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223 PSICOLOGIA SOCIALE n. 3, settembre-dicembre 2015 In linea con recenti sviluppi della prospettiva teorica delle rappresentazioni sociali e in arti- colazione con lo studio dei valori, il contributo esamina i dodici discorsi di insediamento dei Sindaci di Milano dal dopoguerra a oggi. In tali occasioni i sindaci, in quanto «imprenditori di identità» (Reicher & Hopkins, 2001), propon- gono diverse «rappresentazioni di cittadinanza» (Sanchez-Mazas & Licata, 2005). Al fine di esplo- rarne lessico e dimensioni valoriali (Schwarz, 2004), il corpus è stato sottoposto a diversi tipi di analisi del contenuto: lessicometrica e qualita- tiva. I risultati indicano una traiettoria a spirale. Richiami all’Ethnos e a valori comuni sono tipici del dopoguerra; dagli anni Settanta emergono i principi del Demos (politici prima e post-politici dopo Tangentopoli). Recentemente si osserva un ritorno all’Ethnos, tentativo di risposta simbolica alle trasformazioni locali e globali in atto. Imprenditori di identità a Palazzo Marino. Cittadinanza e valori nei discorsi di insediamento dei Sindaci di Milano dal dopoguerra a oggi Linda Grazia Pola, Mauro Sarrica e Alberta Contarello La cittadinanza è un concetto es- senzialmente controverso; la sua definizione cambia rispetto alla prospettiva che si decide di adotta- re (giuridica, politica, sociale, mo- rale, culturale...). In essa è possibi- le raccogliere riassuntivamente il complesso sistema di competenze culturali e sociali che sta alla base della formazione di persone capaci di approfondire e difendere una pluralità di idee, conoscenze, valori e comportamenti (Guerra, 2007). Dal punto di vista psicosociale il focus sulle caratteristiche che dif- ferenziano coloro che partecipano alla vita di comunità rispetto a co- loro che non lo fanno ha portato al riconoscimento dell’appartenenza come uno dei motori principali del senso di cittadinanza. Una prima definizione di cittadinanza non può quindi prescindere dal prenderne in considerazione come qualità fondante la membership (Bellamy, 2008). In questa chiave la cittadinanza va intesa non solo come «status conferito a tutti coloro che sono membri a pieno diritto di una comunità» (Mezzadra, 2002; Marshall, 1950), ma anche come «percezione diretta dell’appartenenza alla comunità, appartenenza fondata sulla fedeltà a una civiltà che è possesso comune» (Mezzadra, 2002; Marshall, 1950). Gli autori desiderano ringraziare Arjuna Tuzzi, nonché l’Editor e due revisori anonimi, per i preziosi commenti a versioni precedenti del presente lavoro.

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223PSICOLOGIA SOCIALE n. 3, settembre-dicembre 2015

In linea con recenti sviluppi della prospettiva teorica delle rappresentazioni sociali e in arti-colazione con lo studio dei valori, il contributo esamina i dodici discorsi di insediamento dei Sindaci di Milano dal dopoguerra a oggi. In tali occasioni i sindaci, in quanto «imprenditori di identità» (Reicher & Hopkins, 2001), propon-gono diverse «rappresentazioni di cittadinanza» (Sanchez-Mazas & Licata, 2005). Al fine di esplo-rarne lessico e dimensioni valoriali (Schwarz, 2004), il corpus è stato sottoposto a diversi tipi di analisi del contenuto: lessicometrica e qualita-tiva. I risultati indicano una traiettoria a spirale. Richiami all’Ethnos e a valori comuni sono tipici del dopoguerra; dagli anni Settanta emergono i principi del Demos (politici prima e post-politici dopo Tangentopoli). Recentemente si osserva un ritorno all’Ethnos, tentativo di risposta simbolica alle trasformazioni locali e globali in atto.

Imprenditori di identità a Palazzo Marino. Cittadinanza e valori nei discorsi di insediamento dei Sindaci di Milano dal dopoguerra a oggi

Linda Grazia Pola, Mauro Sarrica e Alberta Contarello

La cittadinanza è un concetto es-senzialmente controverso; la sua definizione cambia rispetto alla prospettiva che si decide di adotta-re (giuridica, politica, sociale, mo-rale, culturale...). In essa è possibi-le raccogliere riassuntivamente il complesso sistema di competenze culturali e sociali che sta alla base della formazione di persone capaci di approfondire e difendere una pluralità di idee, conoscenze, valori e comportamenti (Guerra, 2007). Dal punto di vista psicosociale il focus sulle caratteristiche che dif-ferenziano coloro che partecipano alla vita di comunità rispetto a co-loro che non lo fanno ha portato al riconoscimento dell’appartenenza

come uno dei motori principali del senso di cittadinanza. Una prima definizione di cittadinanza non può quindi prescindere dal prenderne in considerazione come qualità fondante la membership (Bellamy, 2008). In questa chiave la cittadinanza va intesa non solo come «status conferito a tutti coloro che sono membri a pieno diritto di una comunità» (Mezzadra, 2002; Marshall, 1950), ma anche come «percezione diretta dell’appartenenza alla comunità, appartenenza fondata sulla fedeltà a una civiltà che è possesso comune» (Mezzadra, 2002; Marshall, 1950).

Gli autori desiderano ringraziare Arjuna Tuzzi, nonché l’Editor e due revisori anonimi, per i preziosi commenti a versioni precedenti del presente lavoro.

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Allontanandosi da una lettura statica di tale repertorio comune, Tilly (1996) pro-pone una descrizione più comprensiva della complessità della cittadinanza moderna definendola come storica, relazionale, culturale e contingente all’identità pubblica.

Seguendo tale prospettiva, la cittadinanza può essere quindi letta come il «pro-dotto di un discorso» (Edley, 2001, p. 437), una pratica (Lister, 2003) che va for-mandosi all’interno di dinamiche di costruzione sociale connotate a livello storico e contestuale. Tale pratica assume particolare rilevanza nella relazione tra cittadini e istituzioni, attraverso cui gli individui acquisiscono consapevolezza e rendono reale la propria identità di agenti politici e civili (Barnes, Auburn & Lea, 2004).

Il presente studio, a partire da una riflessione sulla cittadinanza, si propone come un’analisi delle modalità discorsive attraverso cui rappresentazioni diverse della cit-tadinanza sono proposte dai politici ai cittadini. In particolare, seguendo recenti pro-poste maturate nell’ambito teorico delle rappresentazioni sociali (Elcheroth, Doise & Reicher, 2011), il presente studio si sofferma su quanti, grazie alle posizioni apicali occupate, contribuiscano da una posizione privilegiata alla ri-definizione dei contor-ni della rappresentazione di «cittadinanza». Abbiamo quindi affrontato i discorsi di insediamento pronunciati dal dopoguerra a oggi da parte dei Sindaci di Milano, la cosiddetta «capitale morale d’Italia» soffermandoci sulle scelte lessicali adottate e sulle dimensioni valoriali (Schwarz, 1992; 2004) utilizzate nell’arena politica al fine di proporre rappresentazioni diverse di se stessi, di Milano e dei suoi cittadini.

1. Cittadinanza come rappresentazione sociale

Nel concetto stesso di cittadinanza, come detto, sono riassunti sistemi di competen-ze culturali e sociali che sono alla base della formazione dei cittadini. Questi ultimi sono intesi come individui che, nel dialogo con l’alterità tipico delle società detra-dizionalizzate (Jovchelovitch, 2001), costruiscono, salvaguardano e danno rilievo a una pluralità di modelli che caratterizzano una stessa comunità.

È a partire da questa chiave di lettura che si sono sviluppati gli studi che hanno affrontato il tema della cittadinanza secondo la prospettiva delle rappresentazioni sociali, un approccio che si propone con ambizione di superare «la dualità tra psi-cologia e politica» (Elcheroth et al., 2011, p. 730) e di fornire gli strumenti teorici necessari ad analizzare i legami tra funzionamento individuale e fattori sociali/socie-tari (Doise & Staerklé, 2002). Gli studi condotti secondo questa prospettiva guar-dano alla cittadinanza come un concetto emotivamente carico ed elaborato colletti-vamente da una comunità (Sanchez-Mazas & Licata, 2005). Inoltre, la prospettiva delle rappresentazioni sociali consente di affrontare la cittadinanza come oggetto de-essenzializzato. Al venir meno dei modelli sorti con la modernità corrisponde l’emergere di rappresentazioni plurime di cittadinanza: insiemi di concezioni ela-borate politicamente, rielaborate dai cittadini stessi, soggette a continui processi di trasformazione storicamente situate (Sanchez-Mazas & Klein, 2003).

Rappresentazione della cittadinanza per i sindaci di Milano 225

Adottando questa prospettiva, ad esempio, uno studio condotto in Italia mostra la presenza di criteri condivisi di inclusione/esclusione già dalla prima adolescenza: una rappresentazione aperta della cittadinanza sembra basarsi su aspetti giuridici e sulla capacità di condividere norme sociali; per contro, una rappresentazione chiu-sa, prodromo di una differenziazione in cittadini di «prima» o «seconda classe», è esplicitamente fondata sulla provenienza geografica (Sarrica, Grimaldi & Nencini, 2010). Secondo la stessa prospettiva, Sanchez-Mazas e colleghi (2003) affrontano l’emergere dell’Unione Europea come terreno di confronto tra due concezioni di cittadinanza: come Ethnos, secondo la quale la cittadinanza viene fatta corrisponde-re con le radici e i simboli dell’identità nazionale, o come Demos, che collega l’idea di cittadino a diritti, politica e democrazia. Le due rappresentazioni, che affondano le radici nella dicotomia già proposta da Habermas, acquisiscono una connotazione pratica, manifestandosi attraverso il supporto a diverse politiche in ambito di acco-glienza o di welfare, favorendo una distinzione tra cittadini sulla base di valori con-divisi (Staerklé, 2005) o sulla base del solo status socio-economico (Lister, 2003).

In conclusione, specie a fronte di mutamenti geo-politici rilevanti, concezioni differenti di cittadinanza vengono elaborate in competizione le une con le altre, dando luogo alla dinamica trasformativa propria delle rappresentazioni sociali. Gli effetti concreti sui processi di inclusione ed esclusione rendono quindi particolar-mente rilevante lo sforzo, che l’approccio delle rappresentazioni sociali si propone, di de-essenzializzare la cittadinanza e affrontarla come oggetto di rappresentazione.

2. Politici come imprenditori di identità

Gli studi descritti, tuttavia, non affrontano estesamente la trasformazione nel tempo della rappresentazione della cittadinanza. Nel presente contributo ci si propone di esaminare una specifica cittadinanza, quella milanese, andando a indagare «cosa» sia oggi, cosa sia stata in passato e «come» essa sia stata costruita negli anni. Avan-zeremo inoltre alcune interpretazioni sul «perché» essa sia stata caratterizzata in un modo piuttosto che in un altro in momenti storici differenti.

Lungi dall’essere oggetti cognitivi atti esclusivamente a orientare la nostra com-prensione del mondo, le rappresentazioni sociali agiscono e sono articolate al fine di sostenere specifiche visioni della realtà che corrispondono a interessi e ordini sociali da difendere o da affermare (Howarth, 2006). In merito alla cittadinanza, tale competizione tra rappresentazioni si manifesta non solo nelle interazioni quoti-diane tipiche degli universi consensuali ma anche nella sfera reificata dei discorsi e negli atti promulgati dalle istituzioni (Andreouli & Howarth, 2013). Benché questo secondo aspetto abbia ricevuto minore attenzione nell’ambito teorico considerato, esso è fondamentale per riconoscere la componente di agency insita nelle rappresen-tazioni sociali: la capacità che queste hanno di «dare forma alle aspettative recipro-che all’interno di una comunità» (Elcheroth et al., 2011, p. 745). Questa capacità

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performativa, se considerata dal punto di vista dei leader attuali o potenziali e della loro azione comunicativa, evidenzia l’importanza di esaminare il modo in cui i po-litici «danno forma a sistemi di rappresentazioni al fine di creare realtà sociali che siano funzionali alle proprie visioni o ai propri interessi» (Elcheroth et al., 2011, p. 745). Per questo, l’analisi psico-sociale del linguaggio politico pone generalmente l’attenzione sull’attore politico e sul modo in cui «motivazioni, scopi, emozioni, cognizioni, strategie orientano il soggetto nella produzione del discorso» (Catellani, 1997, p. 133).

I politici, in questa chiave, possono essere intesi come veri e propri «imprendi-tori di identità» (Reicher, Hopkins, Levine & Rath, 2005): dedicano ampio spazio nei loro discorsi alla creazione di un senso del «noi» condiviso con chi li ascolta, calibrano le caratteristiche associate al «noi», evocano consapevolmente il possesso di una determinata lingua o cultura, di competenze o abilità, di valori o principi morali come elementi distintivi. L’imprenditore di identità presenta tali caratteristi-che come attributi che contraddistinguono chi fa parte del noi e che costituiscono una condizione necessaria per essere considerati parte dello stesso gruppo; al tempo stesso, presenta se stesso come leader prototipico e in quanto tale in grado di assom-mare ed esemplificare i valori della comunità che egli stesso si propone di definire.

3. Valori culturali

Lo studio dei valori e dell’identità in psicologia politica vanta una lunga e consoli-data tradizione (cfr. Jost, Glaser, Kruglanski & Sulloway, 2003; Piurko, Schwartz & Davidov, 2011). In particolare, l’orientamento valoriale individuale è spesso indica-to, a ragione, tra i principali fattori in grado di spiegare l’orientamento politico e di predire le intenzioni di voto (Caprara, Scabini, Steca & Schwartz, 2011; Vecchione, Caprara, Dentale & Schwartz, 2013), per quanto ricerche cross-nazionali riscon-trino difficoltà nell’identificare relazioni stabili tra le polarità valoriali e la classica distinzione politica destra-sinistra (Aspelund, Lindeman & Verkasalo, 2013).

Proprio in relazione alle variabilità culturali e storiche riscontrate, al fianco di – o contrapponendosi a – questa consolidata tradizione, le svolte discorsive e costrut-tiviste sottolineano la necessità di inserire lo studio dei valori e dell’identità in una dimensione storica, culturale, situata. Con accenti differenti, gli studi che si pongono in questa prospettiva affrontano temi quali «democrazia» e «cittadinanza» come og-getti di costruzione sociale, i cui significati sono connotati principalmente a livello valoriale (Barnes, Auburn & Lea, 2004; Haste, 2004; Moodie, Markova & Plichtova, 1995; Suedfeld, Cross & Brcic, 2011). Obiettivo ultimo non è tanto la previsione di comportamenti politici quanto la comprensione dei significati socialmente costruiti e condivisi in relazione ai quali le azioni svolte in qualità di cittadini assumono senso.

L’orientamento valoriale (Inglehart, 1997; Weber, 1958; Williams, 1968) resta quindi, anche per una prospettiva costruttivista, snodo centrale per uno studio

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psico-sociale della cittadinanza. Nel presente lavoro, tra i diversi approcci, faremo riferimento al modello di Shalom H. Schwartz. Oltre alla celebre classificazione delle dieci tipologie universali di orientamento valoriale (Schwartz, 1992), l’Autore ne propone una seconda per gli orientamenti valoriali culturali (Schwartz, 2004). Questi orientamenti sono risposte normative che indicano come le istituzioni do-vrebbero funzionare e come le persone dovrebbero comportarsi. Essi sono organiz-zati lungo tre assi:

1. autonomia vs. dipendenza-affiliazione. Le culture vicine al polo della «Auto-nomia» considerano gli individui come autonomi, sul piano affettivo e/o intellet-tuale, e li incoraggiano a esprimere le proprie preferenze, sentimenti, idee e abilità e quindi a esprimere la propria unicità. Le culture vicine al polo della «Dipendenza-Affiliazione» vedono le persone come entità incorporate nella collettività ed è da tale collettività che ci si attende provenga il significato stesso della vita. Tali culture enfatizzano il mantenimento dello status quo e puntano sulla limitazione di azioni che potrebbero nuocere alla solidarietà tra i membri del gruppo o all’ordine in generale. Valori tipici di queste culture sono rispetto delle tradizioni, sicurezza, ob-bedienza e saggezza;

2. egalitarismo vs. gerarchia. Le culture vicine al polo dell’«Egalitarismo» esor-tano le persone a riconoscersi l’un l’altra come moralmente uguali e cercano di far sì che internalizzino l’impegno a cooperare, il preoccuparsi del benessere di tutti e l’agire volontariamente a vantaggio degli altri (uguaglianza, giustizia sociale, re-sponsabilità, onestà sono valori di riferimento). Le culture invece più vicine al polo della «Gerarchia» impongono rigidi ruoli per assicurare comportamenti respon-sabili e produttivi. Esse definiscono l’ineguale distribuzione del potere, dei ruoli e delle risorse come qualcosa di legittimo e di desiderabile (valori di riferimento sono il potere sociale, l’autorità, l’umiltà e la ricchezza);

3. armonia vs. dominio. Le culture vicine al polo dell’«Armonia» enfatizzano l’adattamento piuttosto che lo sfruttamento del mondo sociale e naturale, accet-tando, preservando e apprezzando il modo in cui le cose sono, anziché tentare di cambiarle. Vengono incoraggiati il mantenimento di relazioni armoniose e l’evita-mento del conflitto. Valori importanti per queste culture sono un mondo di pace, l’unità con la natura, la protezione dell’ambiente e l’accettazione del proprio de-stino nella vita. Le culture più vicine al polo del «Dominio» invece incoraggia-no l’attiva affermazione da parte di individui o gruppi allo scopo di dominare, dirigere e cambiare l’ambiente circostante. In queste culture viene enfatizzata la desiderabilità dell’attiva e pragmatica risoluzione dei problemi che può produrre «progresso». Valori tipici sono ambizione, successo, audacia, autosufficienza e competenza.

La relazione tra le tipologie dei valori culturali è espressa attraverso uno schema circolare (fig. 1).

Le teorizzazioni di Schwartz sono state applicate al fine di identificare i valori peculiari nelle diverse culture attraverso ampie ricerche cross-culturali. Gli stru-

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menti di indagine per misurare le priorità valoriali sono da una parte lo Schwartz Value Survey (Schwartz, 1992) e dell’altra il Portrait Values Questionnaire (PVQ) (Schwartz, 2011). Da dati recenti dell’European Social Survey (2002; Caprara et al., 2011), l’ordine di priorità attribuito ai valori culturali nel contesto italiano vede ai primi posti Gerarchia, Dipendenza-Affiliazione e Dominio, seguiti da Armonia, Autonomia intellettuale, Egalitarismo e Autonomia affettiva. Questo prezioso con-tributo teorico fornirà anche in questo studio la chiave di lettura attraverso cui leggere la scelta e l’uso dei valori che Sindaci di Milano hanno adottato nel definire se stessi e la cittadinanza dal dopoguerra a oggi.

4. La ricerca

4.1. Obiettivi dell’indagine

A partire dalle riflessioni sopra esposte il presente studio si propone di esplorare i lessici e le dimensioni valoriali utilizzati per costruire nel tempo rappresentazioni peculiari della cittadinanza milanese.

Armonia

Egalitarismo

DipendenzaAffiliazione

Dominio Autonomiaaffettiva

AutonomiaintellettualeGerarchia

Fig. 1. Tipologie di valori culturali (adattato da Schwartz, 1999).

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L’attenzione viene rivolta al linguaggio politico, strumento di produzione e con-solidamento, ma allo stesso tempo di espressione, delle componenti identitarie e dei valori su cui si poggia la cittadinanza (Reicher et al., 2005). Obiettivo ultimo, come detto, è identificare quali componenti contribuiscano alla definizione della cittadinanza milanese, monitorare come esse siano variate nel tempo e fornire un’in-terpretazione dei mutamenti che si ipotizza di riscontrare.

4.2. Materiale e contesto storico

Il corpus testuale preso in esame consiste nel primo discorso di insediamento di ognuno dei dodici Sindaci di Milano che si sono susseguiti dal dopoguerra a oggi. I discorsi di insediamento sono stati scelti, in analogia con altri discorsi rituali (Villo-ne & Zuliani, 1996; Di Benedetto, 2009; Cortelazzo & Tuzzi, 2007), in quanto ven-gono pronunciati in un momento di passaggio importante per la comunità cittadina, un momento di sospensione tra il passato e il futuro in cui è possibile stilare bilanci ed esprimere propositi e auspici.

Il corpus originario è composto nel suo insieme da N = 29.439 occorren-ze, N = 5.827 forme distinte. Dopo la lemmatizzazione il corpus è composto da N = 3.927 lemmi, di cui 1.902 hapax. Le forme attive ritenute sono N = 3.524. In tabella 1 sono riportati i nomi, l’anno di inizio e fine mandato, il partito politico di appartenenza e il numero di parole usate, da cui si può riscontrare un forte aumento della lunghezza dei discorsi di insediamento nel tempo.

Per comprendere appieno il valore di tali discorsi risulta necessario fornire al-cune indicazioni storiche (fig. 2) (cfr. Foot, 2001).

Antonio Greppi, primo Sindaco eletto tramite elezioni democratiche, è rinoma-to per essere il «Sindaco della Resistenza», il «Sindaco della Ricostruzione». Inse-diatosi a Palazzo Marino, dedicò da quel momento tutto il suo impegno al fine di far risorgere la città dalla rovina morale e materiale causata dagli orrori della seconda guerra mondiale.

Il mandato di Ferrari copre il decennio successivo. La sua linea politica ripren-de e si ispira a quella del predecessore Greppi.

La Milano di Cassinis si affaccia su un momento di ricostruzione ed esplosione sociale. Gli anni tra il 1958 e il 1963, comunemente definiti del «miracolo econo-mico», si caratterizzano come un periodo di crescita che portò l’Italia ad assume-re una connotazione prettamente industriale, avvicinandosi così ai principali Paesi europei. Milano rappresenta in questo periodo storico uno dei principali centri di partenza e ricostruzione del Paese, sia a livello economico che a livello industriale. La Milano degli anni Sessanta è una metropoli viva, moderna, giovane, piena di arte, musica, cinema e spettacolo.

Gino Cassinis scompare prematuramente e lo sussegue Pietro Bucalossi, uomo politico e uomo di scienza. Sindaco dal 1964, Bucalossi rimane alla guida di Palazzo

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Marino per un mandato. Gli succede Aldo Aniasi, Sindaco negli anni di strategia della tensione, di piazza Fontana, della mobilitazione collettiva, del Sessantotto, del terrorismo. «Anni di piombo» in cui il conflitto si trasforma in violenza: «da una parte e dall’altra, tutti hanno i loro morti da piangere e da vendicare» (Foot, 2001, p. 12). In questo periodo drammatico della storia milanese, Aniasi ebbe la capacità di garantire l’unità tra i partiti dell’arco costituzionale.

Negli anni Ottanta Milano vive un periodo di deindustrializzazione e di terzia-rizzazione avanzata: la città si veste a festa e diventa città della moda, dei media e del glamour. L’Amministrazione socialista si trova al centro di questo mondo. «Milano da bere» è espressione del desiderio di liberarsi degli anni precedenti attraverso l’e-saltazione dei lati positivi della trasformazione sociale ed economica che attraversa la città. Eppure questi sono gli stessi anni in cui si insinuano la corruzione politica ed economica che sfocerà nello scandalo di «Mani Pulite». Milano svestita dagli orpelli si trasforma in Tangentopoli.

Il 1993 è l’anno che segna simbolicamente la fine della prima Repubblica e cor-risponde a un appuntamento elettorale carico di aspettative: una nuova legge eletto-rale introduce l’elezione diretta del Sindaco. Il voto premia un nuova forza politica: la Lega Nord che con Marco Formentini prende il comando di Palazzo Marino. Ma l’eliminazione al ballottaggio dello stesso Sindaco nelle successive elezioni del 1997 indica come il voto del 1993 abbia rappresentato, più che un’indicazione di spostamento verso un radicato regionalismo politico, una generica protesta contro il sistema politico precedente e contro la sinistra in generale (Foot, 2001). Lo se-gue Gabriele Albertini, rappresentante di una nuova forza politica che influenzerà fortemente lo scenario milanese e italiano degli anni a seguire: Forza Italia. Gli succederà il Sindaco Letizia Moratti, primo Sindaco donna di Milano, appartenen-te al Popolo delle Libertà. Milano manterrà una guida politica di centrodestra per quattordici anni fino al giugno 2011, anno in cui vince al ballottaggio contro Letizia Moratti il candidato di centrosinistra Giuliano Pisapia.

Tab. 1. Descrizione del Corpus Esaminato

Sindaco Dal Al Partito N. di parole

Antonio Greppi 27 aprile 1945 25 giugno 1951 PSI 517Virgilio Ferrari 25 giugno 1951 21 gennaio 1961 PSDI 849Gino Cassinis 21 gennaio 1961 13 gennaio 1964 PSDI 337Pietro Bucalossi 17 febbraio 1964 16 novembre 1967 PSDI 437Aldo Aniasi 16 novembre 1967 12 maggio 1976 PSI 546Carlo Tognoli 12 maggio 1976 21 dicembre 1986 PSI 3.483Paolo Pillitteri 21 dicembre 1986 18 gennaio 1992 PSI 3.874Giampiero Borghini 18 gennaio 1992 11 marzo 1993 PSI 2.885Marco Formentini 21 giugno 1993 12 maggio 1997 LN 4.364Gabriele Albertini 12 maggio 1997 30 maggio 2006 FI 5.521Letizia Moratti 30 maggio 2006 1 giugno 2011 PdL 4.084Giuliano Pisapia 1 giugno 2011 in carica SEL 2.727

Rappresentazione della cittadinanza per i sindaci di Milano 231

5. Metodo

5.1. Metodo di ricerca

Al fine di preservare la complessità dell’oggetto di indagine, la ricerca si è avvalsa di un approccio multimetodo. In analogia con studi condotti su discorsi program-matici per indagarne caratteristiche lessicali distintive, aspetti retorici ed elementi peculiari (Bolasco, 1996; Giuliano & La Rocca, 2010; Pauli & Tuzzi, 2009; Schon-hardt, Yager & Lahlou, 2012), si è ricorso ad analisi lessicometriche, mentre per approfondire le componenti valoriali si è ritenuto necessario procedere con un’a-

Elezione sindaco in carica,centrosinistra2011

14 anni sotto la guidadel centrodestra1997-2011

Prima elezione diretta1993-1997

«Fine prima Repubblica»1993

Pisapia(2011 - in carica)

Moratti(2006-2011)

Albertini(1997-2006)

Formentini(1993-1997)

Borghini(1992-1993)

Pillitteri(1986-1992)

Tognoli(1976-1986)

Aniasi(1967-1976)

Bucalossi(1964-1967)

Cassinis(1961-1964)

Ferrari (1951-1961)

Greppi(1945-1951)

«Milano da bere»1980-1992

«Anni di piombo»

«Miracolo economico»

1968-1979

1958-1963

Prime elezioni democratiche1945

Fig. 2. I sindaci di Milano dal dopoguerra a oggi.

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nalisi più interpretativa in cui l’analista, o più propriamente l’interprete, si impone da un lato regolarità e consistenza (con il ricorso a categorie esplicite di codifica) ma si affida dall’altro alle basi intuitive che fondano forme di comprensione cultu-rale condivisa (cfr. Paolicchi, 2002). Si è quindi adottata una lettura interattiva dei risultati ottenuti tramite metodologie differenti (Bolasco, 2012; Sotirakipoulou & Breackwell, 1992). Il corpus è stato sottoposto ad analisi del contenuto quantita-tiva lessicometrica coadiuvata dal software libero IRaMuTeQ (Ratinaud, 2009), in particolare: classificazione gerarchica discendente secondo il metodo sviluppato da Reinert; analisi di similitudine (ADS) secondo calcolo di co-occorrenze e algoritmo di Fruchterman-Reingold. L’algoritmo di analisi per la classificazione gerarchica di-scendente, previa lemmatizzazione del testo, che consiste nella selezione delle forme piene e nella segmentazione del testo in unità di contesto elementari, opera a partire da matrice unità testuali per forme piene. La classificazione gerarchica discendente consta quindi in una serie iterativa di bipartizioni svolte al fine di identificare le forme specifiche (sulla base del chi quadrato) di ogni classe (Ratinaud & Marchand, 2012). In sintesi, il software propone un numero ridotto di cluster in grado di rias-sumere i principali nodi tematici espressi nel corpus. Le forme incluse in ciascun cluster sono quindi state sottoposte ad analisi di similitudine (ADS), uno strumento classicamente usato per descrivere le rappresentazioni sociali. L’ADS è condotta su una matrice di co-occorrenza (forme per unità di contesto elementari) costruita dal software a partire dall’intero corpus e svolta solo tenendo in considerazione le for-me e le unità di contesto elementare incluse in ciascun cluster. L’ADS si basa sulla teoria dei grafi ed è finalizzata a esaminare prossimità e relazioni tra gli elementi di un insieme riducendo i legami tra gli stessi ad un albero massimo, un grafo connesso e aciclico. Graficamente, l’ADS consente di rappresentare forme lessicali e legami tra le stesse (la dimensione delle forme è proporzionale alla frequenza, quella dei legami alla co-occorrenza) (Ratinaud & Marchand, 2012).

I testi sono inoltre stati esaminati attraverso un’analisi del contenuto di tipo qualitativo, indipendente dall’analisi effettuata attraverso IRaMuTeQ, al fine di in-dividuare, all’interno di ogni singolo discorso, riferimenti ai valori. L’analisi da parte del primo autore è stata eseguita seguendo tre passaggi.

1. Una lettura critica di ogni discorso al fine di identificare i brani in cui vengo-no espressi contenuti ad alto valore valoriale. L’unità di analisi è la frase da punto a punto, ma una stessa frase può esprimere più valori appartenenti a categorie di va-lori culturali differenti. Gli estratti potevano contenere riferimenti espliciti ai valori (parole auto-esplicative come ad es. sicurezza, libertà), oppure riferimenti in forma implicita, racchiusi in frasi emblematiche. Per esempio, il seguente estratto dal di-scorso di insediamento di Greppi «Ci sono con noi quelli che contano di più: quelli che si sono sacrificati. Essi saranno custodi più sacri, gli animatori più ispirati delle fortune della città, così come sono stati i conquistatori invincibili del suo onore e della sua libertà» è stato considerato non solo per il riferimento esplicito a «onore» e «libertà», ma anche per il riferimento implicito al valore del «sacrificio».

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Tab. 2. Tabella esemplificativa dell’analisi qualitativa sui valori culturali

Dimensione valoriale Estratti dai discorsi

Autonomia:individui autonomi, liberi di esprimere le proprie preferenze, sentimenti, idee e abilità e quindi la propria unicità.

«Non è giusto che i lavoratori debbano sacrificare la maggior parte del loro guadagno soltanto per il vitto: ci sono tante attrattive che devono essere esaudite» (Greppi, 1945).«Lavoreremo con impegno per restituire presente e futuro ai giovani che devono essere protagonisti della loro vita e della vita della Città» (Pisapia, 2006).

Dipendenza-Affiliazione: mantenimento dello status quo e limita-zione di azioni che potrebbero nuocere alla solidarietà tra i membri del gruppo o all’ordine in generale. Valori tipici di queste culture sono rispetto delle tradi-zioni, sicurezza, obbedienza e saggezza.

«La crisi delle ideologie e il prevalere di una cultura del privato sono un problema che non riguarda esclu-sivamente e principalmente i partiti ma riguarda piutto-sto la società nel suo insieme. Ai partiti compete il com-pito di ridefinire le regole del gioco di una società che ha subito profonde trasformazioni» (Pillitteri, 1986).«Vogliamo perseguire obiettivi di protezione sociale e di sicurezza, con pari forza e determinazione, perché non contrastando con sufficiente determinazione i comportamenti illegali, i comportamenti violenti e criminali si privano i cittadini del diritto dell’incolu-mità e della propria serenità» (Moratti, 2006).

Egalitarismo:esortare le persone a riconoscersi l’un l’altra come moralmente uguali e che cooperino. Preoccuparsi del benessere di tutti e agire volontariamente a van-taggio degli altri (uguaglianza, giustizia sociale, responsabilità, onestà sono valori di riferimento).

«[...] noi ci muoveremo consapevoli inoltre signori consiglieri del fatto che – come è stato recentemente affermato dalla prima cattedra d’insegnamento dei diritti dell’uomo – una democrazia è tale non tanto per i diritti che essa proclama quanto per quelli che effettivamente protegge e rispetta» (Bucalossi, 1964).«C’è una continuità rispetto agli impegni del 31 luglio, che sarà accompagnata dalla ricerca costante di un rap-porto con le opposizioni democratiche, non per con-fondere i ruoli, ma per rispondere meglio alla volontà di questa giunta di rappresentare la Città e non solo una parte di essa» (Tognoli, 1976).

Armonia: enfatizzare l’adattamento, accettando, preservando e apprezzando il modo in cui le cose sono, anziché tentare di cambiarle. Mantenimento di relazioni armoniose e l’evitamento del conflitto. Valori impor-tanti sono un mondo di pace, l’unità con la natura, la protezione dell’ambiente e l’ac-cettazione del proprio destino nella vita.

«Perché spero con voi, con tutta la nazione, con l’umanità intera, che sia preservato al mondo il bene inestimabile della pace» (Ferrari, 1951).«Esprimendo la ragionata e responsabile mia accetta-zione io rispondo non tanto ad una aspirazione – che molti sanno come fosse aliena al mio spirito – quanto al dovere, che non consente – in circostanze così deli-cate – di eludere responsabilità gravose e impegnative» (Bucalossi, 1964).

Dominio: Incoraggiare l’attiva affermazione da parte di individui o gruppi allo scopo di dominare, dirigere e cambiare l’ambiente circostante. Enfatizzare la desiderabilità dell’attiva e pragmatica risoluzione dei problemi che può produrre «progresso». Valori tipici sono ambizione, successo, audacia, autosufficienza e competenza.

«Le difficoltà ed i problemi dai quali nasce la crisi del nostro comune da più parti lamentata richiedono un impegno di responsabilità e di concretezza operativa applicato agli alti compiti che esso deve assolvere» (Aniasi, 1967).«Detto in una battuta, ho preferito rischiare il conflit-to d’interesse piuttosto che il conflitto di competenza o di intelligenza» (Albertini, 1997).

234 Linda Grazia Pola, Mauro Sarrica e Alberta Contarello

2. Una volta identificati tutti i valori presenti in ogni discorso, dopo diverse riletture, si è deciso di considerare i valori più rilevanti in ognuno di essi, in quanto presenti con maggiore frequenza nel testo.

3. Infine, i valori identificati sono stati trasposti all’interno del modello dei va-lori culturali di Schwartz (presentato in precedenza), tenendo conto della descrizio-ne e degli esempi forniti dalla teoria dell’Autore.

In questo modo è stato possibile individuare le aree valoriali più o meno coperte per ogni Sindaco. Le analisi condotte sono complementari ma diverse, in quanto si propongono di analizzare diverse sfaccettature del complesso concetto di cit-tadinanza. I risultati sono qui presentati in modo integrato, al fine di restituire la complessità della relazione esistente tra dimensioni identitarie e valoriali analizzate. Vengono descritte quindi le peculiarità legate a ogni classe identificata dal software e le caratterizzazioni valoriali dei Sindaci che si trovano al loro interno.

6. Risultati

L’analisi del contenuto quantitativa supportata dal software IRaMuTeQ identifica quattro classi principali, caratterizzate da modalità lessicali specifiche.

Tali classi corrispondono ampiamente sia al susseguirsi temporale dei Sindaci che alle tipologie di valori riscontrate dall’analisi del contenuto qualitativa condotta in modo indipendente.

Presentiamo di seguito i risultati delle due analisi seguendo l’ordine temporale di elezione dei Sindaci.

L’analisi del contenuto quantitativa raccoglie in una classe (classe 4; 22,86% di corpus classificato) il lessico tipico dei primi Sindaci di Milano (a eccezione di Cassinis): Greppi, Ferrari e Bucalossi. In particolare, l’analisi dei legami lessicali (calcolo delle co-occorrenze secondo l’algoritmo Fruchterman-Reingold) identifi-ca sei nodi principali in questa categoria: «comunale», «consiglio», «consigliere», «fare», «primo», «Sindaco».

Tutta la rete lessicale (fig. 3) è permeata da un linguaggio intimo appartenente a una sfera fortemente connotata emotivamente: il «consiglio comunale» diventa un nodo di espressioni come «sentimento profondo», «commozione», «personal-mente», il che fa intuire come nei discorsi di questi Sindaci emerga soprattutto un punto di vista personale, fortemente umano, declinato all’interno del mondo della politica, ma non formato in esso. Il «fare» politico è connotato da parole come «spe-rare», «soffrire», «onore», «fede». Tale intimità di linguaggio emerge ancora più chiaramente quando si guarda alle parole afferenti al nodo «Sindaco»: «Sindaco», «amore», «popolazione».

L’esame del lessico nel contesto d’uso mostra come la posizione politica venga accettata al fine di raggiungere obiettivi emotivamente connotati: «l’ho accettata perché ho ritenuto che fosse un mio dovere morale dare alla nostra città tutto ciò

Rappresentazione della cittadinanza per i sindaci di Milano 235

che è in mio potere di dare di esperienza, di fede, di lavoro, di amore» (Ferrari). Le difficoltà legate al compito istituzionale sono connotate come difficoltà facenti parte della condizione umana, più che politica. Non mancano toni rivestiti da una certa aura di sacralità: «so che mi aspettano non soltanto soddisfazioni e gioie, ma soprattutto, come è forse fatale nell’umana vita, amarezze, incomprensioni, e forse delusioni, tutto sarà benedetto se l’opera mia potrà giovare alla nostra città» (Ferrari).

L’analisi del contenuto qualitativa dei discorsi di insediamento dei primi Sindaci identifica valori culturali che rimandano ad Autonomia, Egalitarismo e Armonia (fig. 4).

Si fa ampio riferimento al desiderio che le persone siano autonome, libere di esprimersi per le loro peculiarità e di autorealizzarsi (Autonomia): «non è giusto che

Fig. 3. Analisi di Similitudine (ADS) classe 4. Sindaci Greppi, Ferrari, Bucalossi.

236 Linda Grazia Pola, Mauro Sarrica e Alberta Contarello

i lavoratori debbano sacrificare la maggior parte del loro guadagno soltanto per il vitto. Ci sono tante attrattive che devono essere esaudite» (Greppi).

Si identificano poi valori di Egalitarismo in quanto è fortemente presente la preoc cupazione di agire nell’interesse di tutti, con un occhio di riguardo nei con-fronti dei più deboli: «[...] ma ho fede che tutti i nostri sforzi, i nostri mezzi mate-riali e le forze dello spirito possano essere dedicati soltanto al bene della nostra città e a una vita migliore dei suoi cittadini meno fortunati...» (Ferrari).

Valori quali l’accettazione del proprio destino nella vita, la fede, la pace riman-dano infine alla categoria Armonia: «Alla rettitudine, alla profonda onestà, al sen-timento del dovere, all’amore per la nostra città di questi spiriti eletti io cercherò sempre di ispirare l’opera mia...» (Ferrari).

Un’altra classe evidenziata dall’analisi del contenuto quantitativa (classe 1; 24,40% di corpus classificato) accomuna i discorsi di Cassinis, Aniasi, Tognoli, Pil-litteri e Borghini, contraddistinti da un lessico fortemente connotato politicamente.

Le parole fondanti di questa categoria sono «politico», «fare», «consiglio». L’esame delle co-occorenze (fig. 5) individua differenze rilevanti rispetto al lessico della classe precedente. Ad esempio, il nodo «fare» nella classe precedente (fig. 3)

Armonia

Egalitarismo

DipendenzaAffiliazione

Dominio Autonomiaaffettiva

AutonomiaintellettualeGerarchia

Fig. 4. Struttura dei valori culturali presenti nei discorsi dei Sindaci Greppi, Ferrari, Bucalossi.Nota: in figura vengono evidenziate in grigio le dimensioni valoriali più rilevanti all’interno dei di-

scorsi dei Sindaci Greppi, Ferrari e Bucalossi.

Rappresentazione della cittadinanza per i sindaci di Milano 237

collegava «Sindaco» e «consiglieri», le persone che popolano il mondo della politi-ca. In questo caso invece (fig. 5) il nodo «fare» collega «politico» e «consiglio». Ciò sottolinea la centralità delle funzioni piuttosto che delle persone che le adempiono, in un lessico svuotato dei contenuti emotivi che necessitano invece di un soggetto.

Prevale per importanza il nodo «politico», caratterizzato da parole che ne espli-citano le caratteristiche: «partito», «forza», «amministrare», «convincere», «classe» «dirigente», «consenso», «confronto».

L’esame del contesto d’uso delle parole rende ragione del modo in cui questo secondo insieme di Sindaci utilizza parole appartenenti al mondo politico.

«[...] il risultato di questo voto non ha per me altro significato se non quello che a esso attribuiscono i gruppi del centro-sinistra che hanno inteso costituire una coa-lizione di maggioranza relativa politicamente delimitata che si raccomanda ai voti

Fig. 5. Analisi di Similitudine (ADS) classe 1. Sindaci Cassinis, Aniasi, Tognoli, Pillitteri, Borghini.

238 Linda Grazia Pola, Mauro Sarrica e Alberta Contarello

del consiglio chiedendo di essere giudicata sul terreno programmatico nel propo-sito di sollecitare appunto sul terreno amministrativo concreto il formarsi delle più ampie convergenze nell’interesse superiore della città» (Aniasi); «Mi è di conforto il fatto che una maggioranza solida intende portare avanti con decisione il proprio programma» (Tognoli).

Se i primi Sindaci si mostravano nei loro discorsi di insediamento come esseri umani con il grave incarico di servire il pubblico, qui vediamo degli uomini politici determinati nel loro scopo, in quanto legittimati dalla propria appartenenza politica.

Fa eccezione Borghini che, trovandosi a colmare il vuoto istituzionale dopo lo scandalo di Mani Pulite, vive il primato della politica sul sociale non tanto come legittimazione del potere ma come causa della crisi della città, nonché del Paese.

«Signori consiglieri, quando circa due mesi fa il Sindaco Pillitteri ha annunciato in quest’aula la crisi della giunta di sinistra e la sua determinazione a evitare a ogni costo alla città, per la prima volta nella sua storia, l’inutile trauma delle elezioni anticipate ho immediatamente risposto al suo appello» (Borghini).

L’analisi del contenuto qualitativa non evidenzia una configurazione valoriale comune ai Sindaci raggruppati in questa classe dall’analisi del contenuto quan-

Armonia

Egalitarismo

DipendenzaAffiliazione

Dominio Autonomiaaffettiva

AutonomiaintellettualeGerarchia

Fig. 6. Struttura dei valori culturali presente nel discorso del Sindaco Cassinis.Nota: in figura vengono evidenziate in grigio le dimensioni valoriali più rilevanti all’interno del di-

scorso del Sindaco Cassinis.

Rappresentazione della cittadinanza per i sindaci di Milano 239

titativa lessicometrica. In particolare troviamo Cassinis da una parte e dall’al-tra Aniasi, Tognoli, Pillitteri e Borghini, Sindaci distanti tra loro anche a livello temporale.

I valori culturali espressi nel discorso di Cassinis rimandano a Dipendenza-Af-filiazione, Egalitarismo e Armonia (fig. 6).

Il Sindaco lega in più punti del discorso la sua immagine al partito di apparte-nenza (Dipendenza-Affiliazione): «per me e per il mio Partito», «il Sindaco fosse ancora una volta un socialdemocratico». Si fa riferimento a valori dell’Egalitarismo e dell’Armonia, in quanto è enfatizzata l’imparzialità nel preoccuparsi del benessere di tutti e ci si pone in continuità con il passato per svolgere tale compito: «Posso dirvi che io personalmente cercherò di ispirare la mia opera al grande esempio che ricevo da Virgilio Ferrari ricordando la sua dedizione completa all’interesse pub-blico, l’obiettività, l’imparzialità assoluta, la ricerca di una sempre più approfondita conoscenza dei bisogni e delle necessità da soddisfare...» (Cassinis).

I Sindaci Aniasi, Tognoli, Pillitteri e Borghini esprimono valori culturali che rimandano a Dipendenza-Affiliazione, Egalitarismo e Dominio (fig. 7).

Armonia

Egalitarismo

DipendenzaAffiliazione

Dominio Autonomiaaffettiva

AutonomiaintellettualeGerarchia

Fig. 7. Struttura dei valori culturali presente nei discorsi dei Sindaci Aniasi, Tognoli, Pillitteri, Borghini.

Nota: in figura vengono evidenziate in grigio le dimensioni valoriali più rilevanti all’interno dei di-scorsi dei Sindaci Aniasi, Tognoli, Pillitteri e Borghini.

240 Linda Grazia Pola, Mauro Sarrica e Alberta Contarello

Il riferimento alla responsabilità civica e alla collaborazione, da una parte, e all’appartenenza politica, dall’altra, fa rientrare questi discorsi all’interno di un pro-filo valoriale culturale caratterizzato da Egalitarismo e Dipendenza-Affiliazione.

In particolare è a partire dal discorso di Aniasi che emerge il passaggio dal polo dell’Armonia al polo del Dominio, che caratterizzerà l’orientamento valoriale identificato nei discorsi dei Sindaci che si sono susseguiti al governo di Milano fino al 2011. Questo passaggio, che è collegato a un cambiamento storicamente signi-ficativo della storia della città e del Paese, è caratterizzato dall’enfasi sulla deside-rabilità dell’attiva e pragmatica risoluzione dei problemi: «concretezza operativa», «efficienza», «dinamismo», abbandono dello status quo. Vediamo alcuni estratti esemplificativi: «Sembra maturare l’occasione storica perché il sistema politico nel suo complesso, e le sue singole componenti, riflettano su se stessi e portino a com-pimento una revisione del loro modo di essere e di porsi nei confronti della società e delle istituzioni» (Pillitteri); «È necessario dare una struttura più moderna ed efficiente dell’apparato comunale» (Tognoli).

Il lessico usato dal Sindaco Albertini forma una classe a sé stante (Classe 3; 25,49% di corpus classificato).

I nodi fondamentali del lessico sono: «Amministrazione», «pubblico», «inter-venti», «servizio» (fig. 8).

Albertini fa ampiamente riferimento ai compiti dell’Amministrazione, perno del discorso di insediamento, e alla necessità di successo attraverso ciò che può esse-re identificata come la «cultura del risultato»: l’Amministrazione deve «provvede-re», «superare», «riorganizzare», «recuperare», «avviare», «garantire», «realizzare». L’Amministrazione Pubblica, slegata da emotività e politica, mira a raggiungere i ri-sultati attraverso un’azione composita: fornire servizi, favorire interventi, fare piani concreti, progettare, mostrare il più possibile la sua «efficienza». L’esame del contesto d’uso mostra con chiarezza queste caratteristiche: «L’efficienza che reclamiamo nella gestione della pubblica Amministrazione e che la Giunta perseguirà con determina-zione non è una vocazione fine a se stessa: essa è direttamente finalizzata a migliorare sia la qualità dei servizi resi alla cittadinanza sia l’utilizzo delle risorse disponibili che – non dimentichiamolo mai – vengono spremute dalle tasche dei milanesi» (Albertini).

Dall’analisi del contenuto qualitativa emergono valori culturali che evocano Dipendenza-Affiliazione, Egalitarismo e Dominio (fig. 9).

Se in generale i valori di Dipendenza-Affiliazione si riferiscono ai singoli come entità incorporate in una collettività a cui è delegata ogni responsabilità, nel discor-so di Albertini tale collettività è rappresentata senz’altro dalla «nostra Amministra-zione»: «La nostra Amministrazione saprà rispettare il mandato che gli elettori ci hanno affidato», «La nostra Amministrazione si impegnerà in un civile, sereno e lea-le confronto con tutte le altre forze politiche che in questo Consiglio rappresentano democraticamente la volontà dei milanesi», «che questa Amministrazione rappre-senti tutti i milanesi», «Si afferma un allontanamento dell’Amministrazione attuale dai problemi del passato: Tangentopoli non è stata invano. La lezione che ci è venu-

Rappresentazione della cittadinanza per i sindaci di Milano 241

ta dalla scoperta di un intollerabile livello di inquinamento della politica e dell’Am-ministrazione da parte di interessi particolari non sarà dimenticata», «Chiaramente l’interesse pubblico sarà dominante nelle scelte della nostra Amministrazione».

Gli abbondanti riferimenti a valori come collaborazione, confronto e parteci-pazione sono il segno del prevalere di valori di Egalitarismo. Inoltre abbondano i riferimenti a ciò che abbiamo chiamato la «cultura del risultato», cioè a valori di Dominio, il che permette al Sindaco di distanziarsi da un passato in cui la politica è stata fonte più di problemi che di soluzioni: «L’esperienza di tutti i cittadini milanesi di questi ultimi anni dimostra proprio che la mancata efficienza e cura dell’ordinaria amministrazione è la fonte principale della protesta verso il governo municipale». Dominio ed Egalitarismo nel discorso di Albertini finiscono per coincidere, come se solo un intervento efficiente ed efficace potesse assicurare il mantenimento dello

Fig. 8. Analisi di Similitudine (ADS) classe 3. Sindaco Albertini.

242 Linda Grazia Pola, Mauro Sarrica e Alberta Contarello

status quo e la solidarietà tra i membri del gruppo; «Io ho inaugurato la campagna elettorale della mia coalizione con un impegno: efficienza e solidarietà. Intendo oggi qui chiaramente ribadire questo impegno, ma con una variante, se mi è concessa: accentare quella “e” e tradurre “efficienza è solidarietà”», «L’efficienza ottenuta ci consentirà di esercitare un’efficace solidarietà nei confronti dei cittadini milanesi che si trovano in condizioni di bisogno».

Un’ultima classe (classe 2; 27,25% di corpus classificato) riunisce il lessico dei discorsi di Formentini (che temporalmente ha preceduto Albertini) e degli ultimi due Sindaci, Moratti e Pisapia (fig. 10).

Il nodo principale è relativo a Milano. Milano è la «grande» «città», «capitale» «economica», «culturale», «industriale», «italiana», «europea», «internazionale». Una città che deve «crescere», «migliorare», essere «protagonista», «competere» con il resto d’«Europa» e del «mondo». «Milano» è una città da «sognare», da «trasformare», le modalità (politiche o amministrative) vengono messe in secondo piano. È Milano a dover ispirare, che permette di «cogliere» le modalità per una corretta «Amministrazione» del «collettivo».

L’esame del contesto d’uso di questi termini mostra evidenti similitudini.

Armonia

Egalitarismo

DipendenzaAffiliazione

Dominio Autonomiaaffettiva

AutonomiaintellettualeGerarchia

Fig. 9. Struttura dei valori culturali presente nel discorso del Sindaco Albertini.Nota: in figura vengono evidenziate in grigio le dimensioni valoriali più rilevanti all’interno del di-

scorso del Sindaco Albertini.

Rappresentazione della cittadinanza per i sindaci di Milano 243

«Milano deve tornare a essere anche grande capitale economico industriale» (Formentini).

«Una città grande come Milano, capitale economica del Paese, deve sapere combinare stimoli e competenze diverse per valorizzarla» (Moratti).

«Milano vuole trasformare il sogno in realtà, Milano vuole tornare a essere capi-tale morale ed economica del nostro Paese, vuole farlo mettendo in gioco se stessa. Il nostro compito è oggi, sarà domani, quello di cogliere, indirizzare questo risveglio civico e trasformare la volontà di contribuire in questo cambiamento come stru-mento di crescita collettiva» (Pisapia).

Al di là di queste costruzioni retoriche simili, tuttavia, l’analisi del contenuto qualtitativa rileva differenze valoriali piuttosto marcate.

I Sindaci Formentini e Moratti condividono la stessa configurazione valoriale (fig. 11).

Fig. 10. Analisi di Similitudine (ADS) classe 2. Sindaci Formentini, Moratti e Pisapia.

244 Linda Grazia Pola, Mauro Sarrica e Alberta Contarello

Ampi riferimenti alla «cultura del risultato» rimandano a una dimensione va-loriale di Dominio: «La cura del risultato porterà poi a riorganizzare la macchina comunale» (Formentini); «Il nuovo progresso per la rinascita viene da Milano sulla spinta della volontà popolare che ha chiaramente indicato le direttrici che dovranno d’ora in poi sorreggere il nostro operato in autonomia programmatica dalla politica economica dei governi locali con rigore, competenza, responsabilità» (Formentini); «Il nostro impegno è per una Milano che sulla base dei suoi valori di sempre crei un futuro di vivibilità, di efficienza e di sicurezza, una Milano vivibile, efficiente e sicura di sé» (Moratti).

Riferimenti a ordine e sicurezza rimandano a una dimensione valoriale di Di-pendenza-Affiliazione: «Per la sicurezza, ritengo che la sicurezza dei cittadini debba essere la prima preoccupazione del Sindaco che partecipa in prima persona con Prefetto, Magistratura e Forze dell’Ordine al tavolo del Comitato per l’ordine e la sicurezza» (Moratti); «Mi impegno in prima persona per una politica a tutela dei diritti del cittadino sul fronte della sicurezza e dell’ordine pubblico» (Formentini).

Il discorso di Pisapia indica l’adesione a un modello valoriale culturale differente dai suoi più prossimi predecessori, costituendosi come una riproposizione, anche se

Armonia

Egalitarismo

DipendenzaAffiliazione

Dominio Autonomiaaffettiva

AutonomiaintellettualeGerarchia

Fig. 11. Struttura dei valori culturali presente nei discorsi dei Sindaci Formentini e Moratti.Nota: in figura vengono evidenziate in grigio le dimensioni valoriali più rilevanti all’interno dei di-

scorsi dei Sindaci Formentini e Moratti.

Rappresentazione della cittadinanza per i sindaci di Milano 245

in termini nuovi, di un assetto valoriale del dopoguerra, che enfatizza le dimensioni di Armonia, di Egalitarismo e di Autonomia (fig. 13). Per quel che riguarda la dimensio-ne dell’Armonia risultano utili le seguenti precisazioni: nonostante il discorso abbia numerosi riferimenti alla necessità di un cambiamento, che quindi potrebbero far pensare a una polarizzazione verso il Dominio, esso si caratterizza soprattutto per la valorizzazione dell’evitamento del conflitto e del mantenimento di relazioni armonio-se, quindi dell’Armonia, come si nota, a titolo esemplificativo, nel seguente estratto:

«Una Milano che offra la soluzione per combattere la fame, la sete e le malattie e che faccia dell’Expo un’occasione di dialogo tra culture diverse, di diffusione di conoscenze, di apertura al mondo e di progetti di cooperazione internazionale che possano contribuire a contrastare la povertà nell’ottica di quello che non può rima-nere uno slogan “Nutrire il pianeta, energie per la vita”» (Pisapia).

Il polo dell’Egalitarismo è evidenziato dal riferimento a valori come la giustizia, l’equità e il rispetto per la volontà dei cittadini.

Per quel che riguarda l’Autonomia, si può notare un netto rifiuto della dimen-sione di Dipendenza-Affiliazione, cioè del mantenimento dello status quo, con rife-rimento a tradizioni, sicurezza e saggezza. Non per niente la parola che caratterizza il lessico specifico del Sindaco Pisapia è appunto «futuro».

Armonia

Egalitarismo

DipendenzaAffiliazione

Dominio Autonomiaaffettiva

AutonomiaintellettualeGerarchia

Fig. 12. Struttura dei valori culturali presente nei discorsi del Sindaco Pisapia.Nota: in figura vengono evidenziate in grigio le dimensioni valoriali più rilevanti del discorso del

Sindaco Pisapia.

246 Linda Grazia Pola, Mauro Sarrica e Alberta Contarello

7. Conclusioni

Attraverso l’analisi dei discorsi di insediamento dei Sindaci di Milano dal dopoguerra a oggi, si sono esaminate modalità differenti di costruzione della cittadinanza. Alla base dell’indagine condotta poggia uno sguardo de-essenzializzato verso il concetto di cittadinanza, qui intesa come oggetto di costruzione sociale, emotivamente cari-co, frutto dell’elaborazione collettiva e della rielaborazione nel corso del tempo di rappresentazioni di «sé» e di «altri da sé» (Elcheroth et al., 2011; Sanchez-Mazas & Klein, 2003; Sanchez-Mazas & Licata, 2005). In particolare, abbiamo affrontato la rappresentazione della cittadinanza attraverso l’esame dei contenuti veicolati dai Sin-daci, come imprenditori di identità (Reicher et al., 2005). L’analisi, svolta secondo un approccio multi-metodo, si è soffermata su due aspetti: l’analisi quantitativa del lessico e del contesto d’uso delle parole peculiari si proponeva di porre in luce le aree seman-tiche cui i Sindaci hanno fatto riferimento nei discorsi di insediamento, in cui è traccia-to il rapporto che lega essi stessi, l’Amministrazione cittadina e la cittadinanza; l’analisi del contenuto qualitativa si proponeva di esaminare gli orientamenti valoriali culturali (Schwartz, 2004) espressi dai Sindaci, ovvero le dimensioni valoriali che orientano e normano le azioni attese dai primi cittadini stessi, dalle istituzioni e dai cittadini.

I risultati consentono di proporre un modello a spirale in cui i politici come imprenditori di identità da una parte promuovono valori e rappresentazioni sociali del contesto socio-politico in cui si apprestano ad agire come protagonisti, dall’altra sono radicati e vincolati da quel contesto sociale, culturale e politico in cui essi stessi si trovano e che contribuiscono a definire. Possiamo riassumere affermando che i Sindaci, attraverso i propri discorsi di insediamento si posizionano in parte come promotori e in parte come prodotto della cittadinanza che si apprestano a guidare. In particolare, i Sindaci di Milano, dal dopoguerra ad oggi, hanno adottato diverse strategie di «impresa di identità» (Reicher & Hopkins, 2001), utilizzando contenuti ed evocando dimensioni valoriali coerenti con il periodo storico e politico in cui si sono trovati a coprire tale ruolo (fig. 13).

La prima strategia di «impresa di identità», quella dei Sindaci del dopoguerra, si rifà a un’identità sovraordinata a quella politico-sociale. I Sindaci si presentano in quanto «esseri umani» e si relazionano ai cittadini che si apprestano a guidare attra-verso un rapporto più di «amore» che di potere. Il linguaggio fortemente emotivo e intimo comunica un’idea filantropica della politica, la politica come vocazione, come impegno non tanto civile quanto morale. Proponendo se stessi in vesti umane, nell’investire tale ruolo sentono il dovere di tenere come punto di riferimento pre-decessori fortemente idealizzati, inseriti in un passato storico rievocato con molto rispetto e una certa riverenza. Coerentemente, i valori culturali emersi dai discorsi dei Sindaci sono connessi alla realizzazione dell’individuo in armonia con gli altri, in un contesto in cui prevalga pace e uguaglianza. Si sente forte la necessità di con-trastare gli orrori della guerra e crimini contro l’umanità a essa connessi; si sente forte probabilmente l’influenza della Dichiarazione universale dei Diritti umani

Rappresentazione della cittadinanza per i sindaci di Milano 247

delle Nazioni Unite (1948). Per simmetria, la rappresentazione che emerge della cittadinanza, è una rappresentazione basata sull’appartenenza e sulla relazione. Una cittadinanza basata sull’egalitarismo, sull’ethos comune.

La seconda strategia identifica quei Sindaci che fanno riferimento a un’iden-tità soprattutto politica. Possiamo in qualche modo dire che, sul finire degli anni Sessanta, le persone si «vestono» di politica. I valori culturali di riferimento sosti-tuiscono alla visione dell’individuo come autonomo una richiesta di Dipendenza-Affiliazione. Il Sindaco si preoccupa di esprimere tramite il suo discorso la neces-sità di tutelare il bene comune non tanto come essere umano tra gli esseri umani, quanto come politico tra i cittadini, attuando il proprio dovere attraverso i mezzi che derivano dal proprio ruolo politico e partito di appartenenza. Per simmetria, i cittadini diventano attori politici le cui azioni, pur improntate a uno sforzo comune in nome dell’egalitarismo, assumono senso solo alla luce dell’appartenenza politica. La rappresentazione sociale di cittadinanza è volta quindi al mantenimento dello status quo, la libertà individuale va ponderata alla luce della necessità di mantenere l’ordine sociale. I cittadini stessi restano in secondo piano nei discorsi program-matici, lasciando spazio ai partiti. Tale ruolo richiede, per i Sindaci che si trovano in carica dal 1967 ai primi anni Novanta (e quindi Cassinis escluso), l’adesione a un atteggiamento attivo, concretamente operativo, impegnato, proattivo: ai valori dell’Armonia subentrano quelli del Dominio, per cui attraverso le istituzioni, e solo attraverso esse, i cittadini di Milano sono chiamati a divenire agenti del cambiamen-to, della trasformazione ambientale, del progresso.

Fino a Pillitteri, e quindi agli inizi degli anni Novanta, l’appartenenza politica era motivo di legittimazione della propria presenza all’interno della classe dirigen-te. Specularmente con Borghini, ultimo a livello cronologico a far parte di questa tipologia di imprenditori di identità, questa stessa appartenenza politica diviene elemento critico. Milano si scopre «Tangentopoli» e diventano necessarie nuove strategie di amministrazione di identità. Soprattutto perché dalla fine della «Prima Repubblica» in poi il voto per il Sindaco verrà direttamente dai cittadini: i nuovi Sindaci eserciteranno la propria funzione proponendosi più come rappresentanti della propria città che non come esponenti di partito. Il cambiamento della legge elettorale richiede un cambio di linguaggio: questo diventa più diretto, più insisten-te, più promettente.

Albertini, pur mantenendo lo stesso assetto valoriale, segue una nuova stra-tegia, ricreando un’immagine di Sindaco non più come uomo politico ma come amministratore operativo. Una strategia che potremmo considerare vincente, visto che rimarrà a capo di Palazzo Marino per quasi un decennio (dal 1997 al 2006). Il linguaggio di Albertini si connota come promotore di una politica più che mai ope-rativa, pragmatica, esecutiva: non basta il «fare», bisogna «intervenire», attraverso una forte adesione alla dimensione valoriale di Dominio. Crollano i parametri di partito, i programmi vengono sostituiti da piani, per gestire, migliorare, riorganizza-re, implementare, in un’ottica fortemente interventista. Aumentano le parole (il suo

248 Linda Grazia Pola, Mauro Sarrica e Alberta Contarello

discorso di insediamento è di 5.521 parole ed è il più lungo tra tutti quelli considera-ti, circa 1.157 parole più lungo del suo più prossimo predecessore Formentini e più di dieci volte il discorso da 517 parole di Greppi, per esempio) e i valori vengono espressi in modo sistematico ed evidente, attraverso un linguaggio semplice, quasi da slogan: «efficienza è solidarietà». I confini che danno appartenenza e senso alle azioni dei cittadini, con Albertini, non sono più politici ma amministrativi. Sulla base di questa appartenenza pragmatica, potremmo dire tecnocratica, i cittadini tornano presenti ma possono agire solo dando delega ai tecnici competenti. Il pro-gresso è sempre valore propulsivo della cittadinanza, mediato tuttavia dall’Ammini-strazione comunale che acquisisce un nuovo ruolo di guida e orientamento.

Diverse, infine, le strategie promosse dai Sindaci Formentini, Moratti e Pisapia, che, pur appartenendo a tre partiti diversi e avendo effettuato il loro discorso in tre momenti storici differenti, sono legati da un lessico comune, caratterizzato dalla centralità di Milano sia come segno che come simbolo. I bisogni, le potenzialità, le limitazioni della cittadinanza, le risorse e le aspettative vengono presentati attraver-so una personalizzazione della città: «Milano deve essere sempre di più quello che è dentro di sé: la vocazione a rappresentare uno dei poli mondiali della cultura» (Moratti). Questi tre Sindaci si caratterizzano quindi come promotori di un’identità cittadina forte, basata nuovamente sull’appartenenza. Eppure si differenziano nel modo di raccontare e di caratterizzare la città di Milano; con Formentini, primo Sindaco votato con il nuovo sistema elettorale, Milano ancora viene descritta come città che si deve risollevare. È una città che vive sempre con il Paese diverse trasfor-mazioni storicamente fondamentali. La crisi industriale, economica, politica non è stata senza conseguenze e si richiamano ancora, e con maggiore pragmatismo, i pas-si da seguire affinché Milano possa tornare a essere paragonata con le altre città più importanti al mondo. Milano deve essere la prima, sempre. Milano deve risorgere.

Nel discorso del Sindaco Moratti, Milano si caratterizza per questa spinta a primeggiare, Milano protagonista, sempre, in tutto. Milano che deve reggere il con-fronto, Milano in competizione. Da notare che, a conferma del primato cittadino, Moratti usa un espediente retorico classico: l’utilizzo di statistiche che rassicurano, che danno credibilità.

Nel discorso di Pisapia la modalità di presentare Milano in parte è in continuità, in parte si differenzia. In continuità in quanto ancora una volta si chiede a Milano di ripartire, di ricominciare. Milano riparte ancora una volta, come molte altre volte nei discorsi di insediamento dal dopoguerra a oggi. L’assetto valoriale promosso in questo caso però si distanzia dai suoi più prossimi predecessori dando rilievo ad Armonia e Autonomia a discapito delle dimensioni di Dipendenza-Affiliazione e Dominio. Si abbandona la strategia di cambiamento basata su concretezza opera-tiva e interventismo di partito, promossa dai Sindaci precedenti, evocando un tipo di cambiamento ancora tutto da immaginare in cui la partecipazione della società civile assume un ruolo determinante e in cui il cittadino torna a essere protagonista in funzione dell’Ethnos prima ancora che del Demos.

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A diverse strategie di «impresa di identità» corrispondono quindi modi e lin-guaggi molto diversi tra loro, che presuppongono valori di base diversi e diverse immagini di cittadinanza.

Riprendendo la distinzione proposta da Sanchez-Mazas e colleghi (2003), le analisi evidenziano come i discorsi di insediamento dei Sindaci di Milano si diffe-renzino in base al peso dato alle due componenti di Ethnos e Demos. Nei discorsi dei primi Sindaci si ritrovano contenuti e riferimenti valoriali che contribuiscono a costruire una rappresentazione di cittadinanza centrata sull’Ethnos: radici culturali comuni, la simbologia della rinascita e della ricostruzione. Tra gli anni Sessanta e i primi anni Duemila si assiste dapprima a una rappresentazione basata sul Demos, su una dimensione politica e, successivamente, una rappresentazione post-politica, amministrativa, tecnocratica. Con il discorso dell’ultimo Sindaco preso in conside-razione si riaffaccia una costruzione di cittadinanza centrata sull’Ethnos, sull’appar-tenenza comune.

Non si tratta, tuttavia di un percorso circolare, ma di una traiettoria a spirale che presenta anche elementi polifasici interpretabili anche alla luce delle trasforma-zioni del panorama democratico che hanno caratterizzato il panorama nazionale. Se nel primo dopoguerra il richiamo all’Ethnos da parte dei Sindaci può essere interpretato come sforzo di ricostruzione dell’unità valoriale violata dalla guerra, lo stesso non si può affermare per le rappresentazioni di cittadinanza che emergono negli anni successivi. La capacità dei partiti di acquisire via via un ruolo centra-le nell’organizzazione della nazione – proponendosi come perno dell’espansione democratica di quegli anni (Tarrow, 1979) – si riscontra nella costruzione di citta-dinanza proposta dai Sindaci, loro diretta emanazione, fino a tutti gli anni Ottanta (Salvati, 2010). Alla crisi di quel sistema corrisponde, tra il 1992 e il 1994, il cambio della legge elettorale che contribuisce all’acquisizione della governance da parte di Sindaci e assessori a discapito dei consigli comunali stessi (Salvati, 2010). Tale tra-sformazione poggia su una generale insofferenza per i vecchi apparati di partito, una disaffezione per le forme della propaganda politica tradizionale, fondate sul prestigio dell’agire politico, sulla centralità della dottrina e dell’ideologia (Gualdo & Dell’Anna, 2004). L’aumento nei discorsi dei sindaci post-Tangentopoli dell’uti-lizzo di termini tecnici sembra essere funzionale da un lato all’allontanamento da un mondo esclusivamente politico che ha deluso dall’altro alla costruzione di una nuova governance, tecnico-amministrativa. Ma se nell’ambito delle rappresenta-zioni sociali il linguaggio simbolico costituisce un sistema dinamico di credenze e metafore, generativo in quanto provvede a dare risposte simboliche a questioni di rilievo, rimane da chiedersi come questa funzione sia coperta da un linguaggio tecnico-operativo: stretta tra il linguaggio del mercato e quello mediatico, la politica rischia di perdere la sua funzione primaria, che non è tecnico-amministrativa ma linguistico-comunicativa (Dominijanni, 1993).

La complessità della relazione esistente tra le componenti esaminate e le tra-sformazioni sociali emerge in particolare nel caso di due Sindaci (Cassinis e Pisapia)

Rappresentazione della cittadinanza per i sindaci di Milano 251

che mostrano alcune incongruenze tra temi evocati e configurazioni valoriali. In questi casi è possibile avanzare un’interpretazione situata, che mette in luce proprio il duplice ruolo che i sindaci hanno come promotori di cittadinanza e membri della stessa comunità, storicamente e politicamente radicati.

In particolare:– Nel proprio discorso, Cassinis evoca i valori dell’armonia tipici dei primi sin-

daci di Milano, ma si differenzia da questi nel lessico. Cassinis è infatti accomunato ad Aniasi, Tognoli, Pillitteri e Borghini dal primato riservato al discorso politico su quello sociale. Da un lato, quindi, egli non si distacca dall’orientamento valoriale del suo tempo, l’armonia; dall’altro egli si fa promotore di forme di legittimazione nuove, ancorate al ruolo di politico. Cassinis propone quindi un discorso polifa-sico in grado di conciliare diverse necessità, di parlare a diversi interlocutori e al tempo stesso specchio di una incipiente frattura politico-sociale. Ricordiamo che Cassinis è stato a capo della prima giunta di centrosinistra organica, risultato della convergenza degli esponenti democristiani, socialisti e socialdemocratici su un uni-co programma amministrativo. Inoltre, fra l’agosto del 1964 e le elezioni politiche del 1968 si assiste, secondo alcune interpretazioni storiche, ad una sconfitta del centrosinistra «romantico» (Tamburrano, 1971) a fronte delle tensioni sociali che sconvolgono il panorama nazionale e cittadino.

– Anche Pisapia sembra presentare un discorso polifasico: coerente con il proprio tempo per quanto riguarda l’esaltazione delle appartenenze territoriali (la centralità di Milano), eppure in grado di entrare in risonanza con dimensioni valoriali tipiche del risveglio democratico del dopoguerra. Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un momento di svolta ed al tempo stesso di forte crisi nel rapporto tra cittadini e istituzioni. Nel 2011 si può assistere a Milano ad un ritorno al potere di un partito di sinistra dopo 15 anni di potere al centrodestra. La sconfitta del Popolo della Libertà alle amministrative non riguarda solo il capoluogo lombardo ma anche le città di Napoli e Cagliari e sembra anticipare la crisi politica ed istituzionale che porterà alle dimissioni di Silvio Berlusconi come Presidente del Consiglio (12 novembre 2011).

Più in generale, la riproposizione recente di una cittadinanza fondata sull’ap-partenenza comune potrebbe essere intesa come frutto della sfiducia verso una go-vernance locale che ha tradito le aspettative dei primi anni Novanta (Salvati, 2010) o come effetto locale di una crisi più generalizzata delle democrazie (Rosanvallon, 2006). Per contro, il ritorno all’Ethnos sembra essere frutto della necessità di ri-sposte simboliche alle trasformazioni in atto. Tuttavia, non si tratta di un ritorno a valori unitari post-bellici, ma del tentativo di ricostruire nuove comunità locali, forme di cittadinanza in grado di aprire Milano al mondo. Si tratta forse anche in questo caso di una tendenza non solo limitata a Milano: «mentre la realtà sociale si frantuma e si corporativizza premendo sul sistema politico rappresentativo in funzione di un “particolare” per di più locale, nuove visioni in grado di mobilitare la “comunità immaginata” sembrano prefigurarsi all’orizzonte, avendo alle spal-le la forza potenziale dell’opinione pubblica. È da lì che potrebbe forse venire la

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spinta etica necessaria ad affrontare i gravi problemi di disuguaglianza sociale oggi all’ordine del giorno e di cui una volta si facevano carico i grandi partiti nazionali» (Salvati, 2010, p. 205).

Ulteriori ricerche potrebbero permettere di approfondire questo punto, esami-nando, anche a partire da analisi secondarie, la corrispondenza tra gli orientamenti valoriali e le scelte di voto espressi negli anni trascorsi dagli abitanti di Milano, così come i contenuti espressi dai Sindaci non solo al momento del proprio insedia-mento ma anche (estendendo il corpus esaminato) in altri momenti topici del loro mandato. Auspicabile sarebbe, a riguardo, anche uno studio retorico-discorsivo dei testi raccolti al fine di approfondire le dimensioni di potere soggiacenti. Inoltre, poiché l’analisi qualitativa si è basata sulla capacità interpretativa frutto della comu-ne appartenenza – potremmo dire della condivisione di un terreno comune – tra chi ha pronunciato il discorso e chi ha esaminato i testi, ulteriori sviluppi potrebbero riguardare gli impliciti colti da persone appartenenti a tempi e background culturali differenti.

Concludendo, la chiave interpretativa proposta lega l’emergere e il susseguirsi di orientamenti valoriali e rappresentazioni diverse alle fasi attraversate dal nostro Paese. Certo, concordiamo con Tajfel (1981) nel rivendicare un ruolo importante, ma «modesto», nelle nostre letture psico-sociali di fenomeni societari complessi, i quali richiedono per la loro analisi contributi di natura sociale, economica, politica. Al fine di corroborare questa lettura sarebbe interessante in primis stabilire quanto i risultati qui emersi siano peculiari alla città di Milano o quanto possano effetti-vamente essere generalizzabili anche ad altre città italiane, quindi approfondire il susseguirsi degli eventi in chiave storico-politica, al fine di fornire una visione anco-ra più comprensiva del valore dei messaggi trasmessi sullo sfondo delle dinamiche societarie in cui essi hanno avuto origine.

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Keywords: citizenship, identity entrepreneurship, values, social representations.

Linda Grazia Pola, Dipartimento di Beni Culturali e Ambientali, Università degli Studi di Milano, Via Festa del Perdono 7 – 20122 [email protected]

Mauro Sarrica, Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale, Sapienza, Università di Sapienza Roma, via Salaria 113 – 00198 [email protected]

Alberta Contarello, Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata, Università degli Studi di Padova, via Venezia 8 – 35131 [email protected]