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VICENTE BATTISTA SEMPLICEMENTE GUTIÉRREZ VOLAND INTRECCI

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VICENTE BATTISTA

SEMPLICEMENTE GUTIÉRREZ

VOLAND

INTRECCI

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Vicente Battista

Semplicemente Gutiérrez

traduzione di Marika Marianello

Voland

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Titolo originale: Gutierréz a secas© Vicente Battista

© dell’edizione italiana Voland SRL Roma 2014

Tutti i diritti riservati

Prima edizione: novembre 2014

ISBN 978-88-6243-169-9

Obra editada en el marco del Programa “Sur” de Apoyo a las Traducciones del Ministerio de Relaciones Exteriores y Culto de la República Argentina

Opera pubblicata nell’ambito del Programma “Sur” di supporto alle traduzionidel Ministero degli Affari Esteri, del Commercio Internazionale e del Cultodella Repubblica Argentina

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In ricordo di Jordi Estrada

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Questa è la migliore delle vocazioni, non ce n’è un’altra uguale. Metti il tuo cuore nei testi!

Non c’è niente di meglio dei testi:sono come barche sull’acqua.

Guarda, non c’è professione senza padrone, ma non per lo scriba,

perché lui è il padrone.

ISCRIZIONE RITROVATA SU UNA TOMBA EGIZIAcirca 1250 a.C.

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I

Se fai un paio di passi di lato lo vedi. È l’uomo vicino alla don-na dal cappotto blu. L’uomo con le mani in tasca e il bavero delsoprabito rialzato; di quest’uomo intendo parlarti. Nella manosinistra (che ovviamente non si vede) tiene un dischetto da 3,5’’;con la mano destra (che ha appena tirato fuori dalla tasca) sigratta il capo. Gutiérrez è il cognome di quest’uomo, dal gior-no stesso in cui è nato; quarantadue anni fa. Non ha mai usa-to il cognome materno: Volando. Sarebbe stato Gutiérrez Vo-lando. Gutiérrez non è amante degli scherzi e tanto meno glipiace subirli. Per questo preferisce Gutiérrez, semplicemente.

Semplicemente Gutiérrez è lì, vicino alla donna dal cappot-to blu. Niente li unisce e niente li unirà: entrambi attendonoche la luce del semaforo diventi verde. Dopodiché si incammi-neranno per il passaggio pedonale. Allora, senza nessun altrogesto, la donna dal cappotto blu se ne andrà per sempre da que-sta storia. Gutiérrez, al contrario, vi entrerà in modo definitivo.Mentre la donna dal cappotto blu si perde per la strada deser-ta, Gutiérrez schiva una pozzanghera e sale i due scalini che loconducono all’ingresso della casa editrice. Saluta con la manoil portiere e gli mostra il dischetto, come fosse un lasciapassa-re. Sembra sia sufficiente, perché il portiere gli restituisce il sa-luto, fa un commento sul freddo di stamattina e gli confermache il signor Marabini è già arrivato. Gutiérrez ringrazia perl’informazione ed entra nell’ascensore.

L’ascensore non ha specchi. Se ne avesse avuto uno, avreb-be restituito l’immagine che Gutiérrez – un metro e settanta-

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cinque, quasi ottanta chili di peso – presenta in questo istante:soprabito blu (al quale ora ha abbassato il bavero), forse passa-to di moda, ma pulito e ben stirato, camicia celeste e cravatta arighe. Il vestito (che nascosto dal soprabito non si sarebbe ri-flesso nello specchio) è di colore blu scuro. Le scarpe (che nep-pure si sarebbero riflesse) sono nere; la voluta brillantezza dellucido non riesce a dissimularne l’uso eccessivo. Il viso di Gu-tiérrez, la cosa che meglio si sarebbe riflessa, manca di segniparticolari. Segni particolari: nessuno, come riportavano di so-lito i vecchi documenti di identità. Forse la cosa che più risaltasono i suoi occhiali. Le lenti da miope dei suoi occhiali che, in-serite in una montatura grossa e incolore, hanno la particola-rità di scurirsi con la luce del sole. Una pratica civetteria cheGutiérrez si è concesso dietro consiglio del suo ottico e dellaquale non si pente. Siccome nell’ascensore non arriva la lucedel sole, le lenti da miope degli occhiali di Gutiérrez conserva-no la loro sfumatura cristallina. Grazie a questa circostanza èpossibile distinguere gli occhi di Gutiérrez, di colore marrone.Si può anche osservare un naso aquilino e una bocca inespres-siva dalle labbra sottili. I capelli, quasi lisci e marcatamente ne-ri, contrastano con il colorito pallido della pelle. Tutto questo èciò che avrebbe riflesso lo specchio dell’ascensore, nel caso incui ce ne fosse stato uno. Sebbene, com’è noto, gli specchi men-tano sempre.

L’ascensore si ferma al secondo piano. Gutiérrez aveva spin-to il pulsante del quinto, perché l’ufficio di Marabini si trova alquinto. Si apre la porta ed entra un uomo di poco più di ses-sant’anni. Indossa giacca, camicia e cravatta. L’abito è blu, lacamicia celeste e la cravatta bianca a righe rosse. Dal bracciosinistro pende il soprabito; nella mano destra tiene un di-schetto identico a quello che Gutiérrez ha in tasca. L’uomo sa-luta con un impercettibile movimento del capo. Gutiérrez gli

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restituisce il saluto con un gesto simile. Per un istante i due siguardano in silenzio; poi Gutiérrez svia lo sguardo, ma il voltodell’uomo dall’abito blu gli è rimasto impresso nella memoria:potrebbe plasmarlo in un possibile personaggio. Ha la pelle dicolore giallo tendente al verde, quel colorito olivastro tipico de-gli uomini e delle donne dell’India. Gutiérrez ricorda che lepersone con quel colorito sono spesso malinconiche in man-canza di sole ma quell’uomo dall’abito blu non ha un aspettomalinconico. La sua figura si avvicina semmai più alla rasse-gnazione che alla malinconia. È perfino un po’ grottesco: in-dossa occhiali con accentuate lenti da miope (che sicuramentenon si scuriscono con la luce del sole) e si è ingegnato affinchéquei pochi capelli tenuti su col gel, provino invano a dissimu-lare la sua irrimediabile calvizie. D’un tratto Gutiérrez si sor-prende: pensa che quell’uomo dall’abito blu potrebbe essere lostesso da qui a vent’anni. Sono arrivati al quinto piano. Gu-tiérrez gli cede il passo e l’uomo dall’abito blu se ne va per uncorridoio e probabilmente se ne andrà per sempre anche daquesta storia.

Gutiérrez no. È arrivato all’ufficio di Marabini e bussa allaporta con due leggeri colpetti. Conosce molto bene il codice.Sa che dovrà rimanere davanti alla porta in attesa dell’ordine diMarabini. Sa che per nessun motivo Marabini accetta un terzocolpo: per lui, due sono sufficienti. Sa che possono passare an-che più di cinque minuti prima di sentire la voce flautata di Ma-rabini dire “Avanti.” Quindi si prepara ad aspettare. Una voltaGutiérrez è rimasto quasi dieci minuti con gli occhi fissi sullatarghetta di bronzo che annuncia “Direttore”. Sentiva i passidegli impiegati, i loro mormorii, ma non osava girare la testa.Questa volta invece Marabini risponde subito. Gutiérrez è ap-pena entrato nell’ufficio e ora cammina con la mano destra te-sa, per il saluto di rigore. Marabini lo aspetta dall’altro lato del-

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la scrivania, anche lui con la mano tesa. Finalmente si stringo-no la mano; come due vecchi amici che non si vedono da mol-to tempo.

In realtà, non sono affatto amici. Non è nemmeno tantotempo che non si vedono: appena una settimana, dal momen-to che questo rito si compie invariabilmente tutti i lunedì. È ilgiorno in cui Gutiérrez deve consegnare il lavoro. Perché Gu-tiérrez, e così l’uomo dall’abito blu incontrato poco prima inascensore, è un fantasma; un ghost-writer, come con maggiorprecisione vengono chiamati negli Stati Uniti d’America.

Marabini è il suo editore. Ora i due sono seduti, Gutiérreznon si è tolto il soprabito (nonostante nell’ufficio il riscalda-mento sia più alto del solito), ma ha tirato fuori il dischetto cheaveva nella tasca sinistra. Lì, nel dischetto, non nella tasca, Gu-tiérrez conserva l’ultima parte del suo ultimo romanzo; la pri-ma parte l’ha consegnata lunedì scorso. Il libro, non importase di autoaiuto, di narrativa o di cultura generale, deve esserepronto in due settimane. Nella prima settimana si consegnauna parte; nella successiva, l’opera completa. Quindici giorni èil tempo massimo concesso da Marabini ed è il tempo che Gu-tiérrez impiega a scriverlo. Per i libri di informazione o di au-toaiuto, Marabini gli fornisce abbondante materiale; poi Gu-tiérrez deve ricucinarlo o giustiziarlo, come con un po’ più diviolenza preferiscono dire nel vecchio continente. Per i ro-manzi (non importa se gialli, western, di fantascienza o di spio-naggio) Marabini lascia tutto in mano all’immaginazione diGutiérrez; lo stesso vale per i romanzi rosa o erotici.

L’ufficio di Marabini è pomposo e di indubbio cattivo gusto,come lo stesso Marabini. Alla parete sono appese foto di cele-bri scrittori che con il proprio nome o con uno pseudonimo de-gno hanno pubblicato o ancora pubblicano con la casa editri-ce. Tutte le foto sono dedicate a Marabini. Tre vasi con piante

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finte, una libreria, un rigoroso tavolo di cedro circondato dasei sedie in acrilico brillante, un’enorme scrivania coperta difogli, due poltrone tappezzate in velluto blu e un computercompletano l’arredamento. Gutiérrez immagina che anche unasua foto un giorno sarà appesa a quella parete; ma non ha an-cora pensato quale dedica scriverà a Marabini. Forse bastereb-be un avverbio: “Affettuosamente” o “Cordialmente”; e poi lasua firma: Gutiérrez. Per ora deve accontentarsi degli infinitipseudonimi che sceglie per firmare i suoi libri quindicinali: BillRyan, Giovanni Storza, Henry Palmer, John McMillar. Per i ro-manzi erotici di solito opta per soprannomi femminili: Fran-çoise Cugnon o Simone Marchand.

Amico Gutiérrez, sta dicendo ora Marabini, e Gutiérrez sache quando Marabini dice “amico” fatalmente arriverà la criti-ca. Il rimprovero, più che la critica. È andato fuori strada un’al-tra volta, Gutiérrez, dice Marabini, mi è diventato metafisico. Iole avevo chiesto un romanzo di pura azione, tanti spari e tantimorti. Non mi interessa che i personaggi pensino. I suoi per-sonaggi non devono pensare, Gutiérrez, insiste Marabini e gliconcede che se vuole può farli pensare in quelli rosa. Lì va be-ne che pensino un po’, dice, ma in quelli d’azione mai. Questisono d’azione, d’azione, ripete Marabini scandendo ogni lette-ra. Gutiérrez annuisce con piccoli movimenti del capo, ma nondice una sola parola: è sicuro che Marabini continuerà a parla-re. E non sbaglia, perché ora Marabini indica la foto di uno deicelebri scrittori appesa alla parete. Lei lo conosce, dice a Gu-tiérrez. Gutiérrez annuisce un’altra volta con il capo. E lo am-mira. Gutiérrez non batte ciglio. Vero che lo ammira? doman-da Marabini. Lo ammiro, riconosce Gutiérrez. Eppure, diceMarabini indicando la foto, così come lo vede, anche lui hascritto per me. È un autore della casa editrice, dice Gutiérrez, èda molto tempo che scrive per la casa editrice. Marabini dice

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di sì, questo lo sa già. Tuttavia, sebbene stenti a crederlo, Gu-tiérrez, ci fu un tempo in cui anche lui scrisse come lei. Por-cherie come quelle che scrive lei, dice Marabini, non so se micapisce. Gutiérrez lo capisce perfettamente. Lo capisco, dice.Non voglio che se la prenda a male, non si offenda, dice Mara-bini, ma così stanno le cose. Gutiérrez è sul punto di dire chenon si offende per niente; al contrario, lo rallegra sapere chequel celebre scrittore da lui tanto ammirato una volta fosse unghost-writer. La verità non offende, dice Gutiérrez.

Scende ora un silenzio affatto imbarazzante. Gutiérrez cercaun punto su cui fissare lo sguardo mentre attende che Marabinicontinui a parlare. Non trova però nessun punto che lo soddisfie Marabini ha deciso di restarsene zitto: ha gli occhi semichiusi,come se stesse evocando qualcosa. Gutiérrez ha pensato più vol-te di usare Marabini come personaggio. Marabini sarà necessa-riamente un personaggio del romanzo segreto che Gutiérrez stascrivendo, però Gutiérrez non ha mai osato (e difficilmente ose-rà un giorno) utilizzarlo come personaggio nei romanzi che scri-ve su commissione. Marabini non sarà un personaggio nemme-no del romanzo autentico che Gutiérrez si propone di scrivere.Marabini, per il suo aspetto fisico, sarebbe condannato a essereun personaggio sgradevole; per il suo aspetto caratteriale, an-che. Ha i capelli rabbiosamente tinti di nero e appartiene a quel-la strana categoria di uomini che pur essendo magri sembranograssi. Marabini non lo sembra: è decisamente grasso. Ha appe-na compiuto cinquantotto anni, sebbene ne dimostri meno, pervia dei capelli tinti e perché è imberbe, la pelle rosa e lucida. Hagli occhi piccoli e senza luccichio, il naso piatto e largo (comequello di un pugile castigato senza pietà) e la bocca dalle labbradisuguali: il superiore molto sottile e l’inferiore molto grosso. Ladentatura è forse l’unica cosa salvabile: una perfetta fila di den-ti bianchi e splendenti che, tuttavia, non riescono a disegnare

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un sorriso decente. Non che importi molto, Marabini raramen-te sorride. Indossa vestiti costosi e di marca, ma di indubbio cat-tivo gusto.

Me lo ricordo come se fosse successo ieri, dice Marabini eGutiérrez non batte ciglio. Mi ascolta, Gutiérrez? domanda Ma-rabini. Sì, sì, l’ascolto, dice Gutiérrez. Non stava pensando adaltro? domanda Marabini. No, assicura Gutiérrez, non stavopensando ad altro. Cosa le ho detto, Gutiérrez? domanda Ma-rabini. Che ricorda qualcosa come se fosse successo ieri, perònon so cosa, risponde Gutiérrez. Marabini indica la foto del ce-lebre scrittore. Era un venerdì, dice, un venerdì pomeriggioquando gli dissi che mi serviva un romanzetto di pura azioneper il lunedì dopo. Non c’è problema, mi disse, e il lunedì mat-tina tornò con una storia divisa in otto capitoli. Il protagonistaera un negro veterano del Vietnam. Nel primo capitolo avevauna borsa con una mitragliatrice, due pistole, varie granate eun pugnale da combattimento, e scendeva in strada; dal se-condo capitolo al settimo uccideva persone a più non posso.Nell’ottavo capitolo, una pattuglia di polizia lo abbatteva. Eramoribondo, a malapena si sorreggeva a un lampione della lu-ce. Verso quel lampione si dirigeva il tenente al comando dellapattuglia. Il negro veterano del Vietnam e il tenente si guarda-vano per un istante, dopodiché il tenente lo spingeva con il pie-de destro. Il negro cadeva definitivamente morto sull’asfalto eil tenente diceva: “Non potrai più toccarla, Sam” e il romanzoterminava. Azione è ciò che voglio, Gutiérrez, azione. Gutiérrezgli assicura che la seconda parte, quella salvata nel dischetto, èpura azione. Tanti morti e quasi nessuno pensa, dice Gutiér-rez, e gli porge il dischetto. Quasi nessuno no, dice Marabini,nessuno, Gutiérrez, nessuno. Gutiérrez accetta con un cenno evuole sapere come risolveranno il problema del primo di-schetto. Marabini gli dice di non preoccuparsi, è già risolto. I

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correttori si sono occupati di togliere tutto quello che avanza-va e di aggiungere tutto quello che mancava. Lei ci dà molto la-voro, Gutiérrez, dice Marabini.

I correttori sono un altro mistero della casa editrice. Nessu-no li conosce e nessuno sa dove siano. È norma dell’aziendache i correttori e i ghost-writer non si incontrino mai. Se per unmotivo fortuito un ghost-writer riconoscesse un correttore, ilghost-writer perderebbe irrimediabilmente il lavoro. È una re-gola inderogabile che risale agli inizi della casa editrice e chenessuno ha mai osato trasgredire. D’altra parte, non c’è mododi trasgredirla, perché non c’è modo di riconoscere i corretto-ri. Questo enigma dà origine a un susseguirsi di ipotesi senzatregua. C’è chi assicura che i correttori si vestano come chiun-que altro; si dice si comportino come la gente comune. C’è chiafferma che l’unica differenza tra i correttori e la gente comu-ne sia il fatto che zoppichino; si dice che tutti i correttori sianozoppi. Tuttavia, si affrettano a chiarire, soffrire di quel difettofisico non assegna lo status di correttore. C’è chi sostiene chezoppicare sia un sotterfugio, un ulteriore modo di complicarele cose; si dice che i correttori deambulino per i piani della ca-sa editrice, mischiati tra gli impiegati dell’amministrazione odell’archivio. C’è chi afferma che i correttori siano confinati inuno scantinato, una sorta di catacomba ubicata nello stesso iso-lato della casa editrice; si dice che i correttori arrivino in casaeditrice attraversando passaggi segreti ignoti a tutti. Gutiérrezavvalla quest’ultima ipotesi. Ha l’abitudine di camminare in-torno all’isolato della casa editrice alla ricerca della porta d’ac-cesso dello scantinato o della catacomba dove si troverebberoi correttori, ma finora non l’ha mai trovata.

Marabini prende un grosso dossier dalla sua scrivania. Gu-tiérrez capisce che il suo prossimo libro non sarà d’avventura.Quale tema toccheremo? domanda Gutiérrez. Voglio la storia di

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Lilith, dice Marabini, è per la collana Chi è chi in centomila pa-role. Lilith, risponde Gutiérrez. Sì, Lilith, con “th” finale, la Re-gina della Notte o, se vuole, il Mostro della Notte, dice Marabi-ni, la madre di tutti i vampiri. Certo, Lilith, conferma Gutiérrez.Ce l’ha presente? domanda Marabini. Sì, Lilith, dice Gutiérrez,secondo la tradizione rabbinica, Yahweh la generò dal fango,così come Adamo. Sarebbe stata sua moglie, ma uscì cattiva nel-l’anima e si unì subito ai soldati del Diavolo. Nel creare una suasostituta, Yahweh scartò il fango e scelse una costola di Adamo:così nacque Eva. Va bene, se vuole metta anche questo, dice Ma-rabini, ma mi interessa soprattutto la parte dei vampiri. I vam-piri, ripete Gutiérrez. Qui c’è del materiale, dice Marabini e gliporge il dossier, se ha bisogno di più dati li può cercare in in-ternet. Vediamo se mi scrive una storia come si deve. Non nedubiti, promette Gutiérrez e si alza in piedi. Sa che il colloquioè terminato. Stringe la mano a Marabini e se ne va contento: lestorie di vampiri gli vengono bene, ne ha scritte diverse.

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II

Gutiérrez vive da solo. Abita in un piccolo appartamento didue vani, bagno e cucina, al secondo piano di un edificio inperiferia. Il medico ha detto a Gutiérrez che è fondamentalecamminare tutti i giorni. Gutiérrez non cammina tutti i gior-ni, ma si preoccupa di calcolare le distanze percorse nei gior-ni in cui cammina. Per andare in casa editrice, Gutiérrez per-corre nove isolati. È la distanza che separa il suo appartamen-to dalla fermata dell’autobus. L’autobus lascia Gutiérrez a me-no di cinquanta metri dalla casa editrice; pertanto non vale lapena calcolare questo insignificante tragitto. Per contro, è es-senziale aggiungere i quattro isolati della camminata salutare-sportiva che Gutiérrez percorre senza una data fissa e i quat-tro isolati intorno all’edificio della casa editrice che Gutiérrezpercorre ogni quindici giorni. Sommando, dunque, i diciottoisolati (nove all’andata e nove al ritorno) che Gutiérrez per-corre per andare e tornare dalla casa editrice, più i quattro iso-lati della camminata salutare-sportiva, più i quattro isolati in-torno all’edificio della casa editrice, avremo un totale di venti-sei isolati. Circa due chilometri e mezzo. Non è molto, ma èmeglio di niente.

Nella maggior parte dei casi, Gutiérrez approfitta della cam-minata per immaginarsi il nuovo libro che gli commissionaMarabini. In questo caso Gutiérrez non ha nulla da immagi-nare. Marabini gli ha dato materiale a sufficienza. Gutiérrezconta, inoltre, sulle proprie informazioni riguardo a Lilith. LaRegina della Notte, anche detta Mostro della Notte, è una crea-

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tura mitologica che ha sempre turbato Gutiérrez. In realtà ledonne, mitologiche o no, hanno sempre turbato Gutiérrez.Quest’ultimo aspetto, ovvero che le donne lo turbino, non lo sanessuno; e ancor meno le poche donne che Gutiérrez conosce.Perché sono poche? La vera risposta può darla solo Gutiérrez.Basta dire che Gutiérrez si fida delle donne meno che degli uo-mini; e degli uomini Gutiérrez non si fida quasi affatto. Non sifida nemmeno di Requejo. Requejo è l’unico amico reale di Gu-tiérrez. Tutti gli altri amici di Gutiérrez sono virtuali: si trova-no nel cyberspazio.

Si è lasciato dietro i nove isolati e ora Gutiérrez sale al se-condo piano col piccolo e sgangherato ascensore dell’edificio.Il medico gli ha anche raccomandato di salire e scendere a pie-di, ma Gutiérrez usa le scale solo per scendere. Gutiérrez cercala chiave della porta e sente lo sguardo della vicina dell’appar-tamento 2°C sulla schiena. La vicina del 2°C è una vecchia inpensione che si diverte a curiosare dallo spioncino. A Gutiérrezpoco importa, perché non ha nulla da nascondere. In realtà,Gutiérrez ha qualcosa da nascondere. Ma dallo spioncino del-la porta della sua abitazione la vicina del 2°C non potrà mai sco-prire i libri nascosti da Gutiérrez. Non si tratta dei volumi del-la libreria del soggiorno, quelli sono a vista di chiunque; perfi-no sotto gli occhi della vicina del 2°C. Si tratta degli altri libri,piccoli volumi di diciotto centimetri d’altezza per dodici centi-metri di larghezza e novanta pagine di testo che giacciono inuna biblioteca nascosta dentro l’armadio della stanza da letto.Nessuno, ma proprio nessuno, nemmeno Requejo, è a cono-scenza di questa biblioteca. È composta da esemplari di cultu-ra generale, romanzi d’avventura, romanzi rosa, romanzi difantascienza e romanzi erotici, romanzi gialli e romanzi dispionaggio, romanzi western e romanzi di pirati. Sono i libriche Gutiérrez scrive ogni quindici giorni. Per questo tipo di vo-

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lumi la casa editrice sceglie delle copertine con disegni allego-rici dai colori vivaci e di evidente cattivo gusto. Per contratto, aGutiérrez spettano cinque copie per titolo. Tuttavia Gutiérrezle rifiuta. Dice che non gli interessa conservare quel tipo di let-teratura. Nessuno, ma proprio nessuno, nemmeno Requejo, sache ogni quindici giorni Gutiérrez si porta a casa l’ultima copiaappena uscita. Gutiérrez sceglie sempre punti vendita diversi.

I libri che Gutiérrez custodisce nella biblioteca nascosta den-tro l’armadio della stanza da letto non hanno copertine dai co-lori vivaci e di evidente cattivo gusto. Nella lavanderia accantoalla cucina Gutiérrez ha montato un piccolo laboratorio di ri-legatura. Nel laboratorio ci sono gli strumenti essenziali peruna corretta rilegatura: pressa, taglierina, colla, aghi e filo. Pri-ma di acquistare questi strumenti, Gutiérrez incaricò un mu-ratore di alzare una parete di mattoni nel vano della lavande-ria comunicante con l’esterno. Gutiérrez rimpiazzò la luce delsole con una lampada da 100 Watt. Da allora ogni nuovo librodi Gutiérrez che viene pubblicato fa il suo ingresso nel labora-torio. Gutiérrez gli strappa la copertina dai colori vivaci e dievidente cattivo gusto. Questo è il primo passo, poi Gutiérrezporta a termine tutte le procedure che l’arte della rilegatura esi-ge: assembla i fogli, li cuce, li incolla, li pressa e gli mette unacopertina foderata di finta pelle di colore azzurro, senza unasola didascalia né sul dorso né sulla prima. Così Gutiérrez creaun nuovo libro che aggiunge subito alla biblioteca nascostadentro l’armadio della stanza da letto. Non lo tira fuori mai più.A tutt’oggi Gutiérrez ha accumulato in questa biblioteca clan-destina centoquarantasette volumi. Perde tempo chi pensa chesulla base di questa cifra si possa sapere da quanti anni Gu-tiérrez lavora per la casa editrice. L’abitudine di rilegare è didata recente. I libri precedenti a quest’abitudine Gutiérrez li dàper persi; li considera un po’ come di autore anonimo.

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Ora Gutiérrez non ha in mano nessun libro, ma va comun-que verso l’armadio della stanza da letto. Mette via il soprabitoe la giacca; si leva la cravatta e la appende, accanto alle altrequindici, al portacravatte fissato sulla parte interna dell’antadell’armadio. Grazie ad alcuni libri di astrologia che ha scritto,Gutiérrez sa che i nati sotto il segno della Vergine sono esage-ratamente ordinati; Gutiérrez non è della Vergine, ma è ordi-nato. Chiude l’anta dell’armadio e si siede sul letto. In realtà èun materasso a una piazza e mezza, appoggiato su un sommiersenza alcun particolare che lo distingua dai mille materassi auna piazza e mezza che poggiano su mille sommier. Accanto almaterasso-letto c’è un cubo di legno che una volta era del suocolore naturale tirato a lucido e ora è pitturato di blu scuro. Ilcubo assolve la funzione di comodino. Sopra il cubo che assol-ve la funzione di comodino si vede solo un paralume senza nes-sun tratto caratteristico. Accanto al paralume c’è un piccolo re-cipiente di metallo; dentro il recipiente Gutiérrez custodisce lepasticche blu, quelle che assume la mattina, quando si alza, equelle che assume la sera, quando si corica. Un baule di mediagrandezza, che Gutiérrez non apre da anni, e una vecchia se-dia, senza lucido né pittura né stile definito, completano l’ar-redamento. La stanza da letto, desolata e ascetica, somiglia auna cella monacale.

Non si può dire che il soggiorno susciti maggior entusia-smo. Una delle pareti è totalmente ricoperta di libri di vari au-tori; le altre tre sono nude. Non è stato sempre così. Ci fu unperiodo in cui queste tre pareti oggi nude esibirono riprodu-zioni di celebri opere. Un pomeriggio di molto tempo fa Gu-tiérrez staccò le stampe e le mise dietro la grande poltrona ap-poggiata alla parete opposta alla libreria. Nessuno sa perchéGutiérrez staccò quelle stampe; Gutiérrez non l’ha mai detto. Inuno degli angoli del soggiorno, in diagonale rispetto alla por-

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ta d’ingresso, Gutiérrez ha sistemato la scrivania: un antico mo-bile di legno pregiato. Accanto alla scrivania c’è un computer.Gutiérrez lo usa per scrivere i suoi libri, per navigare e chatta-re in internet, per vedere i suoi CD-ROM e nient’altro. Attacca-to alla porta della cucina c’è un piccolo tavolo ovale e due se-die. Lì Gutiérrez si siede a mangiare. Sebbene abbia scritto an-che libri gastronomici, Gutiérrez è lontano dall’essere un gour-met. I pranzi e le cene si limitano a piatti precotti che vannodal freezer al microonde senza alcun passaggio intermedio.Gutiérrez ricorre anche alle scatolette conservate nell’armadioa muro della cucina, e solo di tanto in tanto si azzarda a cuoce-re un po’ di pasta che poi condisce con burro e formaggio. Be-ve solo latte.

A volte Gutiérrez prolunga il dopo cena. In quelle occasioni,si concede un bicchiere di latte extra. Lo assapora pacatamen-te, seduto di fronte all’unica finestra del soggiorno. Quell’uni-ca finestra si affaccia al pozzo d’aria e di luce interno al palaz-zo e confina con la costruzione vicina: un edificio alto più diventi piani. Dall’unica finestra del soggiorno Gutiérrez riesce avedere solo la parete cieca dell’altro edificio. Gutiérrez fissa losguardo su quella parete sporca e solitaria. Molti argomenti dicui parlano i libri che Gutiérrez scrive sono nati durante queiprolungati dopo cena. Sempre da quella parete sarà uscito l’in-treccio del romanzo segreto che Gutiérrez sta scrivendo, e conogni probabilità uscirà quello del romanzo autentico che Gu-tiérrez pensa di scrivere. Chi fa da sé fa per tre, dice sempreGutiérrez, e si compiace del fatto che la sua finestra non si tro-vi dirimpetto a un’altra finestra illuminata, come tante case inperiferia e in città. Non c’è pericolo che un occhio curioso guar-di Gutiérrez.

Per scrivere di Lilith, Gutiérrez non ha bisogno né del dopocena né della parete. Gutiérrez si dirige verso il terzo scaffale del-

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la libreria e prende un libro. Le cose della notte, si chiama. Gu-tiérrez guarda soltanto per un secondo la copertina del libro epoi lo sfoglia. Si arresta sorpreso. Tra le pagine di Le cose dellanotte ha appena trovato un pezzo di carta. È quadrato, giallinocon su scritto un nome e un numero di telefono. Il nome è Ivanae il numero di telefono non ha importanza. Neanche il nome haimportanza. Fa parte di una storia accaduta molto tempo fa e daGutiérrez completamente dimenticata. In realtà, non completa-mente. Vi è un piccolo fatto banale in questa storia, un episodioinsignificante, che da allora accompagna Gutiérrez.

Non vale la pena sapere in che modo Ivana conobbe Gu-tiérrez. Ivana era allegra, imprevedibile e passionale. Gutiér-rez era tale e quale a com’è adesso. Nessuna agenzia matrimo-niale si sarebbe mai azzardata a farli mettere insieme. Tutta-via, malgrado fossero come l’acqua e l’olio, Gutiérrez e Ivanasono stati una coppia. Forse perché i poli opposti si attraggono,Ivana e Gutiérrez si attrassero. Gutiérrez non seppe mai perquale motivo gli piacesse Ivana o cosa gli piacesse di Ivana; an-cora oggi non lo sa. Gutiérrez non ricorda quasi niente dei po-chi mesi in cui sono stati una coppia. Forse è un po’ esageratodire “sono stati una coppia”. Durante quegli scarsi mesi Gu-tiérrez e Ivana non hanno mai vissuto insieme. Vale a dire nonhanno mai vissuto sotto lo stesso tetto. Ivana andava spessonell’appartamento di Gutiérrez, ma non si fermò neanche unavolta a passare la notte. Gutiérrez non andò mai a casa di Iva-na. Tra le cose che ricorda di quella relazione a Gutiérrez ri-mase impresso, impresso per sempre, un piccolo episodio. Unfatto senza importanza che potrebbe essere raccontato così:

Ivana arriva senza preavviso a casa di Gutiérrez, sono lequattro del pomeriggio di un giorno feriale. Questa visita ina-spettata non sembra sorprendere Gutiérrez. Ivana, ricordia-molo, oltre ad essere allegra e passionale, è imprevedibile. Gu-

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tiérrez non riesce a domandarle nulla. Non fa in tempo a do-mandarle: Come mai da queste parti? o Perché non mi hai av-visato che venivi? che Ivana s’è già appesa al collo di Gutiérrez.Così, appesa al collo, gli dice: Ti amo. Non era la prima voltache si appendeva al collo di Gutiérrez né era la prima volta chegli diceva: Ti amo. Glielo aveva detto molte volte. Ma quel po-meriggio Gutiérrez capì che per la prima volta glielo stava di-cendo sul serio. Perché lo capì? Gutiérrez non sa come spie-garlo, ci sono cose che non hanno una spiegazione, semplice-mente si sentono, e quel pomeriggio Gutiérrez lo sentì. Sentìche Ivana lo amava sul serio. Lei disse solo questo e se ne andò.Passavo di qui e te lo volevo dire, disse; poi se ne andò. Ho unmucchio di cose da fare, disse. Gutiérrez la accompagnò finoalla porta e vide Ivana allontanarsi per il lungo corridoio. L’avràvista anche la vicina del 2°C, ma a Gutiérrez questo non im-portò. Rientrò nel suo appartamento prima che Ivana arrivas-se all’ascensore. Chiuse a chiave e andò dritto in cucina. Si ver-sò un bicchiere di latte, tornò in soggiorno, si sedette davantialla finestra e si tolse gli occhiali. Sentiva qualcosa di strano nelcorpo. Felicità, forse. Neanche questa sensazione si può spie-gare, ognuno la sente a modo suo. Gutiérrez rimase quasiun’ora con lo sguardo fisso sulla parete, assaporando fino al-l’ultima goccia di latte. Nel preciso istante in cui assaporò l’ul-tima goccia, Gutiérrez capì che non avrebbe mai più rivisto Iva-na. Ivana non seppe mai le ragioni di questa decisione. Gutiér-rez smise di chiamarla e si rifiutò di risponderle al telefono.Gutiérrez dimenticò Ivana, ma conservò per sempre quel pic-colo momento, banale e insignificante, che ancora oggi gli ri-sulta difficile spiegare e ancor più capire, ovviamente.

Ora Gutiérrez guarda un’altra volta il foglietto che ha tro-vato tra le pagine del libro e si domanda come diavolo sia po-tuto finire lì. Deve avercelo messo Gutiérrez in persona e sicu-

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ramente il giorno stesso in cui ha conosciuto Ivana. Lei avràcercato un foglietto di carta nel suo portafogli, avrà appuntatoil suo nome e il suo numero di telefono e gli avrà detto: Chia-mami. Gutiérrez deve averle detto di sì, che l’avrebbe chiama-ta, e avrà messo il foglietto tra le pagine di quel libro. Vale a di-re: nel periodo in cui ha conosciuto Ivana, Gutiérrez stava leg-gendo questo libro che ora ha fra le mani.

Le cose della notte include una minuziosa biografia di Lilith,conosciuta anche con altri epiteti: Regina della Notte, peresempio, o Mostro della Notte. Gutiérrez pensa che le casuali-tà non esistono, Lilith e Ivana devono avere qualcosa in comu-ne. In questo momento però a Gutiérrez interessa solo la storiadi Lilith, per cui accartoccia il foglietto con il nome e il nume-ro di telefono di Ivana, si dirige risoluto verso il bagno e gettail foglietto appallottolato nella tazza. Gutiérrez tira lo sciac-quone e osserva, senza pensare a nulla, come l’acqua si portavia il nome e il numero di telefono di Ivana. Non è detto cheGutiérrez abbia compiuto questa azione senza pensare a nulla.È un’azione simile a quella che Gutiérrez si è appuntato per ilromanzo autentico che si propone di scrivere. Questo roman-zo, Gutiérrez lo sa, farà sì che una sua foto, con una dedica aMarabini (“Affettuosamente” o “Cordialmente”, questo anco-ra non l’ha deciso), si aggiunga alle foto degli altri veri scritto-ri appese alla parete dell’ufficio di Marabini. Questo però saràpiù avanti; ora Gutiérrez deve lavorare su Lilith, per cui si in-cammina verso la scrivania, smette di pensare al romanzo au-tentico che si propone di scrivere e comincia a riordinare il ma-teriale di Marabini su Lilith.

Si può affermare che la Regina della Notte fu un involontarioequivoco di Dio. Yahweh la fece di fango, così come Adamo, egliela consegnò affinché fosse sua moglie. Fu un matrimoniomolto breve. Durò fino al giorno preciso in cui Adamo volle gia-

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cere sopra Lilith. Perché devo stare sotto di te, se entrambi siamouguali: anch’io sono stata fatta di fango, disse Lilith e senzaaspettare risposta invocò il segreto nome di Dio, si elevò verso ilcielo e scomparve per sempre. C’è chi sostiene che non pronun-ciò mai il segreto nome di Dio, perché non lo sapeva, e non sielevò mai verso il cielo ma anzi al contrario: discese agli inferi efinì per essere una delle più rinomate amanti del Diavolo. “UnaDonna, insomma” appunta Gutiérrez, sebbene sappia che nonpotrà lavorare sulla base di questo presupposto. Marabini gli hachiesto di evidenziare soprattutto l’aspetto vampiresco di Lilith.Gutiérrez consulta il libro della sua biblioteca. Tuttavia, lì non viè un solo dato che leghi Lilith ai vampiri. Il libro si occupa delmodello più diffuso di Regina della Notte. Narra quello che Gu-tiérrez sa già: Lilith insidia le coppie mentre fanno l’amore. Siposa invisibile tra i due innamorati e genera nuovi mostri con ilseme rubato. Il libro istruisce anche sul modo più efficace perevitare questa inopportuna visita notturna. Bisogna scrivere unafrase sulla porta o sulla parete della stanza da letto. Il testo di que-sta frase deve essere: “Adamo ed Eva qui possono entrare, manon la regina Lilith.” Le cose della notte dice tutto questo, ma innessun punto lega Lilith ai vampiri.

Gutiérrez chiude il libro e comincia a esaminare il materia-le di Marabini. Si sofferma sulla fotocopia di un articolo pub-blicato su una rivista che non esce più da almeno vent’anni.Amore di madre si intitola l’articolo e in un’illustrazione iper-realista si vede una donna di diabolica bellezza circondata dacinque bambini con evidenti sembianze vampiresche. Le crea-ture intorno alla donna di diabolica bellezza non si preoccu-pano di nascondere la loro condizione di spettri, di cadaveriinsepolti. Per qualche ragione difficile da precisare, Gutiérrezcapisce che quello è l’unico articolo a cui si sia interessato Ma-rabini e quindi gli presta particolare attenzione.

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Grazie all’articolo, Gutiérrez scopre anche che Lilith è con-siderata la madre di tutti i vampiri. “È il vampiro originario ilcui tocco corrotto si è trasmesso da un disgraziato all’altro perinnumerevoli secoli” legge Gutiérrez e scopre come Lilith scel-ga con cura ogni sua vittima: preferisce gli uomini che hannofatto voto di castità e che fanno sfoggio di onestà e purezza.Queste sante virtù non servono a molto, sostiene l’articolo, dalmomento che tutti gli uomini cadono inevitabilmente dinanzialla lascivia sprigionata da Lilith a ogni gesto. D’altra parte, as-sicura l’articolo, è inutile resistere. Lilith, imitando i succubi(quei demoni donna a cui è unita da una lontana parentela),entra nei sogni degli uomini e li induce a ogni tipo di perver-sione notturna: li trascina in un’orgia allucinante fino a sfinir-li sessualmente.

Così i poveri infelici caduti nelle grinfie di Lilith, scopre Gu-tiérrez, si svegliano disperati ed esausti, con tutti i sintomi dichi è stato dissanguato da un vampiro. L’articolo avverte inol-tre che Lilith, come i vampiri, arriva sempre dopo il tramontoe torna alla sua tana prima dell’alba. E dice di più: come i vam-piri, Lilith ha il potere di attraversare qualsiasi tipo di parete,per quanto solida. Gutiérrez sa tutto questo dopo aver letto lafotocopia di un articolo pubblicato su una rivista che non escepiù da almeno vent’anni. Si tratta dell’articolo letto da Marabi-ni. Forse, l’unico letto da Marabini. In definitiva, Marabini hasempre ragione.

“Dal profondo della notte certi esseri mostruosi ci insidia-no” scrive Gutiérrez. Lo legge e pensa sia un buon inizio. Nonè un buon inizio, ma Gutiérrez non lo modificherà. Quando sitratta di scrivere un libro ogni quindici giorni, non c’è tempoper le correzioni. D’altra parte, delle correzioni si occupano icorrettori.

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III

Gutiérrez non parla mai della sua infanzia. Dinanzi a un talesilenzio, sorge una domanda ineludibile: come sarà stata l’in-fanzia di Gutiérrez? Domanda che a sua volta pone un altro in-terrogativo: perché Gutiérrez non parla mai della sua infanzia?Non è semplice trovare una risposta. Lui aiuta poco o niente. Sirifiuta di fornire dati che gettino luce, seppure a malapena, suilontani giorni della sua fanciullezza. A Ivana non parlò mai diquei giorni. Per tutto il tempo passato insieme, Gutiérrez nonproferì mai con Ivana la minima parola sulla sua infanzia, ne-anche una sola volta. Ivana, al contrario, gli parlò a lungo diquando era bambina. Gli parlò del quartiere dove aveva vissu-to, dei suoi genitori e dei suoi fratelli, e gli parlò degli anni al-la scuola elementare; estese il racconto addirittura fino alla se-conda media. Si può dire che Ivana raccontò a Gutiérrez mol-te cose della sua infanzia e dei primi anni dell’adolescenza. Gu-tiérrez, invece, preferì il silenzio. Ivana non sembrò preoccu-parsi di questo silenzio.

Se, come si dice di solito, l’infanzia segna un individuo, sa-rebbe di enorme utilità avere delle informazioni sull’infanzia diGutiérrez. Sapremmo, ad esempio, perché Gutiérrez scelse laletteratura. Non puoi chiamare letteratura quelle porcherie chescrivi su commissione, dice sempre Requejo, le volte in cui Gu-tiérrez e Requejo si incontrano casualmente in strada o in qual-che libreria o in un negozio qualsiasi. Gutiérrez, poco incline al-le discussioni, non discute con Requejo su cosa sia la letteratu-ra. Gutiérrez pensa non valga la pena entrare in polemica ed evi-

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ta ogni tipo di discussione. Requejo però insiste. Una volta gliparlò di un articolo firmato da un certo scrittore che Gutiérrezrispetta e che Requejo disprezza. Tutta la letteratura è su commis-sione, si intitolava l’articolo e lo scrittore che Gutiérrez rispetta eche Requejo disprezza, tra l’altro affermava: “Ogni forma d’arteè arte su commissione. Bach e Mozart componevano su richie-sta dei loro mecenati e la grande pittura rinascimentale fu rea-lizzata per identici motivi. Non si mette in discussione l’azione,bensì il risultato di quell’azione. Papa Giulio II ingaggiò Miche-langelo per dare vita alla volta di una cappella; il generalissimoFranco, invece, un’équipe di artisti mediocri per realizzare qual-cosa di simile sulle pareti di una chiesa costruita in onore del-l’Insurrezione nazionale. Basta visitare la luminosa bellezza del-la Sistina e poi avere il coraggio di fare un giro per il mostro in-forme del Valle de los Caídos per capire quanto dico.” Sei d’accor-do con le stupidaggini che dice quel mediocre? domandò quel-la volta Requejo a Gutiérrez. Su certe cose sì e su certe cose no,disse Gutiérrez, ma non disse su quali era d’accordo e su qualino; motivo per cui non ci fu spazio per il dibattito.

Secondo Freud, l’uomo adulto non fa altro che patire i ri-cordi della sua infanzia. Se questa affermazione fosse vera, Gu-tiérrez dovrebbe aver avuto un’infanzia piuttosto piatta; senzagrandi scosse. Bisognerà immaginare un Gutiérrez cresciutoin seno a una famiglia quasi borghese. Figlio di una madre pre-occupata per i ragazzi di strada e per altri mali del mondo, e diun padre medico o, meglio ancora, avvocato. Gutiérrez fu si-curamente figlio unico. Iperprotetto dalla madre e con una re-lazione di timore e rispetto verso il padre. Nella casa della fa-miglia Gutiérrez c’era una grande biblioteca, con più di un li-bro vietato agli occhi del piccolo Gutiérrez. Forse quel veto ri-svegliò nel piccolo Gutiérrez l’interesse per la lettura; da lì allascrittura c’è un solo passo. Quella vecchia proibizione avrà con-

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tribuito a far scegliere a Gutiérrez la letteratura come mezzo disostentamento? È una domanda senza risposta. Non c’è un so-lo dato in grado di confermare che Gutiérrez sia stato figlio uni-co, con una madre iperprotettiva e un padre severo. Neancheche facesse parte di una famiglia quasi borghese, proprietariadi una grande biblioteca.

Gutiérrez potrebbe benissimo essere uno dei quattro fratel-li Gutiérrez, tutti maschi e tutti figli di Francisco Gutiérrez, diprofessione tornitore, e della signora Carmen Volando, di pro-fessione casalinga. Gutiérrez padre magari sarà stato un uomodi poche parole ma di chiare convinzioni politiche. Socialistadella prima ora, si sarà preoccupato di far crescere i suoi figlisecondo questi ideali. Nella umile casa dei Gutiérrez c’eranoben pochi libri, non avevano spazio per montare una bibliote-ca; non avevano neanche i soldi per comprarli. Queste caren-ze non pregiudicarono l’attrattiva per la lettura che il Gutiér-rez che ci interessa aveva mostrato fin da piccolissimo. Gli al-tri tre fratelli Gutiérrez erano soliti prendere in giro il Gutiér-rez che ci interessa. Lo prendevano in giro perché il Gutiérrezche ci interessa preferiva passare i pomeriggi nella bibliotecapubblica del quartiere anziché passarli in piazza, giocando acalcio. In quella biblioteca pubblica il Gutiérrez che ci interes-sa lesse tutto ciò che gli passava per le mani, senza criterio, daShakespeare a Vargas Vila; da lì alla scrittura c’è un solo passo.Quella biblioteca pubblica del quartiere avrà contribuito a farscegliere a Gutiérrez la letteratura come mezzo di sostenta-mento? Anche questa è una domanda senza risposta. Non c’èun solo dato in grado di dimostrare che Gutiérrez sia stato unodei quattro fratelli di un’ipotetica famiglia operaia, con un pa-dre di idee socialiste.

Gutiérrez potrebbe benissimo essere stato un bambino or-fano, quasi un personaggio di Dickens, pupillo di un collegio

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gesuita. Un alunno taciturno e rispettoso, poco amante dellediscussioni. Un ragazzo indubbiamente timido, che durantela ricreazione evitava i gruppi violenti. Sceglieva di rimaner-sene da solo con le sue cose nell’angolo più appartato del pa-tio della scuola. Ma soprattutto preferiva le rigorose navatedella biblioteca. Passava ore e ore nel silenzio di quei salonicentenari, chino su volumi religiosi e profani. I padri rettorinon avevano dubbi sulla vocazione sacerdotale di quel bam-bino introverso tanto dedito alla lettura; da lì alla scrittura c’èun solo passo. Le rigorose navate della biblioteca gesuitaavranno contribuito a far scegliere a Gutiérrez la letteraturacome mezzo di sostentamento? Di nuovo si tratta di una do-manda senza risposta. Non c’è un solo dato in grado di dimo-strare che Gutiérrez sia stato un bambino orfano, pupillo diun collegio religioso.

Queste possono essere tre possibili infanzie di Gutiérrez.Ognuno sceglie a piacere quella che più gli aggrada. Bisogne-rà tener conto che si tratta solo di un trio di probabilità dinan-zi a un numero che, a seconda del punto d’osservazione, po-trebbe essere infinito. La conclusione anziché mitigare il pro-blema lo complica, rendendo ancor più oscuri i primi anni diGutiérrez.

Di solito, si dice, gli scrittori riflettono la loro infanzia neitesti che scrivono. Nei romanzi scritti da Gutiérrez, non im-porta quale genere sia stato affrontato (romanzi rosa, gialli,erotici, western, eccetera), non appare mai un solo dato sul-l’infanzia di Gutiérrez. Ovviamente, è impossibile trovare queidati nei libri di scienza occulta scritti da Gutiérrez; non si tro-vano neanche in quelli di autoaiuto. Tanto i volumi di narrati-va quanto quelli di divulgazione scientifica sono libri redattidietro espressa richiesta di Marabini. L’infanzia, com’è ben no-to, è un periodo essenziale nella vita di qualsiasi essere uma-

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no. Gutiérrez non ha motivo di sbandierare la sua infanzia neitesti scritti su commissione. Non la sbandiera neanche quando,nelle vesti di Conan il Magnifico, naviga per il cyberspazio. Èchiaro che in quel caso non starebbe parlando dell’infanzia diGutiérrez ma dell’infanzia di Conan. Un’infanzia senza segre-ti: chiunque abbia letto le avventure di Conan la conosce.

Una possibilità potrebbe essere il romanzo segreto che Gu-tiérrez scrive e protegge mediante un codice di sicurezza neldisco rigido del suo computer. Tuttavia, è chiaro che nemme-no in quel romanzo segreto sarà possibile trovare traccia del-l’infanzia di Gutiérrez. In quel testo, di cui si sa soltanto checerca di decifrare l’enigma dei correttori, non c’è alcun motivoperché vengano fuori delle piste in grado di rivelare un solodato sull’infanzia di Gutiérrez. Probabilmente, il romanzo se-greto che Gutiérrez sta scrivendo ha le caratteristiche di ungiallo, genere inventato da Poe proprio per risolvere enigmi.Se fosse così, se il romanzo segreto che Gutiérrez sta scrivendofosse un giallo, quasi certamente il protagonista sarebbe EricThompson, il detective inventato da Gutiérrez e il principaleeroe in molti dei romanzi gialli che Gutiérrez ha scritto su com-missione di Marabini. In questo caso, otterremmo delle infor-mazioni sull’infanzia di Eric Thompson, il detective inventatoda Gutiérrez, ma non avremmo una sola parola sull’infanzia diGutiérrez, quello che in definitiva ci interessa. Per arrivare al-l’autentica infanzia di Gutiérrez bisognerà aspettare che Gu-tiérrez scriva il romanzo autentico; quel romanzo di cui Gu-tiérrez parla spesso con Requejo quando si incontrano casual-mente in strada o in qualche libreria o in un negozio qualsiasi.Gutiérrez farà finalmente riferimento alla propria infanzia nelromanzo autentico che pensa di scrivere? Anche questa è unadomanda senza risposta. Gutiérrez non ha detto a Requejo qualè il tema del suo romanzo autentico, non gli ha detto se pensa

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di scriverlo in prima, in seconda o in terza persona; non gli hadetto se si tratterà di un romanzo epistolare o di un romanzorosa, un romanzo d’avventura o un romanzo fantastico. Ov-viamente, non gli ha detto neanche se in questo romanzo au-tentico Gutiérrez farà riferimento alla propria infanzia. L’aspet-to curioso è che Requejo non si prende il disturbo di cercare ri-sposte a questi interrogativi; né chiede a Gutiérrez della sua in-fanzia. Chiunque potrebbe pensare a una sorta di patto tra Gu-tiérrez e Requejo; un patto del silenzio, qualcosa tipo il classi-co “di questo non si parla”. Chi lo suppone sbaglia. Semplice-mente, a Requejo interessano poco il tema e la forma che Gu-tiérrez sceglierà per il suo romanzo autentico; e ancora menogli interessa l’infanzia di Gutiérrez. Non c’è motivo di cercaresecondi fini.

Per conoscere l’infanzia di Gutiérrez non rimane altra via,dunque: aspettare che Gutiérrez scriva e pubblichi il suo ro-manzo autentico. Confidare nel fatto che sicuramente lì Gu-tiérrez parlerà dei suoi anni da bambino. Anche se non biso-gna neppure farsi troppe illusioni. Gutiérrez ha pensato più diuna volta che i correttori possano correggergli anche quel testo.In tal caso non ci troveremmo di fronte alla legittima infanziadi Gutiérrez, ma dinanzi a un’infanzia apocrifa, inventata daicorrettori.

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IV

I vampirologi moderni assicurano che il primo vampiro fu Li-lith, Regina della Notte e Madre dei Demoni. I vampirologi so-stengono inoltre che Lilith fu innanzi tutto il primo tentativo diYahweh, un tentativo frustrato, di creare la donna. Il viziosocontatto delle labbra di Lilith con la gola di qualche indifesomortale del Medio Oriente e l’incisione dei suoi denti affilati,con l’unico proposito di bere il sangue della vittima, diederoinizio alla stirpe dei vampiri. Una stirpe che ha proliferato suscala internazionale. Gutiérrez non ha dubbi su questo inizio dicapitolo: piacerà a Marabini.

Deve catturare dall’inizio, Gutiérrez, insiste senza treguaMarabini. Deve afferrare il lettore per il naso e condurlo attra-verso la storia, attraverso il testo, mi capisce, Gutiérrez? do-manda Marabini e con il pollice e l’indice della mano destra fail gesto di afferrare qualcosa (nella fattispecie, il naso del letto-re) e trascinarlo sopra qualcos’altro (nella fattispecie, il testo).Mi capisce Gutiérrez? ripete Marabini. Gutiérrez dice di sì, locapisce, sebbene intimamente pensi che così il testo più che es-sere letto venga annusato. Lo pensa, però non lo dice a Mara-bini, e non pensa glielo dirà mai e poi mai; con Marabini nonvale la pena impelagarsi in discussioni senza senso. D’altra par-te, l’ultima parola spetta ai correttori.

Diedero inizio alla stirpe dei vampiri. Una stirpe che ha pro-liferato su scala internazionale, rilegge Gutiérrez ed è sicuroche i correttori lo lasceranno così, esattamente come lo finiscedi scrivere; senza togliere né aggiungere una sola parola. Pen-

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sa che rispetteranno persino i segni di punteggiatura. Perché,in definitiva, ognuno li usa come meglio crede. A seconda delritmo, a seconda del respiro del racconto. Questo è chiaro a Gu-tiérrez, sebbene non sia chiaro ai correttori. Per i correttori esi-ste una regola rigida e irriducibile. Deve sottostare a questa re-gola, Gutiérrez, gli disse Marabini, non ha altra scelta. Glielodisse alcuni anni fa. Gutiérrez aveva scritto appena due o trelibri per Marabini. D’accordo, non ho altra scelta, disse quellavolta Gutiérrez, però a volte il ritmo della narrazione esige uncambio di regole. Non ci pensi nemmeno, Gutiérrez, disse Ma-rabini, chi è lei per cambiare le regole? Si limiti a scrivere quan-to le commissiono, è per questo che viene pagato. Io volevo so-lo, cominciò a dire quella volta Gutiérrez. Io volevo niente, lointerruppe Marabini, lei scriva solo quanto le viene commis-sionato, Gutiérrez, non mi crei altri problemi. Da allora Gu-tiérrez scrive solo quanto gli commissionano. I correttori si oc-cupano del resto. I correttori interverranno anche sui testi de-gli autori consacrati? È una domanda che si pone spesso Gu-tiérrez e che ancora non ha una risposta. Gli autori consacratisono, non è necessario ripeterlo, quegli autori che hanno de-dicato una foto a Marabini. Le foto esibite sulla parete dell’uf-ficio di Marabini. Anche questi autori finiranno tra le mani deicorrettori? Gutiérrez fa fatica a crederci.

Requejo, invece, non ha il minimo dubbio. Quegli autoriconsacrati sono dei poveracci come te, afferma Requejo. Paro-le dure, se provengono da un amico. Sebbene forse sia un po’esagerato sostenere che Gutiérrez e Requejo siano amici. Gu-tiérrez e Requejo si incontrano quasi sempre per strada e sem-pre per caso. Gutiérrez non ha mai telefonato a Requejo. Nongli è mai venuto in mente di chiamarlo per chiedergli come stao per fissare un appuntamento o per chiedergli un parere.Chiamarlo, come di solito si chiamano gli amici. Mai, non l’ha

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mai chiamato in nessuna circostanza. Una volta Requejo harimproverato Gutiérrez. Non possiamo considerarci amici, glidisse, se non mi telefoni mai. La risposta di Gutiérrez fu ta-gliente. Cosa succedeva prima che Graham Bell inventasse iltelefono, non esisteva forse l’amicizia? disse Gutiérrez a Re-quejo. Non hanno mai più toccato l’argomento. Gutiérrez con-tinuò a non chiamarlo e Requejo fece esattamente lo stesso. Diconseguenza, gli incontri di Gutiérrez e Requejo continuano aessere casuali. Possono avvenire in strada o in qualche libreriao in un negozio qualsiasi. Quando si incontrano di solito par-lano a lungo, parlano delle cose che interessano a entrambi inquel momento.

La volta in cui Requejo disse a Gutiérrez quelle parole cosìdure, Gutiérrez e Requejo stavano parlando degli scrittori con-sacrati. Tu credi che anche gli scrittori consacrati finiscano nel-le mani dei correttori? domandò Gutiérrez a Requejo. Requejogli rispose quello che gli rispose. È stato duro, tuttavia a Gu-tiérrez scivolò addosso come niente. Il suo amico Requejo (no-nostante tutto Gutiérrez lo considera suo amico) è per naturaun ribelle. Ogni ribelle, com’è ben noto, è difficile da dirigere,da educare o da governare, poiché non ubbidisce e non eseguequanto gli viene ordinato o indicato. Requejo è uno dei pochicittadini che ancora si permette di fumare in pubblico. Ha l’abi-tudine di camminare con una sigaretta in bocca, sputando fu-mo a destra e a manca e poco gli importa come lo guardino ocosa gli dicano. Gutiérrez sa che a Requejo non piace fumare;sa che odia la sigaretta. Ma sa anche che Requejo è capace diqualsiasi sacrificio, capace di qualsiasi cosa, pur di fare il ba-stian contrario. Questa è una cosa che Gutiérrez non sopportadi Requejo.

Ci sono altre cose che non sopporta. Ad esempio, non sop-porta quando dice che gli scrittori d’oggi scrivono solo spazza-

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tura senza senso. Requejo accetta i classici greci e latini, nonmuove obiezioni neanche contro opere come La canzone di Ro-lando o Il cantare del mio Cid, ma rinnega tutti i trovatori me-dievali. Su questo punto è categorico. Dice che accettarli sa-rebbe come accettare i parolieri di quelle insulse canzoni che sisentono oggi alla radio o alla televisione. Allora non resta nes-suno, dice Gutiérrez. Come no? Si tratta di saperli cercare, nonc’è motivo di accettare quello che arbitrariamente ti impongo-no dall’alto, dice Requejo e con l’indice della mano destra indi-ca il cielo. Dante e Petrarca ci sono stati imposti dall’alto? diceGutiérrez e anche lui indica il cielo. Che ne dici di Cervantes odi Shakespeare? domanda Gutiérrez e pensa che una doman-da simile metterà fine alla discussione. Si sbaglia. Requejo di-ce di sì, sono imposti dall’alto e dice che prima del tuo Dante edel tuo Petrarca ci sono Dino Frescobaldi e Gianni Alfani, en-trambi fiorentini e geniali, sebbene ormai nessuno parli di lo-ro. Tutti si accaniscono contro Alfonso Fernández de Avella-neda, dice Requejo, ma nessuno che si azzardi a paragonare idue Chisciotte. Sai perché? domanda Requejo. Perché il Chi-sciotte di Cervantes non esiste in confronto al Chisciotte di Avel-laneda. Secondo me ti sbagli, dice Gutiérrez. Requejo non sen-te quest’ultima cosa perché continua a parlare. Quanto a Sha-kespeare, dice Requejo, La tragedia spagnola, una sola opera tea-trale di Thomas Kyd, la sua unica opera teatrale, è superiore al-l’intera opera dell’erroneamente chiamato Cigno dell’Avon. Pernon parlare di Christopher Marlowe, che se non fosse mortogiovane... Secondo me ti sbagli, ripete Gutiérrez. Non è mortogiovane? domanda Requejo. Sì, credo prima di aver compiutotrent’anni, dice Gutiérrez. Io però ti parlo di un’altra cosa, dice.Ti sbagli su Dante e su Petrarca, su Cervantes e su Shakespea-re: il tempo li ha consacrati e questo non si discute. La consa-crazione e il tempo poco importano, dice Requejo. Guarda co-

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s’è successo a Giambattista Marino. All’inizio del ’600, lodi alsiciliano, l’Adone fu considerato uno dei più grandi poemi del-l’umanità. Dimmi in quanti manuali viene citato ad oggi, dim-mi chi si ricorda oggi di Giambattista Marino. Borges lo cita,dice Gutiérrez. “Lo sorprendió la Pálida una tarde / Leyendo lasestrofas del Marino” intona Gutiérrez a mezza voce, e pensa checon questi due versi metterà fine alla discussione. Si sbaglia.Tutti credono che Borges parli di un marinaio, dice Requejo,di un semplice marinaio, non del poeta che scrisse: “Tantic-chieda ci si’ntramata lasca, / ma, si ciuscia stu ventu, cridi a mia,/ a picca a picca spingirai la nasca.” Cos’è questo? domanda Gu-tiérrez. Siciliano, dice Requejo, Giambattista Marino scrivevain siciliano. Tu citi scrittori di second’ordine, dice Gutiérrez,riconosci almeno che sono di second’ordine. Non capisci nien-te, dice Requejo, un giorno questi scrittori occuperanno il po-sto che gli spetta, dài tempo al tempo. Ma hai appena detto cheil tempo poco importa, dice Gutiérrez. Non capisci niente, in-siste Requejo. È una questione di gusti, concede Gutiérrez. Gu-tiérrez è poco amante delle discussioni.

Se è vero che Requejo non risparmia un solo autore con-temporaneo, è pur vero che non misura tutti con lo stesso me-tro. Requejo ha una specie di scala di valori, una tavola di posi-zioni. In fondo a questa tavola ci sono gli autori le cui foto condedica sono appese alla parete dell’ufficio di Marabini. Sul te-ma delle foto Requejo è inflessibile. Poco importa cosa abbianoscritto quegli autori: essere esibiti sulla parete dell’ufficio diMarabini li condanna per sempre. Requejo non conosce Mara-bini, non è mai andato in casa editrice, come sa allora quali so-no gli autori appesi alla parete dell’ufficio di Marabini? Gu-tiérrez gli fornisce questa informazione. Ogni volta che Gu-tiérrez e Requejo si incontrano casualmente in strada, in qual-che libreria o in un negozio qualsiasi, Gutiérrez informa Re-

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quejo delle nuove fotografie appese alla parete dell’ufficio diMarabini. È la prima cosa che gli dice. Prima del saluto forma-le, Gutiérrez mormora quasi all’orecchio di Requejo il nomedello scrittore aggiunto da Marabini alla parete. A volte gli di-ce la verità e a volte no. Gutiérrez di solito nomina a Requejoautori che non sono sulla parete dell’ufficio di Marabini, chesicuramente non ci saranno mai. Non importa se sia vero o fal-so; Gutiérrez sa che a partire dal momento in cui lo nomina,quello scrittore finirà in fondo alla tavola di Requejo. Questorende felice Gutiérrez. Non sa perché, ma lo rende felice.

Anche Requejo è scrittore, ma dice che non scrive a cottimo.Non sono un ghost-writer, dice Requejo. Gutiérrez domandaspesso a Requejo cosa scrive. Scrivi racconti o romanzi? gli do-manda Gutiérrez, ma Requejo non dice una parola. Scrivi poe-sie? domanda Gutiérrez, ma Requejo non dice una parola. Sag-gi? insiste Gutiérrez, ma Requejo non dice una parola. Reque-jo finora non ha detto a Gutiérrez una sola parola su ciò che ef-fettivamente scrive. Non sono un ghost-writer, ripete Requejo.Gutiérrez, tuttavia, pensa che Requejo sia il più fantasma di tut-ti gli scrittori fantasma, perché non ha mai nulla da mostrare.

Perché diavolo Gutiérrez pensa a Requejo se è da molto tem-po che non lo incontra in strada né in nessuna libreria né inun negozio qualsiasi? Forse Gutiérrez pensa a Requejo perchénon riesce ad andare avanti con la biografia di Lilith. “Yahwehla creò dal fango affinché fosse la moglie di Adamo.” Gutiérrezha scritto questa frase da un bel po’ e da un bel po’ la lineettaverticale del cursore lampeggia senza tregua vicino alla “o” diAdamo. Ora Gutiérrez si alza in piedi e cammina da una parteall’altra del soggiorno. Si ferma davanti alla finestra e per die-ci minuti guarda la parete cieca dell’edificio di fronte; poi tor-na al computer. Gutiérrez sa che sono passati più di dieci mi-nuti perché sullo schermo del monitor brilla il salvaschermo e

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il salvaschermo è programmato per mettersi in funzione ognidieci minuti. Quando dovette scegliere le immagini del salva-schermo, Gutiérrez scelse delle parole piuttosto che delle figu-re e optò per una citazione di Borges. Ogni volta che il salva-schermo si mette in funzione, sullo schermo si legge: “Io scri-vo solo quello che è già stato scritto.” Gutiérrez preferisce que-sta frase anziché gli inesauribili tostapane elettrici volanti,l’anatra intontita che sale una scala senza fine o lo splendentecaleidoscopio dai colori infiniti. Perché tutto torni alla realtà,basta spingere un tasto qualsiasi. Gutiérrez l’ha appena spintoe ora legge: “Yahweh la creò dal fango affinché fosse la mogliedi Adamo” e immediatamente aggiunge: “ma la sua anima uscìdeviata e generò solo mostri maligni.” È contento perché glisembra di aver trovato il ritmo. Guardare la parete cieca gli dàsempre buoni risultati.

Gutiérrez ha effettuato la prima delle due consegne lunedìscorso, la seconda e ultima dovrà effettuarla lunedì prossimo,prima delle cinque del pomeriggio. Al prossimo lunedì man-cano soltanto tre giorni. Quattro, se contiamo anche lunedì.Gutiérrez può lavorare anche alcune ore nella mattinata di lu-nedì, lo ha fatto molte volte. In questo caso, non gli avanza tem-po. Questa biografia di Lilith può collocarsi benissimo nella ca-tegoria dei testi scientifici. I libri scientifici richiedono più tem-po, Gutiérrez lo sa. Non ci sono grandi possibilità di mentire,come si può e si deve liberamente mentire nella finzione nar-rativa. E sebbene Gutiérrez sia poco amante dell’inganno, pre-ferisce scrivere libri di narrativa anziché libri scientifici.

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V

L’orologio segna quasi mezzanotte e Gutiérrez si prepara a ri-petere una cerimonia che d’abitudine celebra a quest’ora. Spe-gne le luci del soggiorno e controlla che stanza da letto, bagno,cucina e lavanderia siano al buio. Brilla solo lo schermo delcomputer, l’unica cosa rimasta accesa. Il bagliore dello schermoillumina a malapena l’ambiente; non produce però alcun ef-fetto fantasmagorico, come a prima vista e a prima lettura, po-trebbe essere immaginato. Gutiérrez è seduto davanti al com-puter, muove il mouse per entrare in internet e attende che lamacchina esegua l’ordine. È una breve attesa, dura meno dimezzo minuto. In questo tempo Gutiérrez non pensa a nulla; sipuò pensare poco in meno di mezzo minuto. La strada per ilcyberspazio è già aperta. Ora Gutiérrez muove il mouse pron-to a intraprendere questa strada. La freccia del mouse si è tra-sformata in una clessidra, per cui dovrà aspettare qualche se-condo. Gutiérrez sa che a quest’ora della notte, carica com’è larete, saranno molti secondi; ma non se ne preoccupa. Bisognasaper aspettare e Gutiérrez non ha altro da fare.

Ora Gutiérrez digita il suo codice segreto, formato da quat-tro lettere e un numero, ed entra in chat.prospero.com, il suoserver. Lo stesso server fin dal primo giorno in cui Gutiérrezdecise di navigare in rete. I tecnici di chat.prospero.com teori-camente dovrebbero conoscere il vero nome di Gutiérrez. Inpratica però non lo conoscono. Quando Gutiérrez attivò il ser-vizio disse di chiamarsi González, fornì un numero di docu-mento simile al suo ma non il suo, e assicurò che avrebbe pa-

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gato l’abbonamento mensile mediante bonifico o in contanti.Cosa che Gutiérrez fa ogni mese. Per questa ragione, per le per-sone di chat.prospero.com il vero nome di Gutiérrez è Gonzá-lez e González, come si può ben notare, ha poco a che vederecon Gutiérrez.

In questo momento una serie di parole inglesi e diverse fi-gure animate occupano lo schermo. Gutiérrez ignora la pub-blicità, guarda le parole e le figure, ma non dà importanza néalle une né alle altre. Gutiérrez dirige la freccia del mouse finoall’opzione Chat e preme il tasto sinistro. Nuove parole colora-te e altre figure animate gli annunciano che è già in rete. A par-tire da ora Gutiérrez cesserà di essere Gutiérrez e comincerà aessere Conan. Conan il Cimmero; o Conan il Barbaro; o Co-nan il Guerriero; come preferite, tanto non importa molto l’ag-gettivo. Per chattare in internet, Gutiérrez si trasforma in Co-nan. Con questo nome lo conoscono i suoi amici e amiche chenavigano per il cyberspazio. Perché ha scelto questo nome? Sipotrebbero formulare varie ipotesi e, come sempre accade, tut-te quante si avvicinerebbero molto alla realtà, ma nessuna sa-rebbe la realtà.

La realtà è Conan questa domenica a mezzanotte e mezzo,pronto per chattare con i suoi amici e amiche della rete. Chat-tare è un barbarismo derivato da chat, parola inglese che si-gnifica chiacchierare e che probabilmente proviene dall’italia-no antico ciarlare, una voce del ’300 dalla quale deriverebbeciarlatano. Ciarlatano, come tutti sanno, designa una personache parla troppo. Epiteto assolutamente non meritato dagliamici e le amiche della rete che chattano con Conan, visto chetutti loro, compreso lo stesso Conan, parlano solo lo stretto ne-cessario e a volte, molte volte, meno del necessario. Vale a dire,non sono ciarlatani, sebbene tutti loro esercitino l’atto di ciar-lare fino alle sue estreme conseguenze. “Parlare molto, senza

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sostanza o a sproposito”, “Conversare, chiacchierare senza unoggetto preciso e solo per mero passatempo”, secondo quantochiarisce il dizionario.

Agli amici e amiche di Conan che navigano in rete poco im-portano questi dettagli: sono abituati a considerare le cose sen-za secondi fini. Fin da quando Conan è arrivato in rete, hannoaccettato che Conan si chiamasse Conan: Conan il Barbaro oConan il Guerriero o Conan il Cimmero. Non un solo amico oamica che naviga in rete sa che in realtà Conan si chiama Gu-tiérrez. Ma qual è la realtà in realtà? Gli amici e amiche di Co-nan che navigano in rete non fanno domande né perdono tem-po in interpretazioni inutili. Sono cose del cyberspazio.

Conan porta la freccia fino alla lista dei gruppi di chat, pre-me il tasto sinistro del mouse e sulla destra dello schermocompare chi è in linea in questo momento. Nel gruppo localeci sono cinquantasei persone connesse, nel gruppo CONFE-RENZE ce ne sono solo quattro e non c’è nessuno nel gruppoSPORT né nel gruppo ESOTERISMO. Nel gruppo SPAGNA (l’uni-co che interessa a Conan) ci sono cinque persone. Conan nonha dubbi. Muove la freccia del mouse fino al gruppo SPAGNAe da lì al riquadro VAI. Se qualcuno pensa che Conan abbia ri-fiutato il gruppo del suo paese perché c’era molta gente, si sba-glia. Si sbaglia anche se pensa lo abbia fatto mosso da senti-menti antipatriottici. Né l’uno né l’altro. Conan sceglie fatal-mente il gruppo SPAGNA perché in questo gruppo ci sono isuoi amici e amiche del cyberspazio. “Benvenuto in Spagna!”si vede ora sullo schermo e subito dopo, sul lato destro, com-paiono i nomi: Dolores, Beto, Jordi, Killer e Paloma. Conanconosce tutti tranne Jordi. Conosce tutti è un modo di dire, inquanto sebbene Conan chatti con loro da molto tempo, sa so-lo che Dolores vive da qualche parte in Spagna e che Palomaè messicana, del Messico D.F.; sospetta che Killer possa esse-

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re venezuelano o colombiano e che Beto sia compatriota diConan o uruguayano; non resta altra possibilità. Di Jordi nonsa niente di niente, perché è appena entrato, forse rimarrà unpo’ e poi se ne andrà per sempre; nel cyberspazio ci sono an-che molti incostanti.

Salve, amici, Conan è arrivato, scrive Conan. La rispostanon si fa attendere. Sullo schermo appare:

PALOMA: Ciao, Conan.Quindi Conan scrive: Ciao, Paloma, mi fa piacere trovarti, e

attende risposta. Non è Paloma che risponde, ma Beto. Sulloschermo appare:

BETO: Come va, grand’uomo? Come vanno le conquiste?Beto è convinto che Conan assolva alla lettera il suo ruolo

di conquistatore, violento e appassionato, e Conan ha decisodi non infrangerne le illusioni. Non mi lamento, risponde Co-nan e attende ansioso le parole di Dolores. Gli amici del cyber-spazio non sanno nulla di questa ansia di Gutiérrez, ci sonosensazioni che non possono riflettersi sullo schermo. Questavolta l’ansia di Gutiérrez dura poco: è appena apparso il mes-saggio di Dolores.

DOLORES: Anche a me fa piacere incontrarti, bello.E prima ancora che Conan possa risponderle arriva un altro

messaggio di Paloma.PALOMA: Che gioia averti con noi!Conan sospetta che intimamente Paloma e Dolores se lo

contendano. Sa che Paloma si aggira sui quarant’anni. Due an-ni fa gli confessò di averne trentotto, per cui ora dovrà avernequaranta; ma magari ne ha molti di più o molti di meno. Do-lores non ha mai detto la sua età. Forse è più grande di Palo-ma o forse no. Nel cyberspazio si può mentire senza problemiperché in fondo interessa solo cosa appare scritto e non quel-lo che realmente è.

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Se Conan dovesse scegliere tra Paloma e Dolores, sceglie-rebbe Dolores. Perché Dolores? Perché Dolores gli ricorda fa-talmente Nuestra Señora de los Dolores, l’immagine di Nuestra Se-ñora de los Dolores. Qui sorge una contraddizione. Conan vissenell’Era Hyboriana, vale a dire ottomila anni dopo l’affonda-mento di Atlantide e diecimila prima della nascita di Cristo.Conan non ha mai potuto conoscere Maria. Come può alloraConan ricordare qualcosa che non conosce? In realtà, chi lo ri-corda non è Conan ma Gutiérrez. Per capire bene tutto questobisognerà lasciare Conan nel cyberspazio e tornare per un mo-mento a Gutiérrez, a un pomeriggio di alcuni anni fa, quandoGutiérrez si imbatté per la prima volta nell’immagine di NuestraSeñora de los Dolores.

Un libro, la stesura di un libro, condusse Gutiérrez a que-st’immagine. Gutiérrez navigava in internet alla ricerca di ma-teriale per Segreti della Terra di Maria Santissima, una guida tu-ristico-religiosa commissionatagli da Marabini. Gutiérrez do-veva realizzare un dettagliato itinerario per le principali chie-se di Siviglia. Le sue parole dovranno essere come foto, gli ave-va detto Marabini, dovranno mostrare e informare, mi capisce,Gutiérrez? gli aveva detto Marabini. Gutiérrez gli aveva detto disì, aveva capito. Quella stessa notte Gutiérrez entrò in internetcon il proposito di scoprire quali fossero le principali chiese diSiviglia, dove si trovavano e cosa avevano da offrirgli. Non erala prima volta che Gutiérrez ricorreva a internet per ottenereinformazioni, e non sarebbe stata l’ultima. Tuttavia, quella vol-ta fu diversa dalle altre, tanto da quelle passate quanto da quel-le future. Quella volta Gutiérrez conobbe Nuestra Señora de losDolores. Avvenne così:

Dopo vari tentativi senza esito positivo, Gutiérrez capì chenon avrebbe ottenuto nulla digitando Vergine, Chiese o Sivi-glia. Nella finestra Cerca di Yahoo, Gutiérrez scrisse Settimana

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Santa e tra le molte opzioni che risultarono scelse SettimanaSanta a Siviglia. La pagina offriva Programmi, Confraternite,Storia, Musica, Terminologia, Suggerimenti, Curiosità e Gui-da della Settimana Santa in rete. Gutiérrez portò la freccia delmouse su Confraternite e rimase in attesa. Fu una breve attesa,perché sullo schermo apparve immediatamente la pagina Con-fraternite di Siviglia, con il nome delle cinquantotto confra-ternite e la stazione di penitenza di ciascuna. Gutiérrez scelseLa Esperanza de Triana. Sullo schermo apparvero le immaginidel Santísimo Cristo de las Tres Caídas e di María Santísima de laEsperanza. Nella parte inferiore una serie di dati tecnici, chenon vale la pena ripetere. Gutiérrez capì di essere sulla buonastrada. Vide che Nuestra Señora de la Esperanza, meglio cono-sciuta come La Esperanza de Triana, si trova nella Cappella deiMarinai. Gutiérrez posizionò la freccia del mouse sulla Con-fraternita La Macarena e vide che María Santísima de la Espe-ranza, meglio conosciuta come La Macarena, si trova nella Ba-silica della Speranza. Gutiérrez posizionò la freccia del mousesulla Confraternita del Dulce Nombre e vide che la María San-tísima del Dulce Nombre si trova nella chiesa di San Lorenzo. Gu-tiérrez posizionò la freccia del mouse sulla Confraternita ElCerro. Non appena la pagina apparve sullo schermo, Gutiér-rez si trovò davanti la disperata figura del Santísimo Cristo delDesamparo y el Abandono. Tuttavia, Gutiérrez non diede impor-tanza a quell’immagine così straziante. Gutiérrez si lasciò die-tro l’angoscia di Cristo e concentrò l’attenzione su Nuestra Se-ñora de los Dolores. Immediatamente, Gutiérrez capì che Nue-stra Señora de los Dolores era diversa dalla Macarena e dalla Espe-ranza de Triana, diversa dalla Candelaria e da María Santísimadel Dulce Nombre. Gli occhi di Nuestra Señora de los Dolores nonguardavano al cielo, cercando l’Altissimo, né si chinavano ver-so terra, supplicando pietà. Gli occhi di Nuestra Señora de los Do-

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lores andavano oltre il cielo e la terra. Nuestra Señora de los Do-lores non aveva lacrime sulle guance e le labbra si offrivano soc-chiuse, in un’espressione confusa che racchiudeva incom-prensione, dolore e piacere. Il volto di Nuestra Señora de los Do-lores era, diciamolo una volta per tutte, un volto carico di sen-sualità, come Gutiérrez non ne aveva mai visti prima e comenon ne avrebbe visti mai più. Gutiérrez guardò a lungo l’im-magine di Nuestra Señora de los Dolores. Se qualcuno lo avesseosservato in quel momento avrebbe pensato che si trattava diuna promessa o di un’incommensurabile prova di fede. Nien-te di tutto ciò, si trattava di un semplice atto d’amore: Gutiérrezaveva trovato la donna dei suoi sogni. Era però un amore im-possibile o peggio: sacrilego. Gutiérrez distolse lo sguardo dal-lo schermo e si guardò attorno, con la tipica espressione di chista per fare una marachella; poi stampò l’immagine di NuestraSeñora de los Dolores. Da allora Gutiérrez la conserva in un luo-go segreto. Una o due volte la settimana la tira fuori e la con-templa a lungo. Questo non lo sa nessuno. Gutiérrez non lo hamai raccontato e non pensa di raccontarlo. Sebbene però nonpensi di raccontarlo, Gutiérrez non può evitare di trasferirequel sentimento a Conan. È chiaro ora perché, se dovesse sce-gliere tra Dolores e Paloma, Conan sceglierebbe Dolores? Unascelta che tuttavia Conan ha deciso di mantenere segreta. Perquesto ora scrive: Questo è per te, Dolores, e questo per te, Pa-loma, e aggiunge :*.

A questo punto è doveroso fermarsi ancora una volta. O al-meno dovrà fermarsi chi non ha mai chattato in rete. Si rendenecessario spiegare il significato di certi segni grafici, stabilitiper tutto il cyberspazio. Questi segni prendono il nome di smi-ley. Di cosa si tratta? Si tratta di segni in grado di mostrare rea-zioni o emozioni che potrebbero manifestarsi durante la chat.Per esempio, se insieme a quanto si è scritto si digitasse :-), si

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aggiungerebbe un tocco cordiale alle proprie parole. Se, al con-trario, si digitasse :-i>, si dimostrerebbe assoluta indifferenza.Esistono due modi di manifestare sarcasmo: :-> e >;->. In que-st’ultimo caso, oltre al sarcasmo si aggiunge un ghigno com-plice. Se si vuole solo un ghigno complice, senza sarcasmo, sidovrà digitare unicamente ;-). Per capire questi segni nella lo-ro vera dimensione è necessario ruotare la testa di novanta gra-di: guardarli di lato. Ci sono altri smiley, più ridotti, ma ugual-mente molto significativi. Per dimostrare felicità, ad esempio,basta digitare :); la tristezza, invece, si può manifestare in duemodi :( o :[. Se si vuole gridare, si scrive :o; se il grido è accom-pagnato da un’espressione di sorpresa, bisognerà scrivere :O.Una risata è :)); per confessare che si è bevuto qualche bicchie-re di troppo :}. Se si vuole intendere che si sta scherzando, ba-sta mettere J/K, se si è confusi ?-), se si decide di inviare baci af-fettuosi, quello che ha appena fatto Conan, basterà semplice-mente digitare :*.

Conan attende la risposta, la quale non tarda ad arrivare.Prima arriva quella di Paloma.

PALOMA: Per Conan :* ;-). Poi arriva quella di Dolores.DOLORES: Per Conan :*.Conan avrebbe preferito fosse stata Dolores a fargli il ghi-

gno di complicità, ma è contento comunque: lo hanno baciatoentrambe, suscitando l’ammirazione di Beto e l’indignazionedi Killer. Basta leggere i messaggi che mandano.

KILLER: Chi ti credi di essere, Conan il Magnifico?BETO: :O Non mollare Conan!Conan sorride soddisfatto, digita ;-) e subito aggiunge :-)). I

suoi amici lo capiscono subito perché sia Beto sia Killer gli re-stituiscono il ghigno e le risate. Perfino Jordi, zitto fino a que-sto momento, invia una risata:

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JORDI: :-)).Jordi, di dove sei? domanda Conan e prima che gli arrivi la

risposta appaiono i messaggi di Dolores, di Beto e di Paloma, inquesto ordine. Killer è ancora nel gruppo, ma ha perso la pa-rola. Dolores dice che sta morendo di sonno, Beto consiglia unprogramma che ha visto via cavo e Paloma fa una battuta di cat-tivo gusto sulla virilità di Conan. Conan sta per risponderle,ma in quel momento sullo schermo appare Jordi.

JORDI: Che ti importa di dove sono?Hai ragione, riconosce Conan e subito dopo tutti chattano

senza problemi né aggressività. Interviene persino Killer, chese ne stava zitto zitto.

Questi sono momenti di vero piacere per Conan. Più che na-vigare, galleggia nel cyberspazio. Si tratta di una gradevole sen-sazione che gli attraversa il corpo, come se levitasse. Non è unadefinizione esatta, ma è quello che si avvicina di più alla sen-sazione di Conan ora. Una sensazione che si manifesta soloquando chatta con i suoi amici e amiche della rete. Tuttavia, èben noto, anche le cose belle finiscono. Killer e Beto salutano adomani o a dopodomani. Jordi se ne va, con la promessa di tor-nare. Dolores insiste che il sonno è più forte di lei e Paloma con-fessa che sta morendo di fame e saluta con :* a tutti. Ora si so-no aggiunti altri tre nomi nuovi. Conan li vede nella parte la-terale dello schermo. Si tratta di Pandy, Frodo e Spectra. Co-nan conosce Frodo e Spectra, ma in questo momento non havoglia di chattare con loro. Per questo scrive: Amici, Conan siritira. E non aspetta risposta. Spegne la macchina e torna dinuovo a essere Gutiérrez.

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VI

Allungare il braccio destro con la mano aperta è il primo gestodi Gutiérrez in questo lunedì mattina. In realtà, non è un gestoesclusivo di questo lunedì. Tutte le mattine Gutiérrez allunga ilbraccio destro in fuori con un solo proposito: trovare gli oc-chiali lasciati sopra il cubo di legno che assolve la funzione dicomodino. Posare i suoi occhiali sopra il cubo di legno che as-solve la funzione di comodino è l’ultimo gesto compiuto da Gu-tiérrez prima di addormentarsi; riprenderli, il primo al risve-glio. Gutiérrez ripete questa routine di lasciare e riprendere dapoco più di trent’anni; precisamente, dal giorno in cui ha co-minciato a usare gli occhiali; o meglio, dalla prima notte in cuise li è dovuti togliere. Gutiérrez ricorda ancora quel momento.Per levarseli usò la mano sinistra: con l’indice di quella stessamano chiuse una stanghetta e con l’indice della mano destral’altra; poi mise gli occhiali sul comodino, attento a non far toc-care le lenti sul legno: gli avevano spiegato che era il modo mi-gliore per evitare di graffiarli. Per quest’ultima azione (posaregli occhiali evitando di graffiare le lenti) usò esclusivamente lamano destra. Da allora Gutiérrez ha cambiato letto e comodino,ma quella cerimonia inaugurale si mantiene inalterata: manosinistra per toglierseli, mano destra per posarli sul comodino,senza far toccare le lenti sul legno. Più di una volta, quando èsul punto di lasciare i suoi occhiali sopra il cubo di legno che as-solve la funzione di comodino, Gutiérrez pensa possa morirenel sonno (molta gente muore nel sonno) e l’ultima cosa chepensa prima di addormentarsi è: Chi riprenderà domani i miei

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occhiali? Per questa ragione, stendere il braccio ogni mattina etrovare i suoi occhiali è per Gutiérrez un modo per sentirsi vi-vo un altro giorno.

Gutiérrez si è appena messo gli occhiali. Si siede sul letto,con la mano destra cerca il recipiente delle pasticche diurne econ i piedi cerca le pantofole che, piuttosto consumate, lo at-tendono a pochi centimetri dal cubo di legno che funge da co-modino. Gutiérrez si mette una pasticca blu sulla lingua, si in-fila le pantofole e si alza in piedi. Gutiérrez si fa scivolare la pa-sticca blu in gola. È un movimento meccanico che Gutiérrezcompie da un anno: una pasticca blu quando si corica; una pa-sticca blu quando si alza. Sono dello stesso colore, ma compio-no funzioni diverse.

Gutiérrez non usa il pigiama, preferisce dormire in mu-tande e maglietta, con o senza maniche, a seconda se è inver-no o estate. Siccome ora è inverno, porta una maglietta con lemaniche. Un po’ sovrappeso, stretto di spalle e con la pellemolto chiara, il suo aspetto in mutande non è proprio felice.Gutiérrez lo sa, per questo si affretta a vestirsi. Prima, ovvia-mente, passa per il bagno. Lì si lava i denti, si rade e final-mente si fa la doccia. Si tratta sempre di una doccia corta e si-lenziosa. Gutiérrez non canta sotto l’acqua; non l’ha mai fatto.Dopo l’ultima insaponatura, Gutiérrez avvolge il suo corpo conun asciugamano ed esce dalla vasca. Appoggia i piedi bagnatisu un tappetino di plastica (strategicamente sistemato tra il bi-det e la vasca), ignora le pantofole e si mette le ciabattine daspiaggia. Per qualche ragione che ha dimenticato, quando Gu-tiérrez cammina scalzo, lo fa in punta di piedi. Sa che avvoltoin un asciugamano e camminando sulle punte, risulterebberidicolo agli occhi di chiunque lo guardasse. Per questo Gu-tiérrez ricorre alle ciabattine da spiaggia per coprire il brevetragitto dal bagno alla stanza da letto; le pantofole, le porta in

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mano. Gutiérrez si siede sul letto e finisce di asciugarsi. Unavolta asciugato, si rimette le pantofole e riporta le ciabattineda spiaggia in bagno; le lascia quasi nascoste dietro il bidet. Lìrimangono, inattive, fino alla mattina seguente. È innegabile:Gutiérrez cura la forma.

Una volta vestito, Gutiérrez prepara il caffè istantaneo e ciaggiunge un po’ di latte caldo. Oggi non c’è tempo di assapo-rarlo lentamente, per cui Gutiérrez beve la sua colazione qua-si d’un fiato e accende subito il computer. Ieri sera Gutiérrezaveva lasciato pronto l’ultimo capitolo del libro su Lilith, la Ma-dre dei Demoni, anche detta Regina della Notte, e ora farà lecorrezioni finali. Gutiérrez attiva il CONTROLLO ORTOGRAFICOdell’elaboratore di testo e fissa lo schermo con attenzione: sache il programma sottolineerà qualsiasi termine sconosciuto oscritto in maniera scorretta. Usare il CONTROLLO ORTOGRAFI-CO quasi non è necessario, visto che del testo definitivo (sia perquanto riguarda i concetti sia la grammatica) si occuperanno icorrettori; indipendentemente da quello che Gutiérrez o ilCONTROLLO ORTOGRAFICO pensino o facciano.

Gutiérrez guarda l’ora, mancano venti minuti alle otto. Gu-tiérrez ha promesso a Marabini di essere in casa editrice pri-ma di mezzogiorno. Deve affrettarsi. Tuttavia Gutiérrez non siaffretta. Si comporta come se avesse a disposizione tutto il tem-po del mondo. Senza essere reclamato da nessuno, gli dice disolito Requejo, le volte in cui Gutiérrez e Requejo si incontranocasualmente in strada, in qualche libreria o in un negozio qual-siasi. È così che si scrive davvero, gli dice Requejo, senza nessuneditore che ti metta fretta. Gutiérrez approva con un gesto e di-ce di sì, in questo modo scriverà il suo romanzo autentico. Sulromanzo segreto che sta scrivendo, Gutiérrez non dice una pa-rola. Nessuno, nemmeno Requejo, sa dell’esistenza di questoromanzo. Quanto al romanzo autentico che Gutiérrez promet-

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te di scrivere, Gutiérrez assicura che quando lo scriverà non sa-rà su commissione. Sarà, afferma Gutiérrez, un testo lavoratolentamente, parola per parola, pagina per pagina, capitolo percapitolo. Sarà un’altra cosa, dice Gutiérrez, non un solo corret-tore oserà toccarlo. Sebbene su quest’ultimo aspetto Gutiérrezabbia i suoi dubbi: i correttori (si dice) intervengono anche suiromanzi autentici, quelli scritti parola per parola, pagina perpagina e capitolo per capitolo.

Tuttavia Lilith, nota anche come Mostro della Notte e Si-gnora delle Tenebre, non è un romanzo; potrebbe essere cata-logato come biografia fantastica o saggio esoterico. Poco im-porta come venga classificato, l’unica cosa certa è che Gutiérrezdeve consegnarlo oggi a mezzogiorno. Glielo ha chiesto Mara-bini, per cui Gutiérrez smette di riflettere su questioni che nonvengono al caso e si dedica a pieno alla revisione dell’ultimaparte del testo. Legge al volo mentre il tempo passa inesorabil-mente. Al tempo non interessano i problemi di Gutiérrez. Né imiei né quelli di nessuno, pensa Gutiérrez e guarda ancora unavolta l’orologio. Dirige il cursore del mouse verso l’opzione SAL-VA e salva il testo nella cartella LAVORI del disco rigido. Poi cer-ca un dischetto di tre pollici e mezzo, lo introduce nella boccadel case e copia la cartella nel dischetto. In casa editrice si pre-occuperanno di dargli il nome definitivo; Gutiérrez per oral’ha chiamato Lilith.txt e sta per portarlo a Marabini. Un’altraopera terminata.

Gutiérrez chiude la porta a chiave con due mandate. Sa cheper un istante, per il tempo che impiegherà ad arrivare alle sca-le, Gutiérrez occuperà tutta l’attenzione della vicina del 2°C. Lospioncino della porta del 2°C è leggermente sollevato, segno in-dubbio che la signora stia curiosando. Più di una volta Gutiér-rez ha pensato di dedicare alla vicina un gesto osceno, ma fi-nora non si è mai azzardato e forse non si azzarderà mai.

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Scendere i due piani a piedi e percorrere i nove isolati che locondurranno alla fermata dell’autobus è il primo esercizio (eforse l’ultimo) che compirà Gutiérrez quest’oggi. Gutiérrezcammina tranquillo, come se passeggiasse, senza prestare trop-pa attenzione a cosa gli succede intorno. In realtà, intorno aGutiérrez non c’è nulla che meriti la minima attenzione. È unlunedì mattina d’inverno, identico a tanti altri lunedì mattinad’inverno. Gutiérrez pensa solo ad affrettare il passo. Perché lacamminata sia valida come esercizio deve essere eseguita a pas-so rapido, è quanto il medico ha detto a Gutiérrez e Gutiérreznon sta assolutamente dando retta al medico. Gutiérrez si af-fretta e pensa che magari con un po’ di fortuna conquisterà unposto libero sull’autobus. Gutiérrez è fortunato, conquista unposto libero e, di bene in meglio, vicino al finestrino dalla par-te del sole. Gutiérrez si accomoda sul sedile in maniera quasivoluttuosa e non pensa a nulla, si limita a guardare i compagnidi viaggio. Dietro a Gutiérrez c’è una coppia che parla sottovo-ce; il resto dei viaggiatori è composto da altri sette uomini: tresi sono assopiti; gli altri quattro non parlano né sonnecchiano,forse non pensano a niente, come Gutiérrez. Solo uno legge,non il giornale ma un libro, per cui a Gutiérrez viene in menteche possa essere uno dei tanti libri scritti da lui. Però no, si ve-de subito che è un volume di maggiori dimensioni e senza co-pertina dai colori vivaci: un libro diverso da quelli scritti da Gu-tiérrez. Dieci persone, senza contare il conducente, stannoviaggiando ora sull’autobus; poi saliranno altre persone, manon c’è da aspettarsi cambiamenti importanti. Gutiérrez lo sabene: sono anni che fa lo stesso percorso e mai, in tutto questotempo, è successo qualcosa degno di essere ricordato. Così è lavita, si dice Gutiérrez.

Fuori soffia un vento moderato da nordest e la temperatu-ra arriva a cinque gradi centigradi, con una percezione termi-

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ca di due gradi. Il cielo è terso e il sole picchia forte. Nulla ditutto ciò sembra interessare i passanti che in questo momentocamminano a passi rapidi per la strada; mancano pochi minu-ti alle nove di mattina, è ora di attaccare al lavoro e non si puòperdere tempo in inezie come il vento, il freddo o il sole. Gu-tiérrez li capisce. Anche a Gutiérrez sarà capitato qualche vol-ta di dover rispettare orari inflessibili: grazie a questo ha potu-to capire una volta per tutte e per sempre quanto ci si guadagnaa essere ordinato e minuzioso. Se Gutiérrez fosse un signorefeudale, un orologio e una squadra sarebbero i principali em-blemi sul suo scudo araldico. Gutiérrez però non è un signorefeudale, bensì un redattore di libri su commissione, un auten-tico artefice della parola, in grado di scrivere storie di perso-naggi mitici (come questa di Lilith ora nel dischetto) o di per-sonaggi reali (come le tante biografie, da Machiavelli al Ma-hatma Gandhi, che gli hanno chiesto) o romanzi western, difantascienza e gialli, romanzi di spionaggio, di pirati, erotici erosa. Non esiste genere letterario che Gutiérrez non abbia toc-cato. Sei uno scriba, gli dice di solito Requejo le volte in cui siincontrano casualmente in strada, in qualche libreria o in unnegozio qualsiasi. Sai l’importanza degli scribi nella civiltà ma-ya? domanda Gutiérrez. Requejo non lo sa. Erano personaggid’alto rango, dice Gutiérrez, nella pittura e nella scultura mayasono rappresentati con un mazzo di penne e pennelli, pronti ascrivere. Sai cosa scrivevano? domanda Gutiérrez. Requejo nonlo sa. Testi che glorificavano i trionfi del re, dice Gutiérrez. Era-no i suoi agenti di propaganda, dice Requejo. Erano artisti, di-ce Gutiérrez. Agenti di propaganda, insiste Requejo. Artisti chesi giocavano la vita, dice Gutiérrez. Nessun agente di propa-ganda si gioca la vita per nessuno, assicura Requejo. Gli scribimaya sì, dice Gutiérrez. Erano i primi a essere sacrificati quan-do il loro re cadeva in un combattimento: prima gli spezzava-

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no le dita, poi gli strappavano le unghie e infine gli estraevanoil cuore. Scrivevano su commissione, come te, dice Requejo.Gutiérrez sa che non vale la pena intavolare inutili discussionicon Requejo, per questo in genere smette di parlare degli scri-bi maya e cambia discorso. E ora si mette a pensare a qual-cos’altro, non c’è motivo di pensare a Requejo in una mattinacome questa, piena di sole, con venti moderati che soffiano dasudest, con una temperatura di cinque gradi centigradi e unapercezione termica di due gradi. Una mattina in cui Gutiérrezsi sente pieno, quasi potremmo dire: felice.

Gutiérrez sa che tra poco incontrerà Marabini ed è sicuro didue cose. La prima: Marabini non dirà una parola contro Li-lith; la seconda: Marabini gli commissionerà un romanzo gial-lo o un romanzo western. Soprattutto quest’ultima certezza èmotivo di reale felicità per Gutiérrez: è da molto tempo che havoglia di scrivere un’altra storia di cowboy. Assorto nei suoipensieri, Gutiérrez quasi salta la fermata. Cammina a passosvelto fino alle porte dell’autobus che, per fortuna, sono anco-ra aperte, e riesce a scendere. Gutiérrez si chiude il soprabito fi-no all’ultimo bottone (in strada si avvertono i due gradi di per-cezione termica) e si incammina lungo i cinquanta metri chelo separano dalla casa editrice.

Buongiorno, signor Gutiérrez, lo saluta il sorvegliante.Buongiorno Ramón, risponde Gutiérrez. Ramón è l’unico intutta la casa editrice a chiamarlo signor Gutiérrez; il resto delpersonale, da Marabini fino all’ultima ruota del carro, lo chia-ma semplicemente Gutiérrez. È arrivato? domanda Gutiérrez.Il signor Marabini è arrivato da poco più di un’ora, lo informaRamón, e d’un tratto Gutiérrez sente qualcosa di simile al sen-so di colpa ma in realtà è paura. Gli viene in mente che Mara-bini lo sta aspettando da più di un’ora e affretta il passo.L’ascensore si trova al secondo sotterraneo, ma la freccia indi-

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ca che sta salendo verso il pianterreno. Gutiérrez è tranquillo:in pochi secondi si aprirà la porta. Quando la porta si apre, Gu-tiérrez si trova davanti un uomo di poco più di sessant’anni,con la pelle di colore giallo tendente al verde, nell’angolo sini-stro dell’ascensore. Buongiorno, dice Gutiérrez e si accorge cheè lo stesso uomo incontrato in questo stesso ascensore un paiodi settimane fa. Gutiérrez pensa che potrebbe essere una buo-na situazione per un romanzo di spionaggio o forse per un gial-lo. L’uomo porta lo stesso vestito, la stessa camicia e la stessacravatta di due settimane fa. Gutiérrez se lo ricorda bene: ve-stito blu, camicia celeste e cravatta bianca a righe rosse. Tutta-via ora, nonostante la percezione termica di due gradi, l’uomonon indossa il soprabito. L’uomo risponde al saluto di Gutiér-rez con un leggero sorriso e un piccolo movimento del capo.Poi accade un fatto strano. Gutiérrez e l’uomo si guardano in si-lenzio. La scena si paralizza per un istante e a Gutiérrez vienein mente che l’uomo di poco più di sessant’anni, con la pelle dicolore giallo tendente al verde, potrebbe benissimo essere uncorrettore. Veniva dal sotterraneo e c’è chi afferma che i cor-rettori lavorino negli scantinati. Gutiérrez è sul punto di do-mandargli: “Scusi, lei è un correttore?” ma si ricorda che ri-conoscere un correttore significa perdere il lavoro. Gutiérreznon dice una parola, pur notando come l’uomo con la pelledi colore giallo tendente al verde che ora si dirige verso lastrada, zoppichi leggermente. Viene dal sotterraneo ed è zop-po, pensa Gutiérrez. Gutiérrez è sicuro che l’uomo con la pel-le di colore giallo tendente al verde e di poco più di sessan-t’anni sia un correttore.

Gutiérrez si sbaglia, perché quell’uomo con la pelle di colo-re giallo tendente al verde, di poco più di sessant’anni e il ve-stito blu, non è un correttore. Però Gutiérrez questo non lo sa.Spinge il pulsante per salire al quinto piano e durante il tragit-

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to pensa di aver appena conosciuto un correttore. Forse avreidovuto seguirlo, pensa Gutiérrez e pensa che avrebbe potutomettere in pratica la tecnica d’inseguimento utilizzata spessoda Robert Peterson: confondersi tra la gente, non attirare l’at-tenzione in nessun modo, a volte camminare davanti a chi sista pedinando. Robert Peterson è un agente della CIA creato daGutiérrez e il protagonista di numerosi romanzi di spionaggioscritti da Gutiérrez. Gutiérrez è sicuro che l’uomo con la pelledi colore giallo tendente al verde, di poco più di sessant’anni eil vestito blu, si diriga verso il luogo dei correttori. Bastava as-sumere le vesti di Robert Peterson e seguirlo. Però, invece dicalarsi nelle vesti di Robert Peterson, Gutiérrez è rimasto nel-le vesti di Gutiérrez. È arrivato al quinto piano e si dirige versol’ufficio di Marabini. Lungo questo tragitto niente e nessunopuò distoglierlo dall’idea fissa che Gutiérrez ha in testa: Gu-tiérrez ha visto un correttore. Quest’idea, com’è ovvio, fa veni-re i brividi a Gutiérrez.

Ora Gutiérrez è appena entrato nell’ufficio di Marabini. De-ve dedicare tutta la sua attenzione a quello che Marabini dirà.La aspettavo più tardi, dice Marabini e aggiunge che deve dar-gli una buona notizia. Devo darle una buona notizia, dice. Gu-tiérrez attende in silenzio: non sempre si ricevono buone noti-zie. Marabini non lo fa attendere. È piaciuta molto, dice. La pri-ma parte della sua bibliografia di Judith è piaciuta molto. Li-lith, osa correggerlo Gutiérrez, si chiama Lilith. Non ha im-portanza come si chiami, l’importante è che sia piaciuta molto.Si rende conto che bisogna starle addosso, Gutiérrez, perchéfaccia le cose come si deve, dice Marabini. Gutiérrez annuiscein silenzio. Non tutti i giorni Marabini elogia il suo personalecon una simile enfasi.

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VII

Gutiérrez cammina orgoglioso. Marabini si è congratulato conlui e Marabini non ha l’abitudine di congratularsi con nessuno.Forse si congratula con gli scrittori le cui foto, alcune con de-diche, altre no, sono appese alla parete del suo ufficio. Ma congli scrittori che come Gutiérrez scrivono a cottimo, Marabininon si congratula mai. Avrà le sue ragioni, Gutiérrez non gli hamai chiesto nulla di queste ragioni. Sa che le cose stanno cosìe sa che è meglio non fare certe domande.

Marabini si è congratulato con Gutiérrez. Da anni Gutiérrezlavora agli ordini di Marabini e fino a stamattina non aveva mairicevuto un elogio, una lode o una parola d’incoraggiamento.Tuttavia Gutiérrez non si è mai preoccupato di questa mancan-za d’attenzione da parte di Marabini: nel suo intimo sapeva cheun giorno o l’altro Marabini si sarebbe congratulato con lui. Erasicuro che si sarebbe congratulato con lui prima o dopo che lafoto di Gutiérrez, con una dedica tipo “Cordialmente” o “Ami-chevolmente”, fosse appesa alla parete dell’ufficio di Marabini.Era sicuro anche del fatto che a partire da quel momento il rap-porto tra Gutiérrez e Marabini sarebbe cambiato.

Marabini si è congratulato con Gutiérrez, ma il rapportonon fu affatto da pari a pari. Tuttavia si può dire che questo siaun buon giorno per Gutiérrez o, almeno, una buona mattina-ta: Marabini non solo si è congratulato con lui, ma gli ha an-che commissionato la stesura di un nuovo romanzo e gli hachiesto (ha preteso, dovremmo dire) che il romanzo, con tantaazione e tanto sangue, avesse Kid Warsen come personaggio.

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Kid Warsen è uno dei tanti eroi inventati da Gutiérrez. Un eroeper il quale Gutiérrez nutre particolare simpatia. Per crearlo,si era ispirato a Shane il solitario, quel cowboy interpretato daAlan Ladd con esemplare maestria. Nella sua versione origi-nale Kid Warsen, così come Shane, girava solo per il mondo e,come Shane, si trascinava dietro una vecchia colpa segreta. Tut-to questo Gutiérrez lo trasferì nella prima avventura di KidWarsen e sarebbe stato meglio se non lo avesse fatto. È impaz-zito, Gutiérrez? gli aveva domandato quella volta Marabinimentre agitava per aria un foglio di carta. Sebbene Marabinisia di per sé un uomo dal carattere forte, Gutiérrez poche vol-te lo aveva visto così alterato. Guardi, Gutiérrez, disse quellavolta Marabini e gli diede il foglio. Solo in quell’istante Gutiér-rez scoprì il motivo della rabbia di Marabini: il foglio era unarelazione dei correttori. Per un attimo Gutiérrez rabbrividì. Lolegga, Gutiérrez, pretese Marabini. Gutiérrez lo lesse e le paro-le di quel foglio gli rimasero impresse per sempre. Il foglio di-ceva: “Relazione dei Correttori – Opera: Spari solitari – Autore:Gutiérrez – Pseudonimo: Larry Gibson – Voto: Mediocre – De-cisione: Rifiutata – Motivi della decisione: Un romanzo we-stern con oscure impostazioni filosofiche niente affatto perti-nenti al tenore del testo richiesto.” Questo diceva il foglio equella volta Marabini disse: Cosa mi combina, Gutiérrez? E lodisse con un certo dolore; almeno Gutiérrez avvertì un certodolore nelle parole di Marabini. È veramente grave che un te-sto sia rifiutato in questo modo, disse Marabini, è veramentegrave che non ci sia un solo correttore in grado di correggerlo.Un testo incorreggibile, disse Marabini, questo non succedequasi mai. Gutiérrez pensò agli scribi maya e si toccò le unghie.Le ho detto di non diventarmi metafisico, Gutiérrez, ripetéquella volta Marabini e Gutiérrez pensò che avrebbe perso illavoro. Ma non c’è verso, lei insiste con questo atteggiamento,

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si lamentò quella volta Marabini e Gutiérrez capì che non eratutto perduto. Posso aggiustarlo, lo lasci nelle mie mani, possoaggiustarlo, assicurò Gutiérrez quella volta. Lo avrà detto in to-no convincente, perché Marabini disse che gli avrebbe datoun’altra occasione. Se vuole insistere con questo cowboy diquarta categoria, insista, disse Marabini, ma me lo faccia di pu-ra azione: tanti spari e tanti morti. I suoi personaggi non de-vono pensare, Gutiérrez, devono agire, mi raccomando: devo-no agire. Un’altra relazione come questa ed è un uomo morto.Glielo dico sul serio, Gutiérrez, non mi faccia il poeta. Gutiér-rez lo capì molto bene e a partire da quel momento Kid War-sen si trasformò in un personaggio senza angosce né colpe se-grete, veloce con la Colt e nella conquista di tutte le donne cheincrociava durante il cammino. I correttori lo accettarono e lecose tornarono al loro corso naturale. Gutiérrez, tuttavia, nelsuo intimo continua a preferire il primo Kid Warsen. Mai e poimai però gli verrebbe in mente di tornare a lui. In definitiva, èil pubblico che decide.

Ora Gutiérrez solleva il bavero del suo soprabito. È un mez-zogiorno di sole forte, ma la percezione termica sembra nonessere aumentata. Kid Warsen cavalca di nuovo, mormora Gu-tiérrez. Dovrà pensare a una nuova avventura degna di un cow-boy pura azione e puro sangue. Quando Gutiérrez arriverà acasa potrà pensarci con comodo. Come sempre, un buon bic-chiere di latte e la parete cieca gli verranno in aiuto. Il resto sa-rà nelle mani di Gutiérrez. L’immaginazione di Gutiérrez è ine-sauribile. Ti serve solo per scrivere quelle porcherie su com-missione però, gli dice di solito Requejo quando si incontranocasualmente in strada, in qualche libreria o in un negozio qual-siasi. A Gutiérrez le critiche di Requejo interessano poco e gliinteressano men che mai in momenti come questo, in cui Gu-tiérrez sta per compiere la cerimonia della ricerca.

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Nessuno, ma assolutamente nessuno sa di questa cerimo-nia. Per cui ora, agli occhi del mondo, Gutiérrez è solo un co-mune mortale in procinto di fare una passeggiata. Chiunquevedesse Gutiérrez in questo istante penserebbe di vedere unindividuo freddoloso (non a caso porta il bavero del soprabitorialzato) pronto a passeggiare per questo isolato poco fre-quentato. Se lo pensasse sbaglierebbe. O almeno, sbagliereb-be in parte. Certo Gutiérrez è un individuo freddoloso, ma nonsta per fare una semplice passeggiata. Gutiérrez si prepara algiro completo dell’isolato. Un rito che, contro fulmini e tem-peste, Gutiérrez compie ogni quindici giorni. Non importa sepiove a dirotto, si muore di freddo o fa un caldo insopportabi-le: ogni quindici giorni Gutiérrez fa obbligatoriamente il girocompleto dell’isolato. Quali fini cela Gutiérrez dietro questafinta passeggiata? Gutiérrez vuole scoprire il luogo dove lavo-rano i correttori.

C’è chi assicura che i correttori lavorino da qualche partenello stesso isolato della casa editrice. Questo pettegolezzo ègiunto alle orecchie di Gutiérrez dalla bocca di un ghost-writer.È stato durante un cocktail organizzato dalla casa editrice. Gu-tiérrez sedeva a un tavolo con altri tre ghost-writer. Chiacchie-ravano di cose senza importanza, quando d’un tratto e senzamotivo uno dei tre ghost-writer parlò dei correttori; del postodove, disse, lavoravano i correttori. Quella sera, Gutiérrez erasul punto di alzarsi da tavola, ma decise di rimanere. Disse chesi trattava soltanto di chiacchiere e che andavano prese cometali. Bisogna prenderle come le sciocchezze che sono, disse Gu-tiérrez quella sera. Un altro ghost-writer assicurò che non sem-pre le chiacchiere sono sciocchezze. Gutiérrez, quasi indigna-to, domandò: Che importanza ha sapere qual è il posto dovelavorano i correttori? Per un attimo Gutiérrez pensò con que-sta frase di aver messo fine alla discussione, ma non fu così.

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Può essere importante, disse il ghost-writer che aveva lanciatoil pettegolezzo. Non è altro che un pettegolezzo, disse Gutiér-rez, lasciamo lavorare in pace i correttori. I due ghost-writerche avevano parlato si azzittirono, senza batter ciglio. Il terzo,che non aveva detto una sola parola, non disse niente nemme-no in quel momento, ma con piccoli cenni del capo approvò leparole di Gutiérrez. Gutiérrez guardò l’orologio, disse che perlui si era fatto tardi, si alzò in piedi, salutò con un gesto e se neandò. Da quel giorno, Gutiérrez evitò di incontrarsi con queitre ghost-writer. Decisione che non gli richiese un grande sfor-zo: alcune settimane dopo quel cocktail quei tre ghost-writerscomparvero dalla casa editrice. Non si seppe mai più nulla diloro, nessuno chiese di loro.

Ora Gutiérrez non pensa a quei tre ghost-writer scomparsi.Gutiérrez si limita a compiere la sua cerimonia segreta. Agli oc-chi del mondo (vale a dire, agli occhi di chi mai lo guardasse),Gutiérrez sta facendo una semplice passeggiata. Il vero motivodi questa camminata è custodito nei pensieri di Gutiérrez. Co-m’è noto, è impossibile leggere i pensieri. È però possibile ri-velarli in sogno o durante una feroce sbornia: ci sono moltepersone che parlano nel sonno e l’alcol scioglie la lingua ancheai più silenziosi. Tuttavia, Gutiérrez non se ne preoccupa: nondorme mai con nessuno e non sa cosa significhi bere una goc-cia di alcol. Beve soltanto latte e acqua, e né il latte né l’acquasciolgono la lingua di nessuno. Per questo Gutiérrez eseguetranquillo la sua finta passeggiata. Gutiérrez guarda di sghem-bo le porte delle case. Immagina che dietro una di quelle portesi celi il posto proibito, il luogo segreto dove lavorano i corret-tori. Gutiérrez non si è mai domandato come si comportereb-be se davvero trovasse quel luogo segreto.

Oggi Gutiérrez compie la cerimonia esattamente nello stes-so modo in cui la compie da quando alle sue orecchie è giunta

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la voce che i correttori lavorino da qualche parte nell’isolatodella casa editrice. Tuttavia, in questa occasione ci sarà una leg-gera variante. Gutiérrez ha appena girato al primo incrocio delsuo percorso e d’improvviso vede qualcosa che lo turba sul se-rio. Non si tratta del posto segreto in cui lavorerebbero i cor-rettori. Gutiérrez ha appena visto una donna camminare nellasua stessa direzione, ma trenta metri più avanti. Di conse-guenza la donna non vede Gutiérrez (lo vedrebbe nell’ipoteti-co caso in cui la donna si voltasse) e Gutiérrez vede la donnasoltanto di spalle. Malgrado Gutiérrez non veda il viso delladonna (lo vedrebbe nell’ipotetico caso in cui la donna girasse latesta), è sicuro di chi si tratti. Non gli era mai passata per la te-sta l’idea di incontrare Ivana nell’isolato della casa editrice. Inrealtà, dal momento in cui si rifiutò di rispondere alle chiama-te di Ivana, Gutiérrez decise che non l’avrebbe mai più incon-trata, né nell’isolato della casa editrice né in nessun altro po-sto. Gutiérrez è così.

Tuttavia dovrà arrendersi alle circostanze. L’evidenza indi-ca che Ivana cammina trenta metri più avanti. Dove starà an-dando? si domanda Gutiérrez e affretta il passo. Spinto dal-l’ansia, non si accorge di commettere un grave errore. Agli oc-chi del mondo (vale a dire, agli occhi di chiunque lo guardasse),quella di Gutiérrez non è più una passeggiata. Nessuno pas-seggia a un ritmo così sostenuto. Per giunta, anche Ivana au-menta il ritmo della propria andatura, come se avesse intuitoche Gutiérrez vuole raggiungerla. Tutto resta una semplice ipo-tesi, perché Ivana ora entra in una casa vicino al prossimo in-crocio. Gutiérrez non ha diminuito il ritmo della propria an-datura e arriva fino alla porta della casa dove è entrata Ivana. Èun palazzo con vari appartamenti e una hall deserta dove si ve-de soltanto un enorme specchio che riveste una delle pareti.Dopo lo specchio comincia un lungo e stretto corridoio, così

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lungo e stretto che Gutiérrez non riesce a intravederne la fine.Questo è quanto Gutiérrez riesce a vedere, ma non vede Ivana.Potrebbe essersi persa nel corridoio, suppone Gutiérrez, o es-sere entrata nello specchio. Gutiérrez sa che questo accade so-lo nell’inganno della narrativa. Ivana, invece, è reale, assoluta-mente vera. Sebbene non si possa credere neanche a questo.Forse quella donna scomparsa per il corridoio (è ridicolo pen-sare che sia entrata nello specchio) non ha nulla a che vederecon Ivana, è solo una donna che così, di spalle, assomiglia pa-recchio a Ivana. Succede migliaia di volte. Per questo motivoGutiérrez decide che quella donna non ha niente a che vederecon Ivana e torna al suo proposito iniziale: fare il giro comple-to dell’isolato, passeggiando. Agli occhi del mondo (vale a dire,agli occhi di chiunque lo guardasse), Gutiérrez è un’altra voltaun uomo a passeggio, senza alcuna preoccupazione, un mez-zogiorno d’inverno, con una temperatura percepita di due gra-di. Così Gutiérrez arriva alla fine del suo percorso senza trova-re la minima traccia del luogo dove si suppone lavorino i cor-rettori. Non si preoccupa: anche questo sembra far parte delrito. Si dirige ora verso la fermata dell’autobus che lo porterà acasa. Un’altra cerimonia, che ripeterà fra quindici giorni, ècompiuta.

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VIII

A quest’ora gira poca gente. Una coppia giovane, che parla sot-tovoce, e un uomo solitario, che guarda a terra, sono le unichetre persone che Gutiérrez trova alla fermata dell’autobus. Gu-tiérrez si accoda all’uomo solitario che guarda a terra. Né lacoppia giovane né l’uomo solitario sembrano avvertire la pre-senza di Gutiérrez. La coppia giovane continua a parlare in to-no monocorde e l’uomo solitario ha sempre la testa bassa eguarda a terra. Gutiérrez pensava di non trovare nessuno allafermata. All’una del pomeriggio non c’è quasi nessuno per lastrada. Men che mai oggi, con il freddo che fa. Gutiérrez si sfre-ga le mani. Prima faceva più freddo, dice l’uomo solitario. Lo hadetto quasi in un sussurro e senza alzare la testa. Gutiérrez an-nuisce in silenzio, ma l’uomo solitario che guarda a terra nonsi accorge del gesto. Non se ne accorge perché ha la testa chi-na e perché è di spalle a Gutiérrez. Forse per questo l’uomo so-litario ripete che prima faceva più freddo, e aggiunge: È veroche prima faceva più freddo? Gutiérrez pensa di domandargliprima di quando facesse più freddo, ma preferisce acconsenti-re che sì, prima faceva più freddo; sebbene non sappia prima diquando. Sì, prima faceva più freddo, dice Gutiérrez. L’uomosolitario, sempre con la testa china, sembra accettare l’appro-vazione di Gutiérrez, perché torna in silenzio; come se non fos-se stato detto nulla. La coppia giovane, dal canto suo, continuaa parlare in tono monocorde. In quel momento arriva l’auto-bus. La coppia giovane, senza smettere di parlare in tono mo-nocorde, cammina verso le porte dell’autobus. L’uomo solitario

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non si muove dal suo posto. Neanche adesso alza la testa. È ar-rivato l’autobus, lo avverte Gutiérrez. Lo so, dice l’uomo solita-rio. Non sale? chiede Gutiérrez. Aspetto il prossimo, dice l’uo-mo solitario e, senza alzare la testa, fa un gesto con la mano si-nistra. Il gesto non ammette dubbi. L’uomo solitario dalla te-sta china ha appena indicato a Gutiérrez che può andare versol’autobus. Gutiérrez sale sull’autobus e pensa a quell’uomo so-litario rimasto alla fermata. In realtà, non pensa all’uomo maalla probabile malattia di quell’uomo. Di sicuro, una strana pa-ralisi gli impedisce di muovere il collo. Pover’uomo, pensa Gu-tiérrez. Invece di pensarlo con compassione, lo pensa con alle-gria. Gutiérrez è contento perché non soffre di simili mali, co-me quell’uomo solitario con la testa china rimasto alla fermatadell’autobus. È contento anche perché l’autobus è quasi vuoto.Gutiérrez sceglie un sedile singolo, vicino al finestrino. Guar-da l’uomo dalla testa china, ancora lì, più solitario che mai. Po-ver’uomo, pensa nuovamente Gutiérrez e di colpo scopre chel’uomo solitario non ha più la testa china. Gutiérrez non riescea vedere il viso dell’uomo solitario, ma vede come a passo len-to e tranquillo si allontana dalla fermata. Gutiérrez non ci ca-pisce nulla. Non ci capirà nulla neanche quando, alcuni giornidopo, incontrerà di nuovo quell’uomo solitario.

Il viaggio d’andata è sempre più corto del viaggio di ritor-no. Questo è un enigma che turba Gutiérrez, perché l’autobuscompie esattamente lo stesso tragitto: va e torna per le stessestrade. Gutiérrez ha pensato tante volte di andare dalla casaeditrice al suo appartamento e dal suo appartamento alla casaeditrice; ovvero, di cambiare l’ordine dei viaggi per provare sein questo modo il fenomeno si ripete: che il viaggio d’andatafosse quello di ritorno e quello di ritorno l’andata. Tuttavia nonha mai fatto questo esperimento e forse non lo farà mai. È unadelle tante idee di Gutiérrez che restano soltanto idee. In qual-

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che momento ha anche pensato che potrebbe essere un buontema per un romanzo di genere fantastico. Non è il genere pre-diletto da Gutiérrez, per questo non lo ha nemmeno suggeritoa Marabini. Tuttavia, ne ha parlato con Requejo. Il genere fan-tastico non è per te, gli disse Requejo. Non ti ci vedo nel ruolodi Lovecraft, gli disse. Lovecraft è uno dei pochi scrittori del se-colo scorso che Requejo rispetta. Gutiérrez di solito non è d’ac-cordo con le opinioni di Requejo. In quel caso però era d’accor-do. Dal giorno in cui Requejo gli disse che il ruolo di Lovecraftnon era per lui, Gutiérrez abbandonò l’idea del romanzo fanta-stico, anche se non del tutto. Nel suo intimo spera che una voltaMarabini gliene commissioni uno, così dovrà scriverlo, non gliresterà altra soluzione che scriverlo; anche se a Requejo l’ideanon piace.

La coppia giovane, che continua a parlare in tono mono-corde, sta per scendere dall’autobus. Gutiérrez si domanda per-ché lo avranno preso, se la corsa è stata appena di cinque iso-lati. È risaputo che i giovani camminano sempre meno. Ai gio-vani risulta più gratificante navigare nel cyberspazio che cam-minare per queste strade fredde e deserte. Gutiérrez capisce lagioventù. Gutiérrez stesso non cammina quasi per niente. Sipuò dire che percorre solo diciotto isolati (nove all’andata e no-ve al ritorno) una volta la settimana, da casa alla fermata del-l’autobus e dalla fermata dell’autobus a casa. Bisognerebbe poiaggiungere i quattro isolati che Gutiérrez percorre ogni quin-dici giorni intorno al quartiere della casa editrice, alla ricercadel posto dove lavorano i correttori, e bisognerà aggiungere glialtri quattro che Gutiérrez percorre intorno all’isolato di casasua quando, senza una data fissa, realizza la sua camminata sa-lutare-sportiva. Il medico gli ha ordinato di camminare di più,ma Gutiérrez ignora quest’ordine. Da quando Gutiérrez ha in-terrotto la sua relazione con Ivana, ha interrotto anche le pas-

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seggiate. A Ivana piaceva passeggiare e a Gutiérrez non resta-va altra alternativa che accompagnarla. Gutiérrez e Ivana era-no soliti camminare per interi isolati, a volte camminavano ad-dirittura mano nella mano. Per chiunque li guardasse, eranouna di quelle coppie che non si vedono quasi più. Gutiérrez lodiceva a Ivana. Non ha senso camminare così, le diceva. Ivanaripeteva che bisogna saper trovare un senso alle cose. Ma perquanto si sforzasse, Gutiérrez non trovava giustificazioni aquelle passeggiate. Vedere la bellezza nascosta delle cose, dice-va Ivana. Quale bellezza ci può essere in queste strade, si la-mentava Gutiérrez, e un po’ di ragione ce l’aveva. Allora, comeadesso, la città non invitava a camminare.

Perché Gutiérrez pensa a Ivana proprio in questo momen-to? Perché poco meno di un’ora fa gli è sembrato di vederla.Forse quella donna che camminava trenta metri avanti a Gu-tiérrez non era Ivana, ma una che le somigliava molto. Che fos-se o no Ivana, è stato sufficiente affinché Gutiérrez tornasse in-dietro a un passato dove non aveva voglia di tornare. Come so-no le cose della mente, pensa Gutiérrez, e ancora una voltaguarda la strada. Questa strada per cui transita ora l’autobus,però, non quella strada dove di solito camminava con Ivana.Niente da fare, non può levarsela dalla testa. Come sono le co-se della mente, pensa di nuovo Gutiérrez e chiude gli occhi.Quando li apre, scopre che è rimasto da solo nell’autobus. Siguarda le mani, le trova pallide e fredde; sebbene la tempera-tura non si veda, si sente. Hai le mani fredde, gli diceva spessoIvana. Allora Gutiérrez le parlava del sangue, di un problema dicircolazione del sangue. E non parlava invano: Gutiérrez loaveva spiegato in uno dei libri scientifici che aveva scritto. Sin-tomi e soluzioni, si chiamava il libro e due capitoli (il quarto e ilquinto, o il quinto e il sesto, ora non ricorda) erano dedicati al-la circolazione sanguigna. Gutiérrez capisce che il metodo di

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chiudere gli occhi non serve a togliersi Ivana dalla testa. Guar-da di nuovo dal finestrino e scopre che dovrà scendere allaprossima fermata. Questo lo tranquillizza.

Ora Gutiérrez cammina verso casa. Ha deciso che si mette-rà subito a lavorare su Kid Warsen. Deve immaginare una nuo-va avventura per il suo leggendario eroe. Pensa che i nove iso-lati che lo separano dalla fermata dell’autobus fino a casa suapossano essere di enorme utilità. Gutiérrez suppone che KidWarsen potrà scacciare definitivamente Ivana. Una cosa però èciò che Gutiérrez suppone e un’altra ben diversa è ciò che difatto accade. Gutiérrez non è nemmeno arrivato alla primasvolta che Ivana (o meglio: l’immagine di una donna simile aIvana che cammina trenta metri avanti a Gutiérrez) rimpiazzacompletamente Kid Warsen. Questa mancanza di controllo in-digna Gutiérrez. Tuttavia, Ivana è ancora lì. Sono sicuro chenon era Ivana, pensa Gutiérrez. Sebbene ora poco importi sela donna che un’ora fa camminava trenta metri avanti a Gu-tiérrez fosse o no Ivana. La vera Ivana, quella che una volta èstata la fidanzata di Gutiérrez, gli è ormai entrata in testa e loaccompagnerà lungo gli otto isolati che mancano per arrivarea casa. Saranno otto isolati di ricordi sconclusionati (come d’al-tra parte sono in genere i ricordi), schermate senza senso, co-se che è meglio dimenticare e che però non si dimenticano.Strani meccanismi della mente, pensa Gutiérrez mentre apre laporta del suo appartamento.

Tutto è in ordine, pulito e ordinato. Gutiérrez va in cucina,si versa un bel bicchiere di latte, torna in soggiorno e si siededavanti al computer. Vicino al computer c’è il telefono. Il tele-fono ha una segreteria telefonica. Dopo aver provato diversimessaggi di benvenuto, Gutiérrez ne scelse uno molto discre-to. “Questa è la segreteria telefonica di Gutiérrez. Per favore,lasci un messaggio” si può ascoltare con un tono di voce lieve

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e secco; un tono difficile da spiegare: bisogna sentirlo. Gutiér-rez registrò e cancellò mille volte il messaggio di benvenutoprima di ottenere questo tono difficile da spiegare. Fu uno sfor-zo vano perché, fatta eccezione per la chiamata di Ivana in cuivoleva sapere perché Gutiérrez non avesse intenzione di ve-derla, due chiamate commerciali e uno che aveva sbagliato nu-mero, nessuno l’ha più chiamato. Eppure, Gutiérrez controllala sua segreteria quotidianamente.

Gutiérrez accende il computer. Tutto è pronto per comin-ciare a scrivere la nuova avventura di Kid Warsen; tuttavia, in-vece di avviare il suo programma di scrittura, Gutiérrez aprel’ultimo cassetto della sua scrivania. Non la scrivania virtualedel sistema, bensì la sua: la vecchia scrivania di legno. In fon-do a quel cassetto reale, Gutiérrez cerca qualcosa con moltissi-ma cautela. Gutiérrez ha ora in mano un CD-ROM senza custo-dia. In origine, aveva una custodia che a grandi lettere rosseannunciava The woman from 42nd St., e mostrava la foto di unadonna seminuda, dal corpo esuberante e dall’espressione libi-dinosa. A Gutiérrez sembrò poco opportuno conservare unacustodia con quelle caratteristiche e la distrusse il giorno stes-so in cui comprò il CD-ROM, qualche anno fa.

The woman from 42nd St. è un audace programma interattivo,un gioco per adulti, che consiste nel conquistare Margaret, lasignora dall’espressione libidinosa della copertina. Come il CD-ROM si mette in funzione, sullo schermo appare l’immagine diMargaret. Margaret si trova all’angolo della quarantaduesimastrada, accanto a una segnaletica stradale. “N.E. 42nd St.,” an-nuncia la segnaletica stradale. Se vuoi entrare in contatto conMargaret dovrai rispondere a una delle tre domande che com-paiono subito sullo schermo. Le domande possono essere: 1)“Margaret sta aspettando te?” 2) “Sta aspettando il suo aman-te?” 3) “Non sta aspettando nessuno?” Se scegli la risposta giu-

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sta, comincia il vero gioco. Allora potrai accedere al livello suc-cessivo: Margaret ti inviterà a casa sua, a pochi metri dall’ango-lo della quarantaduesima dove l’hai incontrata. La nuova scenaè il salotto di casa di Margaret. Margaret ti offrirà un bicchieredi champagne. Tu dovrai rispondere a una delle tre nuove do-mande che compariranno immediatamente sullo schermo. Ledomande possono essere: 1) “Accetti il bicchiere che Margaret tioffre?” 2) “Dici che preferisci bere dopo?” 3) “Confessi che nonbevi alcol?” Se azzecchi la risposta, passerai a un altro livello. Inquesto caso, la scena è un po’ più intima, con tre nuove doman-de e una sola risposta esatta. Così, tra domande e risposte e di li-vello in livello, arriverà il momento decisivo: togliere uno aduno i vestiti che Margaret indossa. Prima, il pullover; poi, la ca-micetta; più tardi, la gonna e, infine, il reggiseno, il reggicalze,le calze e le mutande. Detto in quest’ordine sembra facile, manon sempre è in quest’ordine. Per l’esattezza, l’ordine cambiadi gioco in gioco, le varianti sono quasi infinite; le domande,anche. Davanti a ogni indumento tre nuove domande compa-iono subito sullo schermo e, come sempre, c’è una sola rispostagiusta. Se azzecchi tutte le risposte, Margaret, con gesti felini, tiinviterà nel suo letto virtuale. Non è per niente facile arrivare aquesto letto. Il minimo errore, una sola risposta sbagliata, e si ri-torna all’inizio: Margaret di nuovo vestita, in piedi accanto allasegnaletica stradale che annuncia “N.E. 42nd St.” Ogni volta chesi verifica il peggio, restano due possibilità: ricominciare da ca-po o uscire dal gioco e lasciare a un altro giorno la conquista. Iltrionfo si ottiene con abilità, pazienza e (sebbene sembri uncontrosenso) tantissimo sangue freddo. È una sfida difficile, maGutiérrez ci ha giocato tante, ma così tante volte, che pratica-mente ormai lo conosce a memoria: conosce fino all’ultimo stra-tagemma del programma. Per Gutiérrez andare al letto conMargaret è quasi un gioco da ragazzi.

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Gutiérrez mette ora il CD-ROM nel drive del computer. Mar-garet compare sullo schermo e Gutiérrez risponde subito aogni domanda. Sale senza difficoltà di livello in livello. Non c’èuna sola sorpresa. Margaret non ha segreti per Gutiérrez. È co-me se Margaret e Gutiérrez fossero sposati da più di trent’an-ni. Tuttavia, oggi c’è stata una leggera differenza. Durante i treminuti in cui è stato nel letto virtuale con Margaret, Gutiérrezha pensato solo a Ivana. Pensava che Margaret fosse Ivana. Suc-cede anche nelle migliori famiglie, si è detto Gutiérrez più tar-di, nel suo letto reale.

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IX

Gutiérrez si sveglia diverso dopo una notte d’amore. Lavoracon uno spirito migliore, vede tutto con maggior chiarezza epiù lucidità. Gutiérrez non si è mai chiesto perché gli succedaquesto dopo una notte d’amore. Non bisogna neanche starsi adomandare il perché di tutte le cose che ci succedono, dice disolito Gutiérrez. Una volta Gutiérrez lo disse a Ivana. Le disseche non c’era motivo di starsi a domandare il perché di tutte lecose che ci succedono. Ivana quella volta gli disse che lei inve-ce si domandava il perché e il per come. Tutto sembrava indi-care che sarebbe iniziata una discussione. Tuttavia, non di-scussero. Era una notte calda che non invitava a discutere. Gu-tiérrez e Ivana erano nudi, sdraiati sul letto, con gli occhi fissisul soffitto. Sebbene non sia lecito scrivere “erano nudi”. Sola-mente Ivana era nuda. Gutiérrez si era coperto con il lenzuolo.A Gutiérrez non piace esibirsi.

Poiché non gli piace esibirsi, Gutiérrez preferisce che le suerelazioni avvengano attraverso internet o mediante il CD-ROM.In quei luoghi non è necessario mostrarsi. Quando Gutiérrezavvia The woman from 42nd St., vede subito il corpo di Margaret;al contrario, Margaret non vede il corpo di Gutiérrez, non lo ve-drà mai. Qualcosa di simile accade quando Gutiérrez chatta suinternet. Qualcosa di simile, ma non uguale. Per mezzo del CD-ROM è possibile vedere uno dei due corpi. In The woman from42nd St. Gutiérrez vede il corpo di Margaret; invece, su internet,Gutiérrez non vede il corpo di Paloma e non vede il corpo di Do-lores. Neanche Paloma e Dolores vedono il corpo di Gutiérrez.

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Bisognerà tenere conto che, tuttavia, nel caso specifico di in-ternet i corpi di Gutiérrez, di Paloma e di Dolores non si vedo-no per pura scelta. Gutiérrez, Paloma e Dolores hanno scelto dinon mostrarsi. Nel caso specifico di internet è molto sempliceporre fine a tante riserve: basta inviare una foto per il cyber-spazio. Paloma può inviare una foto a Gutiérrez, assicurando-gli che quella donna dagli occhi chiari e dal bel sorriso è Palo-ma. Dal canto suo, Dolores può mandare una foto a Gutiérrez,assicurandogli che quella donna dai capelli neri e l’espressionemaliziosa è Dolores. Ma chi garantisce a Gutiérrez che la don-na dal bel sorriso sia realmente Paloma e la donna dall’espres-sione maliziosa Dolores? Paloma può benissimo aver inviato lafoto di un’amica o una foto qualsiasi scaricata da un qualsiasi si-to internet. Lo stesso può aver fatto Dolores; le donne adoranomentire.

Il corpo di Margaret, invece, è pura verità. Margaret non hamotivo di fingere. Si mostra così com’è. In The woman from 42nd

St. Gutiérrez non ha bisogno di esibirsi. Quest’ultimo aspettogli permette di affrontare Margaret senza preoccuparsi di comeè vestito, se si è fatto o no la barba, se ha lucidato le scarpe op-pure no. Quanto alla doccia non ci sono problemi. Gutiérrez sifa la doccia tutti i giorni, al di là che abbia intenzione di chat-tare su internet o di mettere il CD-ROM per fare l’amore conMargaret.

Gutiérrez ha scritto diversi libri sull’amore e sulle sue con-seguenze. È autore di alcuni volumi scientifici riguardanti lemalattie veneree e l’AIDS. Parlare di volumi potrebbe forse darluogo a equivoci. Volume è inevitabilmente legato a volumino-so e i libri scientifici scritti da Gutiérrez non eccedono mai le ot-tantaquattro cartelle di testo, di trenta righe ciascuna; vale adire, novantacinquemila caratteri spazi inclusi. Queste misuredanno come risultato un esemplare tascabile di centoventitré

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pagine. Non si può dire che i libri scientifici scritti da Gutiérrezsiano voluminosi. Le dimensioni (ottantaquattro cartelle di te-sto, di trenta righe ciascuna o, se si preferisce, novantacinque-mila caratteri spazi inclusi) gliele prescrisse Marabini quandocommissionò a Gutiérrez la redazione del primo libro scienti-fico. Gutiérrez ha sempre rispettato queste dimensioni, sa dialtri ghost-writer che hanno voluto fare i ribelli, non rispetta-rono queste dimensioni e da un giorno all’altro si ritrovaronoper strada. Non rispettare quelle dimensioni è temerario qua-si quanto contestare la minima correzione dei correttori.

Gutiérrez non ha fatto riferimento all’amore e alle sue con-seguenze solo nei numerosi volumi scientifici che ha scritto;ha affrontato il tema anche in manuali di autoaiuto (hanno al-l’incirca le stesse dimensioni dei volumi scientifici), in opusco-li che spiegano il modo in cui redigere una lettera d’amore e inlibri di aforismi. Gli opuscoli su come redigere una letterad’amore e i libri di aforismi contano meno pagine dei volumiscientifici e dei manuali di autoaiuto. Gutiérrez ha trattatol’amore da diverse angolazioni. Detto così si potrebbe pensareche Gutiérrez sia un esperto in materia, un intenditore di que-ste cose. Chi lo pensa, si sbaglia. Gutiérrez, a parte quello chescrive su commissione, non ha un’idea chiara dell’amore. Det-taglio che non lo preoccupa più del dovuto.

Tuttavia, dopo una notte di passione, Gutiérrez si alza piùcreativo. Ecco uno di quei momenti. Gutiérrez ha appena fini-to di mangiare un paio di cracker senza sale e di bere il suo bic-chiere di latte mattutino ed è già in posizione davanti alloschermo del computer. Gutiérrez è pronto a intraprendere ilsuo lavoro quotidiano. Tutto sembra indicare che inizierà unanuova avventura di Kid Warsen, così come gli ha commissio-nato Marabini. Niente affatto. Gutiérrez si prepara a scrivere,ma non il romanzo che Marabini gli ha commissionato. Que-

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sta mattina, dopo una notte d’amore, Gutiérrez si accinge acontinuare il suo romanzo segreto.

Non una sola persona sa dell’esistenza di questo romanzosegreto. Di solito, quando Gutiérrez si incontra con Requejo,per la strada, in qualche libreria o in un negozio qualsiasi, gliparla del romanzo autentico che pensa di scrivere, ma assolu-tamente mai e poi mai Gutiérrez ha detto a Requejo una solaparola sul romanzo segreto. Chi gli ha commissionato questoromanzo? Nessuno. È una specie di gioco privato di Gutiérrez.Incuriosito dall’impenetrabile mondo dei correttori, Gutiérrezdecise che quel mondo e quei personaggi potevano essere ilgerme di un romanzo. E così, in uno strano atteggiamento disfida, Gutiérrez decise di scrivere una storia che avesse comeprotagonisti i correttori.

Parlare di un atteggiamento di sfida è quasi come assegnarea Gutiérrez la categoria di eroe. Forse è una definizione un po’ ec-cessiva. Eroe, com’è risaputo, è qualcuno nato dall’unione di undio o di una dea con un mortale; un semidio, in una parola. Er-cole o Achille potrebbero essere due buoni esempi. Si consideraeroe anche quella persona che ha realizzato un’impresa memo-rabile, un’impresa per la quale si richiede necessariamente estre-mo coraggio. Ulisse o il Cid potrebbero essere due buoni esem-pi. Non si sa nulla dei genitori di Gutiérrez. Malgrado que-st’ignoranza, si può sostenere con assoluta certezza che i genitoridi Gutiérrez sono, o sono stati, due semplici esseri umani; comechiunque di noi. Non abbiamo neanche notizia di imprese stra-ordinarie realizzate da Gutiérrez o che sia in procinto di realiz-zare, una di quelle imprese per le quali si richiede estremo co-raggio. La domanda è inevitabile: questa propensione a scrive-re un romanzo segreto conferisce lo status di eroe a Gutiérrez?

Non è una domanda di facile risposta. Con il suo metro esettantacinque di statura e i suoi quasi ottanta chili di peso, con

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la sua bocca inespressiva, dalle labbra sottili, e i suoi occhialida miope, dalle lenti spesse, non si può dire che Gutiérrez ab-bia un aspetto da eroe. Forse Gutiérrez assume un legittimoaspetto da eroe quando indossa le vesti di Conan il Magnificoe si lancia in internet per chattare. È chiaro che in queste oc-casioni Gutiérrez smette di essere Gutiérrez per essere Conan.Un tipico conflitto d’identità, così comune nella letteratura.

Eroe o no, nessuno ha commissionato a Gutiérrez il ro-manzo segreto e nessuno glielo pubblicherà. Malgrado questiinconvenienti, da qualche tempo (non è possibile precisare ladata esatta) Gutiérrez sta scrivendo questo ermetico testo alquale ha deciso di dare il nome di “romanzo segreto”. Fino adoggi ha redatto una quantità considerevole di cartelle, o di ca-ratteri, come si preferisce.

Cosa racconta Gutiérrez in questo romanzo? È impossibilesaperlo. Tra l’altro, perché è impossibile accedervi. Tutti i testiche Gutiérrez compone sono conservati nel disco rigido del suocomputer, all’interno della cartella LAVORI. La cartella LAVORIsi suddivide a sua volta in tante sottocartelle quanti sono i ge-neri affrontati da Gutiérrez: GIALLI, WESTERN, ROSA, SPIO-NAGGIO, SCIENZA, AUTOAIUTO, eccetera.

Tuttavia, il romanzo segreto che Gutiérrez scrive da qual-che tempo (non è possibile precisare la data esatta) non si tro-va in nessuna di queste sottocartelle. Sotto un nome formato daquattro lettere, il romanzo segreto si confonde all’interno del-la cartella che contiene i file del programma Norton Antivirus.Gutiérrez sembra dissentire dalla logica della Lettera rubata: hadissimulato il suo romanzo segreto tra i file del programma de-stinato a eliminare i virus che potrebbero danneggiare il siste-ma. Per arrivare al romanzo, Gutiérrez si vede obbligato a ese-guire una serie di passi. Li compie con la destrezza di un cam-minatore esperto: scarta false vie e supera labirinti, fino ad ar-

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rivare alla cartella dalle quattro lettere. Ha superato la primatappa, ma si trova appena sulla soglia. Ora deve aprire la por-ta. Per aprirla bisogna necessariamente conoscere la password.Il romanzo segreto è custodito in un file protetto. Non appenaqualcuno prova ad aprirlo, appare sullo schermo una fine-strella per l’inserimento della password. Soltanto Gutiérrez laconosce (e la modifica ogni quindici giorni), per cui solo Gu-tiérrez può aprire il suo romanzo segreto.

Ora il romanzo segreto compare sullo schermo. Gutiérrezlo legge senza fretta, come se tutto il tempo del mondo stessedalla sua parte. Gutiérrez corregge il testo più volte, toglie e ag-giunge parole con la pazienza di un artigiano, sceglie gli ag-gettivi che preferisce, evita ripetizioni e dissonanze. Non c’èmodo di spiegare quanto goda Gutiérrez in questo momento.Gutiérrez sa che non una sola lettera di quelle che sta digitan-do sarà modificata dalle mani anonime dei correttori, mani ca-paci di fare quello che vogliono con le parole altrui. Gutiérrezpercorre senza tregua la tastiera del computer. Per la frenesiacon la quale esegue quest’azione, per il modo in cui accarezzaogni tasto, Gutiérrez sembra un concertista di piano mentreinterpreta la Polacca n° 3, Opus 40, I, chiamata anche Militare, diChopin. Tanta energia sprecata in un romanzo che non pub-blicherà mai. Cose di Gutiérrez.

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Gutiérrez guarda spesso delle foto. Ne ha diversi album, gelo-samente custoditi. Più che custoditi, converrebbe dire nascosti.Si trovano in un luogo della casa al quale non si arriva facil-mente. Gutiérrez non vuole che nessuno, assolutamente nes-suno, veda le foto che da molto tempo raccoglie in questi al-bum. Detto così si potrebbe pensare si tratti di foto pornogra-fiche o immagini meritevoli di censura. Niente affatto. In tuttii casi, le foto mostrano persone decentemente vestite. In alcu-ne foto le persone sono ritratte mentre camminano; in altre,in piedi; in altre, sedute. Tuttavia, sia che stiano camminando,in piedi o sedute, nessuna di queste persone ha un’espressioneprocace. Non c’è nulla di cui vergognarsi nelle foto che Gutiér-rez custodisce gelosamente in un luogo nascosto della sua ca-sa. Perché tanti segreti, allora? Bisognerebbe chiederlo a Gu-tiérrez.

La maggior parte delle foto (per non dire quasi tutte) è inbianco e nero. Non per una mera ragione estetica, ma per unasemplice ragione cronologica: si tratta di foto scattate agli ini-zi del ’900; quando, come tutti sanno, non erano ancora statesperimentate le foto a colori. Le poche foto a colori che Gutiér-rez conserva nei suoi album non possono essere considerate, adir la verità, foto a colori, ma semplicemente foto colorate. Unatecnica artigianale che richiedeva una pazienza infinita da par-te di chi la eseguiva e i cui risultati non valevano il tempo im-piegato. A queste foto Gutiérrez quasi non presta attenzione;forse perché le ritiene poco autentiche.

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Gutiérrez non ha né un giorno né un’ora prefissata per se-dersi a guardare le foto. Preferisce lasciare tutto in mano al caso.Può trascorrere più di un mese senza guardare una sola foto e,sempre senza ragione apparente, può guardare tre o quattro fo-to nella stessa giornata; in tre o quattro momenti diversi dellastessa giornata. Non deve sorprendere, allora, che nel bel mez-zo della stesura di uno dei suoi libri, Gutiérrez esegua il coman-do SALVA del computer, archivi nel disco rigido quanto scritto epoi, con passi prudenti, si diriga verso il luogo segreto dove con-serva le foto. Non ha in mente nessuna foto in particolare. Sem-plicemente, opta per l’album che gli capita in mano. Gutiérrezlascia andare la sua mano in estrema libertà verso un qualsiasi al-bum. Sono tutti rilegati in blu e non riportano neanche una pa-rola sul dorso; vale a dire, non c’è modo di identificarli. La ma-no di Gutiérrez sceglie a capriccio. Gutiérrez accetta l’album chela sua mano ha scelto e lo apre alla pagina che capita; a Gutiér-rez o alla sua mano. Gutiérrez si compiace di questo atteggia-mento, tra il ribelle e il casuale. Solo allora guarda la foto che gliè toccata in sorte, avanza o torna indietro di qualche pagina,guarda altre foto oppure no; poi chiude l’album, torna al com-puter, recupera il testo e continua a scrivere.

Quali foto guarda Gutiérrez? Ce ne sono di tutti i tipi. Gu-tiérrez è contento quando gliene capita una intitolata: Classe disignorine, Accademia Nazionale delle Belle Arti. Senza sforzo si ca-pisce che si tratta di una foto in studio. Ritrae sette alunne dispalle all’obiettivo, apparentemente preoccupate solo del dise-gno che stanno realizzando su un foglio di carta bianca. Un pro-fessore, calvo e di esile corporatura, vigila il compito delle si-gnorine. Anche il professore dà le spalle all’obiettivo. La foto nonriporta la data, però a giudicare dai vestiti indossati, tanto dallesignorine quanto dal professore, deve essere stata scattata du-rante un pomeriggio d’inverno, agli inizi del ’900.

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A Gutiérrez interessano anche altre foto di alcuni anni piùtardi. Ad esempio, quella della facciata di Casa Tow, all’angolotra Florida e Cangallo, o quella della facciata del negozio A Cittàdel Messico, all’angolo tra Florida e Sarmiento. Entrambe risal-gono al 1930, ma furono scattate in diverse stagioni dell’anno.Quella di Casa Tow, in inverno. Quella del negozio A Città delMessico, in estate. In quella di Casa Tow si capisce sia invernodai passanti che compaiono nella foto: le donne indossano cap-potti di pelle o di lana; gli uomini, soprabiti. Non un bambino ouna bambina: senza dubbio, a quell’ora erano a scuola. Nella fo-to del negozio A Città del Messico si capisce che è estate per lostesso motivo per cui in quella di Casa Tow si capisce che è in-verno: per i passanti che compaiono nella foto. Abbondano i ve-stiti bianchi, tanto per gli uomini quanto per le donne, e si ve-dono alcuni bambini e alcune bambine che, non c’è dubbio, sistanno godendo le vacanze.

C’è una foto che per diverse ragioni cattura l’attenzione diGutiérrez. È stata scattata nel 1914 e si chiama Veicoli per la conse-gna di Gath & Chaves. Per la concezione panoramica potrebbe es-sere catalogata come una foto di questi tempi. In un enormespiazzo si vedono tricicli per la consegna, con il rispettivo con-ducente in uniforme e cappello vicino a ogni triciclo. I tricicli so-no in primo piano; in secondo piano si vedono altri veicoli piùgrandi: tre file di carri trainati da cavalli e, addirittura, alcuni ca-mion a benzina. I tricicli in primo piano sono ventidue; i carriammontano a quarantasei e i camion a sette. Gutiérrez ha con-tato i tricicli, i carri e i camion. Quella volta si era domandatoquale potesse essere il giro di affari dei negozi Gath & Chavesper possedere una simile squadra per la consegna. Gutiérrez selo ridomanda ogni volta che si trova questa foto davanti.

La foto che però Gutiérrez guarda con maggiore interesse(questo non significa affatto sia la sua preferita o una delle sue

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preferite) si chiama Prendendo il tè sulla terrazza di Gath & Chaves.Gutiérrez ha visto questa foto un’infinità di volte, potremmo af-fermare che la conosce a memoria. Tuttavia, ogni volta che se latrova davanti, la contempla a lungo. Sebbene Gath & Chaves siail tema della foto, nello scatto non ci sono i lavoratori di questigrandi negozi, in piedi e in posa vicino alle loro macchine da la-voro. Il fotografo ha preferito immortalare alcuni clienti di que-sti grandi negozi, sulla terrazza di questi grandi negozi, propriomentre prendono il tè. Gutiérrez guarda la foto con legittima sor-presa, ogni volta come se non l’avesse mai vista. Prima fa scorre-re lo sguardo sul tavolo a cui è seduta una coppia e la loro figliapiccola; da lì si sposta verso il tavolo occupato da tre donne (duedelle quali di spalle all’obiettivo) e subito dopo si incammina ver-so il tavolo di un uomo solitario, forse in attesa di una donna. Poigli occhi di Gutiérrez vanno verso quattro uomini in piedi, dispalle all’obiettivo e appoggiati alla ringhiera della terrazza; tut-ti e quattro contemplano il paesaggio urbano. Da quei quattrouomini che contemplano il paesaggio urbano, Gutiérrez passa aun altro, svogliatamente appoggiato con il corpo alla ringhieradella terrazza. È solo, come l’uomo del tavolo. Indossa abito e cap-pello, come gli altri uomini della foto. A differenza degli altri uo-mini della foto, però, quell’uomo non sembra interessato al pae-saggio urbano; non sembra neanche stia aspettando qualcuno.Tiene la mano sinistra nella tasca dei pantaloni, il braccio destrosopra la ringhiera della terrazza e, quasi con insolenza, guardaverso l’obiettivo. Fin dalla prima volta in cui ha visto questa foto,Gutiérrez ha capito che quell’uomo era l’unico realmente in po-sa e, inoltre, l’unico a sapere di essere fotografato. Tuttavia, nonè per quell’uomo, per l’insolenza di quell’uomo, che Gutiérrez ètanto interessato a questa foto. L’unico reale motivo di interessesono le due cupole. La cupola del Municipio e quella del quoti-diano “La Prensa” che si stagliano sullo sfondo della foto.

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Perché gli interessano le due cupole? Perché di quasi tutte lefoto che Gutiérrez tiene nascoste in un posto segreto della sua ca-sa sono le uniche cose che ancora esistono. Sono sparite la ter-razza e i tavoli della terrazza di Gath & Chaves, non esistono piùle persone che prendevano il tè sedute ai tavoli della terrazza négli uomini che contemplavano il paesaggio urbano né l’uomo dal-l’espressione insolente, appoggiato alla ringhiera. Lo stesso valeper gli addetti alle consegne di Gath & Chaves e per le signorineche studiavano all’Accademia Nazionale delle Belle Arti. Non esi-stono più né gli uomini né le donne che camminavano per la viaFlorida, né il professore che insegnava alle signorine. Forse è an-cora vivo qualcuno dei bambini o delle bambine nella foto del-l’estate; nel migliore dei casi, quel bambino sarà adesso un vec-chio di quasi novant’anni. Gutiérrez si domanda spesso quale fi-ne avranno fatto i protagonisti di tutte quelle foto. Cosa sarà suc-cesso a quelle persone che camminavano per la via Florida eprendevano il tè sulla terrazza di Gath & Chaves? Ne sarà rima-sta qualche traccia o è rimasta solo la foto che Gutiérrez conser-va con tanto riserbo dentro un album nascosto in un luogo se-greto della casa? Gutiérrez non ha risposte a così tante domande.Per questo nemmeno le formula, se le pone soltanto, e se le poneesclusivamente quando guarda le foto. Gutiérrez confida che conil tempo nemmeno se le porrà più. Gutiérrez continuerà a guar-dare le foto, ovviamente, ma smetterà di farsi queste stupide do-mande, domande che non hanno nemmeno risposta.

Le foto che Gutiérrez custodisce non sono, salta agli occhi,foto di famiglia. Gutiérrez preferisce non parlare della sua fami-glia. Come si è opportunamente detto, non si sa con certezza seGutiérrez sia figlio unico o se, al contrario, sia un ulteriore anel-lo in una catena di fratelli e sorelle. Non si sa neanche se Gutiér-rez abbia cugini o cugine, zii o zie, e il resto di parenti che dan-no vita, ragion d’essere, a una famiglia. La famiglia di Gutiérrez,

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nel caso abbia o abbia avuto una volta una famiglia, non c’è nel-le foto che Gutiérrez gelosamente conserva in un luogo segretodella casa. Gutiérrez non custodisce neanche foto di amici, divecchie fidanzate o di presunte amanti. Questo è comprensibile,dato che non si può dire che Gutiérrez abbia amici, vecchie fi-danzate o presunte amanti.

Siccome però ogni regola ha la sua eccezione, esiste una fotoche infrange la regola di Gutiérrez. È una foto in cui si vede Iva-na che ride. Ivana che ride, la intitolò Gutiérrez e la conservò in unalbum. Ovviamente, non ricorda in quale. Perché dentro un al-bum si trova quest’unica foto di Ivana? Si deve tutto a una noti-zia letta da Gutiérrez una notte mentre navigava in rete. Gutiér-rez lesse che alcuni scienziati dell’Università della California ave-vano scoperto che il senso dell’umorismo e la capacità di ridereerano localizzate in una piccola regione di appena due centime-tri quadrati, nella circonvoluzione sinistra frontale superiore delcervello. Sempre quella notte, Gutiérrez scoprì che dal punto divista muscolare, sorridere implica meno sforzo di aggrottare lesopracciglia. Per sorridere, seppe, si mettono in movimento di-ciassette muscoli; mentre per aggrottare le sopracciglia, è ne-cessario attivarne quarantatré. Per questi strani capricci dellamente, quella notte Gutiérrez ricordò la foto di Ivana che ride(ancora non si chiamava Ivana che ride). Sapeva di averla con-servata in uno dei cassetti della scrivania e la cercò senza tregua.Grazie a quanto aveva letto in rete, quella notte Gutiérrez capìche nel momento in cui le scattavano la foto, Ivana metteva inazione diciassette muscoli del viso. Scoprire che Ivana aveva rea-lizzato un simile sforzo solo per ridere a qualcosa che aveva det-to Gutiérrez, aveva emozionato Gutiérrez. Gutiérrez non ricor-da né il giorno né il luogo né l’istante preciso in cui Ivana muo-veva i diciassette muscoli del viso. Però conservò la foto nell’al-bum, a testimonianza di quel momento.

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Anche le altre foto fungono da testimonianza. Fatta eccezio-ne per quella di Ivana, però, tutte testimoniano un tempo chenon appartiene a Gutiérrez. Sono foto scattate prima che Gu-tiérrez nascesse. Quando fecero quelle foto, Gutiérrez non esi-steva. Forse non era nemmeno stato pensato da quelli che sa-rebbero stati i suoi genitori. Si potrebbe persino affermare cheall’epoca di quelle foto quelli che sarebbero stati i suoi genitoriancora non si conoscevano. Ovviamente, quest’affermazione èsolo una mera congettura. Nasce dal conteggio degli anni in cuifurono scattate quelle foto e dall’età che, si suppone, abbianoavuto in quegli anni i futuri genitori di Gutiérrez. Per averneconferma, bisognerebbe domandarlo a Gutiérrez. Siccome pe-rò Gutiérrez non parla mai dei suoi genitori, bisognerà accon-tentarsi di questa mera congettura. Non bisogna neanche pre-occuparsi troppo: oltre ad avergli dato l’essere (che non è poco),i genitori di Gutiérrez non sembrano aver avuto una grande in-cidenza sulla vita del figlio. Non si vedono riflessi in nessuno deimolti libri scritti da Gutiérrez. Si potrebbe argomentare che que-sti sono libri redatti su commissione, mentre qualcosa di ben di-verso succederà nel romanzo autentico che Gutiérrez si propo-ne di scrivere. Persino i genitori di Gutiérrez potrebbero parte-cipare in un modo o nell’altro al romanzo segreto che Gutiérrezsta scrivendo.

Anche questa è una mera congettura, visto che Gutiérrez nonfornisce la minima informazione su questo romanzo segreto.Gutiérrez non è molto esplicito nemmeno in merito al romanzoautentico che pensa di scrivere. Per cui risulta impossibile affer-mare se i genitori di Gutiérrez appariranno mai come perso-naggi o se saranno condannati all’anonimato, come le creaturedelle numerose foto che Gutiérrez conserva in un luogo segretodella sua casa. Foto che i correttori non potranno mai corregge-re. Questa cosa tranquillizza Gutiérrez.

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XI

Gutiérrez è indeciso tra Margaret e Dolores. Sono anni che Gu-tiérrez se la spassa con Margaret. Tuttavia, lo slancio non offu-sca la ragione a Gutiérrez: sin dal primo giorno in cui ha spo-gliato Margaret, sin dalla prima volta in cui se la spassò conMargaret, Gutiérrez sapeva che Margaret era un nome falso.Un nome inventato dagli ideatori del prodotto. In più di un’oc-casione, Gutiérrez si è domandato quale potesse essere il veronome di Margaret. Ciò malgrado, non l’ha mai chiamata di-versamente, non le ha mai inventato un altro nome. Gutiérrezpreferisce continuare a utilizzare quello scelto dagli ideatoridel CD-ROM. Sin dalla prima volta in cui ha caricato The womanfrom 42nd St. nel suo computer, Gutiérrez ha accettato che quel-la donna della quarantaduesima strada si chiamasse Margaret.Così diceva il manuale delle istruzioni, e Gutiérrez non amatrasgredire le norme stabilite. Gutiérrez gode con Margaret co-me se realmente Margaret si chiamasse Margaret.

Anche la relazione con Dolores si fonda sulla menzogna. Pernavigare in internet, Gutiérrez si cala nei panni di Conan. Do-lores chatta con Conan il Barbaro, Conan il Magnifico, Conanil Conquistatore. Dolores non ha la minima idea di chi sia Gu-tiérrez. È comune l’uso di nomi falsi per chattare. Sicuramen-te, Dolores non è il vero nome di Dolores. Cosa c’è di vero inmezzo a tante menzogne? Questa è una domanda che turbaGutiérrez. Forse di vero c’è solo Conan. Quale Conan però?Quello scritto da Robert E. Howard, quello disegnato nel fu-metto o quello che compare nel film? Conan è solito doman-

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darsi qual è il Conan che sceglie Dolores. Conan, invece, non haavuto problemi con Dolores. Sin dal primo giorno in cui l’haincontrata su internet, ha deciso che sarebbe stata identica aNuestra Señora de los Dolores. Avrebbe avuto gli occhi di NuestraSeñora de los Dolores, occhi oltre il cielo e la terra; e avrebbe avu-to le labbra di Nuestra Señora de los Dolores, che si offrono soc-chiuse, in un’espressione confusa d’incomprensione, dolore epiacere. La Dolores che chatta con Conan è identica alla Vergi-ne che Gutiérrez ha visto in semanasanta.andal.es, la paginainternet che mostra l’immagine di Nuestra Señora de los Dolorescosì come può essere vista nella chiesa di Siviglia. Così è la Do-lores che vede Conan.

Oggi Gutiérrez decide di chattare con Dolores, per cui cessasubito di essere Gutiérrez per trasformarsi in Conan il Guerrie-ro. Il Conquistatore di Cimmeria fa il suo ingresso in internet esi lancia alla ricerca dei suoi amici. Trova Beto, Jordi, Killer e Pa-loma, ma non trova Dolores. Ciao, amici, Conan è arrivato, scri-ve Conan e riceve subito il benvenuto di Beto, Jordi, Killer e Pa-loma. Salve, conquistatore! scrive Beto. Ciao, Conan! scrive Jor-di. Ti aspettavamo! scrive Killer. Benvenuto! scrive Paloma. Noncompare però una sola parola di Dolores. Beto chiede a Conandelle sue ultime conquiste. Conan afferma di non aver annessonuovi territori al suo regno. Jordi vuole sapere di un film finlan-dese, ma nessuno lo ha visto. Paloma dice qualcosa su MachuPicchu e, per un bel po’, tutti parlano della città inca. Dolores èancora assente. Conan calcola che è il momento di chiedere dilei, non c’è nulla di strano se all’improvviso chiede: Che si sa diDolores? Si tratta di una domanda ingenua, è inutile cercarvidoppi fini. Se di colpo mancasse Beto, Conan chiederebbe ugual-mente: Che si sa di Beto? E lo stesso se mancassero Jordi, Killero Paloma. Conan chiederebbe: Che si sa di Jordi, Killer o Paloma?Anche se sono amici virtuali, sebbene non si sappia realmente

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chi siano e da dove vengano, anche nel cyberspazio l’assenza diun amico preoccupa. Motivo per cui Conan chiede: Che si sa diDolores? La prima risposta è di Beto.

BETO: Non ne ho la minima idea, sono giorni che non si favedere.

Prima che Conan possa dire qualcosa, si vedono le parole diKiller.

KILLER: Non ne sappiamo nulla, è scomparsa all’improvviso.Le parole di Killer suonano lugubri. Per fortuna, interviene

Paloma. PALOMA: Sarà andata in vacanza in montagna.Conan è sicuro che Paloma vuole attaccarlo, farlo ingelosi-

re, forse? A nessuno passa per la testa che un eroe dell’Era Hy-boriana possa essere geloso. Tuttavia, Conan in questo mo-mento è geloso. Immagina Dolores con un uomo in montagnaed è geloso. Su un sentimento tanto ridicolo prevale però la suacondizione di soldato, di guerriero forgiato da mille battaglie.Poi ci racconterà com’è andata, scrive Conan, e pensa che cosìmetterà fine all’argomento. Si sbaglia. Sullo schermo compa-iono le parole di Beto.

BETO: Credo che Dolores l’abbiamo persa per sempre.Conan rabbrividisce. Se questa frase l’avesse scritta Killer,

Conan non avrebbe provato nulla. È naturale che Killer scrivacose simili. È Beto, però, ad aver appena scritto l’abbiamo per-sa per sempre e Beto non è tipo da scrivere cose del genere. Co-nan supera immediatamente la scossa. È proprio dell’indoleeroica non cadere mai. Tornerà, scrive Conan, e sa che in mo-menti come questo un ghigno complice può dire più di milleparole; dopo “Tornerà”, Conan aggiunge ;-). L’effetto dello smi-ley si avverte immediatamente. Beto compare di nuovo sulloschermo.

BETO: Tornerà, Conquistatore.

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Subito Killer e poi Jordi.KILLER: Presto l’avremo con noi.JORDI: Tornerà.Conan non vede una sola parola di Paloma. È naturale che

Paloma abbia scelto il silenzio; in definitiva: chi tace accon-sente. Ancora una volta, Conan sente di aver trionfato. A par-tire da questo momento non resta che aspettare. Ora Beto, Jor-di, Killer e Conan parlano di un virus di nome Matrix che, aquanto dicono, causa disastri. Persino Paloma partecipa allachiacchierata. Nessuno nomina Dolores ed è meglio così: suDolores è già stato detto tutto quello che c’era da dire. Palomae Killer scrivono |-). È ora di salutarsi. Ognuno lo fa a modo suo.Alla prossima, scrive Conan e confida che in questa prossimatroverà Dolores. Quest’ultima cosa non la scrive, la pensa, percui nessuno se ne accorge; nel cyberspazio importa solo ciò cheè scritto.

Gutiérrez si è tolto i panni di Conan; tuttavia, non riesce atogliersi Dolores dalla testa. Al di là delle parole d’incoraggia-mento dei suoi amici, Gutiérrez è sicuro di averla persa persempre. Ma chi l’ha persa: Gutiérrez o Conan? Gutiérrez nonha motivo di soffrire per le perdite di Conan. Hyde si intro-mette nella vita di Jekill e scoppia lo scandalo. Nel caso di Gu-tiérrez, lo scandalo è cominciato da tempo. Gutiérrez credevadi poterlo controllare e ora si accorge che non è possibile. Daquanto tempo? Non si può precisare la data. Si sa solo che unpomeriggio Gutiérrez ha cominciato a fantasticare su Dolores.Non Conan, che sarebbe una cosa normale, ma Gutiérrez. EraGutiérrez a fantasticare su Dolores. Le fantasie non avveniva-no nell’Era Hyboriana. Avvenivano in questo secolo, ora e qui.A Gutiérrez sembrò naturale: era Gutiérrez e non Conan adaver visto quella pagina su internet. Era Gutiérrez ad aver vistola Vergine. Tuttavia, non si può dire che le fantasie di Gutiérrez

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su Dolores fossero verginali. A volte si trattava di una semplicecena, una fondue di formaggio, ad esempio, a lume di cande-la, in un ristorante appartato. Dolores quella sera raccontava aGutiérrez cose della sua vita mai raccontate prima. A volte Gu-tiérrez e Dolores andavano al cinema e si prendevano sempli-cemente per mano. A volte però, la maggior parte delle volte,Gutiérrez e Dolores andavano in un albergo a ore. Lì ripeteva-no le azioni di una coppia in un albergo a ore; non è il caso diraccontarne i dettagli. Per le sue fantasie sessuali, Gutiérrez im-maginava sistematicamente un albergo a ore; sempre lo stessoalbergo a ore. Gutiérrez non ha mai portato Dolores nel suo ap-partamento. Non è mai andato a letto con lei nel suo apparta-mento. Perché Gutiérrez non portava Dolores nel suo apparta-mento nemmeno nelle fantasie più sfrenate? Le ragioni pos-sono essere molteplici. Ad esempio, Gutiérrez non voleva es-sere sorpreso dalla vicina del 2°C, una curiosa senza speranza,capace di intromettersi nelle fantasie di chiunque. Un’altra pos-sibilità era evitare di essere scoperto da Ivana. Gutiérrez era fi-danzato con Ivana quando cominciò a fantasticare su Dolores.Era fidanzato con Ivana e, tuttavia, Gutiérrez non ha mai avu-to la sensazione di tradire Ivana quando fantasticava su Dolo-res. Sentiva invece che Dolores tradiva Conan. Questa cosa ren-deva felice Gutiérrez. Perché lo rendeva felice? Bisognerebbechiederlo a Gutiérrez.

Ora Gutiérrez non è felice. Sa di aver perso Dolores. Elabo-rare una perdita virtuale è più duro e penoso che elaborare unaperdita reale. Dolores forse non è mai esistita. Quella Doloresche chattava con Conan e sulla quale Gutiérrez fantasticavaavrebbe potuto essere l’invenzione di un ragazzino ingegnosoo di un vecchio disperato. Un vecchio che soffre di una malat-tia terminale. Diciamo un vecchio, annoiato e sporco, che perammazzare il tempo, il poco tempo che gli rimane, decide di

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prendere in giro Beto, Paloma, Jordi, Killer e Conan. Dice a tut-ti di chiamarsi Dolores e tutti gli credono. Per cui Dolores nonsarebbe quella ragazza dalle labbra socchiuse, immaginate daConan e sulla quale fantastica Gutiérrez. Dolores è in realtà unpovero vecchio che non controlla neanche gli sfinteri. Un vec-chio che in mancanza d’altro si intrattiene navigando in inter-net e di tanto in tanto chatta con Beto, con Paloma, con Jordi,con Killer e con Conan. Così stanno le cose nel cyberspazio.

Gutiérrez pensa che quel vecchio bugiardo sia morto, percui Dolores si sarà persa per sempre. Una volta Gutiérrez haletto che solo ciò che non si è realmente posseduto si perde. Èimpossibile per Gutiérrez perdere Dolores perché Gutiérrez haposseduto Dolores una volta. L’ha posseduta nelle sue fantasie,ancora la possiede. Si tratta solo di saperla cercare. Gutiérrez èdisposto a tornare nel cyberspazio, ma non sotto le vesti di Co-nan. Sa che Dolores non c’è per Conan, così come non c’è perBeto, per Paloma, per Jordi né per Killer. Ma il cyberspazio èinfinito. Dolores può esserci per il nuovo nome che sceglieràGutiérrez. Peter Pan, ad esempio, o Robin Hood o Sandokan.Con uno qualsiasi di questi nomi, Gutiérrez tornerà nel cyber-spazio e da lì potrà chiamare Dolores, fino a quando Doloresnon comparirà. Chi gli garantirà però che sia quella la Doloresdi Gutiérrez? In definitiva, a reclamare Dolores sarà Peter Pan,Robin Hood o Sandokan. Ci sarà una Dolores per ognuno diloro. Una Dolores per Peter Pan, un’altra Dolores per Robin Ho-od, un’altra Dolores per Sandokan. Il problema è questo.

Proprio in questo istante, quando è sul punto di tornare nelcyberspazio, Gutiérrez risolve il problema. La soluzione arrivaall’improvviso, come la mela che cade dall’albero davanti aNewton o l’acqua che fuoriesce dalla vasca da bagno di Archi-mede. Eureka! È sul punto di gridare Gutiérrez. È stato tuttofrutto di un errore iniziale. Gutiérrez ha sbagliato prospettiva.

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Ha fantasticato su una donna che non gli apparteneva. Trasci-nato dalla passione, Gutiérrez ha dimenticato una norma cheda sempre governa la sua vita: ogni cosa al suo posto e un po-sto per ogni cosa. Una dimenticanza di questo calibro in gene-re si paga cara. La felicità è il prezzo. Gutiérrez ha appena ri-solto il problema, ma non si può dire che in questo momentoGutiérrez sia un uomo felice.

Ma come si misura la felicità? Gutiérrez ricorda di aver scrit-to un libro, Essere felice, si chiamava. Non era un volume di au-toaiuto ma un testo per la collana Il Sapere Scientifico, una col-lana durata poco. Lì Gutiérrez spiegava la teoria proposta dacerti ricercatori dell’Università di Washington, di St. Louis, ne-gli Stati Uniti d’America. Secondo questi scienziati, essere feli-ci o meno era una pura questione genetica. Allo stesso modo incui certi geni sono la causa dell’obesità, della violenza o dellafollia, un gruppo di geni si sarebbe anche occupato di governa-re la felicità dell’individuo. Sulla base di questa proposta, non sipotrebbe fare nulla per l’infelicità patita ora da Gutiérrez. Si trat-terebbe di una questione genetica, come la sua miopia.

Gutiérrez però sa che non è così. Gutiérrez ricorda di averletto una nuova teoria sulla felicità. Non ricorda se l’ha letta inun giornale o in una rivista. L’articolo faceva riferimento allaconclusione alla quale era giunto un gruppo di dottori del-l’Università del Minnesota. Dopo uno studio minuzioso, gliscienziati del Minnesota avevano stabilito che la felicità totalenon esiste. Tuttavia, non bisogna disperare. Secondo questi ri-cercatori, tutti gli esseri della Terra, Gutiérrez compreso, han-no momenti di felicità. Per sapere se una creatura sia realmen-te felice, basterebbe sommare i momenti di felicità di questacreatura durante l’anno. Se il risultato di questa somma fosseuguale o superiore a un certo numero chiave, questa creaturasarebbe felice. Nel caso in cui la somma desse un risultato in-

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feriore a tale numero chiave, questa creatura sarebbe irrime-diabilmente infelice. Il numero chiave è di tre cifre. Non è uncapriccio, ma il risultato, razionale e logico, delle ricerche rea-lizzate dagli scienziati dell’Università del Minnesota. Il nume-ro non fa differenza di sesso, vale tanto per l’uomo quanto perla donna.

Gutiérrez ha avuto i suoi momenti di felicità durante l’an-no; deve solo sommarli. Non serve a niente sommarli però. Gu-tiérrez non ricorda quale sia il numero chiave, il numero chestabilisce se è felice o meno. Gutiérrez conserva sempre questotipo di notizie, ritaglia gli articoli e li raccoglie in posti diversi.Gutiérrez ricorda di aver ritagliato quest’articolo, ma non ri-corda dove l’ha messo. Gutiérrez si prepara a cercare fra le suecarte. Fino a quando non troverà quel numero di tre cifre, Gu-tiérrez non saprà se è un uomo felice. Dovrà accettare questasfortuna che ora lo affligge. Gutiérrez va verso il cubo di legnoche assolve la funzione di comodino. Apre il recipiente dellepasticche notturne, ne tira fuori una e se la mette sulla lingua.Gutiérrez si fa scivolare la pasticca blu in gola. Non è facile rag-giungere la felicità.

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XII

“Kid Warsen cavalca di nuovo.” Gutiérrez lo ha appena appun-tato nel block-notes che tiene accanto alla tastiera del compu-ter. Gutiérrez pensa possa essere un titolo magnifico. Tuttavia,non lo suggerirà a Marabini. Gutiérrez sa che non ne vale lapena. I correttori si occupano anche del titolo; lo consideranoparte del testo. I correttori scelgono il titolo definitivo. Così èstabilito. Gutiérrez non se ne preoccupa più del dovuto. Si trat-ta di libri scritti su commissione, libri che invece di mostrare ilnome di Gutiérrez in copertina, nel frontespizio e sulle testati-ne di pagina, propongono uno dei tanti pseudonimi usati daGutiérrez. Il vero nome di Gutiérrez apparirà a chiare e gran-di lettere nel romanzo autentico che Gutiérrez pensa di scrive-re. Quale sarà il titolo di quel romanzo? Questa è una doman-da che Requejo ripete a Gutiérrez le volte in cui si incontranocasualmente in strada o in qualche libreria o in un negozioqualsiasi. Non ha ancora un titolo, dice Gutiérrez. Strano, diceRequejo, il titolo è la prima cosa che ti viene in mente non ap-pena cominci a scrivere un romanzo. Non sempre, dice Gu-tiérrez. Sempre, afferma Requejo. Gutiérrez, poco amante del-le discussioni, accetta il sempre. Tuttavia, il dibattito non fini-sce qui. Il titolo è un elemento essenziale in ogni grande ro-manzo, dice Requejo. Non sempre, dice Gutiérrez. Sempre, af-ferma Requejo. Gutiérrez, malgrado sia poco amante delle di-scussioni, non accetta quest’ultima affermazione. Se fosse co-sì, dice Gutiérrez, cosa ne sarebbe stato di Don Chisciotte dellaMancia, di Guerra e pace o di Madame Bovary? Io parlavo di gran-

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di romanzi, dice Requejo. Gutiérrez capisce che non vale la pe-na continuare a discutere, fa un gesto d’approvazione che nonsignifica niente e si accinge a parlare di un’altra cosa. Requejoperò insiste. Io so perché il tuo romanzo non ha un titolo, diceRequejo. Perché ancora non me n’è venuto in mente nessuno,dice Gutiérrez. Poco importa il titolo che ti verrà in mente, di-ce Requejo, anche il titolo è nelle mani dei correttori. Questaaffermazione indigna Gutiérrez. Non in questo caso, dice Gu-tiérrez, indignato. In tutti i casi, assicura Requejo. Gutiérreznega muovendo la testa da sinistra a destra e da destra a sini-stra, in un’espressione che intende essere sarcastica e indolen-te. Un’espressione che non coincide per niente con la vera pre-occupazione di Gutiérrez.

Questa è la vera preoccupazione di Gutiérrez: Cosa succe-derà il giorno in cui porterà a Marabini l’originale del suo ro-manzo autentico? Gutiérrez potrà scegliere il titolo o il titolosarà nelle mani dei correttori? Sono domande a cui Gutiérreznon osa dare una risposta. Forse per questo motivo ora Gu-tiérrez abbandona le avventure di Kid Warsen e in modo qua-si febbrile (atteggiamento insolito in Gutiérrez) appunta alcu-ni titoli possibili per il suo romanzo autentico. Li appunta nelblock-notes che tiene accanto alla tastiera del computer. Si trat-ta di un block-notes per la brutta copia, per cui bisognerà as-sumere che questi titoli siano appena dei semplici abbozzi; pa-role senza importanza. Senza importanza al punto che Gutiér-rez non li salva nemmeno nel disco rigido del suo computer.

A causa di queste riflessioni Gutiérrez ha finito per mi-schiare le cose. Gutiérrez non sopporta i miscugli. Fino a unmomento fa era tutto preso da Kid Warsen, lo aveva fatto en-trare nel saloon con quell’aria tra l’attaccabrighe e il cinico checaratterizza il suo eroe. Gutiérrez aveva cominciato il dialogoche Kid Warsen avrebbe sostenuto con Ralph Techer, un baro

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da quattro soldi, distrutto dalla tubercolosi e dall’alcol. “A vol-te è solo un colpo di fortuna” stava dicendo Kid Warsen quan-do d’un tratto a Gutiérrez è venuto in mente un titolo possibi-le. “Kid Warsen cavalca di nuovo” ha appuntato nel suo block-notes che tiene accanto alla tastiera del computer. Anziché tor-nare al dialogo di Kid Warsen, a quello che Ralph Techeravrebbe risposto a Kid Warsen, Gutiérrez pensò che “Kid War-sen cavalca di nuovo” era un titolo magnifico. Pensò anche chenon lo avrebbe suggerito a Marabini. Un pensiero tira l’altro edi colpo Gutiérrez smise di pensare a Kid Warsen, a quello cheRalph Techer avrebbe risposto a Kid Warsen, e si mise a pen-sare al romanzo autentico, al titolo del romanzo autentico cheGutiérrez ha in progetto di scrivere. Le cose si mischiarono ir-rimediabilmente. Gutiérrez, che non sopporta i miscugli, incasi come questi arresta la marcia, abbandona per un attimoquello che sta scrivendo e sceglie di fare qualcosa lontano dal-la letteratura. Ad esempio guardare l’orologio. Mancano quin-dici minuti alle tre del pomeriggio. Gutiérrez potrebbe entra-re in internet, navigare un po’ per la rete e chattare con i suoiamici, con Beto e Killer, con Paloma e Jordi. Potrebbe persinoverificare se finalmente Dolores è tornata. Gutiérrez capisceche alle tre del pomeriggio non è l’ora migliore per indossarele vesti di Conan il Barbaro. Non ha neanche voglia di amo-reggiare con Margaret. Quindi opta per qualcosa di più sanoe sportivo. Gutiérrez salva quanto scritto, spegne il computere a passo spedito si dirige verso la stanza da letto. Cerca nel-l’armadio la sua tuta blu e le scarpe da ginnastica dello stessocolore. Si toglie le scarpe, i pantaloni e la camicia e si mette latuta (ha deciso di lasciarsi i calzini: sono blu e non stonanocon il resto), si infila le scarpe da ginnastica e si incamminaverso la strada. Gutiérrez farà un giro completo dell’isolato. Èl’esercizio che Gutiérrez è abituato a compiere in momenti co-

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me questo, quando si mischia tutto, senza motivo e contro lasua volontà.

Gutiérrez chiude a chiave con doppia mandata la porta delsuo appartamento, poi cammina per il pianerottolo, più checamminare trotterella, come per scaldarsi. Gutiérrez sa chel’occhio in allerta della vicina del 2°C lo seguirà fino in fondo al-la tromba delle scale. Gutiérrez si perderà per la tromba dellescale e la vicina del 2°C non avrà più motivo di continuare acontrollare. Ora Gutiérrez si trova davanti al portone del pa-lazzo. Nessuno sembra accorgersi di Gutiérrez. C’è pochissimagente per strada; un’assenza logica, visto il giorno e l’ora. È ungiorno feriale e sono le tre e un quarto passate del pomeriggio.A Gutiérrez non importa molto se ci sia o meno qualcuno. Faqualche esercizio di allungamento per braccia e gambe ed èpronto a iniziare la sua camminata salutare-sportiva. Gira a si-nistra e si mette in marcia. Gutiérrez esegue questa cammina-ta da sinistra verso destra, allo stesso modo in cui si muovonole lancette dell’orologio. Questo particolare non è un mero ca-priccio. Un paio di anni fa, Gutiérrez ha scritto alcuni libri perla collana Paesi del Mondo, una collana che ebbe vita breve eche, come sta a indicare il nome, comprende volumi destinatia dare informazioni sui diversi paesi del mondo. La Svezia èstato uno dei paesi toccati a Gutiérrez. Il libro si chiamava Il mi-racolo svedese o La Svezia e il miracolo economico. Gutiérrez nonlo ricorda di preciso, ma ricorda che la parola “miracolo” si tro-vava nel titolo e doveva necessariamente esserci la parola “Sve-zia” o la parola “svedese”. In quell’occasione, come in tutte lealtre occasioni, Marabini fornì a Gutiérrez abbondante mate-riale informativo. Gutiérrez, che nutre speciale simpatia per ipaesi nordici, lesse e appuntò tutto quanto gli sembrò oppor-tuno per la buona riuscita del libro. Gutiérrez scoprì che gli sve-desi hanno un modo caratteristico di passeggiare per gli spazi

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pubblici: lo fanno invariabilmente da sinistra verso destra, se-guendo il corso delle lancette dell’orologio. Non importa se sitratta di una piazza o di un parco nazionale. Per percorrerequella piazza o quel parco nazionale, gli svedesi iniziano sem-pre la loro marcia da sinistra e la terminano sempre a destra.Non esiste nessuna legge che lo decreti, ma si fa così e non c’ènessuno che lo metta in discussione. Gli svedesi hanno l’abitu-dine di rispettare le tradizioni. Leggendo il materiale fornito-gli da Marabini, Gutiérrez seppe anche che la Svezia è un pae-se ben organizzato: chi lo governa, qualsiasi sia il suo orienta-mento politico, non lascia nulla in mano al caso. A partire daquelle letture, l’ammirazione di Gutiérrez per la Svezia crebbenotevolmente.

All’epoca in cui scrisse Il miracolo svedese o La Svezia e il mi-racolo economico, Gutiérrez aveva cominciato a fare le sue cam-minate salutari-sportive. Fino a quel momento non aveva nes-sun canone prestabilito per eseguirle. Delle volte Gutiérrez gi-rava a destra; altre volte girava a sinistra. Lo stesso giorno incui venne a conoscenza dell’usanza svedese però, Gutiérrez de-cise di adottare la modalità nordica per fare le sue camminatesalutari-sportive. Da allora, le realizza invariabilmente da sini-stra verso destra. Gutiérrez fa il giro dell’isolato seguendo ilcorso delle lancette dell’orologio. Non ha ceduto neanche unavolta. A cosa si deve una tale ostinazione? Gutiérrez si sente unsuddito del regno di Svezia e questo non gli dispiace. È un sen-timento intimo. Non l’ha mai raccontato a Ivana; non l’ha rac-contato neanche a Requejo.

Le camminate salutari-sportive potrebbero benissimo con-fondersi con le camminate che Gutiérrez porta a termine ogniquindici giorni intorno all’isolato della casa editrice. Tutta-via, sono ben diverse. Gutiérrez cammina intorno all’isolatodella casa editrice con il proposito di risolvere un enigma:

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scoprire la tana dei correttori. Le camminate salutari-sporti-ve, invece, Gutiérrez le realizza esclusivamente per motivi disalute; solo quando gli si mischiano le cose e i pensieri. Nonè possibile precisare quando si producano questi miscugli.Possono verificarsi due o tre casi in una settimana o può pas-sare più di un mese senza che succeda niente. Non bisognaconfondere le camminate.

Gutiérrez non le confonde. Ora si è lasciato dietro il primoincrocio e si accinge ad avanzare per un isolato quasi deserto.Tutto sta a indicare che questa camminata salutare-sportiva sa-rà identica a quelle precedenti. Tuttavia, non è così. Verso lametà dell’isolato deserto che Gutiérrez si accinge a percorrerec’è un uomo solitario dall’aria familiare. Si tratta di quell’uomocon la testa china che giorni addietro si trovava davanti a Gu-tiérrez nella fila per salire sull’autobus. Come in quell’occasio-ne, l’uomo solitario ha la testa china. Dà le spalle alla strada eguarda la parete. Sebbene non sia corretto dire “guarda la pa-rete”. L’uomo ha la testa china, per cui in ogni caso starebbeguardando a terra. Questo, ovviamente, se l’uomo dalla testachina avesse gli occhi aperti. Dettaglio non facile da appurareda dove si trova Gutiérrez.

Gutiérrez si trova a poco più di cinquanta metri dall’uomosolitario dalla testa china. Coincidenze, pensa Gutiérrez e avan-za a passo deciso. Ora Gutiérrez passa accanto all’uomo solita-rio dalla testa china. Gutiérrez lo guarda di sghembo, per cuinon riesce a distinguere se l’uomo solitario dalla testa china ab-bia o no gli occhi aperti. Dal canto suo, l’uomo solitario dallatesta china sembra non aver avvertito la presenza di Gutiérrez,perché è nella stessa posizione di quando Gutiérrez ha giratol’angolo: con la testa china, di spalle alla strada e guarda a ter-ra; nel caso in cui avesse gli occhi aperti. Gutiérrez è passatoaccanto all’uomo solitario dalla testa china e prosegue la mar-

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cia a passo veloce. Gutiérrez pensa di continuare così fino alprossimo incrocio, senza girarsi neanche una volta. Gutiérrezmantiene la sua promessa. Se si fosse girato, anche una solavolta, avrebbe visto che l’uomo solitario non aveva più la testachina, avrebbe visto come l’uomo solitario aveva alzato la testae avrebbe visto come l’uomo solitario camminava, a passo len-to e tranquillo, in direzione opposta a Gutiérrez.

Gutiérrez è arrivato all’altro incrocio e inizia a percorrere ilnuovo isolato. Coincidenze, pensa di nuovo Gutiérrez. È natu-rale rincontrarsi con uno sconosciuto. Succede di continuo enon c’è di che o perché preoccuparsi. Tuttavia, Gutiérrez è pre-occupato. Quell’uomo solitario dalla testa china potrebbe be-nissimo essere una spia, qualcuno incaricato di seguire i passidi Gutiérrez. Gutiérrez pensa che è una sciocchezza pensareuna cosa simile. Se qualcuno volesse spiarlo, cercherebbe dinon farsi notare, e l’uomo solitario dalla testa china non fa ilminimo sforzo per passare inosservato. Gutiérrez pensa chel’uomo solitario dalla testa china potrebbe essere un perso-naggio interessante per qualche romanzo futuro. Non per unastoria di spionaggio; neanche per un romanzo giallo, ma po-trebbe tornare utile per qualche romanzo dal taglio dramma-tico. Gutiérrez pensa al vecchio tema della bella e la bestia. L’uo-mo solitario dalla testa china sarebbe la bestia che soffre in-consolabilmente perché sa che non otterrà mai i favori dellabella. Gutiérrez sa quanto questo tipo di storie entusiasmi ilgrande pubblico.

Gutiérrez ha terminato la sua camminata salutare-sportiva.È nuovamente sul portone di casa. Sale a piedi i due piani discale. Sa che non appena comincerà a camminare per il piane-rottolo, i suoi passi saranno seguiti dall’occhio attento della vi-cina del 2°C. Questo dettaglio non lo preoccupa più del dovuto.Grazie alla camminata salutare-sportiva, Gutiérrez ha riordi-

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nato le idee. Sono spariti quei miscugli che tanto lo infastidi-vano. Ora gli interessa solo continuare le avventure di Kid War-sen. Gutiérrez entra nel suo appartamento. Si versa un meri-tato bicchiere di latte e accende il computer. Apre sullo scher-mo Kid Warsen e cerca il dialogo sospeso. “A volte è solo un col-po di fortuna” stava dicendo Kid Warsen. “Non sempre è uncolpo di fortuna” fa dire Gutiérrez a Ralph Techer. L’avventu-ra continua.

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XIII

Oggi è lunedì e Gutiérrez ha appena messo il punto finale a unanuova avventura di Kid Warsen. In realtà, il punto finale lo hamesso ieri: domenica. Quasi alle dodici della notte di domeni-ca, Gutiérrez ha salvato la nuova avventura di Kid Warsen.L’ha salvata con il nome “Warsen.doc”. Ormai il titolo “Kid War-sen cavalca di nuovo” era finito definitivamente nel dimenti-catoio. Così, sotto “Warsen.doc”, Gutiérrez ha salvato il testonella cartella LAVORI. Un altro libro terminato. Sebbene saràrealmente terminato dopo il passaggio di Kid Warsen per i cor-rettori. I correttori hanno l’ultima parola, sono gli unici auto-rizzati a modificare la storia. Si dice emendino innumerevolitesti al giorno. C’è chi assicura facciano unicamente quello, eche lo facciano senza tregua per ventiquattro ore. Queste peròsono solo supposizioni; la gente, com’è ben noto, parla tantoper parlare.

Domenica Gutiérrez ha lavorato fino a mezzanotte. La do-menica è il settimo giorno della settimana. Un giorno sacro. Fuil giorno in cui il Dio della Bibbia “si riposò da tutta l’opera cheaveva creato e fatto”. Gutiérrez, il quale si sente un creatore an-che lui (sebbene non della magnificenza di Dio), non ha ungiorno prefissato per riposarsi. Per Gutiérrez è uguale riposa-re un martedì, un venerdì o una domenica. Sarebbe un errorepensare che Gutiérrez, alla maniera degli antichi viandanti, ri-posi laddove lo sorprenda la notte. Niente affatto. Sono i libriche Gutiérrez scrive a organizzare in qualche modo il giornodi riposo di Gutiérrez. I dischetti devono essere consegnati un

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giorno prestabilito e a un’ora precisa. Marabini non ammettedilazioni. Non si può arrestare la formidabile industria edito-riale solo per un giorno di riposo di uno dei suoi ghost-writer.Gutiérrez ne è consapevole. Finora non ha ritardato un sologiorno e non ritarderà mai. Tutti i lunedì, invariabilmente, Gu-tiérrez bussa con due leggeri colpetti alla porta dell’ufficio diMarabini, attende l’ordine di entrare da Marabini e consegnaa Marabini il dischetto con la prima parte o con la seconda eultima parte del libro, dipende dal giorno. Una simile armoniaè possibile solo in persone molto responsabili e molto equili-brate. Gutiérrez può essere catalogato tra queste persone.Niente a che vedere con un autentico creatore, dice Requejo levolte in cui si incontrano casualmente in strada o in qualche li-breria o in un negozio qualsiasi e discutono della creazione edell’ordine. Requejo assicura che ogni creatore ha qualcosa delbohémien, fornisce un’infinità di esempi, che non vale la penaripetere ora, e propone il disordine creativo. Gutiérrez non èd’accordo con questa affermazione. Per confutarla, cita la Ge-nesi. Gutiérrez parla dei giorni ordinati e precisi che si preseYahweh per creare i cieli, la terra e tutto il firmamento. Ma setu sei agnostico, dice Requejo. Una cosa non ha niente a che ve-dere con l’altra, dice Gutiérrez. Requejo dice di sì, ha a che ve-dere. Allora Gutiérrez fa riferimento al rigoroso ordine del-l’universo. Che mi dici al riguardo? domanda Gutiérrez a Re-quejo e, sebbene sembri insolito, Requejo non ha una rispostaa questa domanda di Gutiérrez. Motivo per cui la discussionetermina lì.

Per Gutiérrez, di conseguenza, la domenica non è un gior-no sacro, è un giorno come qualsiasi altro. Non deve sorpren-dere, allora, che Gutiérrez abbia consacrato quasi l’intera do-menica a Kid Warsen. Gutiérrez si è allontanato dal computerin tre occasioni. La prima, con il solo proposito di pranzare.

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Siccome era domenica, Gutiérrez ha optato per un piatto di pa-sta al burro. La seconda, con il solo proposito di fare merenda.In questo caso, Gutiérrez ha scelto una camomilla e due crac-ker senza sale. La terza, con il solo proposito di cenare. È statauna cena frugale: Gutiérrez si è riscaldato la pasta avanzata dalpranzo, come dessert ha mangiato una pera. Durante il pran-zo, Gutiérrez ha bevuto latte; durante la cena, acqua. Mentremangiava il dolce, a Gutiérrez saltò in mente di calarsi nelle ve-sti di Conan il Magnifico. Gutiérrez pensò che Dolores non cisarebbe stata nel cyberspazio e abbandonò l’idea. Gutiérrezspense il computer, prese la sua pasticca blu e se ne andò a dor-mire.

Un buon riposo dà i suoi frutti. Questo lunedì mattina Gu-tiérrez si sente più lucido che mai. Si mette una pasticca blusulla lingua e la fa scivolare verso la gola. Gutiérrez considerache non bisogna sprecare questi momenti di lucidità, motivoper cui decide di leggere ancora una volta l’ultimo capitolo del-la nuova avventura di Kid Warsen. Non trova nulla degno diessere corretto. Gutiérrez sa che questa non sarà l’opinione deicorrettori. Ma così stanno le cose. Motivo per cui Gutiérrez sal-va il romanzo sul dischetto e, con la pace che conferisce ogni la-voro ultimato, si prepara a gustare la sua colazione: un bic-chiere di latte freddo e due cracker senza sale. Ora è il mo-mento della doccia, ma prima deve lavarsi i denti. Gutiérreznon capisce quegli uomini e quelle donne che si lavano i dentimentre si fanno la doccia. Fedele all’ordine sopra citato, perGutiérrez tutto deve essere fatto passo dopo passo. Prima si la-va i denti e poi si fa la doccia. Proprio in questo momento, en-tra nella vasca da bagno e apre il rubinetto. L’acqua gli pic-chietta il corpo. Gutiérrez ha raggiunto la temperatura giusta:né fredda né calda; si può dire che Gutiérrez è felice. Decidequindi di sommare questo momento di felicità agli altri mo-

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menti felici conquistati durante il corso dell’anno. Gutiérreznon ha ancora trovato l’articolo in cui gli scienziati del Minne-sota rivelano il numero di tre cifre che, perentoriamente, sta-bilisce se un uomo è o non è felice. Gutiérrez non perde la spe-ranza di trovarlo, per questo continua a sommare i suoi mo-menti di felicità.

Una volta Gutiérrez ha letto in che modo si deve vestire espogliare un uomo. L’articolo era pubblicato su una rivista dicultura generale ed era firmato da una donna, motivo per cuiera doppiamente valido. Questa donna (Gutiérrez ne ha di-menticato il nome) sottolineava che per vestirsi un uomo devemettersi prima i pantaloni, poi i calzini e le scarpe e infine la ca-micia. Per spogliarsi, al contrario, prima si deve togliere la ca-micia, poi le scarpe e i calzini e infine i pantaloni.

Gutiérrez ha indosso i calzini e le scarpe, si è appena messola camicia e aggiustato la cravatta e solo adesso si accinge a met-tersi i pantaloni. Questo modo di vestirsi infrange le regole pro-poste nell’articolo letto da Gutiérrez; addirittura va contro lanaturale simmetria utilizzata da Gutiérrez per le sue cose. Sequalcuno in questo momento guardasse Gutiérrez, lo vedreb-be in camicia, cravatta e mutande. Una figura chiaramente ri-dicola. Per quale motivo, nonostante la figura ridicola, Gutiér-rez insiste a indossare la camicia e a farsi il nodo alla cravattaprima di mettersi i pantaloni? È una domanda che ha varie ri-sposte. Sebbene con ogni probabilità neanche una sia corretta,scegliamone una. È il modo con cui Gutiérrez, segretamente,avalla la teoria del libero arbitrio. Teoria che Gutiérrez rinne-ga in pubblico. Una volta indossati i pantaloni, Gutiérrez con-trolla che tanto l’interruttore del gas quanto gli interruttori del-la luce siano chiusi, si mette la giacca, poi il soprabito ed escenel pianerottolo. Gutiérrez sa che la vicina del 2°C ha l’occhioallo spioncino della porta e sa che lo seguirà con lo sguardo fin

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quando Gutiérrez non si perderà nella tromba delle scale. Gu-tiérrez quasi non si preoccupa dello sguardo della vicina del2°C. Sa che anche l’occhio vigile della vicina del 2°C rientra nel-l’ordine logico che regge l’universo.

Fuori dei grossi nuvoloni minacciano pioggia. Gutiérrezconsidera questi nuvoloni non più di una minaccia, per cui de-siste dall’idea di rientrare nel suo appartamento per prenderel’impermeabile. Ora Gutiérrez si accinge a percorrere i noveisolati che lo conducono verso l’autobus che lo porterà fino al-l’ufficio di Marabini e verso il nuovo libro che Marabini glicommissionerà. Malgrado la minaccia di pioggia, Gutiérreznon affretta il passo, ha tempo in abbondanza per arrivare sen-za scosse. Gutiérrez guarda il cielo e pensa sia un giorno per-fetto per il suo giro intorno all’isolato della casa editrice. Gli di-spiace di non essere andato a prendere l’impermeabile, perchécosì avrebbe assomigliato a Eric Thompson, il duro investiga-tore privato protagonista di tanti gialli scritti da Gutiérrez.

Gutiérrez ha appena dato due leggeri colpetti alla porta del-l’ufficio di Marabini. Avanti, dice Marabini. Gutiérrez apre laporta, inclina leggermente la testa, come primo saluto, chiudela porta e si dirige verso la scrivania di Marabini con la manodestra tesa, pronto a portare a termine il saluto formale. Mara-bini lo attende in piedi, anche lui ha teso la mano destra. Ma-rabini ha indosso un vestito blu, anche se di una tonalità piùchiara rispetto a quelli che usa abitualmente. Marabini sembracontento, si potrebbe persino dire che il suo volto abbozza untenue sorriso. Molto bene, Gutiérrez, molto bene, dice Mara-bini e indica il tetto, la prima parte del suo cowboy è piaciuta.Per Gutiérrez il gesto che ha appena fatto Marabini è davverocontraddittorio. Se come assicurano in molti, i correttori si tro-vano nel sotterraneo della casa editrice, per quale motivo Ma-rabini ha indicato verso l’alto? Un modo per disorientarlo? O

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forse i correttori si trovano all’ultimo piano della casa editrice?Si trovano in cielo anziché all’inferno, come finora si credeva?Gutiérrez pensa sia un buon elemento per il romanzo segretoche sta scrivendo. Lo pensa anche se continua a credere che icorrettori non si trovino né nel sotterraneo né all’ultimo pianodella casa editrice, ma da qualche parte nell’isolato dove si sta-glia l’edificio della casa editrice.

Perché non mi risponde, Gutiérrez, è diventato muto? do-manda Marabini. Stavo pensando, dice Gutiérrez. A cosa stavapensando? domanda Marabini. Stavo pensando quanta ragio-ne aveva lei quando mi disse di non far pensare Kid Warsen,dice Gutiérrez. Non sono stato io, sono stati loro, dice Marabi-ni, anche se questa volta non indica né su né giù. Ma lei c’entraqualcosa, insiste Gutiérrez. Be’, qualcosa sì, riconosce Marabi-ni, ma anche lei ci ha messo del suo. Lei sta migliorando, Gu-tiérrez, fa le cose come le vengono chieste; quasi come fossedavvero uno scrittore. Non mi correggono? osa domandareGutiérrez e indica verso l’alto. Gutiérrez, non diventi quel Gu-tiérrez che non ci interessa, dice Marabini. Come pretende chenon la correggano? Come può pretendere una cosa del genere,Gutiérrez? Era un’idea folle, dice Gutiérrez. Come un’idea fol-le? domanda Marabini. Da quando in qua ha idee folli? No, no,si affretta a dire Gutiérrez, non ho idee folli. Ho avuto solo que-sta adesso, ma è già sparita. Mi fa piacere, Gutiérrez, dice Ma-rabini, per il lavoro che fa lei, non c’è peggior cosa che avereidee folli. Lei non può avere idee folli, Gutiérrez. Non ne ho,Marabini, mi creda, non ne ho, afferma Gutiérrez e pensa cheall’improvviso crolli tutto. Gutiérrez inclina la testa, in attesadelle parole che pensa gli dirà Marabini. “Basta così, Gutiérrez.Il suo lavoro è terminato in questa casa editrice” pensa che glidirà Marabini. Al contrario, però, Marabini dice di non averemolto tempo. Non ho molto tempo, Gutiérrez, dice Marabini,

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parliamo del suo prossimo libro. Come vuole, Marabini, diceGutiérrez e alza la testa.

Marabini ha detto a Gutiérrez che parleranno del prossimolibro che Gutiérrez deve scrivere. Lo commissiono a lei, dice Ma-rabini, perché sono sicuro che lei saprà colpire nel segno. Gu-tiérrez approva con due leggeri movimenti del capo, anche senon sa di quale libro si tratta e, di conseguenza, non è in condi-zioni di affermare se può colpire nel segno oppure no. Sebbeneabbia già scritto altri volumi di questo genere, dice Marabini, inquesto caso, anche se sembra una cosa molto simile, si tratta diuna cosa diversa. Gutiérrez annuisce un’altra volta con movi-menti del capo, ma continua a non capire. Glielo spiego, diceMarabini. Gutiérrez dissimula un sospiro di sollievo e si prepa-ra a sentire la spiegazione di Marabini. Tuttavia, neanche ades-so Marabini spiega nulla. Anziché spiegare di quale libro si trat-ta, torna a far riferimento all’evidente cambiamento che ha avu-to luogo nel modo di lavorare di Gutiérrez. Questo, non servedirlo, alimenta l’orgoglio di Gutiérrez. Un cambiamento in me-glio, dice Marabini. Gutiérrez ringrazia con un leggero inchinoe gira la testa verso la parete su cui sono appese le foto dei cele-bri scrittori che pubblicano con la casa editrice. Gutiérrez pen-sa che molto presto anche la sua foto sarà appesa su quella pa-rete e pensa che questo potrebbe essere un buon momento perparlare a Marabini del romanzo autentico che si prepara a scri-vere. Un’idea folle, pensa Gutiérrez. Non l’idea del romanzo chesi prepara a scrivere, ma l’idea di raccontarla a Marabini. Gu-tiérrez smette di guardare le foto dei celebri scrittori appese al-la parete e si prepara a sentire Marabini che, finalmente, gli par-la del libro che ha deciso di commissionargli.

Un oroscopo, dice Marabini. Gutiérrez lo guarda sorpreso.Gutiérrez ha scritto vari oroscopi, non capisce cosa abbia di ori-ginale o di nuovo questa richiesta. Un oroscopo? domanda Gu-

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tiérrez, senza nascondere la sua sorpresa. Sì, un oroscopo, ri-pete Marabini, quei libretti che descrivono la personalità e pre-dicono il futuro. Grazie agli astri, completa Gutiérrez. In que-sto caso no, dice Marabini, ed è questo che avrà di diverso, micapisce, Gutiérrez? Più o meno, confessa Gutiérrez. Marabiniassume un’espressione infastidita. Cercherò di spiegarglielo,Gutiérrez, dice Marabini, mi presti attenzione. Gutiérrez assi-cura che gli presterà attenzione. Gli oroscopi tradizionali si ba-sano sul movimento degli astri, vero Gutiérrez? dice Marabini.Sul movimento degli astri, conferma Gutiérrez. Dopodiché èarrivato in Occidente l’oroscopo cinese, che invece degli astriricorre agli animali, dice Marabini. Effettivamente, confermaGutiérrez, ricorre ad alcuni animali: la capra, il maiale. Non hobisogno che me li elenchi, Gutiérrez, dice Marabini, basta chesiano animali. Ricorrono persino al drago, un animale mitolo-gico, dice Gutiérrez. So molto bene cos’è un drago, Gutiérrez,dice Marabini, ma non siamo qui per parlare dell’oroscopo ci-nese, l’ho preso solo come esempio. Gutiérrez annuisce in si-lenzio e attende che Marabini ampli la sua spiegazione. Mara-bini non si fa attendere. Dopodiché vennero altri oroscopi, dialtri paesi. C’è l’oroscopo maya, dice Marabini, e l’oroscopo az-teco, credo. Quello maya, conferma Gutiérrez. D’accordo, quel-lo maya, dice Marabini, voglio che me ne faccia uno lei. Un oro-scopo maya? domanda Gutiérrez. No, Gutiérrez, si indigna Ma-rabini, lei non capisce niente, l’oroscopo maya è già stato fatto,voglio un oroscopo nuovo. Nuovo? domanda Gutiérrez. Nonripeta tutto quello che le dico, Gutiérrez, dice Marabini, un oro-scopo nuovo è un oroscopo nuovo. Può essere l’oroscopo que-chua o l’oroscopo egizio, scelga lei, a suo piacere, Gutiérrez.

Marabini appoggia le mani sulla scrivania. È il gesto di Ma-rabini quando è sul punto di alzarsi in piedi. Appoggia le ma-ni sulla scrivania e in questo modo si spinge. Gutiérrez si alza

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quasi nello stesso momento di Marabini, sebbene senza l’aiutodelle mani. Sono entrambi in piedi ora. Gutiérrez timidamen-te domanda: Non mi dà nulla, Marabini? Darle cosa, Gutiér-rez? vuole sapere Marabini. Non so, esita Gutiérrez, del mate-riale sull’oroscopo quechua o sull’oroscopo egizio. Lei fa trop-pe domande, Gutiérrez, si indigna Marabini. Come posso dar-le qualcosa che non esiste? Non le ho appena detto che deve in-ventarlo lei? Non vuole essere uno scrittore, Gutiérrez? do-manda Marabini e prima che Gutiérrez risponda, afferma: Tut-ti gli scrittori inventano. Marabini indica la parete su cui sonoappese le foto dei celebri scrittori. Quelli si trovano lì, dice Ma-rabini, perché hanno saputo inventare. Inventi, Gutiérrez, in-venti se vuole essere uno scrittore. Inventerò, Marabini, diceGutiérrez e gli tende la mano destra. Marabini fa lo stesso. Ledue mani si stringono. Più che un saluto sembra stiano siglan-do un patto. Un ultimo dettaglio, Gutiérrez, dice Marabini, ognidue o tre pagine inserisca una riga con sei numeri diversi, diuna o due cifre. Alla gente piace giocare, sa? Sarà fatto, dice Gu-tiérrez, ogni tre pagine sei numeri. Magari farà diventare mi-lionario uno dei suoi tanti lettori, dice Marabini. Tutto è possi-bile, dice Gutiérrez.

Fuori le nuvole di tempesta sono completamente scompar-se. Ora splende il sole e sebbene la temperatura sia ancora bas-sa, è una giornata che invita a camminare. È quello che si pro-pone di fare Gutiérrez. È pronto a fare il giro completo del-l’isolato. In quest’occasione due propositi spingono Gutiérrez:trovare, finalmente, il luogo dove lavorano i correttori e rin-contrare Ivana o quella donna che tanto somigliava a Ivana.Dall’ultima volta che l’ha vista, Gutiérrez non può toglierseladalla testa. Questo non va bene, soprattutto adesso che Gutiér-rez deve occupare il suo tempo con l’oroscopo, quechua o egi-zio, che Marabini gli ha appena commissionato.

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Gutiérrez compie il rito di fare un giro completo dell’isola-to. Non trova il luogo dove lavorano i correttori; non incontraneanche Ivana o quella donna che tanto somigliava a Ivana. Maalmeno il giro dell’isolato è servito a qualcosa. Gutiérrez ha de-ciso che l’oroscopo sarà quechua. Sale sull’autobus ansioso diarrivare a casa. Dovrà documentarsi sulla vita di questo popo-lo amerindio che visse sulla cordigliera delle Ande. Sarannogiorni di duro lavoro.

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XIV

Marabini non ha dato nessun materiale a Gutiérrez. Inventi,Gutiérrez, tutti gli scrittori inventano, gli ha detto Marabini.Malgrado una simile verità, Gutiérrez ha deciso di far ricorsoalla sua biblioteca. Non la biblioteca che tiene nascosta nell’ar-madio della stanza da letto. In questo momento Gutiérrez si in-cammina verso la biblioteca del soggiorno, quella alla vista ditutti. Gutiérrez pensa che in questa biblioteca troverà il mate-riale adatto.

La ricerca dà i suoi frutti. Gutiérrez ha recuperato due vali-di titoli: Civiltà precolombiane e Viracocha riscattato. Il primo èun grosso volume di quattrocentosessantasei pagine, pubbli-cato da Tarimas Edizioni per la collana Enciclopedia dell’uo-mo che trionfa, copyright 1928. Civiltà precolombiane è una ri-cerca realizzata dallo storico francese Pierre Duchiez, espertoin culture indigene scomparse. La traduzione di Civiltà preco-lombiane è di J.G.C. Figurano solo le iniziali. Gutiérrez pensa aquesto tale J.G.C., alla poca ansia da protagonismo di J.G.C. Do-po aver tradotto le quattrocentosessantasei pagine scritte daPierre Duchiez, J.G.C. ha deciso di figurare solo con le iniziali;ha celato il suo nome. Qualcosa del genere succede con lo stes-so Gutiérrez. Per i suoi sconosciuti lettori, Gutiérrez a volte èBill Ryan o Giovanni Storza o John McMillar o Simone Mar-chand, dipende dal libro che ha scritto. Sono scelte. Sebbeneuna cosa sia tradurre e un’altra, ben diversa, scrivere. Gutiérrezsa che quando pubblicherà il romanzo autentico che pensa discrivere, si lascerà alle spalle Bill Ryan e Giovanni Storza e John

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McMillar e Simone Marchand. Il romanzo autentico che Gu-tiérrez pensa di scrivere apparirà con il vero nome di Gutiérrez.Qualcosa che non avviene, pensa Gutiérrez, con questo taleJ.G.C.; perché J.G.C. è un traduttore e non uno scrittore. Un’al-tra cosa che sconcerta Gutiérrez è la collana in cui hanno inse-rito Civiltà precolombiane. Perché un libro che parla di culturaindigena americana si trova nella collana Enciclopedia del-l’uomo che trionfa? Non si può dire che gli Inca abbiano trion-fato. Forse si tratta di una decisione dei correttori. È possibi-lissimo che nel 1928, Tarimas Edizioni abbia avuto dei corret-tori severi come quelli della casa editrice per cui lavora ora Gu-tiérrez.

Viracocha riscattato è un volume con un minor numero di pa-gine. Centoquarantotto in totale, indice e bibliografia compre-si. È stato pubblicato nel 1956 da Risorgere Editore, nella col-lana Altri mondi. Una collana che, stando a quanto si legge, rac-coglie “Libri meravigliosi e accessibili per l’uomo del nostrotempo”. Alphons van Hemel, originario di Eindhoven, Olanda,è l’autore di Viracocha riscattato. Il libro forse è stato scritto inneerlandese. Sebbene questa sia una mera supposizione, vistoche nel copyright non figura il titolo originale; non figura nem-meno il nome del traduttore. La copertina di Viracocha riscattatoè a colori vivaci e di autentico cattivo gusto. Gutiérrez la trovamolto simile alle copertine dei suoi stessi libri. Quei libri cheGutiérrez immancabilmente rilega in finta pelle azzurra e cu-stodisce nella biblioteca nascosta nell’armadio della stanza daletto. La quarta di Viracocha riscattato è un pochino più sobria.Alcune strane figure, impossibili da decifrare, incorniciano untesto dai caratteri gotici. Gutiérrez legge il testo. “Alphons vanHemel” legge Gutiérrez “non ha bisogno di presentazioni: ri-nomato esponente del mentalismo, grazie ai suoi libri è dive-nuto un personaggio popolare e la personalità più rilevante tra

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quanti studiano gli enigmi delle religioni incaiche e preincai-che.” Gutiérrez legge che “Alphons van Hemel, con il suo stilediretto e piacevole, con un linguaggio piano e privo di fronzo-li, spiega come e perché nacque la fede in Viracocha, il Signo-re Maestro dell’Universo”. Gutiérrez legge anche che “Alphonsvan Hemel giunge a sorprendenti conclusioni che lo hannocondotto a un passo dalla scomunica da parte delle autorità va-ticane”. Gutiérrez ignora se alla fine questa sentenza sia stataeseguita e gli interessa poco se sia stata eseguita oppure no. Gu-tiérrez non ha mai negato il suo agnosticismo e non c’è motivoperché Marabini venga a sapere che Gutiérrez, per confezio-nare l’oroscopo quechua, abbia consultato un libro stigmatiz-zato dalla Chiesa cattolica. Gutiérrez non pensa di includereuna bibliografia nel suo oroscopo quechua. Sarebbe ridicoloun oroscopo con la bibliografia e Gutiérrez, non è superfluo ri-peterlo, odia cadere nel ridicolo.

Prima la ragione, poi la passione, è uno dei dogmi di Gu-tiérrez. Fedele a questo dogma, Gutiérrez chiude Viracocha ri-scattato e apre Civiltà precolombiane. Gutiérrez si sofferma sulquarto capitolo di Civiltà precolombiane: Quechua o quichua? è iltitolo del capitolo. Questa domanda sorprende Gutiérrez. Pier-re Duchiez fornisce subito la risposta. Le vocali del quechua,spiega Pierre Duchiez, variano nella loro pronuncia: la ‘e’ e la‘o’ figurano solo come varianti combinatorie di ‘a’, ‘i’ e ‘u’. Si puòscrivere indifferentemente quechua o quichua, poiché, indiffe-rentemente, si pronunciano allo stesso modo. Una semplicequestione di suono. Tuttavia, com’è ben noto, le parole non so-lo si pronunciano; si leggono anche. Questa questione turba Gu-tiérrez. La grammatica quechua o quichua è stata forgiata daglispagnoli e, com’è ben noto, quasi tutte le parole nella lingua spa-gnola si pronunciano così come sono state scritte. Motivo percui Gutiérrez non sa se optare per quechua o quichua.

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Al di là di questa questione fonetica, Gutiérrez intuisce chele popolazioni quechua o quichua (come si preferisce) sono piùimportanti di quanto pensasse inizialmente. Gutiérrez pensa-va che le popolazioni quechua o quichua fossero simili ai Te-huelche o ai Comechingones. Gutiérrez pensava che i Quechuao Quichua fossero una semplice tribù cacciatrice, come i Te-huelche, o una semplice tribù raccoglitrice, come i Comechin-gones. Niente di tutto ciò. Grazie a Pierre Duchiez, Gutiérrezscopre che le popolazioni quechua si estesero per vasti territo-ri dell’America Latina e scopre che la lingua quechua continuaa essere parlata da milioni di persone in Perù, in Bolivia, inEcuador, in Cile e nel nord est dell’Argentina. Gutiérrez scoprel’importanza assunta dalle popolazioni quechua o quichua pri-ma e dopo l’arrivo del conquistador spagnolo, ma non capisce sele popolazioni quechua o quichua avessero, prima o dopo que-sto arrivo, qualche conoscenza di astrologia. Civiltà precolom-biane non ne fa parola. Non fornisce la minima informazionesull’esistenza di astrologi nel popolo quechua o quichua. Il cuo-re conosce ragioni che la ragione non comprende, pensa Gu-tiérrez e apre di nuovo Viracocha riscattato.

A pagina ventisei di Viracocha riscattato, Alphons van Hemelsostiene che le popolazioni quechua veneravano Viracocha,l’Anziano Uomo dei Cieli, considerato il dio creatore della Ter-ra, degli animali e degli esseri umani. Le popolazioni quechua,dice Alphons van Hemel, avevano anche il culto del Sole, seb-bene lo ritenessero una divinità remota, aliena alle questioniumane. Per le questioni umane, legge Gutiérrez a pagina tren-ta di Viracocha riscattato, le popolazioni quechua ricorrevanoalla Luna. La Luna era un dio maschile, fragile di salute, che siammalava spesso e che moriva e risuscitava costantemente. Ol-tre al Sole e alla Luna, scopre Gutiérrez, le popolazioni quechuaadoravano altre divinità minori, spesso invocate dagli strego-

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ni. Tra queste divinità minori emergevano gli Apu, gli Auki e gliAchachila. Le tre deità vivevano in sontuosi palazzi, costruitisulle cime delle montagne più alte. Le popolazioni quechua oquichua, ha appena scoperto Gutiérrez, avevano un paio di dèiprincipali, alcuni dèi minori e un numero impreciso di strego-ni. Gutiérrez scopre tutto ciò, ma non trova un solo dato suglioroscopi. Chiude Viracocha riscattato e si alza in piedi.

Chi avrebbero consultato per il proprio destino? si doman-da Gutiérrez mentre cammina da una parte all’altra del sog-giorno. Se qualcuno vedesse Gutiérrez in questo momento loconfonderebbe con uno scienziato che deambula dietro a quel-la formula che non riesce a enunciare. Gli stregoni! dice Gu-tiérrez a voce alta e torna subito a Viracocha riscattato. Gutiérrezcrede di aver trovato la formula, ma lo stesso Alphons van He-mel gli leva quest’illusione. A pagina trentacinque di Viracochariscattato Gutiérrez legge che gli stregoni potevano invocare so-lo le divinità minori. La missione degli stregoni era bussare al-la porta degli Apu, degli Auki e degli Achachila, ma non bussa-vano con il fine di conoscere il destino degli uomini, bussava-no per implorare un buon raccolto o il trionfo nella lotta con-tro l’invasore. Gutiérrez non ha più dubbi: le popolazioni que-chua o quichua non avevano astrologi né, di conseguenza, oro-scopi. Un vuoto che Gutiérrez si prepara a colmare. Un compi-to immenso, perché negarlo.

Un po’ più calmo, Gutiérrez si sofferma a pagina ottanta-quattro di Viracocha riscattato. Lì legge che gli astronomi que-chua si erano avvicinati alla reale durata dell’anno solare. Al-phons van Hemel assicura che grazie ad alcuni metodi ancorada chiarire a tutt’oggi, gli astronomi quechua stabilirono unanno solare di 365,2420 giorni. Una differenza insignificanterispetto alla reale durata dell’anno solare che, come tutti sanno,è di 365,2422 giorni. A Gutiérrez, tuttavia, non sembra verosi-

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mile tale esattezza; proprio per questo, per la sua esattezza. Èora di tornare alla ragione. Gutiérrez chiude Viracocha riscatta-to e apre Civiltà precolombiane. Nel capitolo Il calendario occulto,Pierre Duchiez indica che le popolazioni quechua misuravanoil tempo secondo le fasi della Luna, per cui avevano un annodi trecentosessanta giorni, diviso in dodici lune di trenta gior-ni ciascuna. Gutiérrez preferisce quest’opzione.

Il primo passo sarà convertire il vecchio calendario quechuao quichua in un calendario gregoriano. Gutiérrez sa che nes-suno si offenderà per questa metamorfosi: le attuali comunitàquechua o quichua misurano il tempo basandosi sul calendariogregoriano. Gutiérrez rispetterà le dodici lune. Alcune sarannodi trenta giorni, altre di trentuno e solo una sarà di ventotto.Ogni quattro anni, Gutiérrez aggiungerà un giorno a questaluna di ventotto. Gutiérrez dovrà assegnare un nome a ciascu-na luna. Dodici lune, dodici nomi. Quali nomi però? Quelli deipianeti, delle stelle e delle costellazioni sono già stati utilizzatidall’oroscopo tradizionale. In certe cose, Gutiérrez è pragma-tico: se il cielo non basta, bisogna ricorrere alla terra.

Gutiérrez ricorda che l’oroscopo cinese si nutre degli ani-mali della terra. L’oroscopo quechua o quichua, l’ha appenadetto, si nutrirà dei frutti della terra, con i frutti che raccoglie-vano le popolazioni quechua o quichua. Ogni luna avrà il nomedi uno di questi frutti. Quali erano questi frutti? Per alimen-tarsi (in questo coincidono Pierre Duchiez e Alphons van He-mel) le popolazioni quechua o quichua ricorrevano al mais, alpomodoro, alla patata, alla cirimoia e alla zucca. Per darsi for-za, le popolazioni quechua o quichua coltivavano la coca. Lunadel Mais, allora, e Luna della Batata e Luna della Manioca. Gu-tiérrez somma i frutti della terra, sia quelli per l’alimentazionesia quelli per darsi forza, e arriva a undici. Questa cifra non loscoraggia. Ricorre un’altra volta all’oroscopo cinese. Com’è ben

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noto, l’oroscopo cinese ha undici animali reali, dal coniglio al-la tigre, e un solo animale mitologico: il drago. Gutiérrez deci-de di stabilire questa norma nell’oroscopo quechua o quichua.Avrà undici frutti reali, dalla patata alla zucca, e un solo fruttomitologico: l’Utsu Laika.

Questo frutto mitologico è una pura invenzione di Gutiér-rez. Utsu Laika è una voce quechua o quichua che in spagnolopuò essere letta come “peperoncino stregone”. Gutiérrez ha de-ciso che l’Utsu Laika avrà il dono di provocare il fulmine e lagrandine. Gutiérrez decide anche che l’Utsu Laika sarà una di-vinità ambivalente. Con identica energia, l’Utsu Laika distrug-ge o protegge i raccolti; tutto dipende dal colore che mostranell’istante in cui appare. Neanche gli stregoni più saggi, hadeciso Gutiérrez, sono capaci di prevedere quell’istante. L’UtsuLaika è molto simile al Ccoa, conosciuto anche come “Il Gattodegli Spiriti”, tipica creatura della mitologia quechua. Motivoper cui l’Utsu Laika non sarebbe una pura invenzione di Gu-tiérrez. Gutiérrez confida che i lettori del suo oroscopo non siaccorgano di questo dettaglio. Forse lo noteranno i correttori,e forse lo correggeranno; ma questo già riguarda esclusiva-mente i correttori.

Gutiérrez ha quindi adesso gli elementi essenziali per com-porre l’oroscopo quechua. Gutiérrez mette a posto Civiltà pre-colombiane e mette a posto Viracocha riscattato (libri che gli so-no stati di enorme utilità) e salva quello che ha scritto nella car-tella BRUTTE COPIE del suo programma di scrittura. Gutiérrezchiude il programma, ma non spegne il computer. Adesso Gu-tiérrez sta per entrare in internet. Si propone di cercare in re-te elementi nuovi sulle popolazioni quechua o quichua. Gu-tiérrez cerca su Yahoo e su Altavista. Sotto la voce quechua ci so-no cinquemilaseicentoundici siti. Gutiérrez può scegliere daun corso di quechua, fornito dall’Academia de quechua Yachay

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Wasi, fino a foto, canzoni, poesie e barzellette andine. Gutiér-rez è oppresso da tanto materiale. Decide che per il suo oro-scopo basta il materiale raccolto e abbandona il motore di ri-cerca, ma non abbandona internet.

Simulando un’indifferenza superflua, perché nessuno loguarda, Gutiérrez decide di indossare le vesti di Conan. È unadecisione sorprendente. O forse no. Forse Gutiérrez pensavadi calarsi nelle vesti di Conan fin dal primo momento in cui èentrato in internet. Andare su Yahoo a cercare informazionisulle popolazioni quechua o quichua forse è stata solo una ba-nale scusa per poi entrare nel programma di chat. Questo lo saunicamente Gutiérrez. La cosa certa è che in questo momento,Conan, il Cimmero, annuncia il suo arrivo nel gruppo dellachat. Lì trova Beto, Jordi e Paloma. Conan si connette con Be-to, Jordi e Paloma. Per un po’ fanno riferimento a temi di pocaimportanza. Tuttavia, dinanzi a ogni parola scritta e dinanzi aogni parola letta, Conan immagina che in qualsiasi momentoentrerà Dolores. Sono vane speranze. Conan rimane connessocirca mezz’ora con Beto, Jordi e Paloma. Per tutto questo tem-po non si ha la minima notizia di Dolores. Conan non chiede diDolores, non è una domanda degna dell’Eroe di Cimmeria. Be-to, Jordi e Paloma non nominano Dolores neanche una volta.Conan capisce che entrare in internet è stato inutile, per cui siritira dal gruppo e torna a essere Gutiérrez.

Sebbene Gutiérrez lo dissimuli, si avverte un certo malesse-re nei suoi gesti. Forse è un buon momento per fare una cam-minata. Potrebbe essere una camminata salutare-sportiva, ungiro completo dell’isolato che aiuterà la salute di Gutiérrez eche metterà un po’ di ordine nelle sue idee. L’assenza di Dolo-res lo preoccupa. Gutiérrez guarda l’orologio, è tardi. Gutiér-rez vive in un quartiere desolato, con strade desolate. Pochis-sima gente gira per quelle strade di giorno e nessuno di notte.

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Gutiérrez decide che non è conveniente uscire a quest’ora. Nonperché abbia timore dei fantasmi o degli spiriti maligni. Gu-tiérrez, come ogni artista che si rispetti, è in grado di crearecreature mitologiche per il suo oroscopo, creature mostruoseper i suoi romanzi del terrore e creature interstellari per i suoiromanzi di fantascienza. Gutiérrez crea queste creature, manon ci crede affatto. Gutiérrez non ha paura dei personaggi mi-tologici, mostruosi o interstellari. Per le strade desolate peròpossono apparire personaggi reali. Gutiérrez decide di rima-nersene a casa. Si è appena versato un bel bicchiere di latte e apasso lento si dirige verso la finestra che dà sulla parete cieca.Per un attimo pensa di nuovo a Dolores. Gutiérrez pensa chenon ha motivo di scoraggiarsi, forse domani incontrerà Dolo-res in rete. Gutiérrez decide di tornare al computer per dedi-carsi un’altra volta all’oroscopo quechua o quichua. Gutiérrezha ritrovato la calma e si accinge a continuare il lavoro; è note-vole come aiutino un bicchiere di latte e una parete.

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XV

Decisamente, quechua. Gutiérrez scarta quichua e opta perquechua. Non è stata una decisione facile. Gutiérrez è vissutonell’indecisione tra quechua o quichua per cinque giorni. Qui-chua gode degli stessi diritti di quechua. Tuttavia quechua si ègeneralizzato, è una semplice ragione d’uso. Quechua ha ac-quisito una popolarità che è stata negata a quichua. Gutiérrezpensa che le maggioranze non sempre hanno ragione. Sce-gliere quichua era, questo è chiaro, un atteggiamento dissi-dente, significava mettersi contro le maggioranze. Senza dub-bio Requejo avrebbe scelto quichua. Gutiérrez non vuole esse-re etichettato come ribelle. Dopo cinque giorni di indecisione,Gutiérrez sceglie quechua.

Il libro si chiamerà Oroscopo quechua. L’accezione quichuaè definitivamente bandita dal volume, come se non fosse maiesistita. In certi tipi di libri – oroscopi, autoaiuto, chiroman-zia, eccetera – i correttori di solito aggiungono un sottotitolo.Gutiérrez appunta tre sottotitoli possibili: La verità definitiva,L’altipiano segna il tuo destino e Un modo millenario di scoprireil futuro. Quello che a Gutiérrez piace di più è Un modo mille-nario di scoprire il futuro. Gutiérrez immagina la copertina dellibro. Sullo sfondo, un disegno del sole o della luna; potrebbeandar bene persino il disegno di qualche divinità minore: unApu o un Auki. Sopra questo sfondo, in evidenza, Oroscopoquechua, e sotto, a caratteri più piccoli, Un modo millenario discoprire il futuro. Gutiérrez immagina la copertina, anche senon vale la pena perdere tempo in fantasie. Il libro sicura-

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mente uscirà con un’altra illustrazione e con un altro titolo. Econ un altro testo, dice Requejo a Gutiérrez, quando si incon-trano casualmente in strada o in qualche libreria o in un ne-gozio qualsiasi. Gutiérrez preferisce non discutere di questoargomento con Requejo. Queste sono le regole. Gutiérrez losapeva fin dal primo momento in cui ha cominciato a lavora-re per la casa editrice.

Ora Gutiérrez si prepara a scrivere. È seduto davanti al suotavolo e un faretto illumina la cartellina di fogli a quadretti uti-lizzati per gli appunti. Questa cartellina è un po’ come la brut-ta copia delle brutte copie. Un deposito di parole che non ser-vono a niente o a ben poco. Tuttavia, mentre Gutiérrez le ap-punta, risultano di notevole valore. Queste parole possono es-sere essenziali nei momenti di pura creazione. In momenti co-me questo, senza andare troppo lontano. Ora Gutiérrez rivedei suoi appunti, la luce cade sulle parole scritte nei fogli a qua-dretti e il silenzio è totale.

A Gutiérrez non piace lavorare con la musica. Quando scri-ve, preferisce il silenzio assoluto e quando non scrive, anche.Nella casa di Gutiérrez non c’è un solo apparato di musica, nonun solo CD di musica né niente che riguardi la musica. Di que-sto discutono Gutiérrez e Requejo quando si incontrano ca-sualmente in strada o in qualche libreria o in un negozio qual-siasi. “Dove c’è musica non può esserci nulla di cattivo”, San-cio Panza lo disse alla Duchessa nella seconda parte del Chi-sciotte, dice Requejo, ma a Gutiérrez non fa né caldo né freddo.“L’uomo che non ha musica in sé stesso, né è commosso dalconcerto di dolci suoni, è adatto ai tradimenti, agl’inganni, al-le rapine”, lo dice Lorenzo a Jessica nel quinto atto del Mercan-te di Venezia, dice Requejo, ma Gutiérrez continua a rimanereindifferente. Sono i tuoi autori, insiste Requejo, ma nemmenocosì riesce a convincere Gutiérrez.

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Gutiérrez non rinuncia alla musica per mero capriccio o peruna semplice questione di gusti, Gutiérrez rinuncia alla musi-ca con argomenti sensati. Gutiérrez non riesce a capire comecon appena sette note, combinate in un modo o nell’altro, si ot-tengano suoni che rallegrino o emozionino (a seconda del ca-so) chi la ascolta. Qualcosa del genere avviene nella scrittura,dice Requejo. Non è uguale, dice Gutiérrez. È uguale, spiegaRequejo, combinando sette note puoi comporre da una canta-ta fino a un concerto e combinando ventisette lettere puoi com-porre da un sonetto fino a un romanzo. Ti rendi conto che èuguale? domanda Requejo. Non è uguale, dice Gutiérrez. Èuguale, ripete Requejo: la combinazione di lettere forma la pa-rola e la combinazione di parole forma il testo. Non è uguale, ri-sponde Gutiérrez, la letteratura si traduce, la musica no. Ma sipuò arrangiare, dice Requejo, la musica si arrangia. Visto così,i correttori sarebbero gli arrangiatori dei testi che componeGutiérrez. Quest’idea, in fondo, seduce Gutiérrez: arrangiarerisulta meno violento di correggere.

Ora Gutiérrez né arrangia né corregge; semplicemente, scri-ve. Gutiérrez prepara le predizioni astrologiche per il prossi-mo anno. Gutiérrez sta determinando il destino dei suoi ano-nimi lettori. Finora, Gutiérrez ha determinato il destino deglianonimi lettori nati sotto cinque differenti lune: quella delMais, della Manioca, della Cirimoia, della Batata e della Zucca.Gutiérrez ha composto quasi la metà del libro. Gli resta solo ungiorno per completare le restanti lune. È tempo di occuparsidella Luna dell’Utsu Laika, l’unico frutto mitologico dell’oro-scopo quechua che Gutiérrez sta creando.

I nati sotto la Luna dell’Utsu Laika, raccomanda Gutiérrez,devono realizzare i loro sogni più audaci e dovranno lasciarsicondurre dallo spirito intuitivo che li caratterizza. Conviene,consiglia Gutiérrez, ascoltare il battito del proprio cuore e os-

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servare il volo degli uccelli nel cielo. Con precisione ma senzaslancio, parola per parola, Gutiérrez traccia il destino dei let-tori nati sotto la Luna dell’Utsu Laika. Poi traccerà il destinodei lettori nati sotto la Luna della Patata, poi il destino dei let-tori nati sotto la Luna della Coca e così via fino ad arrivare allaLuna del Chayote, l’ultima di tutte. Gutiérrez nel suo intimo siritiene un creatore, come altro si può definire qualcuno in gra-do di segnare il destino degli altri? Tuttavia, ogni creatore sistanca, lo stesso Yahweh ha riposato il settimo giorno. Gutiér-rez decide di fare una sosta nel cammino, salva quello che hascritto nel disco rigido del computer e si alza in piedi, con il sa-lutare proposito di stirarsi le gambe.

Gutiérrez cammina da una parte all’altra del soggiorno. Sequalcuno guardasse Gutiérrez in questo momento, se qualcu-no si soffermasse sull’espressione pensierosa di Gutiérrez, pen-serebbe che Gutiérrez si trovi in pieno processo creativo. Sequalcuno guardasse Gutiérrez in questo momento e pensasseche Gutiérrez si trovi in pieno processo creativo, si sbagliereb-be da cima a fondo. Gutiérrez cammina da una parte all’altradel soggiorno con espressione pensierosa, ma cammina senzapensare a nulla. Neanche questo è vero: è impossibile non pen-sare a nulla. Gutiérrez sta pensando a Dolores. Perché Gutiérrezpensa a Dolores nel bel mezzo della scrittura dell’oroscopo que-chua? È una domanda alla quale deve rispondere Gutiérrez.

Anziché rispondere, Gutiérrez torna al computer, si siede eguarda lo schermo. Tutto sta a indicare che continuerà a scri-vere il suo oroscopo quechua. Tuttavia, non è così. Gutiérrezha deciso di indossare le vesti di Conan. È mezzogiorno e nonè il momento migliore perché l’Eroe di Cimmeria navighi peril cyberspazio. A quest’ora non incontrerà né Jordi né Beto néPaloma e, soprattutto, non incontrerà Dolores. Il barbaro guer-riero dell’Era Hyboriana fa ugualmente il suo ingresso nel pro-

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gramma di chat. Entra con la speranza di trovare Jordi, Beto ePaloma e, soprattutto, di trovare Dolores. Nell’angolo destrodello schermo appaiono i nomi di chi sta chattando. Non ci so-no né Jordi né Beto né Paloma e, soprattutto, non c’è Dolores.I miracoli accadono solo nella letteratura. Conan si ritira da in-ternet e torna a essere Gutiérrez. Gutiérrez cammina di nuovoda una parte all’altra del soggiorno.

Se qualcuno guardasse Gutiérrez in questo momento, pen-serebbe che Gutiérrez si trovi in pieno processo creativo. Tut-tavia, non è così. Gutiérrez in questo momento non si trova inpieno processo creativo. Gutiérrez in questo momento è presoda una di quelle crisi che con frequenza affligge i creatori. Gu-tiérrez non sa come continuare il suo oroscopo quechua. Glimancano ancora cinque lune e gli resta solo questa domenica,il pomeriggio e la notte di questa domenica. Non è molto, maè meglio di niente. Gutiérrez arresta la marcia e, deciso, si di-rige verso il computer. Si posiziona davanti al computer, aprela cartella Oroscopo quechua e comincia a lavorare con la Lu-na del Pomodoro. Gutiérrez scrive: I nati sotto il segno dellaLuna del Pomodoro sono individui introversi, con un’accen-tuata timidezza e timorosi del futuro. Gutiérrez legge quantoha scritto e immediatamente corregge: anziché timorosi del fu-turo mette timorosi di quello che verrà. Il processo creativo siè rimesso in moto, i timori sono cosa del passato.

Sono quasi le dodici della notte. Gutiérrez mette il punto fi-nale al suo oroscopo quechua. Si è allontanato dal computersolo per bere un bicchiere di latte e mangiare quattro crackerintegrali. Ora Gutiérrez sente quel vuoto angosciante che ognicreatore prova dinanzi a un’opera conclusa. In realtà, il vuotodi Gutiérrez non è motivato dall’opera conclusa. Dolores, l’as-senza di Dolores, è la causa del vuoto che sente adesso Gutiér-rez. Rare volte Gutiérrez soffre questo tipo di vuoto. La pastic-

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ca notturna è il miglior antidoto. Gutiérrez si mette la pasticcanotturna sulla lingua, la fa dolcemente scivolare in gola, si met-te al letto e spegne la luce. Santo rimedio, in pochi minuti Gu-tiérrez si addormenta. Gutiérrez non sogna o, almeno, non ri-corda mai quello che sogna. Motivo per cui risulta impossibileparlare dei sogni di Gutiérrez.

Ora è lunedì e tutto è tornato alla normalità. Gutiérrez cer-ca i suoi occhiali, si alza dal letto, prende la pasticca diurna e sidirige verso il bagno. La doccia è breve e la colazione anche,quasi quanto la doccia. Gutiérrez butta nella spazzatura i restidi cracker rimasti nel piatto; poi lava il piatto e la tazza. Gu-tiérrez espelle il dischetto dal computer. Spegne l’unica luce ac-cesa, esce dal suo appartamento e chiude la porta a chiave condoppia mandata. Gutiérrez sente che la vicina del 2°C lo osser-va dallo spioncino. Gutiérrez reprime quel gesto osceno che in-vece la vicina del 2°C meriterebbe, ignora l’ascensore e si diri-ge verso le scale. Dopo una giornata di lavoro sedentario, è con-sigliabile un po’ di ginnastica. Ora Gutiérrez si trova in stradae non incrocia quasi nessuno per i nove isolati che percorre fi-no alla fermata dell’autobus. Il viaggio in autobus non ha nul-la degno di nota. Durante il viaggio Gutiérrez pensa a Dolores,ma solo a tratti; evocazioni senza importanza.

La giornata sembra propizia per Gutiérrez. Marabini lo ri-ceve con un bel sorriso e con un gesto gentile lo invita a seder-si. Gutiérrez si siede. Mi hanno elogiato la prima parte del suooroscopo inca, dice Marabini. Quechua, corregge Gutiérrez,oroscopo quechua. Insomma, quello che è, dice Marabini, que-chua o inca, me l’hanno elogiato. Gutiérrez è sul punto di do-mandare chi glielo abbia elogiato, ma non domanda nulla, fasolo un piccolo inchino di gratitudine. Spero avvenga lo stessocon la seconda parte, dice Marabini. Non ne dubiti, rispondeGutiérrez, consegna il dischetto a Marabini e gira leggermen-

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te lo sguardo verso la parete su cui si trovano le foto degli scrit-tori veri. Gutiérrez è convinto che la sua foto sarà esibita suquella parete molto presto. Mi permetta di dubitarne, dice Ma-rabini. Gutiérrez sobbalza. Dubitare di cosa? domanda Gutiér-rez, allarmato. Dubitare che la seconda parte sia buona come laprima, dice Marabini, lei di solito mi sgarra nella seconda par-te. Non sarà questo il caso, dice Gutiérrez, tranquillo. Speriamodi no, dice Marabini. Qui cala il silenzio. Gutiérrez non osarompere questo silenzio. È Marabini a romperlo. Mi dica, Gu-tiérrez, domanda Marabini, lei è sposato? Gutiérrez è sorpresoda questa domanda, ma non indugia nella risposta. No, diceGutiérrez, non sono sposato. Ha figli? domanda Marabini. No,dice Gutiérrez, non sono sposato. Cosa c’entra, Gutiérrez, diceMarabini, si può essere padre senza essere sposati. No, Mara-bini, non sono padre di nessuno, dice Gutiérrez, almeno cheio sappia. Gutiérrez, lei è omosessuale? domanda Marabini. Perdio, Marabini! dice Gutiérrez, mi piacciono le donne, come aqualsiasi uomo normale. Gli omosessuali non sono forse nor-mali? domanda Marabini. Gutiérrez capisce di aver appenacommesso un grande errore: forse Marabini è omosessuale.Non dico questo, dice Gutiérrez. Lo dica, Gutiérrez, lo dica sen-za problemi, autorizza Marabini, quegli individui non sononormali, non possono essere normali. Per niente, afferma Gu-tiérrez. Cala un altro silenzio. Sta pensando a un libro sugliomosessuali? domanda Gutiérrez. Sì e no, dice Marabini, stia-mo pensando a un volume di autoaiuto per uomini soli, fa lostesso che siano omo o eterosessuali; l’aspetto essenziale è chevivano da soli. Interessante, dice Gutiérrez. Si rende conto, Gu-tiérrez, che oggigiorno cresce sempre di più il numero di per-sone che vivono da sole? dice Marabini. Me ne sono reso con-to, ammette Gutiérrez. Non possiamo ignorare questo formi-dabile numero di potenziali lettori, dice Marabini. Non pos-

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siamo ignorarli, ammette Gutiérrez. Lei stesso, dice Marabini,lei stesso vive da solo, vero, Gutiérrez? Vivo da solo, confermaGutiérrez. Per questo abbiamo pensato a lei, dice Marabini, leiè la persona indicata per redigere Finalmente solo. Finalmentesolo? domanda Gutiérrez. Così si chiamerà il libro, dice Mara-bini. Dovrà parlare delle comodità che si ottengono vivendo dasoli, Gutiérrez, in centoventi pagine, senza illustrazioni. Sonomolte, dice Gutiérrez. Sono quelle consuete in un volume diquesta collana, dice Marabini. Dico che sono molte le comodi-tà che si ottengono vivendo da soli, dice Gutiérrez. È compitosuo riversarle in questo libro, dice Marabini. Avrò del materia-le? domanda Gutiérrez. Marabini gli porge una busta, nontroppo voluminosa. Qui ci sono alcune cose che possono ser-virle, dice Marabini. Grazie, dice Gutiérrez. Anche se io credoche la sua esperienza le basterà, aggiunge Marabini. La miaesperienza basterà, conferma Gutiérrez. Marabini annuiscecon un movimento del capo e si alza in piedi. Gutiérrez capisceche il colloquio è terminato e anche lui si alza in piedi. Mara-bini e Gutiérrez si stringono la mano. A lunedì, dice Gutiérrez.Non è necessario che venga lunedì prossimo, dice Marabini.Gutiérrez non capisce. Mi porti il libro pronto tra quindici gior-ni, dice Marabini. Gutiérrez capisce. Senz’altro, dice Gutiérreze si dirige verso la porta. Sta per aprire la porta quando sentela voce di Marabini. Gutiérrez, dice Marabini, mi viene da pen-sare che questo libro sarà un quadro della sua vita. Mi sbaglio?domanda Marabini. Non si sbaglia, risponde Gutiérrez, senzaguardare Marabini. Gutiérrez mente e non vuole che Marabi-ni lo scopra.

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Gutiérrez cammina disorientato. Mai prima d’ora Marabiniaveva detto a Gutiérrez: “Gutiérrez, mi porti il libro prontotra quindici giorni.” Fino a stamattina, tutti i libri che Gutiér-rez aveva scritto – narrativa, in qualsivoglia delle sue diverseforme, volumi di autoaiuto, biografie, trattati scientifici, ec-cetera – li aveva consegnati in due volte: un lunedì la prima;il lunedì successivo, la seconda. Questa modalità di consegnanon vale esclusivamente per Gutiérrez: accomuna tutti ighost-writer della casa editrice. Per alcuni ghost-writer il gior-no di consegna è il martedì, per altri il mercoledì, per altri ilvenerdì. Gutiérrez deve consegnare il lunedì, tutti i lunedì,senza eccezioni. Gutiérrez non si è mai domandato perché glitoccasse il lunedì e non, ad esempio, il mercoledì o il giovedì.Forse i giorni furono stabiliti a sorte o forse si tratta sempli-cemente di un capriccio di Marabini. Gutiérrez non ha rispo-sta a questa domanda. D’altra parte, Gutiérrez non si era maiposto questa domanda. Neanche adesso se la pone. Ci sonocerte cose che Gutiérrez accetta così come sono. Altre, invece,le accetta perché appartengono al puro ordine della logica.Consegnare l’originale in due volte, ad esempio, appartiene alpuro ordine della logica. Si consegna in questo modo per unoscopo predefinito: controllare l’andamento del libro. Ma con-trollarlo per cosa? si è appena domandato Gutiérrez. A partequell’esperienza sgradevole, quando Marabini gli restituìl’originale di Spari solitari, “Cosa mi combina, Gutiérrez?” glidisse quella volta Marabini e Gutiérrez quella volta notò una

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certa delusione nelle parole di Marabini. A parte quell’espe-rienza sgradevole, che non si è mai più ripetuta, i libri scrittida Gutiérrez sono sempre stati accettati così come Gutiérrezli aveva consegnati. Non gli hanno mai restituito un origina-le affinché vi apportasse la pur minima correzione. I corret-tori si occupano di fare queste correzioni. Allora, per qualemotivo Gutiérrez deve consegnare gli originali in due volte,un lunedì la prima parte, il lunedì dopo la seconda e ultima?È una norma della casa editrice. Gutiérrez è stato assunto perscrivere libri, non per contestare norme.

Tuttavia, Marabini ha appena infranto l’inflessibile normadella consegna settimanale. Gutiérrez non ha la minima idea delperché Marabini abbia infranto questa inflessibile norma. Gu-tiérrez sa solo che il prossimo lunedì non verrà in casa editrice edè questo che davvero lo disorienta. Per la precisione, il prossimolunedì doveva fare un giro completo dell’isolato della casa edi-trice. Potrebbe farlo lo stesso. Non c’è niente e nessuno che glie-lo impedisca. Cosa succederebbe però se all’improvviso, nel belmezzo del suo giro, Gutiérrez incrociasse Marabini? Cosa logi-camente possibile. Marabini non vive nella casa editrice. Per ar-rivare fin lì Marabini deve uscire in strada. È logicamente possi-bile che Marabini incroci Gutiérrez. Quale spiegazione potreb-be dare Gutiérrez a Marabini se Marabini domandasse a Gutiér-rez: “Cosa sta facendo da queste parti, Gutiérrez?” Nessuna spie-gazione. Gutiérrez non può dire a Marabini: “Sto cercando la ta-na in cui, si dice, lavorano i correttori.”

Gutiérrez si è fermato all’incrocio, disorientato. Se pren-desse a destra andrebbe direttamente verso la fermata dell’au-tobus, cioè quello che dovrebbe fare da programma. Se pren-desse a sinistra, comincerebbe il suo giro dell’isolato, cioè quel-lo che dovrebbe fare lunedì prossimo. Gutiérrez esita. Nel dub-bio, astieniti, suggerisce la saggezza popolare. Gutiérrez però

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non si astiene. Marabini ha violato le regole, per cui può vio-larle benissimo anche Gutiérrez. Gutiérrez sceglie la strada disinistra e comincia a camminare, confondendosi tra le perso-ne che come lui camminano lungo questa strada questo lune-dì a mezzogiorno. Gutiérrez guarda impassibile da una parte edall’altra. Nessuno, assolutamente nessuno, può immaginareche Gutiérrez in questo momento cerchi la tana in cui, si dice,lavorano i correttori.

Gutiérrez arriva all’altro incrocio. Lungo questo tragitto, havisto quattro adolescenti, tre ragazzi e una ragazza, seduti sul-la soglia di una porta. I quattro adolescenti stavano in silenzio,ognuno assorto nei propri pensieri. Gutiérrez aveva guardatoi quattro adolescenti di sghembo, era stata un’occhiata fugace,ma sufficiente a notare che avevano tutti una bottiglia di birrain mano. Gli adolescenti non guardarono Gutiérrez. Tuttavia,non appena passato oltre, Gutiérrez aveva sentito il loro sguar-do sulla schiena. Gutiérrez stava per voltarsi, ma non lo fece.Chi gli assicurava che quegli adolescenti non fossero corretto-ri? Si dice che i correttori siano zoppi, che l’essere zoppo siauna condizione essenziale per un correttore. Gutiérrez, mal-grado l’occhiata fugace, vide che quegli adolescenti, a partel’aspetto trasandato, non sembravano avere nessun difetto.Tuttavia, Gutiérrez non ha scartato la possibilità che quegliadolescenti fossero correttori. La leggenda dei correttori zop-pi era nata da una voce che, come accade di solito con le voci,si era diffusa rapidamente. La voce diceva che i correttori zop-picassero. Con il tempo questa voce, come accade di solito conle voci, finì per trasformarsi in un dato reale. I dati reali nonsono sempre veri. Motivo per cui quegli adolescenti trasanda-ti, potevano benissimo essere correttori. O magari non eranocorrettori, ma potevano benissimo essere i cerberi della tanadei correttori. Gutiérrez pensò che si trovavano lì, birra in ma-

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no, per impedire a qualsiasi intruso di entrare nella tana. Gu-tiérrez è arrivato all’incrocio con quest’idea. Ora si incamminalungo il nuovo isolato.

Gutiérrez incrocia una coppia di anziani che cammina apasso lento. L’uomo sembra cieco o almeno ha gli occhi persinel vuoto, come di solito hanno i ciechi. Tuttavia, l’uomo nonha un bastone bianco, come di solito hanno i ciechi. Dal cantosuo, la donna che lo accompagna non ha quell’aspetto di guida,come di solito hanno le donne che accompagnano i ciechi.L’uomo che sembra cieco e la donna che lo accompagna resta-no indietro. Ora Gutiérrez incrocia una madre che trascina afatica il figlio, un ragazzino scalmanato che si divincola comeun ossesso. Gutiérrez non riesce a distinguere se il ragazzino ri-da o pianga. Gutiérrez non incrocia nessun altro essere viven-te, né umano né animale, fino alla fine dell’isolato. Gutiérrezarriva al nuovo incrocio senza aver scovato la tana in cui, si di-ce, lavorano i correttori.

Gutiérrez dovrebbe sentirsi sconfortato, ma in realtà non loè. Senza sconforto ma convinto che non troverà la tana, Gu-tiérrez arriva all’ultimo incrocio. Un nuovo fallimento, sebbe-ne forse non lo consideri un fallimento. Questo lunedì non erail giorno destinato alla ricerca della tana in cui, si dice, lavora-no i correttori. Gutiérrez non lo considera un fallimento. Gu-tiérrez attraversa la strada e si dirige verso la fermata dell’au-tobus. Tutto torna alla normalità.

Il percorso segue le stesse strade, nella stessa città con lestesse persone. Persone con la propria storia e a cui interessapoco quella degli altri. Questo pensiero è di Requejo. Gutiérrezsi sorprende che, proprio adesso, nel bel mezzo del tragitto inautobus, gli venga in mente questo pensiero di Requejo. Nonc’è motivo di allarmarsi. Gutiérrez sta per cominciare a scrive-re il libro che gli ha commissionato Marabini. Si tratta di un

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volume dedicato specificamente agli uomini soli, un libro diautoaiuto per gli uomini soli. Requejo è un uomo solo. È natu-rale, allora, che Gutiérrez pensi a Requejo, proprio adesso chesta per iniziare a scrivere un libro dedicato agli uomini soli. MaRequejo è davvero un uomo solo? Le volte in cui Gutiérrez eRequejo si incontrano casualmente in strada o in qualche li-breria o in un negozio qualsiasi, Requejo è solo. Gutiérrez nonha mai visto Requejo in compagnia di qualcuno. Questo signi-fica che Requejo è un uomo solo? No di certo. Requejo non hamai visto Gutiérrez in compagnia di qualcuno, questo, tutta-via, non significa che Gutiérrez sia un uomo solo. Bisogna te-ner conto del fatto che le apparenze ingannano. Magari Re-quejo è un uomo sposato, è possibile che Requejo sia padre ditre bambini, due maschietti e una femminuccia. Gutiérrez im-magina di incontrare Requejo con sua moglie e i suoi figli inun parco giochi. È un Requejo diverso. Un Requejo allegro espensierato. Un Requejo felice, in una parola. Questo può suc-cedere nell’immaginazione di Gutiérrez, ma non nella realtà.Gutiérrez non va mai nei parchi giochi.

Ora Gutiérrez entra nel suo appartamento. Accende la lucee controlla se c’è qualche messaggio nella segreteria telefoni-ca. Non c’è nessun messaggio nella segreteria telefonica. Tut-to è tale e quale a come Gutiérrez lo ha lasciato prima di usci-re. È come se il tempo non fosse passato dentro l’appartamen-to di Gutiérrez. Tuttavia, il tempo è passato. Il bicchiere del lat-te e il piatto che Gutiérrez aveva lasciato bagnati nello scola-piatti si sono asciugati. Sul tavolo da lavoro di Gutiérrez si è de-positato un pulviscolo nuovo che non c’era quando Gutiérrezha lasciato l’appartamento. Gutiérrez soffia via il pulviscolo,bagna il bicchiere del latte e bagna il piatto. Gutiérrez rimetteun’altra volta il bicchiere del latte e il piatto nello scolapiatti.Tutto è come prima. Tuttavia, il tempo è passato.

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Il tempo non è motivo di preoccupazione per Gutiérrez. Ma-rabini gli ha commissionato un libro di autoaiuto per uomini so-li, non un libro sul tempo. Gutiérrez apre la busta che gli ha da-to Marabini. Ci trova articoli fotocopiati dedicati agli uomini so-li; ci trova anche un paio di statistiche e i risultati di un sondag-gio realizzato dieci anni fa. Poco o niente. Gutiérrez si versa unbicchiere di latte e con il bicchiere in mano si dirige verso la fi-nestra. Guarda a lungo la parete cieca, poi beve un sorso di lat-te. “Questo libro sarà un quadro della sua vita” gli ha detto Ma-rabini. Gutiérrez non ha voglia di dipingere la sua vita.

Ora Gutiérrez si sistema davanti al computer, ma non lo ac-cende. Apre la cartellina di fogli a quadretti e si prepara ad ap-puntarsi alcune annotazioni preliminari. Solitario, appunta Gu-tiérrez. Cosa si intende per solitario? si domanda Gutiérrez, mainvece di appuntare questa domanda, appunta alcune conclu-sioni relative a questa domanda. In linea di principio, appuntaGutiérrez, qualcuno può vivere da solo e non necessariamenteessere un solitario. Ci sono moltissimi solitari che vivono conqualcuno e non per questo perdono la loro condizione di solita-ri. Gutiérrez sottolinea condizione di solitari e subito dopo ap-punta: allo stesso modo ci sono moltissimi uomini che vivonoda soli e che, tuttavia, non possono essere considerati solitari.Gutiérrez si sente inquadrato all’interno di quest’ultimo para-metro. Gutiérrez vive da solo. Questa circostanza, tuttavia, nongli impedisce di avere degli amici. Gutiérrez ha per lo meno unamico. Sebbene lo incontri solo casualmente in strada o in qual-che libreria o in un negozio qualsiasi, Gutiérrez considera Re-quejo suo amico. Gutiérrez ricorda spesso la sua relazione conIvana. Gutiérrez di solito rievoca i momenti belli e brutti vissuticon Ivana. Chi vive con i propri ricordi non può essere conside-rato un solitario. Nell’ultimo cassetto della sua scrivania, Gu-tiérrez tiene The woman from 42nd St. Ogni volta che Gutiérrez ha

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bisogno di un momento di piacere (cosa naturale in qualsiasi uo-mo), Gutiérrez carica il CD-ROM nel suo computer. Sullo schermoappare l’irresistibile Margaret, con l’ameno proposito di fornir-gli un momento di piacere. Non può essere considerato un soli-tario chi sa viversi i propri momenti di piacere. Gutiérrez, sottoil nome di Conan Il Magnifico, chatta in internet. Con il nome diConan Il Conquistatore, si è fatto dei cyber amici incondiziona-ti: Jordi, Beto, Killer, Paloma e Dolores. Addirittura c’è una pro-babile storia d’amore tra Conan Il Guerriero e Dolores. Può es-sere considerato un solitario chi ha un amico nello spazio realee vari amici nel cyberspazio? Può essere considerato un solitariochi possiede nella testa i ricordi di una donna e possiede le for-me inalterabili di un’altra donna nel suo CD-ROM? Marabini hacommissionato a Gutiérrez un manuale di autoaiuto per uomi-ni soli. Marabini ha detto a Gutiérrez che questo libro sarà unquadro dello stesso Gutiérrez. Gutiérrez ha una casa conforte-vole e un lavoro sicuro. Cos’altro può desiderare? Decisamente,Gutiérrez non è un solitario.

Gutiérrez però deve scrivere un manuale di autoaiuto peruomini solitari. Il manuale si chiamerà Finalmente solo, sebbe-ne non sarà affatto un ritratto di Gutiérrez. Marabini può be-nissimo pensare che il libro commissionato a Gutiérrez sarà unritratto vivente di Gutiérrez. Gutiérrez non ha motivo di con-traddire i pensieri di Marabini. Gutiérrez è professionale quan-to basta da far credere a Marabini che Finalmente solo, il ma-nuale di autoaiuto che si accinge a scrivere su commissione diMarabini, è un ritratto vivente di Gutiérrez. Gutiérrez chiude lasua cartellina di appunti e accende il computer, va al program-ma di scrittura e scrive: Chi fa da sé fa per tre. Non è una catti-va idea iniziare il libro con questa sentenza colorita. Gutiérrezha quindici giorni per scrivere Finalmente solo. La macchina siè messa in moto.

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XVII

Non sarà mai solo chi è in grado di stare con sé stesso, scriveGutiérrez. Una magnifica frase, perché negarlo, per chiudereFinalmente solo. Dopo due settimane di lavoro, Gutiérrez puòmettere il punto finale. Lo mette e subito dopo attiva l’opzioneCONTEGGIO PAROLE del suo programma di scrittura. In menodi un secondo compaiono sullo schermo i risultati: Finalmentesolo consta di 90 pagine che contengono 26.740 parole, com-poste in tutto di 162.570 caratteri, distribuiti in 150 paragrafi,per un totale di 2.800 righe. Un libro perfetto, dalle dimensio-ni adeguate.

È quasi la mezzanotte di domenica e Gutiérrez non ha mo-tivo di dissimulare il suo entusiasmo. Se fosse un po’ più espres-sivo potrebbe persino fare i classici saltelli di gioia. Gutiérrezperò è fatto così, per cui si limita a dare dei colpetti di gioia. Gu-tiérrez utilizza il mignolo, l’anulare, il medio e l’indice dellamano sinistra e il mignolo, l’anulare, il medio e l’indice dellamano destra per dare dei colpetti di gioia sul tavolo del com-puter. Ancora una volta Gutiérrez ha rispettato le scadenze pat-tuite, domani consegnerà il suo nuovo libro a Marabini. Gu-tiérrez è un autentico professionista, perché negarlo.

Gutiérrez chiude Finalmente solo, ma non spegne il compu-ter. Per quale motivo Gutiérrez non spegne il computer? Perchéin questo momento Gutiérrez è tormentato da un dubbio. Dauna parte, pensa che potrebbe lavorare al suo romanzo segre-to. Dall’altra, pensa che potrebbe navigare in internet. È mez-zanotte ed è il momento perfetto per incontrare i suoi amici del

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cyberspazio. Gutiérrez ha voglia di lavorare al suo romanzo se-greto; tuttavia sa bene che si merita un momento di svago. Trail lavoro e lo svago vince lo svago. Anche se non è per svagarsiche Gutiérrez entra in internet. Gutiérrez (o meglio, Conan,perché a partire da questo istante Gutiérrez cessa di essere Gu-tiérrez per essere Conan) entra in internet con la speranza ditrovare Dolores. L’eroe di Cimmeria non sopporta la prolun-gata assenza di questa donna per la quale, non c’è ragione dinasconderlo, nutre una simpatia speciale. Conan arriva nelgruppo della chat convinto di trovare finalmente Dolores. Il re-sto è semplice: la inviterà a parlare in privato. E in privato ledichiarerà i suoi sentimenti.

Nel programma di chat ci sono Jordi e Beto. Conan non siscoraggia. Conan è arrivato! scrive e subito dopo aggiunge :o e:)), gli smiley che indicano grido e risata. I suoi amici del cy-berspazio non tardano a rispondere.

JORDI: Che bello averti tra noi, amico!BETO: Era ora, grand’uomo, dove eri finito?Carico di lavoro, scrive Conan, ma Beto non gli crede.BETO: Non fare il modesto, confessa che sei andato a fare

conquiste!Conan non può deludere il suo amico. Qualche conquista

pure c’è stata, scrive e attende la risposta. È Jordi a rispondere.JORDI: Conquistatore, una fanciulla ha chiesto di te. Ieri e

giovedì, mi sa.BETO: Anche martedì. Si vede che aveva molta voglia di in-

contrarti.Conan legge le parole di Jordi e le parole di Beto. Le legge

più volte. Conan sa che deve dissimulare la sua gioia. Doman-da chi fosse quella dama che lo cercava, ma non aggiunge :), losmiley che indica felicità. Arriva la risposta di Beto.

BETO: Non te lo immagini?

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Conan pensa a Dolores. A Dolores che chiede di Conan: Chesi sa di Conan? Dov’è Conan? avrà chiesto Dolores. Anche senon ha aggiunto lo smiley che indica felicità, Conan si sentefelice. Ora interviene Jordi.

JORDI: Tu la conosci bene.Conan sorride soddisfatto. Scrive: Non ho idea di chi possa

essere questa donna. Sta per aggiungere ;-), cioè lo smiley cheindica un ghigno complice, ma non lo aggiunge. Conan attendela risposta di Beto e la risposta di Jordi. Prima risponde Beto.

BETO: Paloma.Poi risponde Jordi.JORDI: Paloma.Mi lusinga che Paloma mi cerchi, scrive Conan e, ora sì, ag-

giunge ;-), cioè lo smiley che indica il ghigno complice. In re-altà, avrebbe dovuto digitare :(, ovvero lo smiley che indica tri-stezza. Conan sa che certe cose non hanno motivo di diventa-re di dominio pubblico. Pensa a Dolores, ma non può espri-mere i suoi pensieri e men che mai i suoi sentimenti. Né Jordiné Beto hanno detto una sola parola su Dolores, come se Dolo-res non fosse mai esistita. Il cyberspazio manca di memoria.

Nei quindici minuti seguenti Jordi e Beto discutono di unnuovo virus che attacca il BIOS della scheda madre. Conan ap-prova o disapprova, a seconda del caso, sebbene gli interessipoco o niente l’esistenza di questo nuovo virus. Beto è il primoad abbandonare la chat; subito dopo lo segue Jordi. Conan ri-mane da solo. Per dieci minuti attende invano l’arrivo di Dolo-res. Ha gli occhi fissi sullo schermo e pensa a chissà cosa. Fi-nalmente chiude il programma, spegne il computer e torna aessere un’altra volta Gutiérrez.

Il soggiorno è rimasto al buio. Gutiérrez va alla finestra.Scorre la tenda e guarda verso la parete cieca. Sta piovendo edè notte fonda. La parete cieca non si riesce a vedere. Gutiérrez

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la immagina. Non c’è molto da immaginare. La parete cieca èuna semplice parete cieca di colore blu scuro, sbrecciata in al-cuni punti; nient’altro. Gutiérrez immagina la parete cieca epensa a Dolores. Gutiérrez pensa che Dolores, quella che in-sieme a Jordi, Beto, Killer e Paloma si trova nel cyberspazio, èmeno reale dell’altra Dolores, quella che si trova a Siviglia, vi-cino al Santissimo Cristo del Desamparo y el Abandono. Gutiérrezha visto quella Dolores di Siviglia su internet così com’è, irre-sistibile al centro dell’altare. Gutiérrez non ha mai visto la Do-lores del cyberspazio. Una si trova ancora nella chiesa; l’altranon si trova più nel cyberspazio. Gutiérrez capisce di averlaperduta.

Gutiérrez ricorda che si perde solo quello che non si è maiposseduto. Gutiérrez ha sempre posseduto Dolores nei suoipensieri e lì continuerà a possederla. Magari un giorno Doloressi convertirà in un personaggio, ma non in un qualsiasi perso-naggio di uno dei romanzi scritti da Gutiérrez su commissione.Dolores, così com’è nei pensieri di Gutiérrez, dovrebbe essereun personaggio del romanzo autentico che Gutiérrez si pro-pone di scrivere. Gutiérrez accende la luce, cerca la pasticca, sela mette sulla lingua e la manda giù con un sorso d’acqua. Gu-tiérrez ha la bocca secca. Se ne va a dormire pensando che do-mani sarà un altro giorno.

Oggi è un altro giorno. È lunedì, sono le undici di mattina eGutiérrez entra in casa editrice. Per strada restano tracce dellapioggia notturna, ma il sole si occuperà di cancellarle in menodi un’ora. Gutiérrez saluta il portiere e sale all’ufficio di Mara-bini. Gutiérrez bussa due volte alla porta e attende l’ordine diMarabini. Gutiérrez sprizza ottimismo, non resta nulla, non unsolo residuo della notte precedente. Anche Marabini sembraottimista. Si sieda, Gutiérrez, si sieda, dice Marabini. Gutiérrezlascia sopra la scrivania di Marabini il dischetto dov’è salvato

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Finalmente solo; dopodiché si siede. Marabini prende in manoil dischetto e lo guarda a lungo, come se potesse leggere le26.740 parole ivi raccolte. Nessun problema? domanda Mara-bini. Nessun problema, è esattamente come me lo ha chiestolei, dice Gutiérrez. Non se ne sarà andato per la tangente, do-manda Marabini. Per niente, dice Gutiérrez. Lei a volte se neva per la tangente, dice Marabini. Non in questo caso, assicu-ra Gutiérrez. È un suo ritratto, Gutiérrez? domanda Marabini.Be’, un ritratto... esita Gutiérrez, noi scrittori ricorriamo sem-pre alla nostra esperienza. Non mi racconti frottole, Gutiérrez,mi vuole dire che lei è stato una volta cowboy, detective priva-to, marziano, cavaliere medievale, spia sovietica, corsaro in-glese, serial killer, monaco tibetano... continuo con la lista, Gu-tiérrez? Per favore, Gutiérrez, non mi racconti frottole. Noiscrittori, dice Gutiérrez e indica la parete su cui sono appese lefoto degli autori della casa editrice, abbiamo questo dono. Leicrede che raccontare frottole sia un dono, Gutiérrez? si indi-gna Marabini. Non parlo di raccontare frottole, spiega Gutiér-rez, mi riferisco a quel misterioso dono che abbiamo noi scrit-tori. Quale dono? domanda Marabini. Possiamo creare miglia-ia di personaggi, dice Gutiérrez. Gli scrittori, dice Marabini,non lei, Gutiérrez. Anch’io, pensa Gutiérrez, ma non lo dice.Gutiérrez approva con piccoli movimenti del capo le parole diMarabini. Non si scoraggi, Gutiérrez, dice Marabini, sono si-curo che ha fatto un buon lavoro, che si tratti o no di un ritrat-to della sua vita. Non ne dubiti, dice Gutiérrez. D’altra parte,dice Marabini, a chi potrebbe interessare la sua vita, Gutiérrez?

È vero quello che ha detto Marabini: la vita di Gutiérrez èpriva di interesse. E che dire allora della vita di Requejo e del-la vita di Ivana, persino della vita di Marabini? Sono interes-santi le vite di Requejo, di Ivana o di Marabini? Tutto dipendeda chi le racconta, pensa Gutiérrez, anche se a volte non suc-

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cede nulla e non c’è niente da raccontare. Non c’è mai nulla daraccontare, dice Requejo a Gutiérrez quando si incontrano ca-sualmente in strada, in qualche libreria o in un negozio qual-siasi. È solo una favola raccontata da un idiota, piena di rumo-re e di furore. Questa forse è l’unica cosa rilevante che ha det-to il tuo famoso Cigno dell’Avon, dice Requejo. Gutiérrez pre-ferisce non discutere. Gutiérrez si limita a raccontare storie, lopagano per raccontare storie, non per essere il personaggio diqueste storie.

Marabini appoggia le mani sulla scrivania. Questo gesto in-dica che Marabini sta per alzarsi, che il colloquio sta per giun-gere al termine. Marabini si spinge con le mani e si alza in pie-di. Anche Gutiérrez si alza. Ora Marabini dovrebbe commis-sionare un nuovo libro a Gutiérrez. Non c’è un solo foglio sul-la scrivania di Marabini. Gutiérrez non vede nessuna busta,non vede neanche cartelline con fotocopie di appunti e di arti-coli di giornale. Questo materiale in genere è molto importan-te quando si lavora con biografie, piccoli saggi o volumi di au-toaiuto. Gutiérrez suppone che il nuovo libro sarà di narrati-va, magari un giallo o un western, potrebbe essere persinoun’avventura di spie.

Marabini non batte ciglio e non dice una sola parola. Nondice: “Gutiérrez, dovrà scrivere...” come ha detto altre volte. Ècome se Marabini in questo caso cedesse la parola a Gutiérrez.Quale sarà il prossimo libro? domanda Gutiérrez, facendo usodella parola. Non ci sarà un prossimo libro, risponde Marabi-ni. Non capisco, dice Gutiérrez. Cos’è che non capisce? do-manda Marabini. Che non ci sarà un prossimo libro, dice Gu-tiérrez, non capisco che non ci sarà un prossimo libro. È facileda capire, dice Marabini, non c’è un prossimo libro. Perché?domanda Gutiérrez, ho commesso qualche grave errore? Hofatto qualcosa che non dovevo fare? Niente affatto, assicura

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Marabini. Non siete soddisfatti del mio lavoro? domanda Gu-tiérrez. Niente affatto, assicura Marabini, lei è uno dei nostriuomini migliori, Gutiérrez. Non esiste la minima lamentelacontro di lei. Meticoloso, puntuale, silenzioso, rispettoso, ob-bediente. Magari tutti i ghost-writer di questa casa editrice fos-sero come lei, Gutiérrez. E allora? domanda Gutiérrez. Alloraquesto è quanto, Gutiérrez, risponde Marabini, quanto le hoappena detto: non c’è nessun libro. Faccia conto che si prendeuna settimana sabatica. La prossima settimana ci sarà un libro?domanda Gutiérrez. O magari la prossima ancora, rispondeMarabini, per cui non sarebbe una, sarebbero due le settimanesabatiche. Lei si merita un po’ di riposo, Gutiérrez. Ha il dirit-to di uscire con sua moglie e con i suoi figli. Sono solo, dice Gu-tiérrez, non ho moglie, non ho neanche figli. Certo! Alla finesolo, dice Marabini, prende il dischetto che Gutiérrez gli ha la-sciato e lo agita davanti alla faccia di Gutiérrez. Finalmente so-lo, corregge Gutiérrez. È uguale, dice Marabini, è la stessa soli-tudine.

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XVIII

E adesso? si domanda Gutiérrez. Marabini ha appena rotto laroutine, per cui questo lunedì sarà diverso da tutti i lunedì vissutida Gutiérrez negli ultimi anni. Quanti anni? Non è possibile az-zardare una cifra esatta, ma sono stati molti. La cosa grave è chenon soltanto questo lunedì sarà diverso per Gutiérrez, sarà di-verso anche il martedì e sarà diverso il mercoledì e lo saranno ilgiovedì e il venerdì e il sabato e la domenica. Compreso il pros-simo lunedì. Marabini non ha assicurato a Gutiérrez nessun li-bro per il prossimo lunedì.

Sebbene non abbia mai trovato quel numero di tre cifre che,secondo i ricercatori dell’Università del Minnesota, potrebbestabilire se qualcuno è felice o meno, Gutiérrez, fino ad oggi, siconsiderava un uomo felice. Aveva un lavoro stabile e creativo,aveva buoni amici nel cyberspazio e si incontrava spesso con ilsuo amico Requejo in strada, in qualche libreria o in un negozioqualsiasi. Gutiérrez si credeva fortunato con le donne, aveva sa-puto guadagnarsi la simpatia di Dolores e di Paloma, e per queimomenti di pura passione (naturale in ogni uomo) poteva con-tare sul CD-ROM di Margaret; a rigor di termini, l’unica amicaintima di Gutiérrez. Gutiérrez aveva ambizioni segrete. Adesempio, scrivere il romanzo autentico o incontrare Dolores aldi fuori del cyberspazio. Gutiérrez si credeva un uomo felice. Èperò bastato che Marabini rompesse la routine perché tuttocrollasse.

Non è semplice accettare un cambiamento di routine. Si po-trebbe argomentare che ora Gutiérrez avrà tutto il tempo del

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mondo per continuare a scrivere il romanzo segreto o che ini-zierà, finalmente, a scrivere il romanzo autentico. Ma chi ga-rantisce a Gutiérrez che proprio durante questa settimana lo vi-siteranno le muse? Gutiérrez, sebbene non lo abbia mai detto,crede nelle muse. Sa che una cosa è scrivere libri su commissio-ne, un tot di pagine al giorno, e un’altra, ben diversa, è scriverelibri che vengono pubblicati con il nome dell’autore, persino conla foto dell’autore nella bandella o nella quarta di copertina. Gu-tiérrez sa che per scrivere quei libri è essenziale la visita dellemuse e le muse, questo Gutiérrez lo sa benissimo, non arrivanoun giorno qualsiasi e a qualsiasi ora.

Si potrebbe argomentare che Gutiérrez avrà più tempo perchattare, per uscire a camminare o per incontrare Requejo. So-no argomenti validi, ma che cadono sotto il loro stesso peso. Gu-tiérrez (in realtà Conan) chatta di notte. È vero che qualche vol-ta lo ha fatto di giorno, ma lo ha fatto per incontrare Dolores,non per la chat in sé. In quanto a uscire a camminare, Gutiérrezcammina per tre ragioni specifiche: 1) Per andare in casa editri-ce; in questo caso, percorre diciotto isolati (nove all’andata e no-ve al ritorno) dal suo appartamento fino alla fermata dell’autobuse viceversa. 2) Per trovare il luogo dei correttori; in questo caso,fa un giro completo dell’isolato della casa editrice. 3) Per mette-re in pratica quello che gli aveva opportunamente consigliato ilmedico; in questo caso, esegue un giro completo dell’isolato incui vive.

Stando così le cose, Gutiérrez non potrà camminare fino allafermata dell’autobus che lo porta in casa editrice. Gutiérrez nonha nessun libro da consegnare in casa editrice. Gutiérrez nonpotrà neanche fare il giro completo dell’isolato della casa editri-ce perché questa settimana non è in programma. A Gutiérrez re-sterebbe solo la camminata salutare-sportiva, ma è impossibilefare una camminata di questo calibro in una sola giornata. Per

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quanto concerne gli incontri con Requejo, questi incontri av-vengono sempre casualmente. Gutiérrez è incapace di affronta-re le capricciose leggi del caso.

Una settimana difficile. Basta guardare Gutiérrez, soffermarsiun istante sui tratti di Gutiérrez, per capire che sta vivendo unodei momenti più difficili della sua vita. Gli occhi, dicono, sonolo specchio dell’anima. Non c’è luce negli occhi di Gutiérrez. Èpur vero che gli occhi di Gutiérrez non si sono mai distinti per illoro luccichio. In quanto al fatto che Gutiérrez stia vivendo unodei momenti più difficili della sua vita, perché questa afferma-zione abbia fondamento, bisognerebbe conoscere a fondo la vi-ta di Gutiérrez, sapere della sua infanzia e della sua adolescenza,sapere quali sono stati i suoi amori impossibili e quali i suoi de-sideri frustrati. Poco o niente si sa di Gutiérrez. Si sa che ha l’am-bizione di scrivere il romanzo autentico e che desidera incon-trarsi con Dolores nello spazio reale; si sa che prende una pa-sticca blu quando si corica e un’altra pasticca, sempre blu, quan-do si alza; si sa che si fa la doccia tutti i giorni, gli piace il latte emangia frugalmente. Queste sono le uniche cose che si sanno diGutiérrez. Dovrebbe essere lo stesso Gutiérrez a fornire maggioriinformazioni. Forse ha riversato qualcosa nel romanzo segretoche sta scrivendo o forse riserverà il tutto per il romanzo auten-tico che pensa di scrivere. La verità è che finora poco o niente sisa di Gutiérrez, per cui dire che Gutiérrez stia vivendo uno deimomenti più difficili della sua vita è pura letteratura, una frasefatta tanto per dire qualcosa.

Ma non tutto è perduto. Gutiérrez è appena uscito dalla casaeditrice. Oggi dovrebbe fare il giro completo dell’isolato. Dopoquesto giro, si suppone, verranno i problemi reali. Gutiérrez sa-lirà sull’autobus e agli occhi di chiunque guardi Gutiérrez, que-sto sarà un viaggio identico a quello degli altri lunedì. Tuttavia,il viaggio sarà simile, ma non identico. Questa volta, Gutiérrez

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non avrà con sé una busta con le informazioni sul libro che de-ve scrivere. Non porterà con sé una busta con le informazioni,semplicemente perché Marabini non gli ha commissionato al-cun libro. Si potrebbe argomentare che non sempre Gutiérrezesce dalla casa editrice con una busta sotto il braccio. QuandoMarabini gli commissiona un testo di narrativa, Gutiérrez nonporta con sé nessuna busta. È vero. Quando Marabini gli com-missiona un testo di narrativa però, Gutiérrez approfitta delviaggio in autobus per pensare alla storia che dovrà scrivere.Questa volta, Marabini non gli ha commissionato nessun ro-manzo, né del far west né di spionaggio né rosa né giallo né ero-tico: a cosa penserà Gutiérrez durante il tragitto in autobus?

È prematuro azzardare cosa penserà Gutiérrez durante il tra-gitto in autobus. Prima di questo tragitto, Gutiérrez deve fare ilgiro completo dell’isolato della casa editrice. Gutiérrez crede chesarà un giro come tutti gli altri, parte di una routine realizzataogni quindici giorni. Gutiérrez pensa che niente cambierà dopoquesto giro. In questo caso, Gutiérrez si sbaglia. Ovviamente pe-rò, Gutiérrez non lo sa, per cui è pronto per il suo giro.

Gutiérrez si volta alla sua sinistra e comincia a percorrere ipochi metri che lo porteranno fino al primo incrocio. Ora si sof-ferma accanto alla buca delle lettere che quasi come una reliquiadel passato resiste in quest’incrocio. Gutiérrez guarda alla suasinistra e alla sua destra, con l’inequivocabile espressione di chista cercando qualcuno. È un’espressione finta, adottata al solofine di disorientare chi stesse eventualmente seguendo i passi diGutiérrez. Non invano Gutiérrez ha scritto numerosi romanzidi spionaggio e numerosi romanzi gialli. Gutiérrez sa con cer-tezza in che modo si possono depistare possibili inseguitori. Cisono diverse tecniche per trarli in inganno. I personaggi di Gu-tiérrez le utilizzano spesso. Guardare verso sinistra e verso de-stra, come chi cerca qualcuno, è una di quelle. Perché nessuno si

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accorga dell’inganno, Gutiérrez cambia tecnica ogni quindicigiorni.

Gutiérrez si accinge a percorrere il secondo isolato, visto cheil tratto di strada dalla porta della casa editrice fino a questo in-crocio si conta come primo. Non c’è quasi nessuno per strada.Gutiérrez vede solo una donna che cammina alcuni metri piùavanti. Gutiérrez scopre che la donna è accompagnata da un ra-gazzino; sembra un ragazzino monello che saltella senza moti-vo. La donna lo sgrida, forse gli ha dato una bella tirata d’orec-chie, perché ora il ragazzino cammina normalmente accanto al-la donna. Sul marciapiede di fronte Gutiérrez vede una coppiainteressata agli articoli esposti in una vetrina. Gutiérrez ignoradi quali articoli si tratti, perché il negozio che li vende non ha in-segna. La donna con il ragazzino entra nella casa che si trova al-l’incrocio dove è appena arrivato Gutiérrez.

In questo nuovo incrocio Gutiérrez mette da parte la tecnicadi guardare a sinistra e a destra, come se cercasse qualcuno. Oraprova un nuovo trucco: simulare la decisione di tornare sui suoipassi. All’improvviso, Gutiérrez retrocede di alcuni passi. Se inquesto momento qualcuno stesse seguendo Gutiérrez si trove-rebbe in serie difficoltà, visto che all’istante se lo ritroverebbe da-vanti. Il tipico caso del cacciatore cacciato. Gutiérrez è appenatornato sui suoi passi e non si è trovato davanti nessuno; in ap-parenza nessuno lo segue. È tempo di mettersi a camminare peril terzo isolato.

Gutiérrez percorre alcuni metri e s’arresta di colpo, come seuna forza misteriosa lo avesse paralizzato. Non si tratta di unnuovo stratagemma per disorientare il presunto inseguitore. Gu-tiérrez si è fermato non per qualcuno che presumibilmente ve-niva da dietro, ma per qualcuno che ha appena visto più avanti.Gutiérrez ha visto una donna che camminava cinquanta metripiù avanti. Gutiérrez è sicuro che quella donna sia Ivana. Un lu-

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nedì di un mese e mezzo fa uguale a questo, Gutiérrez ha vissu-to la stessa situazione. Allora non ha esitato ad andare dietro aquella donna, convinto che si trattasse di Ivana. Cos’aveva spin-to Gutiérrez a seguire Ivana in modo così compulsivo? NeancheGutiérrez potrebbe dare una risposta esatta. La cosa certa è chequel lunedì Gutiérrez ha seguito Ivana. Non si è trattato di uninseguimento prolungato: Ivana è entrata in un palazzo con va-ri appartamenti e lì, sulla porta di quel palazzo, Gutiérrez ne haperso definitivamente le tracce.

Ora Gutiérrez non vuole che la storia si ripeta. Sebbene tuttostia a indicare che si ripeterà. Ivana (o quella donna che Gutiér-rez crede sia Ivana) è appena arrivata sulla porta dello stesso pa-lazzo dove era arrivata quell’altro lunedì, un mese e mezzo fa.Questo lunedì, come l’altro, Ivana apre la porta del palazzo convari appartamenti ed entra. Gutiérrez affretta il passo, quasi cor-re. Con questa mossa, Gutiérrez getta via tutti gli ingegnosi stra-tagemmi architettati finora, ma poco gli importa. Vuole soltan-to arrivare alla porta. Gutiérrez arriva ma, come il lunedì di unmese e mezzo fa, Ivana non c’è. Tuttavia, a differenza di quel lu-nedì, Gutiérrez non abbandona l’inseguimento. La porta è soc-chiusa, Gutiérrez entra nel palazzo.

Gutiérrez attraversa la hall. L’immagine di Gutiérrez si riflet-te nello specchio che riveste una delle pareti. Lo specchio è l’uni-co dettaglio decorativo (nel caso uno specchio possa considerar-si elemento decorativo) di questa hall. Gutiérrez si dirige verso ilpunto in cui, si suppone, si trovi l’ascensore. Vicino all’ascenso-re ci sono le scale che conducono ai piani alti. Quasi accanto al-le scale, come nascosta, si intravede una porta. Tutto sembra in-dicare che da lì si accede allo scantinato dell’edificio. Anche que-sta porta è socchiusa. Gutiérrez la apre. La porta, in effetti , dà ac-cesso alle scale che scendono nello scantinato. Ora Gutiérrez co-mincia a scenderle. Sembrano non avere fine, ma Gutiérrez non

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se ne preoccupa. Man mano che scende aumenta il buio; questosì preoccupa Gutiérrez, ma non si ferma. Gutiérrez è arrivato al-la fine delle scale, il buio è totale. Gutiérrez ignora le dimensio-ni di questo posto, potrebbe trattarsi di un semplice corridoio odi un vasto salone. Gutiérrez non ha modo di saperlo, ma ugual-mente stende le braccia e avanza, cieco. Tutto è silenzio. In lon-tananza, molto in lontananza, brilla una piccola luce. Gutiérreznon esita e si dirige in quella direzione.

Ora Gutiérrez è molto vicino a quella luce. Gutiérrez scopreche si tratta di un cerchio perfetto di non più di venti centimetridi diametro, una specie di sigillo immobile in mezzo al buio. Gu-tiérrez pensa a un raggio laser, ma si disfa subito di questo pen-siero. Davanti agli occhi di Gutiérrez c’è una specie di luce cheGutiérrez non aveva mai visto prima. Gutiérrez continua adavanzare con le braccia tese. Le mani di Gutiérrez toccano unostacolo solido. È un muro. Sul muro qualcuno ha ricavato quel-l’occhio di bue da cui filtra la luce che proviene dall’altra parte.

Gutiérrez sa che deve attraversare questo muro, ma non sacome. Decide di andare verso sinistra, tastando il muro, alla ri-cerca di una porta impossibile. Dopo un bel tratto, quando co-mincia a perdere ogni speranza, Gutiérrez tasta qualcosa che hala consistenza di una tela ruvida e solida; crede sia una tela diolona, ma scopre subito che si tratta di quel tipo di tela pesantecon il quale si fabbricano i sipari. Gutiérrez chiude gli occhi e fascorrere il telone. Ora si trova dall’altra parte. Gutiérrez apre gliocchi e si ritrova in un luogo di cui è impossibile determinare ledimensioni. Un posto dove la luce si perde nell’infinito. È unaluce intensa, aggressiva e calda allo stesso tempo. Gutiérrez haappena risolto un enigma leggendario: il luogo dei correttori esi-ste. I correttori non sono zoppi, nota Gutiérrez.

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XIX

Gutiérrez è un’altra volta in strada. Un momento prima avevacominciato a risalire le scale che lo avrebbero condotto dalloscantinato al pianterreno. Non si vedeva la luce alla fine dellescale: segno inequivocabile che la porta dello scantinato erachiusa. Gutiérrez pensò persino che fosse chiusa a chiave. Leporte dello scantinato devono naturalmente essere chiuse achiave, gli addetti agli edifici sono incaricati di far rispettarequesta legge senza deroghe. Gutiérrez pensò che l’addetto aquesto edificio fosse un uomo rispettoso delle leggi e all’istan-te si immaginò rinchiuso nello scantinato. Rinchiuso lì perchissà quanto tempo, con la sola compagnia di topi e scarafag-gi. Negli scantinati degli edifici della città ci sono topi e scara-faggi; in molti di questi scantinati di solito ci sono addiritturai ratti. Mentre risaliva le scale, Gutiérrez pensò che se la portafosse stata chiusa a chiave, avrebbe dovuto accettare la compa-gnia di topi e scarafaggi; magari anche la compagnia dei ratti.Quando arrivò all’ultimo scalino Gutiérrez si trovò davanti laporta; non c’era più tempo per le speculazioni. Appoggiò la suamano destra sul pomello e cominciò lentamente a farlo girare.Non mormorò nessuna preghiera (Gutiérrez, già è stato detto,è agnostico), ma non dissimulò il sospiro di sollievo quando siaccorse che la porta non era chiusa a chiave. Nella hall del-l’edificio tutto fu più semplice. Gutiérrez si ritrovò al pianoter-ra, dove di solito si trova la gente normale di questo mondo.Gutiérrez camminò verso la porta d’uscita proprio nel mo-mento in cui, come per miracolo, entrava un inquilino del-

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l’edificio. Gutiérrez e l’inquilino dell’edificio farfugliarono unsaluto di cortesia. Ora Gutiérrez è un’altra volta in strada e apasso lento si dirige verso la fermata dell’autobus.

Gutiérrez ha occupato il quarto posto a sedere, dalla partedel corridoio, nella fila di sinistra. L’uomo che viaggia al latodel finestrino non guarda Gutiérrez. Neanche Gutiérrez guar-da l’uomo che viaggia dal lato del finestrino. L’uomo che viag-gia dal lato del finestrino guarda dal finestrino. Gutiérrez, in-vece, ha gli occhi fissi su un punto impreciso, situato qualchemetro più avanti. Forse guarda il cartello che riporta il nume-ro di passeggeri che questo autobus ammette seduti e in piedi,o forse guarda la piastra di metallo su cui compare il nome del-l’impresa che ha costruito questo autobus: una sorta di mar-chio di fabbrica.

Non importa cosa guardi, Gutiérrez ripete i gesti che im-mancabilmente compie a bordo dell’autobus, tutti i lunedì incui Marabini gli commissiona un libro di narrativa. Ora, comequalsiasi lunedì, Gutiérrez viaggia assorto nei suoi pensieri.Tutto sembrerebbe indicare che, come quei lunedì, Gutiérrezpensi al tema del nuovo romanzo che gli ha commissionatoMarabini. Com’è ben noto, però, Marabini non gli ha commis-sionato alcun romanzo. Malgrado questa circostanza, Gutiér-rez viaggia ugualmente assorto nei suoi pensieri. Pensa al suoromanzo segreto. Un romanzo che, si suppone, avrà i corret-tori come personaggi. Gutiérrez ha appena scoperto che il luo-go dei correttori esiste davvero. Non è una semplice fantasia.Gutiérrez ha appena visto i correttori. Questa è la pura realtà.Gutiérrez ha visto questa realtà, adesso non gli resta che rac-contarla.

Si è lasciato dietro il viaggio in autobus, si è lasciato dietroanche i nove isolati che separano la fermata dell’autobus da ca-sa sua. Gutiérrez ha usato l’ascensore per salire i due piani,

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uscendo dall’ascensore sapeva che la vicina del 2°C lo osserva-va dallo spioncino della porta. Gutiérrez ha camminato fino alsuo appartamento senza dar importanza a quello sguardo. Oraè a casa, beve un bicchiere di latte caldo riparatore e si dirigeverso il computer. È tempo di rivelare com’è il luogo dei cor-rettori, dire senza peli sulla lingua come sono i correttori.

Gutiérrez percorre il labirinto che lo conduce fino al file do-ve, sotto un falso nome, custodisce il suo romanzo segreto. Gu-tiérrez scrive la password e attende. Appena pochi secondi e ilsuo romanzo segreto compare sullo schermo. Gutiérrez premecontemporaneamente i pulsanti CONTROL e FINE e si ritrovasubito all’ultima riga che ha scritto del suo romanzo segreto. Apartire da questo momento Gutiérrez digita i tasti senza tre-gua. Si potrebbe affermare che digita i tasti in modo quasi feb-brile, come se fosse realmente posseduto. Mai prima d’ora ave-va scritto così. Non c’è dubbio che Gutiérrez senta l’esigenza diraccontare quello che ha visto.

Nel 1974 Jum’a, un pastore beduino della tribù Ta’amirehscoprì alcuni antichi manoscritti di pergamena e di tela in unagrotta sulla riva nord occidentale del Mar Morto. Quei rotoli,più tardi registrati sotto il nome I Rotoli del Mar Morto, eranopiù di seicento e si trovavano in diversi stati di conservazione.I rotoli erano scritti in ebraico e in aramaico e, oltre a manualidi disciplina e a libri di inni, includevano, quasi intatte, duedelle più antiche copie del Libro di Isaia, e alcuni frammenti ditutti i libri dell’Antico Testamento, a eccezione del Libro di Ester.Le prove paleografiche indicarono che la maggior parte dei do-cumenti era stata compilata in date diverse, a quanto pare, dal200 a.C. fino al 68 a.C. Oggi costituiscono un aiuto inestimabi-le per decifrare il testo originale delle scritture ebraiche. Sonoscritture accreditate.

Jum’a trovò i rotoli per caso. Gutiérrez invece, cercò pa-

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zientemente il luogo dei correttori. Jum’a non ha mai avuto laminima idea di cosa avesse trovato. Gutiérrez, invece, fin dasubito capì l’importanza della sua scoperta. Jum’a era un pa-store analfabeta. Gutiérrez, invece, è uno scrittore che si pre-para a rivelare la verità, senza aggiungere o togliere niente.Sebbene ognuno racconti a suo modo le cose che vede, biso-gnerà prendere per vere le parole di Gutiérrez, visto che, pre-sumibilmente, Gutiérrez è l’unico a conoscere il luogo dei cor-rettori, è l’unico ad aver visto i correttori. Cosa racconta Gu-tiérrez? Impossibile saperlo. Ben poco si può sapere di un ro-manzo che già dal titolo si proclama segreto. Bisognerà confi-dare nel fatto che un giorno Gutiérrez pubblicherà questo ro-manzo. Sicuramente uscirà con un altro titolo. Il luogo dei cor-rettori, ad esempio, o I correttori. Allora, finalmente, si potrà sa-pere quello che ora sta scrivendo Gutiérrez.

Per il momento dovremo immaginare quel testo. Il fervoreche Gutiérrez mette nella scrittura è impossibile da nasconde-re. Ma in che modo si descrive un fervore? O più nel dettaglio:in che modo si descrive il fervore che proprio adesso sente Gu-tiérrez? Non c’è modo. Forse è sufficiente dire che le dita di Gu-tiérrez battono senza tregua sulla tastiera e che gli occhi di Gu-tiérrez sono sempre fissi sullo schermo. Sebbene neanche que-sto sia vero. Gutiérrez ha appena alzato le mani dalla tastiera,appoggia il corpo allo schienale della sedia e apre e chiude ri-petutamente gli occhi, senza dubbio irritati dalla luce delloschermo. Dopo questa veloce operazione sanitaria, Gutiérrezpreme i pulsanti CONTROL e INIZIO. Tutto indica che torna al-l’inizio del suo romanzo segreto, certo al fine di dedicarsi a unalettura di controllo. Per tre minuti, non fa altro che leggere.Quasi al quarto minuto, interrompe la lettura. Sul viso di Gu-tiérrez si avverte un’inconfondibile espressione di sorpresa.Nel testo ci sono aggettivi estranei a Gutiérrez, parole che Gu-

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tiérrez non aveva mai scritto. Qualcuno ha corretto il suo ro-manzo segreto.

Questo è impossibile. Nessuno, proprio nessuno sa di que-sto romanzo. Per arrivarci è necessario percorrere un labirin-to che solo Gutiérrez conosce. Per accedervi è inevitabile scri-vere una password che solo Gutiérrez conosce. Gutiérrez pen-sa a un hacker. Com’è noto, gli hacker invadono le macchinequando la vittima (vale a dire: il proprietario del computer) na-viga in internet. Gutiérrez non rientra in questa categoria. Sulcomputer di Gutiérrez è istallato un sofisticato programma ingrado di scoprire e respingere la presenza di qualsiasi hacker.

In questo momento Gutiérrez manifesta un sentimento co-mune agli esseri umani. Gutiérrez ha dei dubbi. Forse ha scrit-to le parole che ora non riconosce come sue. Nel processo discrittura spesso si intercalano parole estranee al vocabolario dichi scrive. Potrebbero essere utilizzati numerosi argomenti perspiegare questo fenomeno, Gutiérrez preferisce attribuirlo alsonno. È possibilissimo che quando ha scritto questo paragra-fo, si trovasse in quello stato meglio conosciuto come “dormi-veglia”. Vale a dire, a metà strada tra la lucidità e il sonno. Gu-tiérrez pensa che quelle parole furono sognate più che pensa-te e, com’è ben noto, non c’è modo di dominare i sogni.

Sebbene la spiegazione segua una logica assoluta, non rie-sce a eliminare quel dubbio. Al solo fine di dissipare quel dub-bio, Gutiérrez decide di fare una prova. A prima vista si trattadi una prova innocente, quasi infantile, che tuttavia, proprioin virtù di questa ingenuità, può eliminare qualsiasi incertez-za. Gutiérrez apre il block-notes della brutta copia che tiene ac-canto alla tastiera del computer e con una matita a punta finarealizza una dettagliata descrizione dei correttori. Gutiérrezscrive: “Sono individui alti non più di un metro e mezzo, madi quasi cento chili di peso. Indossano vestiti sgargianti che

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creano contrasto con la pelle, pallida e incartapecorita, dellemani e dei visi.” Gutiérrez annuisce con un rapido movimentodel capo, prova inconfutabile che approva quanto ha scritto.Ora, parola per parola, aggiunge questa descrizione in uno deicapitoli del suo romanzo segreto. Il ritratto dei correttori si tro-va già nel disco rigido. Gutiérrez non può evitare un’espres-sione di piacere: la sua descrizione dei correttori è costellata dimenzogne e assurdità. Questa è la trappola.

Gutiérrez spegne il computer, si alza in piedi e si sgranchi-sce il corpo. È un buon momento per fare una camminata sa-lutare-sportiva. Non ci pensa due volte. Verifica che la finestrache dà sulla parete cieca sia ben chiusa e si dirige verso la por-ta. La porta e la finestra sono gli unici due punti da cui si puòaccedere all’appartamento di Gutiérrez. Prima ce n’era un ter-zo: il vano della lavanderia. Da anni però quella vecchia entra-ta è sbarrata da una solida parete di mattoni. Ora Gutiérrez sitrova nel pianerottolo. Ha chiuso la porta a chiave e si dirigeverso le scale. Sa che la vicina del 2°C lo sta guardando, ma gliimporta poco.

La camminata salutare-sportiva trascorre senza nessun det-taglio degno di essere segnalato. Gutiérrez ha compiuto un gi-ro completo dell’isolato ed è di nuovo davanti al portone del-l’edificio. Apre il portone e si dirige verso l’ascensore. Ha l’abi-tudine di scendere a piedi e di salire in ascensore, l’ha adotta-ta come una regola. Gutiérrez rispetta le regole. È il modo mi-gliore di vivere senza scosse, dice di solito Gutiérrez a Requejole volte in cui si incontrano casualmente in strada o in qualchelibreria o in un negozio qualsiasi. Le mucche e gli agnelli vivo-no senza scosse, risponde Requejo. Gutiérrez però non cogliel’allusione. Non si sente né mucca né agnello, motivo per cuiin situazioni come queste preferisce cambiare discorso: un al-tro modo efficace per vivere senza scosse.

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Gutiérrez apre la porta del suo appartamento, accende la lu-ce e verifica che tutto si trovi come lo aveva lasciato prima diintraprendere la camminata salutare-sportiva. Ora si dirigeverso il computer, preme il pulsante d’accensione e si siede adaspettare. Gutiérrez è sicuro che non avrà nessuna scossa. At-traversa il labirinto che lo conduce al suo romanzo segreto,scrive la password e attende che il testo compaia sullo scher-mo. Gutiérrez è sicuro che sarà tutto come sempre, nulla saràcambiato. Gutiérrez si sbaglia.

Gutiérrez preme i tasti CONTROL e FINE e arriva alle ultimerighe del suo romanzo segreto. Gutiérrez ha una scossa. Ci so-no due motivi per questa scossa. Primo, qualcuno gli ha cor-retto il testo. Secondo, chi gli ha corretto il testo ha ripropostola trappola di Gutiérrez: ha realizzato una descrizione dei cor-rettori piena di errori e assurdità. I correttori non sono indivi-dui magri di quasi due metri d’altezza, né indossano vestiti ele-ganti, come ha appena letto Gutiérrez. Non sono così i corret-tori. Gutiérrez lo sa molte bene, perché li ha visti.

Davanti a questa circostanza, non serve a niente andare al-la ricerca di Margaret o lanciarsi in internet per chattare. Lacosa più sana è prendere rapidamente una pasticca blu. Gu-tiérrez vuole credere che sia stato solo un brutto sogno, cam-mina fino al letto e con questa idea si addormenta.

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Gutiérrez spegne la sveglia prima che inizi a suonare, poi guar-da l’ora: le sette meno un quarto. Fuori è ancora notte. Gutiér-rez immagina sia ancora notte. Dal letto è impossibile sapere seè già spuntato il sole. Del resto, anche se Gutiérrez si fosse al-zato dal letto, avrebbe comunque dovuto immaginarlo. L’edifi-cio che si leva davanti all’unica finestra dell’appartamento diGutiérrez è alto più di venti piani. Per sapere se è nuvoloso o sec’è il sole, Gutiérrez deve aprire quella finestra, affacciarsi eguardare verso l’alto. Gutiérrez deve osservare minuziosa-mente il pezzo di cielo che si intravede nel rettangolo formatotra l’uno e l’altro edificio. Neanche così si ottengono dati certi.Una nube può coprire quel rettangolo proprio nel momento incui Gutiérrez guarda. Più di una volta Gutiérrez ha pensato fos-se un giorno nuvoloso quando in realtà era un giorno di sole.Questo disordine, tuttavia, non lo innervosisce. Gutiérrez nonsi preoccupa delle variazioni climatiche. Neanche Conan. Ininternet non ci sono né tempeste né lampi, non esiste né il gior-no né la notte. Le volte in cui Gutiérrez e Requejo si incontra-no in strada o in qualche libreria o in un negozio qualsiasi, nonparlano mai del tempo. Ivana era l’unica persona che parlavacon Gutiérrez della magia delle notti di pioggia o del fascinodei pomeriggi di sole. Per me è uguale sia una cosa sia l’altra, di-ceva Gutiérrez ogni volta che Ivana gli parlava di quella magiao di quel fascino, ma non diceva perché per lui fosse uguale.

Anche adesso per Gutiérrez è uguale. Poco importa che que-sta sia una mattina tempestosa o una mattina di sole. Gutiérrez

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si mette lo stesso gli occhiali, si infila le pantofole, si mette sul-la lingua la pasticca diurna e si dirige verso il bagno. Gutiérrezha deciso di trasgredire una delle sue norme mattutine: ogginon si farà la doccia. È coerente adottare un atteggiamento ri-belle quando, come in questo caso, Gutiérrez ha deciso di de-dicare il suo tempo alla stesura del romanzo segreto. Gutiérrezbeve una sorsata d’acqua con lo scopo di ingerire la pasticca blue si dirige in cucina per fare colazione. Al di là di non essersifatto la doccia, questa mattina sembra identica al resto dellemattine vissute da Gutiérrez. Tuttavia, da qui a un istante, ac-cadrà qualcosa di diverso dal resto delle mattine di Gutiérrez.

Mentre si dirige in cucina, Gutiérrez si accorge che la lucet-ta rossa della segreteria telefonica lampeggia. Qualcuno lo hachiamato e gli ha lasciato un messaggio. Da quando ha instal-lato la segreteria telefonica, anni orsono, Gutiérrez ha ricevu-to solo quattro messaggi. Li ricorda con precisione. Il primoera di un’agenzia di viaggi, gli offriva una crociera ai Caraibi;poteva pagarla in comode rate mensili. Anche il secondo inqualche modo si riferiva a un viaggio. Si trattava di un’offertadi Giardini del Riposo, un cimitero privato in via di espansio-ne che offriva i suoi nuovi loculi a prezzi vantaggiosi. Il terzoera di Ivana, voleva sapere perché Gutiérrez si rifiutasse di ve-derla. È stata l’unica volta in cui ha chiamato. Il quarto era diqualcuno che aveva sbagliato numero: un certo Raúl ricordavaa un certo Santiago che l’indomani alle otto avrebbero dovutogiocare la partita di basket. Il nome di Gutiérrez non è Santia-go e Gutiérrez non ha mai giocato a basket.

Ora la lucetta rossa della segreteria telefonica lampeggia perla quinta volta. Gutiérrez pensa possa essere Dolores. Pensa cheDolores se ne sia andata dal cyberspazio e abbia deciso di rien-trare attraverso la linea telefonica. Questo è impossibile. Dolo-res starebbe chiamando Conan e non Gutiérrez. Conan non ha

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mai lasciato nessun numero di telefono. Nell’Era Hyboriana,d’altra parte, non c’era il telefono. Chi ha chiamato, di conse-guenza, deve essere qualcuno di adesso e di qui. Requejo nonconosce il numero di telefono di Gutiérrez. Requejo una voltaha dato il suo numero di telefono a Gutiérrez, ma Gutiérreznon ha mai dato il suo a Requejo. Magari è Ivana, le donne so-no imprevedibili, o forse Marabini. In casa editrice hanno ca-pito che Gutiérrez è insostituibile e Marabini lo ha chiamatoper chiedergli che, per favore, ritorni.

L’enigma si risolverà non appena Gutiérrez avrà sentito ilmessaggio. Gutiérrez aziona il pulsante della segreteria e si pre-para ad ascoltare. Sarebbe stato meglio non averlo ascoltato.Una voce grave, monocorde, dice: “Nella biblioteca si trova laverità, Gutiérrez. La verità si trova nei libri con la copertinablu.” Gutiérrez non può credere alle sue orecchie, per cui riav-volge il nastro e lo ascolta di nuovo. La stessa voce, lo stesso to-no, lo stesso messaggio.

Gutiérrez vuole credere si tratti di un sogno. Un sognouguale a quello della notte precedente, quando gli era sembra-to di vedere delle correzioni nel suo romanzo segreto. Ora pe-rò Gutiérrez è sveglio. Gutiérrez ha paura. Non quella paurache con tanta lucidità, sotto lo pseudonimo di Enrico Moretti,aveva descritto nel suo libro La Paura, un nemico nascosto, del-la collana La scienza a portata di tutti. Questa è una paura rea-le, difficile da descrivere. Gutiérrez si guarda intorno, gira su séstesso più volte cercando le cause del cambiamento, ma non ècambiato nulla. Le cose si trovano al loro posto di sempre e Gu-tiérrez, come sempre, è solo nel suo appartamento. Gutiérrezcammina verso la stanza da letto. Gutiérrez teme il peggio.

L’armadio che nasconde la biblioteca si trova nella stanzada letto. Oltre all’armadio, nella stanza c’è un letto (in realtà sitratta di un materasso da una piazza e mezza, appoggiato su

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un somier), un cubo di legno che assolve la funzione di como-dino, un baule di media grandezza e una vecchia sedia, senzalucido né pittura né stile definito. La stanza da letto di Gutiér-rez, come si ricorderà, sembra una cella monacale e non ha fi-nestre. Non c’è modo di guardare da fuori. Gutiérrez percorrele pareti della stanza da letto ed esamina ogni minimo detta-glio: una crepa, una macchia o un’incrinatura impercettibile.Gutiérrez si siede sul letto, ora china il corpo per raccogliereun pelucco da terra; con la scusa guarda se c’è qualcosa sotto ilsomier. Non c’è niente. Gutiérrez si alza e si dirige verso il bau-le che si trova ai piedi del letto. Gutiérrez solleva il coperchiodel baule. Ben ordinate, così come Gutiérrez le aveva lasciate,ci sono le stesse cose che Gutiérrez aveva riposto alcuni anniprima. Niente sotto il somier, niente dentro il baule. Resta so-lo l’armadio. Lì si dirige Gutiérrez.

I vestiti appesi nell’armadio coprono la biblioteca che cu-stodisce i libri con la copertina blu. Gutiérrez apre l’anta del-l’armadio. Nella parte interna dell’anta c’è un’asta di bronzoche sorregge un discreto numero di cravatte. Gutiérrez ne sce-glie una, quella con le righe in due diverse tonalità di blu, e lacontempla con attenzione, come se stesse cercando una mac-chia. Mentre cerca la macchia, Gutiérrez di sghembo guardal’interno dell’armadio. Tutto è in ordine: il soprabito, le giacchee i pantaloni sono appesi nelle loro rispettive stampelle, cosìcome Gutiérrez li aveva lasciati. Non c’è nulla da temere, moti-vo per cui Gutiérrez fa scivolare la mano in mezzo ai vestiti eprende un libro. Lo apre e scopre che si tratta di un’avventuradi Charles “Timbo” Lewis, un soldato mercenario che Gutiér-rez ha fatto combattere in diversi paesi dell’America Centrale.Ora Gutiérrez si trova al centro della stanza da letto, con il libroin mano. Se potessimo misurarla, constateremmo che Gutiér-rez si trova nel centro esatto della stanza da letto. Bisognerà at-

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tribuire questa coincidenza al puro caso. Sarebbe stato impos-sibile raggiungere quest’esattezza senza disporre di strumentiadeguati. La cosa certa è che Gutiérrez si trova al centro dellastanza da letto e si accinge a leggere il libro.

Gutiérrez legge una pagina qualsiasi. La faccia di Gutiérrezsi trasforma. Può essere un’espressione di dolore o un’espres-sione di sorpresa. A volte il dolore e la sorpresa si confondono.In questo momento Gutiérrez è confuso, si sforza di accettarequello che ha appena letto in questa pagina qualsiasi. Non puòaccettarlo perché quello che Gutiérrez ha appena letto in que-sta pagina qualsiasi è qualcosa di assolutamente vero, di pura-mente reale. Davanti agli occhi di Gutiérrez scorrono episodidella vita di Gutiérrez che Gutiérrez credeva dimenticati persempre. Nelle pagine di questo libro vengono descritti mo-menti molto intimi di Gutiérrez, che Gutiérrez aveva tenuto na-scosti per tutta la vita. Non ci sono dubbi: il libro narra com’eraGutiérrez, dagli anni della scuola elementare fino ad oggi. Il li-bro parla anche dei genitori di Gutiérrez.

C’è tutto. Gutiérrez si domanda cosa sia successo al resto deivolumi che custodisce nella biblioteca nascosta nell’armadio.C’è un solo modo per saperlo. Gutiérrez si allontana dal centroesatto della stanza da letto, si ferma davanti all’armadio e comese aprisse un sipario scansa le giacche e i pantaloni. Gutiérreztira fuori un altro libro, in questo caso si tratta di un manualedi autoaiuto. Gutiérrez gli dà una veloce sfogliata e riscontrache anche questo libro parla di Gutiérrez. Gutiérrez svuota labiblioteca. I libri sono sparsi sul pavimento, senza nessun or-dine né criterio. Gutiérrez si inginocchia sul pavimento e co-mincia a sfogliarli. Questa semplice operazione gli basta percapire che, con leggere varianti, in ogni libro è raccontata sem-pre la stessa storia. Non importa chi sia a firmarlo, non impor-ta neanche se siano romanzi, di qualsiasi genere, o volumi di

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autoaiuto o manuali di divulgazione scientifica: tutti i libri so-no identici, come se per tutta la vita Gutiérrez non avesse fattoaltro che scrivere lo stesso libro.

Se qualcuno guardasse ora Gutiérrez dall’alto, diciamo dalsoffitto della stanza da letto, vedrebbe che Gutiérrez non si tro-va più al centro della stanza, si è spostato leggermente di lato.Gutiérrez sa che sul pavimento ci sono centocinquantadue li-bri. Ora inizia a impilarli. Gutiérrez li ammucchia in quattropile, di trentotto libri ciascuna. Una volta ordinate le quattropile, Gutiérrez si dirige verso la prima, la solleva e con estremaattenzione la porta fino in bagno. Gutiérrez lascia i libri ac-canto alla vasca da bagno e torna a prendere la seconda pila.Gutiérrez ripete la stessa operazione con questa seconda pila,con la terza e con la quarta. Tutti i libri, in quattro colonne qua-si perfette, sono sistemati accanto alla vasca da bagno. Gutiér-rez prende il primo libro della prima colonna, lo rompe in duemetà e le butta dentro la vasca da bagno. Non è difficile rom-pere in due un libro. Basta tenere la copertina con la mano de-stra e la controcopertina con la mano sinistra, dopodiché si ese-gue un rapido movimento di mani e all’istante, dal dorso, il li-bro risulta diviso in due parti. Gutiérrez esegue la stessa ope-razione con il resto dei libri della prima colonna. Le copertineblu, confuse con le pagine bianche e i caratteri neri, danno luo-go a una strana immagine: sembra un fiume morto.

Gutiérrez non dà importanza a questa strana immagine, sidirige verso quella che una volta era stata la lavanderia e cheora è il suo laboratorio di rilegatura. Lì conserva una tanica dicherosene. Per quale motivo Gutiérrez conservava questa tani-ca nel laboratorio di rilegatura? Si potrebbero formulare varieipotesi, da quella determinista (la tanica piena di cherosene sitrovava lì perché si compisse il destino segnato di Gutiérrez) fi-no a quella pragmatica (la tanica piena di cherosene si trovava

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lì perché Gutiérrez la utilizzava per le sue mansioni di rilega-tura); qualsiasi di queste ipotesi potrebbe essere valida. La co-sa certa è che Gutiérrez, tenendo la tanica con la mano destra,si dirige di nuovo verso il bagno. Ora sparge di cherosene i li-bri strappati che si trovano dentro la vasca da bagno e ci buttasopra un fiammifero acceso. Le fiamme divampano immedia-tamente. Gutiérrez ha abbassato la tavoletta della tazza e ci sisiede. Gutiérrez osserva in silenzio come il fuoco distrugga i li-bri. Sulla faccia di Gutiérrez si intravedono alcune lacrime. Èlogico: il fuoco produce fumo e il fumo a volte fa piangere.

Gutiérrez va nel soggiorno e spalanca la finestra. Un modoefficace di ridurre il fumo che dal bagno invade il resto del-l’appartamento. Gutiérrez si siede su una sedia del soggiorno.Per la successiva mezz’ora, Gutiérrez non fa altro che osserva-re come il fumo voli via dalla finestra. Ora ritorna in bagno,prende la seconda pila di libri, li rompe a metà, li butta dentrola vasca da bagno e li brucia. Non appena si alzano le primefiamme, Gutiérrez torna alla sedia del soggiorno, si siede eguarda come il fumo voli via dalla finestra. Mezz’ora dopo, Gu-tiérrez torna in bagno, rompe i libri che formano la terza co-lonna e li brucia. Poi ritorna al soggiorno, si siede sulla sedia eosserva come il fumo voli via dalla finestra. Mezz’ora dopo, Gu-tiérrez torna in bagno per portare a termine l’ultima crema-zione. Dopodiché ritorna alla sedia del soggiorno e osserva co-me il fumo voli via dalla finestra.

Gli incendi, anche se piccoli, come questi provocati da Gu-tiérrez, hanno qualcosa di rituale. Al contrario, quando il fuo-co finisce, resta solo fumo, puzza e un paesaggio buio e deso-lato. Così è il paesaggio che si presenta agli occhi di Gutiérrez.Le piastrelle del bagno hanno sopportato il calore fino alla se-conda pila di libri, ma si sono rotte non appena Gutiérrez hacominciato a bruciare la terza. La vasca da bagno non ha resi-

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stito tanto: lo smalto ha cominciato a scortecciarsi a metà delsecondo rogo. La fuliggine copre parte delle piastrelle rotte.Una coltre di cenere ricopre le crepe della vasca da bagno. Per-sistono, caparbiamente, alcuni pezzi di carta bruciata.

Gutiérrez è di nuovo accanto alla vasca da bagno. Ora si chi-na, raccoglie un pugno di cenere, alcuni pezzi di carta brucia-ti, li butta nella tazza e spinge il pulsante dello sciacquone. Gu-tiérrez ripete questa manovra più volte. La vasca è libera da ce-neri e pezzi di carta bruciati. Gutiérrez apre i rubinetti e lasciascorrere l’acqua sullo smalto incrinato fino a che non si perdenello scarico. Gutiérrez concentra tutta la sua attenzione sulpercorso, come se davvero si trovasse di fronte a un grande fe-nomeno naturale. Gutiérrez inizia a levarsi i vestiti. Ora entranella vasca da bagno, apre i rubinetti della doccia e lascia ca-dere l’acqua sul corpo nudo. Gutiérrez vuole credere che l’ac-qua purifichi come il fuoco e rimane lì, sotto una pioggia chedovrebbe essere riparatrice.

I bagni, per il silenzio e la solitudine che li caratterizza, so-no di solito luoghi adatti alla riflessione. Spesso, sotto la doccia,Gutiérrez ha pensato ad alcune delle sue storie. Anche in que-sto momento Gutiérrez pensa, ma non pensa a nessuna storia.Sicuramente, Gutiérrez pensa che non sia servito a nulla bru-ciare i libri. Migliaia di lettori avranno letto o staranno per leg-gere la vita di Gutiérrez. Migliaia di lettori conosceranno o sta-ranno per conoscere i segreti più nascosti di Gutiérrez. Né ilfuoco né l’acqua possono evitarlo. Gutiérrez chiude l’acqua erimane a lungo, in piedi, dentro la vasca da bagno. Gutiérrezsente qualcosa, ma non riesce a capire di preciso cosa. Ora, nu-do e bagnato, si dirige verso il computer e mette il CD-ROM diMargaret. Gutiérrez ha bisogno di una sessione di sesso bruta-le. Selvaggio, come non lo aveva mai fatto prima. Gutiérrezpensa di fare con Margaret tutto quello che non aveva mai osa-

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to finora. Gutiérrez accende il computer, pronto a iniziare lacerimonia. Sa che sullo schermo apparirà il generoso corpo diMargaret. Invece del generoso corpo di Margaret, sullo scher-mo compare una finestra che annuncia che è impossibile ac-cedere al programma. La finestra consiglia di provare un’altravolta e se si dovesse ripetere l’errore, consiglia la finestra, nonresta altro da fare che ricorrere al rappresentante del prodotto.Gutiérrez prova un’altra volta e compare di nuovo la finestra.Gutiérrez sa che anche provando mille volte, mille volte com-parirà la finestra. Gutiérrez spegne il computer e si spegne an-che in Gutiérrez quella passione sfrenata di qualche minuto fa.Gutiérrez ritorna in bagno, si asciuga il corpo, si infila le cia-battine da spiaggia e si dirige verso il letto. Prima di coricarsi,Gutiérrez prende la pasticca notturna. Gutiérrez vuole credereche si è trattato di un brutto sogno anche questa volta.

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XXI

I sogni, brutti o no, raramente lasciano tracce. Nell’apparta-mento di Gutiérrez, tuttavia, restano delle tracce. Il fumo è vo-lato via dalla finestra, ma il pulviscolo è ancora attaccato allepareti. Gutiérrez si sveglia alle sei di mattina, si alza dal letto,prende la pasticca diurna e si dirige verso il bagno. Il soffitto haalcune chiazze nere, parte del pavimento è ancora coperta difuliggine e le piastrelle sono tutte spaccate. Dentro la vasca dabagno si vedono le spaccature dello smalto, ma non c’è più nécarta bruciacchiata né cenere. Gutiérrez entra nella vasca dabagno, apre il rubinetto della doccia, lascia scorrere l’acqua sulcorpo, si insapona e si sciacqua, come se niente fosse successo.Ora si asciuga, con la tranquillità di tutte le mattine, si infila leciabattine da spiaggia, con la calma di tutte le mattine, si co-pre, con il pudore di tutte le mattine, e cammina un’altra voltaverso la stanza da letto, come tutte le mattine.

Gutiérrez passa accanto alla segreteria del telefono e notache la lucetta rossa lampeggia. Qualcuno lo ha chiamato, qual-cuno gli ha lasciato un messaggio. Gutiérrez è in dubbio seascoltare il messaggio o tirare dritto. Tira dritto. Ora è nellastanza da letto. Prende una vestaglia dall’armadio e se la met-te, si leva le ciabattine da spiaggia e si infila le pantofole, rac-coglie l’asciugamano e le ciabattine da spiaggia e si dirige nuo-vamente verso il bagno. Gutiérrez si ritrova di nuovo davantialla lucetta rossa della segreteria. I bordelli erano soliti avereuna luce rossa sul coprifilo della porta. Anche i pronto soccor-si degli ospedali vengono identificati con una luce rossa. Que-

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st’ultimo particolare, tuttavia, Gutiérrez non lo può conferma-re. Gutiérrez più di una volta è andato in un pronto soccorso,ma non ha mai visitato un bordello. Capricci della mente: Gu-tiérrez è sicuro di quale sia la luce di un posto dove non è maistato ed è in dubbio sulla luce di un posto dove è stato più diuna volta. La luce rossa che vede adesso Gutiérrez non appar-tiene né a un bordello né a un pronto soccorso. È una piccolaluce che annuncerà grandi disgrazie. Questo Gutiérrez lo sa-prà quando, una volta per tutte, deciderà di ascoltare il mes-saggio annunciato da quella lucetta rossa.

Gutiérrez indugia davanti alla segreteria. Preme il pulsantee si prepara all’ascolto. Gutiérrez sente la stessa voce, con lostesso tono del giorno prima. La voce dice: “Un’immagine va-le più di mille parole.” Dice solo questo, ma è sufficiente. Gu-tiérrez lascia cadere le ciabattine da spiaggia e l’asciugamano aterra e, rassegnato, si dirige verso il luogo dove tiene nascosti isuoi album di foto. Gutiérrez tira fuori un album dal luogo do-ve li tiene nascosti e si prepara a guardarlo.

Sarebbe stato meglio non averlo guardato. Qualsiasi cosama questo no, dice Gutiérrez a voce molto bassa, quasi in unsussurro. Le foto che ora vede Gutiérrez naturalmente non so-no quelle che conservava in questi album. Non si tratta dellafoto Veicoli per la consegna di Gath & Chaves, neanche di Classe disignorine, Accademia Nazionale delle Belle Arti. Le foto che era-no conservate negli album erano scatti inoffensivi, foto che po-tevano essere mostrate senza alcun rischio, senza disturbarechi le avesse guardate. Invece, quelle che ora vede Gutiérrez so-no offensive. Almeno per Gutiérrez risultano offensive. Noninvano Gutiérrez ripete più volte: Qualsiasi cosa ma questo no.Non invano si è trasformata la faccia di Gutiérrez. Cosa mo-strano quelle foto? Gutiérrez ha chiuso l’album e non pensa diriaprirlo. Non aprirà neanche il resto degli album nascosti in

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qualche luogo dell’appartamento. Luogo al quale non è facilearrivare.

Gutiérrez è solo in mezzo al soggiorno. Dire che Gutiérrezè solo in mezzo al soggiorno è una pura costruzione letteraria.Forse Gutiérrez non è mai stato solo, forse lo hanno osserva-to tutto il tempo. Chi? Questa domanda anziché dar luogo auna risposta fa sorgere una nuova domanda: Come? Gutiér-rez sospetta che ci siano telecamere nascoste nel suo appar-tamento. In Stazione spaziale sanguinosa, un romanzo del ter-rore stellare scritto da Gutiérrez per la collana Il cosmo fan-tastico, avveniva un fatto simile. Il capitano Xcor, esperto inviaggi interplanetari, era seguito tutto il tempo da un occhioche osservava ogni suo minimo movimento. Poi l’occhio in-viava i dati alla stazione nemica. Il capitano Xcor non era aconoscenza di quell’occhio, poiché invisibile al capitano. Mal-grado questa circostanza, Xcor lo scopriva e metteva fine allaminaccia intergalattica. Non è il caso di Gutiérrez. Stazionespaziale sanguinosa è un romanzo di fantascienza, un genereche permette le fantasie più sbrigliate. Quello che sta acca-dendo a Gutiérrez, invece, è la pura realtà, e nella realtà nonaccadono queste cose.

Anche se nella realtà non accadono queste cose, Gutiérrezinizia a cercare le telecamere nascoste. Gutiérrez ispeziona fi-no all’ultimo angolo del suo appartamento e controlla tutti i li-bri della biblioteca del soggiorno. Gutiérrez non trova nessunatelecamera, né negli angoli né tra i libri. Non ci sono teleca-mere né negli apparecchi elettrici né nel telefono né nella se-greteria telefonica. Gutiérrez pensa all’occhio invisibile che vi-gilava il capitano Xcor e in automatico dirige gli occhi sulloschermo del computer. Il computer è spento. Gutiérrez accen-de il computer e si aspetta il peggio. Ma non succede nulla. Loschermo mostra come pian piano si caricano i diversi pro-

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grammi e finalmente si ferma, in attesa di ordini. Gutiérrez de-cide di entrare in internet.

Ora non è Gutiérrez ma Conan. Forse nel cyberspazio sa-pranno dargli una risposta. Conan arriva nel gruppo della chate scopre che ci sono tutti i suoi amici: Beto, Jordi, Killer e Palo-ma. Per la sorpresa di Conan, c’è anche Dolores. Conan è arri-vato! Scrive Conan e aggiunge :-)) che, come si ricorderà, è losmiley che indica risate; in questo caso, risate di soddisfazione.Conan pensa che Beto o Jordi saranno i primi a rispondere. Nelsuo intimo, Conan vorrebbe che Dolores anticipi Beto e Jordi.“Ciao, Guerriero,” potrebbe scrivere Dolores, o potrebbe scri-vere: “Benvenuto, eroe di Cimmeria.” Non tutto si perde persempre, mormora Conan e aspetta di leggere le parole dei suoiamici del cyberspazio.

Invece delle parole di Killer o di Jordi, di Beto, di Paloma odi Dolores, Conan riceve una secca e definitiva notifica. “Mo-deri il linguaggio,” ha scritto l’Amministratore. Sono anni cheConan chatta e non ha mai avuto un solo problema con l’Am-ministratore. Conan pensa si tratti di uno scherzo. Killer po-trebbe benissimo fare una battuta di questo tipo. “Non ci riu-scirai, Killer, i miei soldati combatteranno fino all’ultimo san-gue” scrive Conan e aggiunge >;-> che, come si ricorderà, è losmiley che significa sarcasmo e ghigno complice. Ora non re-sta che aspettare le parole di Killer. Non è Killer però a rispon-dere. “Lei non può più accedere a questo gruppo” ha scrittol’Amministratore. Conan capisce che non si tratta di uno scher-zo. È appena stato vittima di quello che nel linguaggio ciber-netico si chiama Kickclean. Letteralmente: Conan è stato puli-to a calci. Non c’è modo di revocare questa condanna. Jordi,Killer, Beto, Paloma e Dolores se ne sono andati. In realtà, loronon sono andati via, semplicemente qualcuno ha deciso cheConan non starà più con loro. Per quale motivo si è giunti a

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questa decisione? Nel cyberspazio ci sono domande che nonhanno risposte. Conan chiude la chiamata e torna a essere Gu-tiérrez.

Gutiérrez è di nuovo in piedi in mezzo al soggiorno. Guar-da il telefono e pensa a Requejo. In molte occasioni Requejo gliha chiesto di chiamarlo. Gutiérrez aveva appuntato in un fo-glietto il numero di Requejo e aveva messo quel foglietto ac-canto al telefono, ma non l’ha mai chiamato. Ora Gutiérrez siaccinge a chiamarlo. Porta l’auricolare all’orecchio, fa il nume-ro e attende la risposta. Sarebbe stato meglio non averlo fatto.Dall’altro capo del telefono gli dà il benvenuto una segreteriatelefonica. “Questa è la segreteria telefonica di Gutiérrez. Perfavore lasci un messaggio” dice la segreteria. Gutiérrez attac-ca. Non può credere alle sue orecchie. C’è una sola spiegazionelogica: il telefono di Gutiérrez si è commutato con il telefonodi Requejo; capricci della tecnologia. C’è un solo modo di ri-solvere l’inconveniente: Gutiérrez cancella il messaggio di ben-venuto della sua segreteria e richiama Requejo. “Questa è la se-greteria telefonica di Gutiérrez. Per favore lasci un messaggio”dice la segreteria.

Gutiérrez attacca, incrocia le braccia sul petto e guarda il te-lefono con un atteggiamento che potrebbe sembrare provoca-torio. Niente affatto. Gutiérrez è disorientato. Ora si dirige ver-so il bagno. Continua a non dare importanza alle piastrelle rot-te, al soffitto macchiato di fuliggine e allo smalto sbrecciato del-la vasca da bagno. Gutiérrez concentra la sua attenzione sul-l’acqua della tazza. Proprio lì, alcune settimane prima, avevabuttato il foglio con il numero di telefono di Ivana, dopodichéaveva spinto il pulsante dello sciacquone e il numero di telefo-no di Ivana era scivolato via per le tubature. Ora Gutiérrezguarda l’acqua immobile con la speranza che avvenga il mira-colo. Gutiérrez immagina che il foglio con il telefono di Ivana

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apparirà galleggiando sull’acqua immobile della tazza. Questimiracoli accadono solo in certi film nordamericani. Può suc-cedere persino a un qualsiasi personaggio di Gutiérrez in unqualsiasi romanzo che ha scritto Gutiérrez, ma non può succe-dere a Gutiérrez. Così stanno le cose. Gutiérrez guarda ancoraper un momento l’acqua immobile della tazza, dopodiché pre-me il pulsante dello sciacquone. Gutiérrez sente il rumore del-l’acqua che scende e osserva la confusione che si crea dentro latazza. Quando torna la pace, Gutiérrez non vede nessun fogliogalleggiare sull’acqua immobile. Gutiérrez esce dal bagno.

Ogni volta che Eric Thompson si trova davanti a un proble-ma grave, riempie un bicchiere di whisky e se lo beve tutto d’unfiato. Il duro detective creato da Gutiérrez ripete questo rito diromanzo in romanzo. Gutiérrez non ha whisky in casa (non hamai bevuto una goccia di alcol in tutta la sua vita), ma gli rima-ne del latte in frigo. Si dirige verso il frigo. Riempie un bicchie-re di latte freddo e se lo beve d’un fiato. Non appena l’ultimagoccia di whisky gli scende in gola, Eric Thompson sa come af-frontare e risolvere il problema. L’ultima goccia di latte finiscedi scendere nella gola di Gutiérrez, ma Gutiérrez continua a es-sere confuso esattamente come un attimo prima di bere il latte.Questo non si sistema con la letteratura, pensa Gutiérrez e guar-da il telefono. Gli resta ancora una chiamata, ma non osa farla.

Tra i libri di autoaiuto scritti da Gutiérrez per la collana Latua stessa cura, ce n’è stato uno di particolare importanza. Sitratta del volume 17 di questa collana. Il libro si chiama Tu puoi!Per scriverlo, Gutiérrez si era basato su diversi testi di new agee altre correnti simili. Il libro è uscito firmato dal professoreSidney di Tomasso. Nel quinto capitolo, il professore Di To-masso spiegava come sconfiggere quei timori che frustrano larealizzazione di grandi imprese. La tecnica offerta dal profes-sor Di Tomasso era una versione contemporanea del metodo

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ideato dai Huachicinta, una tribù che abitava le terre dove og-gi si estende la Costa Rica e che scomparve prima dell’arrivodel conquistador spagnolo. Gli stregoni Huachicinta consiglia-vano di mettersi in piedi e, con fermezza, battersi il petto con ipugni chiusi e gridare più volte: Io posso! Io posso! Gutiérrez èin piedi in mezzo al soggiorno, si batte il petto più volte men-tre grida Io posso! Io posso! Il metodo sembra dare buoni ri-sultati, perché Gutiérrez, senza smettere di colpirsi il petto nédi gridare Io posso! Io posso! si dirige verso il telefono. Gutiér-rez chiamerà Marabini. È la prima volta da quando si conosco-no che Gutiérrez chiama Marabini.

Una voce metallica dice il nome della casa editrice, ringra-zia per aver chiamato e invita a digitare il numero interno do-po il segnale nel caso in cui ne sia a conoscenza. Gutiérrez nonconosce il numero interno. Gutiérrez è sul punto di attaccare,ma un’altra voce, ora umana, lo ferma. La voce chiede con chivuole parlare. Con il signor Marabini, dice Gutiérrez. Da partedi chi? chiede la voce. Gutiérrez, sono Gutiérrez, dice Gutiérrez.Un attimo, per favore, dice la voce. Gutiérrez sa che non puòpiù attaccare, ma conserva ancora la speranza che Marabininon ci sia, che si trovi in riunione o che non voglia risponder-gli. Vane speranze. Marabini appare dall’altro capo del telefo-no. Di cosa ha bisogno, Gutiérrez? dice Marabini. Voglio par-lare con lei, dice Gutiérrez. Lo sta facendo, dice Marabini. Misuccedono delle cose, dice Gutiérrez. A tutti succedono dellecose, Gutiérrez, dice Marabini. Ho visto qualcosa, dice Gutiér-rez. Tutti vedono qualcosa, Gutiérrez, persino i ciechi hannoun modo tutto loro di vedere, dice Marabini. Quello che ho vi-sto è molto importante, dice Gutiérrez. Me lo dica, dice Mara-bini. Preferisco dirglielo di persona, dice Gutiérrez. Venga incasa editrice, dice Marabini. Quando? domanda Gutiérrez.Adesso, Gutiérrez, adesso, risponde Marabini.

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Gutiérrez prende dalla stampella il vestito blu scuro, cerca lacamicia celeste e sceglie la cravatta a righe, si allaccia la cami-cia e fa scivolare la cravatta sotto il collo, la annoda, si infila lescarpe nere, si mette il vestito blu e infine il soprabito. Gutiér-rez è pronto per uscire. Lancia un’ultima occhiata al suo ap-partamento ed esce.

Gutiérrez cammina in direzione delle scale, sente lo sguar-do della vicina del 2°C sulla sua schiena. Si arresta di colpo e gi-ra sui talloni. A passo deciso, Gutiérrez si dirige verso la portadi casa della vicina del 2°C. Quando Gutiérrez arriva a neanchedieci centimetri dalla porta, lo spioncino si chiude. Gutiérrezsuona il campanello, ma nessuno risponde. Gutiérrez sente larespirazione della vicina del 2°C dietro la porta. Gutiérrez bus-sa più volte, ma nessuno risponde. Gutiérrez muove le spallein un chiaro gesto di indifferenza e si dirige di nuovo verso lescale. Gutiérrez sa che la vicina del 2°C ha alzato di nuovo lospioncino e sa che lo sta guardando, ma non gli importa più.

Ora Gutiérrez è in strada. È una mattina fredda, la perce-zione termica raggiunge forse i due gradi. Gutiérrez si dirigeverso la fermata dell’autobus. Prima di arrivare all’incrocio, dueuomini si affiancano a Gutiérrez; uno a destra, l’altro a sinistra.Non vale la pena descrivere questi uomini. È sufficiente direche si tratta di due individui robusti, ben vestiti. Non c’è nessunaltro dettaglio utile a distinguerli. Gutiérrez non è sorpreso dal-la loro presenza, si potrebbe dire che li stava aspettando. Lei èGutiérrez? domanda uno di questi uomini. Sono Gutiérrez, di-ce Gutiérrez. Se è Gutiérrez, dovrà venire con noi, dice l’altrouomo. D’accordo, dice Gutiérrez e si lascia scappare un legge-ro sospiro che si trasforma immediatamente in un sorriso. OraGutiérrez e i due uomini formano una linea retta che si dirigeverso l’incrocio. Proprio quando arrivano all’incrocio arriva unterzo uomo. Gutiérrez ha già visto prima questo terzo uomo.

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Non gli ha visto la faccia (neanche ora si riesce a vedere), manon c’è dubbio che si tratta dell’uomo con la testa china con cuiGutiérrez si è incrociato altre volte. L’uomo dalla testa chinaapre il passo, dietro l’uomo dalla testa china vanno Gutiérrez ela sua scorta. I tre uomini e Gutiérrez camminano in direzioneopposta alla fermata dell’autobus.

Allora, senza nessun altro gesto, Gutiérrez se ne andrà persempre da questa storia.

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Redazione diMorena Licco

GraficaProgetto: Alberto LecaldanoFont: Voland, Luciano Perondi, 2010

StampaGrafiche del Lirivia Napoli, 8503036 Isola del Liri (FR)

Finito di stampare: novembre 2014

Edizioni Voland00185 Roma, via Napoleone III 12tel. 06 4461946www.voland.ite-mail: [email protected]