Impegnarsi in Una Pratica Costante

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    Impegnarsi in una pratica costante

    Detlev Gobelparzialmente editato da Thupten Nyima

    L'inizio di una pratica di meditazione costante comporta un cambiamento negliimpegni abituali della giornata. Inserire, ogni tanto, una breve meditazionenella vita di tutti i giorni relativamente semplice, ma quando si vogliono farele Pratiche Fondamentali del Grande Sigillo, la cosa diventa pi impegnativa erichiede pi tempo. Ecco alcune idee e suggerimenti per chi compie i primipassi sulla via.

    Non solo meditazione...

    Quando sentiamo la parola "pratica", come Buddhisti pensiamo per prima cosaalle pratiche di meditazione. Ma la pratica Buddhista qualcosa di pi, inquanto esistono molti tipi di meditazione, che non necessariamente conduconospontaneamente alla Liberazione e all'Illuminazione. Inoltre, con lameditazione, possono essere coltivate tutte le qualit umane - positive enegative. Per far s che, tramite la meditazione, possano sorgere qualitpositive nella mente e che la mente sia finalmente indirizzata verso

    l'Illuminazione, una pratica Buddhista completa comprende altri due aspetti: daun lato la meditazione collocata in una visione liberatrice, dall'altro uncomportamento corretto. Una visione liberatrice sorge quando si ricevono gliinsegnamenti del Buddha sulla vera natura delle cose, si prende confidenza conessi e, grazie a riflessioni e domande, sorge una certezza interiore. Ci che fas che la nostra pratica ci porti all'Illuminazione, la visione che chisperimenta, ci che sperimentato e l'esperienza sono parti di un'unit, e chela nostra mente contiene gi tutte le qualit di Buddhit come potenziale darisvegliare. La meditazione ci che trasforma la comprensione in esperienza -"scivolando dalla testa al cuore" - poich non si segue il principio di accumulare

    sempre pi conoscenza, quanto invece quello di riconoscere la natura dellamente, che al di l di concetti e idee. Ci che si intende per comportamentocorretto non una costrizione cos come viene intesa nelle religioni teistiche; invece un buon consiglio da parte del Buddha, che ci aiuta ad avere unsviluppo umano completo. Si deve considerare il Buddha come un amico cheha una visione pi aperta. Fa s che poniamo la nostra attenzione su come sisviluppano certi comportamenti e d consigli su come rendere stabili certi livellidi sviluppo che abbiamo gi raggiunto. Questi tre pilastri della praticaBuddhista sono collegati l'uno all'altro. Per esempio, meditare senza avere lagiusta visione, non conduce all'Illuminazione.

    Meditare senza sapere che la mente che sperimenta e le cose sperimentatesono nella loro essenza la stessa cosa, nel Buddhismo viene paragonato a

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    qualcuno che brancola nella nebbia. D'altra parte, quando si cerca di avere lagiusta visione senza praticare la meditazione, certamente si potr diventare ungrande erudito, ma non si riuscir mai ad avere la padronanza delle proprieemozioni perturbatrici e ad arrivare all'essenza degli insegnamenti del Buddha.Lo si pu paragonare a qualcuno che in teoria conosce una strada, ma non la

    percorre mai realmente. Infine, ignorando completamente i consigli del Buddhasul corretto comportamento, sarebbe altres difficile collegare una giustavisione ad una buona meditazione. Questi metodi su come poter rendere sicuroci che si gi raggiunto, possono essere paragonati a dei ganci di sicurezzadurante un'arrampicata.

    Distrazione e ispirazione

    Quasi tutti coloro che, in un modo o nell'altro, desiderano iniziare una praticadi meditazione costante, incontrano tutte le possibili difficolt. Ostacoli

    innumerevoli ci sviano e ci fanno perdere tempo; anzich imparare adosservare la mente stessa che sperimenta, il mondo intero ci sembra uncomplotto che mira a farci perdere nelle numerose immagini sperimentate dallamente. Ci si sorprende, sempre pi, nello scoprire come si evita la pratica delDharma e si nota quanto sforzo consapevole sia necessario per ritrovarel'ispirazione e andare avanti. Per fortuna c' anche tutta una serie di aiutiesterni ed interiori. Innanzi tutto d sempre forza e ispirazione il contatto conun gruppo di amici che percorrono la stessa strada, cos come una fiduciosaconnessione con un maestro. E interiormente, prima di tutto, ci sono il Rifugioe la motivazione altruistica di voler percorrere la via non solo per il proprio

    personale beneficio.

    Come un coltello affilato nel burro, la profonda certezza che alla fine solo lostato di Buddha porta ad una durevole gioia per se stessi e per gli altri, si fastrada tra le distrazioni del mondo condizionato. Ci che piacevole vienesperimentato sempre pi come un dono della mente a se stessa, e ci che non piacevole come una purificazione, come lo sciogliersi di impressioni negativenella mente. Sia il positivo che il negativo, possono anche sviare dalla viaimboccata. Se si per veramente interiorizzata la fiducia, in un attimo tutti gliostacoli svaniscono, perch si sono poste altre priorit nella propria vita. Molte

    cose, che orasi ritengono indispensabili, svaniscono davanti alla grande visionedi raggiungere lo stato di Buddha e di poter aiutare gli altri a farlo. L'esempiopi famoso per questo tipo di fiducia irremovibile e delle sue conseguenze, Milarepa che in una sola vita, da un terribile inizio in quanto assassino ditrentacinque persone, divent un Buddha completamente illuminato. Egli disse:"Se in questa vita non si medita, la si spreca. Quindi meglio preoccuparsi chein punto di morte non ci sia nulla di cui dispiacersi". Leggere la storia della suavita, una delle ispirazioni pi forti che un libro ci possa dare.

    Un principio fondamentale

    Una fiducia come quella di Milarepa non si pu far scattare a comando; sisviluppa e ha bisogno di solide basi che devono resistere anche quando la vitadiventa burrascosa. Questa forza interiore di dare alla pratica del Dharma un

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    ruolo centrale nella propria vita, e di mantenerlo - sia che lungo il percorso cisia gioia, sia che ci sia purificazione -, viene chiamato dai Tibetani col nomeimmaginifico di Njing-ru "Ossa del cuore". E', fondamentalmente, l'impegnocon i cos denominati "Quattro Pensieri che indirizzano la mente", che ci dannole basi e la profondit per restare irremovibili nella nostra pratica di Dharma.

    Grandi maestri hanno gi detto che questi Quattro Pensieri sono pi importantidelle stesse Pratiche Fondamentali, in quanto senza di essi non verr mai datastabilit alla pratica. Senza una comprensione del fatto che ora si in unasituazione molto favorevole e che non sar cos per sempre; senza laconsapevolezza che sulla base del karma siamo responsabili delle nostreesperienze, e che lo stato di non illuminati sar sempre di infelicit rispetto allagioia dell'Illuminazione, non si raggiunger mai una pratica di meditazionestabile. Con un poco di fiducia di base nel Dharma, questi insegnamenti nonsono difficili da comprendere. Che valore dobbiamo quindi attribuire a ci che avolte persino i grandi maestri dicono, e cio che essi stessi non li hanno ancora

    realmente compresi? Ci cui essi vogliono alludere questo: impegnandosi coni Quattro Pensieri non ci si deve accontentare solo di capirli, ma bisognainteriorizzarli veramente. Solamente quello che ci penetrato fin nel midollodelle ossa sopravvive anche davanti alla vecchiaia, alla malattia, alla morte e atutti gli altri problemi della vita. Gli insegnamenti sul prezioso corpo umano,sull'impermanenza, sul karma, sugli svantaggi del mondo condizionato possonoessere stati sentiti una volta sola, ma possono essere andati comunque inprofondit, cambiandoci la visione della vita e del mondo. Oppure possonoessere stati sentiti numerose volte, ma si resta come una pietra nell'acqua, chesi bagna solo esternamente e non internamente. Forse si tratta solo di

    analizzare, con mente aperta, cosa potrebbero aver ache fare con la propriavita e con la situazione di tutti gli esseri.

    Abitudini

    Kalu Rinpoche ha dovuto spesso rispondere a persone che facevano domanderelative a problemi legati alla pratica, dicendo loro che non avevano compresoappieno - per lo meno - uno dei Quattro Pensieri, perch altrimenti nonavrebbero avuto problemi con la pratica. La naturale conseguenzadell'interiorizzazione dei Quattro Pensieri la presa di Rifugio in valori durevoli,

    invece che in cose fugaci e di breve durata. Quindi, all'inizio di ogni nostrameditazione, essi preparano la mente alla Presa di Rifugio e allo sviluppo dellamente illuminata, in modo da darvi sempre maggiore profondit. Sforzarsisenza questa comprensione, e senza prendere rifugio veramente nella praticadel Dharma, ha poco senso e non fa sorgere la giusta motivazione. Nessuno dinoi pu pensare di poter praticare da un giorno all'altro come faceva Milarepa.E' vero che a volte cisono persone che durante un fine settimana fanno costante prosternazioni da farsi sanguinare le ginocchia, ma spesso passano poimesi senza fare pi nulla , il che non ha senso. La cosa migliore fare ognigiorno quello che si pu, in modo da sviluppare un'abitudine giornaliera allapratica del Dharma. Le abitudini sorgono avendo fatto a lungo, spesso permolte vite, sempre la stessa cosa. Si pu cercare malamente di cambiarle in unfine settimana con un'azione d'urto, ma meglio con la perseveranza e la

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    continuit, perch la mente non illuminata come un animale pigro, chepreferisce fare le cose che ha sempre fatto, cio rimanere non illuminato.L'abitudine di trovare pi interessante ci che viene sperimentato, invece dellosperimentatore stesso, una cosa che ci appartiene da un tempo senza inizio.Rincorriamo le immagini nello specchio invece di guardare la superficie dello

    specchio della mente stessa, e questo solitamente perdura per un certo tempoanche praticando, fino a che qualcosa cambia fondamentalmente. L'esperienzache lo specchio stesso infinitamente molto pi bello e interessante delleimmagini che vi si riflettono e che tutto ci che accade nella mente interessante semplicemente perch accade, di solito non si verifica dopo soloun paio di settimane di pratica. Poich, in effetti, una tale esperienza noncorrisponde a quella attuale, il primo passo verso di essa soprattutto avere lafiducia che potrebbe essere cos. Per fortuna tra gli insegnanti della Via diDiamante ci sono esempi viventi di persone che hanno questa esperienza e chedanno la possibilit di parteciparvi, in proporzione all'apertura di ognuno.

    "Noblesse oblige"

    Ci che per pu accadere velocemente, lo sperimentare che la praticaproduce qualcosa di buono in noi e che si sta meglio con se stessi e con ilmondo. Ci si trova in situazioni - prima vissute come problematiche - che ora esempre pi spesso (si nota con stupore), non lo sono pi. Questo ci fa capirequanta libert e gioia ci aspettano lungo il percorso. Se fin dall'inizio si metteun poco di energia nella pratica, si ricevono subito delle buone risposte che

    danno una maggiore fiducia nei metodi, e si ha anche maggiore gioia dallapratica. Questo accade, per esempio, anche con il Phowa, durante il quale - inalcuni giorni di meditazione intensiva nel campo d'energia di un maestropotente, con un forte potere di benedizione - si ha un vero cambiamento, siafisico che mentale. Questa prima veloce esperienza porta una buona spinta allapratica futura. Come spesso accade, anche nella pratica idealmente qualit equantit si unificano. La qualit conferisce profondit alla pratica ed legataalla comprensione, alla buona motivazione, alla devozione verso l'insegnante,alla compassione per gli esseri. Con la quantit si intende che non si pigri,che si utilizza il proprio tempo per praticare, a volte anche come pi

    conveniente. Questo va comunque molto bene, anche perch il IX KarmapaWangchuk Dorje, una volta disse: "Se meditate, mentre la vostra costanza sirafforza con le difficolt, collezionerete innumerevoli qualit". La cosa miglioresarebbe poter avere sia la qualit che la quantit, ma chi ne capace?Siccome le due cose si condizionano reciprocamente, si segue ci da cui si pi attratti. Lavorando con la mente, la quantit ad un certo punto portaautomaticamente, in ogni caso, alla qualit. L'accumulazione di molte e buoneimpressioni nella mente, rende la mente stessa sempre pi aperta adun'ulteriore visione: la mente ha fiducia di poter riconoscere qualcosa di pidella sua vera natura. Se dall'altra parte ci si impegna con gli insegnamenti e illoro utilizzo nella vita, nasce una sensibilit per la profondit del Dharma, equesto porta un desiderio sempre maggiore per la pratica. La scuola KarmaKagyu, che conosciuta anche come Lignaggio della pratica, ha prodotto molti

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    dei pi importanti realizzati del Tibet - "Noblesse oblige". A Gampopa ilsignificato della pratica venne conferito in modo insistente da Milarepa, il suoinsegnante: quando Gampopa fu in procinto di congedarsi da Milarepa, questigli diede tutti i possibili consigli e profezie. Infine gli disse:"Ho ancora uninsegnamento piuttosto profondo, che per non ti posso dare, perch troppo

    prezioso". Che altro poteva fare Gampopa? Part senza questo insegnamento.Ma, improvvisamente, Milarepa apparve nuovamente davanti a lui e glidisse:"A chi dovrei darlo, del resto, se non a te?". Gampopa gli chiese se, perricevere quell'insegnamento, avrebbe dovuto portargli un mandala - come erad'uso in queste circostanze. Milarepa rispose che non era necessario, alz lapropria veste e mostr a Gampopa il posteriore segnato dalle cicatrici callose,dovute alle molte ore di meditazione sulla nuda roccia. E dissea Gampopa, cheera davvero stupefatto:" L'insegnamento pi profondo nel Buddhismo praticare!".

    Idee rigide

    Milarepa stesso l'esempio di una pratica meditativa costante. Ma come vi riuscito? Fu possibile perch il suo Lama, Marpa, gli aveva dato proprio questopercorso. Mentre si stava congedando da Marpa, questi gli disse: "Cerca rifugionella solitudine delle montagne sterili, nella neve e nei boschi." Milarepa fuassolutamente costante nel fare quello che il suo Lama gli aveva detto e, inquesto modo, port grande beneficio a s e a innumerevoli altri esseri. Ad altrimaestri stato detto dai propri insegnanti di dedicare la propria vita e tutte leproprie energie alla divulgazione del Dharma nel mondo, e che in questo modo

    si sarebbero sviluppati come se avessero passato il medesimo tempomeditando. Per questo non si deve essere troppo fissati con idee rigide sullaquantit di pratica giornaliera, poich, come spesso dice Lama Ole Nydahl,"Tutto l'arte del possibile". Seguire con accanimento un "piano dimeditazione" o la propria "tabella di Ngondro" pu renderci ciechi verso tutte lealtre possibilit di sviluppo che ci possono essere mostrate dal nostroinsegnante. Nei nostri gruppi capita di vedere esempi di persone che spesso,proprio perch fanno molto per gli altri, non trovano tanto tempo per la praticaformale e, a malapena, possono fare le Pratiche Fondamentali: dallo sviluppo diqueste persone alcuni bravi meditatori potrebbero imparare ancora molto. Da

    noi la disciplina non al primo posto, come invece in altre scuole Buddhiste.Pensare di pi agli altri, invece che a se stessi, essere aperti alle moltepossibilit in ogni situazione, provare veramente devozione per il maestro,mantenere sempre la visione pura della purezza e bellezza fondamentali ditutte le cose: tutto ci, per noi Kagyu, ha la precedenza.

    Motivazione

    All'inizio ci sono sempre due possibili cause che possono motivarci: la gioiadell'illuminazione e la sofferenza del mondo condizionato. Si pu anche, aseconda di come si , passare alternativamente dall'una all'altra. In Occidenteoggigiorno viene preferito naturalmente l'aspetto gioioso: si tiene presentequale gioia enorme si raggiunga con l'illuminazione, si va da insegnanti che ce

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    ne possono dare un'introduzione, si leggono le biografie di grandi maestri, dallequali si pu trarne una descrizione, si pu immaginare come sarebbe bellopoter rendere felici in modo durevole tutti gli esseri attorno a noi etc. - KunzigShamar Rinpoche una volta diede una risposta molto significativa a chichiedeva da cosa si pu capire se si sono fatte "bene" le Pratiche

    Fondamentali: "Dal fatto che davvero si abbia gioia praticando il Dharma".Utilizzare la gioia lungo il percorso verso l'Illuminazione il cuore della Via diDiamante. La meta una condizione in cui vengono sperimentati spazio e gioiainseparabili, e alcune delle pratiche pi efficaci lungo la via lavoranodirettamente con le condizioni di pi alta gioia, collegate con la comprensionedella loro vacuit. Nella sua vera essenza, la persona stessa che sperimenta -che per nella condizione di essere non illuminato avverte il passaggio dallagioia alla sofferenza - non neutra, bens la pi alta gioia, poich non c' ilconcetto di un io che sperimenta. Esserne consapevoli pu essere di enormeispirazione. I secoli di Cattolicesimo, con le minacce di fuochi infernali, e lo

    stesso stile di alcuni rappresentanti del Buddhismo, la cui vita era povera digioia, hanno reso allergica la maggior parte di noi verso l'altra motivazione,quella della sofferenza: mentre in Tibet l'accento sulle sofferenze del Samsaraera molto marcato, in Occidente allontana le persone. Comunque, al di ldell'aspetto drammatico, ogni tanto si pu pensare a quanta sofferenza c' intutto il mondo. Notizie dall'Africa, dai quartieri poveri del terzo mondo, daireparti degli ospedali, dove vengono curati i malati di cancro o di AIDS,possono far nascere il desiderio di come sarebbe bello poter fare qualcosa pertutti questi esseri. La stessa idea di come sar essere vecchi e malati e morire- e continuare a ritenere di essere davvero questo corpo invece di pensare di

    "avere un corpo" pu dare una buona spinta alla motivazione, senza dovernecessariamente pensare subito al mondo come ad una valle di lacrime.Milarepa, dalla sua particolare situazione, con trentacinque morti sullacoscienza, segu questo secondo principio: egli stesso disse che la paura delleconseguenze karmiche del suo orribile comportamento fu ci che lo spinseverso l'Illuminazione. Indipendentemente da quale dei due principi si segua, sideve fin dall'inizio sviluppare il punto di vista che non si pratica solo per staremeglio noi stessi, ma per essere davvero capaci di essere utili agli altri. Soloquesto fa s che la pratica sia davvero illuminante e non porti unicamente aduna condizione di gioia personale.

    Amici e coloro che ci aiutano

    Solo poche persone sono capaci di praticare a lungo da sole. Per la maggiorparte di grande aiuto avere contatti con un gruppo e poter scambiare leproprie idee con degli amici. Per uno sviluppo completo ottimo ricevere unfeedback dal gruppo di Dharma o Sangha, in modo da non arrivare "su unbinario morto di sviluppo" o crearsi un proprio Dharma per passatempo. Gliamici del Sangha, come in realt tutte le esperienze, dovrebbero essere visticome uno specchio della propria mente. Lavorare insieme nel campo d'energiadi un Sangha qualcosa di diverso dal lavorare come nell'allevamento diconigli della vostra zona, poich tocca e trasforma i livelli pi profondi dellamente. Come diamanti sporchi che si levigano, si puliscono e splendono

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    sempre pi sfregandosi l'uno contro l'altro, un intenso sviluppo dato dallavoro insieme. Inoltre, difficilmente si ha una simile possibilit di riempirevelocemente la mente di buone impressioni, necessarie per riconoscere lanostra vera natura. Nello scambio amichevole all'interno del Sangha, sisperimenta anche che tutti hanno gli stessi problemi e le stesse gioie con la

    pratica, e si pu prendere parte ai grandi tesori pratici dell'esperienza degliamici e di chi ci aiuta. La maggior parte delle persone, per esempio, conduceuna vita pi o meno regolare, e ha provato che molto utile avere un luogo eun momento fisso per la pratica. Se ci si prepara in casa un luogo speciale perla pratica, con un'immagine o una statua del Buddha, ogni volta che lo si vedrsi penser alla pratica, e ci attirer sempre pi spesso. La meditazionecostante in un luogo preciso fa s che vi si accumuli un forza che proteggemolto la pratica. Anche un momento preciso aiuta molto a creare una buonaabitudine. E' molto pi facile praticare in un momento fisso della giornata,piuttosto che aspettare che sorga spontaneamente. Una circostanza,

    quest'ultima, che accade molto raramente: come dicono in tanti, si medita dipi in periodi in cui si conduce una vita regolare, che non quando - non avendonulla da fare - si avrebbero molte pi opportunit.