ILPALCOPIÙSCENICO 2016 CORINALDO STAGIONE TEATRALE · Cos’è il mondo se non un enorme...
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LA SPESA INTELLIGENTE SI.DI.MA srl - via Mattei, 1 CorinaldoTel. 071 67738 - Fax 071 [email protected]
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con il contributo di
Nuova programmazione teatrale: nuovi impegni, sogni, incontri, personaggi, sentimenti. Teatro classico, contemporaneo, danza,
musical; spazio all’Agorà della prosa civile con la rassegna “Pigmenti” e spettacoli di pregio con giovani talenti; teatro per
ragazzi, scolastici e domenicali, con il Teatro Pirata.Un ringraziamento, vero e profondo, come sempre all’Amat e a Teatro
Time, al pubblico, a chi sostiene (anche economicamente), una volta ancora, l’impresa di ritrovarsi attorno e dentro alla magia dell’arte
scenica. E piacevolmente sorprenderci a riflettere: Ma cos’è questo teatro?, occasione di crescita, di aggregazione,
di scontro?; cosa dunque o cos’altro?. La parola a una studentessa poco più che adolescente, innamorata frequentatrice del teatro,
come potrebbe esserlo uno dei nostri ragazzi. Cos’è il teatro? Si dice che il teatro sia finzione; si dice sia l’arte del
mentire. Si dice che il teatro sia l’elogio dell’esibizionismo e del met-tersi in mostra. Niente di più falso! Il teatro è qualcosa di totalmente
diverso. Il teatro è realismo: dietro ogni battuta, ogni gesto non c’è solo lavoro e studio, ma c’è interiorizzazione e immedesimazione
che rispecchiano la personale e sempre nuova visione di uno stesso personaggio da parte di chi lo recita: unica e irripetibile…
Il teatro è verità: è il momento di dire attraverso il proprio ruolo il nostro punto di vista; è provare tutte le emozioni che richiede il
ruolo che interpretiamo e fondersi in esso fino a diventare una cosa sola, apprezzandolo o criticandolo dall’interno… Il teatro non è il
méro mettersi in mostra, ma esporre la propria visione del mondo, le proprie emozioni e la profondità dei personaggi; nulla è lasciato al caso… …così non impariamo forse a vivere? Cos’è il mondo se non un
enorme palcoscenico? Siamo tutti attori inconsapevoli del nostro pic-colo sketch chiamato vita fatto di incontri, scontri, dialoghi, pensieri, comportamenti e linguaggi diversi in contesti diversi. Tutti differenti,
tutti unici, tutti personaggi della grande opera chiamata storia, ma tutti necessari al suo svolgimento…Vorrei però concludere con la
cosa più importante: il teatro aiuta a conoscersi meglio attraverso l’immedesimazione nei vari personaggi. Per fare teatro non serve essere dotati, ma è necessario essere se stessi sino in fondo e far
trasparire la propria personalità… Ora il sipario è aperto, siamo in scena: non restiamo a guardare passivi, ma siamo i protago-
nisti della nostra vita e mostriamo chi siamo.E dunque la zattera del teatro lascia gli ormeggi per intraprendere
un nuovo, fantastico, incuriosito viaggio nei mari inviolati di questo 2016. Per una Corinaldo, sempre più protagonista di uno
spettacolo eterno sul palcoscenico del quotidiano.
Matteo Principi Sindaco di CorinaldoGiorgia Fabri Assessore alla Cultura
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I Due coppie di genitori molto preoccupati.Una cena inevitabile.
Due figli felici.Una tensione incontrollabile.
Una parola inaccettabile: omosessualità.Quando i giovani hanno tutto da insegnare e niente da imparare
dagli adulti.
Che l’amore migliori la vita può sembrare un’ovvietà. Ma la nostra esistenza è invasa da altri sentimenti, dominanti nel nostro
vivere sociale. Siamo coì concentrati sul nostro malessere che ci dimentichiamo ciò che di bello potremmo avere se solo fossimo
meno ottusi. L’amore migliora la vita è una commedia divertente e scorretta sulla necessità di comprendere se stessi e chi ci è vicino, una ‘storia morale’ sulle piccole immoralità quotidiane e sulle ottusità che fatichiamo ad abbandonare. Due coppie di genitori si trovano per discutere di un problema che riguarda
i propri figli. All’inizio i quattro sembrano avere a cuore solo il bene dei propri ragazzi, ma quando si tratta di discutere della
loro omosessualità le cose si complicano. Madri e padri mettono in luce tutta la loro fragilità morale e la loro protervia, diventano
violenti, paurosi, meschini, facendo emergere anche le loro difficoltà di coppia e le loro frustrazioni.
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Ay, Carmela! dello spagnolo José Sanchis Sinisterra racconta la vicenda di due oscuri attori di varietà che nel 1938, durante la guerra civile spagnola, cadono prigionieri dei falangisti e sono costretti, loro malgrado, ad improvvisare per le truppe uno scalcinato ma esilarante spettacolo dal tragico esito finale.In Carmela e Paolino il regista Savelli, d’accordo con l’autore, ha trasportato l’azione nel ‘44, in uno sperduto paese della provincia abruzzese invaso dalle armate tedesche, adattando il ricordo della performance improvvisata da Carmela e Paolino per le truppe d’occupazione ai riferimenti stilistici del varietà e dell’avanspettacolo di Nino Taranto, di Totò, di Anna Magnani a Macario e Rascel. Carmela e Paolino assume così il ruolo di un omaggio affettuoso ad un certo teatro italiano popolare, ma anche il senso di amarognola riflessione sulla capacità (o l’incapacità) di sdegnarsi di fronte alla dignità calpestata tanto dagli orrori della guerra quanto dall’indifferenza e dalle piccole vigliaccherie quotidiane.
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UGADi tutte le tragedie di Shakespeare, Otello, secondo me, è la
più impressionante e la più terribile. Dal momento in cui nel cuore di Otello si insedia la gelosia, il cuore e la mente dello
spettatore sono stretti in una morsa. Amore, pietà, paura, speranza e timorosa sospensione dell’animo lo attraversano.
Forse non esiste argomento più eccitante della gelosia sessuale che sale all’intensità della passione. Una gelosia come quella di Otello converte la natura umana nel caos, e libera la bestia che è nell’uomo. Artefice di questa liberazione è forse il più grande
tra i “villains” shakespeariani, Iago, in cui il male si dispiega sotto forma di una superiorità intellettuale comune solo ad
Amleto e Falstaff. In un’ambientazione tra Medio Oriente antico e la prima Guerra del Golfo, con l’isola di Cipro immaginata
come un decadente avamposto di Occidente accerchiato da un nemico “diverso” culturalmente, che si teme ma non si
conosce davvero, sullo sfondo del tema della diffidenza razziale e culturale si consumerà lo scontro tra “il parto mostruoso” dell’intelligenza di Iago, e la natura romantica e primitiva di Otello. Uno scontro che porterà alla più insopportabile delle
sofferenze, quella dell’innocente Desdemona, e alla sensazione di una civiltà occidentale che crolla sotto il peso delle proprie
stesse conquiste culturali. Carlo Sciaccaluga
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Ti amo, sei perfetto, ora cambia è, per longevità il secondo musical tra quelli prodotti Off-Broadway. Nel 1997 riceve il premio “Outer Critics Circle Award” come “miglior musical Off-Broadway” e si guadagna ben tredici traduzioni in tutto il mondo e numerosi allestimenti. Intelligente e ironica analisi dei rapporti di coppia, lo spettacolo si sviluppa con una serie di quadri a sé stanti, che in progressione compongono un autentico percorso affettivo. L’esilarante musical esplora i tormenti e le tribolazioni dell’essere single, del primo appuntamento, del matrimonio, dei suoceri, fino ad arrivare alla fine di un amore senza lesinare le situazioni imbarazzanti quanto comuni.
Nell’allestire questo cult “off Broadway” mi sono posto soprattutto il problema di arrivare ad una forma ben fruibile dal pubblico italiano, cercando quel gusto più vicino al nostro umorismo e senza perdere mai la tensione tra cantato e recitazione. I momenti musicali creati da Jimmy Robert sono tra i più vari - c’è un po’ di Broadway style, un po’ di operetta, un po’ di country, di jazz, di pop, di gospel- mentre le pungenti liriche di Joe Di Pietro, ottimamente tradotte e adattate da Piero Di Blasio, fanno da collante dell’unità narrativa dei diversi quadri.
Marco Simeoli
giovedì 25 febbraio
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OLADopo i successi televisivi di “Parla con me” ritorna in teatro
presentando al pubblico i momenti più esilaranti dei suoi tanti incontri nel salotto di Serena Dandini, mentre ripercorre a
ritroso la strada segnata dal calore degli amici del bar, la non semplice relazione familiare con l’impertinente suocera, la
movida davanti all’unico bancomat di La Spezia, i suoi ricordi di bambino quando sognava di poter divenire un moderno Robin
Hood, di quando gli fu regalato il vestito da Zorro in occasione del suo ventiseiesimo compleanno. Ma più di tutto viene messo
in scena l’esilarante sconcerto di chi si rende conto che solo una risata potrà seppellire la vacuità, il silicone e il sorriso a
trentadue denti.
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Difficile descrivere in poche righe quello che in scena dicono le parole, l’intelligenza che le ha pensate e scritte, le emozioni
e le riflessioni che provocano, i suoni, la musica... Quello che è certo è che Gaber, io e le cose, oltre a citare la mia canzone
preferita, dice in sintesi quello che Gaber rappresenta per me: attraverso le parole scritte da lui insieme all’inseparabile
Sandro Luporini, metto a nudo l’essere umano dei nostri tempi, il suo cuore, la sua identità persa e ritrovata, analizzando
in modo un po’ spietato le sue responsabilità. C’è la mia vita, la mia coscienza, la mia speranza, la fede nell’uomo,
nonostante tutto. L’originalità di questa operazione è anche nella scelta della direzione musicale: Régis Huby è un brillante compositore, violinista di straordinario talento e originalità, le strumentazioni di cui si serve non sono puramente acustiche e
il risultato è un impatto sonoro di grande raffinatezza.Maria Laura Baccarini
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La musica traccia un’evoluzione al cui interno è disegnata insieme la storia dell’uomo e un’incessante ricerca di bellezza. Come in una bottega d’arte si preparano quei pezzi che rappresentano il meglio della produzione, così nella fucina della Compagnia E.sperimenti si dà vita ad E.sperimenti Dance Craft, un trittico tratto dalle produzioni principali della compagnia: Hopera, Per…Inciso e Convergenze. Tre parti in cui si passa dalla sperimentalità tribale della musica elettronica di Convergenze, fatta di ritmi ancestrale e raffinatezze soniche, alle sue suggestioni delle arie del Bel Canto di Hopera, alla cantautorialità leggera ma dai contenuti densi di Per…Inciso.Minimo comune multiplo del trittico il linguaggio gestuale energetico, frizzante e mai ripetitivo di questa compagnia che fin dall’esordio ha dimostrato l’abilità di unire tradizione e innovazione e di mettere d’accordo pubblici diversi per età, estrazione ed interessi.
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Facciamo che…c’è un piccolo villaggio dell’ex Jugoslavia e che da lì inizia il nostro viaggio. Si passa per l’Africa, Asmara, da
cui durante la seconda guerra mondiale partivano le navi della croce rossa per l’Italia. Con una di quelle navi la nostra storia
sbarca a Napoli e magicamente gli anni ’40 diventano i favolosi anni ’60, per poi proseguire dentro antiche leggi e tabù del
profondo sud, in un piccolo paesino sperduto della Basilicata, da cui si parte di nuovo, scappando, per raggiungere la Roma degli anni ’70 infuocata dalle contestazioni, tra nonni slavi e
ladri, mariti violenti, amanti, riunioni politiche, rivolte, la nascita inattesa di un figlio, e il sogno di una stanza tutta per sé, di un lavoro da maestra dentro quella scuola pubblica pensata come
luogo da proteggere deputato alla crescita e alla trasformazione della società. E infine, arrivati ai nostri giorni, si sbarca in
un piccolo paesino della provincia di Roma, davanti al mare. Carmen che non vede l’ora, prima ancora di tradursi sulla scena,
è stato l’incontro con una biografia, con la storia di una donna incontrata durante uno dei nostri laboratori teatrali. Quella
biografia è andata trasformandosi durante il lavoro; parlava di noi, del nostro paese, ci poneva domande sul senso del
raccontare ancora storie che ci riguardano. Carmen è il viaggio di una donna qualunque alla ricerca della sua libertà, ma è anche
il viaggio di un uomo alla ricerca della sua coscienza.
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sabato 30 gennaio ore 21.15
Ferocia porta in scena tre storie di donne delle 18 dello stesso Format. Tre diverse vite che si intersecheranno sul palco. Acidamente e beffardamente. Una giovane donna innamorata, una professionista alto-borghese ed una madre. Tre donne che vogliono raccontarsi, ricordare e scrollare la nostra attenzione. Un arabesco pulsante di “necessità ed urgenza di parlare”, un memento tagliente. “Storie di donne” è infatti un progetto che racconta storie italiane di barbarie “tra le mura poco domestiche” e che per la prima volta mette in scena non solo vicende di donne ma anche di uomini - uomini che hanno agito violenza o che sono riusciti a domare le loro pulsioni violente - decidendo di aderire a percorsi come quelli del C.A.M. (Centro Ascolto Uomini Maltrattanti) che l’Evento presenterà e sosterrà.Le storie – prendendo vita dalla quotidianità nuda e cruda – hanno spesso un “taglio caustico ed a tratti ironicamente acido”, che è la cifra stilistica della stessa autrice. Ognuna di queste non è la mera narrazione di un unico fatto di cronaca, poiché raccontare la crudeltà del fenomeno rischierebbe di abusare una vita che già di suo è stata intrisa di soprusi e dolorosa profanazione. Ogni storia messa in scena è il puzzle di tante storie quotidiane che hanno alla base le stesse violente dinamiche culturali ed emotive.
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Iraq, Afghanistan, Medio Oriente, Europa. Un linguaggio universale. Quello delle donne. E quello delle madri.
“Lo spettacolo Malafemmina” - spiega Francesco Zarzana nelle sue note - “racconta storie vere, che lo fanno diventare un vero
e proprio teatro di servizio, ponendo allo spettatore spunti di riflessione, trasmettendo esperienze, immagini e sensazioni in
una ricostruzione poetica che è quella tipica del palcoscenico”. Nel racconto, donne e storie di donne. Un’immagine speculare
di ciò che hanno dentro. Raccontarsi. Riviversi. E rovistare dentro se stesse. Al limite tra pubblico e privato, lecito o illecito,
malvagità e normalità. Una giornalista uccisa al ritorno dalla spesa, il silenzio del deserto, lo sguardo nascosto di una madre
dietro un burqa, la vita spezzata di una donna che ha amato in maniera completa, un barcone volutamente rovesciato nel Mediterraneo che infrange i sogni di un futuro migliore, una
donna ebrea scampata ai campi di concentramento che diventa araba per amore, celando la sua vera identità. Madre sulla
scena come nella vita, Caterina Vertova crede profondamente in questa nuova proposta: “Essere attrice, per me, vuol dire
cercare un rapporto con il se più profondo. È necessario scavare dentro le proprie contraddizioni, per trovare il coraggio e la forza di restituire al pubblico un racconto emotivo davvero
immerso nella realtà e nella responsabilità del vivere sociale”.
sabato 27 febbraioore 21.15
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sabato 19 marzo ore 21.15
Dopo un decennio di carriera fra il dentro e il fuori, Salvatore Striano, in arte Sasà, si racconta al pubblico attraverso le suggestioni di vari Autori legati al suo percorso artistico. Primo fra tutti proprio Jean Genet.Sasà – una provocazione vivente – ha bisogno di qualcuno accanto che gli ricordi “chi sì, chi sì stato e addo tagg’ truvat’…” (come dice Prospero ad Ariele nella Tempesta “eduardiana”). Fabio Cavalli* si presta a questo ruolo, lui che è regista, autore, attore, direttore del Teatro Libero di Rebibbia e docente universitario a Roma Tre, ma soprattutto mentore di Sasà in galera. Insieme, se il pubblico lo desidera, presentano al pubblico il film che ha riscattato entrambi, Fabio e Sasà, dall’oscurità del teatro di Rebibbia: “Cesare deve morire” dei fratelli Taviani, Orso d’Oro al Festival di Berlino, candidato agli Oscar 2013, che documenta la messa in scena penitenziaria del Giulio Cesare di Shakespeare con Sasà fra i protagonisti detenuti. Insomma: Tutto ciò che avreste voluto sapere sulla galera e non avete mai osato chiedere.
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martedì 12 gennaio
L’amore migliora la vitagiovedì 14 gennaio
Carmen che non vede l’oragiovedì 28 gennaio
Carmela e Paolinosabato 30 gennaio
Ferociagiovedì 18 febbraio
Otellodomenica 21 febbraio
Arcoirisgiovedì 25 febbraio
Ti amo, sei perfetto, ora cambiasabato 27 febbraio
Malafemminagiovedì 4 marzo
Sparla con medomenica 6 marzo
Il libro delle fantapaginemartedì 8 - mercoledì 9 marzo
Yo Yo Piederuotagiovedì 10 marzo
Doralinda e le muse ovinevenerdì 11 marzo
E.sperimenti dance craftssabato 19 marzo
Tutto ciò che avreste voluto sapere sulla galera …e non avete mai osato chiedere
domenica 20 marzo
Cantafavolemercoledì 6 - giovedì 7 aprile
Le avventure di Pulcinovenerdì 15 aprile
Gaber, io e le cosemercoledì 20 aprile
Arrivi e partenze. Storie in valigiaUna
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Gisella BincoLe cinque fanciulle120 cm ferro ed ottoneVerona, 7 luglio 1972
Ilaria CastellanoSunflowermisure non definibili (altezza circa 40 cm) rame, ottone, ferro, sbalzo e saldaturaSesto Fiorentino, 11 luglio 1992
Sonia FiacconiMondo sconosciuto40x35x103 cm rame, ferro, ottoneFermo, 16 aprile 1973
Erica MarchettiLa collina è donna30x75x50 cm ferro, sbalzo saldatura su metalloSenigallia, 15 Settembre 1987
Annalice MazzantiI guardiani del cuorelato 120 cm x75x45 cm tondini di acciaio, saldatura
Masa PaunovicBalle di fieno100x150x120 cm ferro e rame, saldaturaBelgrado, Serbia 30 novembre 1981
Il progetto nasce per non perdere vent’anni di Tam. Direte voi, “ma cos’è TAM?”Tam é conoscenza, condivisione, tatto, apprendimento, grazia e territorio. Un pro-getto voluto da Arnaldo Pomodoro che dà la possibilità dal 1990 ad artisti e studenti di APPRENDERE una forma di espressione ulteriore. La scultura é intesa come salda-tura, sbalzo, cesello, incastonatura, come sentire, maneggiare, sporcarsi le mani, col-laborare. Tre mesi di vita a stretto contatto con il territorio di Pietrarubbia, professori e professionisti che attraverso lezioni fron-tali, cooperazione e collaborazione guidano gli artisti (e non) nel loro percorso di cre-scita. Con la collaborazione del comune di Corinaldo (AN) ed il comune di Pietrarubbia (PU), siamo riusciti a salvare le opere di sei DONNE, in concomitanza con la rassegna di Teatro Civile che si terrà al Teatro Goldoni di Corinaldo, che riguarda il mondo femminile molto da vicino. Mi viene da dire “GRAZIE” per ognuno di quei ragazzi che ha potuto as-sistere a questo percorso meraviglioso. At-tualmente questa meraviglia non esiste più, ma vogliamo mostrare le POSSIBILITÀ che ha offerto...e chissà...riportarlo alla vita.
Erica Marchetti
nulla di quanto... …metalloMostra di sculture Corinaldo Teatro Carlo Goldoni12 gennaio / 20 aprile
la mostra rimarrà aperta in concomitanza con gli orari degli spettacoli
per non perdere T.A.M.laboratorio creato da Arnaldo Pomodoro
Teatro Carlo Goldoni Corinaldocell. 338 6230078 - [email protected]
Dato il numero limitato dei posti, la prenotazione è obbligatoria sempre, tre giorni prima di ogni spettacolo
abbonamenti al botteghino del teatro28 e 29 novembre 2015 ore 10-12 e 16-19
dal 30 novembre al 4 dicembre 2015 ore 16-191° settore € 90,002° settore € 75,00
1° settore € 18,002° settore € 15,00
diritto di prevendita € 2,00
riduzione per ragazzi 16-30 anni1° settore € 15,002° settore € 12,00
28 febbraio 2016 Malafemmina19 marzo 2016 Tutto ciò che avreste voluto sapere sulla galera
biglietto ingresso € 4,00insegnanti ed accompagnatori gratuito
info e prenotazioni: tel. 0731 56590 ATGTP (Associazione Teatro Giovani – Teatro Pirata)
biglietti d’ingresso € 5,00 posto unicoapertura biglietteria del Teatro Goldoni dalle ore 16
info e prenotazioni: tel. 0731 56590 ATGTP (Associazione Teatro Giovani – Teatro Pirata)
[email protected] - www.atgtp.it
INFO
ABBONAMENTIE BIGLIETTI
BIGLIETTI SPETTACOLI IN ABBONAMENTO
OMAGGIO AGLI ABBONATI
TEATRO RAGAZZISCUOLE
LA DOMENICADEI BAMBINI
INF
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PR
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