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1 IN..FORMA Anno 12 - Numero 06 Giugno 2012 Il Valico - c/o S.M.S. Rifredi Via Vittorio Emanuele 303 - 50134 FIRENZE Telefono - Fax. 055414748 e-mail: [email protected] www.ilvalico.it facebook: trekking il valico Spedizione in abbonamento postale –70% - Firenze Registrazione Tribunale di Firenze n° 5120 del 26/11/2001 - Dir. Resp. Iovi Riccardo Consegnato al CMP Firenze il 12/05/2012 Sulla vetta del Monte Labbro - 15-04-2012

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IN..FORMA Anno 12 - Numero 06

Giugno 2012

Il Valico - c/o S.M.S. Rifredi Via Vittorio Emanuele 303 - 50134 FIRENZE

Telefono - Fax. 055414748 e-mail: [email protected]

www.ilvalico.it facebook: trekking il valico

Spedizione in abbonamento postale –70% - Firenze

Registrazione Tribunale di Firenze n° 5120 del 26/11/2001 - Dir. Resp. Iovi Riccardo

Consegnato al CMP Firenze il 12/05/2012

Sulla vetta del Monte Labbro - 15-04-2012

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Direttore Responsabile: Iovi Riccardo - Redazione: Il Consiglio

La Redazione si riunisce all’inizio di ogni mese per sviluppare il Notiziario. Saranno presi in considerazione gli scritti dei Soci che perverranno alla Redazione entro la fine del mese antecedente la riunione. Tutto il materiale arrivato dopo questo termine o in eccesso rispetto all’impaginazione verrà diluito sui numeri successivi.

Per proseguire nella realizzazione del notiziario è indispensabile ricevere materiale dai Soci. Sono gradite: Foto, Frasi, Racconti, Impressioni, Domande, Proposte e quanto altro vorreste vedere pubblicato nei prossimi numeri.

“ INDOVINA DOV'E' “ Mese dopo mese siamo arrivati al tredicesimo quiz, un anno è passato. Voglio ringraziare i Soci che hanno partecipato e complimentarmi con tutti coloro che hanno indovinato. Alcuni quiz erano semplici ma i più non erano di facile individuazione. Colgo l'occasione per ringraziare Marco Nardoni, autore di tutte le foto, e Roberto Creati che ci ha aiutato ad evidenziare molti soggetti nascondendo il contesto in cui si trovavano. Grazie anche a Riccardo Iovi per la disponibilità dimostrata nell'assemblare di volta in volta le foto ed i testi dei quiz.

Per partecipare al quiz dovrete inviare al nuovo indirizzo [email protected] la vostra risposta

precisando la via o la piazza dove si trova il soggetto fotografato entro la fine del mese. La risposta esatta verrà pubblicata sul prossimo giornalino insieme al nome del Socio che è stato più veloce ad indovinare.

La risposta esatta è VIALE GIOVINE ITALIA. Questa volta il quiz era veramente difficile, tanto difficile che anche gli organizzatori non sono stati in grado di trovare nè l'autore del monumento e nemmeno il motivo della sua sistemazione proprio davanti all'Archivio di Stato. Sappiamo solamente che è stato donato

dall'autore al Comune di Firenze nel 1992 - 1993. Saremo grati a chi riuscirà a scoprire l'arcano scrivendo alla Redazione.

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A PROPOSITO DI MONTAGNA (anzi di Alpinismo) L'Alpinismo, che una volta è stato definito la conquista dell'inutile, è stato da sempre un attività caratterizzata dalla più assoluta libertà individuale. Non c'è bisogno di permessi, di brevetti, di esami per praticarlo a qualsiasi livello lo si faccia, cosa che sempre fa stupire i profani abituati ad altre attività piene di permessi e patentini da prendere. Tuttavia esso è governato da regole volontarie non scritte, sulle quali si sono tenuti innumerevoli dibattiti e che hanno spesso originato grandi polemiche, che vanno in generale sotto il nome di etica alpinistica. Tutto ciò al contrario di tanti altri sport ed attività cosiddette "estreme", a cui l'alpinismo viene ultimamente affiancato: tuttavia l'alpinismo non è il bungee jumping, perchè ha appunto una sua storia ed una evoluzione che non è soltanto tecnica, ma anche di pensiero e di atteggiamento. L'etica alpinistica è sempre consistita nello stabilire la maniera corretta in cui salire una montagna, soprattutto decidendo quali e quanti aiuti tecnologici e logistici fossero accettabili, per altro si può asserire che le questioni etiche non erano ancora così predominanti all'inizio della storia dell'alpinismo: al tempo di Balmat, Paccard e De Saussure i problemi maggiori erano la salita delle vette più alte e più importanti e i mezzi tecnici erano cosi scarsi da far sì che anche utilizzando qualsiasi facilitazione che la tecnologia mettesse a diaposizione, comunque la conquista di tali vette rimaneva una sfida irta di molte incognite. Le questioni etiche assunsero importanza maggiore quando l'alpinismo cominciò ad evolversi verso la ricerca di vie alternative per raggiungere una vetta o anche cime minori, quando cioè sempre più divenne vero il motto"la via è la meta", e quando parallelamente l'evoluzione tecnologica

mise a disposizione mezzi sempre più sofisticati che avrebbero potuto facilmente aggirare quelli che all'inizio erano insormontabili problemi di salita; fu dopo questa transizione che divenne più importante il come si raggiungeva qualsiasi tipo di cima (sempre più non coincideva con la vetta più alta) piuttosto che l'arrivarci in sé. Proviamo a citare alcuni casi fra i più eclatanti. Un a delle prime prese di posizione etiche fu la rinuncia alla salita del Dente del Gigante da parte di Mummery, nel 1880, che giudicò l'impresa "impensabile con mezzi leali", lasciando la via a+ fratelli Sella che utilizzeranno la famosa pertica. Fu invece all'inizio del '900, con Paul Preuss, che si ebbe il primo garnde tentativo di formalizzazione del'etica, con le famose regole da lui enunciate e presentate al Convegno di Monaco, regole in cui egli teorizzava la necessità di non avvalersi di nessun tipo di mezzo artificiale, né per la progressione, né per la protezione, considerando lecita eticamente solamente l'arrampicata libera slegati. Tutta la sua attività alpinistica seguì questi concetti, abbinandoli spesso alla solitaria, in maniera cosi rigorosa da realizzare imprese sbalorditive, ma anche da divenirne egli stesso vittima. All'inizio degli anni '50 si cominciò a introdurre il chiodo a pressione, cominciando cosi la tecnica della foratura della roccia per l'infissione di mezzi di progressione e di protezione, A questa tecnica, si oppose strenuamente, tra gli altri, Walter Bonatti, nei primi anni '60, prendendo apertamente posizione contro i chiodi a pressione che, riassumendo la sua concezione, "distruggevano l'impossibile". L'introduzione del chiodo a pressione, unita alle tecniche dell'arrampicata artificiale, resero possibili ascensioni su pereti prima ritenute impossibili, ma scivolarono velocemente verso casi estremi sempre più discutibili, tanto che

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una vita riservata, finchè non incontrò Giuliano che, probabilmente, ne vide il ritratto nella bottega del Botticelli. L'esile figura, i biondi capelli (una rarità a quell'epoca in Italia) ed i profondi occhi grigi, le valse il titolo di “la bella di Firenze”. Forse fu solo un amore platonico, certo è che fu la coppia più ammirata del momento. I Medici erano i più ricchi, i più colti, i più potenti, i più fortunati. E se Lorenzo incarnava la gestione del potere, il bel Giuliano esprimeva la gioia di vivere rinascimentale. Ma il clima stava per cambiare. Il primo, imprevisto, colpo a quello scenario fu la morte di Simonetta, il 26 aprile 1476 (forse di tisi) un anno dopo la memorabile giornata della Giostra. L'intera città fu costernata e commossa; una folla immensa partecipò al funerale e sfilò davanti alla sua bara che era stata lasciata scoperta affinché tutti potessero ammirare la bellezza che la morte non aveva offuscato. Per la sua scomparsa Lorenzo il Magnifico scrisse il sonetto che inizia con “O chiara stella che co' raggi tuoi togli alle tue vicine stelle il lume …”, dove la immagina salita in cielo ad arricchire il firmamento. Simonetta fu sepolta nella chiesa d'Ognissanti, nella cappella Vespucci, affrescata dal Ghirlandaio. Nella stessa chiesa sul pavimento c'è anche la tomba di Botticelli che aveva chiesto di essere sepolto ai suoi piedi. Esattamente due anni dopo anche Giuliano morì, assassinato nella congiura dei Pazzi, che segnò la fine del momento più splendido della Firenze medicea. Sette anni più tardi Piero di Cosimo dipinse una Cleopatra con le sembianze di Simonetta Cattaneo, con un aspide attorno al collo: era certamente un inquietante ricordo della fine prematura, ma il serpente è anche un simbolo erotico e tutto il quadro ha una doppia chiave di lettura in bilico tra il rigoglio della vita e la morte in agguato. Comunque la “Venere fiorentina” è diventata un mito che ha sfidato i secoli, consacrato da opere letterarie, dipinti e sculture che sono tra le più alte espressioni del Rinascimento. (tratto da Lucia dall'Informatore Coop Autore Gabriele Parenti)

molti alpinisti cominciarono ad interrogarsi sulla accettabilità di tali tipi di approccio; in Europa, alla fine degli anni '60, di fronte a veri e propri assedi a cime importanti come La Grande di Lavaredo e l'Eiger, condotte con dispiegamento di mezzi e con le tecniche di artificiale su chiodi a pressione, figure importanti come Herman Buhl e Reinhold Messner assunsero posizioni molto critiche contro tali eccessi. Tutte queste posizioni indicano la continua vivacità del dibattito, ma denotano anche la ricerca di una soluzione definitiva nella individuazione di regole assolute che pongano una linea di demarcazione netta su ciò che sia lecito e su cosa non lo sia in alpinismo.

da una ricerca di Aldo

LA BELLA DEL RINASCIMENTO

Simonetta Cattaneo Vespucci fu ritenuta la donna più bella del suo tempo, musa ispiratrice di pittori e poeti tanto da divenire l'icona della bellezza rinascimentale. Simonetta, cugina del celebre navigatore Vespucci, divenne famosa a soli 21 anni quando Giuliano, fratello minore di Lorenzo il Magnifico, le dedicò la vittoria nella Giostra del 1475. Il torneo fu disputato in Piazza Santa Croce il 28 gennaio, nel giorno del compleanno di Simonetta. Giuliano si presentò con uno stendardo che riportava l'effigie della donna amata, dipinta dal Botticelli ed il motto “la senza pari”. La folla manifestò il suo entusiasmo; ma voleva compiacere casa Medici o davvero Simonetta era la donna “ineguagliabile”? Certo è che era stata scelta da Botticelli come modella per La nascita di Venere e per La Primavera, divenendo poi il soggetto dei più famosi artisti e poeti fiorentini. Ma chi era in realtà Simonetta Cattaneo? Nacque a Portovenere nel 1453 da una nobile famiglia ligure ed appena quindicenne andò sposa a Marco Vespucci, cugino del celebre Amerigo. Si trasferì a Firenze dove condusse

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10/06/2012 ANTRO DEL CORCHIA - ISOLA SANTA

Dislivello: +330 –640 Difficoltà: E/FF Tempo (h): 4,00

Partenza: 6,15 Cure - 6,30 Puccini Referenti: Mazzola

Minimo 25 partecipanti Cellulari: 3311041235

Quota partecipazione: Adulti € 28,00 - Ragazzi € 21,00

Giungeremo con il nostro pullman al paese di Levigliani dove alle ore 9,00 – 9,30 abbiamo appuntamento con le guide dell’Antro. Con un loro pullman ci condurranno lungo la strada di cava fino all’ingresso. La visita prevede la durata di circa due ore (il costo della guida pù il trasporto all’ingresso dell’Antro è di € 11,00). Effettuata la visita guidata all’Antro del Corchia inizieremo il percorso di trekking. L'ingresso all'Antro (m. 860) coincide pure con l’attacco del sentiero delle “Voltoline” (segnavia CAI n. 9), che prosegue con forte strappo ed andamento serpeggiante verso il Passo dell’Alpino (1135 m) e la Foce di Mosceta (1189 m). Qui giunti ignoriamo il sentiero 125 che ci porterebbe a Foce di Valli, proseguiamo ancora sul sentiero CAI n° 9 che corre insieme al 127 (da qui ha origine anche il sentiero 126 che conduce al Callare della Pania). Siamo proprio sotto i dirupi del Pizzo delle Saette, che incombe su di noi. Dopo circa 25 minuti troviamo un bivio, noi dobbiamo prendere a sinistra seguendo il sentiero 9, abbandonando quindi il 127 che ci porterebbe a Piglionico. La mulattiera, che perde quota piuttosto rapidamente, è in questo punto molto ampia e quasi totalmente lastricata. Attraversiamo quindi il Canale delle Verghe ed in poco tempo, ignorando il sentiero 11 alla nostra sinistra che ci condurrebbe alle case del Puntato, giungiamo a Col di Favilla (m. 938), borgo abbandonato, posto in una posizione fantastica, su un’ampia dorsale che scende dal Corchia. Merita una sosta Col di Favilla: la chiesa è ben curata (anche sé è stata vittima, ahimè, di atti vandalici in passato) ed il piccolo cimitero sorge proprio lì vicino. Passiamo accanto alla chiesa (a pochi metri presente una fonte), fino ad arrivare, proprio al centro del paese. Riprendiamo il nostro percorso e, dopo una discesa più accentuata ma non difficile, arriviamo alla diga posta a valle del lago di Isola Santa (m. 550). Attraversata la diga si giunge sulla strada provinciale dove ci attende il pullman per il rientro a Firenze.

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07 - 10/06/2012 OPEN DAY S.M.S. RIFREDI

Giovedì 7 Giugno 2012

17,00 / 19,00 – Palestra di roccia, per provare l’ebbrezza dell’arrampicata sportiva (per Bambini )

Associazione “il Valico “ 17,00 - Coro di voci bianche "VIVILEVOCI", 30 - RIME PER ARIA

Libreria CUCCUMEO 19,00 - Dimostrazione disciplina

Associazione FALUN DAFA 21,30 - CAFFE' SCIENZA 21,30 - Esibizione PING PONG con atleti del G.S. SSD CIATT FIRENZE

Associazione Club Italia Amici Tennis Tavolo

Venerdì 8 Giugno 2012

16,00 - BALLO LISCIO 17,00 / 19,00 – Palestra di roccia, per provare l’ebbrezza dell’arrampicata sportiva (per Bambini )

Associazione “il Valico “ 17,00 – RIMOSAURI, Laboratorio poetico con costruzione di un dinosauro in multicolor

Libreria CUCCUMEO 18,00 - SPETTACOLO DI DANZA

Associazione Scuola di Danza classica "Arlequin" 20,30 - CENA

organizzata S.M.S 22,00 - BALLIAMO TUTTI CON LA "PIZZICA E TARANTA”

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Sabato 9 Giugno 2012 16,00 - LA FIABERIA "La Bella e la Bestia"

Associazione “Apparizioni Teatro e Vivi Le Voci” 16,00 - TORNEO DI BILIARDINO 16,00 - TORNEO DI CARTE 17,00 / 19,00 – Palestra di roccia, per provare l’ebbrezza dell’arrampicata sportiva (per Bambini )

Associazione “il Valico “ 18,00 - EMERGENCY e Medici senza frontiere "Quando la logistica fa la differenza" intervengono gli operatori umanitari FRANCESCO AZZARA' Emergency ANNALISA BERTUSI Medici senza frontiere

20,00 - APERITIVO + BAND LIVE 21,15 – Combattimenti Medioevali

Associazione ANTHOR 22,30 - Si continua con la musica dal vivo

Domenica 10 Giugno 2012

18,00 - Incontro sulla violazione dei diritti umani in Cina Associazione FALUN DAFA

16,30 -"CACCA" al tesoro con i <<RIDARELLI>> Libreria CUCCUMEO

18,00 - DANZE EGIZIANE Associazione FONUN

21,00 - CORO GOSPEL Tutti i giorni dal 5 al 15 Giugno presso "L'atrio dell'arte" dalle 16,30:

Stand delle Associazioni e Mostra Fotografica delle Associazioni

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24/06/2012 SS.324 -SAN PELLEGRINO IN ALPE – PASSO DELLE RADICI

Dislivello: +417 –132 Difficoltà: E/FF Tempo (h): 5,00

Partenza: 7,00 Cure - 7,15 Puccini Referenti: Nardoni

Minimo 25 partecipanti Cellulari: 3471436120

Quota partecipazione: Adulti € 17,00 - Ragazzi € 10,00

Il nostro percorso non sarà dal Passo delle Radici a San Pellegrino, troppo breve per un gruppo di duri trekkinisti come noi, ma inizierà da quota 1242 della Strada Statale 324 che da S. Anna Pelago va al Passo delle Radici, e precisamente dal punto di incrocio con la strada che proviene da Roccapelago e da Serra di Santa Maria con la predetta SS 324. Da qui saliremo sino a quota 1352 e, sempre salendo dolcemente e passando alla sinistra della costa di Piastrino, arriveremo a quota 1605 dove incontreremo il sentiero 00-GEA.

Andremo a sinistra fino a quota 1627 dove prenderemo a sinistra il sentiero 50 che in breve ci porterà a San Pellegrino in Alpe (m. 1524). Qui è prevista la sosta per il pranzo, dopo di ché, per il sentiero GT arriveremo a Il Pradaccio (m. 1495) ed a Villa Bianchi

passata la quale con un ultimissimo sforzo (si fa per dire) arriveremo al Passo delle Radici (m. 1527) dove il nostro pullman ci ricondurrà a Firenze. BUONA GITA!!!

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COSE DI MONTAGNA ETTORE CASTIGLIONI

(chi era Ettore Castiglioni?) Milanese, era nato a Ruffrè (Tn) il 28 agosto 1908, dove la sua famiglia si trovava in villeggiatura. Evidentemente era destino poichè fu in montagna che Castiglioni, cittadino, diede il meglio di sè. Le cronache lo ricordano appena tredicenne in cordata con la guida fassana Titta Piaz sulle Torri del Vaiolet. Iniziò poi col fratello Bruno il suo primo itinerario nuovo. Il ferragosto di quell'anno i due fratelli aprirono una nuova via sulla parete sud del Pelmetto. Tracciò itinerari nuovi sulle pareti di numerose montagne delle Alpi, ma sopratutto in stragrande maggioranza nelle Dolomiti. Apri vie con i più forti alpinisti di quegli anni, basti ricordare, Bruno De Tassis. Le difficoltà delle vie nuove andavano dai gradi più bassi al sesto, ma per la maggior parte erano itinerari di quarto e quinto grado. Nel 1931 sosteneva che il vero alpinismo si arresta al quinto grado, il sesto lo si fa solo per l'ambizione di superare quella difficoltà. Non si sia tratti in inganno, perchè in quanto ad allenamento e prestanza atletica, Ettore Castiglioni non difettava davvero. Nel '34 egli si dedicava già a tempo pieno alla montagna e percorreva pareti su pareti per preparare le guide del CAI-TCI, raggiungendo un livello di allenamento tale che lo portò ad abbassare di mezzo grado le difficoltà delle arrampicate. Con quell'allenamento, quando passava lasciava il "segno" anche nelle vie di sesto grado, basti pensare alla via dello spigolo SE del Sass Maòr ed a quella sulla parete sud della Marmolada, aperta nel 1936 con Vinatzer.Alla ttività alpinistica, Castiglioni affiancò quella sciatoria. In anni in cui gli impianti di risalita non esistevano quasi, la cosa più ovvia era fare sci-alpinismo . Con poco più di due pezzi di tavola ai piedi,

Castiglioni percorse in lungo e in largo le dolomiti, e quasi sempre da solo. Certo che fu più che meritato il compito assegnatogli nel 1933 dal TCI, di coordinare la collana della guida dei Monti d'Italia. Per questa passione per la montagna egli visse , ed abbandonò altre strade, magari mettendo a frutto la sua laurea in giurisprudenza. Aveva anche tentato una via borghese, lavorando presso il Lioyd Sabaudo di Londra per oltre un anno. Non era per lui, alla vita d'ufficio, preferì lo studio e l'esplorazione delle montagne. Ma non si fece mai prendere la mano, esaltandosi della sua avventura alpinistica, perchè non dimentichiamo che gli anni in cui visse erano dominati dal mito dell'uomo forte, virile, sprezzante del pericolo, assoluto, senza incertezze. Dai suoi scritti traspare invece un uomo più sensibile al discreto fascino della sfera delle libertà, ed all'esplorazione introspettiva, che non alle strombazzanti ed effimere sirene di regime. Con questo spirito, Castiglioni affronta gli anni della guerra, i quali fortunatamente non gli impediscono di svolgere la sua attività di ricerca. Nel '43 viene chiamato alle armi in qualità di istruttore militare di alpinismo presso la Scuola Militare Alpina di Aosta. L'avventura alpinistica si chiude con l'ultima via tracciata, il 21/9/43 sul M. Berio, e se ne apre una ben più tragica che vedrà già allora il Castiglioni incappare in una disavventura oltreconfine. Gli elementi dell'avventura c'erano tutti: arresto, coraggio, fuga e conclusione tragica. La realtà ancora una volta aveva superato l'immaginazione. Il 3 giugno, i resti mortali di Ettore Castiglioni vengono ufficialmente ritrovati dal vice prefetto di Sondrio e da una guida del posto, Oreste Lenatti. E' il triste epilogo di una ricerca durata quasi tre mesi e che aveva impegnato numerosi amici dell'alpinista

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scomparso. La salma per tutto quel tempo era rimasta sepolta dalla neve. Vari elementi fecero ritenere che la morte era sopravvenuta per assideramento. Sotto quella neve Nino (cosi lo chiamavano gli amici) era caduto sfinito dopo una lotta impari, sostenuta in una notte di tormenta. Era senza scarponi, per coprirsi i piedi solo stracci, e con una coperta, tagliata come un poncio, sulle spalle. Stava rientrando dalla Svizzera, aveva attraversato il passo del Forno, cercava di rientrare in Italia, era inseguito e probabilmente aveva alle calcagna le guardie di confine della republica Elvetica, e se l'avessero catturato per lui sarebbe stato l'internamento. Durante una sosta a Maloja, Castiglioni, che si trovava in Svizzera con passaporto non suo, chiacchierando col proprietario dell'albergo Longhino, si tradi. L'albergatore aveva anche compiti di Pubblica Sicurezza e chiese all'alpinista come aveva raggiunto il passo. Castiglioni rispose: "con la corriera", e non sapeva che non esisteva più un servizio regolare di trasporto. Questo bastò per far scattare l'accetamento che portò alla scoperta dela sua identità ed all'arresto. Torniamo un po' indietro: dopo l'8 settembre il grande alpinista, assieme ad altri compagni, decide di abbandonare l'esercito e di prendere la via della montagna. Nel settembre del '43 Castiglioni aiuta ad espatriare in Svizzera un gruppo di ebrei. Il mese dopo, l'8 di ottobre, per una vicenda collegata a questi traffici clandestini viene arrestato una prima volta, e detenuto, con trasferimenti in varie carceri, per un mese, alla fine viene rilasciato e diffidato. Era altresi chiaro che la la volta che fosse stato ancora colto in fallo non se la sarebbe cavata cosi a buon mercato. Ma nel marzo del '44 Nino ritorna ancora in Svizzera, come si è detto, sotto falsa identità. Quando viene identificato l'albergatore gli toglie gli sci e

gli scarponi per dissuaderlo se mai gli venisse la voglia di scappare e lo rinchiude provvisoriamente in una stanza dell'albergo al secondo piano. Ma Nino era un alpinista, fa una corda con le lenzuola, si mette degli stracci ai piedi nudi prende una coperta e se la svigna. Risale la val muretto e s'inerpica sul ghiacciaio che sale al passo del Forno. Quando gli svizzeri si accorgono della fuga lo inseguono ma quando lo scorgono era già alto, verso il passo. Castiglioni è deciso più che mai a rientrare in Italia. La prospettiva di un nuovo arresto, lo spingevano con decisione alla scelta estrema. Il suo carattere forgiatosi nella libera attività sui monti, non avrebbe potuto ancora sopportare la costrizione della prigionia. Tra quest'ultima ed i pericoli oggettivi che correva nell'affrontare in quelle condizioni la montagna, preferi il rischio di questi. E fu la decisione fatale. La tormenta che in quei giorni di Marzo, era ancora pieno inverno, imperversava, lo colse e non lo lasciò finchè non lo ebbe piegato. Nino si fermò, sicuramente esausto, cercò di ripararsi e non si riprese più. L'uomo che aveva percorso pareti di montagne difficili ed affrontato pericoli ben più gravi finiva cosi nella bufera tra la neve e le rocce, da solo. L'alpinismo perdeva uno dei suoi uomini più completi, l'alpinista capace di far lavorare la penna altrettanto bene dei muscoli. Ma soprattutto una persona dotata di un'onestà e di una moralità che lo elevava al di sopra degli opportunismi e delle meschinità del periodo in cui visse.

da una ricerca di Aldo

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LA FATICA Su ciascun itinerario proposto è indicata, con le sigle “F” (poco faticoso), “FF” (faticoso), “FFF” (molto faticoso), la fatica necessaria per percorrerlo. Questa valutazione viene assegnata da chi ha proposto l’escursione, prendendo in considerazione i dislivelli, il tempo di percorrenza ed il tipo di terreno. Ciascun partecipante dovrà considerare questa valutazione puramente approssimativa e valutare, in base al proprio allenamento, la possibilità di partecipazione.

I GRADI DI DIFFICOLTÀ Con lo scopo di semplificare la comprensione delle sigle che identificano i gradi di difficoltà indicati nelle varie escursioni, si riportano qui di seguito le scale delle difficoltà individuate dall’associazione nazionale Guide Alpine:

T = TURISTICO Itinerari che si sviluppano su stradine, mulattiere o comodi sentieri. Sono percorsi abbastanza brevi e ben evidenti. Sono escursioni che non richiedono particolare esperienza o preparazione fisica.

E = ESCURSIONISTICO Itinerari che si svolgono su sentieri in genere segnalati, ma di maggior impegno fisico e di orientamento. Si snodano su terreno vario (boschi, pascoli, ghiaioni, ecc.). Possono esservi brevi tratti con neve, facili e non pericolosi in caso di scivolata. Sono escursioni che possono svolgersi su pendii ripidi, anche con brevi tratti esposti. Questi sono però abbastanza protetti o attrezzati e non richiedono l’uso di attrezzatura alpinistica. Questi itinerari richiedono una certa abitudine a camminare in montagna, sia come allenamento che come capacità d’orientamento. Occorre avere un equipaggiamento adeguato. Costituiscono la maggioranza dei percorsi escursionistici che si snodano in montagna.

EE = ESCURSIONISTI ESPERTI Itinerari non sempre segnalati e che richiedono una buona capacità di muoversi sui vari terreni di montagna. Possono essere sentieri o anche labili tracce che si snodano su terreno impervio o scosceso, con pendii ripidi e scivolosi, ghiaioni e brevi nevai superabili senza l’uso di attrezzatura alpinistica. Necessitano di una buona esperienza di montagna, fermezza di piede e una buona preparazione fisica. Occorre inoltre avere un equipaggiamento ed attrezzatura adeguati, oltre ad un buon senso d’orientamento.

EEA = ESCURSIONISTI ESPERTI CON ATTREZZATURA ALPINISTICA Itinerari che richiedono l’uso di attrezzatura da ferrata (cordini, imbracatura, dissipatore, casco, ecc.). Possono essere sentieri attrezzati o vere e proprie vie ferrate. Si rende necessario saper utilizzare in sicurezza l’equipaggiamento tecnico e avere una certa abitudine all’esposizione e ai terreni alpinistici.

Auguri a tutti i nostri Soci che compiono gli anni in questo mese

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CALENDARIO DELLE ATTIVITÀ 2012

15 - 01

29 - 01

28 - 01 / 04 - 02

12 - 02

26 - 02

11 - 03

25 - 03

09 - 04

15 - 04

29 - 04

11/13 - 05

20 - 05

27 - 05

10 - 06

24 - 06

07/14 - 07

30/8 - 02/09

09 - 19

23 - 09

06/07 - 10

21 - 10

28 - 10

01/04 - 11

18 - 11

02 - 12

16—12

ES

CU

RS

ION

ISM

O A

DU

LTI

E R

AG

AZZI

Anello di Pian del Mugnone

Pizzidimonte - Santa Lucia

Settimana Bianca

Salivoli - Populonia

Passignano - Poggio Belveduto

Fosdinovo - Aulla

Panicale - Città della Pieve

Trekking Urbano ad Arezzo

Monte Labbro

Valle del Farma

Isola del Giglio

Abetone - Libro Aperto - Abetone

Raduno Gruppi Trekking UISP

Antro del Corchia - Isola Santa

Passo delle Radici - San Pellegrino

Settimana Verde

Trekking da rifugio a rifugio

La Scarzuola (Fabro)

Alle sorgenti del Bisenzio

San Gimignano - Colle Val d’Elsa

Pratomagno

Ballottata

Gita culturale-turistica

Moscheta - Casetta di Tiara

Anello di Bilancino

Monte Morello col Pungitopo

Data Mezzo

mezzi propri bus nave treno

Le attività di un giorno programmate con Bus saranno effettuate solo al raggiungimento dei

25 partecipanti. Altre soluzioni possono essere proposte dal Capogita, come l’utilizzo dei

mezzi propri o l’aumento del costo della gita.