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IN QUESTO NUMERO Giovani emigranti Le Veneri preistoriche La compagnia della Rancia Matteo Ricci L’importanza dell’Associazionismo Intervista al Col. Mario Giuliacci Cucina di ieri e di oggi Osteoporosi e alimentazione Periodico trimestrale dell’Associazione Marchigiani e Umbri di Milano e Lombardia - Anno 7° Numero 1 - Marzo 2010 - Sped. abb. postale - Diffusione gratuita Sede Legale: C.so Buenos Aires, 52 - 20124 Milano. • Segreteria: Via Romilli, 18 - 20139 Milano • Aut.Trib.Milano n°613 del 28.09.1999 Con il patrocinio delle Regioni Marche e Umbria DI MILANO E LOMBARDIA

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IN QUESTO NUMERO

• Giovani emigranti

• Le Veneri preistoriche

• La compagnia della Rancia

• Matteo Ricci

• L’importanza dell’Associazionismo

• Intervista al Col. Mario Giuliacci

• Cucina di ieri e di oggi

• Osteoporosi e alimentazione

Periodico trimestrale dell’Associazione Marchigiani e Umbri di Milano e Lombardia - Anno 7° Numero 1 - Marzo 2010 - Sped. abb. postale - Diffusione gratuitaSede Legale: C.so Buenos Aires, 52 - 20124 Milano. • Segreteria: Via Romilli, 18 - 20139 Milano • Aut.Trib.Milano n°613 del 28.09.1999

Con il patrocinio delle Regioni Marche e Umbria

DI MILANO E LOMBARDIA

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di Vanny Terenzi

Dopo una lunga pausa di silenzioecco di nuovo la voce del nostrogiornale, rinnovato completa-mente nel progetto editoriale enella veste grafica , con una re-dazione diversa e un nuovo diret-tore. Abbiamo accettato la sfida:vogliamo riportare il giornaledell’Associazione al centro dellanostra comunicazione, espres-sione e testimonianza delle atti-vità dei Marchigiani e Umbri diMilano e Lombardia. Vogliamoche il giornale sia un vero pontetra la città che ha accolto tantidi noi e le regioni di origine, maidimenticate. La veste grafica scelta è moltomoderna, più vicina al magazineche al quotidiano, perché tale è– in realtà – questa nostra pubbli-cazione a cadenza trimestrale.Un nuovo formato, dunque, piùagile e snello, più accattivantenella sua grafica elegante e pu-lita, che vedrà sempre in primapagina la foto di un personaggiodi origine umbra o marchigiana,storico o contemporaneo, cheabbia occupato o che occupi unposto di rilevanza nel suocampo. Gli argomenti che lo ri-guardano saranno poi adegua-tamente approfonditi nelle duepagine interne centrali del gior-nalePer questo primo numero non po-tevamo che scegliere il perso-naggio del momento, Padre

Due giovani, un marchi-giano e un umbro, a Mi-lano per lavoro, della cittàci dipingono luci ed ombre.Una Milano alienante ecompetitiva, comunquesempre da “vivere”. Maanche tanta voglia di verdee di aria di casa!

Ing. Polverari, da quale città

delle Marche proviene?

Da Arcevia, provincia di An-cona, a 40 km dal mare, arram-picata su uno scoglio ecircondata da mura medievali,una vera fortezza, fra Senigalliae Fabriano. E’ un piccolo paesedi circa 5000 abitanti, per lopiù anziani.

Ad Arcevia aveva un ottimo im-piego...quale molla l'ha spintaallora a trasferirsi a Milano? E

perché proprio Milano?

Parlerei di diverse molle chepossono essere ricondotte allaricerca di una nuova espe-rienza, lavorativa e di vita. Vo-glia di un nuovo lavoro, di nuoviamici, opportunità di avere oc-casioni diverse. E Milano era lacittà che poteva offrirmi tuttoquesto. Milano é come la fer-mata di una metropolitana eu-ropea, in cui si sente il profumodi un mondo globale.

la nostra voce

Editoriale Giovani “emigranti”Matteo Ricci – un grande, gran-dissimo del passato - il cui nomeè sui media di tutto il mondo inoccasione della ricorrenza delquarto centenario della morte. Alui la Regione Marche ha dedi-cato la mostra “Matteo Ricci. In-

contro di civiltà nella terra dei

Ming” che, per la prima volta inCina, ricostruisce gli eventi e ri-percorre le orme del gesuita mar-chigiano, eroe della storiaculturale del mondo, il primouomo che stabilì un solido ponteculturale fra Occidente e Cina. Vogliamo che il nuovo giornalesia aperto all’attualità, ai pro-blemi della realtà odierna, visticon gli “occhi” di chi , giovane omeno giovane, si è trovato ad af-frontare un cambiamento di vita,di abitudini, di luoghi. Vogliamodare la possibilità di esprimersiai nostri associati e ai nostri let-tori, con una rubrica che ab-biamo deciso di chiamareproprio “La nostra voce”, perchéci inviino foto, ricordi, riflessioni ,composizioni od altro. Il giornalepotrà essere anche una vetrinadi primo piano per quanti vor-ranno farsi conoscere nelle loroattività commerciali e artistiche.E’ una grande sfida quella chestiamo affrontando, ma contiamodi vincerla, anche con l’aiuto e lacollaborazione di tutti i nostri let-tori e associati.

Giorgio Polverari

Come l'ha accolta questa città?

Milano è una città dall’aspettofreddo ma educato ed è cosìche sono stato accolto: con iltempo e con un po’ di fortunapoi si riesce ad apprezzare unaMilano che bisogna vivere. Mi-lano non ti stupisce quando lavedi, ma quando si muove.

Ha trovato a Milano quello checercava?

Sto facendo questa esperienzacon entusiasmo, ma è comunquedura. Per il momento mi accon-tento: ma purtroppo Milano, seda una parte ti dà molto, dal-l’altra ti prende altrettanto; senon stai attento Milano ti ingoiae non te ne rendi conto.

Quali differenze ha notato nelmodo di vivere, di agire e di in-teragire, tra le due Regioni?

Milano è ON THE MOVE: inmovimento. La gente è semprein movimento, dalla mattina allasera, dalla tangenziale agli ae-roporti, nei giorni di lavoro e nelfine settimana. Non senti mai imilanesi dire “stasera non faccioniente”: cinema, teatro, lavoro,palestra, jogging… hanno sem-pre qualcosa da fare.Arcevia è una passeggiata: duepassi e si fa la spesa nei varinegozi dove non ti arrabbi sedavanti a te la signora anzianaci mette cinque minuti per sce-gliere il latte; qualche passo inpiù e sei fra i boschi a pensare“certo che a Milano una vitacosì neanche se la sognano!”

DIRETTORE RESPONSABILE: Vanny [email protected]

[email protected]

REDAZIONE : Anna Baldi, Mimma Esposito, ElioGovernatori, A. Madau Diaz, Fiorella Morici,

Anna Canepa (coordinamento)

HANNO COLLABORATO : Sara Maccari, AlbertoMossone, Alessandro Tropea,

Comune di Macerata, Fondazione Matteo Ricci

PROPRIETA’: Associazione Marchigiani e Umbri diMilano e Lombardia

Sede Legale: C.so Buenos Aires, 52 - 20124 Milano

Segreteria: Via Romilli, 18 - 20139 Milano

[email protected] www.marchigianieumbri.info

COMPOSIZIONE e STAMPAGrafic Art snc

20077 Melegnano (Mi)[email protected]

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Tel. 02 5391178 - 348.2643438

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Che cosa le manca, a Milano,

della sua terra?

Oltre alla famiglia direi la na-tura, quella vera, a portata dimano. Mi manca un sentiero adieci minuti a piedi da casa mia,e gli odori caratteristici dellacampagna durante le stagioni:dal grano verde delle mattine dimaggio, alle foglie secche d’au-tunno, ai camini accesi di in-verno.

di Vanny Terenzi

3la nostra voce

Dr. Costanzi, da quando vive aMilano e da quale città pro-

viene?

Dal settembre ’96. Mentre inUmbria cominciava la vendem-mia io iniziavo il primo anno diUniversità…Vengo da Spoleto. Città d’artee di profonda cultura. Immersanel verde dell’Umbria. CitandoSan Francesco. «Nihil jucundius

vidi valle mea spoletana»

Lei ha fatto i suoi studi universi-tari a Milano, ci può dire il per-ché di questa scelta?

Colpa di mia zia. Senza dirminulla mi iscrisse alle prove di se-lezione della Bocconi. Il resto èstoria.

Ha avuto una buona accoglienzadalla città ?

Senz’altro sì. Non so dirle se permerito della città o perché, per

come sono fatto, mi integrerei inbreve tempo anche a CapoNord.

Come giudica i rapporti umaniche vi si possono instaurare?

Io sono stato avvantaggiato.L’università mi ha permesso diconoscere molte persone chesono diventate poi i miei attualiamici. A Milano non è facile in-staurare rapporti. Il panettiere, ilbarista, il fioraio fanno fatica ariconoscerti, anche se li frequentispesso. Se lo fanno è perché tivedono come un cliente e pen-sano al tuo portafoglio. A Spo-leto ti chiamano per nome.

Quali differenze ha notato nelmodo di vivere , di agire e di in-teragire, tra le due Regioni:quella di provenienza, così le-gata ancora alle tradizioni, equesta Lombardia così evoluta e

multietnica?

La Lombardia non è multietnica…ci sono persone provenienti dadiverse parti del mondo ma non

Andrea Costanzi

integrate con il territorio. Vedouna Lombardia sempre più tesaverso l’Umbria, verso la risco-perta delle tradizioni. Ristorantitradizionali, piccole botteghe, lariscoperta del piccolo è bello.Poi c’é l’Expo dei grandi palazzi.Ma questa è una storia ancorada scrivere e testare…

Che cosa le manca, a Milano,della verde Umbria?

Il piacere di scendere da casa,prendere la bici e trovarmi subitoimmerso nel verde. L’aria pulita,il cielo blu con il sole, il cielo nerocon la pioggia, le strade vuotedopo le 20 Il silenzio.

Un aggettivo per definire Mi-lano, un altro per definire la sua

città di origine

Alienante e competitiva la prima,accogliente e umana la se-conda.

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Due importanti esposizioni sulle”veneri preistoriche” collegano l’inverno culturale di Milano con quello di Ancona.

di Anna Baldi

Al Castello Sforzesco di Milanosi è conclusa il 28 febbraioun’affascinante esposizione daltitolo” Antenate di Venere”. Conquesto appellativo vengono de-nominate statuine in terracotta(arte preistorica detta “mobi-liare”) dalla fisionomia femminileche spaziano dal 30.000 al3.000 a.c.Durante questi millenni, la cul-tura umana viveva socialmentee spiritualmente permeata dalculto della Dea Madre, figurasimbolica dell’immagine dellaterra, Colei da cui tutto nascevae in cui tutto ritornava, forza ge-neratrice benigna, ma anche di-spensatrice di calamità.Era tale l’importanza primaria ditale culto che statuine di “veneripreistoriche” (altro appellativocon cui gli esperti nominano ladivinità matriarcale) sono staterinvenute in tutta Europa, Asia,Africa.Le Veneri paleolitiche diVestoniceL’esposizione milanese, allestitacon cura, ha offerto al pubblicola visione di importanti repertidel famoso sito di Dolni Vesto-nice , nel sud della Cecoslovac-chia.Veramente eccezionale è statala possibilità di ammirare la ce-

arte e cultura

La forza genitrice nel femmineo preistorico

lebre Venere paleolitica di Ve-stonice del 27.500 a.c. il più an-tico manufatto in terracotta,insieme a pochi altri presenti, fi-nora ritrovato. Un grande fascino permea que-ste piccole immagini femminili, dicui molte volutamente createsenza piedi, in quanto inseritedagli agricoltori neolitici nellaterra, quale tramite propiziatorioalla fertilità delle culture. La fertilità nei manufatti vieneaccentuata dall’ipertrofia diseni, natiche e ventre: Dea fer-tile e donna fertile venivano adassumere un’unica figura simbio-tica.Donne o Dee?Ad Ancona, quasi contempora-nea all’esposizione milanese, èstata allestita la mostra “ Donneo Dee ? – Le figure femminilipreistoriche nelle Marche” cheterminerà il 30 marzo .L’eccezionale ritrovamento dellaVenere di Frasassi ha stimolatouna riflessione espositiva sulleveneri preistoriche ritrovatenelle Marche: il raffinato graffitodi una figura femminile con testadi bovide (Venere di Tolentino)inciso su di un ciottolo o le mor-bide forme della venere di Fano.La venere di Frasassi possiedeinvece una raffigurazione inso-

lita, con mani giunte sulventre in atto di preghierao in ogni caso di voca-zione alle forze naturali.La maggior parte di que-ste veneri non possiedetratti fisionomici: unascelta, questa, degli arti-sti preistorici, in quantol’oggetto rappresentavala complessità delle forzenaturali e quindi lontanoda un’esigenza di realismoantropomorfo. Con l’ar-rivo del neolitico, 8.000a.c., l’iconografia delle ve-neri subisce mutamenti so-stanziali.Si iniziano a mutare le po-sizioni , creandole sedutein trono o con braccia al-largate; attorno al 4.000a.c. nasce anche una tipo-logia di statuine complete,aventi piedi e tratti delvolto.Gli esperti, considerano l’ipotesiche dalla figurazione della DeaMater si sia passati a quellaumana della Sacerdotessa, fan-ciulla ancora verginea officianteil culto della Divinità.É importante sottolineare che lafigura della Dea Mater, è onni-presente in qualunque culturasusseguitasi nella storia: Ishtar in

Mesopotamia, Parvati in India,Iside in Egitto, Cibele culto natoin Anatolia giunto in Grecia edarrivato a Roma.Il filo culturale, quindi, che col-lega le due esposizioni è un’ul-teriore conferma di quantoquesto tema sia stato oggetto dicontinue campagne di scavi eche Milano e le Marche espri-mano ancora una volta sinergiecomuni di alta qualità.

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Un eccezionale caso di Artisti Imprenditori

Una interessante e intelligenteiniziativa a cura della “Fonda-zione Radici Nel Futuro” èquella che si tiene a Milano, alTeatro Nuovo, per dieci dome-niche, a partire dal 31 gennaioe fino al 30 maggio.Emanuela Caselli ha curato unariduzione dei “Promessi Sposi”pianificandoli in dieci letture, cuidanno voce professionisti digrande bravura: Lorenzo Castel-luccio, Ernesto M. Rossi, Elisa-betta Torlasco e ValentinaFerrari. In scena davanti ai loro leggii,complici musiche particolar-mente suggestive, gli attorifanno vivere i personaggi delromanzo manzoniano con rarasemplicità ed efficacia, coinvol-gendo il folto pubblico in un’at-mosfera affascinante.Ecco dunque i dialoghi tra ibravi e don Abbondio, tra Renzoe Lucia; palpabili diventano la“fifa” del curatodopo l’intima-zione dei bravi,lo stupore e larabbia di Renzonel constatarecome uomini dilegge e dichiesa (Don Ab-bondio e l’Az-zeccagarbugli)siano asserviti alpotere prepo-tente e violento,la curiosità diPerpetua e lasaggezza po-polana dellamadre di Lucia.Insomma, gli at-tori riescono

spettacolo

Attualità dei Promessi Sposi

Compagnia della RanciaAncora una volta , con Cats eGrease, rappresentati tra feb-braio e marzo a Milano al TeatroAllianz, la compagnia marchi-giana ha raggiunto un successostrepitoso di pubblico e di critica ,confermandosi una realtà deltutto originale nell’ambito del pa-norama teatrale del nostro paese.Ma dove e come nasce la Com-pagnia della Rancia?

Gli alboriNel 1983, a Tolentino, alcuni gio-vani attori danno vita a ungruppo teatrale che allestiscespettacoli di prosa, con passionesempre crescente. Oggi, venticin-que anni dopo, la Compagniadella Rancia è conosciuta per laproduzione dei più famosi musicalinternazionali, tradotti intera-mente in italiano, e di nuovi musi-cal ed ha contribuito alladivulgazione di questo genere inItalia. La qualità artistica delle sueproduzioni è stata riconosciutanegli anni da un sempre cre-scente successo di pubblico e dicritica, oltre che dall’assegna-zione di prestigiosi premi.Un rapporto, quello del DirettoreArtistico Saverio Marconi con lacittà di Tolentino, che ha radiciprofonde. Sua madre è di Tolen-tino e il nonno materno, GiuseppeBezzi, era musicista e direttore delTeatro Vaccaj.

Una produzione artistica dilivello mondialeCon uno stile imprenditoriale fattodi creatività e innovazione e gra-zie a una realtà in continuaespansione, aperta alla dimen-

sione internazionale pur mante-nendo una concezione di artigia-nalità creativa, la Compagniadella Rancia ha raggiunto risultatisignificativi in termini di pubblico:senza mai dimenticare il forte eimprescindibile legame con leMarche, ha portato sui palcosce-nici dei teatri di tutta Italia leacrobazie di “Sette spose persette fratelli”, le atmosfere magi-

che di “Pinocchio”, l’acqua inscena di “Cantando sotto la piog-gia”, le indimenticabili canzoni di“Jesus Christ Superstar”, le son-tuose scenografie di “Hello’ Dolly”e “ A qualcuno piace caldo” e igrandi artisti che, insieme a mol-tissimi performers dal talento indi-scutibile, sono stati protagonisti dititoli internazionali di grande suc-cesso: da Lorella Cuccarini a Mi-chelle Hunziker, da AlessandroGassman, Gianmarco Tognazzi eRossana Casale a Raffaele Paga-nini, Tosca e Manuel Frattini, daLoretta Goggi e Paolo Ferrari aChiara Noschese e Christian Gi-nepro, da Arturo Brachetti aGiampiero Ingrassia, e tanti altriche compongono un elenco desti-nato a crescere.Una menzione particolare merita“A chorus line”, il re dei musical diBroadway, lo spettacolo che, pro-dotto per la prima volta nel1990, ha convinto tutti che anchein Italia si potesse mettere inscena un musical.Professionalità e formazioneLa Compagnia della Rancia, checon la sua complessa macchinaorganizzativa ogni stagione oc-cupa oltre 150 tra dipendenti e

collaboratori (tra cui spicca unapercentuale altissima di marchi-giani), si propone perciò di am-pliare e moltiplicare lepotenzialità del mercato teatrale,sostenendo la formazione – con

progetti-scuola, master e labora-tori professionali - e tutelando leprofessionalità e la passione incampo artistico, tecnico ed orga-nizzativo.

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di Sara Maccari

con grande abilità a farti en-trare nell’atmosfera storica nar-rata dal Manzoni, in quellaLombardia del XVII secolo in cuisignorotti di provincia, vicini aidominatori spagnoli, potevanopermettersi qualunque nefan-dezza, tanto le “grida” , presentiin grande quantità come le leggidi oggi, venivano tranquilla-mente disattese.Una lettura veramente interes-sante, che riconcilia con ilgrande romanzo del Manzonianche coloro che, purtroppo, neconservano tristi ricordi scola-stici. Anzi, proprio a loro consi-gliamo di partecipare…. siricrederanno!Qui sotto la locandina delledieci letture che si terranno sem-pre al Teatro Nuovo di PiazzaSan Babila. L’ingresso è gra-tuito, si consiglia la prenota-zione. Tel. 02/72000926 – [email protected]

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Matteo Ricci, eroe della storia culturale del mondo

Figura di eccezionale rilievo in Cina e all'estero a tal punto da essere considerato dalla rivistaLife tra le 100 personalità più importanti del secondo millennio, il gesuita Matteo Ricci è decisa-mente un eroe della storia culturale del mondo: il primo uomo che stabilì un solido ponte culturaletra Occidente e Cina, aprendo al mondo il grande Paese sul finire della dinastia Ming ed è trai pochi stranieri a figurare nell'Enciclopedia Nazionale della Cina; nonostante ciò, in Italia, la co-noscenza della figura del padre gesuita è rimasta circoscritta a pochi esperti e conoscitori. Matteo Ricci è un marchigiano tra i più illustri e una figura che onora l’Italia. Della suaterra conservò la prudenza, la saggezza, l’umiltà, la curiosità di imparare; può essereconsiderato come il più grande Ambasciatore della Storia, l’uomo del dialogo tra l`Occi-dente e l`Oriente, al quale furono riservati privilegi degni di un dignitario cinese. Papa Giovanni Paolo II ha detto di lui, "...padre Matteo Ricci era giustamente convinto che la fede

in Cristo non solo non avrebbe portato alcun danno alla cultura cinese, ma l'avrebbe arricchita e

perfezionata ... la figura e l'opera di padre Ricci appaiono assumere oggi una grande attualità per

il popolo cinese, proteso come è in un processo di modernizzazione e di progresso".

XI TAI, il grande maestro dell’occidente

Una vita piena di avventureMatteo Ricci nasce a Mace-rata il 6 ottobre 1552 danobile famiglia, il padre eser-cita la professione di “spe-ziale”, la madre è unagentildonna dedita alle curedella famiglia. Primogenito diotto fratelli e quattro sorelle,compie i primi studi umanisticisia in casa sia nel Collegio deiGesuiti istituito pochi anni primaa Macerata.

“Non sono nato a Roma, ma in

questa terra di mezzo sul mare

Adriatico. Si chiama Marche

ed è abitata da uomini sobri

e prudenti, più amanti del si-

lenzio che delle parole, molto

versati nel lavoro. Nel centro

c’è una città che si chiama

Macerata, distesa dentro mura

di mattone chiaro e rosa,

sopra un colle che guarda il

mare verso Oriente. Qui sono

nato, qui vivono mio padre,

mia madre e i miei fratelli”.Così rispose Matteo Ricci aproposito della sua terra algovernatore Wang Pan chegli chiedeva da dove prove-nisse. E quando compose lagrande carta geografica di tuttoil mondo in lingua cinese, nonmancò di scrivere sulla costaadriatica il solo nome della suaregione, nominando per il restosoltanto le regioni Lombardia,Piemonte, Puglia e Calabria e lecittà di Roma, Genova, Veneziae Napoli. Nel suo mappamondoRicci non volle mancare di farconoscere ai Cinesi il nomedella sua terra d’origine!Nel 1568 è inviato dal padrea studiar legge alla Sapienzadi Roma. Dopo due annichiede di essere ammesso alnoviziato della Compagnia diGesù, presso la chiesa di S.Andrea al Quirinale ed è pro-prio nel Collegio Romano,dove riceve quelle conoscenzescientifiche (geometria, astro-

nomia, cartografia, arte di co-struire orologi ed altri stru-menti scientifici) che diffonderàin Cina. Ancora studente di fi-losofia, nel 1577 viene asse-gnato alle missioni dell’India.Dopo quattro anni in Indiaviene chiamato a Macao perstudiare la lingua cinese e pre-pararsi a tentare l’impresa dellaCina.

Le Mostre

Pechino, Capital Museum, 6 febbraio – 20 marzo 2010

Shangai, Shangai Museum, 2 aprile – 23 maggio 2010

Nanchino, Nanjing Museum, 4 giugno – 25 luglio 2010

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di Vanny Terenzi

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Matteo diventa “Li Madou”

“Budda Ricci”

Nel settembre 1583 entra nella città di Zhaoqing, dove fonda la prima residenza. In diciotto annidi faticosissima ascesa verso la corte imperiale apre altre tre residenze, finché non viene chiamatoa Pechino con decreto imperiale a presentare doni quale ambasciatore d’Europa. Dal 1601 vivea Pechino protetto dall’Imperatore che non incontrò mai, producendo le sue opere più importanti.Alla sua morte, avvenuta nel 1610, l’Imperatore concesse per la prima volta nella storia dellaCina il terreno per la sepoltura di uno straniero, Li Madou, come in Cina veniva chiamato conla traslitterazione del suo nome. La sua tomba è ancora oggi conservata a Pechino ed è l’unicoOccidentale, insieme a Marco Polo, ricordato a Pechino nel grande monumento agli eroi cinesidel secondo millennio.

Le innovazioni prodotte daMatteo Ricci in Cina possonoessere distinte e raggruppatesotto tre diverse categorie: laprima, fondamentale e incom-parabile innovazione è l’aper-tura stessa della Cina sulmondo; la seconda categoriaè quella delle innovazioniscientifico - tecnologiche; laterza quella delle innovazionifilosofiche, religiose, letterarieed artistiche. In termini di ef-ficacia e durata, la prima ha

costituito di per sé un eventodalla portata incalcolabile etale da giustificare, da sola,la perenne gratitudine dellaCina al suo Li Madou. Il primo e immediato stru-

mento per l’apertura dellaCina sul mondo fu la reda-zione in cinese di carte geo-grafiche di tutta la terra. E’ negli anni di Pechino cheRicci dispiega il massimo im-pegno in campo astronomico,e per quanto riguarda la mec-canica si può affermare cheMatteo Ricci si aprì la strada

della Cina con i suoi orologi,solari e meccanici, per cono-scere le ore di giorno eanche di notte (Al Viceré diNanchang regala “un Horioloper saper l’hora di notte perle stelle del polo artico”). L’im-peratore gli ordina di dise-gnare e spiegare aimatematici di corte la strut-tura degli orologi, pezzo perpezzo, e Ricci ne conia la re-lativa terminologia cinese. An-cora oggi gli orologiai diCanton venerano “BuddaRicci” come loro protettore.

Incontro di civiltà Per quanto riguarda la suaopera di missionario in sensostretto Ricci comprese subitoche il suo non era il tempodi raccogliere conversioni eneppure quello di seminare laparola, ma come dice eglistesso con una espressionemolto efficace, era il tempo di“rompere la terra”, ossia diarare il terreno e prepararloalla semina. Egli non soltantosi fece esteriormente cinesetra i cinesi, ma conobbe epraticò quanto della culturacinese, in particolare confu-ciana classica, poteva esserecompatibile con il cristiane-simo. E, quanto alla moraleconfuciana, egli giunse a rite-

nere che fosse, nell’essenziale,conforme a quella cristiana. Intal senso Ricci interpretò per-fettamente il valore cinesedell’Amicizia, intesa come po-tenziale unione tra tutti gli uo-mini in quanto tali: non è uncaso che a questo tema eglidedicasse la sua prima operain lingua cinese (Jaoyou lun). Dobbiamo dunque a MatteoRicci se i due mondi, quello cri-stiano d’occidente e quelloorientale, fino ad allora recipro-camente ignari , vennero messiin contatto e nelle sue opere siriconobbero come le due metàdi un intero. L’importanza di que-sto scambio e la grandezzadell’uomo che ne fu all’origine fu-rono espresse dai cinesi nel titolodi “Xitai – il maestro dell’estremooccidente” conferito al gesuitamarchigiano.“Allo stesso modo con cui

Padre Matteo Ricci utilizzò lo

scambio di conoscenza come

seme del dialogo e dell’amici-

zia con il Regno di Mezzo,-

ha evidenziato il Presidente della

Regione Marche Gian Mario

Spacca - così le Marche vo-

gliono seguire la rotta di que-

sto straordinario personaggio.

Un marchigiano, che, insieme al

suo bagaglio di studi, in Cina

portò anche lo spirito della

sua terra, le sue differenze, che

percepiva come un valore ag-

giunto, tanto da teorizzare

nella sua opera che non esiste

‘vera unità senza differenze’, un

principio sacro, che vale in

tutte le manifestazioni del vi-

vere quotidiano” .

Doverosamente le Marche, enon solo, gli stanno tributando uneccezionale ricordo nella ricor-renza del quarto centenariodella morte: la Mostra presso iMusei Vaticani conclusa alla finedi gennaio e, soprattutto, la Mo-stra “Matteo Ricci. Incontro di ci-viltà nella Cina dei Ming” che,per la prima volta in Cina, daPechino a Shangai e Nanchino,ricostruisce gli eventi e riper-corre le orme di Matteo Ricci,eroe della storia culturale delmondo, persona schiva e silen-

ziosa, di una operosità senzafine e di una resistenza fisica ementale tipica dei solidi conta-dini marchigiani. E questo, per tutti noi, è grandemotivo di orgoglio.

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di Alessandro Tropea

Anatole France (Premio Nobelper la Letteratura 1921) dicevadell’indifferenza: “Preferisco glierrori dell’entusiasmo all’indiffe-renza del discernimento”. Oggici troviamo di fronte un pano-rama costellato di canali emezzi di comunicazione chequotidianamente puntano, conperizia, ad abbassare il nostrogrado di attenzione: troppe no-tizie ci inebriano, non facciamopiù caso a niente, nessuno è ingrado di scuoterci, non ci scan-dalizziamo di nulla.Non si diceva che l’avvento diInternet doveva essere una sortadi democratizzazione dell’infor-mazione e che, grazie ad esso,

tutti saremmo diventati control-lori del tutto? Si, è vero. Il mondodel sapere è a basso costo, tuttipossono accedervi. Ma occorreandare oltre: internet, il più im-portante mezzo di divulgazione,fornendo una moltitudine dinews su fatti e azioni ancora

una volta ubriaca il sentire quo-tidiano, abbassa l’asticella dellanostra curiosità, l’informazionenon ci tocca più da vicino. Lanotizia di un’ingiustizia accadutanon ci suscita più una “sana”rabbia.Ma non sono l’attenzione e losgomento popolare che dannoforza e vigore ad una notizia?Si, è vero. Mi permetto ancorauna volta di scavare a fondo:ma se venisse meno questo dia-framma immaginario che se-para lo sgomento - rabbia -attenzione - curiosità da unaparte, e assuefazione-indiffe-renza dall’altra, saremmo difronte ad una catastrofe. L’esito

scongiurato che si prospette-rebbe è dei peggiori. Chi do-vrebbe mobilitarsi per sollecitarel’ intervento per una ingiustiziaperpetrata a danno di qualcunose nel mondo pervade l’indiffe-renza?Oggi siamo ad un punto focale

Scuotere l’indifferenza: il ruolo delle Associazioni

attualità sociale

della storia. Ilcammino versol ’ i nd i f fe renzadeve esserecombattuto. Sipuò invertire latendenza solo sesi trova quell’en-tità capace dimettere a fuocoe far risaltareesigenze, inte-ressi, informazioni che purtroppol’apatia collettiva calpesta gior-nalmente. Deve essere ancheuna entità capace di discernereil bisogno collettivo, discernererispetto alla moltitudine di fintibisogni, che in realtà sono ne-cessità personali. Trovo che lacapacità di mettere a fuoco e lacapacità di discernere siano ca-ratteristiche riconosciute all’asso-ciazionismo. E’ questa l’entità dicui parlo. Solo con l’Universodelle Associazioni si può placarel’azione malsana dell’indiffe-renza. E’ l’associazione che, ac-comunando pensieri, sentimentie azioni, mantiene ben visibilequel diaframma immaginarioche separa la passione dal-l’apatia. Oggi le Costituzioni occidentaliriconoscono all’associazionismola funzione di “tramite” tra leistanze del popolo e l’azione le-gislativa degli Stati. Pertantooggi i ruoli devoluti all’universodei gruppi collettivi sono due: il

ruolo di intermediario tra citta-dini e Istituzioni; segue la fun-zionedi mezzo di amplificazionedelle istanze trasmesse. Ambe-due le funzioni soddisfano inpieno l’azione auspicata in pre-cedenza e cioè invertire la ten-denza dell’apatia, sconfiggerel’indifferenza.Il panorama nazionale è forte-mente intessuto di piccole egrandi associazioni, ognunadelle quali, prefiggendosi scopidiversi, attua in pieno il PrincipioCostituzionale della Solidarietà(art. 2 Cost.) che recita: “ La Re-

pubblica riconosce e garantisce i

diritti inviolabili dell’uomo, sia

come singolo, sia nelle formazioni

sociali ove si svolge la sua perso-

nalità, e richiede l’adempimento

dei doveri inderogabili di solida-

rietà politica, economica e so-

ciale”. All’associazionismo pertanto ab-biamo riconosciuto tanti meriti etante funzioni capillari per unequilibrio tra esigenze collettivee azione dello Stato, ma la prio-ritaria tra tutte le funzioni ri-mane l’inversione dell’ indifferenza.Mi piace a questo proposito ri-portare una celebre frase diPapa Giovanni Paolo II riferitaalle associazioni da lui definite“sentinelle della Libertà”. Aggiun-geva poi che “ la giustizia e la

salvaguardia dei bisognosi non

possono che essere frutto del-

l’impegno solidale di tutti nel

perseguire il bene, abbattendo

così l’apatia collettiva”.

che da parecchi anni svolge la sua funzione di aggregazione, di promozione e di scambio, favorendo la crescita di amicizia e di simpatia tra Marchigiani-Umbri e non.

Numerose sono le iniziative agevolate alla quali potrai partecipare iscrivendoti e dando il tuocontributo personale; inoltre riceverai regolarmente il nostro nuovo “magazine”.

Potrai versare la quota associativa di 50 € direttamente a mezzo bonifico bancario sul c/c intestato a:

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personaggi9

Se non ci fosse la luna....

Umbro di Città della Pieve, ilColonnello Giuliacci, conservaancora uno stretto legame conla terra di origine, che traspare

da molte sue opere. “Se non cifosse la luna…” è forse il libro alquale è più legato. Gli abbiamo

Intervista a Mario Giuliacci, il volto familiare delle previsioni meteo

allora fatto alcune domande,anche noi conquistati da questotitolo un po’ “intrigante”

D. - Colonnello Giuliacci, perchéha scritto un libro sulla luna? R - La luna mi ha sempre affa-scinato perché sono un po’ so-gnatore e romantico. Poi comemeteorologo mi sono chiestoquanto di vero ci fosse sulla suainfluenza sul tempo e sul clima.D. - Ma la luna ha influenzaanche sulla vita? R. - Questo ultimo aspetto in re-altà è quello che da sempre miha più incuriosito e questa miacuriosità ha radici molto lon-tane, addirittura nella mia infan-zia. Infatti io sono un umbro,

figlio di contadini e fino a undicianni ho vissuto intensamente lavita di campagna. Ebbene, ri-cordo che non si faceva alcunalavorazione agricola senzaaver prima consultato la fase lu-nare.

D. – Quali ricordi ha di questoaspetto della vita contadina?R. – Ricordo benissimo, lo vedoancora davanti agli occhi, chesu una parete della grande cu-cina di campagna faceva bellamostra di sé il calendario di“Barbanera”, l’emulo di Frate In-dovino, la vera bibbia delle la-vorazioni agricole. A distanza di50 anni mi sono però chiestoquanto vi fosse di vero in quellecredenze popolari, compresol’influsso sulle nascite, sul ciclodella donna e persino sulla tra-sformazione in... lupo mannaro.D. – E che cosa ha scoperto?R. - Cosa ho scoperto?... La ri-sposta è nel libro!

Laureato in Fisica presso la Sapienza di Roma, dal 1983 al 1990, Mario Giuliacci, con il grado di Co-lonnello, ha diretto il Centro Meteorologico di Milano-Linate, il principale Ente meteorologico dell’A.M.del Nord Italia. Docente universitario, eclettico e comunicativo, dal1995 cura le previsioni meteo elaboratedalla EPSON Italia per i TG delle reti Mediaset e per i siti meteo su Internet. Nel 1997 è stato presceltoda EPSON e Mediaset per il commento in video delle “Previsioni meteo” nell’ambito dei TG di Canale 5delle ore 8 e delle 20. Questo lo ha reso popolarissimo in Italia e “vittima consenziente e divertita” delleparodie del TG satirico “Striscia la notizia”. Ha scritto e pubblicato, oltre a numerosi articoli scientifici:La previsione del tempo nella pratica sportiva ( Mursia ) ; Se non ci fosse la luna…( Mursia ); Il Clima delMediterraneo ( Albatros ); Il Clima della Valpadana ( CNR ).Ha inoltre collaborato a numerose altre pubblicazioni come coautore.

Perugia si appresta a celebrare At-tilio Mossone, da tutti conosciutocome il “cocciaro” di Piazza Danti,con una mostra che si terrà laprossima estate a Perugia, e di cuidaremo i dettagli nel prossimonumero . Ma vale la pena di ap-profondire la conoscenza del per-sonaggio, grande appassionato diceramica, alla quale ha dedicatol’intera vita.

La storiaAttilio Mossone, nasce ad Arzana(Nuoro) nel 1904 e si trasferisce aPerugia nel 1938 dove avvia l’at-tività di commercio ambulante dimajoliche artistiche umbre , ge-stendo un banco in Piazza Danti.Nel 1960 il Comune di Perugia glicomunica che il banco non potevapiù essere mantenuto in quella po-

IL COCCIARO di Piazza Danti

sizione per motivi di traffico : de-cide allora di prendere in affitto unnegozio sul lato di fronte, sempredi piazza Danti, dove proseguel’attività di vendita di majoliche ar-tistiche umbre fino al 1988, annoin cui , all’età di 84 anni, decidedi ritirarsi.

Il personaggioAttilio Mossone era un uomo dimodesta cultura, ma amava moltoleggere, in primo luogo i classici:infatti conosceva a memoria granparte della Divina Commedia.Soprattutto era un grande estima-tore della majolica umbra, tantoche nel suo banco prima e nel suonegozio poi, non ha mai voluto in-serire nemmeno un pezzo che nonfosse prodotto nella nostra re-gione, dando un grosso contributoalla diffusione della majolica diDeruta, Gubbio e Gualdo Tadino.Ma Attilio Mossone è stato ancheun uomo di grande sensibilità so-ciale e impegnato nell’associa-

zione commercianti, con la costitu-zione della Cassa Mutua Malattiedi cui è stato per anni vice-presi-dente; una forma di assistenza sa-nitaria integrativa volontaria moltovalida e finanziata con le quoteversate dagli associati-assistiti.

Il progetto della mostra Attilio, celibe, ha trasferito ai nipotiAlberto e Mario la passione per laceramica umbra ed entrambihanno raccolto nel tempo una col-lezione di pezzi, in particolare diDeruta, Gualdo Tadino e Gubbio,dal ‘600 al secolo scorso.Ricorrendo nel 2010 i 50 annidall’apertura del negozio diPiazza Danti, i nipoti hanno pro-gettato di allestire , per la pros-sima estate, una importantemostra di majoliche artisticheumbre con i migliori pezzi delleloro collezioni, in collaborazionecon illustri ceramologhi umbri. Sen-z’altro il modo migliore per ono-rare la memoria di questo

personaggio che all’arte della ce-ramica regionale umbra ha dedi-cato l’intera vita; per i visitatori unaghiotta occasione per ammirarepezzi rari, di grandissimo interesse.

di Anna Canepa

di Alberto Mossone

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cucina di ieri e di oggi10

Preparazione semplice e salutare, senza latte, burro, uova e zucchero bianco ma con dolcificanti naturali e oli vegetali

Mescolate la farina di farro, i pinoli, il sale e la cannella; mi-scelate per bene. Unite l’olio di mais e il burro di mandorle; poiunite il malto di mais e il latte di soia e lavorate l’impasto finoa renderlo omogeneo, morbido ed elastico. Avvolgetelo nellapellicola trasparente e mettetelo in frigo per un’ora circa. Tiratepoi con il mattarello una sfoglia di tre cm circa e ricavate tantibiscotti con i vostri stampini. Metteteli in una teglia nel fornocaldo a 190° per circa 15’, e comunque finché non sono dorati.

Aglio e Cipolla: Bontà e Salute in tavolaAglio e cipolla sono due ingre-dienti tra i più antichi della cu-cina di tutto il mondo, buoni perla tavola e indispensabili per lasalute. L’aglio è un rimedio natu-rale molto potente: ha proprietàantibiotiche, antibatteriche, de-purative del sangue, antiparassi-tarie. Abbassa la pressionesanguigna e la glicemia; riduce ilcolesterolo, scioglie il catarro,previene e cura il raffreddore, fa-cilita la sudorazione ed è di aiutonella prevenzione dell’arterio-sclerosi. La prima prescrizione“medica” dell’aglio è stata trovataincisa su una tavoletta d’argilla ri-salente all’epoca sumerica, in-torno al 3000 a.C.

Cereali alternativi, preziosi alleati della saluteKamut e Avena non sono usati frequentemente sulle nostre tavole, ma

per il loro valore nutritivo sono adatti ai bambini, agli anziani e a

chi soffre di dislipidemie.

Il Kamut é un prezioso cereale, antico e dimenticato: è una varietà

di grano la cui coltivazione fu completamente abbandonata con la

scomparsa della civiltà egizia. Dopo la seconda guerra mondiale, un

pilota americano ne trovò alcuni semi all’interno di un sarcofago in

una tomba egiziana. Spedì il cereale a un agricoltore del Montana

e da lì fu ripresa la coltivazione! Dallo straordinario patrimonio ge-

netico, il kamut è un cereale ricco di proteine, selenio e di alto valore

energetico, grazie alla sua elevata percentuale di lipidi, acidi grassi,

vitamine e minerali.

L’avena è un cereale molto diffuso in tutta l’Europa del Nord fin dai

tempi remoti, per la sua capacità di maturare anche in luoghi con

clima molto rigido. E’ il più energetico dei cereali: ricco di grassi in-

saturi, proteine e fibra, contiene vitamine del gruppo B, che svolgono

un ruolo importante nell’assimilazione degli zuccheri e dell’amido. La

presenza di potassio, fosforo, magnesio, calcio e ferro rende l’avena

un alimento adatto al periodo della crescita e a chi è sottoposto a

stress fisico e intellettuale , inoltre aiuta a ridurre i livelli di colesterolo

e di zucchero nel sangue.

I bulbi di cipolla e di altre piantedella famiglia sono stati usaticome cibo fin dall’antichità

(5000 a.C). Gliantichi Egizi ne fe-cero anche oggettodi culto, poiché cre-devano che la suaforma sferica e isuoi anelli concen-trici fossero il sim-bolo della vitaeterna. La cipollaè un ortaggio diu-retico, antisettico edigestivo. Contienevitamina A, B1, B2,PP, C ed E, oltre acalcio, fosforo, iodio,

fluoro e magnesio. Il cipollotto con-sumato fresco, poi, è particolar-mente ricco di sostanze benefiche

e contribuisce a smaltire tutte letossine accumulate nell’ organi-smo, protegge la pelle, difendedallo stress, purifica i reni…e tantoaltro ancora. Qualche curiosità?La regina Nefertiti utilizzava ifiori della cipolla per acconciarsii capelli, mentre i nostri nonniusavano l’aglio per stanare dagliorti e dai giardini le talpe…Numerose e golosissime le ri-cette a base dei due ingredienti:dalla pappa con l’olio dellanonna alla torta d’agli, dalla vel-lutata di cipolle ai garganelli consalsa di cipolle e zucchina e tantoaltro ancora!

[email protected]

Una volta era il cibo dei conta-dini ed espressione di una cu-cina povera, oggi la polenta èstata riscoperta dai cultori dellabuona tavola ed è diventatacibo ricercato ed ambito sulletavole dei buongustai di ogniceto sociale. Oggi, purtroppo, lariscoperta della polenta hacoinciso con la diffusione deimais ibridi provenienti dall’ Ame-rica del Nord per la resa su-periore a quella delle nostrecoltivazioni .E il mais tradizionale resiste sol-tanto in piccole fasce collinari emontane dell’Italia Centrale:per non perdere questa tradi-zione culinaria , nel territorio diArcevia è stato messo a colturada alcuni anni il “mais a ottofile”, mentre la macinazione apietra viene fatta in uno sto-rico mulino ad acqua sempre

del luogo.Caratteristica della farina delmais a otto file di Roccacon-trada (antico nome di Arcevia) èun odore delicato, con aromaintenso e sapore molto grade-vole che permette di apprez-zarla anche senza condimenti.Ma che prelibatezza quandoquesta polenta sposa il tartufodi Acqualagna, il formaggio difossa di Talamello e il lacrima diMorro d’Alba! Possiamo parlaredi un “matrimonio ideale”, oltreche, naturalmente, di un per-corso enogastronomico digrande qualità, teso anche allavalorizzazione dei prodotti tipicidel territorio marchigiano.

• 400 gr. di farina di farro• 150 gr di malto di mais• 100 ml di olio di mais• 80 gr di pinoli macinati• 2 cucchiai di burro di mandorle (facoltativo)• 1 cucchiaino di cannella• 120 ml di latte di soia• un pizzico si sale

Ricetta della salute: biscotti di farro e pinoli senza lievito

Il mais a otto file di Roccacontrada

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Studi recenti ci dicono chel’osteoporosi colpisce il 65%delle donne ultraottantenni e unterzo di quelle appartenenti allafascia 60-70anni. Decisamenteinferiore ( 20% ) la percentualedegli uomini , ma in aumentonel corso degli ultimi anni. L’osteoporosi sta diventandoormai una malattia sociale, so-prattutto con l’aumento delleaspettative di vita della popola-zione ed è dunque sempre piùimportante e necessario fareuna diagnosi precoce dellastessa . Ma è anche veramenteimportante cercare di prevenirlain ogni modo, soprattutto conuna adeguata alimentazione.Nelle donne in menopausa ènecessaria una dose giornalieradi calcio di circa 1.500 mg.A questo proposito occorre evi-denziare che diversi alimentifermentati si rivelano utili percontrastare l’osteoporosi: da unaparte, infatti, facilitano l’assorbi-mento del calcio (per esempionello yogurt calcio e magnesiovengono resi più “biodisponibili”)e dall’altra facilitano la fissa-

salute & bellezza

Un grande aiuto ci può venire dall’alimentazione

Osteoporosi, invecchiamento e prevenzione delle malattie

zione dei minerali nelle ossa.Questo avviene soprattutto coni derivati fermentati della soia,come salsa di soia (tamari eshoyu) e il miso. Tali alimenti svol-gono una doppia azione per illoro contenuto di isoflavoni (adazione estrogenosimile) e di vi-tamina K, indispensabile per lagenerazione e l’attività del-l’osteocalcina, la proteina so-stanziale nel processo dimineralizzazione delle ossa.Ma non solo l’osteoporosi puòessere controllata con una dietaappropriata; obesità, diabetedi tipo 2, tumori, ipertensione,Alzheimer, sono malattie incontinuo aumento, anche perl’allungamento della vita media:e molte sono le relazioni traqueste e l’alimentazione. Adesempio, un bicchiere di latteesposto per due ore alla lucedel sole perde il 90% della vita-mina B2, così come mele e pereconservate per lungo tempoperdono gran parte del lorocontenuto vitaminico. Inoltre, isupplementi di vitamina E, spe-cie se associati al selenio, svol-

gono azione preventiva sul can-cro, come dimostrano numerosistudi al riguardo.Grande é l’importanza degli an-tiossidanti e dei flavonoidi che,bloccando i radicali liberi, bloc-cano di conseguenza le malat-tie da questi indotte, comemoltissimi tipi di tumore e l’arte-riosclerosi, così come l’invecchia-mento. Ad esempio, i flavonoididel tè verde sono stati studiati inmigliaia di studi di ricerca, e si èosservato che posseggono unaforte azione protettiva contro ilcancro, soprattutto dell’esofago,della bocca, dello stomaco e del

colon retto. Molto importante ri-sulta essere, inoltre, il metodo dicottura degli alimenti: il miglioreè di gran lunga quello a va-pore che, soprattutto per quantoriguarda le verdure, mantieneinalterati sapore e sostanze.Evitare invece categoricamentele alte temperature, che possonotrasformare gli alimenti in cibimutageni e ricchi di radicali li-beri.Anche con piccoli accorgimentidi questo tipo si possono vinceregrandi battaglie!

Il comune di Loro Piceno in provincia di Macerata è un piccolo borgomedioevale arroccato su un colle con vista panoramica sui Monti Sibillinie sulle colline degradanti verso il mare coltivate a vigneto ed ulivo. Il nu-cleo abitativo si sviluppa attorno all’antico castello risalente al XIII secoloed è circondato da poderose mura difensive.

Immobile residenzialeVia Bonfranceschi, 11 LORO PICENO

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dispone di cinque diverse unità abitative in edificio d'epoca situatolungo la fascia perimetrale delle mura del centro storico, caratte-rizzato da un'ottima illuminazione naturale e da una interessantepercezione panoramica. Caratteristiche uniche per un immobile si-tuato nel centro storico sono la luce, le terrazze, il giardino e il postoauto.Per maggiori dettagli ed informazioni:Ing. A. Biffi cell. 348-5847913 - www.europeantowers.it

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carne, vinoe un pò di musica

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