IN EDITH STEIN -...

27
ANTROPOLOGIA E ETICA IN EDITH STEIN A Cura del Prof. Alfredo Nazareno d’Ecclesia

Transcript of IN EDITH STEIN -...

ANTROPOLOGIA E ETICA IN

EDITH STEIN

A Cura del Prof. Alfredo Nazareno d’Ecclesia

EDITH STEIN

BIBLIOGRAFIA

TESTI DI EDITH STEIN

(in traduzione italiana):

Essere finito e Essere eterno. Per un’elevazione al senso

dell’essere,Città Nuova, Roma 1999.

Il problema dell’empatia, Edizioni Studium, Roma 1998.

Introduzione alla filosofia, Città Nuova, Roma 2001.

La Ricerca della verità(Dalla fenomenologia alla filosofia

cristiana) Città Nuova, Roma1993

La struttura della persona umana, Città Nuova, Roma 2000

Psicologia e scienze dello spirito. Contributi per una

fondazione filosofica, Città Nuova, Roma 1996.

Natura, persona, mistica. Per una ricerca cristiana della verità,

a cura di Angela Ales Bello,Città Nuova, Roma 1997.

TESTI DI HUSSERL

(in traduzione italiana):

• Idee per una fenomenologia pura e una filosofia fenomenologica. Libro II,

Einaudi, Torino 1965.

ALTRI TESTI

Angela Ales Bello:

• Fenomenologia dell’Essere Umano, Città Nuova, Roma1992.

• L’Universo nella coscienza. Introduzione alla fenomenologia di E.

Husserl, E. Stein, H. Conrad - Martius, E .T .S ., Pisa 2003.

• Edith Stein, Hedwing Conrad - Martius, Fenomenologia Metafisica

Scienze, Laterza, Bari 2010.

• Le Figure dell’altro, Effatà, Cantalupa (TO), 2001.

A. Maria Pezzella:

• Edith Stein fenomenologa,Pontificia Università Lateranense, Roma 1995.

• L’antropologia filosofica di Edith Stein, Città Nuova, Roma 2003.

• Lineamenti di filosofia dell’educazione. Per una prospettiva

fenomenologia, Lateran University Press, Roma 2008.

CHI ERA EDITH STEIN

Edith Stein nacque a Breslavia nel 1891 (allora città tedesca,

oggi città polacca di Wrocław) e morì ad Auschwitz il 9 agosto

1942. Dal 1912 al 1916 soggiornò a Gottinga dove frequentò il

gruppo filosofico dei fenomenologi. L’incontro con M.Scheler

consentì alla Stein, di origine ebraica e che negli anni

dell’università si dichiarava atea, di entrare in contatto con la

concezione religiosa cattolica e di maturare progressivamente

la conversione, culminata con il battesimo nel 1922. Negli

anni trascorsi a Gottinga, ella approfondì lo studio dei

pensatori cristiani, in particolare S. Tommaso d’Aquino.

La vita di E. Stein non è stata ricca di vicende esterne, ma è

stata molto complessa interiormente.

11 ottobre 1998, è canonizzata e dichiarata compatrona

d’Europa da Giovanni Paolo II.

La sua biografia può essere descritta secondo angolazioni diverse:

attenendosi all’andamento della sua esperienza religiosa, della propria

attività didattica, della sua ricerca filosofica. In effetti, fra queste situazioni si

ritrova una seria convergenza, perché la ricerca filosofica aveva per lei

realmente la validità di una ricerca della verità e coincide con la sua

profonda religiosità che la esortò a divulgare agli altri ciò che conosceva.

La verità non è una geometria rivelata e la vita di carità non si aggiunge

come un fervore soggettivo ad un insegnamento astratto, ma fa parte della

verità, nel dono dello Spirito: ”A chi mi ama, mi manifesterò”. S. Giovanni ci

dà con queste parole la legge fondamentale della “conoscenza” cristiana;

essa è la mutua capacità di riflettere e comprendere che la “luce” della

conoscenza viene da Dio. Quindi la verità è la chiave per capire lo studio e

l’esperienza della vita nuova nello Spirito della Stein, la quale ci permette di

cogliere la veridicità e il senso della sua vita legata alle vicende storiche dei

primi decenni del Novecento e alle profonde trasformazioni culturali e sociali

del suo tempo; vissuti da lei non passivamente, anzi la indussero a

evidenziare, da un punto di vista morale e sociale, la drammaticità delle

persecuzioni perpetuate dai nazisti.

LA FORMAZIONE FILOSOFICA:

LA FENOMENOLOGIA

L’ingresso all’Università la mise in contatto con il mondo

culturale del suo tempo; venne a conoscenza delle ricerche

che il professore E. Husserl (1859-1938) stava svolgendo e

decise di seguire le sue lezioni. Il filosofo tedesco era alla

ricerca di un metodo di indagine sulla conoscenza umana che

si ponesse al di là sia della logica sia della psicologia, che

sarà definito appunto “ fenomenologico”, ovvero uno studio

dell’attività conoscitiva e in generale della vita riflessiva e

affettiva, così come si presenta, senza sovrapporre ad essa

elementi estranei. Questa nuova riflessione, che ritengo

originale, perché tendente dal punto di vista speculativo ad

una filosofia integrale, è compatibile con lo sviluppo unitario

dello studio sul significato dell’essere umano.

IL METODO FENOMENOLOGICO

Edith Stein conosce molto bene il metodo proposto da Husserl,

avendolo utilizzato con grande acume nella sua tesi sull’empatia

che non può identificare la Fenomenologia con l’Idealismo.

Husserl intendeva dire che da un punto di vista conoscitivo il

mondo è per noi sempre dato in connessione con gli atti che

permettono di percepire, ricordare, immaginare, credere,

giudicare, valutare e così via; la dipendenza del mondo non è

certamente creazione di esso da parte della coscienza. Da

questa consapevolezza della Stein è possibile individuare gli atti

o vissuti(Erlebnisse) della coscienza.

DIFFERENZE TRA FENOMENOLOGIA E IDEALISMO

Questo è un punto teoretico delicato. La filosofa rivela la sua

speculazione mettendo a fuoco la complessa posizione di

Husserl. Ella afferma che è possibile trovare un legame con la

posizione kantiana proprio nel cosiddetto idealismo

husserliano. Precisa che cosa si intenda per Idealismo, cioè

quella concezione secondo la quale c’è una dipendenza del

mondo dalla coscienza conoscente.

Edith Stein comprende a fondo il significato di tale metodo di

indagine, tanto da non abbandonarlo mai sostanzialmente, anche

quando le sue ricerche affrontarono temi che la allontanarono dal

professore Husserl.

Il quesito fondamentale, per la filosofa, è la querelle che si sviluppa

agli inizi del Novecento, la quale evidenzia la peculiarità

sull’antropologia poiché essa era di tipo naturalistico, quindi, molto

vicino alla zoologia.

Si evince che la disciplina offriva una descrizione empirica dell’essere

umano. L’interesse della Stein era quello di elaborare un’antropologia

filosofica vera e propria, ovvero uno studio dell’uomo come soggetto

reale su base fenomenologica.

Ella nelle sue ricerche propone di promuovere la relazione tra

antropologia e prassi pedagogica, la quale deriva dalla natura

spirituale del soggetto umano, perché la formazione e l’educazione

devono comprendere l’essere umano nella sua totalità. Fondamentale

per un insegnante è conoscere le funzioni e le leggi di sviluppo del

corpo umano e al contempo le leggi della vita dell’anima umana, al fine

di stabilire un’attività educativa. Per completezza di visione è da

considerare la responsabilità dei genitori.

A Gottinga ella ebbe la possibilità di esprimere il suo pensiero

filosofico con la sua prima ricerca relativa all’empatia (entropatia),

cioè al modo in cui ogni essere umano si mette in contatto con gli altri

e li conosce; come, per analogia, ognuno di noi davanti ad un opera

d’arte cerca di capire cosa gli sta davanti ! Empatia (entropatia), in

tedesco Einfühlung, equivale a: “sentire con.…, partecipazione

emotiva, immedesimazione “. E. Stein si orienta verso questo tema,

cioè verso la descrizione fenomenologica del modo in cui i soggetti

umani si riconoscono reciprocamente tali, soggetti e non oggetti.

Ella vuole delineare con fine acutezza morale la comprensione

dell’altro come altro -io (alter- ego ), diverso da me e perciò “altro”.

Negli studi giovanili aveva posto il suo interesse per il mondo umano

e l’analisi dell’empatia vuole rispondere alla domanda: “che cosa

significa -rendersi conto - dell’esperienza vissuta estranea?”

L’autrice propone un esempio molto semplice, ma allo stesso

tempo efficace: un amico viene da me e mi dice di aver

perduto un fratello ed io mi rendo conto del suo dolore.

Certamente, posso intuirlo attraverso la percezione del suo

volto pallido e sofferente o per la propria voce sommessa o

per altre circostanze. Comunque la percezione esterna non è

il solo carattere dell’empatia, anche se con essa c’è qualche

analogia perché il suo oggetto si rivela. La sua specificità è

nella particolare modalità di approccio all’altro che permette di

comprenderlo, di sentirlo e quindi di capire che cosa stia

accadendo in lui non mediante un’identificazione (tra l’altro

impossibile), ma attraverso un ripensare alle sue esperienze

interiori pur essendone fuori e allo stesso tempo vivendole

anche in modo non originario.

• E. Stein presenta una sostanziale novità di studi che mirano alla

specificità dei rapporti intersoggettivi e all’analisi meticolosa della

persona umana, infatti l’empatia è un mezzo per arrivare ad una qualità

di atti esperienziali “sui generis”. Nell’opera fondamentale della filosofa

“Essere finito Essere Eterno”, scritta tra il 1934 e il 1936, la stessa

vuole dimostrare che partendo dalla comprensione dell’altro nella sua

umanità, si possono rinvenire le profonde strutture della sua costituzione.

• L’empatia permette di riconoscere l’altro che è “sentito”, “compreso”

come persona perché caratterizzato da un’attività spirituale.

Quest’ultima diventa la fonte della vita morale, indispensabile in una

associazione umana; ne consegue che l’empatia della coscienza

estranea consente di ipotizzare anche una “coscienza onnicomprensiva

divina”.

Tali considerazioni portano a ritenere quanto sia incisivo all’interno di

un’antropologia, che si può definire fenomenologica, il problema

dell’empatia che evidenzia come è costituito l’individuo psicofisico.

Da queste basi si possono individuare tre dimensioni dell’essere umano

che propongo di visualizzare con il seguente grafico:

Dimensioni

Dell’essere

UMANO

CORPOREA

SPIRITUALE

PSICHICA

L’essere umano è costituito da:

• L’IO PURO = la struttura conoscitiva (generale, comune a tutti gli

esseri umani). È ciò che ci accomuna; tutti conosciamo allo stesso

modo. La raccolta di vissuti rilevati dall’Io Puro, fanno parte di un fluire

di esperienze, di un flusso di coscienza nell’altro individuo.

• IL FLUSSO DI COSCIENZA = la coscienza è data dal flusso dei

vissuti che costituiscono l’Io. All’interno di questo flusso,

esperienze/vissuti, l’Io costituisce l’unità. Le esperienze dell’Io

appartengono solo al soggetto e a nessun altro, ad esempio quando ci

si rende conto che di fronte alla stessa esperienza si può reagire in

modi diversi. Infatti, ognuno di noi ha un’anima che è totalmente

diversa da un’altra.

• L’ANIMA = in tedesco Seele. La fenomenologia, parlando dell’anima,

usa il termine Psiche (è ciò che costituisce, caratterizza ogni essere

umano). Ognuno ha la sua anima, ma vista con le proprie

caratteristiche. Per cogliere il vissuto dell’altro soggetto, abbiamo la

corporeità (per affermare che l’altro soffre, ho bisogno di vedere il suo

dolore sul volto, altrimenti non si può affermarlo).

• IO E CORPO PROPRIO = in tedesco si distingue:

Körper = un corpo fisico, senza vita, ad esempio: libro, cadavere.

Leib (da leben = vivere) = corpo vivente, animato.

• Interessante e molto accurata è l’analisi che E. Stein elabora sul concetto

del corpo. Infatti, esso è un punto di orientamento “zero”; attraverso il corpo

posso indicare la mia posizione nello spazio: dietro/avanti, sotto/sopra,

qui/là, su/giù e così via. Dal corpo non posso assolutamente liberarmi. Una

relazione importante intercorre tra il corpo e la psiche (es. io sono stanco,

perché ho lavorato molto e questa stanchezza non mi permette di gioire, di

portare a termine un lavoro).

• Una connotazione essenziale è che il corpo manifesta l’espressione dei

sentimenti (ad es. ho vergogna ed arrossisco), questo, però, non è un

rapporto causa/effetto, perché posso controllare l’ira, il rossore, avendo un

preciso motivo per farlo. Con la presenza della motivazione, siamo

nell’ambito dello spirito.

SPIRITO = in tedesco Geist, motivazioni libere, è un aspetto

superiore dell’anima, qui troviamo la volontà, la decisionalità.

Lo spirito presenta una duplice apertura:Verso se stessi

(soggettività) e Verso il mondo (oggettività).

• Gli atti dello spirito sono connessi nella motivazione.

• La dimensione spirituale, che pure deve essere considerata in

connessione con le altre, apre la persona umana alla sfera della

libertà che si realizza nella scelta tra bene e male, anch’esse due

sfere spirituali.

È possibile interpretare l’indagine attraverso

il seguente grafico.

Edith Stein - analizza i termini:

LEBEN = VITA

ERLEBEN = ESPERIENZA VISSUTA

Strumento: GNOSEOLOGIA

ERLEBNIS (es. ATTI)

Concerne aspetto formale:

STRUTTURA TRASCENDENTALE

Per cogliere l’essenza devo guardare le

strutture conoscitive trascendentali: tutti noi

pensiamo, ricordiamo. Non interessa quale

contenuto.

La comprensione è di natura intellettuale.

Ulteriormente possono subentrare anche gli

altri elementi

( es. sentimento … ).

SIAMO NELL’AMBITO GNOSEOLOGICO

L’Empatia fra tutti i vissuti è lo strumento

che possiede maggiori potenzialità per

una fruttuosa descrizione Antropologica .

IMPLICAZIONI SOCIALI E MORALI

DELL’ EMPATIA

Il merito di E. Stein è quello di aver delineato una visione antropologica che diventi fondamento per una attività educativa, al fine di illuminare l’impegno degli esseri umani all’interno di questo mondo e per questo mondo. Un impegno, però, che nasca dalla nostra esperienza radicata nell’amore e nel dialogo per trasformare il soggetto umano cominciando dal rinnovamento della coscienza morale. Infatti, quest’ultima appare chiara a chi considera il prossimo come altro-io e non si lascia influenzare da dinamismi e condizionamenti che la rendono arida nel percepire il senso delle cose e il disegno di Dio iscritto nella creazione. Basti pensare che anche alcuni cristiani non sempre vedono chiaramente l’illiceità dell’aborto o dell’eutanasia. San Paolo parla di rinnovamento del “nous” (mente), Lettera ai Romani 12,2.

Nella nostra società complessa, in cui non c’è più un universo culturale collettivo, esistono solo regolamenti che permettono la maggiore libertà possibile, non per condurre una vita comune, ma per permettere una esistenza isolata.

• Che cosa può testimoniare l’essere umano, se non la ricerca della verità;

è superfluo che sottolinei quanto sia forte tale riflessione per amare

veramente! Quanti sfiduciati, quanti in preda all’angoscia, quanti alla

ricerca di un perché che colmi i vuoti creati dall’inquietudine dell’io che ha

perso la visione di Dio.

• Occorre cercare di valorizzare i luoghi destinati all’incontro reciproco e

definire che la comprensione fra gli esseri umani si realizzi quando un

soggetto accetta l’altro come soggetto e non gli si contrappone, ma vive

con lui formando una comunità. Molto interessante è l’idea che E. Stein ha

di essa, perché ritiene i rapporti intersoggettivi possibili grazie alla

comunanza delle strutture del vissuto di ogni essere umano, le quali sono

alla base del rapporto sociale.

Un esempio semplicissimo è dato dal modo in cui il bambino, in

famiglia, impara a riconoscere il proprio ruolo attraverso quello degli

altri. La famiglia è il luogo principale dove si costruisce in gran parte la

personalità dell’essere umano.

• Un secondo luogo dove si vive lo scambio empatico è la scuola. Essa

non è solo la sede dove s’insegnano nozioni, ma il luogo in cui gli

insegnanti e gli amici aiutano a trovare l’identità e a stabilire il rapporto

con gli altri.

Infine c’è un terzo luogo dove si esercita l’intersoggettività ed è lo

stato. L’essere umano non vive isolato, ma all’interno di una

comunità e a un popolo con i suoi valori culturali.

In tutti questi luoghi, dunque, ciascuno è per l’altro una presenza viva

che facilita il compito della comprensione. Pertanto possiamo

affermare che non potremmo essere persone per gli altri se non

comprendiamo l’inserimento dell’essere umano, nella connessione

del mondo spirituale, all’interno di una comunità.

CONCLUSIONE SINTETICA:

Attraverso l’atto empatico, io posso giungere alla costituzione dell’individuo, posso affermare che ho davanti a me un altro essere umano. Nel procedimento è importante iniziare l’analisi, non dalla definizione del soggetto umano, ma da una serie di indagini:

Io mi trovo di fronte a qualcosa che chiamo essere umano, come posso affermare che lo conosco? Il primo atto/vissuto importante è l’empatia che mi dice: io vivo originariamente il contenuto non originario che è simile al mio.

Posso chiedermi: “come si costituisce questo ‘simile’ al mio?”. Dalla somiglianza, cioè la comprensione di come esso è fatto.

Ci troviamo di fronte ad un essere Corporeo –psichico -spirituale i cui atti mostrano una quantità peculiare, una nota individuale sollecitata da un nucleo interiore.

Per costituzione, in fenomenologia, s’intende come si costituisce nella coscienza del soggetto la conoscenza dell’oggetto, sia oggetto fisico sia soggetto umano.

La fenomenologia mette in luce il senso della situazione stessa in cui viviamo, delle nostre ricerche, dei nostri atteggiamenti, delle nostre opere: indaga il senso della vita.

L’originalità del pensiero di

Edith Stein è nel vivere

senza paura con gli occhi

rivolti al cielo e con gli spazi

mentali aperti all’ascolto,

all’intuizione, alla creatività e

alla Vita.