Immagini dell'età della tecnica - Uccellacci

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La tecnica di costruzione con elementi metallici, disposti secondo una griglia rigidamente ortogonale si afferma come metodo di progettazione soprattutto negli stabilimenti industriali, nei quali le regole principali da seguire sono: il risparmio nei costi di costruzione, la distribuzione razionale degli ambienti di lavorazione (in funzione delle sequenze produttive) e , non ultima, la rapidità di costruzione. Data la velocità dell'industrializzazione in Inghilterra, non stupisce che proprio qui si vedano i primi esempi di edificio industriale "a telaio". Quelli qui riprodotti sono i disegni tecnici del cotonificio di Derby, realizzato nel 1792/93. Immagini dell'età della tecnica Testi e scelta delle immagini a cura diAndrea Guaraldo, maggio 1999

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La tecnica di costruzione con elementi metallici, disposti secondo una griglia rigidamente ortogonale si afferma come metodo diprogettazione soprattutto negli stabilimenti industriali, nei quali le regole principali da seguire sono: il risparmio nei costi di costruzione,la distribuzione razionale degli ambienti di lavorazione (in funzione delle sequenze produttive) e , non ultima, la rapidità di costruzione.

Data la velocità dell'industrializzazione in Inghilterra, non stupisce che proprio qui si vedano i primi esempi di edificio industriale "atelaio". Quelli qui riprodotti sono i disegni tecnici del cotonificio di Derby, realizzato nel 1792/93.Im

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Poiché il fenomeno dell'industrializzazione porta con sè, inevitabilmente, quello dell'inurbamento di strati sempre più ampi della popolazione operaia, neconseguono, a livello urbano conseguenze imponenti sull'igiene e sulla qualità abitativa delle città. Per la casa, il XIX secolo è un'epoca di svolta per ciò checoncerne anche l'igiene personale e la razionalizzazione degli spazi dell'abitazione che ad essa sono deputati. Come è facile intuire, la modernizzazione noninveste inizialmente le abitazioni operaie, nelle quali i bagni sono quasi sempre in comune tra più unità famigliari, ma quelle borghesi, in cui fanno la lorocomparsa accessori dei quali oggi non sapremmo assolutamente fare a meno, come il bidet o il W.C. Tuttavia, benché questo interno di bagno vittoriano (del1888) appaia già "abitabile", in esso non sono ancora risolti i problemi formali in forma moderna. I sanitari sono trattati come dei mobili, grazie al rivestimentoligneo, che viene "nobilitato" dal ricorso a stilemi classicheggianti. Le modanature, i rilievi, i profili risultano in contrasto con l'esigenza di pulire e disinfettare,perciò questi inutili orpelli spariranno presto dai cataloghi. Come ulteriore esempio di "decoro" posticcio, si consideri l'infelice idea di far poggiare la tazzasu un delfino, degno (forse) della fontana di un giardino pubblico o di una piazza monumentale, non di un luogo disgraziatamente "coprofago". Data la serietàdi un'epoca nella quale anche le gambe delle poltrone potevano essere considerate "sconvenienti", l'effetto umoristico non doveva essere affatto voluto.

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Negli Stati Uniti l'elaborazione artistica e prima ancora artigianale è svolta con spirito spesso pragmatico, volto innanzitutto a risolvereesigenze pratiche nei modi più razionali e efficaci, senza rapportarsi necessariamente a canoni stilistici di lontane tradizioni. Lo spiritopionieristico e le notevoli capacità di adattamento accomunano molte sette e comunità americane, come quella degli shakers, dei quali vediamoqui il mobilio tipico, che senza dubbio precorre diffuse soluzioni contemporanee. La conoscenza di forme come queste, favorita dalle grandiesposizioni universali (ricordiamo la Fiera Colombiana di Chicago, nel 1893) contribuì alla trasformazione del design tra la fine del XIXsecolo e i primissimi anni del XX.

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L'esposizione universale del 1851 si tenne in un edificio di nuova concezione, al quale poi, molti storici dell'architettura, vollero assegnare unvalore profetico: il Crystal Palace, progettato da Joseph Paxton interamente in ferro, vetro e legno, con uno scarto deciso dai tradizionali effettimonumentali e di massa che all'epoca erano attribuiti alle architetture in pietra o in laterizio. Di Paxton si è sicuramente sopravvalutato il ruolodi "profeta" del Moderno. Egli sicuramente non considerò il "mostro di vetro" (come venne anche apostrofato da uno dei più illustri alfieri delNeogotico: Pugin) come il prototipo di un nuovo vocabolario formale, tant'è che in altre occasioni non mancò di usare con convinzione lo stileeclettico dell'epoca, per lui ben più adatto a nobilitare la residenza degli aristocratici inglesi per cui lavorava.

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L'industria metallurgica diviene il settore portante, assieme a quella tessile, della seconda rivoluzione industriale, tant'è che la ricchezza di un paeseviene misurata anche dall'indicatore economico delle tonnellate di acciaio e ghisa prodotte. I nuovi materiali, poiché si prestano ad essere facilmentelavorati con processi di colatura e di formatura, accrescono la disponibilità di accessori, suppellettili e mobilio a prezzi generalmente inferiori aquelli dei prodotti artigianali. Tuttavia, la natura "meccanica" della produzione non soddisfa le pretese di artisticità dei compratori borghesi e deicritici più tradizionalisti. Accade allora che si determini il valore formale di un oggetto utilitario in base alla sua consonanza stilistica con gli oggettiartigianali, quasi sempre con effetti di inutile complicazione, di ridondanza e di cattivo gusto.

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Celebrazioni del liberomercato, degl i scambicommerciali fra i paesiindustrializzati, ma allo stessotempo vetrine del "genio"nazionale, le esposizioniindustriali assolvono unafunzione fondamentale neldiffondere le meraviglie delprogresso tecnologico. In esse,come in immensi sukbrulicanti di oggetti e visitatorientusiasti, si trova veramentedi tutto: dalle locomotive alleteiere, dalle statue da giardino(in cemento "Portland") ai kitper esercitare i mestieri piùstrani, molti addiritturap ieghevo l i , l egge r i etrasportabili.

In spazi regolarmente fuoriscala rispetto ai monumentiarchitettonici delle vecchiecittà, si sperimentano i nuoviritrovati della tecnica dellecostruzioni, come le travaturereticolari, gli archi a trecerniere e le coperture in vetro,che simboleggiano constupefacente concretezza glisviluppi dell'ingegneria e dellascienza delle costruzioni,giunta alla sua formulazione,basata sulla matematica e sullafisica, proprio nell'Ottocento.I visitatori si spostano nel

sostituto moderno del tempio come se scorressero un illimitato catalogo.

La percezione delle città risulta come trasfigurata da questi ed altri nuovi templidella tecnica: capannoni industriali, mercati generali, stazioni ferroviarie, ponti eserbatoi del gas arricchiscono le silhouette urbane della trama sottile e slanciatadelle strutture in ghisa talvolta definendo nuovi simboli che soppianteranno quelli

della città medievale. Tipico è il caso di Parigi, che vede la costruzione della TorreEiffel, per l'Esposizione Universale del 1889.

La torre non ha altro scopo che mostrare se stessa: priva di scopi utilitari, essamagnifica nel dinamismo l'immagine scintillante e ottimistica della città ai suoipiedi, della quale costituisce simbolicamente il faro, con la luce sovrumana della

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tecnica che l'ha innalzata.

La Galleria delle Macchine, invece, (realizzatasempre per la stessa esposizione e qui riprodotta)rende concrete nuove modalità di fruizione, cheintroducono gli spettatori ad un rapporto con glioggetti esposti mediato dalla tecnica. A metà altezzascorre infatti un ponte mobile, che facilita e rendepiù rapida la passeggiata fra i reperti industriali.Oggetto e a allo stesso tempo mezzo di percezione,la meccanica della Galleria permette di superare ilimiti psico-cinetici del corpo, lasciando intravvederenuove dimensioni d'esperienza.

Come metafora realizzata della città moderna, laGalleria delle Macchine lascia intendere che nellospettacolo urbano si agisce e allo stesso tempo siè agiti, determinati e sospinti dal flusso inarrestabiledei corpi in movimento, sottoposti a stimoli chenon chiedono di riflettere o di pensare, ma soltantodi partecipare gioiosamente alla biologia artificialedi una natura antiorganica, eppure mossa, scintillantee ricca di promesse.

Dall'esaltazione positivista del progresso a quellavitalistica ed irrazionale dell'uomo-massa, esaltatadai totalitarismi di destra nel nuovo secolo, con ilconforto di manifesti virulenti e anti-umani, comeil Manifesto del Futurismo, di Filippo TommasoMarinetti, il percorso sarà breve.

Dirà Benjamin: “Questo manifesto ha il vantaggiodi essere chiaro. (...) Per lui (Marinetti, ndr) l'esteticadella guerra attuale si presenta nel modo che segue:

se l'utilizzazione naturale delle forze produttiveviene frenata dall'ordinamento attuale dei rapportidi proprietà, l'espansione dei mezzi tecnici, deiritmi di lavoro, delle fonti di energia spinge versoun'utilizzazione innaturale Questa utilizzazioneavviene nella guerra, la quale, con le sue distruzioni,fornisce la dimostrazione che la società non erasufficientemente matura per fare della tecnica unproprio organo, e che la tecnica non erasufficientemente elaborata per dominare le energie

elementari della società. La guerra imperialisticaè determinata in tutta la sua spaventosa fisionomiadalla discrepanza tra l'esistenza di poderosi mezzidi produzione e la insufficienza della loroutilizzazione nel processo di produzione (in altreparole, dalla disoccupazione e dalla mancanza dimercati di sbocco). La guerra imperialistica è unaribellione della tecnica, la quale ricupera dalmateriale umano le esigenze alle quali la societàha sottratto il loro materiale naturale. Invece cheincanalare fiumi, essa devia la fiumana umana nelletto delle trincee, invece che utilizzare gli aeroplaniper spargere le sementi, essa li usa per seminare lebombe incendiarie sopra le città; nell'uso bellicodei gas ha trovato un mezzo per distruggere l'aurain modo nuovo.

“ Fiat ars - pereat mundus ”, dice il fascismo, e,come ammette Marinetti, si aspetta dalla guerra ilsoddisfacimento artistico della percezione sensorialemodificata dalla tecnica. E' questo, evidentemente,il compimento dell'arte per l'arte. L'umanità, chein Omero era uno spettacolo per gli dèi dell'Olimpo,ora lo è diventata per se stessa.“ (Postilla all' “Operad'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica“,1936).

Eppure, ben lontana da un'esaltazione dell'uomo-macchina e dalle teorizzazioni sulle catene dimontaggio di fine secolo, nelle prime esposizionialeggia uno spirito filantropico, congiunto ad unidealismo misticheggiante. Esemplare è, in questosenso, è il discorso tenuto dal principe Alberto alLord Mayor di Londra (1849), in vistadell'esposizione del 1851. Nell'occasione, il consortedella regina Vittoria disse:

“Signori! Io comprendo esser debito di ogni uomoeducato l'osservare e studiare l'epoca nella qualevive; e in quanto per esso sta, l'aggiungere l'umilecontributo d'individuale sforzo per far progredireil compimento di quello ch'ei reputa aver laprovvidenza ordinato. Nessuno pertanto, che abbiaprestata qualche attenzione ai peculiari tratti diquesta nostra epoca, dubiterà pur un solo istante

che viviamo in un periodo di meravigliosissimatransizione, che rapidamente tende al grande fine,al quale per fermo, la storia tutta accenna:l'attuazione dell'unità del genere umano... (...) D'altrolato il gran principio della divisione del lavoro, chepuò essere addimandato il potere motore dellaciviltà è stato esteso a tutti i rami della scienza,d'industria e d'arte...

Mentre in pria le scoperte erano avvolte nel segreto,la pubblicità dell'epoca attuale fa sì che appena unascoperta o un'invenzione è fatta, viene tostomigliorata e oltrepassata da concorrenti sforzi; iprodotti di tutte le parti del mondo sono posti anostra disposizione, e non abbiamo che a sceglierequale sia il migliore e il più a buon mercato per ilnostro intento, e la potenza della produzione èaffidata allo stimolo della concorrenza e delcapitale... (...) La scienza scopre queste leggi dipotenza, di moto, di trasformazione; l'industria leapplica alla materia rozza, che la terraabbondevolmente ci somministra, ma che acquistanvalore soltanto per la scienza; l'arte ci insegna leimmote leggi della bellezza e della simmetria, e dàai nostri prodotti forme in armonia con quelle.

Signori! L'Esposizione del 1851 ci sarà un veracetestimone e una vivente pittura del segno raggiuntoprogressivamente dall'intero genere umano!“

Marx, sull'Esposizione, avrà parole caustiche:

“Questa esposizione è stata indetta dalla borghesiainglese, con un sangue freddo degno della piùgrande ammirazione, già nel 1849 mentre ancorail continente sognava la rivoluzione. Allamanifestazione sono convocati tutti i vassalli, dallaFrancia alla Cina, per confrontarsi in una grandegara; devono dare prova di come hanno impiegatoil loro tempo. (...) La forza concentrata della grandeindustria moderna ovunque distrugge le barrierenazionali e vieppiù cancella nei singoli popoli leparticolarità locali della produzione e dei rapportisociali.“

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In Inghilterra la sperimentazione del ferro nelle strutture precede di moltidecenni quanto poi si andrà realizzando anche in Francia; il ponte sul fiumeSevern viene addirittura realizzato tra il 1775 e il 1779. All'inizio timidamente,poi con sempre maggiore consapevolezza, gli ingegneri sottraggono spazioprogettuale agli architetti, soprattutto controllando i connotati di tecnicidella costruzione, capaci di risolvere i più arditi problemi strutturali grazie

ad un sapere che non si fonda più sull'autorità degli antichi, ma sul progrediredelle scienze fisico-matematiche e delle tecnologie che su queste si basano.L'originaria unità ed autorità della professione di architetto ne risulterà cosìspezzata, ma per i pregiudizi di chi riteneva che l'arte non potesse mantenersipura accettando la supremazia della tecnica, una trasformazione profondadell'architettura vedrà la luce soltanto nel XX secolo.

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L'emancipazione femminile, che accelera nella seconda metà del XIXsecolo, benché preparata dall'allentarsi dei legami con il passato nell'ambitodei valori comuni, trova un alleato nella rivoluzione che discretamentemuta i modi della vita quotidiana. Se l'introduzione del gas anche perpreparare i cibi sottrae le donne a routine lunghe e laboriose, la macchinada cucire ne aumenta l'efficienza in un altro settore di attività domestica,

per quanto tradizionale. Se la pubblicità di una delle prime macchine dacucire Singer ci appare un po' scontata, più divertente e moderna è l'ideatrasmessa dalla donna in barca con fuoribordo, riprodotta qui sopra. Lanecessità della forza maschile è soppiantata da un potente motore Evinrude,grazie al quale la soddisfatta fanciulla potrà ora dilettarsi in compiaciutaed ostentata solitudine.

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Le invenzioni degli ultimi anni del XIX secolodanno origine a problemi formali del tutto nuovi,per i quali il progettista deve sintetizzare formeche diano coerenza e significato ancheall'immateriale. Quale aspetto esteriore dare ad

un quadro elettrico, ad esempio? Peter Berhens,da molti considerato un pioniere dell'industrialdesign, prova a rispondere, in questo modellorealizzato per l'AEG, con la chiara disposizionedegli interruttori e degli strumenti di misura. Non

rinuncia, però, a nobilitare classicamente, comesi trattasse di un misterioso tempio dell'elettricità,il suo quadro elettrico, con un effetto suggestivoe allo stesso tempo contraddittorio.

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pratico (e dunque formale) della loro facilesostituzione, che poteva essere risolto con dellesospensioni mobili. Behrens adotta una soluzionea "scocca", che protegge l'interno e dà eleganzaalla forma. Negli USA, invece, la soluzione finoa quel momento in voga presso i progettisticonsisteva nell'utilizzare una struttura aperta,soltanto coperta da un'ampolla di vetro opalescente,che in questo modo assicurava ai carboni unaprotezione di molto inferiore, rendendo in più pocosicura la manipolazione dell ' insieme.

Sotto: servizio in vetro per la ditta Lobmeyer(1910-'11), di Josef Hoffmann

Durante l'epoca delle Secessioni, in Austria sidiffonde nel design un gusto raffinato e allo stessotempo non storicistico, i cui prodotti godono

In Austria il conservatorismo proprio dellaclasse burocratica, tradizionale garanzia disopravvivenza e stabilità del plurinazionaleImpero Austroungarico, guardava consospetto ogni novità, perfino nell'ambitotecnico. Benché la circospezione e laprudenza fossero un ostacolo alla liberasperimentazione, come non mancherà dirilevare con ironia Musil, non mancherannoidee lungimiranti, anche se nel settoremobiliero. Ne è un esempio la "sediaThonet", che dalla metà del XIX sec. avràuna fortuna ininterrotta, fino alle attualiriproduzioni in ferro e plastica da grande

Qui sopra: lampada ad arco di Peter Behrens,per la AEG (1908).

Peter Behrens, membro del Deutsche Werkbund, l'associazionedi artisti e industriali tedeschi, lavora per l'AEG dal 1907al 1914, realizzando prototipi di prodotti da realizzare inserie, come ventilatori, bollitori, orologi, elementi dariscaldamento e lampade elettriche, specialmente ad arco.Benché la lampada ad incandescenza inventata dall'americanoEdison, avesse dato luogo ad una produzione che a fineOttocento si contava in milioni di pezzi, la lampada ad arcoall'epoca risultava ancora più luminosa. Tuttavia,permanevano, accanto a difficoltà costruttive, come lacalibrazione della distanza tra i carboni, anche il problema

dell'apprezzamento della buona borghesia e delleistituzioni, con scarsi riscontri nella diffusione adun più vasto pubblico. Questo gusto fu fieramenteavversato da chi, come Adolf Loos, riteneva cheogni ornamento fosse un delitto.

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l'automobile è esaltata nel Manifesto del Futurismo, di Filippo TommasoMarinetti (pubblicato su Le Figaro nel 1909), dove la sua corsa infernale èaddirittura considerata più bella della Nike di Samotracia.

Negli USA, dove la divisione del lavoro, combinata alle teorie tayloriste,dà origine alla grande produzione in serie, la motorizzazione di massa è unarealtà già negli anni a cavallo della prima guerra mondiale, con almenoquarant'anni di anticipo rispetto ai paesi della vecchia Europa. La Fordmodello "T", che dal 1909 esce dalle catene di montaggio di Detroit èsoprattutto mezzo di trasporto, simbolo di un potere d'acquisto allargatoanche alla piccola borghesia e del conseguente benessere, che negli anni delCharleston pare non arrestarsi mai.

Sull'automobile ed un sistema viario in rapida crescita, costituito da maglieortogonali estese in modo illimitato nelle città, con road extraurbane rettilineea perdita d'occhio, con la confusione e il movimento di un traffico giàcongestionato, non condizionato da preesistenze storiche o da ostacolipaesaggistici, si pongono le basi delle moderne icone dell' "american wayof life", che subirà comunque un grave colpo con la crisi del '29.

Tra i miti del XX secolo, l'automobile è tra quelli che fondono assieme emozionielementari, desideri di rottura con il passato e suggestioni formali in progressivadefinizione.

Alla fine del XIX secolo, l'evoluzione convergente del motore a scoppio, dei circuitielettrici, dell'ingegneria meccanica e dell'estrazione e raffinazione dei prodottipetroliferi in grande quantità rendono possibile la nuova invenzione, che almenoall'inizio non viene compresa nelle sue reali potenzialità, rimanendo perlopiùconfinata al ruolo di passatempo per ricchi. Coerentemente con quest'idea del nuovomezzo (poco lungimirante) le prime fabbriche, opera di meccanici entusiasti e conpochi mezzi, hanno una dimensione e metodologie di lavoro tipicamente artigianali.

Così, il trattamento formale dell'automobile ne risulta assimilato a mezzi di trasportotradizionali come le carrozze a cavalli, da cui le prime vetture traggono le formesquadrate e leggere. Se l'automobile è comunque vissuta a livello immaginariocome anti-natura, lo si deve alle trasfigurazioni artistiche dell'epoca, che nedrammatizzano l'aspetto e le potenzialità, talvolta caricandola di proiezioni eroticheaggressive e violente. Lo si intuisce, anche se in modo un po' ingenuo, ad esempio,in questo manifesto finlandese, mentre, con velleità trasgressive e provocatorie,

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L'Inghilterra costituisce nel XIX secolo un laboratorio di sperimentazione diquanto poi accadrà nel continente, sia nello sviluppo tecnico-scientifico chenelle sue conseguenze sociali e culturali. Lo spirito dell'età della tecnica,applicato alla produzione in serie e alla prassi dell'attività progettuale, trovain questo paese delle resistenze che in parte sono giustificate da preoccupazionisoltanto accademiche, ma più autorevolmente derivano da considerazionietiche sulla natura del lavoro nella società capitalistica. Il rifiuto dell'alienazionedel lavoro operaio, si innesta a livello formale sul gusto del pittoresco, sulGothic Revival e sui vagheggiamenti romantici di perdute e armoniose societàmedievali, dei quali è espressione il movimento preraffaellita.

Pugin, architetto che aveva fatto coincidere il retto costruire con la virtù e lafede cattolica (egli appartiene al fenomeno ottocentesco delle conversioniinglesi al Cattolicesimo, visto come più puro del corrotto credo protestanteda più di un intellettuale) aveva optato per lo stile che meglio ne avevastoricamente rappresentato i valori, cioè il Gotico.

Ruskin, che a differenza di Pugin non era animato da esaltazioni artistico-religiose, riteneva che l'arte gotica fosse l'espressione di una civiltà nella qualeogni artefice poteva trovare un ruolo, senza rinunciare alle sue esigenzeespressive. Era dunque per Ruskin il Medioevo un'età incomparabilmente piùlibera di quella nella quale viveva, dove invece il lavoro era unicamentefinalizzato alla causa dell'utile del capitalista. Polemista, attivista politico,autore di celebri opere come "Le Pietre di Venezia", fu anche interessato intarda età all'architettura, ma non giunse mai a formulare, sulla base delle suepreoccupazioni etiche e della sua sensibiltà sociale, proposte concretamentee professionalmente percorribili.

William Morris (1834 - 1896), non si limitò a lanciare delle invettive controi metodi della produzione industriale, ma si preoccupò di combatterla sul suostesso terreno, quello commerciale, costituendo una ditta (la Morris, Faulkner& Company) che aveva come criterio produttivo l'utilizzo di un gruppo ditalenti creativi che si applicassero alla progettazione di complementi d'arredo.Nei loro prodotti il gusto e il valore artistico dovevano coniugarsi ad attenteconsiderazioni che consentissero di mantenere i prezzi accessibili. Tra leprincipali preoccupazioni vi era infatti quella di diffondere l'arte anche pressostrati sociali che ne erano normalmente esclusi. L'idea che l'arte dovesse usciredai propri confini elitari per aprirsi alla fruizione di massa attraverso scopipratici, l'intuizione che l'arte dovesse essere "arte applicata" per poter speraredi migliorare la società e l'ambiente quotidiano di tutti gli uomini, fa di luiallo stesso tempo un precorritore e un utopista.

A sinistra: un arazzo prodotto dalla Morris, Faulkner & Company.

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A sinistra: la trasvolata della Manica di LouisBleriot, in una stampa dell'epoca (1909).