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Osservatorio sul Mercato del Lavoro della Città di Torino – URBAN 3
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Imprese e lavoro nell’area Urban
Profili e risorse in cambiamento e strumenti di osservazione
Silvia Pilutti, Roberto Di Monaco, Monica Demartini
Gennaio 2009
Osservatorio sul Mercato del Lavoro della Città di Torino – URBAN 3
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INDICE
1 - Obiettivi e temi del lavoro ............................................................................................................................ 3
2 - Il tessuto economico dell’area URBAN......................................................................................................... 4
3 - Lavoro e qualificazione dei residenti nell’area ............................................................................................. 9
Debolezze e risorse del sistema professionale.............................................................................................. 9
La forza lavoro straniera .............................................................................................................................. 11
Il turn over sul mercato del lavoro .............................................................................................................. 13
Bilanciamenti di genere ............................................................................................................................... 21
4 - Risorse di chi cerca lavoro .......................................................................................................................... 23
La disoccupazione........................................................................................................................................ 23
Le caratteristiche della disoccupazione....................................................................................................... 25
La mobilità ................................................................................................................................................... 30
5 – Monitoraggio dello sviluppo territoriale e del lavoro: ipotesi di osservazione ......................................... 33
L’analisi del territorio................................................................................................................................... 33
Strumenti di osservazione per la gestione di progetti territoriali ............................................................... 34
URBAN-Check up ......................................................................................................................................... 34
URBAN-Screening ........................................................................................................................................ 35
URBAN – Contact ......................................................................................................................................... 35
Allegato 1 – Tavole descrittive degli indicatori principali delle imprese ......................................................... 37
Allegato 2 – Tavole descrittive degli indicatori principali dei residenti........................................................... 37
Allegato 3 – URBAN Screening - Foglio di Excel per la ricerca di imprese e persone dell’area URBAN .......... 37
in base a caratteristiche di interesse ............................................................................................................... 37
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1 - Obiettivi e temi del lavoro
Questo documento è costituito da due report realizzati dall’Osservatorio sul Mercato del Lavoro e la
Formazione di Torino – focalizzati sulle imprese e sulle persone residenti nell’area Urban. L’obiettivo del
lavoro è rielaborare informazioni e chiavi di lettura che possano risultare utili per la predisposizione del
dossier di candidatura di URBAN, per l’area Barriera di Milano.
Le fonti di dati utilizzate sono soprattutto l’archivio del Registro Imprese della Camera di Commercio,
aggiornato al 30.06.2009, l’archivio dei Servizi per il Lavoro (avviamenti, disponibili e mobilità), aggiornato
al 31.12.2008, e i dati della ricerca sui redditi svolta nel 2008 dall’Osservatorio, in collaborazione con
l’Assessorato tributi della Città.
La lettura di questi dati, disaggregati per zona statistica e predisposti in modo da identificare l’area URBAN,
si vale dello sfondo rappresentato dalla discussione, dai dati e dalle ricerca che stanno descrivendo la
situazione di Torino, in particolare in questa fase di crisi economica.
I dati allegati a questo breve testo sono organizzati in tabelle costruite con i seguenti criteri:
1) fornire i valori assoluti e la serie storica,
2) fornire sistematicamente le percentuali confrontando l’area Urban con la circoscrizione e la città,
3) fornire indici specifici finalizzati ad evidenziare aspetti di dettaglio ritenuti rilevanti.
I temi principali sono due:
1) il tessuto economico dell’area, descritto attraverso i dati CCIAA e gli avviamenti al lavoro messi in
atto nelle imprese localizzate nell’area, e
2) le relazioni di lavoro e la disponibilità al lavoro dei residenti nell’area, studiate attraverso i dati
degli avviamenti al lavoro dei residenti, i dati dei disponibili al lavoro e i dati delle persone in
mobilità.
La strategia di lettura dei dati è strettamente finalizzata al lavoro di analisi e documentazione per il dossier,
quindi è guidata dall’obiettivo di identificare le risorse dell’area, che possono essere attivate e valorizzate
nel progetto, e le criticità o debolezze, che richiedono interventi di compensazione, servizio o supporto.
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2 - Il tessuto economico dell’area URBAN
Al 30.6.2009 erano insediate nell’area 5.952 unità locali di attività imprenditoriali, di cui 5.062 sedi legali di
imprese insediate nell’area e 890 sedi secondarie (Appendice 1 - tab. A1.1).
Rispetto al 2005, queste attività sono cresciute del 10,2% contro un incremento del 6,3% nella
circoscrizione e del 3,7% della città. Per altro verso, la presenza di imprese per 1.000 abitanti, pur se in
netta crescita, rimane molto al di sotto di quella della città (111,2 contro 143,7, Appendice 1 - tab. A1.6).
Possiamo quindi dire che si tratta di una zona ad alta densità abitativa, in cui la densità di imprese è minore,
ma nella quale l’arricchimento del tessuto imprenditoriale localizzato è stato, nell’ultimo triennio, molto più
rapido. Questa caratteristica, mostra potenzialità rilevanti che devono essere guardate con attenzione
nell’ottica dello sviluppo dell’area.
Quali imprese crescono e quali sono più presenti nell’area Urban, rispetto al tessuto imprenditoriale della
città?
Possiamo notare alcuni fenomeni significativi.
Il primo riguarda la forte crescita dei servizi alle imprese ad alto contenuto di conoscenza (tabella 1): ICT,
Credito e assicurazioni, Immobiliare e servizi di consulenza, hanno fatto registrare crescite tra il 30% e il
40%, con l’insediamento di un centinaio di nuove unità locali nel triennio. Bisogna notare che queste
attività, con l’Editoria, anch’essa in forte crescita, rappresentano un elemento distintivo del know how
metropolitano, intorno al quale si sviluppa l’economia della conoscenza e che favorisce l’innovazione nelle
imprese.
Peraltro la densità di queste imprese continua ad essere più bassa di quella che si registra mediamente
nella città: probabilmente queste imprese sono attratte dalla collocazione non troppo periferica e dai più
bassi costi immobiliari, e così facendo riducono le distanze dell’area rispetto al contesto metropolitano.
Il secondo fenomeno riguarda invece una tendenza al decentramento di attività industriali tradizionali
(metalmeccanica, sistemi per produrre), che si riducono nell’area, seguendo un flusso di lungo periodo
verso la periferia estrema o la prima o seconda cintura. Analoga tendenza mostrano i trasporti,
presumibilmente orientati verso aree meno congestionate.
Una terza osservazione è relativa al settore delle costruzioni, che cresce, anche se meno rispetto alla città
(16% contro 23%), ma che ha nell’area una particolare concentrazione, superiore a quella che caratterizza
l’area urbana. Su quest’aspetto del tessuto imprenditoriale torneremo perché è collegato al dinamismo
dell’imprenditoria straniera, che è uno dei punti di forza dell’area.
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Tavola 1
Un quarto punto di osservazione riguarda i settori della prossimità e della ricettività – commercio,
alberghiero e ristorazione – che sono cruciali per creare microcontesti urbani vivaci, accoglienti e ricchi di
servizi per la vita quotidiana. E’ interessante osservare che nel triennio le imprese commerciali insediate
nell’area Urban crescono del 13%, contro la media cittadina dell’8%. Le imprese della recettività crescono
leggermente meno della media cittadina (17% contro 20%). Anche in questo caso, per entrambi i settori, la
presenza di imprese rispetto agli abitanti è leggermente sotto quel che si riscontra nella città, ma la
crescita, soprattutto nel commercio, rende la dotazione del tessuto di servizi commerciali di prossimità
sostanzialmente in linea con la città. Come vedremo, il mercato locale di prossimità, date le caratteristiche
della popolazione residente, è certamente diverso dalla media della città – redditi bassi, forte percentuale
di stranieri – ma questo non impedisce fenomeni di dinamismo micro territoriale, adatti al contesto, che
tendono a coprire specifiche aree di bisogni delle famiglie dell’area. Ciò evidenzia, insieme al tasso di
crescita dei servizi privati alla persona (18%, contro 15% della città) alcuni aspetti dinamici dell’area da
valorizzare e sostenere.
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Infine, alcune attività mostrano cambiamenti percentuali molto forti, come la chimica, che cresce in Urban,
o l’aerospaziale, che cresce nella città, tuttavia si tratta di incrementi numerici molto piccoli, che risaltano
in percentuale perchè le imprese sono poche.
Spostando l’osservazione sulle caratteristiche delle imprese – o Enti, purchè registrati per l’attività
commerciale – notiamo altri aspetti delle risorse dinamiche dell’area (tavola 2). Il tasso di crescita delle
società di capitali e delle imprese cooperative supera il 25%, mentre in città si attesta intorno al 10%. Anche
se la densità di insediamento di entrambe le forme d’impresa, in relazione agli abitanti, è ancora
nettamente più bassa della media cittadina, sono in corso significative tendenze al riequilibrio, che
mostrano un certo potere attrattivo, in parte collegato proprio ai cambiamenti urbanistici in corso.
Tavola 2
Inoltre, è interessante notare la rapida crescita delle ditte individuali (8,4% contro 3,5%), delle società di
persone (5,5% contro -1,1%) e, anche se in minor misura, delle società artigiane (4,3% contro 3,8%). Si
tratta delle forme imprenditoriali d’ingresso, più direttamente legate alla residenza nell’area, che
costituiscono una forma di accesso al lavoro e di esercizio di imprenditività diffusa. Anche questa è una
risorsa dell’area da considerare attentamente nelle politiche di sviluppo.
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Viceversa, enti, fondazioni e istituti paiono più attratti dal posizionamento centrale, nell’ambito del
contesto urbano.
Un motivo del dinamismo che si riscontra nell’area riguardo alla creazione di ditte individuali risiede
certamente nell’elevata presenza di stranieri, che hanno, anche per ragioni demografiche, tassi più elevati
di imprenditorialità. Infatti, se analizziamo le ditte individuali che hanno un titolare nato all’estero, attive
nella città di Torino, rileviamo oltre 100 imprese per 1.000 abitanti stranieri, mentre, riguardo agli italiani, ci
fermiamo a 50 (per 1.000 abitanti italiani, tavola 3). Nell’area Urban questi rapporti sono leggermente più
alti (54 contro 50 per gli italiani e 105 contro 100 per gli stranieri), tuttavia nella medesima area gli stranieri,
in proporzione agli abitanti, sono circa il doppio (23,3% contro 12,1%), ed è questo l’elemento che aumenta
sensibilmente la capacità di creazione d’impresa dell’area.
E’ interessante rilevare, per fare un quadro delle risorse, che la più elevata imprenditività degli stranieri,
rispetto agli italiani, vale sia per gli uomini che per le donne, anche se l’incremento per le donne straniere,
rispetto alle italiane, non arriva al raddoppio. Le ditte individuali con titolare donna sono circa il 25% nella
città di Torino (il 23% nell’area Urban) e sono leggermente più numerose tra gli italiani (25%) che tra gli
stranieri (20%).
Tavola 3
CITTA'
N ditte individuali Residenti Ditte per 1.000 abitanti
M % M F % F T % T M F T M F T
Italiani 29.676 77 10.837 82,7 40.514 78,5 380.028 418.964 798.992 78,1 25,9 50,7
Stranieri 8.850 23 2.267 17,3 11.117 21,5 55.289 55.064 110.353 160,1 41,2 100,7
Totale 38.526 100 13.104 100 51.631 100 12,7 11,6 12,1
URBAN
N ditte individuali Residenti Ditte per 1.000 abitanti
M % M F % F T % T M F T M F T
Italiani 1.655 61 561 68,8 2.216 62,8 19.834 21.194 41.028 83,4 26,5 54
Stranieri 1.056 39 255 31,3 1.311 37,2 6.794 5.697 12.491 155,4 44,8 105
Totale 2.711 100 816 100 3.527 100 25,5 21,2 23,3
Occorre anche considerare che l’elevata presenza di stranieri e lo specifico profilo settoriale dell’area
possono diventare elementi di fragilità, in occasione della crisi. Le variazioni tra il 2007 e il 20081
(Appendice 1 - tavola A1.7) anticipano l’impatto della crisi, che sarà molto visibile nelle statistiche del 2009,
1 In realtà il confronto riguarda anche il primo semestre del 2009, poiché i dati sono riferiti a questo periodo.
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e mostrano come il settore trasporti, l’alimentare e le costruzioni abbiano avuto una performance peggiore
nell’area, rispetto alla città (rispettivamente –4,1% contro +4,1%, +2,7% contro +12% e –1,5% contro
+1,4%). In generale l’area, che era cresciuta molto più rapidamente nel biennio 2005-2007 (+6,9% contro
+2,3%), frena nel periodo 2007-2008 in modo più accentuato (+0,2% contro +0,3%), mostrando quindi una
forza strutturale nel medio periodo ma una certa vulnerabilità dei fattori propulsivi, tra cui hanno
certamente pesato la crisi dell’edilizia e le progressive difficoltà introdotte per la regolarizzazione degli
stranieri.
Spostando l’attenzione sul lavoro dipendente impiegato nell’area, possiamo osservare che sono state
avviate al lavoro nel settore privato2 nel corso del 2008 circa settemila persone (Appendice 1 – tabella
A1.8).
La domanda di lavoro delle imprese dell’area, quindi, dato il mix di imprese presenti, su cui ci siamo
soffermati, è meno rivolta alla donne (48% di assunzioni contro 56% della città), leggermente più rivolta agli
stranieri (21% contro 19%), mentre non cambia molto rispetto all’età. Sotto il profilo settoriale, gli
avviamenti nell’industria rappresentano il 7,7% (8,8% nella città), nelle costruzioni il 10,7% (5,9% nella
città), nel commercio l’8,8% (9,5%) e nei servizi il 72,6% (75,5%).
Dal punto di vista contrattuale, le imprese dell’area Urban utilizzano meno il contratto a tempo
determinato (44% contro 48%) e soprattutto il contratto interinale (3,8% contro 10,7%), tipico delle
imprese industriali di una certa dimensione, mentre utilizzano molto di più il contratto a progetto (24,5%
contro 10%). Gli ingressi a part time in area Urban sono meno frequenti (17% contro 23%). La forte
diffusione del contratto a progetto è dovuta al suo uso per l’assunzione nell’area di operatori per macchine
di calcolo ed elaborazione dati (un centinaio di casi), di addetti alla vendita e distribuzione (90 circa), di
venditori a domicilio e distanza (50 circa), di centralinisti (30 circa) e di segretarie (35 circa). Si tratta di
assunzioni presso call-center, società di servizi alle imprese e di studi di mercato e sondaggi.
Riguardo al livello professionale, la domanda delle imprese dell’area non si differenzia in modo significativo
da quella cittadina: gli avviamenti al lavoro nell’area specializzata e tecnica (categorie 1, 2 e 3 ISTAT) sono
stati circa il 32% del totale. L’unico ambito professionale ad alta specializzazione in cui le assunzioni in area
Urban si discostano significativamente dalla città in senso positivo è quella degli specialisti di formazione e
ricerca, qualifica con la quale sono stati realizzati oltre 300 avviamenti all’anno, sia nel 2007, sia nel 2008,
che rappresentano quasi il 5% delle assunzioni, contro il 2,9% della città.
2 I dati del SILP non includono le assunzioni di ruolo nella PA
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3 - Lavoro e qualificazione dei residenti nell’area
Le occasioni di lavoro per i residenti nell’area Urban sono state, nel 2008, quasi un terzo in più di quelle
registrate nel complesso della città (260 avviamenti per 1.000 abitanti in area Urban contro 197 avviamenti
per 1.000 abitanti nella città)3. Il vivace movimento di ingressi nel mondo del lavoro, però, ha significati
ambivalenti.
Debolezze e risorse del sistema professionale
Fino al 2007, gli inserimenti lavorativi stabili tra i residenti hanno sempre equilibrato il flusso di uscite dal
mercato del lavoro. Nel 2008, invece, i saldi tra entrate e uscite a tempo indeterminato diventano negativi:
-3,2 posti a tempo indeterminato ogni 1.000 abitanti nell’area Urban e –2,4 su 1.000 abitanti nella città di
Torino. Gli avviamenti stabili dei residenti nella zona Urban rappresentano il 23% del totale degli
avviamenti, contro il 21% della città.
Tavola 4
URBAN CITTA'Tot % Tot %
Tempo indeterminato 3.147 22,90 38.377 20,46Tempo determinato 4.758 34,62 73.909 39,41
Interinale 3.546 25,80 35.635 19,00Altra forma di contratto 1.578 11,48 26.260 14,00
Lavoro a progetto 715 5,20 13.348 7,1213.744 100,00 187.529 100,00
3 Questi rapporti sono stati calcolati utilizzando al denominatore l’intera popolazione, e non la sola popolazione in etàdi lavoro (15-64 anni). Utilizzando l’intera popolazione si realizza un’operazione simile al calcolo effettuato dall’ISTAT,quando elabora i tassi di attività e di occupazione lordi (sulla popolazione sopra i 15 anni), invece che netti (sulla solapopolazione in età di lavoro). Entrambe le informazioni, anche se diverse, sono interessanti, con la differenza che itassi lordi includono le differenze demografiche, e quindi evidenziano, ad esempio, la minore capacità di produrrericchezza di una determinata entità di occupati, se la popolazione è più vecchia in un’area rispetto a un’altra (il tassonetto sarebbe più alto di quello lordo). Utilizzando tutta la popolazione, nel nostro caso, ci troviamo in una situazioneintermedia di confronto, perché la popolazione dell’area Urban è più giovane di quella della città, a causa soprattuttodell’immigrazione più intensa, ma i giovani fino a 15 anni sono comunque popolazione non attiva. Quindi, dato chenell’area Urban ci sono più inattivi giovani (da 15 a 24 anni sono il 8,13% a Torino e il 9,32 nell’area Urban) e menoinattivi vecchi (sopra i 50 anni sono il 43% a Torino e il 38% nell’area Urban), considerando tutti gli inattivi neldenominatore si ha una differenza attenuata rispetto a quel che avverrebbe confrontando i tassi netti e lordi di fonteistituzionale.
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Tavola 5
URBAN CITTA'
Tot % Tot %
LEGISLATORI, DIRIGENTI E IMPRENDITORI 34 0,2 946 0,5
PROFESSIONI INTELLETTUALI, SCIENTIFICHE E ALTA SPEC. 767 5,6 22.048 11,8
PROFESSIONI TECNICHE 1.436 10,5 28.694 15,3
IMPIEGATI 1.159 8,5 18.176 9,7
PROFESSIONI QUALIF. IN ATTIVITA’ COMMERCIALI E SERVIZI 3.035 22,1 42.082 22,5
ARTIGIANI, OPERAI SPECIALIZZ. E AGRICOLTORI 2.003 14,6 20.503 11
CONDUT. IMPIANTI E OP. SEMIQUALIF. SU MACCHINARI FISSI 1.349 9,8 12.547 6,7
PROFESSIONI NON QUALIFICATE 3.931 28,7 42.120 22,5
13.714 100 187.116 100
Tale caratteristica è certamente condizionata dai livelli di istruzione, che, come è noto, incidono
pesantemente sulle possibilità di accesso alle diverse professioni.
La composizione professionale degli avviamenti, quindi, è per il 15% rappresentata da operai specializzati,
contro l’11% della città, e per il 29% da posizioni non qualificate, contro il 22,5% della città.
Tavola 6
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Più di 1/4 delle occasioni di lavoro registrate nel 2008 sono state relative al lavoro interinale, con contratti
di breve durata. In ambito cittadino le missioni interinali rappresentano poco meno di 1/5 degli avviamenti
totali. Nel complesso, comunque, il lavoro temporaneo, con durate variabili, non sembra essere una
specifica caratteristica delle relazioni di lavoro dei residenti in area Urban, che si allineano ai valori cittadini.
E’ piuttosto la mancanza di professionalità qualificate ad alto contenuto intellettuale e tecnico, unita alla
maggiore presenza di professioni non qualificate, a rendere meno favorevole l’insieme di opportunità di
lavoro cui accede la popolazione residente in Urban.
Peraltro, l’area Urban in questi anni ha registrato una crescita demografica. Se osserviamo gli andamenti
professionali degli ultimi 3 anni e se consideriamo il numero di avviamenti in rapporto alla popolazione
residente, il quadro si articola e lascia intravedere, per la popolazione residente, una crescita delle
opportunità di accesso alle posizioni professionali qualificate (tavola 6). Gli avviamenti di tecnici (cat. ISTAT
3) e di specialisti collocati nelle professioni intellettuali (cat. ISTAT 2), nell’ambito della popolazione
residente in Urban, seppur proporzionalmente meno frequenti rispetto alla città, hanno avuto, tra il 2005 e
il 2008, una velocità di crescita maggiore. Anche la consistente presenza di avviamenti di operai
specializzati ha subito una forte crescita, ma in sintonia con la media cittadina.
I valori più distanti dalla città, sia per la maggior presenza che per la più elevata rapidità di crescita, si
possono osservare per le occasioni di lavoro relative a posizioni non qualificate e di operai generici.
Il sistema professionale che caratterizza i residenti nell’area Urban è, dunque, segnato da uno zoccolo duro
di bassa qualificazione che coinvolge soprattutto gli stranieri ed attraversa trasversalmente le fasce di età e
da una prevalenza, rispetto alla città, sia di operai specializzati che di professioni qualificate nei servizi e
nella vendita. I più giovani trovano occasioni di lavoro prevalentemente a bassa qualificazione.
La forza lavoro straniera
Il gap di competenze professionali che abbiamo rilevato non impedisce la maggiore presenza di avviamenti
a tempo indeterminato. L’associazione tra bassa qualificazione e stabilità delle assunzioni, anche con il
massiccio coinvolgimento di stranieri - più del 50% degli avviamenti di operai generici e in posizioni non
qualificate residenti nell’area riguarda persone straniere, un quadro non molto lontano da quello cittadino -
è spiegabile considerando i settori di ingresso: le costruzioni, ad esempio, sono uno dei settori che utilizza
in misura più ampia l’assunzione a tempo indeterminato. E’ marginale, invece, per l’area Urban, il peso di
avviamenti di badanti, anch’esse prevalentemente a tempo indeterminato, in cui si ritrovano spesso le
donne straniere.
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Ancora una volta, però, è utile leggere la struttura delle opportunità di lavoro per i residenti nell’area Urban
all’interno dello scenario di cambiamento della struttura demografica determinato soprattutto
dall’immigrazione. I lavoratori italiani, residenti nei confini di Urban, nel corso del 2008 hanno avuto
occasioni di lavoro mediamente più stabili che nel resto della città (18,7% a tempo indeterminato contro
16,5%), ma con un maggior peso di posizioni professionali manuali, sia specializzate, sia non qualificate
(12% contro 8% e 20,7% contro 15,4%). Troviamo, quindi, tra gli italiani dell’area, una struttura
professionale che si avvicina alla vecchia piramide, con cui si rappresentava la presenza delle gerarchie
professionali nella società fordista, piuttosto che a forme romboidali, dove crescono le figure tecniche,
intermedie e qualificate, tipiche dei sistemi professionali nella knowledge economy.
Tavola 7
% avviamenti Avviamenti per 1000 ab.URBAN CITTA' URBAN CITTA'
Ita Stra Ita Stra Ita Stra Ita StraLEGISLATORI, DIRIGENTI E IMPRENDITORI ,4 ,0 ,6 ,1 0,8 0,1 1,1 0,5
PROFESSIONI INTELLETTUALI, SCIENTIFICHE E ALTA SPEC. 8,4 1,1 15,1 2,6 17,3 4,6 26,0 11,6PROFESSIONI TECNICHE 14,8 3,7 19,6 3,5 30,3 15,5 33,7 15,8
IMPIEGATI 12,0 2,8 12,1 3,3 24,6 11,9 20,7 14,7PROFESSIONI QUALIF. IN ATTIVITA’ COMMERCIALI E SERVIZI 24,0 19,2 23,4 19,9 49,1 81,7 40,2 90,3
ARTIGIANI, OPERAI SPECIALIZZ. E AGRICOLTORI 12,0 18,7 8,3 18,4 24,7 79,3 14,2 83,2CONDUT. IMPIANTI E OP. SEMIQUALIF. SU MACCHINARI FISSI 7,7 13,2 5,4 10,3 15,8 56,0 9,3 46,6
PROFESSIONI NON QUALIFICATE 20,7 41,3 15,4 42,0 42,4 175,4 26,5 189,9Totale 100 100 100 100
Tempo indeterminato 18,7 29,6 16,5 31,5 38,3 125,9 27,2 134,2
Tra gli stranieri, invece, le differenze tra le due popolazioni sono molto minori: sia gli stranieri residenti
nell’area Urban, sia gli stranieri a Torino, disegnano una piramide professionale con una base molto ampia
e un vertice molto assottigliato, per la scarsa presenza nelle professioni intellettuali. Tuttavia, le forme di
ingresso al lavoro sono molto più frequentemente stabili, a tempo indeterminato, anche se, come
sappiamo, oggi l’assunzione a tempo indeterminato in posizioni di lavoro poco qualificate non è affatto una
garanzia di stabilità, mentre l’effetto protettivo più forte per la persona, in termini di occupabilità futura, è
dato proprio dal livello di istruzione e qualificazione professionale.
Che la forma di assunzione non sia più un indicatore di stabilità è anche reso evidente dalla maggior
incidenza del numero di avviamenti per 1.000 abitanti che si registrano tra gli italiani residenti nell’area
Urban (38,3 per 1.000) rispetto a quelli che caratterizzano gli italiani torinesi (27,2 per 1.000).
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Il turn over sul mercato del lavoro
Per fare luce sulle statistiche del lavoro e interpretare correttamente le informazioni sui flussi in ingresso
nelle professioni è utile confrontare questi dati con quelli relativi ai redditi e alla posizione sociale.
Come è noto, le aree della città, dal punto di vista dei livelli di istruzione, dei redditi personali e familiari e
riguardo alla dotazione di capitale sociale, sono molto diverse. Per sviluppare il confronto è stato utilizzato
un indice che misura – a partire da dati individuali rilevati sull’intera popolazione della città, altamente
affidabili e rappresentativi - queste tre importanti dimensioni e ne costruisce, attraverso procedure
statistiche (analisi fattoriale), il livello medio sulle zone statistiche della città.
La tavola 8, quindi, consente di osservare il posizionamento delle zone statistiche su cui insiste il progetto
Urban, rispetto alle altre zone cittadine. L’indice riportato sull’asse orizzontale è una misura del livello di
risorse economiche, capitale umano e capitale sociale medio delle 92 partizioni della città.
Sull’asse verticale, invece, è stato posto il numero di avviamenti a tempo indeterminato di ciascuna area,
rapportato ai residenti nell’area medesima. Ciò rende confrontabili contesti di grandezza diversa dal punto
di vista demografico.
Tavola 8
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Come mostra con evidenza il grafico, al crescere della dotazione di risorse, diminuisce il numero di
avviamenti a tempo indeterminato che si registrano nella popolazione residente, per 1.000 abitanti
(Rquadro della regressione 0,37). Se si passa dalle zone più dotate di risorse, collocate in basso a destra nel
grafico, alle zone meno dotate, in alto a sinistra, il numero di avviamenti per 1.000 abitanti si moltiplica di
tre/quattro volte, passando da meno di 20 a più di 60.
E’ significativa, in questo contesto, la collocazione delle zone statistiche dell’area Urban, nella parte alta e di
sinistra del quadrante, evidenziate in verde (totalmente Urban) e in giallo (parzialmente Urban).
Quest’analisi mostra, quindi, il significato del dato. Le opportunità di lavoro sono un indicatore molto
importante, ma che non deve essere interpretato come segnale di forza. In particolare, nelle aree più ricche
i residenti hanno un basso numero di transiti sul mercato del lavoro dipendente, sia perché sono in assoluto
più stabili nelle occupazioni, sia perché più frequentemente svolgono attività di lavoro autonomo con
posizioni economiche soddisfacenti. Viceversa, nelle aree meno dotate, le persone sono molto più
frequentemente in movimento sul mercato, passano da un’occupazione all’altra e da un lavoro dipendente
ad un’esperienza di lavoro autonomo, destinata magari a concludersi rapidamente, e ciò avviene anche
quando le occupazioni in cui entrano sono regolate da assunzioni a tempo indeterminato, la cui durata
media e il cui tasso di cessazione è comunque elevato.
In generale, queste considerazioni valgono per tutte le tipologie di ingresso: possiamo quindi osservare
sempre una diminuzione dei volumi di avviamenti al lavoro, al crescere della dotazione di risorse dell’area
(tavola 94, Rquadro=0,17).
L’unica forma di contratto che non segue questa regola, e che quindi è mediamente praticato da una
popolazione più dotata di risorse, è il contratto a progetto (tavola 10, relazione rovesciata, Rquadro=0,15).
E’ una forma di lavoro a termine, utilizzata da una popolazione molto eterogenea, che per la sua
‘precarietà’ non raramente è una soluzione alla portata di persone che hanno risorse familiari e di relazione
alle spalle, spesso utilizzata per posizioni qualificate, che richiedono livelli medi o elevati di istruzione. In
questi casi, come varie ricerche hanno mostrato, si tratta del primo passo nel lavoro di soggetti che
intraprendono traiettorie destinate a raggiungere posizioni professionalmente forti e stabili.
4 Il caso della zona 2, nell’area centrale, è particolare. Si tratta di un’area piccola dove risiedono molti lavoratori dellospettacolo e del settore alberghiero, settori nei quali molti professionisti lavorano con contratti temporanei brevi efrequenti.
Osservatorio sul Mercato del Lavoro della Città di Torino – URBAN 3
15
Mappa 1
5 23 4
3 25 1
3 0
4 9
5 0 2 91 6
51
34
1 0 71 5
6
21 1
1 92 8
2 72 63 5
5 35 4
5 5
2 0
9
8
1 83 3
3 1
1 7
4 8
4 6
4 54 3
4 24 44 7
2 5
1 22 4
2 3
3 9 3 83 7 4 0
2 22 11 4
7 1
1 3
7 5
5 65 7
6 1
6 0
5 9
6 7
4 16 8
7 2
7 4
8 48 38 5
7 0
6 9
3 6
6 5
6 4
6 3
6 2
9 2
9 19 0
8 9
5 8
8 7 8 8
8 6
8 2
8 1
8 0
7 3
7 9
7 8
7 77 6
6 6
R e d d iti a lt i, is tru z io n e e in te g ra z io n e s o c ia le0 ,8 to 2 ,7 5 ( 1 9 )0 ,0 3 to 0 ,8 ( 1 8 )
- 0 ,3 4 to 0 ,0 3 ( 1 5 )- 0 ,7 7 to - 0 ,3 4 ( 2 0 )- 2 ,2 1 to - 0 ,7 7 ( 1 9 )
Osservatorio sul Mercato del Lavoro della Città di Torino – URBAN 3
16
Mappa 2
Avviamenti a tempo indeterminato per 1000 abitanti
5 23 4
3 25 1
3 0
4 9
5 0 2 91 6
51
34
1 0 71 5
6
21 1
1 92 8
2 72 63 5
5 35 4
5 5
2 0
9
8
1 83 3
3 1
1 7
4 8
4 6
4 54 3
4 24 44 7
2 5
1 22 4
2 3
3 9 3 83 7 4 0
2 22 11 4
7 1
1 3
7 5
5 65 7
6 1
6 0
5 9
6 7
4 16 8
7 2
7 4
8 48 38 5
7 0
6 9
3 6
6 5
6 4
6 3
6 2
9 2
9 19 0
8 9
5 8
8 7 8 8
8 6
8 2
8 1
8 0
7 3
7 9
7 8
7 77 6
6 6
A vv ia m e n ti a T I p e r 1 0 0 0 a b ita n ti 2 0 0 84 3 , 7 t o 6 8 , 9 (1 9 )3 8 , 3 t o 4 3 , 7 (1 8 )3 4 , 6 t o 3 8 , 3 (1 8 )3 0 , 7 t o 3 4 , 6 (1 7 )
4 t o 3 0 , 7 (2 0 )
Osservatorio sul Mercato del Lavoro della Città di Torino – URBAN 3
17
Mappa 3
Disponibili su 1000 abitanti
5 23 4
3 25 1
3 0
4 9
5 0 2 91 6
51
34
1 0 71 5
6
21 1
1 92 8
2 72 63 5
5 35 4
5 5
2 0
9
8
1 83 3
3 1
1 7
4 8
4 6
4 54 3
4 24 44 7
2 5
1 22 4
2 3
3 9 3 83 7 4 0
2 22 11 4
7 1
1 3
7 5
5 65 7
6 1
6 0
5 9
6 7
4 16 8
7 2
7 4
8 48 38 5
7 0
6 9
3 6
6 5
6 4
6 3
6 2
9 2
9 19 0
8 9
5 8
8 7 8 8
8 6
8 2
8 1
8 0
7 3
7 9
7 8
7 77 6
6 6
D is p o n ib ili p e r 1 0 0 0 a b ita n t i
6 4 ,4 to 1 0 5 ,5 ( 1 9 )5 2 to 6 4 ,4 ( 1 8 )4 2 ,7 to 5 2 ( 1 7 )3 2 to 4 2 ,7 ( 1 7 )1 0 ,4 to 3 2 ( 2 1 )
Osservatorio sul Mercato del Lavoro della Città di Torino – URBAN 3
18
Mappa 4
Avviamenti qualificati su totale avviamenti
5 23 4
3 25 1
3 0
4 9
5 0 2 91 6
51
34
1 0 71 5
6
21 1
1 92 8
2 72 63 5
5 35 4
5 5
2 0
9
8
1 83 3
3 1
1 7
4 8
4 6
4 54 3
4 24 44 7
2 5
1 22 4
2 3
3 9 3 83 7 4 0
2 22 11 4
7 1
1 3
7 5
5 65 7
6 1
6 0
5 9
6 7
4 16 8
7 2
7 4
8 48 38 5
7 0
6 9
3 6
6 5
6 4
6 3
6 2
9 2
9 19 0
8 9
5 8
8 7 8 8
8 6
8 2
8 1
8 0
7 3
7 9
7 8
7 77 6
6 6
% a v v ia m e n t i q u a lif ic a t i
4 5 ,1 to 8 7 ,5 ( 1 9 )3 5 to 4 5 ,1 ( 1 8 )2 6 ,5 to 3 5 ( 1 7 )2 2 ,2 to 2 6 ,5 ( 1 8 )1 2 ,6 to 2 2 ,2 ( 2 0 )
Osservatorio sul Mercato del Lavoro della Città di Torino – URBAN 3
19
Tavola 9
Tavola 10
Osservatorio sul Mercato del Lavoro della Città di Torino – URBAN 3
20
Tavola 11
Rq=0,10
Tavola 12
Osservatorio sul Mercato del Lavoro della Città di Torino – URBAN 3
21
In conclusione, in mercati del lavoro come quelli attuali, il miglior indicatore di risorse professionali è il
livello di qualificazione dell’occupazione. Anche se misurato solamente sui flussi in ingresso, esso risulta
ben correlato con la dotazione di risorse dell’area (tavola 11), anche se si nota come le zone più ricche ma
demograficamente più vecchie (collina) abbiano un numero non elevato di avviamenti qualificati, in
rapporto agli abitanti, in più ampia misura inattivi. Riproducendo l’analisi con un indicatore percentuale di
composizione degli avviamenti – quale quota è qualificata – si evidenzia la fortissima relazione che lega la
dotazione di risorse economiche, di capitale umano e sociale con il livello professionale di ingresso nel
mercato del lavoro (tavola 12, Rquadro 0,70).
Questa rappresentazione è coerente con quanto molte ricerche segnalano, circa i meccanismi di
riproduzione delle disuguaglianze e di scarsa mobilità sociale che in generale caratterizzano la società
italiana contemporanea. Come si può peraltro notare, l’area di Urban, pur molto dinamica nel lavoro, è
caratterizzata da un mix professionale fortemente spostato verso le qualifiche basse e verso il lavoro
manuale operaio (area in basso a sinistra nel grafico).
In questo quadro, occorre capire quanto possa essere attivato ed utilizzato come risorsa il tessuto culturale
tradizionale (ad esempio legato alle provenienze delle prime ondate migratorie, dal sud in particolare) e le
specificità dell’area (ad esempio l’imprenditoria straniera) nella formazione delle persone e nella
valorizzazione per l’orientamento professionale di profili con bassa istruzione formale.
Bilanciamenti di genere
Nel corso di questi anni si sono ridotte le distanze di genere per quanto riguarda le occasioni professionali.
Questo sembrerebbe vero per i residenti nell’area Urban, più che nel complesso della città.
Osservando gli ingressi nel lavoro delle diverse fasce professionali, delle donne (tavola 13) e degli uomini
(tavola 14), possiamo vedere, confrontando le dinamiche della città e dell’area Urban, un’interessante
divergenza.
Infatti, gli uomini residenti nell’area Urban (grafico in basso a destra) vengono avviati al lavoro nelle
posizioni ad alta specializzazione (professioni intellettuali) o tecniche con minor frequenza rispetto alla
media cittadina (grafico in basso a destra) e il numero di avviamenti nel periodo 2005-2008 è cresciuto
meno. Nei grafici dell’area quindi la posizione della professione è sempre più in basso e più a sinistra
rispetto a quella corrispondente degli uomini nella città.
Osservatorio sul Mercato del Lavoro della Città di Torino – URBAN 3
22
Per contro, le donne dell’area Urban, riguardo a queste due aree di impiego qualificate, crescono di più
(sono più in alto) e hanno un’incidenza, almeno per i tecnici (delle scienze umane e di quelle
amministrativo-commerciali), analoga a quella media della città.
Tavola 13
Tavola 14
Osservatorio sul Mercato del Lavoro della Città di Torino – URBAN 3
23
Questo parrebbe un segnale degli spazi di valorizzazione della forza lavoro istruita femminile dell’area, il cui
sviluppo ha certamente necessità di supporti e servizi per il consolidamento, infatti il rischio è che la
maggior frequenza di avviamento di possa ridurre ad una maggior velocità di rotazione sul mercato del
lavoro, più che favorire un consolidamento in posizioni professionali qualificate.
I grafici mostrano anche una maggior presenza, in proporzione agli abitanti, di donne avviate come
impiegate e come personale qualificato nei servizi e nella vendita, mentre ciò non avviene per gli uomini. E’
vero però che l’area impiegatizia è un’area di occupazione poco dinamica, non è cresciuta nel periodo
2005-2008, e presumibilmente continuerà a diminuire.
Le donne residenti nell’area Urban, rispetto alle medie cittadine, sono anche più presenti negli avviamenti
di operai, qualificati e generici, ma in questo caso tale specificità riguarda anche gli uomini e deve essere
interpretato come segnale di bassa formazione scolastica e precarietà.
Il contesto dell’occupazione dipendente nell’area Urban è, dunque, caratterizzato da segnali contrapposti:
da un lato la riproduzione del tessuto sociale locale - a bassa istruzione, qualificazione e ad alta mobilità sul
mercato – e dall’altro la presenza di canali per la mobilità professionali, in particolare nell’area
dell’occupazione femminile istruita e del lavoro imprenditoriale degli stranieri, più maschile ma non solo
maschile.
4 - Risorse di chi cerca lavoro
La disoccupazione
All’inizio del 2009 erano iscritte ai servizi pubblici come disponibili al lavoro 4.622 persone residenti
nell’area Urban, di cui 2.588 uomini e 2.034 donne. La dimensione della disoccupazione è certamente un
punto debole dell’area, infatti l’incidenza del numero delle persone disoccupate o in cerca di occupazione
in relazione alla popolazione è nettamente più elevata rispetto alla città. In particolare, si registrano 86
disponibili ogni 1.000 abitanti, contro 53 della città, che corrispondono al 60% in più.
Tavola 15
CITTA’ URBAN
N. disponibili allavoro
Per 1000abitanti
N. disponibili allavoro
Per 1000abitanti
Differenza %area Urban
Femmine 27.689 58,4 2.588 96,2 64,7
Maschi 21.076 48,4 2.034 76,3 57,6
Totale 48.765 53,6 4.622 86,3 61,0
Osservatorio sul Mercato del Lavoro della Città di Torino – URBAN 3
24
Per affinare la misurazione dell’incidenza della disoccupazione, effettuiamo una stima a partire dal tasso di
disoccupazione ISTAT, rilevato a livello provinciale attraverso l’indagine continua sulle forze di lavoro.
L’ipotesi alla base della stima è semplice: a parità di contesto normativo e operativo dei servizi per il lavoro,
si ritiene che non si modifichi significativamente la corrispondenza tra il tasso di disoccupazione e il numero
dei disponibili che si registrano presso i centri. Infatti, i due sottoinsiemi sono in ampia parte sovrapposti,
anche se non coincidono: per rientrare tra le persone in cerca di lavoro per l’Istat occorre aver posto in atto
azioni di ricerca attiva negli ultimi 30 giorni, mentre il livello di attivazione richiesto ai disponibili registrati
presso i centri per l’impiego, date le modalità di verifica della condizione di disponibilità, sono molto più
blande. Ciò rende l’insieme dei disoccupati rilevati dall’ISTAT un sottoinsieme più ristretto delle persone in
cerca di lavoro. Per contro, non tutti coloro che cercano lavoro sono obbligati a registrarsi presso i centri
per l’impiego, anche se hanno buoni motivi per farlo. Da questo punto di vista, i disoccupati rilevati
dall’ISTAT dovrebbero essere un gruppo più ampio dei disponibili registrati.
In sostanza, i due sottoinsiemi non coincidono, date le diverse definizioni formali del loro perimetro,
tuttavia nella sostanza hanno ampie sovrapposizioni e buone probabilità di avere, in assenza di
cambiamenti normativi rilevanti, andamenti sincroni nel tempo.
Procediamo quindi nella verifica empirica, mettendo in rapporto il numero di disponibili a livello
provinciale, cittadino e dell’area Urban con la popolazione in età di lavoro, che è la grandezza più vicina alla
popolazione attiva, utilizzata per il calcolo della disoccupazione. Stimiamo quindi il tasso di disoccupazione
a livello di città e di area urban, sulla base della relazione esistente a livello provinciale tra il tasso di
disoccupazione e il rapporto tra disponibili e popolazione in età di lavoro, entrambi noti.
Tavola 16
URBAN CITTA' PROVINCIA DI TORINO
M F T M F T M F T
RESIDENTI 15-64 ANNI (in età di LAVORO) 16.956 18.527 35.483 290.026 294.132 584.158 743.425 747.721 1.491.146
DISPONIBILI AL LAVORO 2.034 2.588 4.622 19.512 27.474 46.986 36.969 61.582 98.551
TASSO DI DISPONIBILITA' (31.12.2008) 12,0 14,0 13,0 6,7 9,3 8,0 5,0 8,2 6,6
TASSO DI DISOCCUPAZIONE ISTAT (MEDIA 2008) 4,8 6,6 5,6
TASSO DI DISOCCUPAZIONE STIMATO (2008) 11,6 11,2 11,0 6,5 7,5 6,8
Come si può vedere nella tavola 16, la stima conduce a ritenere il tasso di disoccupazione nella città
superiore a quello provinciale, di poco più di un punto percentuale (6,8 contro 5,6). La differenza è più forte
per i maschi (1,7 punti), rispetto alle femmine (0,9 punti). L’area Urban si distingue per un livello di stima
Osservatorio sul Mercato del Lavoro della Città di Torino – URBAN 3
25
nettamente più elevato, su cui incide anche, in modesta misura, il peggioramento del mercato del lavoro
avvenuto nel corso del 2008. Infatti, per la stima a livello provinciale e cittadino viene utilizzata la media
trimestrale del numero dei disponibili, mentre sull’area Urban il valore si riferisce alla rilevazione di fine
anno.
Si può comunque ritenere che il tasso di disoccupazione corrispondente a quello ufficiale nell’area Urban
sia quasi il doppio di quello rilevato a livello provinciale (11% contro 5,6%) e sia del 50-60% superiore a
quello torinese. Oltre al suo livello elevato, la disoccupazione dell’area è anche caratterizzata da un maggior
peso della disoccupazione maschile, rispetto alla situazione provinciale e cittadina, dove è sempre la
disoccupazione femminile ad essere significativamente più elevata. Come è noto, il calo del livello di
disoccupazione femminile, mentre cresce quella maschile, può evidenziare fenomeni di scoraggiamento di
una parte della popolazione femminile dell’area, che pur essendo in età di lavoro, non si dichiara
disponibile. Lo scoraggiamento verso il mercato del lavoro regolare potrebbe anche derivare da una
maggior presenza di occasioni di lavoro irregolare, da parte delle donne dell’area. Queste ipotesi
potrebbero spiegare l’attenuazione della differenza tra maschi e femmine nell’area Urban, mentre è un
fatto che le persone che si dichiarano disponibili, sia maschi che femmine, sono nettamente più numerose
che nel resto della città.
Le caratteristiche della disoccupazione
Per spiegare la maggior presenza di disoccupazione e approfondire l’analisi delle risorse di lavoro non
valorizzate nell’area seguiremo due strade: la composizione della disoccupazione e la posizione sociale
delle famiglie.
Tavola 17
CITTA’ URBANN. disponibili al
lavoroPer 1000abitanti
N. disponibili allavoro
Per 1000abitanti
Differenza %area Urban
Italiani 36.080 45,2 2.999 73,1 61,9
Stranieri 12.670 114,8 1.622 129,9 13,1
Totale 48.750 53,6 4.621 86,3 61,1
Riguardo alla composizione, il primo punto da notare riguarda la diversa incidenza della disoccupazione tra
gli italiani e gli stranieri. Il numero di disponibili per 1000 abitanti, nell’area Urban, è di 73 tra gli italiani e di
129 tra gli stranieri, a fronte di una media di 86. Anche nella città la differenza tra italiani e stranieri è forte
Osservatorio sul Mercato del Lavoro della Città di Torino – URBAN 3
26
- 45 su 1000 per gli italiani e 114 per gli stranieri – ma dobbiamo notare che mentre vi è forte differenza tra
la popolazione italiana residente in Urban e quella residente nella città – l’indice sale da 45 a 73 (62% in più)
– è molto minore la differenza tra gli stranieri dell’area e quelli della città – 114 contro 129 (13% in più).
Possiamo quindi fare tre considerazioni:
1) la popolazione italiana residente in Urban è più debole rispetto all’occupabilità,
2) quella straniera è più omogenea con la città, e quindi più forte sotto il profilo occupazionale,
però rispetto a quella italiana trova comunque più difficoltà nella ricerca di un’occupazione,
3) nel complesso quindi, la combinazione di maggior debolezza della popolazione italiana residente
e la maggior concentrazione di stranieri nell’area, che hanno tassi di disoccupazione maggiore,
spiega i tassi di disoccupazione nettamente più elevati. Il livello dei tassi di disoccupazione degli
stranieri non deve sorprendere: a livello regionale, il tasso dall’ISTAT nel 2008 era 9,7 per gli
stranieri, contro 4,7 degli italiani.
Tavola 18
CITTA’ URBAN
Periodo disoccupazioneN. disponibili al
lavoroPer 1000abitanti
N. disponibili allavoro
Per 1000abitanti
Differenza %area Urban
Fino 1 anno 9.983 11,0 1.020 19,1 73,6
Tra 1 e 2 5.729 6,3 553 10,3 64,0
Oltre 2 anni 33.045 36,3 3.049 57,0 56,8
Tavola 19
CITTA’ URBANN. disponibili al
lavoroPer 1000abitanti
N. disponibili allavoro
Per 1000abitanti
Differenza %area Urban
Collocamento mirato - L. 68 5.157 5,67 484 9,04 59,4
Riguardo alla durata della disoccupazione, possiamo osservare che non vi sono significative differenze tra
l’area Urban e la città. La presenza leggermente più accentuata nell’area Urban di persone in cerca di lavoro
da breve tempo può essere facilmente spiegata con la maggior presenza di stranieri, che sono molto più
mobili sul territorio.
Le caratteristiche professionali delle persone in cerca di occupazione nell’area sono piuttosto diverse dalla
media cittadina, e riflettono in certa misura quanto osservato rispetto alla composizione professionale degli
avviamenti: sono molto presenti (incidenza doppia rispetto alla popolazione) i lavoratori manuali, gli operai
Osservatorio sul Mercato del Lavoro della Città di Torino – URBAN 3
27
qualificati e generici di produzione e i lavoratori qualificati nella vendita, mentre i tecnici sono presenti in
misura analoga al resto della città. Quindi, in realtà, il bacino di personale tecnico e qualificato tra i
residenti è significativamente presente.
Una rappresentazione analoga del bacino delle risorse professionali scaturisce dall’analisi dei titoli di studio.
Infatti, rispetto alla popolazione residente, risultano molto sovradimensionate le fasce di disoccupati con
bassa scolarità, mentre quelli con livelli medi ed elevati sono più vicini ai livelli della città.
Possiamo quindi concludere questa ricognizione sottolineando la presenza tra i residenti nell’area di un
bacino di risorse professionali qualificate – che rende l’area simile al resto della città - e di un’ulteriore
fascia di risorse a bassa qualificazione, ampiamente sovradimensionata rispetto alla media della città.
Tavola 20
CITTA’ URBAN
Professione dichiarataN. disponibili al
lavoroPer 1000abitanti
N. disponibili allavoro
Per 1000abitanti
Differenza %area Urban
Dirigenti, intellettuali 2.154 2,37 97 1,81 -23,6
Tecnici 7.476 8,22 471 8,8 7,1
Impiegati 7.914 8,7 653 12,2 40,2
Vendita e servizi 9.668 10,63 971 18,14 70,6
Operai specializzati 6.148 6,76 718 13,42 98,5
Operai generici 2.516 2,77 288 5,38 94,2
Non qualificati 9.035 9,94 1121 20,95 110,8
Tavola 21
CITTA’ URBAN
Titolo di studioN. disponibili al
lavoroPer 1000abitanti
N. disponibili allavoro
Per 1000abitanti
Differenza %area Urban
Nessun titolo 4.801 5,28 587 10,97 107,8
Licenza elementare 3.918 4,31 452 8,45 96,1
Licenza media/obbligo 21.130 23,24 2.194 40,99 76,4
Istruzione professionale 2.027 2,23 188 3,51 57,4
Diploma 11.089 12,19 775 14,48 18,8
Diploma extra-universitario 105 0,12 7 0,13 8,3
Diploma universitario 292 0,32 20 0,37 15,6
Laurea (I e II livello) 2.843 3,13 122 2,28 -27,2
Corsi Post Laurea 63 0,07 3 0,06 -14,3
Osservatorio sul Mercato del Lavoro della Città di Torino – URBAN 3
28
Per cogliere in modo più preciso la forza e la debolezza dei diversi gruppi professionali sul mercato del
lavoro metropolitano, abbiamo costruito una tavola di confronto, che mette in relazione, per ciascun
ambito professionale, il numero di persone disponibili, presenti tra i residenti dell’area Urban, e il numero
degli avviati.
Tavola 22
2008Avviamenti registrati per ogni disponibile per qualifiche
professionali - residenti URBANDisponibili Avviati Percentuale
M F Tot M F Tot M F Tot11 Membri corpi legislativi e gov., dirig. Pub. amministraz. 0 0 0 2 2 4 0 - 012 Imprenditori, amministr. grandi aziende private 3 2 5 14 3 17 4,7 1,5 3,413 Imprenditori, gestori e resp. piccole imprese 1 0 1 6 7 13 6,0 - 13,021 Specialisti in scienze matematiche, fisiche, naturali 10 2 12 29 14 43 2,9 7,0 3,622 Ingegneri, architetti e professioni assimilate 2 3 5 7 3 10 3,5 1,0 2,023 Specialisti nelle scienze della vita 1 2 3 0 9 9 0,0 4,5 3,024 Specialisti della salute 0 0 0 8 9 17 - - -25 Specialisti in scienze umane, sociali e gestionali 20 47 67 322 249 571 16,1 5,3 8,526 Specialisti della formazione, della ricerca ed assimilati 2 2 4 45 78 123 22,5 39,0 30,831 Professioni tecniche scienze fisiche, naturali, ingegneria 59 28 87 205 60 265 3,5 2,1 3,032 Professioni tecniche nelle scienze della salute e della vita 5 18 23 19 79 98 3,8 4,4 4,333 Professioni tecniche amministraz.,attiv. finanz.,commerc. 82 212 294 139 268 407 1,7 1,3 1,434 Professioni tecniche nei servizi pubblici e alle persone 24 43 67 161 506 667 6,7 11,8 10,041 Impiegati ufficio 220 315 535 336 560 896 1,5 1,8 1,742 Impiegati a contatto diretto con il pubblico 15 103 118 63 203 266 4,2 2,0 2,351 Professioni qualif. nelle attività commerciali 51 275 326 238 655 893 4,7 2,4 2,752 Professioni qualif. nelle attività turistiche ed alberghiere 122 293 415 359 982 1341 2,9 3,4 3,253 Maestri arti e mestieri, addestratori ed assimilati 0 1 1 1 0 1 - - -54 Professioni qualif. nei servizi sanitari 6 71 77 17 422 439 2,8 5,9 5,755 Prof. qualif. serv. sociali, culturali, sicurezza, pulizia 28 124 152 113 251 364 4,0 2,0 2,461 Artig. e operai specializ. Ind. estrattiva e edilizia 279 88 367 820 431 1251 2,9 4,9 3,462 Artig. ed operai metalmeccanici specializ. 182 11 193 435 8 443 2,4 0,7 2,363 Artig. ed op.specializ. meccanica precis.,artistico, stampa 17 7 24 44 19 63 2,6 2,7 2,664 Agric. e operai specializ. Agric., foreste, zootecnia, pesca 20 8 28 47 14 61 2,4 1,8 2,265 Artig. e operai special. lavor. alim.,legno,tessile,abbigl. 52 54 106 89 57 146 1,7 1,1 1,466 Artig. ed operai specializ. dell’industria dello spettacolo 0 0 0 42 0 42 - - -71 Conduttori impianti industriali 23 13 36 428 44 472 18,6 3,4 13,172 Op.semiqualif. macch. fissi lavoraz. in serie e add.mont. 67 51 118 403 150 553 6,0 2,9 4,773 Operatori macchinari fissi in agric. e ind. alimentare 2 8 10 8 2 10 4,0 0,3 1,074 Conduttori veicoli, macchinari mobili e sollevamento 120 4 124 310 6 316 2,6 1,5 2,581 Prof. non qualif. nelle attività gestionali 72 26 98 801 371 1172 11,1 14,3 12,082 Prof. non qualif. nelle attività commerciali e nei servizi 11 61 72 86 90 176 7,8 1,5 2,483 Prof. non qualif. nei servizi istruzione e sanitari 4 21 25 25 120 145 6,3 5,7 5,884 Prof. non qualif. nei servizi alle persone ed assimilati 47 364 411 171 845 1016 3,6 2,3 2,5
85 Prof. non qualif. agric., allevamento, pesca e forestazione2 1 3 57 12 69 28,5 12,0 23,0
86 Prof. non qualif. miniere,costruzioni e att. industriali 335 177 512 1065 296 1361 3,2 1,7 2,790 Forze armate 0 0 0 0 0 0 - - -
Total 1884 2435 4319 6915 6825 13740 3,7 2,8 3,2
Osservatorio sul Mercato del Lavoro della Città di Torino – URBAN 3
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In sostanza la tavola 22 consente di ordinare i disponibili dell’area in relazione al numero di opportunità
professionali che vengono offerte ai residenti, non solo nell’area, ma nel mercato del lavoro metropolitano.
La percentuale del numero di occasioni di lavoro (nell’anno 2008) sul numero di disponibili (al 31.12.2008),
rappresenta un indicatore di tensione sul mercato della figura professionale dell’area: se il valore è elevato
significa che mediamente quella figura professionale ha maggiori possibilità di occupazione.
Come si può notare, le differenze tra le figure sono notevoli, anche se nella lettura occorre considerare che
in alcuni settori le occasioni sono più frequentemente a tempo determinato e brevi, mentre in altri hanno
maggior durata, o sono più spesso a tempo indeterminato.
La presenza di un numero elevato di occasioni può essere un’informazione utile per le attività di
orientamento e accompagnamento professionale, mentre la scarsità di occasioni può suggerire operazioni
di riorientamento e riconversione professionale.
Questo quadro è particolarmente soggetto all’impatto della crisi, che ha drasticamente ridotto nel 2009 e
nell’avvio di 2010 il numero di occasioni professionali su un ampio ventaglio di professioni.
Tavola 23
Disponibili
Il secondo elemento con cui può essere messa in relazione l’elevata disoccupazione dell’area è la relativa
fragilità della popolazione, rispetto a quella della città, riguardo alla dotazione di risorse economiche, di
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capitale umano e di capitale sociale. A Torino queste caratteristiche socio-economiche sono anche
fortemente collegate con la provenienza: l’analisi statistica mostra come la debolezza di risorse sia specifica
delle fasce di popolazione che diedero vita alle ondate di immigrazione dal mezzogiorno, che tra gli anni ‘50
e gli anni ‘70 hanno caratterizzato il periodo dello sviluppo economico e della tumultuosa crescita
demografica di Torino.
Utilizzando l’indice sintetico che rappresenta le risorse della popolazione residente nell’area, possiamo
osservare quanto le disuguaglianze socio-economiche spieghino le differenti capacità nell’accesso al
mercato del lavoro.
La tavola 23 mostra una relazione netta tra risorse e difficoltà di inserimento lavorativo: le aree più dotate
hanno tassi di disoccupazione che sono un quarto o un quinto di quelle con maggiori livelli di reddito,
istruzione e coesione sociale.
E’ utile osservare che dal punto di vista delle politiche e dei servizi, ciò mostra un bisogno, nelle aree dove
sono maggiori le difficoltà di inserimento, di potenziamento dei supporti che possono compensare la
fragilità delle risorse individuali e familiari, sia in termini di reti di relazione, sia in termini di possibilità di
investimento per la costruzione di traiettorie professionali a partire da esperienze saltuarie e da bassi livelli
di istruzione e formazione professionale.
Nelle aree con maggiori difficoltà di inserimento è anche più accentuata la presenta di persone disabili in
cerca di occupazione (grafico a destra).
In entrambi i casi le zone dell’area Urban sono in una posizione sfavorevole, in alto a sinistra, e sono
certamente rappresentative delle aree peggio posizionate della città.
Un ultimo aspetto che è utile osservare riguarda la mobilità.
La mobilità
L’incidenza del numero di persone in mobilità, in una certa area, riflette il mix degli impieghi che
caratterizzano i residenti. Infatti, scorrendo i dati sulla mobilità dei residenti nell’area Urban, in confronto a
quelli della città, ritroviamo tutte le caratteristiche del profilo dei residenti, che abbiamo messo in evidenza
a partire da altre informazioni sull’occupazione. Erano in mobilità alla fine di dicembre 2008, 326 persone,
di cui 99 donne (tavola 24).
L’incidenza complessiva, rispetto agli abitanti, è superiore a quella media del 25%. Infatti, nella città di
Torino le persone in mobilità corrispondevano a 4,9 casi su 1.000 abitanti, mentre questo rapporto sale a
6,2 tra i residenti nell’area Urban. Questo valore, però, è una media tra la maggiore incidenza della mobilità
tra gli uomini (8,4 per 1000) rispetto alle donne (3,7 per 1000). Come si può notare, misurata sulla mobilità,
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invece che sulla disoccupazione, la situazione dell’area è molto più simile a quella della città. Ciò è coerente
con la differenza tra i due indicatori: la mobilità è utilizzata dalle imprese per la riduzione dell’occupazione
strutturata e stabile, mentre la disoccupazione evidenzia la fatica ad entrare nel mercato del lavoro e, per
altro verso, ad uscire dalle esperienze di lavoro precario, temporaneo e talora irregolare.
Tavola 24
CITTA’ URBAN
N. persone inmobilità
Per 1000abitanti
N. persone inmobilità
Per 1000abitanti
Differenza %area Urban
Genere
M 2.684 5,66 227 8,44 49,1
F 1.745 4,01 99 3,72 -7,2
T 4.429 4,9 326 6,1 25,1
Età in classi
15 - 24 55 0,74 9 1,81 144,6
25 - 29 198 3,96 23 6,58 66,2
30 - 49 1.789 6,24 157 8,87 42,1
50 e oltre 2.387 6,03 137 6,71 11,3
Nazionalità
Italiana 3.669 4,59 220 5,36 16,8
Estera 760 6,89 106 8,49 23,2
Tavola 25
Tipo Lista Mobilità CITTA’ URBAN
N. persone inmobilità
Per 1000abitanti
N. personein mobilità
Per 1000abitanti
Differenza %area Urban
MOBILITA' L.223/91 art.24 e art.4 ex cigs 1.573 1,73 90 1,68 -2,9
MOBILITA' L.236/93 art.4 393 0,43 26 0,49 14,0
Vediamo quindi anche per questa via la natura della fragilità dell’area che abbiamo già osservato. Le
caratteristiche delle persone in mobilità ricalcano il profilo industriale, maschile, relativamente più giovane,
più frequentemente di provenienza straniera e a bassa qualificazione dell’occupazione dei residenti
nell’area (tutti gli indici relativi a questi aspetti sono più elevati). Da notare che i residenti sono comunque
sovra rappresentati nella mobilità, rispetto alle medie cittadine, in tutti i settori di occupazione, anche nei
servizi (14% in più). Ciò è dovuto alla presenza più diffusa di profili non qualificati, che sono l’area di
lavoratori che viene toccata in modo più massiccio nelle riduzioni strutturali della forza lavoro nelle
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imprese, che tendono a mantenere all’interno i profili più qualificati. Inoltre, sono più presenti tra i
residenti nell’area lavoratori che escono da piccole imprese (applicazione della legge 236, invece che 223).
Le differenze non molto accentuate che rileviamo rispetto alla mobilità, in un periodo che segue ad un ciclo
economico favorevole (2005-2007), possono essere un segnale importante dell’impatto differenziale che ci
aspettiamo, nei dati del 2009 e del 2010, quando comincerà a trasformarsi in mobilità l’eccedenza
strutturale di occupazione creata in molte imprese dalla crisi e quando si attenuerà l’effetto tampone della
cassa integrazione. In sostanza, la differenza nella dimensione e nella composizione delle liste di mobilità è
un indicatore significativo della crescita più che proporzionale della disoccupazione legata alla perdita
dell’occupazione stabile, che pone, sotto il profilo delle politiche e dei servizi, una domanda specifica di
formazione e supporto al reinserimento, e sotto il profilo sociale, una domanda legata agli equilibri familiari
e all’integrazione sociale sul territorio.
Tavola 26
CITTA’ URBAN
Qualifiche professionali (1 cifra)N. persone in
mobilitàPer 1000abitanti
N. persone inmobilità
Per 1000abitanti
Differenza %area Urban
Dirigenti, intellettuali 104 0,11 4 0,07 -36,4
Tecnici 747 0,82 20 0,37 -54,9
Impiegati 746 0,82 35 0,65 -20,7
Vendita e sevizi 331 0,36 21 0,39 8,3
Operai specializzati 873 0,96 72 1,35 40,6
Operai generici 653 0,72 67 1,25 73,6
Non qualificati 974 1,07 107 2 86,9
Tavola 27
CITTA’ URBAN
Classificazione per macroareadi attività economica
N. persone inmobilità
Per 1000abitanti
N. persone inmobilità
Per 1000abitanti
Differenza %area Urban
Agricoltura, caccia e pesca 9 0,01
Industria 2.216 2,44 157 2,93 20,1
Servizi 1.079 1,19 73 1,36 14,3
Costruzioni 624 0,69 66 1,23 78,3
Commercio 445 0,49 28 0,52 6,1
Attività non determinate 56 0,06 2 0,04 -33,3
Osservatorio sul Mercato del Lavoro della Città di Torino – URBAN 3
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5 – Monitoraggio dello sviluppo territoriale e del lavoro: ipotesi di osservazione
L’analisi del territorio
Come abbiamo visto, è possibile far emergere dai dati sulle imprese e sul lavoro tendenze e linee evolutive
di segno diverso, che concorrono a delineare la fisionomia dell’area nel futuro. Il monitoraggio di queste
tendenze è rilevante per seguire i progetti di sviluppo territoriale, che si propongono di incidere sulle
dinamiche dell’area.
Riguardo alle strategie di monitoraggio, un problema rilevante è rappresentato dalla fase in cui ci troviamo,
caratterizzata da un forte impatto della crisi e da interazioni rilevanti tra le evoluzioni locali e le politiche
nazionali, soprattutto riguardo al ruolo che rappresenta nell’area l’immigrazione straniera e al peso che
hanno determinati settori e, quindi, le politiche specifiche ad essi dedicate.
Il monitoraggio delle dimensioni cruciali socio-economiche dell’area, dunque, deve sviluppare una strategia
di controllo che riesca a distinguere alcune tendenze generali - che si riflettono sull’andamento di tutte le
aree della città, e in modo accentuato su quelle che presentano determinate particolarità rispetto al mix
produttivo e sociale – dalla tendenze specifiche dell’area.
Per raggiungere questa sensibilità, il monitoraggio dovrebbe essere costruito confrontando a scadenze
stabilite due quadranti di osservazione.
Il primo riguarda alcuni indicatori che rappresentano l’andamento in termini di livello, composizione e
variazione nel tempo delle principali caratteristiche del tessuto produttivo, della domanda di lavoro
nell’area, delle occasioni di impiego per i residenti e della disoccupazione.
Il secondo riguarda la costruzione e il confronto di valori e andamenti che caratterizzano l’area oggetto di
osservazione e le diverse aree della città, individuando di volta in volta, a seconda della dimensione
osservata, riferimenti e modalità di confronto rilevanti.
In assenza di questa capacità di distinzione, appare evidente che il forte peggioramento di molti indici di
descrizione della situazione socio-economica dell’area, impedirà di riconoscere le particolarità, le risorse
specifiche e anche i possibili effetti delle azioni del progetto.
Dal punto di vista degli indicatori e della rilevazione delle risorse e delle tendenze positive, occorre
costruire un quadro di focus – rappresentati da indicatori specifici – capaci di tenere sotto osservazione
quelli che potremmo chiamare i baricentri evolutivi dell’area. Da questa prima analisi sono emersi diversi
angoli di osservazione degni di nota: il terziario avanzato e la cultura, la piccola impresa artigiana, le
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costruzioni, l’area della recettività, i servizi alle persone, le professioni qualificate delle donne,
l’imprenditoria straniera.
Attraverso il controllo del contesto e l’affinamento della descrizione delle dimensioni rilevanti, ritenute
critiche dal progetto, è possibile potenziare la capacità di seguire nel tempo la forza di questi baricentri di
crescita.
Allo stesso modo, alcuni aspetti critici possono essere tradotti in focus di osservazione, per cogliere rischi e
tendenze di degrado e di indebolimento delle risorse dell’area. I punti emersi più rilevanti sono riferiti alla
bassa qualificazione del lavoro e ai bassi livelli di formazione, che si traducono anche in maggior
disoccupazione e maggior impatto della mobilità. Anche le fasce più qualificate, però, devono essere
osservate con attenzione, per cogliere l’eventuale effetto negativo sui percorsi di stabilizzazione
professionale della relativa debolezza dell’area, dal punto di vista delle possibilità di sostegno familiare in
termini di risorse economiche e relazionali. Esiste, a proposito di questo, spazio per politiche e servizi di
empowerment e sostegno, che possono essere messe in relazione con specifici target in movimento sul
mercato del lavoro locale.
Strumenti di osservazione per la gestione di progetti territoriali
Per perseguire concretamente questi obiettivi di osservazione, a supporto delle azioni territoriali, sarebbe
utile implementare specifici strumenti di osservazione. In particolare, i dati dell’osservatorio consentono di
realizzare tre prodotti, direttamente utili alla progettazione, gestione e monitoraggio di Urban. La logica
che sottende ai prodotti è rafforzare gli strumenti di osservazione sull’area per riuscire ad individuarne in
modo più specifico sia i problemi, sia le risorse da valorizzare.
Si tratta di tre strumenti, che abbiamo chiamato: URBAN-Check up, URBAN-Screening e URBAN – Contact.
URBAN-Check up
Ricalcola sull’area di Urban, sia relativamente alle imprese insediate, sia relativamente alla popolazione
residente, tutti i principali indicatori che l’osservatorio ha elaborato e intende elaborare sulle circoscrizioni
e sulle zone statistiche.
Questo consente di definire la posizione dell’area rispetto alla città e alle sue partizioni, di verificare le sue
specifiche tendenze nell’ultimo quinquennio e di impostare il monitoraggio per gli anni prossimi, anche
progettando eventuali indicatori adeguati a specifiche azioni.
Osservatorio sul Mercato del Lavoro della Città di Torino – URBAN 3
35
Vari di questi indicatori possono anche essere utilizzati per seguire nel tempo gli indicatori utilizzati nel
dossier di progetto.
URBAN-Screening
Presenta in modo molto analitico – ma assolutamente anonimo – tutti i dati disponibili sulle persone in
cerca di lavoro residenti nell’area, con l’obiettivo di identificare le risorse disponibili, che il progetto mira a
valorizzare. Fornisce, inoltre, per ciascuna figura professionale, un indice che misura le opportunità presenti
nel mercato del lavoro metropolitano, e quindi consente di fare delle ipotesi empiricamente fondate sulla
forza e sulla debolezza professionale dei diversi gruppi di residenti nell’area. Infine fornisce informazioni
dettagliate sulla domanda di lavoro delle imprese presenti e sulle opportunità di lavoro di cui i residenti
nell’area hanno potuto fruire.
Le selezioni possono consentire di individuare gruppi e fasce di residenti con caratteristiche sociali o
professionali specifiche. Questo strumento è stato costruito ed è allegato alla presente nota.
URBAN – Contact
Si tratta di uno strumento di gestione integrata degli archivi avviamenti (ultimi 5 anni, sull’intera città,
georeferenziati e opportunamente trattati), che lavora con dati nominativi, e che consente di segmentare il
mercato delle imprese e delle persone, in modo da individuare gruppi o singoli casi che rispondano a
specifici requisiti, di forza, di debolezza o di caratterizzazione, che li rendono un interlocutore privilegiato
per determinati servizi o politiche. E’ quindi lo strumento che consente di valorizzare tutte le informazioni
degli archivi, sia per trovare sempre il soggetto giusto a cui rivolgersi e quindi rendere efficaci politiche e
servizi, sia per personalizzare il servizio nel caso il soggetto sia già stato selezionato quale destinatario di
servizi, e si tratta di personalizzare sul suo caso offerte, proposte e/o servizi. Lo strumento potrebbe essere
integrato con informazioni che derivano dall’attività di servizio e di contatto con persone e imprese,
diventando un vero e proprio strumento di gestione della conoscenza, articolato in schede clienti. Inoltre,
lo strumento potrebbe includere funzioni di monitoraggio ‘personale’ su gruppi di imprese e persone, per
monitorare nel tempo l’impatto delle politiche (se, ad esempio, le persone formate verranno avviate al
lavoro e se lo saranno con una qualifica congruente).
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La realizzazione di questo strumento richiede l’autorizzazione all’uso nominativo dei dati, che potrebbe
essere circoscritto a imprese e persone residenti nell’area Urban, e richiede risorse economiche per il
trattamento aggiuntivo degli archivi.
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Allegato 1 – Tavole descrittive degli indicatori principali delle imprese
Allegato 2 – Tavole descrittive degli indicatori principali dei residenti
Allegato 3 – URBAN Screening - Foglio di Excel per la ricerca di imprese e persone dell’area URBAN
in base a caratteristiche di interesse