IMPRESE UOMINI Le setole cinesi? A noi mantovani …...Per dipingere una parete grande non ci vuole...

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IMPRESE UOMINI Le setole cinesi? A noi mantovani vanno a pennello P er dipingere una parete grande non ci vuole un pennello grande, ma un grande pennello ». Chi non ri- corda lo slogan della pubbli- cità dei pennelli Cinghiale, quello in cui si vedeva un si- gnore in bicicletta che si face- va strada nel traffico di una grande città trasportando un enorme pennello? «Non c'erano effetti specia- li e il protagonista non era un volto noto del piccolo o del grande schermo, eppure que- sta réclame è una delle poche che da quasi trent'anni viene riproposta senza alcun ritoc- co o modifica», sottolinea fie- ramente Alfredo Boldrini. Classe 1920, è proprietario della nota ditta di pennelli da lui fondata nel 1944 insieme al fratello Amedeo (che in se- guito prese un'altra strada) a Cicognara, un piccolo paese in provincia di Mantova, do- ve ha tuttora sede l'azienda. «All'inizio - racconta Bol- drini - fabbricavamo soltanto scope, poiché questa zona era tradizionalmente ricca di sag- gina, una pianta erbacea idea- le per realizzare scope e spaz- zole ». Lo facevano in molti. Forse troppi. Così, quando il mercato cominciò a dare i pri- mi segnali di crisi, Boldrini decise di abbandonare le sco- pe per entrare nella produzio- ne di pennelli. Una scelta non casuale: «A Cicognara - pro- segue Boldrini - non abbon- dava soltanto la saggina, ma c'erano anche tanti maiali, il cui pelo resistente era ideale per realizzare pennelli e spazzole di livello superiore alla media ». L'imprenditore capì che aveva a portata di mano un business con grandi opportunità e puntò così tut- te le sue risorse sui pennelli, specializzandosi su que- st'ambito produttivo. Per i suoi prodotti utilizza solo peli di suini cinesi Verso la fine degli anni Settan- ta Boldrini si rese però conto che le setole dei maiali che fi- no a quel momento aveva uti- lizzato non avevano più le qualità richieste. Né riuscì a trovarne di simili in altri alle- vamenti nazionali. Non si per- se comunque d'animo: andò fino in Cina per cercare dei va- lidi sostituti e proprio ri- trovò quello che voleva. «Da allora uso esclusivamente se- tole cinesi», dice. Eccezion fatta per quel 10% della pro- duzione rappresentata dai · pennelli realizzati in setola mista con materiale sintetico di elevata qualità. 54 e NOVEMBRE GENTE MONEV e LE TAPPE 1944 Alfredo e Amedeo Boldrini aprono una fabbrica di scope 1950 Si abbandonano le scope per produ1Te pennelli e viene aeato il marchio Cinghiale 1958 I pennelli non vengono più realizzati a mano come un tempo: fuso delle macchine 1970 Per i pennelli e le spazzole sono usate esdusivam ente setole dnesi 1975 t fanno del primo spot televisivo, con lo slogan diventato poi famoso 1998 Alla presidenza di Cinghiale spa subentra la figlia di Alfredo, KatiuScia 2002 La Cinghiale arricchisce la produzione introducendo anche i rulli da parete

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IMPRESE UOMINI

Le setole cinesi? A noi mantovani vanno a pennello P

er dipingere una parete grande non ci vuole un pennello grande, ma un

grande pennello». Chi non ri­corda lo slogan della pubbli­cità dei pennelli Cinghiale, quello in cui si vedeva un si­gnore in bicicletta che si face­va strada nel traffico di una grande città trasportando un enorme pennello?

«Non c'erano effetti specia­li e il protagonista non era un volto noto del piccolo o del grande schermo, eppure que­sta réclame è una delle poche che da quasi trent'anni viene riproposta senza alcun ritoc­co o modifica», sottolinea fie­ramente Alfredo Boldrini.

Classe 1920, è proprietario della nota ditta di pennelli da lui fondata nel 1944 insieme al fratello Amedeo (che in se­guito prese un'altra strada) a Cicognara, un piccolo paese in provincia di Mantova, do­ve ha tuttora sede l'azienda.

«All'inizio - racconta Bol­drini - fabbricavamo soltanto scope, poiché questa zona era tradizionalmente ricca di sag­gina, una pianta erbacea idea­le per realizzare scope e spaz­zole». Lo facevano in molti. Forse troppi. Così, quando il mercato cominciò a dare i pri­mi segnali di crisi, Boldrini decise di abbandonare le sco­pe per entrare nella produzio-

ne di pennelli. Una scelta non casuale: «A Cicognara - pro­segue Boldrini - non abbon­dava soltanto la saggina, ma c'erano anche tanti maiali, il cui pelo resistente era ideale per realizzare pennelli e spazzole di livello superiore alla media». L'imprenditore capì che aveva a portata di mano un business con grandi opportunità e puntò così tut­te le sue risorse sui pennelli, specializzandosi su que­st'ambito produttivo.

Per i suoi prodotti utilizza solo peli

di suini cinesi

Verso la fine degli anni Settan­ta Boldrini si rese però conto che le setole dei maiali che fi­no a quel momento aveva uti­lizzato non avevano più le qualità richieste. Né riuscì a trovarne di simili in altri alle­vamenti nazionali. Non si per­se comunque d 'animo: andò fino in Cina per cercare dei va­lidi sostituti e proprio lì ri­trovò quello che voleva. «Da allora uso esclusivamente se­tole cinesi», dice. Eccezion fatta per quel 10% della pro­duzione rappresentata dai

· pennelli realizzati in setola mista con materiale sintetico di elevata qualità.

54 e NOVEMBRE • GENTE MONEV e www.gentemoney.co~

LE TAPPE 1944

Alfredo e Amedeo Boldrini aprono una fabbrica di scope 1950

Si abbandonano le scope per produ1Te pennelli e viene

aeato il marchio Cinghiale 1958 I pennelli non vengono più realizzati a mano come un tempo: sub~ fuso delle macchine

1970 Per i pennelli e le spazzole sono usate

esdusivam ente setole dnesi 1975 t fanno del primo spot televisivo, con lo slogan diventato poi famoso 1998

Alla presidenza di Cinghiale spa subentra la figlia di Alfredo, KatiuScia

2002 La Cinghiale arricchisce la produzione introducendo anche i rulli da parete

Page 2: IMPRESE UOMINI Le setole cinesi? A noi mantovani …...Per dipingere una parete grande non ci vuole un pennello grande, ma un grande pennello». Chi non ri ... rulli da parete. Per

La materia prima avrà fatto sin dall'inizio la differenza, ma anche aver saputo creare un marchio calzante ha aiuta­to indubbiamente l'azienda mantovana a imporsi sul mercato con successo, guada­gnandosi rapidamente visibi­lità fra i consumatori «Nel­l'immediato dopoguerra l'i­dea di usare un marchio era fuori del comune», commen­ta Boldrini.

In più, ebbe l'intuizione di associare i suoi pennelli al­l'immagine di un animale d'impatto, il cinghiale ap­punto, parente stretto e capo­stipite del maiale da alleva­mento. «Perché il cinghiale -spiega Boldrini - riesce a ren­dere un messaggio di grande forza e resistenza».

E ora sta per arrivare in azienda anche

la terza generazione

La perseveranza e la capacità di anticipare i tempi sono qualità cui Boldrini è rimasto sempre fedele e che ha cerca­to anche di insegnare ai suoi quattro figli: Wilma, Leonar­do, Katiuscia e Cristiana. Sol­tanto Katiuscia ha tuttavia scelto di entrare in azienda al suo fianco e cinque anni fa è stata nominata presidente.

Boldrini tiene però a preci­sare che conserva tuttora la carica di presidente ad hono­rem, mentre sua moglie Vale­ria è vicepresidente. La nuova generazione è comunque già alle porte: la nipote di Boldri­ni, Eleonora, sta infatti per lau­rearsi in Diritto aziendale alla università Bocconi di Milano. «Il suo desiderio è di lavorare per la Cinghiale - dice Boldri­ni - dove probabilmente, si oc­cuperà della parte finanziaria.

Non subito però, prima deve pensare al master».

Anche le abitudini sonori­maste le stesse di un tempo. In ditta, Boldrini è presente ogni giorno, persino qualche ora nei giorni festivi. Nono­stante l'ingresso della figlia e l'aiuto di collaboratori cui è legato da molti anni, conti­nua infatti a occuparsi perso­nalmente degli agenti, che so-

Alfredo Boldrini, 83 anni, presidente

onorario della Cinghiale, insieme

alla figlia Katiuscia, 48 anni, che ricopre

la carica di presidente dell'azienda

di famiglia dal 1998

no oltre 85 e vendono i suoi prodotti alla grande distribu­zione e ai negozi specializzati (come ferramenta e colorifici) di tutta Italia.

Insomma, un uomo d'altri tempi, anche nella riservatez­za: il fatturato di Cinghiale è un «segreto aziendale» e su­gli utili Boldrini preferisce non sbilanciarsi: «Ai clienti interessa la qualità dei miei prodotti, non quanto guada­gno», sottolinea con decisio­ne. Gli unici dati che è dispo­sto a rivelare sono relativi alla

produzione: «Realizziamo oltre 25mila pennelli al gior­no -dice -ma la nostra attività include anche altri strumenti di lavoro, come spazzole, cazzuole, taglierini, spatole e guanti».

Da un anno al portafoglio prodotti sono stati aggiunti i rulli da parete. Per ora ne pro­ducono 2.500 il giorno, ma l'obiettivo è di arrivare a oltre

4mila». Di conseguenza, lo stabilimento è stato recente­mente ingrandito, arrivando a coprire più di 1 lmila metri quadrati.

Nel 2002 alla produzione sono stati aggiunti

anche i rulli da parete

Ma per spiegare come sono fatti i pennelli Cinghiale, Bol­drini non si fa pregare. Fino alla metà degli anni Cinquan­ta erano realizzati a mano, ma poi ha cominciato a utilizzare le macchine, con ovvi van­taggi dal punto di vista dellà standard produttivo: «Le se­tole sono sistemate nei mac­chinari, dove sono poi dosate e assemblate. Quindi si inse­riscono nelle ghiere e si passa alla fase di incollatura. Se­guono l'assemblaggio del ma­nico alla testa del pennello, la marchiatura, l'imbustatura e l'inscatolamento del prodot­

. to». Il segreto è tutto qua. PATRIZIA VASSALLO

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