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mensile 15.000 copie in 15.000 famiglie - Distribuzione gratuita Fondato nel 1969 da Luigi Pallottino Anno XXXVIII - Giugno 2006 - Roma, mensile 00135 Roma - Via degli Scolopi, 31- Tel./Fax 06-35503317 - E-mail: [email protected] 240 240 www.montemario.org Non si direbbe che questa scena sia stata ripresa in città. Eppure le case che compaiono nella piccola interruzione del verde sono della Balduina, mentre alle spalle del fotografo, a poche decine di metri, ci sono i grandi edifici di viale di Valle Aurelia. I cavalli intenti al pasto ed il tenero puledro steso sulla biada si trovano sotto il viadotto ferroviario che scende da Monte Ciocci nella Valle dell’Inferno ed offrono così un bucolico spettacolo ai cittadini, saturi di asfalto e di motori. I parchi naturali, le residue zone agricole e qualche allevamento sono una ricchezza di Monte Mario, assolutamente da tutelare. (Foto G. Mantovani) Monte Mario augura buone vacanze e torna a settembre con una intervista ai tre presidenti nei eletti dei Municipi XVII Antonella De Giusti, XIX Fabio Lazzara e XX Massimiliano Fasoli.

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mensile

15.000 copie in 15.000 famiglie - Distribuzione gratuita

Fondato nel 1969 da Luigi PallottinoAnno XXXVIII - Giugno 2006 - Roma, mensile00135 Roma - Via degli Scolopi, 31- Tel./Fax 06-35503317 - E-mail: [email protected]

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Non si direbbe che questa scena sia stata ripresa in città. Eppure le case che compaiono nella piccola interruzionedel verde sono della Balduina, mentre alle spalle del fotografo, a poche decine di metri, ci sono i grandi edificidi viale di Valle Aurelia. I cavalli intenti al pasto ed il tenero puledro steso sulla biada si trovano sotto il viadottoferroviario che scende da Monte Ciocci nella Valle dell’Inferno ed offrono così un bucolico spettacoloai cittadini, saturi di asfalto e di motori. I parchi naturali, le residue zone agricole e qualche allevamento sonouna ricchezza di Monte Mario, assolutamente da tutelare. (Foto G. Mantovani)

Monte Mario augura buone vacanze etorna a settembre con una intervista aitre presidenti nei eletti dei MunicipiXVII Antonella De Giusti, XIX FabioLazzara e XX Massimiliano Fasoli.

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Anche questo è Monte Mario

Rivista mensile editadall’Associazione

AMICI DI MONTE MARIODirezione e redazioneVia degli Scolopi, 31

00135 RomaTel./Fax 06-35503317

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Direttore responsabileSILVIA SAMARITANI GIORDANI

Direttore editorialeGIO. MANTOVANI

Coordinatore di redazioneMARIELLA CASINI-CORTESI

CollaboratoriLUCIANA FRAPISELLI

ANNAMARIA MARCHESINIFRANCESCO ROCCO

MARIA ROSSARO

PubblicitàAssociazione Amici di Monte Mario

Tel. 06 35503317E-mail: [email protected]

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Reg. Tribunale di Roman. 12985 del 18-9-1969

Numero chiuso il 24 giugno 2006DISTRIBUZIONE GRATUITAÈ vietata la riproduzione di testi

ed immagini senza l’autorizzazionescritta dell’editore

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Un’inutile pensilina Alla fine di maggio u.s. è statamessa in opera una pensilinacon sedile a due posti in conco-mitanza con la fermata Atac del997. Detta struttura si trova invia Damiano Chiesa (angolovia Ugo De Carolis) alla penul-tima fermata prima del capoli-nea di via A. Friggeri alla Bal-duina. Viste le frequenze del-l’autobus (20-30 minuti) ci sichiede chi può servirsi dellapanchina con tettoia sita a nonpiù di 150 metri dal capolinea.La stessa struttura messa sullato opposto della strada, omeglio, al capolinea di viaFriggeri può essere utile ondeevitare che gli utenti del 997abbiano come sedile il gradinodella Parrocchia di S. Pio X.Ma le cose semplici sembranole più complesse.

Andrea Tasillo

In difesa dei cani Da lunghi anni vengono pub-blicate acide lettere contro icani. Soltanto ora oso levareuna flebile voce in loro difesa.Il cane ha accompagnato edaiutato l’uomo nel lungo earduo cammino della civiltà. Èstato il suo primo medico, fer-mando con la saliva curativa leemorragie; lo ha aiutato nellacaccia per la sopravvivenza;con la sua assidua presenza gliha consentito di dormire,tenendo lontano le belve; lo haaccompagnato in tutte le più

grandi imprese (vedi Titina delcomandante Nobile sul dirigi-bile Italia e Laica inviata solasullo Sputnik negli infinitispazi siderei). Con la vivise-zione consente di trovarenuove vie alla scienza sul pro-prio sacrificio e dolore. Sap-piamo di tanti episodi di salva-taggio, di supremo amore per ilgenere umano, fino a non volerpiù vivere se il loro padronemuore. Ora, arrivati a questafase della civiltà estremamentedifficile da vivere quotidiana-mente, si vorrebbe dimenticaretutto, ponendo l’attenzionesolamente sulla parte fecale,peraltro biodegradabile, nelraro caso che non si raccoglies-se. Sono ben altri i problemiseri che ci assillano e danneg-giano: gli scappamenti veleno-si delle automobili e dei riscal-damenti; gli scarabocchi deigrafomani che hanno imbratta-to e deturpato ogni cm2 dimuro. Eppure gli spray sonocostosissimi. Se mi chiedonoche cosa ne penso di questanostra terra, rispondo con ama-rezza, come quel saggio pasto-re, non penso più.

Giuliana Girolami

Anche noi amiamo i cani manon desideriamo imbatterci neiloro residui fecali, anche sebiodegradabili, che raramentevengono raccolti dai padroni.W i cani abbasso le cacche,come dice la campagna pro-mossa dal consiglio di Romalaboratorio “Roma, la città deibambini”.

Troppi fuochid’artificio: che fare?Ho la fortuna di risiedere,insieme a mia madre, in questostupendo quartiere di Monte-mario che ritengo essere unadelle più belle aree abitative diRoma, ricco di verde, di ric-chezze storiche, di panoramiunici e, fortunatamente, ancoraesente dal caos e dalla crimina-lità che, purtroppo, affliggonotanti altri quartieri di questametropoli. Abito in viale delleMedaglie d’Oro fin dal lontano1970 ed ho sempre potutodisporre di tutti i necessari ser-vizi (negozi, supermercati, tra-sporti, etc.), non mi è mai man-cato nulla e, per questo, possoconfermare, da radicata abitan-te, il mio profondo apprezza-mento per il nostro Montema-rio. C’è una sola questione,però, della quale non conoscoorigini, motivazione e, tanto-meno, possibili rimedi ed perquesto che mi rivolgo a voi,nella speranza che mi possiateindicare la struttura competen-te alla quale io possa rivolger-mi per sapere se è possibileraggiungere una soluzione.Ma, senza dilungarmi eccessi-vamente, vado a spiegare di

cosa si tratta: molto spesso,troppo spesso (in estate prati-camente tutte le sere), verso le22.45, 23.00, iniziano i fami-gerati “botti” che, in un cre-scendo di giochi pirotecnici sitrasformano in vere e proprieesplosioni finali che scuotonotutto il quartiere, scuotono inostri nervi e anche quelli deinostri cani che iniziano adabbaiare furiosamente (distur-bando, oltretutto i vicini). Sonoi fuochi di artificio provenientidalla Villa Miani, sulla viaTrionfale, che concludono tuttele feste e le cene ivi organizza-te. Ora, io non ho niente controi fuochi di artificio, anzi, litrovo molto belli quando ven-gono impiegati per festeggiareil capodanno o la fine dell’e-state come è uso fare in moltelocalità delle nostre coste, ma,che un intero quartiere debbasubire quasi tutte le sere un fra-casso che sconfina oltre ognilegale limite di decibel, adun’ora tarda, quando moltepersone sono già andate a dor-mire (si, perchè ci sono perso-ne che si devono alzare alle 4del mattino per andare a lavo-rare!) e questo solo perchèqualche illustre sconosciuto hadeciso di festeggiare il propriocompleanno, laurea, o matri-monio con la prerogativa difarlo sapere a tutti i (non pro-prio) interessati abitanti dellacollina, questa la consideroveramente una prepotenza gra-tuita. Noi siamo esasperate enon credo che siamo le solepersone del quartiere a provarequesto disagio: penso anche atutti coloro che hanno in casapersone malate o che hannosubito un lutto (come, purtrop-po, è successo a noi nel 2004quando ho perso mio padre) eche, quindi non hanno proprioniente da festeggiare: vi sem-bra giusto che debba essereloro imposto questo fracassofestaiolo, distante anni lucedalla loro tristezza? Questastoria va avanti, ormai, damolti anni ed io mi sono sem-pre chiesta se mai qualcuno sisia lamentato per tale disagio ose mai sia stata organizzata unaraccolta di firme per poter sot-toporre una richiesta di cessa-zione di queste disagevoliesplosioni serali. Ma soprattut-to, mi sono sempre chiesta aquale struttura o ufficio ci sidebba rivolgere.

M. M. (lettera firmata)

Mentre inseriamo questa lette-ra nel menabò, alle 22.55 delladomenica, è scoppiata la guer-ra: stavolta non è Villa Miani,ma l’hotel Hilton. Erano giàpervenute altre lettere sulgrave disturbo dato daglieccessi di fuochi di artificio,ma una lettrice obiettò chesono un motivo di allegria pertutti. Noi restiamo invece del-

l’opinione che i fuochi d’artifi-cio possono essere accettati, edanzi essere ben graditi, se siaccendono in quelle pocheoccasioni dell’anno in cui tutti(o quasi) sono partecipi di unafesta; alle feste private si addi-cono manifestazioni meno cla-morose, che non siano un pub-blico disturbo.

FR3 Balduina,incompletae abbandonataDopo tre anni dall’apertura lastazione ferroviaria Balduina èancora incompleta! Sulladestra, entrando, c’è un locale(biglietteria?) aperto, con detri-ti e rottami di ogni genere perterra, plafoniere ed altro pen-denti etc. etc. A sinistra, invece,il locale bagni, ancora in alle-stimento, talvolta chiuso con lospago, talvolta aperto e fre-quentato da individui per lomeno sospetti: i bagni veri epropri sono evidentemente ado-perati, perché il loro stato èindescrivibile. Dentro la stazio-ne, al piano intermedio e alpiano binari piove abbondante-mente e, per finire, le luci delparcheggio possono esserespente di notte ed accese digiorno, in maniera del tuttocasuale

Franco Papili

Gli anni passati dall’inaugura-zione sono ormai sei, non tre, eparrebbe che RFI si sia del tuttodimenticata di Balduina, comedi altre fermate della FR3.

Sabato e domenica,il bus latitaSabato 6 maggio: non riuscia-mo a salire sulla prima corsanotturna del 913 perché allafermata di corso Rinascimentol’autobus, di piccola misura, ègià pieno. Sabato 3 giugno:

attorno alle 20 arrivo alla primafermata di via Andrea Doria,dove trovo diverse persone inattesa; per altri 25 minuti nonpassa alcun autobus delle 4linee dirette a Monte Mario.Domenica 4 giugno: attornoalle 13.30, mezz’ora di attesaalla fermata di viale Medaglied’Oro altezza via Romagnoli,in direzione centro. Domenica17 giugno: all’ora di cena,passa un 913 stracarico e possosalire su un altro autobus solodopo 25 minuti. Ogni volta chetento di seguire i consigli delComune di non usare l’auto(consigli più che giusti, ma inun’altra realtà del trasportopubblico) me ne devo pentire.Ma Assessore e Direttori nonprendono mai l’autobus o,almeno, non vanno a vederequello che succede in giro?

A.F. (lettera firmata)

Degrado alla BalduinaLa situazione di alcune stradedella Balduina è insostenibilemalgrado le numerose letterepubblicate da VV.SS. e inviateal 19° Municipio. Via Lattanzoha buche sui marciapiedi, albe-ri con rami ad altezza d’uomo,mancanza di strisce pedonalimalgrado la presenza di duescuole. Via Sesto Rufo, oltreuna Punto rossa abbandonata euna moto da mesi sul marcia-piede, ha solchi tali ai lati cherende impossibile il parcheg-gio. Buche all’altezza di viaDomizia Lucilla dove c’è unoscavo, non si sa fatto da chi,segnalato da tre transenne, inpiena curva, pericolosissimosoprattutto di notte. Via Cordoè ormai priva del segnale diprecedenza all’angolo con ViaAndronico, divelto e appoggia-to per terra da mesi. Via Floro:impraticabile, pezzi di murosulle scalette pericolosi per inumerosi bambini che la per-corrono. Nessun commento.

Roberto Cannavò

Un prato tutto viola - 2.Ricordate quei grandi spazi costellati di piantine diviolette profumate che fioriscono in pieno inverno,ricordate quel prato tutto viola? I prodigi non fini-scono più. Nella buona stagione le violette hannobisogno di una buona zappettatura, di un po’ di con-cime e tanta acqua. Ma quale sorpresa nel lavorare laterra dell’aiuola da dove si erano propagate quandola zappetta ha urtato contro una piccola forma tondae piatta, poi contro un’altra e un’altra ancora. Nonmonete d’oro ma semplici pesi: due “DOPIAGENOVA” campione ponderale usato per verificareil peso legale della moneta coniata dai re di Sardegnae una “DOPPIA SPAGNA”. Ma come mai questo“miracolo”? Ricerca, supposizioni, ricordi e l’arcanoè stato svelato. Tanti anni prima per drenare la terradell’aiuola era stato usato materiale di risulta prove-niente dal rifacimento di un terrazzo di un conventodi suore genovesi.Anche questo è Monte Mario.

S.G.

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Henri Beytle in arteStendhal (il celebreromanziere che tutti cono-

scono) soggiornò a Roma moltis-sime volte durante il suo incaricodi console francese a Civitavec-chia ed è ricordato con una lapidesulla facciata di palazzo Conti in

La tragedia di Rosa Bathurste la mostra “Roma e Stendhal”

Serafina Carafo La tragica fine di Miss Bathurst 1824, tempera su cartone, cm 27x40. Collezione privata.

piazza della Minerva, una dellesue numerose dimore tempora-nee. Nel 1824 era a Roma ecompì anche una gita ai CastelliRomani. In quell’anno e precisa-mente il 14 marzo avvenne aRoma una tragedia che commos-se tutta la città: la morte per anne-gamento nel Tevere di una nobilegiovinetta inglese di 17 anni:Rosa Bathurst.Nelle sue Promenades dans RomeStendhal annotò: “Il triste avveni-mento della morte di MissBathurst la pone sotto una luce lapiù compassionevole. La cittàintera fu estremamente colpita ela parte che l’ambasciatore (ndr:di Francia, Laval de Montmo-rency) ebbe in questa catastrofe(ndr.: poiché era lui che avevaorganizzato la gita) raddoppiò l’e-mozione generale [...] La storia diquesta affascinante ragazza è giàin parte conosciuta dal pubblico.Ma coloro che si trovavano aRoma nei giorni dell’incidente

poterono apprezzare la sensazio-nale emozione che esso produs-se”.Nella recente mostra che si ètenuta al Vittoriano intitolata“Roma con gli occhi diStendhal”, ricca di documenti,autografi, lettere, edizioni origi-

nali, dipinti (la maggior parte pro-venienti dal Centro Stendhalianodella Biblioteca Comunale diMilano), è esposto anche un qua-dro che riproduce la tragediadove compare il Ponte Milvio conMonte Mario. La pittrice SerafinaCarafo (di cui non siamo riusciti,nonostante le ricerche compiutenelle varie biblioteche d’arte, atrovare nessuna notizia) nel 1824circa dipinse una tempera su car-tone (cm 27x40) appartenente aduna collezione privata, rappresen-tante il momento dell’annega-mento: sul verso l’opera reca lascritta: “Serafina Carafo inventorin Roma – The death of MissBathurst, sister to the Earl ofBathurst in the River Tiber –Rome March 16th 1824”. Il tragi-co evento in realtà avvenne il 14marzo 1824: mentre la giovinettascompare nei gorghi del Teverefra la disperazione dei presenti, ilcavallo che l’aveva sbalzata disella esce indenne dall’acqua. Nel

gruppo c’è l’Ambasciatore Lavalde Montmorency che aveva orga-nizzato la gita e la sorella minoredi Rosa, Emmeline che più tardisposerà il conte Edoardo Stuart,appartenente alla famiglia realescozzese, e più tardi si separeràda lui e acquisterà la villa Siri poi

Carpegna, che da lei prenderà ilnome di villa Stuart sulla qualeLuigi Pallottino scrisse, nel n. 27del 19 marzo 1977 della rivista“Monte Mario”, un lungo articolointitolato “Villa Stuart, la villa delmistero”, illustrato da una stampainglese dell’Ottocento raffigu-rante lo stesso evento tragico delquadro della Carafo. La tragediaavvenne presso Ponte Milvio,sulla riva destra e nel dipinto,chiarissimo, si scorge il ponte conla sua torretta e le due statue alleestremità e, nello sfondo, assisteindifferente e muto, Monte Mariocon la Villa Mellini. Lontano,emerge solitaria la cupola di SanPietro.La fantasia della pittrice volleaggiungere nel dipinto delle figu-re simboliche sospese nel cielo: ilTempo o meglio la Morte con inmano una minacciosa falce, le treParche e un amorino piangente, laFama o un Angelo che porge unaghirlanda alla fanciulla che scom-

pare fra le acque. Perché laFama? Perché il fatto ispirò anumerosi poeti dei versi inmemoria della sfortunata giovi-netta, il cui corpo, nonostante lericerche condotte per tutta lanotte e i giorni seguenti, fu ritro-vato soltanto sei mesi dopo, il 27settembre dello stesso anno,quasi intatto, ancora vestito del-l’abito azzurro da amazzone. Fusepolta nel cimitero acattolico delTestaccio, dove tuttora riposa inuna tomba con un’epigrafe detta-ta dalla madre e tradotta in italia-no dal giovane don MichelangeloCaetani.I poeti che cantarono il tristedestino di Rosa furono nomi cele-bri come Ippolito Pindemonte,Alessandro Poerio che scrisse:“... E ruinò veloce, / e il bel corpocon l’acqua si confuse...”, Artaudde Montor e perfino G.G. Belli acui la tragedia ispirò un’elegia interzine che termina con il rim-pianto di non essersi trovato pre-sente in quel luogo e in quell’oraper averla potuta salvare:“...avvien talor quando a Diopiaccia / gran cose oprar col piùdebole aiuto: / ch’io ti recassi ariva in le mie braccia!”, uno slan-cio romantico, rarissimo nella suavena poetica.Perfino Chateaubriand che vennein Italia ben sei volte, la ricordanelle Mémoires d’Outre-tombe epiù recentemente Giorgio NelsonPage scrisse addirittura unromanzo sulla vicenda intitolatoIl racconto di Rosa Bathurst.Infatti la povera giovinetta erastata particolarmente sfortunatafin dalla più tenera infanzia:aveva perduto il padre, Benjamin,diplomatico inglese, scomparsomisteriosamente nel 1809 duranteun viaggio attraverso l’Europa: isuoi resti furono ritrovati moltianni dopo, nel 1852, in Germa-nia, dove fu forse assassinato o sisuicidò. La figliola non seppe diquesto ritrovamento perché essoavvenne molti anni dopo la suascomparsa. Parimenti non appre-se del tragico destino che attende-va suo fratello che morì anch’eglivittima di una caduta da cavallo,e neppure del “romanzo giallo” dicui fu protagonista la sorellaEmmeline, romanzo narrato peresteso da Luigi Pallottino, chevalse alla Villa Stuart il nome di“Villa del mistero”. Ma questo loracconteremo la prossima volta.

Luciana Frapiselli

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sinistra dell’ingresso, dedicata allaMaddalena. Sparita misteriosamen-te la bella pala d’altare del XVIsecolo rappresentante la Santa(ancora visibile 35 anni fa e la cuifoto apparve nel numero del dicem-bre 1969 di “Monte Mario”) donatanel 1598 dalla Confraternita deivignaiuoli abitanti all’epoca nel

borgo circostante, è stato scopertoun affresco interamente ricoperto disale, raffigurante la stessa santa.Esso sarà semplicemente pulito perrenderlo leggibile.Il restauratore spera che i lavoripotranno essere terminati per la finedell’estate.

L.F.

Gaspar Van Wittel, Veduta della Villa del Pigneto Sacchetti. Olio su tela,cm 47x97, Roma, collezione Sacchetti.

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Villa Sacchetti nella MostraRoma Barocca

Modello restitutivo del Casino del Pigneto Sacchetti(architettura di Pietro da Cortona), legno, scala 1:50, cm 150x100x45.

Nella mostra Roma Barocca curatada Marcello Fagiolo e Paolo Porto-ghesi sono presenti una serie diimmagini relative al casino delPigneto Sacchetti, ma la novità prin-cipale è il plastico realizzato per lamostra che rievoca lo splendore diquesto incunabolo dell’architetturabarocca europea, con il chiaroscuroarchitettonico modellato da una lucemorbida e i molti elementi di novitàassoluta. Nel saggio in catalogoCerutti Fusco presenta lo stato attua-le degli studi, spostando in parte lacronologia tradizionale che ponevanel 1624 la costruzione dell’edificio;il Pigneto è sparito, negli ultimi annidel Novecento sono stati rinvenutialcuni resti architettonici che io per-sonalmente con molta emozione hoinventariato presso l’Accademia Bri-tannica: capitelli, colonne, frammen-ti di architrave, per quello che ricor-

do. I problemi per gli studiosi sonomolti, ma è evidente che per l’Asso-ciazione Amici di Monte Mario e perle altre istituzioni del quartiere è indi-spensabile verificare tutta la storiadel Pigneto. C’è un dipinto di pae-saggio di Pietro da Cortona, apparte-nuto ai Sacchetti ed ora nelle colle-zioni capitoline che, secondo me,rappresenta la tenuta ancora selvag-gia, prima della costruzione, interes-sante perché nella natura del terrenoforse deve essere ricercata la causadella distruzione della villa. J. VonSandrart, il pittore e studioso tedesco,che scrive nel 1675, aveva altre idee,la colpa potrebbe essere imputabileall’imperizia tecnica di Pietro daCortona o alla oscillante situazionefinanziaria dei Sacchetti. Andiamoalla mostra e poi cerchiamo di acqui-sire tutte le informazioni relative.

Rosanna Barbiellini Amidei La passeggiata sul tratto urbanodella Via Francigena del 21 maggio(descritta in un altro articolo di que-sto numero), si è conclusa nella anti-chissima chiesa di S. Lazzaro deiLebbrosi (già S. Maria Maddalena)che fin dall’Alto Medioevo accolsenumerosi pellegrini e che fu sosta ditanti sovrani stranieri, futuri impera-tori del Sacro Romano Impero. Essacambiò il suo nome in S. Lazzarodei Lebbrosi quando attiguo ad essa,nel 1480, fu costruito il più anticolazzaretto d’Europa, che sopravvis-se fino al 1937, quando crollòdurante un violento temporale. Nelcorso dei secoli la chiesa fu restau-rata varie volte: nel 1536 dopo ilSacco di Roma del 1527, nel 1621quando fu restaurato anche il lazza-retto annesso. Dopo il 1828, quandoperse il titolo parrocchiale che avevaacquisito nella seconda metà delXVI secolo, cominciò a decadere: iltetto scoperchiato, il pavimentocoperto di calcinacci. Soltanto neglianni 1973-77 fu ricostruito il tettoed effettuati notevoli restauri. Ma ilpavimento era ancora danneggiatoda infiltrazioni di acqua piovana ecosì a partire dal 1997 al 2004, adopera della Soprintendenza ai BeniArchitettonici fu effettuato unnuovo restauro comprendente il rifa-cimento del tetto, dotandolo di unmanto di impermeabilizzazione, ealla rimozione del pavimento pereliminare le cause dell’umiditàascendente. L’architetto Danila Bar-zottini, direttore dei lavori, descrissecon maggiore competenza questiultimi restauri nel n. 225 di “MonteMario” (giugno 2004). La chiesa fu

solennemente riaperta al culto il 26settembre 2004 e una messa festivavi è celebrata dal Rettore Mons. PioAbresch ogni domenica alle ore10.30 (v. articolo nel n. 226 di“Monte Mario” (ottobre 2004).Ma se S. Lazzaro aveva recuperatoil suo aspetto originario dal punto divista architettonico, rimanevanoancora deteriorati gli affreschi e glistucchi. Ora, finalmente reperiti ifondi, in parte grazie a un lascito, inparte grazie all’intervento dellaSoprintendenza ai Beni Architetto-nici, circa 20 giorni fa sono statimontati i ponteggi per restaurare gliaffreschi e gli stucchi delle due cap-pelle absidali e l’edicola della Mad-dalena.Le due cappelle sono dedica-te, quella a sinistra dell’altare mag-giore, a S. Rocco, e quella a destra aS. Biagio: ambedue gli affreschiincorniciati da stucchi bianchi e oro,caratteristici del ‘600, sono deterio-rati da due tipi di inquinamento: daisali, provocati dalle infiltrazioni diacqua dal tetto e dal pavimento, edalle ridipinture eseguite nel corsodei secoli che hanno alterato i colo-ri. Perciò la prima fase del restauro,affidato a Luca Pantone, aiutato daquattro restauratrici, consisterà nellapulitura, poi nell’operazione delcosiddetto “ancoraggio”, consisten-te in iniezioni di malta idraulica fral’intonaco e lo stucco, il cui scopo èquello di evitare crolli. Gli stucchisaranno reintegrati con foglie d’oro.La reintegrazione pittorica sarà ese-guita con acquerello sulle parti man-canti, cosicché si comprenda qualisono le parti originali. Per ultimo siprocederà al restauro dell’edicola a

Nuovi restauria S. Lazzaro dei Lebbrosi

La cappella absidale dedicata a S. Rocco, ora in via di restauro.(Foto Archivio Associazione Amici di Monte Mario, 1969).

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La lettera

Tutti zitti sul MuseoastronomicoSeguo da tempo le vicende del MuseoAstronomico e dell’Istituto Nazionaledi Astrofisica. A gennaio scorso miero illuso che finalmente si fosse arri-vati a una soluzione, sancita peraltroda un comunicato ufficiale delMIUR. Purtroppo mio rendo contoche, a distanza di mesi, nulla è acca-duto: l’INAF continua ad occupareindisturbato gli spazi museali e ilMuseo resta indisponibile alla cittadi-nanza. Questo fatto, sia pure inaccet-tabile, non mi stupirebbe più di tanto,abituati come siamo a vedere personeche se ne infischiano delle regole. Lacosa che mi sembra incredibile, inve-ce, è quella della quale si sente parla-re da un po’ di giorni e cioè che si stapreparando una “mostra” di pezzi delMuseo alla Biblioteca Casanatense!La cosa, se fosse vera, sarebbe para-dossale: invece di aprire il Museo(come richiesto dal Ministro Morat-ti), si tenterebbe di sviare l’attenzionedel pubblico aprendolo per una dieci-na di giorni da un’altra parte. E quan-to costerebbe questo “diversivo”?Non sarebbe meglio impiegare questisoldi per aprire il Museo nella sua

sede naturale a Monte Mario? Potre-ste chiedere all’INAF informazioni alriguardo e nell’occasione chiedere seesiste una data certa per la riapertura?

Ottavio Ferrante

In effetti abbiamo appreso che lamostra di cui scrive il lettore si terràeffettivamente, alla Biblioteca Casa-natense (sita in via S. Ignazio), dal 3al 13 luglio. Ci è anche stato dettoche tale mostra era annunciata sulsito web dell’INAF, ma non siamostati capaci di trovare l’annuncio.Abbiamo invece potuto rilevare, sudetto sito, che nell’elenco dei Museidell’INAF non compare quello diMonte Mario che, anche se pervica-cemente chiuso, pur esiste. Il silenzioseguito alla dichiarazione di prossi-ma riapertura del gennaio scorso èdeplorevole e ci auguriamo di nondoverlo considerare come un segnodi spregio nei confronti della cittadi-nanza, di non dover pensare che siastata lanciata una promessa solo pertacitare i tanti che si sono mossi perla riapertura del Museo. Nei prossimigiorni l’Associazione Amici di MonteMario si attiverà per ricordare a chiè succeduto al Ministro Moratti lanecessità di onorare l’impegno presonel 2005 e ribadito dalla Conferenzadei Servizi del 18 gennaio 2006.

Arte irregolareIl 16 giugno il prof. TommasoLosavio e il dott. Pompeo Martellihanno promosso, in collaborazionecon il Museo Laboratorio dellaMente-Centro Studi e RicercheASL Roma E, una giornata di stu-dio sul tema: “Arte irregolare”.Una giornata che ha regalato ore diemozioni, in cui oltre a parlare deidiritti spesso negati ai pazienti conproblemi di salute mentale, ha spa-ziato tra arte e colori.La prima parte dell’incontro si èsvolta presso l’Ospedale Santo Spiri-to in Sassia, nella “Sala del Com-mendatore”, cornice ideale per i suoiaffreschi e per la sua bellezza. I lavo-ri si sono aperti con l’introduzionedel prof. Losavio che ha permesso diviaggiare fra ricordi, leggi e varietematiche proprie del disagio menta-le, senza trascurare la parte artistica.Sono seguiti interventi di molti ospi-ti tra i quali il dott. Pietro Grasso,l’on. Giulia Rodano, l’on. TizianaBiolghini, il dott. Amedeo Piva e ladott.ssa Maria Grazia Pastura. Tuttigli interventi sono stati caratterizza-ti da un comune denominatore: lavoglia di restituire dignità, assisten-za e cure ai pazienti con sofferenzamentale. Belle le proiezioni dei qua-dri dipinti dai malati mentali, doveattraverso la creatività si dà liberosfogo alle emozioni.La seconda parte della giornata si è

svolta presso il S. Maria della Pietà.È iniziata con una visita guidata alMuseo Laboratorio della Mentediventato “memoria storica” di unperiodo avvilente per tutta l’uma-nità. Chi scrive l’ha visitato tantevolte, provando sempre lo stessosdegno e la stessa sofferenza dellaprima volta, perché a tale mostro-sità non ci si abitua mai.La giornata si è conclusa nel teatro“Sala Franco Basaglia” dove sonostati proiettati video storici sullestrutture manicomiali in Italia, non-ché servizi sui pazienti. A seguire,gli attori Gianluca Bottini e Raffae-le Castria hanno narrato con inten-sità alcuni racconti scritti daipazienti internati in manicomi perlunghi anni, mentre la calda vocedell’attrice Valeria Valeri ha lettoalcune poesie anche esse scritte daipazienti. Una di queste, Come èPossibile di Alberto Paolini grida:

Come è possibile?Come è possibile, mi domando avolte camminare sui prati verdi eavere l’anima triste.Essere immersi nel caldo del solementre tutto d’intorno ti sorride eaver l’angoscia nel cuore?Lasciate a noi le nostre tristezze. Anoi che non possiamo andare neiprati e non vediamo mai il sole.

Pierpaola Parrella(Responsabile Volontari AVOOspedale S. Spirito in Sassia)

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Visitate il sito dell’AssociazioneAmici di Monte Mario

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Mostra al S. Maria della Pietà

A Santa Paola mons. Giovanni TonucciMartedì 4 luglio alle ore 21.00 presso la parrocchia di Santa Paola invia Duccio Galimberti il nunzio apostolico in Svezia mons. GiovanniTonucci presenta il suo libro “Visioni di un pellegrino” riflessioni efoto personali in giro per il mondo.

Dal 24 giugno al 2 luglio la exLavanderia del S. Maria della Pietà,recentemente ristrutturata, ospita lamostra “Techné” giunta alla sua Vedizione. I 99 artisti presentiespongono ognuno due opere, una

delle quali ispirata al tema dellafollia.Dopo l’occupazione dell’ottobre2004 l’Associazione Ex Lavande-ria ha promosso decine di iniziativeculturali.

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Il 14 maggio si è svolta, per il terzoanno consecutivo, la rievocazionedello storico Circuito motociclisti-

E sono comparse anche le primenuove colonnine telefoniche per lachiamata taxi ai posteggi, che offro-no la prestazione del “numerounico” 199.106.601. Selezionandoquesto numero, una voce registratainvita a digitare il numero delMunicipio nel quale ci si trova; siviene quindi informati dei posteggiattivi in quel Municipio, ciascunoidentificato da un numero, ed a digi-tare il numero di quello desiderato,che viene infine connesso automati-camente. Se da quel posteggio nonperviene risposta utile, è necessarioripetere la chiamata. La procedura,alquanto macchinosa, risulta van-taggiosa se non si conosce l’ubica-zione dei posteggi od i relativinumeri telefonici, altrimenti con-viene continuare a chiamare diretta-mente il numero telefonico dellospecifico posteggio.I posteggi di Monte Mario presso iquali è stata già installata la nuovacolonnina sono i seguenti: piazzaledegli Eroi (Municipio 17), largo A.

Anche a Monte Mario, ad alcunefermate degli autobus, sono stateinstallate le nuove pensiline dell’A-tac. In metallo verniciato e cristal-lo, con spazi per la pubblicità (e,vogliamo sperare, per informazionisulla rete di trasporto pubblico),sono caratterizzate da una sobriaeleganza. Sarebbe però stata van-taggiosa una tipologia modulare,tale da poter adattare la pensilina ailuoghi; infatti, mentre da un latol’ingombro trasversale della strut-tura adottata crea disagi al transitopedonale nel caso di marciapiedi

stretti, dall’altro la capienza dellapensilina risulta insufficiente allefermate dove si ha un’elevataaffluenza di utenti. Desta qualcheperplessità anche il criterio di scel-ta delle fermate che sono state dota-te della pensilina, come osservaanche un nostro lettore.Nella foto la pensilina installata inviale Medaglie d’Oro all’altezza divia Romagnoli, come apparivadopo la recente campagna elettora-le, caratterizzata ancora una voltada affissioni con connotazioni van-daliche

Le nuove pensiline ...

Sarà perché la giornata primaveriledel 21 maggio u.s. era stupenda, saràperché i partecipanti “pellegrini”erano motivati dall’amore verso ilnostro territorio e dall’interesse per lastoria europea, la seconda passeggiatalungo il tratto di Monte Mario dellaVia Francigena, organizzata dagliAmici di Monte Mario - quest’anno incollaborazione con la Biblioteca F.Basaglia - è stata un vero successo.I Vigili urbani del XIX Gruppo conestrema pazienza, gentilezza e profes-sionalità hanno facilitato la passeggiata,iniziata in piazza di Monte Gaudio,mentre i ragazzi dell’Istituto Tecnicoper il Turismo “Livia Bottardi” si sonoprodigati a documentare l’iniziativa conla videocamera e sostenerla. Le notiziestoriche fornite dalla dott.ssa LucianaFrapiselli e dal dott. Stefano Panella,riguardanti quel tratto della Francigena,che nel nostro territorio costituiva l’al-ternativa di viabilità, per quanti prove-nivano dal Nord Europa, quando ilTevere era in piena, hanno destato vivo

interesse fra i partecipanti. Gli stessi,giunti nella riserva naturale di MonteMario, presso i Casali Mellini, si sonorifocillati con la “merenda del pellegri-no”, gestita dal “Circolo Ecoidea diLegambiente”e costituita da pane edolio extravergine offerto dal “FrantoioDella Fazia”, unitamente alle bevandedella “Bottega Tupingimatangi-COMES” del Commercio equo-solida-le. Il nutrito gruppo ha proseguito lungola Trionfale e per la rampa di MonteMario, prendendo atto della necessità diun suo restauro e dell’opportunità direalizzare il progetto di sentiero pedo-nale dai Casali Mellini verso valle, giàpresentato in occasione del Giubileo del2000. Quindi, giunti alle falde delMonte Mario, nella chiesa di S. Lazza-ro, antichissima tappa dei pellegrini, ilrettore Mons. Pio Abresh ha illustrato irestauri completati e quelli ancora incorso. Infine, al momento del commia-to, partecipanti hanno auspicato il ripe-tersi dell’iniziativa.

S.F.L.

Passeggiando lungo la Via Francigena

... e le nuove colonnine taxi

Circuito motociclisticoco di Monte Mario, organizzata dalClub Moto Guzzi Roma. Dopo ilraduno a piazza Risorgimento e laricognizione del percorso, la garadi regolarità ha visto i partecipanticompiere due giri che comprende-vano la salita a Monte Mario lungola “panoramica” (il viale Cavalieridi Vittorio Veneto) ed il ritorno avalle sulla stessa strada. Nella fotoun passaggio nel punto di conver-sione, dove le due carreggiate della“panoramica” si uniscono.

Gemelli (19), largo Millesimo(19), largo Cervinia (19), via M.Romagnoli (19), piazza dei GiochiDelfici (20).Dalle colonnine è possibile chia-mare i numeri di emergenza 112,113 e 118.

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Flora spontanea a Monte Mario

Monte Mario gode della presenza di tre vasti parchi naturali ed in questo periodo ampie fioriture spontanee rallegrano chi vi si inoltra.Non solo ginestre e papaveri (ripresi rispettivamente vicino al nuovo giardino di via Proba Petronia e presso la sommità della “panoramica”) ma anche fiorimeno noti come asfodeli e cisti (ripresi sul versante occidentale della Valle dell’Inferno).

Roma con l’UNIONE di centrosinistra

VELTRONI Sindacocon 921.000 voti (61.4%)

Presidenti Municipio 17 Antonella De Giusti 54.46%Municipio 18 Gianna Filardi 52.18%Municipio 19 Fabio Lazzara 57.76% P

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A cura dei Cittadini per l’Ulivo del collegio 21Tel. 06 3540.3133 - Cell. 336 722.457e-mail:[email protected]

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Negli scorsi mesi si sono ridestate dapiù parti preoccupazioni per il previ-sto completamento della linea ferro-viaria di circonvallazione, in partico-lare per i danni che ne potrebberovenire al Parco regionale urbano delPineto, la vasta area naturale protetta

che in gran parte corrisponde alluogo individuato da un antico topo-nimo popolare come Valle dell’In-ferno. Di queste preoccupazioni siera fatto interprete anche il XIXMunicipio. Il tema è però comples-so, perché l’infrastruttura potrebbe

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Binari in Valle dell’Inferno e sotto Monte MarioPreoccupazioni per i treni nel Parco. Dal primo piano di circonvallazione ferroviariaalle attuali prospettive di chiusura dell’anello. Quali funzioni?

Sopra: uno schema semplificato del nodo ferroviario di Roma;in azzurro le linee esistenti, in rosso i completamenti previsti(arco nord dell’anello e gronda ovest da Ponte Galeria a Pomezia), in trattosottile le linee regionali per Viterbo e Ostia Lido.Sotto: il tracciato schematico dell’anello nel settore nord-ovest della Città.

essere realizzata con diverse soluzio-ni di mitigazione, perché l’impattodei treni in transito dipenderà evi-dentemente dalla loro tipologia edalla loro frequenza, perché infine leproblematiche poste dal completa-mento della circonvallazione e dallasua utilizzazione si estendono benoltre la Valle dell’Inferno.

Un po’ di storia remotaPer fare il punto, può essere interes-sante muovere da una sintetica sto-ria della circonvallazione ferroviariadi Roma, più nota oggi col terminedi “anello”. Vediamo allora i percor-si delle principali linee ferroviariedel XIX secolo. La linea di Civita-vecchia (del 1859) venne connessa aTermini nel 1863, con un percorsoall’esterno dell’arco meridionaledelle mura, mentre la linea di Orte(aperta fino a Passo Corese nel 1865e connessa con Firenze ed Anconal’anno successivo) raggiungeva -come raggiunge tuttora - Terminiavvolgendo la prima periferia orien-tale della Città; analogamente lalinea di Viterbo (aperta nel 1894)raggiungeva la vecchia stazione Tra-stevere avvolgendo la prima perife-ria occidentale. Disponendo già di tratte tangenzialiad Est, Sud ed Ovest, veniva natura-le pensare di raccordarle per colle-gare le diverse linee tra loro e di rea-lizzare un’apposita nuova tratta aNord, tra la linea di Orte e quella diViterbo, per completare la circon-vallazione. Già nel 1892 vennequindi pianificata la realizzazionedelle opere necessarie. In particolarela tratta prevista a Nord si sarebbedistaccata dalla Roma-Viterbo allastazione San Pietro, per aggirare poiil Vaticano, percorrere ad un dipres-so i tracciati delle attuali circonval-lazioni Trionfale e Clodia, correre aipiedi di Monte Mario nella zona delfuturo Foro Italico, proseguire nellacampagna di Tor di Quinto, attraver-sare il Tevere e, superata la via Sala-ria, connettersi infine alla Roma-Orte a Nord di via dei Prati Fiscali.Erano stabilite due stazioni, Prati diCastello nell’area dell’attuale piaz-zale Clodio e Ponte Molle vicinoallo sbocco settentrionale di PonteMilvio, ed una fermata, a Tor diQuinto.Non ci occupiamo qui delle connes-sioni a Sud, che hanno ben prestodato luogo al completamento di una“U” attorno alla Città. I lavori dellatratta Nord, avviati negli anni ‘10 conqualche modifica di tracciato, non sisono invece mai conclusi, pur essen-do state realizzate molte opere; nerestano alcune vestigia che hannotrovato altra utilizzazione, come lagalleria di viale dello Stadio Olimpi-co (alle spalle del Ministero degliEsteri) e quella, in direzione Salario,di via del Foro Italico, sotto la collina

Fleming. Nel 1931 le previsioni diassetto del nodo ferroviario di Romafurono sconvolte da un nuovo piano,che prevedeva – a vaga somiglianzadi quanto venne fatto a Napoli con lacostruzione della direttissima – larealizzazione di un passante sotterra-neo; esso si sarebbe sviluppato dauna stazione a Nord (denominataFlaminia) nella quale sarebbero con-fluite le linee di Orte, Viterbo e Civi-tavecchia ad una nuova stazione Ter-mini affossata, dalla quale si sarebbe-ro diramate le linee per Sulmona,Cassino, Formia e Fiumicino. Fu cosìdato il via ai lavori di una nuovapenetrazione, da Maccarese, dellalinea di Civitavecchia; il nuovo trac-ciato entrava in galleria a lato di viaAurelia, poco oltre l’attuale stazioneAurelia, per uscirne nella zona deiMonti di Creta, vicino all’attuale viaPatetta, non lontano dal BorghettoAurelio, nella Valle dell’Inferno; da lìil tracciato sarebbe proseguito,mediante il sottoattraversamento diMonte Mario, verso la stazione Fla-minia, cui sarebbe stata portata anchela Roma-Viterbo, distaccata da SanPietro.Anche questi nuovi lavori non ebbe-ro però esito. I benefici di esercizioferroviario promessi dalla soppres-sione della stazione di testa trovava-no una gravosa contropartita nelledifficoltà di realizzazione del pas-sante e della Termini bassa ed allafine il piano del 1931 fu abbandona-to; sopravvenne poi la guerra a fer-mare tutto.

Dal dopoguerra ad oggiÈ nel dopoguerra che si rimettemano alle opere, anche nel quadrodei provvedimenti di contenimentodella disoccupazione. L’obiettivo èora quello di realizzare la funzionedi circonvallazione prevista dalpiano del 1892 mediante il nuovotracciato lungo la Valle dell’Infernoe sotto Monte Mario. Anche stavol-ta, però, ci si arena presto. Soltantonel 1973 si ritorna a lavorare sullanuova penetrazione da Maccarese,realizzando, in galleria, una dirama-zione verso San Pietro, sulla qualeistradare i treni da Civitavecchia, inmodo da liberare la tratta PonteGaleria-Trastevere, ai fini di un piùefficiente servizio per Fiumicino;tale nuovo tracciato viene attivatonel 1990 (ma della liberazione del-l’altro tracciato godrà soltanto il col-legamento con l’aeroporto, per lasoppressione della tratta ferroviariaper Fiumicino Città). Negli anni ‘80riprende anche l’attività sull’arcoNord, per il quale viene previsto unbivio per la connessione anche versoTiburtina, in modo da realizzare unvero anello; si procede però stanca-mente, tra carenze finanziarie edostacoli operativi, come l’occupa-

segue a pagina 10

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Da Monte Ciocci a Tor di Quinto, lungo l’anello ferroviario

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Una passeggiata fotografica, con qualche retro-spettiva, lungo il tracciato della cintura ferroviariache interessa Monte Mario. Se non diversamenteindicato, le riprese sono recentissime. 1: Il via-dotto che a Monte Ciocci si distacca dalla linea perViterbo e scende nella Valle dell’Inferno, perandare a costituire l’arco nord-ovest della cinturaferroviaria, visto dai pressi di viale di Valle Aure-lia; Monte Ciocci è sullo sfondo. Fu realizzato nel1990, per i campionati mondiali di calcio. 2: Davia Patetta, una veduta del viadotto che collega iltracciato ferroviario proveniente da Maccarese,dopo lo sbocco dalla galleria Aurelia, con quellodi cintura, nella Valle dell’Inferno (Parco del Pine-to). 3: Presso il Borghetto Aurelio, all’altezzadi via delle Ceramiche: la zona dove dovrebberovenire a congiungersi il doppio binario della lineadi Maccarese e quello diramato a Monte Cioccidalla Roma-Viterbo, per poi proseguire nel fondovalle verso la galleria sotto Monte Mario. Anchequesta foto è di pochi giorni fa. 4: Luglio 1990:uno dei treni che ha effettuato i servizi per i cam-pionati mondiali, in corsa nella Valle dell’Inferno,

poco a monte del Borghetto Aurelio; sullo sfondole case di via Proba Petronia. 5: La stazionePineto nel 1998, quando, durante i lavori diristrutturazione della tratta urbana e suburbanadella Roma-Viterbo (FR3) vi erano attestati i trenidel servizio urbano e fu realizzato un piazzale perlo scambio con gli autobus. 6: La strada diaccesso alla stazione Pineto, alla quale si giungedal tratto superiore di via di Valle Aurelia (ovve-ro il proseguimento di via Damiano Chiesa). Adoltre 6 anni dal termine della funzione di questastazione, malgrado le promesse di ripristino deiluoghi, persiste tuttora lo squarcio generato nelParco per realizzare questa strada ed il piazzaledi scambio con gli autobus. 7: L’imbocco ovestdella galleria “Cassia-Monte Mario”, come appa-riva nell’aprile 1958; si trova poco a valle dellacurva che raccorda via di Valle Aurelia con via V.Montiglio ed oggi è nascosto dallo sviluppo dellavegetazione. Per individuare i luoghi, si noti ilvecchio viadotto della ferrovia Roma-Viterbo e, adestra, l’edificio degli Scolopi; manca natural-mente nell’immagine il Policlinico Gemelli, edi-

ficato più tardi. 8: Nel maggio 1990, la galleria“Cassia-Monte Mario” durante i lavori per la rea-lizzazione della fermata sotterranea Olimpico-Farnesina; si noti la banchina che occupa lo spa-zio destinato al 2° binario, collegata all’esternomediante ampie gallerie pedonali. 9: L’esternodel fabbricato dell’abbandonata fermata Olimpi-co-Farnesina, come appare oggi; si trova nei pres-si del Borghetto Farneto, circa 700 metri a montedello Stadio olimpico. 10: Il fabbricato dellafermata Vigna Clara (in via Flaminia nuova, travia Valdagno e via Tuscia) è divenuto da tempouna sede di attività commerciali. 11: Il fascio dibinari realizzato a Tor di Quinto per il ricoverodei treni dei mondiali durante le partite, come losi vede dalla copertura della fermata Vigna Clara.

12: Viale Tor di Quinto, nel punto in cui unponte dovrà congiungere i due lati del rilevatodella linea ferroviaria di cintura; sul rilevato, aidue lati del viale, si sono insediate varie attività,che hanno finora ostacolato (o contribuito adostacolare) la chiusura dell’anello. Tutte le ripre-se sono di G. Mantovani.

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zione del rilevato già realizzato inzona Tor di Quinto da parte dinumerose imprese artigianali. Una parziale e discussa accelerazionesi ha in prossimità dei Mondiali dicalcio del 1990, quando si decide ditrasportare gli spettatori all’Olimpicocon i treni. Viene allora costruito ilviadotto di raccordo tra Monte Cioc-ci e la Valle dell’Inferno, si installa unbinario semplice nella valle e nellagalleria di 4,3 km sotto Monte Mario,allo sbocco di questa - appena sotto-passata via Flaminia Nuova - la siprolunga di poco in artificiale, alle-stendo una fermata a doppio binario(Vigna Clara) ed infine si crea a Tordi Quinto un fascio terminale di bina-ri destinati al ricovero dei treni. Lafermata al servizio dello stadio(Olimpico-Farnesina) viene realizza-ta nella galleria, occupando lo spaziodestinato al secondo binario con lanecessaria banchina, per il cui colle-gamento all’esterno, dove vienecostruito un pretenzioso fabbricato, sicostruiscono ampie gallerie pedonali;si installano anche complessi impian-ti tecnologici per la sicurezza e laregolazione dei flussi dei passeggeri.Tutto ciò, costato 85 miliardi di lire(di cui una quota importante peropere non riutilizzabili), è servito sol-tanto per le 8 giornate di partite all’O-limpico, nelle quali i treni, con origi-ne a Tiburtina (od anche prima) per-correvano il semianello Sud-Ovest,fermando a Tuscolana, Ostiense, Tra-stevere e San Pietro, scaricavano ipasseggeri ad Olimpico-Farnesina edandavano a sostare nel fascio di Tordi Quinto, per poi fare il percorsoinverso dopo la partita. Conclusi i Mondiali e rimasto inuti-lizzato il nuovo tratto di ferrovia, dapiù parti si levarono richieste dicompletare una buona volta l’anello,anche al fine di un’efficace utilizza-zione per il trasporto urbano, ma,mentre le fermate costruite nel 1990subivano il degrado, non si fecenulla; vennero anzi eliminati binari elinea di contatto, come necessarioper poter dare corso alle opere defi-nitive. Molteplici sono le ragioni, piùo meno solide, dello stallo: dallamancanza di fondi all’indisponibilitàdei suoli, in più punti occupati daattività artigianali. Malgrado che lachiusura dell’anello sia consideratadal Comune elemento fondamentale

della “cura del ferro” (prevedendo-ne, nel 1995, l’attuazione a “brevetermine”) e che, del resto, tale chiu-sura rientri in ripetuti accordi tra ilComune stesso e le Ferrovie delloStato, le date più volte annunciateper il completamento dell’anellosono sempre slittate e non vi è anco-ra una certezza. Sono in corso sol-tanto (con un cantiere base in Valledell’Inferno) i lavori di consolida-mento ed adeguamento della sagomadella galleria di Monte Mario, inizia-ti nel 2004; il cartello di cantiere ciinforma che il costo è di 16.319.174euro e che la conclusione è previstaper marzo 2007. Restano da realizza-re il ponte sul Tevere, oltre a quellisul viale Tor di Quinto e via Salaria,opere minori, e poi l’approntamentodella sede, l’armamento e la linea dialimentazione elettrica su tutta l’e-stesa, dalla Valle dell’Inferno alSalario, più, ad ambedue le estre-mità, i bivi e le tratte di collegamen-to agli impianti esistenti.

A che può servire l’arco NWdell’anelloLa chiusura dell’anello può consen-tire diverse innovazioni nell’eserci-zio del nodo ferroviario romano.Una prima possibilità è quella diistradare i treni della linea di Pisa-Civitavecchia sull’arco Nord inveceche, via San Pietro, su quello Sud;ciò darebbe luogo ad un alleggeri-mento del traffico sull’arco Sud, dimaggiore interesse per i servizi loca-li, e porterebbe rapidamente i trenipasseggeri della linea tirrenica aTiburtina, la cui importanza è desti-nata ad aumentare, col nuovo assettocreato dall’alta velocità. Del restogià un decennio fa, nel quadro delleFM, era stata ideata la struttura a “trepassanti”, uno dei quali sarebbe statoil Civitavecchia - Tivoli via cinturaNord (ma gradirebbero, i pendolaridella Civitavecchia-Roma, l’abban-dono di fermate paracentrali come S.Pietro, Trastevere, Ostiense, Tusco-lana, e di Termini stessa?).C’è una seconda finalità, promossadalle Ferrovie dello Stato ed introdot-ta nel nuovo P.R.G. mediante la pre-visione di una bretella ferroviaria dicirca 26 km tra Ponte Galeria e SantaPalomba: è quella di realizzare unpercorso di “gronda” ad Ovest (inve-ce che ad Est, come era in origine

previsto), che permetta ai treni mercidi transitare tra le linee di Orte e diFormia senza impegnare i più criticiimpianti di Roma ed, inoltre, di offri-re un collegamento diretto tra i centrimerci di Santa Palomba, Fiumicino equello futuro di Poggio Mirteto (chesoppianterà l’attuale Smistamento). Itreni merci percorrerebbero dunquel’arco Nord dell’anello, la tratta versoMaccarese, quindi piegherebberoverso Ponte Galeria, per poi immet-tersi nella nuova tratta verso SantaPalomba; e viceversa, naturalmente.Questo obiettivo ha però sollevatoforti perplessità per più ragioni: latortuosità che avrebbe l’itinerario,con effetti su tempi e costi; il rischiodi sovraccaricare la tratta bivio Aure-lia – Maccarese, interessata daimportante traffico passeggeri sia alunga percorrenza sia locale e regio-nale; l’impatto ambientale dellanuova tratta, interferente col Parco diDecima-Malafede. Infine vanno considerate le poten-ziali utilizzazioni per il trasportourbano; a parte la già ricordata ipo-tesi di passante od altre analoghe,potrebbe essere ripresa in esame l’i-dea di un servizio circolare sull’a-nello (sul modello, mutatis mutan-dis, delle S41/42 di Berlino), madevono essere anzitutto ben valutatela domanda di mobilità che potrebbeessere attratta dall’arco Nord e lepotenzialità residue della tratta. Duefermate importanti dell’arco Nordsarebbero Vigna Clara, dove si inter-cetterebbero i flussi della Cassia edella Flaminia e si avrebbe unoscambio con la metropolitana “C”, eTor di Quinto, dove, oltre alla “C”,si scambierebbe anche con la Roma-Viterbo regionale. Per quantoriguarda Monte Mario, la relazionedel nuovo P.R.G. prevede la riattiva-zione della fermata Olimpico-Farne-sina (ma non ci risulta che sia in attola realizzazione del necessariocamerone nella galleria) e, nellatavola allegata, è segnata anche lafermata Pineto, in mezzo alla Valledell’Inferno, di dubbia utilità, vistala distanza dagli abitati; non appaio-no possibili altri accessi alla linea, aparte l’ipotesi, inserita a suo temponel programma di Roma Capitale, diun non semplice collegamento mec-canizzato tra via Igea e la fermataOlimpico-Farnesina.

L’impatto sul Parcoe sugli abitati Limitandoci alla tratta nella Valledell’Inferno, bisogna distinguerediverse forme di impatto: anzituttola cesura del territorio, con effettinegativi di tipo paesaggistico e,forse, sugli spostamenti della faunache popola il Parco; poi il rumoredei treni in transito ed il conseguen-te disturbo agli abitati, alla fauna edai visitatori del parco, disturbo peròdipendente dal tipo dei treni, dallaloro frequenza, dagli orari di passag-gio. Nella parte alta, verso l’imboc-co della galleria, il rimedio globalepotrebbe essere la copertura dellaferrovia; ne risulterebbe però unmutamento morfologico del terreno,a causa del rialzo delle quote difondo valle, e dovrebbe essere tom-bato, o diversamente sistemato,anche il fosso che corre a lato deltracciato ferroviario. Sarebbe peròassurdo che si coprisse la ferrovia erestasse lì il tratto superiore di via diValle Aurelia del quale fu a suotempo annunciata l’eliminazione,assieme a tratti di via D. Chiesa evia D. Montiglio, proprio per motiviambientali.A Sud dell’ex fermata Pineto lacopertura diviene molto problemati-ca, perché la quota della ferrovia sialza sulla campagna e la mitigazionepossibile sembra consistere nell’usodi barriere antirumore e di varchisotto il rilevato, per la continuità deipercorsi dei visitatori del Parco edegli animali. Più giù ancora, effica-ci barriere antirumore divengonoinfine una necessità assoluta nelletratte, su viadotto o rilevato, di col-legamento con Monte Ciocci e conl’imbocco della galleria Aurelia,immerse negli abitati.A suo tempo, per ridurre l’occupa-zione del suolo da parte degliimpianti ferroviari, furono concor-dati con le Ferrovie l’arretramentodel bivio (in modo da escludere unatratta a quattro binari) e l’elimina-zione di un Posto di movimento.Tali impegni andranno confermati e,accertata l’inutilità della fermataPineto, dovrà essere ripristinato lostato naturale del luogo, proteggen-do il Parco da qualsiasi ulterioreintromissione.

G.M.

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Pronto! Parlo con quel bell’attore chefaceva girare la testa a tante donne?Con Renato De Carmine? Qualcheistante di silenzio, poi: Beh! sì, sonoDe Carmine, quanto a far girare latesta... ora... Ma chi parla?Sono Adriana Borgonovo. Adriana! Ache debbo questo piacere? Sei semprecosì carina? È bello sentirsi immedia-tamente riconosciuti dopo tanti anni.Gli dico che desidero intervistarlo,così potrò verificare se nei suoi occhic’è ancora il meraviglioso azzurro diuna volta. Accetta subito di buongrado e fissiamo un appuntamento.Abita in un bel palazzotto di una viatranquilla della zona bassa della Bal-duina. Busso. Viene ad aprirmi lui. Ciabbracciamo. Il tempo non ha cancel-lato il suo fascino. Mi guardo intorno,l’ambiente è tipico di un’artista delteatro. Libri, fotografie, quadri, alcunidi buona fattura dipinti da lui steso.Insomma, la casa di un vero attore...un calibrato disordine.Renato, come sei approdato a MonteMario e come ti ci trovi?.Mi ci trovo molto bene. Ci sono capi-tato perchè, venendo da Casal de’Pazzi, dal castello sulla via Nomenta-na, dove avevo vissuto da sempre conla mia famiglia, ho trovato questa resi-denza attraverso le cooperative. Vera-mente avevo prenotato l’attico ma nonl’ho avuto perché l’hanno dato a qual-cuno che aveva più soldi di me.Comunque qui sto bene e l’ambiente èmolto amichevole.Raccontami qualcosa della tua vitaprima di diventare il grande attoreche sei.Come ho detto prima, abitavo al castel-lo, lungo la via Nomentana, e andavo agiocare al pallone vicino casa e natu-ralmente sudavo molto e mia madre,tutte le volte che andavo lì, mi raggiun-geva ricoprendomi d’attenzioni e... milevava le scarpe per non farmele sciu-pare. All’epoca frequentavo il liceoclassico e per raggiungerlo avrei dovu-to prendere il tram. Ma io me la facevoa piedi di corsa per risparmiare i soldidel biglietto e potermi ricomprare lescarpe. Ero un tifoso della Roma, lodico subito a favore dei fans di Totti.Una volta mio padre mi portò a vedereuna partita della Roma con la Juventusal Testaccio. Vincemmo cinque a zeroe ad ogni goal gli spettatori battevanole mani e i piedi facendo tremare le tri-bune fatte di lunghe assi di legno. Ioavevo paura ma ero anche contentoperché vedevo contento mio padre.Ma la tua passione per il teatro comeè nata?Posso dire che ci sono nato con questapassione. Frequentavo la filodramma-tica della Parrocchia degli AngeliCustodi. Un giorno il direttore, Bovi,mi chiede: “Insomma che vuoi fare?”A dire il vero giocavo a pallacanestroe, pur piacendomi recitare, non pensa-vo davvero di fare l’attore. Ma ilsignor Bovi mi esortò a recitare qual-cosa. Mi venne in mente un brano dellaFiglia di Jorio di d’Annunzio. Nonandò troppo male perché il Bovi miesortò a recarmi a piazza della CroceRossa dove era l’Accademia d’Arte

Drammatica. Entrai accompagnatodalla sua segnalazione a Ludovici cheinsegnava composizione d’arte dram-matica. E lì trovai Gassman e tanti altriattori che hanno poi contato moltonella storia del nostro teatro.Sei cresciuto e ti sei affermato inun’epoca di grandi attori del teatrodi prosa: Gassman, Albertazzi, Foà,Tieri, De Lullo, mentre erano ancorasulla breccia altri grandi del passato,per esempio Randone. Hai avuto dif-ficoltà ad emergere? Quali rapportihai avuto con loro?Ognuno di noi ha seguito la sua stradasenza intralciare ed essere intralciatodagli altri. Ma proprio con Salvo Ran-done ho avuto un ottimo rapporto.Anzi, m’ha voluto molto bene. Fui io asegnalarlo ai dirigenti ed ai registridella RAI a Milano – Bernabei, Terron– per un lavoro L’ostrica e la perla – ladomenica ci si riposa. Alla fine delleriprese tutti si precipitarono a fare lecongratulazioni a quel ragazzo cheaveva recitato da grandissimo attore.Fu una cosa straordinaria e commo-vente.Nella tua lunga ed estesa attività tea-trale, qual è il genere o il lavoro nelquale ti sei sentito più realizzato?Ho fatto La grande magia di EdoardoDe Filippo. Secondo, me è il lavoroche ho centrato in pieno. Questo magoera un personaggio straordinario:estroverso, cialtrone, che doveva faraccadere cose che non accadevanomai. Anche Edoardo lo interpretò,forse non lo sentiva abbastanza perchénon ebbe il successo che ho avuto io.Ho portato questo spettacolo a Parigi esul palcoscenico accadevano cosestraordinarie al punto che cominciavoa credere di avere veramente dei pote-ri. Facevo un gesto ed una lampadinas’accendeva, un altro gesto e si spe-gneva. Una volta, sempre con un gesto,si accendevano tutte le luci. Ed il pub-blico gridava: “Ed ora che fai?” “Faròun cammello” rispondevo. Qualcheattivo dietro le quinte, un lenzuoloaddosso, un braccio dietro la schienaper imitare la gobba e facevo smorfie“da cammello” con la bocca ed il viso.Risate. “Ancora... ancora!” E così feciun elefante.Tu e i grandi registi, da Strehler aZeffirelli. Qual è stato il tuo rappor-to con loro?È stato sempre un rapporto prima distima poi d’amicizia; soprattutto conStrehler che mi ha rivelato a me stesso.In uno short alla televisione interpreta-vo la parte di un ex carcerato che tornaa casa e che lungo le scale incontra ungatto. Se lo mette su una spalla ecomincia a recitare una poesia di Mon-tale. Il giorno dopo mi telefona lasegretaria di Strehler che mi comunicache il maestro è stato colpito dalla miainterpretazione della poesia, propriocome l’avrebbe detta lui, e che mi invi-tava al Piccolo Teatro. Ma tra i braviregisti ho avuto anche te in quel lungoprogramma della Straordinaria storiadell’Italia. Grazie di avermi messa in così bellacompagnia. In effetti la tua parteci-pazione a quella lunga serie di tra-

Gente di Monte Mario

Renato De Carmine

Renato De Carmine in La GrandeMagia, di Edoardo De Filippo

smissioni fu molto efficace ed appro-priata per il periodo rinascimentale.Ma andiamo avanti; è di te che dob-biamo parlare. Palcoscenico... cine-ma... televisione. Quale privilegi?Tutti e tre perché sono ingordo. Mentreper il teatro occorre una naturale pro-pensione, per il cinema è fondamenta-le imparare a fare l’attore. D’altra partevolevo frequentare il centro sperimen-tale di Cinematografia per fare il regi-sta, invece il presidente mi disse: “No,no, tu fai l’attore e se non lo fai tu conquella faccia chi lo fa?”. Comunque misono dedicato anche alla regia sullatransumanza, la pastorizia. Uno fuabbinato a La corazzata Potiomnkin efui orgoglioso di essere accostato aduno dei più grandi autori di cinemacome Eisenstein.Della tua lunga carriera di attore,quali sono i lavori che ricordi inmodo particolare? E tra i tanti epi-sodi ce n’è almeno uno che vuoi rac-contare alle lettrici di Monte Mario?Sono stato il primo attore che ha fattouna recitazione “epica” in Italia conBrecht. Nella Vita di Galileo, doveGalileo era uno straordinario DinoBuazzelli, facevo la parte di un frati-cello che, pur attratto dalla scienza, sene ritraeva rendendosi conto che anda-va contro le sacre scritture.Tu e le donne. Ricordo che alla RAInegli anni ‘70 le attrici e in genere ilpersonale femminile sospiravano perte. Adesso che tua moglie non c’è,dimmi sinceramente: riuscivi sem-pre a separare la finzione dallarealtà?

Assolutamente si... però le donne mipiacciono ancora... ma, intendiamoci,sempre con molto rispetto per lamoglie. Naturalmente qualche voltaaccadeva... ma tornavo sempre a casa...una rondine al nido.La famiglia. Come hai conciliato lavita raminga dell’attore con le esi-genze familiari? Ce l’hai fatta adandare in giro con moglie e figli?No, mia moglie mi mandava da solo.“Va tranquillo – mi diceva – in modoche tu sia libero di esprimerti nellamaniera più totale sia come uomo checome attore.Molto comprensiva, vero?Sì; ma la libertà che mi ha dato mi hafrenato moltissimo nelle mie cose e misono a volte “espresso” con molta cau-tela.So che non hai del tutto lasciato l’at-tività teatrale. Due anni orsono ti hoapplaudito a Milano in una comme-dia di Sandro Majer. Era una bellacommedia ma non ne ricordo il tito-lo.Il Silenzio dei sogni, un lavoro moltointeressante, avendo tra gli interpretianche un “lavavetri” albanese cheaveva studiato musica. L’attore era miofiglio ma così bene nella parte che tuttimi chiedevano dove avevo trovatoquell’ “albanese” Ed io: “Ma aveteletto i nomi degli attori sul cartellone?Si chiama Leonardo De Carmine, miofiglio, no?”Ma come vivi oggi? Come gestisci lanostalgia? Che cos’è che ti piacereb-be ancora fare?Ogni tanto leggo dei copioni che mipassano. E ce n’era uno che mi incu-riosiva molto dal titolo L’ultima nottedi Casanova. Due ore di spettacolo...ma lì per lì ho detto: “Per carità;...andare in giro...”. Poi, rileggendolo,mi sono chiesto “Perché no? ma ci vor-rebbe una buona regia... trasformarmiin Casanova davanti al pubblico, dialo-gare con il pubblico, mentre il perso-naggio in un certo senso si trasformadiventando sempre più sbiadito... inte-ressante... però”.Dimmi la verità: ti manca l’applau-so?A volte me lo sogno e mi sveglio disoprassalto. È una cosa incredibile.Allora, Renato, prima di ringraziarti eabbracciarti, ti prometto che inviteròtutte le lettrici di Monte Mario a fartiun grande applauso “a scena aperta”quando avranno finito di leggere que-sto mio pezzo. Intanto io, qui, te loanticipo!

Adriana Borgonovo

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Una vecchia macchina da cucire incima a due mappamondi. Delle pic-cole scarpette rosa lasciate per casosu una superficie monocroma,accanto ad un sontuoso nastro dapacchi. Un pesce che appare come

di straforo in un paesaggio campe-stre. Dei gabbiani che si librano involo, in uno slancio leggero versol’alto. Oggetti metallici – unamolla, un catino – che si inserisco-no in una sorta di grande rete, nellaquale sono incasellate forme inperenne movimento. Sono questealcune delle composizioni che l’ar-tista Nino Pollini ha esposto negliampi spazi del Movenpick CentralPark Hotel, in via Moscati. Compo-

sizioni che ci sorprendono e altempo stesso ci incuriosiscono,spingendoci a cercare il sensonascosto in ognuna di esse. Pollinici presenta dapprima un contesto –un paesaggio, una marina, un inter-no – nel quale il colore invade lasuperficie creando forme e agglo-merati materici in continuo diveni-re. Ma ecco che, in questo scenario,viene introdotto talvolta un oggettoche ha perduto ormai la sua funzio-ne originaria: un elemento del tuttoestraneo, ma che rivendica subito ilsuo diritto a trovarsi lì in quelmomento e ad entrare in relazionecon quell’ambiente e con altrieventuali oggetti. Pollini ha sempre sentito il bisognodi sperimentare, nel campo dellapittura, della scultura e della foto-grafia, in una ricerca continua diesiti artistici nuovi ed inediti. Nelleopere che risalgono agli anni 80-90, l’elemento dominante è la dut-tilità del colore: un colore denso ematerico con il quale l’artista com-pone forme che si accavallano, poisi sciolgono e sembrano precipitarel’una sull’altra in un continuodisfarsi e ricomporsi, lasciandoimpronte e tracce inquietanti. Piùrecentemente, invece, l’artista sidedica soprattutto a sculture dipin-te: ed oltre al colore, ecco il ready-made, l’introduzione di elementiinsoliti e l’uso di materiali ed acco-stamenti sorprendenti, che assumo-no una valenza surreale.Indubbiamente, Pollini affida aqueste sue opere un compito didenuncia: denuncia dei pericoli cuiil nostro mondo va incontro; deldegrado ambientale, del poteredella casualità, della mancanza dirapporti umani, della solitudine.Ma la sua è in fondo una denuncialeggera, solo intuibile, temperatada una sottile ironia. Lo sguardodell’artista sembra infatti trascorre-

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Una personale di Nino Pollinial Movenpick Central Park Hotel

Nino Pollini: Ascesa, 1998,particolare.

Anche quest’anno è stata un’orche-stra a caratterizzare la serata con-clusiva dei “Concerti del Merco-ledì”: l’orchestra di Roma e delLazio, diretta da Lü Jia. Nato nel1991 con l’intento di svolgereun’attività capillare sostando intutti gli spazi cittadini (dall’ audito-rium di Santa Cecilia fino al picco-lo teatro Ghione), questo comples-so ha il merito di spostarsi spessoanche in molti centri regionali, por-tando la musica nelle scuole e inambienti normalmente esclusi dainormali circuiti concertistici eincludendo coraggiosamente nelproprio repertorio molta musicacontemporanea. Lü Jia è nato aShanghai ma è italiano d’adozioneda quando vinse a Trento, nel 1990,il Concorso “Antonio Pedrotti”; eal Trentino è rimasto particolar-mente affezionato, accettandovolentieri di ritornarvi nel 2003 –questa volta con una “sua” orche-stra già molto apprezzata – per ilFestival Mozart di Trento e Rove-reto.A Mozart era appunto dedicata granparte del concerto del 19 maggioall’ auditorium dell’Università Cat-tolica: tre ouvertures (per Le nozzedi Figaro, Don Giovanni, Così fantutte) e il Divertimento n. 17 in remaggiore k 334. Se ascoltare que-st’ultima composizione, con i suoidue virtuosistici corni e la sua “divi-

na lunghezza” (secondo una defini-zione lievemente ambigua di CarliBallola) è un’esperienza tutt’altroche frequente, le tre ouvertureshanno furoreggiato dappertutto, inquest’anno di celebrazioni. Ma quila loro presenza aveva un precisolegame con una prima esecuzioneassoluta, che pochi giorni doposarebbe stata presentata anche alParco della Musica: W.A.M. 250,Ouverture e tre scene immaginariedi Giampiero Bernardini. Facileindividuare il significato della siglainiziale, divertente venir a scopriredi che scene immaginarie si tratti,sbirciando i testi sul programma disala o ascoltando i bisticci dei per-sonaggi.Giampiero Bernardini ha avutoun’idea originale e soprattutto spi-ritosa: ha estrapolato da ogni operadel Da Ponte una coppia di prota-gonisti-chiave (Il Conte e Susanna,Don Giovanni e Donna Elvira, DonAlfonso e Despina) e li ha fatti dia-logare “fuori dal loro intreccioobbligato”, come se si trattasse diun incontro ai giorni nostri. A due-centocinquant’anni di distanza – èla conclusione - molte cose sonocambiate e altre no; perché dal con-fronto ne esce favorito il frontefemminile con le sue conquistesociali e psicologiche, mentre ilfronte maschile appare ancorachiuso nei vecchi schemi. E così

re leggero sulle proprie creazioni:quasi a volerle ridimensionare, e altempo stesso, concedere loro unaaffettuosa approvazione. Nino Pollini è un artista romano, ha43 anni, si è diplomato presso l’isti-tuto d’Arte di Roma, lavora comescenografo negli Studi Cinemato-

grafici di Cinecittà. Nel 1989 hatenuto la sua prima mostra persona-le, cui hanno fatto seguito numero-se altre, nazionali ed internazionali.La mostra attuale, inauguratasi il23 marzo scorso, rimarrà apertafino alla fine di luglio.

Annamaria Marchesini

Ai “Concerti del Mercoledì” Il gioco delle coppie(mozartiane)

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La rassegna di teatro delle scuole anord di Roma, “Teatrando”, giuntacon successo alla sua seconda edi-zione, si riconferma come un’im-portante iniziativa volta a valoriz-zare l’enorme lavoro che insegnan-ti e operatori teatrali svolgono nellescuole attraverso il teatro, mettendoin risalto la forte valenza educativa,formativa e di integrazione checaratterizzano questa attività.La rassegna è organizzata dallaCoop Il T- Riciclo, che opera nelterritorio a nord di Roma, occupan-dosi di teatro per ragazzi, dell’ inse-gnamento delle lingue e, come dicela parola, di recupero di giocattoli emateriali per l’infanzia, con loscopo di diffondere tra le famiglie ei bambini una mentalità del nonspreco e di rispetto per l’ambiente. Quest’anno “Teatrando” ha dato lapossibilità, nell’ultima settimana dimaggio, a 300 ragazzi di scuole delXX e XIX Municipio e di alcunicomuni che fanno corona al territo-rio a nord di Roma, di esibirsi sulletavole del palcoscenico del bel tea-

tro comunale J.P. Velly di Formel-lo, grazie al sostegno dell’assesso-rato alla Cultura del Comune diFormello, della Provincia, dellaRegione e del Comune di Roma.L’osservatorio critico, formato dainsegnanti e da esperti del mondodel teatro appartenenti al Cte del-l’ETI, ha segnalato tra i partecipan-ti alla rassegna i lavori delle scuo-le di Castelnuovo di Porto e Riano.Una menzione speciale è andatainvece all’ Istituto ComprensivoChiodi di via Appiano, che ha pre-sentato lo spettacolo Biancanevenel paese di Riciclopoli, uno spetta-colo che oltre ad aver centratomeglio e dato voce alla tematicaproposta dalla rassegna “Vogliamoun mondo più pulito”, ha saputoben coniugare i vari aspetti impor-tanti nel fare teatro nella scuolaovvero l’integrazione tra i bambini,il lavoro di gruppo, la coralità, l’a-spetto didattico, la spontaneità e lalibertà di esprimersi all’internodelle regole proprie del teatro. Illavoro, frutto delle brave insegnan-

I docenti dell’Istituto Agrario, irappresentanti degli studenti e ilDirigente scolastico hanno salutatola prof.ssa Anna Casadei e il prof.Rino Contardi che, dopo un lungoperiodo di insegnamento, dal pros-simo anno non saranno più in servi-zio. Ad ambedue, che hanno saputocosì bene intendere la loro missio-ne, è stato rivolto un grazie, espres-sione della gratitudine di tanti stu-denti e delle loro famiglie chehanno avuto la fortuna di affidareloro i propri figli: alla professores-sa Casadei per le profondi dotiumane e morali, al prof. Contardiper la simpatia e la cordialità.Nella splendida cornice di Torsan-

lorenzo, in uno scenario variegatodi colori che solo l’abile regia dellanatura può regalare, si è svolta, nelprimo sabato di maggio, la quartaedizione del Premio Prestigio. Allamanifestazione, accompagnati dallaprof.ssa Renza e dal prof. Procopio,hanno partecipato gli studenti del 5°anno dell’Istituto Agrario in unavera e propria visita didattica aidiversi padiglioni. Hanno potutoconoscere nuove tecniche per otti-mizzare tempi e luoghi di lavoro:dai sistemi innovativi di irrigazionee di messa a dimora, agli innesti,alla politica di gestione del territo-rio, al rispetto per il verde.

M.E.R.

Teatrando

Susanna se ne esce con un perento-rio Conte mio, aggiornatevi!,Donna Elvira esclama Non seiScarpia, io sono mia! mentre perfi-no il perspicace Alfonso di Così fantutte si trova in difficoltà, con unaagguerrita Despina che lo rimpro-vera (Lei parla ancora / e non è uncaso / come un discepolo di Meta-stasio). Sentenza finale del duettoAlfonso-Despina, ancora una voltadedicato all’emancipazione femmi-nile: Fra uomini e donne / è scontronei secoli. / Al tempo di Mozart eVerdi / la donna era “mobile”…/Ora essa è cambiata / e in nonmolti anni / la fa a Don Giovan-ni…Quanto alla musica, già tutto èchiaro nell’ouverture, dove dominal’uso claunesco dei fiati e dei ritmialla Stravinskij; e per il resto sono

certamente volute le citazioni nonsolo mozartiane ma anche verdianee pucciniane, trattate comunquecon accorta leggerezza e accompa-gnate da guizzi ingegnosi (i pizzi-cati a sottolineare i battibecchi).Bravi gli interpreti: il soprano Bea-trice Greggio, cantante d’opera esecondo premio al Concorso Inter-nazionale “Voci verdiane” di Bus-seto e Roberto Abbondanza, studiliederistici al Mozarteum di Sali-sburgo, attivo soprattutto nellamusica antica e barocca e richiestoda direttori e orchestre di tutto ilmondo. Un duo adattissimo a que-sto gustoso gioco musicale dellecoppie e quindi molto applauditoassieme a Lü Jia e a Bernardini pre-sente in sala.

Maria Rossaro

Le iniziative dell’IstitutoAgrario di via Domizia Lucilla

ti Stefania Rossi, Chiara Dell’Aglioe Romina Chirichella, con l’assi-stenza di Livia Restante per lacomunicazione, era recitato anchecon il linguaggio dei segni (LIS),per permettere la completa integra-zione nel gruppo di una bambinanon udente. La manifestazione si è

conclusa con un ampio dibattito traoperatori, insegnanti, osservatoriocritico e genitori e ancora una voltasi è ribadita l’importanza di favori-re sempre più un’ampia collabora-zione tra tutte le parti in gioco.

Fulvia Midulla(Direttrice artistica della rassegna)

Studenti e docenti dell’Istituto Agrario in visita a Torsanlorenzo.

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Incontridi Vittorio Stegher

Io ero in piedi e lui era seduto alposto d’angolo vicino alla portadi uscita della metropolitana.

Al principio lo guardai come siguarda il compagno di un breveviaggio di trasferimento in città,stando più attento al passare dellestazioni, al contatto fisico – e avolte sospetto – con altri passeggeri,con la mente che segue pensieriaccompagnati dal ritmo del trenosulla rotaie.Poi qualcosa attrasse il mio sguardo,perchè c’era un chè di diverso in luiche avevo colto ma che inizialmentemi riusciva difficile di mettere afuoco. Poco alla volta inquadrail’uomo e mi resi conto della diffe-renza esteriore che lo caratterizzavarispetto agli altri passeggeri. Le scar-pe: erano vere scarpe di una volta,non ‘sneakers’ o stivaletti, erano dipelle grossa e non di tela o plastica,di forma massiccia, con la suola acarro armato, di colore ormai indefi-nibile anche perchè ricoperte soprat-

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Marta Cioli In Piazza. 4° classificato ex-aequo Premio Monte Mario 2006,sezione pittura.

1° classificato Premio Monte Mario2006, sezione prosa.

tutto sui fianchi da croste di fangosecco, indurito in modo da essereormai parte della scarpa stessa. Eravestito con un abito, non con unagiubba e jeans o un maglione conscritte o un ‘pile’ multicolore. Mal’abito non era omogeneo: i pantalo-ni erano a righe verticali, con ilrisvolto, ormai senza forma, e nep-pure si vedeva più la piega della sti-ratura. La giacca invece era di tessu-to spigato, tenuta abbottonata stretta,addosso a un corpo pesante e mas-siccio. Sotto la giacca una camiciascozzese, abbottonata fino al collo, efra giacca e camicia un gilé nero,lucido dallo strofinio continuo cuiera soggetto. Si vedeva chiaramenteche l’abito era rimediato da avanzi dicompleti diversi, come accadeva divedere un tempo quando la gente era

modesta e solida, e non dava troppaimportanza agli accostamenti e allemode: bisognava avere scarpe, pan-taloni e giacca, non importava affat-to che non andassero d’accordo. Ilviso era come l’abbigliamento: mas-siccio, quadrato, poco espressivo; losguardo era fisso. Però era accurata-mente rasato e i capelli erano corti eben pettinati. Il tutto aveva un’aria dimodestia e di forza allo stessotempo, che nella mia mente mi fececollocare l’uomo nel mondo contadi-no: forse veniva dalla campagna delviterbese. Ma subito scartai l’ideaperchè, almeno a giudicare dal per-corso della metropolitana, doveva-mo ancora arrivare alla stazione discambio con il treno regionale equindi l’uomo era salito in città edata l’ora di primo mattino era diffi-cile che non vi abitasse. Un uomocome tanti altri, si sarebbe detto, enel complesso insignificante, se nonfosse stato un altro fatto a farmeloosservare così attentamente. L’uomosi reggeva con la mano destra alsostegno verticale cromato, e con lastessa mano stringeva un foglietto dicarta, una mezza pagina di quaderno.E fissava il foglietto con una inten-sità indicibile, quasi furiosa, come seil foglietto fosse un nemico, unavversario, qualcosa che lo sfidasse.Fra lui e il foglietto – che teneva

molto vicino agli occhi – c’era comeun collegamento solido, rigido, e ilrapporto era materializzato dalledita della mano che lo stringevanotanto forte da esserne bianche. Alpassare delle stazioni l’uomo nonvolgeva lo sguardo, non girava latesta, non cambiava posizione; strin-geva forte il foglietto e lo fissavaardentemente.Finalmente il passeggero accanto alui si alzò e io mi potei sedere al suoposto, non ne potevo più dal deside-rio di vedere cosa ci poteva esserescritto sul foglietto. Lasciai passarequalche secondo, per una forma dicontenuta educazione, del tutto inuti-le del resto perchè lui era sempreimmobile, pietrificato nella sua posi-zione. Poi guardai il foglietto e vidiuna complessa formula matematica

che occupava tutta la larghezza dellapagina: c’erano due termini separatida una uguaglianza, nel primo unaparentesi con esponenziali entro laquale c’era una frazione con alnumeratore un segno di sommatoriae qualche altro simbolo; al denomi-natore una radice quadrata con sottodue lettere e un segno di fattoriale.Al di là del segno di uguaglianza,vicino al pollice dell'uomo, altrisegni e simboli che non riuscivo adistinguere. Ero senza fiato, la sor-presa di vedere quella formula scrit-ta sul foglietto era stata assoluta,com’era mai possibile che...Girai lo sguardo altrove, cercandouna qualche spiegazione, qualchecosa che accomunasse l’uomo e lasua apparenza con la formula, senzadubbio complessa, scritta sulfoglietto.Dopo qualche secondo tornai con losguardo al foglietto: qualcosa eracambiato. In quei pochi istanti l’uo-mo aveva scritto una seconda for-mula, sotto alla prima, e fissava ilfoglietto con la stessa intensità furi-bonda. Ormai ero stato preso da unacuriosità insostenibile e stavo cer-cando il coraggio di rivolgermiall’uomo per cercare di scoprire cheera, cosa faceva, cos’era quellamaledetta formula...Non feci in tempo, l’uomo sospiròprofondamente, scosse il capo, rac-colse un sacchetto di plastica cheteneva fra i piedi e se ne andò, per-dendosi fra la gente che usciva allastazione di Ottaviano.Qualche settimana più tardi – ormail’incontro sulla metropolitana eragià svanito dalla mia memoria – eroseduto in terza fila all’Auditorium diRoma, all’inizio del Family Concertdella Domenica mattina.Sul palcoscenico c’era un violoncel-lista dell’orchestra sinfonica, nellaveste di presentatore e commentato-re dell’evento che di lì a poco avreb-be avuto inizio, con Uto Ughi inter-prete del concerto per violino eorchestra di Antonin Dvorak.L’atmosfera era molto piacevole,giustamente familiare così come èdenominato l’incontro domenicaledel mattino, anche se nella grandesala di Santa Cecilia erano presentialmeno duemila persone, tutti aman-ti della grande musica, sicuramente.Il commentatore era molto dotato,riusciva a presentare con parolesemplici, a livello di tutti, un lavoromusicale che per sua natura è di dif-ficile comprensione culturale per inon addetti ai lavori.Le sue parole ci conducevano neisegreti della composizione, nei suoicollegamenti con la cultura dell’e-poca, con la personalità dell'autore,con la tecnica e il virtuosismo, conle composizioni di altri grandi, i

nomi di Mozart, di Beethoven,Schumann, e avanti fino a Brahms,Ciaikovski, addirittura fino adAlban Berg, erano citati con un fareprivo di qualunque compiacimento esupponenza. Ogni tanto alcuni pas-saggi significativi del concerto chedi lì a poco avrebbe tenuto campoerano suonati al pianoforte e quellepoche note già mettevano in motol’emozione che tutti sapevamo didover provare. Sopra di noi lastraordinaria copertura della salacon le chiglie di legno dalla formetondeggianti, dettate dalle esigenzedell’acustica e allo stesso tempo bel-lissime sotto il profilo architettoni-co, ai lati le fiancate dello stessomateriale, sotto, il pavimento in par-quet: tutto contribuiva a creare unaatmosfera accogliente e allo stessotempo eccitante, per quel suo esserestato pensato e costruito al fine diesaltare l’ascolto delle note che ungrande aveva sentito palpitare den-tro di sé e aveva reso disponibili pertutti. Le parole fluivano e i concettiesposti avevano lo spessore e l’in-tensità che il concerto di Dvorakpossiede, era una conferenza appas-sionante, più ancora si sarebbe dettauna lezione d’arte, tanto il commen-tatore riusciva a render tutti parteci-pi del suo contenuto.Ad un certo punto una persona entròin sala e ci fu detto che a breve ilmaestro Uto Ughi sarebbe venutosul palcoscenico per intrattenerci nelcorso della presentazione e perrispondere alle domande che avrem-mo voluto fargli.Devo dire la verità, ero emozionatoe coinvolto, mi sentivo come per-meato da quanto sentivo dire, daquanto vedevo intorno a me, daquanto avrei ascoltato, e poi ero anon più di dieci metri dal palcosce-nico e quindi la vicinanza mi facevaancor più essere partecipe di ciò chemi attendeva. Istintivamente detti unrapido sguardo attorno a me, comeper verificare se ciò che mi emozio-nava tanto era condiviso dagli altrispettatori. E vidi, nella poltronaaccanto, una anziana signora chescriveva su un foglietto di carta. Misentii quasi in colpa per non averpensato di prendere anch’io, a caldo,appunti di ciò che sentivo dire e checertamente avrei dimenticato, alme-no in buona parte. Gettai un’occhia-ta al foglietto e di colpo mi tornò inmente l’anziano compagno di viag-gio sulla metropolitana e fui folgo-rato da un pensiero: quello che stavoleggendo in qualche misura rimette-va in ordine lo squilibrio che avevosentito sorgere allora. La signoraaccanto a me stava scrivendo, conuna calligrafia a lunghe lettere pun-tate, la ricetta del risotto con i carcio-fi (dose per sei persone).

Ritorna con il numero di settembre

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Page 15: Impaginato 27-10-2006 12:42 Pagina 1 240 240E-mail: amicidimontemario@virgilio.it Videocomposizione PUBBLISHOCK Incisione e stampa GRAPHEIN SERVIZI s.r.l. Via della Magliana, 1102

L’associazione “Amici di Monte Mario” organizzazione non lucrativa di utilità sociale(ONLUS), costituita il 28 maggio 1969, persegue fini di promozione sociale, civica e cul-turale nei quartieri di Monte Mario. Non legata a partiti politici e aconfessionale, l’Asso-ciazione dipende esclusivamente dai propri soci, nello spirito di solidarietà verso tutti gliabitanti del territorio. Per aderirvi va presentata domanda su apposito modulo. La misuradella quota d’iscrizione è libera. La quota associativa annuale è di € 30,00 per i soci ordi-nari; € 90,00 per i sostenitori; € 10,00 per i familiari e gli studenti. Versamenti nel contocorrente postale n. 40706004, intestato all’Associazione Amici di Monte Mario. L’Asso-ciazione ha sede in via degli Scolopi 31, presso la Residenza Monte Mario, telefono (consegreteria automatica funzionante 24 ore su 24) e fax 06 35503317, e-mail [email protected].

Verso la metà di ottobre 2006riprenderanno i corsi dellaLUMM, organizzati dall’associa-zione “Amici di Monte Mario”,nella consueta sede dell’Istitutocomprensivo “Dionigi Chiodi” invia Appiano 15, messa gentil-mente a disposizione della Diri-gente Scolastica.La LUMM si propone di ripren-dere i corsi di lingua inglese avari livelli, sotto la guida delDott. Conor Rowan, per adulti oper studenti.Inoltre saranno presentati i nuovi

corsi di lingua francese, spagno-la, tedesca, russa e araba. Si sperainoltre di riprendere il corso diStoria dell’Arte, uno di Storiadella Musica, delle Religioni, delTeatro, di Letteratura italiana estraniera, e il corso di TrainingAutogeno che tanto successo haottenuto negli Anni accademici2004-05 e 2005-06 sotto la guidadella psicoterapeuta dott. LuciaGuerriero. Anche il corso diDisegno, impartito dalla scultriceMarina Mele sarà ripetuto nelprossimo anno accademico.

Libera Università di Monte Mario LUMMAnno accademico 2006-2007 - Segreteria telefonica: 06 35403503

presso l’Istituto Comprensivo “Dionigi Chiodi”, via Appiano 15(bus 990 o FR3 fermata Appiano)

In ricordo del dott. PergoliA piazzale delle Medaglie d’Oro era-vamo abituati a vedere, all’ora dellapasseggiata mattutina, una bella cop-pia elegante. Il dott. Carlo PergoliCampanelli e sua moglie. Il dott. Per-goli, illustre e stimato cardiologodedito alla sua professione era moltoriservato e nessuno conoscendolosuperficialmente poteva indovinareche dietro quella figura di distintoprofessionista si celasse un uomo digrande spessore, un uomo valoroso

che era stato fin da giovanissimocoinvolto in coraggiose azioni politi-che nelle sue natie terre marchigiane.Stabilitosi a Roma privilegiò la zonadetta “Belsito”. La famiglia e lapatria che egli concepiva libera erepubblicana sono stati i suoi amoridi tutta una vita, e Monte Mario, coni suoi spazi verdi e i suoi ricordi sto-rici fu un solido punto di riferimentoper più di 40 anni.

Paola Bortone

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Via degli Scolopi, 31 - Tel. 06 35504965

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Zona BELSITO: Viale Medaglie d’Oro, 421/425tel. 06 35420649 • Fax 06 35348258

Zona MontesacroPiazza Monte Gennaro, 24 a/b/c/d

Via Vigne Nuove, 1cTel. 06 8184647 - 06 8176804 • Fax 06 8186940

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Si informa che la Segreteria dell’Associazione rimarràchiusa dal 20 luglio al 31 agosto; in tale periodo eventualimessaggi urgenti potranno essere inviati per posta elettro-nica all’indirizzo [email protected].

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