In tutte le edicole un giornale nella prospettiva dell ... · di SALVO BARBAGALLO Non bastano le...

34
di SALVO BARBAGALLO N on bastano le concessioni fatte dal Governo regionale di Cuf- faro per la ricerca di falde pe- trolifere alle Compagnie texane, ora gli americani e i russi vogliono pure mettere le mani sui poli chimici di Priolo, Ragusa e Gela. La notizia è stata diramata il 28 dicembre scorso nientemeno che dal ministro per le At- tività produttive, Bersani, che ha co- municato ai dirigenti sindacali (confe- derali e di categoria) nazionali: l’Eni sarebbe pronta a vendere, “non vede male” questo tipo di operazione. Giu- sto allarme dei sindacati, che hanno potuto apprendere - in via ovviamente non ufficiale nonostante che l’ipotiz- zata trattativa avverrebbe in sede go- vernativa – che ci sarebbe una società russa, la “Basell”, collegata alla statu- nitense “Aiundell” che vorrebbero ac- quistare dall’Eni la linea di produzio- ne dell’etilene e del polietilene. Qualcosa in più (o in meno, per non allarmare) si è appreso l’8 gennaio scorso, quando a Roma la segreteria della Filcem-Cgil “chiarisce” ai segre- tari di Siracusa, Ragusa e Caltanissetta i termini della questione: a trattare l’acquisto, o a definire un accordo in joint venture, sarebbe la multinaziona- le “Access Industries”, il cui “numero uno” della holding è il magnate russo Len Blavatnik, emigrato negli Usa nel 1978: Della holding fa parte la “Ba- sell” che si occupa del comparto della chimica. La “Basell” attualmente ha insedia- menti industriali a Ferrara, Brindisi e Terni, ed ha avviato consistenti opera- zioni di espansione e di fusione con altre società del settore, ultima delle quali la vede affiancata all’americana “Lyondell Chemical Company”. A fronte della delicata questione il silenzio più assoluto del Governo re- gionale e dei politici (a tutti i livelli) siciliani: le poche informazioni sono venute dai sindacati che, dopo gli al- larmi lanciati inizialmente, oggi si esprimono con più cautela. Il risulta- to? La questione è quasi scomparsa dai giornali… Chi deve protestare perché la Sicilia viene considerata ancora una colonia, una terra di conquista già conquistata che viene venduta al migliore offeren- te? Una collettività – vedi l’esempio di Noto – protesta quando si accorge della profanazione di territori che do- vrebbero essere salvaguardati, ma la protesta non ha la forza del “non stop”, quindi si esaurisce là dove chi avrebbe il dovere di tutelare il patri- monio comune mostra indifferenza e non si espone. In questo momento il presidente della Regione ha le sue gatte da pela- re, afflitto da questioni giudiziarie, ma quando firmò gli accordi il 22 marzo del 2004 con le Compagnie americane “Panther Resources” ed “Edison” per le trivellazioni nelle aree di Samperi (estesione di 69,20 chilometri quadra- ti), di Case Squillaci (52,50 chilometri quadrati), Fiume Tellaro (746,937 chi- lometri quadrati), Paternò (743,80 chi- lometri quadrati) nessun politico, né gli ecologisti alzarono un dito per mo- strare un dissenso. La conclusione? Forse ai Siciliani sta bene la colonizzazione “non stop”. GIORNALE SICILIANO DI POLITICA, CULTURA, ECONOMIA, TURISMO, SPETTACOLO ANNO TERZO Nº 1 • 19 GENNAIO 2008 • b 1,50 DIRETTORE RESPONSABILE SALVO BARBAGALLO In tutte le edicole e anche via internet www.lavocedellisola.it Informazioni: [email protected] Lettere: [email protected] La Sicilia terra da depredare: americani e russi trattano la svendita con l’Eni Vogliono accaparrarsi i poli petrolchimici EUROPA MEDITERRANEO un giornale nella prospettiva dell’apertura dell’area di libero scambio In allegato: Candidato alla Provincia di Catania? Pino Firrarello “for President” I nuovi programmi per la ristrutturazione delle basi Usa Sigonella ulteriormente potenziata? I n controcorrente, il senatore Pino Firrarello (Forza Italia) si mostra di- sponibile a “dialogare” con l’opposizione, ma resta intransigente nei confronti di Raffaele Lombardo (leader del MpA) con il quale si rifiuta di discutere (“Non ci sono più margini per accordi”). Firrarello esprime la sua volontà dalle pagine del quotidiano locale, con il quale mostra d’essere in perfetta sintonia, dando manica larga a chi lo ha intervistato: “…Potrei proprio pensare di candidarmi alla Provincia di Ca- tania, perché nò. È una sfida molto bella e appassionante, che potrei inte- starmi personalmente”. Una promessa, oppure…Vedremo quale asso tirerà fuori dopo simili dichiarazioni l’attuale presidente della Provincia, Raffae- le Lombardo. V entuno miliardi e trecentotrentamilioni di dollari: è quanto richiesto al Congresso degli Stati Uniti dal Dipartimento della Difesa per i programmi di costruzione o ampliamento delle basi USA con il bilancio di previsione 2008. L’ingente cifra che conferma le odier- ne strategie di proiezione globale delle forze armate sta- tunitensi viene fuori dalla lettura del “Construction Pro- grams 2008” presentato dall’Ufficio del Sottosegretario alla Difesa. Il piano finanziario per le basi militari in pa- tria e all’estero prevede in particolare una spesa di 8 mi- liardi e 391 milioni per le operazioni di “riallineamento e chiusura” avviato nel 2005 con la riduzione di piccole e dispendiose infrastrutture e la concentrazione di comandi e reparti in “grandi basi operative”. Altri 8 miliardi e 648 milioni dovrebbero essere destinati alle “principali co- struzioni”. Duecento milioni di dollari andranno invece al “programma di investimenti per la sicurezza in ambito NATO”. La Marina USA nella sua proposta di budget, nel capi- tolo dedicato alla “lotta al terrorismo”, accenna pure ad una spesa straordinaria per il Fiscal Year 2007 di 27 mi- lioni e 665 mila dollari e ad un ulteriore stanziamento per il 2008 di 7 milioni per “facilities di supporto” nella base navale di Point Loma (California) e nelle stazioni aerona- vai di Sigonella e Napoli (“ristrutturazione della rete peri- metrale e riconfigurazione del sistema di barriera velivoli del Naples Main & Capo West Gate”). Nel budget di pre- visione per il FY 2008 c’è pure la richiesta di 13 milioni e 869 mila dollari per migliorare le basi di Sigonella e di Sasebo (Giappone). Comparata al 2007, la richiesta del Dipartimento della Difesa per il potenziamento delle basi nel 2008 è di quasi 9 miliardi di dollari in più. Nel 2007 il Paese nel quale sono stati effettuate maggiori spese delle forze armate USA è stato l’Italia con 319 milioni di dollari finalizzati all’avvio del programma di raddoppio della base di Vi- cenza e con l’installazione a Sigonella del terminale ter- restre del nuovo sistema di telecomunicazione satellitare MUOS (Mobile User Objective System). A Sigonella, o in altra base europea che accoglierà i Global Hawl (i velivoli di ricognizione senza pilota) po- trebbero andare altri 26 milioni di dollari.

Transcript of In tutte le edicole un giornale nella prospettiva dell ... · di SALVO BARBAGALLO Non bastano le...

Page 1: In tutte le edicole un giornale nella prospettiva dell ... · di SALVO BARBAGALLO Non bastano le concessioni fatte dal Governo regionale di Cuf-faro per la ricerca di falde pe-trolifere

di SALVO BARBAGALLO

Non bastano le concessioni fattedal Governo regionale di Cuf-faro per la ricerca di falde pe-

trolifere alle Compagnie texane, oragli americani e i russi vogliono puremettere le mani sui poli chimici diPriolo, Ragusa e Gela. La notizia èstata diramata il 28 dicembre scorsonientemeno che dal ministro per le At-tività produttive, Bersani, che ha co-municato ai dirigenti sindacali (confe-derali e di categoria) nazionali: l’Enisarebbe pronta a vendere, “non vedemale” questo tipo di operazione. Giu-sto allarme dei sindacati, che hannopotuto apprendere - in via ovviamentenon ufficiale nonostante che l’ipotiz-zata trattativa avverrebbe in sede go-vernativa – che ci sarebbe una societàrussa, la “Basell”, collegata alla statu-nitense “Aiundell” che vorrebbero ac-quistare dall’Eni la linea di produzio-ne dell’etilene e del polietilene.

Qualcosa in più (o in meno, per nonallarmare) si è appreso l’8 gennaioscorso, quando a Roma la segreteria

della Filcem-Cgil “chiarisce” ai segre-tari di Siracusa, Ragusa e Caltanissettai termini della questione: a trattarel’acquisto, o a definire un accordo injoint venture, sarebbe la multinaziona-le “Access Industries”, il cui “numerouno” della holding è il magnate russoLen Blavatnik, emigrato negli Usa nel1978: Della holding fa parte la “Ba-sell” che si occupa del comparto dellachimica.

La “Basell” attualmente ha insedia-menti industriali a Ferrara, Brindisi eTerni, ed ha avviato consistenti opera-zioni di espansione e di fusione conaltre società del settore, ultima dellequali la vede affiancata all’americana“Lyondell Chemical Company”.

A fronte della delicata questione ilsilenzio più assoluto del Governo re-gionale e dei politici (a tutti i livelli)siciliani: le poche informazioni sonovenute dai sindacati che, dopo gli al-larmi lanciati inizialmente, oggi siesprimono con più cautela. Il risulta-to? La questione è quasi scomparsadai giornali…

Chi deve protestare perché la Sicilia

viene considerata ancora una colonia,una terra di conquista già conquistatache viene venduta al migliore offeren-te? Una collettività – vedi l’esempiodi Noto – protesta quando si accorgedella profanazione di territori che do-vrebbero essere salvaguardati, ma laprotesta non ha la forza del “nonstop”, quindi si esaurisce là dove chiavrebbe il dovere di tutelare il patri-monio comune mostra indifferenza enon si espone.

In questo momento il presidentedella Regione ha le sue gatte da pela-re, afflitto da questioni giudiziarie, maquando firmò gli accordi il 22 marzodel 2004 con le Compagnie americane“Panther Resources” ed “Edison” perle trivellazioni nelle aree di Samperi(estesione di 69,20 chilometri quadra-ti), di Case Squillaci (52,50 chilometriquadrati), Fiume Tellaro (746,937 chi-lometri quadrati), Paternò (743,80 chi-lometri quadrati) nessun politico, négli ecologisti alzarono un dito per mo-strare un dissenso.

La conclusione? Forse ai Sicilianista bene la colonizzazione “non stop”.

GIORNALE SICILIANO DI POLITICA, CULTURA, ECONOMIA, TURISMO, SPETTACOLO

ANNO TERZO Nº 1 • 19 GENNAIO 2008 • b 1,50

DIRETTORE RESPONSABILE SALVO BARBAGALLO

In tutte le edicolee anche via internet

www.lavocedellisola.itInformazioni: [email protected]

Lettere: [email protected]

La Sicilia terra da depredare: americani e russi trattano la svendita con l’Eni

Voglionoaccaparrarsii poli petrolchimici

EUROPAMEDITERRANEO

un giornalenella prospettiva

dell’aperturadell’area

di libero scambio

In allegato:

Candidato alla Provincia di Catania?

Pino Firrarello“for President”

I nuovi programmi per la ristrutturazione delle basi Usa

Sigonella ulteriormente potenziata?

In controcorrente, il senatore Pino Firrarello (Forza Italia) si mostra di-sponibile a “dialogare” con l’opposizione, ma resta intransigente neiconfronti di Raffaele Lombardo (leader del MpA) con il quale si rifiuta

di discutere (“Non ci sono più margini per accordi”).Firrarello esprime la sua volontà dalle pagine del quotidiano locale, con ilquale mostra d’essere in perfetta sintonia, dando manica larga a chi lo haintervistato: “…Potrei proprio pensare di candidarmi alla Provincia di Ca-tania, perché nò. È una sfida molto bella e appassionante, che potrei inte-starmi personalmente”. Una promessa, oppure…Vedremo quale asso tireràfuori dopo simili dichiarazioni l’attuale presidente della Provincia, Raffae-le Lombardo.

Ventuno miliardi e trecentotrentamilioni di dollari:è quanto richiesto al Congresso degli Stati Unitidal Dipartimento della Difesa per i programmi di

costruzione o ampliamento delle basi USA con il bilanciodi previsione 2008. L’ingente cifra che conferma le odier-ne strategie di proiezione globale delle forze armate sta-tunitensi viene fuori dalla lettura del “Construction Pro-grams 2008” presentato dall’Ufficio del Sottosegretarioalla Difesa. Il piano finanziario per le basi militari in pa-tria e all’estero prevede in particolare una spesa di 8 mi-liardi e 391 milioni per le operazioni di “riallineamento echiusura” avviato nel 2005 con la riduzione di piccole edispendiose infrastrutture e la concentrazione di comandie reparti in “grandi basi operative”. Altri 8 miliardi e 648milioni dovrebbero essere destinati alle “principali co-struzioni”. Duecento milioni di dollari andranno invece al“programma di investimenti per la sicurezza in ambitoNATO”.

La Marina USA nella sua proposta di budget, nel capi-tolo dedicato alla “lotta al terrorismo”, accenna pure aduna spesa straordinaria per il Fiscal Year 2007 di 27 mi-

lioni e 665 mila dollari e ad un ulteriore stanziamento peril 2008 di 7 milioni per “facilities di supporto” nella basenavale di Point Loma (California) e nelle stazioni aerona-vai di Sigonella e Napoli (“ristrutturazione della rete peri-metrale e riconfigurazione del sistema di barriera velivolidel Naples Main & Capo West Gate”). Nel budget di pre-visione per il FY 2008 c’è pure la richiesta di 13 milioni e869 mila dollari per migliorare le basi di Sigonella e diSasebo (Giappone).

Comparata al 2007, la richiesta del Dipartimento dellaDifesa per il potenziamento delle basi nel 2008 è di quasi9 miliardi di dollari in più. Nel 2007 il Paese nel qualesono stati effettuate maggiori spese delle forze armateUSA è stato l’Italia con 319 milioni di dollari finalizzatiall’avvio del programma di raddoppio della base di Vi-cenza e con l’installazione a Sigonella del terminale ter-restre del nuovo sistema di telecomunicazione satellitareMUOS (Mobile User Objective System).

A Sigonella, o in altra base europea che accoglierà iGlobal Hawl (i velivoli di ricognizione senza pilota) po-trebbero andare altri 26 milioni di dollari.

Page 2: In tutte le edicole un giornale nella prospettiva dell ... · di SALVO BARBAGALLO Non bastano le concessioni fatte dal Governo regionale di Cuf-faro per la ricerca di falde pe-trolifere

di FRANCO ALTAMORE

Nelle primarie dello Iowatrionfa il giovane candidatodi colore; Hillary Clinton so-

lo terza. Quando alcuni mesi fa’ inquesto giornale abbiamo scritto diBarack Houssein Obama, molti si sa-ranno chiesti chi era costui e perchése ne dava tanto risalto in un periodi-co siciliano. Poteva sembrare unascelta più che altro curiosa, un brevesguardo ad una nicchia della galassiapolitica americana, di cui non ci sa-rebbe stata nel breve periodo altra oc-casione di occuparsi. Invece eccoci dinuovo a parlare di lui, nel momentoin cui il suo nome rimbalza nellastampa di tutto il mondo!

Ieri era il giovane politico di coloreche aspirava (persino) a candidarsialla presidenza degli Usa, oggi è ilcandidato che è in grado di sconfig-gere la super favorita Hillary Clintonnelle primarie per la candidatura delPartito Democratico.

Il Paese, preoccupato di perdere lasupremazia mondiale per l’irrompererobusto della Cina e dell’India nelmercato mondiale e per la piega cheha preso l’intervento delle sue forzearmate in Iraq, è alla ricerca di nuoveprospettive; probabilmente per que-sto non trova sbagliata la propostache alla sua guida possa essere chia-mata, per la prima volta nella sua sto-ria democratica, una donna; ma nonpare nemmeno che trovi azzardata laprospettiva, anch’essa inedita, dellaelezione di un presidente di colore.Se gli elettori Usa sono preparati ascegliere fra presidente donna e unpresidente di colore, l’America non siappresta a compiere una grande svol-ta, l’ha già compiuta. Se, come siprevede, i democratici vinceranno leelezioni presidenziali e gli elettori

desiderano una guida che rispecchi lavolontà di dare una svolta decisivaalla politica degli Usa, il candidatopiù adatto potrebbe risultare il sena-tore democratico dell’Illinois, permolti di noi sino a poco tempo fa’completamente sconosciuto.

Barack Obama ha 46 anni, è sposa-to con Michelle, una donna di colore,ed ha due bambine; si è laureato inScienze Giuridiche all’Università diHarvard e in Scienze Politiche allaColumbia University di New York.Nel 2006 è stato eletto senatore del-l’Illinois, stato di oltre dieci milionidi abitanti, dove si trova Chicago.Non si tratta di un personaggio se-condario, come molti potrebbero averpensato; è significativo inoltre che lasua forza elettorale viene da una cit-tà, Chicago per l’appunto, popolata amaggioranza da persone di colore,molti dei quali occupano da tempoposizioni politiche ed economichedominanti.

Vittorio Zucconi su Repubblica del5 gennaio riporta l’opinione di Euge-ne Robinson, vicedirettore del Was-hington Post, che ha paragonato(“con la pelle d’oca”) l’atmosfera at-torno alla campagna elettorale diObama a quella di Robert Kennedynel 1968; la stessa grande dedizione eil sorprendente entusiasmo di moltigiovani sotto i trent’anni, la medesi-ma simpatia degli elettori indipen-denti. Obama sembra aver trovato ilregistro giusto per rendersi graditoanche agli elettori repubblicani e in-dipendenti, invitandogli a scegliere“hope over fear, unity over division”come ha scritto The Philadelphia In-quirer del 5 gennaio; “We need tomove beyond bitterness ad partisans-hip and anger” ha aggiunto.

La sua capacità di far dimenticareamarezze e divisioni e di suscitaresperanze ha messo in difficoltà Hil-lary Clinton, che ha impostato i suoiinterventi soprattutto su questioni di

alta politica; mentre Obama prometteil diritto alla sanità per tutti gli ameri-cani e il ritiro immediato dall’Iraq, laClinton dichiara “We can’t have falsehope”. L’impressione generale è chementre l’ex first lady rappresenta la

continuità della “casta” politica, Oba-ma risponde meglio alla richiesta dicambiamento radicale ed al clima diantipolitica che si comincia a sentireanche negli Usa.

L’elenco dei suoi sostenitori si in-crementa sempre di più: hanno peresempio versato contributi per la suacampagna elettorale i popolari attoriTom Hanks, Paul Newman, Jody Fo-ster, Will Smiyh, Tom Skerrit, JamieFoxx, Isaiah Washington, JohanneWoodward.

Chiunque sarà il prossimo presi-dente degli Usa, dobbiamo chiedercisin da ora quali potranno essere leconseguenze per l’Europa, per l’areadel Mediterraneo e per la nostra Iso-la. Si prevede la vittoria di un demo-cratico; se a vincere sarà HillaryClinton o Barack Obama non è diffe-renza da poco; fra l’amministrazioneBush e quella possibile della Clintonprevarrebbe una certa continuità; conObama presidente, al contrario, po-trebbe prevalere la discontinuità.

Senza che ciò debba essere neces-sariamente un peggioramento.

Dalla spazzatura all’energia alternativa: siamo imbattibili!

Italia, guinness dei primati di FRANCO LOMBARDO

Essere presenti al tavolo del G8, figurare co-me una delle potenze più industrializzate delglobo, essere fra i Paesi fondatori della Co-

munità Europea, ancora, rappresentare il vecchioed il nuovo della cultura e dell’arte, pone la nostrabella Nazione al top del sistema politico ed econo-mico del mondo. Invero, purtroppo, siamo moltobravi a vendere fumo! Non c’è manifestazione do-ve non siamo presenti con le rappresentanze istitu-zionali, dove riusciamo a proporci con arte e mae-stria impareggiabile. Siamo veramente bravi! Ilfatto è che di concreto realmente, salvo la posizio-ne geopolitica della nostra penisola, la nostra sto-ria ed i nostri meravigliosi posti turistici, non di-sponiamo di risorse naturali, il nostro sistema pro-duttivo (salvo casi sporadici) è vecchio, i miglioricervelli emigrano verso altri lidi dove possonoesprimere il massimo della loro potenzialità, i poli-tici (cioè quei cervelli abilitati da una antica scuo-la di pensiero secondo la quale ” il potere logorachi non ce l’ha “) apparentemente in contrasto fraloro secondo le ideologie. gestiscono la Cosa pub-blica a loro piacimento e solo per esclusivo lorointeresse. Se solo riuscissero a capire che far benele cose li porrebbe in una vera posizione di lea-dership, di maggior credito e, perché no, anche dimaggior potere! Invece, pur di stare a galla e nonperdere i faraonici benefici di cui dispongono, di-struggono anzicchè costruire. I risultati sono sottogli occhi di tutti, e purtroppo non solo del nostropopolo ormai stanco di essere preso in giro, ma ditutti gli osservatori internazionali che spesso ci

giudicano senza pietà, senza lasciare spazio ad at-tenuanti od a forme di riscatto; in poche parole unPaese alla deriva! Dal New York Times, al DerSpiegel (giornali assolutamente accreditati in tuttoil mondo politico ed economico) siamo consideratipoltiglia, delinquenti e mafiosi, gente inetta chenon vuol lavorare, indebitati fino al collo (direiche siamo in apnea), cioè un popolo che vive allagiornata (carpe diem) pieno di opportunismi e di

strategie di sopravvivenza, mistificando chissàquale gloria ormai perduta da molto tempo. Perfortuna, anche autorevoli voci d’oltre Oceano, nontutti pensano che l’Italia sia quella testè descritta:infatti tanti ritengono che al momento buono, que-sto popolo abituato a tutto, sia in grado di rimboc-carsi le maniche e ricominciare a costruire una so-cietà più corretta, più produttiva, insomma più cre-

dibile. Ed allora perché aspettare il momento buo-no? Tradotto: non sarebbe poi tanto buono inquanto potrebbe essere il punto del non ritorno.Ma allora perché viaggiare sempre al border line“e non pensarci in tempo? Possibile che stiamo tutticon le fette di salame sugli occhi? Il vero problemaè che non vogliamo né vedere, né sentire perchécomunque, alla fine, per mille motivi la gente cre-de di stare ancora bene.

Guardiamoci attorno! E non guardiamo solo alMediterraneo (che è già in subbuglio per tutti gliinteressi che si stanno concentrando in questa zo-na) oppure al centro-nord dell’Europa, ma spazia-mo verso oriente e verso occidente con occhio ve-ramente critico ed analitico per rendersi contosenza troppi voli pindarici di come saremo (forsegià lo siamo) schiacciati (lo abbiamo già scritto)tra le forze economiche e religiose del medio edestremo oriente, l’Europa del nord che non può re-stare inerme dopo secoli di egemonia, l’Africa chetenta il riscatto dalla colonizzazione, ed infine l’A-merica che pur di mantenere un potere, ormai fa-tuo, farà tutte le alleanze necessarie a tale scopo.Noi dovremmo vergognarci per non aver mai pro-grammato nulla, per lasciare intere popolazioni inmezzo alla spazzatura con enormi rischi di epide-mie, per non avere i termovalorizzatori, per nonavere le energie alternative dal nucleare al solareed eolica, ecc. Grazie, Istituzioni; grazie ambienta-listi, Protezione civile, garanti della Costituzione edella libertà, della Giustizia, grazie a tutti i gover-ni passati ed attuali. Bravi tutti! È così che si pia-nifica un futuro per un popolo di nobili origini etradizioni.

2 LA VOCE DELL’ISOLA19 Gennaio 2008

Sorpresa delle primarie: gli Usa alla ricerca di nuove prospettive

L'America che vuole cambiarepreferisce ascoltare Obama

Giornale Sicilianodi politica, cultura,

informazione, economia,turismo, spettacolo

Iscritto al n° 15/2006 dell’appositoRegistro presso il Tribunale di Catania

EditoreMare Nostrum Edizioni Srl

Direttore responsabileSalvatore Barbagallo

Co-direttoriMarco Di Salvo e Enzo Lombardo

RedazioneCatania - Via Distefano n° 25

Tel/fax 095 533835E-mail: [email protected]

[email protected]

Fotocomposizione e StampaLitocon Srl - Z.I. Catania

Tel. 095 291862

Per la pubblicità: Tel/fax 095 533835E-mail: [email protected]

[email protected]

Anno III, nº 119 Gennaio 2008

Gli articoli rispecchianol’esclusivo pensiero dei loro autori

OP

INIO

NI

Chiunque sarà il prossimopresidente degli Usa,dobbiamo chiederci sin daora quali potranno esserele conseguenze per l'Europa,per l'area del Mediterraneoe per la nostra Isola

Barack Obama

Hilary Clinton e Barack Obama

La torre di Babele

Page 3: In tutte le edicole un giornale nella prospettiva dell ... · di SALVO BARBAGALLO Non bastano le concessioni fatte dal Governo regionale di Cuf-faro per la ricerca di falde pe-trolifere

di CORRADO RUBINO

“Sicilia, terra di cultura” è loslogan che promuove il tu-rismo culturale nella nostra

isola. Ma riflettiamo un attimo: chesignificato ha incentivare il turismoculturale in Sicilia quando nelle stati-stiche nazionali sulla qualità dell’i-struzione umanistica i siciliani risul-tano essere fra gli italiani più somari,i quali, a loro volta, risultano esserefra gli europei più somari? Sono finitii tempi in cui i giovani siciliani eranodisoccupati ma culturalmente prepa-rati. Oggi i nostri ragazzi sono inmaggioranza disoccupati e ignoranti.Quindi i turisti continueranno a veni-re in Sicilia per le bellezze uniche eper i monumenti splendidi della no-stra terra …ma i siciliani? … lascialistare quelli, che sono tutti mafiosi!

Come faremo a scrollarci di dossoquesta maledizione se continuiamo anon chiedere a gran voce che le cosecambino? Una delle tante cose chedevono cambiare è il nostro atteggia-mento nei confronti dei Beni culturalidella Sicilia e quindi del nostro patri-monio culturale.

Non sono solamente “cose per i tu-risti”!!! Continuiamo a pensare, peresempio, che i monumenti delle cittàsiciliane, i siti archeologici sparsi pertutta l’isola, i musei, le collezionid’arte e così via, siano messi lì soloper i turisti. Errore! Non è così! Pri-ma di tutto è il nostro patrimonio cul-turale: storico, geologico, paleontolo-gico, archeologico, architettonico, ar-tistico, antropologico, etnologico, tut-te cose che dobbiamo conoscere per-ché in un modo o nell’altro sono en-trate a far parte del nostro patrimoniogenetico. Noi siciliani siamo figli diquesta Terra che è stata al centro delmondo e oggi molti siti di questa no-stra regione sono stati riconosciutipatrimonio dell’UNESCO. Se siamofatti in un certo modo, se parliamo inun certo modo, se ci chiamiamo in uncerto modo, se i luoghi dove viviamosono costruiti così, se la nostra condi-zione sociale è l’attuale, la causa è daricercare nella storia della nostra iso-la, e non basta studiarla sui libri. Noiabbiamo la fortuna di avere un vastis-simo patrimonio culturale che si puòvedere, toccare, odorare, sentire, stu-diare appena dietro l’angolo di casa.Per patrimonio culturale si intendetutto: dalla grotta dell’Addaura (doveesistono le prime espressioni artisti-che dei siciliani preistorici) alle catte-drali normanne, dai templi e teatrigreci ai castelli federiciani, dalle sali-ne e le tonnare alle antiche colturedelle mandole, dalle antiche produ-zioni ceramiche alle produzioni di vi-no e olio, dalla rivoluzione del Vespoalla strage di Portella delle ginestre,da Matteotti al “sacco di Palermo”,da Verga a Bellini, da Ettore Majora-na a Nuovo cinema Paradiso.

A che serve conoscere il nostropassato? Serve a sapere chi siamo, acapire meglio gli eventi che ci piovo-no addosso oggi e perché accadono, anon farci prendere in giro dai politiciin mala fede (spesso siciliani comenoi), a non farci prendere in giro daigiornali e dalle emittenti televisive. Ilpatrimonio culturale della Sicilia è dinotevolissime dimensioni, anche dalpunto di vista del valore patrimonia-le, quindi noi siciliani abbiamo moltoda perdere facendocelo scippare dacoloro i quali non aspettano altro chedi appropriarsene con le privatizza-zioni, sfruttandolo per il proprio tor-naconto, visto che noi, assecondandochi ci vuole terroni e ignoranti, nonsappiamo valorizzarlo. Già, noi terro-

ni ignoranti, proprio noi, applaudia-mo a chi ci dice “apriamo i musei perattirare i turisti (ricchi e colti) e percreare nuovi posti di lavoro”. Quindinoi, figli delle divinità greche e di-spensatori di civiltà, non chiediamo achi ci governa che impegni le risorsepubbliche per darci il diritto primarioalla conoscenza delle nostre stesseradici culturali ma subordiniamo talediritto alla fruizione dei turisti chevengono in Sicilia allo stesso modocol quale si va a visitare il sito di unpopolo estinto.

Purtroppo bisogna iniziare da zero;dalla scuola, che è la chiave di tutto.Educare i nostri ragazzi alla cono-scenza e all’uso consapevole del pa-trimonio culturale. Conoscere e capi-re la “cultura siciliana” come si cono-sce la letteratura italiana, la matema-tica, la geografia, la fisica e così via.Non è più possibile che una cono-scenza media del patrimonio cultura-le non possa essere a beneficio dimolti, senza nulla togliere ovviamen-te a chi ha scelto un percorso di studispecialistico.

Nei programmi della Scuola media

(D.M: 9 febbraio 1979) è presente ilriferimento al patrimonio culturale:«…prendere coscienza del propriopatrimonio culturale ed accedere viavia ad un mondo culturale semprepiù ampio per essere in grado di con-tribuire ad elaborare nuova culturain prospettiva del futuro.»

A livello nazionale la didattica deibeni culturali è una disciplina vera epropria con propri requisiti, propriemetodologie, aree di ricerca e di ela-borazione del sapere.

Nel febbraio del 1995 è stata isti-tuita presso il Ministero per i Beni ele Attività culturali la “Commissionedi studio per la didattica del museo edel territorio” (D.M. 16.3.1996) perrimodulare la funzione didattica delleSoprintendenze e dei musei su tutto ilterritorio nazionale. La Commissioneera composta da esperti sia interni alMinistero per i Beni e le Attività cul-turali e sia della Pubblica Istruzione esi è allineato alle normative europee.Poi nella legge dell’8 ottobre 1997n.352 la “pedagogia del patrimonio”viene definita come “una pedagogiafondata sul patrimonio culturale, in-

tegrante metodi di insegnamento atti-vi, un dispiegamento delle discipline,un partenariato tra insegnamento ecultura che ricorre ai metodi di co-municazione e di espressione i più di-versi”. Questa legge, “Disposizionisui beni culturali”, che per la primavolta prevede, al fine di diffondere laconoscenza del patrimonio storico ar-tistico, scientifico e culturale, che lescuole possano stipulare convenzionicon i musei per la formazione dei do-centi in “didattica dei beni culturali”recita: «Al fine di favorire la fruizio-ne del patrimonio artistico, scientifi-co e culturale da parte degli studenti,le scuole di ogni ordine e grado pos-sono stipulare apposite convenzionicon le Soprintendenze. Le convenzio-ni fissano le modalità attraverso lequali le Istituzioni museali si impe-gnano ad elaborare percorsi didatticie a preparare materiali e sussidi au-diovisivi, che tengano conto dellaspecificità della scuola richiedente edelle eventuali particolari esigenzedeterminate dalla presenza deglialunni disabili.». Inoltre, nel 1998 èstato firmato l’Accordo quadro traMinistero per i Beni e le Attività Cul-turali e il Ministero della PubblicaIstruzione che recita «in considera-zione del diritto di ogni cittadino adessere educato alla conoscenza e al-l’uso consapevole del patrimonioculturale si impegnano a mettere adisposizione strutture, risorse ed atti-vità per il conseguimento degli obiet-tivi sopra richiamati».

Quindi la “scuola dell’autonomia”è sollecitata ad avvalersi di relazionidirette con le istituzioni culturali e adiventare partner attivo, operandocongiuntamente alle istituzioni cultu-rali relativamente a finalità, obiettivie strategie per percorrere corretta-mente la strada della didattica del pa-trimonio culturale.

È inoltre richiesta una nuova pro-gettualità per cui le azioni in partena-riato tendono ad acquistare caratteredi ordinarietà, permettendo alla di-dattica del patrimonio culturale di en-trare, a buon diritto, nei programmiscolastici. Accanto a una didattica deibeni culturali episodica e frammenta-ria si stanno sempre più affermandoesperienze caratterizzate da continui-tà e non più incentrate sulla semplicevisita la museo, risultato di accorditra scuola, istituzioni culturali e terri-torio, che consente di individuarepercorsi didattici tematici, di formu-lare proposte di nuovi obiettivi perogni livello di apprendimento. Sonoattività e progetti che però vediamorealizzati molto più frequentementeal centro nord, più che al sud e nellanostra isola.

In alcuni casi gli insegnanti hannoseguito specifici corsi di aggiorna-mento, acquisito ed esercitato com-

petenze professionali che hanno per-messo loro di lavorare sia con i Beniculturali del territorio e sia con la di-dattica d’aula.

Educare alla conoscenza e all’usoconsapevole del patrimonio culturalesignifica in prima istanza costruirecomportamenti fortemente connotatiin senso civico, unica garanzia peruna tutela partecipata, per un’azionedi salvaguardia, sentita come doveredella comunità e non delegata soloalle responsabilità delle autorità o al-la competenza degli specialisti. Edu-care alla conoscenza del patrimonioculturale significa anche far capire aigiovani che ogni oggetto del patrimo-nio ha un significato solo se relazio-nato al contesto (a un luogo e a unastoria) ed è un frammento che con-sente di ricomporre l’alveo di prove-nienza.

Poi ci siamo noi, cosiddetti adulti,che viviamo spesso i luoghi, gli og-getti e le azioni del nostro patrimonioculturale, come palcoscenico abitualedel quotidiano, come un abito di tuttii giorni, cioè con un atteggiamentod’indifferenza. Lo studio, la cono-scenza o il semplice incontro con glioggetti del nostro patrimonio di cui sivuole cercare il significato trasformaquella “distratta convivenza” in un“rapporto consapevole” che ci arric-chisce e ci fa sentire partecipi. Anchei nostri ragazzi non devono essere piùvisitatori distratti e distanti, solo oc-casionalmente partecipi della realtàche li circondano, ma cittadini attivie responsabili.

Ci sono poi i concetti di “tutela” e“conservazione” che non possono es-sere elaborati e maturati dai giovanise non hanno ben chiara l’importanzadel patrimonio culturale. Devono sa-per riconoscere e leggere le tipologieprincipali dei beni artistico-culturali(emergenze archeologiche, elementiarchitettonici, stili pittorici ecc.). De-vono saper individuare i beni artisticie culturali presenti in Sicilia, capirela storia e l’evolversi dell’arredo ur-bano delle propri città, riconoscendole stratificazioni dell’intervento (giu-sto o sbagliato) dell’uomo. Si trattadi concetti difficili che implicano il“rispetto della cosa pubblica” chepurtroppo alle nostre latitudini è statoquasi totalmente cancellato.

Ma purtroppo quanti di questi ap-prendimenti sono previsti dal profiloscolastico del giovane cittadino sici-liano? Forse saprà d’inglese, di inter-net e d’informatica, ma non sarà ingrado di prendersi cura del suo patri-monio culturale, di difenderlo dalleoffese e dagli abusi, di opporsi aqualsivoglia privatizzazione di queibeni che ci appartengono e che con-notano ogni angolo della Sicilia: per-ché rispetto ad essi sarà inconsape-volmente analfabeta.

3LA VOCE DELL’ISOLA19 Gennaio 2008

OP

INIO

NI

Allo stato attuale i nostri ragazzi sono in maggioranza disoccupati e ignoranti

Educare i Siciliani a conoscereil proprio patrimonio culturale

A che serve conoscere il nostropassato? Serve a saperechi siamo, a capire megliogli eventi che ci piovonoaddosso oggi e perché accadono,a non farci prendere in girodai politici in mala fede

Il duomo di Siracusa

Zona archeologica di Agrigento

Page 4: In tutte le edicole un giornale nella prospettiva dell ... · di SALVO BARBAGALLO Non bastano le concessioni fatte dal Governo regionale di Cuf-faro per la ricerca di falde pe-trolifere

di ENZO LOMBARDO

Dopo circa quindici anni di bru-tale, vergognoso e sistematicoassalto alla diligenza, in puro

stile far west, del sistema bancario si-ciliano da parte dei colossi bancaridel Nord, qualcuno all’AssembleaRegionale Siciliana si è accorto chele cose non vanno per il verso giustonel dorato ed intoccabile mondo dellegrosse banche. La querelle in atto siriferisce alle furiose polemiche tra ilnumero uno del Banco di Sicilia, Sal-vatore Mancuso ed Alessandro Profu-mo il nuovo deux ex machina (sem-pre su placet di Don Cesare Geronzi)del colosso bancario nato dalla fusio-ne di Unicredit Banca e Capitalia, so-cietà quest’ultima che qualche annofa aveva acquisito il Bds togliendolodall’orbita del controllo isolano eportandone il potere decisionale aRoma.

Già da metà dicembre, in piazzaCordusio a Milano (sede di Unicre-dit) si era deciso che tutti i clienti“corporate” (vale a dire le grosseaziende ed i grossi enti, i clienti mi-gliori insomma) sarebbero stati assor-biti all’interno della già presentestruttura Unicredit mentre a livello direte (le agenzie sparse sul territorio)delle banche presenti in Capitalia sa-rebbero rimasti solo il Banco di Sici-lia ed il Banco di Roma, mentre Bi-pop-Carire sarebbe stata fusa diretta-mente in Unicredit Banca.

L’operazione è in se molto sempli-ce: dopo la fusione Unicredit fa laparte del leone, si prende i clientibuoni e lascia gli enormi costi fissi digestione degli sportelli al Banco diRoma ed al Banco di Sicilia compen-sando in parte i suoi con l’assorbi-mento di Bipop-Carire.

Ma il Banco di Sicilia ormai nonha più il potere di ribellarsi in quanto,dopo tutte queste alchimie finanziariepassate negli anni, esso non può inalcun modo condizionare le decisioni

di Piazza Cordusio avendo nel Consi-glio di amministrazione del neo-co-losso bancario un solo consigliere suventitrè, Salvatore Mancuso appunto,che peraltro nel Cda non possiedenemmeno una vice presidenza; tuttociò senza che a Palazzo dei Norman-ni o Palazzo d’Orleans (sedi del Par-lamento Regionale e della Presidenzadella Regione) nessuno sia mai “ac-corto” di niente o abbia mai accenna-to alla benché minima protesta per ilvergognoso svuotamento del sistemabancario regionale e del Banco di Si-cilia in particolare, di cui peraltroproprio la Regione era il maggioreazionista.

Ma la Regione si è sempre voltatadall’altra parte e già durante l’opera-zione “Capitalia” era chiaro a tuttiche Palermo, pur avendone i numerie le professionalità, non avrebbe con-tato più nulla nel panorama bancarionazionale ed europeo perché la nostraraccolta (i soldi che le banche raccol-gono con i depositi dei risparmiatori)venivano a comprarsela quelli delNord condizionando la non conces-sione di prestiti alle aziende sicilianeche così mai sarebbero potute cresce-re e svilupparsi chiuse tra Gap geo-grafico, mancanza di capitale di fi-

nanziamento ed un sistema ammini-strativo e burocratico molto peggioredi quello borbonico ormai decadutoda oltre centoquarant’anni.

Nel frattempo sono sparite, pardonacquisite dal Nord: Banca del Sud,Banca Popolare di Belpasso, BancaPopolare Sant’Angelo, Banca Popo-lare Santa Venera, Banca Sicula,Banca del Popolo, Banca Popolare diBronte, Banca Industriale, Banca diCredito Popolare di Siracusa, Bancadel Monte Sant’Agata e tante tantealtre piccole realtà e casse di rispar-mio che davano linfa e lavoro al tes-suto economico siciliano e natural-mente il glorioso Banco di Sicilia cheaveva già incorporato la Cassa di Ri-sparmio Centrale Vittorio Emanuele(Sicilcassa). Ebbene dal primo gen-naio Piazza Cordusio ha fatto un nuo-vo “blitz” gettando definitivamente lamaschera.

Nella riorganizzazione delle cari-che dirigenziali che contano del nuo-vo gruppo nato dalla mega-fusione, imanager del Banco di Sicilia sareb-bero stati pesantemente penalizzatiscatenando, ad ora delle poltrone chefuggono via, le ire di Mancuso non-ché di maggioranza (Cascio) ed op-posizione (Ballistreri) all’Ars. Inoltrela Fondazione Banco di Sicilia hapraticamente investito tutti i suoiaveri, di cui buona parte della Regio-ne, nell’acquisto di azioni del neo-na-to gruppo (pare intorno allo 0,6% delcapitale totale) senza possibilità dismobilitazione per veto sempre delCda del neo-gruppo.

In pratica gli abbiamo dato un sac-co di soldi, abbiamo un solo consi-gliere di amministrazione su ventitrè,si sono presi tutti i clienti buoni edora silurano tutti i nostri top manager.Ora tutti gridano allo scandalo, allacolonizzazione bancaria, al Banco diSicilia che di siciliano ormai ha soloil nome, mentre Profumo & C. hannodefinitivamente chiarito con il lorogesto che per i siciliani l’unica pro-spettiva è solo essere colonia perchéquesto merita chi si fa spogliare eviolentare con il proprio coscienteconsenso.

Lo diciamo forte e lo diciamo chia-ramente, per anni siamo stati soli agridare contro questo scandalo, tuttici annuivano con la testa ma nessunoci ha mai appoggiato politicamente inquesta battaglia campale e vera perl’economia siciliana. Nei Consigli diamministrazione del Banco tutti vota-vano ed approvavano fusioni che conla Sicilia ed i suoi interessi nulla ave-vano a che vedere ed oggi che il Re èstato trasformato in piccolo valvassi-no (vassallo sarebbe già troppo ri-spetto alla condizione attuale) ed èoramai nudo, solo oggi si grida alloscandalo ed alla defraudazione.

È il solito grido sterile di una clas-se politica che non solo non sa gover-nare i processi economici ed indiriz-zarli nel giusto alveo per il suo popo-lo ma che subisce brutalmente e pub-blicamente il pesantissimo condizio-namento dei poteri finanziari forti nelNord Italia.

Profumo ci umilia e controlla or-mai quasi tutto il nostro risparmio,Tronchetti-Provera si compra i nostriimmobili regionali e Falck costruiscei termo-valorizzatori e loro prima fir-mano ed approvano e poi gridano,ma nessuno ormai li ascolta più; or-mai la Sicilia non deve più prestareascolto alla loro sirena inutile e co-stosa ma deve imparare a gestire dasé il proprio futuro senza che questiascari vendano al Nord l’ultima cosache ci è rimasta: la dignità di popolosovrano.

4 LA VOCE DELL’ISOLA19 Gennaio 2008

AT

TU

AL

ITÀ

Monta la polemica sulla mortificazione dei manager dell’Istituto di credito

Per il Banco di Sicilia è arrivato il redde rationem

Dopo circa quindici anni di brutale, vergognoso esistematico assalto alla diligenza, in puro stilefar west, del sistema bancario siciliano da partedei colossi bancari del Nord, qualcunoall'Assemblea Regionale Siciliana si è accortoche le cose non vanno per il verso giusto

Page 5: In tutte le edicole un giornale nella prospettiva dell ... · di SALVO BARBAGALLO Non bastano le concessioni fatte dal Governo regionale di Cuf-faro per la ricerca di falde pe-trolifere
Page 6: In tutte le edicole un giornale nella prospettiva dell ... · di SALVO BARBAGALLO Non bastano le concessioni fatte dal Governo regionale di Cuf-faro per la ricerca di falde pe-trolifere
Page 7: In tutte le edicole un giornale nella prospettiva dell ... · di SALVO BARBAGALLO Non bastano le concessioni fatte dal Governo regionale di Cuf-faro per la ricerca di falde pe-trolifere

di VITTORIO SPADA

Il 2007 è volato via, la crisi econo-mica che investe l’intero Paese hafatto sentire i suoi effetti negativi

nel corso delle festività, Natale e Ca-podanno sono stati superati dagli ita-liani con l’amaro in bocca, la Befanaha lasciato molti tizzoni e pochi doni.E pur tuttavia nessuno sembra reagiread uno stato di cose che diventa sem-pre più difficile, il Signor Prodi con-tinua a sostenere che “tutto va bene”,che la “svolta” in Italia c’è stata, chetutto è in ripresa.

Pochi osano dire che que-ste affermazioni sono bu-giarde, la protesta per irifiuti a Napoli vienemostrata come uncaso isolato, ed an-che in questo casosi cerca di mini-mizzare una que-stione che, invece, èesplosiva. Anche inSicilia tutto tace, eper chi governa l’I-sola le speranze di unnuovo sviluppo sonoconcrete.

Da quanti anni alla Sicilia vieneprospettata la possibilità dello svilup-po? La proposta concreta è costante-mente quella della “speranza”…

Sul piano politico il sistema eletto-rale è già in moto: c’è chi “spera” cheil presidente della Regione Totò Cuf-faro venga condannato nel processoche ha in corso, e c’è già chi sta gio-cando le carte per sostituirlo. È tem-po di accordi e patti, tutti però consa-pevoli che questi accordi e patti cheoggi vengono ratificati, domani pos-sono sciogliersi come neve al sole segli interessi mutano, o se nuove al-

leanze vengono strette. Ad affrontare grosse pro-blematiche è chiamato il

leader del Movimentoper l’Autonomia, Raf-faele Lombardo, in vi-sta delle imminentielezioni alla Provinciadi Catania, ma Raffae-le Lombardo (così lodescrivano i suoi piùstretti collaboratori) è

un uomo dalla tempradura, un uomo che dor-

me poche ore, quasi l’in-tera giornata a te-

nere riunioni.

Un uomo che non si risparmia:chissà come spiega questo leader ilmancato sviluppo del territorio pro-vinciale, dal momento che lui ritiened’aver fatto tutto ciò che razional-mente poteva farsi per cambiare il

volto di una realtà che, invece, è incaduta libera.

Forse perché vede (e ne è soddi-sfatto) il grande propagarsi degliipermercati che sono sempre affolla-ti? È possibile, se non si tenesse neldebito conto il progressivo impoveri-mento degli esercizi commerciali intutta la provincia e, soprattutto, nelcapoluogo.

Se a Napoli e dintorni il problemarifiuti è diventato scottante, a Catania– se non agli stessi livelli – la situa-zione della spazzatura è sotto gli oc-chi di tutti: Catania è una città spor-ca, colpa anche dei cittadini che pocofanno per lasciarla pulita, ma certa-mente insufficienti sono gli strumentia disposizione per rendere la città piùcivile. Il Comune di Catania è in zo-na fallimentare, il sindaco Umberto

Scapagnini ne è consapevole, e sa be-ne di essere alla frutta. si risparmiapure sulle luminarie delle festività, sirisparmia sull’energia elettrica anchenella normalità quotidiana. Chesquallore la sera il centro storico, via

Etnea (una volta un gioiello) lasciatasemibuia spesso e volentieri, invasada veicoli (altro ché zona pedonale!)posteggiata davanti al Giardino Belli-ni anche in doppia fila, senza l’ombradi un vigile urbano all’orizzonte.

In una situazione di complessivodegrado, la droga e gli spacciatoriimperversano, ma tutto resta tranquil-lo, nessuno protesta: vuol dire che aipiù questo stato di cose sta bene?Non si possono esprimere giudizi làdove chi ha qualcosa teme di perder-lo, là dove chi sa qualcosa ha, co-munque e forse, qualcosa da nascon-dere, e quindi preferisce guardaredalla finestra.

Bisogna pensare in positivo e non inegativo, si sente dire dai cosiddettisaggi: pensare non basta, si dovrebbeagire. Ma come? Si potrebbe rispon-

dere che la responsabilità è del citta-dino che vota questo o quel politico:troppo facile far ricadere le colpe sulcittadino quando a comandare c’è unsistema clientelare talmente radicatoche se si vuol cercare uno spiraglio di

sopravvivenza si è costretti ad “adat-tarsi”

L’ultima possibilità concreta per iSiciliani resta quella di sempre: l’artedi arrangiarsi. Così è, se vi pare…

Allarme per gli Uffici giudiziari di piccole dimensioni

Tribunale di Caltagirone a rischio soppressione

7LA VOCE DELL’ISOLA19 Gennaio 2008

AT

TU

AL

ITÀ

Ancora un allarme per gli Uffici giudi-ziari di piccole dimensioni e per il Tri-bunale ordinario di Caltagirone. Questa

volta dal ministero dell’Economia, da Confin-dustria e dalla stampa, con l’evidente benepla-cito del ministero della Giustizia e della magi-stratura associata.

Qualche settimana fa il Libro verde dellaspesa pubblica e, immediatamente dopo, inuna sospetta successione cronologica, i Qua-derni del Centro Studi di Confindustria, hannopuntato i riflettori sulla Giustizia italiana e so-stenuto che il primo degli interventi, assoluta-mente indispensabile per rifunzionalizzare ilsistema, è costituito dalla soppressione di al-meno 40 Tribunali di piccole dimensioni. Aqueste enunciazioni ha prontamente fatto se-guito la più accreditata stampa nazionale chenon avuto esitazione a fare da sponda e adelencare gli Uffici in questione. Tra essi, il Tri-bunale di Caltagirone.

La notizia non stupisce più di tanto chi se-gue da tempo e con attenzione l ‘evolversi del-la problematica.

“Non è una novità – sostiene l ‘avvocatoWalter Pompeo, presidente dell’Ordine degliAvvocati di Caltagirone e del Coordinamentonazionale degli Ordini Forensi Minori – che ilGoverno abbia la seria intenzione di mutilareil reticolo giudiziario del Paese: lo avevo de-nunziato già nel 2006, posto che il progettoera contenuto nei programmi elaborati in vistadelle scorse elezioni politiche. Questa voltal’iniziativa è assai più pericolosa che nelleprecedenti occasioni atteso che è mascheratada esigenze di natura economica, è supportatada Confindustria, oltre che dalla Magistraturaassociata, ed alimentata dalla stampa”.

L ‘avvocato Walter Pompeo ha convocato in

via di urgenza una riunione del Coordinamen-to nazionale degli Ordini Forensi Minori, te-nutasi nei giorni scorsi, all’esito della qualesono state assunte importanti determinazioni.

“Il Consiglio direttivo – ha dichiarato il pre-sidente – ha preso atto della grave situazioneche si sta delineando all’orizzonte e che entroil prossimo Aprile 2008, come anticipato dal

ministero delle Economia, registrerà certa-mente serie e robuste iniziative. La strategia è,ancora una volta, quella di dimostrare, dati al-la mano, che i piccoli Tribunali sono quelliche funzionano meglio e non costano certa-mente più degli altri. Ma è assolutamente indi-spensabile che la società civile, le professioni,i sindacati, le associazioni, i comuni, tutti i

Comuni di ciascun circondario e non solamen-te i capoluoghi, si sensibilizzino al problema eprendano atto che componente essenziale del-lo sviluppo economico e del benessere socialeè una Giurisdizione prossima al cittadino, co-me all’impresa, ed efficiente”.

È in programma una riunione del Coordina-mento Parlamentare istituito nel 2006 a soste-gno delle iniziative degli Ordini forensi minorie che si terrà a Roma nei primi giorni del mesedi febbraio.

I pericoli per il Tribunale di Caltagirone so-no elevati, malgrado la importanza del presi-dio e la sua efficienza. Una statistica pubblica-ta dal ministero della Giustizia ha, infatti, de-nunziato che il numero dei procedimenti in ca-rico a ciascun magistrato del presidio calatinoè inferiore a quella nazionale, circostanza in-coniugabile con un’economia di scala. Ed anulla sono valse fino ad oggi le considerazionisul modestissimo significato scientifico di unostudio che, esaminando una minuscola seriestorica, non tenga conto della qualità e del pe-so specifico dei procedimenti (nel nostro Tri-bunale, a differenza di molti altri Uffici, si ce-lebrano ogni settimana gravi processi penalicontro la criminalità organizzata), e pretendadi allineare le dimensioni del presidio a livellitali da generare solamente ritardi ed inefficien-ze.

È probabile, comunque, che le prossime set-timane saranno decisive per tanti piccoli Ufficigiudiziari, ben otto nella sola Sicilia (Barcello-na Pozzo di Gotto, Caltagirone, Enna, Gela,Mistretta, Modica, Nicosia, Patti, Sciacca), aiquali è affidato il grave compito di significarela presenza dello Stato e di assicurare la appli-cazione della Legge.

Avv. Maddalena Samperi

Dietro l’angolo c’è, ancora una volta, un percorso piuttosto incerto

Quale futuro per i Siciliani?Come sempre l’arte di arrangiarsi

Si prendono per buonele bugie che vengonoquotidianamente ammannite,e si tira avanti... come prima

Totò Cuffaro

Umberto Scapagnini

Raffaele Lombardo

Il palazzo di Giustizia di Caltagirone

Page 8: In tutte le edicole un giornale nella prospettiva dell ... · di SALVO BARBAGALLO Non bastano le concessioni fatte dal Governo regionale di Cuf-faro per la ricerca di falde pe-trolifere

di ERNESTO GIRLANDO

Sono trascorsi venti anni dall’8 di-cembre 1987, una data che segnauna svolta nella storia del secolo

scorso, determinando, momentanea-mente, un’inversione di tendenza nellacorsa agli armamenti. Quel giorno allaCasa Bianca Ronald Reagan e MikhailGorbaciov siglarono il trattato sullosmantellamento dei missili a medioraggio in Europa, ponendo fine all’ul-tima fase della Guerra Fredda iniziatae inaspritasi qualche anno prima. Perla prima volta nella tormentata storiadei loro rapporti, le due superpotenzeraggiunsero un accordo per distrugge-re una parte, sia pur piccola, dei loroarsenali nucleari. Quel grande avveni-mento di respiro mondiale fu seguitocon particolare attenzione in Sicilia:esso comportava la chiusura della piùgrande base missilistica d’Europa -quella di Comiso - e poneva fine a unadelle fasi più controverse della recentestoria dell’isola.

Ma arrivare a ciò non fu facile. Perl’intensità delle passioni che si agita-rono e per gli enormi interessi subor-dinati a quella che fu una partita diportata mondiale.

Il periodo che va dal 1981 al 1987fu caratterizzato da grandi contrappo-sizioni politico-ideologiche, scontri elacerazioni profonde.

Tutto ha inizio nell’autunno del1979. Dopo le elezioni generali del 3giugno, Francesco Cossiga, dato per“bruciato” dopo le tragiche conse-guenze dell’affare Moro, a sorpresa ri-esce il 5 agosto a varare il nuovo go-verno con il si della DC, del PSDI, delPLI e la garanzia dell’appoggio ester-no dei repubblicani. Nel novembresuccessivo il governo sarà chiamato aoccuparsi della questione degli euro-missili.

Da qualche anno l’URSS aveva datol’avvio a un processo di ammoderna-mento del proprio arsenale nucleare,dislocando ai confini i nuovi missili amedia gettata SS20 e puntandoli, cosìsi disse, contro le maggiori capitali eu-ropee. La risposta degli USA non sifece attendere. Il presunto sbilancia-mento delle forze provocò la decisioneda parte americana di dotare la NATOin Europa di analoghi ordigni, i Cruisee i Pershing II. I paesi membri dell’al-leanza atlantica furono chiamati aesprimere un parere sull’introduzionedei nuovi armamenti. Ovunque si sca-tenò un acceso dibattito.

In Italia, in attesa della discussionein Parlamento, la grande stampa si oc-cupò della complessa questione. Siformarono due fronti. Da un lato sischierarono i riarmisti che, preoccupa-ti della preponderanza di una delleparti in gioco, sostenevano il pericolo,anche senza guerra, per le nazioni piùdeboli di essere poste in condizioni disubalternità e auspicavano il riequili-brio delle forze in campo, senza tra-scurare, sull’esempio del cancellieretedesco Schimdt, inventore della for-mula delle cosiddette “trattative paral-lele”, un eventuale dialogo conl’URSS. Dall’altra parte si invitavanoi governi europei dell’Alleanza e ipartiti comunisti a intavolare trattativecon l’URSS, ancor prima del verticeNATO che avrebbe deciso a Bruxelles,di lì a poco, l’eventuale installazionedegli euromissili, per far cessare la co-struzione degli SS20 ed evitare il con-seguente ulteriore scatto nella corsaagli armamenti da parte dell’occiden-te.

Si arriva al 4 dicembre 1979, giornoin cui ha inizio una complessa e diffi-cile discussione in Parlamento. La po-sizione del governo era nota: aderire

alla richiesta degli USA di ammoder-namento delle forze di teatro in Euro-pa e portare dalla propria parte ancheil PSI, isolando i comunisti. Dopol’intervento del Presidente del Consi-glio ebbe seguito la discussione di ben9 mozioni.

I comunisti, nella loro, sostennero lanecessità di una moratoria: sospendereo rinviare per un periodo di almeno 6mesi ogni decisione di produrre e in-stallare i Cruise e i Pershing II e aprireimmediate trattative tra le parti al finedi fissare un tetto più basso degli equi-libri militari in Europa tale da offrirereciproche garanzie di sicurezza.

La mozione del PSI impegnava ilgoverno ad adoperarsi affinché venis-se ratificato l’accordo sui negoziatiper la Limitazione delle Armi Strategi-che - il Salt II - che era da poco statoraggiunto, e intavolare le trattative peril Salt III che avrebbe dovuto include-re il teatro europeo. Nel frattemposubordinare ogni nuova deliberazionedella NATO ai risultati dei negoziaticon i paesi del Patto di Varsavia.

La discussione fu lunga e impegna-tiva. Il capo del Governo, alla fine, ri-sultò il vero vincitore della disputaparlamentare: raggiunse con facilità lamaggioranza a Montecitorio e riuscì aportare dalla sua parte anche i sociali-sti che, contrariamente a tutti gli altripartiti socialisti europei, votarono afavore del provvedimento, rinuncian-do, forse con troppa facilità, alle pro-prie posizioni e a decenni di tradizio-nale storia pacifista. L’onda delle con-seguenze di tali scelte sarà lunga.

Il governo retto da Francesco Cossi-ga dopo aver resistito all’impatto condiversi cicloni che investirono la clas-se politica italiana - affare Eni-Petro-nim, caso Donat-Cattin - non superòlo scoglio dell’impopolare “pacchettoeconomico” che imponeva sacrificinotevoli al Paese. Dopo la breve pa-rentesi di Forlani, per la prima voltanella storia repubblicana fu affidatol’incarico a formare un nuovo esecuti-vo a un esponente di un partito diversodalla DC. Il 28 giungo del 1981, il re-pubblicano Giovanni Spadolini, inca-

ricato da Pertini, formò un governocomposto da DC, PSI, PSDI, PRI,PLI. Una compagine nota con il nomedi “pentapartito” che avrebbe lasciatola sua impronta sulla storia italiana fi-no alla vigilia di tangentopoli. Il 1981è l’anno in cui viene scoperta l’esi-stenza della loggia massonica P2 edella lista che documentava l’adesionead essa, composta da importanti uomi-ni delle istituzioni, delle banche, dellapolitica e, cosa alquanto inquietante,dei servizi segreti. Fu altresì l’annodel referendum sull’aborto che, non-ostante il forte impegno di GiovanniPaolo II e della DC, vide vincitore ilfronte del “No” all’abrogazione dellalegge approvata nel 1978 che legaliz-zava l’interruzione della gravidanza.Ma fu anche l’anno in cui Comiso,tranquilla cittadina dell’estremo suddella Sicilia, si vide improvvisamenteal centro di una contesa di carattere in-ternazionale, chiamata a ospitare la

più grande base missilistica d’Europa,112 missili Cruise a testata nucleare ediverse migliaia di militari americani.

La notizia corse per mesi semprepiù particolareggiata. Il 7 agosto, ilGoverno italiano diede l’annuncio chel’aeroporto di Comiso era stato sceltoquale base missilistica dell’estremosud d’Europa dall’alleanza militare at-lantica.

Il vecchio e abbandonato aeroporto- 146 ettari a pochi chilometri dall’a-bitato - aveva visto la luce nel 1937.Aveva subito assunto un’importanzastrategica quale avamposto militarenel Mediterraneo, in seguito alla poli-tica espansionistica imposta dal gover-no di Benito Mussolini. Per questoaveva subìto dei pesanti bombarda-menti nel 1943 che erano costati ilsangue di diverse vittime anche tra lapopolazione civile. Dopo i tentativifalliti, nell’immediato dopoguerra enel corso degli anni sessanta di una

conversione ad usi civili, la desolazio-ne dominava sullo sfondo dei ricorditragici e silenziosi del passato.

Le prime reazioni alla scelta del Go-verno arroventarono il clima già caldodell’afosa estate in corso. Soprattuttoa Comiso. Il Comune era amministra-to da una giunta di centrosinistra:un’anomalia nella storia politica dellacittadina iblea che, dal 1952 ininter-rottamente era stata governata dagiunte di sinistra sotto il segno dellaleadership di un comunista dalla fortepersonalità e dal notevole spessore po-litico, Giacomo Cagnes. La rotturadelle sinistre, avvenuta nel corso delleelezioni amministrative del 1978, ave-va ridisegnato il quadro politico.

All’indomani della sconvolgentenotizia, ferma e intransigente fu la po-sizione assunta dal sindaco - il sociali-sta Salvatore Catalano - per impedireche quanto deciso dal Governo fosseattuato. Il 10 agosto Catalano decise diinvitare a un’assemblea, che ebbe luo-go a Comiso, le segreterie provincialie comunali dei partiti, i rappresentantisindacali, i parlamentari regionali enazionali, il presidente e i sindaci del-la provincia di Ragusa per “esaminaree decidere unitariamente le iniziativeda prendere”.

Ne venne fuori uno dei più confusi einutili dibattiti di cui si ha memoria, ilcui unico risultato, raggiunto con fati-ca, fu la composizione di una delega-zione che avrebbe chiesto un incontroal Ministro della Difesa, il socialistaLagorio.

L’incontro fu accordato e produsseun solo effetto: mutò diametralmentele idee del sindaco di Comiso. Da quelmomento Catalano diventerà uno deipiù accessi sostenitori della necessitàdi costruire la base missilistica a Co-miso, passando in poche ore dall’eroi-ca resistenza alla supina accettazione.La ragione non può che essere statauna: quella era la linea adottata dalpartito di appartenenza, quella dovevaessere la sua linea. Da quel momentoTuri Catalano sarà uno dei bersagli piùesposti alla feroce opposizione delmovimento pacifista internazionaleche si abbatterà sulla sua testa allorchéil clima si arroventerà. Da parte suaegli tentò di trarre profitto politicodalla condizione in cui venne a trovar-si. Ma i suoi conti alla fine non qua-drarono. Ne uscì sconfitto come politi-co e come amministratore, al centro diun’opposizione che non gli lasciòmargini di movimento.

Sulla opportunità di installare unabase nucleare in Sicilia, la posizionedel Governo regionale diventa chiara erispecchia quella del Governo nazio-nale. La sicurezza e la pace sono valo-ri che vanno custoditi e tutelati qualiinsostituibili fondamenti di una vitaveramente umana. Rimane ferma l’av-versione per la guerra e l’uso di armi,tanto più di quelle nucleari, tuttaviaoccorre evitare la netta prevalenza del-l’un blocco sull’altro. La Regione siimpegna, in quella occasione, a vigila-re affinché la prevista base di Comisoabbia sul territorio il minor numero diconseguenze negative e il maggior nu-mero di effetti positivi, sotto l’aspettodella sicurezza dei cittadini e le loroesigenze di lavoro.

La politica, dopo lo sconcerto ini-ziale e le posizioni contrarie di tutte leforze politiche, sindacali e perfino dimolti prelati della Chiesa in Sicilia,aveva dunque vinto il primo round.Quella scelta, si disse, era necessaria,perché parte essenziale del dispositivodifensivo nel sud della Nato. Non do-veva tuttavia preoccupare oltre misu-ra, in quanto Comiso e la Sicilia sa-rebbero state protette in maniera ade-guata e in quanto i lanciatori dei mis-sili erano mobili, poco individuabili, esi sarebbero sparpagliati al minimo al-larme “come aghi in un pagliaio”.

Non sarà così per un vasto movi-mento che si stava organizzando inEuropa intorno ai temi del disarmo edella pace nel mondo. Nel settembredel 1981 la marcia Perugia-Assisi, alla

sua terza edizione, sarà il primo gran-de appuntamento unitario di quell’in-candescente magma che si agitava.Proprio in quella occasione verrà lan-ciata la proposta di dotare il movimen-to in via di aggregazione di una strut-tura e un’organizzazione unitaria cheindividuerà nella lotta contro l’instal-lazione dei Cruise a Comiso il suo pri-mo e fondamentale obiettivo, con laprecisazione che essa dovrà essere in-quadrata nell’ambito di una battagliapiù grande contro tutti i missili, quelliamericani e quelli russi, per il disarmobilanciato e controllato a est come aovest. Al di là di qualche voce spora-dica che parlerà di disarmo unilatera-le, questa sarà la posizione predomi-nante all’interno del movimento paci-fista.

Il primo grande appuntamento a Co-miso sarà quello del 31 ottobre 1981.Dell’organizzazione della manifesta-zione si farà carico il C.U.DI.P (Comi-tato Unitario per il Disarmo e la Pace)che era stato costituito da poco nellacittadina iblea. Il giorno stabilito lapartecipazione fu numerosa. Stimatain oltre trentamila presenze, aveva su-perato ogni più rosea previsione.

L’elenco delle adesioni di associa-zioni, enti locali, intellettuali tra cuiGiulio Carlo Argan, Giorgio Albertaz-zi, Renato Guttuso, Alberto Moravia,Ettore Scola e tanti altri, fu intermina-bile. Alle 15,30, con in testa lo stri-scione che diventerà il simbolo diapertura di tantissime manifestazionipacifiste “Comiso non vuole diventare

la Hiroshima di domani”, il lunghissi-mo corteo partirà dai cancelli dell’ae-roporto Magliocco alla volta dellapiazza centrale di Comiso. La richie-sta dei manifestanti è di non dare ini-zio ai lavori della “base della morte”.

Dopo la manifestazione indetta aPalermo, nel novembre successivo,dalla Federazione unitaria dei sindaca-ti che vide la partecipazione della DCe del PSI e che culminò in una terribi-le contestazione della folla nei con-fronti prima del segretario della Uil,Giorgio Benvenuto, e poi del presi-dente dell’Assemblea regionale sici-liana, Salvatore Lauricella, si mosserole segreterie nazionali dei due maggio-ri partiti governativi, DC e PSI.

A Comiso, in risposta alle iniziativepacifiste “strumentali e a senso unico”giunsero prima Flaminio Piccoli poiRino Formica. Memorabile il discorsodel leader democristiano che riuscì anon nominare mai i missili Cruise nelsuo discorso e nelle rare occasioni incui fece ad essi riferimento li indicòcon singolari eufemismi. In una delleoccasioni arrivò a definirli “strumentidi dissuasione”.

Sempre nel novembre di quell’annoil presidente degli Stati Uniti d’Ameri-ca, Ronald Reagan, diede l’annunciodi aver inserito nel suo “programma dipace” la proposta “Opzione zero”,suggeritagli dagli alleati europei. Essaconsisteva nella rinuncia da parte dellaNATO all’installazione dei nuovi mis-sili in Italia, Germania dell’ovest,Gran Bretagna e Olanda, in cambio

dell’eliminazione dei missili SS20 so-vietici puntati contro l’Europa occi-dentale. Il programma reaganiano pre-vedeva altresì la disponibilità degliUSA ad aprire trattative per la riduzio-ne delle armi strategiche e delle forzestatunitensi e sovietiche, realizzare laparità a livelli più bassi degli arma-menti convenzionali e avviare unaconferenza per ridurre il rischio di unattacco a sorpresa da una parte o dal-l’altra.

Il no del Cremlino arrivò poche oredopo, bollando la proposta della CasaBianca come “squisitamente propa-gandistica” e quindi scientemente stu-diata per risultare inaccettabile. Moscaspiegava il perché. Almeno tre erano imotivi.

Proprio in quei giorni il Congressoamericano approvava un bilancio mili-tare senza precedenti proseguendo

nella sua strategia di riarmo; nei cal-coli fatti per dimostrare la superioritàmilitare sovietica, Reagan aveva deli-beratamente omesso gli aerei adibiti altrasporto di armi nucleari aggregati al-le portaerei statunitensi e i bombardie-ri, anch’essi usati per il trasporto di ar-mi atomiche, di cui erano dotati ingle-si e francesi; i nuovi missili della NA-TO non erano assimilabili agli SS20,poiché questi non costituivano un’ag-giunta a quelli esistenti (come era perCruise e Pershing II), bensì sostituiva-no missili già schierati e tecnologica-mente superati.

In questo scenario di divorzio plane-tario si giunse alla primavera dell’an-no successivo. Intenso era stato duran-te l’inverno il confronto interno ai tan-ti eterogenei gruppi e alle variegatissi-me organizzazioni che componevanoil fronte pacifista.

8 LA VOCE DELL’ISOLA19 Gennaio 2008

ANNIVERSARIO

ANNIVERSARIO9

Grande mobilitazione di giovani a difesa della pace

L�impegno pacifista a Comiso e le proteste per il disarmoNel marzo del 1982, a Comiso,

il CUDIP e il Comitato“XXIV Ottobre” indissero

l’Assise nazionale dei Comitati perla Pace. In quella occasione furonotirate le somme di un anno di lotte.L’assemblea indiceva per il 4 aprileuna grande manifestazione a Comi-so.

Fu la marcia “dei centomila”. Unnumero impressionante. Il variopintocorteo che alle 14 mosse i suoi primipassi dai cancelli del Magliocco allavolta di Comiso fu un evento che ri-mase scolpito nella memoria colletti-va degli abitanti della cittadina iblea.Dal palco, allestito per l’occasione,si lesse il documento approvato dalcoordinamento nazionale dei Comi-tati per la Pace dove si ribadiva la ferma opposizione all’installa-zione della base a Comiso come in qualunque altro posto delmondo, si rinnovava la solidarietà a tutti quei popoli - polacco,salvadoregno, afghano, palestinese, ecc. - in lotta contro l’impe-rialismo e la politica egemonica di USA e URSS. E prima di con-cludere l’esaltante giornata di lotta al suono della musica degliInti Illimani, si lanciò la proposta di una petizione popolare in Si-cilia contro l’installazione dei missili da presentare al Governonazionale.

Il 7 aprile iniziano i lavori di demolizione delle vecchie struttu-re del Magliocco. Lo stesso giorno si apre la raccolta delle firme.La petizione sarà conclusa agli inizi di giugno. Il risultato fustraordinario: un milione di siciliani apposero la loro firma (quasitredicimila a Comiso) in calce al testo. Tuttavia la petizione saràtotalmente ignorata dal Governo. Il presidente del Consiglio Spa-dolini non volle nemmeno incontrare la delegazione che conse-gnava le firme.

Da quell’estate e per ancora quattro lunghi anni, incessante-mente, il CUDIP, l’IPC prima l’IMAC (International MeetingAgainst Cruise) poi, proseguiranno senza sosta la loro battaglia.

Il 7 novembre 1982 un gruppo di prestigiosi intellettuali (Um-berto Eco, Franco Fornari, Cesare Segre, Vittorio Sereni, Ernesto

Treccani, padre Maria Turoldo, Paolo Volponi e altri ancora) con-vinti che la logica dell’equilibrio del terrore fosse lontana dal rap-presentare una garanzia di pace e che la nuova escalation nuclea-re fosse un ulteriore passo verso qualcosa di irreparabile, lancia-rono l’idea di una marcia che partendo da Milano raggiungesseComiso, attraverso un itinerario di pace. Pochi giorni dopo l’ini-ziativa raccolse una valanga di adesioni. Il corteo partì dalla Piaz-za Duomo di Milano il 27 novembre e venti giorni dopo era aComiso.

Il 24 dicembre partì da Catania, da Sigonella, un’altra marciache passando per Augusta arrivò il 3 gennaio davanti ai cancellidel Magliocco.

Il 1983 sarà l’anno di altri grandi appuntamenti, che si susse-guono a Comiso e fuori, ma sarà anche l’anno delle cariche con-tro gli anarchici il 22 luglio e contro i pacifisti schierati l’8 agostodavanti ai cancelli della base durante uno dei blocchi simbolici.Sarà l’anno delle espulsioni con motivazioni inventate contro variesponenti del movimento pacifista. Ciò provocherà reazioni giu-diziarie e politiche, metterà in movimento la magistratura, che at-traverso una delle sue correnti, Magistratura democratica, saràpresente a Comiso in un convegno nazionale che contesterà la le-gittimità costituzionale della base missilistica.

L’anno successivo egli altri ancora, fino allafirma del trattato, l’atti-vità pacifista si manterràalta e continuerà con ilconsueto impegno.

Poi qualcosa di nuovonell’aria iniziò a faresperare. L’avvento diGorbaciov, provenientedalle file dei riformatorisovietici, favorevoli allapace e alla democratiz-zazione, cambiò i rap-porti fra le due superpo-tenze. Le idee del nuovoleader sovietico furonoprofondamente influen-zate dal movimento in-

ternazionale per il disarmo nucleare: “il nuovo pensiero tenevaconto delle richieste e aveva riguardo per le considerazioni dellagente e della comunità scientifica, dei movimenti di fisici, scien-ziati ed ecologisti, e di varie organizzazioni contro la guerra”, af-fermerà qualche tempo dopo la firma sul trattato degli euromissi-li.

Negli anni seguenti, Gorbaciov e Reagan si lasceranno allespalle gli ostacoli posti dai falchi nei rispettivi paesi, per fermareil riarmo nucleare e porre fine alla Guerra Fredda.

L’annuncio arrivò. Il giorno in cui a Comiso si festeggiò lo sto-rico accordo tra le due superpotenze, erano presenti tutti coloriche nel recente passato avevano sostenuto la necessità del riarmo.Esponenti di partito, associazioni, istituzioni, con in testa il Sin-daco del Comune, Salvatore Zago. Non erano invece presenti,perché non invitati, quanti avevano sostenuto il movimento conle proprie forze e avevano pagato di persona il peso di una lottasfiancante.

Poco importa. Gli anni del movimento per la Pace rappresenta-no, al di là di tutto, un momento alto nella storia del Novecentoper il grande esempio di impegno, di lotta, di passione che videroComiso e la Sicilia al centro di grandi contese politiche, ideologi-che e morali.

Quel decisivo evento di respiro mondiale fu seguito con particolare attenzione in Sicilia: esso comportava la chiusura dell�installazione dei Cruise a Comiso

Venti anni addietro il trattato siglato da Reagan e Corbaciovper lo smantellamento dei missili a medio raggio

Per la prima volta nella tormentata storia dei lororapporti, le due superpotenze Usa e URSSraggiunsero un accordo per distruggere una parte,sia pur piccola, dei loro arsenali nucleari

Page 9: In tutte le edicole un giornale nella prospettiva dell ... · di SALVO BARBAGALLO Non bastano le concessioni fatte dal Governo regionale di Cuf-faro per la ricerca di falde pe-trolifere

di GUGLIELMO ALTAVILLA

In diverse occasioni, e ben primadelle testate più blasonate, il no-stro giornale si è occupato dell’ar-

gomento smaltimento rifiuti e termo-valorizzatori con inchieste e dossierinformativi per voi, nostri affezionatilettori. Tanto per iniziare bisogneràricordarsi che lo stesso termine “ter-mo-valorizzatore” è, in realtà, un eu-fenismo, un modo di rendere più ele-gante ed aulica la realtà che, invece,ci dice che il nome tecnico vero diquesti impianti è Inceneritori ConRecupero Energetico (Icre), vale a di-re un inceneritore che brucia i rifiutiproducendo energia elettrica tramiteil calore sviluppato dalla combustio-ne. Si sa che in Italia siamo bravissi-mi a trasformare un problema inun’opportunità semplicemente cam-biandogli il nome e così se l’inceneri-tore è cattivo ed inquinante bastacambiargli il sostantivo e farlo diven-tare termo-valorizzatore per renderlobuono ed amico della gente e dellacollettività.

Nei giorni scorsi il presidente dellaRegione Siciliana, Totò Cuffaro, ètornato a tuonare contro il ministrodell’Ambiente, Alfonso PecoraroScanio, reo di frapporre alla ripresadei lavori di costruzione dei quattrotermo-valorizzatori previsti in Sicilia,lacci e lacciuoli, proprio per penaliz-zare delle opere alle quali è contrario.Cuffaro ha ricordato, urbi et orbi, cheil piano strategico per lo smaltimentodei rifiuti siciliano, del quale egli sivanta essere grande artefice, è giàstato approvato dall’Unione Europeae dal Governo Italiano e non si capi-sce perché il ministro dell’Ambientecontinui la sua opera di sistematico“sabotaggio”. Addirittura, qualchegiorno addietro, persino un paladinodell’ambientalismo nostrano comel’onorevole Ermete Realacci, ha pre-so le difese degli inceneritori soste-nendo che inquinano meno di unastrada trafficata del centro di una cit-tà. Come al solito la disinformazione

la fa da padrona ed i cittadini vengo-no portati dinnanzi a dibattiti dicoto-mici e dal sapore di crociata senzache, in realtà, si approfondisca tecni-camente e politicamente la questione.Ma stavolta Cuffaro è andato decisa-mente oltre minacciando che, se nonsi da il via libera alla costruzione deiquattro inceneritori previsti in Sicilia(Augusta, Bellolampo, Casteltermini,Paternò), in tre anni essa si ridurràpeggio della Campania perché le no-stre discariche stanno per esaurirsi.

Noi, come sempre, cerchiamo diandare più a fondo nella questione evorremmo ricordare ai nostri lettori,ed al nostro presidente, alcune coseche, a nostro modesto avviso, an-drebbero prese in considerazione pri-ma di affidarsi ciecamente a questiimpianti.

La prima è di ordine ambientale.Vorremmo sapere con chiarezza chetipo di impianti si vengono a costrui-re in Sicilia; perché di Icre non neesiste una sola versione, bensì alme-no tre varianti principali: inceneri-

mento normale, torcia al plasma, gas-sificazione. Le prime due varianti so-no quelle più “inquinanti” in quantodai fumi della combustione possonoscatenarsi delle nanopolveri che pos-sono essere potenzialmente dannoseper salute di chi le respira perchè sidepositano e sedimentano sulle paretidei bronchi. Il problema del “poten-zialmente” sta nel fatto che gli im-pianti sono autorizzabili in quanto lalegislazione europea sui filtri da ap-plicare alle ciminiere di scarico deifumi non fissa dei limiti in base aldanno potenziale per la salute, bensìin base al progresso tecnico raggiun-to.

Facciamo un breve esempio: se ilmassimo che la tecnologia attuale deifiltri riesce a fare è abbattere del 50%le nanopolveri dei fumi di scarico enell’inceneritore viene montato un

filtro del genere allora l’impianto èdefinito a norma anche se, il restante50% che va nell’aria è dannoso per lasalute. Quindi vantarsi che gli im-pianti siano a norma non significa,necessariamente, che essi possanonon essere nocivi.

Il terzo tipo di Icre sfrutta inveceun principio naturale di autocombu-stione dei rifiuti organici e risulta,quindi, molto meno dannoso dei pri-mi due perchè in esso non possonoessere bruciati altri rifiuti. E qui siviene al secondo punto importante.

Gli Icre hanno un senso se esiste laraccolta differenziata che invece, inSicilia, è praticamente sparita dal pia-no Cuffaro. Se infatti vengono bru-ciati plastica ed altri materiali pocodegradabili (che magari possono es-sere con più profitto avviati al circui-to del riciclaggio) dalla combustione

nascono diossina e nanopolveri, com-posti notoriamente inquinanti, e que-sta non è un’opinione ma una nozio-ne di chimica che qualunque studentedel liceo può confutare con tranquil-lità.

Ma Cuffaro non ha previsto che laplastica e tutto il resto escano dal cir-cuito degli inceneritori perchè la Si-cila non ha i soldi per costruire questiquattro impianti ed allora si è rivoltaai privati, tutti del Nord ed il sologruppo Falck ne costruirà tre su quat-tro, che hanno accettato di costruire imega impianti a spese loro con unapiccola clausola: per vent’anni tutti irifiuti prodotti in Sicilia dovranno es-sere obbligatoriamente portati daiComuni o dagli ATO ai loro inceneri-tori così che loro possono recuperarele spese ed avere il loro giusto profit-to; Cuffaro ha accettato entusiastica-mente e su questo ha costruito il pia-no dei rifiuti che tutti vogliono ap-provare tranne, forse, i siciliani e quiveniamo all’ultimo ma non meno im-portante punto.

Come premesso, dalla combustionedei rifiuti nasce energia elettrica chepoi viene rivenduta alle società di di-stribuzione (Enel su tutti).

Da non trascurare il fatto che, se-condo attendibili stime, il costo delconferimento di un chilo di spazzatu-ra all’inceneritore è di otto volte ri-spetto al costo di conferimento in di-scarica, quindi i Comuni dovrannopagare il servizio otto volte di più e,di conseguenza, faranno pagare aicittadini la Tassa sullo smaltimentodei rifiuti con rincari pesantissimi edè qui che sta lo sconcio maggiore.

In pratica noi cittadini dovremofornire, a costi ciclopici, materia pri-ma per produrre energia elettrica aipadroni dei termo-valorizzatori chepoi, beffa delle beffe, la rivenderannoalle società di distribuzione che lavenderanno a noi, il tutto con obbligodi legge.

In pratica produrranno energia elet-trica con la nostra spazzatura e nem-meno ce la pagheranno ma saremonoi a doverla pagare a loro a costi piùche triplicati rispetto ad ora. Non ca-piamo dove stia l’interesse dei Sici-liani caro presidente Cuffaro, mentrene vediamo uno molto forte per i so-liti signori del Nord che costruirannogli impianti “a spese loro”.

Gli inceneritori sono degli impiantivalidi ma solo se funziona la raccoltadifferenziata e se i cittadini che con-feriscono i rifiuti non pagano losmaltimento o hanno forti sconti sul-la bolletta elettrica, tutto il resto è so-lo teatro.

Gli impianti sonorealmente validi masolo se funziona la raccoltadifferenziata e se i cittadiniche conferiscono i rifiutinon pagano lo smaltimentoo hanno forti scontisulla bolletta elettrica,tutto il resto è solo teatro

10 LA VOCE DELL’ISOLA19 Gennaio 2008

PO

LIT

ICA

Ennesimo appello del presidente della Regione per i termo-valorizzatori

E adesso Totò Cuffaro vuole a tutti i costi gli inceneritori

Page 10: In tutte le edicole un giornale nella prospettiva dell ... · di SALVO BARBAGALLO Non bastano le concessioni fatte dal Governo regionale di Cuf-faro per la ricerca di falde pe-trolifere

di GIUSEPPE PARISI

Alcuni numeri fa, dalle colonnedi questo giornale, parlandodel generale Roberto Specia-

le, la cui dignità onore e prestigio sitentò di fare a pezzi da parte del mi-nistro dell’Economia Padoa-Schiop-pa e dal suo vice Visco, riportammola voce di un autorevole quotidiano ilcui direttore ebbe a dire senza mezzitermini della vicenda: “…la demo-crazia ha scricchiolato…”. Eravamoconvinti che tale disdicevole episodioche, alla lunga, aveva fortificato piùche distruggere le nobili virtù militarie civiche di Speciale, fosse stato damonito all’attuale governo che avevaottenuto ancora una volta la “fiducia”con lo scarto di un solo voto. Solouna persona al mondo con quella suafaccia di bronzo che si ritrova potevain questi giorni apparire in televisio-ne e dire dall’alto di una montagna(non è Gesù… non ancora alme-no…anche se Lui con il suo “verbo”ci tenta…) che l’Italia va bene.

Questa persona coraggiosa o teme-raria, sprovveduta o diabolica, inbuona o malafede, a seconda dei pun-ti di vista e di cui non facciamo né ilnome né il cognome, perché voglia-mo lasciare il “brivido” di questascoperta ai nostri lettori, ancora unavolta ha inteso violentare la nostra in-telligenza e con la nostra quella ditutti gli uomini onesti e laboriosi dicui è piena, grazie a Dio, l’Italia. Seoggi il Paese va bene, chissà cosamai significherà andare male.

Noi siamo fermamente consapevoliche peggio di così…, ma siamo peròanche convinti che al peggio non c’èmai fine. Con quel suo sorrisino qua-si beffardo chissà dove saprà condur-ci nel 2008 l’uomo della montagna.Sempre per il nostro bene, s’intende.Bene difficile da capire perché “noi”non lo comprendiamo.

La strada che si è intrapresa perquesto nuovo anno non pare proprioportare a schiarite, semmai semprepiù ad un ulteriore “giro di vite” aidanni della democrazia e della libertàindividuale (conti bancari senza se-greti e scontrini in farmacia con codi-ce fiscale individuale docet!), distampa e di opinione che ad essa siaccompagna. Per non parlare dell’e-conomia che non cresce, della pro-duttività che non esiste, dei salarisempre più poveri, dei posti di lavoroche restano chimere, della vita sem-pre più cara, dalle riforme che nonarrivano, dell’euro che ha ben “siste-mato” tutte le economie familiari e ditutte le altre cose con cui ogni giornotutti, meno qualcuno degli apparte-nenti alla “casta”, oramai ben nota,deve fare i conti.

Il governo, questo governo, navigaa vista per sopravvivere in un maretempestoso, questa è la sola ed evi-dente verità. In molti pensano di po-tersi salvare dall’imminente naufra-gio della nave Italia credendo di ave-re acquisito importanti posizioni dipotere che saprà tenerli a “galla” nel-l’ora fatidica. Poveri illusi!! Ma que-sta è un altra storia che racconteremopiù appresso.

Per ora, ci preme voler precisare eribadire ai nostri lettori quelli che so-no alcuni punti fermi che costituisco-no i paletti estremi della democrazia,al di là dei quali esiste solo l’arbitrioe l’arroganza assoluta di qualunquetipo di potere che, nella fattispecie,ha un “profumino” bolscevico. Com-plici di questo andazzo anche alcuniimportanti “operatori delle comuni-cazioni” che invece di favorire e svi-luppare la critica dei lettori, fornendo

fatti senza condimenti, invece li im-beccano verso soluzioni preconfezio-nate come si trattasse di lettori-burat-tini e senza cervello. Se la parola èvita…come si legge nei Vangeli…lamanipolazione della parola cos’è? Ciriferiamo senza mezzi termini, com’ènostra abitudine di uomini liberi e dibuoni costumi, ad alcuni asserti ap-parsi su taluna stampa che a nostroavviso trova un valido rappresentantenel quotidiano nazionale “La Repub-blica” di metà dicembre scorso, allor-quando è apparso in prima pagina lafaccia di Berlusconi con l’intera tra-scrizione di una sua telefonata(scoop?) e all’interno una foto del ge-nerale Roberto Speciale di cui si vuolfar intendere l’utilizzo di encomi eonorificenze concesse quale uso, anzi“abuso”, di funzioni d’ufficio, tantoda tentarne il discredito ancora unavolta. Nel primo caso, quello di Ber-lusconi, diciamo subito che al di làdel nome e cognome che secondo or-dini di copione impartiti da registi

più o meno occulti è da colpevolizza-re a tutti i costi, è indegno non certoil contenuto che a noi non ci deve népuò interessare, perché non siamo de-putati a svolgere processi di massa“ad gustibus”, ma aver pubblicato“sic et sempliciter” la telefonata stes-sa.

Come ci si possa dichiarare paladi-ni dell’informazione e garanti dellalibertà, resta così un mistero, quandosi è primi fra i primi ad infrangere leregole del vivere civile quali quelledel diritto alla privacy, base primariasu cui si fonda ogni democrazia rea-le. E non ci riferiamo a quelle normedeontologiche o professionali di cuiognuno è più o meno portatore, ma a

quelle emanate dallo Stato che ha fis-sato parametri validi per tutti, dal pri-mo all’ultimo dei suoi cittadini. Fraqueste, non ultime sono le leggi a tu-tela della privacy individuale. Pri-vacy violata! Questa è la verità, sen-za se e senza ma! I “fatti” privati so-no tali e tali devono restare…non cisi inzuppa il pane e, nella fattispecie,anche il companatico. Il “contenuto”della conversazione tenuta da SilvioBerlusconi al telefono con questo oquello…come quella di un qualsiasisconosciuto Pinco Pallino cittadinoitaliano, hanno lo stesso diritto allatutela garantita dalle leggi dello Stato

Sovrano. Sia che si parli di vino,donne, champagne, amanti e fesseriedi vario genere sia si discuta di altro,qualsiasi altro.

La Magistratura e solo essa, è abi-litata ai controlli. La Magistratura enessun altro organo dello Stato ha ildiritto e il dovere affidatogli per leg-ge di potere intervenire autorizzandol’ascolto, la registrazione e l’eventua-le pubblicazione di conversazioni pri-vate. Ed è ben noto che la Magistra-tura, in un paese democratico come ilnostro, interviene solo quando si rav-visano manifestamente reati perse-guibili, altrimenti saremmo tutti, nes-suno escluso, indagati.

I processi pubblici a Silvio Berlu-

sconi condotti alla Ponzio Pilato chene sono nati anche a mezzo stampa etelevisione, sono stati tutta una mon-tatura “di regime” che si vuol far pas-sare sottilmente per “verità” assolute.Verità comunque acquisite…non im-porta o poco importa come. Si chie-dano invece gli organi d’informazio-ne e soprattutto i nostri affezionatilettori, e lo facciano seriamente, se èlecito o meno pubblicare senza con-senso alcuno telefonate private fracittadini e di sbandierarle ai quattroventi innescando processi d’opinioneche non possono essere propri di unademocrazia matura, liberale e garan-

tista. Gli organi d’informazione a tut-ti i livelli devono avere come primoobiettivo quello di fornire fatti e pro-ve concrete per favorire lo sviluppocritico della gente a cui si rivolge,senza “orientare” chi legge verso leconclusioni proprie della “penna” chescrive. Per cui non entriamo affattonel merito di questa o di altre telefo-nate quando le stesse sono coperte dasegreto istruttorio o costituisconomanifesta violazione della privacy,consideran do la sua pubblicazione,al di là di ogni possibile contenuto,un oltraggio perpetrato non solo aSilvio Berlusconi ma alla privacy ditutte le persone libere e oneste di cuiè piena l’Italia e che intendono iden-

tificarsi solidariamente con chi ha ri-cevuto l’affronto.

E che dire poi del tentativo di di-scredito del generale Roberto Specia-le, uomo insignito fra le altre bene-merenze della Croce al Merito dellaRepubblica Italiana, accusato di averfavorito l’ascesa di molti dei “suoi”con encomi che ne avrebbero facilita-to la carriera? Come dire: “…Visco ePadoa-Schioppa avevano ragionequando hanno accusato Speciale dipersonalismo nella conduzione dellaGuardia di Finanza”.

Diceva il principe Antonio De Cur-tis, in arte Toto, “guagliò… cca ni-sciuno è fesso!” Come si fa a ipotiz-zare una simile accusa che in ultimaanalisi tenta anche di mettere nel pet-to di validi ufficiali, sottufficiali etruppa della nostra gloriosa e bene-merita Guardia di Finanza “encomia-ti” dal proprio generale comandantenon più una benemerenza ma una“immondezza” di riconoscimento?Benemerenza di cui “ora” c’è da ver-gognarsi per il solo fatto che il diplo-ma porta la firma di Speciale…colpe-vole di scarsa o nessuna fede di mar-ca Visco, aggiungiamo noi. Uomo,quest’ultimo, che invitiamo ancorauna volta a volerci far sapere perchéaveva chiesto quei noti trasferimenti.

Questo sarebbe invece un veroscoop…far conoscere agli italiani ilperché di tali movimentazioni! Noinon lo sappiamo.

E con questo governo mai lo sapre-mo, come ha ben dimostrato Padoa-Schioppa che, nella ormai arcinotaudienza parlamentare, ha solamentesaputo infierire su un Ufficiale da cuiinvece molti dovrebbero prendereesempio per virtù militari e doti uma-ne quali l’orgoglio ferito di chi sacomprendere i fatti e…lasciare ilCorpo con eloquenti dimissioni chesono state contemporaneamente lasua Caporetto e la sua Vittorio Vene-to.

È questo per noi il solo significatodelle dimissioni di Speciale…uno“schiaffo morale” di monito a tutti. Esiccome siamo convinti che la veritàprima o poi si saprà, aspettiamo co-me quel saggio seduti lungo la spon-da del fiume… Chissà che non passiqualcuno prossimamente…chissà!

11LA VOCE DELL’ISOLA19 Gennaio 2008

PO

LIT

ICA

La strada che si è intrapresa per questo 2008 non sembra portare a schiarite

La democrazia scricchiolapoche soluzioni al malessere

Il governo naviga a vistaper sopravvivere in un maretempestoso: questa è la solaed evidente verità

L’economia non cresce, la produttivitànon esiste, i salari sempre più poveri, i postidi lavoro restano chimere, la vita sempre piùcara e le riforme non arrivano...

Il premier Romano Prodi

Page 11: In tutte le edicole un giornale nella prospettiva dell ... · di SALVO BARBAGALLO Non bastano le concessioni fatte dal Governo regionale di Cuf-faro per la ricerca di falde pe-trolifere

di MIRCO ARCANGELI

Cosa porta la nuova Finanziaria? Cer-chiamo di capirlo. La legge Finanziariaè formata da 3 articoli che contengono

però 1193 commi. La Finanziaria, quale prin-cipale legge per la gestione della finanza delloStato (entrate e uscite), esplica i suoi effetti neiconfronti dell’apparato statale, in quanto strut-tura della quale ne sostiene le spese, nei con-fronti degli investimenti pubblici, nonché neiconfronti dei contribuenti e dei consumatori.Quello che si vuole oggi trattare riguarda sol-tanto le novità che ci coinvolgono come contri-buenti e consumatori.

Interventi in favore di una riduzione dellatassazione:

Ici: riduzione della base imponibiledell’1,33% fino ad un massimo di 200 euro perla prima casa, e abolizione della comunicazioneIci. Possibilità di godere dell’aliquota e delle de-trazioni prima casa anche nel caso di assegna-zione abitazione al coniuge separato.

Irap: riduzione dell’aliquota ordinaria dal4,25% al 3,9%, che si aggiunge alla manovra sulcuneo fiscale del 2007, la quale permette una ri-duzione della base imponibile nel caso di costodel personale assunto a tempo indeterminato.Ires: riduzione dell’aliquota dal 33% al 27,5%,accompagnato ad una limitazione della deduci-bilità degli interessi passivi nei casi in cui questiincidano in maniera importante sul bilancio del-la società; Ristrutturazioni edilizie: proroga dialtri 3 anni per la detrazione Irpef del 36% e del-l’iva al 10% sulle ristrutturazioni residenziali.Pannelli solari: prorogate per 3 anni le agevola-zioni (detrazione dall’irpef del 55%) per i lavoridi riqualificazione energetica, incluse finestre ecaldaie. Asili nido: sconto fino a 632 euro a fi-glio. La retta potrà essere detratta dall’Irpef al19%.

Mutui casa: sale a 4.000 euro il limite di de-traibilità degli oneri relativi a mutui sulla primacasa. Bonus famiglie numerose: se il nucleo haalmeno quattro figli ci sarà per i genitori una de-trazione aggiuntiva sull’Irpef di 1.200 euro. Stu-denti fuori sede: sconto su affitto con una detra-zione di imposta fino ad un massimo di 500 eurol’anno. Condizione contratti di affitto con legge431/1998 (stipulati con associazioni inquilini).Locazioni: sconti fiscali per chi ha un redditonon superiore a 15.443,71 euro (300 euro disconto l’anno) e non superiore a 30.987,41 euro(150 euro di sconto), Condizione contratti di af-fitto con legge 431/1998 (stipulati con associa-zioni inquilini); Bus: gli abbonamenti potrannoessere detratti per il 19% dall’irpef per un massi-mo di 250 euro. Ticket diagnostica - Si confer-ma l’abolizione del ticket di 10 euro sulle visitespecialistiche. Esclusione canone Rai per gliover 75 – esenti dal pagamento agli ultra settan-tacinquenni con un reddito non superiore a516,46 euro per 13 mensilità. Novità Iva cellu-lari. Aziende e lavoratori autonomi potranno de-trarre fino al 100% dell’Iva sui cellulari. (art. 1comma 262 p.3).

Sono presenti poi alcuni interventi più com-plessi, tra questi si vogliono segnalare i più im-portanti:

Modifica della tassazione dei redditi dellesocietà (IRES) riduzione dell’aliquota nomi-nale al 27,5% e ampliamento della base impo-nibile.

Una significativa innovazione introdotta dallaFinanziaria 2008 riguarda l’abbattimento di 5,5punti dell’aliquota nominale: dal 33% al 27,5%.Tale misura intende portare il livello di tassazio-ne sui redditi d’impresa ad un livello confronta-bile a quello degli altri Paesi dell’Unione euro-pea. Sul piano finanziario, l’operazione di ridu-zione dell’aliquota è compensata, pressoché in-tegralmente, dall’ampliamento della base impo-nibile, attraverso le seguenti misure.

Eliminazione degli ammortamenti anticipa-ti e delle deduzioni extracontabili per ammor-tamenti, accantonamenti e altri costi. Al finedi ampliare la base imponibile e di semplificaregli adempimenti per i contribuenti, la Finanzia-ria 2008 elimina le deduzioni extracontabili dideterminati costi di natura estimativa - ammorta-menti, svalutazioni, accantonamenti, spese di ri-cerca e sviluppo - con l’eliminazione anche ditutto il carico di relativi adempimenti (gestione

dei singoli beni, accantonamento delle impostedifferite), determinando il superamento del“doppio binario” (tributario e civilistico), un si-stema risultato estremamente complesso, tantoper il contribuente, quanto per l’amministrazio-ne finanziaria. Con la Finanziaria 2008 si sonodunque eliminate molte differenze tra i valoridel bilancio civilistico delle società e quelli dautilizzare a fini fiscali. In particolare, non an-dranno più indicate nella dichiarazione dei red-diti le variazioni per gli ammortamenti, gli ac-cantonamenti e le altre rettifiche di valori. Nuo-vo regime di tassazione separata dei redditi.

“Opzione IRES” Un altro intervento di parti-colare interesse per le imprese più piccole, dinorma soggette a tassazione secondo le aliquoteprogressive IRPEF, è costituito dalla possibilitàdi accesso alla cosiddetta “Opzione IRES”. Leimprese individuali e le società di persone po-tranno optare per la tassazione separata dei red-diti all’aliquota del 27,5% (coincidente con l’ali-quota IRES riformata). Le condizioni per acce-dere alla tassazione separata sono: l’adozionedel regime di contabilità ordinario; la rinuncia alprelievo e alla distribuzione dei redditi. La fina-lità della nuova disciplina è quella di premiare la

capitalizzazione delle imprese. Proprio per que-sto è necessario per l’amministrazione fiscale ilmonitoraggio costante della composizione delpatrimonio netto delle imprese, da cui l’obbligodi contabilità ordinaria.

La convenienza del nuovo regime è evidente-mente diversificata per ciascuna impresa. La fis-sazione al 27,5% dell’aliquota forfetaria rendevantaggioso tale regime soprattutto per le impre-se con redditi medio alti. Per imprese che devo-no investire gli utili in azienda e che quindi sonoin fase di sviluppo. Il reddito imponibile cui cor-risponde l’indifferenza tra i due regimi è pari acirca 35mila euro. Al di sotto di tale soglia, nonc’è alcuna convenienza ad accedere a tale regi-me.

Regime fiscale per contribuenti minime emarginali. Nuovo sistema forfetario di tassa-zione. Un’altra innovazione decisamente rile-vante per le imprese più piccole è rappresentatadall’introduzione di un nuovo regime fiscale na-turale per i contribuenti cosiddetti “minimi”. Sitratta di una platea di circa 1 milione di contri-buenti, che potranno aderire ad un regime sem-plificato IVA e IRAP, con una relativa riduzionedi adempimenti amministrativi.

Trattandosi di un nuovo regime “naturale” di

tassazione, esso si applicherà direttamente aisoggetti interessati, a meno che essi non optinoespressamente per il regime ordinario. I soggettiinteressati alla nuova disciplina sono le personefisiche esercenti attività di impresa, arti o pro-fessioni che hanno avuto nel periodo di impostaprecedente (2007), o presumono di avere nel pe-riodo di inizio attività, le seguenti caratteristi-che: - ricavi o compensi non superiori a 30milaeuro; - assenza di cessioni all’esportazione; - as-senza di spese per lavoro dipendente o collabo-ratori; - spese di acquisto di beni strumentali nonsuperiori, nel triennio precedente, a 15mila euro.Attenzione quindi alle proprie situazioni poichégià dal 1° gennaio questo regime entra in vigore.I vantaggi per gli imprenditori che aderiscono alregime fiscale semplificato sono i seguenti: - ap-plicazione di un’imposta sostitutiva ai fini IR-PEF, con aliquota del 20% sulla differenza tra ri-cavi “percepiti” e costi “pagati”, valutati percassa; - esclusione di IRAP, IRPEF, Addizionali;- esclusione dagli studi di settore; - esclusionedella rivalsa IVA e della detraibilità IVA sugliacquisti. Tali soggetti liquideranno un’impostasostitutiva del 20% sul risultato d’esercizio alnetto dei contributi previdenziali, ma dovranno

rinunciare alle detrazioni d’imposta per onerideducibili o carichi familiari.

Modifica del regime IRAP. Riduzione del-l’aliquota nominale al 3,9% e ampliamentodella base imponibile. Anche nel caso dell’I-RAP la Finanziaria 2008 dispone un abbattimen-to di circa il 10% dell’aliquota nominale, chepassa dal 4,25% al 3,9%. Anche per l’IRAP, co-me per l’IRES, tale operazione è accompagnatada un allargamento della base imponibile, coneffetti che si prospettano significativi - tuttavia -solo per i settori dell’intermediazione finanziariae delle assicurazioni. Per i soggetti appartenentiai settori industriale, commerciale e dei servizi,la nuova disciplina per la determinazione del va-lore della produzione netta ai fini IRAP prevede:- l’eliminazione delle deduzioni extracontabili; -l’indeducibilità dell’ICI; - la parziale indeduci-bilità degli interessi passivi.

L’intervento è associato anche a una fortesemplificazione della tassazione IRAP, poiché lasua base imponibile si sgancia da specifiche re-gole fiscali. I valori per calcolare il tributo di-venteranno infatti quelli economici. La base im-ponibile dell’IRAP, dunque, deriverà dai dati dibilancio, rendendo più trasparente il meccani-smo impositivo. Viene poi eliminata la dichiara-

zione annuale IRAP attraverso il modello Unico,che verrà presentata direttamente alla regionecompetente.

Imposta sostitutiva per le riorganizzazioniaziendali. Ripristinando un regime opzionale ealternativo al regime di neutralità ordinario, èistituita un’imposta sostitutiva sulle operazionidi riorganizzazione aziendale. L’aliquota del-l’imposta sostitutiva per il riconoscimento fisca-le dei maggiori valori iscritti in bilancio a segui-to di operazioni straordinarie di ristrutturazioneè stata fissata al 18%. Essa svolge anche unafunzione antielusiva, limitando gli arbitraggi og-gi possibili in sede di iscrizione in bilancio delleaziende oggetto di conferimento. Compensazio-ne “orizzontale” delle perdite fiscali. Introdot-ta la possibilità di detrarre le perdite sul redditocomplessivo, con ciò limitando la possibilità diincapienza dello sconto. Nuova definizione del-le spese di rappresentanza. Si ridefiniscono lespese di rappresentanza, eliminando le attuali in-certezze sulla deducibilità, attraverso l’indivi-duazione preventiva delle spese che, per loro na-tura e destinazione, possono considerarsi inte-gralmente inerenti la produzione del reddito. Undecreto ne fisserà le caratteristiche. La deducibi-lità degli omaggi è stata portata da 25 euro a 50euro. Limitazione nella compensazione deicrediti d’imposta. Si prevede che, a partire dal1° gennaio 2008, i crediti d’imposta da indicarenella dichiarazione dei redditi possano essereutilizzati in compensazione nel limite annuale di250mila euro. L’ammontare eccedente è riporta-to in avanti ed è comunque compensabile perl’intero importo residuo a partire dal terzo annosuccessivo a quello in cui si genera l’eccedenza.

Zone franche urbane. Grandi aree metropoli-tane alle quali sono destinate azioni di riqualifi-cazione del tessuto sociale ed economico (perCatania dovrebbe rientrarvi solo Librino). Per ilcontrasto all’esclusione sociale nelle periferiedegradate prevista l’esenzione Irpef, Irap, Ici edei contributi per 5 anni in favore di lavoratoriautonomi che hanno attività in queste zone. Lea-sing: cambiano le regole per la detraibilità deicanoni di leasing. I contratti stipulati a partiredall’1/1/2008 dovranno avere una durata pari ai2/3 la durata di ammortamento del bene; per gliimmobili vi è un limite minimo di 11 e 18 anni;per auto moto e ciclomotori la durata dovrà es-sere pari alla durata di ammortamento del bene(48 mesi).

Altri interventi: Riccometro contro i furbi - Arriva il “ricco-

metro-antifurbi”: spetterà all’Agenzia delle en-trate il compito, ora dell’Inps, di calcolare l’Isee(indicatore della situazione economica equiva-lente). L’Indicatore serve ad accedere alle pre-stazioni sociali, ad esempio l’iscrizione ad unasilo nido pubblico, e si basa sulle dichiarazionidei cittadini. Scontrini Fiscali: Novità nellesanzioni in caso di mancata emissione di scon-trini fiscali da parte degli esercizi commerciali.È stata eliminata la disposizione che prevedel’esposizione di un cartello con la motivazioneesplicita della ragione che ha portato alla chiu-sura temporanea. La chiusura del negozio scattase sono accertate 4 distinte violazioni dell’obbli-go di emettere lo scontrino o la ricevuta fiscalenel corso di un quinquennio.

Agevolazioni per video sorveglianza e misu-re di protezione e sicurezza negozi commer-ciali e somministrazione. La misura, sotto for-ma di credito d’imposta (sconto sulle tassedell’80% della spesa max 3.000,00) vale ancheper i tabaccai. (Verrà emanato un decreto/regola-mento attuativo).

Agevolate le assunzioni al Sud: Attraverso ilcredito di imposta si è scelto di agevolare le as-sunzioni a tempo indeterminato al Sud. Sarà di333 euro per gli uomini e di 416 euro per le don-ne, al mese fino al 31/12/2010. Il beneficio saràconcesso ai datori di lavoro delle regioni Cala-bria, Campania, Puglia,Sicilia, Basilicata, Sarde-gna, Abruzzo e Molise che incrementeranno ilnumero dei lavoratori assunti a tempo indetermi-nato a partire dal 2008. (Art. 2 commi 539-548).Fattura elettronica per le P.A.: tutte le fattureemesse nei confronti delle Pubbliche Ammini-strazioni non potranno più essere cartacee masolo elettroniche. Chi non invia in modo elettro-nico la fattura non potrà essere liquidato. (Verràemanato un decreto/regolamento attuativo).

La legge esplica i suoi effetti nei confrontidell’apparato statale, in quanto strutturadella quale ne sostiene le spese

12 LA VOCE DELL’ISOLA19 Gennaio 2008

La principale legge per la gestione della finanza dello Stato

Cosa cambia agli italiani la nuova Finanziaria?

PO

LIT

ICA

Page 12: In tutte le edicole un giornale nella prospettiva dell ... · di SALVO BARBAGALLO Non bastano le concessioni fatte dal Governo regionale di Cuf-faro per la ricerca di falde pe-trolifere

Incentives Motivare e Gratificare

Meetings & Convention Aggregare e Fidelizzare

Lanci Prodotto Nuove sfide e Nuovi Obiettivi

Logistica & Consulenza

INCENTIVES PR

Roma, Via Montello n. 30Tel 06 37511005 - Fax 06 37354903

Catania, Tremestieri Etneo, Via Montelauro n. 4 Tel 095 335353 - Fax 095 335399

Sito web: www.pr-incentives.itE.mail: [email protected]

Page 13: In tutte le edicole un giornale nella prospettiva dell ... · di SALVO BARBAGALLO Non bastano le concessioni fatte dal Governo regionale di Cuf-faro per la ricerca di falde pe-trolifere
Page 14: In tutte le edicole un giornale nella prospettiva dell ... · di SALVO BARBAGALLO Non bastano le concessioni fatte dal Governo regionale di Cuf-faro per la ricerca di falde pe-trolifere

di MARCO MATURANO

Cade cade cade. È stata la danzadella pioggia che ha accompa-gnato l’anno che ci lasciamo

alle spalle. Senza questo ritornello unbel pezzo di Italia, di opinione pub-blica e privata e di centrodestra e (di-ciamolo) soprattutto di centrosinistraavrebbero saputo di cosa parlare.L’oggetto del desiderio o del ritualepropiziatorio per alcuni e scaramanti-co per altri è ovviamente il governodi Romano Prodi. Ed eccolo lì in pie-di questo governo debole e tostissimoad affrontare questo anno che è arri-vato e che verrà. Questo 2008 che èiniziato subito con il consueto per-corso di guerra tra l’agenda di Dini,la riforma elettorale, l’attacco alla194, la verifica di maggioranza e an-nessi e connessi. E la danza dellapioggia continua quotidianamente,tanto più in un Paese che, come cer-cano di ricordarci tutti (da Prodi aNapolitano, dal New York Times aisondaggi), è diventato pessimista ten-dente al leopardiano. Anzi, potremmoanche dire che dopo quasi due anni diriti propiziatori per far cadere gover-no e parlamento e maggioranze e op-posizione dedite a farsi del male o anon fare molto per il Paese sarebbeanche strano che fossimo un popolodi ottimisti.

Se volessimo fare un gioco o unoroscopo per quest’anno che abbia-mo inaugurato da pochi giorni e cheha già bisogno della palla di cristalloper capire dove và.

In quella palla di cristallo ci po-tremmo vedere tre possibili destini,che, come tutti i destini che si rispet-tino, hanno molto a che fare con lescelte delle donne e degli uomini cheli creano. Il cielo stellato di gennaioci potrebbe descrivere un primo de-stino, il più elementare e il più grati-ficante per i tanti stregoni multicoloriche hanno dedicato se stessi e ore e

ore di tv e tonnellate di cartastampata alla danza del “cadecade cade”. Per questi si-gnori della pioggia ildestino possibile sa-rebbe quello delsaluto più o me-no con inchinodella compa-gnia del tea-tro stabile dir o m a n oprodi e delsipario chesi chiudesul suogoverno.D e s t i n opossibileche tuttisembranoc h i a m a r ecome i nu-meri cheescono piùfrequentementesulla ruota di ba-ri, ma che poi percaso o per scelta nes-suno si ritrova quandose lo aspetta. Destino que-sto che se dovesse arrivaredovrebbe accompagnarsi al ritor-no alle cabine elettorali e alla vittoriaannunciata del centrodestra. Centro-destra che, per l’occasione si rimette-rebbe l’abito dei suoi matrimoni diquesti quindici anni per andare a “ga-nar”. Diciamo che questa opzione sa-rebbe una respirazione bocca a boccaper la politica che non ha il coraggiodi mettersi in discussione e di cam-biare. Sarebbe un danno di livello 5per il paese e i suoi problemi, cheverrebbero destinati ancora una voltaa tempi migliori. secondo scenario daastrologi delle stelle della galassiadei partiti è quello del teorico e ma-chiavellico governo istituzionale o diquello tecnico. Sarebbe il destino del-

la politica che finge di abbattere glisteccati del bipolarismo per arrivaread una riforma elettorale che soddisfitutti e nessuno e che blocchi il paesetra scelte da ordinaria amministrazio-ne e nonscelte. Molti tifano per que-sta strada divertendosi con il totono-mi e con le più astruse tecniche perarrivarci. Certo che se si imboccaquesta via l’arrivo per la politica è ilcongelamento di tutti i suoi problemidi identità, di ruolo e di progetto. Pergli italiani siamo nella categoria deldanno di livello 3. Ovvero si garanti-rebbe il minimo sindacale per l’ordi-naria amministrazione del paese etanti saluti alle scelte senza le qualialtro che pessimismo cosmico.

Utimo destino tra le stelle del cieloinvernale. Prodi e i suoi prodi resisto-no, resistono, resistono. Anzi si raf-forzano. Almeno per un altro anno. Epoi arrivano le elezioni europee eamministrative del 2009 e magariportano le politiche e buona notte ai

suonatori. Il paradosso è che questaopzione tanto lontana dalla logica se-condo i più finisce per essere la piùconveniente sia per la politica che perla gente. Perchè diciamolo che ilcambiamento vero, lo stimolo reale afar dare una scossa al paese e al suodeprimente specchio politico passada qui. Passa solo dalla sopravviven-za della squadra del professore inquella trasferta permanente che è lasua partita quotidiana con i partiti, ilparlamento, i media e, in parte, il

paese. Solo Prodi con la sua debolez-za e la sua caparbietà potrà costringe-re i partiti e le coalizioni a cambiaredavvero o a nascere sul serio per pre-pararsi al conto finale tra un anno.Solo Prodi e i suoi ministri (o la ver-sione riveduta e corretta) potrannoavere il coraggio di portare avanti al-meno una piccola percentuale deicambiamenti che nelle altre due solu-zioni verrebbero considerati a rischioimpopolarità. È il vantaggio di unasquadra che dal suo livello di consen-so da asl è la sola a poter andare

avanti con coraggio ad affrontare iproblemi reali degli italiani e magaririuscire anche a risalire la montagnaa mani nude.

Vantaggio reale (non ideologico) diquesto scenario per la politica massi-mo, che finalmente sarebbe costrettaa seguire il paese, almeno in una par-te dei cambiamenti che le chiede.Vantaggio per gli italiani con gli oc-chi aperti 5, danno 1. Ovvero si puòsolo guadagnare e perdere ben poco,visto quello che in questi 15 anni ab-

biamo già perso e quel poco che ab-biamo guadagnato.

“La storia siamo noi attenzionenessuno si senta escluso..la storia sia-mo noi che scriviamo le lettere. Sia-mo noi che abbiamo tutto da vinceree tutto da perdere..”. Lo dice un si-gnore che fa musica e che con la bar-ba oggi bianca potrebbe guardare inquella palla di cristallo e dare la ri-sposta alla domandona su quale de-stino ci attenda in questo anno chegià c’è. Ecco. Proviamo ad essere ot-timisti e a pensare che i cervelli di

centrosinistra e centrodestra chiede-ranno consiglio a quel signore e unpo’ meno ai tanti Machiavelli che cisono in giro. E diciamo che bastereb-be risentirsi quella canzone per sce-gliere il destino “meno peggio”, senon il meglio. E se non hanno la for-za di farlo per gli italiani siano cosìfurbi da farlo per i propri figli e nipo-ti. A meno che non li vogliano ancorapiù sfiduciati della media dei nostriconcittadini 2008. E sarebbe un belrecord per cui correre.

Continua la propiziatoria danza della pioggia del Governo Prodi

E venne l'anno… 2008:i tre oroscopi della politica

Il Paese ha bisogno della palla di cristalloper sapere dove và: nella palla di cristalloci potremmo vedere tre possibili destini,che, come tutti i destini che si rispettino,hanno molto a che fare con le sceltedelle donne e degli uomini che li creano

15LA VOCE DELL’ISOLA19 Gennaio 2008

PO

LIT

ICA

Il governo Prodi

Page 15: In tutte le edicole un giornale nella prospettiva dell ... · di SALVO BARBAGALLO Non bastano le concessioni fatte dal Governo regionale di Cuf-faro per la ricerca di falde pe-trolifere

di GIUSEPPE ADERNÒ*

La ricorrenza del 27 dicembre1947, che con la firma del pre-sidente Enrico De Nicola, rati-

fica il testo della Costituzione Italia-na, carta di identità della nostra Na-zione, diventa oggi un fatto storicoda ricordare a distanza di sessant’an-ni.

Un fatto da ricordare, da meditare,da riscoprire nella ricchezza dei suoivalori e, come si legge in un messag-gio pubblicitario a cura della Presi-denza del Consiglio, “leggerla è ilmodo migliore di festeggiare”.

In effetti è vero, sono pochi coloroche hanno letto per intero il testo del-la Costituzione italiana,anche sespesso si utilizzano alcuni articoli perreclamare dei diritti e per far valeredei principi.

Quando nel 1957, a distanza di die-ci anni dall’entrata in vigore dellaCostituzione i soci dell’UCIIM,(Unione Cattolica Italiana InsegnantiMedi) di Catania organizzarono pres-so il Castello Ursino il 36° convegnonazionale dal titolo “Il problema del-l’educazione dei giovani alle virtù ci-viche e alla democrazia” e come sot-totitolo: “L’insegnamento della Co-stituzione per educare i giovani allevirtù civiche” si avviò quel camminodi educazione alla Costituzione e fuproprio in quel convegno che fu lan-ciata la proposta di introdurre nellascuola italiana l’insegnamento del-l’Educazione civica., come nuova di-sciplina.

La proposta dell’UCIIM, accoltadal ministro della Pubblica Istruzio-ne, consentì l’attivazione di una com-missione di lavoro che tracciò i pro-grammi di studio nei diversi ordini discuola e la nuova disciplina entrò afar parte tra le materie scolastiche,affidata al docente di Lettere che in-segnava: “Italiano, Storia, Geografiaed Educazione Civica”.

Nel tempo è rimasta la materia “ce-nerentola” della scuola italiana, an-che perché non ha avuto una valuta-zione specifica e autonoma e mentresi affermava che era compito di tutti idocenti educare al senso civico, spes-so tale insegnamento veniva affidatoalla buona volontà ed alla sensibilitàdei docenti, limitandone le tematichealla conoscenza teorica della Costitu-zione italiana e non allo sviluppo delsenso civico del cittadino di domani.

Rileggendo gli atti del convegnocatanese, introdotto dal senatore Do-menico Magrì con un intervento su“La democrazia italiana ed i compitidell’educazione civica”, si ritrova lavitalità culturale dell’UCIIM, qualepromotrice di un percorso di studiofinalizzato alla formazione integraledel cittadino.

Il fondatore e presidente nazionale

dell’UCIIM Gesualdo Nosengo, trat-tò i temi dell’educazione morale, ci-vica e alla libertà, messaggi forti pergli educatori e “fattori di rinnova-mento della scuola italiana”, come silegge nel testo della relazione. delprof. Giovanni Gozzer.

Le tre intense giornate che riuniro-no a Catania docenti provenienti datutta Italia, tracciarono le linee guidadel percorso didattico nei tre ordini discuola: elementari, medie e superiori;

temi trattati rispettivamente dal Prov-veditore di Palermo Lelio Rossi, dal-l’avv. Camillo Tamborlini e dal Prof.Carlo Perucci.

Nella terza giornata, l’11 febbraio,la tematica scolastica coinvolse ilruolo ed il compito della famiglianell’azione educativa.

Tema della relazione del prof.Franco Bonacina fu appunto “L’edu-cazione civica come fondamento deirapporti tra insegnante, alunno e fa-miglia” e la relazione dell’avv. Vitto-rio Veronese, presidente dell’Unesco,

proiettò l’educazione civica verso ladimensione europea e la comprensio-ne internazionale.

L’Educazione civica, afferma ilpreside Francesco Capodanno, checoordinò il convegno nazionale, nonè una materia da studiare, ma un edi-ficio da costruire, è una disciplina daimparare e da vivere. Essa raccogliee propone i valori da difendere e datestimoniare.

Principi basilari dell’educazione

civica, che oggi prende il nome di“educazione alla convivenza civile ealla cittadinanza” sono i riferimentiall’educazione morale, sociale, civile,familiare e civica, sempre in riferi-mento alla Costituzione italiana, cheva riletta e commentata alla luce delpresente e delle nuove esigenze dellasocietà di oggi.

Riflettendo sull’attualità possiamoaffermare che se gli insegnamentidella scuola fossero diventanti veri“apprendimenti” per gli studenti, og-gi non lamenteremmo gli atti di bulli-smo e la violenza negli stadi, le as-surdità dei figli che uccidono i geni-tori, degli atti di inumana violenzache offendono la dignità dell’uomo.

La celebrazione del cinquantesimodi un fatto scolastico, che ha originein Sicilia e nella città di Catania, ben

si intreccia alle celebrazioni nazionalidel sessantesimo della CostituzioneItaliana e poi ancora della Dichiara-zione dei diritti dell’uomo.

Ricordare tali eventi significa in-terrogarsi sulle origini della nostraCostituzione che come afferma PietroCalamandrei,sono da ricercarsi “sullemontagne e nei campi di battaglia

dove caddero i partigiani e nelle car-ceri dove furono imprigionati. Do-vunque è morto un italiano per ri-scattare la libertà e la dignità lì è na-ta la nostra Costituzione”.

Significa inoltre prendere coscien-za del cammino che ancora rimane dapercorrere per garantire a tutti i citta-dini pari dignità sociale ed ugua-glianza davanti alla legge.

Il ricordo di questi momenti storicisollecita la scuola a dare concretezzaall’educazione alla cittadinanza attivanell’ottica di una cittadinanza euro-pea, che passa non solo attraverso laconoscenza degli organismi dell’U-nione europea, ma attraverso unanuova cultura di incontro, di scam-bio, di apertura, di dialogo intercultu-rale che è anche il tema dell’anno2008, scelto dall’Onu come filo con-duttore dell’impegno civile.

I sessant’anni della Costituzionenon sono espressione di vecchiaia odi anzianità, ma nei 139 articoli an-cora oggi ritroviamo le nostre radici eprogettiamo il nostro futuro di libertàe di dignità.

Buon compleanno, CostituzioneItaliana! Ad multos annos!

*Presidente UCIIM Catania

Il 27 dicembre del 1947 venne firmata la Carta d’identità del nostro Paese

Buon compleanno Costituzione da pochi veramente conosciuta

Un fatto da ricordare, da meditare, da riscoprirenella ricchezza dei suoi valori: “leggerlaè il modo migliore di festeggiare”

16 LA VOCE DELL’ISOLA19 Gennaio 2008

AN

NIV

ER

SA

RIO

La Costituzione italiana fu approvata il 22 dicembre 1947 ed entrò in vigore il 1° gennaio 1948.Nella foto, il presidente dell’Assemblea costituente Umberto Terracini firma il documento davanti al presidente della Repubblica Enrico de Nicola

Il presidente della Repubblica Enrico De Nicola mentre firmala nuova Costituzione (1948). Attorno a lui De Gasperi, Saragat e Terracini

Page 16: In tutte le edicole un giornale nella prospettiva dell ... · di SALVO BARBAGALLO Non bastano le concessioni fatte dal Governo regionale di Cuf-faro per la ricerca di falde pe-trolifere

PERIODICO DI INFORMAZIONE - ECONOMIA - CULTURA - TURISMO E SPETTACOLO • ANNO QUARTO Nº 1 - GENNAIO 2008

Con l’inizio dell’anno Cipro eMalta sono entrate nella zonaEuro, che così si allarga fino ai

confini con la Turchia.Eurolandia sale così a 15 Paesi. Le

banche centrali di Cipro - parte ciprio-ta, visto che l’isola resta divisa con laTurchia - e di Malta dal 1° dell’annosono membri effettivi dell’Eurosiste-ma al pari delle altre 13 che hanno giàadottato la moneta unica, e già dalgiorno 3 gennaio sono state ammesse

a partecipare a tutte le operazioni dirifinanziamento.

A La Valletta, un orologio all’in-gresso della città ha scandito il contoalla rovescia (in coincidenza con lamezzanotte del 31 dicembre), mentrela principale via commerciale è stataricoperta da un gigantesco tappetocon i simboli della moneta unica e dei13 Paesi membri, mentre a Nicosial’evento è stato salutato un’ora prima,alle 23.

Intanto i collezionisti sono già all’o-pera per avere le prime monetine co-niate da Malta (con la croce maltese eil Mnajdra Temple Altar), e quelle ci-priote (con l’Idolo di Pomos, l’imbar-cazione di Kirenia e il muflone).

Le prove generali dei due Paesi ri-salgono alla scorsa estate, quando ne-gozi e supermercati hanno cominciatoa esporre il doppio prezzo. Circa300mila convertitori sono stati inviatiai ciprioti, mentre 40mila euro-kit so-

no stati venduti a Malta. L’euro, inol-tre, sarà l’unica moneta a corso legalenelle due basi inglesi a Cipro, una de-cisione che ha portato il Times diLondra a definire l’evento come «laprima circolazione ufficiale dell’eurosul suolo inglese». Si tratta del primocambio di valuta da quanto nell’expotenza coloniale britannica è stataintrodotta la sterlina nel lontano 1878.

Page 17: In tutte le edicole un giornale nella prospettiva dell ... · di SALVO BARBAGALLO Non bastano le concessioni fatte dal Governo regionale di Cuf-faro per la ricerca di falde pe-trolifere

I sogni a volte diventano realtà

Giovani diplomatici si affacciano all�Onu

di GIULIA SPINA

Atutti noi accade di trascorrere momentiindimenticabili e meravigliosi! Vorreicondividere con i giovani lettori di que-

sto giornale un’esperienza davvero unica. Ilmese di maggio dello scorso anno, insieme adun gruppo di ragazzi delle scuole superiori,dopo aver frequentato un lungo corso di studie una selezione, mi sono recata a New York al

palazzo dell’Onu per realizzare una simulazio-ne diplomatica rappresentando un Paese delmondo. Ogni studente, insieme al propriocompagno, faceva parte di una commissione esi occupava di affrontare diverse problemati-che del mondo in riferimento al Paese rappre-sentato. Io, in particolare, mi sono occupatadelle malattie e dei modi per curarle in Slove-nia. Vi assicuro che trovarsi al Palazzo di Ve-tro in veste di diplomatica, insieme a studenti

di tutto il mondo, per discutere di argomentiutili a tutta la popolazione mondiale, è un’atti-vità davvero irripetibile. È stato stupendopranzare insieme a ragazzi Brasiliani, Iracheni,Israeliani, Americani ecc.. Ho potuto conosce-re culture diverse e modi di pensare a me di-stanti : in tale contesto ciò è normalità ed èproprio questo il bello! Pensate che quando unragazzo italiano è andato da una ragazza Israe-liana per stringerle la mano, la ragazza ha pen-sato di essere nel mezzo di una dichiarazionedi matrimonio. Nella cultura Israeliana infattiquando un uomo stringe la mano ad una donnavuol dire che la richiede in sposa.

Questa è solo una piccola panoramica diquello che ho potuto trascorrere. L’emozionepiù grande è stata quando ho ricevuto una “ho-norable mention” davanti a centinaia di ragaz-zi. Questo perché lo scopo è quello di scriveredelle risoluzioni ovvero dei documenti,chevengano accettati e votati dal maggior numerodi studenti. La mia risoluzione è stata votatadalla maggioranza degli Stati e anche per que-sto sono stata premiata.

Non c’è soltanto il duro lavoro e lo studioperché il restante tempo è stato utilizzato pervisitare la città con i suoi musei più che inte-

ressanti vedi il Moma Museum; per lo shop-ping sfrenato sulla 5th Avenue e nei più grandioutlet del mondo dove tutto è a prezzi straccia-ti; al divertimento, in quanto la sera andavamoa cenare nei posti più carini e amati dai ragazzicome l’Hard Rock Cafe; e perché no anche alballo e alle pazzie.

Infatti, l’ultima sera Claudio Corbino, presi-dente dell’associazione “I Diplomatici” (sede aCatania in piazza Trento n°3), ci ha fatto unasorpresa bellissima facendo arrivare davantiall’albergo delle limousine pazzesche e poisiamo stati in discoteca!

Questa attività ritengo andrebbe estesa a tut-ti i paesi del Mediterraneo al fine di creare unasolidarietà tra culture diverse ma integrate dalloro affacciarsi su un mare che ci unisce purnella nostra diversità.

Gli interessi economici di questi paesi è op-portuno che vengano supportati dai giovaniche con nuove idee rappresentino il futuro diquesti popoli. Spero che questa attività vi ab-bia interessato perché a mio parere è uno deitanti modi per creare una lieson tra popolazio-ni del Mediterraneo e crescere insieme. Io conquesto progetto ho realizzato un mio grandesogno, vi auguro di realizzarlo anche voi!

2

Alla presidenza di turno dell�UE un Paese dell�est balcanico: la Slovenia

L�Eurozona oggi accoglie320 milioni di cittadini

Con l’ingresso delle due isole-Stato, entrano nell’Euro-zona un milione e duecentomila cittadini (800 mila ci-prioti e 400 mila maltesi). Complessivamente gli abi-

tanti di Eurolandia salgono a 320 milioni, la maggioranza diquelli che vivono nella Ue, pari a 495 milioni.

Sempre dal 1° gennaio per la prima volta un Paese dell’estbalcanico tra i nuovi arrivati ha assunto la presidenza di turnodell’Unione Europea. È la Slovenia, prima tra le matricole en-trate nel 2004 ad arrivare alla guida dell’Ue. La presidenzadell’Ue da parte di Lubiana, per i prossimi sei mesi, arriva apochi giorni da un’altra tappa fondamentale da parte dellaSlovenia: l’ingresso nell’area di libera circolazione di Schen-gen, nella notte tra il 20 e il 21 dicembre. Il primo e più im-portante nodo da sciogliere sotto la presidenza slovena saràsenz’altro quello del Kosovo. E il 28 gennaio, i ministri degliEsteri Ue cercheranno l’accordo sul piano operativo dellamissione Ue di polizia e giustizia (Pesd) in Kosovo, approva-ta politicamente dal Consiglio europeo.

È attesa entro al massimo maggio, ma probabilmente moltoprima, la dichiarazione d’indipendenza di Pristina e nel frat-tempo deve ancora definirsi la missione civile dell’Ue che do-vrebbe prendere il posto dell’Unmik guidata dall’Onu. Lubia-na è convinta che, come ha detto il ministro degli Esteri Di-mitrij Rupel, «è impossibile mantenere lo status quo».

La Slovenia sposa l’idea sostenuta da molti altri stati mem-bri di una ‘indipendenza controllata, sui generis, sulla falsariga del piano che aveva messo a punto l’inviato speciale del-l’Onu Martti Ahtisaari. Il ministro degli Esteri della SloveniaDimitrij Rupel ha confermato che l’obiettivo è raggiungereun accordo sulle modalità operative, superando le resistenzedi chi - come Cipro - contesta la decisione di andare in Koso-vo sulla base della risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurez-za dell’Onu. Il tutto non senza problemi: «L’Unione Europea“deve scegliere” tra Belgrado e Pristina.» È quanto ha affer-mato il primo ministro serbo, Vojislav Kostunica, rilevandoche l’opzione per la Ue è “la firma dell’Accordo di stabilizza-zione e associazione con la Serbia o l’invio di una missionecivile in Kosovo”. “Una esclude l’altra”, ha avvertito Kostu-nica, ribadendo che il Kosovo fa parte della Serbia e che lamissione Ue non sarebbe la benvenuta per Belgrado. L’indi-pendenza della provincia serba a maggioranza albanese, per ikosovari è però solo questione di tempo. Lo ha spiegato daPristina il Presidente del Kosovo Fatmir Sejdiu. “Abbiamo at-teso il 2007 perché diventasse l’anno della nostra indipenden-za - ha detto. Questo sogno, adesso, diventerà realtà nella pri-ma parte del 2008”. Il 28 gennaio, i leader europei si riunisco-no per parlare del Kosovo.

Al termine della presidenza slovena, a giugno, toccherà poialla Francia assumere il “comando” della Ue. E già il presti-gioso quotidiano economico Financial Times elegge il 2008«anno della Francia» dove il presidente Nicolas Sarkozy nelsuo messaggio di fine anno ha annunciato un «nuovo Rinasci-mento».

Baruffe italo-spagnole mentre la Grecia, zitta zitta, si avvicina

Mediterraneo, adesso si sgomita per il primatodi MARCO DI SALVO

Come se non bastassero i camionisti infuriati, l’Alitalia e lefibrillazioni della maggioranza, l’ultimo natale in casaProdi è stato funestato dalle polemiche relative al presunto

sorpasso, in termini di Pil, compiuto dalla Spagna nei confronti diun Belpaese sempre più arrancante. Ora, pur non volendocidilungare in questioni di numeri (che sembrano anche ineconomia essere sempre meno certi, un po’ come capita nelleelezioni…) ci sono alcuni punti fermi da mettere per chiare benedi che dinamiche sia parlato nelle scorse settimane. Per chiarirefin dall’inizio la questione ci appoggiamo al maggior organismofinanziario internazionale (oltre che alla gustosa, anche se un po’imbarazzante, lettera del Premier Prodi al direttore dell’Ansa, inrisposta agli entusiasmi iberici che pubblichiamo quasiintegralmente, a futura memoria). Secondo la Banca Mondiale ilsorpasso non è avvenuto: con i criteri di valutazionedell’organismo internazionale l’Italia occuperebbe, nellaclassifica del Pil pro-capite, il 28-esimo posto (32.020 dollari)mentre la Spagna, seppure in rapida ascesa, sarebbe sempredietro, al 33-esimo (27.570 dollari). Tutto bene? No, certo.Perché i numeri delle economie non si possono confrontare “afreddo”, ma soprattutto nelle loro dinamiche di movimento. Esono proprio queste che dovrebbero far tremare le vene ai polsi ainostri governanti…

Spagna, patria del ritmoQualche numero “dinamico: in Spagna la disoccupazione è

scesa dal 22% all’8%, il Paese è cresciuto quest’anno il doppiodell’Italia e continuerà a farlo se la bolla immobiliare non sisgonfierà troppo violentemente. Ancora: tra il 1996 e il 2006 ildebito pubblico è sceso dal 70% al 40% del Pil. Negli ultimidodici anni, governata sia da destra sia da sinistra, la Spagna ècresciuta a un ritmo superiore a quello americano, doppio diquello tedesco e quasi triplo di quello italiano.

Se l’Italia fosse cresciuta altrettanto, ogni cittadino in mediadisporrebbe di oltre seimila euro in più all’anno. Le famiglie, conoltre ventimila euro in più in tasca, avrebbero esperienza e alcontempo prospettiva di un benessere che cresce e non chedeclina: fiducia nel futuro e senso di coinvolgimento nellosviluppo del Paese, anziché paura del declino e antipolitica. Ilsorpasso spagnolo non è arrivato imprevisto, né solitario nelbacino del Mediterraneo e nell’intera Europa. Il reddito pro capitedegli sloveni, che vent’anni fa era meno di un terzo della mediaitaliana, è ora superiore a quello di metà delle nostre regioni.Tanto per dare un dato che ci riguarda da vicino, le poverissimeLettonia e Lituania hanno già raggiunto Sicilia e Puglia, mentrel’Estonia le ha superate di molto. Se questo non bastasse, laGrecia arriverà al livello italiano entro pochi anni, probabilmenteci supererà entro il 2012. Paesi a democrazia più recente, conminore esperienza di economia di mercato, sembranotestimoniare il fallimento italiano che nelle scorse settimane èstato anche protagonista dei titoli del New York Times. E a pocoo nulla sono valsi gli inviti al ritorno della fantasia comestrumento di sviluppo fatti, anche in occasione del suo discorsodi fine anno, dal Capo dello Stato Napolitano.

I parametri della felicitàNon è solo una questione di Pil ma di propensione al futuro.

Tra le economie già sviluppate, sono quelle dei Paesi in cuimaggiore è la libertà e più diffusa l’istruzione a prevalere anchematerialmente. Gli indicatori di felicità rispettano questa regola:eda questo punto di vista la Spagna sale e l’Italia è in fondo.

E con un paradosso perché la Spagna non è un Paese che puòvantare qualità tecnologica o capitale umano. Negli ultimi diecianni la produttività spagnola è calata anziché aumentare ed è trale più basse d’Europa, l’uso delle nuove tecnologie nelle impreseè basso e l’innovazione poco sviluppata.

Lo sviluppo tardivo della Spagna ha saltato l’industria epuntato sui servizi, senza dolorose trasformazioni. Tutti abbiamoin mente l’acquisto di Telecom da parte di Telefonica o il ruolodelle banche e delle imprese di costruzioni, ma l’esempio piùdrammatico è quello del turismo: nel ’95 i turisti stranieritrascorrevano più giorni di vacanza in Italia che in Spagna, manel 2005 i pernottamenti negli hotel spagnoli erano 210mila equelli in Italia 148mila.

La differenza nei ricavi è pari al 2,3% del Pil. Sufficiente,statisticamente, a spiegare il sorpasso. Governata da destra o dasinistra, negli ultimi 12 anni è cresciuta a un ritmo triplo rispettoal nostro paese. E questo potrebbe già mettere la parola fine allebaruffe di basso livello che hanno accompagnato nel nostro paesele rivendicazioni orgogliose degli spagnoli, Zapatero in testa.

La fortuna di avere tanti…problemiInfine, ciò che in Italia si vive come problema, in Spagna è

fattore di successo. Prendete l’immigrazione. Tra il 2002 e il2005 sono entrati ogni anno oltre mezzo milione di immigrati(dei quali l’11% romeni), l’1,3% della popolazione spagnola eoltre un terzo di tutti gli immigrati che entravano nella zona euro.L’effetto sulla crescita demografica ed economica è stato unamolla allo sviluppo.

Tra il 1994 e il 2006 il numero di ore lavorate in Spagna èaumentato del 50% grazie anche alla partecipazione delle donne,la cui disoccupazione in Spagna è metà di quella italiana (12,8%contro 26,1%).

Tra il 1990 e il 2004 la Spagna ha avuto il più forte incrementodi scolarità dei paesi Ocse. Quasi il 40% dei giovani spagnolientra nel lavoro con una laurea, più del doppio degli italiani.L’apertura dell’economia è forse l’elemento più impressionante.L’abbattimento delle barriere necessario a partecipare all’Ue haispirato lo stile di business. Nel 2006 gli investimenti diretti esteriin Spagna erano pari a un terzo del Pil, tripli di quelli italiani. Nonsono tutto rose e fiori. Il codice fiscale molto complesso e unforte onere burocratico frenano l’attrattiva spagnola, ma unacommissione per la competitività sta discutendo le riforme enuove deregolamentazioni.

L’apertura infatti consente all’economia di non soffrire deiritardi tecnologici, che vengono compensati proprio importandotecnologia attraverso gli investimenti stranieri in Spagna. Non acaso il 13% dei giovani spagnoli si laurea in materie scientificheo ingegneria, preparandosi a un futuro da Paese moderno. In cosasono diverse Spagna e Italia, in soldini? L’una è governata, l’altrasgovernata…

La lettera di Prodi al Direttore dell’Ansa«Caro Direttore, qualche mese fa il Presidente Zapatero ha

annunciato che l’economia spagnola aveva imboccato la corsia disorpasso e che, entro breve, avrebbe superato la nostra economia.La sfida l’abbiamo raccolta come una gara utile e importante tradue grandi paesi europei. Una sfida tra due economie che tendonosempre più ad integrarsi grazie all’intensificarsi del commercio edegli investimenti. Basti pensare all’ingresso di Enel in Spagna edi Telefonica in Italia». «È vero -prosegue Prodi- che negli ultimianni l’economia spagnola cresce più rapidamente tra tutti i grandipaesi dell’euro. La crescita della Spagna ha fatto bene all’Europae all’Italia e di questo risultato ci compiaciamo da veri amiciaugurando alla Spagna di continuare a crescere come ha fatto inquesti anni. Ne continueremo a beneficiare tutti!».

Il premier continua: «Vediamo però di rappresentarecorrettamente la realtà: nonostante la straordinaria performancedell’economia spagnola, l’economia italiana è ancora ben piùgrande di circa il 50% di quella iberica. E questo è scontato. Maanche in termini pro capite il nostro Pil è superiore a quellospagnolo di circa il 13%». «Ma allora -s’interroga Prodi-, questosorpasso di cui si è parlato nello scorso dicembre è avvenuto ono? Anche se questo annuncio ha alimentato un corposo e permolti aspetti utile dibattito, il sorpasso non è avvenuto. Si è infattisostenuto che la Spagna abbia superato l’Italia in termine di Pilpro capite calcolato a parità di potere d’acquisto, cioè tenendoconto del livello generale dei prezzi che prevale in ciascuna delleeconomie.

Questo tipo di analisi è, a conoscenza di tutti, del tuttoaleatorio, dato che non esiste una metodologia standard con cui sicalcola il reale potere d’acquisto nelle diverse economie».

Metodologia - Il premier spiega: «Se usiamo ad esempio lametodologia che impiega l’Fmi nelle sue analisi comparate (ecredo che questa sia quella da usare), le conclusione che hannofatto gridare gli amici spagnoli “missione compiuta” sarebberoribaltate. Secondo il Fondo, l’Italia continua ad avere unvantaggio di circa 3 mila euro in termini di Pil pro capite espressoa parità di potere d’acquisto. Non parliamo poi del reddito invalori assoluti, il cui confronto è il più certo: Eurostat ci dice cheil risultato del 2006 è di 25.100 euro in Italia e 22300 in Spagna.Il che fa ancora una bella differenza. La stessa differenza è nellestatistiche dell’Fmi, in cui il dato del Pil pro capite italiano è di31.791 dollari e quello spagnolo di 27.767. Ancora una volta unadifferenza non piccola». «La gara -continua Prodi- sarà dunqueancora lunga, e, soprattutto, molto impegnativa. Non solo per iproblemi particolarmente sentiti in Spagna della crisiimmobiliare e del troppo elevato tasso di inflazione, masoprattutto perchè‚ l’Italia ha ripreso a far girare il motore dopotroppi anni di fermo ai box, durante i quali abbiamo accresciutoil nostro deficit e il nostro debito pubblico».

La conclusione - «Certo - s’avvia alla conclusione il premier -gli spagnoli continuano ad avere il vantaggio non trascurabile diun deficit pubblico per cui non debbono spendere come l’Italiatra i 70 e gli 80 miliardi di euro all’anno per gli interessi.

Ma noi abbiamo finalmente cominciato a ridurre i debiti e, ciò

che più conta, la macchina Italia dopo un cambio gomme ed unrifornimento di fiducia sta uscendo dai box e sta girando ad unavelocità che, sebbene ancora inferiore a quella spagnola, nonraggiungeva più da anni. La sfida, dunque, continua. Sarà bellaed affascinante.

È certo che si svolgerà in un contesto di accresciutacooperazione internazionale e che non farà altro che rinsaldare gliantichi e solidi legami di amicizia tra i nostri popoli. Tanti auguri,quindi, alla Spagna perchè il suo entusiasmo aiuterà anche a noi.Cordialmente, Romano Prodi».

Iscritto al n° 27/2004 dell’apposito Registropresso il Tribunale di Catania

Editore: Mare Nostrum Edizioni SrlDirettore responsabile: Salvatore Barbagallo

Redazione: Catania - Via Distefano n° 25 - Tel/fax 095 533835E-mail: [email protected]

Stampa: Litocon Srl - Z.I. Catania - Tel. 095 291862

Anno IV, nº 1 - Gennaio 2008

EUROPAMEDITERRANEO

Al termine della presidenza slovena, a giugno, toccheràpoi alla Francia assumere il �comando� dell�UnioneEuropea. E già il prestigioso quotidiano economicoFinancial Times elegge il 2008 �anno della Francia�dove il presidente Nicolas Sarkozy nel suo messaggiodi fine anno ha annunciato un �nuovo Rinascimento�

Romando Prodi con Zapatero

3

Page 18: In tutte le edicole un giornale nella prospettiva dell ... · di SALVO BARBAGALLO Non bastano le concessioni fatte dal Governo regionale di Cuf-faro per la ricerca di falde pe-trolifere

[email protected]@femalemediterraneangrandlodge.com

Page 19: In tutte le edicole un giornale nella prospettiva dell ... · di SALVO BARBAGALLO Non bastano le concessioni fatte dal Governo regionale di Cuf-faro per la ricerca di falde pe-trolifere

Quando la scienza deve superare la fantascienza

Se vogliamo salvare il mondoè necessario controllare il clima

di SEBANIA LIBERTINO

Alzando gli occhi al cielo inuna giornata tersa, capitaspesso di vedere passare un

aereo. Ma come lo si riesce a distin-guere se vola ad alta quota? Dallascia bianca che lascia dietro di se. Es-sa si chiama “scia di condensazione”ed è dovuta al raffreddamento rapidodei gas di scarico. Infatti, i gas com-busti che fuoriescono dai motori, mi-scelati a vapore acqueo, quando ven-gono a contatto con l’aria fredda del-l’atmosfera (ad alta quota la tempera-tura dell’aria può essere anche di -40°C) si condensano formando cri-stalli di ghiaccio che nel giro di pochiminuti si dissolvono. Le condizioniin cui si formano le scie sono ben de-finite (si veda ad es. il sito della NA-SA) e sono: quote al di sopra degli8000 metri; umidità relativa del 70%o più, temperatura inferiore ai 40°C.

Soprattutto nelle regioni del Cen-tro-Nord d’Italia, da qualche anno icieli sono solcati da lunghe scie cheperdurano per ore anche su città sullequali non è consentito il traffico ae-reo civile e commerciale (Torino edOristano ad esempio). Cosa sono inrealtà? Purtroppo la risposta a questadomanda non è così semplice.

Secondo numerosi studi “non uffi-ciali” si tratta di scie chimiche. Se sieffettua una ricerca su internet met-tendo come parola chiave “scie chi-miche” (o “chem trails”) i motori diricerca restituiscono più di un milio-ne di siti! Un pò troppi per descrivereun caso di inquinamento atmosferico,certo grave, ma pur sempre sempliceinquinamento. Navigando tra i varisiti, emergono due posizioni nette ri-guardo le scie chimiche: ci sono ifautori del complotto, e coloro chenegano qualsiasi fenomeno. La posi-zione di coloro che negano è sempli-cissima: le sole scie chimiche prodot-te dagli aerei sono quelle dovute aigas combusti e non esiste alcun com-plotto.

La posizione dei sostenitori delcomplotto è più complessa da descri-vere. Secondo loro le scie chimichepersistenti sono parte di progetti se-greti per causare modifiche climati-che locali. Sempre secondo questateoria, vi sono degli aerei specialimodificati in modo da rilasciare nel-l’aria un particolare aerosol, un cock-tail di bario e alluminio in polvere.Una volta rilasciate nell’atmosfera,queste particelle servono come semiper la formazione di minuscole goc-ce, e possono favorire o inibire leprecipitazioni temporalesche.

A questo punto è necessario defini-re due fronti di indagine: l’inquina-mento prodotto dall’aerosol e gli ef-fetti sul clima. Sia il bario che l’allu-minio nelle acque a nel suolo non so-no presenti in concentrazioni tali dacausare danni alla salute umana ma,come molti altri elementi, se assorbitiin dosi massicce potrebbero esserenocivi ed anche letali. Esistono varistudi condotti da privati e corredati dianalisi chimiche, secondo cui nellezone in cui si osserva il maggior nu-mero di scie chimiche sono state rile-vate concentrazioni di bario e allumi-nio nel suolo e nelle acque, fino asette volte superiori rispetto ad altrezone. Le prime analisi furono effet-tuate nel 1998 ad Espanola in Canadapoiché gli abitanti accusavano fortidolori alle giunture, perdita di memo-

ria a breve termine, disturbi alle vierespiratorie, sintomi da depressione osimili a quelli influenzali. Dalle ana-lisi chimiche di campioni di acqua eneve risultò una quantità di particola-to di alluminio 20 volte superiore allimite indicato per l’acqua potabile.

Ma veniamo al problema più gra-ve, quello dei cambiamenti climatici.Gli scettici sicuramente penserannoche siamo già nel campo della fanta-scienza, per cui è necessario riportarealcuni “fatti” già divulgati dai più ac-creditati mezzi di informazione italia-ni: il 19 aprile del 2006 il tgcom.me-diaset.it titolava “Pechino, pioggiafinta contro smog. Bombardate nuvo-le con ioduro d’argento”, mentre il10 maggio del 2007 al Tg1 delle 8:00veniva riportata la notizia che perscongiurare la pioggia durante la ma-nifestazione del 9 Maggio a Mosca ilgoverno Putin aveva autorizzato l’ir-rorazione sulla capitale di un compo-sto di azoto, iodio e argento da partedi aerei militari. Il risultato è statoche mentre il sole splendeva sullaPiazza Rossa a Mosca, il resto dellaregione era interessato da precipita-zioni temporalesche.

Ma, non dobbiamo pensare che so-lo i Russi stiano sperimentando que-sta tecnologia. In America esiste dal1996 un progetto molto controversocofinanziato dai militari il cui acroni-mo è HAARP: High-frequency Acti-ve Auroral Research Project (Proget-to Attivo Aurorale di Ricerca ad AltaFrequenza). Il sito del progetto è inAlaska ed è costituito da una schieradi antenne sincronizzate che possonoemettere decine di giga-watts concontinuità o a intermittenza nella io-nosfera.

Quali siano le reali applicazioni delprogetto non è dato saperlo, ancheperché protetto da segreto militare,

ma esiste un modo per provare a col-mare questa lacuna. Gli Americanisono maestri nel brevettare qualsiasiidea o invenzione per cui basta cerca-re il nome dello scienziato responsa-bile del progetto nel sito dei brevettiStatunitensi per avere un’idea di qua-le sia la sua specializzazione. Il Dott.Eastlund (resp. del progetto HAARP)ha brevettato nel 1987 un metodo edapparato per alterare una regione nel-l’atmosfera terrestre, ionosfera e/omagnetosfera (US 4.686.605 dell’11agosto 1987) proprio utilizzando altefrequenze.

Il dispositivo ideato da Eastlund,chiamato riscaldatore ionosferico, èin grado di concentrare e focalizzarela radiazione della radiofrequenza(RFR) in un punto preciso della iono-sfera. Gli obiettivi dell’invenzionesono molteplici: bloccare le comuni-cazioni di coloro che non conosconola tecnologia oggetto del brevetto;creare uno scudo antimissile per mis-sili intercontinentali e modificare ilclima in regioni anche molto distanti.Che sia solo per coincidenza che siacoinvolto nel progetto HAARP?Continuando a cercare si trova cheesistono centinaia di brevetti, riguar-danti la manipolazione climatica. Ba-sta andare sul sito google patents, op-pure sui siti degli uffici brevetti, eutilizzare come parole chiave “wea-ther modification”, “weather con-trol”, “Haarp”, “cloud seeding”, e co-sì via.

Per chi pensasse che la modificadel clima non sia un’arma militarepotentissima, basti pensare che sareb-bero sufficienti pochi anni di siccitàper mettere in ginocchio una Nazio-ne, oppure basterebbe un ciclone po-tente per distruggere intere Nazionisenza neanche dichiarare guerra. Se-

condo i teorici del complotto la Co-rea del Nord nel ‘99, Cuba nei primianni del 2000 e persino l’Afganistanqualche anno prima dell’invasioneAmericana del 2001, sono stati stra-namente oggetto di periodi di fortesiccità ed alluvioni torrenziali che nehanno messo in ginocchio l’econo-mia.

Dove si trova la verità? Probabil-mente è da qualche parte tra le dueposizioni estreme. Quello che si puòcertamente concludere è che la tecno-logia per provocare modifiche delclima esiste e, secondo chi scrive, èinverosimile che una Nazione che lapossiede non cerchi di usarla per ipropri scopi siano essi per il benedell’Umanità o per il profitto di po-chi. Esistono diverse interrogazioniparlamentari sia italiane che esteresulle scie chimiche. Se ne citano al-cune: 14 gennaio 1999, Risoluzionedel Parlamento Europeo contro ilprogetto USA HAARP; 10 maggio2007, Interrogazione olandese al Par-lamento Europeo; 3 giugno 2006, Se-natore dei DS Nieddu al parlamentoItaliano. Ma veniamo al problemapiù grave.

Siamo così sicuri di aver capito indettaglio come funzionano gli equili-bri climatici del nostro pianeta? Checosa succederebbe se a causa di feno-meni metereologici causati localmen-te da qualche Stato si innescasserodei cambiamenti incontrollabili suscala mondiale? Al momento non sia-mo in grado di rispondere a questedomande, ma la storia insegna chetroppo spesso l’uomo ha fatto il pas-so più lungo della gamba (la bombaatomica, l’inquinamento ambientale,ecc.) e ne hanno pagato o ne paghe-ranno le spese le generazioni succes-sive.

La tecnologia per provocaremodifiche dello stato atmosfericoesiste ed è inverosimileche una nazione che la possiedenon cerchi di usarlaper i propri scopi siano essiper il bene dell’Umanitào per il profitto di pochi

21LA VOCE DELL’ISOLA19 Gennaio 2008

AM

BIE

NT

E

Page 20: In tutte le edicole un giornale nella prospettiva dell ... · di SALVO BARBAGALLO Non bastano le concessioni fatte dal Governo regionale di Cuf-faro per la ricerca di falde pe-trolifere

di GIOVANNI PELLIZZERI

Nuovi protocolli d’intesa nelsettore della pesca e della co-operazione, come già avvenu-

to con Egitto, Malta, Libia e Tunisia,per arrivare alla sottoscrizione di una“Carta per le risorse del Mediterra-neo” che sarà firmata a Erice tra i cin-que ministri euromediterranei, tramarzo e aprile prossimo.

È emerso nell’ambito dell’ VIIIRassegna del mare, “Il Mediterraneo:un mare amico, un’area di sviluppo”,che si è tenuta a Palermo, organizzatadall’associazione “Mareamico”, inpresenza di rappresentanti provenientida Italia, Tunisia, Malta e Libia.

“La Carta per le risorse del Medi-terraneo - afferma Giovanni Tumbio-lo, presidente del Distretto della pescadi Mazara del Vallo - sarà la sintesidei vari protocolli che firmeremo en-tro dicembre con i singoli Paesi, conMalta, con la Libia verso la metà dinovembre e con la Tunisia. Il docu-mento è finalizzato a razionalizzare ilrapporto tra produzione e ambiente.Questo grande protocollo, che aspiraalla creazione di un modello unico deldistretto del Mediterraneo sarà pre-sentato nel 2008 alla conferenza euro-mediterranea”.

“C’é un rapporto intimo - prosegue- l’assessore regionale al Territorio eall’Ambiente, Rossana Interlandi - trala pesca e lo stato di salute del mare,un approccio che non è divisibile.

La Regione Siciliana nell’aprile -maggio 2008, varerà il mese dedicatoal Mar Mediterraneo con il coinvolgi-mento dei Paesi del Mediterarneo, incui si affronteranno diversi temi perla salvaguardia di questo mare che èuno scrigno di ‘biodiversita’ e beniculturali.

Si parlerà dunque di mare, ambien-te e di integrazione tra culture”.

22 LA VOCE DELL’ISOLA19 Gennaio 2008

I documenti finalizzati a razionalizzare il rapporto tra produzione e ambiente

Nuovi protocolli d’intesa per le risorse del Mediterraneo

Per garantire al territorio uno sviluppo sostenibile

A Melilli il fotovoltaico ecologicoLe impresedi Ennacrescono benedi MELINDA MICELI

Il geometra Sorbello, sindaco di Melilli, un Co-mune ad alto impatto ambientale, definito daimedia e dagli addetti ai lavori “il sindaco Ro-

bin Hood” per aver bloccato l’accesso della baia diAugusta alle petroliere, da anni si batte per tutelarel’ambiente e la salute dei propri cittadini.

Valorizzare e rendere operativa la ricerca che sifa sul territorio, è la parola d’ordine di adesso perarginare il richiamo molto forte che viene dall’e-stero in tema di studi su energia pulita e alternativaper garantire al proprio Comune e a tutto il territo-rio uno sviluppo eco-sostenibile. Secondo le vi-genti normative europee, entro il 2020 i Paesimembri dovranno produrre il 20% di energia rin-novabile riducendo del 20% le emissioni in atmo-sfera. A tal proposito ha dichiarato Sorbello:“Ven-t’anni fa, in seguito al referendum sul nucleare, l’I-talia ha subito una battuta d’arresto nel campoenergetico. Adesso dobbiamo attivarci seriamenteper cercare fonti energetiche alternative e rinnova-bili, quali ad esempio l’energia solare.

La realizzazione di questo progetto rappresentauna sfida per il nostro Comune e proietterà Melillinel futuro energetico»..Il “fotovoltaico” è quelprocesso diretto di conversione dell’energia solarein energia elettrica che avviene quando la luce so-lare, incidendo su un materiale semiconduttore (adesempio silicio) opportunamente trattato, crea del-la carica libera capace di genere corrente elettrica.Le cellule organiche ispirandosi al processo di fo-tosintesi clorofilliana utilizzano una miscela dimateriali in cui un pigmento assorbe la radiazionesolare e gli altri componenti estraggono la caricaper produrre elettricità. Un grosso vantaggio deimateriali fotovoltaici organici o plastici, risiede nelfatto che questi, sotto forma di pellicola, possonoessere depositati su larghe aree e a costi molto ri-dotti a partire da una soluzione liquida come veri epropri inchiostri o paste.

È possibile quindi usare metodi tipici dell’indu-stria della stampa riducendo drasticamente gli alti

costi di materiale, di processo e di dispendio ener-getico. La corrente continua così generata può es-sere convertita in corrente alternata, facilmentefruibile dagli apparati comunemente utilizzati, tra-mite un dispositivo elettronico chiamato inverter.

Sarà Melilli dunque, uno dei primi Comuni dellaprovincia siracusana a sperimentare la produzionedi energia da impianti fotovoltaici. I fondi, comeha ribadito il sindaco Sorbello, deriveranno da unamisura prevista dal ministero dello Sviluppo eco-nomico attraverso il Conto energia ed una partico-lare convenzione tra le banche e il Comune per losviluppo delle energie alternative.

Sarà la Ecolink, la società specializzata nel set-tore che, attraverso una convenzione con il Comu-ne, realizzerà gli impianti fotovoltaici da installarein tutti i luoghi pubblici. I progetti riguarderannol’installazione di pannelli negli edifici pubblici escolastici, nelle pompe di sollevamento dei pozzidi Pizzarotti che alimentano l’ acquedotto comuna-le,e in tutta l’area di protezione civile.

Quindi l’energia elettrica prodotta e immessa inrete servirà ad illuminare il centro urbano e le abi-tazioni private, con il doppio vantaggio di allegge-rire le bollette dei cittadini. I vantaggi per l’am-biente sono tutt’altro che indifferenti: un impiantoa terra statico di 5 Mw riesce a ridurre, in un anno,di 148mila tonnellate le emissioni di CO2 nell’at-mosfera, fornendo una copertura energetica percirca 2300 famiglie.

Nell’idea della svolta fotovoltaica operata delsindaco di Melilli oltre all’approccio verso l’inno-vazione veramente notevole va ravvisata la lungi-miranza nel prevedere alcuni elementi che dovreb-bero sfuggire a molti:l’aumento dell’efficienza efunzionalità degli edifici attraverso il risparmionell’uso delle risorse naturali, il contenimento deiconsumi energetici, il miglioramento della dota-zione di servizi ed attrezzature, degli spazi di rela-zione, mette a sistema una qualità locale realizzatadal progetto con una più diffusa qualità globale,requisito indispensabile per una consapevole azio-ne ambientalista.

“Si tratta di un datostraordinario. Un ri-sultato storico". Così

il presidente della Provincia diEnna Cataldo Salerno, com-menta lo studio della Cameradi Commercio di Milano sull'a-pertura di nuove imprese nel2007, secondo cui la Provinciadi Enna è al 1º posto assolutoin Italia per incremento percen-tuale di nuove imprese (+117%rispetto al 2006) e al 5º postoper incremento numerico, dopoMilano, Roma, Torino e Lecce.

"È un'ulteriore conferma diquello che vado dicendo datempo – continua Salerno - laprovincia di Enna è in fortecrescita: ben 783 nuove impre-se in un anno si traducono inalcune migliaia di nuovi postidi lavoro. Non era mai avvenu-to nulla di simile. Avendo lavo-rato ogni giorno per portare laprovincia di Enna in alto, nonposso dire di essere sorpreso.

“Sono entusiasta. Non siamoabituati a stare immediatamen-te a ruota di province come Mi-lano, Roma e Torino, addirittu-ra sui dati quantitativi. - affer-ma - Questo risultato dà contodella grande attenzione che laProvincia, principale motoredello sviluppo di questo territo-rio, ha posto nei confronti dellepolitiche per il lavoro e perl'occupazione".

Saranno firmati a Erice tra i cinque ministri dei Paesi rivieraschi tra marzo e aprile prossimi

Sorbello, sindaco di Melilli

AT

TU

AL

ITÀ

Page 21: In tutte le edicole un giornale nella prospettiva dell ... · di SALVO BARBAGALLO Non bastano le concessioni fatte dal Governo regionale di Cuf-faro per la ricerca di falde pe-trolifere

Mobili e Arredamenti per:Scuole – Uffici – Ospedali – Case di RiposoCase di Cura – Asili Nido e ComunitàLargo Carmelo Mendola, 2/B95100 CATANIATEL.: 095/7169634FAX.: 095/508182E-Mail: [email protected]

Tutto per l’arredamento d’ufficio e altro...

Page 22: In tutte le edicole un giornale nella prospettiva dell ... · di SALVO BARBAGALLO Non bastano le concessioni fatte dal Governo regionale di Cuf-faro per la ricerca di falde pe-trolifere

Asilat SrlVia Miscarello - Salice, 41

95014 Giarre (CT)

Daniela Franchina+39 333 9290042

Ketty Torrisi+39 333 5257520

[email protected]

Page 23: In tutte le edicole un giornale nella prospettiva dell ... · di SALVO BARBAGALLO Non bastano le concessioni fatte dal Governo regionale di Cuf-faro per la ricerca di falde pe-trolifere

25LA VOCE DELL’ISOLA19 Gennaio 2008

TU

RIS

MO

di VINCENZO POMA

Dal 2001, anno nel quale fu modificato ilTitolo V della Costituzione attribuendocompletamente alle Regioni la compe-

tenza in materia turistica, le spese sostenute daogni territorio per promuovere il turismo hannoseguito un andamento altalenante. È questa l’in-dicazione che emerge da uno studio realizzatodalla Confturismo-Confcommercio con il contri-buto del Cnr su “La spesa delle Regioni per ilturismo”, presentato a Rimini, nel contesto di unconvegno organizzato dal Comitato NazionaleGiovani Albergatori della Federalberghi-Conftu-rismo.

Il rapporto prende in esame le spese effettuatedalle singole Regioni sia per la promozione siaper gli incentivi al sistema turistico ed analizzagli anni dal 2001 al 2006. “Il risultato - affermaBernabò Bocca, presidente di Confturismo-Confcommercio - mostra una notevole disponi-bilità di risorse e vitalità delle singole Regioniper promuovere e supportare il proprio sistematuristico, anche se non mancano alcuni casi dicontraddizione rispetto a quanto speso ed al ri-torno in termini di arrivi e presenze di turisti.L’auspicio é che una maggiore sinergia tra Re-gioni e Stato possa portare ad una ottimizzazio-ne delle risorse stanziate e spese, con un coin-volgimento magari più operativo dell’Enit-Agenzia del Turismo, che in qualità di bracciooperativo potrebbe migliorare quei processi dirazionalizzazione della spesa, accelerando i tem-pi di ritorno degli investimenti”.

Nel 2001 l’Italia ha avuto 81,6 milioni di arri-vi turistici (tra italiani e stranieri) e 350,3 milio-ni di pernottamenti, con le Regioni che hannospeso 1,60 miliardi di euro. Nel 2002 gli arrivisono stati 82 milioni con 345,2 milioni di per-nottamenti ed una spesa regionale di 1,62 miliar-di di euro. Nel 2003 gli arrivi sono stati 82,7 mi-lioni con 343,4 milioni di pernottamenti ed unaspesa regionale di 2,19 miliardi di euro. Nel2004 gli arrivi sono stati 85,9 milioni con 345,3milioni di pernottamenti ed una spesa regionaledi 2,01 miliardi di euro. Nel 2005 gli arrivi sonostati 88,3 milioni con 355,2 milioni di pernotta-menti ed una spesa regionale di 1,83 miliardi dieuro. Nel 2006, infine, gli arrivi sono stati 93,9

milioni con 370,1 milioni di pernottamenti eduna spesa regionale di 1,81 miliardi di euro.

Nel 2001 la Regione che ha speso di più per ilturismo è stata la Sardegna con 231,4 milioni dieuro seguita dal Trentino Alto Adige con 183,3milioni di Euro, dal Piemonte con 175,9 milioni,

dal Lazio con 149,4 milioni e dalla Calabria con117,1 milioni. Nel 2002 la Regione che ha spesodi più per il turismo è stato il Piemonte con198,9 milioni, seguito dal Trentino Alto Adigecon 192,4 milioni, dalla Calabria con 176 milio-ni, dal Lazio con 169,3 milioni e dalla Sardegnacon 147,8 milioni. Nel 2003 la Regione che haspeso di più per il turismo è stata la Sicilia con

498,7 milioni seguita dal Trentino Alto Adigecon 212,3 milioni, dalla Calabria con 199,2 mi-lioni, dal Lazio con 186,6 milioni e dal Piemon-te con 184,6 milioni. Nel 2004 la Regione cheha speso di più per il turismo è stata la Siciliacon 317,4 milioni seguita dal Piemonte con

287,3 milioni, dal Lazio con 188 milioni, dalTrentino Alto Adige con 173,1 milioni e dallaCampania con 143,4 milioni. Nel 2005 la Regio-ne che ha speso di più per il turismo è stata laSicilia con 348,6 milioni seguita dal TrentinoAlto Adige con 232,2 milioni, dal Piemonte con118,3 milioni, dalla Sardegna con 117,4 milionie dal Lazio con 114,7 milioni. Nel 2006 la Re-

gione che ha speso di più per il turismo è stata laSicilia con 316,4 milioni di Euro seguita dalTrentino Alto Adige con 206 milioni di euro, dalLazio con 165,4 milioni di euro, dalla Sardegnacon 129,3 milioni di euro e dalla Valle d’Aostacon 107,4 milioni.

Nel 2001 la Regione che ha speso di più perogni turista arrivato, sia italiano sia straniero, èstata la Sardegna con 127,8 euro seguita dallaCalabria con 107,5 e dalla Valle d’Aosta con103,3. Nel 2002 la Regione che ha speso di piùper ogni turista arrivato è stata la Basilicata con148 euro seguita dalla Calabria con 147 e dallaValle d’Aosta con 93,7 euro. Nel 2003 la Regio-ne che ha speso di più per ogni turista arrivato èstata la Basilicata con 193,5 euro seguita dallaCalabria con 153 euro e dalla Sicilia con 122.Nel 2004 la Regione che ha speso di più perogni turista arrivato è stata la Basilicata con124,1 euro seguita dal Piemonte con 100 e dallaValle d’Aosta con 89,6. Nel 2005 la Regione cheha speso di più per ogni turista arrivato è stata laBasilicata con 149,8 euro seguita da Valle d’Ao-sta (112,2 euro) e Sicilia con 81 euro. Nel 2006la Regione che ha speso di più per ogni turistaarrivato è stata la Basilicata con 151,5 euro se-guita da Valle d’Aosta (127,3 euro) e Sicilia(69,4).

Nel 2001 la Regione che ha speso di più perogni pernottamento turistico sia italiano sia stra-niero è stata la Valle d’Aosta con 25 euro segui-ta dalla Sardegna con 22,7 e dalla Basilicatacon 21,7. Nel 2002 la Regione che ha speso dipiù per ogni pernottamento turistico italiano estraniero è stata la Basilicata con 34,1 euro se-guita dalla Calabria con 25,9 euro e dal Pie-monte con 23,2 euro. Nel 2003 la Regione cheha speso di più è stata la Basilicata con 46,9 eu-ro seguita dalla Sicilia con 37,9 e dalla Calabriacon 27,2 euro.

Nel 2004 la Regione che ha speso di più éstato il Piemonte con 30,8 euro seguito dalla Ba-silicata con 30,4 e dalla Sicilia con 23,8. Nel2005 la Regione che ha speso di più è stata laBasilicata con 35,8 euro seguita dalla Valled’Aosta con 30,1 e dalla Sicilia con 25,4. Nel2006 la Regione che ha speso di più èstata laBasilicata con 39,2 euro seguita dal Valle d’Ao-sta (33,5 euro) e Sicilia con 21,7.

Nel 2004 dalle casse della Regione ben 348,6 milioni di euro per l’immagine dell’Isola

La Sicilia spende molto per promuovere il turismo

I dati emersi nel corso di un convegno a Riminiorganizzato dal Comitato Nazionale GiovaniAlbergatori della Federalberghi-Confturismo

Per rendere più omogenea l'offerta culturale

Una rete “civita”per i museiÈstata costituita nei giorni scorsi a Paler-

mo la società Civita Sicilia che si occu-perà di gestione di strutture e reti mu-

seali, organizzazione di eventi culturali eespositivi.

L'iniziativa, presentata a Villa Zito a Paler-mo, é stata voluta da Civita servizi, Fondazio-ne Banco di Sicilia e Bds gruppo Unicredit."La nascita di Civita Sicilia - ha detto il presi-dente della Fondazione Bds, Giovanni Puglisi- risponde all'esigenza di rendere più omoge-nea l'offerta paesaggistica, artistica e culturalesiciliana, valorizzando sia i gioielli più noti,sia quella parte del patrimonio culturale anco-ra poco conosciuto.

La partecipazione della Fondazione vuolefavorire la crescita sociale, culturale ed eco-nomica dell'Isola, attuando collaborazioni conaltri partner".

Civita servizi ha consolidato in questi anniuna leadership nazionale nella gestione di ser-vizi museali, nell'organizzazione di grandimostre e della progettazione a supporto dellepubbliche amministrazioni. La società. chepartecipa infatti alla gestione di circa 45 mu-sei e siti archeologici, ha sedi a Roma, Mila-no, Venezia e Napoli e in Sicilia punterà sul

turismo culturale, una realtà in crescita nellaregione. Secondo Gianfranco Imperatori, pre-sidente di Civita Servizi, "la capacità di pro-lungare la stagione turistica rispetto alla per-formance attuale, concentrata e focalizzata sultrimestre estivo, contribuirebbe a fornire unaconcreta soluzione ai problemi occupazionalidell'Isola, ma implica una diversa impostazio-ne dell'offerta turistica e culturale orientata al-la qualità, attraverso l'integrazione di diversetipologie di turismi (marittimo balneare, cul-turale, religioso, sportivo, enogastronomico econgressuale) e il miglioramento dei sistemidi trasporto e dell'offerta ricettiva diffusa.

Negli spazi espositivi della Galleria Civica d'arte moderna

Metafisica di De Chiricoa PalermoUna mostra dedicata a Giorgio

de Chirico (1888-1987), unodei maestri della pittura euro-

pea del Novecento, è in programmanegli spazi espositivi della GalleriaCivica d'arte moderna di Palermo, nelcomplesso di Sant'Anna, dal 28 feb-braio al 30 marzo 2008.

La Giunta municipale ha approvatouna delibera, che aderisce al progettopresentato dalla Key 75 srl e che fissaa 5 euro il prezzo del biglietto d'in-gresso.

La mostra, sponsorizzata da vari en-ti pubblici e privati, è a costo zero peril Comune, che mette a disposizionelocali e organizzazione. "Giorgio deChirico: la Metafisica continua", que-sto il titolo della mostra, sarà curatada Maurizio Calvesi, storico dell'artee uno dei più attenti studiosi dell'ope-ra di de Chirico; e vedrà esposte im-portanti opere, fra dipinti, sculture egrafica, provenienti dalla FondazioneIsa e Giorgio de Chirico (Roma), dal-la Galleria nazionale d'arte modernadi Roma e dal Museo Bilotti di Roma.

Page 24: In tutte le edicole un giornale nella prospettiva dell ... · di SALVO BARBAGALLO Non bastano le concessioni fatte dal Governo regionale di Cuf-faro per la ricerca di falde pe-trolifere

di SALVATORE SQUILLACI

“Nell’immaginario colletti-vo calendario non è piùla proposta grafica del

susseguirsi ordinato dei giorni di unanno, ma la patinata e disinibitaostentazione di veline, letterine, stel-line che nel diminutivo trovano l’e-saltazione spesso del nulla, quasisempre del banale. Esattamente ilcontrario di quanto ha fatto, in cin-quanta anni di intensa attività artisti-ca, Coco”. Il giornalista Daniele LoPorto, copresentatore insieme al col-lega Nello Pappalardo, del calenda-rio realizzato dal famoso GiuseppeCoco, in arte più semplicemente Co-co, ricorda subito le qualità di unmaestro dell’illustrazione universal-mente riconosciuto come tale, nelcorso della conferenza stampa dipresentazione che si è tenuta nel Mu-nicipio di Biancavilla, presenti il sin-daco Mario Cantarella, il direttoredella Biblioteca comunale, VincenzoPetraia e tanti vecchi amici di Coco.Da quasi tre anni lo incontrano rego-larmente al bar, in piazza, nelle stra-dine di Biancavilla dove il maestroha deciso di tornare dopo una inten-sa e lunghissima attività artistica tra-scorsa quasi intermente a Milano.

Nel 2005, anno del suo ritorno nel-la “terra natia”, occasione celebratain modo solenne, Giuseppe Coco, siera visto affidare dall’amministrazio-ne comunale l’incarico di esaltare,con la sua originalissima matita, lebellezze culturali e architettonichenel calendario. A distanza di due anniCoco concede il bis, ma da artistaabituato a graffiare, si è divertito araccontare, sempre in tredici tavoled’autore, vizi e vezzi dei biancaville-si, senza pudori, senza reticenze, sen-za lasciarsi prendere dalla compas-sione per i suoi concittadini. Dall’altodi una lunga carriera cosmopolita, èconosciuto in tutto il mondo più dialtri nomi di un recente passato (Ja-covitti) e di un lungo presente (Forat-tini), r di una permanenza quaranten-nale a Milano, da dove ha lavoratoper le maggiori testate, non solo ita-liane, naturalmente (dal Corriere del-la Sera a Famiglia cristiana, da Ami-ca a Comix, da Paris a Bazar, da Re-pubblica a Panorama), Coco non si èassolutamente posto limiti, né artisti-ci né sentimentali. Ma in occasionedella presentazione del calendarioCoco si è divertito anche a ricordarele sue origini di disegnatore (“ho co-minciato a cinque anni, bastava unfoglio, una matita e la mia fantasia.

Da allora non ho più smesso”) e ledomande imbarazzate di tanti amici:“Cosa fai a Milano?”. Risposta: “Ildisegnatore”. “Ah, e come vivi? Haianche un negozietto?...”.

“Sfogliare il calendario è come unaseduta psicoanalitica. che dura 12mesi, ed i “pazienti” dello specialistaCoco siamo tutti noi biancavillesi.Facciamo tesoro di queste vignette,che ci mostrano vizi e luoghi comuni,perché ci fanno fare autocritica – hasottolineato il sindaco Mario Canta-rella - : ottimo metodo per migliorar-ci”. A sottolineare gli aspetti umani eartistici il giornalista Nello Pappalar-do, da sempre cultore delle “strisce”e ormai amico personale di Coco:“All’esuberanza artistico-tecnica eall’elaborazione assai complessa del-le architetture attraverso le quali Co-co fa muovere i suoi personaggi edentro cui racconta le sue storie, cor-risponde per contrasto la paciosa fi-gura di un uomo schivo, che mai ten-de ad apparire o a mettersi in mostra,ma ha le idee assolutamente chiareintorno all’oggetto della sua comuni-cazione artistica e ne difende scelte emotivi, senza mai scendere a com-promessi”.

Per Daniele Lo Porto : “l’avarizia,l’indolenza, il vizio del gioco deibiancavillesi, sono messi alla berlina,non solo con il disegno, ma anchecon un testo breve, lapidario, graf-fiante. La satira e l’umorismo cheemerge dalle tavole di Coco sono lacifra di una comunicazione efficace ediretta, valgono più di un’inchiestagiornalistica, di un articolo di fondo,di un corsivo. Al contrario di altri ar-tisti(non facciamo nomi, per carità)della vignetta che esaurita da tempola naturale ispirazione diventano cari-catura di se stessi, ridondanti ed er-metici. Cioè falliscono in pieno il lo-ro compito”. E Lo Porto ha conclusocon una “provocazione” al sindacoCantarella: perché non promuovere aBiancavilla una scuola, anzi un’uni-versità, della vignetta che abbia inCoco il suo magnifico rettore?

Presentato da Daniele Lo Porto e Nello Pappalardo il calendario 2008

Il vignettista Giuseppe Coco concede il bis a Biancavilla

26 LA VOCE DELL’ISOLA19 Gennaio 2008

CU

LT

UR

A

Il segreto di Cocodi MASSIMO PINI*

Coco è un personaggio che parla poco. Egli, infatti,inn un modo nel quale la gente si esprime in tutti imodi possibili, dalla gesticolazione al linguaggio

ermetico degli “addetti ai lavori”, possiede come mezzodi espressione i suoi disegni e i suoi dipinti.

Essi ci confermano che il mondo di Coco è quello diun surrealismo crudele che deve certo qualcosa all’e-spressionismo e, anche ai suoi epigoni come RichardLindner, ma che non ha nulla a che fare cin l’Italia. Cocoè completamente originale per il senso della composizio-ne, peri rapporti di colore. Guardiamo i suoi gialli, rossi,violetti e verdi. Osserviamo quell’osceno animale che,spellato, rivela un paio di mutandine a fiori…

Contempliamo quelle donne gelide, freddamente di-sponibili, in dècors geometrici nei quali l’ossessione del-la profondità è dominante…Valutiamo questa umanitàaccoccolata, strisciante, ammucchiata…Qui ci troviamooltre il latinismo, e anche oltre il mitteleuropeismo.

L’umanità di Coco fa ridere, se si vuole ridere, per le

situazioni che l’artista esemplifica: vibrofilia, campagnademografica, piaceri solitari, jus primae noctis; situazio-ni che altri avrebbero risolto con una facile battuta grafi-ca. Ma questa stessa umanità lascia la bocca amara: e quiCoco si rivela per quello che è: dietro l’umorista, l’arti-sta. Basta osservare i muri di Coco: quelle masse solide,infrangibili, che solo nei dipinti sembrano prendere unacerta disponibilità ad essere sorpassati, sconfitti. Cosìnon è “incomunicabilità”: quel muro sofisticato, ornato,ma tanto solido, è destinato a restare: e non soltanto sullacarta. Esso è il «muro della tragedia della vita.

Qual è il segreto di Coco, dunque? Credo che il segre-to possa essere svelato: Coco è siciliano, viene da unaterra che ha sempre avuto una sua tradizione di egemoniae di impassibilità, dai tempi di Federico II, imperatoredel mondo conosciuto.

I colori di Coco sono i caldi colori del sud trasportatinella geometricità dello pseudo-razionale; e i suoi essereumani sono larve

*(dalla presentazione del Calendario 2008realizzato dal Comune di Biancavilla)

Da quasi tre anni si incontra regolarmente al bar,in piazza, nelle strade della cittadina pedemontanadove il maestro ha deciso di tornare dopouna intensa e lunghissima attività artisticatrascorsa quasi interamente a Milano

Un momento della presentazione del calendario con Giuseppe Coco (in primo piano a destra) tra Daniele Lo Porto e Nello Pappalardo

Page 25: In tutte le edicole un giornale nella prospettiva dell ... · di SALVO BARBAGALLO Non bastano le concessioni fatte dal Governo regionale di Cuf-faro per la ricerca di falde pe-trolifere

27LA VOCE DELL’ISOLA19 Gennaio 2008

di CORRADO RUBINO

Il 2007 a Catania si è concluso con due eventiculturali di alto profilo, a livello internazio-nale: due convegni che si sono tenuti nel

“Coro di notte” dell’ex monastero dei Benedet-tini di Catania, il primo dall’accattivante titolo“Bisanzio e le periferie dell’Impero”, organiz-zato dalla Facoltà di Lettere e Filosofia, dal Di-partimento di Studi archeologici filologici e sto-rici dell’Ateneo di Catania e dal Comitato Na-zionale per le celebrazioni del Millenario dellafondazione dell’Abbazia di San Nilo a Grotta-ferrata; il secondo, dalla tematica “Tra lava emare - contributi all’archaiologhia di Catania” -organizzate sempre dalla Facoltà di Lettere e Fi-losofia e dalla Soprintendenza ai Beni culturalidi Catania, con il coinvolgimento della Facoltàdi Geologia e della Facoltà di Architettura

L’incontro “Bisanzio e le periferie dell’Impe-ro” si è aperto con gli indirizzi di saluto del ret-tore dell’Università di Catania Antonino Recca,del preside Enrico Iachello e del direttore delDipartimento, professore Carmelo Crimi. Lasuccessione degli interventi ha visto come primiinterventi quelli di Filippo Burgarella e Veravon Falkenhausen sugli aspetti politici e ammi-nistrativi delle province nell’Italia bizantina;poi quelli sulla cultura religiosa di FrancescoD’Aiuto e Donatella Bucca; sulle vite di alcunisanti italogreci, come Leone di Catania, ci han-no particolarmente colpito Augusta AcconciaLongo e Stefano Caruso; a seguire è stato espo-sto l’interessantissimo tema numismatico dellamoneta locale e moneta metropolitana nella Si-cilia bizantina da Giuseppe Guzzetta; ed ancoraper i rapporti tra la città tardoantica e il vesco-vo; e più in generale per i rapporti tra centro eperiferia e i contatti tra le diverse province sonostate ascoltate le relazioni di Alba Maria Orselli,Jean Claude Cheynet, Santo Lucà, SalvatoreCosentino e Gioacchino Strano; per le relazionicon le periferie più esterne, come la Russia delX sec. ha esposto Antonio Carile, e dei territori,un tempo bizantini ma passati ad altro dominio,come Chio ci ha parlato Sandra Origone e d’Ita-lia, Pierre Racine.

L’Abbazia di San Nilo è conosciuta anchecon il nome di Santa Maria di Grottaferrata ed èun monastero esarchico gestito da monaci basi-liani. È stata fondata nel 1004 da san Nilo, ap-punto, cinquant’anni prima dello scisma fra laChiesa Cattolica ed Ortodossa: tuttavia questomonastero è di rito bizantino, cioè viene seguitoil rito greco-bizantino in greco antico, ed è alledipendente della Santa Sede. All’interno del-l’abbazia si trova una delle biblioteche più for-nite di testi in greco antico e latino al mondo,con migliaia di volumi di valore inestimabile.San Nilo era nato a Rossano, greco d’origine edosservante del rito bizantino, era un tipico rap-presentante della popolazione della Calabriamedievale che, come la Sicilia e gran parte del-l’Italia meridionale, rimase sottoposta per secoliall’autorità dell’Impero romano d’Oriente dopola riconquista operata da Giustiniano nel VI sec.

Il secondo appuntamento, “Tra lava e mare”,è stato certamente un momento eccezionale perCatania: se non consideriamo il convegno spe-cialistico su “Catania tardo antica” del 2003,l’ultimo convegno sull’archeologia catanese ri-sale al 23 e 24 maggio del 1992 quando, semprenell’ex monastero dei Benedettini, si svolsero ilavori del 5° Congresso della Società Italianaper lo Studio dell’Antichità Classica(S.I.S.A.C.).

I lavori di quest’ultimo convegno hanno avu-to inizio con il saluto d’apertura porto dall’ar-chitetto Gesualdo Campo, soprintendente ai Be-ni culturali di Catania. Con il suo solito stile di-retto e concreto ha messo subito in evidenzal’eccezionalità del congresso voluto dal prof.Vincenzo La Rosa, direttore del Centro di Ar-cheologia cretese dell’Università di Catania edirettore della missione di scavo ad HaghiaTriada e Festòs nell’isola di Creta.

Nel corso delle due giornate di studio i relato-ri presenti hanno analizzato non soltanto gliaspetti morfologici costieri e i dati geologicidelle zone eruttive, ma hanno ripercorso stori-camente, avvalendosi delle moderne metodolo-gie storiografiche e dei risultati dell’impiegodelle nuove tecnologie, le tappe che hanno poi

condotto alle attuali conoscenze sull’antica to-pografia del capoluogo etneo. A presiedere lequattro tornate del convegno, oltre al Soprinten-dente stesso, sono stati chiamati il professoreRoberto Osculati, presidente del Corso di Lau-rea in Lettere, il professore Carmelo Crimi, di-rettore del Dipartimento Studi Archeologici, Fi-losofici e Storici dell’Università di Catania, ilprofessore Giuseppe Dato, preside della Facoltàaretusea di Architettura dell’Ateneo catanese,che hanno presentato gli argomenti e i relatoriche si sono avvicendati durante la durata delconvegno stesso.

Primo a scendere in campo è stato il professo-re Carmelo Monaco docente di Geologia strut-turale che ha esposto una relazione dal titolo “Idati geologici e le variazioni della linea di co-sta” della città di Catania. Dopo avere presenta-to una preliminare “spettrografia” del “sistemavulcanico” Etna, l’argomento è stato incentratosui processi geomorfologici del suolo catanese esui fenomeni che hanno portato al sollevamentodella sua linea di costa in età preistorica; lineadi costa che era molto più arretrata dell’attuale eche si può far coincidere con le alture di monteVergine (ospedale Santa Marta), Cibali, SantaSofia, Barriera, Leucatia, Canalicchio e cosìvia. A seguire il professore Renato Cristofolinidocente di Vulcanologia, ha esposto i dati geo-logici ricavati dalle eruzioni in età preistorica estorica. Cristofolini e Monaco hanno proposto

una datazione diversa da quella canonica dellecolate laviche, in generale, su cui si è sviluppatol’odierno centro urbano di Catania; principal-mente per le lave cosiddette del Rotolo e delCrocefisso che, già datate nell’800 al 1381 d.C.,vengono ridatate al 1160, e per le lave cosiddet-te di Cifali che, già datate al 252 d.C., vengonoridatate ad una età più antica. Comunque è statoribadito, qualora ce ne fosse ancora bisogno(ndr, ma forse sì!), che la maggior parte del cen-tro storico di Catania non è mai stato colpito dacolate laviche fin dai tempi dei primi insedia-menti preistorici che a tutt’oggi risalgono allatarda età neolitica. Ed è stata appunto la fase de-gli insediamenti preistorici, l’oggetto dell’espo-sizione del dottore Francesco Privitera, funzio-nario del Servizio per i Beni Archeologici dellaSoprintendenza di Catania, che ha comunicato idati provenienti dalle ultime esplorazioni con-dotte nella cosiddetta grotta Petralia e nellegrotte di S. Nullo e Canalicchio. Con l’interven-to del professore Edoardo Tortorici, docente diTopografia antica si è passati all’esposizionedelle tappe che dal ‘500 ad oggi hanno condi-zionato le nostre conoscenze sull’antica topo-grafia della città. Interessanti sono state le sueproposte di rilettura di alcuni elementi topogra-

fici della città antica come ad esem-pio il Circo o Ippodromo e i resti delcosiddetto Foro romano nei quali lostudioso invece, a seguito di puntualiconfronti con altre strutture similinel mondo romano, vede più appro-priatamente degli horrea (mercati).Particolarmente interessante la suaipotesi (supportata da recenti ritrova-menti) sull’organizzazione urbanadell’acropoli della città calcidese chenon solo appare in più punti coinci-dere con il tracciato viario modernoma che egli mette in intima relazionecon l’impianto urbanistico ippoda-meo messo in luce a Naxos (altra cit-tà calcidese). Il prof. Massimo Fra-sca, docente di Archeologia dellaMagna Grecia e direttore della Scuo-la di specializzazione di Archeologia, ci ha ri-portati al periodo protostorico e alla nascita del-le colonia calcidese pur con tutte le difficoltàderivanti dalla scarsità di ritrovamenti di strut-ture e di materiali (se si eccettuano i materialidella stipe votiva individuata in piazza SanFrancesco d’Assisi nel 1959). La stipe votiva(in pratica un deposito di ex voto), appartenutaal vicino tempio di Demetra e Kore, ci è statapresentata (anche se ancora in corso di studio)dall’intervento della dottoressa Antonella Pau-tasso, responsabile della ricerca “Le origini del-

l’arte greca” dell’Istituto per i Beni Archeologi-ci e Monumentali del CNR, con una relazioneche, oltre ad una breve escursione sul ritrova-mento di una delle più consistenti raccolte diceramiche e terrecotte dagli inizi del 6° al 4° se-colo a.C., ha ipotizzato il novero del santuariodelle due divinità eleusine nel circuito dei gran-di santuari del mediterraneo. Il contributo piùmassiccio ai lavori è stato portato dalle tre rela-zioni della dottoressa Maria Grazia Branciforti,direttore della sezione archeologica della So-printendenza di Catania che ha esposto in prati-ca venti anni della sua attività di scavo e di stu-di che hanno avuto come oggetto la città di Ca-tania. Vecchie e nuove acquisizioni che abbrac-ciano sia il periodo greco e sia il periodo roma-no. Interessantissime sono state, tra i molti daticomunicati, le nuove acquisizioni della domus edei tracciati stradali romani sotto l’ex monaste-ro dei Benedettini, i nuovi dati emersi dagli sca-vi di via dei Crociferi e del Teatro antico cheaprono nuove prospettive interpretative, rispet-tivamente sulla viabilità urbana e sulle vicendecostruttive dell’edificio pubblico teatrale ivi in-clusa l’eventuale preesistenza di un precedenteteatro (trapezoidale?). Non meno interessantisono stati i nuovi dati provenienti dagli scavi

nell’area dell’ex Reclusorio della Purità del2001-02 e via S. Maddalena. Il dottore UmbertoSpigo, ha illustrato i saggi effettuati in una partedel piano terra di palazzo Sangiuliano (ex teatroMacchiavelli) e sui nuovi dati riguardanti l’An-fiteatro. Il dottor Andrea Patanè ha illustrato gliscavi archeologici effettuati presso la chiesa diSant’Agata al Carcere. Il professore FrancescoTomasello, docente di Rilievo e Analisi dei mo-numenti antichi, che ha esposto i dati in posses-so sulla viabilità suburbana in età imperiale. Peril medioevo e oltre la professoressa Lucia Arci-fa, docente di Storia e archeologia medievale,ha esposto la relazione dal titolo “Da Agata alLiotru: la costruzione dell’identità urbana nel-l’alto medioevo”. L’esposizione è stata arricchi-ta da immagini di elaborazioni grafiche compu-terizzate che hanno mostrato la ricostruzionevirtuale dello studio effettuato nell’area di San-t’Agata la Vetere, del carcere di S. Agata e delcosiddetto bagno dei gladiatori. A seguire l’in-tervento della professoressa Claudia Guastella,docente di Storia dell’arte medievale, sugli af-freschi bizantini di 12° e 13° secolo della chiesadi “Sancta Maria Rotunda” e sugli studi da leieffettuati. Il professore Giuseppe Pagnano, do-cente di Disegno dell’Architettura, ha presenta-to una coinvolgente e partecipata relazione daltitolo “Ultra Catinam: il teatro e il suo quartie-re” sulle vicende della restituzione alla città deiresti del teatro antico e del suo odeon. La storiadei primi espropri, degli interventi illuminatidel principe di Biscari e dello scarso senso civi-co del marchese Gravina. Quindici anni fa ilcongresso della S.I.S.A.C. fu organizzato e cu-rato da Bruno Gentili e gli atti furono pubblicatidopo quattro anni. Questo congresso “Tra lava emare” è stato organizzato e curato dal professo-re Vincenzo La Rosa, docente di Archeologia eAntichità egee che a fine serata, dopo avereesposto le sue sintetiche conclusioni su ognunodegli interventi, ha raccomandando ai relatori diconsegnare al più presto le relazioni scritte inmodo da poterle pubblicare quanto prima: stare-mo a vedere. È auspicabile, così com’è statosuggerito durante il congresso dal professoreTortorici, che tutti gli studiosi, che si occupanodi Catania e dintorni, possano utilizzare un’uni-ca base cartografica per posizionare i monu-menti, i ritrovamenti archeologici delle varieepoche supportati dai dati geologici (curve di li-vello prima delle colate laviche). Il qualificatis-simo pubblico presente ai lavori del congressonon può che essersi rallegrato per lo svolgimen-to di tale evento, anche se si auspica che l’ap-puntamento avvenisse almeno ogni due anni.Non è possibile attendere altri quindici anni perconoscere l’evoluzione di studi geologici, ar-cheologici, architettonici e storici di Catania,che con le moderne tecniche di ricerca possonoessere divulgati in modo esaustivo in tempi re-lativamente brevi. È anche vero che le risorsefinanziarie, assegnate alle Soprintendenze sici-liane e alla ricerca in generale, non sono suffi-cienti neanche a iniziare e finire una campagnadi scavo programmato in tempi accettabili, ma èanche vero che in questo settore in Sicilia sonoesigui gli esempi di collaborazioni fattive (enon solo di facciata) fra Enti della Regione del-le Province, dei Comuni e i “privati”. Non si èancora diffusa la mentalità dello “sponsor” co-me partner finanziario degli scavi archeologici:forse perché il privato non vede la sua “ricadu-ta” a livello di immagine?

Due importanti convegni hanno caratterizzato la fine dell’anno a Catania

“Ad occidente di Bisanzio” e “Tra lava e mare”

Stanza della Tavola imbandita nella Villa Romana rinvenuta nell’areadel Monastero dei Benedettini di Catania

L’imperatore Giustiniano

CU

LT

UR

A

Page 26: In tutte le edicole un giornale nella prospettiva dell ... · di SALVO BARBAGALLO Non bastano le concessioni fatte dal Governo regionale di Cuf-faro per la ricerca di falde pe-trolifere

di MIRCO ARCANGELI

Èstato pubblicato in questi ulti-mi giorni un libro scritto da unoperatore umanitario, che nel

corso della sua esperienza in aesi di-laniati da guerre e catastrofi, ha tro-vato la forza per conoscere se stesso.Tra miserie, fame, bombe, corpiumani fatti a pezzi a colpi di macete,vite straziate da un destino crudele,valori senza valore, lui, GiorgioTrombatore, scopre come è veramen-te.Giorgio Trombatore è nato a Cata-nia il 12 marzo 1971. Laureato all’U-niversità di Ragusa in lingue e lette-rature straniere, indirizzo afro-asiati-co, da oltre sedici anni lavora nelTerzo mondo con organismi umanita-ri non governativi e con le NazioniUnite. Partecipa a progetti di coope-razione ed emergenza umanitariapost-conflitto e disastri naturali. Oltresette anni li ha trascorsi in diversipaesi africani tra cui il Mozambico,l’Angola, il Sudan, l’Eritrea, il Ruan-da, il Congo e la Somalia. Nei Balca-ni ha lavorato in Albania e in Kosso-vo, in Asia ha prestato la sua opera inIndonesia, in Cambogia, in Corea delNord, in Afghanistan in Iraq e inLaos. Incontriamo Giorgio Tromba-tore in un bar di Catania, e scambia-mo con lui qualche considerazione.

Perché scrivere un libro? Veroche per certi versi già rispondi nel-le prime pagine della tua opera, maquello che vorremmo sapere è qua-li obiettivi pensi di raggiungere?What the mission?

L’idea di scrivere un libro è nataqualche anno fa di ritorno da un en-nesimo viaggio in Darfur. Da un latoc’era la voglia di raccontare espe-rienze originali in paesi dilaniati dal-la guerra civile dall’altro lato c’eraforse il desiderio di raccontare il for-marsi di un Uomo in situazioni estre-me. In Coy Ecce Homo racconto lavita di un giovane siciliano che pre-sto è costretto a rapportarsi con real-tà diverse e complesse. Mi piaceval’idea di mostrare come la crescita diquesto uomo fosse costantemente sol-lecitata da eventi esterni eccezionali.Guerre civili, stragi, lotte etniche,banditi, guerriglieri saranno questida un lato gli amici ed anche gli in-segnamenti di vita.

Tu dici che il libro non ha pretesestoriche o politiche, ma come puoiesercitare il tuo ruolo umanitariodi organizzatore di progetti di aiu-to e sostegno a popolazioni dilania-te da guerre civili, dove la vita nonha alcun valore, senza un qualun-que appiglio nella religione piutto-sto che nella politica e quindi negliideali?

È vero, forse in realtà ho smentitoimmediatamente quella frase fin dal-le prime righe del libro. Chi legge illibro noterà fin da subito che perso-naggi come Gabriele D’Annunzio o ilpittore Caravaggio ritornano costan-temente nel racconto. Da un lato c’èil grande vate, l’uomo d’azione delprimo novecento italiano. Intrepido,forte e determinato. La sua vitalitàsenza dubbio mi ha accompagnato inmolte delle mie missioni, come quan-do durante la guerra in Iraq sono en-trato con una piccola Volkwagen inaffitto in territorio iracheno tra cec-chini e soldati iracheni che combat-tevano le truppe inglesi nel sud delpaese; o ancora quando in Darfurandavo a cercare i guerriglieri asser-ragliati nelle montagne del JebelMarra. Caravaggio mi ha ispiratonell’andare sempre per la mia stradaper non seguire quelli che sono i ca-noni e le aspettative dei governi o

delle organizzazioni. L’ispirazioneprima di tutto, come quando in So-malia (Ogaden) decisi di finanziarela costruzione di una moschea in ci-ma ad una collina per essere utilizza-ta dalle etnie in lotta (bantu ed etniaogaden).

Leggendo il tuo percorso di vita,traspare fin dall’inizio che la tuacollocazione è ai limiti delle regole,oltre l’ordinarietà, per arrivare nelcontesto più emarginato della vita,come gli amici africani conosciutial San Berillo di Catania, gli Hutuin Ruanda o i ribelli dello SLA inSudan. Cosa ti colpisce di questepersone?

Mi colpisce la tragedia della vita.Solo nella tragedia riesco a vedere oa leggere la vita chiaramente. Trovodifficile spiegarlo, ma ho sempre tro-

vato affascinante la vita di questepersone che vivono costantemente ailimiti della legalità. Probabilmente lacosa che più mi colpisce è che questepersone in un modo o nell’altro sioppongono a quelle che sono le rego-le e le leggi. Talvolta questa rivoltascaturisce da situazioni di estremodisagio, da emarginazione, altre vol-te invece scaturisce dall’animo in-quieto di questi uomini perennementeinsoddisfatti e sempre in lotta controlo status quo della vita.

Hai descritto in maniera cruda lesituazioni vissute in paesi come ilRuanda, la Cambogia, l’Albania, ilMozambico, e ti sei ritrovato sem-pre dalla parte dei più deboli, dallaparte “illegale”. Questo ti ha fattocorrere rischi estremi, perché l’haifatto?

Non saprei dare una risposta. For-se è qualcosa di innato nella mia na-tura. Sin da piccolo ero affascinatodalle storie di quei personaggi che silanciavano con ardore e coraggionelle imprese più assurde. I miei idolierano uomini che vincevano le lorodebolezze che perseveravano nei loroideali. Qui non si tratta di destra osinistra, o di fanatismo religioso. Iomi riferisco a uomini che sono solidinella loro natura, che vivono piena-mente la loro vita e che non esitanomai a confrontarsi con nessuno. Que-sti sono uomini che non si nascondo-no dietro a niente, ma che amanopresentarsi per quello che sono.

Non si possono scrivere autobio-grafie a 36 anni, visto che oggi sivive fino a 80 anni, quindi dobbia-mo immaginare che sia un percor-so formativo della propria persona.Dove i grandi del passato hanno la-sciato un segno indelebile. Da gio-vane sei stato esaltato dal grandeD’annunzio, oggi a 36 anni che co-sa ti resta questa esaltazione?

Mi resta un insegnamento. D’An-nunzio a 50 anni nell’apice della suagloria come poeta, romanziere e uo-mo d’armi invece di godersi fama egioie nella sua spettacolare residen-za, ripeto a oltre 50 anni suonati simetteva alla testa di un centinaio di

arditi ed andava a conquistare Fiumeper opporsi a quella che lui chiama-va la Vittoria Mutilata. Non vogliodire frasi fatte ma il grande Poetaera giovane dentro. Per me non cisono punti di arrivo, per me c’è unpercorso fatto sempre di nuove sfide.Quello che sento dentro oggi è unsentimento sicuramente più maturodi quello che mi ha portato a 19 anniin Africa; ciò non toglie che questosentimento sia sempre vivo e forte.

Concludiamo questa breve chiac-chierata con Giorgio Trombatore e loringraziamo per il tempo dedicatoci.Coy Ecce Homo è un libro che silegge tutto d’un fiato, poiché coin-volgente, appassionante, capace difar entrare nelle situazioni e viverledirettamente. Un romanzo che vedela formazione di un uomo, dall’ado-lescenza vissuta ai margini della le-galità in una città contraddittoria co-me Catania, che trova nella forza delproprio io, la spinta ed il coraggio diaffrontare situazioni oltre i confinidella nostra civiltà, mettendo in giocola propria vita, e tornando semprevincitore. Chi legge questo libro sen-te però che questo percorso formati-vo non è ancora completato. Mancaquello che ognuno di noi cerca e chesicuramente un giorno anche Giorgiotroverà. Buona lettura.

In “Coy Ecce Homo” si raccontala vita di un giovane sicilianoche presto è costretto a rapportarsicon realtà diverse e complesse

28 LA VOCE DELL’ISOLA19 Gennaio 2008

Le esperienze dell’operatore umanitario Giorgio Trombatore in Paesi dilaniati dalle guerre

Aiutando gli altri per scoprire i reali valori della vita

CU

LT

UR

A

Tariqa al Titani - Questa foto è stata scattata a Nyala nel giornodell’inaugurazione dell’ospedale di Avamposto. In quell’occasione GiorgioTrombatore ringrazia il gruppo religioso di Tariqa Al Tijani che provvederà amantenere la struttura.

Sopra a sinistra: Giorgio Trombatore con Barbara Contini (Già Governatrice diNassiriya). Qui sopra: Giorgio con Minni Mennawie Leader SLA (Mmovimentodi liberazione del Sudan). Questa fotografia è stata scattata in una localitàsegreta nella regione del Nord del Darfur a circa tre ore di macchina da ElFasher. Minnie Mennawie a quel tempo era il comandante dei guerriglieridell’SLA contro le truppe governative e contro i temibili Janjaweed

Page 27: In tutte le edicole un giornale nella prospettiva dell ... · di SALVO BARBAGALLO Non bastano le concessioni fatte dal Governo regionale di Cuf-faro per la ricerca di falde pe-trolifere

Con “Schiuma” di Giuseppe Mazzon aperto il cartellone della Sala Magma a Catania

Nel castello di Atlantele geografie della nevrosi

di GIUSEPPE CONDORELLI

Chissà se è davvero reale il pubdove si consumano e s’intrec-ciano le storie di “Schiuma” di

Giuseppe Mazzone, la novità assolu-ta che ha aperto il cartellone della“Sala Magma” a Catania. O se è piut-tosto un luogo dell’anima, un castellod’Atlante dove è possibile esplorarele geografie di mariti appiccicosi e dimogli nevrotiche, di presunti falli-menti esistenziali e di censimenti delcuore e del corpo. Tra birra e cham-pagne il clima crescente del tasso al-colico consente ai cinque personaggidell’atto unico apparizioni e viagginella memoria, scatti nostalgici e in-cazzamenti quotidiani: tutti elementiattraverso cui Mazzone ricama la suaanarchica (e precaria) visione delmondo.

L’intero manipolo di attori offreuna prova senza sbavature: e nonsappiamo se preferire il nostalgicoesistenzialismo di Michele (FabioDulzetto), l’ardita esuberanza giova-nile di Pietro (Roberto Pricoco), lasvaporata grulleria di Amilcare(Franco Lipparini), la cinica dolcezzadi Jolanda (Antonella Caldarella) o lacivettuola leggerezza di Cornelia (Se-rena Rapicavoli).

“Schiuma” è un ulteriore tassellodel lungo percorso che Mazzone dadecenni compie sulle scene. È comese il suo teatro - qui arricchito e com-pletato dalle note e dalle canzoni ori-ginali di Orazio Longo - sia diventatoil luogo della sperimentazione, dellacitazione, del flusso coscenziale, del-la parodia e dell’infrazione dramma-turgica tout-court: uno spazio totalenel quale Mazzone stesso attraverso i

personaggi - comunque dotati di unospessore psicologico notevolissimo,concreto - è capace di riappropriarsi

(pirandellianamente) di ogni “forma”e di ogni umana maschera.

Allora lo spettacolo imponendosi

di “svelare i segreti delle viscere diciascuno” ora decolla verso la filoso-fia, ora verso l’autoritratto scanzona-to e malinconico (ah, come schiuma-no i versi di Tenco, quelli di De An-drè e di Lolli!), ora verso le arditezzelinguistiche tipiche di Mazzone - latirata poetica sui “baratri e le garde-nie” vale forse tutto lo spettacolo –senza mai smarrire né verve ironica,né lucidità critica.

Allora possiamo permetterci di az-zardare come dietro quell’oste chedurante lo spettacolo tutti inseguonosenza mai scovare, faccia capolinoMazzone stesso: e possiamo bene im-maginare quale simpatico ghigno gliattraversi il viso.

Il viaggio nella memoriadi cinque personaggi tra birrae champagne nell’isterico climacrescente del tasso alcolico

29LA VOCE DELL’ISOLA19 Gennaio 2008

CU

LT

UR

A

L’ultimo romanzodi Isidoro Giannetto

Omuncolie piccola gente

Si muove tra il saggio, ilphamplet irriverente e il qua-derno di doglianza con una

lucidità che trasuda Sciascia e lamigliore letteratura di genere“Omuncoli e piccola gente”(L’Autore Libri Firenze), l’ultimoromanzo (la definizione ci pare ri-duttiva) di Isidoro Giannetto, ati-pico genius loci per l’arte l’a cul-tura e l’ambiente. Una personalitàeccentrica la sua, sempre all’inse-gna della promozione culturale at-traverso la realizzazione di rasse-gne d’arte, convegni, rassegne ci-nematografiche.

Un “affresco siciliano” il suo in-triso di una amara e disincantatavisione della Sicilia – o almenodella sua classe dirigente - che fa(finalmente) a pugni con l’imma-gine di Isola meravigliosa (comequella degli “Ideari” rinascimenta-li), baciata dalle fortune climati-che e paesaggistiche in cui ogniutopia è possibile. Perché Gian-netto appartiene a quegli scrittoriche hanno abolito certa sicilitudi-ne edulcorata e rasserenante e sisono preoccupati di raccontarestorie esemplari, vicende su cuipoco o troppo poco si riflette:“Storie di passioni e malinconie,di precarietà, di malvagie tribola-zioni che non sarebbe bello affattoricordare, che intristiscono, chepotrebbe essere utile raccontareunicamente come monito, per spe-rare che possano aiutare a fuggireda un presente che fa di tutto perfarsi detestare, privo di avvenire,nel quale ogni cosa sembra fattaapposta per insultare e affliggere enel quale, nonostante tutto, si devevivere la propria vita…”

Nella storia di Nzuddu – dallasua condizione di oscuro e medio-cre sindacalista di partito sino aduna vertiginosa scalata ai verticidella politica e della società – silegge la parabola di molti stregatidal potere, e pronti a quella cheGiannetto definisce “migrazioneverso la cuccagna”. Senza voca-zioni e attitudini a controllare ilpotere Nzuddu diventa il simbolodi una classe (di una casta) chepur di autoperpetuarsi ripercorre letappe (gattopardesche) di iene e disciacalli.

In appendice l’autore ammettedi aver raccontato questa “favolasiciliana” leggendo le notizie rela-tive alla esorbitanti retribuzionedei parlamentari siciliani: e lo hafatto senza i finti eroismi ideologi-ci di chi piega la politica ai propriscopi e con una saggezza invecearricchita da una ironia allusiva egustosissima.

G.C.

La Valle dell’Anapo e il Leontinoi nelle terre di Hyblon e TuklÈstato presentato nel salone parrocchiale “Simone Greco” della chiesa

Madre di Carlentini, dal presidente del Gal “Leontinoi” e vice presi-dente del Gal “Hyblon Tukles”, Enzo Pupillo, la prima di cinque mo-

nografie di pregio edite dal Gal dal titolo “La Valle dell’Anapo e il Leontinoi- nelle terre di Hyblon e Tukles”, sulla cultura èopolare, scritta dallo storico ericercatore delle tradizioni Luigi Lombardo e curata da Massimo Papa, en-trambi presenti alla manifestazione. L’iniziativa è stata promossa dalla ProLoco di Carlentini, associazione tu-ristica che dal 1993 lavora sul terri-torio, con il patrocino del Comune.All’introduzione dell’opera eranopresenti il commissario straordina-rio del Comune, Margherita Rizza,e il presidente della Pro Loco, Ame-deo Seguenzia, oltre a un pubbliconumeroso e molto attento fra cui an-che il nostro giovane editore carlen-tinese Angelo Parisi e autorità mili-tari e civili. L’organizzazione è statacurata dalla responsabile del servi-zio civile della Pro Loco, guidatadal presidente Amedeo Seguenzia edai volontari del servizio civile na-zionale Debora Mangiameli e Va-nessa Di Mari, coordinati dalla re-sponsabile del servizio civile dellaPro Loco, Debora Tirrò.

Il volume di 367 pagine, frutto diricerche storiche e culturali di LuigiLombardo, ricco di foto dei luoghi e del territorio Ibleo, è suddiviso in settesezioni riguardanti le testimonianze storiche del sistema di produzione lati-fondista e agro pastorale, la Casa Museo e le ricerche e gli studi antropologicidi Antonino Uccello, le forme di lavoro e di vita della civiltà agro pastoraledell’area Iblea e la rievocazione popolare con le descrizioni di masserie, fon-tanili, abbeveratoi, mulini, frantoi, edicole votive, neviere, muri a secco e ca-

panni utilizzati dai pastori che hanno frequentato la zona montana della pro-vincia.

All’interno non manca la rievocazione dell’arte popolare, dalle pitture invetro, agli ex voto dipinti, ai cartelli e fondali dell’opera dei pupi, alla cero-plastica, all’arte del carretto, a quella lignea pastorale. Ed ancora, gli straordi-nari lavori in ferro battuto, la realizzazione dei pupi, i ricami e i tessuti, e na-turalmente gli scalpellini della pietra bianca e nera. Spazio anche alla cultura

gastronomica iblea, alle feste popo-lari e alla piccola ma significativarete museale. Apre la presentazioneAmedeo Seguenzia: «Il saggio èuno strumento in più per conoscereil territorio…bisogna però non tra-lasciare il nostro Comprensorio e lesue attività, che forse in questi annisono stati dimenticati.» A seguire, ilpresidente del Gal Leontinoi, EnzoPupillo: «Lo sforzo della strutturanel realizzare una serie di monogra-fie riguardanti l’arte, la cultura e letradizioni del territorio, che diven-tano elementi fondamentali dellaconoscenza in particolare per lenuove generazioni, ma anche per unconsolidamento delle imprese che vioperano e che hanno investito o vo-gliono investire, pure con l’aiuto delGal, nello sviluppo eco-compatibiledel Comprensorio, nella valorizza-

zione e tutela di queste risorse.» E Massimo Papa, che ha curato il saggio:«Questa guida, in linea con le azioni del Gal Hyblon Tukles, è servita a recu-perare, valorizzare e promuovere le risorse di un territorio di grande pregioe di straordinarie potenzialità. Il lavoro di ricerca fatto da Lombardo, per-tanto, aiuta a conoscerlo meglio e ad apprezzarlo.»

Giu. Pa.

Isidoro Giannetto

Omuncoli e piccola gente.Un affresco siciliano

L’Autore Libri Firenze 2007 - euro 12,80

Page 28: In tutte le edicole un giornale nella prospettiva dell ... · di SALVO BARBAGALLO Non bastano le concessioni fatte dal Governo regionale di Cuf-faro per la ricerca di falde pe-trolifere

30 LA VOCE DELL’ISOLA19 Gennaio 2008

CU

LT

UR

A

Incontro con lo scrittore e attore William Brandt

Spesso la scalata al successo può avere costi molto alti

di SALVO ZAPPULLA

Protagonista del romanzo “Il li-bro del film della storia dellamia vita” di William Brandt è

una coppia che gravita nel mondo delcinema con grami risultati. Lui -Fre-derick- è uno sceneggiatore neoze-landese, la moglie un’attrice di se-condo piano. Inaspettatamente per leisi prospetta la possibilità di successo,solo che...solo che...c’è uno scoglioda superare: deve girare una scena disesso molto spinta con un altro. Dopobrevi tentennamenti deciderà di ac-cettare. Questo fatto manda in crisi illoro matrimonio e Frederick, persa lamoglie, farà di tutto per riconquistar-la. C’è una grazia particolare, unasensibilità poetica non comune inquesto romanzo di William Brandt.L’autore, con assoluta padronanzadella materia narrativa, ci proponerocambolesche avventure ed equivociche si incastrano dando vita a situa-zioni paradossali. Il romanzo è riccodi battute brevi e fulminanti, fitte, in-tense, veri guizzi di intelligenza chediventano coup de tèatre. Molto esi-larante la scena in cui Frederick, tro-vandosi casualmente a orinare nei ba-gni di un locale pubblico accanto alsuo antagonista, non riesce a fare ameno di abbassare lo sguardo e os-servarne gli attributi, trovandoli “mo-struosamente enormi”. La prosa DiBrandt è seducente, caratterizzata daun costante humor, sottilissimo e pro-fondamente realistico, che mette anudo le debolezze umane e si fa para-digma esistenziale. Il finale è tutto dascoprire, a lieto fine ma inaspettato.Valeva poi la pena far tanto casinoper andare a recuperare una donnaforse troppo idealizzata?

William Brandt è attore, sceneggia-tore e scrittore, vive in Nuova Zelan-da. È apparso in molte produzioni, tracui Un angelo alla mia tavola (1990)di Jane Campion. Con la sua primaraccolta di racconti, Alpha Male,(Victoria University Press.) ha vintoil Premio Letterario Montana per ilmiglior libro d’esordio.

William, questo corposo roman-zo gioca a mescolare e rimescolaresituazioni brillanti, i personaggi so-no profondamente umani e pieni dicontraddizioni. Frederick in parti-colare è destinato a piacere perchéè un perdente e suscita tenerezza.Sei d’accordo?

Bè, sarebbe una scortesia non es-sere d’accordo con una risposta cosìgenerosa al mio libro. È esattamentecome vorrei essere visto ed è esatta-mente come vorrei che il lettore ri-spondesse a Frederick. Sono statosempre affascinato dalla figura delperdente simpatico. Forse perché tut-ti noi ci sentiamo come dei perdenti,ma tutti vogliamo essere amati. (Be’,io almeno sì.) È un tipo di personag-gio che risale quantomeno a DonChisciotte. Ho letto per la prima vol-ta quel libro relativamente poco tem-po fa e l’ho trovato meravigliosa-mente buffo e toccante. Sono certoche questa è la chiave del suo fasci-no. Ma, naturalmente, il rischio con iperdenti è che se non sono maneg-giati nel modo giusto, i lettori posso-no perdere la pazienza con loro.Ogni grande perdente ha bisogno diavere giusto una qualità che noi pos-siamo ammirare. Uno dei miei esem-pi preferiti è il personaggio di JeffBridges, il dandy nel film dei FratelliCohen “The Big Lebowski”. Lui è unperdente assoluto, ma non ha pauradi nessuno, e noi ammiriamo ciò. An-che Don Chisciotte non conosce pau-ra ed è totalmente impegnato nella

sua causa. Nel caso di Frederick, luiè consapevole dei suoi difetti e non siautocommisera.

Quanto c’è del tuo lavoro di atto-re e sceneggiatore nella stesura delromanzo?

Penso che il mio modo di scrivere

sia stato enormemente influenzatodalla mia esperienza di attore. Sonospinto a cercare di “recitare” il per-sonaggio mentre lo scrivo e il mionaturale punto di vista come autore èquello della prima persona o qualco-sa che vi si avvicini. Io sto vicinissi-

mo all’esperienza in tempo reale deimiei personaggi, così come è allena-to a fare un attore. Mi piace anchescrivere dialoghi e mi sento a mioagio con essi. La storia di questo ro-manzo è stata fortemente ispiratadalle mie esperienze di lettore di co-pioni lavorando a Londra. È stato ilmio primo contatto con l’industriacinematografica su scala più ampiarispetto a quella della Nuova Zelan-da, e l’ho trovata affascinante. Hovoluto in qualche modo risponderead essa.

Il libro scorre con verve e ironia,sembra quasi invitare a non pren-dersela più di tanto di fronte allesituazioni sfavorevoli, perché unarimedio si trova sempre. Lo possia-mo considerare un invito a sdram-matizzare i nostri problemi esisten-ziali?

Sì, proprio così. O perlomeno è uninvito a me stesso a sdrammatizzare imiei problemi esistenziali! Io mi con-sidero una persona fortunata e con-duco una vita fantastica. Eppure, so-no quasi sempre perseguitato da un

senso di inadeguatezza e insicurezza.Perché? Non lo so, ma la parte diFrederick che più mi assomiglia èforse questo senso di impazienza conse stesso. Eppure, in alcuni dei mo-menti più difficili della vita ancheFrederick trova forza interiore, e

penso che questo sia vero anche perme. Nel meraviglioso film di WoodyAllen “Crimes and Misdemeanours”un personaggio dice (più o meno)che l’universo è un spazio freddo evuoto, ma l’amore dei nostri genitorilo riempie di calore per tutta la vita.Credo che ciò sia vero, e fintantochései nutrito, vestito e hai un tetto, sem-plicemente trovarsi qui, nel mondo,dovrebbe essere sufficiente per esserefelice. È una cosa così incredibile es-sere vivo.

Quanto è importante la carriera?E quanto un grande amore?

A mio modo di vedere, l’amore èpiù importante della carriera. Sonoentrambi importanti, ma io metto l’a-more al primo posto perché non po-trei gustare il successo della carrierase non avessi con chi condividerlo.Inoltre, finché ho amore, so di poteraffrontare ogni insuccesso o delusio-ne nella carriera. L’amore è più rea-le, più personale, più immediato, piùfondamentale. Ma siamo tutti uno di-verso dall’altro. Per alcune personela loro carriera è il loro unico gran-de amore. Devo dire che io penso siauna cosa triste, ma chi sono io pergiudicare? Sono fermamente convin-to che la più grande felicità derividalle persone che ti stanno vicino.

È più difficile scrivere una sce-neggiatura o un romanzo?

Sono entrambi difficili, perlomenoper me, ma in maniera alquanto di-versa. Una sceneggiatura non è mol-to lunga è ha pochissime parole. Inteoria, ne puoi sfornare una in unpaio di settimane, ed io una volta l’-ho quasi fatto. Ma è uno sforzo digruppo, diversamente dalla stesuradi un romanzo. Ci sono altre personecoinvolte ad ogni passo del percorso.Grosso modo, scrivere una sceneg-giatura è una battaglia con altre per-sone; scrivere un romanzo è una bat-taglia con te stesso. Ma la difficoltàprincipale resta la stessa per entram-be le forme, e la difficoltà è questa:le possibilità sono infinite!

Brandt: “L’amore dovrebbe essere più importantedella carriera. Sono entrambi importanti,ma io metto l’amore al primo posto perchénon potrei gustare il successo della carrierase non avessi con chi condividerlo”

Le emozioni di un concerto jazz

Finché non ti manca il fiatodi PAOLA PLUCHINO

Se m’avessero detto chiudi gli occhi... l’avreifatto. Non è sempre spiacevole lasciarsi coc-colare, trafugare sogni alle note.

Catania, Teatro Sangiorgi, recentemente in pal-coscenico Michael Stevens alla chitarra, GraemeBlevins al sax, Andre Flowers alla tromba (strepi-toso), Andrew McComack al pianoforte, e LucaBertoluzzi alla batteria.

Ai bassi, Kyle Eastwood (4 corde, 6 corde, con-

trabbasso), “la variabile impazzita” formula delcontinuo che da unicità al divenire del ritmo, alcomporsi dei versi cromatici…tutto questo… perriempire vuoti di memoria, per narrare intere pa-gine di storia al ritmo del jazz. Fa venire l’acquo-lina in bocca. Calpestare un palcoscenico con pas-so sicuro, con il copione in testa e l’espressionecomposta vi farà mai provare l’ebbrezza d’un gio-co tutto improvvisato dove i corpi mutano all’e-mozione? Perché non è forse vero che nelle visce-re del palcoscenico sta, l’essenza stessa del teatro,della rappresentazione, del movimento di masche-re che si scompongono, riformando, ogni formad’eclettismo umano?

Perchè come cambi il destino al variare di un’e-spressione è stupefacente.

E se un riso è una scala d’armonici suonati abocca, e se un pianto riesce a trasformarsi, lieve,in una sonata al pianoforte, e se, quando ti parequasi di toccarla, quella nota… beh... questa èmusica…che ti batte dall’anima. Di quella che as-saporeresti in un molle pomeriggio piovoso, o inuna mattina che ti riscalda il viso, quando le paro-le per narrare i tuoi pensieri sono ancora in attesad’essere plasmate, e giacciono sospese.

Come toccare lo specchio d’un lago. E ti ripor-ta alla luce risvolti mai immaginati, ti lascia emo-zionare, senza dire, e dovresti afferrarla a pienemani, attingerne con piglio felino, senza timori esenza tentennamenti. Ti verrebbe quasi di divorar-

la, tanto bella e tanto intensa appare. Eppure sta lìsospesa, aleggiando emozioni e contraddizioni.Svelando, con gusto, ossimori di vita, il dolce el’amaro. Contrasti, bianchi e neri, che non appaio-no all’occhio, ma che l’orecchio, soffice sussurra-no.

Vizio di forma poliedrico e affascinante: non silascia mai godere nella sua interezza. ti sfiora e tisfugge, t’innalza e ti abbandona, tesse le fila del-l’infinito per poi farti perdere. Batte. Batte. Batte.

Come un cuore vivo, pulsante, come mille cuoriche a velocità diverse si mischiano, si fondono,danzano.

Empatia sottile e raffinata, fatta di gesti.Prodotto geniale d’artista colto, per un pubblico

dal cuore nobile, elegante e un po’ boheme.La senti la musica?Lo senti il jazz

William BrandtIl libro del film

della storia della mia vitaCastelvecchi editore.Pagg. 379, euro 16,50

Andre Flowers

Michael Stevens

Page 29: In tutte le edicole un giornale nella prospettiva dell ... · di SALVO BARBAGALLO Non bastano le concessioni fatte dal Governo regionale di Cuf-faro per la ricerca di falde pe-trolifere
Page 30: In tutte le edicole un giornale nella prospettiva dell ... · di SALVO BARBAGALLO Non bastano le concessioni fatte dal Governo regionale di Cuf-faro per la ricerca di falde pe-trolifere
Page 31: In tutte le edicole un giornale nella prospettiva dell ... · di SALVO BARBAGALLO Non bastano le concessioni fatte dal Governo regionale di Cuf-faro per la ricerca di falde pe-trolifere

33LA VOCE DELL’ISOLA19 Gennaio 2008

CU

LT

UR

A

di MORENA FANTI

La poesia come nutrimento del-l’anima, ma quando è l’animaa nutrire la poesia affondando

le parole nella terra e cercando le ra-dici in un linguaggio che deriva dalnostro mondo antico, allora il cerchiosi chiude e nessuno sa chi nutre chi.

La poesia di Scalabrino è la suaterra, quella terra secca e aspra capa-ce di sorprenderti con improvvisefioriture gialle che ricoprono i montie annullano il resto del mondo.

I profumi senza un nome certo e icolori sconosciuti altrove, sono indi-viduabili a tratti, come nascosti tra leparole del Poeta, parole che nullaconcedono e tutto regalano.

Le opere di Marco Scalabrino ri-specchiano sempre ciò che lui è ecredo che la vera grandezza sia que-sta: essere per essere e nulla più. Nonscrivere perché è di moda, per farciguardare, ammirare e perfino imitare,ma scrivere perché è tale la spinta in-teriore che se non l’ascoltiamo nepossiamo essere sopraffatti.

Scalabrino è alla continua ricercadel bello, della Poesia che nasce dalleparole altrui e che si mostra in altrilinguaggi e altre modalità. Tradurrele opere di altri Poeti non significasolo tradurre le parole, bensì significadare consistenza ai sentimenti espres-si e pensarli come propri.

La poesia è già dentro noi, comeun fossile da scoprire e ripuliredalle scorie per dargli nuova luce efarlo brillare, o è un’educazione dacurare e migliorare? In altre paro-le, si può indirizzare una presuntavena poetica, o deve già esistere nelnostro animo?

Intrigante l’immagine del fossileda ripulire dalle scorie per farlo bril-lare, come parimenti efficace quella,da altri usata, del petrolio che sgor-ga irruente e grezzo dai pozzi da raf-finare. Ma, la Poesia, ben più prezio-sa che il fossile e il petrolio, non silascia ghermire da penne men chedegne: esige, dal poeta suo partner,la piena consapevolezza di essa, lafebbrile incessante ricerca, la devo-zione esclusiva. I suoi esiti – uniscola mia voce a tante ben più autorevo-li – non sono dovuti al caso, alla gra-tuita ispirazione, al falso credo delpoeta nascitur; sono viceversa pro-vento di intelligenza, frutto di fatico-sa conquista, ricompensa dell’eserci-zio giornaliero.

Per molti anni la poesia in dialet-to è stata “snobbata” dai critici edai lettori, come esempio di un mo-do desueto di scrivere, un modoche poteva trasmettere solo valoriintrinseci al territorio e quindi noninteressanti se non per pochi addet-ti. Ora, invece, si assiste al fenome-no contrario e la Poesia in Dialettoè molto rivalutata. Forse questo di-pende da un nuovo modo di farePoesia e dal fatto che il Poeta trattaargomenti reali e vivi. Esprimersiin Siciliano è un modo per arrivarea mostrare sentimenti veri, familia-ri ma spesso sconosciuti, un mododi raccontare sentimenti ed emo-zioni in una lingua che si fonde coni nostri pensieri e ne è essa stessaparte?

In effetti, la concezione del dialettoquale codice dei parlanti di un ri-stretto consesso sociale, un codicechiuso, non contaminato e/o conta-minabile, un codice sinonimo di sot-tocultura, è stata in passato assai dif-fusa. Concezione fondata sul pregiu-dizio, sulla conoscenza assai appros-simativa di quanto, invece, in essoc’è di bello, di inestimabile, di anti-

co. A sfatare tale asserzione, a ratifi-care che “il dialetto si è innalzato al-la ricerca di contenuti e di forme supiù vasti orizzonti di pensiero”, sonointervenute, tra le altre, le accredita-te valutazioni storico-critico-lettera-rie di Mario Sansone: «Dal punto divista glottologico ed espressivo nonc’è alcuna differenza essendo la lin-gua letteraria un dialetto assurto adignità nazionale e ad un ufficio uni-tario per complesse ragioni stori-che», e di Salvatore Camilleri: «Ildialetto, per ispirazione, toni e conte-nuti, può esprimere tutte le comples-se realtà, tutte le scienze, in ogni loroessenza, potenzialità, sfumatura, nonin quanto tali ma come patrimonio

culturale che chi scrive consuma nel-l’atto della creazione.» Per venireadesso al cuore della sua domanda,l’assioma Dialetto = Mondo è l’ico-na che apre alla “lettura” della miapoesia, l’assunto ovvero che “l’esse-re siciliano” è la dimensione in cui ifatti della mia poesia avvengono eche il dialetto è lo “strumento” chetale “dimensione” realizza. Ciò po-sto, la scelta del sistema di comuni-cazione non può che essere dettata apriori: il “sentire siciliano”. Il chesignifica esprimersi con forme, conspirito, con immagini profondamentesiciliani e non già con scialbe tradu-zioni dall’Italiano, significa affran-carsi dal preconcetto che il dialettodebba unicamente rivolgersi alle pic-cole cose, al folclore, al ricordo; ilche significa inoltre, nel mio caso,rendere vibrante testimonianza delmondo di oggi nella articolazione di-namica del dialetto di oggi.

“Ognuno sta solo sul cuor dellaterra”. Ma, come per SalvatoreQuasimodo, la Poesia è al nostrofianco e ci salva. È vero che la Poe-

sia ci può salvare? Se ci fossero piùanime poetiche, avremmo anche unmondo migliore o è pura utopiapensarlo?

Non ardisco attestare che la Poe-sia costituisca “la salvezza”. È mioavviso, tuttavia, che essa possa con-ferire una “grazia”. Una grazia, invirtù della quale, arricchire – intel-lettualmente, spiritualmente, social-mente – l’esistenza di quanti totocorde la praticano.

La pulizia, il rigore del suo detta-to poetico, è frutto di un grande la-voro di ricerca, o nasce dal suo ca-rattere e dal suo modo di leggere laVita?

La sua domanda mi offre il destro

per affrontare un tema che, tuttora,avvince buona parte degli scriventiin Siciliano, quantomeno i più avver-titi, coloro che cercano di porsi inmaniera seria al cospetto del Dialet-to: quello afferente alla sua scrittura.Ammesso che prima vi sia stato, nonvi è più un criterio univoco di tra-scrizione del Siciliano e tutto è de-mandato al gusto, al sapere, alla di-sciplina degli scriventi. La questione,riproposta da taluni poeti e letteratinel secondo dopoguerra del Nove-cento, non ha sortito il florilegio distudi auspicato.

Nondimeno, in relazione ad esem-pio a uno fra i nostri più grandi poetidel Novecento appunto, Alessio DiGiovanni che entrambe in epochesuccessive le frequentò, gli espertihanno individuato due grandi aree:quella del metodo etimologico, cheattiene all’origine, alla derivazione,alla ricostruzione dell’evoluzionedelle parole, alla quale per inciso iomi richiamo, e quell’altra del metodofonografico, ovvero della trascrizio-ne fonetica della parlata, benché

questa sempre diversamente modula-ta da ognuno dei parlanti. Quanto al-la mia poesia, essa punta, sì, alla pu-lizia del segno, alla coerenza orto-grafica, alle prescrizioni grammati-cali e sintattiche, ma, altresì, intendeinvestire sulla qualità della parola,sul peso specifico di ognuna di esse,sulla attitudine loro a cogliere i nu-clei più vitali del travaglio di pensie-ri e di sentimenti e discriminare larealtà dalle apparenze, la concretez-za dai verbosi astrattismi. Il linguag-gio pulsa di locuzioni autenticamentesiciliane, s’ammanta di una rifondatacontemporaneità (e frattanto mette inrisalto l’antico vigore, la specificapregnanza semantica, il nobile li-gnaggio del dialetto siciliano), perfe-ziona la mia emancipazione lirico-formale, esprime assoluta aderenzaalla mia Weltanschauung. Talento,allora, consapevolezza, “sudati stu-di” che si com-binano al fine di“ t r a s f o r m a rel’esperienza incoscienza”.

Lei è Poeta,saggista e tra-duttore. Quantoè difficile tra-durre i senti-menti di altririmanendo fe-dele al loro pen-siero e dando-gli, al contem-po, una veste li-rica conforme?

La traduzionedi poesia è un’o-perazione delica-ta e complessa,che implica pro-blemi teorici e

pratici non sempre di facile soluzio-ne. Le difficoltà non devono però –ha rilevato Salvatore Riolo – indurreil traduttore ad arrendersi di fronte aesse, ma devono piuttosto costituirelo stimolo e il punto di partenza perla ricerca di nuove e più avanzatestrategie traduttive. Perché – asseri-sce felicemente Paul Ricoeur – nonsolo i campi semantici non si sovrap-pongono, ma le sintassi non sonoequivalenti, l’andamento delle frasinon veicola le stesse eredità cultura-li. Ad onta del carattere conflittuale,il traduttore potrà trovare la suagioia nella “ospitalità linguistica”,nella quale il piacere di abitare lalingua dell’altro è compensato dalpiacere di ricevere presso di sé, nellapropria casa di accoglienza, la paro-la dello straniero. Importante è chevi sia concordanza concettuale. Tan-to che Alba Olmi considera che è l’o-pera stessa da tradurre a suggerirci ipercorsi, sottolinea che di una tra-sposizione di testi si tratta e non diparole o frasi da una cultura all’al-tra, esalta l’iniziativa personale ri-

chiesta al traduttore. La traduzionepertanto è re-invenzione in certa mi-sura dell’opera prima, è una sorta distar-gate che ci spalanca l’altrui uni-verso, è – Eugenio Montale docet –uno dei possibili modi di fare poesiaoriginale.

Avvicinarsi alla Poesia di altri èun ulteriore modo di amarla, comericonoscendone l’universalità, indi-pendentemente dalla lingua adotta-ta per scriverla?

Avrei voluto scriverla io! Allor-quando ci capita di esclamare ciò inrelazione alla poesia di un altro au-tore, si dà prova, come lei felicemen-te introduce, di amare la Poesia e sene riconosce, ben oltre la latitudine,la vocazione, l’idioma adottato, l’u-niversalità.

“Nessuno procede da solo né nel-la vita, né per i sentieri della poe-sia; né mai poeta ha percorso la

sua strada sen-za avere a fian-co altri compa-gni di viaggio,altri poeti, sen-za ricevere esenza dare aquelli che ven-gono dopo”:sono parole diSalvatore Ca-milleri trattedal suo MANI-FESTO DEL-LA NUOVAPOESIA SICI-LIANA. Quan-to sente comesuo questo con-cetto, e in chemodo lo mettein pratica?

Lei cita unuomo, un lette-rato, un maestro

a me assai caro. Se Giotto non aves-se incontrato Cimabue probabilmen-te sarebbe rimasto un povero pasto-rello, bravo solo a disegnare pecorel-le col gesso. Ogni vero artista, ancheil poeta dunque, nasce con la suatendenza, ma non lo sa. Per scoprir-la, egli deve incontrarsi con essa: icenacoli, i concorsi, gli incontri let-terari possono rappresentare altret-tante propizie circostanze. Non tantoperchè tali occasioni consacrino ipoeti – non sono di certo gli scro-scianti battimani di rito o le panciuteluccicanti coppe a laurearli tali –quanto perché esse fanno sì che ipoeti possano riconoscersi, scambia-re esperienze, misurarsi gli uni gli al-tri, possano, in aggiunta a ciò, porrei presupposti per un rapporto che at-tecchisca sia sotto il profilo artisticoche quello umano.

È vero che in Sicilia, più che nel-le altre regioni italiane, c’è questospirito, questo tendere agli altrinell’Arte, che cerca il confronto ela discussione per migliorarsi? Se ècosì, a cosa pensa sia dovuto?

I Siciliani non sono migliori népeggiori di altri. Ciò premesso, in Si-cilia, come in ogni dove, c’è parec-chio fervore carsico, sotterraneo. Ilconfronto e la discussione cui lei facenno sembrano vieppiù, negli ultimianni, essersi trasferiti in RETE, neisiti dell’Isola e ovunque nel pianeta,dove tanti generosi artisti sicilianihanno trovato ospitalità. “Realtà”,quella del WEB, più consona al con-cetto di cittadinanza globale, in cuipure l’artista, il poeta, vive, respira,sta immerso, e della quale non puòignorare problematiche di nessun ti-po e di nessun luogo: se il mondocrolla, crolla per tutti, lui compreso.

Un colloquio con Marco Scalabrino che parla della sua Poesia

Il cumpanaggiu da spartire sul pane della Vita

Per molti anni la poesia in dialettoè stata “snobbata” dai critici e dai lettori,come esempio di un modo desueto di scrivere.Ora, invece, si assiste al fenomeno contrarioe la Poesia in Dialetto è molto rivalutata

Marco Scalambrino

Page 32: In tutte le edicole un giornale nella prospettiva dell ... · di SALVO BARBAGALLO Non bastano le concessioni fatte dal Governo regionale di Cuf-faro per la ricerca di falde pe-trolifere

34 LA VOCE DELL’ISOLA19 Gennaio 2008

SO

CIE

di LUCIA BRISCHETTO

Presieduta dal vescovo di Acirea-le, monsignore Pio Vigo, è statacelebrata all’interno della Casa

Circondariale di Giarre la solennitàdel Santo Natale. Con l’occasione estato impartito dal vescovo il Sacra-mento della Santa Cresima a due de-tenuti. In occasione del Santo Nataleil vescovo della Diocesi a cui appar-tiene l’Istituto di pena, coaudiuvatodal cappellano, padre Antonio Cri-staudo, ha portato la parola di pace edi solidarietà ai giovani detenuti tos-sicodipendenti che stanno seguendoun percorso di recupero e di risocia-lizzazione. L’Istituto è infatti specia-lizzato e orientato all’attuazione diprogetti personalizzati e di gruppo fi-nalizzati a restituire le persone a sestesse, alla loro famiglia, alla societàin perfetta armonia con le regole del-la legalità e del vivere civile. I giova-ni hanno partecipato alla cerimoniaofficiata dall’autorevole prelato convisibile emozione e grande attenzionee compostezza.

Monsignore Pio Vigo con il suostile relazionale semplice e garbato econ la sua grande capacità umana, haconsegnato ai detenuti messaggi dipace e di solidarietà, messaggi disperanza e di legalità, auguri estesialle loro famiglie, auguri di “libertà”.Alla cerimonia hanno partecipato ivolontari del coro della parrocchiaSan Camillo che da oltre dieci anni“cantano messa” per e con i detenutidell’Istituto. Alla semplice ma sentitacerimonia natalizia hanno partecipatotutti gli agenti di polizia penitenziariacon a capo il comandante Cordaro.Presenti anche tutte le maestranzedella Casa Circondariale. In prima fi-la il direttore dell’istituto GiuseppeRusso con l’educatrice Flavia Cocuz-za e la dottoressa Patrizia GarofaloRubino direttore dell’Ufficio Esecu-zione Penale esterna. Presenti anchele assistenti sociali Silvana Trinullo eRosaria Spadaro. Il dottor Russo nelringraziare il vescovo per l’attenzio-ne sempre avuta verso l’Istituto ha ri-volto parole di “luce” ai detenuti eauspicato loro un futuro in seno alleloro famiglie. Significativa e autore-vole è stata anche la presenza del me-dico dell’Istituto Sebastiano Russocon tutto lo staff infermieristico. LaSanta messa celebrata è stata l’occa-sione per una riflessione di grupposul significato del Santo Natale e sul-la importanza di rinascere sempre aduna vita nuova e sempre migliore diquella di prima.

La somministrazione del sacra-mento della Santa Cresima ha confe-rito ai due giovani, come la Chiesainsegna, la qualità di “adulto nella fe-de”, perfetto cristiano, capace da quelmomento in poi di diffondere il Cri-sto che hanno conosciuto e pertantodi responsabilizzarsi circa la nuovaqualità di perfetti cristiani. Siamocertissimi che i “nostri” ragazzi han-no compreso il messaggio e ne faran-no tesoro. L’istituto di Giarre ad altavalenza educativa e riabilitativa miraa prevenire, ridurre e contrastare ilfenomeno della tossicodipendenza inmodo tale che la persona possa speri-mentare modelli di vita e di relazionediversi e soddisfacenti sul piano dellaregolarità e dell’affettività. L’azioneeducativa dell’equipe che opera nel-l’Istituto formata da educatori, assi-stenti sociali della Giustizia, del Serte del territorio mira a favorire anchel’inserimento lavorativo, a specializ-zare i soggetti in attività produttive.

A detta di grandi autori come Vit-torio Alfieri, Jean Cocteau e Silvio

Pellico, sembrerebbe che l’ambientedel carcere debba favorire l’introspe-zione e l’attività propositiva. A con-clusione della funzione religiosa, tor-te, panettoni e dolciumi offerti dalle

famiglie della parrocchia San Camil-lo: per un momento l’austerità delluogo e dell’evento hanno fatto di-menticare di essere dentro le mura diun istituto penitenziario.

Il vescovo di Acireale a Natale nella Casa circondariale di Giarre

Messaggio di pace in carcereper ridare dignità ai detenuti

A poco sono valsi gli allettamenti consumistici

Festività all’insegna del risparmiodi NATASHA PUGLISI

Gli italiani sono stati con il broncio. Que-st’anno, come ormai da qualche tempo aquesta parte, portafogli vuoti per le va-

canze di Natale fuori casa, niente a disposizioneper qualche lusso insieme al relax feriale e chiaveva sperato nello scartare dei regali dovrà ac-contentarsi del cosiddetto pensierino. E se tuttoquesto non è stato sufficiente ad abbattere gli ita-liani tristi, insoddisfatti della loro tredicesima, hafatto scalpore la notizia dell’aumento dei costidegli addobbi, come annunciato da qualche TG.Ed è così che le tanto aspettate festività sono di-ventate quasi un problema economico a scapitodelle tasche delle famiglie nostrane. Ormai ovun-que il Natale si è trasformato in un manifesto delbusiness, in nome del dio Denaro che si è sostitui-to al nostro Bambin Gesù che si ostina di anno inanno a scendere dalle stelle nel tentativo di ripor-tarci sulla retta via. Le vetrine si sono tinteggiatedi rosso sin dai primi di novembre, spot pubblici-tari ci hanno tormentato suggerendoci il panetto-ne ideale, commesse nei negozi pronte all’attaccoper venderci il regalo perfetto! Insomma, ad essernei panni di Nostro Signore, credo che avremmodovuto pensarci due volte prima di diventare iprotagonisti di questo caos.

Sono soprattutto le ultime generazioni a inqua-drare così la situazione. Intervistando i nostri avi,infatti, si rileva che è rimasto quel forte senso direligiosità abbinato al 25 dicembre, spesso legatoa ricordi di un tempo che sembra lontano da noianni luce! Quante volte ci sarà capitato di sentireAh!, Ai miei tempi si faceva così! E via a storie,tuffi nel passato, in frammenti di memoria che la-sciano speso il pubblico esterrefatto. C’erano lenovene, le messe, il presepe e le tradizioni a se-guire, valori che al nostro millennio persistono introppe poche famiglie. Adesso, infatti, sono certache non vi stupireste più di tanto nel non ricevererisposta chiedendo ad un teenager cosa sia l’Av-

vento! Purtroppo è così, ne sono testimone qualeinternata nel mondo dei giovani. Interrogando lanostra gioventù sulle loro aspettative riguardo ilperiodo natalizio, il loro programma principale èstato quello di “dormire per riposare il cervello”.Qualcuno più fantasioso ha azzardato a dire “ri-cevere regali”. Infine, è da premiare chi è statocapace addirittura di trovare la forza per uscireed andare a “fare shopping”. E, ciliegina sullatorta, le promozioni delle compagnie telefonicheper completare questo quadro di apatia e freddez-za nei confronti delle festività.

Vacanza. Ecco cosa è stato il Natale: vacanza.E questo fenomeno non è solo da circoscrivere ainostri adolescenti! Hanno fatto loro seguito le fa-miglie, impegnate nell’acquisto dei regali per tut-ta la parentela, a sgobbare nelle cucine per orenei preparativi di cenoni e banchetti, poco impor-ta se non si è fatto in tempo per le funzioni liturgi-

che, l’importante è che gli ospiti siano rimastisoddisfatti e non si è sfigurato.

Tuttavia di tutta l’erba non bisogna farne unfascio. Abbandonando le vesti da critici, teniamoa mente quelle persone che sono rimaste legate aivalori autentici.

Persone che hanno decorato la casa perchéhanno sentito la gioia dei festeggiamenti, perl’importanza dell’evento in sé, non per far bellafigura con i vicini. Persone che hanno trovato iltempo per andare a messa quantomeno il giornodi Natale. Famiglie che si sono riunite per lagioia di stare insieme, non per accatastare robauscita da confezioni regalo. Insomma: in questomondo strano, che si alterna fra mode e tradizio-ni, perduto nell’agone del consumismo e che tut-tavia cerca i sentimenti autentici, non si può farea meno di dire “grazie” al Natale e sperare in unfelice anno nuovo!

La paroladella solidarietàa coloro chesperano in unfuturo diverso eil reinserimentonella società

Page 33: In tutte le edicole un giornale nella prospettiva dell ... · di SALVO BARBAGALLO Non bastano le concessioni fatte dal Governo regionale di Cuf-faro per la ricerca di falde pe-trolifere

Presso il poligono S. Demetrio si esercita anche il tiro dinamico e accademico con linee a 25 metrioltre al tiro con carabina sulla distanza fino a metri 300

Contrada San Demetrio - territorio di Lentini - Tel. 3474235411

Page 34: In tutte le edicole un giornale nella prospettiva dell ... · di SALVO BARBAGALLO Non bastano le concessioni fatte dal Governo regionale di Cuf-faro per la ricerca di falde pe-trolifere