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Immigrazione e caporalato (Linguaggio dei media, etica ed esperienze) di Massimiliano Perna Formazione per giornalisti Odg –AFRAM Pontedera, 23 Aprile 2016 1

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Immigrazione e caporalato (Linguaggio dei media, etica ed esperienze)

di Massimiliano Perna

Formazione per giornalisti

Odg –AFRAM

Pontedera, 23 Aprile 2016

1

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INDICE

PARTE PRIMA

• Premessa: «Lo spirito di un giornale» (Giuseppe Fava)

• Immigrazione: quadro generale del fenomeno in Italia ed Europa

• I dati, le ricerche e le bugie da rimuovere

PARTE SECONDA

• Il linguaggio mediatico sul tema dell’immigrazione: come scriviamo e parliamo di migranti?

• Gli errori del linguaggio: alcuni casi celebri

• La Carta di Roma: principi ispiratori e applicazioni specifiche

PARTE TERZA

• Il caporalato: quadro generale di un fenomeno radicato

• Il caso specifico di un’inchiesta complicata tra gli sfruttati di Cassibile

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PARTE PRIMA

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Premessa

Il concetto etico del giornalismo – Giuseppe Fava (da “Lo Spirito di un giornale” – Giornale del Sud, 11ottobre 1981)

[…] Io ho un concetto etico del giornalismo. Ritengo infatti che in una società democratica e liberaquale dovrebbe essere quella italiana, il giornalismo rappresenti la forza essenziale della società.Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza la criminalità, accelerale opere pubbliche indispensabili. pretende il funzionamento dei servizi sociali. tienecontinuamente allerta le forze dell’ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone aipolitici il buon governo.

Se un giornale non è capace di questo, si fa carico anche di vite umane. Persone uccise in sparatorieche si sarebbero potute evitare se la pubblica verità avesse ricacciato indietro i criminali: ragazzistroncati da overdose di droga che non sarebbe mai arrivata nelle loro mani se la pubblica veritàavesse denunciato l’infame mercato, ammalati che non sarebbero periti se la pubblica verità avessereso più tempestivo il loro ricovero. Un giornalista incapace – per vigliaccheria o calcolo – dellaverità si porta sulla coscienza tutti i dolori umani che avrebbe potuto evitare, e le sofferenze. lesopraffazioni. le corruzioni, le violenze che non è stato capace di combattere. Il suo stessofallimento!

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Immigrazione: qualche definizione utile

CHI SONO GLI IMMIGRATI?

• L’ONU definisce l’immigrato come una persona che si è spostata in un paese diverso da quello di residenza abituale e che vive in quel paese da più di un anno.

• Gli immigrati vanno distinti (distinzione spesso mancante nella narrazione del fenomeno) in migranti economici e rifugiati.

• I migranti economici sono coloro che si spostano da aree economicamente depresse, non coinvolte direttamente in conflitti o in scontri di natura etnica o religiosa, allo scopo di cercare un’occasione di lavoro per la sopravvivenza propria e dei propri familiari.

• I rifugiati sono coloro che scappano da paesi o aree coinvolte in conflitti bellici, o che fuggono da persecuzioni etniche, religiose, di genere, vale a dire da tutte quelle condizioni che ne mettono a rischio la sopravvivenza.

• In realtà, sono immigrati tutti coloro che si spostano dalla loro terra di origine, attraversano un confine, si stabiliscono per un periodo più lungo nel paese di ultimo approdo. Immigrati sono, dunque, anche i cittadini americani, giapponesi, australiani che si stabiliscono in Europa per lavoro o studio.

• La tendenza sbagliata è di considerare immigrati solo i cittadini poveri dei paesi poveri.

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L’immigrazione in Europa

QUANTI SONO GLI IMMIGRATI IN EUROPA?

• I dati sul numero esatto di migranti in Europa, così come in Italia, non sono precisi, nel senso chesono molto mutevoli per la stessa tipologia e dinamicità del fenomeno. Tuttavia, le stime ufficiali ciparlano di oltre 33 milioni di migranti nell’Unione Europea, con una buona parte (circa due terzi)costituita da cittadini extra UE.• Per quanto riguarda i rifugiati, l’Ue accoglie appena il 10% dei rifugiati, mentre il resto trova riparoin paesi extra UE: il primo paese al mondo per numero di rifugiati accolti è il Pakistan (1.600.000), ilsecondo l’Iran (857.000), più o meno come il Libano (856.000) (ora forse il doppio); segue la Giordania(642.000). – Dati UNCHR 2014• In rapporto agli abitanti significa, ad esempio: Libano 178 per 1.000 abitanti (ma ora sono più di200, forse vicini ai 300); Giordania 88; Ciad 34; Mauritania 24; Malta 23. – Dati UNCHR 2014• In Europa, secondo Eurostat, nel 2015, si è registrato un importante aumento: sono state 1.255.600le richieste d'asilo presentate nei 28 stati membri della Ue, il 29% delle richieste sono state presentateda siriani, il 14% da afghani, il 10% da iracheni, il 5% da kosovari e albanesi, il 4% da pachistani, il 3% daeritrei, il 2% da nigeriani e iraniani. Il restante 26% da altre nazionalità.• Il paese che ha ricevuto il maggior numero di richieste in assoluto è stato la Germania con il 35,2%del totale, davanti a Ungheria e Svezia.• Alla fine del 2015, erano 922.800 le domande di protezione internazionale negli Stati membridell'Unione Europea ancora pendenti, in fase di esame.

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Gli arrivi dal mare in Europa

L’UNHCR ha fornito il numero di rifugiati arrivati in Europa via mare nel 2015:

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• 366.042 rifugiati approdati nel 2015• 2.800 morti in mare• 78% dei migranti approdati provengono dai 10 paesi a più alto tasso di rifugiati

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Gli arrivi dal mare in Europa: la provenienza

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Percentuali delle 10 nazionalità più frequenti tra gli arrivi via mare nel 2015:

51%

14%

8%

4% 3% 2% 2% 1% 1% 1%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

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L’immigrazione in Italia

DALLE ORIGINI A OGGI

L’Italia ha conosciuto il fenomeno dell’immigrazione in un periodo storicamente abbastanza recente, visto che, fino allafine degli anni Sessanta, il nostro Paese era considerato come una delle aree più importanti di emigrazione.

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Prima fasePeriodo tra le due guerre: arrivo di gruppi di cinesi, prima a Milano, poi Bologna, Firenze e, dopo il 1945, Roma.

Seconda fase

Anni ‘60-’70: donne etiopi, eritree, somale e capoverdiane giunte per impiegarsi nel lavoro domestico; tunisini giunti in Sicilia per impiegarsi nella pesca (Mazara è esemplare) o, in misura minore, nell’agricoltura. Arrivano anche filippini, altri cinesi, rom principalmente dalla Jugoslavia (alla fine degli anni ‘60), e lavoratori da Malesia, Seychelles, Mauritius e Singapore (sempre essenzialmente per il lavoro domestico), oltre a centroamericani e rilevanti gruppi di sudamericani.

Terza faseDagli anni ’80, anche grazie ai ricongiungimenti familiari, si ha il vero primo flusso di dimensione più ampia, con provenienza da Africa, Medio Oriente, Asia, Sud America, Europa dell’Est (polacchi e rom su tutti).

Quarta fase

Dagli anni ‘90 a oggi: massiccio flusso di migranti (con la grande migrazione degli albanesi e quella dell’Africa sub sahariana) e profughi, soprattutto richiedenti asilo, legato ai conflitti che hanno insanguinato l’area mediorientale, balcanica e mediterranea (ex Jugoslavia, Kosovo, Iraq, Afghanistan, Siria, oltre ai tanti conflitti, anche etnici, che hanno colpito molte aree dell’Africa, e alle agitazioni nei paesi della Primavera araba).

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L’immigrazione in Italia

IL RITARDO NORMATIVO

La prova del ritardo normativo italiano è l’assenza per oltre mezzo secolo di una normativa dedicata, dalmomento che il fenomeno è stato regolato dal testo unico contenuto in un decreto regio del 1931, fino al1986 (legge 943/1986 prima legge più moderna) e poi, dopo alcuni decreti legge che introducevanoqualche lieve modifica, alla legge 39/1990 (legge Martelli).

A questa poi, nel corso degli anni, in virtù dell’aumento del fenomeno, sono seguite altre leggi, le piùimportanti delle quali sono la Turco-Napolitano, la successiva legge Bossi-Fini e, infine, il decreto Maroniche è intervenuto soprattutto in tema di sicurezza, con misure restrittive e ai limiti della costituzionalità,come il reato di clandestinità e i respingimenti in mare (che ci sono costati condanna e sanzioni da partedella Corte Europea dei diritti umani).

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L’immigrazione in Italia

QUANTI SONO GLI IMMIGRATI IN ITALIA?

• Le cifre sui migranti regolari presenti in Italia mostrano alcune variazioni: per l’Onu sarebbero in totale5milioni 721mila, su una popolazione complessiva di 61milioni 482mila italiani. Il che equivale a dire chein Italia il 9,5% dei residenti ha cittadinanza straniera, comunitaria o extracomunitaria che sia.

• Il 70% di questi immigrati, secondo dati del Ministero degli Interni, è arrivato in aereo, mentre solo il15% via mare.

• Provenienze: il 52,8% degli immigrati viene dall’Europa, il 20,9% dall’Africa, il 18,3% dall’Asia e il 7,9%dalle Americhe.

• Oltre la metà degli immigrati in Italia proviene da 5 Paesi: Romania (993mila persone), Marocco(525mila), Albania (503mila), Cina (321mila) e Ucraina (234mila).

• L’immigrazione presente in Italia è in maggioranza composta da donne (52,7%).

• La presenza dei migranti irregolari è stimata attorno ai 400 mila.

• Sono 153.842 gli stranieri soccorsi o sbarcati sulle nostre coste nel 2015, il 9% in meno rispetto al2014 (170.100 persone sbarcate). Le richieste di asilo sono state quasi 90mila (di più rispetto alle 68miladel 2014).

• Il rapporto relativo al numero di rifugiati in Italia è di uno ogni mille abitanti (in Svezia è 9, in Francia 3,ecc.)

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L’immigrazione in Italia

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• Popolazione straniera in età da lavoro: di poco superiore ai 4 milioni• Occupati : 2.294.120•465.695 persone in cerca di lavoro • 1.240.312 inattivi

Il Pil derivante dall’immigrazione

rappresenta l’8,8% della ricchezza complessiva

prodotta in Italia: i lavoratori stranieri

producono infatti 123 miliardi di euro

Il saldo tra entrate e uscite imputabili agli stranieri ha un valore

positivo di circa 4 miliardi di euro

IMMIGRATI E LAVORO

Occupazione Rapporto costi/benefici Pil

DATI

ISTAT

2014

• Secondo le rilevazioni ISTAT, è aumentata la disoccupazione degli immigrati, più di quella degli italiani•Ma è aumentata anche l’occupazione: da 6,8% a 10,2% (oltre 500.000 occupati in più)•Anche nel 2012, + 80.000; nel 2013 + 50.000 circa•Tiene meglio l’occupazione femminile

Trend occupazionali

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L’immigrazione in Italia

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IMMIGRATI E LAVORO: CONSIDERAZIONI E TENDENZE

• Dai dati emerge che: senza il contributo della forza lavoro comunitaria ed extracomunitaria,l’occupazione farebbe segnare l’ennesima contrazione. E’ solo la quota di lavoratori stranieri acrescere.

• Le imprese appartenenti a cittadini Extra UE sono complessivamente 335.452 unità (ultimo datodisponibile 2014).

• Lavoratori autonomi: gli artigiani extracomunitari sono 125.590, i commercianti sono 193.033lavoratori, i lavoratori autonomi agricoli sono 1.614, i parasubordinati sono 17.303 (dato parziale2014).

• Negli ultimi anni (2013 e 2014) si registra, a livello nazionale, un aumento di 6,2 punti percentuali(circa +20mila unità) riguardo all’avvio di imprese individuali da parte dei cittadini non comunitari.

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L’immigrazione in Italia

LE BUGIE DA COMBATTERE

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IGNORANZA E POVERTÀ

LE MALATTIE

“TUTTI MASCHI E MUSULMANI”

SICUREZZA

Si pensa che i migranti siano per lo più ignoranti, figli di culture tribali, analfabeti a seguito della povertà in cui vivono. Si crede, infatti, che quelli che migrano siano i più poveri. In realtà essi non provengono dai paesi più poveri del pianeta, se non in minima parte. In Italia le prime nazionalità sono: Romania, Albania, Marocco, Cina, Ucraina.Non sono i più poveri dei loro paesi: per migrare occorre disporre di risorse.

Si dice che i migranti siano in maggioranza uomini e musulmani provenienti dai paesi «arabi»; in realtà l’immigrazione in Italia è in prevalenza europea, femminile, cristiana (ortodossa): spostamento verso l’Europa dell’Est delle provenienze.

Circola da sempre l’idea che i migranti portino malattie, magari antiche e che hanno un impatto sul nostro sistema sanitario. Non è vero. I migranti capaci di affrontare un viaggio così difficile sono per forza di cose i più sani. Lo stesso virus ebola, che riguarda solo una parte dell’Africa, ha un’incubazione molto più breve rispetto alla durata del viaggio. Il 78% della popolazione straniera residente è composta da persone di età compresa tra i 15 e i 64 anni, mentre soltanto il 2,7% ha un’età superiore ai 64 anni. Pertanto si registra un impatto pressoché nullo sulla spesa sanitaria.

I regolari hanno tassi di delinquenza pari a quelli degli italiani, gli irregolari più alto (25% dei denunciati), ma ciò è essenzialmente dovuto anche alla presenza del reato legato alla permanenza clandestina sul territorio. I reati sono principalmente legati allo spaccio. La criminologia dimostra che il picco di reati in Italia si è avuto negli anni ’70 (senza immigrati).

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PARTE SECONDA

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Il linguaggio mediatico

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STRATEGIA POLITICA E MEDIA: IMPATTO NEGATIVO

Ha progressivamente utilizzatouna terminologia molto aggressivae violenta, perfettamentefunzionale all’identificazione di unnemico, un capro espiatorio, sulquale coagulare tutte le negatività.

L’obiettivo è quello di creare pauree insicurezze nella gente, per potercostruire con facilità e rapidità uncospicuo consenso elettorale. Larigidità sul tema dell’immigrazioneè ormai ritenuta decisiva nellaconquista dell’elettore.

Il linguaggio politico

Giornali e tv, a partire dalla fine deglianni ’70, hanno utilizzato unlinguaggio fortementediscriminatorio. Se prima potevatrattarsi di una minoreconsapevolezza, oggi si ha il sospettoche tale atteggiamento siacolpevolmente funzionale al sistemapolitico.

I titoli scelti e i termini utilizzati,spesso indebitamente, hanno unimpatto negativo sulla“normalizzazione” del tema.

Il linguaggio mediatico

In presenza di un linguaggio politico sempre più sbagliato, la stampa italiana, nonostante i tentativi di codificare unlinguaggio onesto e politicamente corretto sul tema dei migranti, continua a commettere errori gravi che hannoconseguenze dirette sull’integrazione e sulla reale percezione del fenomeno migratorio.

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Il linguaggio mediatico

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COME PARLIAMO E SCRIVIAMO DI IMMIGRAZIONE?

• Ampio spazio a casi di cronaca nera con protagonisti cittadini di origine straniera.

• Terminologia basata su etichette e stereotipi: in una sua ricerca condotta nel 1990, lo studiosoMahmoud Mansoubi esamina l’immagine degli immigrati fornita da un importante quotidiano italiano,negli articoli pubblicati tra il 1978 e il 1987. Vi rintraccia tutti i vizi che ancora oggi riscontriamo nelnostro settore.

•Nell’indagine di Mansoubi si può notare come la narrazione dei migranti provenienti dalle zone piùpovere, oltre a essere relegata pressoché all’area della “nera”, negli episodi di cronaca ospitava sempreun riferimento continuo (nel titolo e dentro l’articolo) all’origine nazionale o al colore della pelle: “dueborsaioli colombiani”, “una giovane zingara jugoslava”, “il negro”. ecc.

•Atteggiamento discriminatorio: la stessa cosa non avveniva quando protagonisti di episodi di cronacaerano cittadini occidentali. La nazionalità non veniva menzionata o appariva solo una volta all’inizio oalla fine dell’articolo.

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Il linguaggio mediatico

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“EXTRACOMUNITARI E CLANDESTINI”

• Si fa un utilizzo improprio del termine “extracomunitario”, con il quale ci si riferisce soltanto, in sensodispregiativo e massificante, a quei gruppi nazionali (arabi, africani, cinesi, rom, slavi, albanesi, ecc.)che sono percepiti, a causa anche dei media, come non legittimati a vivere nelle nostre comunità,perché “non italiani, non europei occidentali, non sviluppati, non ricchi”.

• Svizzeri, nordamericani, giapponesi, australiani non vengono mai definiti extracomunitari, puressendolo a tutti gli effetti.

•Viene compiuto un altro errore nell’uso del termine “clandestino”, condizione che viene spessoattribuita ai profughi e ai migranti che entrano con i barconi via mare.

•In realtà è un azzardo, perché per qualsiasi migrante arrivi in Europa bisogna prima verificare che nonabbia diritto all’asilo e alla protezione umanitaria: definirli prima, tout court, clandestini è un errore(anche sul piano del diritto) e fornisce una informazione non corretta.

•I due termini, dunque, sono usati soltanto perché ormai parte di una precisa visione e perchéveicolano tutta una serie di percezioni negative (sicurezza, paura, minaccia) che vanno molto oltre ilreale e giusto significato.

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Il linguaggio mediatico

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IL RACCONTO DISTORTO

• Il racconto dell’immigrazione in Italia è inquinato da un atteggiamento che porta ad amplificareepisodi che possano mostrare la colpevolezza dei cittadini stranieri rispetto a quanto accade invece nelracconto di fatti di cronaca che coinvolgono italiani.

•Si costruiscono “emergenze” che non hanno alcun senso, dal momento che spesso si tratta di casi chedurano da dieci anni e più e di cui, semplicemente, non si è voluto più parlare perché “non fannonotizia”.

• Non si privilegia la verità che è riscontrabile nei dati, negli studi, nelle esperienze e nella lettura piùoggettiva dei fatti, basata magari su una completa individuazione delle responsabilità (il caporalato neè un esempio lampante, come vedremo).

•Nel racconto di molti fatti di cronaca la nostra categoria mostra, molto spesso, dei pregiudiziinaccettabili e tende a semplificazioni brutali e non degne di chi compie il nostro lavoro: in questosenso, si arreca danno anche all’immagine e alla credibilità del giornalismo italiano.

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Gli errori del linguaggio: alcuni casi celebri

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• Il caso Novi Ligure (2001): l’iniziale pista straniera (basata sul nulla).•Una donna e suo figlio vengono trovati massacrati in casa. La figlia e sorella delle vittime racconta didue o più banditi dall’accento straniero, responsabili del massacro. In città viene organizzata unafiaccolata di protesta contro gli “extracomunitari” e per la sicurezza. I giornali, soprattutto locali,seguono la pista e danno la notizia dell’arresto e dell’immediato rilascio di un albanese. Poi si scopriràla responsabilità della ragazza, con la complicità del fidanzato.• Forse, ascoltando anche i dubbi degli inquirenti, sarebbe servita più cautela prima di indicare comeresponsabili degli stranieri. Tuttavia questo è il caso meno grave tra quelli esaminati.

LA (NON) CAUTELA

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Gli errori del linguaggio: alcuni casi celebri

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• Il delitto di Erba (2006): quattro persone, tra cui una madre e un figlio, vengono uccise, sgozzate e lacasa viene bruciata.•La stampa per giorni si lascia andare a una accusa continua nei confronti del padre, un tunisino. Lastessa pratica dello sgozzamento viene velatamente usata come prova quasi “culturale” dellacolpevolezza del sospettato. Come se l’Europa delle ghigliottine non fosse mai esistita…•Alla fine, i colpevoli erano i due inquilini del piano di sopra. Italiani.

IL PREGIUDIZIO CULTURALE

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Gli errori del linguaggio: alcuni casi celebri

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• Continassa, il finto stupro (2011): una ragazzina di 16 anni, per paura che i genitori scoprissero il suoprimo rapporto sessuale consenziente, inventa di avere subito una rapina con stupro da parte di rom.•Un campo rom della zona viene attaccato e incendiato da manifestanti.•La stampa ancora una volta dà risalto a una notizia che poi si rivela falsa. Probabilmente, l’idea che irom siano avvezzi allo stupro (anche se i dati sulle violenze sessuali parlano di un reato in larga partecommesso da italiani e all’interno di nuclei familiari e rapporti amicali), ha spinto a commetterel’ennesimo errore.

IL PREGIUDIZIO CULTURALE

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Gli errori del linguaggio: alcuni casi celebri

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• Il direttore di Libero, dopo gli attentati di novembre a Parigi, apre il giornale con un titolo cheaccomuna i terroristi a tutti gli islamici, anche dunque a quelli uccisi dal terrorismo.•Belpietro si difenderà affermando che il termine bastardo significa proprio che essi non sono figlidell’Islam e che quindi la sua era addirittura una difesa del mondo islamico.•La stampa italiana intanto tocca un punto molto basso e dall’Odg non arrivano sanzioni.

LA DISCRIMINAZIONE DIFFAMANTE

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La disparità e lo spazio della politica

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• Sono molti i casi nei quali i mass media, pur in presenza dello stesso reato e di uguale gravità,assegnano uno spazio maggiore ai fatti che coinvolgono negativamente gli stranieri rispetto a quelliche riguardano gli italiani. Questo, va precisato, anche perché formazioni come la Lega tendono areagire con indignazione nel primo caso e a tacere nel secondo.

•La stampa allora dovrebbe avere maggior cura nel non riportare costantemente e ossessivamente ledichiarazioni rilasciate da chi usa i fatti di cronaca per veicolare stereotipi.

Esempi:l’uccisione di tre passanti, da parte di un cittadino italiano, a Cinisello Balsamo, è una notizia che, aparte l’orrore, non ha prodotto alcuna reazione né appelli alla sicurezza e ha trovato spazio sui mediaper il tempo logico di una notizia di cronaca con colpevole arrestato;l’uccisione di tre passanti, a Milano, da parte di un cittadino ghanese con problemi mentali, invasetutti gli spazi delle notizie, per giorni, con approfondimenti, dichiarazioni continue, analisi sullasicurezza connessa alla presenza di migranti. Non è un caso che il cognome del protagonista di questoepisodio, Kabobo, sia molto più noto di quello dell’episodio di Cinisello.

Lo stesso problema si presenta anche in altri casi, come gli incidenti stradali mortali provocati daguidatori ubriachi, le violenze sessuali, le rapine: se il colpevole è straniero la stampa assegna piùspazio, esattamente come fa una parte della politica. Così si costruiscono paura e menzogne.

TRATTAMENTO DIFFERENTE

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La spettacolarizzazione

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• Questa è una tendenza non solo italiana, ma molto più forte nella stampa del nostro Paese. L’unicoracconto “positivo” dei migranti è quello che riguarda gli sbarchi e i naufragi o quelle situazioni diviolenza che hanno i migranti come vittime.

• Spesso però non si va oltre, non si va a fondo della cause e delle responsabilità, ma si assiste a unasemplice spettacolarizzazione del dolore, con spazio ai racconti drammatici dei testimoni, alle frasi dicircostanza dei rappresentanti istituzionali, a immagini strazianti che stimolano la pietà umana,soprattutto quando tra le vittime vi sono bambini.

• Una parte dei media, per fortuna, a ciò aggiunge reportage e inchieste anche sulle cause, sullesoluzioni umanitarie che vengono continuamente snobbate dai governi, e si interessa anche di altriambiti diversi dal momento dello sbarco, come ad esempio i diritti dei migranti residenti in Italia e chevengono costantemente negati. Purtroppo però questa parte della stampa italiana è ancoraminoritaria.

• Le stragi di Lampedusa dell’ottobre del 2013 sono la prova di tale atteggiamento che poco serve aragionare compiutamente sul tema.

GLI SBARCHI E I BAMBINI: LA RETORICA DEL DOLORE

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Gli errori del linguaggio: un po’ di orrori…

26Immigrazione e caporalato (Linguaggio dei media, etica ed esperienze) - di M.Perna

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Gli errori del linguaggio: un po’ di orrori…

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Gli errori del linguaggio: un po’ di orrori…

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Gli errori del linguaggio: un po’ di orrori…

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Il linguaggio dei media: considerazioni finali

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• Una maggiore conoscenza del mondo che si racconta permetterebbe di evitare errori che spessohanno conseguenze sociali, nonché sul nostro lavoro:

Offendono i gruppi e le comunità oggetto della narrazione giornalistica che, al di là della possibilità diquerelare, assumeranno poi la tendenza a chiudersi e a non dialogare più con i giornalisti.

La nostra categoria, anche dai soggetti non direttamente coinvolti, viene percepita in modo univoco,senza differenziazioni, aumentando la diffidenza nei nostri confronti.

Oltraggiano il dolore, la dignità delle persone e dei loro familiari, aumentano il senso di solitudinedelle vittime, confondono spesso vittime e carnefici: tutte cose che un giornalista non dovrebbe fare.

Il racconto distorto del mondo dei migranti, così vario e complesso, produce stereotipi egeneralizzazioni che fomentano l’odio ingiustificato nei confronti di gruppi di persone che non hannoalcuna colpa reale.

Una informazione non corretta (ad es. sulla gestione dei migranti) produce la diffusione di notiziefalse (“prendono 80 euro al mese”, “ci rubano il lavoro”, “sono tutti criminali”) che vengono spacciateper vere e creano un clima di tensione e di isolamento molto pericoloso.

LE CONSEGUENZE DI UN CATTIVO LINGUAGGIO

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La Carta di Roma (2008) – Protocollo deontologico

31Immigrazione e caporalato (Linguaggio dei media, etica ed esperienze) - di M.Perna

• Il Consiglio Nazionale dell’OdG e la Fnsi, condividendo le preoccupazioni dell’UNHCR circal’informazione concernente rifugiati, richiedenti asilo, vittime della tratta e migranti, richiamandosi aidettati deontologici presenti nella Carta dei Doveri del giornalista - con particolare riguardo al doverefondamentale di rispettare la persona e la sua dignità e di non discriminare nessuno per la razza, lareligione, il sesso, le condizioni fisiche e mentali e le opinioni politiche - ed ai principi contenuti nellenorme nazionali ed internazionali sul tema […] invitano, in base al criterio deontologico fondamentale‘del rispetto della verità sostanziale dei fatti osservati’ contenuto nell’articolo 2 della Legge istitutivadell’Ordine, i giornalisti italiani a:• Osservare la massima attenzione nel trattamento delle informazioni concernenti i richiedenti asilo, irifugiati, le vittime della tratta ed i migranti nel territorio della Repubblica Italiana ed altrovee in particolare a:Adottare termini giuridicamente appropriati sempre al fine di restituire al lettore ed all’utente lamassima aderenza alla realtà dei fatti, evitando l’uso di termini impropri.Evitare la diffusione di informazioni imprecise, sommarie o distorte riguardo a richiedenti asilo,rifugiati, vittime della tratta e migranti.CNOG e FNSI richiamano l’attenzione di tutti i colleghi, e dei responsabili di redazione in particolare,sul danno che può essere arrecato da comportamenti superficiali e non corretti, che possano suscitareallarmi ingiustificati, anche attraverso improprie associazioni di notizie, alle persone oggetto di notiziae servizio; e di riflesso alla credibilità della intera categoria dei giornalisti.

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La Carta di Roma (2008) – Protocollo deontologico

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• Tutelare i richiedenti asilo, i rifugiati, le vittime della tratta ed i migranti che scelgono di parlare coni giornalisti, adottando quelle accortezze in merito all’identità ed all’immagine che non consentanol’identificazione della persona, onde evitare di esporla a ritorsioni contro la stessa e i familiari,tanto da parte di autorità del paese di origine, che di entità non statali o di organizzazioni criminali.

• Inoltre, va tenuto presente che chi proviene da contesti socioculturali diversi, nei quali il ruolo deimezzi di informazione è limitato e circoscritto, può non conoscere le dinamiche mediatiche e nonessere quindi in grado di valutare tutte le conseguenze dell’esposizione attraverso i media.

• Interpellare, quando ciò sia possibile, esperti ed organizzazioni specializzate in materia, per poterfornire al pubblico l’informazione in un contesto chiaro e completo, che guardi anche alle cause deifenomeni.

•Il glossario allegato alla Carta di Roma aiuta il giornalista definendo e distinguendo tra:

Richiedente asiloRifugiatoBeneficiario di protezione umanitariaVittima della trattaMigrante/immigratoMigrante irregolare

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L’associazione Carta di Roma

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• L’Associazione Carta di Roma è nata nel dicembre 2011 per dare attuazione al protocollodeontologico per una informazione corretta sui temi dell’immigrazione, siglato dal ConsiglioNazionale dell’Ordine dei Giornalisti (CNOG) e a Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI)nel giugno del 2008.

• L’associazione lavora per diventare un punto di riferimento stabile per tutti coloro che lavoranoquotidianamente sui temi della carta, giornalisti e operatori dell’informazione in primis, ma ancheenti di categoria e istituzioni, associazioni e attivisti impegnati da tempo sul fronte dei diritti deirichiedenti asilo, dei rifugiati, delle minoranze e dei migranti nel mondo dell’informazione.

• Svolge attività di formazione, ricerca e monitoraggio, seminari di studio e premi speciali volti afavorire una informazione corretta e responsabile sui temi centrali della Carta di Roma, eventipubblici e iniziative, cooperazione tra operatori dei media, istituti universitari, organizzazioni dellasocietà civile ed editori per promuovere il rispetto e la garanzia dei diritti dei richiedenti asilo, deirifugiati, delle minoranze e dei migranti.

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PARTE TERZA

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Il caporalato: quadro generale

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• Il fenomeno del caporalato consiste nella intermediazione illegale tra datori di lavoro e lavoratori. Icaporali sono al servizio di padroni che delegano ad essi la selezione della forza lavoro. I meccanismisono basati su un sistema estorsivo e di ricatto dei lavoratori, i quali pur di lavorare sono costretti adaccettare condizioni umilianti e paghe misere, dalle quali sottrarre una parte destinata proprio aicaporali.

• I settori nei quali il caporalato agisce riguardano principalmente agricoltura ed edilizia, ma l’ambitopiù discusso e numeroso, soprattutto per quel che concerne lo sfruttamento di manodoperastraniera, è l’agricoltura.

• Il caporalato riguarda principalmente i lavoratori stranieri, regolari e irregolari, anche se c’è pure unaparte degli italiani che non si trova in regola.

• I caporali, nelle circa 80 realtà nelle quali opera il caporalato, sono sia italiani (spesso al soldo dellacriminalità organizzata), che africani (in maggioranza nordafricani), a volte anche ex lavoratori chehanno deciso di saltare il fosso e diventare sfruttatori dei loro ex compagni di sventura.

• Rispetto al passato, con i caporali che erano pressoché stanziali, adesso anche essi, per via dellacrisi, si spostano seguendo le rotte dei lavoratori stagionali, mettendo in atto così una sorta dipersecuzione nei confronti delle loro vittime.

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Il caporalato: qualche dato (rapporto FLAI CGIL)

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• I lavoratori dipendenti in agricoltura sono circa 1,3 milioni• Un quarto sono stranieri• 400-500mila sono le persone che lavorano in nero

I lavoratori agricoli

• 400.000 (di cui l’80% stranieri) sono i lavoratori che potenzialmente trovano un impiego tramite i caporali•100.000 di loro presentano forme di grave assoggettamento dovuto a condizioni abitative e ambientali considerate paraschiavistiche

Il caporalato Il reato di caporalato

• Art. 603bis del codice penale (2011)• Sono circa 355 i caporali arrestati o denunciati, di cui 281 solo nel 2013

• 25/30 euro per una giornata di lavoro per 12 ore.• Tasse ai caporali:per trasporto (circa 5 euro);acquisto di acqua (1,5 euro a bottiglia);acquisto cibo (3,5 euro per un panino);spese varie per attrezzature (guanti, scarpe, ecc.) o altre dovute all’impossibilità di accedere a beni di prima necessità come il cibo e i medicinali.

Le paghe

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Le aree del caporalato in Italia

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• L’Italia è terra di caporalato e sfruttamento in agricoltura. Il fenomeno riguarda non solo il Sud mal’intero Paese. Ecco alcune importanti aree di caporalato esistenti in Italia:

-Vittoria, Palagonia, l’area del catanese, Cassibile (Sicilia)-Rosarno, piana di Gioia Tauro (Calabria)-Nardò, Foggia, la provincia di Bari (Puglia)-Acerenza, Palazzo San Gervasio, Venosa e Melfi (Basilicata)-Castelvolturno, Piana del Sele (Campania)-Latina, Fondi, Sabaudia (Lazio)-L’area del cesenatico e quella di Rimini, Ferrara (Codigoro) e Ravenna (Emilia-Romagna)-La zona dell’Amiata e la Val di Cornia (Toscana)-Le campagne del basso bresciano e del mantovano (Lombardia)-I territori di Saluzzo, le Langhe e Bra (Piemonte)-La provincia di Padova (Veneto)-L’area di Bolzano/Laives (Trentino)

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Il caporalato: umiliazione, violenza, indifferenza

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• Più del 60% dei lavoratori e delle lavoratrici costretti a lavorare sotto caporale non ha accesso aiservizi igienici e all’acqua corrente. Più del 70% presenta malattie non riscontrate primadell’inserimento nel ciclo del lavoro agricolo stagionale.

• In virtù delle tasse indebite che lavoratori e lavoratrici pagano ai caporali, in termini di mancatogettito contributivo il caporalato ci costa più di 600 milioni di euro l’anno!

• Lo sfruttamento del lavoro, in molte zone (i casi di Foggia e Vittoria sono i più noti) determinavicende terribili di “caporalato sessuale”, che ha per vittime le donne, soprattutto dell’Est, costrette asubire stupri in cambio di lavoro per sé e per le proprie famiglie.

• La sindacalizzazione e l’azione del sindacato sono molto carenti, per non dire assenti, nonostantequalche progetto interessante come il “sindacato di strada” promosso dalla FLAI.

• Le inchieste della magistratura, ultima delle quali a Cassibile (Sr), non sono riuscite a funzionarecome deterrente nei confronti di chi continua a sfruttare i lavoratori. L’assenza di un’azione politicaconcreta, non di natura emergenziale ma programmatica, è una della cause principali dellapersistenza del fenomeno.

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Caporalato e linguaggio dei media: il caso di Cassibile

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• Cassibile, area rurale del siracusano

• Colture principali: fragole, finocchi, patate, lattughe

• Periodo del raccolto: da marzo (qualcosa già a febbraio) a giugno inoltrato

• Lavoratori stagionali: dai 350 ai 500. 70-80% regolari, molti dei quali in Italia da almeno 5 anni

• Nazionalità: in gran parte sudanesi, poi nordafricani. In misura minore africani sub-sahariani,senegalesi, nigeriani, ciadiani, ecc.

• Condizioni abitative: accampamento in due casolari sperduti in una campagna isolata dal centroabitato

Evoluzione negativa e motivata della disponibilità a parlare con i giornalisti

PERCHÉ?

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Conclusione: torniamo all’etica

Il concetto etico del giornalismo – Giuseppe Fava (da “Lo Spirito di un giornale” – Giornale del Sud, 11ottobre 1981)

[…] Io ho un concetto etico del giornalismo. Ritengo infatti che in una società democratica e liberaquale dovrebbe essere quella italiana, il giornalismo rappresenti la forza essenziale della società.Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza la criminalità, accelerale opere pubbliche indispensabili. pretende il funzionamento dei servizi sociali. tienecontinuamente allerta le forze dell’ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone aipolitici il buon governo.

Se un giornale non è capace di questo, si fa carico anche di vite umane. Persone uccise in sparatorieche si sarebbero potute evitare se la pubblica verità avesse ricacciato indietro i criminali: ragazzistroncati da overdose di droga che non sarebbe mai arrivata nelle loro mani se la pubblica veritàavesse denunciato l’infame mercato, ammalati che non sarebbero periti se la pubblica verità avessereso più tempestivo il loro ricovero. Un giornalista incapace – per vigliaccheria o calcolo – dellaverità si porta sulla coscienza tutti i dolori umani che avrebbe potuto evitare, e le sofferenze. lesopraffazioni. le corruzioni, le violenze che non è stato capace di combattere. Il suo stessofallimento!

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Immigrazione e caporalato (Linguaggio dei media, etica ed esperienze)

Pontedera, 23 Aprile 2016

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FINE