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PERIODICO DELLA DIOCESI DI S. MARINO-MONTEFELTRO - NUOVA SERIE - Anno LVI - N. 2 - FEBBRAIO 2010 Poste Italiane s.p.a. - Sped. abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 - DCB di Forlì - Direttore responsabile: Francesco Partisani Continua a pag. 2 contiene I.R. I MEZZI DI COMUNICAZIONE E LA CHIESA Non si può certo superare la sorpresa di vedere i mezzi della co- municazione sociale, sia quelli della carta stampata come quelli televisivi, intasati da un po’ di tempo a questa parte da interven- ti di laici e laicisti che sdottorano sulla fede, sulla religione, su Gesù Cristo – di cui qualche volta si mette addirittura in dubbio l’esistenza storica – sulla Chiesa, con la preoccupazione esplici- ta di insegnare ai cristiani quale sia veramente il messaggio di Cristo e quale sia la vera Chiesa. Ad esempio evidentemente la Chiesa dell’amore e non della verità, la Chiesa aperta alla con- divisione dei problemi dell’umanità e non arroccata nella difesa ad oltranza di una visione ormai decisamente superata. Nel contempo è altrettanto stupefacente vedere che gli stessi mezzi della comunicazione sociale vengono utilizzati da una pre- senza ecclesiale ed ecclesiastica, certamente meno consistente numericamente (l’ecclesiasticità, dal punto di vista dei mezzi del- la comunicazione sociale, è una milizia di poveri) che parla un linguaggio politicamente corretto e mass mediaticamente inecce- pibile. I laicisti parlano di Dio, di Cristo e della Chiesa; gli ecclesiasti- ci, a tutti i livelli, riempiono invece i loro interventi di preoccu- pazioni sulla coesione sociale, sull’unità nazionale, che c’è o che dovrebbe essere aumentata, sul fatto che la società italiana è chiamata in questo momento a una nuova capacità di unità, che si deve andare alla ricerca del dialogo ecumenico e interreligio- so, cercando punti che avvicinino e non che allontanino. Non mancano certo osservazioni sul fatto che occorre dare un certo spazio alla ricerca dell’Islam moderato e una serie di opi- nioni se sia giusto o no, per esempio, che nelle nostre città sor- gano moschee e minareti. Tutto questo, sempre più spesso, sotto l’ombrello dell’inquilino del Colle più alto. Il nostro Presidente della Repub- blica ha una sua identità e assolve al suo compito e alla sua funzione in un modo che è, sostanzialmente, molto corretto. Forse alcune sue scelte dovrebbero risultare impervie ad una coscienza autentica- mente cattolica, come il suo rifiuto a firmare il decreto che avrebbe salvato Eluana Englaro. In questa stranezza, perché di stranezza si tratta, mi vien da os- servare che, quando la realtà ecclesiale ed ecclesiastica si attri- buisce il compito di proporre analisi di carattere culturale, so- ciale e politico rischia di debordare dalla sua specifica funzione di guida della comunità ecclesiale. Il clero deve annunziare Ge- sù Cristo e la totalità del suo mistero in un modo, direi, tenden- zialmente esclusivo. Dovrebbe poi far derivare da questa predi- cazione, a livello culturale, sociale e politico, quell’insieme di valori che Benedetto XVI ha felicemente definito i valori non ne- goziabili e che sono il cuore della Dottrina sociale della Chiesa. È questa predicazione e questo insegnamento sociale che costi- tuiscono la via maestra percorrendo la quale i laici possono as- sumersi la loro specifica competenza che consiste nel formulare quelle analisi socio-culturali e socio-politiche che consentono, poi, di operare tentativi di realizzazione di fatti e di avvenimenti di carattere socio-politico, meglio se in dialogo con tutti gli uo- mini di buona volontà. Oggi come oggi, l’autorità ecclesiale rischia di espropriare i lai- ci della loro responsabilità missionaria. Forse val la pena che ci ricordiamo meglio, noi ecclesiastici, che il sacerdozio profetico, regale, sacerdotale è la vita del popolo cristiano che, educato dai suoi pastori vive quotidianamente EVANGELIZZAZIONE non analisi particolari

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PERIODICO DELLA DIOCESI DI S. MARINO-MONTEFELTRO - NUOVA SERIE - Anno LVI - N. 2 - FEBBRAIO 2010Poste Italiane s.p.a. - Sped. abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 - DCB di Forlì - Direttore responsabile: Francesco Partisani

Continua a pag. 2

contiene I.R.

I MEZZI DI COMUNICAZIONE E LA CHIESA

Non si può certo superare la sorpresa di vedere i mezzi della co-municazione sociale, sia quelli della carta stampata come quellitelevisivi, intasati da un po’ di tempo a questa parte da interven-ti di laici e laicisti che sdottorano sulla fede, sulla religione, suGesù Cristo – di cui qualche volta si mette addirittura in dubbiol’esistenza storica – sulla Chiesa, con la preoccupazione esplici-ta di insegnare ai cristiani quale sia veramente il messaggio diCristo e quale sia la vera Chiesa. Ad esempio evidentemente laChiesa dell’amore e non della verità, la Chiesa aperta alla con-divisione dei problemi dell’umanità e non arroccata nella difesaad oltranza di una visione ormai decisamente superata.Nel contempo è altrettanto stupefacente vedere che gli stessimezzi della comunicazione sociale vengono utilizzati da una pre-senza ecclesiale ed ecclesiastica, certamente meno consistentenumericamente (l’ecclesiasticità, dal punto di vista dei mezzi del-la comunicazione sociale, è una milizia di poveri) che parla unlinguaggio politicamente corretto e mass mediaticamente inecce-pibile.I laicisti parlano di Dio, di Cristo e della Chiesa; gli ecclesiasti-ci, a tutti i livelli, riempiono invece i loro interventi di preoccu-pazioni sulla coesione sociale, sull’unità nazionale, che c’è o chedovrebbe essere aumentata, sul fatto che la società italiana èchiamata in questo momento a una nuova capacità di unità, chesi deve andare alla ricerca del dialogo ecumenico e interreligio-so, cercando punti che avvicinino e non che allontanino.Non mancano certo osservazioni sul fatto che occorre dare uncerto spazio alla ricerca dell’Islam moderato e una serie di opi-nioni se sia giusto o no, per esempio, che nelle nostre città sor-gano moschee e minareti.Tutto questo, sempre più spesso, sotto l’ombrello dell’inquilinodel Colle più alto.

Il nostro Presidente della Repub-blica ha una sua identità e assolveal suo compito e alla sua funzionein un modo che è, sostanzialmente,molto corretto. Forse alcune suescelte dovrebbero risultare impervie ad una coscienza autentica-mente cattolica, come il suo rifiuto a firmare il decreto cheavrebbe salvato Eluana Englaro.In questa stranezza, perché di stranezza si tratta, mi vien da os-servare che, quando la realtà ecclesiale ed ecclesiastica si attri-buisce il compito di proporre analisi di carattere culturale, so-ciale e politico rischia di debordare dalla sua specifica funzionedi guida della comunità ecclesiale. Il clero deve annunziare Ge-sù Cristo e la totalità del suo mistero in un modo, direi, tenden-zialmente esclusivo. Dovrebbe poi far derivare da questa predi-cazione, a livello culturale, sociale e politico, quell’insieme divalori che Benedetto XVI ha felicemente definito i valori non ne-goziabili e che sono il cuore della Dottrina sociale della Chiesa.È questa predicazione e questo insegnamento sociale che costi-tuiscono la via maestra percorrendo la quale i laici possono as-sumersi la loro specifica competenza che consiste nel formularequelle analisi socio-culturali e socio-politiche che consentono,poi, di operare tentativi di realizzazione di fatti e di avvenimentidi carattere socio-politico, meglio se in dialogo con tutti gli uo-mini di buona volontà.Oggi come oggi, l’autorità ecclesiale rischia di espropriare i lai-ci della loro responsabilità missionaria.Forse val la pena che ci ricordiamo meglio, noi ecclesiastici, cheil sacerdozio profetico, regale, sacerdotale è la vita del popolocristiano che, educato dai suoi pastori vive quotidianamente

EVANGELIZZAZIONEnon analisi particolari

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2MONTEFELTRO DALLA PRIMA PAGINA

MONTEFELTROPERIODICO DELLA DIOCESI

DI SAN MARINO-MONTEFELTRONUOVA SERIE

Anno LVI - N. 2 - febbraio 2010Poste Italiane s.p.a. - Sped. abb. post.

D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)art. 1 comma 2 - DCB di Forlì

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Associato allaFederazione Italiana Settimanali Cattolici

l’impeto della missione: impeto missiona-rio che si caratterizza come impegno cul-turale e impegno caritativo.Se noi diventiamo propagatori di analisi,anche legittime e corrette, innanzituttopossiamo porre dentro la comunità cri-stiana un elemento di divisione perché,sulle opinioni culturali, sociali e politichenon solo è legittima ma può essere anchepositiva una varietà di opzioni. Accadesempre più spesso che alcuni laici si riti-rino dalla Chiesa, perché non condivido-no le analisi particolari che, proposte dalclero, tendono ad assumere indebita au-torevolezza.D’altra parte, come già paventava l’al-lora Card. Ratzinger nel suo straordina-rio “rapporto sulla fede” più che mai at-tuale, forse assistiamo ad una clericaliz-zazione dei laici e ad una laicizzazionedel clero. Molti laici, che fruiscono deiMinisteri ordinati, che sono in ogni casouna grande ricchezza per la vita dellaChiesa, servono all’altare partecipandoin modo pio, decoroso e preciso alle cele-brazioni eucaristiche, ma poi, nella vitaconcreta della società, laddove dovrebbenascere ogni momento l’impatto fra la fe-de e il mondo rischiano di essere assenti.Pennabilli, 27 gennaio 2010

Vescovo di San Marino-Montefeltro

DIOCESI DI SAN MARINO-MONTEFELTRO

Ufficio diocesano per la Pastorale con la Famiglia

Esercizi spiritualiper coppie di sposi e fidanzati

11ª edizione

17-18 aprile 2010SANT’AGATA FELTRIA (Convento Suore Clarisse)

PROGRAMMA

Sabato 17 aprileore 15,00 Arrivo, iscrizione e sistemazioneore 15,30 Presentazione corso e 1ª meditazioneore 17,30 Pausaore 18,00 Lavori di gruppoore 20,00 Cenaore 21,00 Serata ricreativa

Domenica 18 aprileore 08,30 Colazioneore 09,00 Preghieraore 09,30 Inizio lavori, 2ª meditazioneore 11,00 Pausaore 11,30 Lavori di gruppoore 13,00 Pranzoore 15,00 Verifica del corsoore 16,00 Santa Messa

Quote di partecipazioneiscrizione € 5,00 (a coppia)pasto € 9,00 (a persona, per gli adulti)

€ 7,00 (a persona, per i bambini fino a 10 anni)notte più colazione € 7,00 (a persona)

È previsto un servizio di animazione per i bambini

Iscrizioni (non impegnative) entro il 3 apriletel. 0541 / 921543 (Nicoletta) 921345 (Sara)

www.coppieincammino.it

SANTA MESSA DI MONS. NEGRI PER IL 5° ANNIVERSARIODELLA SCOMPARSA DI MONS. GIUSSANI

Lunedì 22 febbraio nella Pieve di San Leo, il Vescovo di San Marino-MontefeltroMons. Luigi Negri ha celebrato una Santa Messa per il movimento di Comunio-ne e Liberazione e per tutti gli amici, nel quinto anniversario della morte diMons. Luigi Giussani e nel 28° anniversario del riconoscimento pontificio dellaFraternità di Comunione e Liberazione. Sono noti a tutti i profondi vincoli chehanno legato per oltre 50 anni il Vescovo di San Marino-Montefeltro a Mons.Luigi Giussani ed è in questa convivenza quotidiana che è maturata certamentela personalità culturale ed ecclesiale del nostro Vescovo. Pertanto questa celebra-zione è stata per Mons. Negri l’opportunità di una testimonianza pubblica dellagratitudine che lo lega alla storia del Movimento di Comunione e Liberazione ge-nerata dal carisma di Mons. Giussani.

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3MONTEFELTRO LA TERZA

Nel mese di Febbraio si colloca, perl’Oriente cristiano, la festa della Veroni-ca. L’Occidente festeggia in luglio que-sta anonima donna del Calvario che lapietà popolare ha fissato nella memoriadella via crucis. È una di quelle santemai canonizzate ufficialmente il cui cul-to si perde tra storia e leggenda, eppureil ricordo della Veronica il suo gesto ar-dito, ha nutrito la fede di molti: santi ar-tisti e pensatori. Il volto di Manoppello,il Mandilyon degli Armeni a Genova ela Sindone di Torino sono qui a testimo-niarci la verità della sua vicenda. Qual-cosa è accaduto sul Calvario.E allora vogliamo partire da qui: dallapreziosa e suggestiva reliquia che saledalla memoria del tempo. Nel II Conci-lio di Nicea dell’anno 787 si parlavagià, di un telo doppio piegato in quattro,il Mandylion di Edessa (alcuni studiosilo identificano con la Sindone di Tori-no), su cui era visibile l’immagine diCristo. Se ne parlava e fu come il ves-sillo della lotta iconoclasta. Cristo si èfatto carne, la vita si è resa visibile enoi l’abbiamo toccata, contemplata. Lenostre mani hanno toccato il Verbo del-la vita. La reliquia del Verbo della vitaè qui, in questo telo sindonico, archeti-po e calco di tutte le raffigurazioni diCristo dal Pantocratore di Rublev, alCristo sfigurato di Arthur Rainer. Èsempre lui. Impossibile dimenticarcene,impossibile passare indenni dopo averincrociato il suo sguardo. Successe an-che a Secondo Pia. Siamo nel 1898, aTorino in occasione dell’ostensione deltelo sindonico, questo avvocato, appas-sionato di fotografia scatta, per la primavolta, un’istantanea alla preziosa reli-quia e nella camera oscura vive un in-contro che segnerà la sua storia e la sto-ria di molti. La lastra fotografica rivelaun volto bellissimo pieno di maestà e digloria. Il telo sindonico era un negativofotografico. Il negativo della pellicolaha restituito allo sguardo il positivodell’Uomo ivi impresso. Un’immagineche imprime l’anima. Già nella Franciadi quegli anni era nato un movimentospirituale che aveva come sorgente didevozione il Santo Volto. Nacque l’arci-confraternita del Santo Volto probabil-

mente come risposta a un certo devo-zionalismo che si andava diffondendoanche grazie alla stampa che producevainfinite immagini di Cristo di tipo, ap-punto, devozionale. L’intera famiglia disanta Teresa di Gesù Bambino aderirà atale Confraternita e la stessa Teresa as-sumerà accanto al titolo di Gesù Bambi-no quello del Volto Santo. Il pittoreRouault nato a Parigi visse e operò inquesto clima amico. I genitori artigianicon ascendenze bretoni lo battezzaronoper tradizione senza impartirgli alcunaformazione religiosa. Ci è ignoto il per-corso che lo portò ad aderire alla fedecristiana, ma è certo che s’imbatté nelvolto dell’uomo della Sindone e ne ri-mase affascinato. Il mediatore fu proba-bilmente il medico Paul Vignon, amicodi Rouault e francese. Quest’ultimo, acasa dello stesso Secondo Pia, ebbe mo-do di vedere le fotografie del Sacro li-

no. Il linodella Veroni-ca divenne illeit motivdella pitturadi Rouault.Egli dipinsequesta telanel 1953: laparentela conl’uomo dellaSindone è e-vidente. UnEcce homo

nel cui volto traspare soprattutto la sere-nità densa di Mistero. In questo voltoc’è raccolta tutta l’energia del cosmo: ilverde delle colline, il giallo dei campidi grano bagnati dal sole, il mare gon-fiato dal vento e il rosso delle zolle diterra smosse. Davanti a questo voltovengono in mente i versi di una poesiadi papa Giovanni Paolo II sulla Veroni-ca (la vera Icona) Nacque il tuo nomeda ciò che fissavi. Contemplando que-sto volto, l’uomo ritrova il suo nome, lasua identità.La grandezza vasta del suo stato creatu-rale che ha indotto un Dio a farsi carne,

materia, tem-po. Dio havolto e orec-chi di uomo,capaci di a-scoltare ilgrido dellastrada.È suggestivoraffrontarequesto dipin-to con quellodell’Urlo diMunch. Nelle due tele corrono gli stessicolori ma in quella di Munch del 1893,il paesaggio assume forme fluttuanti, lapennellata morbida è densa di striature,dove le gamme dei colori si richiamanoe si compenetrano quasi dissolvendosi.L’autore ritrae in primo piano un uomosenza età, né identità, la deformazionedel volto ne acuisce l’espressività, l’an-goscia e la solitudine. Niente nel pano-rama è veramente definito, tutto sembraprecipitare nel caos e nell’anonimato:acqua, cielo e sentiero si smembrano.Tutto si è svuotato di senso e l’uomo èrimasto solo, solo con il suo grido, ap-punto. Di preciso, di fisso, c’è solo ilpunto focale della strada che l’uomo hapercorso, forse correndo disperatamente,neppure quel punto è però un riferimen-to: due uomini rigidi e compassati neprecludono la vista. Qui è ritratto un uo-mo che ha perduto il suo volto. Un uo-mo, direbbe papa Benedetto XVI, cadu-to nel relativismo assoluto. È proprio suquesto orizzonte informe che sorge labellezza di Cristo. Nell’opera di Geor-ges Rouault gli stessi colori usati daMunch si addensano, si ricompongono,aumentano di spessore e vigore, rivelan-do il volto di Cristo. Un volto in cui siraccoglie dunque ogni grido, anchequello dell’uomo di Munch: c’è il respi-ro immenso della creazione, c’è la terrabagnata dal sangue, il bagliore dellasperanza e la ferma certezza di essere,comunque, nell’amore del Padre.

* Monache dell’Adorazione EucaristicaPietrarubbia

“L’ARTE COME PREDICAZIONE EVANGELICA”Un fatto al mese

di Suor Maria Gloria Riva*

Il volto e l’urlo

Munch, L’urlo

Roualt

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4MONTEFELTRO PRIMO PIANO SU ELUANA ENGLARO

Nevica in questo inizio di febbraio, e il lago è cancellatodalle nuvole basse. Nella stanza al secondo piano della clinicaBeato Talamoni Eluana non c’è più da un anno, dalla nottedel 3 febbraio 2009, quando un’ambulanza la portò via, a Udi-ne, dove sarebbe morta. Quella notte pioveva forte, e ancheoggi su Lecco si rovescia pioggia mista a neve, ed è buio co-me se l’inverno non dovesse finire mai. In clinica, tutto èuguale. Suor Albina Corti, la responsabile, è sempre di corsatra corridoi e reparti. Quando finalmente si ferma e ti si siededavanti ne incontri il volto aperto da lombarda, restio alle pa-role e però incline al sorriso. «Sì, è un anno», dice, come chiricorda qualcosa che ha costantemente nei pensieri. Poi, cam-biando impercettibilmente il tono della voce: «Sa, l’altro gior-no una dipendente è venuta ad annunciarmi che aspetta unbambino. Era contenta e anche un po’ preoccupata, per via dellavoro. Ma, le ho detto, i problemi li affronteremo: intantodobbiamo essere felici per il tuo bambino che arriva. E insie-me abbiamo gioito di questa nuova vita. Allora, istintivamen-te ho pensato a Eluana. Era viva anche lei, mi sono detta; eraanche lei come quel bambino una persona, una creatura». Unapersona, e quasi una figlia, dopo quindici anni qui dentro. Im-boccata, lavata, accudita per quindici anni.

Suor Rosangela, quella che era accanto a Eluana ognigiorno, non partecipa a questo colloquio, non interrompe ilsuo silenzio. Ma anche nei tratti forti di suor Albina, in queldire ‘era viva’, compare un’incrinatura, l’affiorare di una sof-ferenza profonda.Madre, «se per qualcuno è morta, lasciatela a noi che lasentiamo viva»: furono le vostre sole parole un anno fa.Per molti Eluana era solo un corpo vegetante. In qualemodo voi la sentivate viva?

«Che fosse viva – risponde la suora – era un’evidenza, enon solo perché respirava naturalmente, senza alcuna macchi-na. Pensi a un bambino neonato: non capisce, non parla, nonrisponde, ma forse non è una evidenza che è una persona? Equel solo suo essere vivo, non dà gioia?».Le risponderebbero in molti: un bambino cresce e va ver-so la vita, Eluana era lì da tanti anni immobile, assente…

«Non era così totalmente inerte e assente. Quando la sichiamava per nome reagiva con una quasi impercettibile agi-tazione che però noi, abituate a starle accanto, coglievamo. Ela sua pelle, sembrava assaporare le carezze. Certo sperare inun miglioramento non era immaginabile, a meno di chiamarequesto miglioramento ‘miracolo’. Però Eluana era viva. Quan-do l’altro giorno ho sentito delle ricerche riportate dal NewEngland Journal of Medicine su quei pazienti in statovegetativo in cui alcune aree cerebrali reagiscono agli stimoli,mi sono chiesta se anche lei non potesse essere in simili con-dizioni».

AL SUO FIANCO

«LEI CREATURA.«LEI CREATURA.E L’EVIDENZA DELLA SUA VITALITÀ»E L’EVIDENZA DELLA SUA VITALITÀ»

di Marina Corradi

Com’era concretamente la gior nata di Eluana, come vive-va in quella stanza al secondo piano?

«Molti si immaginano una came ra di rianimazione, un cor-po at taccato a una macchina. Qui non c’era nessuna macchi-na. Eluana respirava naturalmente. Al matti no veniva lavata, eper tagliarle i capelli ogni tanto veniva un par rucchiere. Erauna donna fisica mente sana, bella, non magra, mai ammalata,con una pelle ro sea da bambino. Dopo l’igiene c’era la fisio-terapia, poi veniva messa in carrozzella, se c’era bel tempo siandava in giardino. A Natale, l’avevamo portata in chie sa connoi».

È la vita che fa oggi in una di que ste stanze un altro pa-ziente nelle stesse condizioni. Nella sua ca mera però si alter-nano la moglie e i parenti e gli amici, in una rete di affetti.Eluana, di visite non ne riceveva quasi: negli ultimi tem pi ilpadre aveva ristretto la cer chia delle persone ammesse a ve -dere la figlia. Suore, infermiere e medici le erano però sempreac canto. Suor Rosangela, soprattut to. E non smettevano diparlarle, come si parla a una persona viva. «Quel giorno che èstato annun ciato che venivano a prenderla – riprende suor Al-bina senza guar darci, come fissa nel suo ricordo – noi non cicredevamo. Era stato minacciato tante volte, e non era succes-so niente. Quel pomerig gio invece è arrivato il padre, e mi hadetto che Eluana se ne anda va. L’ho pregato: ci ripensi, perfa vore, signor Englaro. Lui non ha risposto, ha salutato e sene è an dato. Mi è sembrato in quel mo mento un uomo pietri-ficato dal la sua stessa scelta». E in quella notte di pioggia, ri -corda la suora, «Eluana sembra va all’improvviso agitata. So-no ar rivati gli infermieri. Noi le parla vamo, le ripetevamo distare tran quilla. Le dicevamo che andava in un posto in cui levolevano be ne» (di nuovo la voce della suora si incrina). «Leabbiamo dato un bacio. L’hanno portata via».

L’assedio dei giornalisti, il lam peggiare dei flash, l’Italiaammu tolita a guardare. E qui quella stanza abbandonata. Lefotogra fie e i quadri alle pareti, i due pe luches sul letto (il ter-ribile vuoto delle stanze di chi se ne va per sempre). E lequattordici Miseri cordine di Lecco ad aspettare, in sieme a tut-ta la loro congregazio ne: a pensare a quella ragazza, per quin-dici anni come una figlia, che andava a morire di sete e di fa-me. Quelle donne, a pregare. Madre Albina tace, le parole nonpossono bastare. Dice solo, pen sando all’ultimo saluto: «Hopen sato che la Via Crucis la si fa da soli. Anche il Signore,quel gior no, si è trovato solo».

Dai corridoi intanto, dalle stanze, il sommesso rumore di unospe dale quieto e affaccendato: car relli che passano, telefoniche suonano, voci. (Qui e altrove, in chissà quante case di cu-ra, quan ti malati ogni giorno, passivi in un letto, vengono la-vati, curati, ali mentati come Eluana? Non in sta to vegetativomagari, ma sempli cemente persi nella demenza onell’Alzheimer; o nati incapaci, e per sempre incoscienti ebambi ni? Li curano, li accudiscono nel l’antica certezza quasi

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5MONTEFELTRO PRIMO PIANO SU ELUANA ENGLARO

tacita mente tramandata dal cri -stiane simo: sono persone. Ma, pen-sate a un mondo di questa certezzadi mentico, che rivendicando li -bertà, diritti e ‘dignità della vita’mandi gli inermi a morire, comeEluana. E poi come su Wikipediaaffermi di lei: morta ‘per morte na-turale’).Madre, lei cosa risponderebbe aquelli, e sono tanti, che dicono: setoccasse a me d’essere immo bilee incosciente in un letto, fa temimorire?

«Direi di pensarci davvero. Sen-za fermarsi a immaginare astratta -mente ciò che non sanno. Perchéorganizzano una vita da malati dicui non hanno alcuna esperienza. Euna morte, di cui sanno ancor me-no».

Una pausa. «Perché, vede – equi la suora sembra riprendereener gia e speranza – certi pazientico me Eluana bisogna vederli con ipropri occhi. Non immaginarli sol-tanto: perché allora prevale la pau-ra. Vederli come sono, vivi, in unastanza piena delle loro cose, comeuna stanza di casa nostra; vivi e co-sì indifesi, così inermi. Proprio co-me bambini neonati. Come si puònon amare chi è co sì inerme e biso-gnoso di noi, an che se non capiscee non rispon de? Come si può nonamare un bambino?». E c’è in que-sta domanda la chia ve della dedi-zione delle Miseri cordine a Eluana,e di tanti altri, a tanti altri scono-sciuti malati. Un amore per la vitanon astratto, ma che attinge allasorgente di una maternità profonda,e più gran de di quella carnale. Do-ve un pa dre ha giudicato che quelmodo di vita era intollerabile, nondegno, delle madri per quindici an-ni hanno abbracciato: grate di unfremito della pelle, grate comun quedi quel respiro. Come due di versisguardi sul mondo si sono incrocia-ti sopra a questa tran quilla clinicadi Lecco. Poi, quel la notte, l’am -bulanza è partita e E luana se ne èandata. Altri come lei, forse, arri-veranno. E suor Al bina e le sue so-relle e le infermie re li cureranno.Serene, certe. Co me dicendo, nellaforza pacata delle loro facce: «Nonvedete? È un’evidenza, che sonovivi».

Avvenire, 9 febbraio 2010

ELUANA ENGLARO, giovane donnaPensieri a un anno dalla morte

Un anno fa, alle 19,35 del 9 febbraio, moriva a Udine una di noi: Eluana Engla-ro. Sì, Eluana era diventata una di noi. Una ragazza vittima di un gravissimo in-cidente stradale, rimasta in stato vegetativo persistente in una casa di cura di Lec-co dove è stata accudita amorevolmente per tanti anni, con assoluta e disinteres-sata generosità, dalle suore misericordine. Una giovane donna per la quale il pa-dre, con lucida determinazione, ha chiesto e ottenuto dalla magistratura italianaun decreto per la sospensione dell’idratazione e dell’alimentazione. Per noi, dive-nuti suoi “amici”, in ogni angolo d’Italia, più semplicemente le venivano toltil’acqua e il cibo, il poco che le serviva per continuare a vivere. Quando la notizia dellamorte di Eluana si pro-pagò come un fulmine, aUdine c’era chi sostavain preghiera dinanzi al-la casa di cura “LaQuiete” dov’era ricove-rata per quella che, atutti gli effetti, si confi-gurava come una formadi eutanasia passiva. La notizia fu un colpo alcuore e cadde nel silen-zioso sgomento di chi sisentiva sconfitto: unavita era stata spenta perdecreto. Era la primavolta che accadeva nel-la storia repubblicana.Il sapore della sconfitta,dopo mesi e mesi di mo-bilitazione in favore diEluana, era tangibile. Eppure, proprio da quelle ore terribili, in cui tutto sembra-va perduto, è scaturita una forte azione comunitaria che ha portato l’intero laica-to cattolico italiano a riflettere, mediante la campagna “Liberi per vivere”, sulvalore della vita, soprattutto nella sua fase finale e in condizione di estrema fra-gilità.Oggi, a distanza di un anno, il mondo cattolico italiano ha forse maturato unamaggiore sensibilità e avvertenza sul tema del fine vita, ma le insidie sono tante.Forte è la tentazione di dimenticare, di illudersi che una legge sulle dichiarazionianticipate di trattamento possa fare chiarezza definitiva sulla fase finale della vi-ta, soprattutto quando una malattia viene ad abbreviare i giorni. Ma ciò che si sta verificando in queste ore è già un presagio di quanto accadrà il9 febbraio. Le parole di Beppino Englaro, purtroppo, non lasciano scampo. Elua-na non può riposare in pace: è destinata a diventare un’icona dell’auto -determinazione assoluta, anzi l’eroina del diritto di morire, presunta nuova fron-tiera dei diritti civili. Noi, invece, ricordiamo Eluana come una giovane donna cheavrebbe potuto continuare a vivere, chissà per quanto tempo ancora, solo che ilpadre l’avesse lasciata nelle mani misericordiose delle suore di Lecco. Aspettan-do così che la vita e la morte avessero il loro corso naturale.Quanto basta per concludere, con sofferenza, che l’Italia e gli italiani non posso-no avere una memoria condivisa di Eluana. Un’altra offesa, purtroppo, per quel-la povera ragazza. Un’altra occasione bruciata in nome dell’ideologia della dol-ce morte.

Domenico Delle Foglie

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Primo piano Emilia Romagna12 febbraio 2010

di vita. Un dato soltanto: i420 milioni di euro investitidalla Regione per il Fondoper la non autosufficienzadell'Emilia-Romagna nel2010. Il Governo ne stanzia400, ma per tutto il Paese.

4. Nel 2009, anno 'nero' perl'economia, abbiamo pro-mosso un "Patto per attra-versare la crisi" da 520 mi-

lioni per tute-lare i lavora-tori e le im-prese; 40.000i posti di la-voro salvati.Abbiamostanziato 114milioni perqualificare erafforzare lecompetenzedi disoccupa-ti e occupati.E anche seper il 2010 èprevisto unlieve miglio-ramento, ilnostro impe-gno nonverrà meno:dalla crisi siesce tutti in-sieme.

5. In Italiamanca datroppo tem-po una politi-ca seria per le

famiglie, mentre questa Re-gione ne fa il perno del pro-prio welfare di comunità.Dobbiamo lavorare perconsentire l'accesso ai ser-vizi da parte di tutte le fa-miglie e di tutte le personecon criteri di equità, senzadiscriminazioni, aiutandochi ha più problemi. Perquesto nell'ultima Finan-ziaria abbiamo introdottocriteri premianti proprioper le famiglie numerose,assieme a una norma anti-discriminatoria che esten-de alle famiglie anagrafichela possibilità di accesso aiservizi derivanti da leggi re-gionali. Ciò, ovviamente, non toccail concetto stesso di fami-glia che è fissato nella Co-stituzione.

1. Uno solo: scommetteresui giovani. I giovani sono ilnostro futuro. Sono l'unicapossibilità che ha questa re-gione per ritornare a com-petere nel quadro dellacompetizione tra territoriindotta dalla globalizzazio-ne dei traffici e del mercato.L'immobilismo di questa re-gione sta determinando lecondizioni per una progres-siva fuga deicervelli e delleenergie mi-gliori. Mi im-pegnerò contutte le forzeper invertirela rotta. Perfarlo, bisognapartire dal ri-lancio dellascuola, dalladefinizione diuna relazionenuova e piùmoderna conle università econ il mondodelle imprese.

2. Gli oratoricostituisconouna ricchezzastraordinariadal punto divista umano,educativo eformativo perla crescita deinostri giovanie la loro socia-lizzazione. Per questo van-no sostenuti con forza, an-che prevedendo ulterioriforme di sostegno economi-co dirette, per esempio, a ri-qualificare le strutture e gliimpianti sportivi in dotazio-ne. Ho frequentato l'orato-rio della mia parrocchia dapiccolo e so di cosa parlo.Aggiungo, ancora, che rap-presentano uno degli arginipiù forti contro la diffusionedella cultura del relativismoetico che affligge le giovanigenerazioni.

3. Sì, senza alcun dubbio. Ilsistema socio-assistenzialee sanitario va ripensato pervenire incontro alle esigen-ze derivanti dall'aumentocostante delle aspettative divita. Per farlo, però, occorro-no due cose. In primo luogobisogna mettere al centrodegli interventi la dignitàdella persona umana in tut-te le fasi della sua vita, In se-

condo luogo, e voglio esseremolto chiaro su questo pun-to, è necessario far uscire lapolitica dalla sanità. Il ruolodella politica è troppo inva-sivo. È inaccettabile che unpolitico nomini dirigenti eprimari. L'obiettivo, eviden-temente, è quello di miglio-rare la qualità e la quantitàdell'offerta sanitaria e socio-assistenziale ai cittadini.

4. Aiuti alle fa-miglie a parti-re dalle giova-ni coppie, in-frastrutture,sostegno alleimprese. Que-ste saranno lepriorità dellamia Presiden-za. Per questo,a fine feb-braio, sotto-porrò ai citta-dini dell'Emi-lia Romagnaun articolatoe approfondi-to program-ma. Dirò,inoltre, doverecuperare lerisorse perrealizzare tut-to ciò. Senzatrucchi e sen-za inganni. Ilnostro sarà,insomma, unprogramma

'sostenibile'.

5. Chi ha più figli deve paga-re meno tasse. Per questo ènecessario agire prima ditutto sulle addizionali Irpef,che penalizzano notevol-mente i nuclei familiari piùnumerosi. Inoltre ritengoparadossale che nei calcoliIsee (indicatore che permet-te di misurare la condizioneeconomica delle famiglie,tenendo conto del reddito,del patrimonio mobiliare-immobiliare e della quantitàdi familiari a carico) ognicomponente in più della fa-miglia conti sempre meno alivello di coefficiente, a pre-scindere dall'età, dalla con-dizione scolare e da altri pa-rametri, e per questo inten-diamo introdurre a livelloregionale un indice corretti-vo che sostenga le famigliedando sempre maggior pe-so al crescere dei figli.

3

che la famiglia possa deci-dere se spenderlo nellestrutture sociali deputate al-l'assistenza della non auto-sufficienza o altrove, o addi-rittura tenerlo al suo inter-no, ad esempio per avvaler-si di una badante.4. Semplificare, poiché tuttociò che è complicato è dise-conomico. Mi riferisco adautorizzazioni, permessi

ecc. Alla sem-plificazionelegislativacondotta a li-vello naziona-le deve segui-re la semplifi-cazione am-ministrativa alivello locale.Molto se ne èparlato, pocoè stato fatto erimane un'o-pacità gestio-nale intollera-bile in un mo-do in cui tuttova in fretta.5. Mi riferiscoalla famigliatradizionaledi costituzio-nale memo-ria: societànaturale fon-data sul ma-trimonio, chepartecipa aquel concettodi "circuito

degli affetti" e ha una fun-zione di solidarietà internaed esterna. Essendo le com-petenze regionali in materiaconcorrenti con quelle sta-tali, ritengo importante fare'filiera di governo', riferen-domi a quanto fatto in que-sti due anni a livello gover-nativo, ad esempio perquanto riguarda la concilia-zione dei tempi del lavorofemminile con quelli di curafamiliare. Tra le priorità va-lorizzare gli asili nido, la 'ta-germutter' ("mamma digiorno"). Ancora, i bonus la-voro non competono allaRegione, ma questa può fa-re un tavolo con le miglioriforze economiche del terri-torio per convincere i sog-getti interessati che, per va-lorizzare l'occupazionefemminile, è opportuna uncontrattazione di secondolivello per un'occupazioneflessibile come tempi e mo-di di lavoro.

I giovani e le forme aggregative che li riguardano come, ad esempio, gli oratori; gli an-ziani; il sostegno alle famiglie, chiarendo qual è la concezione che si ha di 'famiglia';una 'ricetta' regionale per contrastare la crisi. Sono alcuni punti chiave sui quali ab-biamo voluto mettere a confronto i candidati dei principali schieramenti politici alleprossime elezioni regionali in programma il 28 marzo. Di fronte alle tematiche elen-cate abbiamo invitato i principali candidati dello scenario politico emiliano roma-gnolo, i rappresentanti del Centro sinistra, del Centro destra e dell’Udc.

pagina a cura di Francesco Rossi

Cinque domande per tre candidati1. Quali politiche ritiene che la regione debba fare per i giovani? Qual è il suo impegnonel caso in cui venisse eletto?2. Tra le forme aggregative dei giovani vi sono gli oratori. Come valorizzarne la presenzasul territorio?3. Gli anziani possono essere una risorsa per il territorio regionale? Quali forme di so-stegno ritiene necessarie da parte della Regione?4. La crisi economico-finanziaria continua a manifestare i suoi effetti. Quali politicheadottare, a livello regionale, per contrastarli?5. La famiglia è spesso al centro del dibattito pubblico, e si lamenta - generalmente aqualsiasi livello - la carenza di politiche familiari adeguate, soprattutto per i nucleicon figli. Per quanto riguarda le competenze regionali, qual è il suo impegno in pro-posito? E a quale tipo di "famiglia" intende rivolgersi?

28-29marzoelezioniregionali

Galletti cerca spazio nella sfida Errani - Bernini1. Il valore giovani è assolu-to, da collegare con il meritoe la capacità. È fondamen-tale il momento aggregativo,a ogni livello, che avviene at-traverso il potenziamento diquelle strutture sportive,parrocchiali, ricreative checonsentono ai giovani distare insieme e creare"agenzie di senso". La miaidea è di potenziare, in ma-niera concre-ta, quantocontribuisceal circolo for-mativo di soli-darietà mu-tualistica de-gli affetti edella forma-zione dato daqueste "agen-zie di senso",dove s'incon-trano i giovanie i loro inter-locutori.2. Prima ditutto, d'accor-do con i re-sponsabilidiocesani econ i parroci,facendo pro-getti d'eccel-lenza di for-mazione. Aquel punto,essendo glioratori un tas-sello fonda-mentale delcircuito formativo, vannopotenziati i fondi, legandoliovviamente a specifici pro-getti, anche promuovendoun circuito della solidarietàdella società civile, ad esem-pio attraverso finanziamen-ti e sponsorizzazioni per ri-mettere in senso strutturericreative, sportive, spazi dilettura, cineforum. Risorse,inoltre, vanno previste nonsolo per le infrastrutture, maanche per i formatori che vioperano.3. Sono una grande risorsa:l'anziano in grado di parte-cipare alla vita familiare esociale può essere impiega-to come educatore, comeformatore, fa lui stesso am-mortizzazione familiare aiu-tando a gestire ed educare inipoti. La vera emergenza èquella degli anziani non au-tosufficienti. Per loro biso-gna potenziare e ampliarel'ambito d'applicazione del"bonus famiglia", in modo

1. I giovani devono essere iprotagonisti della nostrasocietà, e lo devono esseredavvero. Rappresentano ilnostro futuro, qui, ora. Ed èproprio pensando a loroche, con un'apposita leggededicata alle 'nuove gene-razioni', abbiamo ridise-gnato l'architettura del wel-fare per le politiche da zeroa 35 anni: dalla scuola allasanità, all'ac-cesso al credi-to. Finanzia-mo borse distudio, attivitàculturali, op-portunità for-mative, l'ac-quisto dellaprima casaper le giovanicoppie: è que-sta, secondome, la pro-spettiva se-condo cui oc-corre conti-nuare a lavo-rare.

2. Con la leggesulle nuovegenerazioni laRegione haimpegnatocirca 3,3 mi-lioni di euro:parte comecontributi de-stinati a ri-strutturazionie attrezzature per gli spazigiovanili gestiti dagli entilocali, parte per progetti eattività educative organiz-zati da associazioni, coope-rative, parrocchie e oratori.Crediamo che questa siauna risposta concreta aun'esigenza educativa rea-le.

3. Gli anziani rappresenta-no un tesoro di esperienza,memoria, saggezza. Al tem-po stesso vanno protetti,tutelati. Per questo lavoria-mo costantemente sull'in-tegrazione dei servizi, perfar sì che la nostra comu-nità sia in grado - anche dalpunto di vista della casa, deitrasporti, della sicurezza delterritorio - di rispondere al-la crescita dell'aspettativa

Gian LucaGalletti(Udc)

48 anni,commercialista

e deputato

Vasco Errani (Pd)

54 annipresidenteregionaleuscente

Anna MariaBernini

(Pdl)44 anni,avvocato

e deputato

realizzazione grafica Il Piccolo - Faenza

6MONTEFELTRO SPECIALE ELEZIONI REGIONALI

a cura della Fisc

Si profila una sfida forte fra Errani e Bernini

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7MONTEFELTRO IN LIBRERIA

PPPPRRRREEEETTTTIIII,,,, vvvviiiiaaaaggggggggiiiioooo ffffrrrraaaa gggglllliiii uuuuoooommmmiiiinnnniiii ddddeeeellll ssssaaaaccccrrrroooo

Il 19 giugno 2009 è stato indetto l’annosacerdotale con l’obiettivo di far riscopri-re il ruolo e la missione del sacerdote nel-la Chiesa e nella società e di potenziarnela formazione permanente. Questo ci offreanche l’occasione per fermarci a rifletteresulla figura del prete, che forse per certiaspetti ci sfugge, come accade quando sidanno per scontate persone o cose che ab-biamo sempre sotto gli occhi. Infatti unacosa si può dire subito: chiunque nellapropria vita, prima o poi, ha incontrato unsacerdote e, spesso, da questa esperienzase ne è fatto una idea, ha costruito un giu-dizio e, a volte, soprattutto se negativo, loha erroneamente esteso a tutta, diciamocosì, la categoria. Ma la realtà, come sem-pre, è più complessa e variegata di quelloche ci può apparire attraverso la nostrasingola esperienza.

Dunque, per riflettere più profonda-mente sulla figura del prete ho trovato unutile aiuto in un libro, del quale vi consi-glio la lettura per varie ragioni: perché hauno stile sobrio e una struttura chiara,perché mostra con semplicità l’“anato -mia” del prete considerandone le variesfaccettature, personalità, tipologie ecce-tera, perché è ricco di riferimenti all’e spe -rienza vissuta e, infine, anche perché èscritto da un non credente. E questo ulti-mo potrebbe essere un buon motivo perquelli (e ne conosco diversi) che, quandosi parla di preti, partono già col pregiudi-zio, di solito negativo, che si sono fatti inbase alla loro esperienza o che hannoadottato ideologicamente. Il libro di cuiparlo si intitola “PRETI. Viaggio fra gliuomini del sacro” ed è stato scritto daVittorino Andreoli, noto psichiatra, edito-rialista e scrittore.

Ovviamente sarebbe troppo lungo e,quindi, impossibile toccare tutti gli argo-menti affrontati nel libro, perciò mi limi-to a evidenziare alcuni aspetti e a propor-re alcune considerazioni.

Innanzitutto il titolo, che è già di per séun messaggio dell’autore, ci fa capire chei preti sono considerati uomini che si oc-cupano del sacro, di quella dimensioneche va oltre la ragione, ma che la ragionepercepisce come mistero e come bisogno

È IL TITOLO DEL LIBRO DI VITTORINO ANDREOLI CHE ESCE PROPRIO IN COINCIDENZACON LA CELEBRAZIONE DELL’ANNO SACERDOTALE

di capire il mistero. Ci ricorda, l’autore,che nell’esperienza umana ci sono temi“che si prestano alla comprensione razio-nale, che ha bisogno della sequenzialità,del poter rimandare a temi da indagare, equindi che si prestano a soluzioni non im-mediate, e altri che invece necessitano dirisposte immediate in sé concluse”. E faun esempio: quando viviamo una paura

liturgie, cerimonie, ai bisogni del sacroche ogni uomo prova.

È interessante, come prima riflessione,ricondurre la figura del prete a quella diun uomo che ha accolto l’invito a “lascia-re tutto” per dedicarsi totalmente a Dio ealle cose del cielo, pur rimanendo la suavocazione un’attività dell’uomo in mezzoagli uomini. È giusto riconoscere che citroviamo di fronte ad una scelta estremadi chi si è sentito chiamato personalmen-te da Dio e ad Esso si è totalmente consa-crato, mettendo la sua vita a servizio ditutti. È una scelta di coraggio, di fede, diamore totale, in risposta alla chiamata diDio, che dovremmo sempre avere presen-te considerando il ruolo del sacerdote e lasua alta dignità di “uomo di Dio”. A vol-te forse ci dimentichiamo di questo aspet-to e ci rapportiamo al prete come a unqualsiasi altro professionista, riducendonenon solo il ruolo e il valore del suo agire,ma soprattutto l’essenza del suo essere.

Mi rendo conto che ho parlato solodell’introduzione del libro, mentre la ric-chezza degli argomenti trattati richiede-rebbe molto più spazio. Il libro è infattiun itinerario in cui si raccontano la vita,le storie e le fatiche di tanti sacerdoti.Storie di preti anonimi, che vivono nelleperiferie delle grandi città e nelle parroc-chie di campagna. Uomini generosi, main crisi di identità, di vocazione, di solitu-dine. Preti che talvolta fanno audience etalvolta suscitano scandalo. Storie diumanità, domande scomode, analisi pun-tuali, riflessioni profonde che aprono allaquestione di fondo: la grande “domandadi sacro” del nostro tempo e la fatica e ledifficoltà nella risposta non solo dellaChiesa ma di ciascuno di noi e della so-cietà tutta.

Forse potremmo tornare a parlarne suquesto mensile, intanto, anche in conside-razione dell’anno sacerdotale, spero chequesti pochi elementi possano stimolarein qualcuno il desiderio di dedicare unpo’ di attenzione e di riflessione a questi“uomini di Dio” che fanno parte della no-stra esperienza terrena e che ci aiutano adaprirci a quella del cielo.

Loredana Mazza

non ci serve capire razionalmente o scien-tificamente che cos’è la paura, ma ci ser-ve essere rassicurati, “e allora vale più unabbraccio di una trattazione di psicolo-gia”. Ci sono poi temi in cui il senso delmistero, come credo ognuno di noi abbiaprovato, si attiva subito: “La morte che ciinterroga drammaticamente sulla fine, lanascita che ci pone la questione del per-ché l’essere invece del nulla, il male checolpisce un bambino e verso il quale ci sisente impotenti”.

Di fronte a questo senso del mistero,l’uomo ha bisogno di una risposta imme-diata, senza rimandi ma con rassicurazio-ne, ha bisogno del sacro e la religione è larisposta, sostiene Andreoli, ai bisogni delsacro. Il sacerdote dunque è un uomo re-ligioso che dà risposte attraverso gesti,

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8MONTEFELTRO LITURGIA

Parola (di) Crociata: omelie come poltiglia...UN INTERVENTO “PROVOCATORIO” DEL SEGRETARIO DELLA CEI CI AIUTA A RIFLETTERE

ANCORA UNA VOLTA SULLE NOSTRE OMELIE DOMENICALI

rimproveri e giudizi di condanna; ma an-che al contrario risulta insulso, quandole nostre parole si riducono a poveri rac-catti di generiche esortazioni al buonismouniversale...”. “Accanto e prima, anzidentro la coscienziosa preparazione diun’omelia c’è, nel ministro, innanzituttol’esigenza di accogliere la Parala con lapropria mente, con il proprio cuore e nel-la propria vita”.

Da queste sintetiche citazioni com-prendiamo subito che mons. Crociata nonsi limita a fotografare severamente una si-tuazione diffusa circa le omelie, maestende la condanna da queste all’interapastorale, per indicare l’unica strada per-corribile per non sciupare una delle po-chissime possibilità di evangelizzazionecollettiva rimasta ancora nelle nostre ma-ni. Facilmente immaginabili le reazioni,non tutte in linea con la provocazione ri-cevuta. Eppure, anche a motivo della ce-lebrazione dell’anno sacerdotale, questeparole, piaccia o non piaccia, giungono aproposito.

Proviamo a porci qualche domanda,preti, diaconi e laici che servono il Signo-re dal Monte Carpegna al Titano all’A -

qui lone, alle vallate che segnano la geo-grafia della nostra Chiesa particolare. Sa-rebbe poco serio da parte nostra se, in unmomento di vuoto di valori come questo,ci limitassimo a indirizzare a Dio le no-stre preghiere, come si dice normalmente,con frase abbastanza consunta, “perché cidia tanti e santi sacerdoti”. Dio è certa-mente buono e potente, ma non ha affattol’abitudine e la voglia di sostituirsi allanostra opera, a cullarci nella nostra como-da pigrizia e inettitudine.

In più occasioni ne abbiamo scrittosul giornale e riflettuto in diversi incontri;lo ricordiamo ancora: le critiche alle no-stre omelie ci vengono rivolte continua-mente e da più parti. Non sono moltiquelli che si salvano. Dinanzi a esse, do-po avere incassato pazientemente il colpoche ci viene inferto, abbiamo il dovere dirimboccarci le maniche e metterci decisa-mente al lavoro.

Prima di predicareDon Bosco, come è noto, faceva sen-

tire l’omelia a mamma Margherita primadi pronunciarla in chiesa e ne ascoltava leosservazioni. Qualcuno sorriderà ironica-mente: ma se non lo fanno più nemmenoi Salesiani! Non scherziamo: l’esempio,che è storico, ci dice innanzittutto chel’omelia deve essere preparata, cioè pre-gata, riflettuta, confrontata, ascoltandoanche il parere di quelli, fra i nostri ascol-tatori, che sono capaci di dirci qualcosa diserio, di darci un consiglio fondato e se-reno. All’altare siamo ministri e interpretidi una Parola che ci è stata affidata e chein nessun modo possiamo distorcere conle nostre sempre discutibili fantasie; que-sto impedisce non solo di diventare im-provvisatori, ma impegna a dedicare unpo’ di tempo durante la settimana a medi-tare la Parola, magari con la Lectio Divi-na sul brano biblico, con lo studio, con lapreghiera; lasciando alle cose che dicia-mo il tempo di maturare nel nostro cuoree nella nostra esperienza.

Del resto Monsignor Crociata non hadetto niente di nuovo ricordando chel’omelia è anche un richiamo alla coeren-za, per il sacerdote, tra fede e vita. Già ildecreto conciliare Presbyterorum Ordinisaffermava che nell’atto stesso di predica-re il sacerdote ‘converte’ anche se stesso,

Santa provocazioneHa suscitato un certo scalpore, non

solo fra gli addetti alla liturgia, l’inter -vento del segretario generale della CEImons. Crociata ad un recente convegnopastorale-liturgico, nei riguardi delleomelie.

Prima di trarre qualche considerazio-ne utile alla nostra comunità ed ai rispet-tivi pastori, facciamo scendere come unlavaggio benefico dall’alto dei nostrimonti fino a valle alcune parole del Ve-scovo segretario: “... spesso le nostre pa-role e la nostra pastorale tutta risultanouna poltiglia melensa e insignificante, co-me una pietanza immangiabile o, comun-que, ben poco nutriente. È questione diatteggiamento e di vita, non solo di paro-le, anche se pure le nostre parole e le no-stre stesse omelie dovrebbero prendere amodello questa sorta di criterio regolati-vo che ci viene dalle parole del vecchioSimeone: nello stesso tempo annunciarela salvezza e mettere di fronte alle deci-sioni. In questo modo sarebbe certamentedeplorevole far diventare le omelie occa-sioni per scagliare accuse e contumelie,

Pellegrinaggio diocesano a Torinoper l’ostensione della Sacra SindoneGiovedì 20 maggio 2010Ore 11 Ritrovo dei gruppi all’ingresso del

percorso di preparazione alla visita

In Duomo Visita della Sacra Sindone

Dopo pranzo Concelebrazione eucaristica presieduta dal nostro VescovoMons. Luigi Negri

N.B.: Parrocchie e/o vicariati organizzano il viaggioautonomamente.Chi desidera partecipare potrà quindi rivol-gersi alla propria parrocchia.

L’ufficio diocesano è disponibile a prenotare il pranzo per le parrocchieche lo richiedono.

Per ulteriori informazioni: don Lino 335.473027 0549-903234 (ore serali)

UFFICIO DIOCESANO PELLEGRINAGGI

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9MONTEFELTRO ATTUALITÀperché quella parola che dice è rivoltaprima di tutto a lui. È ovvio che il sacer-dote – come qualsiasi fedele – sarà sem-pre molto al di sotto della Parola, poichéil Vangelo è esigente e di fatto nessunopuò pretendere che la propria predicazio-ne si identifichi con la propria vita. Co-munque sia, deve esistere nel predicatorequesta tensione; chi ascolta l’omelia sirende subito conto se il sacerdote sta pro-nunciando parole in cui crede e alle qualicerca di conformare la sua vita oppure sesta recitando o ripetendo una lezione im-parata malamente nel corso degli anni ericiclata per l’occasione.

Insomma, che cosa si chiede alle no-stre omelie? Certamente, una ricerca at-tenta del vero significato delle parole in-candescenti che sono state poste nelle no-stre mani e, altrettanto certamente, la sen-sibilità pastorale di farle arrivare alla vita,mordere la realtà, far cambiare i pensierie i propositi e portare gli uditori a una ve-ra e propria conversione. Se la Parola ri-torna a noi come è partita, è segno chepiù o meno si è perso del tempo. Infine:di programmi pastorali più o meno diroutine ne sforniamo tanti; ma dobbiamorenderci conto che – ci piaccia o meno –il 90% dei praticanti ha quasi solo l’o -melia per accostare i contenuti della fedecristiana e percepirne l’attualità per la suavita e la sua storia. Se fallisce questo ap-puntamento, moltissimi fedeli vengonoprivati di questa vitale possibilità. Per nonparlare poi delle occasioni nelle quali so-no presenti battezzati normalmente nonpraticanti, come i funerali, i matrimoni ele grandi solennità, circostanze tutte nellequali l’omelia richiederebbe una prepara-zione ancora più attenta. Credo che unabuona omelia non favorisca né noia néassuefazione nei fedeli. Teniamo presenteche Gesù, con la parola e la testimonian-za della vita, non conciliava il sonno: iverbi “annoiarsi” e “sbadigliare” non esi-stono nel Vangelo; magari qualcuno si ar-rabbiava, ma non si annoiava mai e poiera costretto a riflettere.

Se non vogliamo definitivamente ri-durre le nostre assemblee a puro rituali-smo abitudinario e trasformare le chiesein sale del commiato o saloni per festeconvenzionali di tradizione, credo che do-vremmo trovarci tutti d’accordo sull’im -portanza vitale che riveste l’omelia peraiutarci a coniugare fede e vita, ascolto eattualizzazione del messaggio.

Sia dunque benedetta anche la parola(di) Crociata, se servirà a farci ritagliareun po’ del tempo dedicato alle tante atti-vità per trasferirlo ogni settimana a un se-rio confronto con l’unica Parola che salva.

Don Lino Tosi

CC’’èè DDiioo ssuull WWeebb 22..00ddii FFRRAANNCCEESSCCOO OOGGNNIIBBEENNEE

Saper riconoscere Dio che passa. È la millenaria competenza natura-le della creatura umana, che nell’età moderna sembra però essersioffuscata fino a smarrirsi in questa nostra contemporaneità pulvisco-lare dentro il dedalo inesauribile delle opinioni. Eppure, lo sappia-mo: per quanto si adoperi, il clamore del mondo non riesce a spe-gnere la voce interiore che ci rende ancora distinguibile una Presen-za sottesa ai segni della vita quotidiana. A istinto, Dio lo ‘sentiamo’:capiamo ancora che è Lui, per quanto insensibile o distratta sia di-ventata l’anima di ciascuno. Nessuna raffinata spiegazione scientifi-ca, psicologica o economica riesce infatti da sola a dar conto di ciòche l’intelligenza coglie e registra, di offrire risposte all’altezza dellanostra ricerca. Siamo ‘capaci’ di Dio ma è come se ce lo fossimo di-menticato, nello stordimento al quale siamo ormai consegnati.L’esplosione digitale dei mezzi di comunicazione, dei loro strumentie messaggi, non fa altro che alzare il volume col quale dobbiamoconvivere da abitatori della ‘pubblica piazza’ mediatizzata, condivisacon tutti. Un rumore di fondo che rende semmai più acuta quellanostalgia infinita del cuore colta da sant’Agostino. C’è un solo ‘ca-nale’ che dà sempre il programma giusto, ma è necessario che qual-cuno ci aiuti a captare la sua non facile frequenza. Basterebbe unprete, la figura che deve «aiutare gli uomini di oggi a scoprire il vol-to di Cristo». È sempre bastato, dentro qualsiasi cultura. E quando lostordimento cresce la sua mano si fa ancor più necessaria.

È dunque ai sacerdoti – guide predestinate di una simile ricerca del‘Dio che passa’ in ogni tempo – che Benedetto XVI ha pensato di de-dicare il Messaggio 2010 per la Giornata mondiale delle comunica-zioni, in calendario domenica 16 maggio. Una scelta in qualche mo-do annunciata nell’Anno Sacerdotale al quale il Papa sta riservandouna cura magisteriale continua. Ma col testo diffuso ieri – e che og-gi pubblichiamo a pagina 9 – il Santo Padre delinea per la prima vol-ta i tratti di una inedita «pastorale nel mondo digitale», citata perben due volte come il percorso necessario all’annuncio del Vangeloin quel territorio mediatico definito nel Messaggio 2009 come un ve-ro «continente» brulicante di vita e in attesa di nuovi evangelizzato-ri. Anche ‘giù nel cyberspazio’ – per dirla con lo scrittore-futurologoWilliam Gibson – Dio chiama apostoli evangelicamente saldi e me-diaticamente credibili, i sacerdoti in primis: non ‘occupatori’ di unaporzione di suolo – avverte il Papa – secondo una «mera esigenza direndersi presente», ma «animatori di comunità che si esprimono or-mai, sempre più spesso, attraverso le tante ‘voci’ scaturite dal mon-do digitale». Se Dio oggi passa nel Web 2.0 e nella galassia multi-canale della tv digitalizzata, i sacerdoti devono farsi carico della nuo-va ricerca che sgorga da navigazioni e consumi entrati nella struttu-ra stessa dell’esistenza: quasi una loro componente essenziale, unadimensione nutrita da strumenti a loro volta trasformati in prolun-gamenti dei sensi, protesi indispensabili per connettersi al prossimo.Altro che sfizi per tecno-maniaci: computer, cellulare e televisore ri-visitati dalla tecnologia digitale hanno il volto amichevole del com-pagno di viaggio quotidiano, e chi ha anime affidate alla propria cu-ra deve conoscere le mediazioni per le quali oggi passa la ricerca dinotizie, valori, mete, amicizie. Di Dio, anche.

Non è più il tempo dei soli sacerdoti col ‘pallino’ delle comunicazio-ni: il Papa vuole farlo capire bene al punto da scrivere che siamo«all’inizio di una storia nuova»: «Quanto più le moderne tecnologiecreeranno relazioni sempre più intense e il mondo digitale amplierài suoi confini, tanto più egli (il sacerdote) sarà chiamato a occupar-sene pastoralmente». Chi avesse dubbi al riguardo venga a Roma, afine aprile: il Papa attende tutti gli «animatori» della comunicazionedella Chiesa italiana per un convegno – «Testimoni digitali» – chescriverà una delle prime pagine di questa «storia nuova». È anchenel digitale che Dio passa, per aprirci gli occhi e riconoscerlo, comeai discepoli di Emmaus.

(da «Avvenire» del 24 gennaio 2010, p. 2)

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10MONTEFELTRO PELLEGRINAGGIO

Il 2010 è l’anno santo di san Giacomo.E il Montefeltro assieme alla FederazioneItaliana Settimanali Cattolici organizza unpellegrinaggio a Santiago de Compostela inSpagna, lungo il celeberrimo Cammino,percorso ancora oggi da folle di pellegrinialla ricerca di Dio (130.000 nel 2008).

La partecipazione è aperta a tutti i no-stri lettori e a quelli dei settimanali diocesa-ni d’Italia.

L’Anno Santo Giacobeo è quello in cuila festa di san Giacomo apostolo, in calen-dario il 25 luglio, cade di domenica. Ognisecolo contiene 14 anni santi giacobei chesi verificano con cadenza di 6, 5, 6 e 11 an-ni. Secondo i calcoli, i prossimi anni santisaranno nel 2010, 2021 e 2027.

Nel grande santuario-cattedrale diCompostela (Spagna nord-orientale) è con-servato il corpo dell’apostolo Giacomo chefin dal medioevo è stato meta di ininterrottipellegrinaggi di folle di fedeli.

Il primo gennaio scorso è stata aperta la“porta santa”, collocata dietro l’altare, nelpresbiterio della cattedrale di Santiago. Saràrichiusa il 31 dicembre.

Il rito della porta santa evoca il passag-gio che ogni cristiano è chiamato a compie-re dal peccato alla grazia; è simile a quellocelebrato negli anni giubilari nelle quattrobasiliche romane. I pellegrini, passano perla porta santa e visitando la tombadell’apostolo Giacomo potranno ricevere ilperdono dei propri peccati e l’indulgenzaplenaria.

Sarà anche possibile assistere alla spet-tacolare incensazione con il Botafumeiro(alto 1,60 m, pesante più di 50 kg),l’incensiere più grande del mondo, uno deisimboli più importanti della cattedrale diSantiago de Compostela.

Inizieremo il pellegrinaggio a Puentedella Reina, il ponte fatto costruire nel Mil-le per il passaggio dei pellegrini. Tocchere-mo poi alcune meravigliose chiese con rela-tivi monasteri dove anticamente facevanotappa i pellegrini, immerse in bellissimipaesaggi. Visiteremo anche alcune tra lepiù belle cattedrali di Spagna, ad esempioquelle di Burgos, di Leon, alcuni villaggi ti-pici, nonché il celeberrimo palazzo vescovi-le costruito da Gaudì nella città di Astorga.

Sarà infine possibile compiere (facolta-tivamente) alcuni tratti a piedi del Caminocosì da dare più “significato” al nostro pel-legrinaggio che si concluderà non solo aSantiago di Compostella, ma sulla costa

Atlantica denominata “finis terrae”, dovegli antichi credevano vi fosse la fine dellaterra e raccoglievano per ricordo una con-chiglia che è diventata simbolo di Santiagodi Compostela.

IL PROGRAMMA DAL 27 MAGGIO AL 2 GIUGNO 20101° giorno: ITALIA - PAMPLONA

Ritrovo dei partecipanti all’aeroporto diMilano e partenza per Pamplona. All’arrivosistemazione in albergo: cena e pernotta-mento.

4° giorno: ASTORGAVILLAFRANCA DEL BIERZO - SARRIA

Colazione. Breve visita di Astorga, allacui storia contribuirono fenici, romani earabi. È però d’epoca moderna uno deimaggiori monumenti: il Palazzo Vescovile,geniale opera di Gaudì. Partenza per Villa-franca del Bierzo, la cui chiesa garantiva ilgiubileo agli ammalati impossibilitati a rag-giungere Santiago. Visita e pranzo. Conti-nuazione per O’Cebreiro, tipico villaggiogaliziano, nel cui monastero si venera unantico miracolo eucaristico. Tappa a piediS. Cristobal del Real - Samos. Sistemazionein albergo a Sarria: cena e pernottamento.5° giorno: SARRIA - SANTIAGO DE COMPOSTELA

Colazione. Avvicinandosi a Santiago deCompostela, tappa a piedi dal monte dellaGioia alla Cattedrale di San Giacomo, arri-vandovi per assistere alla Santa Messa delpellegrino. Sistemazione in albergo e pranzo.Visita con guida della città e della cattedraledove si venera la tomba dell’apostolo Giaco-mo il Maggiore. Cena e pernottamento.6° giorno: CABO FINISTERRE

Mezza pensione in albergo. Escursionedell’intera giornata a Cabo Finisterre se-guendo un percorso di grande interesse pae-sistico lungo la frastagliata costa delle RiasBajas e attraversando borghi medievali e vil-laggi di pescatori. Cabo Finisterre, è il puntopiù occidentale della Spagna, dove i pelle-grini terminavano idealmente il loro lungocammino di pellegrinaggio. A Muxia visitaal santuario di Nostra Signora de la Barca,lambito dalle onde dell’oceano che s’in fran -gono a pochi metri. Secondo la tradizione,qui la Madonna apparve a San Giacomo.Pranzo tipico in ristorante lungo il percorso.Rientro nel pomeriggio a Santiago.7° giorno: SANTIAGO DE COMPOSTELA - ITALIA

Colazione in albergo e trasferimento inaeroporto per il rientro in Italia.NOTE TECNICHE

Quota di partecipazione:euro 1.380,00 (minimo 40 paganti).Supplemento camera singola: euro 210,00.La quota comprende: passaggio aereo

Milano Malpensa/Pamplona e Santiago/

PELLEGRINI A SANTIAGO DI COMPOSTELA PELLEGRINI A SANTIAGO DI COMPOSTELA NELL’ANNO SANTO GIACOBEONELL’ANNO SANTO GIACOBEO

27 maggio - 2 giugno 201027 maggio - 2 giugno 2010

2° giorno: PAMPLONA - EUNATE - ESTELLA -BURGOS

Colazione. Partenza per Eunate da doveinizia la tappa a piedi fino a Obanos, dallacui chiesa si prosegue in pullman per Puen-te de la Reina. Arrivo a Estella, la cui im-portanza crebbe quando divenne tappa deipellegrini verso Santiago. Pranzo. Conti-nuazione per Santo Domingo de la Calzada,altra tappa del cammino: visita della catte-drale. Arrivo in serata a Burgos. Sistema-zione in albergo: cena e pernottamento.

3° giorno: BURGOS - ASTORGAColazione e pranzo. Visita con guida di

Bur gos con i suoi monumenti gotici tra cui lacattedrale e l’arco di Santa Maria. Partenza perFromista: tappa a piedi Boadilla del Cammino- Fromista. Continuazione per A stor ga. Cena.Sistemazione in albergo e pernottamento.

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11MONTEFELTRO PELLEGRINAGGIO

DI COMPOSTELA

NELL’ANNO SANTO GIACOBEO

DAL 27 MAGGIOAL 2 GIUGNO 2010

I via�i dei giornali

Quota di partecipazioneeuro 1.380,00

Supplemento camera singola euro 210,00

BREVIVET

TOUR

OPERATOR

PELLEGRINI A SANTIAGO

PROGRAMMA, INFORMAZIONI E ISCRIZIONI:

lungo il celeberrimo ‘cammino’

Lo scorso ottobre, dopo quattro anni disoggiorno in Italia, Suor Irene, una religiosaoriginaria dello Zambia, è ritornata nella suaterra d’origine e noi abbiamo colto l’occa -sione per vivere un’esperienza missionaria inquesto splendido paese africano.

Anche se siamo partite senza un progettoda realizzare, questo viaggio ci ha permessodi riflettere sulle nostre motivazioni e supera-re la comune mentalità occidentale: nonostan-te fossimo animate dalle migliori intenzioni,ci siamo rese conto che la nostra idea di vo-lontariato era ferma al “dare e fare qualcosa”.

Durante l’esperienza abbiamo capito checiò che veramente conta non è quanto si fa ocosa si dà, ma la gratuità con cui si dona. Se-condo noi non ci si può dedicare al volontaria-to solo per soddisfare il nostro bisogno di sen-tirsi realizzati, ma lo si deve fare principalmen-te per aiutare i popoli sottosviluppati a risolle-varsi con le proprie forze. Ad esempio il fattodi inviare vestiti ed oggetti credendo di dareuna mano, avo lte nascondeil nostro biso-gno di liberarcidal su perfluo“met tendo apo sto” la co-scienza.

Chiaramen-te, queste os-servazioni nonsono solo frut-to dei nostri ra-gionamenti, manascono daldialogo profi-cuo con persone del luogo e dal confrontoquotidiano con chi ha condiviso questa espe-rienza con noi a Dagama Home. Abbiamo in-fatti avuto l’occasione di conoscere un gruppodi volontari a Luanshya, i quali stavano rea-lizzando il “Progetto Biciclette”, che prevede-va l’allestimento di un’officina all’interno diuno dei container inviati da San Marino lascorsa estate.

L’incontro con Suor Bupe è stato uno deimomenti più illuminanti, che ha coronatoquesta breve, ma intensa esperienza. Nel con-fronto reciproco abbiamo colto l’esigenza diun dialogo costruttivo, in particolarenell’ideazione di progetti realizzabili dallagente del posto senza la continua presenza dinoi musungu (bianchi) nel coordinamento del-le attività. Il viaggio è stato solo un punto dipartenza per iniziare un percorso che renda lanostra vita più consapevole, nel rispetto dellealtre culture, e che dia un senso più profondoai nostri atteggiamenti e alle nostre azioni.

Di certo, porteremo sempre negli occhi enel cuore il sorriso “contagioso” dei bambini,la voglia di ballare e di vivere di questo po-polo accogliente e caloroso, la spontaneità de-gli incontri, la gioiosa partecipazione alleMesse, la straordinaria bellezza della prima-vera africana... la determinazione e la forza diSuor Ilaria!

Il nostro desiderio è che questa breve testi-monianza possa essere un messaggio di lieta esalda speranza per tutti!

Natotela... grazie!Elena e Silvia

Milano Malpensa in classe turistica con vo-li di linea – Tasse aeroportuali pari a un im-porto di Euro 150,00 (da riconfermarsiall’emissione dei biglietti aerei) – Tour inpullman come da programma – Alloggio inalberghi di 3 stelle a Pamplona e Astorga ein alberghi di 4 stelle a Burgos, Lugo eSantiago in camere a due letti con bagno odoccia – Vitto dalla cena del 1° giorno allacolazione del 7° giorno (i pranzi di mezzo-giorno prevedono menu a 4 portate, le cenemenu standard. Colazioni a buffet) – Visiteed escursioni con guide locali parlanti ita-liano come da programma – Ingressi inclu-si: cattedrale di S. Domingo, cattedrale di Burgos, cattedrale, museo e chiesa di St. Martin Pinario a Santiago – Accompa-gnatore spagnolo parlante italiano per tuttala durata del tour – Guida locale a Burgos ea Santiago – Assistenza sanitaria, assicura-

zione bagaglio e annullamento viaggio Eu-rop Assistance – Accompagnatore Brevivet.

La quota non comprende: bevande –mance – ingressi non indicati – extra perso-nali – il costo del trasporto all’aeroporto diMilano Malpensa (ed eventualmente da Ro-ma Fiumicino, nel caso ci fosse un numerosufficiente di pellegrini) – tutto quanto nonindicato alla voce La quota comprende.

Le tappe a piedi proposte – non ob-bligatorie – hanno una lunghezza di circa7 km, della durata massima di due/treore. Potranno essere modificate dal no-stro accompagnatore in relazione allecondizioni atmosferiche del giorno ed al-le reali possibilità del gruppo. È necessa-rio un abbigliamento idoneo (calzatureadatte alle camminate, cappello, borrac-cia) e una predisposizione consono allospirito dell’itinerario.

UNA TERRA DI SPERANZA!

e-mail: [email protected]. 339 6011579

PERIODICODIOCESANO

PERIODICO DELLA DIOCESI DI S. MARINO-MONTEFELTRO - NUOVA SERIE - Anno LIII - N. 5 - MAGGIO 2007Poste Italiane s.p.a. - Sped. abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 - DCB di Forlì - Direttore responsabile: Francesco Partisani

L a serata di sensibilizzazione sullaquestione della comunicazione, in

particolare per il quotidiano cattolicoAvvenire, trova la nostra Chiesa comele altre Chiese sorelle d’Italia, in unasituazione di particolare gravità. E’più che mai necessario che la Chiesaabbia strumenti validi di comunicazio-ne; in questo momento difficile in cuideve dire cose chiare, non solo suipropri fondamentali diritti, primo fratutti il diritto alla libertà della missio-ne, deve dire cose difficili e significati-ve per l’uomo e per il suo destino, perla verità della sua persona, per la ir-riducibilità della sua libertà e respon-sabilità, per la sacralità della vita, perla sacralità della famiglia, la suaunità, la sua fecondità. Mai come inquesti mesi abbiamo misurato, vorreidire quotidianamente, lo straordinarioservizio che Avvenire ha fatto, racco-gliendo tutte le prese di posizionedell’episcopato sui problemi della fa-miglia, redigendole in maniera ade-guata e proponendole all’opinionepubblica in modo molto tempestivo co-sì che certamente la nota del Consi-glio permanente della CEI è, in qual-

che modo, stata fatta fermentarein anticipo, non solo nella co-scienza dell’episcopato ma nellacoscienza del popolo cristiano at-traverso questo servizio di infor-mazione puntuale. Noi abbiamoripreso, con l’iniziativa dell’annoscorso, una sensibilità attentaall’Avvenire e al periodico dioce-sano Montefeltro; io mi auguroche questo secondo appuntamen-to dilati la nostra attenzione, nonsoltanto dei credenti ma anche ditutti gli uomini di buona volontà,su questi strumenti che hanno unasostanziale efficacia nel dialogodella vita sociale perché esprimo-no, in maniera positiva e costrut-tiva, la cultura che nasce dallafede e sostengono l’impeto di mis-sione che la nostra Chiesa vivecome la sua identità profonda, ilsuo movimento quotidiano. Perciò accompagno l’incontro disabato 26 maggio e l’iniziativa didiffusione dell’Avvenire domenica27, con tutto il mio affetto e conla mia particolarissima benedi-zione.

TEATRO PARROCCHIALE DI NOVAFELTRIA - 26-27 MAGGIO 20072º GIORNATA DIOCESANA DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI

La stampa cattolica strumento ed espressione di una cultura

che nasce dalla fededi S.E. MONS. LUIGI NEGRI

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MONTEFELTRO CRONACA12

Fresco di stampa (dicembre 2009), don Eligio è riuscito a raccogliere in ununico volume circa 250 suoi articoli, apparsi sul mensile diocesano “Montefel-tro” dal 1975 al 1995.Il titolo “TRA FELTRO E FELTRO” è una frase dantesca sibillina, che in que-sto caso può significare “Girando per il Montefeltro”, e quindi “Luoghi, per-sonaggi, religione, società”, le quattro coor dinate logiche nelle quali gli arti-coli sono stati distribuiti nel libro.Sfogliare e rileggere d’un fiato anche solo una quarantina di articoli è come so-gnare a occhi aperti una storia reale che ho vissuto di persona, è come rivede-re in un film persone, località, avvenimenti arrotolati nello svolgersi quotidia-no del lavoro, dei progetti, dei viaggi, degli incontri, delle feste, dei pianti, chehanno punteggiato la mia vita.Sì, perché tra don Eligio e me corre la distanza di appena un anno di vita, e ledue parallele si avvicinano sempre di più, come anche la memoria dei luoghi edei personaggi feretrani; le rimembranze dell’attività sacerdotale e sociale siassociano e si uniscono in una miracolosa visione sovrapposta di sentimenti, dicertezze, di dubbi, di rimpianti, di contentezze.La lettura del libro di don Eligio sa di miele e di aceto, di pane duro e di ciam-bella fumante, di ‘micca’ e di piadina col prosciutto. È un pasto appetitoso perpalati e stomaci sani.Merita assaggiarlo. Don Mansueto Fabbri

Il volume “Tra Feltro e Feltro” si può richiedere all’Autore (Gosti don Eligio, piazzale Domus Plebis 1 – 47890 Repubblica San Marinotelefono 0549 992566), euro 10,00.

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250 ARTICOLI DI DON ELIGIO GOSTI, STAMPATI SULMENSILE “MONTEFELTRO” NEL CORSO DI CIRCA 20ANNI, RACCOLTI ORA IN UN VOLUME DI 500 PAGINE

LLAA CCOOMMUUNNIITTÀÀ DDII SSEERRRRAAVVAALLLLEE NNOONN DDIIMMEENNTTIICCAA PPAADDRREE JJOORRGGEE BBEENNDDEESS

AIUTI ALLA MISSIONE DELLA CUSTODIA DI S. CHIARAD’ASSISI IN MOZAMBICO

Dal 2007 la Parrocchia di Serravalle edil Centro Sociale S. Andrea stanno aiutan-do anche con un sostegno economico illavoro che svolge Padre Giorgio Benderin Missione dal 2006 in Mozambico. Pa-dre Giorgio Bender è un frate francesca-no argentino che ha prestato servizio nellaParrocchia di Serravalle negli anni passatiper diversi anni quando ha studiato a Ro-ma, con cui è nata una sincera amicizia estima che continua tuttora.

Con lui siamo in contatto e ci attiviamocon diverse modalità per far conoscere illavoro che svolge e così coinvolgere altrepersone in questo sostegno a Padre Gior-gio.

Queste le parole con cui si descrive e larealtà dove viveLA VITA DI PADRE GIORGIO

Sono Fra Jorge Alberto Bendes, nato aGobernador Crespo (Santa Fe). Nella miafamiglia siamo in 11 figli e uno adottatoper fare 12.

Ringrazio la mia famiglia e la comu-nità di Crespo per il dono della fede cri-stiana e quello della vocazione che hosperimentato molto presto.L’ADEMPIERSI DI UN SOGNO

Da quando sono stato ammesso nel -l’Or dine Francescano desideravo condur-re una vita missionaria. Alle volte gli ane-liti più intimi, i nostri traguardi più stimo-lanti richiedono tempo e spazio per avve-rarsi; magari avere il desiderio che essi siavverino, ci spinge a viverli con maggio-re intensità. Adesso sono missionario inMozambico e si è avverato, per me, qual-cosa che desideravo da sempre, “un gran-de sogno”.LASCIA LA TUA TERRA

Ho vissuto qualcosa simile all’e spe -rienza di Abramo quando ha ricevuto unimportante invito da Dio: “Lascia la tuaterra e va’ dove t’indicherò”. L’in terventodivino cambia completamente la vita diAbramo orientandola verso un’altra dire-zione. È l’avventura della fede.

Dio non dice in “anteprima” dove pen-sa di condurre Abramo, neppure il tempopreciso dell’adempimento della sua pro-messa.

Ritengo che parte di tale esperienza èsuccessa anche a me quando sono partitoalla volta del Mozambico.

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13MONTEFELTRO UFFICIO MISSIONARIO E CARITAS DIOCESANI

PPEENNIITTEENNZZAA QQUUAARREESSIIMMAALLEE DDII CCAARRIITTÀÀ 22001100

Un appuntamento importante al quale veniamochiamati ogni anno: la Penitenza Quaresimale diCarità. Una nuova Micro-Realizzazione in unaMissione, soprattutto un tempo da vivere inten-samente. La Chiesa ci propone il digiuno, la pre-ghiera e lʼelemosina per la nostra conversione eper la condivisione con i fratelli poveri che vivo-no al Sud del Mondo.La Quaresima è un invito a dare alla nostra vitauno stile di sobrietà, a risparmiare per condivi-dere, a farci carico delle sofferenze dei fratelli vi-cini e lontani.È con questo spirito che il Centro Missionario ela Caritas Diocesana propongono a tutte le Co-munità della Diocesi di S. Marino-Montefeltro laPenitenza Quaresimale.

MICRO-REALIZZAZIONE:• Contributo di 10.000 Euro per sostenere le

spese del progetto per la formazione di Ca-techisti e Animatori Parrocchiali nella Dioce-si di BHAGALPUR (India). Responsabile delprogetto: Mons. Kurien, Vescovo della Dio-cesi.

• Contributo di 5.000 Euro per sostenere lespese della scuola di SHAFINNA (Etiopia)dove è sepolto il nostro carissimo FratelPaolino Magnani.

• Contributo di 15.000 Euro per la costruzionedella scuola professionale specializzata nellalavorazione del legno, in collaborazione conla Diocesi di NJOMBE (Tanzania).

VEGLIA DI PREGHIERA DI INIZIO QUARESIMA:• Chiesa Parrocchiale di Caprazzino: Giovedì

25 febbraio ore 20,45 (Val Foglia).• Chiesa Parrocchiale di Serravalle: Giovedì

4 marzo ore 20,45, Rep. San Marino.

MARCIA-VEGLIA: Venerdì 26 marzo ore 20,30con partenza dalla piazza del Municipio di Nova-feltria e arrivo alla chiesa di Talamello. La Marciasarà presieduta dal nostro Vescovo Luigi Negri,con la partecipazione e la testimonianza di Mis-sionari.Si raccomanda vivamente la partecipazione del-le Parrocchie e delle Associazioni della Diocesi.Ai partecipanti viene chiesto di privarsi, Venerdì26 marzo, della cena e di dare il corrispettivo indenaro per le Micro-Realizzazioni.

CUSTODIA di SANTA CHIARAD’ASSISI DI MOZAMBICO

Il 17 luglio 1898 arrivarono alla città diBeira, Mozambico il primo gruppo di fra-ti della provincia.

Martiri di Marroccos dal Portogallo.Durante questi 108 anni, molti araldi diPacebene nelle variegate e difficili situa-zioni sociali e politiche, promossero il be-ne e la formazione integrale della personaumana in tutte le sue sfere. Questa azionesi espanse per tutto il centro e il sud delMozambico, negli attuali territori checomprendono e conformano la diocesi di

Maputo, Xai xai, Inambhaue, Beira e Chi-mono.

Nel 1968, la missione francescana diMozambico imparò ad essere custodia ecosì nel 1970 si aprì il primo noviziato, ilprimo dell’ordine Francescano nel AfricaSubsaariana.

Nel capitolo del giugno 2005 subito aNazaret, Beira, la custodia di Santa Chia-ra d’Assisi fu dichiarata autonoma essen-do un punto di arrivo nel processo storicodi crescita dell’entità e anche di ricono-scenza di una maturità acquisita ma ancheun punto di partenza, di prendere nelleproprie mani la vita della fraternità dove

la grande maggioranza è composta da fra-ti africani.

L’ARRIVO DI PADRE GIORGIOÈ in questo momento storico nel quale

io arrivo alla custodia a condividere la vi-ta e la missione con i frati.

C’è molto da fare in tutti i campi mauna delle grandi sfide dell’ardente custo-dia e darle una forma uno stile organicodella formazione iniziale.

Attualmente la presenza di frati France-scani nella custodia Santa Chiara d’Assisisi trova nel centro sud del Mozambico.

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14MONTEFELTRO CAMPAGNA SCREENING

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15MONTEFELTRO PREGHIERA

INTENZIONE PROPOSTA DAL PAPAPER IL MESE DI MARZO 2010

“Qui tocchiamo un punto molto dolente: il dramma della fameche, malgrado anche di recente sia stato affrontato nelle più al-

te sedi istituzionali, come le Nazioni Unite e la FAO, rimane sempremolto grave.

L’ultimo Rapporto annuale della FAO ha confermato quanto laChiesa sa molto bene dall’esperienza delle comunità e dei missionari:che cioè oltre 800 milioni di persone vivono in stato di sottoalimen-tazione e troppe persone, specialmente bambini, muoiono di fame.

Come far fronte a questa situazione che, pur denunciata ripetutamen-te, non accenna a risolversi, anzi, per certi versi si sta aggravando?

Certamente occorre eliminare le cause strutturali, legate al sistemadi governo dell’economia mondiale, che destina la maggior parte del-le risorse del pianeta a una minoranza di popolazione. Tale ingiusti-zia è stata stigmatizzata in diverse occasioni dai venerati miei Prede-cessori, i Servi di Dio Paolo VI e Giovanni Paolo II. Per incidere sularga scala è necessario “convertire” il modello di sviluppo globale;lo richiedono ormai non solo lo scandalo della fame, ma anche leemergenze ambientali e energetiche.Tuttavia ogni famiglia e ogni persona può e deve fare qualcosa

per alleviare la fame nel mondo adottando uno stile di vita e di con-sumo compatibile con la salvaguardia del creato e con criteri di giu-stizia verso chi coltiva la terra in ogni Paese (Papa Benedetto XVIall’Angelus del 12.11.2006).

Invece di continuare solo a commiserare “i poverini” che muoionodi fame, accogliendo il suggerimento del Santo Padre, i credenti co-mincino a convincersi che è possibile vivere meglio consumandomeno; comincino a misurare il benessere non solo in termini di Pil,ossia di crescita delle merci, ma in termini di qualità della vita; co-mincino a governare la decrescita anziché subirla. Fino a pochi anni

fa parlare di decrescita era un tabù, e pochi osavano farlo per nonmettere in discussione il mito dello sviluppo continuo e incessante.

Oggi è davanti agli occhi di tutti che il nostro sistema economiconon può continuare a crescere incessantemente: le risorse sono limi-tate; stiamo avvelenando suolo, aria e acqua; facciamo sempre piùfatica a smaltire i rifiuti che produciamo; il sistema bancario èsull’orlo del collasso.

Le persone più lungimiranti capiscono che si impone una inversio-ne di tendenza: non subire il processo in atto, ma gestirlo, e cercare dicoglierne gli stimoli positivi.

Mandiamo a quel paese le tante sguaiate e petulanti sirene televisi-ve che quotidianamente propongono il consumismo ad oltranza edimbocchiamo la strada di uno stile di vita più sobrio, attento ad usa-re bene le risorse. Ciò non implica solo rinuncia, ma esige creatività,autoproduzione, recupero di buone relazioni, valorizzazione di tuttociò che non è merce; risultato: aumenta la qualità della vita, perché sicrea benessere interiore, si creano legami, si crea comunità. Un esem-pio che vale più di tante parole: se in auto faccio quattro ore di codasull’autostrada, faccio crescere il Pil, ma non faccio certo crescere lamia felicità; se faccio una passeggiata con gli amici o curo il giardino,non faccio crescere il Pil, ma miglioro la qualità della mia vita!

L’intenzione di preghiera di questo mese, come si vede, è in pienasintonia con i richiami del tempo di Quaresima, che ci giungono insi-stenti dalla liturgia e tale intenzione, ripetuta nella preghiera di ognigiorno, diventerà un richiamo a rinnovarci nella semplicità e nella se-renità, risparmiando così quel poco o quel tanto, che permettano di vi-vere a chi muore di fame. È risaputo, infatti, che la fame dei popoli po-veri – per una buona percentuale – è conseguenza dello spreco dei po-poli ricchi. Chi smette di sprecare, smette di “rubare” ed aiuta a vivere.

APOSTOLATO DELLA PREGHIERA - MARZO 2010

Per una economia mondiale più giusta

La Quaresima è un tempo di verità. Il cristiano, infatti, chiamatodalla Chiesa alla preghiera, alla penitenza e al digiuno, allo spo-

gliamento interiore ed esteriore di se stesso, si pone davanti a Dio e siriconosce per quello che è.“Ricordati, uomo, che sei polvere ed in polvere ritornerai” (Paro-

le nella distribuzione delle Ceneri). Ricordati, uomo, che sei chiamatoad altre cose rispetto a questi beni terreni e materiali, che rischiano dideviarti dall’essenziale. Ricordati, uomo, della tua vocazione fonda-mentale: tu vieni da Dio e tu ritorni a Dio con la prospettiva dellaRisurrezione, che è la via tracciata da Cristo. “Chi non porta la pro-pria croce e non viene dietro di me, non può essere mia discepolo”(Luca 14,27).

La Quaresima è dunque un tempo di verità profonda, che converte,

ridona speranza e, rimettendo tutto al suo posto, rappacifica e fa na-scere l’ottimismo. È un tempo che fa riflettere sui rapporti col “Pa-dre nostro” e ristabilisce l’ordine, che deve regnare tra fratelli e so-relle; è un tempo che ci rende corresponsabili gli uni degli altri; ci li-bera dai nostri egoismi, dalle nostre piccolezze, dalle nostre meschi-nità, dal nostro orgoglio; è un tempo che ci illumina e ci fa com-prendere maggiormente che, come Cristo, anche noi dobbiamo servi-re. “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri”(Giovanni 13,34).La Quaresima è un tempo di verità che, come il Buon Samarita-

no, ci induce a fermarci sulla strada, a riconoscere il nostro fratello eda mettere il nostro tempo ed i nostri beni al suo servizio, in una con-divisione quotidiana.

INTENZIONE PROPOSTA DAI VESCOVI ITALIANI

Dio nostro Padre, io ti offro tutta la mia giornata. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le parole, le azio-ni e le sofferenze in unione con il tuo figlio Gesù Cristo, che continua ad offrirsi a te nell’Eucaristia per

la salvezza del mondo. Lo Spirito Santo, che ha guidato Gesù, sia la mia guida e la mia forza oggi, affinché io possa essere testimone del tuo amore. Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese...

� “Perché l’economia mondiale sia gestita secondo criteri di giustizia e di equità, tenendo conto delle reali esigenze deipopoli, specialmente di quelli più poveri”.

� “Perché il cammino quaresimale, attraverso la preghiera, il digiuno e le opere di misericordia, purifichi i nostri cuoridall’orgoglio, rendendoci più amici di Dio e più attenti a chi ha bisogno del nostro aiuto”.

Purifichiamo il cuore dall’orgoglio

Page 16: IMEZZIDICOMUNICAZIONEELACHIESA EVANGELIZZAZIONE … · MONTEFELTRO 2DALLA PRIMA PAGINA MONTEFELTRO PERIODICODELLADIOCESI DISANMARIN O-MONTEFELTRO NUOVA SERIE Anno LVI - N. 2 - febbraio

16MONTEFELTRO DALLA DIOCESI

Un libro «ambiguo» ed anche «e qui -voco», che invita a fare a meno di Dionell’arte di vivere bene: così «La CiviltàCattolica» interviene sull’ultimo lavorodel teologo Vito Mancuso, intitolato «Lavita autentica» (Raffaello Cortina edi -tore). La rivista della Compagnia diGesù, con un articolo di padre GiovanniCucci che apparirà sul prossimo fa -scicolo, esprime varie riserve sul vo lumedi Mancuso, uno dei libri più ven dutidella saggistica nelle ultime set ti mane. Ea conclusione della stroncatura, «LaCiviltà Cattolica» sostiene che Mancuso,con le tesi esposte, non dovrebbe piùfregiarsi del titolo di teologo cattolico.

della vita (la libertà, la verità di se stessi,la giustizia, il bene). Analizzando la con -duzione generale della ricerca di Man -cuso, padre Cucci pone tuttavia alcuniinterrogativi e perplessità di fondo circa isuoi presupposti. E conclude: «Mettendoa confronto le varie parti del libro, il me -no che si possa dire è che la conduzionedel discorso risulta molto ambigua edequivoca, per non dire contraddittoria. Infin dei conti, per Mancuso, Dio ènecessario o no ai fini del discorsosull’autenticità? Le risposte che giungonodal libro non consentono di stabilirlo,poiché si afferma in una pagina quantoviene negato alla pagina successiva».

I GESUITI: Mancuso non si definisca «teologo cattolico»Scrive a tal proposito padre Cucci: «Re -sterebbe da chiedersi come Mancuso,escludendo dal suo discorso la possi bilitàdi Dio, possa ancora presentarsi come unteologo cristiano, e su che cosa verta aquesto punto l’indagine della suadisciplina, ammesso che le parole con -servino ancora un senso».

Il libro di Vito Mancuso tratta untema fondamentale della condizioneumana, riallacciandosi alla concezioneclassica della filosofia intesa come artedi vivere bene.

L’articolo di «La Civiltà Cattolica»presenta i capisaldi essenziali, capaci,secondo l’autore, di favorire l’autenticità

Riceviamo dalle ACLI provinciale e regionaleL’ULTIMO SALUTO A VALERIOIETTO DIRIGENTE DELLE ACLIDI PESARO E URBINO DAL SECONDO DOPOGUERRAIl giorno 31 gennaio è scomparso ilcaro Valerio Ietto, Dirigente delleACLI di Pesaro-Urbino dal secondo

dopoguerra.La Presiden-zaProvincialee Re gionaledel le ACLIricorda ilsuo impegnoe la sua in-stancabilededizione al-le ACLI sindal 1946. Prima di-

pendente poi volontario e dirigente,Valerio Ietto ha dedicato gran partedella sua vita al servizio delle ACLIPesaresi. Nonostante i suoi 90 annida poco compiuti, Ietto ha sempre di-mostrato di reggere ancor più di tan-ti giovani le sfide della modernità di-ventando per le ACLI di Pesaro-Urbi-no e per tutte le ACLI delle Mar-che una vera e propria istituzione“Il funerale è stato eseguito mercoledì 3 febbraio alle ore 10 presso la Parroc-chia Santa Croce, Via Lubiana, 2 Pesaro.

La Presidenza ProvincialeMaurizio Tomassini

La Presidenza RegionaleMarco Moroni

DIOCESI DI SAN MARINO-MONTEFELTRO

VICARIATO DELLA VALMARECCHIA

I FIDANZATIche stanno programmando la celebrazione del Matrimonio

sono invitati agli

INCONTRI di PREPARAZIONEal MATRIMONIO CRISTIANO

che si terranno

a TALAMELLO (SALA “DON BOSCO”)ore 15,00-18,00

con il seguente calendario

DOMENICA 28 FEBBRAIODOMENICA 14 MARZODOMENICA 28 MARZODOMENICA 11 APRILEDOMENICA 25 APRILE

SPOSARSI IN CHIESA È UNA SCELTA DI FEDE

Informazioni e adesioni Don Armando 0541920264

I Parroci dell’Alta Valmarecchia