sugno, dottori».«Pirchì non parli?».«Dottori, vossia non s’offenni se ci dico che io non

saccio che è ’sto denunzianti?».Calma e pacienza, Montalbà.«Sarebbe quello che ha subito il furto, Catarè».«Ah, quello! Ma non s’acchiama denunzianti, s’ac-

chiama Piritone».Cioè a diri grosso peto. Possibbili?«Sicuro che si chiama Piritone?».«La mano supra al foco, dottori. Piritone Carlo».Gli vinni di mittirisi a fari vociate, dù Carli nella stissa

matinata erano difficili da supportati.Sintiva che tutti i Carli del munno in quel momento

gli stavano ’ntipatici.«Il signor Piritone è in commissariato?».«Nonsi, dottori, tilefonò. Lui abita in viaCavurro tridici».«Telefonagli che sto arrivando».Livia non era stata arrisbigliata né dallo squillo del te-

lefono né dalle sò vociate.

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Nel sonno, aviva un leggero sorriso supra le labbra.Forsi stava continuanno a ’nsognarisi a Carlo, la cre-

tina.L’assugliò ’na raggia ’ncontrollabili.Pigliò ’na seggia, la isò in aria, la sbattì ’n terra.Livia s’arrisbigliò di colpo, scantata.«Che è stato?».«Niente, scusa. Devo uscire. Torno per pranzo. Ciao».Sinni niscì di cursa per non attaccari turilla.

Via Cavour faciva parti del quartieri indove che abi-tava la genti ricca di Vigàta.Era stato progettato da un architetto che come mi-

nimo avrebbi miritato l’ergastolo. ’Na casa pariva un ga-lioni spagnolo del tempo dei pirati, quella allato era statachiaramenti ispirata al Pantheon...Parcheggiò davanti al nummaro tridici, che assomi-

gliava alla piramide di Micerino, scinnì, trasì, a manomanca c’era lo sgabuzzino di ligno e vitro del purtu-naru.«A che piano abita il signor Piritone?».Il purtunaru, un cinquantino àvuto e stazzuto che chia-

ramenti praticava le palestri, posò il giornali che stavaliggenno, si livò l’occhiali, si susì, raprì la porta dello sga-buzzino, niscì fora.«Non c’è bisogno che si disturbi» fici Montalbano. «A

me occorre solo...».«A tia occorre uno che ti spacca la facci» fici il pur-

tunaru, isanno il vrazzo dritto col pugno chiuso.Montalbano strammò e fici un passo narrè.Che gli pigliava a quello?«Senta, aspetti, ci deve essere un equivoco. Io cerco

il signor Piritone e sono...».«Vattinni di prescia, senti a mia».

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Montalbano pirditti la pacienza.«Il commissario Montalbano sono, cazzo!».L’altro s’imparpagliò.«Davero?».«Vuoi vedere il documento di riconoscimento?».Il purtunaru si fici russo ’n facci.«Maria, vero è! Ora lo staiu arriconoscenno! Mi scu-

sasse, l’aviva pigliato per uno che voliva garrusiare! Miscusasse ancora. Vidissi però che ccà non abita nisciunPiritone».Naturalmenti, come a ’u solitu, Catarella gli aviva ar-

rifirito un nomi sbagliato.«E qualichiduno con un nomi somiglianti?».«Ci sarebbi il dottor Peritore».«Potrebbe essiri lui. A che piano?».«Al secunno».Il purtunaru l’accompagnò all’ascensori non finennola

cchiù di scusarisi e fari inchini.Montalbano pinsò che Catarella, a forza di dargli nomi

di testa sò, un jorno o l’altro l’avrebbi fatto sparare daqualichiduno tanticchia nirbùso.

Il quarantino aliganti, biunno, sicco, con l’occhiali, chegli vinni a rapriri al commissario non arrisultò ’ntipaticocome aviva spirato.«Buongiorno. Montalbano sono».«S’accomodi, commissario, le faccio strada. Sono

stato preavvertito del suo arrivo. Naturalmente l’appar-tamento è in disordine, mia moglie e io non abbiamo vo-luto toccare nulla».«Vorrei dare un’occhiata».Càmmara di letto, càmmara di mangiari, càmmara del-

l’ospiti, saloni, studdio, cucina e dù bagni tutti suttasu-pra.

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Armuàr e armadietti con le ante aperte e la robba chec’era dintra ghittata ’n terra, ’na libreria completamentisvacantata e i libri alla sanfasò supra al pavimento, scri-vanie e tangèr coi cascioni aperti.Latri e poliziotti avivano questo ’n comuni quanno per-

quisivano un appartamento; un tirrimoto di certo avrebbilassato le cose tanticchia cchiù in ordini.’N cucina ci stava ’na picciotta trentina, macari lei

biunna, graziosa e gentili.«Mia moglie Caterina».«Le faccio un caffè?» spiò la signura.«Perché no?» disse il commissario.’N funno, la cucina era la càmmara meno sconquas-

sata.«Forse è meglio parlare qua» fici Montalbano assit-

tannosi supra a ’na seggia.Peritore l’imitò.«Mi pare che la porta d’ingresso non è stata forzata»

continuò il commissario. «Sono entrati dalle finestre?».«No. Sono entrati con le nostre chiavi» disse Peritore.Si ’nfilò ’na mano ’n sacchetta, tirò fora un mazzo di

chiavi, lo posò supra al tavolino.«Le hanno abbandonate nell’ingresso».«Scusate, ma allora voi non eravate in casa quando è

stato commesso il furto?».«No. Proprio ieri sera siamo andati a dormire nella

nostra casa al mare, a Punta Piccola».«Ah. E come avete fatto a entrare qua se le chiavi le

avevano i ladri?».«Tengo sempre un mazzo di riserva dal portinaio».«Scusate, non ho capito bene. Ma le chiavi per entrare

qua i ladri dove le hanno prese?».«Dalla nostra casa al mare».«Mentre voi ci dormivate?».

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