In 10 anni la busta paga perde 5mila euro

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Questione salariale In 10 anni la busta paga perde 5mila euro Secondo l’Isrf Lab Cgil bisogna ridare slancio agli investimenti: la produttività del paese è bassa, l’economia ferma e il potere d’acquisto dei lavoratori al palo Cristina Casadei L a crescita zero ha creato il fronte comune di imprese e sindacati per chiedere al go- verno misure che possano incidere su lavoro e investi- menti. Quindi sulla crescita. Litigare è un lusso che ci si può permet- tere nelle fasi espansive, ha detto nei giorni scorsi il presidente degli indu- striali Vincenzo Boccia. Non certo in questa, in cui semmai bisogna agire con la consapevolezza che si tratta di un periodo delicato che chiede a tutti senso di responsabilità. Se è una certa idea di società che ha fatto sedere al ta- volo Confindustria e Cgil, Cisl e Uil per siglare il patto per la fabbrica, questa fase sta facendo ritrovare le parti sociali sul terreno di un confronto dove emer- ge con chiarezza che la questione sala- riale va risolta. L’Isrf della Cgil ha calco- lato che nell’ultimo decennio i salari netti hanno perso, in media, 5mila eu- ro. Un dato significativo su tutti: pren- dendo come riferimento un salario netto medio mensile di 1.464 euro, l’Isrf calcola che, se il peso del fisco fosse sta- to quello degli anni ’80, questo salario sarebbe stato 1.695 euro: dagli anni ’80 ad oggi l’aumento della pressione fi- scale ha quindi alleggerito i salari di ben 231 euro. La complessità oggi è tale che le parti sociali «non sono autosufficienti», per dirla con gli industriali, e «non si può fa- re da soli», spiega il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan. La leva fi- scale per sostenere il lavoro diventa così fondamentale. In questo contesto c’è chi,comeilpresidentediAssolombarda, Carlo Bonomi, si spinge a dire che serve una cura shock. Quindi via reddito di cit- tadinanza,80euroequotacentoeditut- to ciò si restituisca una quota per contra- stare la povertà, una quota per gli inve- stimenti pubblici e una per supportare un drastico taglio del cuneo fiscale a vantaggio dei lavoratori con redditi tra 0 e 35mila euro, ossia la fascia sociale che ha sofferto di più negli ultimi anni. Una ricetta che per l’attuale governo si- gnificherebbe rinnegare tout court i te- mi della campagna elettorale e le misure fin qui approvate per concretizzarli. Nel nostro paese ci sono almeno due gravose questioni che aleggiano e con cui, forse prima che poi, bisognerà pro- vare a fare i conti: la crescita che non c’è, come è stato detto ampiamente nei giorni passati, e i salari al palo. Con tutte le conseguenze che questo ha sui con- sumi e più in generale sull’economia. L’Isrf Lab della Cgil ha messo in fila i dati degli ultimi anni per mostrare come non c’è slancio per i salari degli italiani. Tra il 2011 e il 2018, dice Nicola Cicala, direttore dell’Istituto, «l’Ipca cresce del 9,9%, mentre i salari reali del 9,4%: que- sto significa che i lavoratori si ritrovano in tasca una perdita netta del 4%». Cosa sta succedendo? «I contratti nazionali di lavoro - sostiene il presidente del- l’Isrf, Agostino Megale - anche nel de- cennio di crisi hanno assolto al loro compito, ossia tutelare i salari dall’infla- zione, tant’è che se guardiamo i salari contrattuali e quelli reali vediamo che sono sostanzialmente allineati. Il pro- blema si presenta quando andiamo a guardare la produttività. Il tasso di cre- scita in Italia è troppo basso: rispetto a Germania e Francia ci sono oltre 20 punti di differenza. Mentre noi crescia- mo di 3 punti, la Germania è cresciuta di 27. E tutto questo è il frutto di una ridu- zione degli investimenti: nel nostro pa- ese si sono ridotti sia quelli pubblici che quelli privati, mentre in Germania e Francia hanno continuato a crescere». Sembra sempre la stessa storia del gatto che si morde la coda. La produtti- vità è più bassa perché più bassi sono gli investimenti, la crescita si ferma e si fer- mano i salari. Secondo quanto ha calco- lato l’Isrf i salari netti, nell’ultimo decen- nio, hanno perso 5mila euro. «Le retri- buzioni nominali sono allineate al valo- redell’inflazione-diceCicala-maanche quelle retribuzioni che sono nominal- mente cresciute quando vanno all’im- patto con le imposte fiscali crescenti ca- dono e quindi il valore netto che i lavora- tori hanno in tasca diminuisce». Come se ne esce? Intanto prendendo la consa- pevolezza, a partire dai numeri, che «nel paese esiste una questione salariale che ha due diramazioni -spiega Megale -. La prima è che la produttività deve crescere di più e anche i contratti nazionali devo- no cominciare a prevederne il recupero, redistribuendo anche una quota di pro- duttività». La seconda, continua il sin- dacalista, è che «tutti gli eventuali inve- stimenti pubblici su materie fiscali più che parlare di flat tax e reddito di cittadi- nanza dovrebbero avere come riferi- mento un imperativo che è quello di ri- durre le tasse sul lavoro, sui lavoratori dipendenti e sui pensionati. Calcoliamo che servirebbe qualcosa come 100 euro al mese di tasse in meno per ridare ossi- geno ai lavoratori dipendenti». Sul tema della produttività vi è però stato un demando al secondo livello, so- prattutto a partire dall’accordo inter- confederale del ’93, che ha stabilito i due livelli di contrattazione. Anche per evita- re sovrapposizioni del recupero. «Era peròstatostabilito-precisaMegale-che la produttività non sarebbe stata usata solo da una parte». Sindacati e imprese si sono avvicinati sulla via che privilegia un intervento sui salari a partire dalla ri- duzione del cuneo fiscale perché au- mentando per questa via i salari, sareb- bepossibileinnestarelalevakeynesiana che può far ripartire i consumi e poi gli investimenti.«Nonpossiamoarrender- ci a essere la maglia nera in Europa - dice Megale -, con la minor crescita e il con- creto rischio di recessione». © RIPRODUZIONE RISERVATA Categorie di entrate in % del Pil PRESSIONE FISCALE: IN ITALIA I REDDITI DA LAVORO PAGANO DI PIÙ Aumento medio annuo QUARANT’ANNI DI SALARI E DI ... CRESCITA? Aumento cumulato Retrib. nette Retrib. lorde Retrib. contrattuali Ipca Produttività 9,4 9,6 9,8 9,9 3,6 RETRIBUZIONI CONTRATTUALI FERME ALL’INFLAZIONE FRANCIA ITALIA GERMANIA SPAGNA REGNO UNITO 8,6 2,1 16,9 4,1 11,1 2,8 2,1 11,3 13,1 2,8 11,7 2,3 1,7 9,9 14,0 1,1 10,1 0,2 2,4 7,2 11,4 2,4 9,9 0,6 2,5 9,1 6,1 4,1 10,7 0,2 Imposte sui redditi individuali Imposte sui redditi delle società Contributi sociali Imposte patrimoniali Imposte su beni e servizi Altro Aumento contrattuale Indice prezzi al consumo Disoccupazione Produttività prezzi costanti Pil 1970 1980 1990 2000 2007 0 10 20 30 40 50 45,5 43,3 36,9 33,8 32,5 0 5 10 15 20 14,1 6,7 3,8 2,5 16,2 2,5 2,2 1,5 0,7 8,0 Fonte: Isrf Lab Cgil Fonte: Isrf Lab Cgil Con l’inflazione all’ 1,2% nel 2018 si conferma che i CCNL (+ 1,4%) difendono il salario ma non c’è crescita del potere d’acquisto reale. Retribuzioni lorde per Ula, base 2010. Retribuzione conrattuale oraria - base dicembre 2010. Produttività del lavoro, per ora, valori concatenati anno di riferimento 2010. Fonte: Istat Buste paga strette tra aumenti e fisco SU RADIO 24 In Due di denari nella rubrica Verso il futuro e oltre, dalle 11, Maria Piera Ceci racconta un caso di buona scuola, quello dell’Istituto Tecnico Industriale Nobili di Reggio Emilia dove gli studenti hanno ideato un dispositivo di sicurezza per auto elettriche e ibride attraverso rumori che avvertono ciclisti e pedoni. Parteciperanno a Gaeta al Festival dei giovani ideato con l’Università Luiss dove verrà premiato il miglior progetto all’interno de Latuaideadimpresa Questione salariale In 10 anni la busta paga perde 5mila euro Secondo l’Isrf Lab Cgil bisogna ridare slancio agli investimenti: la produttività del paese è bassa, l’economia ferma e il potere d’acquisto dei lavoratori al palo Cristina Casadei L a crescita zero ha creato il fronte comune di imprese e sindacati per chiedere al go- verno misure che possano incidere su lavoro e investi- menti. Quindi sulla crescita. Litigare è un lusso che ci si può permet- tere nelle fasi espansive, ha detto nei giorni scorsi il presidente degli indu- striali Vincenzo Boccia. Non certo in questa, in cui semmai bisogna agire con la consapevolezza che si tratta di un periodo delicato che chiede a tutti senso di responsabilità. Se è una certa idea di società che ha fatto sedere al ta- volo Confindustria e Cgil, Cisl e Uil per siglare il patto per la fabbrica, questa fase sta facendo ritrovare le parti sociali sul terreno di un confronto dove emer- ge con chiarezza che la questione sala- riale va risolta. L’Isrf della Cgil ha calco- lato che nell’ultimo decennio i salari netti hanno perso, in media, 5mila eu- ro. Un dato significativo su tutti: pren- dendo come riferimento un salario netto medio mensile di 1.464 euro, l’Isrf calcola che, se il peso del fisco fosse sta- to quello degli anni ’80, questo salario sarebbe stato 1.695 euro: dagli anni ’80 ad oggi l’aumento della pressione fi- scale ha quindi alleggerito i salari di ben 231 euro. La complessità oggi è tale che le parti sociali «non sono autosufficienti», per dirla con gli industriali, e «non si può fa- re da soli», spiega il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan. La leva fi- scale per sostenere il lavoro diventa così fondamentale. In questo contesto c’è chi,comeilpresidentediAssolombarda, Carlo Bonomi, si spinge a dire che serve una cura shock. Quindi via reddito di cit- tadinanza,80euroequotacentoeditut- to ciò si restituisca una quota per contra- stare la povertà, una quota per gli inve- stimenti pubblici e una per supportare un drastico taglio del cuneo fiscale a vantaggio dei lavoratori con redditi tra 0 e 35mila euro, ossia la fascia sociale che ha sofferto di più negli ultimi anni. Una ricetta che per l’attuale governo si- gnificherebbe rinnegare tout court i te- mi della campagna elettorale e le misure fin qui approvate per concretizzarli. Nel nostro paese ci sono almeno due gravose questioni che aleggiano e con cui, forse prima che poi, bisognerà pro- vare a fare i conti: la crescita che non c’è, come è stato detto ampiamente nei giorni passati, e i salari al palo. Con tutte le conseguenze che questo ha sui con- sumi e più in generale sull’economia. L’Isrf Lab della Cgil ha messo in fila i dati degli ultimi anni per mostrare come non c’è slancio per i salari degli italiani. Tra il 2011 e il 2018, dice Nicola Cicala, direttore dell’Istituto, «l’Ipca cresce del 9,9%, mentre i salari reali del 9,4%: que- sto significa che i lavoratori si ritrovano in tasca una perdita netta del 4%». Cosa sta succedendo? «I contratti nazionali di lavoro - sostiene il presidente del- l’Isrf, Agostino Megale - anche nel de- cennio di crisi hanno assolto al loro compito, ossia tutelare i salari dall’infla- zione, tant’è che se guardiamo i salari contrattuali e quelli reali vediamo che sono sostanzialmente allineati. Il pro- blema si presenta quando andiamo a guardare la produttività. Il tasso di cre- scita in Italia è troppo basso: rispetto a Germania e Francia ci sono oltre 20 punti di differenza. Mentre noi crescia- mo di 3 punti, la Germania è cresciuta di 27. E tutto questo è il frutto di una ridu- zione degli investimenti: nel nostro pa- ese si sono ridotti sia quelli pubblici che quelli privati, mentre in Germania e Francia hanno continuato a crescere». Sembra sempre la stessa storia del gatto che si morde la coda. La produtti- vità è più bassa perché più bassi sono gli investimenti, la crescita si ferma e si fer- mano i salari. Secondo quanto ha calco- lato l’Isrf i salari netti, nell’ultimo decen- nio, hanno perso 5mila euro. «Le retri- buzioni nominali sono allineate al valo- redell’inflazione-diceCicala-maanche quelle retribuzioni che sono nominal- mente cresciute quando vanno all’im- patto con le imposte fiscali crescenti ca- dono e quindi il valore netto che i lavora- tori hanno in tasca diminuisce». Come se ne esce? Intanto prendendo la consa- pevolezza, a partire dai numeri, che «nel paese esiste una questione salariale che ha due diramazioni -spiega Megale -. La prima è che la produttività deve crescere di più e anche i contratti nazionali devo- no cominciare a prevederne il recupero, redistribuendo anche una quota di pro- duttività». La seconda, continua il sin- dacalista, è che «tutti gli eventuali inve- stimenti pubblici su materie fiscali più che parlare di flat tax e reddito di cittadi- nanza dovrebbero avere come riferi- mento un imperativo che è quello di ri- durre le tasse sul lavoro, sui lavoratori dipendenti e sui pensionati. Calcoliamo che servirebbe qualcosa come 100 euro al mese di tasse in meno per ridare ossi- geno ai lavoratori dipendenti». Sul tema della produttività vi è però stato un demando al secondo livello, so- prattutto a partire dall’accordo inter- confederale del ’93, che ha stabilito i due livelli di contrattazione. Anche per evita- re sovrapposizioni del recupero. «Era peròstatostabilito-precisaMegale-che la produttività non sarebbe stata usata solo da una parte». Sindacati e imprese si sono avvicinati sulla via che privilegia un intervento sui salari a partire dalla ri- duzione del cuneo fiscale perché au- mentando per questa via i salari, sareb- bepossibileinnestarelalevakeynesiana che può far ripartire i consumi e poi gli investimenti.«Nonpossiamoarrender- ci a essere la maglia nera in Europa - dice Megale -, con la minor crescita e il con- creto rischio di recessione». © RIPRODUZIONE RISERVATA Categorie di entrate in % del Pil PRESSIONE FISCALE: IN ITALIA I REDDITI DA LAVORO PAGANO DI PIÙ Aumento medio annuo QUARANT’ANNI DI SALARI E DI ... CRESCITA? Aumento cumulato Retrib. nette Retrib. lorde Retrib. contrattuali Ipca Produttività 9,4 9,6 9,8 9,9 3,6 RETRIBUZIONI CONTRATTUALI FERME ALL’INFLAZIONE FRANCIA ITALIA GERMANIA SPAGNA REGNO UNITO 8,6 2,1 16,9 4,1 11,1 2,8 2,1 11,3 13,1 2,8 11,7 2,3 1,7 1,7 9,9 14,0 1,1 1,1 10,1 0,2 0,2 2,4 7,2 11,4 2,4 9,9 0,6 0,6 2,5 9,1 6,1 4,1 10,7 0,2 0,2 Imposte sui redditi individuali Imposte sui redditi delle società Contributi sociali Imposte patrimoniali Imposte su beni e servizi Altro Aumento contrattuale Indice prezzi al consumo Disoccupazione Produttività prezzi costanti Pil 1970 1980 1990 2000 2007 0 10 20 30 40 50 45,5 43,3 36,9 33,8 32,5 0 5 10 15 20 14,1 6,7 3,8 2,5 16,2 2,5 2,2 1,5 0,7 8,0 Fonte: Isrf Lab Cgil Fonte: Isrf Lab Cgil Con l’inflazione all’ 1,2% nel 2018 si conferma che i CCNL (+ 1,4%) difendono il salario ma non c’è crescita del potere d’acquisto reale. Retribuzioni lorde per Ula, base 2010. Retribuzione conrattuale oraria - base dicembre 2010. Produttività del lavoro, per ora, valori concatenati anno di riferimento 2010. Fonte: Istat Buste paga strette tra aumenti e fisco SU RADIO 24 In Due di denari nella rubrica Verso il futuro e oltre, dalle 11, Maria Piera Ceci racconta un caso di buona scuola, quello dell’Istituto Tecnico Industriale Nobili di Reggio Emilia dove gli studenti hanno ideato un dispositivo di sicurezza per auto elettriche e ibride attraverso rumori che avvertono ciclisti e pedoni. Parteciperanno a Gaeta al Festival dei giovani ideato con l’Università Luiss dove verrà premiato il miglior progetto all’interno de Latuaideadimpresa

Transcript of In 10 anni la busta paga perde 5mila euro

3 Aprile 2019 25

voro

LICENZIAMENTO NULLO

Sanzioni civili per contributi arretrati

«Laddove...il licenziamento sia dichiarato inefficace o nullo, il datore di lavoro, oltre alla ricostruzione della posizione contributiva del lavoratore, è altresì soggetto alle sanzioni civili previste dall’articolo 116, comma 8 della legge 388/2000». Tali sanzioni sono quelle che si applicano a fronte del pagamento di contributi e premi alle gestioni previdenziali e assistenziali effettuato in misura inferiore al dovuto o non entro il termine previsto.Corte di cassazione, ordinanza 9025/2019, depositata il 1° aprile

SALUTE E SICUREZZA

La rapina è infortunio sul lavoro

Le conseguenze patite da una persona a seguito di una rapina avvenuta all’interno dell’ambiente di lavoro vanno considerate infortunio e non malattia professionale. «La nozione legale di causa violenta lavorativa comprende qualsiasi fattore presente nell’ambiente di lavoro in maniera esclusiva o in misura significativamente diversa che nell’ambiente esterno, il quale, agendo in maniera concentrata o lenta, provochi (nel primo caso) un infortunio sul lavoro o (nel secondo) una malattia professionale...è indubbio che la rapina quale atto doloso del terzo si configuri...quale causa di un infortunio».Corte di cassazione, ordinanza 8301/2019, depositata il 25 marzo

IL MASS IMARI O

CASSAZIONE

a cura di Matteo Prioschi

Questione salariale

In 10 anni la busta paga perde 5mila euro

Secondo l’Isrf Lab Cgil bisogna ridare slancio agli investimenti: la produttività

del paese è bassa, l’economia ferma e il potere d’acquisto dei lavoratori al palo

Cristina Casadei

La crescita zero ha creato ilfronte comune di imprese esindacati per chiedere al go-verno misure che possanoincidere su lavoro e investi-menti. Quindi sulla crescita.

Litigare è un lusso che ci si può permet-tere nelle fasi espansive, ha detto nei giorni scorsi il presidente degli indu-striali Vincenzo Boccia. Non certo in questa, in cui semmai bisogna agire con la consapevolezza che si tratta di un periodo delicato che chiede a tutti senso di responsabilità. Se è una certaidea di società che ha fatto sedere al ta-volo Confindustria e Cgil, Cisl e Uil persiglare il patto per la fabbrica, questa fase sta facendo ritrovare le parti socialisul terreno di un confronto dove emer-ge con chiarezza che la questione sala-riale va risolta. L’Isrf della Cgil ha calco-lato che nell’ultimo decennio i salari netti hanno perso, in media, 5mila eu-ro. Un dato significativo su tutti: pren-dendo come riferimento un salario netto medio mensile di 1.464 euro, l’Isrfcalcola che, se il peso del fisco fosse sta-to quello degli anni ’80, questo salariosarebbe stato 1.695 euro: dagli anni ’80ad oggi l’aumento della pressione fi-scale ha quindi alleggerito i salari di ben 231 euro.

La complessità oggi è tale che le partisociali «non sono autosufficienti», perdirla con gli industriali, e «non si può fa-re da soli», spiega il segretario generaledella Cisl, Annamaria Furlan. La leva fi-scale per sostenere il lavoro diventa cosìfondamentale. In questo contesto c’è chi, come il presidente di Assolombarda,Carlo Bonomi, si spinge a dire che serveuna cura shock. Quindi via reddito di cit-tadinanza, 80 euro e quota cento e di tut-to ciò si restituisca una quota per contra-stare la povertà, una quota per gli inve-stimenti pubblici e una per supportare

un drastico taglio del cuneo fiscale a vantaggio dei lavoratori con redditi tra0 e 35mila euro, ossia la fascia sociale che ha sofferto di più negli ultimi anni. Una ricetta che per l’attuale governo si-gnificherebbe rinnegare tout court i te-mi della campagna elettorale e le misurefin qui approvate per concretizzarli.

Nel nostro paese ci sono almeno duegravose questioni che aleggiano e con cui, forse prima che poi, bisognerà pro-vare a fare i conti: la crescita che non c’è,come è stato detto ampiamente nei giorni passati, e i salari al palo. Con tuttele conseguenze che questo ha sui con-sumi e più in generale sull’economia. L’Isrf Lab della Cgil ha messo in fila i datidegli ultimi anni per mostrare come non c’è slancio per i salari degli italiani.Tra il 2011 e il 2018, dice Nicola Cicala, direttore dell’Istituto, «l’Ipca cresce del9,9%, mentre i salari reali del 9,4%: que-sto significa che i lavoratori si ritrovanoin tasca una perdita netta del 4%». Cosasta succedendo? «I contratti nazionali di lavoro - sostiene il presidente del-l’Isrf, Agostino Megale - anche nel de-cennio di crisi hanno assolto al loro compito, ossia tutelare i salari dall’infla-zione, tant’è che se guardiamo i salari contrattuali e quelli reali vediamo che sono sostanzialmente allineati. Il pro-blema si presenta quando andiamo a guardare la produttività. Il tasso di cre-scita in Italia è troppo basso: rispetto aGermania e Francia ci sono oltre 20 punti di differenza. Mentre noi crescia-mo di 3 punti, la Germania è cresciuta di27. E tutto questo è il frutto di una ridu-zione degli investimenti: nel nostro pa-ese si sono ridotti sia quelli pubblici chequelli privati, mentre in Germania e Francia hanno continuato a crescere».

Sembra sempre la stessa storia delgatto che si morde la coda. La produtti-vità è più bassa perché più bassi sono gliinvestimenti, la crescita si ferma e si fer-mano i salari. Secondo quanto ha calco-

lato l’Isrf i salari netti, nell’ultimo decen-nio, hanno perso 5mila euro. «Le retri-buzioni nominali sono allineate al valo-re dell’inflazione - dice Cicala - ma anchequelle retribuzioni che sono nominal-mente cresciute quando vanno all’im-patto con le imposte fiscali crescenti ca-dono e quindi il valore netto che i lavora-tori hanno in tasca diminuisce». Comese ne esce? Intanto prendendo la consa-pevolezza, a partire dai numeri, che «nelpaese esiste una questione salariale cheha due diramazioni -spiega Megale -. Laprima è che la produttività deve cresceredi più e anche i contratti nazionali devo-no cominciare a prevederne il recupero,redistribuendo anche una quota di pro-duttività». La seconda, continua il sin-dacalista, è che «tutti gli eventuali inve-stimenti pubblici su materie fiscali più che parlare di flat tax e reddito di cittadi-nanza dovrebbero avere come riferi-mento un imperativo che è quello di ri-durre le tasse sul lavoro, sui lavoratori dipendenti e sui pensionati. Calcoliamoche servirebbe qualcosa come 100 euroal mese di tasse in meno per ridare ossi-geno ai lavoratori dipendenti».

Sul tema della produttività vi è peròstato un demando al secondo livello, so-prattutto a partire dall’accordo inter-confederale del ’93, che ha stabilito i duelivelli di contrattazione. Anche per evita-re sovrapposizioni del recupero. «Era però stato stabilito - precisa Megale - chela produttività non sarebbe stata usatasolo da una parte». Sindacati e impresesi sono avvicinati sulla via che privilegiaun intervento sui salari a partire dalla ri-duzione del cuneo fiscale perché au-mentando per questa via i salari, sareb-be possibile innestare la leva keynesianache può far ripartire i consumi e poi gli investimenti. «Non possiamo arrender-ci a essere la maglia nera in Europa - diceMegale -, con la minor crescita e il con-creto rischio di recessione».

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Categorie di entratein % del Pil

PRESSIONE FISCALE:IN ITALIA I REDDITIDA LAVORO PAGANO DI PIÙ

Aumentomedio annuo

QUARANT’ANNIDI SALARI E DI ...CRESCITA?

Aumento cumulato

Retrib. nette

Retrib. lorde

Retrib. contrattuali

Ipca

Produttività

9,4

9,6

9,8

9,9

3,6

RETRIBUZIONICONTRATTUALI FERMEALL’INFLAZIONE

FRANCIA ITALIA GERMANIA SPAGNA REGNOUNITO

8,6

2,1

16,9

4,1

11,1

2,8

2,1

11,3

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2,8

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1,1

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2,4

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2,4

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9,1

6,1

4,1

10,7

0,2

Imposte sui redditiindividuali

Imposte sui redditidelle società

Contributi sociali

Imposte patrimoniali

Imposte su beni eservizi

Altro

Aumentocontrattuale

Indice prezzial consumo

Disoccupazione

Produttivitàprezzi costanti

Pil

1970 1980 1990 2000 2007

0

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5045,5 43,3 36,9 33,8 32,5

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3,8

2,5

16,2

2,5

2,2

1,5

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8,0

Fonte: Isrf Lab Cgil

Fonte: Isrf Lab Cgil

Con l’inflazione all’ 1,2% nel 2018 si conferma che i CCNL (+ 1,4%) difendono il salario ma non c’è crescita del potere d’acquisto reale. Retribuzioni lorde per Ula, base 2010. Retribuzione conrattuale oraria - base dicembre 2010. Produttività del lavoro, per ora, valori concatenati anno di riferimento 2010. Fonte: Istat

Buste paga strette tra aumenti e fisco

SU RADIO 24

In Due di denari

nella rubrica

Verso il futuro e

oltre, dalle 11,

Maria Piera Ceci

racconta un caso

di buona scuola,

quello

dell’Istituto

Tecnico

Industriale Nobili

di Reggio Emilia

dove gli studenti

hanno ideato un

dispositivo di

sicurezza per

auto elettriche e

ibride attraverso

rumori che

avvertono ciclisti

e pedoni.

Parteciperanno a

Gaeta al Festival

dei giovani ideato

con l’Università

Luiss dove verrà

premiato il miglior

progetto

all’interno de

Latuaideadimpresa

3 Aprile 2019 25

voro

LICENZIAMENTO NULLO

Sanzioni civili per contributi arretrati

«Laddove...il licenziamento sia dichiarato inefficace o nullo, il datore di lavoro, oltre alla ricostruzione della posizione contributiva del lavoratore, è altresì soggetto alle sanzioni civili previste dall’articolo 116, comma 8 della legge 388/2000». Tali sanzioni sono quelle che si applicano a fronte del pagamento di contributi e premi alle gestioni previdenziali e assistenziali effettuato in misura inferiore al dovuto o non entro il termine previsto.Corte di cassazione, ordinanza 9025/2019, depositata il 1° aprile

SALUTE E SICUREZZA

La rapina è infortunio sul lavoro

Le conseguenze patite da una persona a seguito di una rapina avvenuta all’interno dell’ambiente di lavoro vanno considerate infortunio e non malattia professionale. «La nozione legale di causa violenta lavorativa comprende qualsiasi fattore presente nell’ambiente di lavoro in maniera esclusiva o in misura significativamente diversa che nell’ambiente esterno, il quale, agendo in maniera concentrata o lenta, provochi (nel primo caso) un infortunio sul lavoro o (nel secondo) una malattia professionale...è indubbio che la rapina quale atto doloso del terzo si configuri...quale causa di un infortunio».Corte di cassazione, ordinanza 8301/2019, depositata il 25 marzo

IL MASS IMARI O

CASSAZIONE

a cura di Matteo Prioschi

Questione salariale

In 10 anni la busta paga perde 5mila euro

Secondo l’Isrf Lab Cgil bisogna ridare slancio agli investimenti: la produttività

del paese è bassa, l’economia ferma e il potere d’acquisto dei lavoratori al palo

Cristina Casadei

La crescita zero ha creato ilfronte comune di imprese esindacati per chiedere al go-verno misure che possanoincidere su lavoro e investi-menti. Quindi sulla crescita.

Litigare è un lusso che ci si può permet-tere nelle fasi espansive, ha detto nei giorni scorsi il presidente degli indu-striali Vincenzo Boccia. Non certo in questa, in cui semmai bisogna agire con la consapevolezza che si tratta di un periodo delicato che chiede a tutti senso di responsabilità. Se è una certaidea di società che ha fatto sedere al ta-volo Confindustria e Cgil, Cisl e Uil persiglare il patto per la fabbrica, questa fase sta facendo ritrovare le parti socialisul terreno di un confronto dove emer-ge con chiarezza che la questione sala-riale va risolta. L’Isrf della Cgil ha calco-lato che nell’ultimo decennio i salari netti hanno perso, in media, 5mila eu-ro. Un dato significativo su tutti: pren-dendo come riferimento un salario netto medio mensile di 1.464 euro, l’Isrfcalcola che, se il peso del fisco fosse sta-to quello degli anni ’80, questo salariosarebbe stato 1.695 euro: dagli anni ’80ad oggi l’aumento della pressione fi-scale ha quindi alleggerito i salari di ben 231 euro.

La complessità oggi è tale che le partisociali «non sono autosufficienti», perdirla con gli industriali, e «non si può fa-re da soli», spiega il segretario generaledella Cisl, Annamaria Furlan. La leva fi-scale per sostenere il lavoro diventa cosìfondamentale. In questo contesto c’è chi, come il presidente di Assolombarda,Carlo Bonomi, si spinge a dire che serveuna cura shock. Quindi via reddito di cit-tadinanza, 80 euro e quota cento e di tut-to ciò si restituisca una quota per contra-stare la povertà, una quota per gli inve-stimenti pubblici e una per supportare

un drastico taglio del cuneo fiscale a vantaggio dei lavoratori con redditi tra0 e 35mila euro, ossia la fascia sociale che ha sofferto di più negli ultimi anni. Una ricetta che per l’attuale governo si-gnificherebbe rinnegare tout court i te-mi della campagna elettorale e le misurefin qui approvate per concretizzarli.

Nel nostro paese ci sono almeno duegravose questioni che aleggiano e con cui, forse prima che poi, bisognerà pro-vare a fare i conti: la crescita che non c’è,come è stato detto ampiamente nei giorni passati, e i salari al palo. Con tuttele conseguenze che questo ha sui con-sumi e più in generale sull’economia. L’Isrf Lab della Cgil ha messo in fila i datidegli ultimi anni per mostrare come non c’è slancio per i salari degli italiani.Tra il 2011 e il 2018, dice Nicola Cicala, direttore dell’Istituto, «l’Ipca cresce del9,9%, mentre i salari reali del 9,4%: que-sto significa che i lavoratori si ritrovanoin tasca una perdita netta del 4%». Cosasta succedendo? «I contratti nazionali di lavoro - sostiene il presidente del-l’Isrf, Agostino Megale - anche nel de-cennio di crisi hanno assolto al loro compito, ossia tutelare i salari dall’infla-zione, tant’è che se guardiamo i salari contrattuali e quelli reali vediamo che sono sostanzialmente allineati. Il pro-blema si presenta quando andiamo a guardare la produttività. Il tasso di cre-scita in Italia è troppo basso: rispetto aGermania e Francia ci sono oltre 20 punti di differenza. Mentre noi crescia-mo di 3 punti, la Germania è cresciuta di27. E tutto questo è il frutto di una ridu-zione degli investimenti: nel nostro pa-ese si sono ridotti sia quelli pubblici chequelli privati, mentre in Germania e Francia hanno continuato a crescere».

Sembra sempre la stessa storia delgatto che si morde la coda. La produtti-vità è più bassa perché più bassi sono gliinvestimenti, la crescita si ferma e si fer-mano i salari. Secondo quanto ha calco-

lato l’Isrf i salari netti, nell’ultimo decen-nio, hanno perso 5mila euro. «Le retri-buzioni nominali sono allineate al valo-re dell’inflazione - dice Cicala - ma anchequelle retribuzioni che sono nominal-mente cresciute quando vanno all’im-patto con le imposte fiscali crescenti ca-dono e quindi il valore netto che i lavora-tori hanno in tasca diminuisce». Comese ne esce? Intanto prendendo la consa-pevolezza, a partire dai numeri, che «nelpaese esiste una questione salariale cheha due diramazioni -spiega Megale -. Laprima è che la produttività deve cresceredi più e anche i contratti nazionali devo-no cominciare a prevederne il recupero,redistribuendo anche una quota di pro-duttività». La seconda, continua il sin-dacalista, è che «tutti gli eventuali inve-stimenti pubblici su materie fiscali più che parlare di flat tax e reddito di cittadi-nanza dovrebbero avere come riferi-mento un imperativo che è quello di ri-durre le tasse sul lavoro, sui lavoratori dipendenti e sui pensionati. Calcoliamoche servirebbe qualcosa come 100 euroal mese di tasse in meno per ridare ossi-geno ai lavoratori dipendenti».

Sul tema della produttività vi è peròstato un demando al secondo livello, so-prattutto a partire dall’accordo inter-confederale del ’93, che ha stabilito i duelivelli di contrattazione. Anche per evita-re sovrapposizioni del recupero. «Era però stato stabilito - precisa Megale - chela produttività non sarebbe stata usatasolo da una parte». Sindacati e impresesi sono avvicinati sulla via che privilegiaun intervento sui salari a partire dalla ri-duzione del cuneo fiscale perché au-mentando per questa via i salari, sareb-be possibile innestare la leva keynesianache può far ripartire i consumi e poi gli investimenti. «Non possiamo arrender-ci a essere la maglia nera in Europa - diceMegale -, con la minor crescita e il con-creto rischio di recessione».

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Categorie di entratein % del Pil

PRESSIONE FISCALE:IN ITALIA I REDDITIDA LAVORO PAGANO DI PIÙ

Aumentomedio annuo

QUARANT’ANNIDI SALARI E DI ...CRESCITA?

Aumento cumulato

Retrib. nette

Retrib. lorde

Retrib. contrattuali

Ipca

Produttività

9,4

9,6

9,8

9,9

3,6

RETRIBUZIONICONTRATTUALI FERMEALL’INFLAZIONE

FRANCIA ITALIA GERMANIA SPAGNA REGNOUNITO

8,6

2,1

16,9

4,1

11,1

2,8

2,1

11,3

13,1

2,8

11,7

2,3

1,71,71,7

9,9

14,0

1,11,11,1

10,1

0,20,20,2

2,4

7,2

11,4

2,42,4

9,9

0,60,60,6

2,5

9,1

6,1

4,1

10,7

0,20,20,2

Imposte sui redditiindividuali

Imposte sui redditidelle società

Contributi sociali

Imposte patrimoniali

Imposte su beni eservizi

Altro

Aumentocontrattuale

Indice prezzial consumo

Disoccupazione

Produttivitàprezzi costanti

Pil

1970 1980 1990 2000 2007

0

10

20

30

40

5045,5 43,3 36,9 33,8 32,5

0

5

10

15

20

14,1

6,7

3,8

2,5

16,2

2,5

2,2

1,5

0,7

8,0

Fonte: Isrf Lab Cgil

Fonte: Isrf Lab Cgil

Con l’inflazione all’ 1,2% nel 2018 si conferma che i CCNL (+ 1,4%) difendono il salario ma non c’è crescita del potere d’acquisto reale. Retribuzioni lorde per Ula, base 2010. Retribuzione conrattuale oraria - base dicembre 2010. Produttività del lavoro, per ora, valori concatenati anno di riferimento 2010. Fonte: Istat

Buste paga strette tra aumenti e fisco

SU RADIO 24

In Due di denari

nella rubrica

Verso il futuro e

oltre, dalle 11,

Maria Piera Ceci

racconta un caso

di buona scuola,

quello

dell’Istituto

Tecnico

Industriale Nobili

di Reggio Emilia

dove gli studenti

hanno ideato un

dispositivo di

sicurezza per

auto elettriche e

ibride attraverso

rumori che

avvertono ciclisti

e pedoni.

Parteciperanno a

Gaeta al Festival

dei giovani ideato

con l’Università

Luiss dove verrà

premiato il miglior

progetto

all’interno de

Latuaideadimpresa