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fauna minore dell’Emilia Romagna Che cos’è la fauna minore Le minacce Misure per la protezione

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fauna minore dell’Emilia Romagna

Che cos’è la fauna minore

Le minacce

Misure per la protezione

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Ideazione e coordinamentoMonica Palazzini e Maria Vittoria BiondiRegione Emilia-RomagnaAssessorato Ambiente e Sviluppo sostenibileServizio Parchi e Risorse forestaliVia dei Mille, 2140121 Bologna tel. 051 636080fax 051 [email protected]/parchi

Testi a cura diCarla Corazza e Stefano Mazzotti Museo Civico di Storia Naturale di FerraraVia De Pisis 2444100 Ferrarawww.comune.fe.it/storianaturale

Impaginazione Francesca Frenda

Hanno collaboratoWiller Simonati e Antonella Lizzani (Servizio Parchi e Risorse forestali), David Bianco (Parco regionale Gessibolognesi e Calanchi dell’Abbadessa)Giancarlo Tedaldi (Riserva naturale orientata di Scardavilla)

In copertina: foto di sfondo di Milko Marchettifoto Licena delle paludi di Remo De Tognifoto Raganella italiana di Maurizio Bonora

“Fauna Minore dell’Emilia-Romagna” vienestampata su carta riciclata bianca Cyclus Printcertificata ISO 9001, EMAS, ISO 14001DIN6738

© 2007 Editrice Compositorivia Stalingrado 97/2 - 40128 Bolognatel. 0039 051 3540111 - fax 0039 051 [email protected] - www.compositori.it

ISBN 978-88-7794-594-5

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Una legge per lafauna minore

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La Testuggine palustreeuropea era un tempomolto frequente lungoi corsi d’acqua, nellepaludi, ma anche nelleacque salmastre.La bonifica di zoneumide, gli interventisugli alvei dei fiumi,l’intenso uso disostanze chimiche inagricoltura, le continuecatture da partedell’uomo, nonché ilrilascio in natura ditestuggini esotiche,hanno condotto laspecie ad una lentararefazione.Nell’immagineesemplare neonato diEmide europea (foto di Giancarlo Tedaldi).

La legge regionale n. 15 “Disposizioni per latutela della fauna minore in Emilia-Roma-gna”, approvata nel luglio 2006, ha comeobiettivo quello di garantire adeguate formedi tutela a tutti quegli animali, spesso dimen-ticati o addirittura bistrattati, che tuttaviasvolgono un ruolo fondamentale negli ecosi-stemi. La fauna minore interessa infatti laquota preponderante della fauna italiana, eriguarda i principali componenti delle cate-ne alimentari e gli organismi essenziali per laregolazione dei cicli biologici. La legge protegge tutte le specie di anfibi,rettili e chirotteri che vivono sul territorio re-gionale, ma anche, piccoli mammiferi, pescie insetti. Una particolare protezione viene ri-conosciuta alle specie rare e/o minacciate alivello locale, ma anche quelle individuatecome d’interesse europeo dalla Direttiva92/43/CEE, relativa alla conservazione deglihabitat naturali e seminaturali e della flora edella fauna selvatiche. Sono pertanto vietate la cattura e l’uccisione

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intenzionali di dette specie e le azioni di dan-neggiamento o distruzione di uova, nidi, maanche dei loro habitat di vita.È inoltre vietato il rilascio in natura di orga-nismi alloctoni in grado di predare o esercita-re una competizione per le risorse alimentario di altro genere nei confronti della faunaminore. Chi viola la legge è soggetto al paga-mento di una sanzione amministrativa. L’enunciazione di divieti non basta tuttavia aproteggere questi organismi, di cui a voltenon si conosce l’esatta localizzazione o lareale consistenza delle popolazioni. È neces-sario quindi promuovere la ricerca e il moni-toraggio della fauna minore e così pure larealizzazione di interventi per la conserva-zione e ricostituzione dei loro habitat. Proteggere la fauna minore coinvolge tuttele attività umane: dalla progettazione di stra-de, in modo da ridurre l’effetto di frammen-tazione di habitat, al mantenimento dellezone umide, ecosistemi essenziali per questeforme di vita, al rilascio in bosco di legnomorto a favore degli insetti e così via.Questa piccola guida è utile per scoprire lafauna minore e quello che ciascuno di noipuò realizzare in prima persona o promuo-vere per la sua tutela.

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La Raganella italianavive su alberi, arbusti ecanneti nei pressi degliambienti umidi. È unaspecie considerataminacciata in buonaparte dell’areale didistribuzione a causadell’inquinamentochimico delle acque,della scomparsa dei siti riproduttivi, dellaframmentazione e conseguenteisolamento deglihabitat (disegno diTiziana Gironi).

Farnia

Cinipide

Cinciarella

Sparviere Merlo

Grillo

Arvicola

Insetti del terrenoErbe e semi

Allodola

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Licena delle paludi: latipica colorazione delleali, con la parte inferioredell’ala posteriore grigio-azzurra e bordoarancione, consente di distinguereimmediatamente questaspecie dalle tantissimealtre della famiglia deiLicenidi (foto di RemoDe Togni).

Che cos’è la fauna minore

Alla parola “fauna”, il nostro pensiero corre su-bito agli uccelli o ai grandi mammiferi comegli orsi, gli stambecchi, e magari anche aglisquali o alle balene. Ebbene, le popolazioni diquesti animali rappresentano, nel loro insie-me, soltanto una piccolissima parte del vastis-simo mondo zoologico. Accanto ad essi vivo-no, in maniera spesso poco conosciuta, tantialtri animali di solito poco considerati, ma im-portantissimi per il funzionamento dei sisteminaturali. Insetti come le farfalle, le libellule e icoleotteri, i crostacei come i nostri gamberi egranchi di fiume, i rospi, le rane, i tritoni e lesalamandre, i piccoli mammiferi come i topo-ragni, i moscardini e le arvicole, i pipistrelli etantissime altre specie compongono il ricchis-simo mosaico della fauna che popola sia igrandi ecosistemi, come le foreste appennini-che o le paludi del Delta del Po, sia i piccolibiotopi dietro casa come i maceri e le risorgive,le siepi e i filari alberati, i prati e i pascoli.

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Schema che mostra unarete di prede e predatori.Trovate le specie dellafauna minore! Lasoluzione è in terza dicopertina (disegno diAndrea Ambrogio).

Toporagno

Riccio

Volpe

Lepre

AlloccoPoiana

Airone cenerino

Natrice dal collare

Rana

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Gambero di fiume.Questa specieautoctona è fortementein pericolo a causa delgenerale degrado degliecosistemi di acquadolce (disegno diTiziana Gironi).

Nel complesso, si tratta di animali indispensa-bili per l’economia della Natura: in effetti,scientificamente, non sarebbe corretto parlaredi fauna “minore”. Il termine però ci aiuta acapire che c’è ormai la necessità assoluta diproteggere non solo lupi, aquile o fenicotteri,ma anche tanti animali meno conosciuti, me-no legati all’immaginario collettivo e addirit-tura spesso perseguitati perché ritenuti, a tor-to, pericolosi.

Gli invertebratiGruppi di ricerca internazionali, tra i quali,per esempio, Millenium Ecosystem Asses-sment, un’organizzazione che si occupa distudiare il legame tra stato di conservazionedella natura e benessere delle popolazioniumane, sono d’accordo nel dire che, nelmondo esistono all’incirca 2.000.000 di spe-cie viventi conosciute, batteri compresi edesclusi i virus, parassiti che non vengonoconsiderati organismi a tutti gli effetti. Cir-ca la metà di queste specie sono insetti; altre500.000 appartengono ad altre categorie dianimali senza scheletro interno (molluschi,ragni, crostacei, vermi marini, terrestri ed’acqua dolce, spugne, stelle e ricci di ma-re, meduse, eccetera). In definitiva, almenoil 70% della biodiversità totale a noi nota èrappresentato da animali senza colonna ver-tebrale, gli invertebrati. In Italia, secondo lacheck list della fauna italiana redatta daimaggiori esperti zoologi e pubblicata nel sitodel Ministero dell’Ambiente e della Tuteladel Territorio e del Mare, su circa 57.500specie animali conosciute (organismi unicel-lulari esclusi), 55.800 (97%) sono specie diinvertebrati terrestri, marini e di acqua dolce,mentre i vertebrati sono solo il 3%. Sebbenenon esista un inventario completo delle spe-cie relativo alla sola Emilia-Romagna, sicura-mente anche nella nostra regione, varia ecomposita, sussistono proporzioni analoghe.

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Lo Julo è unmillepiedi diplopode. I Diplopodi si cibanodei detriti vegetali dellalettiera; per difendersidai nemici, alcunespecie secernonosostanze irritanti (fotodi Luciano Landi).

Proprio a causa della loro numerosità e ab-bondanza e poiché questi organismi sonocomparsi sulla Terra prima dei vertebrati,abbiamo scelto di iniziare parlando propriodi loro.Tutti gli invertebrati hanno un ruolo fonda-mentale nel funzionamento degli ecosiste-mi: sono il cibo principale di molti altri ani-mali (mammiferi, uccelli, pesci, rettili, anfi-bi e altri invertebrati) e le loro abitudini di vi-ta hanno conseguenze importanti per gli or-ganismi con i quali coesistono. Per esempio, molte piante non potrebberodare frutti se api, farfalle e altri insetti non va-gassero di fiore in fiore alla ricerca del polli-ne e del nettare di cui si nutrono: senza im-pollinatori, i danni sarebbero enormi, nonsolo per l’agricoltura.Larve di insetti, millepiedi, centopiedi ecrostacei terrestri, mangiando le foglie e irami morti che si depositano sotto gli alberi,avviano il processo di decomposizione cherestituirà nutrienti per le piante; lo stessoaccade in ambiente acquatico, dove il movi-mento di molluschi, crostacei, larve di in-setti e vermi rimescola i fondali con conse-guenze importanti sulla composizione chi-mica delle acque.Alcuni gruppi di invertebrati hanno un’uti-lità in più per l’uomo: varie specie, comecoccinelle, larve di altri insetti, alcuni tipi divespe e i ragni, sono predatori naturali dei

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I collemboli, comequesto Sminturino,sono piccolissimiinvertebrati del terrenoaffini a crostacei einsetti (foto di PietroPaolo Fanciulli,microscopio elettronicoa scansione).

Le Zigene, farfallecomunissime,segnalano la propriatossicità per i predatoricon i colori vivaci (fotodi Giorgio Ardizzoni).

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parassiti dei raccolti e vengono perciò effica-cemente usate nella lotta biologica; altrigruppi invece danno importanti informazio-ni sulla qualità dell’ambiente e sullo stato diconservazione della biodiversità, sia negliecosistemi acquatici sia in quelli terrestri. Dato che sono così numerosi e visto chespesso non si hanno informazioni sufficientisulla loro effettiva distribuzione geografica esul grado di minaccia al quale sono sottopo-sti, scegliere le specie di invertebrati da pro-teggere non è semplice. Alcuni vanno protet-ti perché il loro habitat è rarissimo, comel’Osmoderma eremita, un grosso scarabeoche vive solo nelle cavità dei vecchi alberi; inaltri casi, si scelgono le cosiddette “specieombrello”: proteggendo loro, perché a ri-schio, vistose e facilmente riconoscibili, si as-sicura la protezione di tante altre specie checondividono il medesimo habitat ma sonomeno conosciute dal punto di vista del loro“status” di conservazione. Alcuni invertebrati da proteggere sono ani-mali di grandi dimensioni troppo appetitidai raccoglitori amatoriali: è il caso delCervo volante, ovvero il più grosso coleot-tero europeo, lungo fino a otto centimetri.Da proteggere sono anche il Granchio e ilGambero di fiume nostrani che risentonodel deterioramento delle acque. Negli am-bienti aperti ed assolati è necessario proteg-gere le Cicindele, piccoli coleotteri preda-tori caratterizzati da una colorazione bruna

Carabo granulato. ICarabidi sono ottimiindicatori di qualitàambientale (foto diRoberto Fabbri).

Coppia di Cervi volanti:il maschio si distinguedalla femmina per legrosse mandibole cheutilizza anche neicombattimenti rituali(disegno di TizianaGironi).

Ragno licoside. ILicosidi sono predatoriche non costruisconoragnatele ma tendonoagguati alle prede sulterreno (foto di LucianoLandi).

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o verde con macchie chiare e da grandi oc-chi che testimoniano il loro ruolo di caccia-tori a vista.Sulla costa, meritano oasi di protezione lepulci di mare, piccoli crostacei che si sposta-no saltando e, vivendo sul bagnasciuga, de-vono scampare al continuo calpestio dei tu-risti. Nelle pianure, vanno protette la Licenadelle paludi e la Zerinzia, due farfalle dallacolorazione piuttosto vivace e caratteristica,messe in crisi dalla scomparsa delle zoneumide d’acqua dolce. Altre farfalle a rischiodi estinzione sono le due specie di Parnas-sio, lievi presenze dei prati appenninici d’al-ta quota. Nei boschi montani, la carenza dilegno in decomposizione rende semprepiù rari vari coleotteri, tra cui il Cerambi-cide Rosalia alpina, splendido animale acolorazione nera e azzurra la cui femmi-na depone le uova nel legno morto di fag-gio esposto al sole. Fra le libellule da proteggere perché asso-ciata ad acque limpide fresche e pulite cheormai scarseggiano in tutta Europa, trovia-mo Ofiogonfo cecilia, mentre, tra i parentidelle cavallette, va protetta Saga pedo, gran-de insetto predatore di altre cavallette dallavivace colorazione verde chiaro, poco comu-ne e minacciato dal degrado degli habitataperti con erbe e cespugli in cui vive. Moltealtre ancora sono le specie da proteggere madifficilmente elencabili tutte in questa sedeper ragioni di spazio.

La Cincidelacampestre è uncoleottero predatoredegli ambienti aperti,che corre velocementesulle lunghe zampe.(disegno di TizianaGironi).

La Zerinzia è unasplendida farfalla chevive in strettaassociazione con lepiante di Aristolochia(disegno di TizianaGironi).

La Libellula ceciliavive lungo i corsid’acqua; in Italia èsegnalata solo inEmilia-Romagna,Lombardia, Veneto e Toscana. Èminacciata, oltre chedall’inquinamento,anche dalle modificheartificiali alle spondedei fiumi (foto diRoberto Fabbri).

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I pesciI pesci sono fra i vertebrati più minacciatidall’inquinamento, dalle opere di regima-zione dei fiumi e dall’introduzione nei ba-cini fluviali di specie esotiche: un tipo di“inquinamento biologico” che, per i danniarrecati, non è inferiore a quello chimico.Nonostante questo, la ricchezza di specieittiche dell’Emilia-Romagna è ancora ele-vata ed interessante. Temperatura, trasparenza dell’acqua econcentrazione dell’ossigeno disciolto so-no i fattori che più influenzano la distribu-zione dei pesci. Nei torrenti appenninici,caratterizzati da acque limpide, fresche eossigenate, la specie più comune è la Trotafario. Vorace predatore, riesce a spiccareanche balzi dall’acqua per catturare le sueprede, generalmente insetti. Un’altra trota,la Trota iridea, è stata introdotta artificial-mente per la pesca sportiva, difficilmentesi riproduce ma caccia le larve e le uova dianfibi come i tritoni e gli invertebrati ac-quatici spesso portandoli alla loro totaleestinzione e modificando l’intero ecosiste-ma dei laghi nei quali è stata immessa.Nello stesso habitat vive anche il Vaironeche costituisce una preda dalla trota. Scen-dendo verso valle le caratteristiche delleacque cambiano: aumenta la temperatura

e diminuisce proporzionalmen-te la concentrazione di ossige-no disciolto. Con quantità me-

dio alte di ossigeno troviamo ilCavedano, la Lasca, il Barbo comune e ilBarbo canino. Specie che resistono aquantità di ossigeno medio basse sono laScardola, il Triotto e il Persico sole intro-dotto dall’America, tutte specie tipiche dilanche, stagni e canali. In alcuni laghi, or-mai alquanto raro, è presente il Luccio. La Carpa e la Tinca resistono a basse con-centrazioni di ossigeno, mentre pesci comefa

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Il Cobite mascherato èun pesciolino tipicodell’Italia settentrionalecon la bocca rivoltaverso il basso eprovvista di barbigli confunzione sensoriale(disegno di AndreaAmbrogio).

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l’Anguilla e l’Alborella si adattano a varigradienti di ossigeno per cui possia-mo rinvenirli in varie zone del corsofluviale. Alla foce dei fiumi si verificanocondizioni particolari di salinità delle acquee solo alcune specie si adattano: un esem-pio fra tutti, lo Spinarello, pesciolino dalcomportamento nuziale ben conosciuto.Nel Po sono ormai molto rari gli storioni: loStorione cobice è presente soltanto nel Ma-re Adriatico dal quale risale il Po. In alcunipiccoli biotopi come le risorgive della Pia-nura Padana vive una specie endemica diquesta zona, il Ghiozzetto dei fontanili.Lungo gli ambienti umidi costieri sono pre-senti anche alcune piccole specie di Cobiti-di. Il Cobite mascherato è un pesce ende-mico dell’Italia settentrionale di piccole di-mensioni con corpo molto allungato e ca-po piccolo. È segnalatoin prevalenza in ca-nali e fontanili macompare in tutti icorsi d’acqua di pia-nura e di collina, poiché è ingrado di tollerare anche la scar-sità di ossigeno, grazie alla capacità di assu-merlo inghiottendo aria in superficie. Lapresenza di questi pesciolini, grazie al fattoche hanno particolari esigenze ecologiche ehanno una elevata sensibilità all’inquina-mento, segnala lo stato di salute degli ecosi-stemi acquatici, fornendo quindi prezioseindicazioni sulla qualità ambientale.

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Ghiozzetto deifontanili. I fontanilisono caratterizzati dapolle d’acqua sorgivaproveniente da faldeidriche profonde (fotodi Luca Gilli).

Lo Spinarello ha uncomportamentosingolare: il maschiocostruisce una speciedi nido “tunnel” sulfondo, che tappezzacon vegetazioneacquatica e difendecon accanimentocontro qualsiasipossibile rivale(disegno di RobertoOsti tratto da “CartaIttica Regionale”,Assessorato Agricoltura,Regione Emilia-Romagna).

Lo Storione cobice èuno dei più antichipesci ossei (disegno diAndrea Ambrogio).

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Il ciclo del Tritonealpestre: a volte sisviluppano individuineotenici cheraggiungono lamaturità sessuale mamantengono alcunicaratteri giovanili,come le branchie, enon escono dall’acqua(disegno di AndreaAmbrogio).

Gli anfibi e i rettili Gli anfibi, per il loro particolare ciclo biologi-co che comprende una fase larvale acquatica(il girino per rane e rospi), assumono un ruoloinsostituibile negli ambienti umidi. Sono di-stinguibili in due forme differenti: gli Urodelio Caudati (cioè provvisti di coda), rappresen-tati da tritoni, geotritoni e salamandre e gliAnuri o Saltanti, ai quali appartengono rane,rospi e raganelle. I primi sono più legati al-l’ambiente acquatico e perciò quelli che piùrisentono di manomissioni da parte dell’uomocome l’inquinamento e l’introduzione di pe-sci predatori. Nelle aree montane troviamo ilTritone alpestre, tipico delle pozze e laghettidi altitudine; un po’ ovunque sono invece ilTritone crestato e il Tritone punteggiato.Specie tipicamente appenniniche, che vivonoa diretto contatto con la lettiera del sottobo-sco, fra i sassi, sotto i ceppi d’albero ecc. sonola Salamandra pezzata e le endemiche italia-ne Salamandrina dagli occhiali e il Geotrito-ne italiano. Al di fuori del periodo riprodutti-vo, i tritoni e le salamandre si diffondono inprati e boschi, nelle campagne e nelle zoneurbane, divenendo parte attiva delle catenealimentari. I secondi (gli Anuri) sono gli anfi-bi più comuni e diffusi. Il Rospo comune, ilRospo smeraldino, presente principalmentein pianura, le Rane verdi, la Rana agile e la

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Coppia diSalamandrine dagliocchiali: la femmina si reca nelle pozze deitorrenti e depone leuova in piccoli gruppi,attaccandole a corpisommersi (foto diGiancarlo Tedaldi).

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A sinistra. Il Saettonepuò raggiungere 1,5 mdi lunghezza (foto diGuglielmo Stagni).

A destra. Una Ranaagile (foto di StefanoMazzotti).

Raganella italiana, unico anfibio ad avereabitudini arboricole, sono particolarmente arischio laddove l’uomo ha sottratto anche gliultimi lembi di ambienti naturali, come le sie-pi, i maceri, gli stagni e i fossati. Caratteristico dei torrenti appenninici e dellepozze dei calanchi è il grazioso rospetto Ulu-lone dal ventre giallo, oggi in grave rarefa-zione, spesso associato alla Rana appennini-ca. Il Pelobate fosco e la Rana di Lataste so-no specie oggi presenti solo in alcune loca-lità della Pianura Padana emiliana e nel Par-co del Delta del Po.Anche i rettili occupano un ruolo fondamenta-le negli ecosistemi terrestri, dal litorale al crina-le appenninico. Queste specie infatti essendopredatori di insetti e piccoli mammiferi sono deiregolatori naturali delle popolazioni di questeloro prede. Così come per i pesci e gli anfibi, an-che la diffusione di questi vertebrati è influenza-ta dalla pressione antropica, in particolare peralcune specie molto specializzate per determi-nati habitat, come ad esempio la Testuggine ac-quatica e ancor più la Testuggine terrestre o diHermann. La prima è in forte regressione nellearee umide per la grave manomissione di gole-ne fluviali ed aree umide della pianura, la se-conda per la quasi totale scomparsadegli ecosistemi costieri. Nei ver-santi più caldi ed assolati, nei ce-spuglieti e nelle radure dei calan-chi fra i Sauri, è presente, la Lu-scengola, dal corpo serpentiformee arti molto regrediti con solo tre di-ta. È un Sauro anche l’Orbettino,

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Il raro Pelobate foscoitaliano. La suapresenza è statascoperta solorecentemente grazie a ricerche del Museodi Storia Naturale diFerrara in alcune areedel Delta del Po (foto di Maurizio Bonora).

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legato ad ambienti boscati. Ubiquitarie e moltofrequenti anche in zone a forte presenza umanasono le Lucertole muraiole, le Lucertole cam-pestri e il Ramarro, la lucertola italiana di mag-giori dimensioni. Fra i serpenti le specie più comuni e diffusepressoché in tutti gli habitat sono il Biacco,presente in tutte le fasce altitudinali, la Natricedal collare e quella tassellata, legate agli am-bienti umidi e il Colubro liscio, frequente an-che negli agroecosistemi. Più legati ad am-bienti montani sono invece il Saettone o Co-lubro di Esculapio, il Colubro di Riccioli e laVipera comune o Aspide, unico serpente vele-noso del territorio. Come per gli invertebrati ei pesci, lo studio dell’ecologia delle comunitàdi anfibi e rettili, grazie alle caratteristiche dibioindicatori di questi vertebrati, sta assumen-do un ruolo sempre più importante nel moni-toraggio sulla salute dell’ambiente.

Mammiferi: i piccoli roditori e gli insettivori, i pipistrelliI piccoli mammiferi (insettivori e roditori) so-no estremamente diffusi anche se spesso diffi-cilmente visibili per le loro ridotte dimensioni,per il comportamento terricolo e per le abitu-dini crepuscolari o notturne. Roditori e insetti-vori hanno ruoli ecologici diversi. I primi sonodi solito erbivori e spesso, le specie più diffusee numerose come le arvicole e i topi campa-gnoli, sono responsabili di danni alle colture ealle derrate alimentari. Gli insettivori sono invece voraci predatori di

Il Ghiro è un piccoloroditore dei boschiappenninici che inannate particolarmenterigide resta in letargonella sua tana per settemesi circa (disegno diAndrea Ambrogio).

In basso a sinistra. LaCrocidura minore è unmicromammifero che si nutre di insetti e altripiccoli invertebrati:queste abitudinialimentari si riflettononella forma del muso,che è molto appuntitoper facilitare le catture(foto di Ivano Togni).

In basso a destra.Un’Arvicola di Savi tipica delle campagne(foto di MaurizioBonora).

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invertebrati del suolo e ne tengono sotto con-trollo il numero. Fra gli insettivori quello di maggiori dimensioniè il Ricciomentre il Toporagno d’acqua e il To-poragno acquatico di Miller vanno a caccia diinsetti acquatici nei fiumi e nei laghetti. I to-poragni, le crocidure e il piccolissimo Mu-stiolo sono tutti appartenenti alla famigliadei Soricidi che vivono nella lettiera deiboschi e a stretto contatto con l’ecosiste-ma del suolo. Formidabili scavatori sonola Talpa cieca e la Talpa europea.Fra i roditori spiccano per mole l’Istrice e laMarmotta, due specie introdotte in tempistorici dall’uomo. Specie arrampicatrici sonolo Scoiattolo europeo, il Topo quercino, ilGhiro e il Moscardino.I pipistrelli o chirotteri sono rappresentati inEmilia-Romagna da almeno 25 specie (su 35presenti in Italia) distribuite in tutti gli ecosi-stemi. Sono mammiferi, le loro mani si sonoevolute acquisendo una membrana che con-nette le lunghe dita e che permette loro di vo-lare. Sono tutti attivi al crepuscolo e durantela notte e mangiano insetti che catturano inaria o al suolo o anche ragni e millepiedi. I pi-pistrelli si orientano nell’oscurità grazie adun biosonar che capta l’eco degli ultrasuoniemessi dalla bocca o dal naso. Sono animaliutilissimi poiché cacciano attorno alle abita-zioni, contenendo significativamente il nu-mero di zanzare, moscerini e di altri insettimolesti: non attaccano l’uomo e, soprattutto,non si “attaccano ai capelli”.

Colonia riproduttiva di Vespertilio diBechstein presso cavitàcarsica al ContraffortePliocenico (fotoarchivio “Quelli dellaNotte”).

Il Ferro di cavallomaggiore: come tutti irinolofidi presenta unacaratteristica strutturaformata da peculiarilobi a “ferro di cavallo”attorno alle narici, cheè associata all’emissionedegli ultrasuoni(disegno di TizianaGironi).

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Sicuramente, le specie viventi vanno incontro anaturali processi di estinzione: le specie si evol-vono, hanno una certa durata, breve, lunga olunghissima, e poi si estinguono. Talvolta però,nella storia geologica della Terra, si sono verifi-cati eventi improvvisi (eruzioni vulcaniche, ca-duta di grandissimi meteoriti) che hanno acce-lerato i processi di estinzione, portando allascomparsa quasi contemporanea di centinaia dimigliaia di specie. Circa 10.000 anni fa, una spe-cie molto particolare, la nostra, ha scoperto ivantaggi di allevare piante e animali. Nel brevis-simo tempo trascorso da quel momento, la fac-cia del pianeta è cambiata: ormai, non esistonopiù ecosistemi immuni dall’effetto dell’uma-nità, neppure sulle cime dell’Everest o nelle

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I molti serviziindispensabili fornitidagli ecosistemi benconservati (disegno di Andrea Ambrogioelaborato daMillenium EcosystemAssessment, 2006).

Le minacce

MONTAGNE E SISTEMI POLARI

CiboFibre tessiliAcqua dolce

Controllo erosioneRegolazione clima

EcoturismoValori estetici e

spirituali

BOSCHI E FORESTECibo

LegnameAcqua dolce

Legna da ardereRegolazione piene

Regolazione malattieSequestro anidride carbonica

Regolazione clima localeFarmaci

Valori esteticiValori spirituali

TERRE ARIDECibo

Fibre tessiliLegna da ardere

Regolazione clima localePatrimonio culturale

EcoturismoValori spirituali

FIUMI, LAGHI E PALUDI (acque interne)

Acqua dolceCibo

Controllo inquinamentoAccumulo e trasporto sedimenti

Regolazione malattieCiclo nutrienti

EcoturismoValori estetici

TERRE

AcCL

RegolaCicVa

Patrim

FALDE

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profondità marine e molte sono ormai le specieestinte in conseguenza di azioni dell’uomo. Tutelare la biodiversità significa mantenerein buono stato gli ecosistemi naturali e semi-naturali affinché essi possano continuare afornire i servizi fondamentali, materiali edimmateriali, per l’esistenza della nostra stessaspecie, ma anche proteggere la varietà degliesseri viventi e garantire così, attraverso unampio spettro di possibilità genetiche, la con-tinuazione della vita stessa sulla Terra. Accanto alla scomparsa degli habitat, all’ec-cessivo sfruttamento delle popolazioni perscopi produttivi ed all’inquinamento, tre so-no ora le minacce più pressanti alla biodiver-sità: l’introduzione di specie esotiche, laframmentazione degli habitat superstiti, ilcambiamento climatico.

L’introduzione di specie esoticheIntrodurre specie esotiche, animali o vege-tali, negli ecosistemi naturali ha gravissimeconseguenze per la nostra fauna. L’uomo

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La Metcalfa, unacicalina introdotta dalNordamerica, succhiala linfa di alberi earbusti con gravi danniforestali e agrari (fotodi Carla Corazza). Gli insetti introdotti in Italia da altri paesisono già più di 100.

TERRE COLTIVATECiboFibre

Acqua dolceColorantiLegname

Regolazione parassitiCiclo nutrientiValori estetici

Patrimonio culturale

SISTEMI COSTIERICiboFibre

LegnameCombustibili

Regolazione clima Trattamento scarichi

Ciclo nutrientiProtezione da onde e tempeste

EcoturismoValori estetici

PARCHI E GIARDINI URBANIRegolazione qualità di aria,

acqua eclima locale

Patrimonio culturaleTempo libero

Istruzione

ISOLECibo

Acqua dolceEcoturismo

MARI ED OCEANICibo

Regolazione di clima

e atmosferaCiclo nutrienti

Sport

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ha sempre portato con sé per poi rilasciarein natura specie utili, ornamentali o dacompagnia; il fenomeno si è intensificatonegli ultimi decenni con la globalizzazionedegli scambi commerciali e coinvolge an-che molte specie introdotte in modo acci-dentale. Quando una specie animale esoti-ca entra in un ecosistema, compete con lespecie già residenti, per il cibo, per i rifugimigliori, per il luogo o il momento piùadatto per riprodursi; se la specie diventainvasiva, questa competizione può elimina-re alcune specie autoctone. Qualche volta,poi, i nuovi arrivati attaccano direttamentele uova, i giovani o anche gli adulti dellespecie indigene. Anche l’introduzione di

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La Vongola filippina.Viene seminata dal1986 nelle lagunecostiere dell’altoAdriatico; si distinguedalla Vongola veraceautoctona per via deisifoni filtranti quasicompletamente saldatitra di loro (foto diCarla Corazza).

Quattro specie invasiveintrodotte dall’uomo,provenienti da altricontinenti: Gamberorosso della Louisiana,Nutria, Testugginedalle guance rosse,Rana toro, Pescesiluro (disegno diAndrea Ambrogio).

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piante esotiche modifica gli habitat, che di-ventano inospitali: per esempio, molti in-setti autoctoni non possono digerire lepiante straniere. Nutria, Visone Americano, Rana toro, Gam-bero rosso, Pesce siluro, Testuggine palustredalle guance rosse, Anadara indopacifica,Vongola filippina, Cicalina nordamericana,Zucchino spinoso americano, Luppolo giap-ponese sono solo alcune delle tante specie in-trodotte in anni recenti che stanno alterandoin modo profondo i nostri ecosistemi.

L’isolamento degli habitat e la frammentazioneIn pianura, rimangono pochissimi boschiveramente degni di questo nome: per esem-pio, il Bosco golenale della Panfilia, in pro-vincia di Ferrara, di soli settanta ettari, vie-ne considerato uno dei più grandi boschidella Pianura Padana a sud del Po. Anchegli habitat costieri hanno subito un drasticoridimensionamento: le dune sono quasiscomparse, le valli salmastre sono ormaimolto ridotte. Migliore è invece la situazio-ne nelle aree montuose della regione, per-ché l’abbandono dei territori appenninici,che per secoli erano stati disboscati per losfruttamento a pascolo o per le coltivazioni,ha consentito in molte zone la ricostituzio-ne della copertura forestale e la diffusionedi varie specie della fauna selvatica.Per gli habitat rimasti c’è un ulteriore peri-colo: ogni volta che una nuova strada, unnuovo tracciato ferroviario, un nuovo com-plesso edilizio interessano un habitat natu-rale, questo viene diviso in frammenti piùpiccoli. Negli habitat frammentati, le spe-cie meno esigenti, quelle che vivono di so-lito nelle zone di margine, entrano facil-mente in contatto con le specie che vivonosolo nel “cuore” dell’habitat, più esigenti equindi più delicate: è facile che queste se-

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Il Luppolo giapponeseè un rampicanteasiatico che invade lezone marginali deiboschi delle golenefluviali, altrimentihabitat ideale per illuppolo autoctono(foto di CarlaCorazza).

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conde specie risultino perdenti nella com-petizione con le prime. Inoltre, a causa dialtri complessi meccanismi ecologici e ge-netici, nei piccoli habitat isolati si innesca-no rapidi processi di estinzione.

I cambiamenti climaticiSappiamo che il clima sta cambiando. Ilnostro pianeta nella sua storia naturale haattraversato molte fasi calde e altrettante fa-si fredde, ma l’attuale riscaldamento globa-le, provocato dall’eccessiva introduzione dianidride carbonica nell’atmosfera per ilconsumo su larga scala di combustibili fos-sili, è eccezionale soprattutto per la sua du-rata e rapidità. Quando il clima cambia, gliecosistemi si spostano: durante le fasi fred-de, le specie migrano dai poli verso l’Equa-tore e dalle cime delle montagne verso levallate; durante le fasi calde come quellaattuale, le migrazioni procedono nella dire-zione opposta.Ci sono già molte evidenze di specie terre-stri, d’acqua dolce e marine che stanno al-largando o spostando i propri areali di di-stribuzione da sud verso nord. Le specie re-sidenti entrano in competizione con le spe-cie nuove arrivate, con esiti che non cono-sciamo, oppure cercano di migrare ma laframmentazione degli habitat non glieloconsente. I cicli vitali di prede e predatorisi sfasano; piccole popolazioni genetica-mente isolate non riescono ad adattarsi alcambiamento e possono estinguersi accen-tuando la perdita di biodiversità.

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Esempio di areanaturale suddivisa indue frammenti da unastrada: le areemarginali sono coloratein verde chiaro; acausa della stradavengono ampliate eportate a direttocontatto con la partepiù interna dell’habitat(disegno di ChiaraBellantoni).

Limaccia rossa, speciecomune nelle areegolenali che proliferain fretta sullo zucchinospinoso americano(foto di Remo De Tognia sinistra e RobertoFabbri a destra).

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Misure per la protezione

La protezione della fauna avviene sia attra-verso interventi pianificati dalla pubblicaamministrazione con la collaborazione deiprivati, sia attraverso piccole azioni quotidia-ne di ognuno di noi.

Recupero dei piccoli habitatLa fauna minore non vive soltanto nelle aree na-turali e seminaturali di grande estensione: la-ghetti, stagni, pozze ed abbeveratoi, maceri, sie-pi, boschetti, muri a secco, filari alberati, terreniincolti, fossati, canali di irrigazione sono am-bienti che possono dare rifugio a molte specie.Il primo passo per la tutela della fauna minoreè quindi quello di salvaguardare il più possibi-le queste piccole “riserve” di naturalità spessominacciate da interessi di tipo produttivo. Molti di questi rifugi possono essere miglioratidal punto di vista dell’ospitalità per le speciedella fauna con alcuni piccoli accorgimenti.Per esempio, anfibi come rane e rospi o insetticome le libellule, svolgono il loro sviluppo lar-

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Alcune specie chevivono negli stagni e nei piccoli corsid’acqua.

Gallinella d’acqua

Raganella

Ninfea gialla

Rana di Lataste

Arvicola terrestre

Ceratofillo

Tritone crestato

Iris giallo

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vale nell’acqua; terminata la metamorfosi peròi nuovi individui devono poter lasciare l’acquaper completare il proprio ciclo vitale: è impor-tante allora che le sponde dei bacini non for-mino un ripido ostacolo agli spostamenti.

Costruzione delle reti ecologicheCollegare tra di loro le grandi aree naturali an-cora presenti sui nostri territori attraverso le retiecologiche è senz’altro opportuno. Questa ope-razione serve a contrastare i danni della fram-mentazione e dell’isolamento di cui si è giàdetto. Una rete ecologica è formata dai nodi,cioè dai grandi serbatoi di biodiversità (parchi,riserve naturali), dalle zone cuscinetto attornoai nodi, che hanno il compito di attenuare glieffetti di disturbi esterni e dai corridoi ecologicidi collegamento. I corridoi ecologici possonoessere continui (tipicamente, i fiumi e le lorosponde), ma anche formati da piccole aree fisi-camente distaccate, ma vicine, in modo da es-sere raggiunte passo dopo passo dalle varie spe-cie. In questa ottica i piccoli serbatoi di biodi-versità già esistenti (siepi, pozze, maceri, ecce-tera) diventano preziosissimi. È importanteche tutti i tipi di connessione vengano adottatiper collegare tra loro i nodi della rete: infatti,non esiste un modello unico di rete ecologicaadatto a tutte le specie e a tutte devono esserefornite delle possibilità di spostamento. Molte Province stanno già dotando i loro ter-ritori di sistemi di rete: l’efficienza e l’effica-cia di tali sistemi deve però essere costante-mente monitorata.

Il Brachino dalleantenne nere è unCarabide delle paludi,particolarmentemeritevole di tutela inEmilia-Romagna; è ingrado, come tutti ibrachini, di emetterecaratteristici scoppiettidifensivi (foto diRoberto Fabbri).

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Attraversamenti per animaliBisogna aiutare le specie a superare strade edautostrade e le vaste distese di campi in mo-nocoltura (campi di mais, campi di girasoli,campi di soia), che sono ostacoli, spesso mor-tali, alla mobilità delle specie: creare sotto-passaggi stradali verso i quali convogliare glianimali, reintrodurre nei campi le siepi tra ipoderi, sono tutti accorgimenti che aumen-tano la connessione ecologica, con ulteriorivantaggi paesaggistici ed ecologici.I corsi d’acqua possono diventare più ospitalise le loro sponde non vengono continuamen-te sfalciate e rettificate; le barriere costituiteda briglie fabbricate lungo i torrenti montanipossono essere superate creando “rampe dirisalita” formate da bacini e pozze d’acqua alivelli gradualmente crescenti che attenuinola ripidità della cascata.

Difesa di habitat particolariCi sono ambienti che, superficialmente, sem-brano poco interessanti, ma la cui tutela è fon-damentale per un ampio insieme di specie. Èil caso del legno morto di alberi in piedi o giàcaduti che, per molto tempo, è stato considera-to tutt’al più come legna da ardere e comun-que da asportare.Ora invece sappiamo che il legno morto è

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Sezione di strada con barriereantiattraversamento e tunnel di sottopassocon laghetto artificiale.

In molti stati europei i percorsi riproduttividi anfibi ad elevatorischio di investimentovengono indicati daun’apposita segnaletica.

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fondamentale per l’ecologia delle foreste e perla biodiversità di microrganismi, funghi, mu-schi, insetti, uccelli, mammiferi. È quindi ne-cessario non eliminare i tronchi caduti e sem-plicemente spostare quelli che possono costi-tuire un pericolo per l’uomo. Altro ambientedelicatissimo è quello delle grotte, dove vivo-no animali del tutto particolari come pipistrel-li, piccoli crostacei, insetti, anfibi e rettili mol-to spesso ciechi e capaci di vivere solo nelbuio e nell’umidità: portare luce e calore inquesti ambienti determina una modifica del-l’habitat che può essere dannosissima e perciòdeve essere fatto solo se davvero necessario.

Prevenzione del rilascio di specie esoticheQuesta misura coinvolge tutti i cittadini; biso-gna assolutamente essere consapevoli che com-piere azioni come liberare in natura esemplaridi testuggini d’acquario, gamberi alloctoni,esche da pesca di provenienza esotica o favorirel’espansione di piante non originarie dei nostriecosistemi significa svolgere un pessimo servi-zio per la natura: non deve assolutamente esserefatto. Rivolgendosi ai Servizi provinciali di pro-tezione della fauna è possibile trovare soluzioniper gli animali da compagnia non più gestibili.

Conservazione ex-situPer alcune specie particolarmente a rischio diestinzione vengono sviluppati progetti di alle-vamento in cattività per la formazione di nu-clei di esemplari riproduttori, al fine di reintro-durre le specie in siti idonei. Nella nostra re-

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A sinistra. La Pomaziaè una chiocciolaElicide commestibileche va raccolta concriterio per noncomprometterne lepopolazioni (foto diCarla Corazza).

A destra. La Corbiculaè una specie asiatica diBivalve d’acqua dolceche si sta diffondendoin tutti i corsi d’acquadi pianura (foto diCarla Corazza).

Acantocino reticolato:piccolo coleotteroCerambicide che vive nelle abetaiedell’Appennino(disegno di DamianoZanocco).

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Esperienze pilotaNel 1998, grazie a finanziamenti provenientidai fondi europei “Life Natura”, la Provincia diBologna, in collaborazione con i Comuni e leComunità Montane interessati, i Parchi, le Ri-serve e alcune Associazioni, ha avviato il pro-getto “Pellegrino”, un ampio intervento speri-mentale e dimostrativo per la tutela e la con-servazione degli habitat naturali e semi-natura-li che ospitano specie animali e vegetali rare eminacciate di interesse comunitario. Nell’am-bito del progetto, conclusosi nel 2002, sonostate adottate, tra le altre, molte misure per lasalvaguardia e l’incremento delle popolazionidi diverse specie di vertebrati inclusi nella fau-na minore. Tra queste, una delle principalirealizzazioni è stato il “Centro Anfibi” di Pia-noro, che si occupa della gestione degli stagnie della realizzazione di nuove pozze per gli an-fibi. Nel Centro vengono anche allevate in ap-

gione questa procedura è stata sviluppata consuccesso per la Testuggine di Hermann: al-l’interno della riserva del Bosco della Mesolanel Delta del Po, sono stati costruiti recinti neiquali sono allevate alcune testuggini prelevatedalla riserva per poter seguire la deposizionedelle uova e la nascita dei giovani. La costitu-zione di “nursery” in vicinanza dei siti presceltiper il potenziamento o la reintroduzione è in-dispensabile per inserirvi e assistere fino alle di-mensioni adatte i giovani nati.

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Un recinto diallevamentocontrollato dellaTestuggine diHermann al Boscodella Mesola gestito dalCorpo Forestale delloStato (foto di StefanoMazzotti).

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posite vasche alcune specie particolarmentea rischio, come la Salamandrina dagli oc-chiali e l’Ululone appenninico. Altri interventi hanno realizzato accurati mo-nitoraggi dei siti utilizzati dai pipistrelli, inse-rendo più di mille rifugi artificiali e miglioran-do l’idoneità di quelli naturali. Per favorire glispostamenti lungo i fiumi e i torrenti di alcu-ne specie di pesci (Cobite e Lasca) sono staterealizzate delle rampe di risalita, in particola-re lungo il torrente Idice, nel Parco dei Gessibolognesi e Calanchi dell’Abbadessa. Infine,sono stati realizzati sottopassi per l’attraversa-mento delle strade da parte di anfibi e mi-crommamiferi. Complessivamente, il proget-to ha realizzato monitoraggi e interventi in 7Siti di Importanza Comunitaria (S.I.C.) delterritorio collinare e montano, estesi su unasuperficie complessiva di quasi 20 mila ettari.

Gestione degli alloctoniSicuramente, il controllo delle popolazioniesotiche già insediate nei nostri ecosistemi èun’azione necessaria, anche se non sempre disemplice attuazione. Specie come il Gambe-ro rosso della Lousiana raggiungono ormai,in molti corsi e bacini d’acqua dolce, densità dicentinaia di individui per metro quadro condanni che non sono solo faunistici, ma anchestrutturali a carico delle sponde. Mentre in al-cuni Paesi come la Spagna, questi animali so-no stati trasformati in un’interessante risorsaalimentare e vengono sfruttati commercial-mente, da noi si comincia a pensare ad alcunitipi di utilizzo industriale.fa

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A sinistra. LaTestuggine diHermann. Lungo lacosta adriaticadell’Emilia-Romagna,oggi questa raratestuggine è presentesolo nel Bosco dellaMesola nel Delta del Po(foto di Paolo Cortesi).

A destra. Ululoneappenninico. Il nomefa riferimento al cantoemesso dai maschi nelperiodo riproduttivo cheassomiglia ad un flebileululato (foto diGiancarlo Tedaldi).

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Indice

Soluzione del gioco dipagine 2-3 (specie dellafauna minore):Cinipide, Grillo,Arvicola, Riccio,Natrice dal collare,Insetti del terreno,Toporagno, Rana... eLombrico!

1 Una legge per la fauna minore

3 Che cos’è la fauna minore4 Gli invertebrati8 I pesci

10 Gli anfibi e i rettili 12 Mammiferi: i piccoli roditori

e gli insettivori, i pipistrelli

14 Le minacce15 L’introduzione di specie esotiche17 L’isolamento degli habitat

e la frammentazione18 I cambiamenti climatici

19 Misure per la protezione19 Recupero dei piccoli habitat20 Costruzione delle reti ecologiche21 Attraversamenti per animali21 Difesa di habitat particolari22 Prevenzione del rilascio di specie

esotiche22 Conservazione ex-situ23 Esperienze pilota24 Gestione degli alloctoni

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“L’unica maniera di venire incontro

ai crescenti bisogni umani

è proprio la protezione della biodiversità,

perché finché non ci occuperemo dei lombrichi,

degli uccelli e delle farfalle

non saremo neppure in grado

di occuparci delle persone.”

Vandana Shiva(Il dono del cibo - L’Ecologist italiano n.3)