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  • INSERTOS. TERESA PER I BAMBINI

    S ommar i oEditorialePiù degni del cieloche della terra

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    Radici dell’attualitàAdamo ed Eva alla ricerca ...

    Dai nostri archiviAnno 1964

    La Santa della confidenza3°giorno:confidenza nella Madre

    Amici di Santa TeresaLa mia vita è sicura

    14 Poesia CarmelitanaLa notte della fede

    16 Il grande libro della naturaCritalli di Sale

    Anno sacerdotaleIl cuore del Curato

    Teresa di Gesù 1515-2015“Para vos nacì”

    Notizie CarmelitaneUna storia iniziata 75 anni fa

    25 Notizie CarmelitaneL’Acqua di Melissa naviga

    CuriositàConflitto di traduzioni

    27 Voci dalla RomaniaQuale differenza?

    27 Giornata della lebbraSuor Clemence “fanatica”di carità

    30 Santa Teresa li proteggaNella pace del Signore

    A cura della Provincia Veneta dei Carmelitani ScalziVicolo Scalzi, 13 - 37122 VeronaCon approvazione ecclesiastica.Autorizzazione tribunale di Verona 20/01/1966 n. 191

    Direttore Responsabile: p. Antonio Maria Sicari ocd

    Rappresentante legale: p. Umberto Raineri ocd

    Direttore: p. Giacomo Gubert ocdRedazione: Padri Carmelitani Scalzi

    Santuario di Santa Teresa del Bambino GesùVia Volturno, 1 - 37135 Veronatel. 045.500.266 - fax 045.581.214

    Foto: Foto Soave via L. Manara, 10 - Veronawww.flickr.com

    Impaginazione: Grafiche Vilcar - Villa Carcina (Bs)

    Stampa: Litografi a Casagrande - via dell’Artigianato, 10Colognola ai Colli - Verona

    Spedizione: Nuova Zai - via A. Secchi, 7 - Verona

    PREGHIAMO ...Preghiamo per Beatrice, per la signoraAngela, per la famiglia di Gianluigi e Li-liana, per Carolina, per la signora Emi-lia, per la signora Nicoletta, per lasignora Ave, per Anna, Erika e Giulio,per Giuseppe e Natalina, per l'unità ditutti coloro che credono in Cristo GesùSalvatore, per tutti i sacerdoti.

    Presentiamo le "insigni reliquie"dei beati genitori Luigi e Zelia,custodite nel prezioso reliquiarioopera diell'orefice veroneseLineo Tabarin. L’artista si è ispi-rato ai motivi ricamati da Tere-sina su una pianeta: le due rosein basso rappresentano i coniugiLuigi e Zelia, con cinque gigliaperti (le cinque sorelle) e quat-tro gigli in boccio (i quattro bam-bini morti). Sullo sfondo il nuovomosaico della Basilica di Li-sieux, "Miracle of Grace", donodella comunità filippina franceseed opera di Manuel D. Baldemor.

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  • Il Natale del Signore 2009 ha portato alnostro Santuario uno stupendo dono de-siderato e atteso: da Lisieux sono giuntedue “insigni reliquie” dei beati genitoridi santa Teresa, Luigi e Zelia Martin, cu-stodite nel reliquiario che avete potutoosservare in copertina. Accolte congioia queste sacre reliquie, ci siamochiesti, e vi chiediamo, cari devoti let-tori, il significato di questa nuova pre-senza, il compito che questo donosignifica. Stiamo solo arricchendo la no-stra collezione di “cose sacre”, quasicovassimo per i secoli a venire un nuovomuseo, curiosa raccolta di cose morte?Pensiamo di aumentare il valore dellanostra cara Basilica con supplementi di santità, quasi il Santo dei Santi non ci bastasse!?Non credo! Vogliamo piuttosto seguire lo Spirito dove Esso ci conduce, lo Spirito che hareso feconda la verginale terra di Luigi e Zelia Martin, lo Spirito che, in questi tempibuii di vero amore, ha voluto che questi santi coniugi fossero riconosciuti e conosciuti,quasi un faro nella notte di tante avventure famigliari. Sembra quasi che la santa figliaTeresa voglia indicarci il giardino custodito dove ella, e tutte le sue rose, hanno potutosbocciare con magnificenza ed abbandonanza. Guardiamola questa terra benedetta, de-sideriamola, invochiamola, facciamola nostra. Ecco il nostro compito, di noi che desi-deriamo oggi continuare la missione di santa Teresa di Gesù Bambino.

    Più degni del cieloche della terra

    di p. Giacomo Gubert ocd

    Rit.: Il Signore mi ha dato un padre e una madre più degni del Cielo che della terra! (bis)

    1) Beati voi, genitori di Teresa:Luigi e Zelia Martin; avete custodito la vostra fede nel Dio vivente!

    2) Beati voi, genitori di Teresa:Luigi e Zelia Martin; la vostra famiglia d'amore testimonia la carità!

    3) Beati voi, genitori di Teresa:Luigi e Zelia Martin; la vostra famiglia piena di vita è stata coronata da nove figli!

    4) Beati voi, genitori di Teresa:Luigi e Zelia Martin; avete camminato giorno dopo giorno sulla via della santità!

    5) Beati voi, genitori di Teresa:Luigi e Zelia Martin; avete vissuto pienamente i comandamenti del Signore!

    6) Beati voi, genitori di Teresa:Luigi e Zelia Martin; contemplate per l'eternità il Volto del Dio d'Amore

    7) Beati voi, genitori di Teresa:Luigi e Zelia Martin: vi supplichiamo, volgete a noi lo sguardo e nella gloria pregate per noi

    IL SIGNORE MI HA DONATO UNA PADRE E UNA MADRE(Canto composto per la beatificazione di Luigi e Zelia Martin, il 19 ottobre 2008)

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  • Ho ritenuto utile ri-portare questo tragicofatto di cronaca, col-laborando indiretta-mente, mio malgrado,a questa distruttiva,consensuale e miopeviolazione dell'inti-mità, al fine di sca-vare un po' sotto laparola “normale”. Vi èinfatti una “norma-lità” statistica, checorrisponde a ciò chesembra faccia la mag-gioranza della gente(ed in questo “sem-bra”, in questa perce-zione, vi è tutto ilpotere dei mezzi dicomunicazione) eduna normalità propria

    alle cose, per come esse sono fatte o per come esse propriosono. Se tutte le macchine da caffè diventassero improvvi-samente delle mitragliatrici, nessuno troverebbe la cosa nor-male, anche se ciò accadesse a tutte le macchine da caffèdel pianeta. Ciò che alla luce di questo e di molti altri fattidi cronaca sembra dunque normale è, per dirlo nel modo piùsintetico possibile, che non esista affatto tra Adamo ed Eval'amore vero. Un amore cioè che si prenda minimamente acuore il destino dell'altro. Ed il proprio. Normale sarebbe do-versi attrezzare, materialmente, psicologicamente e spiri-tualmente, alla scomparsa di questo amore vero. Visto chenessuno ti amerà veramente, bisogna organizzarsi in mododa sopravvivere (con minimo danno e massimo vantaggio pos-sibile) ai tentativi d'amore che, inevitabilmente, capiterà ovorremo attraversare. Non insistiamo. Vorremo solo chiederci se questa scomparsa,dai nostri pensieri, dai nostri progetti, dai nostri desideri,dalle nostre azioni, dell'ipotesi stessa dell'amore vero, la suadefinitiva perdita di realtà, sia davvero normale. Lo faremo

    Adamo ed Evaalla ricerca ...

    di p. Giacomo Gubert ocd

    Il Corriere della Sera ha dato recente-mente un certo risalto alla pubblica con-fessione di una giovane studentessamilanese, iscritta al secondo anno del-l'Università Bocconi, che ha reso notod'essere ammalta da alcuni anni di Hiv.Ciò che l'avrebbe spinta a questa dolo-rosa pubblicità è il desiderio che “lagente acquisisse consapevolezza e checomprendesse che l' Aids non è poi tantolontano da ognuno di noi”. L'intervista-trice parla di coraggio e sottolinea lanormalità del caso: potrebbe capitare achiunque, è il messaggio. La giovaneconferma: «Io non sono una drogata, néuna dai facili costumi, né una personasessualmente ambigua; io sono una ra-gazza normale che è stata per 4 anni conlo stesso ragazzo, che non lo ha mai tra-dito, al suo contrario ...”.

    disperata dell'amore vero

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  • ascoltando una storiella grottesca di un autore statuni-tense, Josh McDowell, che si è consacrato alla difesa diquesto “amore vero” presso le giovani generazioni.

    “Un uomo è seduto nel salotto di casa sua e guarda il tele-giornale della sera quando il figlio adolescente entra.“”Ciao, papà”, dice il ragazzo, “conosci qualcosa sulla rou-lette russa?” “Roulette russa?”, risponde il papà distratta-mente. “Intendi quando qualcuno carica un revolver conuna sola pallottola, fa girare il caricatore, punta la pistolasulla tempia e preme il grilletto?” “Sì, è proprio quello dicui sto parlando”, risponde il figlio, eccitato. “Certo cheho sentito parlare della roulette russa”, ammette il padre,guardando un po' il figlio ed un po' il televisore”. “Ma per-ché me ne parli?” Il ragazzo si spiega. “Beh, tutti i ragazzia scuola ne parlano. Pensano che giocare alla roulette russaè veramente forte … e io sono d'accordo con loro”. Il papàguarda verso il figlio con un sorriso a lui noto. “Hai giocatoalla roulette russa, lo hai fatto, vero?” “Certo, dice il gio-vane, quattro volte questa settimana”, dice il ragazzo, an-nunendo vigorosamente. “Con quanti ragazzi”, chiede ilpadre. “Beh, eravamo cinque”, spiega il giovane, “ma Zackha sbagliato. Mi mancherà veramente”. “Sì, quasi mi pia-ceva Zack”, butta là il papà. Il figlio si scuote. “Papà, sentouna tale scossa quando premo il grilletto!” “Ho sentito dirche non c'è nulla di simile”, dice il padre. “Ed è ancora me-glio quando si comincia ad inserire più di una pallottola nelcilindro”. Il padre annuisce con interesse. “Oh, avete giàprovato con due pallottole?” “No, sono cose da bambini”,dice il ragazzo. “Siamo già a tre e la prossima settimanasaliamo a quattro”. “Stai dicendo che 4 colpi su sei sarannocarichi quando giocherai di nuovo alla roulette russa?” “Nonsuona eccitante, papà?” dice allora il figlio ridendo. Ilpadre si ferma e lo studia per un momento. Poi dice:“Bene, figlio, sono contento che tu ti diverta così tanto,ma …”, la sua voce si spezza. “Ma che cosa, papa?”, chiedeil ragazzo allarmato. Il padre prende il figlio per le spalle.“Bene, voglio solo che tu stia at-tento, figlio. La roulette russa puòessere pericolosa se non stai at-tento. Non dimenticare di Zack”.“Non preoccuparti, papà. Staròattento, sul serio. A me non suc-cederà”. “Perfetto!”, dice ilpadre con piacere. “Sapevo chepotevo contare su di te, sono con-tento che abbiamo potuto par-larne insieme”. “Anch'io, papà”,dice il figlio, lasciando la stanza,“Buona notte”. “Buona notte, fi-glio mio”.

    Qui sopra e nella pagina aprecedente: “Adamo ed Eva”dei fratelli van Eyck; partico-lare dell'altare dell'Agnello Mi-stico, della chiesa disan Bavone di Gand (Belgio).

    Qui a fianco: il libronell’edizione in linguainglese: “Perchè l'amore veroaspetta", di Josh McDowell

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  • Avendo ottenuto che la mia bambinaLaura nascesse sana e normale, mandoun'offerta come avevo promesso appenami accorsi della nuova maternità. oradesidero abbonare anche Laura al gior-nalino assieme alla sorellina Graziellaaffinchè la Santa le protegga sempre.

    R. Teresa, Gazzada (VA)06/10/1964

    La nostra bambina Emanuela di 5 anniil 2 luglio fu ricoverata all'ospedale conuna grave formi di nefrite. Dopo unmese invece di migliorare peggiorò, anzii medici dicevano che si trattava di unaghiandola e di ascite. Noi non sapevamopiù cosa fare; allora ci rivolgemmo allacara santa Tersina e anche ad altriSanti. Dopo 8 giorni, ripetuti i raggi,non fu trovato più nulla della ghiandolae dell'ascite, ma le era rimasta solo lanefrite. Dopo 6 mesi di ospedale final-mente è ritornata a casa migliorata eora va anche a scuola. Speriamo che lacara Santa la protegga sempre.

    S. Renato e Clementina, Meolo (VE),16/10/1964

    La bambina B. Loredana di Armido èstata protagonista di uno spettacolareincidente che le poteva essere fatale, madal quale fu salvata perchè sopra di leivegliava lo sguardo amoroso della pic-cola Santa. Il 12 ottobre 1963 nell'usciredi corsa da casa per attraversare lastrada, fu presa in pieno da una mac-china in corsa. Mentre la macchina ri-portava lo sfondamento del fanale e delparafango, la bambina veniva scara-ventata a terra priva di sensi. Data laviolenza dell'urto sembrava che la pic-cola avesse il cranio e il bacino frattu-rato. Portata all'ospedale e sottoposto airaggi non risultava nessuna frattura enulla di grave. Tutto si era risolto in un

    po' di ammaccatture, qualche scalfiturae...tanto spavento. I genitori sono tantoriconoscenti alla Santa e portano ai suoipiedi tutte le loro 5 bambine affinchè lebenedica e le faccia crescere bene.

    Enego (VI), 29/09/1964

    Rose di S. Teresa nella sua Basilica

    Anno 1964

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  • Mia figlia Bianca aspettava la nascita diun bimbo, ma a un certo momento i medicidissero che non c’era più nulla da sperareperchè il bambino era morto. A tale noti-zia io rimasi molto addolorata e promisi as. Teresa di donarle la mia collanina d’orose avesse salvato mia figlia e se la creaturanon fosse morta. I nostri desideri furonoappagati, infati nacque una bella bambina;perciò ora mando la mia collana a S.Te-resa.

    C. Gemma, St. Priest - Isère (Francia)29/10/1964

    Il piccolo A. Mauro a quest’ora poteva es-sere con gli angioletti in cielo, lasciando inimmenso dolore i suoi cari genitori, inveces. Teresa gli ha ottenuto la grazie di guariree di essere ancora la gioia della famiglia.Nello scorso ottobre aveva due anni emezzo quando fu colpito da un grave at-tacco di appendicite con peritonite perfo-rata. Sottoposto a operazione, rimase inpericolo per ben 10 giorni, mentre i geni-tori continuavano giorno e notte a suppli-care la Santa delle rose. Dopo tantatrepidazione finalmente cadde dal cielo larosa tanto desiderata. Quando i mediciconsegnarono il piccolo Mauro ai genitoridissero che dovevano ringraziare vera-mente il Signore perché per conto loro ilbambino aveva avuto ben poche speranzedi guarire. Nel ringraziare la Santa i geni-tori portano il bambino ai suoi piedi e de-pongono un’offerta.

    A. Benito e Lina, Domegliara (VR)28/11/1964

    Il 3 marzo scorso mia sorella Luigina perpoco non fu vittima di un grave incidente.Gettando delle carte sul fuoco non si ac-corse che c’era della polvere da sparo. Av-venne che un’improvvisa fiammata lebruciò i capelli e le ustionò il viso e lemani. La scottatura era di terzo grado ec’era pericolo che mia sorella perdesse gliocchi. Noi sorelle e la mamma invocammosubito S. Teresa promettendole di far cele-brare una S. Messa e di abbonare la sorellaal giornalino. Dopo otto giorni di ospedalemia sorella fu dichiarata fuori pericolo e

    non le è rimasta nessuna cicatrice. Contanta riconoscenza verso S.Teresa mante-niamo il nostro voto.

    La sorella Agnese e la mamma.

    Qui sopra e nella pagina a fianco: Tombetta,inverno 1966: i giochi nella neve dei fratini.

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  • Questa madre, è Maria, la Madre diDio e nostra madre. C’è un legame lo-gico tra il concetto di madre e quellodi confidenza. Si può nutrire una con-fidenza molto grande nel propriopadre, tra fidanzati, forse tra amici,ma la piena confidenza, totale, inte-grale, non riguarda che la madre. Puòesserci qualcosa in ciascuno di noi chenon si osa confidare a coloro che cisono più vicini. La madre tuttavia faeccezione. A lei, noi possiamo diretutto. Quando tutto si incrina e si rompe,quando le onde minacciose si accumu-lano sopra le nostre teste, quandosembra che tutto sia perduto, cheGesù non si mostri e che non ci sia piùalcuna stella in cielo, non ci resta cheMaria, la Madre. È lei il nostro ultimo rifugio, forse l’ul-tima tavola di salvezza per il poveronaufrago, forse solo una pagliuzza percolui che sta annegando: si rende pre-sente, ma noi solo in seguito lo sco-priamo e capiamo che questapagliuzza, questa tavola che ci è of-ferta è la mano di Maria, bianca comela neve, nostra Madre!

    È una mano sicura! Afferriamola e ci tirerà a riva. A volte abbiamo motivo diturbarci per l’ignoranza e la ristrettezza dello spirito umano. Hanno ricevutouna madre, quella che è persino la Madre di Dio, e tutto procede come nonse ne accorgessero! Maria è loro madre e non lo sanno nemmeno! Si trascinanoper il mondo come bambini senza madre. Non accettano persino colei che èl’eletta, la migliore delle madri. Cento volte cominciano un cammino di fede,cento volte lo abbandonano, lo riprendono di nuovo senza tuttavia viverne.Non fanno che passi falsi, se ne lamentano ma non procedono. Pregano ancheMaria, è nei loro programmi, ma ciò non significa nulla per loro: non è che unnome vuoto.

    3°Giorno:confidenza nella Madre La novena della fiducia

    da “La sainte de la confiance Neuf jours de méditations avec Thérèse de l’EnfantJésus” di p. Marcel Boldizsar Marton ocd, - Éditions du Carmel – Toulouse 2007.

    Traduzioni p.Giacomo Gubert, ocd

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  • Ascoltiamo piuttosto la Piccola Te-resa: “(…) amo tanto la Santa Vergine…!” (Ms C 25v°) “(…) Quanto avreidesiderato essere sacerdote per pre-dicare sulla Santa Vergine! (…) Avreiprima fatto capire quanto poco si co-nosca, in realtà, la sua vita. (…) sonosicura che la sua vita reale doveva es-sere semplicissima. La presentanoinavvicinabile, bisognerebbe mo-strarla imitabile (…). Sappiamo beneche la Santa Vergine è la Regina delCielo e della terra, ma è più Madreche Regina (…). Comunque ho dettonel mio Cantico: « Perché ti amo, oMaria! » tutto ciò che predicherei sudi lei.” (UC 21.8.3, 23.8.9) “OhMaria!” Quanto questo grido è elo-quente. Vi si trova tutto l’amore e laconfidenza infinita del figlio. “OMaria, esclamò Teresa un giorno, seio fossi la Regina del Cielo e tu fossiTeresa, vorrei essere Teresa perché tufossi la Regina del Cielo!!!..” (Pr 21).“Oh, la Vergine Santa!” Noi non sap-piamo veramente chi Ella è! Almeno,non come la Piccola Teresa! Non riu-sciamo a capire, e questa è l’essenzadel male, che Ella è la Madre cheGesù ci ha donato. Se ne prendessimocoscienza, anche una sola volta, conla forza della verità, noi avremmouna fiducia infinita in Maria. Sa-remmo come degli autentici figli,quelli di cui parla Gesù: “Se non di-venterete come dei bambini, non en-trerete nel regno dei cieli” (Mt 18,3).Il bambino dice tutto a sua madre.Anche Teresa deve tutto a Maria. Per-sino la sua vita. Poiché Maria èmadre, ed è perciò che gioca un ruolonella vita di ognuno di noi. Un ruolodecisivo nella vita di coloro chel’amano molto. Come in quella dellaPiccola Teresa. Con un solo sorriso,Maria l’ha guarita. Le ha ridonato lavita. Questo sorriso è sufficiente perfondere il ghiaccio: “l’inverno è pas-sato, è cessata la pioggia, se n’è an-data” (Ct 2,11). “Il piccolo fiorerinasceva alla vita” (Ms A 30v°). Con-fidenza! Basta andare a Lei, non

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  • guardare che Lei, senza parlare,solamente di farle fiducia. Che ilcalore della confidenza regni neinostri sguardi e nostra madremostrerà d’essere la miglioredelle madri. E se non crediamodi mancare di confidenza?! …Una ragione in più per andare aLei! Il suo sorriso suscita la con-fidenza, ciò che può essere l’ef-fetto anche di un semplicesorriso terrestre. Quando Mariaci sorride, le ali bianche dellaconfidenza fanno volare i piccolinulla della nostra vita verso ilporto dell’eternità beata. Qualefu l’effetto del sorriso di Mariasul bambino sconsolato? Ascol-tiamo: “All'improvviso la Ma-donna mi parve bella, così bellache non avevo mai visto nulla dicosì bello: il suo volto spiravauna bontà e una tenerezza inef-fabile, ma ciò che mi penetròfino in fondo all'anima fu « l'in-cantevole sorriso della Madonna». Allora tutte le mie sofferenzesvanirono (…). Ah, pensai, la Ma-donna mi ha sorriso, … “ (Ms A30r°). Maria le ha reso la vita, econ la vita, la fiducia, e con lafiducia, la felicità. Il vero figlionon fa tutto con sua madre?! Edè esattamente per questa ra-gione, perché la confidenza delfiglio li unisce indissolubil-mente. Ascoltiamo ancora la Pic-

    cola Teresa! Quando per obbedienza comincia a scrivere il suo manoscrittoautobiografico, ella prima di tutto va ad inginocchiarsi davanti alla Vergine delsorriso: “ (…) l’ho supplicata di guidare la mia mano affinché io non tracci unasola riga che non le sia gradita” (Ms A 2r°). Quale fiducia e quale amore!Quanto parte in pellegrinaggio per Roma, la prima cosa che fa passando perParigi, è di cercare la statua della Nostra Signore delle Vittorie. Teresa partecon Maria, Teresa prega con Lei. Prima di correggere gli errori delle sue no-vizie, si volge a Maria per non dire cose che potrebbero dispiacerle. Al puntoche le sue novizie si stupiscono del fatto che Teresa indovini i loro pensieri piùsegreti: “Se sopraggiunge una preoccupazione, una difficoltà, subito mi ri-volgo a lei e sempre, come la più tenera della Madri, prende a cuore i mieiinteressi! Quante volte, parlando alle novizie, mi è capitato di invocarla e disperimentare i benefici della sua protezione materna! …” (Ms C 26r°). “Que-sta è la via maestra della vita mariana: vivere con Maria, fare tutto con Lei enulla senza di Lei! … Maria è presenta anche quanto fa la comunione. Al mat-

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  • tino dell’otto maggio “non era stataforse Lei a deporre nel calice del suofiorellino il suo Gesù, il Fiore deiCampi, il Giglio della valle? …” (Ms A35v°). Ed anche in seguito, nelle suecomunioni, Teresa domanda con fidu-cia a Maria di sgombrare le rovine dalterreno della sua anima e di drizzarviuna tenda per Gesù, e quindi di ador-narla col proprio manto. Figlia per-fetta, ella è sempre con sua madre,fa tutto con Lei e anche tutto siaspetta da Lei. Ce lo spiega con unaneddoto delizioso: “Conduce ad unagrande terrazza una scala con moltigradini. Ai piedi della scala, un bam-bino piccolo tenta di salirla, ma perquanto sollevi i suoi piccoli piedi, nonriesce a posarli sul gradino succes-sivo! La mamma è al termine dellascala, sulla terrazza. Il bambino pic-colo vorrebbe salire sino alla madre,ma non ne è capace e sua madre lochiama invano. Il bambino non rinun-cia. Ha fiducia in sua madre: prova,chiama sua madre sino a che ellamossa da pietà per il figlioletto,scende a cercarlo e lo prende in brac-

    cio” (Consigli e Ricordi). Quest’im-magine è molto istruttiva. L’impossi-bile diventa possibile. Ciò che nonriusciamo a risolvere, Maria, nostraMadre, lo fa al nostro posto. Dob-biamo solo desiderarlo. Nulla ci puòaiutare meglio a seguire la piccola viadella Piccola Teresa della confidenzaassoluta in Maria. Non si può esserefigli senza avere una madre. Comepotremmo seguire questa via se Marianon ci prendesse per mano. La pic-cola via dell’infanzia è quindi anchequella della confidenza, il totale ri-mettersi a Dio, la via mariana! Dob-biamo tuttavia farci un’ideaperfettamente chiara di tutto ciò. Sesogniamo la santità, se aspiriamo aduna felicità autentica, se nutriamodei grandi desideri, se vogliamotutto, dunque Dio, Gesù, il Paradiso,l’eternità beata che non avrà maifine (tutto ciò non è che una cosasola!), solo con Maria potremmo ot-tenere ciò. Ma la nostra fiducia in leidovrà essere assoluta e costante; bi-sogna che siamo totalmente suoi. LaPiccola Teresa lo dice: “Ci misi tutto

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  • il mio animo a (…) consacrarmi a lei;come una bambina che si getta tra lebraccia di sua Madre (…) ” (Ms A35v°). Anche noi possiamo prenderequesta decisione. Non ci perderemoma anzi ci potremo guadagnare moltoe persino tutto. La grande confidenzatra madre e figlio crea una relazionemagnifica. Sarà il loro segreto, non loconosceranno che loro due, Maria el’anima. La madre celeste favorisce isuoi figli e lo fa sapere loro. Questabella relazione con Maria, intima, mi-steriosa, può essere la più dolce feli-cità sulla terra. Ricordiamocisolamente il tempo della nostra in-fanzia! Quante volte eravamo allorain un’unione confidente con la nostramadre della terra. Non avevamo se-greti per lei, né lei per noi. Questarelazione confidente ed ineguaglia-bile tra la Piccola Teresa e la SantaVergine è chiaramente espressa nelladescrizione della scena che ebbeluogo davanti alla statua della SantaVergine nella chiesa di Nostra Signoradelle Vittorie a Parigi: “Ah, quello cheho provato ai suoi piedi non lo potreidire! … Le grazie che mi concesse mi

    commossero così profondamente chesolo le lacrime espressero la mia feli-cità (…) . La Madonna mi ha fatto sen-tire che era veramente lei che miaveva sorriso e mi aveva guarito. (…)Con quanto fervore l'ho pregata di cu-stodirmi sempre e di realizzare pre-sto il mio sogno nascondendomiall'ombra del suo manto verginale! …”(Ms A 57r°). Teresa confida a sua so-rella Celina un ingenuo segreto: “Avolte mi trovo a dirle: « Ma mia buonaSanta Vergine, trovo che sono più for-tunata di te, perché ti ho per Madre,ma tu, tu non hai una santa Vergineda amare...” (LT 137). Si potrebbedirlo meglio? … Dov’è l’anima, anchemediocre, che non faccia catturareda questo dolce desiderio di relazioneconfidente con la più degna d’amoredi tutte le madri? Dipende solo da noi!È questo l’esempio che ci dona labeata santa della confidenza. Decidoche d’ora in poi andrò da mia Madre,da Maria, perché attraverso il suo sor-riso celeste, mi insegni la confidenza,Il mio motto sarà: Con Maria! Tuttocon Lei, nulla senza di Lei.

    Il Santuarioparigino di Nostra

    Signora delleVittorie, così caro

    a santa Teresa,gremito nel giorno(3 maggio 2009)

    dell'arrivo delnuovo reliquiario

    dei beati Luigie Zelia Martin.

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  • Tutta la nostra magnifica Basilica parla di santa Teresa edel Dio che volle amare e far amare. Anche il visitatore di-stratto o impreparato, volgendo lo sguardo di qua e di là,rimane colpito dall'uno o dall'altro particolare artistico, dauna statua, una vetrata, un mosaico, una frase scolpita odipinta in qualche angolo. Tra le tante parole di Teresa chela Basilica ci comunica, la più recente, la più giovanequindi, ha compiuto il 6 gennaio scorso solo 100 anni. Èdunque una parola postuma, essendo Teresa morta 13 anniprima. È una frase celeste, è la frase che mostra scolpital'angelo di marmo posto a fianco dell'urna di santa Teresa,nella sua cappella. “Seguite la mia piccola via perchè è si-cura”. Una parola incoraggiante e coraggiosa che, in un di-verso contesto, potrebbe essere giudicata orgogliosa opersino spudorata: chi può avere questa certezza su sestesso e sul proprio insegnamento se non chi vive nellareale e totale certezza di Dio? In cielo e sulla terra, cometestimoniò all'epoca la sorella Celina. È infatti questa laparola che santa Teresa di Gesù Bambino pronunziò amadre Carmela del Cuore di Gesù, la notte del 6 gennaio1910, nel monastero delle carmelitane scalze di Gallipoli.Così si svolsero i fatti, secondo il racconto di Francesco Vi-tale (www.missioocd.org). Il monastero di santa Teresa a Gallipoli era in grandi dif-ficoltà economiche e i debiti avevano raggiunto il tetto delle trecento lire. Quellanotte la priora, da tempo ammalata di pleurite, ebbe la sensazione che qualcunostesse scoprendola e scuotendola per svegliarla. Ancora assonnata disse: «Lascia-temi, poiché sono tutta sudata». Sentì rispondere: «Non temete, ciò che faccio èper il vostro bene. Dio si serve indifferentemente degli esseri del cielo come diquelli della terra: ecco, io vi porto cinquecento lire per i bisogni della vostra co-munità». Madre Carmela fino al 1908 non aveva mai sentito parlare di quella gio-vane carmelitana d’oltralpe. Ma in occasione delle difficoltà del monastero avevachiesto a tutta la comunità di pregare questa suora carmelitana morta in odoredi santità. Quella notte tuttavia madre Carmela stentava a rendersi conto diquello che stava accadendo. Il racconto fatto alle monache l’indomani, i soldi re-almente trovati in una cassettina, e alcuni particolari del dialogo, convinsero lemonache a scrivere al monastero di Lisieux dove vivevano ancora le sorelle di Te-resa. Ma fu proprio l’ultima frase pronunciata in quella notte a convincere: “Lamia via è sicura. Non mi sono sbagliata seguendola”. Proprio a Celina qualchetempo prima di morire suor Teresa di Gesù Bambino aveva detto “un giorno vi faròsapere se la mia via è sicura”. Ecco perché questo miracolo fu segnalato congrande rilievo alla Congregazione per le Cause dei Santi e fu ritenuto utile per ilprocesso di beatificazione e poi canonizzazione di Teresa Martin. Questo anniver-sario hanno festeggiato a Gallipoli nelle scorse settimane. A questi bei festeggia-menti ci uniamo anche noi, grati al Cielo per averci dato questa “via sicura”.

    La mia via è sicura100 anni or sono a Gallipoli

    di P. Giacomo Gubert ocd

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  • La notte della fede

    E questa oscurità li purifica fino alle radici.Qui d’acutezza credono.

    Beatamente al sì dell’incontrarti

    nel buio della bocca.

    4

    Perché me intera storce la libertàdi fidarmi di te oppure no? ah vertiginedella bambina buia: orfana. Io.

    E sono solo il dubbioche esista Dio.Mezzanotte di ruga e ruga a coincidere.

    Congiunta con il niente che mi tenta.Giù per la gola cupa se mi nego.Me la disperazione.

    5

    Se non che il buco è ventre.E qui la privazione tu mi giri

    che accetto generosa.

    Più non mi sforzo di uscire dalla prova.Dentro ai fianchi contenta che mi palpitiPietà come Latebra.

    Cieca mi lascio a te che sei le spalledel silenzio e tra noi l'opaco ripararebianchi vagiti genera.

    Una poesia di Giovanni Costantinida “lo Sposo è MezzanotteEdizioni Ares Milano - 2000”

    Sui piedi propri testardi prillano .puntuati al disamoreprogenie delle tenebre.

    Dalla superbia sperdonola fede del consistereper i riscoli delle notti d’egitto.

    E di derelizione a scaricarsinel caos di babelconfusione nera.

    2

    Da tua Grazia qualcuno,figlio di trasparenze, che da dovunqueimpoli di mirarti si compiace.

    Invisibile come ti fissasse di raggi non ancipitiVolto che gli risplendi.

    E la serenità di Labbro e labbroche lo fa lucea quel Baciarvi D’Amen.

    3

    Ma i più ti sperimentanoPadre di nascondigli che li trapanano:scorsi da ombre acerbe.

    “Perché me intera storce la libertàdi fidarmi di te oppure no?”

    Santa Teresa di Lisieux patisce la notte della fedee l'accetta perché i fratelli che l'hanno perduta ritornino a credere.

    (Giovanni Costantini)

    di p. Giacomo Gubert ocd

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  • Il dramma della confidenza

    La domanda, l'unica, di questo per-corso nella notte di santa Teresa èchiarissimamente incisa nelle parolecentrali di questa poesia di don Gio-vanni Costantini: “Perché me interastorce la libertà di fidarmi di te op-pure no?” Esse mostrano il drammadella confidenza, il dramma della“Santa della confidenza” di cui tantoabbiamo scritto in questi mesi. “Ahvertigine della bambina buia: or-fana”. La notte ci ha resi buii, il pos-sibile aggrovigliamento dellasemplicità fa girare il capo, il vuotogrande dello “oppure no”, pura e ne-gativa possibilità della libertà, suo li-mite inferiore, ci dà le vertigini, ilmuro che chiude, sopra questo vuotoabisso, il Cielo, ci rende orfani. Nonresta che lo “Io”, distanziato, quasiin esilio. Questa è la condizione co-mune, di quei molti che Teresa scelsecome fratelli: “i più ti sperimentanoPadre di nascondigli che li trapa-nano:”. Nascondigli dolorosamenteperforanti, colmi di un non ancora il-luminato, di un non ancora presente“scorsi da ombre acerbe” che apronovie di purificazione radicale. Credere

    acutamente è alloravedere la trasforma-zione, l'incorporazionedivina dei nascondigliche diventano “buiodella bocca” luogod'incontro nell'assensodella fede. Mezzanotteè la “gola cupa” delladisperazione, “se minego” se vince ilniente “che mi tenta”e a cui sono congiunta.Ma soprattutto Mezza-notte È lo Sposo, oradell'incontro, “buio della bocca”, ri-sposta dell'attesa. In quell'ora “ilbuco”, la “gola cupa”, la “vertigine”è, dopo un vuoto, un salto, una so-spensione, ... “ventre”, buio fe-condo. Luogo in cui è buono stare“più non mi sforzo di uscire”, prova“che accetto generosa”, in cui non èpiù questione di “Pietà” o di “Late-bra”, di “luce dell'amore conosciutoe corrisposto” o “buio della nonfede”, ma di divina generazione “dibianchi vagiti”, novità immacolatadella nascita dal silenzio e dallo“opaco riparare”, il nostro differentedal Suo riparare immacolato.

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  • Il cloruro di sodio (NaCl o sale da cucina) è uno deisali più comuni sul nostro pianeta, costituendo la basedell'acqua di mare. Un metro cubo di acqua di marecontiene in media 30 Kg di cloruro di sodio e altri sali(carbonato di calcio, solfato di calcio...) in percen-tuale minore.L'uomo e gli animali superiori, essendo composti peroltre il l'80% di acqua salata, ne sono ricchi e ne de-vono assumere regolari quantità, soprattutto attra-verso il cibo, per integrarne le perdite. Per questo nonesiste organismo vivente superiore che possa fare ameno del sale. E per questo l'uomo, sin dalle epochepreistoriche, ha ricercato, prodotto e commerciatoquesto bene così importante.

    Che cosa occorre:- un vasetto pieno di acqua calda- sale da cucina- un cucchiaio- un pezzetto di cordino- un chiodo- una matita

    Come procedere:- Riempi il vasetto di acqua calda e aggiungi il salefinchè noti che non se ne scioglie più (circa un cuc-chiaio di sale ogni 30 ml di acqua);.- attacca il chiodo ad un'estremità del cordino e an-noda l'altra estremità alla matita;- metti la matita di traverso sulla bocca del vasetto elascia pendere il cordino nell'acqua salata, facendoattenzione che il chiodo non tocchi il fondo;- riponi il tutto in un ambiente caldo.

    Che cosa succede:Dopo qualche giorno (devi attendere di più se lasci ilvasetto a temperatura ambiente invece che in am-biente caldo) l'acqua evapora e sul cordino si deposi-tano cristalli che al gusto risultano salati.

    Spiegazioni:Tutti sappiamo che il sale da cucina (cloruro di sodio)è un composto che si scioglie bene nell'acqua.Quando, continuando ad aggiungere sale e mesco-lando, osservi che il sale non si scioglie più, hai otte-nuto una soluzione satura.

    Cristalli di salea cura di Silva Valentini

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  • Una soluzione è detta satura quando contiene la mas-sima quantità di soluto (il sale) che il solvente (l'ac-qua) è in grado di sciogliere ad una data temperatura;Anche a temperatura ambiente, l'acqua evapora (cioèda liquida passa allo stato gassoso). A mano a manoche l'acqua nel vasetto diminuisce, parte del sale cheera disciolto cristallizza e si addensa sul cordino in cri-stalli di forma cubica. Se l'acqua si asciugasse com-pletamente rimarrebbe solo il sale. (il tavolo) la scatola cade perché la forza di gravitàagisce su quel punto. Quando metti le monete nel-l’angolo il baricentro si sposta in quel punto, per cui lascatoletta rimane in equilibrio finchè quel punto èsulla base d’appoggio.

    Le saline di Cervia:Come il sale anche gli altri elementi o composti pos-sono cristallizzare a determinate condizioni di tempe-ratura e pressione, dando origine a quei meravigliosicristalli dalle forme e colori caratteristici che si pos-sono trovare nei giacimenti.Esistono cristalli grandi, piccoli, piccolissimi: le lorodimensioni dipendono dal tempo e dallo spazio chehanno avuto per accrescersi.

    Le saline:Esistono vere e proprie miniere di sale (le più famosein Toscana, Sicilia, Calabria), che si sono formate circa5 milioni di anni fa, quando il mare Mediterraneo eraun mare completamente chiuso e poco profondo da cuil'acqua evaporava velocemente; il sale in esso conte-nuto si concentrava e precipitava andando a formaregrandi giacimenti salini.Ma il sale delle nostre tavole viene soprattutto dallesaline. Una salina è costituita da una serie di vaschepoco profonde e collegate tra loro, nelle quali l'acquadel mare evapora per l'irraggiamento solare, e dove diconseguenza avviene la del sale.Oggi sono quasi una ventina le saline italiane ancoraben individuabili, di cui solo quattro quelle marittimeancora sfruttate industrialmente - S.Antioco (CA), Tra-pani, S.Margerita di Savoia (Barletta) e Cervia -, manell'antichità erano sicuramente più numerose e dimolte ci rimangono interessanti testimonianze stori-che. In pratica quasi ogni importante città di mareaveva la sua salina: da Siracusa a Roma (Ostia), da Ve-nezia sino a Trieste.

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  • Il card. Anastasio Alberto Ballestrero(1913-1998), carmelitano scalzo, ha ri-coperto numerosi incarichi nellaChiesa: preposito generale del suo Or-dine per dodici anni, arcivescovo diBari e poi di Torino, presidente dellaConferenza Episcopale Italiana. Ma èsoprattutto conosciuto come predica-tore di esercizi spirituali: ne ha predi-cati centinaia, soprattutto allereligiose e ai religiosi e ai preti, senzadimenticare quelli dettati in Vaticanoalla presenza di Giovanni Paolo II.

    Il cuore dei sacerdotiIl libro “Il cuore del curato d’Ars”.Linee di spiritualità sacerdotale, editolo scorso anno dalla editrice Elledici,contiene i testi di due corsi di esercizipredicati ai sacerdoti nel 1986 e nel1987, dal titolo rispettivamente: Ilcuore del Curato d’Ars. Itinerario disantità presbiterale e Il cuore delprete. presenza viva di Cristo nellaChiesa.Accomuna le due parti la parola cuore,ma a nostro avviso l’elemento che me-glio raccoglie tutta la predicazione èquello della fede: è questo il punto divista dal quale comprendere l’identitàdel sacerdote e della sua missione.Certamente questo corrisponde allasensibilità del predicatore, ma ancheall’oggetto che viene consideratosfugge a criteri puramente psicologicio sociologici. E proprio il caso di Gio-vanni Maria Vianney è eloquente. Trat-tando dell’umiltà – ad esempio – P.

    Anastasio esorta: «Credo che raramente nell’identificare un prete la compo-nente dell’umiltà abbia avuto tanta parte come nella vicenda di questo santoprete. (…) Oggi sono cambiati i tempi e le mentalità; si direbbe quasi che ilcamminare verso il sacerdozio autorizzi, e quasi obblighi ad essere delle per-sone piene di sé, piene di incondizionata fiducia nelle proprie risorse, pienedi sicurezze in tutte le direzioni. E a volte forse ci capita di pensare che neicriteri attitudinali di una vocazione, siano proprio queste qualità a contare:è un carattere sicuro di sé, che non arretra di fronte a nulla, che è lucido, chenon conosce discontinuità. Che belle qualità per essere prete! E il povero Cu-

    Il cuore del Curatodi P. Angelo Lanfranchi ocd

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  • rato d’Ars di queste qualità nonne aveva nessuna». E poco piùavanti spiega: «Questo giovaneprete che a 30 anni ha tantapaura dell’inferno perché è unpovero prete, ci deve far pen-sare. Carissimi, siamo troppo di-sinvolti e trasferiamo certesicurezze psicologiche, che pos-sono anche essere ricchezze, afronte dell’immensità dei doni diDio che invece devono farsi sen-tire soccombenti, ci devono por-tare a quel convincimento cheDio è infinitamente grande, chelui solo è Signore e che l’esserepreti ci obbliga ad essere felicidi essere poveri, miseri, impo-tenti per rendere così testimo-nianza alla potenza, all’amore,alla gloria del Signore».

    La santità nella missioneCon questa prospettiva rilegge iltema del ministero nel qualeogni prete deve totalmenteidentificarsi; l’Eucaristia e lapreghiera, il perdono e la croce,il servizio della parola e la vitadi carità, per concludere con iltema della prova nell’esistenzadel sacerdote: «Il prete non puònon essere un tribolato, fa partequesto della sua identità, dal momento che egli è ministro di unmistero di croce, di redenzione, e anche perché, attraverso ilministero, deve anche lui superare le vicende di una santitàverso la quale si cammina ma che non si è ancora raggiunta».Perché se la fede è il punto di partenza dell’identità sacerdo-tale, la forma che questa assume è quella del ministero in cuigiungono a perfezione ascesi, spiritualità, cultura di un prete. Presentato così potrebbe dare l’idea di un testo pesante. Certola parola di P. Anastasio non indulge in svolazzi spiritualistici oin giudizi carezzevoli ma si presenta – in coerenza con la paroladi Dio – come una «spada a doppio taglio». E tuttavia nonstanca, non rende tristi e non suscita amare nostalgie. Anche laconsiderazione degli aspetti più impegnativi della vita di un sa-cerdote è in funzione della speranza, perché viene ancorata suuna fede che non illude ma da reale solidità e sicurezza. In par-ticolare prezioso quel breve esame di coscienza posto al termine di ogni con-versazione: non per fustigare i difetti, ma «teresianamente» per mostrarequanto bene si può realizzare quando ci si rende disponibili all’azione divina.Un libro che bisogna leggere quando occorre ritrovare la gioia di essere preti.

    Sopra: la reliquia delcuore del S. Curatod'Ars.Sotto: la copertinadel libro del CardinalBallestrero.

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  • S. Teresa di Gesù, nata ad Avila nel 1515e morta a Alba de Tormes nel 1582, èuna monaca, riformatrice dell’anticoordine nato sul monte Carmelo nel XIIIsecolo. È vissuta nella Spagna del cosid-detto «secolo d’oro», e per la maggiorparte in Castiglia, nella città di Avilanon lontano da Madrid, Salamanca eValladolid. I suoi figli, i «carmelitaniscalzi», dedicheranno cinque anni distudio e di riflessione per preparareconvenientemente il quinto centenariodella nascita. Il motto che accompagnaquesto lavoro sarà il ritornello di unasua lunga poesia: Para vos nací; «Sononata per Te, Signore». E questo identi-fica in modo significativo la missione ri-coperta da Teresa nella Chiesa: esseretestimone di quel rapporto intimo con

    quel Dio che ha scelto l’anima di ogni creatura – come un signore il suo ca-stello – per renderla sua degna dimora. Per capire Teresa è necessario guar-dare la società in cui visse, i suoi aspetti storici, culturali, spirituali, e poi lavita quotidiana, la famiglia, la situazione della donna, la vita della Chiesa.

    Verso un unico regno di Spagna La Spagna, al tempo di Teresa non esisteva come nazione, ma era un insiemedi regni indipendenti: quelli di Granada al sud, Navarra al nord, ed in mezzoi regni di Castiglia, Aragona, León e Portogallo. Quando nell’ottobre del 1469,si sposarono Isabella di Castiglia e Fernando di Aragona, i due regni più po-tenti della penisola si unirono e così si ebbe un primo passo verso la costitu-zione di uno stato unico. L'unione realizzata dai Re Cattolici lasciò intattal’autonomia di ogni regno. L’unica istituzione che vollero in tutta la Spagnafu il Tribunale dell'Inquisizione, soggetto alla loro diretta autorità come unvero e proprio strumento del potere reale per la difesa della fede cattolica.Il libro della Vita, il primo scritto da Teresa, venne denunziato all’Inquisi-zione, ma non fu mai condannato. Il Regno di Castiglia è il più esteso (il 76%del territorio) ed è il più popolato (alla fine del XVI, l’81% della popolazione).Possiamo dire che lo splendore del regno di Castiglia spiega anche la fortunadella Riforma di Teresa e di Giovanni della Croce.

    Il secolo d’oroIl Secolo d’oro fu il periodo di maggior splendore della storia spagnola. Fu iltempo dell’espansione politica, culturale, artistica e spirituale.

    Para vos nací Verso il 500° anniversariodella nascita di s. Teresa d'Avila

    di p. Fabio Pistillo ocd

    ImpaginatoOKRIVISTA (originale):Layout 1 28-01-2010 8:30 Pagina 24

  • Si viveva in una società sacralizzatadove tutto era religioso, per esempioi contratti si facevano en el nombrede Dios e l’affare più importante daconcludere era la salvezza. S. Teresafu contemporanea di altri 15-20 santispagnoli, ed ebbe contatti con moltidi essi. Fu il tempo dell’espansioneverso l’America: era considerata unaterra di missione dove i popoli eranoda evangelizzare. Moltissimi giovanipartirono dalla Spagna; fra essi molticugini e fratelli di Teresa.

    Alla conquista dell’AmericaMa l’impresa americana segnò l’espe-rienza della Santa soprattutto da unaltro punto di vista. Quando nel par-latorio di S. Giuseppe le suore si riu-nirono per ascoltare la testimonianzadel missionario p. Maldonado, unospettacolo impensato si aprì davantiai loro occhi: la crudeltà e le violenzeverso quei poveri uomini ridotti allaschiavitù! Gli indios preferivano nonfarsi battezzare piuttosto che entrarenel paradiso dei conquistadores.Dopo averlo ascoltato Teresa si ritiròin solitudine invocando Dio per tutti imilioni di uomini che si stavano per-

    dendo. In una lettera a Lorenzo arrivòa scrivere: “Alcune volte penso chesiamo peggiori delle bestie poichénon intendiamo la dignità della no-stra anima” (Toledo, 17 gennaio1570). È il tempo in cui gli ebrei e imusulmani sono costretti a conver-tirsi al cattolicesimo oppure abban-donare la Spagna. Il nonno di S.Teresa – Giovanni Sanchez di Toledo –era un ebreo convertito al cattolice-simo. Abbondarono in quegli anni igruppi religiosi molto vicini all’eresiae di visionari. Di fatto nelle opere dis. Teresa troviamo molti riferimenti aquesto ambiente spirituale. Ciò che ci interessa veramente ècome in questo periodo nacque unastella, Teresa di Gesù, che con la vitae la dottrina ha dato un suo origina-lissimo contributo alla Chiesa: esserepersone contemplative per la Chiesa.L’orazione intesa come un’amiciziacon Dio che abbraccia tutt’intera lavita, in modo che la preghiera diventivita e non solo uno sporadico inter-mezzo. Lo scopo della vita, la suamissione è vivere in questo modo peril bene della Chiesa. (I segue)

    Pell

    egri

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    I pellegrini "francescani" di S. Giovanni Ilarione che hanno visitato il Santuario il 18 novembre.Palosco in visita alla Basilica

    ImpaginatoOKRIVISTA (originale):Layout 1 28-01-2010 8:30 Pagina 25

  • Una storia cominciata75 anni fa ...Le carmelitane scalze a Verona“Di fronte a Casa Nazareth sorgeràun Carmelo...”. Sono le parole pro-fetiche di S. Giovanni Calabria. Difatto nel 1934 e precisamente il 20luglio, sul Colle S. Leonardo venivabenedetta e posta la prima pietrafondante il monastero “Regina Car-meli”, casa di preghiera dalla qualele monache claustrali CarmelitaneScalze invocano benedizioni allacittà e al mondo intero.Negli anni 1934-35 la rivista “S. Te-resa di Gesù Bambino” pubblicavamensilmente le cronache riguardantila fondazione, così riportava: “ Pre-siedeva la celebrazione mons. G.Cardinale Vescovo di Verona allapresenza delle autorità carmelitanedella Prov. Veneta e Ligure e altri re-ligiosi e sacerdoti. Spiccavano, sma-glianti per il sole e per la bianchezzadella vesti, le “Figlie di S. Teresa diGesù Bambino.”. S’affollavano nu-

    merose Terziarie. La “Schola Canto-rum” di Borgo Roma sostenne l’ar-monia dei canti”.

    La prima ispirazione di fondare unCarmelo di Monache CarmelitaneScalze in Verona venne all’alloraPadre Provinciale della Prov. Veneta,Angelo dello Spirito Santo (Mene-ghini). Alcune giovani, da lui guidatespiritualmente, gli manifestarono ildesiderio di consacrare la vita al Si-gnore entrando in un monasteroclaustrale carmelitano così, p. An-gelo si interessò per trovare unluogo adatto alla costruzione in Dio-cesi di un Carmelo. La Provvidenzagli venne incontro: sulle colline cit-tadine era in vendita un’antica casacon ampio terreno circondata daalte mura, con una magnifica vistasulla città. Una posizione ideale se-condo anche il pensiero della S:

    Sotto: Posa dellaprima pietra del

    monastero.Nella pagina afianco: Foto di

    gruppo delle primefondatrici

    ImpaginatoOKRIVISTA (originale):Layout 1 28-01-2010 8:30 Pagina 26

  • Madre Teresa di Gesù che voleva che isuoi “Colombai” sorgessero in luoghi conampi giardini. I lavori di ristrutturazione,grazie alla professionalità dell’ing. Poggi,proseguirono speditamente, tanto chenei primi mesi dell’anno successivo il mo-nastero fu in grado di accogliere le ra-gazze, ormai religiose, che p. Angeloaveva fatto ospitare al Carmelo di Torinoper una prima formazione sullo spiritoteresiano.La fondazione vera e propria ebbe inizioil 22 febbraio1935 quando il gruppo di re-ligiose tornate da Torino formarono laprima Comunità in Verona. Attraverso lecronache del monastero, sr. Maria diGesù, una delle otto monache fondatrici,racconta la partenza dal loro monasterodi accoglienza: “Dunque il momento dipartire era giunto e detto – arrivederci inCielo – si salì sulle comode auto...”. Arri-vate alla stazione presero il treno per Mi-lano dove fecero una sosta inaspettata didue ore. Le monache del monastero diMilano, venute a conoscenza del fatto,inviarono una conoscente per porgere iloro migliori auguri per la fondazione eper consegnare la generosa offerta di 500lire. Erano accompagnate dal P. Provin-ciale della Prov. Ligure, Piertommasodella Vergine del Carmelo. Alla stazione

    1935 - 22 FEBBRAIO - 201075° ANNIVERSARIO

    di FONDAZIONE del MONASTERO“REGINA CARMELI” di VERONA

    DOMENICA 21 FEBBRAIOPer l’occasione la S. Messa sarà celebrata dalPadre Provinciale della Provincia VenetaCarmelitana P. Angelo Ragazzi al Monasteroalle ore 7.30.

    Nel pomeriggio alle ore 17.00nella chiesa del monastero si terrà una medi-tazione / concerto tenuta dallo stesso P. An-gelo e dal Coro Carmelitano del Santuariodelle Laste Trento.

    LUNEDÌ 22 FEBBRAIOore 7,30: Santa Messa celebrata da mons. An-drea Veggio

    Le MonacheCarmelitane Scalze di Verona

    Le monache CarmelitaneScalze di Verona, con gioia,vi invitano a ringraziare ilSignore per la festosa ricor-renza del 75° Anniversariodi fondazione nella Diocesiveronese.

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  • di Desenzano lasciarono il treno perprocedere in auto. Si aggiunse algruppo P. Beniamino Priore di Tom-betta. Dopo aver attraversato lacittà salirono il colle S. Leonardo,verso le quattro del pomeriggio. Sr.Maria di Gesù ricorda: “ ...dal por-tone basso aperto passammo su,dove uno steccato era stato postocon assi per difendere dal lavoro deimuratori, la clausura... Poca genteci aspettava, qualche parente equalche padre.” Nel parlatorio chefungeva da cappella era esposto ilSS. Sacramento custodito in quelgiorno, fin dalle prime ore del mat-tino, dalla Terziarie Carmelitane...“Dopo la benedizione, un salutino aiparenti stretti e colle nostre cappebianche che ci eravamo portatenelle valigie per indossarle all’ar-rivo, si fece l’entrata in clausura...Alcuni operai, su cavalletti e assistavano finendo di intonacare o im-biancare il muro del chiostro.”

    Il 16 luglio dello stesso anno la Co-munità formata da: Madre Teresa diGesù, Priora, Madre Isabella dellaSS. Trinità, Sottopriora, sr. Maria diGesù (Dolci), sr. Margherita Maria d.S. Suore di Gesù (Valle), sr. M. Mad-dalena d. Prez.mo Sangue, sr. Ber-nadetta dell’Immacolata (Frego-lent), e due probande, accolse laprima postulante: Dora Boaretto daAbano Terme (PD) che prese il nomereligioso di sr. Teresa Sofia dell’Im-macolata. Oggi, come pietra viva èancora tra noi e fa da ponte con unpassato vivacizzato nel presente. LaS. Madre Teresa di Gesù scrive nelLibro delle “Fondazioni nel 1580”:“Chi verrà dopo di noi, trovandotutto sistemato, non lasci mai inde-bolire in nessuna cosa la perfezione,per amore di Nostro Signore...Noicominciamo ora. Procurate di co-minciare sempre e d’andare avantidi bene in meglio”.

    San GiovanniCalabria in visitaal monastero.

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  • L’Acqua di Melissa navigaNotizie dalla Rete sulla quattrocentenaria pianta

    Nel grande mare di notizie che è in-ternet, la melissa moldavica “testa didrago”, come dice il suo nome latino,non è certo dimenticata. Si scopre chestudiosi di tutto il mondo, dalla Cinaalla Finlandia, dagli Stati Uniti d'Ame-rica all'Egitto, hanno speso tempo edenergie per scoprire le proprietà cu-rative di quest'umile pianta. Avremooccasione di scriverne nei prossimimesi. In questo numero vorremo in-vece riportare il lusinghiero giudizioche Aurelia, un'utente del sitowww.dooyoo.it, (raccoglie giudizi erecensioni su ogni tipo di prodotto) harecentemente scritto a proposito dallanostra Acqua di Melissa. “Consigliol'Acqua di Melissa dei PP. CarmelitaniScalzi a tutti, non ha controindica-zioni, in caso di malessere accompa-gnato da nausea e lipotimia è estre-mamente efficace, il suo meravigliosoprofumo è in grado di rinfrancare glispiriti più depressi, basta un'annusatae ti passa! Non conosco il suo uso pervia orale, quando il mal d'auto mi as-sale mi basta bagnare il fazzoletto distoffa con qualche goccia di quest'ac-qua per sentirmi subito meglio, anchedurante i miei attacchi di emicraniami permette di lenire almeno in partela sofferenza, ne porto sempre un fla-concino in macchina per fronteggiareogni evenienza. Non esistono più ledamine isteriche dell'Ottocento, ep-pure ancora di più nei nostri anni fre-netici, proprio le donne super-stressate di oggi possono trarne

    grande beneficio! L'unica sensazionein parte sgradevole potrebbe essere ilbruciore che dà l'uso del prodotto nondiluito per massaggiare le tempie, perovviare a questo inconveniente consi-glio di usare comunque il prodottoprevia diluizione nelle persone piùsensibili, l'effetto in questo modo nonviene in nessun caso diminuito. Daprovare semplicemente anche nei mo-menti di sconforto o tristezza in ge-nere... sempre meglio della nefastasigaretta!!!”

    La Melissa Moldavica mi ha aiutato ....Taglia questo coupon e fallo pervenire a “Rivista S. Teresa di Gesù Bambino e la sua pioggiadi rose”, Via Volturno 1 - 37135 Verona - fax 045 581214 - e-mail:[email protected].

    di P. Giacomo Gubert ocd

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  • di fra Ginepro

    Conflitto di traduzioniLeggendo fra Ginepro la nuova tra-duzione della Bibbia ha scoperto uninteressante cambiamento a propo-sito del profeta Elia. Ci riferiamo al-l’episodio dell’uomo di Dio che,dopo aver vinto la sfida sul monteCarmelo, ucciso i profeti di Baal e

    ottenuta la pioggia ristoratrice, ècostretto alla fuga dalla regina Ge-zabele. La traduzione CEI del 1971scrive: «Egli si inoltrò nel desertouna giornata di cammino e andò asedersi sotto un ginepro. Desiderosodi morire, disse: “Ora basta, Si-gnore! Prendi la mia vita, perché ionon sono migliore dei miei padri”. Sicoricò e si addormento sotto il gine-pro» (1Re 19, 4-5). Se si legge invecela nuova versione del 2008, balzaagli occhi di tutti che è cambiatol'albero sotto il quale il profeta va acoricarsi: non più un ginepro, mauna ginestra.Passata la sorpresa, Ginepro, disce-polo di Elia profeta, ha iniziato le ri-cerche e ha trovato che il termineebraico usato per descrivere lapianta è rōtem che meglio si prestaa indicare la Genista Raetam, un ce-spuglio delle leguminose assai dif-fuso nel bacino del Mar Morto,scarso di foglie ma ugualmente om-broso per i suoi fitti rami. La sua fa-cile infiammabilità si accorda benecon la metafore del Salmo 120, 3-4:«Che cosa ti darà, come ti ripa-gherà, o lingua ingannatrice? Frecceacute di un prode con braci ardentidi ginestra!». La commestibilitàdelle sue radici risponde all’affer-mazione di Giobbe (30,3-4) che ledefinisce il pane dei proscritti: «…di-sfatti dall'indigenza e dalla fame,brucano per l’arido deserto, dalungo tempo regione desolata, rac-cogliendo erbe amare accanto ai ce-spugli e radici di ginestra per lorocibo». E così fra Ginepro può met-tersi il cuore in pace: il profeta Eliaha trovato riparo dai raggi cocentidel sole non più sotto un ginepro,ma sotto un’altrettanto ombrosa gi-nestra.

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  • Quale differenza?

    […] Tutto questo apre al dialogo ecu-menico. Sono note le sue relazioni diamicizia nel mondo ortodosso, tantoche tra i suoi allievi c'è anche il Pa-triarca Bartolomeo di Costantino-poli. Quale è oggi lo stato di salutedell'ecumenismo?

    Per delinearlo basta forse un episo-dio. Ero amico del famoso teologoortodosso Dumitru Stănisloae, chia-mato il “Rahner romeno”. L'ho in-contrato l'ultima volta nel 1993 pocoprima della morte. Mentre parla-vamo è arrivata a casa sua una per-sona che, meravigliata delle nostreamichevoli relazioni, ci ha chiestoquale fosse “la differenza fonda-mentale fra gli ortodossi e i catto-lici”. Non avevamo voglia didiscutere ma, cedendo all'insi-stenza, il teologo ortodosso hadetto: “In fin dei conti è l'infallibi-lità del Papa che ci è incomprensi-bile”. Ho risposto: “Per me non ècosì incomprensibile, perché sonoinfallibile anch'io”. Stănisloae si èfatto serio: “Non scherziamo su untema del genere”. Ma io di rimando:

    “Non scherzo. Credo nell'infallibilitàdelle mie parole «questo è il miocorpo, questo è il mio sangue» nellamessa o «io ti assolvo» nella confes-sione”. E lui: “Ma questa è l'infalli-bilità della Chiesa!”. “È cio chevogliamo dire – ho confermato –anche con il dogma dell'infallibilitàdel Papa”. Stănisloae ha concluso:“Se il problema si affrontasse cosìsarebbe più facile da discutere”.

    (di Giampaolo Mattei in L'Osservatore Ro-mano, mercoledì 16 dicembre 2009, pag. 8)

    Stralcio di un intervistaal gesuita cardinale Tomas Spidlik

    Il bosco e il paese diVladeni, in Romania,paese natale diDumitru Stanisloae.Il teologo romenoDumitru Staniloae(1903-1993).Lo stemma cardinali-zio di p. Tomas Spi-dlik sj "Ex toto corde"di tutto cuore.

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  • Suor Clémence:“fanatica” della carità

    Chi è suor Clémence? L’ho incon-trata nel mio ultimo viaggio inMadagascar e sono rimasto col-pito dal suo atteggiamento este-riore tranquillo e delicato,eppure continuamente al lavoro.Mi era difficile immaginarla comelei si definiva una volta una “fa-natica della lotta contro la leb-bra”. Eppure sentendolaraccontare le sue battaglie quoti-diane me la vedo in trincea, fra-gile e serena, ma sempre inazione lei che è la responsabiledell’associazione Raul Follerau ditutto il Madagascar. Questa donnache proviene dal distretto diItaosy (la prima missione carmeli-tana in Madagascar) è anche edu-catrice delle giovani informazione nella sua Congrega-zione. Nel mese di gennaio si ce-lebra la giornata mondiale deilebbrosi, ecco quindi l’occasioneper dare la parola a suor Clé-mence.

    Da una lettera di suor ClémencePer il mio lavoro, mi trovo a volte in contatto con degli stregoni o dei gua-ritori tradizionali. Un giorno, una donna d’una certa età è venuta da metutta diffidente, e mi ha detto di avere la lebbra. Non riusciva a guarirsida sola, disse, nonostante i suoi “poteri”, e aggiunse che era stato lo spi-rito che c’è in lei a dirle di venire da me, ma che non doveva avvicinarsitroppo. La sua cura dura 12 mesi. Lei restò a casa sua, ma tornava unavolta al mese per un controllo e per cercare la sua medicina. Alla fine delsesto mese, ha avuto una reazione lebbrosa che necessitava un’ospedaliz-zazione. Lei rifiutò categoricamente perché era “abitata”, diceva.Con un tono secco le ho detto di non giocare più con me, spiegandole leeventuali conseguenze che potrebbero derivarle dal non curarsi in ospe-dale. L’indomani, è ritornata con un’altra donna, ma ho rifiutato di acco-glierle se non accettava l’ospedalizzazione; il giorno seguente, sono

    Domenica 31 Gennaio:57ma Giornata del Malato di Lebbra

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  • ritornate ancora e le ho fatteaspettare tutta la mattina; hannovisto così come noi lavoriamo. Fi-nalmente, accettò di essere ospe-dalizzata, di fare tutto ciò chechiedevo, meno la preghiera (ilsegno della croce). Ho rispettato ilsuo cammino. Si rivelò la donna piùservizievole del nostro reparto. E’rimasta due mesi con noi. Poi,quando è tornata a casa, è lei stessache ha cominciato ad orientare lagente del suo villaggio a venire acurarsi da noi: perché noi lavoriamocon il Signore della vita (Tompon’nyaina), dice lei. Il mese di gennaio èun momento di grande raccolta perle associazioni che si occupano dilebbrosi. Io mi muovo anche perl’inserzione sociale, perché homolti figli che dovrebbero andare a

    scuola, per certi bisogna creare unlavoro appropriato (un lavoro a ca-tena). Noi utilizziamo la citazionedi Roul Follereau: “Nessuno ha il di-ritto di essere felice da solo” e ag-giungo: aiutiamo l’altro! Devosensibilizzare le scuole, parlare allaradio, televisione che questi amma-lati possono mescolarsi con gli altridal momento che il trattamentomedico è cominciato. Facciamodelle piccole vendite, degli inviti,delle cene. E se tu conosci dellepersone che possono essere sensibilidavanti a un lavoro di questo tipo,dimmelo. C’è un ammalato grave(lebbroso) nel reparto e resto qui inospedale questa notte perché i me-dici non sono abituati a questo tipodi malattia. In unione di preghiera

    Suor Clémence

    Sta lottandocontro la lebbra ...Una guaritricetradizionale

    Una fotoed un disegno suS. Damianode Veuster, il santodei lebbrosi diMolokai (Hawaii),canonizzatol'11 ottobre scorso.Lo stesso presi-dente BarackObama, nato alleHawaii, ha volutoringraziare laChiesa cattolica perl'opera di questosuo eroico figlio.

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  • Santa Teresa li protegga

    Gloria Rinco,Isola della Scala (VR).

    I nonni Angela e Renato affidano alla Santa i nipoti:Barbara, Filippo, Marco, Giorgia, Beatrice, Matteo, Benedetta,

    Lazzise (VR).

    Veronica, Angela, SofiaCostantini

    Salizzole (VR).

    Nicolò Molinari,Oppeano (VR).

    Nicola Ortolani,Chievo (VR).

    Fabio e Alessio BuscardoCostermano (VR).

    Vittoria Maria RossignoliIsola della Scala (VR).

    Affidiamo a S. TeresaBella Dora Brosnas

    Anna Misturini,Engazzà di Salizzole (VR).

    Noi genitori chiediamo la protezione di S.Teresa per i no-stri bambini, Cristian e Nicola Fozzato con Mirko Sordo,

    Castagnaro (VR).

    Nicola e Davide Di SalvatoreVerona

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  • Giuseppe e Lina Peratoni,nel 50° Anniversario di Matrimonio

    Pastrengo (VR).

    Andrea e Maria Provolonel 61° Anniversario di Matrimonio

    Illasi (VR).

    Valentina e Dino Garzotti,Sommacampagna (VR).

    Mara Borin, “la tua famiglianel X Anniversario della tua

    scomparsa” - S. Qurico (PN)

    Elisa Valli ved. Serpelloni,Villafranca (VR)

    Giovanni Ferri e Maria Forani,Goito (MN)

    Romeo Violaro,Verona

    Francesca Tambalo Ferrari,24.1.05 Cà degli Oppi (VR).“Degnatevi o Signore di nonseparare nel cielo coloro che

    avete strettamente unitoin terra.” i tuoi cari.

    La Signora Benedetta ringrazia S. Teresa di Gesù Bambinoper aver ricevuto una grazia in ambito lavorativo e dona una spilla d’oro.

    Grazie S. Teresa

    Bruno Zanini12.2.2007

    Luciano Soave,nel XVIV Anniversario della scomparsa.

    Dina Predomo26.2.2009

    Nella pace del Signore

    Le rose di Santa Teresa

    ImpaginatoOKRIVISTA (originale):Layout 1 28-01-2010 8:30 Pagina 35

  • Padri Carmelitani ScalziSantuario di Santa Teresa del Bambino GesùVia Volturno, 1 - 37135 Veronatel. 045.500.266 - fax [email protected]://santuariosantateresa.carmeloveneto.it

    OFFERTE

    Orario Sante Messe orario feriale: 7.00 - 8.00

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    orario festivo: 7.30 - 8.309.30 - 10.3012.00 - 16.30 18.30

    Per prenotare i pellegrinaggi chiamare il numero: 045.500.266Uscita dell’autostrada VERONA SUD

    di sostegno: 13,00 eurodi beneficienza 22,00 euroversamento su: c.c.p. 213371

    Genitori che generano santiLuigi e Zelia MartinDal 18-28 febbraio sarà visitabile presso la Basilica disanta Teresa la mostra "Genitori che generano santi" cu-rata da padre Antonio Sangalli ocd, Bruno Biotti e FabioRegazzoni e realizzata in occasione della XXX edizionedel Meeting per l'amicizia tra i popoli.E' un'iniziativa della Scuola Media santa Teresa che que-st'anno festeggia i suoi 30 anni. Per informazioni sul pro-gramma, sugli orari di visita o eventuali prenotazioni,scrivete a [email protected] o telefonate allo045 500 266.

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