In Montagna comanda la Montagna - · PDF fileRoberto Abiuso Doc 1-8-2016 In Montagna comanda...

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Roberto Abiuso Doc 1-8-2016 In Montagna comanda la Montagna. così come in mare comanda il mare Dicesi Montagna una grandissima massa di roccia, prevalentemente calcare, a volte granito, con un’altezza, intesa sul livello del mare, detta altitudine, di più di 600 metri, anche 2.000 o 3.000, massimo 8.848. La larghezza in genere non interessa. Le montagne sono il segno del Tempo che è passato sulla superficie della Terra, sono le rughe della crosta terrestre, provocate dalla tettonica e dal vulcanismo. Detta così fa una certa impressione. Nella parte al di sotto dei 600 metri, la montagna è stata da sempre utilizzata per coltivazioni, pascoli e legname. Invece l’alta montagna era giustamente considerata pericolosa, non produttiva ed era equivalente a fatica, freddo, difficoltà. In altre zone della Terra però le montagne sono necessariamente abitate: in Tibet, altitudine media 4.900 m., o vivi sull’altopiano o niente. Poi, stranamente, cominciarono ad esserci uomini che salivano sulle montagne solo per il gusto di salirci, dopo di che ne ridiscendevano stanchi morti. Nessuno è stato mai capace di capire e spiegare in cosa consista esattamente questo gusto. Se infatti ci vai in elicottero, non vale. L’Escursione: vuol dire uscir fuori dalla vita abitudinaria di tutti i giorni ed andare verso un mondo diverso, dove il tempo e lo spazio si confondono: quanti chilometri abbiamo fatto? Tre ore. Quanto abbiamo camminato? Nove Km. Cioè? Sono 800 metri di dislivello. Le distanze non sono calcolabili ad occhio perché i punti di riferimento non funzionano. Una pietra sembra sempre una pietra, grande o piccola che sia. L’ordine di grandezza della realtà cambia e noi diventiamo gradualmente sempre più piccoli e alla mercé degli elementi della Natura. Ad un certo punto ci accorgiamo che stiamo entrando a far parte de.... l’Universo! La sera prima: si prepara l’equipaggiamento. Di fondamentale ci sono gli scarponi, poi uno zainetto per un litro d’acqua e un panino e infine una giacca a vento traspirante in Goretex. Addosso una maglietta in microfibra, pantaloni lunghi e un cappellino con visiera. Poi ci sono gli accessori, ben compattati: antivento bastoncini maglietta calzinidiricambio mantellaimpermeabile un pile una pila coprisacco ombrellopieghevole ghette cremadasole stickperlabbra occhialidasole guanti cappucciodilana/fascia frontale coltellomultiuso fischietto bicchieretascabile bustadiplastica altimetro-cartatopografica-bussola Gps binocolo casco cordinodi4metri i Ringo asciugamani kitprontosoccorso cerottiCompeed siringaantiveleno medicine cartaigienica/fazzolettini tamponi/assorbenti documenti tesserinodelCAI bottigliettadigrappa macchinafotografica cioccolata/barrettenergetiche fruttafresca fruttasecca thermosdicaffè o ditisana dolcettofattoincasa keeway integratori vino lechiavidellamacchina un libro e infine uno zaino da 80 litri per metterci tutta questa “montagna” di roba. Il superfluo invece si lascia a casa. La cena della sera precedente deve essere leggera ma sostanziosa, senza alcolici e soprattutto senza mangiare il melone, perché poi infiacchisce i muscoli. Questa cosa del melone la diceva un mio amico per giustificare il fatto che restava sempre indietro. A questo proposito ricordo una storiella divertente. Ai tempi dell’Antichi Romani, c’era il filosofo Seneca che, essendo un moralista, aveva il pessimo vizio di rompere le scatole a tutti e soprattutto ai vari imperatori: ma che stai a fa, poi la gente mormora, lassa perde, tu sei l’imperatore e devi dà il buon esempio ecc. ecc. Già Caligola lo aveva prima condannato a morte e poi graziato. L’imperatore Claudio invece lo fece prendere e portare nel luogo più lontano e sperduto, in Corsica, ad oltre 600 metri di altitudine, quindi montagna, rinchiuso in una torre inaccessibile senza porte né finestre. Quella torre, in cima ad una rupe, è ancora oggi chiamata “La Torre di Seneca”. I pastori e i contadini che circolavano nella zona ebbero compassione di quel personaggio che, dal tetto della torre, guardava il mare in direzione di Roma. Per consolarlo, una pastorella fece per lui una bellissima torta con ricotta, panna e frutti di bosco. Una torta così da quelle parti non s’era mai vista per cui venne chiamata “La Torta di Seneca”. La pastorella la portò a Seneca, il quale, non avendo più visto una donna da molto tempo, scansò la torta e si buttò sulla giovane, abusando di lei.

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Roberto Abiuso Doc 1-8-2016In Montagna comanda la Montagna.

così come in mare comanda il mare

Dicesi Montagna una grandissima massa di roccia, prevalentemente calcare, a volte granito, conun’altezza, intesa sul livello del mare, detta altitudine, di più di 600 metri, anche 2.000 o 3.000,massimo 8.848. La larghezza in genere non interessa.Le montagne sono il segno del Tempo che è passato sulla superficie della Terra, sono le rughe dellacrosta terrestre, provocate dalla tettonica e dal vulcanismo. Detta così fa una certa impressione.Nella parte al di sotto dei 600 metri, la montagna è stata da sempre utilizzata per coltivazioni,pascoli e legname. Invece l’alta montagna era giustamente considerata pericolosa, non produttivaed era equivalente a fatica, freddo, difficoltà. In altre zone della Terra però le montagne sononecessariamente abitate: in Tibet, altitudine media 4.900 m., o vivi sull’altopiano o niente. Poi, stranamente, cominciarono ad esserci uomini che salivano sulle montagne solo per il gusto disalirci, dopo di che ne ridiscendevano stanchi morti. Nessuno è stato mai capace di capire e spiegarein cosa consista esattamente questo gusto. Se infatti ci vai in elicottero, non vale.

L’Escursione: vuol dire uscir fuori dalla vita abitudinaria di tutti i giorni ed andare verso un mondodiverso, dove il tempo e lo spazio si confondono: quanti chilometri abbiamo fatto? Tre ore. Quantoabbiamo camminato? Nove Km. Cioè? Sono 800 metri di dislivello. Le distanze non sonocalcolabili ad occhio perché i punti di riferimento non funzionano. Una pietra sembra sempre unapietra, grande o piccola che sia. L’ordine di grandezza della realtà cambia e noi diventiamogradualmente sempre più piccoli e alla mercé degli elementi della Natura. Ad un certo punto ci accorgiamo che stiamo entrando a far parte de.... l’Universo!

La sera prima: si prepara l’equipaggiamento. Di fondamentale ci sono gli scarponi, poi unozainetto per un litro d’acqua e un panino e infine una giacca a vento traspirante in Goretex.Addosso una maglietta in microfibra, pantaloni lunghi e un cappellino con visiera. Poi ci sono gli accessori, ben compattati: antivento bastoncini maglietta calzinidiricambiomantellaimpermeabile un pile una pila coprisacco ombrellopieghevole ghette cremadasolestickperlabbra occhialidasole guanti cappucciodilana/fascia frontale coltellomultiuso fischiettobicchieretascabile bustadiplastica altimetro-cartatopografica-bussola Gps binocolo cascocordinodi4metri i Ringo asciugamani kitprontosoccorso cerottiCompeed siringaantiveleno medicinecartaigienica/fazzolettini tamponi/assorbenti documenti tesserinodelCAI bottigliettadigrappamacchinafotografica cioccolata/barrettenergetiche fruttafresca fruttasecca thermosdicaffè o ditisana dolcettofattoincasa keeway integratori vino lechiavidellamacchina un libro e infine uno zaino da 80litri per metterci tutta questa “montagna” di roba. Il superfluo invece si lascia a casa. La cena della sera precedente deve essere leggera ma sostanziosa, senza alcolici e soprattutto senzamangiare il melone, perché poi infiacchisce i muscoli. Questa cosa del melone la diceva un mioamico per giustificare il fatto che restava sempre indietro.

A questo proposito ricordo una storiella divertente. Ai tempi dell’Antichi Romani, c’era il filosofoSeneca che, essendo un moralista, aveva il pessimo vizio di rompere le scatole a tutti e soprattutto aivari imperatori: ma che stai a fa, poi la gente mormora, lassa perde, tu sei l’imperatore e devi dà ilbuon esempio ecc. ecc. Già Caligola lo aveva prima condannato a morte e poi graziato.L’imperatore Claudio invece lo fece prendere e portare nel luogo più lontano e sperduto, in Corsica,ad oltre 600 metri di altitudine, quindi montagna, rinchiuso in una torre inaccessibile senza porte néfinestre. Quella torre, in cima ad una rupe, è ancora oggi chiamata “La Torre di Seneca”. I pastori e i contadini che circolavano nella zona ebbero compassione di quel personaggio che, daltetto della torre, guardava il mare in direzione di Roma. Per consolarlo, una pastorella fece per luiuna bellissima torta con ricotta, panna e frutti di bosco. Una torta così da quelle parti non s’era maivista per cui venne chiamata “La Torta di Seneca”. La pastorella la portò a Seneca, il quale, nonavendo più visto una donna da molto tempo, scansò la torta e si buttò sulla giovane, abusando di lei.

Si trattò di un affronto gravissimo che viene ancora ricordato come “Il Torto di Seneca”. I pastoriallora si arrampicarono in massa sulla torre, lo misero a culo nudo e lo frustarono con un’orticaparticolarmente urticante che cresceva rigogliosa nei dintorni e che divenne nota come “L’Orticadi Seneca”. Questo tipo particolare di punizione restò nella memoria degli abitanti del luogo come“La Tortura di Seneca”. In seguito a tale umiliazione, Seneca decise di fuggire e tornare a Roma.Si calò fortunosamente dalla torre e, poiché era sorvegliato, per far perdere le proprie tracce, sidiresse verso il mare facendo un lungo giro tortuoso, per monti e colline. Da allora, quandoqualcuno gira intorno alle cose senza arrivare al dunque, si dice che fa “Il Tour di Seneca”.Comunque Seneca riuscì a tornare a Roma dove ormai regnava Nerone, un altro buono. Gli scrisse un bella lettera che gli fece recapitare da un certo amico, conosciuto solo come “IlLatore di Seneca”. Naturalmente, dopo un po’ di tempo, anche Nerone si stufò di lui e gli suggerìdi suicidarsi. Seneca oltre che un lette-ato era anche uno sto-ico, quindi si tagliò tranquillamente levene dei polsi, poi anche quelle delle gambe, poi bevve la cicuta, ma, non riuscendo ancora nelloscopo, si fece immergere nell’acqua bollente e nei vapori soffocanti finché alla fine i servi dovetteroaffogarlo. Questo tipo di “eutanasia” rimase nella storia come “La Morte di Seneca”. Tutto vero.

L’Attrezzatura: ma ora torniamo al tema: non solo ci vuole l’attrezzatura, bisogna imparare adusarla correttamente. Gli scarponi, a collo alto e suola in Vibram, non troppo pesanti, devono essereben aderenti al corpo del piede e con i lacci ben stretti, col doppio nodo. Lo zainetto poi, dobbiamofarlo aderire al corpo tirando le cinghie degli spallacci verso il basso e all’indietro, con la cinghiaventrale aderente, per camminare dritti anche in salita ed evitare così il mal di schiena e di spalle.Con lo zainetto aderente c’è il problema del sudore sulla schiena. Ogni tanto, soprattutto al ritorno,conviene allentare gli spallacci, con la cinta ventrale ben aderente, per far inclinare lo zainettoall’indietro e far asciugare la schiena. I bastoncini telescopici devono avere una lunghezza chepermetta un angolo di 90° tra braccio ed avambraccio ma in salita vanno un po’ accorciati ed indiscesa vanno allungati. In salita bisogna infilare le mani nelle apposite fettucce, appoggiandosi adesse per scaricare il peso, soprattutto se si porta uno zaino pesante. Invece in discesa è megliolasciare le mani libere per non impicciarsi nei bastoncini nel caso si inciampi. Se sono statodidascalico e pedante, era proprio quello che volevo.

L’attacco: se si sbaglia l’attacco, dopo un po’ si torna indietro e si riparte dal via. Prima diaffrontare il sentiero bisogna però parcheggiare la macchina: non sulla strada, non sul prato, mai nelfango, non in curva, guai davanti all’imbocco di una carrareccia, non dietro altre macchine. Unavolta parcheggiato, si infilano gli scarponi, si prepara lo zainetto, si beve acqua in abbondanza, ci siraggruppa e si comincia a salire seguendo la Guida. L’acqua va bevuta prima di partire, alla cima eal ritorno. In salita, bere troppa acqua è controindicato perché, con la fatica, lo stomaco assorbepoco e quindi si cammina con la pancia gonfia senza motivo.Nella prima fase, di leggera confusione, si possono facilmente individuare i Principianti. Sipresentano con gli scarponi già ai piedi, senza scarpe di ricambio, indossando dei pesanti giacconi apiumino, impermeabili, adatti per passeggiare per le vetrine di Cortina, spesso con delle bellesciarpe svolazzanti. Hanno molta paura di prendere freddo, non sapendo che il rischio è l’eccessivasudorazione che poi si gelerà addosso, provocando un grande battere di denti.

La salita: di solito un’escursione comincia con la salita e finisce con la discesa. Si va più o meno in fila, chiacchierando ed assestando l’equipaggiamento. Si procede con passo costante, rallentando se si va in affanno ma evitando di fermarsi. Ognuno ha ilproprio passo che dipende soprattutto da un allenamento specifico. Quando si sale, c’è un momentoin cui sembra di faticare di meno, di respirare meglio. Viene definito “rompere il fiato”. Penso checiò accada quando, senza rendersene conto, istintivamente coordiniamo il respiro, il battito delcuore, il passo. Per questo è bene unire il passo ed il respiro in questo modo: piede dx-espiro, piedesx, dx-inspiro, sx, dx-espiro, sx, dx-mi gratto il naso ecc... Quando la salita si fa veramente dura siraddoppia il ritmo del respiro: dx-espiro, sx-inspiro, e via... Anche una bombola di ossigeno puòaiutare.

Comunque ora sto camminando in silenzio, senza pensieri, concentrato sul respiro, in fila con glialtri. Ma sto facendo meditazione!Dopo esattamente 10 minuti dalla partenza si comincia a sudare e bisogna alleggerirsi riponendo lagiacca a vento nello zainetto. I Principianti, invece, accorgendosi di sudare, si chiudono tuttoaccuratamente. Poi, appena si alza un po’ di vento, la rimettiamo, per toglierla poco dopo se il vento cessa. Questagiostra si può ripetere spesso ed è un’altra delle fatiche dell’andare in montagna. I Principianti continuano a sudare dentro i loro piumini. Ogni tanto si fermano, con la scusa delleorchidee e dei funghi, ma gli altri non perdono tempo e continuano implacabilmente a camminare.Può capitare di incrociare qualcuno sul sentiero in senso contrario. È buona norma salutarsi con unsorriso, un ciao, un cenno del capo, come se ci si conoscesse. Questo saluto è importante, significache, in caso di difficoltà, posso contare sul tuo aiuto e viceversa.Ho notato poi uno strano fenomeno: sembra che quelli che vanno in testa si stanchino di meno,mentre chi cammina tra gli ultimi fatica molto, suda, sbuffa e si ferma spesso. Non si sa da cosadipende ma penso che sia per questo che le guide vogliono essere sempre tra i primi e nongradiscono che qualcuno li superi.

La sosta: La sosta dev’essere breve, non più di dieci minuti, un goccio d’acqua, un po’ di fruttasecca e si riprende con calma, senza scatti, per evitare il sopraggiungere dei crampi.

La cima: la cima si riconosce dalla Croce e dal fatto che più in su non si può andare. Qui si fa una sosta più lunga, ci si copre meglio, si mangia, si beve, si tirano fuori la cioccolata, ilcaffè e i biscotti. I cani presenti si siedono davanti a chi mangia, chiedendosi perché mai ènecessario arrivare proprio in cima a una montagna per mangiarsi un panino.I Principianti, chiusi nel loro sarcofago, cominciano a rabbrividire. Qualcuno si toglie gli scarponcini ma la cosa importante è di chiuderli ben aderenti prima diridiscendere, per non traumatizzare le punte dei piedi.

La discesa: il difficile non è andare in montagna, è tornare a casa e per questo motivo si segue unaGuida. Insomma, anche in montagna andiamo da secondi. In discesa si fanno due fatiche: camminare e frenare. Spesso la discesa si rivela più faticosa dellasalita. È consigliabile scendere a piccoli passi, poggiando il peso sull’avampiede, con le ginocchialeggermente piegate, saltellando qua e là, con i bastoncini puntati in avanti, alternando con un passonormale quando i quadricipiti protestano.

Il ghiaione: le montagne sono ricoperte di sassi di tutte le dimensioni in un modo esagerato. Sonodure ma si spaccano, da 100 milioni di anni. Ogni montagna ha quindi almeno 100 milioni di sassi.Quando un canalone si riempie di sassi più o meno piccoli, abbiamo un ghiaione. Il ghiaione sipercorre sempre in discesa, in salita è proprio un’ammazzata. Si scende sprofondando con i tallonitra sassi e sassetti, facendo grandi passi, scivolando a valle insieme ai sassi, quasi volando. Quandoviene bene è veramente divertente, se viene male ci rimetti un’articolazione.

FRA SASSI Disse un sasso a un altro sasso:tu fai sesso?Gli rispose con sussiego:non lo nego.

Il traverso: a volte il sentiero mi va di traverso, nel senso che da un lato c'è la parete dellamontagna e dall'altro... nulla!!! La tendenza è di camminare piegati leggermente verso la parete,cercando invano il corrimano, ma è un errore: se il corpo non è dritto, anche i piedi tendono adessere piegati e quindi si può scivolare verso il vuoto. I bastoncini possono aiutare ma guai alasciarseli sfuggire di mano. Di solito col traverso non si sale e non si scende e si allungainutilmente l'escursione anche di molto.

La cresta: la cresta può essere ancora peggiore del traverso, perché può capitare di camminare conil vuoto sia a destra che a sinistra. Si procede con le ginocchia piegate e il culo più in bassopossibile.

Le vertigini: Le vertigini sono un disturbo dell’equilibrio con instabilità o capogiro. Può darel’impressione di essere in movimento o di girare.Fin da piccolo, seduto sul seggiolone, mi sono reso conto che l’altezza può essere pericolosa.Quando poi qualcuno mi portava sulle spalle, saltellando, divertendosi con le mie grida di terrore,questa fobia si è stabilizzata. Molti hanno paura dell’altezza e dicono di soffrire di vertigini. In realtà si tratta di sana fifa.

Il sentiero: è una via tracciata dal passaggio di uomini e animali. Lungo i sentieri è possibilevedere i segnavia del CAI. Sassi, pietre, polvere, foglie, fango, lo rendono volutamente scomodo.Eppure bisogna evitare di perderlo.

Il rifugio: anche se geograficamente vengono denominate montagne i rilievi sopra i 600 metri, per“noi alpinisti” non si tratta di montagna al di sotto dei 2.000. A questo punto però bisogna parlaredei rischi della montagna vera. Caduta massi, animali selvatici, colpi di sole, caduta in precipizio,lesioni articolari, litigi tra escursionisti, sono solo alcuni dei possibili incidenti che possono capitaree possono diventare disastrosi. Ma l'incognita maggiore è rappresentata dal meteo che, aquell'altitudine, può cambiare improvvisamente e diventare pericoloso. In pochi minuti si puòpassare dal sole pieno alla bufera di neve, poi, dopo mezz'ora, ecco di nuovo il sole. Sulle previsioninon si può contare, in montagna comanda la montagna, il tempo si vede sul campo e noi dobbiamoessere pronti a tutto. Poiché l'ambiente di montagna presenta dei rischi e può diventare davveroostile, qua e là si trovano dei rifugi, alcuni dei quali piccoli e spogli, altri grandi e confortevoli. Inquelli abitati possiamo chiedere informazioni, andare in bagno, mangiare, sedersi davanti a unabirra. Può anche capitare di essere coinvolti in tristissimi canti di montagna, tipo questo:

E lassù www.youtube.com/watch?v=pdLNl4M8y4cE lassù / sulla monta-a-gnac’era su’ / a pascola-a-a-reuna be/lla pastorella senza il cellula-a-re.E di lì / passò un signo-o-ree le disse / ohi signori-i-i-naguarda que/sto smart-phòneè tuo se fai l’amo-o-re.Tutti sa/nno che in monta-a-gnanon c’è re/te, non c’è ca-a-a-mpoper di più / la pastorellanon sa chi chiama-a-re.Salta fora / Lupo dal bo-o-scoco’ la fa/ccia nera ne-e-e-rae le fre/ga il cellularee la custodia inte-e-ra.La pasto/ra si mise a piangeree piange/va amarame-e-e-ntea pensar / che intanto a leinon è rimasto nie-e-nte. ecc..ecc...

Chiaramente tutto costa un po’ di più, perché un Rifugio è un luogo particolare dove portare, eportar via, qualunque cosa, richiede un costo maggiore. In montagna è bene non lasciare nulla di ciòche abbiamo con noi, soprattutto nelle soste. Qui viene fuori una diatriba mai risolta: sui rifiuti non-riciclabili siamo tutti d’accordo ma, per i rifiuti organici, ci sono alcuni che abbandonanotranquillamente bucce di banana, nòccioli di frutta e altri prodotti naturali. Per me si tratta

comunque di “monnezza”. A me non piace arrivare su un prato e vedere in giro bucce di banana. Epoi vorrei sapere esattamente qual’ è l’animale che mangia le bucce di banana!Qualunque cosa noi facciamo, la fa anche qualche altra milionata di persone. Ogni giorno, solo inItalia, vengono gettate in terra, illegalmente, un miliardo di cicche di sigarette. Oh.!!! Chefiniscono tutte nel mare. Oh.!!!

Il bosco: anche il bosco presenta i suoi rischi, soprattutto di sera. Il primo è quello di perdersi,restando indietro, perdendo il contatto con gli altri e sbagliando un bivio. Cosa devi fare se ti perdi? Prima di tutto devi toglierti lo zainetto, sederti e metterti a piangere. Poidevi provare a chiamare col cellulare, già sapendo che tanto non piglia. Puoi sperare che qualcuno siaccorga che sei rimasto indietro e torni a cercarti. Poi cerchi di orientarti: allora, siamo partiti daFerentillo, il sole è da quella parte, sono le sei e mezza, il muschio indica sempre il nord....Aiuutoooo...!!! Dopodiché? So’ cavoli tuoi. Per evitare questo dramma, bisognerebbe sempre tenerd’occhio quello davanti e quello di dietro. Se non vediamo quello davanti, acceleriamo e chiamiamogridando. Se non vediamo più quello di dietro, ci fermiamo gridando per avvertire quello davanti.Possiamo usare, se l’abbiamo, il fischietto. A volte, gridare in montagna è indispensabile, perquesto gli svizzeri hanno inventato lo Yodel. www.youtube.com/watch?v=ACZjw9uxXjQComunque la responsabilità di tutto ce l’ha sempre la Guida. È la Guida che decide di continuare otornare indietro, è la Guida che sbaglia strada. Ma la brava Guida non è quella che non si perde, èquella che ritrova la via dopo averla persa.

La Guida: La Guida Alpina è l'unica figura professionale abilitata a insegnare e accompagnaretutte le attività dell’alpinismo. Continua a chiamarsi Alpina anche quando pratica in Appennino osulla Maiella. È un professionista e può portarti dappertutto, basta che paghi. Noi siamo fortunati,anche se la nostra Guida è molto economica, ci sentiamo al sicuro dappertutto. Invece l’IstruttoreCAI svolge l’attività di accompagnatore nell’ambito delle attività del CAI come volontario. Poi cisono la Guida Ambientale, la Guida Naturalistica e l’apposita App. dello Smartphone.Quest’ultima può servire anche per dare le coordinate geografiche ad un eventuale elisoccorso.

Gli spini: mentre si cammina in fila, bisogna mantenere una giusta distanza, né troppo lontano, nétroppo vicino. Non troppo lontano per non perdere il contatto, non troppo vicino per non esseretrafitto dal bastoncino di quello davanti, né dagli spini che quello davanti rilascia dopo esserepassato. Bisogna scivolare tra gli spini e le ortiche con delicatezza, senza far loro del male, senzadisturbare troppo, perché sono permalosi e si vendicano facilmente. Pantaloni lunghi, occhio vigile,prontezza di riflessi e disinfettante.

Il fuori sentiero: a volte, per fare prima, si prendono scorciatoie, soprattutto sulla via del ritorno.Una scorciatoia è tale se la si può fare velocemente, se è troppo problematica non è una scorciatoia,tanto vale seguire il sentiero. Quando si prende la scorciatoia, tutte le regole dette prima, vannoapplicate ancora più strettamente. Non perdere il contatto, mantenere la giusta distanza, colpod’occhio e una certa dose di fortuna. La variante dritto pe’ dritto viene usata da chi è inseguito daun cinghiale o da chi vuole vedere la partita dall’inizio.

L’allenamento: per allenarsi ad andare in montagna il modo migliore è andare in montagna. Sicomincia gradualmente, con escursioni facili e brevi, si continua periodicamente e si può arrivare alrisultato che si vuole. L’età non conta. È importante trovare il proprio passo, se si va in affannobisogna rallentare. Tra un’escursione e l’altra si può correre su strada o sul tappeto in palestra perfare il fiato, camminare in salita, fare esercizio sullo step e rinforzare addominali e dorsali checostituiscono il fulcro di qualunque applicazione di forza fisica. Camminare in città o nei centricommerciali non serve, non ci si può allenare all’IKEA.

I crampi: danno tutti la colpa al potassio. Tipi di crampi:

1. Effettivamente, dopo un periodo di fatica e di sudorazione esagerata, si può avere unacarenza di potassio ma più importante è la disidratazione e la perdita di sali in genere. Inquesto caso si hanno piccoli crampi diffusi e debolezza. Ci vogliono acqua e integratori.

2. Se il muscolo fatica troppo, non riesce a smaltire adeguatamente l’acido lattico ed entra intetania, cioè va in sciopero. Basta fermarsi e fare un po’ di stretching e dopo pochi minuti sipuò riprendere il cammino. www.youtube.com/watch?v=SOh1sePqch0

3. Invece i dolori che si sentono la sera e nei giorni seguenti si devono allo stress eccessivodelle fibre muscolari non abbastanza allenate.

4. Lo strappo muscolare è un vero danno di un gruppo di fibre e si associa spesso ad unematoma. Si tratta col riposo.

5. Il dolore al polpaccio che non passa è dovuto al nervo sciatico, troppo sollecitato a livellolombare. Una fascia lombare può aiutare.

6. Se invece insorge acutamente camminando e passa con la sosta, per poi riprendere ognivolta che si torna a camminare, dipende dalla circolazione arteriosa ed è un sintomo grave.Intervento chirurgico.

7. Il Tetano è invece una bruttissima malattia infettiva. Pensate che fa contrarre terribilmentetutti i muscoli, a cominciare dalla faccia, provocando una febbre talmente alta che il pazienteviene messo nel ghiaccio tritato come una bottiglia di champagne. Per fortuna non ècontagiosa. Comunque, di dolori, ce n’è per tutti i gusti.

Similitudine. I Parte: così come un grifone spiega le ali, gettandosi nel vuoto, e sorvola vallate,canaloni, cime e ghiaioni....II Parte: allo stesso modo, io spiego ai Principianti il comportamento inmontagna gettandomi nel vuoto delle loro circonvoluzioni cerebrali, tra le scissure, le ghiandole e idendriti. Invano. Evidentemente per imparare ognuno deve fare le proprie esperienze.

Il Segno del Crampo: detto anche Granchio, è il tredicesimo segno dello Zodiaco. Governato dallaLuna, il suo giorno sfortunato è la Domenica, il colore è il nero, l’animale guida è lo squalo. Il segno zodiacale del Crampo è caratterizzato da una sensibilità esagerata che può portare ad unvero blocco nonché a continue lamentele. Queste lamentele non sono però mai fini a sé stesse:hanno lo scopo di attirare l'attenzione verso i propri bisogni e di ottenere dunque aiuto daicircostanti. Le persone del Crampo vengono spesso considerate solitarie e incapaci di godere deipiaceri della vita, oppure, a volte, vogliono godere di questi piaceri in solitudine. I nativi delCrampo simboleggiano le estremità inferiori e hanno bisogno di idratarsi in maniera superiore aglialtri segni. In pratica sono dei rompicoglioni.

Tipi di escursioni: Escursione veloce, si è in pochi, si va e si torna. Escursione grossa, perfamiglie, tipo manifestazione, non si riesce ad arrivare in cima, alla sosta spuntano lasagne, vino,dolci di tutti i tipi, al ritorno ci si perde allegramente nella boscaglia. Escursione invernale,ramponi e piccozza, passamontagna, fiaschetta di grappa, pura avventura. I Principianti restano acasa. Escursione invernale notturna, sulla neve ghiacciata che scricchiola sotto i piedi, al chiarodi luna, è il massimo. Alte vie: ci si porta in quota, con uno zaino ben fornito e accuratamentestudiato e si raggiunge un rifugio. Da lì, il giorno dopo si va ad un altro rifugio, utilizzando ferrate,cengie, camini, casco, mani, longe, ginocchia, moschettoni, ecc... poi ad un altro rifugio e ad unaltro ancora... Vie lunghe di arrampicata: con corde, moschettoni, cordini, mani, longe, ginocchia,rinvii, nodi, diedri ecc...

Il ritorno: quando si torna alle macchine è obbligatorio essere stanchi ma felici. I Principianti sonodistrutti e fradici di sudore. Se ci siamo tutti, finalmente si torna a casa.

Attenzione! la montagna può causare dipendenza. C’è chi s’è fatto tutti i 4.000 delle Alpi. Sono 82 cime!

L’ACROSTICO: M aniacale O ssessione N egativa T esa A G uadagnare N umerosi A llori

Cosa mi ha insegnato la montagna? Tre cose, che cerco di applicare nella vita di tutti i giorni. Una è che posso farcela: anche se l'impresa è impossibile, passo dopo passo, posso arrivare in cima.La seconda è: oggi a me, domani a te. Cioè, in questa escursione TU sei in difficoltà ed IO ti aspettoe ti aiuto; la volta seguente, IO vado come un treno mentre TU non ce la fai e hai bisogno di me. La terza cosa non me la ricordo. Ah già, che nel Mondo... comanda il Mondo!

a mani unite e congelate DOC