L'inquinamento Acustico imp.

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Indice

Presentazione

1. Introduzione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 8

2. Conservazione del patrimonio naturale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 8

3. Inquinamento acustico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 9

4. Impatto ambientale del rumore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 17

5. Anatomo-Fisiologia dell’orecchio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 20

6. Danno biologico uditivo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 22

7. Danno biologico extra uditivo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 29

8. Malattia Professionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 33

9. Meccanismi di protezione ed interventi di bonifica . . . . . . . . . . . . ” 35

10. Legislazione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 40

11. Considerazioni medico-legali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 43

12. Il danno biologico in ambito assicurativo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 45

13. Prevenzione acustica nel territorio di Roma . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 46

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Il suono è così diffuso nella vita di ogni giorno, che spesso trascuriamo i suoi effetti. Esso è in gene-re piacevole, ad esempio quando ascoltiamo la musica, il canto degli uccelli o comunque utile

rendendo possibile la comunicazione verbale e richiamando la nostra attenzione con il campanello dicasa o con segnali di allarme. Nella società moderna, però, il suono può divenire molesto, sgradevole edindesiderato; si tramuta in “rumore” e può produrre nell'organismo effetti altamente nocivi.

L’uomo vive oggi immerso in una atmosfera rumorosa che rappresenta in pratica il sottofondo costan-te alla sua attività. In analogia con l“inquinamento” propriamente detto, rappresentato dalla contami-nazione dell'ambiente con sostanze dannose, capaci di interferire con i naturali meccanismi di funziona-mento degli ecosistemi o di compromettere la qualità della vita, si definisce “inquinamento acustico”quando l’ambiente risulta alterato e contaminato dall'immissione di rumori che, per qualità ed intensità,sono capaci di produrre effetti nocivi.

L’INQUINAMENTO ACUSTICONELLA CIVILTÀ MODERNA

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PRESENTAZIONE

Quando l'amica Adriana Sechi Germani, mi ha chiesto, a nome dell'International SoroptimistRoma Tre Club di scrivere una monografia sull'Inquinamento Acustico, sono stata veramente

felice, nonostante vari pensieri si siano affacciati alla mia mente. Da una parte ero lusingata che un incarico così importante mi fosse stato affidato in qualità di perso-

na esperta, ma dall'altra c'era il timore di trattare un argomento già ampiamente divulgato da molti altriAutori ben più importanti ed autorevoli.

Ho cercato di rendere comprensibili i vari aspetti di questo argomento, che si presenta estremamen-te vasto e difficile, in particolare per un pubblico di “non addetti ai lavori”, ma nonostante gli sforzi,non è stato possibile, né sarebbe stato corretto, evitare i capitoli strettamente tecnici, che sicuramenterisulteranno complessi e noiosi.

Ringrazio la Presidente del Soroptimist Roma Tre, Cinzia Palmi, per l'enorme sostegno ed affettoche mi ha dimostrato in questa come in altre circostanze, così come tengo a ringraziare mio maritoStefano Cittadini e le amiche Maria Grazia Crea, Emilia Lamaro ed Adriana Sechi che mi hanno aiuta-to nella realizzazione del testo.

Un ringraziamento particolare va al Presidente dell'A.I.O.L.P. (Associazione ItalianaOtorinolaringoiatri Libero Professionisti), Prof. Domenico Celestino, che permettendomi di dirigere laRivista della Associazione “Argomenti di Otorinolaringoiatria Moderna” ha consentito una maggioredivulgazione di questo argomento.

Infine vorrei dedicare questa mia fatica a mio padre, recentemente scomparso, che è e sempre sarànel mio cuore.

Elisabetta Sartarelli

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L’Inquinamento Acustico nella Civiltà Moderna

L'Ecologia è la scienza biologica che studial'ambiente e le relazioni che i diversi organismi viven-ti instaurano tra loro e con l'ambiente stesso. Il termi-ne è stato coniato dal biologo tedesco Ernst HeinrichHaeckel nel 1869, e deriva del greco óikos (óikos)"casa", e lógos (lógos) "discorso". L'ecologia moder-na ha avuto inizio con gli studi di Charles Darwin, chenella sua teoria dell'evoluzione ha messo in evidenzagli adattamenti dei diversi organismi ai vari tipi diambiente, sottoposti al vaglio della selezione naturale.Un altro importante contributo allo sviluppo dell'eco-logia si deve al naturalista e geografo Alexander vonHumboldt, che ha studiato la distribuzione dellespecie vegetali sul nostro pianeta.

Viene definito Ambiente l'insieme degli elemen-ti naturali e delle risorse, che circondano gli esseriumani. L'interazione tra i fattori ambientali e gli orga-nismi viventi porta alla formazione di un complessosistema in cui tutti gli elementi sono tra loro connessida scambi di energia e di materia, definito ecosistema.

L'uomo ha profondamente modificato il suoambiente, utilizzandone le risorse, rimodellando ilpaesaggio, creando agglomerati urbani ed industriali.

Ogni intervento può alterare gli equilibri preesi-stenti. Si pensi, ad esempio, agli effetti dell'inserimen-to di una nuova specie in una regione in cui prima nonesisteva, come nel caso dei conigli immessi inAustralia nel XVIII secolo e, divenuti poi così nume-rosi, da richiederne l'abbattimento alla metà delNovecento.

Il concetto di “Conservazione Ambien-tale” èrelativamente recente ed è composto dall'insiemedegli interventi che vengono adottati per salvaguarda-re le risorse naturali, ed in particolare il suolo, l'acquae la biodiversità (varietà delle forme viventi in unambiente). Esso è alla base di tutti quei movimenti,che si ispirano alla progressiva maturazione di unacoscienza ambientale nell'opinione pubblica e che sipongono l'obiettivo di promuovere iniziative e campa-gne in difesa dell'ambiente e per uno “sviluppo soste-nibile”.

Per Sviluppo sostenibile si intende un modello disviluppo in cui la crescita economica e sociale vengaperseguita entro i limiti delle possibilità ecologichedel pianeta, senza compromettere l'integrità degliecosistemi e la loro capacità di soddisfare i bisognidelle generazioni future. Il concetto di sviluppo soste-nibile si fonda, quindi sull'attuazione di un utilizzo edi una gestione razionali delle risorse, che soddisfinoadeguatamente i bisogni fondamentali dell'umanità,senza distruzione delle risorse stesse.

Requisiti necessari dello sviluppo sostenibilesono: la conservazione dell'equilibrio generale e delvalore del patrimonio naturale; una distribuzione edun uso delle risorse in modo equo fra tutti i paesi; laprevenzione dell'esaurimento delle risorse naturali; ildecremento della produzione di rifiuti (ottenuto anchetramite il riutilizzo e il riciclaggio dei materiali); larazionalizzazione della produzione e del consumodell'energia.

1 - INTRODUZIONE

La conservazione dell'ambiente naturale interes-sa diversi campi, quali:

• la difesa dell'ambiente dalle varie forme diinquinamento,

• la gestione del paesaggio e del territorio, • il ripristino degli ecosistemi, • la pianificazione paesistica,• i programmi di sviluppo sostenibile.

La difesa dell'ambiente è regolamentata dal dirittoambientale, cioè dall'insieme delle norme del dirittonazionale, europeo ed internazionale con lo scopo diproteggere le risorse naturali e di limitare l'inquinamen-to dell'ambiente.

In un'accezione ristretta, il diritto ambientale sipone come obiettivo la prevenzione dell'inquinamen-to delle acque, dell'aria e del suolo; in un'accezionepiù ampia, che va invece affermandosi in questi ulti-mi anni, esso comprende le norme legislative a tuteladel paesaggio e delle bellezze naturali .Le tematiche ambientali che interessano il territorioitaliano sono:

• l'inquinamento acustico • l'inquinamento atmosferico• il dissesto idrogeologico • la gestione dei rifiuti • la tutela delle acque • la tutela del patrimonio naturale

2 - CONSERVAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE

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L’Inquinamento Acustico nella Civiltà Moderna

Con il termine di inquinamento acustico siintende, per la legge italiana (Legge del 26 otto-bre 1995 n. 447) “l'introduzione di rumorinell'ambiente abitativo o nell'ambiente esternotale da provocare fastidio o disturbo al riposo edalle attività umane, pericolo per la salute umana,deterioramento degli ecosistemi, dei beni mate-riali, dei monumenti, dell'ambiente abitativo odell'ambiente esterno o tale da interferire con lelegittime fruizioni degli ambienti stessi”. Inpoche parole, l'inquinamento acustico può esseredefinito come il danneggiamento dell'ambiente,dovuto ad una eccessiva esposizione a rumori dielevata intensità, prodotti dall'uomo.

Il rumore è un particolare tipo di suono e permeglio comprenderne l'intima natura, dobbiamonecessariamente richiamare alcune nozioni diacustica.

Il suono è un fenomeno fisico di carattereondulatorio che stimola il senso dell'udito ed ècostituito da onde meccaniche longitudinali: lemolecole del mezzo in cui le onde si propaganosi muovono parallelamente alla direzione dipropagazione dell'onda. Un'onda sonora cheviaggi attraverso l'aria non è altro che unasuccessione di rarefazioni e compressioni dipiccole porzioni d'aria; ogni singola molecolatrasferisce energia alle molecole adiacenti e,dopo il passaggio dell'onda, ritorna pressappoconella sua posizione iniziale.

Si definisce frequenza di un suono, il nume-ro di oscillazioni al secondo che l'onda compiedurante la sua propagazione e la si misura inHertz (Hz). Da essa dipende l'altezza del suono:maggiore è la frequenza, più alto è il suonopercepito. Più precisamente, i suoni gravi hannouna frequenza dell'ordine di poche decine di Hz,mentre i suoni acuti hanno una frequenza dell'or-dine di migliaia di Hz.

In fisica, mentre si definisce suono un'insie-me armonico di più onde sonore che si ripetononel tempo (e tono puro la vibrazione sonora

formata da una sola frequenza), si parla di rumo-re in presenza di un segnale acustico costituito daun insieme caotico e, normalmente, disturbantedi onde sonore a frequenza non ripetibile neltempo, cioè a periodicità bassa o nulla.

In pratica, si definisce rumore qualunquevibrazione sonora, che provochi sull'uomo effet-ti disturbanti o dannosi per il fisico o per lapsiche, temporanei o permanenti (Giaccai, 1995),interferendo negativamente sul benessere, sullasalute e sulle diverse attività umane, come illavoro, lo studio, lo svago, il sonno e la vita direlazione in generale. La legge italiana (D.P.C.M.1 marzo 1991) definisce il rumore come “qualun-que emissione sonora che provochi sull'uomoeffetti indesiderati, disturbanti o dannosi o chedetermini un qualsiasi deterioramento qualitativodell'ambiente”.

L'intensità del rumore, come del resto diqualsiasi tipo di suono, viene misurata in deci-bel (dB), pari alla decima parte del Bel (B), edesprime il rapporto logaritmico tra l'intensitàdel suono in esame e quella di uno assuntocome valore di riferimento.

Ciò deriva dalla scoperta fatta nel 1860 dalfisiologo tedesco Gustav Fechner, secondo cuil'intensità sonora percepita dall'orecchio umanonon cresce in modo lineare, ma secondo il loga-ritmo in base 10 dello stimolo sonoro; ciòsignifica che, se lo stimolo fisico aumenta da10 a 1000, cioè di 100 volte, l'intensità percepi-ta dall'uomo non aumenta di 100 volte, ma solodel doppio, perché il Log10 di 100 è pari a 2.

Detta I0 l'intensità sonora di un suono diriferimento, che in genere coincide con lasoglia di udibilità dell'orecchio umano, e I l'in-tensità del suono che si vuole valutare, l'inten-sità sonora percepita dall'orecchio umano è paria B = log10 (I / I0) ed essendo: 1 decibel = 1/10bel, sarà: dB = 10 log10 (I / I0).

Per convenzione si preferisce misurare lapressione sonora, anziché l'intensità, utilizzando

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3 - INQUINAMENTO ACUSTICO

come unità di misura per i suoni ambientali, il dBSPL (Sound Pressure Level), cioè: dB = 20 log10

(P / P0). Mentre, per misurare l'udito umano, la cui

sensibilità varia tra una frequenza e l'altra anchedi 50 dB SPL, si preferisce impiegare il dB HL(Hearing Level) che ha come pressione sonora diriferimento (P0), per ogni frequenza, la sogliauditiva della popolazione sana.

Per avere un'idea del valore del decibel, siconsideri che se la soglia di udibilità corrispondea 0 dB SPL, l'intensità di un bisbiglio è di circa10 dB SPL, il rumore di una strada trafficata è dicirca 80 dB SPL e la soglia del dolore legato asuoni molto intensi è di circa 120 dB SPL.

Esistono rumori continui e rumori intermittentio discontinui; il rumore prodotto da un treno o da unaereo in transito è, ad esempio, discontinuo, mentrequello prodotto dal traffico autostradale può essereconsiderato continuo. In base alle sue caratteristichetemporali, un rumore può essere definito, come:

• continuo o stabile, nel quale i livelli di inten-

sità nel tempo subiscono variazioni minori di3 dB;

• fluttuante o transitorio, nel quale i livelli diintensità presentano variazioni superiori a 3dB.

A sua volta il rumore transitorio si distingue in:• variabile, costituito da una serie di rumori

con livelli di intensità differenti;• intermittente, quando il livello sonoro (di

durata > 1 sec) cade bruscamente a livellodel rumore di fondo, in più riprese duranteil periodo di osservazione;

• impulsivo, ad alta intensità ma di brevedurata (< 1 sec.);

La misurazione in dB dei parametri delrumore ambientale viene fatta con un apparec-chio chiamato fonometro. Poiché il rumore pergenerare un danno deve essere percepito dall'o-recchio umano, non interessa l'intensità fisica,assoluta del rumore, bensì l'intensità percepibiledall'orecchio umano. Pertanto il fonometro attuauna correzione dell'intensità registrata secondo lacurva di ponderazione “A”, in altre parole secon-do la curva di normale udibilità standardizzataumana, ed esprime l'intensità sonora in dB(A).Quindi, mentre il dB lineare rappresenta il verosegnale esistente nell'ambiente (misura fisica), ildB(A) rappresenta solamente la parte del segna-le udita dall'orecchio.

Il suono è una forma di energia ed il suopotenziale nocivo non dipende solamente dallasua intensità, ma anche dalla durata. Per esempiol'esposizione ad un suono intenso per quattro oreè molto più dannosa dell'esposizione al medesi-mo suono, alla medesima intensità per solo un'o-ra. Così per determinare il potenziale nocivo diun ambiente sonoro occorre misurare sia l'inten-sità acustica, che la durata di esposizione perpoter determinare e calcolare l'energia ricevuta.

Per i livelli sonori costanti, questo è moltofacile, ma se il livello sonoro varia, esso deveessere campionato ripetutamente durante un bendefinito periodo di esame. Da questi campioni èallora possibile il calcolo di un valore unico cheavrebbe il medesimo contenuto di energia e

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L’Inquinamento Acustico nella Civiltà Moderna

conseguentemente il medesimo potenziale noci-vo del reale rumore ambientale fluttuante. Taleparametro fisico, normalmente adottato per lamisura del rumore, prende il nome di “Livellocontinuo equivalente di pressione sonora ponde-rato A”, o Leq (A). Esso rappresenta (D.P.C.M. 1marzo 1991) il livello energetico medio delrumore ponderato in curva A in un consideratointervallo di tempo e viene espresso anch'essomediante la scala logaritmica dei decibel.

Un rumore (o suono) viene in genere defini-to molesto, quando, al di là delle reazioni sogget-tive, unanimemente si conviene che sia di inten-sità particolarmente alta; mentre in altri casi ilgiudizio negativo viene influenzato da fattoriquali la durata dell'esposizione al rumore o ilmomento nell'arco delle 24 ore, in cui il rumoreè prodotto.

Per stabilire i valori massimi tollerabili dellivello sonoro vengono in genere adottati criteridi valutazione relativi e assoluti. I dati ricavati datali valutazioni sono di fondamentale importanzaper chi (urbanisti, legislatori, tecnici ed economi-sti) deve stabilire obiettivi e standard delle misu-re da adottare per la difesa dai rumori. Le norma-tive che regolano la materia riguardano sia leemissioni sonore (costituite dal livello di pres-sione acustica rilevabile presso la sorgente deirumori), sia le immissioni sonore (costituite dallivello di pressione acustica rilevabile nell'am-biente presso i luoghi da proteggere, come edifi-ci, impianti ricreativi ecc.).

Secondo quanto contenuto in un rapportopubblicato nel 1995 dall'Università di Stoccolmaper conto dell'Organizzazione Mondiale dellaSanità, il livello del rumore nell'ambiente esternoalle abitazioni non dovrebbe mai superare 55 dB(livelli superiori potrebbero causare gravi distur-bi alla salute) e il limite massimo ammissibiledovrebbe essere fissato a 50 dB.

Per praticità e per ragioni di natura tecnica efinanziaria, questi limiti ideali vengono peròspesso ignorati, e soprattutto nei paesi industria-lizzati i limiti soglia di esposizione ai rumori(fissati per legge) superano il più delle voltequelli sopra indicati.

Le misure attuate a livello comunitario inmateria di inquinamento acustico consistono inun'attività normativa intesa a fissare i livellisonori ammissibili per veicoli, aerei e macchinedi vario genere, all'interno dell'area urbana.

Tali misure non sono state però concepitenell'ambito di un programma globale di riduzio-ne dell'inquinamento acustico, per cui le leggiprevedono una moltitudine di norme supplemen-tari ed altre misure non sempre ben coordinate traloro.

A seguito di ciò, i livelli del rumore nellezone nere (blackspot, dove è presente rumore diintensità oltre 70 dB) più preoccupanti sonoindubbiamente diminuiti, ma dati recenti dimo-strano che il problema globale stia comunquepeggiorando e che sia aumentato il numero dipersone che vivono nelle cosiddette zone grigie(dove la soglia del rumore ambientale varia tra i55 ed i 65 dB), soprattutto per la crescita conti-nua del volume del traffico, per l'enorme aumen-to dei vari i tipi di trasporto (autobus, moto,motociclette, motori a scoppio tipo ligier, ape,aixam ecc), unita all'aumento demografico dellearee suburbane, provocando l'espansione neltempo e nello spazio dei livelli più alti di esposi-zione al rumore.

A ciò si aggiunga che negli ultimi vent'anni,le attività ricreative e il turismo hanno contribui-to a creare nuove zone e nuove sorgenti di rumo-re (megaconcerti nei centri storici, mercatininelle vie cittadine, locali aperti fino a tardi ecc).

Tali sviluppi hanno di fatto annullato l'im-patto delle misure attuate sino ad oggi.

Si stima che circa il 20% della popolazionedell'Europa occidentale (circa 80 milioni dipersone) subisca livelli di inquinamento acusticopotenzialmente dannosi.

Da un'indagine sull'ambiente del 1995 risul-ta che il rumore rappresenta per la cittadinanza,la quinta fonte di preoccupazione in ordine diimportanza, dopo il traffico, l'inquinamentoatmosferico, la salvaguardia del paesaggio e lagestione dei rifiuti.

Attualmente in Italia, l'inquinamentoacustico ambientale costituisce un argomento

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L’Inquinamento Acustico nella Civiltà Moderna

di ricerca ben consolidato: le prime indaginisulle città italiane risalgono infatti al 1972quando nei confronti del rumore non vi eraancora la sensibilità riscontrabile oggi.

In base al DPCM 14/11/'97, in Italia il rumo-re ambientale viene considerato disturbante quan-do supera la soglia di accettabilità di 50 dB (A) econtemporaneamente supera il limite differenzialedi 5 dB (A) rispetto al rumore residuo di base,poiché è evidente che l'irrompere in un ambientesilenzioso (ad esempio con 10 dB (A) di base) diun rumore di 50 dB (A) risulterà molto più distur-bante rispetto alla immissione dello stesso rumorein una condizione già di discreta rumorositàambientale (per esempio con 45 dB (A) medi).

La legge citata ha fissato i valori limite diemissione sonora (dalle sorgenti di rumore) e diimmissione sonora (negli ambienti esposti al

rumore), i valori di attenzione e di qualità, validiper l'ambiente esterno, differenziandoli per seidiverse aree, da quelle particolarmente protette(parchi, scuole, aree di interesse urbanistico), finoa quelle esclusivamente industriali con livelli dirumore ammessi via via crescenti .

La classificazione acustica del territorio nellesei classi di destinazione d'uso è di competenza deisingoli Comuni (vedi Tab. I).

L'inquinamento acustico è prodotto principalmen-te da:

• mezzi di trasporto (traffico automobilistico,transito ferroviario, traffico aereo),

• impianti industriali e commerciali, • cantieri • infrastrutture legate ad alcune attività

ricreative (discoteche, stadi ecc.).

Tabella IValori limite delle sorgenti sonore (DPCM 14 novembre 1997) - Leq in dB (A)Il giorno va inteso dalle ore 06.00 alle 22.00; la notte dalle ore 22.00 alle 06.00

Classi di destinazioned'uso del territorio

Areeparticolarmente

protetteI

emissioni

45 35 50 40 47 37 60 45

Areeprevalentemente

residenziali

Areedi tipomisto

Aree diintensa attività

umana

Areeprevalentemente

industriali

Areeesclusivamente

industriali

II 50 40

III 55 45

IV 60 50

V 65 55

VI 65 65

55 45

60 50

65 55

70 60

70 70

52 42

57 47

62 52

67 57

70 70

65 50

70 55

75 60

80 65

80 75

immissioni qualità attenzionegiorno nottegiorno nottegiorno nottegiorno notte

Nella Tabella, per qualità si intende l'insie-me dei valori di rumore da conseguire nelbreve, medio e lungo periodo con le tecnologiee le metodiche di risanamento disponibili perrealizzare gli obiettivi di tutela previsti dallalegge. Mentre l'attenzione è il valore di immis-sione che segnala la presenza di un potenzialerischio per la salute umana o per l'ambiente.

Fonti di rumorosità ambientale sonorappresentate soprattutto dal traffico automobi-listico, dall'industria cui si deve il 20% dellarumorosità, dal traffico aereo e da quello ferro-viario cui si attribuisce rispettivamente il 14 e il16%. La principale sorgente di rumore è rappre-sentata dal traffico stradale che è ritenutoresponsabile del 50% di tutto il rumore ambien-tale e che affligge i nove decimi della popola-zione europea con livelli di esposizione supe-riori a 65 dB. A queste stesse intensità sonoesposti l'1,7% della popolazione per quantoriguarda il traffico ferroviario (responsabile del16% del rumore ambientale) e l'1% per quelloaereo (cui si deve solo il 14% del rumore totale).

Traffico stradaleÈ la sorgente di rumore più diffusa nei

paesi industrializzati. Secondo i risultati di unostudio condotto per conto dell'Unione Europea,nel 1994 circa 200 milioni di cittadini comuni-tari (circa il 60% del totale) sono stati esposti arumori prodotti da traffico stradale di livellosuperiore a 55 dB e circa 132 milioni di cittadi-ni (il 39%) sarebbero stati esposti a rumori dilivello pari a 60 dB. Nell'ambito del trafficourbano, l'intensità del rumore prodotto da moto-cicli è considerato pari a 80-90 dB (A), quellodelle automobili è di circa 75-80 dB (A) mentreper gli autoarticolati si arriva ai 90-95 dB (A).

Per difendere i cittadini dai rumori del traf-fico stradale sono stati fissati e imposti limiti diemissione dei rumori per tutti i nuovi autovei-coli messi in commercio. Di anno in annoquesti limiti di tollerabilità vengono abbassati,tanto che i rumori emessi dalle auto costruiteintorno alla metà degli anni Novanta risultanoessere di 8-10 dB più bassi rispetto a quelli

emessi dalle auto prodotte negli anni Settanta.

FerrovieTra tutti i tradizionali mezzi di trasporto, il

treno è spesso considerato come il più ecologicoin assoluto. Da qualche tempo, tuttavia, moltipaesi hanno preso atto che ciò non è sempre veroe che anche il traffico ferroviario può avere unalto impatto ambientale.

In linea di massima, le precauzioni prese perrispettare gli standard ambientali imposti perlegge, prevedono che treni e motrici sianoprogettati in modo tale da non risultare più rumo-rosi dei convogli tradizionali, ed il fatto che lelinee ferroviarie debbano seguire percorsi lonta-ni dai centri abitati ed essere attrezzate conadeguati sistemi di abbattimento dei rumori.

Traffico aereo L'inquinamento acustico prodotto dai veli-

voli a motore è cresciuto considerevolmentedopo la seconda guerra mondiale e intorno allametà degli anni Sessanta ha raggiunto un livellotale da indurre le autorità e i produttori del setto-

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re ad ammettere la necessità di sviluppare siste-mi di abbattimento dei rumori. Sia negli aereicon propulsione ad elica, sia in quelli a reazione,la principale sorgente di rumore è il motore.

È stato condotto uno studio confrontando lafunzionalità uditiva di due gruppi di soggettiresidenti rispettivamente in una zona limitrofa adun aeroporto (gruppo A) ed in una zona più lonta-na (gruppo B). Dalla valutazione di vari parame-tri (sesso, età, esposizione al rumore professiona-le, tempo di esposizione al rumore nell'ambientedomestico) è emerso che nel 68% dei soggetti delprimo gruppo era presente un danno uditivo,contro una percentuale di appena il 6.5% per isoggetti residenti lontano dalla fonte di rumoreambientale.

Le reiterate proteste da parte degli ambienta-listi e di vari gruppi di pressione hanno spinto leautorità competenti a emettere normative per ilcontrollo e la limitazione del rumore prodotto daivelivoli. Dai tempi dei primi aviogetti il livellodel rumore prodotto dai motori è stato ridotto dicirca 20 dB, e questo nonostante i nuovi velivolisiano decisamente più grandi e capienti rispettoai loro predecessori.

Industria Si stima che impianti industriali e commer-

ciali siano responsabili di circa il 20% dellarumorosità ambientale. Infatti, gran parte deimacchinari utilizzati nei vari settori dell'industriaproduce rumore. In molti casi i rumori rimango-no confinati all'interno di fabbriche e officine, inaltri casi, invece, raggiungono le aree abitativecircostanti. In passato il problema riguardava

solo le zone vicine ai grandi impianti metallurgi-ci o manifatturieri; oggi, tuttavia, le imprese dipiccole dimensioni sorgono spesso in mezzo aicentri abitati e disturbano direttamente un grannumero di residenti. Particolarmente rumoroserisultano essere, ad esempio, le ventole degliimpianti di riscaldamento e condizionamentodell'aria che, installate in posizioni poco idonee,possono generare un notevole inquinamentoacustico.

Cantieri All'interno dei cantieri viene prodotta ogni

sorta di rumori molesti, da quelli continui edininterrotti dei compressori, delle centrifughe odelle ventole, a quelli intermittenti dei martellipneumatici o delle seghe elettriche. Consideratala natura provvisoria dei cantieri, il livello ditolleranza ammesso per i rumori prodotti in talicircostanze è in genere superiore a quellonormalmente consentito per altri tipi di attività edi rumori.

Vita domestica e attività ricreativeAnche la vita domestica produce rumori

molesti: l'inquinamento acustico può essereinfatti causato da elettrodomestici quali l'aspira-tore, l'impianto stereo e il televisore, così comeda alcune attività di bricolage (si consideri, inparticolare, l'uso di trapani e tosaerba). Spesso ilgrado di inquinamento acustico è dovuto al catti-vo isolamento delle abitazioni nei complessiplurifamiliari.

Più che di natura tecnica, tuttavia, il proble-ma è comportamentale e la soluzione, più che aleggi e decreti, dovrebbe essere lasciata all'edu-cazione dei singoli cittadini.

Inoltre, negli ultimi decenni, soprattutto neipaesi industrializzati, sono state ideate e realizza-

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L’Inquinamento Acustico nella Civiltà Moderna

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te infrastrutture per attività ricreative assai rumo-rose, quali: poligoni di tiro, discoteche, aree perconcerti, piste per motocross o corse automobili-stiche, spazi destinati a gare nautiche, che costi-

tuiscono una fonte certa di inquinamento acustico.

Si riportano di seguito (vedi Tab. II) alcuni esem-pi di intensità dei rumori più comuni:

Effetti del rumoreL'inquinamento acustico può provocare vere

malattie. L'esposizione al rumore provoca sorditànei casi di esposizione continuata a rumori dielevata intensità.

Lo studio più autorevole ed esaustivo è larelazione del 1999, elaborata dall'OrganizzazioneMondiale della Sanità, con il titolo di'Community Noise - Environmental HealthCriteria', da cui risulta che l'esposizione al rumo-re nell'ambiente esterno può provocare una seriedi effetti negativi diretti quali:

• insonnia, • danni fisiologici uditivi, • danni di tipo cardiovascolare, • difficoltà di comunicazione (disfonie da

stress vocale),• malessere diffuso

Costi del rumoreI costi economici del rumore sono stati

diffusamente analizzati, tuttavia non esistonocriteri standard di valutazione al riguardo. Quasitutta la ricerca si è concentrata sul rumoreprodotto dai mezzi di trasporto, ma il grado diinquinamento acustico dipende anche dal livellodi insonorizzazione degli edifici e quindi dalletecniche di costruzione e di isolamento acusticoutilizzate.

Fra i criteri utilizzati per valutare l'impattoeconomico del rumore ambientale, i più comunisono :

• la disponibilità a pagare in base agli accer-tamenti svolti;

• la variazione del valore commerciale deibeni immobiliari; prezzo edonico;

• il costo delle misure di riduzione delrumore;

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Tabella II

DECIBEL SORGENTI DI RUMORE

Fruscio di foglie, bisbiglio

Notte agreste

Ambiente domestico, teatro

Ufficio rumoroso, voce alta

Telefono, stampante, TV e radio ad alto volume

Sveglia, strada con traffico medio

Strada con forte traffico, fabbrica rumorosa

Autotreno, treno merci, cantiere edile

Concerto Rock

Sirena, martello pneumatico

Decollo di aereo jet

10-20

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• il costo della prevenzione;• il costo indotto da cure mediche e perdita

di produttività.

Da una disamina degli studi svolti nel 1993(Quinet 1993) risulta che i costi stimati dell'in-quinamento acustico variano fra lo 0,2 e il 2%del PIL. In genere, le stime formulate negli studibasati sull'approccio del costo preventivo sono

alquanto basse (inferiori allo 0,1% del PIL),mentre quelle degli studi che si avvalgonodell'approccio "disponibilità a pagare" sono piùelevate. Gli studi sulla disponibilità a pagaresono stati svolti in paesi con un reddito pro capi-te elevato. Posto che tale disponibilità vada dipari passo con la capacità di pagare, ne consegueche paesi meno ricchi forse non attribuirebberoall'inquinamento acustico un valore così elevato.

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L'inquinamento acustico è sicuramente noci-vo per gli animali, in quanto essi si basano susuoni significativi che devono emergere dalrumore di fondo, per comunicare, spostarsi,evitare i pericoli e procurarsi il cibo. Intensilivelli di rumore ambientale interferiscono con ilnaturale ciclo di vita degli animali alterandone icomportamenti alimentari, i rituali riproduttivi edi percorsi migratori.

Ma la più significativa conseguenza delrumore prodotto dall'uomo (anche detto antropo-genico) sulla vita animale è senz'altro la riduzio-ne sistematica dell'habitat utilizzabile che, nelcaso di specie a rischio può giocare un ruoloimportante sulla via della loro estinzione. Forsela prova più sensazionale dell'effetto nocivogiocato dall'inquinamento acustico sul mondoanimale è stata la morte di alcune balene indottadai suoni estremamente intensi, sino a 200 dB,generati dai SONAR militari.

Anche i semplici invertebrati possono esserecondizionati nel loro comportamento da rumoriambientali di bassa frequenza di elevata inten-sità. Suoni di 100 -120 dB possono inibire ilmovimento delle api operaie per più di 20 minu-ti, mentre le mosche mostrano reazioni di allarmeper suoni superiori agli 80 dB ed i lombrichiattratti dal rumore stradale, escono dal terrenoesponendosi così alla cattura da parte degliuccelli.

Per gli uccelli, il rumore ambientale masche-ra i segnali biologicamente importanti interferen-

do con l'efficacia della loro capacità di comuni-cazione e determina un effetto negativo sulcomportamento e sulla biologia di riproduzione.

In libertà gli uccelli devono essere capaci, aprescindere dal rumore di fondo, di discriminareil proprio canto da quelli emessi da altre specie. Irichiami sono infatti fondamentali per evitarel'isolamento della specie, per la formazione deilegami di coppia, la difesa territoriale, i segnali dipericolo o di presenza di fonti alimentari e per lacoesione dello stormo in volo.

L'intensità dell'emissione sonora degliuccelli raggiunge picchi di 90-95 dB ed èmaggiore per gli uccelli più grandi. Studi sullecocorite indicano che la produzione sonora devesuperare il rumore ambientale di almeno 18-20dB per essere udita.

L'attenuazione sonora dipende dall'ambientecircostante ed è stata stimata pari a 5 dB ogni 100metri per un uccello in volo e di 20 dB ogni 100metri a livello del terreno in una foresta.Pertanto, in presenza di rumore ambientaleelevato diminuisce drammaticamente la distanzaalla quale un uccello è in grado di farsi sentire daipropri simili. Per contrastare tale problema gliuccelli si abituano a cantare con maggiore inten-sità.

Ad esempio a Berlino è stato dimostrato chegli usignoli cantano più forte durante i rumorosigiorni lavorativi e tornano alla consueta intensitàdurante i più tranquilli fine settimana. Ciòcomporta un maggior dispendio energetico (per16 dB di aumento sonoro un maggior consumodel 16% di ossigeno) che può risultare particolar-

4 - IMPATTO AMBIENTALE DEL RUMORE

mente gravoso per i piccoli nel nido, costretti achiamare per richiedere cibo, inoltre emetteresuoni ad intensità maggiore aumenta il rischio diessere individuati dai predatori. Altre ricerche,tra cui quella di Slabbekoorn del 2003, hannomostrato come gli uccelli che vivono entro ovicino ai centri urbani aumentino anche infrequenza il loro canto rendendolo più acuto, inmodo da contrastare il rumore del traffico che sisovrapporrebbe alla loro voce sulle bassefrequenze.

Per quanto attiene i pesci, che hanno unudito compreso tra i 50 ed i 2000 Hz con massi-ma udibilità attorno ai 200-800 Hz, essi tendonoad allontanarsi dai rumori (come ben noto aipescatori) specie se di bassa frequenza. Tale datoè stato confermato anche da un lavoro condottoin Alaska da Morris e Winters, pubblicato nel2005, che ha dimostrato con riprese subacquee,un comportamento di fuga dei pesci in presenzadi intenso rumore ambientale.

Già nel 1973 Banner e Hyatt avevano notatocome un rumorosità marina moderatamenteintensa, ma protratta per più giorni era in gradodi ridurre la capacità di sopravvivenza delle uovadi pesce. Popper nel 2003 ha provato come suoniintensi, quali quelli generati dagli strumentiimpiegati per la ricerca di giacimenti petroliferisottomarini, possa produrre in un'area di numero-si chilometri, lesioni permanenti alle celluleuditive dei pesci in modo da ridurne l'udito, alte-rarne il comportamento natatorio, la capacità diprocurarsi il cibo e di evitare i predatori conconseguente riduzione della popolazione itticalocale e danno diretto e protratto anche all'indu-stria della pesca.

Può forse stupire che tra tutti gli animaliquelli che più soffrono per l'inquinamento acusti-co siano i cetacei, mammiferi marini divisi nelleclassi degli odontoceti (carnivori, forniti di denti,come delfini ed orche) e dei misticeti (grandibalene fornite di fanoni e che si nutrono di planc-ton e krill).

In realtà essi vivono in un ambiente scarsa-mente illuminato, nel quale la vista non può esse-re il senso principale e si basano quindi, quasiesclusivamente, sui suoni per conoscere l'am-biente circostante e per comunicare.

Sono molto importanti e numerose le funzio-ni vitali dei cetacei basate sul suono: la ecoloca-lizzazione (gli odontoceti emettono suoni di altafrequenza tra 50.000 e 150.000 Hz che fornisco-no l'immagine ecografica dell'ambiente circo-stante), la navigazione (i misticeti emettonosuoni di bassa frequenza, attorno ai 20 Hz, checome un profondimetro forniscono informazionisull'ambiente circostante e che, essendo scarsa-mente attenuati dall'acqua, possono essere uditianche a centinaia di chilometri di distanza), lacomunicazione (per identificare i singoli indivi-dui, per mantenere la gerarchia e la coesione nelgruppo, per avvertire delle minacce, per conqui-stare la femmina ed anche nel rapporto tra madree cucciolo), od infine per stordire le prede conl'emissione di intense onde sonore capaci diimmobilizzare i pesci.

Tutte queste funzioni vitali dei cetacei, basa-te sull'emissione e l'ascolto dei suoni, vengonostravolte dall'inquinamento acustico sottomarino.Il rumore sottomarino intenso e protratto, provo-cato dall'uomo mediante il traffico navale e lepiattaforme di ricerca ed estrazione di giacimen-ti sottomarini di gas e petrolio, possono indurrelesioni uditive nei cetacei, provocando in essisordità progressiva ed anche alterazioni endocri-no-metaboliche conseguenti allo stress.

Un cetaceo reso sordo dal rumore vieneprivato della capacità di “vedere” l'ambientecircostante, divenendo come “cieco” ed incapa-ce, specie nel caso di un piccolo ancora dipen-dente dalla madre, di muoversi, di nutrirsi e di

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comunicare con i suoi simili ed è destinato a fini-re vittima di predatori e morire. Inoltre, si èrecentemente scoperto che un forte rumore sotto-marino può indurre i cetacei a raggiungere lasuperficie con troppa rapidità, senza rispettare inormali tempi di risalita, andando così incontro,proprio come i sommozzatori umani, a decom-pressione improvvisa, con embolia gassosa daazoto.

Il 28 aprile 2006 oltre 600 delfini, che vivo-no normalmente in acque profonde, si sono

arenati e sono morti spiaggiati sulla costa setten-trionale dell'isola di Zanzibar, probabilmente acausa del rumore emesso nell'area, da SONARmilitari.

I delfini presentavano infatti lesioni emorra-giche cerebrali, delle orecchie e degli organiinterni del tutto simili a quelle riscontrate nel2002 in una dozzina di balene che in preda alpanico per SONAR militari, erano andate incon-tro a decompressione rapida ed erano mortespiaggiate alle isole Canarie.

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L’Inquinamento Acustico nella Civiltà Moderna

Anatomicamente l'orecchio umano è sche-maticamente divisibile in tre parti (vedi Fig. 1)l'orecchio esterno, il medio e l'interno. La parteesterna è costituita dal padiglione auricolare e dalcondotto uditivo esterno, che raccolgono le ondesonore ambientali e le conducono alla membranadel timpano, organo di giunzione con l'orecchiomedio, che entrerà in vibrazione. L'orecchiomedio, mediante la leva rappresentata dalla cate-na dei tre ossicini (martello, incudine e staffa)agisce come un adattatore di impedenza tra l'ariaesterna ed il liquido contenuto nell'orecchiointerno e trasferisce le vibrazioni nella parteinterna dell'orecchio: il labirinto. Esso è pieno di

liquido, detto perilinfa, ed è formato da duesezioni: il labirinto posteriore che serve alcontrollo dell'equilibrio ed il labirinto anteriore ococlea, così detta per la sua forma a chiocciola,che serve proprio a percepire i suoni. La coclea,è divisa longitudinalmente in tre porzioni: lascala vestibolare in alto e la scala timpanica inbasso contenenti perilinfa. Tra loro il dottococleare, a sezione triangolare e contente un altroliquido detto endolinfa, delimitato in alto dallamembrana di Reissner ed in basso da quella basi-lare, su cui poggia il vero organo dell'udito,scoperto nel XIX secolo dall'istologo italianoAlfonso Corti, e che porta il suo nome.

Fig. 1

Fig. 2

5 - ANATOMO-FISIOLOGIA DELL’ORECCHIO

Per comprendere i danni che il rumore puòprodurre nell'uomo ed in particolare a caricodell'organo dell'udito, è indispensabile ricordare

alcune nozioni fondamentali di anatomia e fisio-logia dell'orecchio.

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L’Inquinamento Acustico nella Civiltà Moderna

Qui si trovano, oltre a cellule di sostegno ecellule pilastro, migliaia di cellule sensoriali, lecosiddette cellule acustiche interne ed esterne(vedi Fig. 2), che registrano, tramite ciglia (lestereociglia) di cui sono fornite, le vibrazionigenerate dal suono in arrivo nel liquido in cuisono immerse, trasformando l'energia meccanicasonora in energia bio-elettrica che, tramite ilnervo acustico, viene trasmessa al cervello ove ilsuono raggiunge il livello di coscienza e vienedecodificato. Il terzo lato esterno, del triangolaredotto cocleare è rappresentato dalla stria vascola-re, deputata alla produzione della maggior partedell'endolinfa.

Assai interessante è il ruolo giocato dallecellule ciliate interne ed esterne nella funzioneuditiva. Le cellule ciliate esterne percepiscono levibrazioni della membrana basilare mediante iloro fasci di stereociglia.

Le stereociglia si trovano immerse nell'en-dolinfa, un fluido che possiede un potenzialeelettrico di +80 mV rispetto a quello della peri-linfa (vedi Fig. 3). Sempre rispetto a questo, l'in-terno delle cellule possiede invece un potenzialenegativo di -60 mV, mantenuto dalle potentibatterie a sodio e potassio delle membrane cellu-lari. Pertanto, attraverso le stereociglia si formauna differenza di potenziale di circa 140.

Quando le stereociglia più alte si inclinanoleggermente per effetto delle oscillazioni dellamembrana tectoria, il fascio stereocigliare si aprea ventaglio, mettendo in tensione filamentiproteici, detti tip links, che fanno aprire i canalistereocigliari, piccole valvole poste sullesommità delle stereociglia. L'apertura di questicanali determina l'ingresso di correnti elettrichesufficienti a depolarizzare la cellula di alcunimillivolt, causando la contrazione della cellula.Le cellule ciliate interne sono localizzate nell'organo di Corti verso l'interno rispetto all'assedella chiocciola, queste cellule (non contrattili)sono i sensori che trasmettono i segnali al nervoacustico. Come nel caso delle cellule ciliateesterne, l'apertura dei canali stereocigliari deter-mina l'ingresso di una corrente elettrica che facadere il potenziale intracellulare. Le stereocigliapiù alte delle cellule ciliate interne, a differenzada quelle esterne, non sono fissate alla membra-na tectoria e pertanto la loro deflessione non èproporzionale allo spostamento relativo dellamembrana. Da questo si deduce come le celluleciliate siano il vero e proprio trasduttore mecca-no-elettrico dell'orecchio, e come gli impulsielettrici da essi generati siano inviati, attraverso ineuroni, al sistema nervoso centrale. Meritaricordare come le cellule ciliate distribuite lungoi due giri e mezzo nei quali è avvolta la chioccio-la, siano sensibili solo ad una specifica frequen-za, con una distribuzione che va dalla frequenzapiù bassa (20 Hz, all'apice della coclea) alle piùalta (20.000 Hz, alla base). Tale caratteristicaprende il nome di tonotopicità cocleare.

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Fig. 3

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Ma la vera scoperta di un rapporto causaletra rumore e malattia è dovuta all'italianoBernardino Ramazzini (vedi Fig. 4), consideratoil padre della Medicina del Lavoro, il quale,nell'anno 1700, nella sua opera “De morbis arti-ficum diatriba” (vedi Fig. 5) descrive la sorditàdei calderai e la relativa interpretazione patoge-netica.

Il rumore raggiunge come energia meccani-ca la coclea, ove può determinare un danno ditipo meccanico-vibratorio, di tipo metabolico o,talora, di tipo vascolare.

È ormai un dato acquisito che le alterazionistrutturali della coclea, in risposta ad un forterumore impulsivo, di intensità superiore al livel-lo critico, siano legate essenzialmente al dannomeccanico, causato dal superamento del limite dielasticità. Un movimento eccessivo delle struttu-re cocleari comporta lesioni nella membranabasilare, nel legamento spirale, nella membranadi Reissner e nell'organo del Corti; talora inducela separazione di questo dalla membrana basilare

o dalla tectoria. La rottura delle strutture cellu-lari interne, causa la miscelazione dell'endolin-fa con la perilinfa, cui consegue una perditadella omeostasi ed un danno tossico dellecellule ciliate.

In ogni caso, la perdita uditiva da iperstimo-lazione meccanica, come nel trauma acustico, èlegata ad un danno primitivamente localizzatoalle cellule ciliate. Una delle osservazioni piùprecoci sugli effetti del rumore, risalente aglianni '50, è stata quella di una maggiore sensibi-lità al danno delle cellule ciliate esterne, rispettoalle interne. Una spiegazione anatomica di talefenomeno si basa sull'osservazione che le celluleciliate esterne, essendo localizzate lungo l'organodel Corti a maggiore distanza dal fulcro dellamembrana basilare e quindi sottoposte ad unospostamento più ampio e rapido rispetto allecellule ciliate interne, siano maggiormente arischio di lesione meccanica diretta. Con lamicroscopia elettronica a scansione si sono docu-mentati vari gradi di alterazioni delle cellule

Fin dai tempi più antichi, si conosceva ilpericolo derivato da forti rumori, infatti già nelVII sec. a.C. nella città di Sibari era proibitoentro le mura il lavoro di artigiani che adoperas-sero il martello ed era proibito, anche tenere galliche disturbassero il sonno o che un calderaio

abitasse nella stessa strada di un filosofo; inoltrealcune strade della città erano chiuse al trafficodei carri, mentre Cicerone e Seneca raccontanocome molti abitanti della valle del Nilo avesserol'udito compromesso per il rumore delle cascatedel fiume.

Fig. 4 - Bernardino Ramazzini Fig. 5

6 - DANNO BIOLOGICO UDITIVO

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ciliate esterne in rapporto al tipo ed alla intensitàdello stimolo, che spaziano dalla semplicedisgregazione delle stereociglia, alla lorocompleta sostituzione da parte di processi digi-tiformi provenienti dalle cellule di sostegno edalle cellule pilastro, a loro volta ricoperte damicrovilli e detriti cellulari.

Le cellule ciliate interne hanno una maggio-re resistenza allo stress acustico, evidenziandolesioni soltanto ad intensità maggiori. Le altera-zioni che si riscontrano, anche in questo caso,

sono molteplici; si sono osservati vari gradi discompaginazione, dalla flessione ed orientamen-to in più direzioni delle stereociglia fino alla lorocompleta scomparsa. Quest'ultima è legata inalcuni casi alla estrusione per proliferazionedelle cellule epiteliali limitrofe.

A livello ultrastrutturale le modificazioniprecoci che colpiscono le cellule ciliate sonostate osservate nelle stereociglia e legate allarottura di particolari legamenti, definiti comecross-links e tip-links.

Fig. 6

I primi legano insieme i fusti delle stereoci-glia; i secondi, più sottili, legano la punta dellostereociglio più corto con il fusto di quello vici-no più alto. Questi ultimi sembrano giocare unruolo chiave nell'apertura dei canali di trasduzio-ne, localizzati nei loro punti di attacco (vedi Fig.

6). La deflessione delle stereociglia, determinan-do un incremento di tensione dei tip-links, provo-ca un'apertura dei canali di trasduzione regolan-do in tal modo la depolarizzazione delle celluleciliate. Quando i cross-links o i tip-links sonodanneggiati da un trauma acustico il risultato è

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una ridotta risposta delle cellule allo stimolo equindi una ipoacusia. Infatti osservando le stereo-ciglia al microscopio elettronico, in un orecchionormale si può notare che esse sono disposte inun ordine architettonicamente perfetto, mentre inun orecchio sottoposto a trauma acustico, talestruttura è danneggiata (vedi Fig. 7, 8 e 9).

Ulteriori danni meccanici si verificano acarico dei filamenti di actina che sono posiziona-ti al centro delle stereociglia e la cui funzione èdi renderle più rigide. Essi sono orientati verti-calmente, compattati in forma esagonale e colle-gati tra di loro da ponti proteici. La stimolazioneintensa danneggia la matrice dell'actina e riducedi conseguenza la rigidità del fascio stereociliareavviando, quindi, il processo di scompaginamen-to delle stereociglia. Inoltre, durante la stimola-zione, il fascio rigido stereociliare vibra vicinoall'attaccatura, che ha proprietà elastiche. Constimolazioni intense si determina un disaccoppia-mento delle stereociglia dalla base cuticolare conalterazione dell'elasticità.

È evidente, comunque, che per stimoliacustici oltre i 120 dB e di durata protratta, siabbiano danni meccanici, di grado variabile,come abbiamo visto, dalla semplice perdita dellegiunzioni cellulari alla totale separazione dell'or-gano del Corti dalla membrana basilare.

La letteratura è ricca di segnalazioni suldanno metabolico intracellulare del rumore.Un'eccessiva stimolazione sonora può infattialterare anche il metabolismo delle cellule cilia-te. I cambiamenti morfologici nel sistema delreticolo endoplasmatico, che può mostrarevacuolizzazione o vescicolazione, e nei mitocon-dri delle cellule acustiche, che possono apparirerigonfi, suggeriscono un deficit di utilizzazioneenergetica, di sintesi proteica e di produzione dienergia. Tali modificazioni, con le alterazionidella concentrazione ionica nello spazio mito-condriale ed intracellulare, possono, inoltre, alte-rare i sistemi enzimatici intracellulari, fondamen-tali per la produzione energetica, la sintesi protei-ca ed il trasporto ionico.

È stato riscontrato anche un aumento deilisosomi sotto il corpo basale e, nel caso di espo-sizioni a rumori molto forti, un aumento dei granidi lipofucsina, picnosi del nucleo, rottura deivacuoli e della membrana plasmatica lungo ilcorpo cellulare o le stereociglia, fino al rigonfia-mento marcato dell'intera cellula.

Il rumore può indurre nelle cellule acusticheanche modificazioni dell'attività enzimatica. Il

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Fig. 7 - In basso: Cellule Acustiche Esterne su tre file; In alto: Cellule Acustiche Interne su unica fila

Fig. 8 - Ciglia di cellula acustica sana

Fig. 9 - Ciglia di cellula esposta a rumore

bilancio degli ioni sodio, potassio e calcio è allabase della funzione cocleare normale. Neltrasporto di questi ioni giocano un ruolo fonda-mentale l'adenosina trifosfatasi del sodio e delpotassio (Na+, K+-ATPasi) e l'adenosina trifosfa-tasi del calcio (Ca2+-ATPasi). Studi citochimicihanno individuato alte concentrazioni di questienzimi nella coclea, che quindi sembrano avereun ruolo determinante nel mantenimento dellaconcentrazione ionica endolinfatica ed intracel-lulare. Ogni stimolo sonoro intenso può indurreuna disattivazione reversibile di tipo molecolaredei canali di trasduzione meccanoelettrica sitiall'apice delle cellule ciliate esterne in cui sonoimplicati gli enzimi succitati. In sintesi, ipotiz-zando che i livelli di tali proteine vengano ridot-ti in risposta al trauma acustico, il ristabilimentodelle attività Na+, K+-ATPasi e Ca2+-ATPasi hacome conseguenza il riaggiustamento del bilan-cio ionico endolinfatico ed il ripristino deinormali processi di trasduzione delle celluleciliate.

Esposizioni a rumori meno intensi, maprotratti per un tempo maggiore, invece, danneg-gerebbero in modo irreversibile le cellule senso-riali innalzando i livelli metabolici mediante unaserie di processi, che vanno sotto il nome diesaurimento metabolico.

In ogni caso, quanto il danno da rumore acarico delle cellule acustiche sia dovuto diretta-mente al trauma meccanico sulle stereociglia, oad una progressiva degenerazione metabolicacellulare, non è completamente chiaro.

Da ricordare, infine, il possibile contributodel danno al sistema vascolare nell'instaurarsi diuna ipoacusia da rumore. Infatti, lesioni a caricodella stria vascolare e del legamento spirale sonodi frequente osservazione dopo esposizione alivelli di rumore medio-alti, anche se finoranessuna ricerca sperimentale è riuscita a dimo-strare che il danno vascolare da solo possa provo-care un peggioramento dell'udito.

A tali lesioni anatomico-metaboliche dellacoclea, corrisponde sul piano fisiologico, il feno-meno detto di fatica uditiva, termine con il quale

si definisce il peggioramento dell'udito, tempora-neo o permanente, successivo e conseguente allaesposizione ad una intensa stimolazione sonora.

Se si espone un soggetto normoacusico adun rumore intenso, si può poi misurare un tempo-raneo peggioramento della sua soglia uditiva,detto TTS (Temporary Threshold Shift), checompare immediatamente dopo la cessazionedello stimolo sonoro e che tende progressiva-mente ad esaurirsi. In base alla sua entità e dura-ta, si distinguono quattro tipi di TTS (Del Bo -Giaccai): di brevissima durata, a breve termine,fatica uditiva fisiologica e fatica uditiva patologica.

• TTS di brevissima durata, o maschera-mento residuo: ha brevissima durata (infe-riore a mezzo secondo) e sembra inrapporto al periodo refrattario di alcunielementi del nervo acustico. Dopo avertrasmesso un impulso, la fibra nervosa nonpuò più trasmettere per un certo periodo epoi, per un certo tempo ancora, richiedeuna energia superiore al normale per potertrasmettere.

• TTS a breve termine: ha una durata dipochi minuti. Un rumore affaticante dicirca 85 dB SPL della durata di 1 minuto,o più, produce oltre al mascheramentoresiduo un TTS di vari minuti. Questo tipodi variazione non dipende totalmente dallivello del rumore, in quanto è pressochéuguale dopo esposizione a rumori di 30come di 80 dB, varia con il tempo di espo-sizione, di solito raggiunge il massimodopo un minuto ed è maggiore per la stes-sa frequenza del suono stimolante.

• TTS normale, o fatica uditiva fisiologica:viene valutata due minuti dopo la cessa-zione del rumore (TTS2) e si esaurisce inun tempo massimo di 16 ore. Si produceper toni puri di intensità superiore a 70 dBSPL e nel soggetto normale comporta unvalore di spostamento temporaneo dellasoglia, due minuti dopo l'esposizione al

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rumore fino a 25-30 dB. In genere, aumen-ta in maniera direttamente proporzionaleall'intensità ed alla durata dello stimolo.

• TTS di lunga durata, o fatica uditiva pato-logica: si tratta di un abbassamento diudito che si protrae oltre le 16 ore dallacessazione dello stimolo ed insorge quan-do l'entità del TTS2 è superiore a 40 dB. Ilrecupero non procede in maniera esponen-ziale e non risulta completo dopo 16 ore diriposo. Si attua invece in maniera lineare epuò richiedere giorni e talora settimane peressere completo. Siamo in questo caso inpresenza di una fatica uditiva patologica,fenomeno che può preludere ad unospostamento permanente della soglia(PTS, Permanent Threshold Shift).

La TTS sembra legata alla interazione traprocessi metabolici e processi meccanici a livel-lo cocleare che esiterebbero in una curva di recu-pero non lineare. Alla fine della stimolazione conrumore impulsivo, le alterazioni metabolichetendono a riportarsi in equilibrio e quindi lasoglia uditiva migliora, mentre la reazione simil-edematosa della cellula, dovuta al trauma mecca-nico, si evidenzia più tardi, comportando altera-zioni che sono evidenti almeno dopo 24 ore dallafine della stimolazione. Il fenomeno della TTSrimane uno dei più interessanti nell'ambito deldanno uditivo da rumore e come tale esso è statostudiato a lungo con il risultato di molte ipotesiriguardo al meccanismo che lo determina. Inletteratura sono riportati numerose ipotesi pato-genetiche che vanno dalla fatica sinaptica, allafatica metabolica delle cellule ciliate e della striavascolare, alle alterazioni del flusso sanguignococleare, a modificazioni morfologiche reversi-bili nelle cellule ciliate, ad alterazioni dei canalimeccano-elettrici non ben dimostrate.

Se si ripete l'esposizione al rumore primache si sia avuto un recupero completo dellafunzione uditiva, compare una ipoacusia perma-nente o PTS, la cui entità è proporzionale alladurata dell'esposizione.

Parlando di danno uditivo da rumore, occor-re fare innanzitutto una distinzione di base:distinguere il trauma acustico acuto, dalla ipoa-cusia conseguente ad esposizione cronica alrumore, in genere derivante dall'ambiente lavora-tivo. Mentre il trauma acustico acuto comportaun improvviso deterioramento della capacitàuditiva in conseguenza ad una singola esposizio-ne, anche breve, ad un rumore molto intenso,nell'altro caso ci si riferisce ad una perdita uditi-va che si sviluppa lentamente e progressivamen-te in un periodo di tempo piuttosto lungo (alcunianni), come effetto dell'esposizione a rumoreintenso di tipo continuo o intermittente (vedi Fig.10).

Tipicamente, tale danno da rumore cronicosi manifesta inizialmente all'audiometria con unacaduta bilaterale e simmetrica della soglia uditi-va limitata al range di frequenze compreso tra i3000 ed i 6000 Hz. Persistendo l'esposizione alrumore, si osserva dapprima un aumento disoglia per i toni di frequenza più acuta, successi-vamente l'ipoacusia si estende ad interessareanche le frequenze medie e gravi. Quando cessal'esposizione al rumore, l'evoluzione peggiorati-va della ipoacusia si arresta. Il danno prodottodal trauma acustico è irreversibile; può essereprevenuto con misure ambientali o personaliadeguate, ma non curato. Non esiste a tutt'oggiun criterio valido in grado di identificare un limi-te tra rumore nocivo e rumore non nocivo a causa

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Fig. 10 - Ipoacusia da rumore

della differente suscettibilità individuale alrumore.

Tale suscettibilità è legata a diversi fattori:caratteristiche statiche e dinamiche dell'orecchiomedio (massa degli ossicini, caratteristiche dellamembrana timpanica e della membrana dellafinestra rotonda, modalità e proprietà di contra-zione dei muscoli dell'orecchio medio) e dell'o-recchio interno (spessore della membrana tecto-ria, caratteristiche della membrana basilare,densità delle cellule acustiche, vascolarizzazionedell'orecchio interno e modalità di utilizzazionedell'ossigeno, peculiarità chimico-fisiche dell'en-dolinfa).

Si ritiene comunque che un'esposizione a 90dB (A) per 40 ore settimanali, rappresenti unlivello innocuo per l'85% della popolazione.Infatti, onde evitare equivoci, quando si parla dirumore lesivo, si parla in genere di livelli di pres-sione acustica superiore a 80-90 dB (A) in unperiodo variabile tra le 6 e le 16 ore continuative.Tale situazione si verifica soprattutto per la lavo-razione industriale e non si verifica quasi mainella nostra quotidianità. La televisione, la lava-trice, il telefono cellulare, l'impianto stereopossono generare rumori molesti, ma non sono ingrado di produrre un danno uditivo.

Al contrario può essere pericolosa la perma-nenza per molte ore in discoteca, soprattutto sepiccola dove si possono raggiungere i livellisonori suddetti. Ovviamente quindi i più espostial danno da rumore sono i lavoratori dell'indu-stria sottoposti, per ore, ad intense stimolazionisonore derivanti dal funzionamento dellemacchine.

La perdita della funzione uditiva attribuibileall'esposizione a rumore in ambiente lavorativo,è detta tecnoacusia o tecnopatia. La sua sintoma-tologia iniziale è sfumata, limitata a modestiacufeni (suono percepito mono o bilateralmente,in assenza di alcun rumore oggettivo). Solo inseguito si manifesterà una ridotta capacità didiscriminare il messaggio vocale, specie inpresenza di rumore ambientale, con fenomenidistorsivi rappresentati da una sensazione difastidio nei confronti di stimoli sonori intensi.

Le cellule uditive sono di tipo "perenne" epertanto vanno incontro, lungo il corso della vita,a processi involutivi di degenerazione e distru-zione, che comportano un progressivo decaderedella funzione uditiva (vedi Fig. 11), in un feno-meno biologico naturale cui si è convenzional-mente dato il nome di presbiacusia, in analogiacon la presbiopia.

Ma nel 1962 Rosen condusse un'analisi dellafunzione uditiva su soggetti di varia età apparte-nenti alla tribù primitiva dei Mabaan sudanesi,scoprendo che essi non presentavano affatto undecadimento dell'udito legato all'età.Confrontando i loro dati con quelli di gruppi diabitanti di New York omogenei per età, notò chegli americani adulti presentavano una sogliauditiva in media pari a quella di soggetti africanidi 15 anni più anziani.

Tale lavoro portò ad attribuire il progressivodecadere dell'udito col passare degli anni, piùalle conseguenze dell'inquinamento acusticoambientale, che non al fisiologico effetto dell'età,anche se i suoi dati non risultarono poi conferma-ti da ricerche simili svolte da Reynaud nel 1969su popolazioni in Kalahari, Mauritania eSenegal.

Invece del termine presbiacusia, si preferi-sce quindi oggi impiegare quello di socioacusiaper definire il decadimento della funzione uditi-va che il trascorrere degli anni inevitabilmenteprovoca nell'uomo, in parte per un naturale

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Fig. 11 - Presbiacusia

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processo fisiopatologico involutivo, ma in parteper effetto dei danni provocati dal rumoreambientale extra-lavorativo.

Come già accennato, i mezzi terapeuticiattualmente a nostra disposizione per curare ildanno uditivo da rumore non sono numerosi, nédi provata efficacia, per cui la difesa più impor-

tante rimane tuttora la profilassi, da effettuarsiapplicando le normative già operanti in ambitoOCSE (Organizzazione per la Cooperazione eSviluppo Economico, nata nel 1961 con sede aParigi) a tutti i livelli: a livello della rumorositàdelle macchine, a livello della rumorositàdell'ambiente, a livello della protezione indivi-duale.

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L’Inquinamento Acustico nella Civiltà Moderna

L'esposizione prolungata a rumore di eleva-ta intensità, provoca nell'individuo oltre ad unaserie di danni specificamente evidenziabili acarico dell'apparato uditivo, anche disturbi dinatura diversa come ad esempio alterazione delciclo sonno-veglia (vedi Tab. III), tachicardia etachipnea, cefalea, agitazione psico-motoria,

vasocostrizione periferica ed ipertensione, dimi-nuzione della motilità intestinale.

Probabilmente dai nuclei acustici centrali,attraverso la formazione reticolare, gli impulsiraggiungono i nuclei ipotalamici; da qui i prodot-ti dello stimolo giungono alla ipofisi, che, atti-vandosi produce effetti sul sistema endocrino

Studi recenti dimostrano che l'effetto delrumore sulla biochimica dell'organismo, sulsistema cardiovascolare e sui sistemi organicicontrollati dal sistema nervoso autonomo sia piùgrave di quanto non si sospetti.

Se esaminiamo gli impulsi nervosi indottidall'onda sonora sull'orecchio, vediamo che

questi, dopo aver percorso il nervo acustico,giungono ai nuclei cocleari del ponte cerebrale,da dove salgono attraverso il mesencefalo perarrivare ai tubercoli quadrigemini posteriori, alcorpo genicolato mediale ed infine alle areeacustiche della corteccia cerebrale del lobotemporale (vedi Fig. 12).

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Intensità del rumore Effetti sul sonno

Si allunga di 20 minuti il tempo di sonno

Piccoli disturbi dell'architettura del sonno

Tempo di addormentamento prolungato di 30 minuti o più.I bambini possono svegliarsi

Alterazioni profonde di qualità e durata del sonno.Possibili frequenti risvegli.

Riduzione o scomparsa delle fasi Rem del sonno (attività onirica)

Fino a 40 dB

Tra 40 e 50 dB

Tra 50 e 60 dB

Tra 60 e 70 dB

Oltre 70 dB

Tabella III

7 - DANNO BIOLOGICO EXTRA UDITIVO

Fig. 12

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L’Inquinamento Acustico nella Civiltà Moderna

completando la via acustico-ipotalamica-ipofisa-ria-endocrina.

Naturalmente dobbiamo ricordare che non èsolo l'ipotalamo a regolare l'attività del sistemanervoso autonomo, ma vi partecipano sia il tala-mo che la corteccia, integrati con l'ipotalamostesso.

Il rumore stimola il sistema nervoso autono-mo nella sua porzione simpatica. Merita ricorda-re come il sistema simpatico ed il parasimpaticosiano deputati alla omeostasi dell'ambiente liqui-do dell'organismo regolandone la composizione,

la temperatura, la quantità e la distribuzione,intervenendo con variazioni funzionali a livellodel circolo, del respiro e delle ghiandole.

Quanto descritto porta a rilevare come lereazioni biologiche provocate dal rumore possa-no essere ricondotte alla "Sindrome generale diadattamento" secondo Selye (vedi Schema).

L'insieme degli elementi di sintomatologiabiologica, cardiovascolare, neuroendocrina epsichica, costituiscono una reazione aspecificache rientra nel quadro di una sindrome generaleda stress, in questo caso conseguente al rumore.

Nel 1936, Hans Selye, medico e scienziato,descrisse una sindrome prodotta da diversi agen-ti nocivi, caratterizzata da una medesima reazio-ne, indipendente dal tipo di sostanze iniettatenelle cavie e segnalò che tale sindrome si mani-festava con un'ipertrofia della corticosurrenale(con iperproduzione di cortisolo) e da una ridu-zione atrofica del timo e delle ghiandole linfati-che.

Selye concluse che si era di fronte ad unarisposta biologica fondamentale, non specificaperché indipendente dall'agente scatenante (lostressor), consistente nell'attivazione di dueghiandole endocrine, ipofisi e surrene, e che eglidefinì quale “Sindrome generale d'adattamento”.

Pertanto, il concetto di stress in medicinacoincide con la resistenza dell'organismo alcambiamento ed il conseguente adattamento

MORTE

ALLARME

SHOK

CONTROSHOK ACTH

ADATTAMENTO

RESISTENZA

RISOLUZIONE

ESAURIMENTOSHOK

Schema - Sindrome generale di adattamento da Selye (modificata)

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L’Inquinamento Acustico nella Civiltà Moderna

dell'organismo ai mutamenti del suo equilibrio(omeostasi). In altre parole, per stress si intendeuna situazione in cui si percepisce un pericolo,od una situazione sconosciuta od un semplicefastidio. Questa attività intellettuale (di ricono-scere cioè un pericolo) dà luogo ad una reazionea catena in cui si mettono in moto una serie difunzioni inferiori, a cominciare dal sistemanervoso autonomo (quello che regola il battitocardiaco, la funzione dei visceri ecc.) ed infine ilsistema endocrino, liberando una serie di ormoniche, a loro volta, agiscono su tutta la periferiadell'organismo, per esempio favorendo la coagu-lazione del sangue e facendo contrarre i vasi peri-ferici.

Lo scopo di tutti questi cambiamenti è unosolo: mettere l'individuo in "condizione dicombattimento".

Ovviamente questo meccanismo riguardatutti gli animali, compreso l'uomo e serve egre-giamente. Senza stress non si potrebbe essere in

grado di reagire efficacemente alle varie situazio-ni che consentono la vita: si tratti di affrontare ofuggire una belva (situazione oggi più rara) o difornire la risposta esatta ad un esame (situazionepiù frequente).

Selye distinse tre fasi nella “Sindrome diadattamento generale”.

In una prima fase detta “di allarme” promos-sa dalla presenza dello stressor, in cui l'individuoriconosce il pericolo insito nello stimolo. Seguepoi una fase detta "di resistenza", di estremaimportanza nell'economia della risposta, nellaquale assume un ruolo fondamentale l'attivazionedell'asse ipotalamo-ipofisi-surrene e viene messoin atto un complesso programma sia biologicoche comportamentale che sostiene la risposta allostressor. Questa fase può sconfinare in quelladetta “di esaurimento” nella quale si verificauna critica riduzione delle capacità adattattivedell'organismo, che predispone allo sviluppo dimalattie (vedi Fig. 13).

Fig. 13

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L’Inquinamento Acustico nella Civiltà Moderna

Esistono stress fisici (uno shock elettrico,l'esposizione al freddo, ecc…), metabolici (ridu-zione dei livelli glicemici), psicologici (unaprova d'esame), psicosociali (un evento di perdi-ta o lutto). Ciascuno di questi stressor, pur indu-cendo una generale attivazione dei meccanismidella risposta, è caratterizzato da una preferen-ziale stimolazione di uno o più sistemi (nervosoo endocrino).

Oltre alla natura dello stressor sono moltoimportanti anche l'intensità, la frequenza e ladurata dello stimolo nel condizionare l'entitàdella risposta: stressor troppo potenti, frequenti eprolungati sono in grado di superare la possibilitàdi resistenza dell'organismo, e di iniziare unprocesso patologico.

Un ultimo aspetto molto significativo dellostressor è rappresentato dal grado di novità,prevedibilità e soprattutto evitabilità dello stimo-lo. Uno stressor mai fronteggiato in precedenza oimprevedibile o inevitabile, induce una rispostapiù ampia di quella provocata da uno stimolonoto o al quale ci sia la possibilità di sottrarsi.

È opportuno sottolineare come siano ormaisufficientemente definiti i rapporti tra lo stresscronico e, ad esempio, la patologia cardiovasco-lare (infarto miocardico, ipertensione arteriosa),gastroenterica (ulcera, colon irritabile), dermato-logica (dermatiti, malattie "psicocutanee").Meno chiari sono invece i rapporti tra stress epatologie psichiatriche (depressione, schizofre-nia) e neurologiche (invecchiamento cerebrale edemenza). È interessante infatti notare comenell'uomo vi siano evidenze del fatto che situa-zioni stressanti protratte possano essere seguitedallo sviluppo di disturbi della sfera cognitiva edemotiva, anche se ancora mancano evidenzeconclusive a sostegno di questa ipotesi.

Possiamo a questo punto considerare ilrumore come un tipo di sollecitazione stressante,paragonabile al freddo, caldo, farmaci, fratture,infezioni, interventi chirurgici, ustioni od altri

traumi a cui l'organismo risponde con la stimola-zione dell'ipotalamo che induce l'ipofisi anterio-re a liberare ACTH, con stimolazione delle surre-nali, e quindi con reazioni a livello dell'interoorganismo, secondo le tre fasi della “Sindromegenerale di adattamento” descritta da Selye .

Vari Autori hanno rilevato infatti in animalisottoposti a rumore un aumento del colesteroloplasmatico e della secrezione di corticosterone.Altri studi riferiscono su reperti di leucopenia,aterosclerosi dei grossi vasi, ipertensione.Bisogna inoltre aggiungere variazioni della moti-lità gastroenterica e modificazioni chimiche delsangue e delle urine condizionate dalla stimola-zione endocrina.

Interessanti studi condotti in Paesi dell'areadell'ex Unione Sovietica da Andriukin dimostra-no un aumento dell'incidenza di ipertensione inuomini e donne che lavorano in zone moltorumorose, con maggiore incidenza nei soggettianziani presumibilmente a seguito della minoreelasticità del sistema vascolare. Altri dati prove-nienti da autori sovietici dimostrano l'incidenzainsolitamente elevata di disturbi circolatori, dige-stivi, metabolici, neurologici e psichici neisoggetti sottoposti a livelli elevati di rumore.

Anche Calvet, in Francia, studiando glieffetti del rumore d'aereo, precipuamente riferitial "Concorde" ha rilevato alterazioni simili aquelle finora descritte.

In tema di reazione generale al rumore,appare di rilievo la ricerca effettuata daMiclesco-Groholsky ed Anitzesco su un gruppodi operai sottoposti contemporaneamente arumore ed a vibrazioni (martello pneumatico):essi hanno riscontrato una sindrome, cui hannodato il nome di "stress sonoro-vibratorio" chepresenta le caratteristiche di una pancreatitelatente. La sintomatologia riferita consiste in:calo ponderale, parestesie, tremori, vertigine,stato ansioso-depressivo, turbe neuro-psichiche,dispepsia, nausea, anoressia per i grassi, scialor-rea, disturbi intestinali, turbe del ritmo cardiaco.

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L’Inquinamento Acustico nella Civiltà Moderna

L'ipoacusia da rumore occupazionale(Occupational noise-induced hearing loss,ONIHL) rappresenta una delle problematicheprincipali legate all'ambiente lavorativo.

Quando l'esposizione a rumore, che determi-na una perdita uditiva è dovuta ad attività di tiporicreativo, o, comunque, non lavorativa, il deficituditivo è considerato, in genere, meno graverispetto alla perdita di udito avvenuta in ambitolavorativo, per due ordini di ragioni:

• in primo luogo, il rischio di perdere illavoro può spingere il lavoratore a rimane-re in ambienti con livelli di rumore chealtrimenti non accetterebbe ed, inoltre,

• l'esposizione a tali livelli di rumore siprotrae generalmente per molte ore al gior-no, per molti anni.

Ammonta a circa 30 milioni il numero dilavoratori esposti, in ambito lavorativo, a livellidi intensità sonora uguali o superiori agli 80dB(A) Leq. secondo le valutazioni dellaComunità Europea; di questi, circa 9 milioni,sono sottoposti, mediamente, ad un rumore ecce-dente i 90 dB(A) Leq. I dati ufficiali sulla diffu-sione dell'ipoacusia da rumore nei lavoratoridell'industria sono forniti dall'INAIL, che denun-cia come l'otopatia professionale costituiscaoltre il 50% delle rendite per malattia professio-nale.

Negli Stati Uniti d'America, secondo

l'Occupational Health and Safety Administration(OSHA), tra 5 e 10 milioni di americani sono arischio di ipoacusia da rumore per l'esposizione asuoni più intensi di 85 dB(A) in ambito lavorati-vo. Quarantotto milioni di americani partecipanoa sports che prevedono l'utilizzo di armi dafuoco, che rappresentano la causa più comune diipoacusia da rumore non lavorativa.

Sono i maschi ad essere più colpiti dallaipoacusia da rumore; rimane però poco chiaro seciò sia dovuto ad una maggiore esposizione sulluogo di lavoro o se invece non sia dovuta ad unamaggiore esposizione in attività non lavorative.

Non sembrano esservi evidenti differenze disuscettibilità al rumore riguardo all'età.

Il danno uditivo da rumore è influenzato daiseguenti parametri:

• intensità del suono• pattern temporale• pattern spettrale• suscettibilità individuale• durata dell'esposizione

La distinzione temporale dei differenti tipidi rumore (continuo, fluttuante, transitorio, varia-bile, intermittente, impulsivo) è necessaria per idiversi effetti a carico delle strutture cocleari:rumori continui a livelli di intensità bassi e mediledono la coclea attraverso processi di faticametabolica, mentre il rumore di tipo transitorio,di alta intensità, esercita un'azione meccanicadiretta legata solo in parte ad alterazioni delmetabolismo cellulare.

Il contenuto spettrale del rumore è impor-tante poiché esso viene percepito dall'orecchio(al pari di qualsiasi altro suono), distribuendositonotopicamente e provocando quindi conse-guenze dannose a diverse porzioni della coclea.La lesione iniziale è a carico della partizionecocleare deputata alla percezione dei 3-6 kHz ein particolar modo dei 4 kHz.

Le interpretazioni che spiegano questo inte-

8 - MALATTIA PROFESSIONALE

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ressamento del giro basale della coclea sonovarie:

• Secondo Ruedi (1954) la rumorositàimpulsiva provocherebbe dei vortici endo-linfatici che, agendo in senso contrarionella scala timpanica ed in quella vestibo-lare, si scontrerebbero a livello della zonabasale corrispondente alla frequenza di 4kHz creando forti oscillazioni e conse-guente danno alle cellule ciliate.

• Altri Autori sostengono una diversa teoriafisica basata sulla risonanza del condottouditivo esterno che aumenta di circa 20 dBil livello pressorio delle frequenze tra 2 e3,5 kHz.

• Un'altra teoria si basa sullo spettro sonorovibratorio del rumore industriale, frequen-temente impulsivo, centrato prevalente-mente sui 4-8 kHz e quindi elettivamentedannoso per il giro basale cocleare.

• Inoltre, poiché il meccanismo protettivodel riflesso stapediale è massimo per lefrequenze gravi e minimo per quelle acute,appare evidente che il giro basale coclearesia maggiormente esposto all'azione lesivasonora.

• Secondo altri Autori, la porzione di coclearelativa ai 4 kHz è situata di fronte alladivisione dell'arteria cocleovestibolare,per cui è nutrita da una vascolarizzazionedi tipo termino-terminale, influenzabile inmaniera elettiva dal traumatismo sonoro.

La suscettibilità individuale viene messa inrelazione a diversi fattori; alcuni, definibili comefissi, sono le dimensioni e le capacità di risonan-za del condotto uditivo esterno; la quantità dimelanina presente nella pelle; la efficacia delriflesso stapediale. Essa può, inoltre, venire

influenzata significativamente dalla precedenteesposizione al rumore ed, ancora, dai sistemi didifesa intrinseci dell'orecchio interno.

La cosiddetta resistenza acquisita al rumore(RAR) è in relazione alla presenza di sostanzeantiossidanti (scavengers) capaci di contrastarel'azione dei radicali liberi citotossici che sonoalla base del danno tossico seguente all'esposi-zione a rumore ed al cosiddetto effetto condizio-namento o “toughening” che consiste in unaprogressiva riduzione della deriva di sogliaconseguente all'esposizione ripetuta a bassequantità di rumore. Sperimentalmente è stataindividuata anche una durata della RAR che siattesta almeno sui 60 giorni.

In pratica, la non lesività di un' esposizioneal rumore sembra dipendere dal fatto che glienzimi scavengers siano prodotti in quantitàadeguata a neutralizzare l'effetto dei radicali libe-ri. I livelli degli scavengers sarebbero modulabi-li attraverso i processi di condizionamento.

L'efficacia del sistema antiossidante potreb-be essere dunque potenziata da preventive espo-sizioni al rumore a basse dosi a scopo profilatti-co e da interventi di tipo farmacologico.

Il tempo di esposizione, infine, è un para-metro da correlare strettamente all'intensità dellostimolo. La definizione di livello critico di espo-sizione non è legata alla sola intensità, ma dipen-de anche dal tempo globale di esposizione e daiparametri di frequenza, rate e durata dello stimo-lo. Per stimoli di durata di 200 msec il livellocritico è verosimilmente di 125 dB. Quando ladurata e l'ampiezza di un rumore impulsivo od'impatto diminuisce, il livello critico aumenta.Impulsi di molti millisecondi hanno rivelato unlivello critico compreso tra 135 e 155 dB

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L’Inquinamento Acustico nella Civiltà Moderna

In alcune specie inferiori, il sistema uditivoè meglio dotato rispetto quello umano dal puntodi vista della protezione nei confronti di fattorilesivi esogeni.

Ad esempio, nei pesci e negli anfibi l'orec-chio interno produce cellule sensoriali (celluleciliate) per tutta la vita e, di conseguenza, lecellule danneggiate possono essere continuamen-te sostituite. Negli uccelli tale capacità vieneperduta durante lo sviluppo embrionale, maesiste la capacità di riparare le cellule danneggia-te rigenerandole e quindi mantengono la funzio-ne uditiva. Al contrario, nei mammiferi la perdi-ta o il danno delle cellule ciliate è sempre statoconsiderato assolutamente irreversibile.

Tuttavia studi recenti hanno fornito nuove estimolanti informazioni a proposito dei processicoinvolti nel danno dell'orecchio interno. Infattil'esperienza insegna che un rumore ad altaintensità non produce lo stesso danno acustico intutte le persone esposte per un lungo periodo ditempo a quel particolare stimolo. In altre paroleaccanto a persone normalmente suscettibili aldanno da rumore, ve ne sono altre dotate dimaggiorata suscettibilità ed altre ancora scarsa-mente suscettibili.

La distribuzione di questo fenomeno seguel'andamento secondo la curva di Gauss: ai duelati dell'ampia fascia costituita dalle personedotate di normale suscettibilità, si trovano da unaparte quelle particolarmente predisposte e dall'al-tra quelle dotate di predisposizione limitata eridotta. L'incidenza percentuale delle personeparticolarmente predisposte si colloca tra l'8 ed il10 % dell'intera popolazione. Purtroppo questasuscettibilità individuale non è prevedibile inquanto i molti tests a disposizione hanno solovalore statistico. È inoltre interessante notare chenello stesso individuo può esistere una diversapredisposizione tra orecchio destro e orecchiosinistro.

Molti studi hanno recentemente evidenziatoche il danno cocleare determinato da fattori

esogeni, quali l'esposizione al rumore o a sostan-ze ototossiche, possa essere prevenuto attraversoalcune sostanze chimiche. Ciò potrebbe spiegare,almeno in parte, questa differenza di comporta-mento da individuo ad individuo.

I meccanismi, cellulari e molecolari, allabase della perdita uditiva cocleare non sonocompletamente conosciuti, ma esiste una sostan-ziale evidenza che la formazione di reactiveoxigen species (ROS) e/o il coinvolgimentodell'ossido nitrico (NO) o i recettori del glutam-mato abbiano un ruolo nella genesi del dannouditivo da cause esogene. In particolare è statodimostrato che un aumento della produzione deiROS induce una maggiore suscettibilità al trau-ma acustico e quindi ipoacusia da rumore piùgrave.

Il ruolo fisiologico del glutammato è statoidentificato quale neurotrasmettitore a livellodelle sinapsi efferenti delle cellule ciliate interne.È stato ipotizzato che il danno da rumore possaessere in parte dovuto ad un eccessivo rilascio diaminoacidi come il glutammato che porta ad unafflusso di ioni calcio ed all'ingresso passivo diioni cloro e di liquidi nelle cellule e, conseguen-temente, al rigonfiamento delle terminazionipost-sinaptiche. E' pertanto ipotizzabile che unasimile stimolazione eccessiva dei recettori delglutammato possa essere alla base del traumaacustico.

Il ruolo dell'ossido nitrico (NO) è stato iden-tificato, nel sistema nervoso centrale, qualemediatore degli effetti degli aminoacidi eccitato-ri. Esso potrebbe giocare lo stesso ruolo nel siste-ma uditivo periferico. È nota l'esistenza di unasintetasi del NO (NOS) nella coclea: il nitroprus-siato di sodio, che determina danno delle celluleciliate esterne e delle cellule ciliate interne, seviene applicato in vicinanza della finestra roton-da. Inoltre è stato evidenziato il ruolo attivo dellaNOS nella degenerazione delle cellule delganglio spirale nella coclea dei ratti.

Sul versante opposto, in letteratura sono

9 - MECCANISMI DI PROTEZIONE ED INTERVENTI DI BONIFICA

riportati numerosi studi sul ruolo di sostanze,normalmente secrete a livello cocleare, che svol-gono un effetto protettivo cellulare: neurotropi-ne, agenti antiossidanti, inibitori della produzio-ne di NO e di NOS, antagonisti dei recettori diglutammato (sono stati identificati sperimental-mente quali agenti capaci di esercitare un'azioneprotettiva nei confronti del danno da rumore e daagenti ototossici).

Tra le neurotropine il BDNF (brain-derivednerve growth factor) e il GDNF (glial cell line-derived neurotrophic-factor) sono state identifi-cate quali fattori protettivi nei confronti deldanno da rumore.

È stato inoltre identificato il ruolo protettivonei confronti del trauma acustico di alcuni anta-gonisti dei recettori del glutammato.

Un ulteriore esempio è rappresentato dalle“heat shock proteins” (HSPs), la cui sintesiavviene in seguito a stress termico o di altra natu-ra. Nella coclea le HSPs sono state ritrovate nellecellule ciliate esterne, nelle cellule del gangliospirale e nella stria vascolare di diverse specieanimali. Lim et al. hanno riscontrato che l'espo-sizione a rumore provoca un aumento dellaproduzione di HSP 72 nelle cellule ciliate esternee cellule ciliate interne del ratto. Ma ancora piùinteressante è il risultato dello studio di Yoshidaet al. che documentarono come lo stress termico15 minuti prima dell'esposizione a rumore espli-ca un effetto protettivo significativo nei confron-ti della coclea con il contemporaneo riscontro diun significativo aumento della produzione diHSP 70 di cui può essere dunque suggerito unruolo protettivo dal danno o nella riparazionecellulare.

È stato ipotizzato, pertanto, che alti livelli diqueste proteine possano proteggere la coclea daltrauma acustico, ipotesi che potrebbe validamen-te suffragare l'effetto toughening (riduzione deldanno da rumore intenso, dopo una preventivastimolazione acustica a basse intensità).

Per quanto attiene la bonifica degli ambientirumorosi, il D. Lgs. n. 277 del 1 agosto 1991stabilisce le procedure e gli interventi legati alrumore negli ambienti di lavoro.

Questo viene misurato in dB (A). La misura-zione deriva dalla misura diretta del livello equi-valente attraverso un dosimetro che segue l'ope-raio in tutti gli spostamenti e le attività durante ilperiodo lavorativo; da esso si calcola l'esposizio-ne attraverso la correzione di 10 Log (T/8),essendo T il tempo di rilievo espresso in ore. Inalternativa si misura il livello equivalente nellevarie postazioni di lavoro e, in base ai tempi dipermanenza dell'operaio nelle varie posizioni, sideriva l'esposizione.

Il decreto poggia su studi riguardanti lacorrelazione fra esposizione in dB (A) e rischiodi ipoacusia i cui risultati sono indicati nellanorma ISO 1999 (del 1977 revisionata senzasostanziali modifiche nel 1990).

Contrariamente a quanto richiesto nellamisura del disturbo (D.P.C.M 1/3/91 riguardantei “Limiti massimi di esposizione al rumore negliambienti abitativi e nell'ambiente esterno” eD.P.C.M. 14/11/97 “Determinazione dei valorilimite delle sorgenti sonore”), non vengono presein considerazioni nè le componenti tonali nèquelle impulsive per una correzione del livelloequivalente, nonostante sia accertata la maggiorepericolosità di queste tipologie di rumore.

Interventi generaliIl D.Lgs. 277/91 all'art. 41/1 prevede che, il

“datore di lavoro”, indipendentemente dai livellimisurati, “in relazione alle conoscenze acquisitein base al progresso tecnico, deve procedere allariduzione al minimo dei rischi derivanti dall'e-sposizione al rumore mediante misure tecniche,organizzative e procedurali, concretamente attua-bili”. E' quindi evidente che l'ambiente di lavorodebba essere considerato come una struttura chesegua, anche sotto l'aspetto del rumore, un conti-nuo progresso volto al suo miglioramento.

Gli organismi di controllo devono assicurar-si che ciò avvenga attraverso successivi interven-ti “di bonifica”. Le linee direttive di tali interven-ti sono: interventi organizzativi, procedurali etecnici.

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L’Inquinamento Acustico nella Civiltà Moderna

Interventi organizzativi di bonifica degliambienti di lavoro

Il rumore va immaginato come una energianegativa che deriva dal carico acustico sul timpa-no moltiplicato per il tempo di permanenza.Questa energia negativa è sopportabile fino ad uncerto livello stabilito dalla legge.

Lo scopo dell'intervento organizzativo èquello di distribuire con maggiore equità la dosedi rumore fra il vario personale dell'aziendafacendolo ruotare con oculatezza nei posti dilavoro più rumorosi. Questo tipo di interventodeve comunque tenere in conto le maggiorisensibilità personali che derivano dalle indica-zioni dei medici audiologi che seguono neltempo eventuali progressioni delle ipoacusieascrivibili all'ambiente di lavoro.

Interventi proceduraliChiunque abbia effettuato con un minimo di

attenzione durante i rilievi acustici negliambienti di lavoro, avrà notato come molte volteil rumore sia prodotto non per esigenze stretta-mente legate alla produzione, ma per motivicollaterali, ad esempio legati alla movimentazio-ne dei materiali.

Si assiste quasi alla sensazione che da partedegli operatori il rumore nocivo sia esclusiva-mente quello delle macchine di produzione enon quello collaterale anche se di maggioreentità. A volte neppure la dimostrazione strumen-tale di questo aspetto viene considerata valida.

Anche la collocazione delle macchine puòinfluire, se non proprio sulla dose di rumore neiconfronti dell'operaio che si trovi nelle immedia-te vicinanze, certamente sul rumore delle rima-nenti attività dello stabilimento. In particolare lemacchine rumorose al centro del locale portanoun contributo superiore che se fossero relegatein un angolo o in una cavità debitamente confi-nata.

Da ultimo interventi sul ciclo lavorativopossono portare ad una migliore distribuzionetemporale dei livelli. È chiaro che, essendo illivello equivalente una grandezza energetica,l'esposizione giornaliera non subirebbe miglio-

ramenti; tuttavia l'ambiente guadagnerebbe digradevolezza.

Interventi tecniciI macchinari sono i principali responsabili

del rumore negli stabilimenti; essi sono nati inuna certa data e con certe caratteristiche e, duran-te la loro vita attiva, subiscono usura, deteriora-mento, modifiche e manutenzioni. Gli interventisu di essi, generalmente dettati da ricupero diproduttività, possono essere mirati anche almiglioramento delle emissioni acustiche. I duescopi, a volte, non sono contrastanti in quanto laregolarità di funzionamento è generalmente asso-ciata ad una emissione inferiore ed a volte piùgradevole.

La progettazione di un Tecnico qualificatoed esperto diventa indispensabile per la defini-zione del prospetto di interventi con i relativicosti ed i previsti benefici. In questo caso risultaindispensabile una misura della distribuzione delrumore con l'imputazione alle varie macchinedella quota individuale di responsabilità, alladisamina dei possibili interventi, ciascuno carat-terizzato da un costo e da una riduzione di livel-lo in corrispondenza a ciascuna delle postazionidi lavoro. Stabilito quindi un criterio di valuta-zione del beneficio complessivo ottenuto (adesempio valutato come somma delle riduzioni diesposizione di ciascun operaio) è possibile calco-lare il rapporto costo/beneficio e quindi classifi-care gli interventi in ordine di priorità.

Le tipologie di interventi che vengono consi-derate sono:

• Sulla disposizione delle macchine;• Sull'assorbimento delle pareti dell'ambiente;• Sulla introduzione di schermature;• Sulla compartimentazione delle macchine

più rumorose.

Il piano di interventi che consegue, oltre adessere correttamente progettato dal citatoTecnico, va seguito con cura e responsabilitàdalla stessa persona che alla fine può mostrare diaver conseguito i risultati che erano indicati infase progettuale. Un collaudo indipendente assi-

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L’Inquinamento Acustico nella Civiltà Moderna

curerà e certificherà, anche nei confronti dellaamministrazione di sorveglianza, i risultati otte-nuti.

Protezioni individualiLa protezione acustica si attua soprattutto

mediante opportuni interventi preventivi, chehanno come obiettivo la soppressione dell'agenteresponsabile dei danni, attraverso mutamentiambientali e strumentali. La progettazione e larealizzazione di ambienti di lavoro silenziosi,costituiscono l'ottimale attuazione di questo tipodi prevenzione e quindi l'obiettivo a cui tendere.Tuttavia laddove non sia possibile questo tipo diintervento primario, si utilizza un'altra forma diprevenzione, che possiamo definire secondaria.Questa non ha come oggetto dell'interventol'agente del danno (che viene quindi lasciatoimmodificato) quanto il danno stesso. La diagno-si precoce ed i mezzi personali di audioprotezio-ne rivestono una particolare importanza in questosecondo ambito. In tal senso il D.L.vo n.277 del15 agosto 1991 rivalutando l'uso del mezzopersonale di protezione norma le procedure perla tutela dei lavoratori contro i rischi di esposi-zione a rumore durante il lavoro. Coinvolge figu-re come il medico competente, il costruttore dimacchine, il lavoratore in appalto; utilizza unsistema sanzionatorio certamente convincente incaso di inadempienza; introduce argomenticome il monitoraggio ambientale e sanitario,l'informazione e la formazione sui rischi esisten-ti nell'ambiente di lavoro ed anche l'uso, talvoltaobbligatorio, dei mezzi personali di protezione.

Rappresenta l'ultima possibilità che sussisteper l'adempimento dei disposti di legge. Esistonomolti tipi di apparecchi di protezione individualeche vanno dai semplici tappi alle orecchie, allecuffie passive ed attive. Risulta però necessariosottolineare che anche con le migliori apparec-chiature non si riescono ad eliminare i seguentiinconvenienti:

• il fastidio che esse generano, rendendole

sgradite agli operai soprattutto nei postidove esistono elevate temperature;

• la riduzione di percezione delle segnala-zioni nei confronti dei pericoli che vengo-no percepiti attraverso segnalazioni acusti-che.

Le orecchie vanno in realtà consideratecome occhi che vedono anche dietro la personaed oltre gli ostacoli rappresentati da oggetti,macchinari, pareti, ecc. Esse permettono dipercepire i malfunzionamenti di macchinarisenza entrare entro gli stessi per esaminarne lecause e conseguentemente di prendere i debitiprovvedimenti, almeno di carattere cautelativo.

I protettori antirumore possono essere suddi-visi in tre categorie: inserti, cuffie e caschi (vediFig.14).

Hanno l'unico scopo di attenuare la potenzadell'energia sonora trasmessa all'apparato uditivoed hanno tutti in partenza una sostanziale limita-zione di fondo dovuta al fatto che in genere sonotroppo lontani dalla sorgente sonora e troppovicini al soggetto da proteggere. Agiscono essen-zialmente per via aerea e attenuano l'intensitàsonora di 50 dB; mentre i caschi, agendo ancheper via ossea, consentono una riduzione superio-re di altri 10 dB.

Le caratteristiche essenziali a cui il mezzopersonale di protezione deve rispondere sono:

• Attenuazione tale da consentire una effet-tiva diminuzione dell'energia sonora chegiunge alle strutture recettive cocleari

• Capacità di attenuazione sonora selettivaper le frequenze del rumore da cui è neces-sario proteggersi (le alte frequenze)consentendo la percezione delle frequenzeinteressate alla voce parlata così da nonimpedire le comunicazioni verbali

• Caratteristiche dei materiali costruttivi talida garantire innocuità del prodotto e suffi-ciente comfort nell'utilizzazione

39

L’Inquinamento Acustico nella Civiltà Moderna

Gli inserti auricolari vengono introdotti nelcondotto uditivo esterno e si distinguono in:

• multiuso (plastica, gomma, resine, silico-ne) in forma standard o a sagomaturapreformata sul calco del condotto uditivoesterno. Questi danno un'attenuazione delrumore di 15 - 20 dB

• monouso (in fibra di silcati finementeintrecciate ed aggregate) con un'attenua-zione sonora di 10 - 20 dB

• multiuso sagomabile (schiuma di polime-ro, che previa compressione tra le ditaviene plasmato) con un'attenuazione sono-ra di 15 - 20 dB

Vengono usati per protezione dai rumoriambientali non superiori ai 95 dB.

Le cuffie sono strutture a forma di conchi-

glie in materiale plastico rivestite internamenteda cuscinetti soffici in materiale vario. Unarchetto metallico elastico collega le due conchi-glie ed esercita la pressione necessaria sui padi-glioni auricolari. L'attenuazione ottenuta varia aseconda del modello da 20 a 45 dB. Si utilizzanoin presenza di rumore superiore a 125 dB , e pertempi brevi a causa della loro scarsa tollerabilità.

I caschi costituiti da vetroresina o legametallica ed isolanti di vario genere vengonoutilizzati per proteggere tutto, il cranio e nonsoltanto le orecchie. Sono in genere dotati disistema rice-trasmittente per le comunicazioniverbali. Forniscono un'attenuazione globale finoa 50 dB. Si utilizzano in condizioni particolari,per intensità di rumore fino a 135 dB e per perio-di limitati

Fig. 14

40

L’Inquinamento Acustico nella Civiltà Moderna

La Costituzione della Repubblica Italiana pone :“la tutela della salute come fondamentale diritto

dell'individuo ed interesse della collettività” (art. 32);in particolare con l'art. 35: “La Repubblica tutela illavoro in tutte le sue forme ed applicazioni” e con l'art. 41 si garantisce che: “L'iniziativa privata è libera.Non può svolgersi in contrasto con l'utilità' sociale oin modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà,alla dignità umana”. Queste leggi rappresentano ilfondamento giuridico più significativo del processo disviluppo e perfezionamento della legislazione inmateria di sicurezza del lavoro.

È significativo a tale riguardo l'introduzionenella nostra legislazione del D.L.vo 626 del 1994, checostituisce infatti una carta di diritti-doveri per leimprese e lavoratori. L'inserimento del 626 ha cataliz-zato per molto tempo e continua a suscitare l'interessenon solo di grandi imprese e sindacati, ma anche diuna vasta componente del settore economico-indu-striale del nostro Paese.

Questo travagliato e faticoso recepimento di 8fondamentali direttive comunitarie rappresenta unavera e propria “Rivoluzione Copernicana”. Modificaradicalmente l'approccio alle problematiche di sicu-rezza e igiene sui luoghi di lavoro, rispetto alla prece-dente legislazione, in quanto introduce il principiodella valutazione dei rischi. Difatti ora la prevenzioneinveste l'intera organizzazione aziendale, che va daldirigente, al preposto, al lavoratore.

Mentre l'art. 4 del DPR 547 del 1955 prevedevala figura del datore di lavoro come semplice”control-lore” ed “esecutore” di quanto previsto dai singoliarticoli, l'art. 4 del D.L.vo 626 impone al datore dilavoro l'obbligo giuridico di predisporre il documentoche contiene la relazione sull'identificazione deirischi, il programma delle misure di prevenzione eprotezione da realizzare e l'individuazione concreta diquelle che saranno attuate nel futuro con lo scagliona-mento dei relativi interventi. Come si vede la discipli-na della sicurezza sul lavoro rappresenta e rappresen-terà sempre più negli anni a venire il punto di parten-za per una più concreta ed efficace prevenzione deirischi lavorativi. Dovrà necessariamente raffigurare lasintesi di un processo di indagine articolare e multidi-sciplinare.

Il decreto legislativo 626 è stato successivamen-te modificato con lo scopo di recepire alcune istanzeavanzate dalle associazioni imprenditoriali e di cate-goria. Le modifiche più rilevanti riguardano:

• la definizione di datore di lavoro: vienemeglio definita la figura dei datori di lavoro

• misure di tutela: gli obblighi di sicurezzavengono estesi ai dirigenti e ai preposti che,nell'ambito delle rispettive attribuzioni ecompetenze dirigono o sovrintendono le atti-vità stesse

• piccole e medie imprese: viene preposto dinon assoggettare agli obblighi citati dal DL.vole aziende con meno di 15 dipendenti. Vieneaccolto in tal modo il concetto di piccola emedia impresa nella legislazione

• sistema sanzionario: viene eliminata laresponsabilità del datore di lavoro a titoloesclusivo. È concessa la possibilità di delega difunzioni al Dirigente.

È interessante ricordare che in un'eventuale azio-ne legale per “Inquinamento Acustico” si possonoinvocare le seguenti leggi e richieste:

• la legge 447 del 1995 (Legge quadrosull'Inquinamento Acustico) con espostoamministrativo e richiesta di interventodell'Agenzia Regionale dell'ambiente (ARPA)o di un tecnico iscritto in apposito Albo

• l'art. 844 del codice civile (Immissioni)• l'art. 700 del codice civile (Provvedimento

d'urgenza per far cessare immediatamente ilrumore)

• l'art. 650 del codice penale (Inosservanza deiprovvedimenti dell'autorità )

• l'art. 659 del codice penale (Disturbo delleoccupazioni o del riposo delle persone)

• richiesta di risarcimento degli eventuali danni,che possono essere così distinti in danno biolo-gico (danno alla salute, ad esempio ansia e stressprovocati dal rumore e accertabili in sede medi-ca); danno patrimoniale (ad esempio la perdi-ta di valore dell'immobile); danno morale(configurabile solo allorché la questione portatadavanti al giudice abbia anche una rilevanzapenale); danno esistenziale, è una nuova voce

10 - LEGISLAZIONE

41

L’Inquinamento Acustico nella Civiltà Moderna

di danno che si ritiene sussista tutte le volte chesia configurabile la lesione di un diritto costitu-zionalmente garantito (quale è, ad es., quelloalla salute). È una tipologia di danno riconosciu-ta solo da alcune recenti ed innovative sentenze(Trib. Milano, n. 9417/99 e app. Milano, n.2444/01).

Nel 1995 è stata promulgata la legge quadro n.447 la quale:

• individua le sorgenti di rumore da regolamen-tare con appositi decreti

• prevede la zonizzazione acustica del territoriocomunale

• prevede la mappatura delle infrastrutture ditrasporto

• prevede la realizzazione dei piani di risana-mento

Con la pubblicazione del Decreto n.142 del 30

marzo 2004, che regolamenta il rumore prodotto dalle infrastrutture stradali, e della Legge n.194 del 19

agosto 2005, che adegua la nostra legislazione allenorme europee, si completa il quadro normativo italia-no in merito alle principali sorgenti di inquinamentoacustico (vedi Tab. IV).

Direttive Europee:• 2000/14/CE: Emissioni delle macchine ed

attrezzature destinate a funzionare all'aperto,recepita con D. Lgs. 4 settembre 2002, n. 262:attualmente si sta adempiendo a quanto previ-sto (accreditamento organismi certificatori)

• 2002/30/CE: Procedure per l'introduzione direstrizioni operative ai fini del contenimentodel rumore negli aeroporti della comunità (infase di pubblicazione della GU)

La protezione delle risorse naturali e le limitazio-ni all'inquinamento sono regolamentate da norme deldiritto nazionale, europeo ed internazionale.

1991 DPCM - 1 marzo 1991 Limiti massimi di esposizione al rumore negli ambienti abitativie nell'ambiente esterno

DL.vo n. 277 - 15 agosto 1991 Protezione dei lavoratori da agenti chimici, fisici e biologici1994 DL.vo n. 626 - 19 settembre 1994 Misure per la tutela della salute e per la sicurezza dei lavoratori durante il lavoro1995 DPR n. 447 - 26 ottobre 1995 Legge quadro sull'Inquinamento Acustico1997 DM - 31 ottobre 1997 Metodologia di misura del rumore aeroportuale

DPCM - 14 novembre 1997 Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonoreDPCM - 5 dicembre 1997 Determinazione dei requisiti acustici passivi degli edificiDPR n. 496 -11 dicembre 1997 Inquinamento acustico da aeromobili civili

1998 DM - 16 marzo 1998 Rilevamento di misurazione dell'inquinamento acusticoDPCM - 31 marzo 1998 Tecnico competente in acusticaDPR - 18 novembre 1998 Inquinamento acustico derivante da traffico ferroviario

1999 DM - 20 maggio 1999 Sistemi di monitoraggio e criteri per la classificazione degli aeroportiin relazione al livello di inquinamento acustico

DPR n. 476 - 9 novembre 1999 Divieto di voli notturniDM - 3 dicembre 1999 Procedure antirumore e zone di rispetto negli aeroporti delle sorgenti sonoreDPCM n. 215 -16 dicembre 1999 Luoghi di intrattenimento danzante e di pubblico spettacolo e pubblici esercizi

2000 DL.vo n. 262 - 18 agosto 2000 Anti-rumoreDM - 29 novembre 2000 Piani di contenimento ed abbattimento del rumore

2001 DPR n. 93 - 23 marzo 2001 Disposizioni in campo ambientaleDPR n. 304 - 3 aprile 2001 Autodromi, piste motoristiche di prova e attività sportive

2002 D. L.vo n. 179 - 31 luglio 2002 Disposizioni in campo ambientale2003 DL.vo n. 306 - 31 ottobre 2003 Obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee.

Legge comunitaria 2003.2004 DPR n. 142 - 30 marzo 2004 Inquinamento acustico derivante da traffico veicolare

Circ. M. Ambiente - 6 settembre 2004 Interpretazione in materia di inquinamento acustico:criterio differenziale e applicabilità dei valori limite differenziali

2005 D. L.vo n. 194 - 19 agosto 2005 Attuazione della direttiva 2002/49/CE relativa alla determinazionee alla gestione del rumore ambientale

Tabella IV - Elenco delle leggi sulla Tutela del Rumore

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L’Inquinamento Acustico nella Civiltà Moderna

Diritto nazionaleA livello di legislazione nazionale, è previsto da

molti stati che chi commette un danno all'ambientedebba risarcirlo (pagando l'equivalente del dannoprovocato) e che qualora non lo faccia, possa essereprocessato davanti all'autorità giudiziaria.

Diritto europeoA livello di legislazione europea, a partire dal

1972 la Comunità economica europea (CEE) haemanato numerose direttive che riguardano l'inquina-mento acustico e quello atmosferico, lo smaltimento eil trattamento dei rifiuti, la protezione della fauna edella flora, la valutazione di impatto ambientale. Ildiritto ambientale comunitario, ovvero l'insieme dellenorme giuridiche che ha come obiettivo specifico latutela dell'ambiente e della qualità della vita, non ètuttavia ancora costituito da un corpo omogeneo dileggi e, come quello internazionale, presenta caratteredi frammentarietà.

Diritto internazionale A livello internazionale, il diritto ambientale

consiste in una raccolta di direttive internazionali cheregolamentano le attività legate alla difesa, alla gestio-ne ed allo sviluppo dell'ambiente. La crescente consa-pevolezza che molti dei problemi ambientali superinoi confini regionali e nazionali e non possano essererisolti unicamente a livello locale, richiedendo unintervento su scala planetaria, ha infatti accresciutonegli ultimi anni l'importanza di questa branca deldiritto, la cui fonte è costituita da una serie di conven-zioni e trattati sottoscritti da un numero variabile dipaesi.

I primi trattati concernenti le questioni ambienta-li furono firmati agli inizi del XX secolo; il loro nume-ro e la loro portata crebbe notevolmente a partire dallafine della seconda guerra mondiale. La Conferenza diStoccolma sull'ambiente umano, patrocinatadall'Organiz-zazione delle Nazioni Unite (ONU) nel

1972, contribuì a far crescere in tutto il mondo laconsapevolezza che determinati problemi ambientaliavevano ormai assunto una dimensione planetaria.Dopo la conferenza si intensificarono gli sforzicompiuti a livello internazionale per cercare di risol-vere o arginare tali problemi e si arrivò infine allacreazione del Programma delle Nazioni Unite perl'ambiente (United Nations Environment Programme,UNEP). Questo organismo ha il compito di promuo-vere la cooperazione internazionale nel campo dellasalvaguardia ambientale.

Nello stesso periodo anche la CEE iniziò a vara-re programmi per il risanamento e la difesa dell'am-biente. Dopo la conferenza di Stoccolma furono sotto-scritti numerosi importanti trattati tra i quali: laConvenzione sul commercio internazionale dellespecie a rischio (1973), la Convenzione per la preven-zione dell'inquinamento marino da fonti terrestri(1974), la Convenzione di Ginevra sulla prevenzioneed il controllo dell'inquinamento atmosferico tran-sfrontaliero (1979), il Protocollo di Montreal sullaprotezione della fascia d'ozono (1987) e laConvenzione per il controllo della movimentazionetransfrontaliera e dello smaltimento dei rifiuti specialitossici e nocivi (1989).

Nel 1992 le Nazioni Unite tennero a Rio deJaneiro una conferenza mondiale su Ambiente eSviluppo (nota anche come Earth Summit) nel corsodella quale vennero firmate due importanti convenzio-ni sul clima e sulla biodiversità. Nonostante gli impe-gni assunti, l'applicazione di questi trattati presentaancora notevoli difficoltà.

La Corte internazionale di giustizia ha infattifacoltà di intervenire solo in pochi limitati casi perappianare i contrasti che in alcune occasioni sorgonotra i vari paesi firmatari. Ciò non toglie che le diretti-ve internazionali svolgano comunque un ruolo deter-minante nella tutela del patrimonio ambientale,influenzando spesso le legislazioni nazionali, cheaccolgono e recepiscono le indicazioni concordate alivello internazionale

43

L’Inquinamento Acustico nella Civiltà Moderna

L'identificazione del danno uditivo sociale e diquello legato all'invecchiamento devono essere aifini medico-legali discriminati dal danno legatoall'attività lavorativa del soggetto. Due sentenzedella Corte di Cassazione a Sezioni riunite (senten-za 06846/92 e 7193/92) affermano anzitutto che lasordità totale o quella parziale è una tipica infermitàa genesi plurifattoriale e che, nella valutazione delgrado di invalidità secondario a un trauma acusticocronico di origine professionale si debba “operarelo scorporo del danno riconducibile a cause extra-lavorative… non dovendosi tenere conto dellaquota di inabilità da cause extra-lavorative…..” inquanto “… la tutela assicurativa in oggetto è conno-tata dal rischio professionale e non si estende aldanno extra-lavorativo”. In questo modo, la“presbiacusia, espressione di un fisiologico invec-chiamento dell'apparato acustico e la socioacusiadovuta all'inquinamento acustico ambientale devonoessere detratte dal danno uditivo globale accertato”.

L'accordo INAIL-Parti Sociali espresso nelletabelle concordate nel 1992 e nel 1994 non tieneconto, nel calcolo del danno, del fattore età. Tuttaviain sede di giudizio, la sottrazione del danno dovutoalla socio-presbiacusia per le citate sentenze dellaCassazione non può essere omessa. Attualmente èaccettata l'opportunità di scorporare gli effetti dellasocio-presbiacusia dal danno uditivo globale.

La norma ISO 1999/90 stabilisce un criterio dicorrelazione statistica tra esposizione a rumore e ildanno riscontrabile. In essa viene indicato un calco-lo di previsione statistica dello spostamento perma-nente della soglia uditiva legato all'età per una popo-lazione altamente schermata e per una popolazioneindustrializzata, indicando inoltre il calcolo di previ-sione dello spostamento permanente della sogliauditiva per la componente indotta dal rumore.

La Tabella V indica l'innalzamento di sogliaacustica attribuibile alla socioacusia secondo Rossi.Il metodo Rossi prevede la sottrazione dalla perditauditiva globale di percentuali diverse (mai superioriperò all'11%) in relazione all'età del soggetto inesame.

Tuttavia altri Autori hanno posizioni diverse.

Giaccai, ad esempio, suggerisce di detrarre, in rela-zione alla senescenza, quote diverse valutate in 3differenti fasce d'età: il 6% nei soggetti di etàcompresa tra i 61 e i 70 anni, il 14% tra i 71 e gli 80anni ed infine il 30% per soggetti di età superioreagli 80 anni.

Motta e altri Autori escludono però che sidebba procedere a una detrazione di questo tipo inquanto ritengono che il calcolare la quota di invali-dità lavorativa generica legata alla socio-presbiacu-sia sulla base di tabelle prefissate sia scorretto da unpunto di vista concettuale e ponga importantiproblemi anche dal punto di vista legale. Infatti ildeficit uditivo legato all'invecchiamento puòpresentare una notevole variabilità individuale cosìcome diversa è la sensibilità all'esposizione alrumore. Secondo questi Autori, se si sostiene che lasocio-presbiacusia sia da ritenersi una concausa diinvalidità, in quanto aggrava un danno uditivoprofessionale, essa (una volta individuata concertezza e calcolata accuratamente) va detrattadall'invalidità globale adottando la formula diGabrielli (DPR 30/6/61 n°1124 art 79). Al contra-rio, qualora la presbiacusia venga considerataconcausa di malattia, ai fini della determinazionedell'invalidità, essa non dovrà essere considerata.Negli altri casi, la socio-presbiacusia verrebbe giàesclusa da ogni indennizzo assicurativo in quantorientrerebbe in quella perdita uditiva media di 25dB che costituisce il limite a partire dal quale vacalcolato il danno risarcibile.

Secondo altri Autori, tuttavia, nel caso in cuivenga richiesta una valutazione del grado di invali-dità che tenga conto della presbiacusia, la migliormetodica da utilizzare non consisterebbe nel detrar-re dal valore di soglia audiometrica l'entità dellapresbiacusia, bensì quella di valutare il gradopercentuale di inabilità che differenzia il soggetto inesame da una popolazione di soggetti di pari etàesenti da traumatismo acustico cronico e da patolo-gie otologiche al 50° percentile. In questo modo dalvalore percentuale del deficit, valutato sulla sogliaaudiometria, viene semplicemente detratto il valorepercentuale del grado di ipoacusia del campione di

11 - CONSIDERAZIONI MEDICO-LEGALI

44

L’Inquinamento Acustico nella Civiltà Moderna

riferimento di pari età.Le curve di isodanno elaborate in termini di

probabilità consentirebbero di tener conto siadell'energia sonora globale media, sia degli annitotali che hanno caratterizzato quella esposizioneche della sensibilità individuale dei soggetti.Vengono così individuate delle aree che indicanouna probabilità decrescente del danno da rumore.Le fasce di probabilità sono indicate con i termini:elevata, significativa, moderata, modesta, trascura-bile, inesistente.

Solo in corrispondenza delle fasce di probabi-lità elevata e significativa si realizzerebbero, dalpunto di vista assicurativo, le condizioni per lasussistenza del “nesso causale”.

ETÀ UOMINI dB DONNE dB27 0.75 -28 1.50 -29 2.25 -30 3.00 -31 3.75 -32 4.50 -33 5.25 -34 6.00 -35 7.10 0.2536 8.20 0.5037 9.30 0.7538 10.40 1.0039 11.50 1.2540 12.60 1.5041 13.70 1.7542 15.00 2.0043 17.50 3.6244 20.00 5.2445 22.50 6.8646 25.00 8.4847 27.50 10.1048 30.00 11.7249 32.50 13.3450 35.00 15.0051 37.50 16.8552 40.00 18.7053 42.50 20.5554 45.00 22.4055 47.50 24.2556 50.00 26.1057 52.50 27.9558 55.00 30.0059 56.85 32,5060 58.70 35.0061 60.55 37.5062 62.40 40.0063 64.25 42.5064 66.10 45.0065 67.95 47.5066 70.00 50.00

Tabella VInnalzamento di soglia acustica attribuibili allasocioacusia (sec. Rossi). Lo scorporo della socioacu-sia è considerato legittimo dalla Cass. A Sez. Riunite,con sentenza 06846/92.

Aumento di soglia complessiva in dB per ogni orec-chio per le frequenze 2, 3 e 4 KHz dovuto alla socioa-cusia.

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L’Inquinamento Acustico nella Civiltà Moderna

Un evento lesivo che provochi un danno organicoalla persona, con conseguenze di natura patrimoniale,determina anche una menomazione della qualità di vita.Questo danno, non collegato alla capacità del soggetto diprodurre un reddito, determina comunque un'alterazionedell'integrità psicofisica, interferendo notevolmente sullepossibilità biologiche, sociali, estetiche.

Nel 1986, la Corte Costituzionale affrontò per laprima volta, nella sentenza 184, gli aspetti non patrimo-niali di un danno, definendo le caratteristiche dellamenomazione dell'integrità psicofisica, e introdusse iltermine di “Danno Biologico”, casualmente riconoscibi-le all'evento lesivo.

Il danno biologico, o danno alla salute, fa riferimen-to ad un bene costituzionalmente tutelato dall'art. 32; èun concetto, quindi, che si sarebbe potuto evocare ancheprima del 1986, visto che la Costituzione è stata varata daoltre 50 anni, ma nella realtà trova affermazione nellostesso periodo in cui l'O.M.S. (Organizzazione Mondialedella Sanità) definì la salute come “perfetto benesserepsichico, fisico e sociale dell'individuo” e non già comeassenza di malattia.

Successivamente, sulla base di una giurisprudenzasempre più corposa e del diffondersi nella società civiledella consapevolezza dell'esistenza di un danno nonorganico, che però incide negativamente nella sferapsichica dell'individuo, si è sentita da parte dello Stato lanecessità di promulgare una serie di leggi e decreti aven-ti come scopo principale la definizione ed il risarcimen-to del danno biologico.

L'art. 13 del Decreto Legislativo n. 38 del 23febbraio 2000, pubblicato sulla G.U. del 01-03-2000,definisce in via sperimentale, ai fini della tutela dell'assi-curazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e lemalattie professionali, il danno biologico come la lesio-ne all'integrità psico-fisica, suscettibile di valutazionemedico-legale, della persona. Le prestazioni per ilconforto del danno biologico sono determinate in misuraindipendente dalla capacità di produzione del reddito deldanneggiato. Sempre l'art. 13, al punto 2 commi a e b,specifica che le menomazioni conseguenti alle lesionidell'integrità psico-fisica sono valutate in base a specifi-ca “Tabella delle menomazioni”. Si precisa, inoltre, cheper le menomazioni comprese tra il 6% ed il 16% l'inden-

nizzo è erogato in capitale, mentre dal 16% in su si hadiritto all'erogazione di un'ulteriore quota di rendita,commisurata al grado della menomazione ed alla retribu-zione dell'assicurato.

La prova dell'instaurasi del danno biologico scaturi-sce dall'aver documentato la lesione e provato il nesso dicausalità con l'intervento scatenante e la sua quantizza-zione viene valutata sulla base della compromissionedelle attività e abitudini della vita quotidiana di tipoextralavorativo del soggetto.

L'accertamento dell'instaurarsi del danno biologicocomporta un attento esame delle condizioni del soggettoprecedenti all'inizio del fatto lesivo.

È di fondamentale importanza poter valutare lecondizioni cliniche presenti, la presenza o meno di alte-razioni congenite o patologiche, le caratteristiche dell'at-tività lavorativa in termini di durata e di esposizione alrumore, la concomitante pratica di sport verosimilmentedannosi ed infine l'età del soggetto.

Il già citato art. 13, del DL 38 del 2000, specificache il grado di menomazione dell'integrità psico-fisicacausato da infortunio sul lavoro o malattia professionale,quando risulti aggravato da menomazioni preesistenticoncorrenti derivanti da fatti estranei al lavoro, deveessere rapportato non già all'integrità psico-fisica, ma aquella ridotta per effetto delle preesistenti menomazioni.

Nel caso della ipoacusia, è importante valutare ilruolo della causa che ha determinato il fatto e correlarlaad una condotta illecita nonché la presenza di eventualiconcause, in quanto concorrenti con altre a produrre ildanno, ma non sufficienti ed indispensabili come lacausa.

Il nesso di causalità tra evento lesivo e presenza dimenomazione deve sempre far riferimento ad un inqua-dramento clinico e strumentale.

Negli ultimi anni c'è stato un significativo incre-mento di richieste di risarcimento per danno biologicoconseguente all'instaurarsi di una ipoacusia neuro-senso-riale da esposizione cronica a rumore. Ciò ha determina-to tutta una serie di problemi circa la modalità di valuta-zione del danno, specie in rapporto alla presenza diconcause importanti, quali la presbiacusia e la socioacu-sia, a loro volta correlate, a fasce particolari di popolazio-ne, all'età, a vari fattori ambientali.

12 - IL DANNO BIOLOGICO IN AMBITO ASSICURATIVO

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L’Inquinamento Acustico nella Civiltà Moderna

La competenza relativa alle problematiche dell'in-quinamento acustico sul territorio di Roma va dalloStato, alle Regioni, alle Province fino ai Comuni secon-do i vari compiti che ognuno è chiamato a svolgere.

Così lo Stato fissa i limiti acustici delle variesorgenti di rumore, le Regioni stabiliscono i criteri perfar rispettare tali limiti ed i Comuni hanno il compitodi attuare il Piano di Zonizzazione Acustica del terri-torio e gli appositi regolamenti attuativi.

In particolare Roma ha una estensione di 129.000ettari ed è uno dei comuni più grandi d'Europa.

Il suo piano di Zonizzazione Acustica comportauna classificazione del territorio che contempla seiclassi (vedi Tab. VI) che vanno dalla prima a maggiortutela come per scuole, ospedali, parchi ecc.alla sestaed ultima classe in cui figurano le aree esclusivamen-te industriali e prive di insediamenti abitativi.

13 - PREVENZIONE ACUSTICA NEL TERRITORIO DI ROMA

CLASSI ACUSTICHE DPCM 14 NOVEMBRE 1997

Aree in cui la quiete rappresenta un elementodi base per la loro utilizzazione: aree ospeda-liere, scolastiche, aree destinate al riposo edallo svago, aree residenziali rurali, parchi ecc.

Aree urbane destinate ad un traffico veicolarelocale, con bassa densità di popolazione, limi-tata ad attività commerciale ed assenza di atti-vità industriale ed artigianale.

Aree urbane interessate da traffico veicolarelocale e di attraversamento, con media densitàdi popolazione con presenza di attivitàcommerciale, uffici, con limitata presenza diattività artigianali e con assenza di attivitàindustriali; aree rurali interessate da attivitàche impiegano macchine operatrici.

Aree urbane interessate da traffico veicolareintenso con alta densità di popolazione, eleva-ta presenza di attività commerciale ed uffici,con presenza di attività artigianale; aree inprossimità di strade di grande comunicazionee di linee ferroviarie; aree portuali o con limi-tata presenza di piccole industrie.

Aree caratterizzate da insediamenti industria-li con limitata presenza di abitazioni.

Aree esclusivamente interessate da attivitàindustriali e prive di insediamenti abitativi.

Aree particolarmenteprotette

Aree destinate ad un usoprevalentemente resi-denziale

Aree di tipo misto

Aree di intensa attivitàumana

Aree prevalentementeindustriali

Aree esclusivamenteindustriali

CLASSE I

CLASSE II

CLASSE III

CLASSE IV

CLASSE V

CLASSE VI

Tabella VI

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L’Inquinamento Acustico nella Civiltà Moderna

Nel territorio di Roma, proprio per la sua vastaestensione, il problema dell'Inquinamento Acusticoviene affrontato nei vari Dipartimenti, con modalitàdiverse a seconda delle necessità, delle differenti prio-rità e delle possibilità tecniche. Ad esempio in alcunicasi vengono effettuate indagini fonometriche sudeterminate zone molto articolate della capitale,ricche cioè di insediamenti produttivi, attività, infra-strutture di trasporto ecc. che nell'insieme determina-no scenari acustici variabili, dalla I alla VI classe.

Il complesso dei monitoraggi consente di cono-scere lo stato acustico su tutto il territorio comunale e

di individuare la situazione di criticità di inquinamen-to acustico. Successivamente avvalendosi anche dellesegnalazioni dei cittadini di situazioni di disturbo (sitenga presente che oggi sono più numerose le denun-ce di inquinamento acustico rispetto quelle di inquina-mento atmosferico) si provvede a dare immediata econcreta risposta per sanare quella specifica situazio-ne. Così una volta pervenuta la segnalazione didisturbo, il Comune richiede l'accertamento avvalen-dosi, come prevede la legge regionale, del supportotecnico dell'Agenzia Regionale Protezionedell'Ambiente (vedi Tab. VII).

In caso di superamento dei limiti, il Comunestabilisce una sanzione pecuniaria e richiede un pianodi risanamento, vale a dire che il soggetto perseguitodovrà riferire sul perché si è determinata quella situa-zione e dimostrar,e attraverso un progetto acustico,che gli interventi che si intendono adottare sianoidonei a ricondurre i livelli acustici nei limiti previstidalla norma.

Le cause principali di inquinamento acustico sulterritorio di Roma, sono, come in quasi tutte le gran-di città, le infrastrutture di trasporto stradali e ferro-viarie, poi derivano dall'esercizio di attività produtti-

ve, commerciali, ricreative, sportive e dall'antropizza-zione della città. Infatti spesso non è un determinatolocale a produrre il rumore, ma sono le persone cheentrano ed escono o sostano a provocare il problema.

Tra i criteri che vengono utilizzati per bonificarele varie zone, ricordiamo una diversa razionalizzazio-ne del traffico, qualora ci si accorgesse che la causadel disturbo sia l'eccessiva presenza di automobili,oppure l'impiego di particolari materiali quali: l'asfal-to fonoassorbente e l'installazione di barriere antiru-more (fono-riflettenti, fono-assorbenti ed a semico-pertura tipo galleria).

Tabella VII - Valori limite assoluti di immissione (Leq in dB A)

CLASSI ACUSTICHE

CLASSE ICLASSE IICLASSE IIICLASSE IVCLASSE VCLASSE VI

Aree particolarmente protette 50 40

55 45

60 50

65 55

70 60

70 70

Aree ad un uso residenziale

Aree di tipo misto

Aree di intensa attività umana

Aree prevalentemente industriali

Aree esclusivamente industriali

VALORI DI RIFERIMENTO IN dB

Diurno(ore 06.00 - 22.00)

Notturno(ore 22.00 - 06.00)

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L’Inquinamento Acustico nella Civiltà Moderna

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