In questo numero - casadonne.it · il mobbing o lo stalking (“fare la posta”), sulla violenza...

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Poste Italiane Spa · Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, Bologna Giugno 2005 · Anno 1 N.1 Autorizzazione del Tribunale di Bologna N. 7510 del 3/3/2005 Il Giornale della Casa delle donne Offerta libera Casa delle donne per non subire violenza 051 333173 via dell’Oro 3 · 40124 Bologna · www.casadonne.it In questo numero: Editoriale Da 15 anni la Casa delle donne La spirale della violenza: dove e come interviene il Centro intervista a Caterina Righi Dalla rete europea WAVE un manuale per l’apertura e la gestione di un Centro Diamoci spazio: il progetto della Casa delle donne sostenuto da Coop Adriatica Aspetti legislativi del maltrattamento intervista a Daniela Abram Rubriche: Eventi Rubrica a due Eventi Sostienici!

Transcript of In questo numero - casadonne.it · il mobbing o lo stalking (“fare la posta”), sulla violenza...

Poste Italiane Spa · Spedizione in Abbonamento PostaleD.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, Bologna

Giugno 2005 · Anno 1 N.1

Autorizzazione del Tribunale di BolognaN. 7510 del 3/3/2005

Il Giornale della Casa delle donne

Offertalibera

Casa delle donne per non subire violenza051 333173

via dell’Oro 3 · 40124 Bologna · www.casadonne.it

In questo numero:Editoriale

Da 15 anni la Casa delle donne

La spirale della violenza:dove e come interviene il Centro

intervista a Caterina Righi

Dalla rete europea WAVE un manualeper l’apertura e la gestione di un Centro

Diamoci spazio: il progetto della Casadelle donne sostenuto da Coop Adriatica

Aspetti legislativi del maltrattamento intervista a Daniela Abram

Rubriche:Eventi

Rubrica a due

Eventi

Sostienici!

...offre un ascolto telefonicoaperto dal lunedì al venerdì dalle9 alle 18, con reperibilità nottur-na e festiva per le emergenze.

Nel Centro si svolgono colloquidi informazione, sostegno epercorsi personalizzati perl’uscita dalla situazione violenta.

Forniamo informazione legale eun aiuto nella relazione con le

agenzie territoriali spesso coin-volte nei casi di violenza (forzedell’ordine, servizi socio-sanitari,medici e tribunale).

Offriamo ospitalità di emergenzanelle case rifugio ad indirizzosegreto.

Avviamo e conduciamo gruppi disostegno e di auto-aiuto.

Da 15 anni la Casa delle donne...

Editoriale

+ 281 donne accolte, di cui 153 ospitate,

Eccoci qua con il primo numero del periodicodella Casa delle donne! Probabilmente vichiederete “ma è proprio necessario ungiornale che parli di violenza”?

Questa è la nostra scommessa e vorremmospiegarvi il perchè.

La storia delle Case e dei Centri antiviolenza in Italia è ormai lungae articolata. I primi Centri, infatti, sono sorti alla fine degli anni‘80, inizi del ‘90 e da allora le loro attività e competenze si sonoconsolidate ed arricchite, sia sul versante dell’accoglienza ed aiutoalle donne, sia su quello dello scambio e della messa in rete disaperi e progetti con altre realtà, istituzionali e non, presenti sulterritorio. Oggi in Italia esistono circa 95 Centri, Case delle donnee servizi specializzati; vorremmo parlarvi, quindi, anche di questeesperienze e del lavoro di rete per creare una cultura che rompail silenzio sulla violenza domestica e su ogni altra forma di violenzacontro le donne. Nonostante ciò i Centri antiviolenza sono luoghiancora poco conosciuti: luoghi, per un occhio poco attento segnatiunicamente dal dolore o dalla sconfitta, ma che invece sonosopratutto luoghi d’incontro di vite, di speranze, di scambi culturali.Un Centro è un luogo dove si rinasce e si progetta una nuova vitao comunque dei piccoli o grandi insperati cambiamenti. Un luogovoluto dalle donne per le donne, dove la volontà di cambiamentoe il riconoscersi e specchiarsi l’una nell’altra sono il presuppostoe condizione chiave per uscire dalla violenza. Perchè la violenzanon è un incidente di percorso che riguarda solo alcune, ma unacondizione. Uno dei principali dati che emerge nelle ricerche diquesti ultimi anni (v. Rapporto di Ricerca 2004 di Micaela Crisma,Comune di Maniago - La violenza alle donne secondo la stampa:un’analisi dei quotidiani locali) è che “la violenza è diffusa,commessa sopratutto da uomini italiani, di tutte le classi socialie ciò significa che può colpire anche chi ci sta vicino o che puòessere perpetrata anche da persone che conosciamo e che ci sonocare”. Sappiamo, inoltre, che la prima causa di morte violenta perle donne in Europa è l’omicidio da partner o ex-partner e che ilnumero delle vittime supera quello delle morti per incidenti stradali.Oggi parlare di violenza non è più un tabù, anche i mass mediane parlano e gli articoli di cronaca nera si rincorrono nella nostraquotidianità, ma sembrano trattare episodi scollegati gli uni daglialtri, tante “questioni private” che noi sappiamo, invece, essere,spesso, legate da un unico filo rosso.

annonuove donne accolte

donne ospitate + minoripartecipanti ai gruppi

1990-91 1992 1993 1994 1995 1996324 305 302 305 309 309

24+20 18+13 20+11 20+13 20+11 19+115 11 15 13 17

i dati dell’accoglienza

A sfondo di queste considerazioni c’è la volontà di riconoscere laviolenza come problema sociale diffuso e legato al modo in cui sistrutturano i rapporti tra uomini e donne nella società. In particolare,la violenza domestica ha spesso la caratteristica di dominare,possedere e spersonalizzare la donna da parte dell’uomo. Percombatterla serve, quindi, sorreggere un cambiamento che guardialla capacità degli uomini e delle donne di guardarsi reciprocamentecome soggetti e di amarsi senza sopraffazione di uno sull’altro.Scopo di questo periodico è parlarvi di questo e dei tanti argomentiche costellano il mondo di un Centro antiviolenza per entrare nellacomplessità dell’argomento, per essere spunto di nuovi confrontie connessioni e mettere a fuoco pregiudizi e stereotipi. Vorremmoessere d’aiuto per tutti coloro che desiderano saperne di più o chenell’ambito del proprio lavoro entrano in contatto con donne ominori che subiscono maltrattamenti e aprire un dibattito anchesulle “nuove” forme che la violenza di genere sta assumendo, comeil mobbing o lo stalking (“fare la posta”), sulla violenza sessuale,la prostituzione coatta e l’immigrazione di donne da altri paesi.Numerose ricerche ci dicono che la violenza alle donne è moltodiffusa. Il prossimo anno avremo a disposizione i risultati diun’indagine epidemiologica nazionale condotta dall’ISTAT sul fenomeno.Alla gravità della situazione non corrisponde ancora nel nostro paeseuna presa di coscienza culturale e sociale adeguata e questo impedisceuna piena solidarietà alle vittime. Ancor oggi, molte donne preferisconotacere e continuare a subire e, fra i principali motivi per cui ciòaccade, c’è il fatto di non sentirsi a sufficienza supportate dallacollettività, dalle istituzioni e dalle leggi.Infatti per potere fare denuncia e affrontare una separazione, ladonna ha bisogno di protezione e questo è uno dei ‘nervi scoperti’di un sistema giudiziario che non protegge a sufficienza la vittimadi abusi e violenze in ambito familiare e non solo.Nonostante le difficoltà alcune donne decidono, comunque, dispezzare il silenzio di cui sono oggetto e lo fanno chiedendo aiuto;rivolgendosi a persone amiche, alle forze dell’ordine, agli operatoridel territorio e ai centri come il nostro. Il sostegno che viene datoloro mira, oltre ad accompagnarle nell’uscita dalla violenza, a farsì che esse si riapproprino delle inesauribili risorse, un tempocompletamente impegnate nell’unico e difficile compito di soprav-vivere, per essere liberate e proiettate nuovamente verso il futuro.Speriamo, quindi, che vogliate accompagnarci in questa avventura,sostenendoci e indicandoci le vostre opinioni, informazioni edomande all’indirizzo: [email protected].

Un caro salutoAnna Cariani e Elena de Concini

1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 TOTALI353 302 343 252 364 383 346 357 455449+26 34+18 26+25 17+18 20+22 26+18 23+16 17+13 333+235

17 14 19 9 55 30 20 34 259

nel progetto “Oltre la strada” dal ‘95 ad oggi

...e i progetti

Oltre la strada, a sostegno delledonne vittime di sfruttamentosessuale e tratta.

Minori, rivolto a bambine ebambini vittime di abuso omaltrattamenti e sostegno allagenitorialità.

Formazione alle operatrici dei

Centri antiviolenza, alle operatricie agli operatori socio-sanitari,alle forze dell’ordine.

Informazione e prevenzione nellescuole.

Produzione di iniziative emateriali per l’informazione e lasensibilizzazione.

Come responsabile dell’accoglienza ti senti di fare un breveriepilogo di quello che può essere l’iter di una donna chevi contatta?Generalmente il contatto avviene per telefono; la donna puòavere ricevuto il consiglio di chiamarci o avere visto il nostronumero su manifesti o riviste. Viene offerto un primo ascolto;si spiega alla donna chi siamo e quali sono le nostrepotenzialità e i nostri limiti, cioè le cose in cui siamo ingrado di aiutarla. Di solito si fissa un appuntamento conun’operatrice che non è detto sia la stessa che ha ricevutola telefonata. I primi colloqui sono di “raccolta del bisogno”dove avviene uno scambio di informazioni fra l’operatrice ela donna e si definisce per quest’ultima un possibile obbiettivo.Ciò che si fa è un counselling sulla violenza e sulle possibilitàdella donna di uscirne, restituendo valore alla sua persona;non è un percorso psicoterapeutico. Orientativamente cisono tre tipi di percorsi. Il primo tipo riguarda colloquiinformativi con donne che non hanno mai parlato con nessunodella violenza subita. Il secondo tipo sono i colloqui insituazioni di emergenza in cui la donna cerca immediatamenteospitalità (v.case rifugio). Il terzo tipo sono i colloqui chepossono articolarsi in 10-15 incontri, in cui la donnariorganizza la sua situazione.

I tre tipi di percorsi corrispondono ad altrettante tipologiedi donne?

La spirale dellaviolenza: dove e comeinterviene il CentroIntervista a Caterina Righi responsabile del settoreaccoglienza della Casa delle donne per non subireviolenza di Bologna.

della relazione violenta che la donna sta attraversando, incui sceglie di contattarci. Per arrivare fattivamente alladecisione di separarsi, nel caso sia sposata, in media occorrono10 anni. La dinamica della violenza stessa fa si che sianonecessari diversi tentativi prima di arrivare a quello definitivo,perchè dopo ogni esplosione di violenza ci sono tentatividi recupero da parte del maltrattatore.

Può un solo colloquio risolvere qualcosa nella vita di unapersona maltrattata?Venire ad un appuntamento è un passo importante: accettie ti riconosci nell’essere una donna che ha subito violenza,esprimi il desiderio di ammettere un problema e trovareuna soluzione.È la chiave per uscire dal vittimismo, dal senso di vergognae di impotenza: “Mi assumo la responsabilità di chiedereaiuto”. Cerchiamo di aiutare le donne a vederla sotto questaangolatura, sono passi importanti che se anche rimangonoisolati hanno un senso. A maggior ragione tutto ciò è veroper i gruppi di auto-aiuto in cui si ritrovano donne chevivono situazioni analoghe e che sono condotti da operatricicon formazione universitaria e specifiche competenze, doveavviene un confronto sui vissuti e sulle strategie di cambia-mento. Nelle partecipanti vi è un aumento dell’auto-stimae del protagonismo nell’essere ascoltate.

Può una donna straniera che non parla bene l’italianochiedervi aiuto?Si rivolgono al Centro anche donne straniere, abbiamooperatrici che possono rispondere in varie lingue, ma a volteci rivolgiamo a mediatrici culturali esterne. Nella casa rifugiola percentuale di donne straniere è più elevata anche perchèhanno forti difficoltà economico-sociali, mentre al centroè più elevata quella di italiane.

Secondo la tua esperienza quali sono i motivi più frequentiche impediscono ad una donna di portare a termine un

percorso di uscita dalla vio-lenza?

Dipende dal periodo incui chiede aiuto. Unacausa va ricercata nellapossibilità di riconci-liarsi e nello sperare inun miglioramento dellarelazione col partnermaltrattante.Nella sfera affettiva-famigliare ci possonoesser persone vicine alladonna che la consiglianoin questa direzione. Sulpiano oggettivo le dif-ficoltà materiali, di ri-cerca della casa, lapresenza dei figli pos-sono essere un deter-rente alla separazione.

Come è possibile ri-tentare nel dolore?

C’è tutto un mondo che viene prima del Centro antiviolenza,pur essendoci dolore, per le donne che lo contattano. Conalcune, noi operatrici capitiamo proprio al momento giustoe riescono a trarre il meglio da noi. Le decisioni sono semprele loro: non decidiamo al posto loro, le accompagnamo estiamo un passo indietro, ma se i desideri delle donnecombaciano con quelli delle operatrici significa che il lavoroha funzionato. Dal ‘90 che lavoro qui ho visto che la situazioneeconomica è peggiorata e questo incide negativamente sullaricerca di autonomia di una donna che deve reinventarsi unavita. Una volta pensavo che fosse fondamentale prendere ladecisione di proteggersi. Però spesso non è sufficiente perchèl’ex-marito o ex-compagno può perseguitare e le forme diprotezione da parte delle istituzioni sono inefficaci. Le donnequando querelano, lo fanno più che per punire, per essereprotette e questo spesso non accade.

Perchè?Perchè i tempi del tribunale sono lunghissimi. Prima che laquerela arrivi dal giudice passano anche anni, mentrel’esigenza della donna è di avere protezione subito. Quindile donne si sentono impotenti e gli uomini impuniti.

La Casa delle donne e in particolare ‘l’accoglienza’ lavorain rete con altri operatori sociali e figure appartenenti adaltre professionalità?Il lavoro di rete è molto importante sia con le forze dell’ordine,sia con i servizi sociali che con i centri di volontariato. Neglianni abbiamo costruito buone relazioni e ad esempio, nellapolizia ci sono persone su cui possiamo contare per il tattocon cui sanno trattare le donne e minori.All’interno dei servizi sociali c’è più consapevolezza rispettoal passato che la violenza domestica esiste ed è grave. C’èun buono scambio con molti operatori e con altri enti delvolontariato, in particolare riguardo al problema dell’alloggio.

Quando parlate di violenza a cosa vi riferite?C’è una percezione soggettiva della violenza e della tollerabilitàad essa. L’abbiamo divisa in macrocategorie: fisica - psicologica- economica - sessuale. All’interno ci sono varie sfumature.Quella fisica va dagli strattonamenti, agli schiaffi, tentatividi strangolamento, ossa rotte, bruciature etc. Quella psicologicaè più sottile e per le donne più difficile da nominare edevastante; ricatti, umiliazioni, svalorizzazione minanol’autostima e la credibilità. Quella economica significa chei mariti o partner non lasciano lavorare le mogli e non dannoloro soldi in mano oppure le deprivano dello stipendio. Quellasessuale può andare dallo stupro al rapporto sessuale ottenutocon le minacce, ad umiliazioni etc.

Che consiglio daresti ad una donna incerta sul da farsiriguardo a chiedere aiuto?Che il problema non si risolve in un attimo, ma ilriconoscere la violenza e nominarla è il primo passo erichiede tempo e sostegno, per poi arrivare a prendereuna decisione. E noi dobbiamo aiutarla restituendole lacomplessità di un vissuto in cui è normale la confusione.

La spirale della violenza: dove e come interviene il CentroIntervista a Caterina Righi responsabile del settore accoglienzadella Casa delle donne per non subire violenza di Bologna.

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A febbraio è stato presentato a Bologna alla Sala del Silenziodel Quartiere S.Vitale Via dalla Violenza. Manuale perl’apertura e la gestione di un Centro Antiviolenza, stilatodalla Rete europea dei Centri Wave (Women Against Violencein Europe) in collaborazione con i Centri antiviolenza delPortogallo, Romania, Ungheria, Germania, Austria, Grecia,Italia (Casa delle donne per non subire violenza) e finanziatodalla Comunità europea attraverso il progetto DaphneGuidelines for setting up and running a Women’s Refuge.Il manuale, che è stato presentato in questa occasione nellasua versione italiana, è stato pensato e realizzato dalla reteeuropea come uno strumento pratico ed agevole per coloroche volessero aprire un centro e, soprattutto, per contribuireal miglioramento a livello qualitativo ed organizzativo,secondo gli standard europei, dei Centri già esistenti. Questoperché, oggi in Italia, esistono già molti centri antiviolenza(95 Centri e Case rifugio) per l’accoglienza alle donnemaltrattate, numero che ci vede vicine ad una buona coperturaa livello nazionale, anche se molti di essi faticano a lavorareal meglio sul territorio poiché mancano finanziamenti edappoggio da parte delle Istituzioni.

Dalla rete europeaWAVE un manuale perl’apertura e lagestione di un CentroLinee guida europee per la gestione di un centroantiviolenza

Dall’apertura del primo Centro antiviolenza, che risale al1972 a Londra, sono stati fatti molti passi avanti, ne è atestimonianza questo manuale, frutto del contributo di molteesperte, provenienti da vari paesi europei, e della matricecomune politica e metodologica dei Centri. Fin dagli inizidegli anni settanta il movimento delle donne, da cui nasconoi Centri antiviolenza, ha rappresentato una esperienza difondamentale importanza, centrata sulla produzione e sullapromozione di autonomia e di libertà femminili. La violenzadomestica è un fenomeno molto diffuso (a livello mondialele stime indicano che una donna su quattro subisce violenza)che mina fortemente la salute fisica ed emotiva delle donnee l’uguaglianza nei diritti, tanto che la Piattaforma d’azionedella Conferenza Mondiale Onu sulle donne del 1995 recita:“La violenza alle donne è la manifestazione della storicadifferenza in termini di potere all’interno delle relazioni digenere, differenza che ha portato alla dominazione e alladiscriminazione nei confronti delle donne da parte degliuomini e all’impossibilità di un completo sviluppo per ledonne”. A livello europeo sono molte le indicazioni a sostegnodel ruolo e del lavoro dei Centri, come ha sottolineato AngelaRomanin della Casa delle donne di Bologna; le ultimeraccomandazioni del Consiglio risalgono al 2002 e fissanola quota di un posto letto per le donne maltrattate ed i loribambini ogni 7.500 abitanti. Romanin ha descritto lasituazione del Centro di Bologna attraverso i dati, stimandoche siano 35.000 le donne a Bologna che subiscono violenza,secondo le indicazioni europee il Centro dovrebbe disporredi 150 posti letto (1 per la donna e 2 per i bambini),attualmente la Casa delle donne ne ha 12, riuscendo a coprire,quindi, meno del 10% del fabbisogno. Inoltre, secondo leraccomandazioni internazionali, i finanziamenti dovrebberoessere regolati attraverso leggi nazionali, mentre in Italianon esiste ancora: l’unica proposta di legge presentata,quella Serafini, è ferma in parlamento dal ’99. Manca, quindi,ha sottolineato Romanin, un piano d’azione nazionale, unconcerto di forze attive, frutto di protocolli e procedure, tratutti i soggetti che dovrebbero essere coinvolti nella lottaalla violenza alle donne come le forze dell’ordine, lamagistratura, i servizi socio-sanitari, i pronto soccorsi ed iCentri antiviolenza.

Rosa Logar, Wave Vienna, che ha curato il progetto e ilmanuale, ha indicato come ci siano molte disparità a livelloeuropeo rispetto alla presenza dei Centri e Judith Hermandell’Associazione NaNe, partner ungherese del progetto, hatestimoniato come nel suo paese esista solo la suaorganizzazione che fa fronte a tutti i problemi delle donne,non solo quello della violenza. Rosa Logar ha ribadito comesia inaccettabile che i paesi ricchi dell’Unione, come l’Italia,non trovino i finanziamenti per i Centri e la lotta alla violenza;si tratta anche di lungimiranza politica, ha ribadito Logar,se si considera, per esempio, che l’Inghilterra e il Galleshanno speso, per i danni causati dalla violenza, circa23.000.000 di sterline: per cui fare prevenzione e sostenerei centri significa anche risparmiare.

Dalla rete europea WAVEun manuale per l’apertura e la gestione di un CentroLinee guida europee per la gestione di un centro antiviolenza

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Logar, inoltre, ci ha portato una notizia inedita: per la primavolta i Centri antiviolenza austriaci sono in causa col governo,perché, in un recente processo di violenza domestica, lapubblica accusa non ha creduto alla donna e non l’ha protetta,mettendola così in una situazione di estremo pericolo, tantoche, drammaticamente, questa donna è stata assassinata dalmarito prima di arrivare al processo.

Per chi è interessato è possibile scaricare il manuale dal sitowww.wave-network.org/cmsimages/doku/manual_ital_end.pdf

Elena de Concini

Dopo il felice esito dei due anniprecedenti, la Casa delle donne, bandisce unanuova edizione del concorso Creare è donna

Quest’anno il tema è:Le parole sul volto delle donne

Inviateci i vostri migliori ritratti di donne,ragazze, bambine, quelli che secondo voi

esprimono più intensamente pensieri,emozioni, sentimenti che le attraversano.

Le opere dovranno pervenirealla Casa delle donne in via dell’Oro 3

entro il 31 gennaio 2005Il bando completo si può scaricare da:

www.casadonne.it

Per informazioni: Tel [email protected]

La fotografia vincitrice sarà utilizzata comeimmagine per una campagna o un’

iniziativa pubblica della Casa delle donne.

“L’urlo silente” di Micaela Grandolfola foto che ha vinto l’edizione 2004 di Creare è donna

Ev e

nti

La Casa delle donne per non subire violenza di Bologna, cheha partecipato con esito positivo al bando di selezioneorganizzato da Coop Adriatica “C’entro anch’io” per ilfinanziamento di progetti sociali a favore dell’infanzia eadolescenza, è partita i primi di giugno con il progetto“Diamoci spazio” che ha come responsabile Francesca Pullini,psicologa e psicoterapeuta, responsabile del Gruppo Minori(della Casa delle donne).Questo progetto nasce dall’esigenza di migliorare e potenziareil servizio attualmente attivo rivolto a bambini, bambine eadolescenti che insieme alle loro madri vengono ospitatiall’interno delle Case rifugio e di accoglienza gestite dalleassociazioni partner nel progetto (Casa delle donne eMondoDonna).In tali strutture infatti in un anno vengono ospitati circa50 bambini e bambine insieme con le loro madri, che fuggonoda situazioni di violenza e disagio.Se è vero che i minori ospiti si trovano in un contestoprotetto rispetto al disagio e alla violenza vissutaprecedentemente, è altrettanto vero che lasciando la casae le persone con cui hanno vissuto (spesso cambiano anchescuola o asilo) devono affrontare improvvisi cambiamentidell’assetto familiare e relazionale.“Diamoci spazio” è stato pensato con l’obiettivo di fornireai minori uno spazio strutturato e contenitivo, in cuiattraverso il gioco e le attività di gruppo siafavorita l’espressione delle loro emozionie dei loro bisogni. Una delle finalitàcentrali, durante l’anno di attivazionedel progetto, è stata infatti lacreazione di quattro laboratoriludico-espressivi tematici:

La Casa delle donne per non subire violenza di Bologna, cheha partecipato con esito positivo al bando di selezioneorganizzato da Coop Adriatica “C’entro anch’io” per ilfinanziamento di progetti sociali a favore dell’infanzia eadolescenza, è partita i primi di giugno con il progetto“Diamoci spazio” che ha come responsabile Francesca Pullini,psicologa e psicoterapeuta, responsabile del Gruppo Minori(della Casa delle donne).Questo progetto nasce dall’esigenza di migliorare e potenziareil servizio attualmente attivo rivolto a bambini, bambine eadolescenti che insieme alle loro madri vengono ospitatiall’interno delle Case rifugio e di accoglienza gestite dalleassociazioni partner nel progetto (Casa delle donne eMondoDonna).In tali strutture infatti in un anno vengono ospitati circa50 bambini e bambine insieme con le loro madri, che fuggonoda situazioni di violenza e disagio.Se è vero che i minori ospiti si trovano in un contestoprotetto rispetto al disagio e alla violenza vissutaprecedentemente, è altrettanto vero che lasciando la casae le persone con cui hanno vissuto (spesso cambiano anchescuola o asilo) devono affrontare improvvisi cambiamentidell’assetto familiare e relazionale.“Diamoci spazio” è stato pensato con l’obiettivo di fornireai minori uno spazio strutturato e contenitivo, in cuiattraverso il gioco e le attività di gruppo siafavorita l’espressione delle loro emozionie dei loro bisogni. Una delle finalitàcentrali, durante l’anno di attivazionedel progetto, è stata infatti lacreazione di quattro laboratoriludico-espressivi tematici:

Al via il progetto per i minori ospiti delle strutturegestite dalla Casa delle donne e dall’AssociazioneMondoDonna.

Diamoci spazioil progetto della Casa delle donnesostenuto da Coop Adriatica

Inauguriamo con questo primo numero l’apertura di questarubrica che vuole essere uno spazio aperto per parlare econfrontarci sui cambiamenti in atto nelle relazioni di coppia.Come vediamo e viviamo la diversità dell’altro? Cosa vuol direamarsi, oggi? Cosa si chiedono reciprocamente gli uomini ele donne e come si parlano?

Aspettando, quindi, i vostri contributi ([email protected])riproponiamo un commento, che secondo noi apre molti spuntisu cui discutere, della scrittrice Elena Stancanelli apparsonella cronaca di Roma del quotidiano La Repubblica in apriledi quest’anno a seguito di un brutale stupro avvenuto a Roma.

Rubrica a dueRubrica a due

1) espressivo, 2) motorio, 3) pittorico/manuale, 4) musicale.Ogni laboratorio è strutturato sulla base delle caratteristichedei bambini presenti all’interno delle strutture in quel periodo(età, capacità/difficoltà espressive ecc.).Viene inoltre data la possibilità ai minori di parteciparegratuitamente alle rappresentazioni per bambini organizzatee promosse dal Teatro San Martino di Bologna.I laboratori, il cui numero di partecipanti va dai 6 ad unmax di 10 bambini, sono gestiti da 2 operatrici/pedagogisteesperte, volontarie e tirocinanti di scienze della formazionee psicologia; è prevista inoltre la presenza di una psicologa-psicoterapeuta che svolge funzioni di coordinamento esupervisione.Tutte le attività vengono svolte e sviluppate sulla base delgruppo di lavoro ma anche delle risorse, potenzialità ecompetenze dei/delle partecipanti.Le operatrici prestano una particolare attenzione ai minoripiù inibiti e chiusi, con la consapevolezza che un giocopiacevole ed istruttivo favorisce la conoscenza di sè e deglialtri, stimola la fantasia, avvia ad un corretto rapporto coni pari e di conseguenza facilita l’inserimento sociale.La gestione del suddetto progetto è ad opera dell’associazioneCasa delle donne con la partnership dell’associazione Mondodonna e a livello territoriale con la convenzione con ilTeatro San Martino.

A.C.

1) espressivo, 2) motorio, 3) pittorico/manuale, 4) musicale.Ogni laboratorio è strutturato sulla base delle caratteristichedei bambini presenti all’interno delle strutture in quel periodo(età, capacità/difficoltà espressive ecc.).Viene inoltre data la possibilità ai minori di parteciparegratuitamente alle rappresentazioni per bambini organizzatee promosse dal Teatro San Martino di Bologna.I laboratori, il cui numero di partecipanti va dai 6 ad unmax di 10 bambini, sono gestiti da 2 operatrici/pedagogisteesperte, volontarie e tirocinanti di scienze della formazionee psicologia; è prevista inoltre la presenza di una psicologa-psicoterapeuta che svolge funzioni di coordinamento esupervisione.Tutte le attività vengono svolte e sviluppate sulla base delgruppo di lavoro ma anche delle risorse, potenzialità ecompetenze dei/delle partecipanti.Le operatrici prestano una particolare attenzione ai minoripiù inibiti e chiusi, con la consapevolezza che un giocopiacevole ed istruttivo favorisce la conoscenza di sè e deglialtri, stimola la fantasia, avvia ad un corretto rapporto coni pari e di conseguenza facilita l’inserimento sociale.La gestione del suddetto progetto è ad opera dell’associazioneCasa delle donne con la partnership dell’associazione Mondodonna e a livello territoriale con la convenzione con ilTeatro San Martino.

A.C.

Quando un tocco di rossetto scatena la violenza.

Quando un uomo e una donna si amano, e quindi si desiderano,sono in pericolo. Il desiderio è pericoloso, l’amore lo è. Unuomo e una donna che si amano combattono una battagliafatta di gesti e di parole che in un istante possono trasformarsinel loro contrario, Un abbraccio in una morsa, una promessain una condanna. Perché questo abbandono sia possibile,gli uomini e le donne hanno fatto un patto: chi è più forte,non userà la sua forza per sopraffare l’altro. È un patto cheè costato tanto, a entrambe le parti. Abbiamo faticato perconcederci questa fiducia, spostandoci le une verso gli altricon cautela. Se questa fiducia viene meno, viene meno ilpiacere, il desiderio, l’amore. Una donna si veste per andarea una festa. Si veste elegante, si trucca, scopre l’ombelicoo il decolletè. Cammina in modo diverso, balla, beve, ammicca.Gioca. Mica è facile. Certi giorni ti viene naturale. Ti svegliche ti senti bella, che ti basta scuotere i capelli e il mondoè ai tuoi piedi. Altre volte ammucchi i vestiti sul letto senzariuscire a deciderti, passi e spassi mille rossetti diversi sullelabbra ansiose. Ma lo fai. Lo fai perché questo è il gioco. Misono messa i tacchi, vedi? L’ho fatto perché così le miegambe sono più belle. Si muovono sensuali sotto la gonnastretta, sbucano allegre dallo spacco. Ma così, con questitacchi, non posso correre, lo sai. Non posso scappare se mirincorri. Ma non avrò bisogno di scappare, perché noi abbiamofatto un patto. Io stanotte mi sono fatta bella, io gioco colnostro desiderio tenendolo acceso, e tu non ti approfitteraidel mio abbandono. Non lo farai, vero? Non farai la cosa piùvile e schifosa che un uomo può fare a una donna?

Elena Stancanelli, da La Repubblica del 27 aprile 2005

Ev e

nti

“Perché la

violenza non è

un incidente di

percorso che

riguarda solo alcune, ma

una condizione...

Il Giornale della Casa delle donne

Presentazione del:

Per incontrarcie conoscere il

giornale viaspettiamo

Aperitivo,musica dal vivo

con la cantante jazz Irene Salise dj-set

mercoledì 22 giugnodalle 18 alle 21,

al Circolo Arci

Sesto Sensovia G. Petroni 9/c

Bologna

Sappiamo, inoltre, che la prima causa di morte violenta

per le donne in Europa è l’omicidio da partner o ex partner

e che il numero delle vittime supera quello delle morti per

incidenti stradali.”

Quali sono le forme di tutela o protezione che il nostrosistema legislativo offre alle donne che subiscono maltrat-tamenti in famiglia?

Va dato immediatamente rilievo alla legge n. 154 del 2001,contenente specifiche misure contro la violenza famigliare.Si tratta di uno strumento normativo che, accanto a misurepenali, prevede un’azione in ambito civile, il cosiddetto“ordine di allontanamento” o “ordine di protezione”, con laquale una persona, che provi di essere stata maltrattataanche dal proprio convivente, oltre che dal coniuge o daaltri soggetti famigliari, può chiedere al giudice che ilmaltrattante venga allontanato dalla casa famigliare per unperiodo massimo di sei mesi, prorogabile ulteriormente pergravi motivi. Questo strumento va segnalato anche perchéin Italia mancava, a differenza di altri paesi, non soloeuropei. La stessa separazione coniugale può essere intesacome una misura contro il maltrattamento intradomestico;diciamo che l’ordine di protezione è una misura giuridica,

sicuramente più snella, che può essere adottata anchesenza che prima venga sentito dal magistrato il

maltrattante, ma, soprattutto, che consente diavere un periodo di ripensamento: se aver

voglia di separarsi per uscire da quella“crisi” coniugale, come progettare il

proprio futuro, quindi, di avere lapossibilità di prendere le

decisioni che non sianofrettolose e

Aspetti legislativi delmaltrattamentoIntervista all’Avv. Daniela Abram del Foro di Bolognae avvocata di riferimento della Casa delle donne.

dettate dall’emergenza o dall’esasperazione ed avere, dunque,una reazione meditata al maltrattamento subito. Ecco perchéquesto strumento è molto importante, perché non è obbli-gatorio poi doversi separare, lascia libera la maturazione diuna scelta. In questo senso è uno strumento molto preziosoed originale ed ecco perché è una legge che è stata fortementevoluta dal mondo delle donne che lavorano contro il maltrat-tamento famigliare.

Nonostante il fenomeno sia molto diffuso, quali sono,secondo la tua esperienza, i motivi per cui le donnedifficilmente denunciano il maltrattamento?

I motivi possono essere tanti e dipendono dalle singolesituazioni. Uno dei motivi, se non il motivo principale, è lapaura: paura concreta, fisica, psicologica o paure immaginate,come quelle che i figli possono essere tolti se una donnadenuncia il maltrattamento, la paura dell’isolamento. Nondimentichiamo che spesso le donne maltrattate sono donneche progressivamente sono state isolate da relazioni signi-ficative: famiglia d’origine, amicizie. È chiaro che però tuttoquesto è ancora insufficiente a fornire una spiegazione: visono poche “denunce”, perché in realtà il maltrattamentoè una relazione invischiante, caratterizzato da un eserciziodi dominio in un ambito affettivo. Penso che, quello chel’esperienza della Casa delle donne ha portato come conoscenzascientifica del fenomeno, sia molto interessante. Ecco perchépoi è nato ”l’ordine di protezione”. Qui non si tratta di“denunciare” una persona che ti picchia, con la quale nonintercorre nessuna relazione; qui si tratta di denunciare lapersona con la quale dormi la notte, alla quale fai da mangiare,dalla quale hai avuto dei figli e con la quale c’è unacondivisione di quotidianità ed intimità, cioè qualcosa cheti lega. Trovare la forza di spezzare questo legame è questala vera scommessa che la donne devono affrontare. La donnanon è che non sa di essere maltrattata, ad un certo puntopercepisce molto bene l’ingiustizia della situazione, ma èche deve riuscire a comprendere che solo lei deve trovare laforza ed il coraggio di “tagliare” quella corda che ancora latiene intrappolata in una situazione che è qualcosa di diversodi una crisi coniugale. Per affrontare tale fenomeno servonoapprocci diversi e la messa a disposizione di una serie dirisorse, non solo giudiziarie e giuridiche. È importante lastima di sé della donna che è un punto d’alta vulnerabilitàper una donna che subisce maltrattamenti familiari. Occorrepartire da sé e dalle proprie fragilità; per questo sarebbestato inimmaginabile ottenere una legge come quella dellemisure contro la violenza famigliare, se non ci fossero statii luoghi di protezione e d’ascolto non giudicante delle donne,come la rete dei Centri.

Per questo occorre grande rispetto verso una donna cheracconta la propria sofferenza ed il sentirsi prigionieradi un meccanismo che stritola. Non bisogna né giudicarené forzare, solo nel momento in cui quella persona si

Aspetti legislativi del maltrattamentoIntervista all’Avv. Daniela Abram del Foro di Bologna e avvocata di riferimentodella Casa delle donne.

Il Giornale dellaCasa delle donnePeriodico di informazione delCentro Antiviolenza di Bologna

Direttora responsabile:Anna Cariani

Redazione: Elena de Concini,Anna Pramstrahler,Antonella Urbinelli

Progetto grafico:Antonella Urbinelli

Sede legale: via dell’Oro 3,40124 Bologna, tel. 051 333173,fax 051 3399498,e-mail:[email protected]

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sente pronta, allora è il momento per tendere la mano,una mano anche giuridica…

Quali sono, secondo te, i limiti del nostro sistema legisla-tivo?

È ovviamente difficile rispondere a questa domanda, soprat-tutto per chi è giurista: non credo ai miracoli delle leggi,penso che le leggi possano essere strumenti ed occasioni.La legge, come si diceva una volta, è un aspetto sovra-strutturale di una società, quindi pensare che un fenomenodi questa portata e con queste caratteristiche, sia risolvibilea livello esclusivamente legislativo è una cosa a cui noncredo, certamente questo non significa che non debbanoesserci delle leggi che vadano in una direzione chiara e nettadi un ordine, anche simbolico, di valutazione dei comporta-menti umani. La legge molte volte non può che intervenirein modo concreto solo quando un evento illecito è accaduto.

Ritengo che, al di là della legge, debbano andar rafforzatii luoghi della solidarietà e del cambiamento concreto. Diun’altra cosa sento la mancanza, ma il vuoto mi sembraenorme, è quello del pensiero maschile su questi comporta-menti. Le donne hanno espresso e diffuso il proprio pensierosul maltrattamento e sulla violenza familiare con riflessioniapprofondite e puntuali. Ma il pensiero maschile, soprattuttodi quegli uomini che non si riconoscono in logiche di dominioperverse, dov’è?

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