ILFT20100908

17
1,20 – Arretrati: 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 Mercoledì 8 settembre 2010 – Anno 2 – n° 237 Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 www.ilfattoquotidiano.it Investimenti sulla scuola pubblica: peggio di noi solo la Slovacchia. Meglio buttare i soldi sul Ponte di Messina MANDA AVANTI MINZOLINI B. MINACCIA NAPOLITANO Al Tg1 il vero portavoce del Caimano chiede il voto anticipato e dice no ai “governicchi”. Poi attacca Fini Minzolingua e il Kamasutra di Marco Travaglio A proposito della portata eversiva delle cronache dall’estero, giunge notizia delle furibonde polemiche suscitate a Londra dalla visita di Mark Thompson, direttore generale della Bbc, al numero 10 di Downing Street per incontrare il portavoce del premier Cameron. La stampa britannica, alla vista della foto che immortala il numero uno della tv pubblica entrare nella residenza del primo ministro, fa notare che “l’appuntamento è del tutto irrituale, inedito e molto preoccupante”. Nessuno infatti è riuscito a trovare qualche precedente del genere. Il leader laburista Miliband chiede alla Bbc di “fugare anche il più piccolo dubbio che la sua indipendenza editoriale sia stata compromessa”. E Thompson replica che “nell’incontro non è avvenuto nulla di compromettente per l’indipendenza della testata”. Tutto questo a Londra. Ora fate un bel respiro, cercate di restare seri e pensate intensamente a Bruno Vespa e Augusto Minzolini, responsabili dell’informazione e approfondimento sulla prima rete della tv pubblica italiana. I due sono di casa a Palazzo Grazioli e nelle altre ville del Residente del Consiglio, ma questo è l’aspetto meno rilevante, anche se a Londra basterebbe a dare scandalo. Figurarsi che si direbbe di loro in un altro Paese se si sapesse che il primo pubblica i suoi libri per la casa editrice di B. (Mondadori) e il secondo ha tenuto per anni una rubrica su un settimanale edito da B. ( Pa n o ra m a ) prima che B. lo nominasse direttore del Tg1 ad personam. Nessun giornale e nessun Pd ha chiesto ai vertici Rai di “fugare anche il più piccolo dubbio che la sua indipendenza editoriale sia stata c o m p ro m e s s a ”. Anche perché la richiesta andrebbe inoltrata a Masi, pure lui nominato da B. Masi del resto è occupatissimo: deve convincere Vespa a condurre il Festival di Sanremo con i colleghi Pippo Baudo, Emanuela Arcuri ed Elisabetta Canalis. Ma l’insetto fa il ritroso e non ha ancora sciolto la riserva: dipenderà dai décolleté della Arcuri e della Canalis, viste le tempeste ormonali senili che già lo colpirono in una celebre puntata di Porta a Porta dedicata ai seni siliconati e che sono riesplose l’a l t ra sera al premio Campiello, quando lo sguardo lubrico dell’anziano satiro maculato si è posato sulle grazie di una giovane scrittrice trattata da velina. In compenso la Rai seguita a ignorare le clamorose novità della politica, regalando praterie inesplorate a La7 di Mentana che ha quadruplicato gli ascolti con un vecchio e subdolo trucco sconosciuto al servizietto pubblico: dare le notizie (poi, certo, non vedere più la faccia e le camicie di Piroso aiuta). L’altra sera, mentre La7 seguiva passo passo la svolta di Fini e la crisi del governo B, l’insetto mandava in onda uno speciale Porta a Porta dedicato a Fiorello e alla sua signora. Minzolingua invece sperimentava la nuova par condicio preelettorale facendo commentare il discorso di Fini a Gasparri e a Cicchitto, l’uno in rappresentanza del Pdl, l’al t ro della P2 (mancavano purtroppo i delegati della P3, trattenuti da un legittimo impedimento: sono tutti in galera). Ieri poi, vedendo B. in stato confusionale, gli ha dato la linea con un sapido editoriale dei suoi. Contro Fini, chi l’avrebbe mai detto (c’era pure La Russa, per par condicio). “Io – spiegava l’a l t ro giorno Scodinzolini a L i b e ro – cerco di fare un tg equilibrato, che dà spazio a tutti. I numeri sono abbastanza chiari”. Infatti il Tg1 perde ascolti a rotta di collo. “Io – proseguiva il fine umorista – ho dato un’anima al Tg1 e non sono affatto fazioso, ma pluralista, avendo come interlocutore il Paese”. Niente di meno. Infatti “abbiamo intervistato Bersani e anche Epifani”. Roba forte. E, beninteso, “quando non sarò d’accordo col premier lo dirò ch i a ra m e n t e ”. Gliele canterà chiare. Ma già “in questi mesi abbiamo dimostrato di saper andare controcorrente, prendendo posizioni scomode”. Quasi tutte quelle del Kamasutra, ma soprattutto una: B. sopra e lui sotto. NON SOLO GHEDDAFI x I conflitti di interesse dietro la battaglia sulle strategie Unicredit, tutto in famiglia Dimissioni del presidente della Camera: il Quirinale gela il premier e Bossi. Il Pdl chiama alla piazza: il 3 ottobre adunata a Milano pag. 2 - 3 z di Antonio Padellaro dc N on è uno scherzo, ma ieri sera negli am- bienti politici e nelle redazioni dei giorna- li si attendeva con curiosità l’“editoriale” del ventrilo- quo di Berlusconi, Minzoli- ni, per capirci qualcosa nel casino di un governo ormai fuori controllo. Dagli scher- mi del Tg1, il portavoce del Caimano ha diramato gli or- dini: elezioni al più presto e che Napolitano non si azzar- di a fare “ribaltoni” con “go- vernicchi” improvvisati. Sulla pretesa (bofonchiata da Bossi a nome del socio di Arcore) di far dimettere Fini dalla presidenza della Ca- mera, invece, silenzio. E si capisce, visto che è stata ri- spedita al mittente dal Qui- rinale e presa a ridere dallo stesso Fini (nel frattempo intervistato da Mentana). A questo punto, nel caos, re- stano poche cose certe. 1) Il 29 luglio B. espelle Fini dal Pdl pensando che lo se- guiranno in pochi. Si sba- glia. La consistenza dei gruppi parlamentari di Fu- turo e libertà è tale da far ballare la maggioranza. 2) La Lega vuole il voto ma B. – sondaggi alla mano – sa che le elezioni sono un ri- schio. Per andare avanti chiede ai finiani di votare cinque punti generici del programma (da cui scompa- re l’indecente processo bre- ve). 3) A Mirabello Fini dice sì ai cinque punti, ma rivendica totale libertà d’azione maz- zolando premier e colon- nelli. 4) B. comprende che peg- gio del voto è farsi logorare da Fini e gioca la carta dello sfascio. Se il nemico non sloggia, lui smette di far fun- zionare il Parlamento. E al- lora il capo dello Stato non potrà che sciogliere le Ca- mere. E se invece cercasse una nuova maggioranza? Bè, ci pensa Minzolini. U di Antonio Tabucchi SE LO STATO È SCHIFANI Q uando mai lo Stato va alle feste dei partiti? È im- pensabile in qualsiasi Paese democratico occi- dentale. Alla festa di un partito ci può andare il pri- mo ministro del partito al governo. pag. 18 z U di Ferruccio Sansa GRILLO: TERREMOTO IL PARLAMENTO L e contestazioni a Schifani? Noi lo invitiamo a Ce- sena. Però se viene deve rispondere su tutto. Beppe Grillo sta preparando l’appuntamento del 25 e 26 settembre. pag. 5 z n gran bretagna Moglie e prostituta, Carla imbarazza i Conservatori Citati pag. 12z CATTIVERIE Capezzone definisce deludente il discorso di Fini. Non gli ha nemmeno fatto un’offerta di lavoro (www.spinoza.it) POLLICA x Il sindaco ucciso VASSALLO ERA UN OSTACOLO NON SOLO PER LA CAMORRA U di Salvatore Cannavò FIAT, PARTE LO SCONTRO F I NA L E L a decisione era annun- ciata ma ha una valenza politica innegabile che re- cepisce i desiderata della Fiat e individua in Cisl e Uil gli interlocutori sinda- cali fondamentali. pag. 10 z Prestiti di Profumo per salvare l’azienda in difficoltà di Biasi, presidente della fondazione Cariverona, primo azionista della banca Malagutti pag. 11 z Fierro pag. 7 z (FOTO ANSA) y(7HC0D7*KSTKKQ( +z!"!}!"!:

Transcript of ILFT20100908

Page 1: ILFT20100908

€ 1,20 – Arretrati: € 2,00Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)

Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

M e rc o l e d ì 8 settembre 2010 – Anno 2 – n° 237Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Romatel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

w w w. i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

Investimenti sulla scuola pubblica: peggio di noi solo laSlovacchia. Meglio buttare i soldi sul Ponte di Messina

MANDA AVANTI MINZOLINIB. MINACCIA NAPOLITANOAl Tg1 il vero portavoce del Caimano chiede il voto

anticipato e dice no ai “gove r n i c c h i ”. Poi attacca Fini

Minzolinguae il Kamasutra

di Marco Travaglio

Aproposito della portata eversiva dellecronache dall’estero, giunge notizia dellefuribonde polemiche suscitate a Londra dallavisita di Mark Thompson, direttore generale

della Bbc, al numero 10 di Downing Street perincontrare il portavoce del premier Cameron. Lastampa britannica, alla vista della foto che immortalail numero uno della tv pubblica entrare nellaresidenza del primo ministro, fa notare che“l’appuntamento è del tutto irrituale, inedito emolto preoccupante”. Nessuno infatti è riuscito atrovare qualche precedente del genere. Il leaderlaburista Miliband chiede alla Bbc di “fugare anche ilpiù piccolo dubbio che la sua indipendenzaeditoriale sia stata compromessa”. E Thompsonreplica che “nell’incontro non è avvenuto nulla dicompromettente per l’indipendenza della testata”.Tutto questo a Londra. Ora fate un bel respiro,cercate di restare seri e pensate intensamente aBruno Vespa e Augusto Minzolini, responsabilidell’informazione e approfondimento sulla primarete della tv pubblica italiana. I due sono di casa aPalazzo Grazioli e nelle altre ville del Residente delConsiglio, ma questo è l’aspetto meno rilevante,anche se a Londra basterebbe a dare scandalo.Figurarsi che si direbbe di loro in un altro Paese se sisapesse che il primo pubblica i suoi libri per la casaeditrice di B. (Mondadori) e il secondo ha tenutoper anni una rubrica su un settimanale edito da B.(Pa n o ra m a ) prima che B. lo nominasse direttore delTg1 ad personam. Nessun giornale e nessun Pd hachiesto ai vertici Rai di “fugare anche il più piccolodubbio che la sua indipendenza editoriale sia statac o m p ro m e s s a ”. Anche perché la richiesta andrebbeinoltrata a Masi, pure lui nominato da B. Masi delresto è occupatissimo: deve convincere Vespa acondurre il Festival di Sanremo con i colleghi PippoBaudo, Emanuela Arcuri ed Elisabetta Canalis. Mal’insetto fa il ritroso e non ha ancora sciolto lariserva: dipenderà dai décolleté della Arcuri e dellaCanalis, viste le tempeste ormonali senili che già locolpirono in una celebre puntata di Porta a Portadedicata ai seni siliconati e che sono riesplose l’a l t rasera al premio Campiello, quando lo sguardolubrico dell’anziano satiro maculato si è posato sullegrazie di una giovane scrittrice trattata da velina. Incompenso la Rai seguita a ignorare le clamorosenovità della politica, regalando praterie inesplorate aLa7 di Mentana che ha quadruplicato gli ascolti conun vecchio e subdolo trucco sconosciuto alservizietto pubblico: dare le notizie (poi, certo, nonvedere più la faccia e le camicie di Piroso aiuta).L’altra sera, mentre La7 seguiva passo passo la svoltadi Fini e la crisi del governo B, l’insetto mandava inonda uno speciale Porta a Porta dedicato a Fiorello ealla sua signora. Minzolingua invece sperimentava lanuova par condicio preelettorale facendocommentare il discorso di Fini a Gasparri e aCicchitto, l’uno in rappresentanza del Pdl, l’a l t rodella P2 (mancavano purtroppo i delegati della P3,trattenuti da un legittimo impedimento: sono tutti ingalera). Ieri poi, vedendo B. in stato confusionale, gliha dato la linea con un sapido editoriale dei suoi.Contro Fini, chi l’avrebbe mai detto (c’era pure LaRussa, per par condicio). “Io – spiegava l’a l t rogiorno Scodinzolini a L i b e ro – cerco di fare un tgequilibrato, che dà spazio a tutti. I numeri sonoabbastanza chiari”. Infatti il Tg1 perde ascolti a rottadi collo. “Io – proseguiva il fine umorista – ho datoun’anima al Tg1 e non sono affatto fazioso, mapluralista, avendo come interlocutore il Paese”.Niente di meno. Infatti “abbiamo intervistatoBersani e anche Epifani”. Roba forte. E, beninteso,“quando non sarò d’accordo col premier lo diròch i a ra m e n t e ”. Gliele canterà chiare. Ma già “inquesti mesi abbiamo dimostrato di saper andarecontrocorrente, prendendo posizioni scomode”.Quasi tutte quelle del Kamasutra, ma soprattuttouna: B. sopra e lui sotto.

NON SOLO GHEDDAFI x I conflitti di interesse dietro la battaglia sulle strategie

Unicredit, tutto in famiglia

Dimissioni del presidentedella Camera: il Quirinalegela il premier e Bossi. Il Pdlchiama alla piazza: il 3 ottobreadunata a Milano pag. 2 - 3z

di Antonio Padellarodc

Non è uno scherzo, maieri sera negli am-bienti politici e nelleredazioni dei giorna-

li si attendeva con curiositàl’“editor iale” del ventrilo-quo di Berlusconi, Minzoli-ni, per capirci qualcosa nelcasino di un governo ormaifuori controllo. Dagli scher-mi del Tg1, il portavoce delCaimano ha diramato gli or-dini: elezioni al più presto eche Napolitano non si azzar-di a fare “r ibaltoni” con “go -ver nicchi” i m p rov v i s a t i .Sulla pretesa (bofonchiatada Bossi a nome del socio diArcore) di far dimettere Finidalla presidenza della Ca-mera, invece, silenzio. E sicapisce, visto che è stata ri-spedita al mittente dal Qui-rinale e presa a ridere dallostesso Fini (nel frattempointervistato da Mentana). Aquesto punto, nel caos, re-stano poche cose certe.1) Il 29 luglio B. espelle Finidal Pdl pensando che lo se-guiranno in pochi. Si sba-glia. La consistenza deigruppi parlamentari di Fu-turo e libertà è tale da farballare la maggioranza.2) La Lega vuole il voto maB. – sondaggi alla mano – sache le elezioni sono un ri-schio. Per andare avantichiede ai finiani di votarecinque punti generici delprogramma (da cui scompa-re l’indecente processo bre-ve ) .3) A Mirabello Fini dice sì aicinque punti, ma rivendicatotale libertà d’azione maz-zolando premier e colon-nelli.4) B. comprende che peg-gio del voto è farsi logorareda Fini e gioca la carta dellosfascio. Se il nemico nonsloggia, lui smette di far fun-zionare il Parlamento. E al-lora il capo dello Stato nonpotrà che sciogliere le Ca-mere. E se invece cercasseuna nuova maggioranza?Bè, ci pensa Minzolini.

Udi Antonio Tabucchi

SE LO STATOÈ SCHIFANI

Q uando mai lo Stato va alle feste dei partiti? È im-pensabile in qualsiasi Paese democratico occi-

dentale. Alla festa di un partito ci può andare il pri-mo ministro del partito al governo. pag. 18 z

Udi Ferruccio Sansa

GRILLO: TERREMOTOIL PARLAMENTO

L e contestazioni a Schifani? Noi lo invitiamo a Ce-sena. Però se viene deve rispondere su tutto.

Beppe Grillo sta preparando l’appuntamento del25 e 26 settembre. pag. 5 z

ngran bretagna

Moglie e prostituta,Carla imbarazzai Conservatori

Citati pag. 12z

C AT T I V E R I ECapezzone definiscedeludente il discorso di Fini.Non gli ha nemmeno fattoun’offerta di lavoro

( w w w. s p i n o z a . i t )

POLLICAx Il sindaco ucciso

VASSALLO ERA UN OSTACOLONON SOLO PER LA CAMORRA

Udi Salvatore Cannavò

FIAT, PARTELO SCONTROF I NA L E

L a decisione era annun-ciata ma ha una valenza

politica innegabile che re-cepisce i desiderata dellaFiat e individua in Cisl eUil gli interlocutori sinda-cali fondamentali.

pag. 10 z

Prestiti di Profumo per salvarel’azienda in difficoltà di Biasi,presidente della fondazioneCariverona, primo azionistadella banca Malagutti pag. 11z Fierro pag. 7 z

(FOTO ANSA)

y(7HC0D7*KSTKKQ( +z!"!}!"!:

Page 2: ILFT20100908

pagina 2

E oggi in Commissione

resuscita

il processo breve

A nche se non sarà nella mozione sullaGiustizia che il governo presenteràalle Camere, il ddl sul processo

breve riprende il suo cammino in commissioneGiustizia a Montecitorio, dove è fermo da circasette mesi. Berlusconi è stato chiaro nel suomessaggio ai Promotori della libertà: ilprocesso breve non sarà nel documento su cui

verrà chiesta la fiducia. Questo non toglie peròche il confronto possa continuare inParlamento, dove il ddl, dopo l’ap p rov a z i o n edel legittimo impedimento, lo scorso febbraio,si era fermato su ‘un binario morto’. Questopomeriggio, da calendario in commissione, cisarà un ufficio di presidenza, intorno alle 15,durante il quale il Pdl ribadirà la sua richiesta.

“Ci aspettiamo - spiega Costa - che si rispettiquello che è stato messo all'ordine del giorno”.E il ddl sul processo breve è al terzo punto,dopo l'audizione del capo del Dap Franco Iontasulle disposizioni a tutela del rapporto tradetenute madri e figli minori e una sedeconsultiva per la ratifica di un accordointernazionale .

di Alessandro Ferrucci

Il suo “scudo” l'ha trovato,Gianfranco Fini: è la Costi-tuzione. La brandisce nel-lo studio de La7, durante

l'intervista con Enrico Menta-na, a volte come un'arma, altrecome un breviario. Dipendedalle domande, dalla necessi-tà, dal destinatario. “Se salgo-no al Colle per chiedere le miedimissioni (Silvio Berlusconi eUmberto Bossi, ndr) vuol direche sono degli analfabeti deldiritto costituzionale e parla-mentare. Se vedranno il presi-dente della Repubblica saràper parlare della situazionepolitica e questo mi sembraben doveroso”, esordisce.Quindi, niente dimissioni:

“Presidente lo sono ora e lo sa-rò per tutta la legislatura”. E loafferma con tono fermo deci-so, le sillabe scandite quasi co-me un insegnante di dizione,della serie: oh, da qui non sipassa, devono capire bene tut-ti di cosa stiamo parlando. Lasua maschera muta solo nellaparte finale, quando è costret-to a rispondere alle domandesulla casa di Montecarlo, cosìsi trincera dietro “la magistra-tura darà le sue risposte, equalcuno risponderà di que-sto”.Lo ripete più volte, ma è menotranquillo: si gratta a lungo laguancia destra per prenderetempo, fiato. E dopo aver mol-lato la Carta sul tavolo, aggiun-ge: “Della vendita dell’appar-

tamento non l’ha saputo da me(Giancarlo Tulliani, ndr), mada altri nel Principato. E io nonci sono mai stato”

COMUNQUE, non nascon-de la mano dopo aver lanciato isuoi “massi” dal palco di Mira-bello, e ribadisce che il giudi-zio da traditori sui Colonnelli(“Hanno cambiato generale, esono disposti a farlo nuova-mente”), è frutto di una rifles-sione “nata con il freno a manot i ra t o ”. O quando confermache il Pdl “non esiste più” e che“qualcuno ha una concezioniproprietaria delle istituzioni”.Il famoso partito-azienda.Quindi spiega: “Possono cac-ciarmi solo se vengo meno al-l'articolo 8, ai miei doveri di

L’INTERVISTA Lorenzo Cuocolo, costituzionalista della “Bocconi”

“Dimissionare il nemico? Non bussare al Colle”di Beatrice Borromeo

L a richiesta fatta dalla cordatadi ferro Umberto Bossi e Sil-

vio Berlusconi d’incontrare ilpresidente della Repubblicaper “sollecitare le dimissioni diFi n i ” è una provocazione o unserio tentativo di delegittimareil nemico del momento, Gian-franco Fini? “Se il presidentedel Consiglio avesse un mini-mo di sensibilità istituzionale,incontrerebbe Napolitano so-lo per informarlo della situa-zione politica. Ma non può as-solutamente ottenere o solle-citare le dimissioni del presi-dente della Camera: è lecitoaspettarsi che Napolitano ne-ghi di avere qualunque compe-tenza in materia”, spiega Lo-renzo Cuocolo, professore diDiritto costituzionale all’Uni -

Presidente, di rappresentantedella Camera e dello svolgi-mento dei lavori”. E per lui, ov-vio, non è mai successo “so-prattutto quando la maggioran-za mi ha applaudito dopo avercalendarizzato a fine luglio ilddl sulle intercettazioni”. Det-ta anche legge-bavaglio, la stes-sa che ha massacrato la maggio-ranza tra favorevoli, contrari edubbiosi, e ha portato il Quiri-nale a manifestare esplicita-mente dubbi o preoccupazio-ni. E che gli ha consentito dilanciare un altro “masso” ver soRenato Schifani, da qualchetempo uscito allo scopertocontro le scelte del leader di Fu-turo e Libertà: “Un testo note-volmente migliorato rispetto aquello uscito dal Senato”.

CAPITOLO ELEZIONI:“Votare ora sarebbe da irre-sponsa bili” e “il governo devepensare a governare”. Certo,aggiunge subito dopo, “noncome ha fatto finora. Ma pre-stando ascolto, ad esempio, adiniziare dalla discussione di co-me tradurre in concreto i puntidel programma per migliorarlie limitare i danni” alla colletti-

versità Bocconi di Milano.Professor Cuocolo, cosacerca di ottenere Berlusco-ni dal Quirinale?Forse tenta di mettere sottopressione Napolitano per spin-gerlo a sciogliere le Camere in-vece che a trovare soluzionitransitorie. Ma, tecnicamente,il presidente della Repubblicaha un rigido ruolo di garanzia.E il nostro è un sistema rigoro-samente improntato sulla se-parazione dei poteri. Ancorpiù importante, c'è il principiodi autonomia della singola Ca-mera. Se nemmeno il Senatopuò intervenire sulla Camera,figuriamoci il presidente dellaR e p u bbl i c a .In che modo, allora, il pre-mier può ottenere le dimis-sioni di Fini?Non può. La Costituzione ri-

chiede maggioranze molto ele-vate per eleggere il presidentedella Camera proprio perché èun soggetto di garanzia, dev'es-sere super partes e fare l'inte-resse dell'istituzione. Il regola-mento della Camera non pre-vede alcun procedimento direvoca del ruolo. Non esistonomeccanismi di sfiducia pro-prio perché il presidente dellaCamera deve poter lavoraresenza sottostare a un continuoricatto politico.Però Fini, dopo la festa di Mi-rabello, è stato accusato diparlare da leader di partitoe non da garante super par-tes.Questo è il punto delicato. Mafinché Fini resta imparzialenell'esercizio delle sue funzio-ni, il problema non si pone. Epoi, storicamente, il presiden-

Il Caimano? “Un analfabetadella Costituzione”

FINI DA MENTANA: NON ME NE VADO, IL PREMIER PENSIA GOVERNARE. VOTO A PRIMAVERA? SIAMO PRONTI

vità. Se così non fosse, assicura,“Futuro e Libertà sarebbe pron-tissimo al voto in primavera”.Anche se, ricorda, in caso ve-nisse meno la maggioranza, “laparola passerebbe al Capo del-lo Stato”. Questi i paletti. Inqualche modo anche più rigidi,netti rispetto a quelli issati allaFesta Tricolore, dove la pro-spettiva di un partito era statapiù soffusa. Velata. Tanto daaver deluso gran parte della fol-la presente in Emilia, desidero-

te della Camera oltre a essereun politico è spesso leader diun partito, basti pensare a Fau-sto Bertinotti e a Pier Ferdinan-do Casini. Insomma, il proble-ma non è certo che Fini crei ilnuovo partito “Futuro e liber-tà”, ma che rimanga un presi-

dente imparziale.E cosa succede se lo scontrotra Pdl e Fini si trasforma inun ostruzionismo che para-lizza i lavori parlamentari? Ideputati fedeli a Berlusconipotrebbero disertare la Ca-mera?Potrebbero tentare, ma è peri-coloso. Il Pdl rischierebbe diandare in minoranza sui prov-vedimenti. Una sorta di Aven-tino al contrario comportereb-be probabilmente per il partitodi Berlusconi di subire la sortedell'Aventino vero, con il Par-lamento consegnato alle altreforze politiche che potrebberoapprofittarne per imporre leproprie priorità. Per costringe-re Fini alle dimissioni, Berlu-sconi avrebbe bisogno almenodi una maggioranza assoluta al-la Camera, e non ce l'ha.

Dunque è remota l’ipotesiche Napolitano sciolga leCamere, o almeno la Came-ra dei deputati se questanon dovesse più funzionarec o rre t t a m e n t e ?Non ne avrebbe alcun motivo.Se Napolitano interpreta inmodo imparziale il suo ruolo,deve cercare una nuova mag-gioranza e, magari, favorire lariforma della legge elettoralein vista di nuove elezioni. An-che perché il voto anticipato anovembre sarebbe prematuroe potrebbe avere gravi riper-cussioni sulla stabilità econo-mica. E poi, lo dice la Costitu-zione, la sovranità appartieneal popolo. Ma nelle forme e so-prattutto nei limiti prestabiliti:non è previsto che a ogni in-toppo ci si appelli al popolo.Questo lo faceva Napoleone.

Vige il principiodi autonomiadella singolaCamera:nessunai n t e r f e re n z aè possibile

NOTE E Fiorello canta: “Avevo unacasetta a Montecarlo che vuoi fa’... ”

LA MINACCIA

Ma sulla famosaabitazione esita:“Che fossedisponibile?Tulliani l’avràsaputo nelPrincipato”

sa di ufficializzare l’addio al Pdl“un partito che non c’è più edal quale sono stato cacciatosenza possibilità di replica”, ri-pete per la terza volta davanti aMentana. Come a indicare lasua stella polare, la chiave dellafutura battaglia da fare dentro efuori la Camera “perché un pre-sidente può avere una doppiaveste: una politica e un’a l t raistituzionale”. E ieri sera, Costi-tuzione a parte, si è vista più lapr ima.

“A vevo una casetta a Montecarlo,che vuoi fa’. Me l’hanno regalata

solo come eredità, e Vittorio Feltri chepassava poi di là diceva ‘che culo chec’avuto sto’ G i a n f ra ’... ”. La versioneriveduta e corretta della celebre ca-setta in Canadà è un’idea di Fiorello,che ieri l’ha canticchiata in una bou-tade radiofonica durante un interven-to telefonico in diretta al “Gianvar ietà”in onda su RadioUno. Poi Fiorello hacontinuato con le battute: “Ti possodire la mia veramente? Io ci scherzocon Fini perchè per una casetta lì, aMontecarlo, due palle la casa a Mon-tecarlo, ti passa il Gran Premio da sot-to. Poi vado a fare la spesa e ti passaMassa davanti.. ”. Poi il siparietto èproseguito con un appunto su Gaucci

e il superenalotto: ““Quest’estate si èparlato solo di Fini, Tulliani, Fini, Tul-liani... Gaucci. Sai cosa mi ha colpito dipiù di tutta questa storia? Non sapevoche Gaucci avesse fatto 6 al Supere-nalotto. Sai che vuol dire? Che la for-tuna oltre che cieca è pure stronza”.Comunque, anche Fiorello, tra unabattuta e l’altra non ha potuto non no-tare la tempisticadi certe campa-gne stampa: “Og-gi se un politicoha qualche sche-letrino nell’ar ma-dio, esce fuori so-lo in certi mo-menti, quandoser ve”.

Mercoledì 8 settembre 2010

di Sara Nicoli

Un Cavaliere disperatomanda in tv i suoi piùfedeli famigli per av-vertire il Quirinale che

di governo tecnico non vuolsentir parlare. E preparare ilterreno all’idea che, se si do-vrà tornare alle urne, la colpasarà sempre e solo sua, deltraditore Fini.

NEL GIORNO che ha vistoil Pdl in preda al caos e che haanche segnato la morte defi-nitiva del servizio pubblicotelevisivo della Rai, con unTg1 ostaggio più di sempredegli uomini del Cavaliere,schierati senza vergogna a di-fendere le sue posizioni (pro-prio mentre Gianfranco Finiparlava dagli schermi de La7),ci si sono messi in due, Igna-zio La Russa e Augusto Min-

zolini a martellare per unquarto d’ora su quanto sia ne-cessaria “la chiarezza” sullaposizione del presidente del-la Camera e su quanto sia in-tollerabile anche solo l’idea dirisolvere la questione con ungoverno tecnico. Eccolo, al-lora, il ministro della Difesa aribadire che ai berluscones“non basta più una maggio-ranza solo numerica, ci vuoleuna maggioranza politica, al-trimenti meglio tornare alle

ur ne”. E il secondo, il diret-tore di quello che un tempofu il primo telegiornale italia-no, privo ormai di ogni frenoinibitore, a mettere in guardiasenza vergogna proprio il ca-po dello Stato dall’ipotesi diavvallare “un governicchiotecnico, casomai per cambia-

re solo la legge elettorale, chesarebbe un vero ribaltone;tanto vale restituire subito laparola agli elettori, perché leelezioni in fondo sono il saledella democrazia”. E, quindi,ad attaccare, seppur in modomeno sguaiato, proprio il pre-sidente della Camera, conquella sottolineatura veleno-sa sulla “confusione dei ruoliistituzionali che, invece, me-riterebbero una chiarezza de-fi n i t i va ”. Detto da chi, il gior-no dello strappo di Fini, avevasentito l’obbligo di manifesta-re agli italiani il suo giubiloper la “raggiunta chiarezza”del panorama politico.

POTEVA ESSERCI qualco-sa di peggiore? Sì, quello cheè avvenuto ieri nelle – un tem-po segrete – stanze di PalazzoGrazioli. Dove Berlusconi, al-la fine, ha preso l’unica de-cisione che ci si sarebbeaspettati da lui: la chiamataall’adunata per il 3 ottobre.Ma intanto ci dovrà arrivare. Enon sarà facile. Ieri, prima hadovuto sostenere una sfuriatadi Gianni Letta, che proprionon ha voluto digerire l’ideadi andare al Quirinale a chie-dere le dimissioni di Fini, co-me deciso l’altra notte dal ver-tice di Arcore con Bossi, per-ché ormai non più compati-bile con la sua carica “in quan-to diventato un capo partito edunque – avrebbe detto Bossi– incapace di prendere deci-sioni non viziate dalla sua ideapolitica; che ci piaccia o no,Fini ha in testa un nuovo par-tito”. Poi Berlusconi se l’è do-vuta vedere con i suoi falchi,decisi a seguire il Senatùrsull’idea delle elezioni subito.Solo che il Cavaliere, stavolta,ha tirato il freno a mano: ilQuirinale non darà mai il viaalle urne e il rischio “è che ci

troviamo un governo Pisanu –ha sostenuto sempre il Cava-liere, con il mandato di cam-biare una parte minima dellalegge elettorale”, casomaiproprio eliminando quel“premio di maggioranza” ch eha consentito alle scorse ele-zioni di fare man bassa di seg-gi. Il timore di un governo tec-nico alle porte è lo stesso cheintravede Bossi. Che, però,non vuole “rimanere nel pan-tano” fino a marzo e se po-tesse andrebbe alle urne an-che domani, mentre per Ber-lusconi le elezioni restereb-bero l’unica strada praticabilein caso di manifesta ingover-nabilità; ma ci si deve arriva-re .

È PER QUESTO, per spie-gare una situazione divenutainsostenibile, che il Cavalierevorrebbe avere al più prestoun colloquio con Napolitano,anche se ieri, durante il ver-tice a Palazzo Grazioli del Pdl,è stata anche sfiorata l’ipotesidi far salire al Colle degli am-basciatori, nelle figure dei ca-pigruppo di Lega e Pdl, per“rappresentare al capo delloStato lo stato delle cose”. Lalinea del partito, comunque,sarà tracciata stasera, durantel’ufficio di presidenza del Pdlsu cui si farà anche il puntosul ruolo dei finiani nel par-tito e da dove dovrebbe usci-re un documento di nuova,pesante censura nei confron-ti di Fini.

SUL PIATTO, però, ancheil documento dei 5 punti cheBerlusconi dovrà presentarealle Camere per ottenere la fi-ducia. E dove potrebbe tor-nare caldo il tema della giu-stizia, con il processo brevepronto a rientrare dalla fine-stra dopo essere stato espun-

to dalle parole dello stessopremier che aveva promessoche non ci sarebbe stato: ilCavaliere avrebbe detto aisuoi di voler cercare conver-genze “anche su questo pun-to, oltre che sul Lodo Alfanocostituzionale”.Comunque, prima di tutto cidovrà essere il passaggio inaula per la fiducia.E questo non potrà avvenireprima del 20 settembre.Poi sarà la volta di un richia-mo alla piazza, di una “con-tro-Mira bello” di una megamanifestazione a Milano, il 3o t t o b re .Il Cavaliere farà il comizio fi-nale, probabilmente a piazzaDuomo “per raccogliere lapiù ampia folla di simpatiz-zanti possibile”. Tempi sem-pre più pesanti per la demo-c ra z i a .

Il rischio concreto

che l’Agcom

apra un’istruttoria

L’ informazione di AugustoMinzolini può costare caro alloRai. Dopo l’edizione del

telegiornale di domenica sera, incoincidenza con il discorso di GianfrancoFini a Mirabello, il Tg1 ha commentatol’intervento del presidente alla Camera conin studio Fabrizio Cicchitto e in

collegamento Maurizio Gasparri e poi piùtardi ha dato la parola a Torino a PieroFassino. Per quell’edizione, due Commissaridell’Autorità di garanzia per leComunicazioni (Agcom) hanno scritto allasegretaria generale per chiedere l’aper turadi un’istruttoria contro la Rai per“violazione del contratto di servizio e del

principio di una corretta ed equilibratai n fo r m a z i o n e ”. Viale Mazzini rischia unamulta fino a 200 mila euro. Dall’Agcomdicono che l’apertura dell’istruttoriasembra probabile e poi - visionata laregistrazione del Tg - i commissaridovranno giudicare se corretta o menol’informazione di Minzolini.

“Nessuna richiesta ufficiale”. Il gelo del QuirinalePDL E LEGA ANNUNCIANO LA VISITA AL CAPO DELLO STATO PER “S P O S TA R E ” IL PRESIDENTE DELLA CAMERA. POI NON CI VANNO

LA MINACCIA

Carta alla manoIn alto il presidente della Camera

Gianfranco Fini con la Costituzionedurante la trasmissione di

Mentana. Nella stessa paginaRosario Fiorello. A destra, dall’alto

verso il basso il capo dello StatoGiorgio Napolitano, il presidente

del Consiglio Silvio Berlusconi.Qui sotto, il direttore del Tg1

Augusto Minzolini(FOTO ANSA)

di Eduardo Di Blasi

“S ono tutti troppo deboli. E alloranon possono fare altro che la-

sciare tutto come è adesso”. Un au-torevole esponente della maggio-ranza fotografa così l’impasse politi-co, condito da sanguinose accuse re-ciproche sui mezzi di informazione,in cui si sono cacciati Berlusconi e lasua “ma ggioranza”. Sono troppo de-boli. Anche per cadere. Per adesso.Così le dichiarazioni notturne diUmberto Bossi dopo l’ennesimovertice di Arcore, quelle in cui soste-neva: “Abbiamo deciso di andare dalpresidente della Repubblica. Nonper presentare le dimissioni del go-verno ma per chiedere che Fini siaspostato da presidente della Came-ra ”, si sono rivelate un altro proble-ma anche se codificate della notamessa in un italiano migliore: “Gian-granco Fini svolge un ruolo di parte

ostile alle forze di maggioranza e algoverno, del tutto incompatibilecon il ruolo super partes di presiden-te della Camera. Il presidente Berlu-sconi e il ministro Bossi nei prossimigiorni chiederanno di incontrare ilpresidente della Repubblica per rap-presentargli la grave situazione che

pone seri problemi al regolare fun-zionamento delle istituzioni”.

SUL TEMA IL COLLE non entra (èassolutamente irrituale che un presi-dente del Consiglio chieda le dimis-sioni del presidente della Camera).Ieri all’ora di pranzo ha fatto sapere:“Al momento non è giunta al Quiri-nale nessuna richiesta ufficiale di in-contro con il presidente della Repub-blica Giorgio Napolitano, da partedel presidente del Consiglio SilvioBerlusconi e del ministro per le Rifor-me Umberto Bossi”. Nessun accennoal motivo di quella richiesta di incon-tro che certamente non va nella di-rezione auspicata dal Colle. Il Presi-dente non cambia idea nel volgere ditre settimane, e basta ricordare l’in-tervista rilasciata da Napolitano aMarcella Ciarnelli de l’Unità il 13 diagosto scorso per averne chiarol’orientamento: “Ho sempre ritenuto

che nessun contrasto politico debbainvestire impropriamente la vita del-le istituzioni. Perciò è ora che cessiuna campagna gravemente destabi-lizzante sul piano istituzionale qual èquella volta a delegittimare il Presi-dente di un ramo del Parlamento e lastessa funzione essenziale che egli èchiamato ad assolvere per la conti-nuità dell’attività legislativa”.

INSOMMA, LA POLITICA lascifuori le istituzioni di garanzia dallabattaglia. Un appello che andrebbeesteso anche al direttore del Tg1 Au-gusto Minzolini che ieri spiegava co-me la creazione di un governo diver-so da quello attuale darebbe vita a un“r ibaltone”, e che sarebbe meglio (alcontrario) che l’esecutivo avesse in-vece una maggioranza “ampia”. Ilpunto debole della strategia dell’as-salto messa in atto da Umberto Bossie Silvio Berlusconi, sta infatti proprio

nelle prerogative che la Costituzioneaffida al Colle. Fatto salvo che l’unicaforza politica a volere realmente leelezioni è la Lega, il premier può sa-lire al Quirinale solo per certificare lafine della propria maggioranza, nonper ottenere elezioni subito. A quelpunto starebbe infatti a Napolitanoverificare tra i gruppi parlamentari diogni colore la disponibilità a dare vitao meno ad un governo diverso daquello attuale.È un’ipotesi di scuola, ma tra tutte ledebolezze che sono in campo e i ti-mori che giorno per giorno comuni-cano ai partiti i sondaggi di opinione,non è scontato che si creino le primecrepe anche dentro il Pdl di fede ber-lusconiana. Non tutti infatti ritengo-no che andare a elezioni con il rischioche non ne esca un vincitore, sia lacosa migliore per il Paese. E per cor-rere questo rischio, tanto vale tenersiFi n i .

Adesso il rischiodella crisiè concretoSenza maggioranzala palla passaal Garantedella Repubblica

Il richiamodella piazza

“Grandimanovre: il 3ottobre adunataa Milano. Nuovodocumentoc o n t roi“ribelli”

Le pressionisu Napolitano

““Unesecutivo soloper cambiarela leggeelettorales a re b b eun ribaltone”

IL BULLO DELLA DIRETTAMinzolini “t r a ve s t i t o ” da Berlusconi

invade il Tg1: no ai governicchi, elezioni subito

Page 3: ILFT20100908

pagina 4

Dai gruppi

parlamentari

al nuovo partito

S ono 34 deputati e 10 senatori i parlamentaridi Futuro e libertà, i gruppi dei finiani, natidopo l’espulsione del presidente della

Camera da parte di Berlusconi. Le “truppe” di Fini sisono incontrate a Mirabello dal 31 agosto al 5settembre, dove hanno cominciato a mettere a puntola strategia per il futuro. Nel suo discorso conclusivo,Fini ha aperto la strada a un nuovo partito. Sarà molto

"leggero". Un po' Tea Party, un po' An prima maniera,quella dei circoli tematici e territoriali. Gianfranco Finisi è guardato bene dal parlare di partito, ma quello è,con tanto di nome e simbolo che domenicacampeggiava alle sue spalle. Un coordinatorenazionale, i due capigruppo ad affiancarlo, i 44parlamentari a formare una sorta di ufficio politico e icircoli di Generazione Italia a costruire la base. Primo

appuntamento il 16 ottobre. Per quella data sarannochiamati a Roma i 1.100 amministratori tra consiglierie assessori che hanno già sottoscritto in luglio l'appello"Io sto con Fini" e aderito a Generazione Italia. Primostep in vista della doppia data cerchiata di rosso nelcalendario dei finiani, il 6 e 7 novembre, quando aPerugia si terrà la convention di GI che dovrebbeessere il vero atto fondativo del nuovo partito.

MI RIFACCIO UNA VITALa svolta di Fini ha portato un’intera classe

dirigente in primissima linea, dopo un’esistenza nelle retrovie

di Luca Telese

Prima e dopo la cura. Unodei principali effetti colla-terali della svolta finiana èla promozione istantanea

di una classe dirigente dalla se-conda alla primissima linea. È lacreazione di una squadra di fuo-co mediatica che ha tramutato ifiniani in autentiche pop star.Prendete il caso di scuola, quellodi Italo Bocchino. Era considera-to, fino a poco tempo fa, un ot-timo “tenente”, per anni era ilterzo uomo della “Destra Prota-go n i s t a ”, subito dopo Ignazio LaRussa e Maurizio Gasparri, vice-capogruppo del Pdl alla Camera.Adesso spopola nei talk-show, efa salire gli ascolti. Su La7, per

due volte (prima dell’ultimoboom dell’era Mentana) ha rag-giunto la soglia del 5% con le sueospitate a In Onda, dopo la litedell’Auditorium riuscì a stabilirel’incredibile record di andare inonda contemporaneamente a Li -nea Notte e su S ky.

Da tenentea generale

IL TENENTE che diventa stelladi prima grandezza, oscurandopersino i colonnelli è l’imma ginepiù forte di questo boulever sementin cui nulla è dove si poteva im-maginare di trovarlo.Altri dettagli importanti: Bocchi-no ha appena finito di scrivere un

libro sui suoi primi dieci anni a Ro-ma, cominciati con una conviven-za bohemienne insieme con Pie-trangelo Buttafuoco. È bastatoche la notizia circolasse che si èaperta un’asta tra editori. Gli chie-di se prenderà in considerazionel’offerta della berlusconiana Mon-dadori e lui risponde con un sor-riso: “Perché no?”. Solo il tempoci dirà se il numero due di Futuroe libertà funziona anche tra gliscaffali. La cosa più paradossale èche Bocchino ha ritrovato il rap-porto con Fini dopo esserne statouno dei pochi “oppositor i”, quan-do il presidente della Camera erail leader indiscusso di An. Bocchi-no aveva corso in Campania dapresidente, era stato sconfitto daBassolino e aveva abbandonato il

Il Secolo cancella la sigla sotto la testata:non è più il giornale del Pdl

di Wanda Marra

“C i chiedevamo dal 29 lu-glio se avesse ancora un

senso la dicitura che stavasotto la nostra testata – quo-tidiano del Pdl – perché, do-po il documento di espulsio-ne delle “idee di Fini” dal Po-polo della libertà, era per noievidente che quella didasca-lia non valeva più”. Così Fla-via Perina nel primo edito-riale dopo la pausa estiva delSecolo d’Italia spiega la sceltadi cancellare dalla testata delgiornale il riferimento al Pdl.Perché, spiega al Fatto Quoti-diano, “il documento diesclusione di Fini facevaesplicitamente riferimentoalle sue idee. E dunque eraimpossibile continuare adavere quella definizione. Lanostra è stata una scelta po-litica obbligata”.Direttore, adesso come vid e f i n i re t e ?Non ci focalizziamo sulle eti-chette. Nel caso in cui si fa-cesse un partito si rifletterà.A che punto siete? Biso-gnerà aspettare la riunio-ne degli amministratorilocali a novembre, oppurelo farete prima?In questo momento non so-no in grado di dirlo. È chiaroche la strada è quella, ma in-tanto, stiamo aspettando

consiglio regionale. Passava unmomento difficile: e Fini lo co-strinse a una candidatura a ri-schio, nella Circoscrizione Cam-pania due (elettoralmente incer-ta). Tutti lo davano per spacciato:lui riuscì ad essere eletto (controFini) e solo questa vittoria ha resopossibile la sua attuale battaglia(dalla parte di Fini).Ancora più illuminante la storia diFilippo Rossi, che ho conosciutonel 1996 a L’Italia settimanale, doveera caporedattore. Rossi, propriocome l’altro demiurgo del pensa-toio finiano (Luciano Lanna, diret-tore responsabile de Il Secolo d’Ita -lia) aveva già tutte le caratteristi-che per sfondare: eclettismo cul-turale, fantasia, foga di polemista.Ma non era in prima linea nemme-

una vera risposta di Berlu-sconi al discorso di Fini a Mi-ra bello.Feltri ha scritto nel suoeditoriale che Fini ha pau-ra di mollare del tuttoBerlusconi. Che cosa ri-sponde?La cosa più divertente sulGiornale di oggi (ieri, ndr) èl’alfabeto di Gasparri contutti gli errori di Fini dalla Aalla Z. Senza contare la defi-nizione su “falchi e passere”.Non mi pare proprio il casodi replicare.È possibile il patto di legi-slatura o si arriverà rapi-damente alle elezioni?Le elezioni in questo mo-mento le vuole solo la Lega.Berlusconi non ha nessunavera intenzione di andare alvoto, se no a questo puntoavrebbe già risposto a Fini.Cacciarlo dal partito è statauna scelta suicida, e infatticominciano ad esserci vocicritiche anche nel Pdl.Ma voi sareste per arriva-re alla fine della legislatu-ra?La legislatura è in crisi.Il magazine di Fa re F u t u ro hascritto una lettera a Bab-bo Natale, chiedendo ledimissioni di Minzolini. Elo stesso periodico affer-ma che ‘se adesso si respi-ra un’aria diversa il meri-

to è di Mentana’. Mentrevoi cancellate la vostradefinizione, il Tg di Men-tana si pone come alter-nativo. La svolta di Fini hadegli effetti evidenti an-che sull’informazione ...Se il Tg di una piccola Tv co-me La7 risulta così seguito,se le dirette da Mirabello diRainews24 e Sky hanno avu-to un ottimo risultato in ter-mini di share, questo signi-fica che evidentemente lagente ha bisogno di idee econtenuti diversi.È possibile ottenere le di-missioni di Fini dalla Pre-sidenza della Camera?È una richiesta impropria.Come ha detto Pisanu, l'in-tenzione del premier, SilvioBerlusconi e di UmbertoBossi di andare al Colle perchiedere le dimissioni delpresidente della Camera“non è prassi costituzionale,non si vedono né infrazionicostituzionali né di tipo re-golamentare che possanomotivare la richiesta di di-missioni”. Chiedendo que-ste dimissioni, Berlusconivuole accontentare Bossi,evitando di andare al voto.Però, dovrà ammettereche esiste un problema dineutralità riguardo a Fi-ni...Ma chi ha detto che il presi-

no tra le firme della destra. Lui eLanna riuscirono a sfondare conun libro-manifesto (a n t e - l i t t e ra m )del nuovo corso: Fascisti immagina-r i. Poi l’Italia chiuse, lui rimase di-soccupato, si reinventò comecronista radiofonico, girava – fa -cendo moltissima gavetta – con ilmicrofono a palla per raccoglieredichiarazioni a Montecitorio. Fe-ce anche il portavoce di ClaudioScajola (riassume l’esper ienzacon considerazioni del tipo: “Se liconosci li eviti”), e poi è diventatola punta d’alabarda del polemi-smo neo-antiberlusconiano. Suala committenza –lo ha raccontatolei stessa – del famoso articolo sulvelinismo di Sofia Ventura; Suo ilsaggio dichiaratamente autocriti-co sul berlusconismo: “La sua es-senza? Dossieraggio, editti, e ri-catti”!”. Esemplare lo scambio dibattute con l’ex amico di un tem-po Nicola Porro: “Finirai –lo attac-ca sarcastico il vicedirettore de IlGiornale – con il rivalutare pureTravaglio e Lerner!”. E Rossi: “Co -me ti sbagli. Li ho rivalutati già daun pezzo”.

Mio fratelloè figlio unico

ADESSO ROSSI salta da un sa-lotto televisivo al’altro, è intervi-stato da Il Corriere della Seraquandobisogna sondare gli umori più po-liticamente scorretti di Futuro e li-bertà, è considerato il super-falcodel nuovo movimento. ScipioneRossi, giornalista, saggista ap-prezzato, già direttore delle tribu-ne Rai nonché fratello ci scherzasu così: “Prima dicevano che Fi-lippo era mio fratello e questo glitrainava la carriera... Adesso michiedono se io sia suo fratello, e inRai basta questo per compromet-tere la mia carriera”. Battute pie-ne di affetto, ma non prive di ve-rità, in un momento in cui l’unicorimasto finiano – tra i fedelissimidi un tempo – è l’incor r uttibileBruno Soccillo.La terza storia esemplare, quelladi Fabio Granata. Aveva anche luitutto quello che bastava per sfon-dare già dieci anni fa: ragionevol-mente colto, brillante, provoca-torio, un quadro politico struttu-rato. Ma in An, per dire, non eramai arrivato al seggio parlamenta-re nazionale, fregato dai parados-si delle leggi elettorali. E inseguitoda quel sospetto di eterodossia,perché all’inizio degli anni No-vanta, preoccupato per la stagna-

zione del Msi, se ne era andato asinistra, nella Rete di Leoluca Or-lando. Due giorni fa, ancora unavolta su Sky, il personaggio simbo-lo della battaglia finiana sulla cit-tadinanza duellava furibondo conMario Landolfi: “Dovresti esseregrato a GIanfranco Fini che ti hafatto fare il ministro...”, diceva lui.E l’altro, infuriato: “TUUU!!! Tu ta-ci che sei in Parlamento solo per-ché sei stato nominato da noiii!!”.E anche lì, a ben vedere, si cele-brava la legge del ribaltamento: ilcolonnello oscurato, e il capitanopromosso in prima linea sulla ri-balta. Mica male per uno che, soloun anno fa, era conosciuto daigiornali nazionali soprattutto peressere il co-firmatario della leggeGranata-Sar ubbi.

Un tempoerano rautiani

DA NON DIMENTICARE Fla -via Perina. Nel 2001, il settimanalepiù glamour regala un servizionedi apertura alle “Tre donne di Fini”.Indovinate chi? Giorgia Meloni,giovanissima leader di Azione Gio-vani, Renata Polverini, nuova se-gretaria dell’Ugl, e lei. All’epoca laPerina era la più lontana –con il suopassato rautiano – dalle posizionidi Fini. Quella che aveva una storiaautonoma, iniziata con le tombola-te natalizie sulle gambe di “Zio Pi-no”. E anche la meno nota delle tre,vista la sua ritrosia ad andare in te-levisione. Ebbene, gira ancora laruota, e la Perina diventa la più im-portante polemista finiana, e an-che la più libera. Le chiedono: cosapensa delle hostess per Gheddafi?E lei: “È prostituzione. L’ave s s e rochiesto a una ragazza degli anniSettanta, a destra o a sinistra, unacosa così, avrebbe mandato tutti aquel paese”. Anche lei, adesso, haoscurato i colonnelli. Chiamatelapure, se volete, second life.

dente della Camera dev’es-sere neutrale? Non era neu-trale la Iotti, come non sonostati neutrali Bertinotti e laPivetti. Si tratta di una figuraistituzionale che deve garan-tire non la neutralità, ma il ri-spetto delle regole.

“Ma chi hadetto cheil presidentedella Cameradevee s s e reneutrale?”

TRASFORMAZIONI

I fondatoridi Futuroe libertà sonocontesissimie al centrodell’attenzionemediatica

Basta etichette La primapagina di martedìdel Secolo d’Italia

che annuncia: “Non siamo piùil quotidiano del Pdl”

Flavia Perina

Era la meno in vistadelle tre allieve diFini, ora è ladirettrice del“Secolo” e una dellepolemiste più lette

Fabio Granata

In An non eradiventato neancheparlamentare,adesso è un leaderindiscusso di Futuroe libertà

Italo Bocchino

Era un oscurotenente, adessospopola nei talkshow e il suo libroappena finito èconteso dagli editori

Filippo Rossi

Da cronista chesbarcava il lunarioa opinionistadi puntadi FareFuturoche detta la linea

Mercoledì 8 settembre 2010

Alla festa Pd, urla e fischi

contro la seconda carica

dello Stato

F ischi e contestazioni. Così, è statoaccolto da alcuni manifestanti ilpresidente del Senato Renato Schifani

alla festa nazionale del Partito democratico incorso a Torino. Il confronto in programma traSchifani e Piero Fassino è stato ritardato einterrotto più volte. L’esponente del Pd hadefinito “squadristi” i contestatori, mentre il

presidente del Senato si è rivolto loro dicendo:“Siete un esempio di antidemocrazia, perchévolete impedire a due personalità politiche dip a r l a re ”. Tra la folla anche esponenti delMovimento 5 Stelle. Sul blog ufficiale di BeppeGrillo si legge che “la nostra intenzione, nel pienorispetto della festa del Partito democratico, eradi poter rivolgere delle domande alla seconda

carica dello Stato, quali la mancata discussionedella proposta di legge popolare per un“Parlamento pulito” sottoscritta da 350.000cittadini italiani nel 2007 e chiarimenti riguardantila sua vicinanza a persone condannate per mafia”.Domande che non è stato possibile fare: l’area deldibattito è rimasta circondata per tutto l’i n c o n t roda un cordone di polizia in tenuta anti sommossa.

TRA I MILITANTI DEL PD

IL “PARTITO DELLE ANIME MORTE” SI INFIAMMA PER VENDOLAdi Stefano Caselli

Tor ino

“C ome accoglieremo Vendo-la? Con stima e affetto. E te

lo dice uno che con Nichi ha di-viso l’appartamento per tre an-ni ai tempi della Fgci…”. Paroladi un dirigente del Pd. Le storiehanno sorgenti comuni ma poi,come un torrente, si divarica-no. Ieri, alla Festa democraticadi Torino, è stato il giorno diVendola; l’ufo, l’outsider, il gua-stafeste. E come tale è stato at-teso per tutta la giornata, con“stima e affetto”. Ma il popolodel Pd lo ha accolto con un en-tusiasmo senza precedenti allafesta: 8 applausi solo nei primi 5minuti. Nichi non perde tem-po. La sua è una giornata tori-nese intensa, ma non prevedeun incontro con Sergio Chiam-parino; forse perché il sindacoera altrove, o forse perché ilpresidente della Puglia manife-sta stima per il primo cittadinodi Torino, tuttavia declina l’in -vito al tandem di cui tanto si èparlato: “È un eccellente sinda-co – dichiara – e sono contentose si candiderà alle primarie,ma dal mio punto di vista è sba-gliato indicare un ticket”.Chiamparino accanto a Vendo-la sembrerebbe la formula per-fetta per la digeribilità. Il diavo-lo e l’acqua santa, il visionario eil pragmatico, la tequila

bum-bum e la tisana di passiflo-ra; ma le primarie non sembra-no affatto un desiderio impel-lente tra gli stand della Festa de-mocratica. Meno che mai se areclamarle è qualcuno, ormai,percepito come estraneo. Co-me a dire: la leadership è robanostra, Vendola non tenti la sca-lata a un partito che non è ilsuo.A casa sua il presidente della Pu-glia ci passa brevemente: unarapida passeggiata intorno alle19 alla Festa di Sinistra e Libertàall’Anatra Zoppa (storico loca-le della sinistra torinese) pocoprima del dibattito con RosyBindi in piazza Castello. Nel pri-mo pomeriggio, invece, lungatappa alla festa della Fiom adOrbassano, in un’antica casci-na aggrappata a una delle piùbrutte periferie torinesi, a po-che centinaia di metri dai lembiestremi della Grande Mirafiori.Ad aspettarlo ci sono decine edecine di giovani. Certo, allequattro del pomeriggio di ungiorno feriale, in un posto delgenere, è più facile incontrareuno studente universitario cheun impiegato, ma la differenzatra l’età media delle platee dellaFesta Democratica e quella che,nonostante mosche ed umidi-tà, ascolta Vendola per oltreun’ora, salta all’occhio. Sono ra-gazzi che non si scandalizzano asentir parlare di operai e padro-

ni, citano Garcia Marquez e An-tonio Gramsci, ascoltano vo-lentieri parole come “pr incipiodi speranza” e “politica comegrande narrazione”. Chiedonoa Vendola di “dare un segno” eloro saranno pronti a seguirlo,“senza deleghe in bianco”, pre-cisano. In pochi hanno votatoPd, ma sarebbero pronti a farlose il leader fosse lui. Alle prima-rie, però, non ci credono: “Nongliele faranno fare – è l’opinio -ne di uno studente – e se le fan-

di Ferruccio Sansa

“Le contestazioni a Schi-fani? Noi lo invitiamoa Cesena. Però se vie-ne deve rispondere su

tutto. Deve dirci dove sono fi-nite le 350 mila firme che ave-vamo raccolto per la legge sulParlamento pulito. Se non ce lodirà, andremo a prendercelenoi”. Beppe Grillo sta preparan-

do l’appuntamento del 25 e26 settembre a Cesena. È untorrente in piena, fai fatica ainfilarti tra i suoi pensieri.Grillo, ha sentito il discor-

so di Fini?No, non mi faccia parlare di

quella gente. Parlano soltanto distrategie, alleanze, percentua-li... vivono in un mondo virtua-le. Se ti cacci in queste cose nonne esci più, come una mosca inuna ragnatela. Poi mi chiedonodi Vendola, Bersani e Berlusco-ni e sono fregato. Non c’e n t rocon questa gente. Però...Uno spiraglio si apre, però…Il discorso di Fini mi ha ricor-dato quello di 15 anni fa di Ber-lusconi. Entrambi scendono incampo per il bene del Paese erinnegano il loro protettore.

Berlusconi rinnegò tempora-neamente Craxi, oggi Fini rin-nega Berlusconi che lo sdoganòdall'innominabile area post fa-scista proponendolo a sindacodi Roma (era il 1993). Entrambi,sembra incredibile, parlano dilegalità... il primo Berlusconiera ammiratore di Mani Pulite epropose un ministero ad Anto-nio Di Pietro, Fini era nella ‘ca -bina di regia’ durante il G8 diG e n ova .E le contestazioni a Schifania Torino?Guardate chi sono i ragazzi diTorino che vengono definitimezzi terroristi. C’era DavideBono, consigliere regionaleeletto con il MoVimento 5 Stel-le. In aula ha combattuto ter-movalorizzatori, colate di ce-mento, espropriazione dellanostra acqua.Che cosa avrebbero di cosìspeciale?Confrontate i loro sguardi tra-sparenti con gli occhi di Schifa-ni. Bono è uno che passa le nottia studiarsi le delibere, ma nonha smesso di fare il medico.Ma non è un po’ troppo faciledire di essere “d i ve r s i ”?Macché dire, qui sono i fatti, i

nostri programmi a parlareSe voi foste in Parlamentoche cosa fareste?Non usi il condizionale. Alleprossime politiche candidere-mo i nostri ragazzi per il Parla-mento. Sarà un terremoto inquel cimitero di elefanti.Che cosa proporrete?Più informazione e partecipa-zione: tre mesi prima di entrarein vigore le leggi dovrebbero es-sere pubblicate su Internet e sot-toposte ai cittadini. Poi voglia-mo referendum propositivi an-che senza quorum. Vado avan-ti?Perché no?Noi siamo per il federalismo,quello vero, altro che la Pada-nia. Sogniamo gli Stati Unitid’Italia, che riuniscano le re-gioni con anime diverse. Poiaddio alle province, basta dop-pi incarichi e doppie indenni-tà. In economia via le stock op-tion, sì a un tetto massimo e mi-nimo per i salari di manager eoperai. E poi l’industria. Napo-litano parla di industria, ma inche Paese vive? Ha visto quan-te nostre industrie stanno inpiedi solo con i soldi dello Sta-to? Se un’impresa va in maloradeve fallire. Basta finanzia-menti pubblici, cioè nostri. Isoldi vanno dati agli operai e al-le forze fresche.Ci sono anche partiti, maga-ri all’estero, con proposte si-mili.Ancora con i partiti. Per capirechi siamo, lasciate i giornali eMinzolini... venite a Cesena, cisono migliaia di persone che sistanno preparando con auto-bus e treni. Hanno perfino rin-viato la partita con il Napoli.Che cosa succederà davvero?Sarà la Woodstock della politicaitaliana. I partiti si vedono inquei vecchi alberghi che sannodi rosolio davanti a quattro pen-sionati. Noi ci incontreremoall’aperto, di fronte a tutti.Ognuno varrà uno, io, gli ospitie ciascun partecipante. Tuttipotranno farsi sentire. Noi sia-mo l’Amuchina della politica,disinfettiamo dai microbi. E poic’è il Web, che fa da poliziotto:massima trasparenza su tutto,chi sbaglia, anche noi, si pren-de le sue responsabilità.Ma perché i giovani dovreb-bero venire a Cesena e nonalla festa del Pd, per dire...Cesena è un urlo di liberazionedal sudario delle parole vuote. Igiornali parlano di politici, di al-leanze, dell’uomo nuovo... ACesena si discuterà di politica,non di politici, di idee non diideologie. I cittadini devono ri-prendersi il Paese che hannodelegato ad affaristi e gente chesenza la politica sarebbe disoc-cupata, come Fassino o Gaspar-r i.Bastano due giorni per cam-biare un Paese?È il segno, noi lavoriamo da an-

ni e andremo avanti. Ma il Mo-Vimento 5 Stelle è diverso intutto: chiede ai giovani di occu-parsi di politica, del loro futuro,di entrare nei consigli comuna-li, regionali e in Parlamento.Questi ragazzi saranno semprecollegati con gli elettori attra-verso la Rete, scriveranno assie-me a loro le proposte di legge,renderanno trasparenti le isti-tuzioni. Il MoVimento 5 Stellevuole trasformare la politica inservizio civile, cancellare il po-litico di mestiere, il governato-re a vita come Formigoni. Duemandati e poi si torna a lavora-re. Basta la truffa del finanzia-mento pubblico trasformato in“rimborso elettorale”, i partitivivono spartendosi quasi unmiliardo... e se si scioglie il Par-lamento cumuleranno i rimbor-si della presente legislatura conquelli futuri. Ai partiti e ai par-lamentari – che hanno raggiun-to l’anzianità per la pensione –la crisi conviene. Senza i finan-ziamenti elettorali, bocciati daun referendum, i partiti non esi-s t e re bb e ro .Facile a dirsi, ma voi comefate?Non abbiamo preso contributi,abbiamo rifiutato 1,7 milioni di“rimbor si” per le regionali. Incinque regioni abbiamo avutomezzo milione di consensi.Ogni voto ci è costato 0,8 cen-tesimi, pagati da contributi vo-lontari. I nostri consiglieri re-gionali si sono ridotti lo stipen-dio a 1.500 euro al mese. Il Mo-Vimento 5 Stelle è il ritorno deicittadini alla politica, in primapersona, con l’elmetto.

“Te r r e m o t e r e m oil Parlamento”

BEPPE GRILLO ANNUNCIA LA “WO ODSTOCKDELLA POLITICA ITALIANA” A CESENA

no le taroccano”.Ma Vendola insiste: “Pr imar iesubito”. E replica a Rosy Bindiancor prima di incontrarla inpiazza Castello: “Rosy Bindi di-ce che fare le primarie ieri eratroppo presto, farle domani ètroppo tardi. Io allora dico: le siconvochi oggi”. Il pezzo fortedel suo discorso è quando pa-ragona il Pd a un partito di “ani -me morte” come il romanzo diGogol. Giura di ripeterlo anchea casa del Pd.

Fini mi haricordato ladiscesa incampo di B:entrambirinnegano il lorop ro t e t t o re

TRASFORMAZIONI

Il presidentedel Senatodeve dirci dovesono le nostre350 mila firmeper le Camerepulite

Beppe Grillo vistoin un ritratto

di Emanuele Fucecchi

G RA NATA : il fango suFini, il tabù di SchifaniF ini e Schifani, due pesi e due misure. Giornali, tv e

politici trattano in maniera diametralmente opposta levicende dei presidenti delle due Camere. Denuncia il de-putato Fli Fabio Granata: “Mentre nei confronti del pre-sidente della Camera continua senza sosta la lapidazionemediatica da parte di alcune testate giornalistiche conl’appoggio esterno di un più ampio supporto mediatico,sembra che manifestare contro il presidente del SenatoSchifani o esprimere opinioni politiche sulla necessità diapprofondimento di alcune questioni delicatissime an-tecedenti il suo attuale ruolo, sia reato di lesa maestà”.Una vicenda che, ha aggiunto Granata, chiariremo nellesedi opportune. Per il momento però “è paradossale chesulla vicenda Fini, enormemente meno grave, si possa,come è giusto, discutere e parlare, mentre su Schifaniresta il tabù, sia per i media che per il dibattito politico”.

Page 4: ILFT20100908

pagina 6 Mercoledì 8 settembre 2010

di Eduardo Di Blasi

“I l partito in provincia diCaserta è nelle mani

dell’onorevole Porfidia che èinquisito per fatti di camor-ra ”. Per questa ragione, dallecolonne del Corriere della Sera,l’eurodeputato Vincenzo Io-vine, eletto nelle liste di Di

Pietro nel medesimo colle-gio, ha deciso di sospendersidal partito, ma non dal grup-po politico dell’Alde a Stra-sbur go.Chi è Americo Porfidia? Poli-ticamente, ex Ccd passatoall’Udeur, è stato portato nel-la compagine dipietrista daNello Formisano, uomo fortedel partito in Campania. Por-fidia compare nell’i n ch i e s t ache M i c ro M e g a fece nel set-tembre 2009 “C’è del marcioin Danimarca (l’Italia dei Va-lori regione per regione)”,per via di una spiacevole vi-cenda giudiziaria. Riguarda-va la clinica “Villa del Sole” diCaserta, di cui era socio di mi-

noranza e della battaglia per ilcontrollo della stessa. Gli in-quirenti parlarono di pressio-ni ricevute dai soci di maggio-ranza per cedere a Porfidia lequote che detenevano. LaDda di Napoli sostenne chequeste pressioni furono eser-citate dal capozona della ca-morra di Recale, il paese dicui Porfidia è sindaco, Anti-mo Perreca, e da Gaetano Pic-colo del clan Belforte di Mar-cianise.Dopo quelle accuse Porfi -dia, diventato frattanto depu-tato, si dimise immediata-mente dal gruppo dell’Italiadei Valori alla Camera. Ma nelcongresso del luglio succes-

sivo, a Caserta fu eletto coor-dinatore provinciale un uo-mo ritenuto a lui molto vici-no, Luigi Passariello.Anche Vincenzo Iovine pro-viene dall’area cattolica, mala sua forza elettorale è dovu-ta al circuito dei Caf. Ieri, nelriportare la notizia della sua“sospensione” dall’Idv, il Cor -r iere ha omesso però di citar-ne la data: era il 7 luglio. Du-rante il congresso che incoro-nò Passariello, il 4 luglio scor-so, Iovine aveva infatti fattosentire la propria voce la-mentando la difficoltà anchedi riuscire a presentare unamozione all’appuntamentopolitico. La vicenda, insom-ma, si sarebbe consumata tremesi fa. Tanto che il leaderdell’Idv Antonio Di Pietro co-glie una certa malizia e attac-ca: “Si preoccupano di duenostri eletti che se ne vanno enon dei cento curriculumche stiamo valutando per leprossime candidature: uomi-ni e donne che provengonoda altri partiti e che voglionoimpegnarsi con noi”.Sullo scontro, che lui ritienetutto politico, tra Iovine ePorfidia sentenzia: “Quandogli chiedeva i voti per essere

eletto, allora andava bene”.Già, perché Di Pietro il depu-tato indagato dalla Dda, con-tinua a difenderlo, così comefece all’epoca delle domandepresentate da M i c ro M e g a : “Viè solo stata, anni addietro,una lite privata per motivi dilavoro con un suo socio sfo-ciato in reciproche denunce,per cui oggi egli si ritrova – adistanza di tanti anni e perinerzia della giustizia – anco -ra sotto indagine (ripeto, sot-to indagini preliminari e mainemmeno rinviato a giudi-zio) per il reato di violenzaprivata ex art. 610 C.p. (cosìcome risulta dal suo certifica-to dei carichi pendenti)”. Co-sì disse allora.E oggi sottolinea: “Lui è statoindagato e si è sospeso subitodal partito. Alla provincia diCaserta è stato eletto un espo-nente politico bravo e incen-surato. In più abbiamo fattoresponsabile di dipartimentouna delle bandiere della lottaalla camorra della zona comeLorenzo Diana. Non si capi-sce cosa si debba chiedere dipiù al nostro partito. Che fac-cio, dico a tutti quelli che co-noscono Porfidia di non farepiù politica con noi?”.

Anm a Reggio, Grasso:

“Ci servono più poteri

per la lotta alle cosche”

R isposte concrete dal governo sono statechieste dal procuratore nazionaleantimafia Piero Grasso, intervenuto a

Reggio Calabria all’assemblea aperta organizzatadall’Anm, come risposta alla bomba esplosa sotto casadel procuratore generale Salvatore Di Landro.“Dobbiamo stare in guardia nei confronti di coloro checercano di diminuire l’autonomia e l’indipendenza dei

magistrati, che si battono per l’affermazione e la tuteladi valori quali l’uguaglianza e la giustizia – ha affermatoGrasso – Di quei magistrati definiti matti o utopisti chepensano di poter processare anche la mafia dei collettibianchi. Chiederemo sempre nuovi strumenti giuridicie ulteriori risorse. Bisogna puntare sull’utilità e laconvenienza della legalità”. “Noi ci impegneremoancora di più nel nostro lavoro, - ha concluso -

chiedendo a gran voce nuove norme e risorse ecercando di accelerare il lento procedere dellagiustizia. E siamo stati definiti antropologicamented i ve r s i ”. Perplessità dopo la frase del governatore dellaCalabria Scopelliti: “Siamo tutti dalla stessa parte.Attenzione a non farci del male da soli”. Il suo nome equello di alcuni suoi consiglieri comunali compaiononelle carte della recente inchiesta antimafia “Meta”.

P R O PAG A N D AMARONI, MINISTROAL SERVIZIO DI B.Il Viminale in campagna elettorale:

“Se serve, urne pronte in due giorni”di Silvia D’Onghia

Un ministero h24, a dispo-sizione del capo. Più cheun titolare super partesdel Viminale, Roberto

Maroni sembra un colonnelloin perenne campagna elettora-le. L’ultima uscita poco neutra èdi tre giorni fa: all’indomani deldiscorso di Fini a Mirabello, Ma-roni lunedì ha messo a disposi-zione di Berlusconi e Bossi tuttala macchina elettorale: quellodell’Interno è un “m i n i s t e roh24. Se si dovesse andare a vo-tare – ha dichiarato – siamopronti ad organizzare le elezio-ni in due giorni”. L’armatura ègià indossata e la spada sguaina-ta, con buona pace del sensodello Stato e delle istituzioni. Ealla faccia dell’attacco a Fini chenon potrebbe più fare il presi-dente della Camera. È chiaroche i finiani non l’hanno presamolto bene.

I MESSAGGI alla nazione delministro h24 erano però comin-ciati già da qualche settimana.Nel giorno in cui le gheddafineallietavano il soggiorno del caroamico libico, Maroni aveva rega-lato parole di ottimismo nellapossibile ricucitura dello strap-po: “Penso che quando mi cimetto io, nel senso della Lega,ovviamente, va sempre a finiretutto bene”. Se non l’avesse spe-cificato, avremmo pensato chestesse parlando nella sua vesteufficiale. Vale lo stesso per la di-chiarazione distensiva di qual-che giorno prima: “C’è un’ope -razione in corso per far fuoriBerlusconi e dobbiamo capirecome muoverci”. Una metafora,ov v i a m e n t e .Un altro, importante punto delprogramma elettorale di Maroni

è la lotta alla mafia. Che va avan-ti, secondo lui, da due anni emezzo. Un ministro leghista conla coppola sulla testa non si vedetutti i giorni. Ma, se serve allapropaganda, ben vengano an-che i simboli. In un’intervista sulnumero di Pa n o ra m a del 2 set-tembre, infatti, Maroni si è fattogrande dei risultati ottenuti “dalgover no” nella lotta alla mafia ealla criminalità organizzata,“che in tre anni sarà ufficialmen-te sconfitta”. “I nostri risultatistanno facendo davvero male al-le cosche – assicura il ministro –. Prima si pensava che mettere imafiosi in galera fosse sufficien-te. Non è così, ai boss bisognaportare via anche i soldi, per col-pire al cuore la struttura del lorostato parallelo, l’antiStato”. Pa-role sante. Peccato che la realtàsia molto diversa.Soltanto due giorni fa è stato uc-ciso con nove colpi di pistola ilsindaco di Pollica, Angelo Vas-sallo, e da ieri indaga la Direzio-ne distrettuale antimafia di Saler-no. Lunedì nelle campagne di Al-tamura è stato trovato morto ilboss Bartolomeo D’A m b ro s i o ,in risposta, pare, ad un duplice

omicidio compiuto nel marzoscorso nella stessa zona. Il pri-mo settembre il primo cittadinodi Termini Imerese ha ricevutouna busta con proiettile. Nellanotte tra il 25 e il 26 agosto è sta-ta fatta esplodere una bombasotto l’abitazione del pg di Reg-gio Calabria, Di Landro. Solo percitare gli esempi più recenti.È vero che in questi anni sonostati assicurati alla giustizia moltipiù mafiosi e latitanti che in pas-sato, ma questo risultato è me-rito quasi esclusivamente del la-voro di magistrati e forze dell’or -dine, sempre più alle prese con itagli economici e con la carenzadi mezzi. E chissà quanti, tra i6.483 “c a t t u ra t i ” annunciati dalministro, hanno soltanto ricevu-to un altro provvedimento di cu-stodia cautelare mentre eranogià in carcere. Così come, quan-do si arresta un latitante, Maronilo inserisce quasi sempre nelparterre dei “30 più pericolosi”.Stando ai dati di Maroni, ne re-stano oggi solo 4: Matteo Messi-na Denaro permettendo, biso-gnerebbe tenere il conto.

IL MINISTRO, poi, ha parlato

dei soldi dei mafiosi. Il governoha dato il via libera all’A ge n z i aper la gestione dei beni seque-strati e confiscati alla criminali-tà, che, per esempio, pochi gior-ni fa ha affidato alle associazioniantimafia alcuni immobili. Peròsono ancora bloccati, e non si sache fine faranno, i circa due mi-liardi di euro – provento di se-questri e confische – che sono

M A L I TA L I A

Magnificasulla lottaalla criminalità.Intanto i bossammazzanosindacie usano il tritolo

stati accantonati nel Fondo uni-co giustizia (Fug) a fine giugno eche dovevano essere divisi traViminale e Dipartimento dellaGiustizia. Già nei primi mesi del2010, Maroni aveva rassicuratole forze dell’ordine: quei soldiandranno a voi. E invece nelleDirezioni investigative antima-fia gli uomini devono fare i conticon i tagli degli straordinari.

COME PURE all’inizio di ago-sto, con voto favorevole delleopposizioni, il Senato ha licen-ziato il Piano antimafia propostoa gennaio dall’esecutivo. Una se-rie di punti, molti dei quali di pu-ra propaganda. Il governo ha,per esempio, un anno di tempoper redigere un testo unico an-timafia che metta ordine nellacomplessa legislazione. Se il go-verno cade prima, tanti saluti.Sperando sempre che, superatain qualche modo l’impasse isti-tuzionale, il ddl intercettazioni

non diventiun regalo allec o s ch e .C’è, poi, il ca-pitolo rom eimmigrati. Ènotizia di ieri –fonte Gianni Alemanno – che ilministero dell’Interno sta prepa-rando un decreto legge sulla Si-curezza, anche urbana, che con-terrà una norma per rendere ef-fettivo l’allontanamento dei cit-tadini comunitari.Sul modello francese, Maroni loripete da giorni: i comunitariche soggiornano in maniera ir-regolare negli Stati membridell’Unione dovranno essereespulsi. I requisiti richiesti? Red-dito minimo, dimora adeguata enon essere a carico del Serviziosanitario nazionale. Tutti i pove-ri e i vagabondi spagnoli e grecisono avvisati: non c’è posto perloro sul nostro suolo patrio. Senon è propaganda questa...

IL CASO PORFIDIA

IDV, GRANA A CASERTA. DI PIETRO: “MICA POSSO CACCIARE TUTTI”

Iovene lasciail partito (ma nonl’e u ro s e g g i o ) :“C’è un indagatoper mafia”.Che peròsi è già dimesso

Il ministro Roberto Maroni, a destra nella copertina di Panorama con la coppola (FOTO EMBLEMA)

STRAGI Tabulati sparitiPd: “Il governo riferisca”“L a scomparsa dagli archivi dei tabulati delle telefonate

tra il boss dell’Arenella, Gaetano Scotto, e agenti deiservizi segreti è un fatto di massima gravità. Scotto è con-siderato dagli inquirenti il tramite di Cosa nostra con pezzideviati dei servizi coinvolti nelle stragi di mafia. È chiaro,quindi, il tentativo di impedire ai giudici di indagare perfare luce sui mandanti esterni”. Lo dichiara il senatore delPd Giuseppe Lumia, componente della commissione par-lamentare Antimafia: “Alla riapertura dei lavori chiederòal governo di riferire in Parlamento. È indispensabile che iministri competenti esercitino il dovere di garantire ai ma-gistrati la possibilità di indagare senza subire sabotaggi.Contemporaneamente la commissione Antimafia utilizzi isuoi poteri d’inchiesta per accertare l’eventuale coinvol-gimento di apparati deviati dello Stato - conclude Lumia -che vogliono occultare la verità e impedire la giustizia”.

Il deputato Porfidia, ora nel gruppo Misto

Page 5: ILFT20100908

Mercoledì 8 settembre 2010 pagina 7

I killer hanno agito

a pochi metri da casa

Ieri in 2.000 al corteo

D ue giorni fa, in mattinata, AngeloVassallo era andato a trovarel’amico sindaco di Cuccaro

Vetere, Simone Valiante. Poi il ritorno aPollica e poi l’agguato notturno. A una certaora, preoccupata per il ritardo del marito,Angela Amendola, la moglie di Vassallo, hachiesto aiuto al cognato Claudio Vassallo. I

due si sono messi alla ricerca del lorofamiliare. Poco dopo la mezzanotte la mogliee il fratello del sindaco hanno scorto sul cigliodella strada l’auto station wagon ferma e a lucispente. In caserma sono stati ascoltati ifamiliari, gli amici, i collaboratori perricostruire le ultime ore di vita di Vassallo. Ierisera un corteo silenzioso ha raggiunto e

superato le duemila presenze. Hannopartecipato alla fiaccolata in memoria delsindaco Vassallo gran parte della sua cittadina,che conta 2.500 abitanti. Non sono mancati igonfaloni innalzati dai vigili urbani dei comunivicini con i loro sindaci. Il vicesindaco diPollica, Stefano Pisani, in lacrime, alla testa delcorteo. l u . mu .

CAMORRA MA NON SOLO“Un delitto politico, affaristico e mafioso”

Dopo un vertice in Procura le indagini passano alla Dda

di Enrico Fierroinviato a Salerno

Angelo Vassallo è stato ucci-so dalla Camorra. Il suo èun delitto “politico, affari-stico, mafioso”. È questa la

sintesi che ambienti investigati-vi danno del lungo vertice cheieri ha deciso il passaggio dell’in -chiesta dalla procura di Vallo del-la Lucania all’antimafia di Saler-no. Il sindaco di Pollica, freddatoda nove colpi di calibro 9 all’albadi lunedì a pochi metri da casasua, è stato ucciso perché facevada argine nei confronti di chi“aveva progetti affaristico-ma-fiosi di sfruttamento intensivodel territorio”. L’indagine passaall’Antimafia e nel pieno accor-do della procura di Vallo DellaLucania. “È una decisione giu-sta”, dice Alfredo Greco, il pm diVallo più attento ai problemi delCilento. D’accordo anche il suoprocuratore, Giancarlo Grippo.Perché è morto Angelo Vassallo?Una chiave di lettura suggeritadagli inquirenti è quella del de-litto “pre ventivo”: “Il sindacoera un oggettivo impedimento aigrandi affari e alla speculazione,chi lo ha ucciso ha fatto una sortadi investimento valido per i pros-simi anni. Insomma, si è elimina-to un ostacolo alla cementifica-zione del territorio”. Un paradi-so che fa gola, colline e coste chesi estendono per chilometri daAgropoli fino a Capo Palinuro.

A POLLICA due anni fa è statoapprovato un piano urbanisticoseverissimo, che pone limiti mol-to forti alle costruzioni in collina ea ridosso della costa delle due fra-zioni marine, Pioppi e Acciaroli,questo ha messo in discussionegli interessi e i progetti di chi inquesti anni ha acquistato terreniper centinaia di ettari. Le carte delComune sono state tutte seque-strate, i computer del sindaco equelli dell’ufficio tecnico ora so-no passati al setaccio dagli inve-stigatori, ma in paese ti racconta-no un’altra storia. Di un vorticosogiro di passaggi di proprietà im-mobiliari e dell’acquisto di terre-ni avvenuto due anni fa da parte di

referenti delle famiglie Moccia eCesarano. Nomi che fanno trema-re e che riportano alla potenza,ma anche alla ricchezza, di clanegemoni a Napoli, Afragola e Ca-stellammare. “Se hanno compra-to le nostre terre – dicono in pae-se – non è certo per coltivare fi-ch i ”. La paura la si coglie anchenella fiaccolata che ieri ha riunitooltre duemila persone al porto diAcciaroli. La gente parla piano e tisussurra, ma con la garanziadell’anonimato, di strani movi-menti, dell’acquisto di negozi nel-la zona più pregiata, le banchinedove attraccano le barche di lus-

so. “Molti locali, molti negozi, ri-storanti, sono passati nelle manidi personaggi legati ai Giuliano diFo rc e l l a ”. Stefano Pisani, il vice-sindaco del paese, è in prima filatra i gonfaloni degli altri comuni. Èin lacrime: “Non siamo Casal diPrincipe, qui la camorra non c’è”.Ed ha ragione, la gente di questeterre è pacifica, laboriosa, tienealla sua terra e al suo mare con or-goglio. Ma qui è stato ucciso unsindaco e in Campania non acca-deva dagli anni Ottanta, quando aPagani la camorra di Cutolo am-mazzò Marcello Torre. RobertaMorrone, avvocato di Agropoli e

Don Ciotti: “Serve il coraggiodi dire no ai boss”

M A L I TA L I A

“Tanti sindacisi battonoc o n t role mafiee noi dobbiamoe s s e real loro fianco”

Quel manifesto Il sindaco di PollicaAngelo Vassallo (sopra) indicato,

anni fa, come “il pescatore” dai suoiavversari politici

in un annuncio funebre.A sinistra, il corteo di ieri sera,

a cui hanno partecipato circa duemilapersone. Solo Pollica ne conta 2500

amica di Vassallo, ricorda il loroultimo incontro. “Una gita inmontagna con altri amici e mili-tanti del Pd. Io ero preoccupataper quello che sta accadendo adAgropoli, dove la speculazione lasta facendo da padrona. Gli chiesicosa dovevo fare. E Angelo mi ri-spose fermo e deciso come al so-lito: qui tutti stiamo passando ungrosso guaio, bisogna stare molto

attenti. Noi abbiamo una sola ric-chezza, il territorio e questi se lovogliono mangiare. Dobbiamolottare con tutte le nostre forze”.

LA TERRA e il mare, per que-sto nel Cilento la lotta politica sifa feroce. Quattro anni fa AngeloVassallo fu sfiduciato e lasciò lacarica di presidente della Comu-nità montana Alento Montestel-la. Non aveva più la maggioran-za, ma i nemici politici abbonda-vano. Vassallo aveva messo ordi-ne in quell’ente, aveva messomano alle spese, ai bilanci, in-somma, aveva fatto come al so-lito lo “scerif fo”. Decaduto, isuoi avversari organizzaronouna vera festa, con cantanti e sal-sicciate, e anche un manifesto fu-nebre nel quale si annunciava “lamorte politica di Vassallo”. Bloc-carono una strada provincialeper quel festino politico-funera-rio. E il sindaco ucciso prese car-ta e penna e scrisse al Quirinale eal ministro dell’Interno. “Questagoliardata ricorda troppo certipersonaggi dei film di FrancisFord Coppola. Chi si diverte a or-ganizzare feste funerarie è inda-gato per intimidazioni e minaccea semplici cittadini…”. A quel fe-stino partecipò anche Sergio DeGregorio (Pdl), senatore dellaRepubblica. Lo abbiamo sentito:“Era una festa degli emigranti, loricordo bene, ci andai su pressio-ne di un manager di cantanti na-poletani amico mio. Solo il gior-no dopo ho saputo dei manifesti

a lutto. Non me ne curo, sono be-ghe di bassa politica. Vassallonon l’ho mai conosciuto e me nedispiace”. Vanno così le cose nelCilento, un Paradiso che mafiosie speculatori vogliono trasfor-mare in un inferno. Un luogo in-tristito dalla nebbia che avvolgel’assassinio di un sindaco. Fannoriflettere le parole di ClaudioVassallo a Sky: “Tre giorni primadi essere ucciso mio fratello miparlò di ambienti delle forzedell’ordine collusi con stranipersonaggi. Lui ha scritto anchelettere ai comandi di Salerno eRoma. L’Arma minimizza (“sitrattava di piccole lamentele, su-bito chiarite”), ma il procuratorecapo di Vallo della Lucania, Gian-carlo Grippo, no: “Allo statodell’inchiesta non abbiamo ele-menti, ma anche questa può es-sere una traccia per capire per-ché è stato ucciso Angelo Vassal-lo”.

di Paola Zanca

L o aveva incrociato, “c o-me si incrociano cammi-

nando per l’Italia tante per-sone impegnate, attente,che si battono per politichedal contenuto trasparen-te”. Don Luigi Ciotti, Ange-lo Vassallo, il sindaco di Pol-lica freddato da nove pal-lottole, se lo ricorda due an-ni fa, quando assieme alla“sua” Libera, era andatoproprio in Campania per latradizionale Giornata dellamemoria e dell’impegno inricordo delle vittime dellemafie. 150 mila persone inmarcia per non dimentica-re uomini come MarcelloTorre, il sindaco di Pagani,un altro comune del saler-nitano, anche lui “uccisoperché faceva bene l’a m m i-n i s t ra t o re ”.Don Ciotti, l’Italia è pie-na di amministratori chefanno bene il loro lavoroin territori a rischio. Celi ricordiamo solo quan-do li ammazzano?Dovremmo ricordarceliper un motivo molto sem-plice: fanno cose concrete,portano avanti nei fatti una

politica con la P maiuscola.Sono “piccoli” a m m i n i s t ra-tori, nel senso che gover-nano piccole città, ma sono“gra n d i ” umanamente e po-liticamente, si mettono aservizio del bene comune,non fanno sconti a nessu-no.Speculazione edilizia, in-filtrazioni nelle attivitàcommerciali, corruzio-ne: quali abusi sono piùdifficili da affrontare?Ogni territorio ha caratte-ristiche diverse, dalla Cala-bria alla Sicilia alle terre dicamorra, cambia la geogra-fia degli interessi. Ma in ge-nerale quello contro cui de-vono battersi è il tentativocriminale di penetrare nel-le fessure del sistema, dicorrompere per raggiunge-re i propri scopi, di impe-dire la trasparenza, adesempio quella negli appal-ti.Mettere degli argini puòanche significare farescelte impopolari. I cit-tadini capiscono sem-p re ?Dove c’è il male la gente re-spira aria pesante, è diso-rientata, fa fatica, ha paura.

E chi ha altri interessi cercadi creare ambiguità, di con-fondere, di delegittimare.La battaglia per la legalità èanche una sfida culturale,un risveglio delle coscien-ze.A volte in questa batta-glia finisce che si resta dasoli.Quando c’è chi denuncia,chi segnala in modo attentoe puntuale, tocca a chi didovere attrezzarsi per darerisposte e protezione. Nonsono in grado di dire se quisia stato fatto oppure no. Inqueste ore si sente dire tut-to e il contrario di tutto. Soche in molte parti d’Italia è

stato fatto, senza rumore,senza chiasso. Quello chedobbiamo fare è valorizza-re il lavoro delle forzedell’ordine e degli ammini-stratori, che a loro voltahanno il dovere di farsi di-rigere dalla bussola della di-gnità delle persone.Dice che è troppo faciledare sempre la colpa alloStato che non c’è?Dico che lo Stato deve farela propria parte e noi siamochiamati a fare la nostra.Anche noi associazioni:meno parole e più fatti.Dobbiamo tutti sentircicorresponsabili, dare il no-stro contributo alla ricercadella verità.

Serve più coraggio?Coraggio viene dal latino:cor habeo. Vuol dire: ho cuo-re. Ecco, il sindaco Vassallovoleva bene alla sua gente,alla sua città, all’ambiente,alla politica. Mi piacerebbeche ci fosse più gente cheha coraggio, che ha a cuorei problemi degli altri e nonsolo i suoi. Abbraccio la suafamiglia e invito la gente anon ricordarsi di loro solonei giorni vicini, ma anchein quelli lontani. La loro fe-rita non si rimargina, servecontinuità nell’affetto enella riconoscenza per ilcuore, per il coraggio, concui quest’uomo ha impe-gnato la sua vita.

In passatogli avversario rg a n i z z a ro n oun “festino”funebre per lui.C’era ancheDe Gregorio (Pdl)

Don Luigi Ciotti,fo n d at o redi Libera

(ELABORAZIONE DA FOTO ANSA)

Page 6: ILFT20100908

pagina 8 Mercoledì 8 settembre 2010

L’ITALIA ABBANDONA LA SCUOLAPEGGIO DI NOI SOLO LA SLOVACCHIA

Il Rapporto Ocse sull’Istruzione rivela le bugie della Gelmini

di Mario Reggioe Caterina Perniconi

La scuola non è unapriorità del governoitaliano. Per l’istr uzio-ne spediamo poco. Po-

chissimo. Siamo penultimiin graduatoria tra i Paesi Oc-se, e peggio di noi fa solo laSlovacchia. Gli studenti ita-liani tra i 7 i 14 anni passanoa scuola circa 8.200 ore con-tro una media dei paesi Oc-se di 6.700. I nostri inse-gnanti hanno uno stipendioinferiore alla media dei col-leghi europei, e il divario siaccentua con il passare de-gli anni di servizio. Una si-tuazione preoccupante, illu-strata dall’ultimo rapportosull’educazione dell’Or ga-nizzazione per la coopera-zione e lo sviluppo econo-mico, reso noto ieri. Malgra-do questo quadro sconso-lante il ministro della Pub-blica Istruzione, MariastellaGelmini, conferma le valu-tazioni del governo sul “s i-stema scolastico e la neces-sità di proseguire sulla stra-da delle riforme, per questo,stiamo cercando di liberarerisorse da destinare a inno-vazione, merito e qualità”.

La mannaiadei tagli

IL MINISTRO della Pubbli-ca istruzione dimentica di ri-cordare che il bilancio dellascuola pubblica italiana è sta-to, e verrà decurtato, in tre an-ni di oltre 9 miliardi. È tradi-zione tutta italiana annuncia-re riforme della scuola, tutte acosto zero. Perché la primamossa tocca da sempre al mi-nistro dell’Economia. Il bilan-cio dello Stato è in bilico: il

primo pensiero corre subitoalla scuola, all’università, allaricerca. Riforma sì ma senzatirare fuori un euro. Salvo poistracciarsi le vesti a favoredell’importanza della cultura,dell’innovazione, della tuteladegli studenti. È successo an-che con i governi precedenti.Ma mai era successo che unariforma della scuola venisseannunciata tagliando il bilan-

Anche i bambini si disperano. In alto, il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini (FOTO LA PRESSE)

Spendiamoil 4,5%del Pilc o n t rouna mediadei Paesi Ocsedel 5,7%

La campagna elettorale di Masi:controllo sull’i n fo r m a z i o n e

cio di tanti miliardi.Non se l’era permesso nean-che il ministro Letizia Moratti.Anche lei, assieme all’a l l o rapresidente del Consiglio Sil-vio Berlusconi, era il 5 feb-braio del 2002, annunciò laprima riforma della scuola do-po quella di Gentile. Cosa è ri-masto di quella tanto strom-bazzata riforma? Nulla o qua-si. Anche il risibile portfoliodelle conoscenze non lo ri-corda più nessuno. Anzi, unacosa è rimasta: l’assunzione inruolo dei 12 mila insegnantidella religione cattolica, sen-za concorso, inamovibili, conil diritto di cambiare cattedranel caso perdessero la fede.Svanita la Moratti è arrivatoFioroni, convinto assertoredella teoria del “c a c c i av i t e ”.Nessuna riforma epocale, masolo interventi mirati senzasconvolgere la scuola. Poi toc-ca a Mariastella Gelmini. Eriecco un’altra riforma stella-

U n vicedirettore ha scrit-to i titoli di coda: “La

Rai prepara la campagnaelettorale prima della parcondicio”. Attenzione. EMauro Masi controlla par-ticolari, sinossi e ospiti.Un programma della Raiha ricevuto una lettera cheriflette la (nuova) lineaeditoriale tracciata dal di-rettore generale. Tradotto:“Qui comando io”. Masi haminacciato di non pagare icosti di una puntata, mes-sa in onda senza rispettareun presunto ‘patto’ (nonprevisto dalle leggi che di-sciplinano il servizio pub-blico), ovvero la presenta-zione dettagliata dellapuntata. Il direttore di reteha risposto che l'ineditasanzione non può colpireuna trasmissione vecchiadi mesi e, forse per ripiccae per riaffermare il suo po-tere, Masi ha contestato lascheda che annuncia unospeciale sulla strage di viaD'Amelio, la morte di Pao-lo Borsellino, la trattativafra mafia e Stato e un'in-tervista a Masssimo Cian-cimino, figlio di Vito il sin-daco del “sacco di Paler-

mo”. L'ultima trappola diMasi è la scheda sull’ar go-mento del programma, unmanuale da compilare ainizio stagione e poi, ap-pena saranno avvisate lestrutture, con scadenza aogni puntata come la sca-letta – esempio – che A n-n o ze ro spediva all'aziendail giovedì mattina. La dif-ferenza con il passato è

proprio Masi, un direttoreche stravolge le regole: “Lalinea editoriale – spiega ilconsigliere Nino RizzoNervo – è indicata dal Con-siglio di amministrazionenella sua interezza e sem-pre in simbiosi con i re-sponsabili di rete”.E Garimberti? In teoria laRai ha un garante istituzio-nale, il presidente Paolo

Garimberti che, nonostan-te la doppia intervista diMasi (a Cortina e a Pa n o-ra m a ), non è intervenuto e– come dice un dirigentedi viale Mazzini – “s’è guar-dato bene dal convocareun Cda d’urgenza per chia-rire ruoli e compiti nell'a-zienda”. Garimberti tace,Masi pratica il suo truc-chetto più riuscito: pren-

dere tempo. Ha rinviatol'incontro di ieri a doma-ni con Michele Santoroper “problemi persona-li”, ha rinviato i contrattie la vera accensione dellamacchina A n n o ze ro .

SCIOPERO TGR. L’i n-formazione dimezzata delservizio pubblico ripartecon un taglio ai telegior-nali regionali. Il sindacatoUsigrai annuncia lo scio-pero di tutte le redazionilocali e un’assemblea na-

zionali dei comitati di re-dazione. “Da lunedì 13,con la partenza dei nuovipalinsesti, scompare la ter-za edizione dei telegiornaliregionali. È questo il segna-le più grande della riduzio-ne degli spazi informativinel servizio pubblico: l'in-formazione regionale chiu-de alle 20, il Tg1 perde l'e-dizione della mezza sera, il

Tg2 avrà 80 minuti in menoa settimana, mentre Rai Ne-ws, ancora attende un ri-lancio più volte annuncia-to. Una perdita secca per itelespettatori e un ridimen-sionamento del serviziop u bbl i c o ”. Per l’Usigrai èinaccettabile il metodo del-l'azienda che, prima pre-senta un piano editorialeaperto al confronto, poicancella appuntamenti inser ie.Il sindacato chiede la paro-la: “Il direttore generale cidimostri con un segnaleforte di essere in grado digovernare la più importan-te azienda culturale delPaese. Non vogliamo unaRai che navighi a vista.Chiediamo un progetto or-ganico e serio, in grado didare un futuro alla Rai”. Unfuturo con l’infor mazione.Chissà se Masi ha le stesseprospettive. c .t.

DIS-SERVIZI PUBBLICI

re e tanto per non smentire ilpresidente del Consiglio “laprima da quella di GiovanniGentile”.Ma il bilancio dello Stato nonè in grado di sostenere il pesodella scuola pubblica: 45 mi-liardi di euro l’anno, più di700 mila insegnanti di ruolo,200 mila precari. Bisogna ri-sparmiare: Tremonti decidedi tagliare 9 miliardi, approfit-tando anche del pensiona-mento di decine di migliaia diinsegnanti e non docenti chesono arrivati alla fine della lo-

ro carriera. Tagliare, tagliare èla parola d’ordine. In nomedel merito, della modernizza-zione, della qualità. E poi glistudenti italiani passano trop-pe ore a scuola, occorre snel-lire le materie ed asciugare lecattedre. Quindi, per la Gel-mini, i dati dell’Ocse sono ib e nve nu t i .Ma a proposito delle ore pas-sate in classe, il confronto conla Finlandia, da alcuni anni aivertici per la qualità ed i risul-tati di apprendimento deglistudenti, è fuori luogo. È veroche nel paese nordico gli stu-denti trascorrono in classepoco più di 6 mila e 500 orenell’arco dell’anno scolasti-co, ma se si sommano a quelledestinate alle attività speri-mentali esterne o nei labora-tori il totale delle ore di ap-prendimento raggiungono lamedia annua della scuola ita-liana.

Datistr umentalizzati

DURA LA replica dell’oppo -sizione e degli studenti che“bocciano” la Gelmini e il suooperato, mentre secondo Ma-nuela Ghizzoni, capogruppodel Partito democratico incommissione Cultura dellaCamera “L’Italia è il fanalino dicoda in Europa in termini dispesa pubblica per istruzione

e anche tra i paesi Ocse è sottola media. Spendiamo 7.948dollari per studente mentre laFrancia 8.932 dollari, la Ger-mania 8.270, la Finlandia8.440, la Spagna 8.618, la Sve-zia 10.262, la Svizzera 13.031,gli Stati Uniti 14.269.Insomma, non si capisce chefilm abbia visto il ministro estupisce che, dati alla mano, sicontinui a far finta di nientecercando di truccare i datidell’Ocse”. Che l’Italia sia sto-ricamente avara negli investi-menti per la scuola è cosa no-ta. Spende infatti il 4,5% delPil, la Slovacchia il 4%, controuna media dei Paesi Ocse del5,7%, dove ai primi posti sipiazzano Islanda, Stati Uniti eD a n i m a rc a .Altra nota dolente gli stipen-di: in Italia una maestra guada-gna poco più di 26 mila dollaril’anno all’inizio della carrieracontro una media di 29 mila.Alle soglie della pensione il di-vario raggiunge i 10 mila dol-lari. Stessa musica per i pro-fessori anche se quelli dellesuperiori toccano i 44 miladollari a fine carriera. Ma sem-pre 10 mila in meno della me-dia Ocse.

FESTIVAL

TOTONOMINE PER SANREMON on c’è ancora una certezza sulla

conduzione di Sanremo. Non soloGianni Morandi ma anche MassimoRanieri, Pippo Baudo e ancora BrunoVespa. Sono questi i candidati in poleposition per la conduzione. Ai verticiRai sono in corso riunioni, checoinvolgono ovviamente la reteammiraglia Rai1, per prendere ladecisione finale. Decisione chesicuramente si avrà entro questo mese,probabilmente già prima che il cdatorni a riunirsi, così da poter poipartire con la fase progettuale eoperativa. Il festival avrà per la Rai una

rilevanza maggiore del solito, inconsiderazione del fatto che l'eventocadrà nell'anno dei festeggiamenti per i150 anni dell'Unità d'Italia,appuntamento per il quale l'azienda diservizio pubblico è chiamata ad avereanch'essa un ruolo chiave. Ancheperché la canzone italiana da sempre èconsiderata parte significativa delpatrimonio culturale nazionale e cheha proprio nel Festival di Sanremo ilsuo momento di maggiore visibilità. Diqui un'accuratezza in più da partedella Rai nella scelta del profilo delprossimo conduttore. (f.c.)

L’Usigraiannuncialo scioperodelle sedi localiper il taglioalle edizionidei Tgr

Il direttore generale Mauro Masi (FOTO ANSA)

Page 7: ILFT20100908

Mercoledì 8 settembre 2010 pagina 9

uccide, stupra, o compie violenzapuò scegliere Internet o qualsiasialtro mezzo – continua ancora ladottoressa Bonucchi – è sempremeglio limitare al minimo le infor-mazioni personali che si danno asconosciuti su Internet. Bisognafare attenzione, valutare caso percaso, anche in base al tenore deidiscorsi. E comunque, non daremai indicazioni tramite le quali sipossa essere rintracciati. Se poidecidiamo di incontrare dal vivouna persona conosciuta online, èmeglio scegliere un posto moltofrequentato o andare magari incompagnia di qualcuno”. Nienteparanoie, ma conoscenza delmezzo che usiamo: “Basta esseresempre nel range di sicurezza eusare molto buon senso”.I casi di violenza nel mondo realeper mano di persone conosciuteonline, non solo tali da destarepreoccupazione. Anche perchénonostante la terribile storia diBari e la violenza di Varedo, allaPolizia risultano “molto rari” i casidi violenza sessuale a donne co-nosciute su Facebook. E “ingiu -rie, minacce e molestie per mez-zo Internet, compreso lo stalkingsono nell’ordine delle poche mi-gliaia per quanto riguarda il2010”.Della stessa idea è l’avvocato Ma-nuela Ulivi, presidente della Casadelle donne maltrattate di Milano:“Il 90 per cento delle violenze sul-le donne – ci dice – continua adavvenire tra le mura di casa. Nelrestante 10 per cento c’è di tutto,anche l’aggressione per strada.Ma Internet, o le persone cono-sciute online, non sono certo ilp ro bl e m a ”.La Rete è un continente sconfina-to e, con ragionevoli precauzioni,sicuro. È anche un luogo della

memoria, Internet. Su Face-book è ancora online il profilodi Chiara. “Ora è ufficialmen-te’ ‘single’” uno degli ultimi

status. Il suo assassino eradietro lo scher-

mo.

COME RICONOSCERE LA VIOLENZAIN AGGUATO DIETRO INTERNET

Su Facebook c’è ancora il profilo di Chiara, uccisa a luglio

di Federico Mello

Il caso più brutale risale alloscorso 8 luglio. Chiara Bran-donisio, una trentaquattren-ne barese, sta andando al la-

voro. Sono le 6 del mattino eChiara monta la sua bicicletta:pedala verso un’azienda di lavo-razione di mandorle di Cegliedel Capo dove, da dodici anni, èin servizio come operaia. Il suodestino l’aspetta lungo quellastrada percorsa migliaia di volte:una Panda Blu la investe e la but-ta a terra; un uomo scendedall’auto e con una spranga diferro la colpisce varie volte fra-cassandole il cranio: la sua ago-nia dura meno di 48 ore. La storiadi Chiara sconvolge la Puglia, an-che perché si scoprirà che l’uo -

mo si era portato appositamentedietro la spranga di ferro. Emer-gono particolari della vita diChiara: come ormai tantissimiitaliani era un’appassionata diInternet, social network e chat.In particolare utilizzava Messen-ger, un sistema di messaggisticaistantanea molto diffusa per co-municare con amici e – questa èstata la fatalità –con sconosciuti.L’assassino, Domenico Iania, 52anni, originario di Catanzaro maresidente nel piacentino, Chiaral’aveva conosciuto online. Po-chi giorni prima aveva deciso dichiudere quella relazione.

La vittima:“mi fidavo di lui”

COSA È SCATTATO a questopunto nella mente di quell’uomoche affronta un viaggio lunghissi-mo per andare a uccidere unadonna che non ha mai conosciutodal vivo? “Sicuramente un’inca -pacità di gestire la frustrazione.Nel caso di Bari c’erano già statedelle avvisaglie” spiega al Fa t t oQuotidianoCristina Bonucchi, fun-zionario di polizia e psicologa nel-l'unità di analisi dei crimini infor-matici della polizia delle comuni-cazione.Secondo Audiweb in Italia, sono23,8 milioni i navigatori in Inter-

net e vengono contati in dodicimilioni gli iscritti a Facebook. An-che gli italiani, come nel resto delmondo, su Internet passano par-te della loro vita: mandano mail,leggono notizie, giocano, si diver-tono e... si conoscono. Ormai èprassi, tra giovani e meno giovani,scambiarsi il contatto Facebookinvece del numero di cellulare, esono innumerevoli i “matr imonidi Internet”: coppie felici che de-vono il colpo di fulmine a un flus-so di bit scambiati online e diven-tati poi curiosità, affetto, amore.Eppure la cronaca riporta alcuniepisodi di violenza scaturita da unrapporto nato online. È della set-timana scorsa la notizia di una vio-lenza sessuale consumata ad ago-sto a Varedo in provincia di Mila-no. La vittima aveva passato tuttoil mese a chattare con un 23enneconosciuto su Facebook. Primatimidamente, poi sempre piùcoinvolta, aveva accettato alla fi-ne di incontrarlo. Ma lui all’ap -puntamento si presenta con dueamici di 18 e di 17 anni. Come ri-portato dal Corriere della Sera, i trela convincono a seguirli in mac-china “per bere qualcosa” e laportano in periferia: in due la vio-lentano mentre il terzo filma tuttocon il cellulare. Consumata la vio-

lenza, lasciano la ragazza per stra-da: verranno arrestati presto contutte le prove (tabulati telefonici e“log” di Internet) lasciati in giro.“Mi fidavo di lui così tanto –ha poiraccontato la ragazza –che gli ave-vo confidato perfino tanti aspettidella mia intimità”. È proprio que-sto il punto. “Una relazione cheviene condotta in gran parte onli-ne – spiega ancora la dottoressaBonucchi –ha una grossa compo-nente immaginativa, proiettiva. Equanto ci si scrive si presta a nu-merose interpretazioni: uno deidue può considerare la relazioneun gioco, mentre l’altro la puòpensare come una storia seria”.

La psicologa: “nondare info private”

È QUELLO che è successo sia aBari che a Varedo. Nel caso di Baril’uomo, “sicuramente già predi-sposto” aggiunge la psicologa,non è riuscito a gestire la fine diuna relazione nella quale –solo lui– aveva investito molto. Nel casodi Varedo la vittima ha investito inquella relazione telematica,scambiando un orco per un gio-vane che sembrava affascinante esicuro di sé. “Premesso che chi

di Benny Calasanzio

S civola su una buccia di banana verdee non gialla la Lega Nord virtuosa, al-

lergica agli sprechi e diversa dai partitidella “Roma ladrona”. Inciampa a Vero-na la retorica leghista, dove GianluigiSoardi, sindaco del paese di Somma-campagna (VR), ma soprattutto presi-dente dell’Azienda Trasporti Verona,partecipata dal Comune, è indagato dal-la Procura della Repubblica scaligeraper una vicenda relativa ai rimborsi ot-tenuti dall’azienda per trasferte auto-mobilistiche e spese di rappresentanza.Secondo il sostituto procuratore checonduce le indagini, Valeria Ardito, dal-la documentazione contabile acquisitadalla Polizia giudiziaria nella sededell’azienda trasporti, emergerebbero,tra le altre irregolarità, una serie di rim-borsi regolarmente ottenuti per trasfer-te con l’auto dell’Atv ma che figuravanoinvece effettuate con l’auto privata; ir-

regolarità facilitate dal fatto che lo sta-tuto dell’Atv prevede, solo e unicamen-te per il presidente, la possibilità nonpresentare pezze giustificative a corre-do della domanda di rimborso.In particolare, durante l’estateappe -na trascorsa, il politico leghista, che si èdimesso dalla presidenza e si è sospesodal partito, si è recato in Puglia, assiemealla famiglia, con due auto: una Fiat Mul-tipla di sua proprietà e con una Fiat Pun-to intestata all’Azienda Trasporti Vero-na. Punto attrezzata anche di telepassautostradale che all’occorrenza venivaspostato anche sulla vettura privata, ri-sparmiando così parecchi spiccioli sulpedaggio, il tutto a spese dei contri-buenti veronesi, che recentemente sisono visti aumentare il prezzo del bi-glietto del bus.Dalle indagini sono emersi par ticola-ri che aggravano la posizione di Soardi,come gli episodi, ripetuti, in cui l’autistadell’azienda ha fatto da tassista alla figlia

fino a Padova mentre la stessa era im-pegnata nella preparazione per l’esamedi ammissione all’Università; in quei ca-si ovviamente sull’auto il presidentenemmeno c’e ra .E poi ancora soggiorni pagati a n ch eper altre persone e molte le richieste dirimborso per viaggi effettuati da Som-macampagna, dove Soardi vive e ammi-nistra, a Verona, dove lavora e riveste an-che la carica di segretario dell’UnioneProvinciale Piccoli Proprietari Immobi-liari. Ci sono addirittura rimborsi per icaffè “di rappresentanza” bevuti a neibar di Verona mentre lo stesso eranell’ufficio da primo cittadino nel paeseche amministra. Se non fosse un reatosarebbe vera e propria magia.Il pm non ha ancora formulato l’ipo -testi di reato, ma sembra scontato cheSoardi sarà indagato per peculato, ov-vero quando “il pubblico ufficiale, aven-do per ragione del suo ufficio o servizioil possesso o comunque la disponibilità

di denaro o di altra cosa mobile altrui, sene appropria definitivamente o tempo-ra n e a m e n t e ”. In caso di condanna la pe-na sarebbe comunque durissima: da trea dieci anni nel primo caso, mentre dasei mesi a tre anni quando “il colpevoleha agito al solo scopo di fare uso mo-mentaneo della cosa, e questa, dopol’uso momentaneo, è stata immediata-mente restituita”. Un profilo di reatoche in caso di condanna, causerebbe au-tomaticamente il decadimento dalla ca-rica di sindaco.Una vicenda che ricorda molto quel -la di Giuseppe Buzzanca, sindaco diMessina; il precedente non è rincuoran-te per il presidente dell’Atv, visto cheBuzzanca venne dichiarato decadutodalla sua carica proprio a causa dellacondanna a sei mesi per peculato d’usoguadagnata usando “l’auto blu”per farsitrasportare da Messina, insieme alla mo-glie, fino a Bari, 450 km, per imbarcarsiin crociera.

NDISCRIMINAZIONI

Se sei gaynon ti affitto casa

M assimo Frana,professor e

presso un istitutosuperiore di Roma,avrebbe voluto affittareuna stanza in uncondominio dellaCapitale. Ma laproprietaria, avvocatoin pensione, si èrifiutata dicendo chenon affitta la casa agliimmigrati e ai gay.Proteste dell'Arcigay.

MALASANITÀ

Anziana muoredopo trasfusione

U na trasfusione disangue errata, alle

Molinette di Torino,potrebbe essere la causadella morte di Irene G.,76 anni. L’errore sabatoscorso, quando lapaziente è stataricoverata per difficoltàrespiratorie e unaanemia cronica acuta;ieri notte il decesso.

M O L F E T TA

niente parcogiochiper il Bimbo down

I suoi amici eranoappena entrati ma

domenica scorsa a unbimbo down è statonegato l’accesso al parcogiochi: “Tu non puoientrar e!”, ha sentenziatol’addetto ai biglietti, alvarco delle attrazioni diun parco didivertimenti, a Molfetta.Marco (nome inventato)è un ragazzino affettodalla sindrome di Down,ha 14 anni, vive in unpaese vicino a Bari, e hafinito la scuola media esostenuto regolarmentegli esami conseguendo il7 come voto di media. Gliamici del 14enne affettodalla sindrome di Downhanno abbandonatoanche loro il parco didivertimento e il padredel ragazzo ha deciso didenunciare agli organicompetenti quantoaccaduto. “Si è trattato diuna discriminazioneavvenuta sulla base di unpr egiudizio”, ha detto lamadr e.

CARCERI PIENE

Situazione vicinaal collasso

S ono 68.435 i detenutinelle carceri italiani,

quasi 24.000 in più deiposti regolarmentedisponibili, circa il 54per cento. Lo segnalal’Osapp (OrganizzazioneSindacale AutonomaPolizia Penitenziaria),secondo cui tra leregioni che hannosuperato persino lacapienza tollerabilespiccano la Puglia con651 detenuti in più , laLombardia (505),l’Emilia Romagna (400),il Veneto (358) e la Sicilia(255)".

CRONACHE

Una settimana falo stupro di unaragazza:“Chattavamo,gli raccontavotuttoMi fidavo di lui”

CA S S A Z I O N E : molestieonline sono stalking

L inea dura della Cassazione per chi perseguita il pro-prio ex con messaggi minacciosi anche su Face-

book: la sesta sezione penale ha confermato una cu-stodia cautelare ai domiciliari, disposta dal Tribunale diPotenza, nei confronti di un ragazzo accusato di “attipersecutori (stalking) nei confronti della ex fidanzata,perché, non rassegnato alla fine della relazione, le ave-va scritto messaggi minacciosi sulla bacheca del socialnetwork, arrivando a postare anche un video di unrapporto sessuale avuto con lei”. E “continui episodi dimolestie, consistiti in telefonate, invii di sms, messaggidi posta elettronica e tramite Facebook, anche nell’uf-ficio dove lei lavorava” avevano portato il Tribunale diLagonegro nel febbraio 2010 a disporre la custodiacautelare in carcere per l’uomo dopo la denuncia dellaragazza. In riforma del provvedimento, poi, il Tribu-nale di Potenza aveva tramutato il carcere in arrestidomiciliar i. I pericoli

di Internetvisti da Doriano

VERONA LADRONA

INDAGATO SOARDI, SINDACO LEGHISTA: “IRREGOLARITÀ NEI RIMBORSI”

Page 8: ILFT20100908

pagina 10 Mercoledì 8 settembre 2010

PRIMO PASSOPER IL CONTRATTOSU MISURA DI FIAT

Federmeccanica accogliele richieste di Sergio Marchionne

di Salvatore Cannavò

La decisione era annun-ciata ma ha una valenzapolitica innegabile cherecepisce i desiderata

della Fiat e individua in Cisl eUil gli interlocutori sindacalifondamentali. Federmecca-nica, l’associazione di cate-goria delle imprese metal-meccaniche, ha infatti an-nunciato la disdetta del con-tratto nazionale del settoresiglato il 20 gennaio del2008, firmataria anche laFiom, a partire dal primogennaio 2012. Contestual-mente, ha dato il via a un

“tavolo di confronto sul set-tore auto” con le organizza-zioni sindacali firmatarie de-gli accordi separati, cioè Cisle Uil, “auspicando” che an-che la Fiom sia della partita.Cosa duramente esclusa dalsegretario nazionale dellaFiom, Maurizio Landini.È stato lo stesso presidentedell'associazione degli indu-striali metalmeccanici Pier-luigi Ceccardi, a spiegareche la decisione di disdire ilcontratto è avvenuta “a fron-te delle minacciate azionigiudiziarie della Fiom relati-ve all'applicazione di tale ac-c o rd o ” ed è stata comunica-

ta “in via meramente tecnicae cautelativa allo scopo digarantire la migliore tuteladelle aziende”.

Tutto cambianel 2012

IN REALTÀ, la decisionenon ha effetti immediati: ilcontratto in questione scadeinfatti il 31 dicembre del 2011e sarebbe rimasto automatica-mente in vigore fino al rinno-vo successivo se nessuna del-le due parti avesse inviato ladisdetta. Disdetta che a nor-ma di contratto viene inviatatre mesi prima della scadenza.Federmeccanica, invece, di-sdice il contratto 16 mesi pri-ma ed evidentemente la scel-ta è tutta di politica sindacalecome spiega lo stesso Ceccar-di quando afferma che il rife-rimento per l'associazionedei datori di lavoro resta ilcontratto separato siglato conCisl, Uil e Ugl il 15 ottobre del2009.Questo contratto, che la Fiomnon riconosce, recepisce in-fatti le norme contrattuali sta-bilite dall'Accordo sul model-lo contrattuale siglato nel gen-naio del 2009 tra Cisl, Uil,Confindustria e governo.Norme che prevedono di de-rogare ampie parti contrat-tuali ai livelli decentrati –aziendali o territoriali – costi -tuendo il quadro nel quale èstato siglato l'accordo di Po-migliano d’Arco, la fabbricacampana del gruppo Fiat nel-la quale 700 milioni di euro diinvestimenti sono stati vinco-lati dal Lingotto a un aumentodi produttività e alla limitazio-ne di alcuni diritti sindacali.

Lo “spirito di Pomigliano”,dunque, diventa il nuovo pun-to di partenza delle relazionisindacali e in questo modoviene recepito il messaggiodell'amministratore delegatodel gruppo Fiat, Sergio Mar-chionne, che aveva minaccia-to di uscire da Confindustriaper separare il settore auto dalresto della metalmeccanicase non si fosse dato vita a uncontratto separato per l'auto.In realtà, non ci sarà alcuncontratto separato, ma “un ta-volo specifico sul settore autocon le organizzazioni firmata-rie dell'accordo del 2009”,quindi senza la Fiom, che èstato convocato a Roma ilprossimo 15 settembre. “Unan ov i t à ” ha detto il segretariodella Fim-Cisl, Farina annun-ciando la piena disponibilitàdella sua organizzazione.Chi parla invece di “decisione

Le proteste contro SergioMarchionne a Pomigliano e, a

fianco, Pierluigi Ceccardi leader diFe d e r m e c c an i c a (FOTO ANSA)

I pericoli del debito americano per i mercatiIL DEFICIT DEGLI STATI UNITI RISCHIA DI CREARE PROBLEMI AI PAESI DELL’EUROPA MEDITERRANEA CON ALTO DEBITO PUBBLICO

ECONOMIA

grave e irresponsabile” è il se-gretario Fiom, Landini chegiudica la decisione “unostrappo alle regole democra-tiche del nostro Paese”. Oggila Fiom tiene il suo Comitatocentrale e prenderà le sue de-cisioni, a partire dalla manife-stazione nazionale del 16 ot-tobre già convocata a Roma.

La trattativasulle deroghe

LA FIOM comunica peròche non sarà presente all'in-contro del 15 settembre no-nostante l'auspicio di Feder-meccanica. Moderatamentesoddisfatta è la Fiat: la decisio-ne di ieri, di per sé, non mo-difica nulla sul campo ma dà ilvia alla trattativa sulle dero-ghe che è il cuore del proble-ma.

I dirigenti del Lingotto staran-no a vedere cosa si deciderà su“flessibilità, orari e rapportisindacali” per dare un giudi-zio compiuto anche se al mo-mento incassano una vittoriaimportante. Dopo gli appellidi Marchionne e l’inizialefreddezza dimostrata dallaConfindustria, gli industrialimetalmeccanici si dispongo-no ora su un terreno di rotturacon la Fiom e di definizionesolo con Cisl e Uil di nuove re-gole contrattuali. Pomiglianodiventa un modello naziona-le. Una scelta che, come diceGiorgio Cremaschi dellaFiom, dimostra la volontà di“scontro frontale” da partedegli industriali. Si vedrà in au-tunno se questa scelta com-porterà una fase di instabilitànelle varie fabbriche o se inve-ce la Fiom sarà costretta all'i-solamento. In parte dipende-rà dall'evoluzione del dibatti-to interno alla Cgil. La proba-bile futura segretaria del sin-dacato oggi diretto da Gugliel-mo Epifani, Susanna Camus-so, continua a dire che “Mar -chionne sbaglia” ma, in un'in-tervista che comparirà su Og -gi, afferma anche una disponi-bilità a discutere di un “nu ovopatto sociale”.Intanto la Fiom incassa l'ap-poggio di tutto il centrosini-stra, dalla Federazione della si-nistra fino al Pd che con il suosegretario Bersani dice: “Cistiamo mettendo su una stra-da che non porta alla soluzio-ne dei problemi”.

CONFALONIERI

GRANDE FRATELLO COL BUCOF edele Confalonieri è da sempre un inguaribile

ottimista. Ma questa volta ha davveroesagerato. Mentre i giornali danno conto delleperdite e dei debiti in bilancio della società diproduzione Endemol, comprata a caro prezzogiusto un paio di anni fa da Mediaset, il presidentedel gruppo televisivo berlusconiano non trova dimeglio che liquidare come “sciocchezze estive” iproblemi della società che ha inventato il GrandeFratello e molti altri format di successo.Eppure a Confalonieri basterebbe dareun’occhiata ai dati di bilancio che pure luidovrebbe ben conoscere. E questi dicono che nel2009 Endemol è andata in rosso di 337 milioni,dopo aver concluso un 2008 da brivido con oltre630 milioni di perdite. Per non parlare dei debiti,in gran parte eredità dell’acquisizione, chesuperano di gran lunga i due miliardi. E, questo,purtroppo per Confalonieri non è un reality. Mala realtà dei conti.

Gli industrialidannola disdettadall’a c c o rd odel 2008,“tutta colpadella Fiom”

di S u p e r b o nu s

I dubbi sullo stato dell’economiamondiale continuano a crescere. Ieri

il Wall Street Journalha messo in discus-sione l’affidabilità degli “stress test” ef -fettuati dalla Banca centrale europeasui bilanci delle principali banche eu-ropee. Nel mercato continuano a sus-seguirsi voci di maquillage contabili ef-fettuati da grandi aziende e banche. Ilmaggior rigore della Germania sui con-ti pubblici europei e i crescenti spreadpagati da Portogallo, Italia, Irlanda,Grecia e Spagna (PIIGS) per collocare ipropri titoli di Stato sono fatti, in con-trasto con i messaggi rassicuranti lan-ciati alla pubblica opinione dai governie dalle Banche centrali. Analizzando lepolitiche e i dati economici più recentici sarebbe da avere i brividi.Certo, il Pil americano crescerà di circail 3 per cento quest'anno, ma nessunosottolinea il fatto che il deficit di bilan-cio pubblico degli Usa è prossimo allacifra record del 20 per cento e che laquantità di denaro stampata dalla Fede-ral Reserve negli ultimi due anni è paria un altro 10 per cento del Pil.In sostanza, gli Stati Uniti vivono una

ripresa illusoria “stimolata” da conti-nui interventi del governo nell’econo -mia e continue iniezioni di denaro nel-la finanza. La trappola in cui si è cac-ciata l’Amministrazione Obama puòavere due esiti opposti ma entrambi di-sastrosi nel medio periodo: una crisi fi-scale o l’inflazione. Una crescita debo-le e non autosufficiente non produr-rebbe benefici reali dal punto di vistadell’occupazione e soprattutto nonconsentirebbe al governo federale e al-cuni grandi Stati (California, Texas, Il-linois, Arizona e New York) di rientrare

dagli enormi deficit accumulati provo-cando una crisi fiscale senza preceden-ti nella storia del nuovo continente. Seinvece il mare di liquidità iniettato nelsistema dalla Federal Reserve e dal go-verno Usa dovesse concretizzarsi inmaggiori investimenti e spese dei con-sumatori, l’inflazione potrebbe rag-giungere livelli importanti costringen-do il governatore della Fed Ben Bernan-ke ad aumentare i tassi in maniera espo-nenziale, con uno sconvolgimento deimercati mondiali, oppure lasciare sva-lutare il dollaro con altrettante riper-

cussioni negative.Di fronte a questa potenziale onda ano-mala che si sta preparando all’or izzonte,la Germania e l’Inghilterra hanno decisodi chiudere i boccaporti delle loro eco-nomie mettendo in pratica misure di au-sterità senza precedenti. La corsa all’ac -quisto dei titoli di Stato tedeschi degliultimi mesi è il tentativo degli investitorieuropei di comprare il biglietto per que-sta nave prima che si scateni la tempe-sta. E gli altri Stati cosa stanno facendo?Le altre nazioni europee tirano a cam-pare nella speranza che l’euro e la be-nevolenza tedesca li mantenga a gallaanche nelle condizioni di navigazionepiù difficili. Per la Grecia non vale la pe-na di spendere molto tempo: è ormai unPaese assistito che danza fra il baratro egli aiuti europei, le manovre economi-che varate da Spagna, Portogallo, Irlan-da e Italia sono semplicemente piccolecorrezioni di rotta rispetto agli anni pas-sati, la spesa pubblica, il debito e il de-ficit rimangono su livelli importanti e ilgrado di vulnerabilità altissimo.Il ministro del Tesoro Giulio Tremontiha annunciato che non sarà necessariauna manovra aggiuntiva nella Finanzia-ria 2011, che presenterà solo delle tabel-

le di spesa. Sappiamo che sarà così, masappiamo anche che esattamente un an-no fa il ministro aveva annunciato unaFinanziaria senza “tagli né tasse” per poicambiare idea nel giugno 2010, con unamanovra da 20 miliardi di euro. Tremon-ti ci ha abituati a critiche all’esta bli-shment mondiale, a battute sugli econo-misti e sui banchieri centrali, tuttavianon riesce a passare dalla teoria alla pra-tica. Non riesce a trasformare in prov-vedimenti di finanza pubblica tempesti-vi le intuizioni sulla dimensione e la por-tata della crisi che in più di un’occasionesi sono dimostrate esatte. Al ministerodel Tesoro sanno bene che con un de-ficit stimato al 4,10 per cento e un de-bito pubblico superiore ai 1.800 miliar-di di euro navigheremo in acque agitatenei prossimi anni. L’impianto propagan-distico berlusconiano non permette pe-rò di fare agli italiani un discorso chiarocome quello che hanno fatto i leader te-deschi e inglesi. Il ritornello del tutto vabene, del “siamo fuori dall’emer genza”,è tornato e echeggiare nel convegno diCernobbio, nel weekend. Ma la respon-sabilità di un ministro delle Finanze nondovrebbe essere quella di infondere ot-timismo, ma di proteggerci dai rischi.

Germaniae Inghilterrasono già corseai ripari conmisure diausterità senzap re c e d e n t i

Il rigore tedesco di Angela Merkel (FOTO ANSA)

Page 9: ILFT20100908

Mercoledì 8 settembre 2010 pagina 11

SELF SERVICE UNICREDITProfumo soccorre con decine di milioni

l’azienda dell’azionista Biasi (Cariverona)

di Vittorio Malagutti

Parlano arabo i problemidi Unicredit? Non solo.Anche veneto. A Vero-na il numero uno Ales-

sandro Profumo deve veder-sela con gli azionisti-debito-r i.Il sindaco della città scaligeraFlavio Tosi ha già chiamato araccolta i banchieri e i ban-cari padani. I libici in Unicre-dit? “Intervenga il governo,intervenga la Consob”, stre-pita da giorni il focoso primocittadino. La Fondazione Ca-riverona, con il suo cinqueper cento (quasi) del capita-le, pesa eccome negli equi-libri della banca guidata daAlessandro Profumo. E Tosi,che proprio in questi giornidesignerà i quattro rappre-sentanti del comune da invia-re nel consiglio della fonda-zione, non perde occasioneper sparare a palle incatenatecontro quegli arabi che conuna miniscalata in Borsa sonoda poco arrivati al 7 per centodi Unicredit.Messo in mezzo, Profumo sidifende. Spiega che Gheddafinon lo ha certo invitato lui. Laparola, oggi, va al comitatogovernance dell’istituto, do-ve siedono i rappresentantidelle fondazioni azioniste, ol-tre a Verona anche Torino,Bologna e Treviso. Ma loscontro sulla presenza libicarischia seriamente di diven-tare un tormentone che as-sillerà per settimane il nume-ro uno di Unicredit. Come hadimostrato più volte in pas-sato Tosi è pronto a usare laclava con l’obiettivo dichiara-to di tutelare gli interessi delterritorio di fronte a un co-losso come Unicredit. Un co-losso che troppo spesso, so-stengono i leghisti, si rivelaattento più che altro alle lo-giche della grande finanza.

Non tutti i clientisono uguali

TRADOTTO in breve: leaziende annaspano e Profumoguarda altrove. Vero? Può dar-si, a volte. Ma ci sono clienti eclienti. Prendiamo un’aziendaben conosciuta da Tosi come laBiasi di Verona che da un paiodi generazioni produce caldaiee radiatori. Biasi è un nome checonta. Cattolico di spondaOpus Dei (anche se lui ha sem-pre smentito l’af filiazione),Paolo Biasi ha 72 anni, da alme-no 20 siede con vari incarichi aivertici della Fondazione Cari-

verona: attualmente è presi-dente, ed è quindi un socio dipeso di Unicredit. Sempre piùspesso negli ultimi tempi pro-prio Biasi, soprannominato “las fi n ge ” per l’aplomb e la capa-cità manovriera da vecchio de-mocristiano, si è messo di tra-verso ai progetti di Profumo,condizionando scelte e strate-gie. Normale, per un socio dipeso. Se non fosse che lo stessoBiasi, assieme alla famiglia, èanche l’azionista di controllodella Biasi Spa. E quest’ultimava male, talmente male che a fi-ne giugno è stata messa in liqui-dazione con la prospettiva disalvare il salvabile trasferendoalcune attività in una societàcreata ad hoc (in gergo ne -

wco).Il disco verde a questo piano diliquidazione in bonis è arrivatonei mesi scorsi dalle banchecreditrici. E chi troviamo in pri-ma fila tra gli istituti più espostiverso la Biasi di Verona? Ma sì,proprio l’Unicredit dove Biasi,tolto il cappello da imprendito-re e indossato quello da mana-ger bancario, si muove da tem-po quasi come se fosse in casapropria. Va segnalato che Uni-credit ha dimostrato più voltein passato grande fiducia nellepossibilità dell’azienda vero-nese. Nel 2008 per esempio, laBiasi Spa non era riuscita a ri-spettare i parametri di bilancio(c ov e n a n t ) fissati a garanzia diun finanziamento di 20 milioni

Sui conti pubblici ora decide l’EuropaLE MANOVRE ECONOMICHE ORA DOVRANNO PASSARE DA BRUXELLES MA NON SONO CHIARE LE SANZIONI PER CHI VIOLA I PATTI

ECONOMIA

Il presidente di Cariverona Paolo Biasi e, nelriquadro, Alessandro Profumo (FOTO EMBLEMA)

La Lega vuole la Fondazione controGheddafi, ma il presidenteha troppi debiti per strillare

di euro concesso dall’istitutodi Profumo. In casi come que-sti succede che la banca chiedail rimborso anticipato del fido,come espressamente previstonel contratto. Insomma, perl’azienda di solito sono guaigro s s i .

La fiducianel socio forte

LA BIASI SPA se l’è cavata di-versamente. Rientro? Macché.Unicredit ha concesso un nuo-vo prestito di 21 milioni cheserviva a sostenere un primopiano di salvataggio. È finitamale, perché la recessione hacontinuato a picchiare duro ela scialuppa di salvataggio lan-ciata dai creditori è affondatanel giro di qualche mese. Delresto il conto economico la-sciava poco spazio ai sogni di

rilancio. La Biasi spa ha perso14 milioni nel 2007, 19 milioninel 2008 e, infine, 25 milionil’anno scorso con un fatturatoprecipitato sotto quota 100 mi-lioni dai 156 milioni del 2007. Idebiti con le banche hanno in-vece raggiunto i 100 milioni.C’è poco da fare, allora. Biasi haalzato bandiera bianca, ma permodo di dire. Con l’approva -zione delle banche, tra cui, ol-tre a Unicredit anche Intesa eBnl, è stato congegnato nuovoun piano di salvataggio. In pra-tica il patrimonio immobiliaredel gruppo, stimato circa 60milioni verrà messo in venditaper pagare una parte dei debi-ti. Particolare importante:mentre la sua azienda di fami-glia andava a fondo, Biasi è sce-so in campo più volte prenden-do posizioni critiche nei con-fronti di Profumo. Il culmine èstato raggiunto a febbraio del

2009 quando la FondazioneCariverona all’ultimo momen-to si sfilò dalla prevista sotto-scrizione della sua quota dibond Unicredit collocati perrafforzare il patrimoniodell’istituto. Proprio in queimesi si stava discutendo il pri-mo progetto per evitare il cracdell’azienda veronese in gravedifficoltà. Di salvataggio in sal-vataggio siamo arrivati all’esta -te scorsa.La liquidazione della Biasi è sta-ta affidata a Eugenio Caponi,un professionista gradito a Bia-si ed evidentemente anche allebanche. Sarà un caso (o forseno) ma Caponi siede – a n ch elui – al vertice della Fondazio-ne Cariverona: con i gradi di vi-cepresidente vicario sta pro-prio un gradino sotto il gran ca-po Biasi. Tutto all’ombra dellaFondazione, quindi. E di Uni-c re d i t .

di Stefano Feltri

L a nuova Europa, costruita intornoai bilanci degli Stati membri, co-

mincia a prendere forma. Il verticedei ministri economici e finanziari,l’Ecofin, ieri ha dato il via libera allenuove regole sulla politica economi-ca. “O nuotiamo insieme o affondia-mo insieme”, ha riassunto la situa-zione José Barroso, il presidente del-la Commissione europea.

I BILANCI. Il patto di stabilità, chefissa vincoli a debito e deficit per gliStati membri, diventa un controllopreventivo sulle manovre di bilancio.Ogni sei mesi in sede europea ci saràun confronto sui documenti di poli-tica economica nazionali che dovran-no essere approvati prima di essereadottati nei singoli Paesi. Ogni anno,a marzo, l’Ecofin e la Commissioneindicheranno gli obiettivi economicidell’Europa, e su questa base i singoliStati membri dovranno elaborare lapropria politica economica. Poi agiugno e luglio l’Ecofin e i capi di Sta-to e di governo daranno le ultime in-dicazioni e pareri “prima che gli Stati

definiscano in via ultimativa i proget-ti di bilancio per l'anno successivo”.Di fatto ha vinto la linea tedesca: dallacrisi si esce riducendo gli squilibri traPaesi virtuosi (come, appunto, laGermania) e quelli che per anni han-no vissuto con squilibri di bilancionon sostenibili nel lungo periodo.

LE SANZIONI. Il problema, comesempre, sono le sanzioni per chi nonrispetta gli impegni presi a Bruxelles.Su questo, ovviamente, i pareri sonomolto più discordi che sui buoni pro-positi (anche la Germania, a suo tem-po, ha sforato i parametri del Pattosenza incorrere in alcuna sanzione).Si tratta infatti più di sorveglianza re-ciproca che di veri vincoli impostidall’alto. E per i Paesi ad alto debitopubblico come l’Italia (1.800 miliardidi euro) è un punto sensibile anchequello delle riforme strutturali cheandrebbero discusse insieme a quel-le di bilancio. C’è tempo fino ad ot-tobre per discutere i dettagli, poi sicapirà quali saranno le conseguenzeper il governo italiano che, sia conTremonti che con il direttore gene-rale del Tesoro Vittorio Grilli a cui so-

no affidati i dossier internazionali, hasempre mantenuto una posizionemolto rigorista.

LA TASSA SULLE BANCHE.Nonostante il Parlamento e la Com-missione fossero d’accordo, i mini-stre riuniti all’Ecofin non sono arri-vati a un’intesa sul se e come tassarele banche per costringerle a restitui-re gli aiuti pubblici durante il biennio2007-2009, quando molti istituti so-no stati sostenuti a spese del contri-buente o addirittura nazionalizzati.Qui il governo Berlusconi fa resisten-

za: in Italia le banche non hanno ri-cevuto aiuti pubblici (tranne in unpaio di casi i Tremonti-bond dal Te-soro, comunque prestiti, non trasfe-rimenti a fondo perduto). Il Parla-mento e la Commissione Barroso so-stengono la necessità di una tassa su-gli istituti di credito, o almeno diun’armonizzazione delle misureadottate a livello nazionale in alcuniPaesi per ottenere la restituzione de-gli aiuti pubblici. I ministri, però, nonsembrano troppo convinti. Come su-scita perplessità anche l’idea di unatassazione delle transazioni finanzia-

rie che, nelle intenzioni, dovrebbe li-mitare gli investimenti speculativi(compravendite ravvicinate per lu-crare su piccole variazioni di prez-zo). Anche su questo l’Italia opponere s i s t e n z a .

LA VIGILANZA. Dopo due annidi lavoro, la riforma della Vigilanzasul settore finanziario procede. Dal2011 ci sarà la Agenzia europea per ilrischio sistemico (Esrb) che dovrà va-lutare in quali casi ci siano pericoliper l’intera Eurozona, anche se non èancora chiaro a chi dovrà riferire. Poici saranno altre tre autorità, quella sulsettore bancario, quella sul lavoro el’occupazione, e quella sui mercatiazionari. Nella speranza che questobasti a evitare altre crisi come quellache è ancora in corso, cominciata or-mai nel 2007.

Nessun accordo sulla tassasulle banche e sulletransazioni finanziarie

Il vertice Ecofindi ieri

sulla regolazionef i n an z i a r i a

(FOTO ANSA)

L a Roma vola in Borsa, titolano i bollet-tini di Piazza Affari. E i titoli della squa-

dra giallorossa, sull’onda delle indiscrezioni sunuovi padroni in arrivo, hanno chiuso anche ie-ri, giornata poco brillante per il listino, con unrialzo di mezzo punto dopo l’impennata del 5,8per cento di lunedì. In meno di tre mesi le azionidella “Magica” hanno guadagnato il 25 per cen-to. Un rialzo col botto. Se non fosse che per man-dare alle stelle la quotazione sono bastati scam-bi per un controvalore di quattro milioni di euronelle ultime due sedute. Davvero poca cosa, seconfrontata ai volumi scambiati ogni giorno in

Borsa: 1,3 miliardi di euro soltanto ieri. Si-gnifica che tre o quattro operatori coordi-nati tra loro sarebbero in grado di muovereil titolo Roma senza troppo sforzo. E le ul-time due sedute sono state eccezionali. Inmedia le azioni della squadra di Totti attira-no meno di 300 mila euro al giorno di scam-bi. Sempre meglio della Lazio, comunque: lìsiamo sui 10 mila euro a seduta.

CALCIO IN BORSA di V. Mal.

Roma, un boomcon pochi spiccioli

Page 10: ILFT20100908

pagina 12 Mercoledì 8 settembre 2010

LA SQUILLOC O N S E R VAT R I C E

La moglie del consigliere di Cameronimbarazza il governo inglese

Alla passione non si co-manda. E se la passioneè frequentare bordelliperché “mi piace stare

qui, mi piacciono i clienti ca-rini, le persone simpatiche, iposti belli e i soldi facili” loscoop e il conseguente scan-dalo sono certi. La pasionariaè la (seconda) moglie di undeputato conservatore bri-tannico, nell'inner circle delpremier David Cameron, Mi-ke Weatherley. Parlando conun falso cliente e vero gior-nalista del domenicale SundayM i r ro r ha raccontato la sua vi-ta e ha specificato i costi dellesue prestazioni: “40 sterlineper sesso orale con il preser-

vativo e poi sesso e 70 ster-line (85 euro) per sesso oralesenza preservativo e sessocompleto con preservativo”.Il tariffario era presentato daCarla Weatherley in tre diver-si locali dove la 39enne bra-siliana si prostituiva in diversigiorni alla settimana, con ilnome di Bea, Adriana e Bian-ca. A corredo della storia diCarla il giornale ha pubblica-to le foto della bionda in mu-tandine e reggiseno mentre siintratteneva con il suo clien-te.Per il marito è stato, ha detto,uno choc: “Ci siamo separatia febbraio e non ne sapevonulla. Siamo rimasti in contat-

to e pranzavamo insieme unavolta alla settimana, comebuoni amici. È un terribilech o c ”.

CARLA svolgeva già lo stes-so mestiere quando Mike laconobbe in Brasile nel 2003(dove il politico ha anche di-versi interessi economici). Èpossibile che il parlamentarenon sapesse del lavoro dellafutura moglie, neanche dopoil matrimonio avvenuto inGran Bretagna nel 2003, econtinuasse a ignorare la pas-sione retribuita di Mrs Wea-therley durante le numerosefrequentazioni dei luoghi isti-tuzionali della monarchia bri-

DAL MONDO

tannica e dopo averle intesta-to un appartamento nel quar-tiere chic di Rio de Janeiro,Copacabana. Ma la figlia di uncamionista che ha spiegato diesser andata in Gran Bretagna“per imparare l'inglese” e chenel certificato di matrimonioè registrata come “casalinga”,avrebbe interrotto solo perpochi anni la sua prima pro-fe s s i o n e .

GIÀ IN FEBBRAIO, aitempi della separazione se-condo il marito, ma anche nelperiodo iniziale della lungacampagna elettorale che haportato in giugno al governoconservatore con la vittoria diCameron, Carla sarebbe tor-nata nel bordello (anzi, in tre

diversi locali) mentre allo stes-so tempo si faceva vedere inoccasioni pubbliche con il ma-rito. È questo l'aspetto che staproducendo più clamore nel-lo scandalo sessuale e mette arepentaglio la carriera di MikeWeatherley (53 anni e tre figli,il minore dei quali di 25 anni,con la prima moglie), nonchéintacca l'immagine del gover-no e dei Tories di Cameron. Imedia sottolineano come lapresenza della moglie (defini-ta abitualmente “av ve n e n t e ”)possa aver aiutato l'elezionedel consigliere del futuro pre-mier in un collegio strappatoai laburisti per una manciatadi voti. Ma quello che il SundayM i r ro r sottolinea è la doppia vi-ta e le motivazioni intime di

Carla Weatherley, capace dinascondere i suoi impegni ses-suali settimanali, spiegati co-me puro piacere per gli incon-tri con uomini e la soddisfa-zione di buoni guadagni e bel-la vita.

PROPRIO MENTRE M i keWeatherly dava l'immaginedei nuovi conservatori, fa m i -ly-or iented e dalla rettitudinemorale inscalfibile a iniziaredalla vita privata, tanto da es-sere presentato come model-lo rispetto ai tempi degli scan-dali sessuali continui che ave-vano minato la credibilità delpartito Tory durante gli ultimianni del governo John Majoralla metà degli anni '90.

(S .Ci.)

Più figli per tutti

R.I.P sulla tomba dell’Italia,suicida demografica

R.I.P (Requiescat in Pace, Riposi In Pace)sulla tomba di marmo dell’Italia, come sullecroci di legno delle tombe dei pionierilungo i sentieri delle carovane del West osulle croci bianche dei cimiteri di guerra: èl’epigrafe del WSJ sull’Italia che “stamorendo demograficamente”, anzi che stacommettendo “un suicidio demografico”.“Entro il 2050 – scrive il giornale - il 60% diitaliani non avranno fratelli o sorelle, né ziio zie”. Né li aiuterà a colmare le lacunel’artificio, che colpisce il Daily Mail, di quelcatanese che conserva la salma della zia infreezer per un anno per poternecontinuare a incassare la pensione. Ladebolezza demografica dell’Italia, così comeil fenomeno dei ‘bamboccioni’, attiranotalora l’attenzione della stampa estera. Ma ilWSJ stavolta ci dedica una sorta di

necrologio (almeno un po’) prematuro: labassa natalità “minaccia di avereconseguenze sociali ed economichec a t a s t ro f i c h e ”, scrive Giulio Meotti,affermando, in base a stime dell’istituto diricerca Max Planck, che, di questo passo, lapopolazione italiana scenderà a 10 milionidi persone entro la fine del secolo, senzatenere conto dei flussi migratori, chepotrebbero ridurci a minoranza a casanostra. Il 22% della popolazione è già fattoda pensionati e il 15% del pil va inprevidenza. C’è una cura? La fede, pare,non serve, perché in Occidente i Paesi laicisono più prolifici di quelli religiosi. Forse, unpo’ d’ottimismo e di fiducia in un futuromigliore. Ma, se questo è il presente, comesi fa?

Giampiero Gramaglia

Doppia vita da sinistra, Mike Weatherley (FOTO MILESTONEMEDIA) Carla Adriana Weatherly e David Cameron (FOTO ANSA)

Page 11: ILFT20100908

Mercoledì 8 settembre 2010 pagina 13

isolato”, perché “diversi altri go-verni piombano nelle tentazionidel populismo, della xenofobiae del razzismo, e strumentalizza-no paure e inquietudini”.Nella scia del dibattito, la Com-missione annuncia la creazionedi una task force per valutarel’uso fatto nei vari Paesi dei fondiUe per l’integrazione dei rom.Il discorso di Barroso non ha(ancora?) il fascino e l’autor itàdel discorso sullo statodell’Unione che il presidenteUsa fa ogni fine gennaio. Mal’emiciclo di Strasburgo è gremi-to per il ‘primo giorno di scuola’delle istituzioni comunitarie do-po la pausa estiva. E non c’è bi-sogno di minacciare multe aglieurodeputati renitenti: il pro-getto, contestatissimo, viene

to sulla Francia, che camuffa dapartenze volontarie il rimpa-trio dei rom verso i Paesi d’or i-gine, ma pensano anche all’Ita -lia della Lega o all’Olanda doveun partito xenofobo è divenutoseconda forza politica.Ogni forma di discriminazione“è puramente inaccettabile”,avverte Barroso: tutti i cittadinihanno “diritti e doveri”e ci vuo-le “equilibr io” tra il rispetto delprincipio della libera circola-zione e quello della sicurezza,evitando “str umentalizzazionipopuliste”. Parole che fischia-no nelle orecchie del presiden-te Sarkozy e dei leader leghisti.

IL CAPOGRUPPO socialistaMartin Schulz, quello cui Berlu-sconi un giorno diede del kapò,include “il governo francese diSarkozy e Fillon” fra xenofobi erazzisti d’Europa. E il capogrup-po dei liberal-democratici, il bel-ga Guy Verhofstadt, definisce“inaccetta bile” quello che staaccadendo in Francia e aggiun-ge: “Purtroppo non è un caso

Le frontiere del razzismo

In cerca dei Rom,gli intoccabilidella Bulgaria

DAL MONDO

Primo discorso dell’Unione delnumero uno della CommissioneCritici anche molti altri leader

di Giampiero Gramaglia

Nel giorno in cui, per la pri-ma volta, un presidentedella Commissione euro-pea pronuncia il discorso

‘sullo stato dell’Unione’ di fron-te al Parlamento europeo, l’Ita -lia, un tempo campione d’euro -peismo e di solidarietà, finisceimplicitamente sotto accusaper la politica sull’e m i gra z i o n ee sui rom. José Luis Durão Bar-

roso non la cita per nome, co-me non chiama direttamente incausa la Francia, ma affermache “in Europa non c’è postoper il razzismo”e invita tutti “adagire con sensibilità” su “que -stioni così delicate” come i di-ritti degli emigrati, specie quan-do sono cittadini comunitari,senza risvegliare “fantasmi delpassato”. Barroso è già chiarodel suo, ma i capigruppo lo so-no ancora di più: puntano il di-

Il presidente della Commissione Ue Barroso (FOTO ANSA)

Il presidente bulgaroPa r van ov (FOTO ANSA)

NIRAN

Napolitano: appelloper Sakineh

S cende in campoanche il Quirinale

in difesa di SakinehMohammadi Ashtiani,condannata a morte perlapidazione in Iran: “Èun atto altamente lesivodei principi di libertà edifesa della vita”, è statoil monito di GiorgioNapolitano, che haribadito “l'impegnoforte” delle istituzioni edel governo italiano.

FRANCIA

Pensioni: “2,5milioni in piazza”

S econdo i sindacatifrancesi due milioni e

mezzo di pesone sonoscese ieri in piazza in tuttoil paese per manifestarecontro la riforma dellepensioni che è statapresentata ieri dal premierFillon in Parlamento. Ilprimo ministro non hafatto concessionisull’innalzamento dell’etàpensionabile da 60 a 62anni.

EGITTO

“Boicottatele elezioni”

L’ ex direttoredell’Agenzia

internazionale perl'energia atomica (Aiea) epremio Nobel per la Pace,Mohamed ElBaradei, halanciato un appello perboicottare le prossimeelezioni parlamentari epresidenziali in Egitto: “Sel’attuale governo continuaa rifiutarsi di esaudire lenostre richieste, diventanecessario scendere instrada e organizzareproteste di disobbedienzacivile”. ElBaradei si è dettoconvinto che “le elezionidel prossimo novembresaranno truccate. Vi invitoperò - ha detto a un gruppodi supporter al Cairo - amantenere la calma e aprepararvi per una lotta dilunga durata”.

AUSTRALIA

Il governo delladonna premier

L a leader del partitolaburista Julia Gillard,

detta “Julia la rossa” per ilcolore dei capelli ma ancheper il suo passato attivismopolitico, formerà il primogoverno di minoranza inAustralia dal 1940, dopoaver guadagnatol’appoggio di 2 dei 3indipendenti eletti in seggirurali.A 17 giorni dalle elezionianticipate finite in parità,avendo conquistatoappena 72 seggi nellacamera di 150 e malgradola perdita di 18 seggirispetto al Parlamentoprecedente, Gillard potràrestare al comando,avendo guadagnatol'appoggio esternodell’unico deputato verdee di 3 dei 4 indipendenti.

di Alexandre Levy

C erti giorni Mitko non sa più co-me si chiama. Dimitar, come ri-

portato sulla carta d’identità?Mehmet, come vuole la cultura mu-sulmana nella quale è cresciuto? Oancora Mita, come lo chiamano tut-ti a Stolipinovo, uno dei quartieritzigani di Plovdiv, seconda città del-la Bulgaria dopo Sofia situata al cen-tro del Paese in quella che era l’a n-tica Tracia?Con le sue 60.000 anime questomahala (quartiere, in turco) ai con-fini della città, “è il Bronx di Plov-div”, affermano alcuni raccontandostorie terrificanti di depositi pienidi droga, di prostituzione su vastascala e di totale assenza di igiene. Inrealtà è soprattutto una cittadinaabitata, anzi affollata solamente datzigani, con le sue scuole, i suoi caf-fè, il suo cinema, il suo mercatoall’aperto e persino una galleriacommerciale. Se sei Rom nasci, vivie muori a Stolipinovo. “È il più gran-de ghetto dei Balcani”, dicono i suoiabitanti, il 95% dei quali sono, al-meno ufficialmente, disoccupati.Gli tzigani musulmani costituisco-no la maggior parte dei Rom in Bul-garia, ma non sono riconosciuti co-me turchi né dai bulgari né daglistessi turchi, che rappresentanoall’incirca il 10% della popolazionebulgara. La medesima tendenza siriscontra tra il gruppo degli tziganicristiani all’interno del quale alcunirinnegano la loro origine nella spe-ranza di meglio integrarsi nella mag-gioranza bulgara.

Apar theida doppio senso

Questa incertezza identitaria e la mi-riade di criteri secondo cui s’è costi-tuita la comunità Rom in Bulgaria(professione, lingua, religione, origi-ne geografica...) rendono pratica-mente impossibile un censimento diquesta popolazione. Secondo le sta-tistiche più o meno ufficiali, gli tziga-ni sarebbero in Bulgaria circa370.000, un dato che fa ridere gliesper ti.Magro e mal rasato, tutte le mattineMitko con la bicicletta si reca in cen-

tro dove nei cassonetti dei quartieripiù ricchi spera di trovare qualcosa dariciclare: carta, vetro, plastica e metal-lo. Ce ne sono a centinaia come luiche, equipaggiati con un lungo unci-no di ferro e una cassetta di plasticasistemata sulla bici, approfittano delfatto che in Bulgaria non esiste la rac-colta differenziata. Il loro lavoro con-siste nel bucare i sacchi di plastica li-tigandoseli con i cani randagi che rap-presentano una seria minaccia per laloro attività. Quello che trovano loportano in uno dei numerosi centri diraccolta situati tutt’intorno a Stolipi-novo dove in cambio si mettono in ta-sca qualche le v (divisa bulgara).Il gancio di ferro per Mitko, la scopa eil giubbotto giallo per sua moglie, chelavora qualche ora al giorno per il Co-mune di Plovdiv: apparentemente so-no le uniche attività lavorative cui sidedicano gli tzigani nel loro quartie-re. “Sono bravissimi nel trovare il ma-teriale da riciclare, ma sono totalmen-te ignorati dalle amministrazioni loca-li. Le loro condizioni di lavoro sonoindegne per un Paese dell’Unione eu-ro p e a .A giudizio dei Rom, la loro famiglia èuno straordinario esempio di succes-so sociale. Per i bulgari sono solo gen-te che approfitta dell’ingenuità e dellabontà delle ricche fondazioni che fi-nanziano la loro attività.Le immagini di Stolipinovo sfilano di-nanzi ai nostri occhi: strade sventrate,case popolari in stato di semi-abban-dono. Ma anche lo spettacolo di unafebbrile attività umana: piccoli com-merci, ristoranti improvvisati, vendi-tori di ferro e meccanici all’aper to,contrabbandieri di sigarette. Tutto èsudicio ma brulicante di vita.La gente si interroga, si spintona e fis-sa con occhi di brace il visitatore dipassaggio. Intere famiglie, dal patriar-ca che fuma il narghilè all’ultimo ar-rivato che sguazza nelle pozzanghe-re, se ne stanno all’aperto e guardare

il tempo che passa in attesa del frescodella sera. “Vedi, non si vive poi tantomale a Stolipinovo, soprattuttod’estate. D’inverno quando la tempe-ratura scende a -20° e non c’è il riscal-damento è un’altra cosa...”, dice As-sen, il quale riconosce che “in ognigregge ci sono le pecore nere”. Quisono i magnaccia, alcuni dei quali co-stringono mogli e figlie a prostituirsi.E poi i tossici: alle prese con la crisieconomica aumenta il numero diquelli che si abbrutiscono con la dro-ga.I principali problemi del quartiere re-stano la disoccupazione e la pocaistruzione. A Stolipinovo ci sonoquattro scuole e un nido d’i n fa n z i a .Per lo più vuoti, a sentire Assen. “I do-centi considerano l’incarico in que-ste scuole come una sorta di punizio-ne e arrivano con l’idea di andarseneal più presto. Hanno solo un’idea intesta: andarsene da questo quartiere.Naturalmente questo non giustifica igiovani Rom che già da piccoli si di-sinteressano alla scuola”, spiega As-sen. “Per i medici è la stessa cosa. Al-cuni poi sono apertamente razzisti”.

“Mizer ia”a Pazardjik

La situazione è ancor più drammaticaa Iztok, altro quartiere tzigano che sitrova a Pazardjik, una cittadina di68.000 abitanti ad una trentina di chi-lometri da Plovdiv. Iztak, dove vivono16.800 tzigani, si estende nei campiaridi della Bulgaria meridionale. Lecase popolari situate all’ingresso delquartiere lasciano presto il posto a ca-supole costruite con materiali di risul-

ta e le strade in terra battuta sono pie-ne di rifiuti. I membri di una associa-zione Rom, Napredak (Progresso),fanno di tutto per alleviare la miseria,ma dispongono di mezzi molto infe-riori a quelli dei Karaguiozov a Stoli-p i n ovo .Ma l’idillio ha fine mano a mano chevisitiamo il quartiere inseguiti da unaparola che non ha bisogno di tradu-zione: “Mizer ia!”. Ce la gridano alcunedonne da un balcone. Si stenta a cre-dere che degli esseri umani possanovivere in mezzo all’immondizia e aicani randagi. “È vita questa?”, urlaun’altra donna intenta a ripulire lastrada dalle bottiglie di plastica chegetta in una discarica improvvisata.“Fate vedere i come si vive qui. Siamodei poveri diavoli non dei criminali!”,dice una donna sdentata evidente-mente al corrente di quanto sta acca-dendo in Francia. “Fate tutte le fotoche volete. Qui non abbiamo acqua,non abbiamo elettricità, nulla! Diteloanche ai bulgari!”, aggiunge una se-conda donna uscita da un cortiletto.Qui il denaro, quando c’è, arriva da unfamiliare andato a lavorare all’estero ele poche case degne di questo nomesono quelle dei Rom emigrati per la-vo ro .Mentre mi riaccompagna all’auto Jiv-ko mi fa vedere casa sua dove ormai,dopo la morte di sua madre e la par-tenza dei fratelli e delle sorelle che so-no emigrati all’estero, vive da solo.Guarda moltissimo la televisione. Ilgiorno prima ha visto un documenta-rio sulla caduta del muro di Berlino,capisco che ne è rimasto molto col-pito e lui stesso mi dice che “è scop-piato a piangere”, alla fine. “Ma saràmolto più difficile far cadere il murodi miseria che ci circonda”, aggiunge.Quando me ne vado lo vedo dallospecchietto retrovisore agitare a lun-go la mano in segno di saluto.Copyright Le Monde - Traduzione di Carlo

Antonio Biscotto

abbandonato, ma pochi seggirestano vuoti. Il presidente de-linea priorità, ma inanella slo-gan (“Agire compatti per il suc-cesso”, “O nuotiamo insieme oaffondiamo insieme”, “Piùscienza e meno burocrazia”, bi-sogna “lavorare di più”).

PUNTI CONCRETIve ne so-no. Barroso rilancia l’idea di eu-robond per finanziare le infra-strutture europee; vuole tassarele transazioni finanziarie e “ban -dire le vendite allo scoperto”. Sidelineano conflitti con i governidei 27. Nonostante divisioni sutasse e banche, l’Ecofin vara ilsemestre europeo per coordina-re le finanziarie nazionali e por-ta avanti la riforma della Vigilan-za finanziaria.

La Ue contro i razzisti d’Europaa Francia e Italia fischiano le orecchie

BARROSO LANCIA L’ALLARME IMMIGRAZIONE

Page 12: ILFT20100908

pagina 14 Mercoledì 8 settembre 2010

SECONDOTEMPOS P E T TA C O L I , S P O RT, IDEE

Gabriel GarkoA g g re d i t onella suavilla aiCastelliRomani

Brian Laudrup“Ho untumore dacurare saràuna durabattaglia”

Under 21La nazionalep i e gail Galles 1-0e si qualificaai play-off

MantovaAl via oggi ilFestival dellal e t t e ra t u ra :incontri finoa domenica

di Malcom Paganie Silvia Truzzi

Gli eroi borghesi, i papponi, i po-liziotti pasoliniani e le urla, nonsempre dal silenzio, gridate apiena voce. Il bel ragazzo la cuisfacciata avvenenza fece arrab-biare Salvatore Samperi in unlontano Festival berlinese di fi-ne anni '70 (“Ma per quale ma-ledetta ragione le ragazze guar-dano solo lui?”) è cresciuto co-me una pianta baudeleriana. Unfiore del male disposto a chinar-si sui cattivi odori, sacrificandola poesia ai bassifondi, incana-lando il disordine creativo in di-rezione ostinata e contraria. Edi-ficando distonie, rabbie, parri-cidi, polemiche che ogni volta,a vento in faccia, Michele Placi-do da Ascoli Satriano, (terzo diotto figli che per il contrappas-so del patriarcato, ne ha messi almondo cinque con tre mogli di-verse) affronta giocando con lavita, mandando a fare in culo icompromessi. Quindi Vallanza-sca, il '68, l'amore tormentatotra Sibilla Aleramo e Dino Cam-pana e poi, i migranti disperatidi Pummaròcostretti con le manisporche di terra e pomodori adormire nei loculi dei cimiteridella Capitanata, ma anche (e

non sembri una contraddizio-ne), un coraggioso omosessua-le sugli schermi conformisti del-la prima metà dei ‘70, la Bandadella Magliana e il profilo etica-mente destinato all’eliminazio -ne di Giorgio Ambrosoli. E an-cora le rappresentazioni teatra-li, da San Luca alla periferia ro-mana in cui ingannare il tempo,mettendo a disposizioni deglisperduti ventenni senza porta-fogli di oggi quegli stessi spaziche lui, alla loro età, poteva sol-tanto sognare, stretto nella divi-sa da poliziotto, nel casermonegrigio di Castro Pretorio, a duepassi della stazione di Roma.Ora, che il vice di Bondi, Fran-cesco Giro, sostiene sobriamen-te che Placido “è un regista me-diocre che fa solo brutti film”(salvo poi dichiarare di non avervisto Vallanzasca) e il ministroin tuta da sci Franco Frattini, bol-la le sue parole sulla casta par-lamentare “pegg iore”del bandi-to della Comasina da lui tratteg-giato, come “indegne” r inver-dendo la mitologia di scazzi an-che brutali tra il cineasta e gli oc-cupanti del Palazzo, non si puòfare a meno di tirare una linea suciò che divide un artista dalla

sua rappresentazione pubblica.Ragionando su come, forse an-che al di là di una precisa volon-tà, il profilo di quello che fu ilcommissario Cattani terminisempre tra i tentacoli di una pio-vra che fa del nulla la propriapreda e si alimenta della reazio-ne, in un gioco di specchi rifles-si che restituisce sempre la stes-sa immagine. Al pubblico, il Pla-cido sanguigno, piace.

Cafone, guittoe misogino

L'IGNORANTISSIMOguitto dipinto da Moretti nelCaimano, l'ipercafone misogi-no pugliese fotografato da Lu-cini in Oggi sposi e il mostro sa-dico de La sconosciuta di Tornato-re. Dialettale, eccessivo, diretto.Con la politica usata come untram e le esperienze (dai fascistinella preadolescenza ai repubbli-cani, passando per la Dc e l'infa-tuazione gauchista) mai rinnega-te perché “sono contro gli snobche scansano le derivazioni po-polar i”. Non lo troverete mai adannegare nelle allegorie, masempre in prima fila a delinearesentieri che da A conducono a Z.Placido è quel che è. Ma la mime-si lo esalta. Zelig inesausto tra l'a-mato teatro (iniziò con Ronconinel '69), la tonaca da attore, il pi-glio da natante a proprio agio nel-le tempeste, che pare vada a cer-carsi con puntuale ostinazione.Se c'è una cosa che fa incazzare il64 enne che divide il tetto conuna ragazza di 36 anni più giova-ne e spartisce equamente l’albe -ro genealogico con il brigante ca-labrese Carmine Crocco e conun fustigatore ante litteram ditanta tv diseducativa come Be-niamino, è la patente di radicalchic. A lui, che lontano dai salottipreferì sempre Germi ad Anto-nioni, senza dimenticare (ognisette di agosto) di tornare in Pu-glia per preparare con la madre laconserva di pomodoro, proprionon lo possono dire. QuandoRaffaele Lombardo, nel Colosseoadrenalinico del Tetr is di Telese,optò per l'appellativo e glielòscagliò contro, Placido, molto aldi là delle urla, ne fu entusiasta.La provocazione gli permise diinterpretare in una sorta di dan-nunziano vitalismo, il ruolo chepiù gli piace. Placido buttò lì unadelle sue iperdemagogiche (manon lunari) riflessioni iconocla-ste sulla politica: “Non dovrem-

mo candidare alle elezioni uomi-ni del Sud per 5 anni. Hanno datoe danno quotidianamente unospettacolo indecente di mafiosi-tà, malaffare e incapacità”. Lom-bardo rispose senza prevedere laribellione: “Mi spiace che Placi-do si iscriva a quella fitta schieradi meridionali affermati che tro-vano comodo parlar male del sude sputarci sopra”. Tumulti. Sediaabbandonata per un vis a vis adalto rischio di contatto fisico. “Sedice queste cose o è un mafioso ocompartecipe (sic) di mafiosi”,con Lombardo di rimando “Lei èun cretino e un maleducato”.

Michele versusil resto del mondo

SOLOuna delle tante puntate diun filone storico. “Placido con-tro tutti” è da sempre il film pre-ferito di Michele. Che decida diportare l’altra storia di Pansa suivinti al cinema come attore. Con-testazione romana dei centri so-ciali con tanto di striscione: “Pla -cido e Pansa, i vostri morti hannole mani sporche di sangue”. Oche incappi, dopo essersi difesoa Venezia : “Con chi cazzo lo devoprodurre io il film?” dalle accusedi esserselo fatto finanziare con idenari berlusconiani di Medusa,nelle raggelanti tirate eugubinedi Renato Brunetta. Con il politi-co che usa un termine scelbianodel ‘49 “c u l t u ra m e ” e poi aggre-disce a testa bassa confortato da-gli applausi della platea amica : “Ebene fai Sandro (Bondi ndr) achiudere il rubinetto del Fus aiparassiti dei teatri lirici (...) per-ché tanto Pantalone pagava sem-pre tutte le loro miserie, le loro

follie. Questo è un pezzo di que-sta Italia, molto rappresentata,placida, sussiegosa, politicamen-te corretta, colta, accreditata,leggermente schifosa”. Con sa-crosanta reazione alla chiamatain correo e querela di Placido“perchè Brunetta offende il mionome e la mia dignità”. Materialeda sottoinsieme, di una più ma-croscopica battaglia ideale conBerlusconi, che non ha mai vota-

to, cui non somiglia e al quale de-dicò rimembrando il successo tvcon il commissario siciliano an-timafia, uno sberleffo non si saquanto involontario diretto a tut-te le dacie, i viaggi transcontinen-tali e gli accordi misteriosi dell’ul -timo decennio. “Sono stato il pri-mo attore di tv a diventare unastar europea, ancora oggi sonoinvitato in Russia alle celebrazio-ni dell' Armata Rossa e ho rappor-ti con i presidenti dei paesi dell'ex Urss più di quanti ne abbia

Berlusconi”. Il paradosso èquesto. La politica lo tra-

scina nell’agone malui, come confessò,era attratto da altro.Fin dagli anni incui la masturba-zione gli creòqualche proble-ma con le gerar-chie ecclesiasti-che. Era l’epocain cui sognava didiventare prete :“mi hannoespulso perché a

13 anni avvertivo le prime pulsio-ni sessuali e in confessionale rac-contavo fantasie femminili e pen-sieri ‘cattivi’ ”. Dopo 48 mesi diAve Maria gli chiesero il giura-mento di castità e lui fuggì. A“sbirciare sotto le gonne delle si-g n o re ”, tra una canna e il deside-rio, molto ambizioso e non sem-pre compreso dal pubblico (a Ve-nezia, regolari contestazioni) di“ricercare la verità”. Inseguirlarende liberi. Secondo qualcuno.

in & out

PAR ABOLERitratto di un registacomunque contro

P L AC I D OUN CORNO

ABBIAMO VISTO

MARTONE, QUANDOIL CINE NON È LA TV

èèStoricoNoi credevamodi Mario MartoneL’Italia è nata da un terrori-sta? Scotta l’i n t e rro g a t i vodel Risorgimento-fiume diMartone: verso l’Unità, contre ragazzi (Lo Cascio, Bina-sco, Pisani) del sud affiliati al-la Giovine Italia, tra cospira-zione e rivoluzione, ideali edisillusioni, sul filo rosso san-gue. Se il Mazzini di Servillo“anticipa” Bin Laden, si af-fronta la storia dal basso, col-pendo le èlite che non hannofatto gli italiani. Tutto bene,qualcuno grida al capolavo-ro: noi non crediamo. Trop-po lungo, troppa tv: meglio ascuola che al cinema.

(Fed. Pont. )

èèèèDrammaticoThe DitchDi Wang BingCina, fine anni ’50: migliaia dipresunti “dissidenti di de-stra” vengono deportati nelcampo di Jiabiangou, Deser-to di Gobi. Provetto docu-mentarista, Wang Bing scavain questa storia sconosciuta,con i reduci per piccone e ilromanzo di Yang Xianhui perpala: Il fosso è riempito digrande cinema, che testimo-nia (quasi) senza pathos e“spiega” con poche illustra-zioni. Duro da seguire, im-possibile rimanervi indiffe-renti: tra topi bolliti e canni-balismo, non si butta vianeanche il vomito, ed è tuttovero. Purtroppo. ( Fe d . P o n t . )

GIURANDOdi Luca Guadagnino

Narcisismo alla mostra. Casey Affleck portafuori concorso “I’m still here” (finto parente divero) performance-documentario su JoaquinPhoenix, star tormentata di film da Oscar,fratello di River e della stupenda Summerprotagonista di “Esther Kahn” del miocompagno di giuria Desplechin. 90’ per tentaredi spiegare il meccanismo del disagio profondodi vivere (vero-finto) di un alieno oggi. Joaquin,presente al Lido, senza barba, bellissimo, non siè presentato alla proiezione ufficiale.

Rabbioso,iconoclasta,popolare,demagogico,sincero: in fondoun alieno nelcinema di oggi

Michele Placido,classe 1946,

visto da EmanueleF u c e c ch i

Page 13: ILFT20100908

Mercoledì 8 settembre 2010 pagina 15

PAGINE CATODICHE

LA TV CHE RESISTEMentre Riccardo Iacona torna in onda esce il libro

sulle inchieste di “Presadirett a”Le inchieste di Riccardo Iacona, dinuovo ogni domenica in primaserata su RaiTre (la prossimapuntata si occuperà deglievasori), rappresentano una dellepoche finestre ancora apertesull’Italia. Esce domani perChiarelettere L’italia inp re s a d i re t t a : Iacona racconta ilpaese che la televisione nonvorrebbe più farci vedere. Qui diseguito un estratto dal capitolosulla scuola

di Riccardo Iacona

Nonostante il roboante slo-gan del “Governo del fa-re ”, Berlusconi si sta dimo-strando il campione del

“non fare niente e lasciare tuttocom’è”, possibilmente per “fa recontenti tutti”. Non voglio direche il governo non progetti enon produca leggi, non faccia lecosiddette riforme. Abbiamoparlato della riforma della giusti-zia e dei provvedimenti sull’im -migrazione, stiamo aspettandodi vedere che forma prenderà ilfederalismo fiscale, ma ne po-tremmo citare molti altri. E suquesti provvedimenti, oltre a chiè ferocemente contrario, c’è an-che chi è d’accordo con lui. Ber-lusconi è riuscito a mantenereun consenso ancora solido attor-no alla sua politica, al punto cheè riuscito a spenderlo in tutti gliappuntamenti elettorali succes-sivi alla sua elezione: dalle ammi-nistrative, passando per le euro-pee fino alle ultime elezioni re-gionali; per la sinistra e per l’op -posizione, una sorta di maledi-zione di Tutankamon: sembrasempre che stia per cadere e poieccolo lì, ancora al comando.Quello che invece Berlusconinon fa o fa troppo poco è pensare

a medio e lungo termine, la suapolitica è avara di futuro. Ci dicepoco su dove stiamo andando, suche paese vogliamo costruire, sucome possiamo uscire dalla crisieconomica e morale che attana-glia l’Italia e su quali sono gli in-vestimenti strategici che dobbia-mo fare. Per questo è anche unapolitica avara di valori, poichénon ci chiede mai nulla, non cicoinvolge, non cerca il nostrocontributo; è una politica chenon ha bisogno di “cittadini”, masolo di pigri “spettator i”.

La scuoladi lusso

“MIO MARITO è commerciali-sta e io mi occupo di moda”. “Iosono una libera professionista emio marito è medico”. “Mio ma-rito è un imprenditore e io facciol’av vo c a t o ”. Parlano le mammeche hanno accompagnato i pro-

L’Italia inpresadiretta

RICCARDO IACONA

PA G G 192

EURO 13,60

Lecontraddizionidella scuola: inLombardia laRegione versail doppio deifondi alle private

pri figli alla Bilingual EuropeanSchool, una scuola privata parifi-cata che si trova nel quartiere diNiguarda, a Milano. Pagano 7.000euro all’anno di base, ma con tuttigli altri servizi – mensa, laborato-ri, musica e numerose attivitàsportive opzionabili – si arriva fi-no a 8.000 euro all’anno. Comepromesso dal nome, nella scuolasi insegna in italiano e inglese e

SECONDO TEMPO

qui i bambini diventano rapida-mente bilingui. “È certamente unvalore aggiunto, una cosa cheapre la mente vedere tuo figlio disei anni che parla perfettamentel’inglese”, ci dice una mamma en-tusiasta della scuola. Nella Bilin-gual European School si trova tut-to quello che abbiamo visto inSvezia e tutto quello che mancaalla scuola pubblica italiana: dallelavagne interattive ai video-proiettori, dai computer agli stru-menti musicali, dalla piscinaolimpionica al campo di basket.Al Leone XIII, il liceo privato pa-rificato più esclusivo e prestigio-so di Milano, hanno 180 compu-ter in rete, una biblioteca concentomila volumi, un teatro da870 posti, cinque palestre, campi

di calcio, di pallavolo, di basket euna piscina olimpionica. E quasitutti i diplomati conseguono il pa-tentino europeo, che sarebbe lacertificazione europea della lorobravura nelle singole materie.Del resto il Leone XIII ha un bud-get di tutto rispetto: 7 milioni dieuro all’anno, costituito quasi tut-to dalle salate rette pagate dai ge-nitori; quasi tutto, perché unaparte del finanziamento arrivadalla Regione Lombardia. Sono,cioè, soldi pubblici e non sonopochi: nel 2009, in totale, sonostati 51 milioni e 460.000 euro.Servono a finanziare il “buonoscuola”, un contributo che le fa-miglie possono chiedere alla Re-gione per mandare i loro figli allascuola privata. Ma siccome il buo-no scuola non basta a coprire tut-ta la retta, sono in realtà un regaloa chi ha già un reddito medio-alto.Il confronto con i contributi chela stessa Regione versa per lascuola pubblica è particolarmen-te scandaloso: 24 milioni e589.000 euro, la metà di quelloche dà alle scuole private.

Qualchenu m e ro

SE POI si considera che gli stu-denti della scuola pubblica in Lom-bardia sono quasi un milione, die-ci volte di più dei 98.000 che si so-no iscritti alle scuole private pari-ficate, il conto che ne esce fuorigrida vendetta: 3 euro e 30 cente-simi per ogni studente della scuolapubblica, ben 478 euro per ognistudente della scuola privata. Equesto mentre nel quarto circolodidattico di Cremona mancanopersino i soldi per comprare i pen-narelli. La riforma con il segno me-no è stata decisa dalla Gelmini e da

Berlusconi in poco tempo, senzacoinvolgere le associazioni e i sin-dacati di categoria, senza il contri-buto degli studiosi e dei pedagogi-sti, senza aver aperto un dibattitocon i cittadini e, infine, senza chefosse discussa in Parlamento, vistoche è passata con un voto di fidu-cia. Quando saranno stati realizza-ti tutti i 7 miliardi e 834 milioni dieuro di tagli previsti, la scuola pub-blica sarà più povera, più piccola,più semplice. La complessità, l’ec -cellenza, l’innovazione resteran-no sempre di più appannaggio delmondo privato e di chi si può per-mettere di mandare i figli nelle mi-gliori scuole e università del mon-do. La forbice sociale tra chi ha tut-te le risorse, tra chi può accedere atutte le chiavi di lettura necessarieper muoversi nel mondo della glo-balizzazione, uso delle lingue stra-niere compreso, e chi è destinato arimanere nella periferia culturaledel sistema, diventerà ancora piùlarga, e la pochissima mobilità so-ciale, per la quale siamo già agli ul-timi posti nelle classifiche interna-zionali, rischia di trasformarsi inun tappo insormontabile. Saràsempre più difficile che il “figlio dinessuno” possa accedere alle po-sizioni più alte nella professione,nell’economia, nella dirigenza,nella politica. È vero, la gara è sem-pre stata truccata e non siamo maipartiti uguali al nastro di partenzadella vita, con le stesse scarpe daginnastica ai piedi. Ma con questitagli, la gara rischia di non partireaffatto. E un paese a mobilità socia-le bloccata e con un’istruzione dimassa più povera, più elementare,in cui i cittadini sono meno attrez-zati per comprendere quello chesuccede attorno, è un paese nellasostanza meno democratico. Unascuola di serie B per una democra-zia di serie B.

Fandango ripubblica “L’ultimapar tita”. Vittoria e sconfitta diAgostino Di Bartolomei, unlibro “bello e onesto”, perusare le parole del figlio Lucanella prefazione, volto araccontare la parabola di unmarziano del nostro calcio chescomparve troppo presto,togliendosi la vita all’albadell’estate 1994. Di seguito,un passaggio sulla stagione1982-1983, quella che regalòalla Roma e a Capitan “A go ”,uno scudetto atteso da 40anni.

di Giovanni Bianconie Andrea Salerno

I l calcio è una delle pochedistrazioni di un autunno

difficile per l’Italia e non solo.A settembre sono stati truci-dati a Palermo il generale Car-lo Alberto Dalla Chiesa e suamoglie, Emanuela Setti Carra-ro. A ottobre l’Argentina tur-ba se stessa e il mondo: allaperiferia di Buenos Aires vie-ne scoperto un cimitero clan-destino dove sono stati sepol-ti 440 desaparecidos, opposi-tori vittime del regime milita-re; con il passare dei mesi sene troveranno migliaia. Se le

regole del football sono quel-le “ve c ch i e ” dei due punti avittoria, anche tutto il restoappartiene a un mondo chesta tramontando. (...) Il cam-pionato è giunto oltre metàdel suo cammino. All’Olimpi-co arriva il Napoli di RamónDíaz che non se la passa benein fondo alla classifica, penul-timo con 15 punti. In testa, in-vece, l’ordine è questo: Roma28, Verona 25, Inter 24, Juve22.

Un campionatostraordinar io

DALLA PARTITA con il Pisail ruolino giallorosso è impres-sionante, nel pieno rispettodella famosa “media inglese”.Ha sempre vinto in casa conFiorentina, Inter, Genoa, Ca-gliari e Sampdoria; ha semprepareggiato in trasferta con Udi-nese, Catanzaro, Avellino, To-rino e Verona. Di Bartolomeiha segnato un altro gol, controil Genoa. La punizione dal limi-te in apertura di secondo tem-po è finita all’incrocio fissandoil risultato sul 2 a 0. (...) “Abne -gazione, abnegazione.”Agosti -no ripete sempre quella paro-

la, ai giornalisti, ai compagni, achiunque gli parli del momen-to d’oro della squadra e di untraguardo storico, lo scudetto,che sembra avvicinarsi dome-nica dopo domenica. Lo pensaanche adesso, e pensa pureche la sua duecentesima parti-ta in Serie A non può e non de-ve finire in quel modo. E la Ro-ma, sotto di un gol, ri-parte. Mostra “abne -gazione” e rispettoper l’avversario, chefino a quel momentonon ha consideratogranché, che staccal’ombra da terra e, sal-tando quasi un metro,insacca di testa conuna zuccata fortissi-ma. (...) Nell’aria c’èsempre il sapore dello scontrotra la Roma e il mondo, tra zonae catenaccio. Quella squadravestita di rosso che sta domi-nando il campionato, che ap-partiene a una città che di pal-lone vive ma non vince, ridàfiato ai sostenitori del calciomoderno, usciti sconfitti eprostrati dalla vittoria italianain Spagna, costruita sulle mar-cature a uomo e le individua-lità. Negli spogliatoi giallorossitroneggia una bottiglia di

champagne. Carlo Ancelottispiega al cronista che non èper lo scudetto: “No, lo cham-pagne è, anzi era perché è fi-nito, per la duecentesima par-tita di Agostino. La concorren-za è troppo vicina per brindaread altro”. La squadra, almenosu questo, si spacca. Per Pruz-zo, Nela e Iorio i giochi sono

fatti. Gli altri frenano. Tra i fre-natori c’è, ovviamente, ancheDi Bartolomei (...) E lì vengonofuori i leader della squadra. Traquesti c’è proprio il ragazzo diTor Marancia, ormai cresciuto,che non ha alcuna intenzionedi farsi scippare sul più bello ildesiderio che accarezza fin dapiccolo. (...)

Marassi val beneuna commozione

ALLE 17.43allo stadio Maras-si di Genova il campionato del-le due squadre termina conuna giornata di anticipo e conuna colossale invasione dicampo. Genoa e Roma hannopareggiato per 1 a 1, con reti diPruzzo – di testa su cross di DiBartolomei – e Fiorini. I primiresteranno in Serie A, i secondihanno vinto lo scudetto. Unoscudetto atteso nella capitaleda quarant’anni. Alle 17.43 fi-schia l’arbitro D’Elia di Saler-no. Solo Vierchowod, Di Bar-tolomei, Nappi e Tancredi rie-scono a salvare le mutande e lamaglietta dall’abbraccio dei ti-fosi. Liedholm ha una certa etàe quando riesce a raggiungeregli spogliatoi è preso dall’af fan-

no. Il popolo romanista accor-so in massa – 15.000 personecirca – lo ha tirato per aria e fe-steggiato come ha potuto. “So -no felice soprattutto di aver su-perato l’abbraccio della folla.Volevano baciarmi tutti con-t e m p o ra n e a m e n t e ”, dice il“B a ro n e ”. Ricorda poco di unapartita senza importanza, chenessuno voleva perdere e nes-suno voleva vincere. Piuttostoricorda lo striscione che è ap-parso sugli spalti, “Meglio duescudetti da Lupi che cento daAgnelli”. (...) Quando si vinceuno scudetto le scene sonosempre le stesse. Uomini mez-zi nudi che urlano e cantano,frizzi e lazzi, slogan e felicità.Vincere a Roma, però, ha an-che un altro significato e si sen-te. Di sconfitte, dai tempi diquel campetto in terra di peri-feria, del pallone pesante chegli passava il padre sulla spiag-gia di Lavinio, Agostino ne hasubite tante. C’ha fatto il callo,come si dice a Roma. E adesso,seduto su una panca, cerca diessere il solito, quello che ra-giona, mentre Bruno Conticon l’asciugamano in vita simette tra lui e il cronista a farele linguacce, “sempre il solitoBr uno”.

Nel volume,la storia di “Ago”Di Bartolomei,un ragazzodel popolo,a proprio agiocon la normalità

Il ricordo

Agostino: campione e (soprattutto) gentiluomo

L’ultimapartita

BIANCONI E SALERNO

PA G I N E 210

FANDANGO, 10 EURO

Page 14: ILFT20100908

pagina 16 Mercoledì 8 settembre 2010

TELE+COMANDOIL PEGGIO DELLA DIRETTA

I m p o r t a nt esentirlo in tv

di Luigi Galella

I mmaginate un vuoto. Ungrande immenso vuoto,

avido e opaco. Nel mezzo,un puntino. Insignificanteobiezione al nulla. Cheall’improvviso, forse pernoia o per rabbia, esplode.E fa “bang”. Un big bang.Perché, si chiedono i filoso-fi, esiste il tutto e non il nul-la? E perché, più modesta-mente potremmo obietta-re, esiste il nulla e non qual-cosa, almeno?Mentre Stephen Hawking c e r-cava di rispondere alla do-manda della domande, seDio sia necessario per spie-gare l’origine del mondo, at-tribuendone la responsabi-lità alla sola legge di gravità– con una semplificazionedegna del miglior Capablan-ca (il grande scacchista cu-bano noto per le sue solu-zioni di fine partita) – la piùcalda estate della politicaitaliana è stata “s e m p l i fi c a-ta” dal più grave oscura-mento delle tv del Mediasta-to (la parola “Stato” è con-cetto arcaico).Il successo mediatico del Tgdi Mentana è in questasemplice ricetta: occuparel’etere con qualcosa, lì dovec’era il nulla. Provare a rac-contare i fatti, spiegarli,

chiarirli e commentarli. Tut-to qui. Giornalismo rivolu-zionario? Nient’af fatto.Quello spazio dell’e t e re ,grigio e silenzioso, erapronto a deflagrare, bastavadare una schicchera, un col-po secco all’orecchio eall’occhio del teleutente ac-cecato, ottenebrato dal nul-la. La reazione del direttoredel Tg1 all’affer mazionedell’avversario – “S e m b rapiù un talk show che un tg”– appare come un rivelatorelapsus freudiano, che de-nuncia una rimozione, sua edi altri: cancellare il dibat-tito, oltre che i fatti. Del re-sto, il primo segue logica-mente il secondo. E se si evi-ta accuratamente quest’u l t i-mo, l’altro diventa super-f luo.L’apice della rimozione si èraggiunto durante il discor-so tenuto da Fini a Mira-bello. Un'occasione per fa-re del giornalismo. Un mo-mento politicamente atte-so, carico di quell’e n fa s iche precede gli eventi chesegnano la piccola o grandestoria di un paese. L’Italia in-tera era appesa alle paroleche avrebbe pronunciato il

presidente della Camera,dopo le roventi “i n fa m i e ”agostane. Ma invano, facen-do zapping sul telecoman-do, se ne poteva trovaretraccia nelle tv di Rai e Me-diaset.In questo spazio vuoto si so-no inserite Sky e La7 stabi-lendo ascolti da primatoper le loro emittenti, chenon godono della rendita diposizioni delle reti genera-liste “ammira glie” del Me-diastato, Rai Uno e Canale5.La parabola di Berlusconi,Sua Emittenza, riceve oggiun severo, preoccupantecampanello d’allarme, unrichiamo e un monito pro-prio dalla sua divinità pro-genitrice, E t e re , figlio diErebo e della Notte, chesembra essersi stancato dilui e inizia a voltargli le spal-le. Il suo problema non ètanto ciò che Fini dice, ma ilfatto che lo dica in tv. Non ilmonologo in sé, ma l’attesae il consenso che l’accoglie;non le parole ma la forzaperformativa del linguag-gio, che la tv esalta. Perchése la realtà è morta, la tv puòessere ancora viva, vivissi-ma. E perfino provare a ri-svegliare le coscienze. In unbang. Un liberatorio “bigbang”.

TG PAPI

C o st i t u z i o n ee no

Fini a Mirabello.Il suo intervento è andato

in onda in uno speciale del Tg La7

SECONDO TEMPO

di Paolo Ojetti

T g1La paura fa novanta ed è

anche una cattiva consiglie-ra. E la vera paura del partitodei berluscones è che si for-mi un’altra maggioranza ca-pace di mandare il Capo acasa e varare una legge elet-torale più equa e giusta. Diquesta paura ieri s’è fattoportavoce Augusto Minzo-lini, apparso nell’edizionedelle 20,30 con un editoria-le che sembrava uscito drit-to dritto dalle testa di Ber-lusconi e dalla penna diPaolo Bonaiuti. Italiani –diceva Minzolini – ma vi ren-dete conto che questo è ilgoverno del fare, che abbia-mo bisogno di riforme epo-cali, di salvare l’economiaeccetera eccetera e, pensa-te, c’è qualcuno che vorreb-be mettere i bastoni fra leruote del premier. Allora,popolo italiano alle urne al-

le urne, popolo sovrano vaia votare per Berlusconi chequesto è il sale della demo-crazia. Firmato Minzolini.Sguardo compunto e com-piaciuto della vicedirettorain rosso e in studio, Susan-na Petruni. L’Italia è avvi-sata, non si allontani che sivo t a .

T g2E, come per magia, l’a g-

gettivo più ricorrente nelleedizioni del Tg2 è proprio“incostituzionale”. NadiaZicoschi lo raccoglie daBersani, ma anche – con to-ni anche più duri – da Casinie Cesa. Si avverte che sta ma-turando qualcosa di più cor-poso del semplice antiber-lusconismo, vale a dire unaspecie di allarme istituzio-nale che Casini sintetizza:“Siamo fritti”. Sorpresa dellesorprese, arriva un alleato,un antico democristianoche pure era al fianco di Ber-

lusconi dal primo giornodella “discesa in campo”:Beppe Pisanu. Che sussul-ta: “Andare da Napolitanoper licenziare Fini? Incosti-tuzionale”.

T g3Pisanu ritorna in un’in-

tervista concessa al Tg3 perripetere l’aggettivo “incosti-tuzionale”, con quel tonodefinitivo ma rassicuranteche era la vera arte dei de-mocristiani doc. Segue il co-stituzionalista in studio, pre-cedono Bocchino e Di Pie-t ro . Il finiano di ferro pre-vede – in caso di elezioni –che Bossi si papperà Berlu-sconi e, dal gioco dei risul-tati, al Senato il “p re m i e r ”non avrà più la maggioran-za. Insomma, una paralisi.Di Pietro cerca la “coalizio-ne degli onesti”, ma sfuggealle domande di DaniloScarrone e svicola su “ma-ni pulite, libertà e leggeuguale per tutti”. Risultato,la irreal politik. Però, il ri-chiamo della foresta è sem-pre vincente e l’apertura vatutta alla disdetta del con-tratto nazionale (Po m i g l i a -no forever) che Federmec-canica ha annunciato. Ber-lusconi è pericolante, i pa-droni delle ferriere non si fi-dano e hanno fretta di sbri-gare la pratica.

Mercoledì 8 settembre 2010 pagina 17

èVIA ALLA LEGALIZZAZIONE?IN CALIFORNIA, DOPO LA CENSURA FBLa California va a votare il prossimo 2novembre sulla “Proposta 19” per lalegalizzazione della marijuana. Saràdunque un referendum popolare adire l’ultima parola sullalegalizzazione dell’uso della Cannabis. La campagnareferendaria è stata promossa dal comitato “Just Say Now”lo stesso, che è diventato noto anche per la censura subitada Facebook: la pubblicità del comitato – composto dagiuristi e funzionari di polizia – è stata censurata dal socialnetwork perché contraria “alle condizioni di servizio” (chein realtà vietano solo pubblicità a derivati del tabacco).Secondo l’Agicos, comunque, i bookmaker americani“scommettono” sulla legalizzazione: viste le quote offerte(la legalizzazione viene pagata 1,90) l’approvazione della“Proposition 19” appare una formalità.

f e e d b ac k$Commenti all’articolosu ilFattoQuotidiano.it:“Quando Vespa disseinquadrate le tettedi Silvia Avallone” di MichelaMurg ia.

è SE C’È UNA cosa cheemerge prepotentementedai commenti dei lettori èche Vespa si è sentitoautorizzato a farequell’elegante sottolineaturaperché il concettoindividuato dalla Murgia è unsentire comune nella societàitaliana: il corpo delle donneè a disposizione, venghinosiori venghino.

Gianni

è VESPA È UN CAFONEma bisogna capirlo. Fa tutto“nel segno del Cavaliere”.

Romina

è V E S PA cerca solo diimitare il suo capo,credendo di esseresimpatico. Mi è dispiaciutoche alla scrittrice, forseperché emozionata per ilfatto di essere premiata, siamancata la prontezza diriflessi di ammollargli unsonoro ceffone! Lo avreimolto apprezzato e immaginila figura del vespone?

Antonella

è A FURIA DI f re q u e n t a reBerlusconi, Vespa pensa chegli sia concesso direqualunque cosa in qualunqueoccasione, ignorando labuona educazione. In sintesi,chi va con lo zoppo…

Mar io

è SIAMO ALLESOLITE, il problema nonsta nel fatto che una persona(Vespa) dica quel che hadetto, ma che, da buonfurbo, si sia sentitoautorizzato a farlo, sapendoche (generalizzo) il regista loavrebbe accontentato, ilpubblico avrebbe gradito, lascrittrice non avrebberibattuto…

Piero De Tommasis

è V E S PA deve imparare aparlare, a considerare isignificati che le sue inutiliparole trasportano…. Adesempio io, laureato inScienze dellaComunicazione, sbeffeggiatoda Vespa che nel suo odiosoprogramma dichiaròl’inutilità del mio titolo distudio denigrandogratuitamente tante persone

Malapilum

è EFFETTI DELBERLUSCONISMOdilagante, anche questi. IlBerlusconi che è in Vespa siesprime riproducendone ilcodice comportamentale.

Lelio

è SI PUÒ DIRE a unadonna che è una belladonna? Credo di si… C’èmodo e modo, quello usatoda Vespa è statosicuramente pessimo evolgare .

Pa o l o

èMI TROVO IN PIENOACCORDO con le paroledi Michela Murgia; quandoho sentito la battuta diBruno Vespa anch’io perprima cosa mi sonoimmaginata la situazioneinversa della presentatricedonna che invita ilcameraman ad inquadrare ilbasso ventre dello scrittorevincitore del premio e sonocontenta di aver ritrovato imiei pensieri in questoar ticolo.

Silvia

MONDO WEBPARTE LA CAMPAGNA IN RETE

“Mai piùPo r c e l lu m ”

La legge elettorale, si sa, è te-ma ostico e complicato,spesso delegato in toto aiprofessionisti della politica

e ai docenti di sistemi costituzio-nali. Tra uninominale all’inglese,proporzionale alla tedesca – cono senza sbarramento –; doppioturno alla francese, collegi, prefe-renze, resti, è facile smarrirsi inun labirinto di formule. Ma ValigiaBlu, gruppo di cittadini che già sierano mobilitati per chiedere unasmentita a Minzolini (“Mills assol-to” disse il Tg1 invece che pre-scritto), nochè attivissimonell’opporsi alla legge bavaglio,adesso ha deciso di occuparsene.Ad aprire le danze è stato il sito diLibertà e Giustizia che ha lanciatoun appello e una raccolta di firme:“La presidenza di Libertà e Giusti-zia – scrivono online – lancia unappello a tutte le forze politichepresenti in Parlamento affinché siimpegnino a restituire al cittadi-no il potere previsto dalla Costi-tuzione di eleggere propri rap-presentanti alla Camera e al Sena-to”. L’appello è stato quindi sot-toscritto e rilanciato da Valigia

di Federico Mello

GRILLO DOCETLO STATO SI ÈFERMATO A POLLICA

Se i sindaci devonodiventare prima eroi e poi martiri perdifendere il territorio dallaspeculazione significa che lo Stato èmorto. “Una di quelle notizie che nonlasciano traccia e invece sono indicative dicome funziona l'italia reale: il sindaco Angelo Vassallo diun paese del Cilento, Pollica (Salerno) è stato ammazzatocon 9 colpi di pistola mentre rientrava a casa. Nelcomune di Pollica c’è una frazione, Acciaroli, famosa perla bandiera blu che viene assegnata alla qualità del suomare, il massimo riconoscimento in fatto di pulizia delleacque e delle spiagge. Io SO (ma come disse Pasolini nonho le prove e non ho nemmeno indizi), perchè è stato

ammazzato questo sindaco da più parti definito"una speranza per il Cilento” e “un simbolo dilegalità”. Oggi i pochissimi amministratori localiche si oppongono alla speculazione selvaggia, allapredazione del territorio, alla ferocemercificazione dei beni naturali dei cittadini a fini dilucro, devono prima di tutto essere “e ro i ” e poiuomini politici e amministratori, quando dovrebbeessere normale tutelare il bene comune dei cittadini,e l'eccezione dovrebbe essere lo specularci sopra. Inquesto paese “la Colata” di cemento ci stasommergendo e bellissime località costiere, collinari emontane stanno diventando cantieri senza sosta, con lascusa dellac re s c i t a ,dell’economia.

Angelo Vassallo èstato ammazzatoperchè con onestà ecoraggio era controgli ATTILA del nostropaese”. davide lak( d av l a k )

èDOODLE ANIMATO PER GOOGLEE IN AUTUNNO LA WEB-TV GRATUITAIl “Doodle” colpisce ancora. La scritta “Google” checompone la testata del motore di ricerca – il doodleappunto – ieri era composto da palline colorate inmovimento al passaggio del mouse. Il logoprobabilmente annuncia una novità: il colosso diMountain View ha annunciato di essere pronto a lanciarein autunno la sua Web-tv negli Stati Uniti. A confermare

le indiscrezioni è stato ieri il numero uno delgruppo, Eric Schmidt: ha fatto sapere che lanuova tv consentirà di connettersi a Internetattraverso l’apparecchio televisivo e saràgratuita. Google inoltre lavorerà con unaserie di società di produzione per fornirevideo e altri contenuti ai suoi clienti.

D AG O S P I ALA ROMA ALLO SCEICCO?I tassinari romani nonriescono a pronunciarne ilnome, ma sono sempre piùconvinti che a mettere lemani sulla squadra diFrancesco Totti sarà un arabodi Abu Dhabi. Per loro che

girano tutto il giorno con le radioline accesel’operazione non porterà Totti e i suoi compagni nelle manidegli Angelucci e del Fondo Clessidra, tantomeno in quelledel faraone Sawiris che sta affogando in un mare di debiti.L’opzione più seria potrebbe arrivare dal Fondo diinvestimenti Aabar, dello sceicco Mansur, un 40ennefratellastro del presidente degli Emirati Arabi. Il Fondopossiede il 9,1% di Daimler ed è sponsor del ManchesterCity, la squadra di Mancini acquistata nel giugno 2008. Itassinari vorrebbero parlare con Alessandro Profumo perringraziarlo di aver regalato alla Roma il centravantiBorriello e per dirgli che nella riunione di venerdì prossimodove Unicredit e l’advisor Rothschild esamineranno leproposte di acquisto, quella di Mansur è l’offerta piùallettante. In queste ore Profumo sente l’orticaria quandogli parlano di arabi e anche nella conferenza stampa di ieri

pomeriggio con i corrispondenti esteri haglissato qualsiasi domanda di tipo sportivo.

è VIDEOGAME MADE IN KOREAMA GLI USA VIGILANO SUL “KNOW HOW”La crisi economica si sa, è di natura globale eognuno si ingegna per poter racimolare ilmaggior numero di capitali possibili. LaCorea del Nord, per esempio, per far cassaha escogitato di sviluppare l’industrianazionale di videogiochi: basti pensare cheuno dei più popolari videogame per cellulari,“The Big Lebowski”, anche secommercializzato dalla News Corp diMurdoch, è stato programmato a Pyongyang.Niente di illegale dal momento che lesanzioni internazionali decise contro ilregime riguardano solo operazioni legate alcommercio di armi. Ma le misure unilateralivarate lo scorso 30 agostodall’Amministrazione Obama vietano“attività fittizie” che potrebbero finire colsostenere l'industria bellica di Pyongyang. Iltimore è che il know how tecnologicoacquisito possa essere utilizzato inun’ipotetica cyberguerra. “Cosasuccederebbe se Call of Duty cadesse inmani coreane?” commenta con ironia unutente su Twitter. (Pasquale Rinaldis)

SECONDO TEMPO

Il sito di Libertà e Giustizia;i l Fat t o Q u o t i d i an o. i t ;

il sito del comitato “Just Say Now”;il “doodle” an i m at o

èRECORD PER IL NOSTRO SITOLUNEDÌ 200 MILA VISITATORI UNICISe ieri vi abbiamo parlato della paginaFacebook, oggi è il turno del nostro sito Webilfattoquotidiano.it. Anche in questo casofesteggiamo un record: lo scorso lunedìabbiamo superato la soglia dei 200 milavisitatori unici giornalieri (sono stati201.508); mentre sono state 327 mila le visitetotali e 1 milione 141 mila le visite totali. Ilsito, inoltre, conta mediamente il 23 percento di nuovi visitatori ogni giorno con untempo medio di permanenza di otto minuti avisita. Nel mese di agosto i visitatori unicisono stati 1 milione 730mila. Ad maiora.

Blu che ha anche aperto un appo-sito gruppo Facebook “Ridatecila nostra Democrazia” che ha rac-colto oltre diecimila adesioni in24 ore. “Non ci interessa quale al-tra legge possa essere approvata –spiega al Fatto Quotidiano Ar iannaCiccone, responsabile di ValigiaBlu –. Su questo ognuno ha la suaidea. Noi vogliamo coinvolgeretutti su un principio: devono es-sere i cittadini e non i capipartitoa scegliere i loro rappresentanti”.Oltre alla mobilitazione su Inter-net – “Non ci sono più luoghi perconfrontarsi, per questo ci affi-diamo alla Rete” aggiunge la Cic-cone – si pensa ad un sit-in a Mon-tecitorio e non è esclusa la nascitadi un comitato per un referen-dum con il quale chiedere l’a bo-lizione del “p o rc e l l u m ” per ritor-nare al vecchio “m a t t a re l l u m ”(col quale diversi candidati sifronteggiano nei singoli collegi).“La società civile appare rasse-gnata – conclude Ciccone – ma seriusciamo a diffondere questosenso di speranza, qualcosa puòc a m b i a re ”.

f . m e l l o @ i l fa t t o q u o t i d i a n o . i t

Page 15: ILFT20100908

pagina 18 Mercoledì 8 settembre 2010

di Tito Boeri*

Agosto è, da sempre, il mesedelle parole in libertà. Igiornali sono avidi di spun-ti da offrire a lettori che

non hanno voglia o modo di ap-profondire. E poi ci sono tantetribune nei luoghi di villeggiatu-ra per chi vuole cimentare leproprie arti oratorie. Gli applau-si sono garantiti.In questo agosto è stata di modala partecipazione dei lavoratoriagli utili di impresa. Ne hannoparlato in quel di Rimini, tra glialtri, Cesare Geronzi (“va n n osperimentate forme articolate dipartecipazione ai risultati azien-dali”), Maurizio Sacconi (“g iustoche i lavoratori acquisiscano ildiritto a condividere i risultati

delle loro fatiche anche in termi-ni di salario collegato ai risultatidell’attività aziendale”) e, infine,Giulio Tremonti (“la politica dicombinazione tra capitale e la-voro va sviluppata con una re-munerazione calcolata sugli utilidelle imprese”).Belle parole. Ma cosa vorrannodire? Strano che nessun sul pal-co abbia chiesto chiarimenti agliillustri relatori. Non possiamoche cercare di carpire il signifi-cato di queste parole dai com-portamenti di chi le ha pronun-ciate. Dopotutto, non c’è nulla,proprio nulla, che impedisca lo-ro di metterle in pratica.Geronzi è stato, in sequenza, di-rettore generale della Cassa diRisparmio di Roma, poi Banca diRoma e Capitalia, presidente di

Mediobanca e di AssicurazioniGenerali. Queste aziende hannoconseguito profitti ingenti du-rante la sua reggenza. Ma non cirisulta che Geronzi abbia reso isuoi dipendenti “partecipi dei ri-sultati aziendali”. Forse intende-va rendere partecipi gli stakehol -d e r, le famiglie che avevano mes-so i loro risparmi in queste ban-che. In effetti, la Banca di Romaha indotto molte di loro a com-prare azioni e obbligazioni Cirioe Parmalat, partecipando attiva-mente al crac di queste società.Una partecipazione utile, maper qualcun altro.Giulio Tremonti è stato ministrodell’Economa (per otto degli ul-timi dieci anni e in tre degli ul-timi quattro governi) e MaurizioSacconi ministro del Lavoro (da

due anni, prima per cinque anniè stato sottosegretario). Da mol-to tempo hanno annunciato unalegge sulla partecipazione agliutili dei lavoratori. L’ultima voltain cui avevano dichiarato che sa-rebbe stata “legge entro l’anno”era esattamente un anno fa. Daallora non se ne è saputo più nul-la. C’era anche un testo bi-par-

tisan elaborato dalla commissio-ne Lavoro del Senato di cui si èperso traccia. I contribuenti ita-liani (tra cui soprattutto ci sonolavoratori dipendenti) hannocomunque nel frattempo parte-cipato alle perdite di Alitalia, ac-collandosi circa 3 miliardi di de-biti della “bad company”.Non che sia andata meglio ai di-pendenti degli studi professio-nali. Forse qualcuno si era illusoleggendo del divieto per gli av-vocati di costituirsi in società dicapitali, una misura che verràpresto estesa a tutti gli ordiniprofessionali, secondo il guar-dasigilli Alfano. Forse, avrà pen-sato, serve affinché gli studispartiscano gli utili coi loro di-pendenti, anziché con gli azio-nisti. Purtroppo, bene che ne sia

consapevole, serve solo a esclu-dere la concorrenza, quei di-pendenti che aspirano, prima opoi, a metter su il loro studioprofessionale. Avranno, pur-troppo, vita ancora più dura: ri-torno alle tariffe minime indero-gabili, divieto di pubblicità, esa-mi di ingresso ancora più diffi-cili. Invece della partecipazioneagli utili si sta promuovendo lacooptazione negli ordini da par-te di chi un posto al sole, ce l’hag ià.Al posto delle promesse libera-lizzazioni ci sono quindi solo leparole in libertà. Ne faremmovolentieri a meno. E francamen-te faremmo a meno anche di unalegge sempre promessa e mairealizzata sulla partecipazioneagli utili dei lavoratori. Il motivoè che non c’è nessun legittimoimpedimento a rendere i propridipendenti partecipi dei profittiaziendali in Italia, anziché limi-tarsi a farli partecipare, spessoinconsapevolmente, ai falli-menti societari.

*la versione integrale di questo ar-ticolo è sul sito www.lavoce.info

PIAZZA GRANDESe lo Stato è Schifani

di Antonio Tabucchi

Quando mai lo Stato va alle fe-ste dei partiti politici? È unacosa impensabile in qual-siasi Paese democratico oc-

cidentale. Alla festa di un partito,in questo caso il partito all’oppo -sizione (Pd), eventualmente, seinvitato (il che negli altri Paesiaccade raramente), ci può anda-re il primo ministro del partito algoverno, non certo lo Stato. Ilgrossolano e inquietante equivo-co (se di equivoco si tratta) èdunque prima di tutto l’invito diun partito politico, il Pd (nellapersona dell’onorevole Fassino)che chiama lo Stato (nella perso-na del senatore Schifani) alla pro-pria festa annuale facendo cre-dere ai cittadini che sta invitan-do il rappresentante del partitoavversario per “d i a l o g a re ” conlui. Ma è altrettanto inquietanteche lo Stato (nella persona del se-natore Schifani) accetti come seegli fosse ancora un rappresen-tante del partito di governo cheandando alla festa per discuterecon l’onorevole Fassino ricam-bia il fair play del partito avversa-rio. Ma il senatore Schifani nonrappresenta il Partito della liber-tà di Silvio Berlusconi, è lo Stato;e accettando l’invito così equi-vocamente offertogli diventaportatore di un enorme conflit-to di interessi istituzionale, per-ché lascia intendere di essere ef-fettivamente l’‘avver sario’. Oralo Stato italiano (nella personadel sen. Schifani) non può esserel’ “avver sario” di nessun partitopolitico rappresentato in Parla-mento, tantomeno quello di cuiè esponente l’onorevole Fassi-no. Il rappresentante dello Statoe il deputato di un qualsiasi par-tito non hanno niente da dirsi eniente da discutere in pubblico,né nelle piazze italiane, né in te-levisione. L’unico luogo loroconsentito è il Parlamento. Inquella sede l’onorevole Fassinopuò fare al rappresentante delloStato tutte le domande e magaritutte le interpellanze che deside-ra; solo in quella sede può direallo Stato (nella persona del se-natore Schifani) le parole che de-sidera (affettuose o severe, que-sto è un problema suo). È veroche il conflitto di interessi cheBerlusconi con la sua persona haintrodotto in Italia si è ormaiesteso per contagio. Di un par-

lamentare non sai più se è un de-putato o un affarista, un onore-vole o un banchiere, un portavo-ce politico o un faccendiere, unimputato o un avvocato difenso-re, un esponente dell’a n t i m a fi ao un difensore dei mafiosi. Moltidi loro ormai sono tre o quattropersone allo stesso tempo. Ed èanche vero che l’equivoco (con-tinuo a chiamarlo così) provoca-to dall’onorevole Fassino nelproporsi quale interlocutore fe-staiolo con lo Stato, rivela unastupefacente misconoscenzadelle più elementari regole isti-tuzionali, facendoci domandarecosa costui ci faccia in Parlamen-to da una vita. Ma nel casodell’invito siamo al di là dellamancanza di una basica gramma-tica democratica, si è raggiuntoqualcosa di preoccupante. Fac-ciamo una supposizione. Imma-giniamo che all’onorevole Fassi-no fosse saltato il ticchio di invi-tare alla festa del suo partito il se-natore Schifani in qualità di av-

vocato di noti personaggi paler-mitani. Il senatore Schifaniavrebbe risposto: “Lo fui. Ora so-no la seconda carica dello Stato,e l’avvocato non lo faccio più”.Come già disse Carducci ai ci-pressetti suoi, “or non è più queltempo e quell’età”.

L’inter ventodel Quirinale

MA QUELLO che è più preoccu-pante in questa equivoca vicenda èl’intervento del presidente della Re-pubblica. Invece di far notare allaseconda carica dello Stato che loStato non può andare a chiacchie-rare con chicchessia a feste o sa-gre di paese, redarguisce aspra-mente la piazza perché ha mo-strato il suo dissenso. È imbaraz-zante dover ricordare che lo Sta-to andava alle feste di partitonegli ex Paesi comunisti per-ché lo Stato e il partito erano

la stessa cosa. Oggi il colonnelloGheddafi, che è lo Stato libico, par-tecipa alle feste di partito, perchéquel partito coincide con lo Stato li-bico; e in quelle piazze, è sicuro,non è contestato da nessuno. Mal’Italia (e l’Europa) non è l’ex Ger-mania dell’Est o l’ex Ungheria. Enon è ancora la Libia. Se lo Stato ita-liano va in piazza a chiacchierarecon i politici, i cittadini possono ri-sentirsi; è nel loro diritto. Del restomi risulta che il senatore Schifaninon sia stato fischiato perché amicodi Berlusconi, ma perché rappre-sentante dello Stato, e la frase utiliz-zata era “fuori la mafia dallo Stato”.Frase per altro plausibile, essendonoto anche ai bambini che la mafianello Stato, nel caso che attualmen-te non ci fosse, non si esclude che cisia stata più di una volta, come non siesclude che lo Stato abbia stipulatocon essa patti nefandi. Se ne sta oc-cupando la magistratura, perché segli italiani aspettano che la veritàdella nostra tragica storia venga dal-la bocca dei politici, si possono met-

SECONDO TEMPO

Da Romitia Geronzi eTremonti, tuttichiedono chei dipendentipar tecipinoai profittidell’i m p re s aPerché allora leproposte di leggesono tutte ferme?

tere l’animo in pace. Per tradizione,il politico italiano che per tutta la vi-ta navigò negli omissis, quando de-funge lascia ai suoi consimili qual-che busta sigillata con degli omissisper testamento. A meno che non sivogliano lugubri piazze silenti eplaudenti, come purtroppo alcunigiornali della cosiddetta ‘stampa in-dipendente’ sembrerebbero auspi-care deplorando le proteste dellapiazza. Una stampa indipendenteche ovviamente dipende dalle ap-partenenze partitiche del proprioeditore, come si desume dal postoche occupa nella classifica mondia-le, e che si è data il compito di sche-dare gli “untor i”.

Moltaconfusione

COME se i cittadini che non gradi-scono lo Stato in amorose chiacchie-re con l’on. Fassino fossero gente darinchiudere (alcuni giornalisti han-no creato termini addirittura dispre-giativi: i regimi nascono così). Certoci sono luoghi e momenti in cui loStato sarebbe opportunamente pre-sente o addirittura ben visto nellepiazze italiane: all’anniver sariodell’assassinio del giudice Borselli-no, all’anniversario della strage allastazione di Bologna, all’anniver sariodella strage di Piazza della Loggia diBrescia. Ma lì lo Stato non si vede.Questo stato confusionale in cui loStato italiano si trova ci induce a cre-dere che più di una crisi della demo-crazia, di cui molto si parla, si tratti diuna crisi delle istituzioni e dello stes-so Stato. E mi pare possibile che unPaese in uno stato simile sia disponi-bile a qualsiasi avventura e a qualsiasisalto nel buio. Esprimo anche il miotimore che i cittadini che hanno fi-schiato lo Stato (nella persona del se-natore Schifani), cosa che peraltronon solo è tollerabile, ma normale inqualsiasi Paese democratico, si ripro-mettano azioni analoghe per even-

tuali prossime occasioni. Nonmi pare questo il momento

per ‘s fi d e ’ e provocazioninei confronti di istituzioniche mostrano scarsa con-sapevolezza delle loro fun-zioni. Mi sembrerebbepiuttosto il momento di av-visare i cittadini meno con-sapevoli, invitandoli alla vigi-lanza più stretta. La luce è alminimo, e a qualcuno potreb-be venir voglia di spegnerel’inter r uttore.

Il BadanteÉdi Oliviero Beha

IL PALAZZOE LA PIAZZAA Torino non c’ero, né sopra il palco tra Fassino, Schifani e il

moderatore, Giubilei, né sotto, tra chi assisteva e chicontestava, un po’ “viola” e un po’ grillino. Hanno fischiatoSchifani, che questo giornale in quasi completa solitudine raccontanelle sue frequentazioni più appassionanti. E allora? Che cosa sono,i contestatori? Dei teppisti, dei maleducati o anche solo deidisturbatori del manovratore non previsti? E come si misura lademocrazia della contestazione? C’è un manuale, che ci dice“questo sì, questo no”? E dov’è? Dipende dal senso di opportunità odi opportunismo politico? E chi lo dice, gli stessi che vengonocontestati? Siamo a una forma di “controllati e controllori” checoincidono anche in piazza, anche nell’arena di una FestaDemocratica? Se stai sul palco hai un copione – e lo conosciamo,purtroppo – mentre se stai in platea devi star buono e zitto? Laparte che ti è stata assegnata è passiva? Ma allora la faccenda si faseria. In base a una serie di ipotesi che ognuno può far sue.Mettiamo di vivere da troppo tempo in un Paese soffocatonell’imbuto di Berlusconi e del berlusconismo come stile di vita egerarchia di valori (medaglia d’oro al denaro, medaglia d’argento alpotere/denaro, medaglia di bronzo al sesso/denaro ecc.). Mettiamoche sia in Parlamento sia nel Paese, quindi neppure tropporetoricamente sia nel Palazzo sia nella Piazza, l’opposizione nonfunzioni per nulla perché non esiste, o a scelta non esista perchénon funziona per nulla. Anzi, maggioranza sintetizzata nel governoe opposizione sintetizzata nel governo dell’opposizione sono neifatti oggettivamente complementari. Degli Ogm, degli organismigeneticamente modificati dall’interesse personale e dalle cattiveabitudini. Mettiamo che pur franando vistosamente ogni giorno dipiù, la politica ancora resista “come se” ci fossero un governo eun’opposizione reali, e quindi sopravvivessero delle forze di Palazzocui possa far riferimento la Piazza. Mettiamo anche però chequesta recita mostri quotidianamente la corda, sia falsa,inautentica, bugiarda e qualcuno percepisca finalmente con i suoitempi e i suoi ritardi che così il Paese è finito. A chi lo va a dire?Manda una letterina a Napolitano (dal quale irritualmente vannoCaimano e Animale Politico, leader in decomposizione,scomposizione, composizione, a chiedere elezioni anticipate)?Oppure chiede spazio in un tg semplicemente per rendere noto chel’Italia s’è rotta? Certi che i media gli daranno il giusto spazio, senzaguardare né a Fassino né a Schifani, per dire? Riassumendo: se ilPalazzo “c re p a ” perché è costruito con materiale politico, etico eculturale non sismico ma ipersismico, al cittadino che altro restaper il suo diritto/dovere di contestare se non la Piazza? Ma sefischia, Schifani e non Blair (strana onomatopeia vagamenterepellente dei due cognomi), diventa poco democratico: quindi lademocrazia consiste ormai dichiaratamente nell’assenza didemocrazia. E non è finita, naturalmente. Qualche tempo faparlando di Fini, di Verdini, del libro della Tobagi ecc., evocavo quila “zona grigia”: cioè quella serie di corolle circolari che negli “annidi piombo” avevano nel centro il fenomeno del terrorismo, rosso enero. La zona grigia era fatta di disattenzioni, sottovalutazioni,omertà, ipocrisia, simpatia pelosa, paura travestita da appoggio aun’idea equivoca di coraggio e di protagonismo ecc. ecc. Senzaquesto cordone ombelicale di parte della cittadinanza la bonificasarebbe avvenuta molte vittime prima riducendo in breccia ildegrado successivo (per reazione) dell’intiera società italiana. Inquell’articolo azzardavo un parallelo con la “zona grigia” di oggi:cioè tutti gli italiani (e temo non siano così pochi come per ilbrigatismo) che giustificano, appoggiano, non condannano e indefinitiva contemplano attivamente l’illegalità di una classedirigente che anche da questo punto di vista mette paura.Vorrebbero essere come loro nei comportamenti, anche se a parolealmeno qualcuno li condanna. Ebbene, state pronti: la disonestàintellettuale trasformerà ad horas i “contestatori” di Torino in zonagrigia. Mentre grigi sono in realtà coloro che sono stati contestati.

Il presidentedel Senato sulpalco del Pd: unbrutto equivoco,nato tra personeche ignoranola grammaticaistituzionaleLa seconda caricadello Stato non vaalle feste di partito

Renato Schifani(ELABORAZIONE

DA FOTO DLM)

Chi predica (soltanto)sugli utili ai lavoratori

Page 16: ILFT20100908

Mercoledì 8 settembre 2010 pagina 19

IL FATTO QUOTIDIANOvia Orazio n. 10 - 00193 Romal e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

Furio Colombo A DOMANDA RISPONDO7MAIL B OXPromozioni più facilie l’ignoranza dilagaSono una precaria e vi scrivoper parlarvi del discorso di ini-zio anno del mio nuovo presideche mi irrita più del solito: noncontano le conoscenze quantole competenze e quindi, per fareun esempio, non bisogna esage-rare con il sanzionare un alunnoche magari, arrivato al liceo, nonsa ancora che ci vuole la s neisostantivi plurali inglesi. E poicollaborazione con i genitori evenire incontro alle esigenzedegli alunni, dare sempre millepossibilità a tutti e tenere pre-sente che questi ragazzi nonhanno il pensiero fisso dello stu-dio come noi qualche anno fa.Ogni anno la stessa storia: i pre-sidi, indottrinati dall'alto, spa-ventati all'idea di perdere clien-ti, ci costringono a mille caprio-le pur di promuovere alunni chea malapena distinguono un in-dicativo da un infinito, in italia-no. Chi ha voluto che la scuola siriducesse a questo?Daniela

I disturbatori sono partedella democraziaAmici del Fatto,mi sembra importante la con-testazione a Schifani a Torino.Una parte sensibile di una So-cietà civile privata di veri dirittielettorali, orba di uno Stato pu-lito che pure paga e della giu-stizia ha fatto benissimo a con-testare pacificamente. Per ineofiti della democrazia che gui-dano partiti e informazione,provenendo da sponde ad essadistanti; per cui questa manife-stazione è stata solo "indegnagazzarra" vorrei far presenteche gli HECKLERS, i disturba-tori, sono un dato scontato edigerito dei raduni in Gran Bre-tagna, che la democrazia l’ha in-ve n t a t a .Giorgio Riparbelli

Protestare è un diritto,l’unico che ci è rimastoMi ha deluso Napolitano per latempestività con cui ha condan-nato l’episodio della contesta-

zione a Schifani: eh no, caro pre-sidente, io voglio avere il dirittodi far sentire la mia voce, anchedissenziente e se l’unico modo èquello di zittire almeno per unavolta su cento chi occupa po-tenzialmente uno spazio media-tico immenso, chiedendogliconto di risposte che avrebbe ildovere sacrosanto di dare, io lovoglio poter esercitare, ancheperché non ho altre possibilitàdi far sentire la mia voce. Unaprovocazione: perché i politicinon si presentano in televisionea rispondere a precise domandecircostanziate di cittadini comu-ni, invece che a domande con-cordate con il giornalista acco-modante di turno? Questo leidovrebbe sollecitare caro pre-sidente .Roberti Pier Giorgio

Dopo i tifosi virtuali,gli onorevoli di cartone?A Trieste è stata sperimentata lagradinata virtuale con le gigan-tografie degli spettatori suglispalti. Potrebbe essere questo ilfuturo del calcio, nel quale a chiinteressa la partita non deve faraltro che addebitare il costo sul-la carta di credito e vederserla acasa. Dove andranno ora tuttigli pseudo-tifosi che solitamen- te vanno allo stadio unicamente

per fare casino? Si dovrà trovareloro una nuova occupazione,arene virtuali nelle quali come inun videogame si combatteran-no battaglie altrettanto virtualie dove come al solito non ci sa-ranno vincitori e vinti ma alme-no si avrà il pregio di non doverricorrere ad ambulanze e curemediche. Il pubblico virtualenon è una novità, da sempre intelevisione applausi e risate “acomando” vengono generateelettronicamente. Anche per lestrade si sono viste sagome diagenti di polizia per indurre gliautomobilisti a rallentare. Laprossima invenzione potrebbe-ro essere gli onorevoli virtuali,visto l'assenteismo che regnasovrano tra i banchi di Camera eSenato ogni parlamentare siprocurerà il suo alter ego di car-tone da posizionare al posto delsuo seggio per evitare le inqua-drature di un emiciclo desertocon quattro gatti stipendiati danoi tutti che se la raccontano.Rolando Spinelli

In politica un traditoreè un traditoreAnche il vostro giornale, cui so-no abbonato, purtroppo parte-cipa al festival dell'ipocrisia sulcosiddetto politico di destra.Fini è stato, e rimane un tradi-tore, prima ha tradito il suo par-tito (Msi), regalandolo a Berlu-sconi, poi ha tradito gli italianipermettendo al padrone di de-predare quanto più potesse allespalle dell'Italia, adesso, renden-dosi conto che il suo padrone aisuoi servi non lascia neanche lebriciole, tradisce anche lui, cer-cando un altro padrone da tra-dire in seguito. L'unica cosa chepuò fare questo Berlusconi, èassieme a Casini e gran partedell'apparato del Pd, dimettersicon disonore, come fanno i mi-litari infedeli dell'esercito.P i e t ro

Ma Sergio Marchionne,avrebbe licenziato Fini?Mi verrebbe da pormi questastrana domanda: ma l'attualeMarchionne, alla luce del nuovofurore anticrisi, "comporta-menti" come quelli di G. Fini... liavrebbe tollerati nella sua "ot-tica industriale" ? In cui l'attualepresidente della Camera (dastatistiche lette) avrebbe inanel-lato un "assenteismo" insoppor-tabile (per fare, poi, "un secon-do lavoro" – quello dell'attivistapolitico). Come per altri ricor-di, dove si raccontava di esserestato "visto" fare bagni di mare(con annessa compagna) in ac-que non consentite da divieti eutilizzando mezzi dei Vigili delFuoco. Allora penso che l'otti-mo ed efficiente Marchionne,un dirigente così, lo "censure-rebbe" all'istante, con buona pa-ce della crisi economica!Angelo Mandara

Quando la sicurezzaè davvero un lussoIl ministro Tremonti ha dettoche "robe come la 626 sono unlusso che non possiamo per-metterci". Per chi non lo sapes-se, ma lo sanno tutti, la 626 è lalegge che garantisce o dovrebbegarantire la sicurezza sui posti dilavoro. Dubito che Tremontisappia qualcosa di nucleareBisognerebbe che qualcuno loavvisasse che se non possiamopermetterci la 626 in regime diindustria convenzionale, perevidenti questioni di sicurezzanoi le centrali nucleari non pos-siamo permetterci nemmeno diguardarle da lontano.Giovan Sergio Benedetti CapannoriIngegnere nucleare

C’è il regime iranianoe il regime italianoGiusto e doveroso schierarsiassolutamente contro il regimeiraniano che intende procederealla lapidazione Sakineh, oramai,divenuta un simbolo di ribellio-ne e di riscatto per tutte le don-ne oppresse e discriminate nel

mondo. Ma, anche nel nostroPaese, non è che stiamo moltomeglio! Con l'ascesa al poteredel nuovo Cesare, abbiamo as-sistito, a un incremento di im-portanza della donna Oggetto,sono note le pesanti battuteche, lo stesso, ha rivolto all'On.Bindi. Non ultima, la campagnavergognosa, promossa dal quo-tidiano "Il Giornale" che, con lascusa di attaccare il presidentedella Camera Gianfranco Fini,ha in realtà messo letteralmentein croce la compagna e convi-vente: la signora Tulliani, sotto-ponendola, oramai da molti me-si, a una vera e propria lapida-zione mediatica, senza esclusio-ne di colpi. Certo, Feltri, ha ne-cessità di accattivarsi le simpatiedi Berlusconi ma il termine "de-cenza" imporrebbe un minimodi rispetto almeno per le signo-re !Renzo Tassara

LA VIGNETTA

S C O L L AT U R EDI CULTURE

C aro Colombo,questo paese chiamato Italia,

dove la donna, nell'immaginario dimolti (uomini e donne) è solo pocopiù che un’"escort", à la merci deimariti/fidanzati, un paese dove ilcodice penale è stato aggiornatosolo pochi anni fa per mettersi inriga con le ConvenzioniInternazionali sui diritti dell'uomoe del bambino. Ogni giornosentiamo di atti di violenza sulledonne, in particolare nell'ambitodomestico, senza che si possa farenulla. Per lo più come nel casodell'ex campione di pallanuoto,quando viene rilasciato il giornodopo... Questo paese dove undittatore musulmano arriva comeun eroe e proclama di volerreclutare belle ragazze per unaconversione all'islam , così comevuole cavalli per il suo show eschiavi per i suoi capricci, non èdegradante e desolante? Donne,uomini, italiani, ma dove siete?Che fa il ministero delle Pariopportunità davanti a questoquadro sconcertante?

Anne

LE PARI opportunità sono un mitoben coltivato da una parte e dall´altra,subito dismesso nella pratica quotidiana.

Due fenomeni: diventano femminili tuttele professioni faticose mano a mano che lepaghe diminuiscono (insegnanti, poliziotti,medici) restano maschili tutti i gradi alti. Illavoro delle madri senza aiuto vieneconsiderato un dovere tenero eaffettivamente compensato, ma le stragidi donne nei reparti di ginecologiacontinuano. E tutti si entusiasmanodell’ingresso nel mondo moderno, se ledonne che lavorano, anche se hannopartorito due o tre volte, vanno("finalmente"!) in pensione all’età degliuomini. Ma la lettera di Anne ponesoprattutto un problema di opinionepubblica. Perché ci basta chiamare leragazze di Gheddafi "hostess" peraccettare tranquillamente, uomini edonne, l’evento come se non fosse volgaree offensivo? Perché non c’è una rivoltamorale prima ancora che politica all’usodelle donne-oggetto che, in pubblicitàcome in politica, deve ornare il paesaggioe poi sparire? Tutte le domande di questalettera chiedono una risposta collettiva,cioè di tutti.O almeno di tanti che ritengono di nonessere formati da Tg1 e Tg5. O dallebattute di Bruno Vespa su Silvia Avallone alPremio Campiello.

Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano00193 Roma, via Orazio n. 10l e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

SECONDO TEMPO

L’abb o n at odel giorno

FA B I O

Ciao a tutti, sono FabiodaTr i e s t enellafo t osonocon invacanzacon gliamici diD u b rov n i k(stupenda città) colgol'occasione perringraziarvi del lavoroche state facendo. Trapochi giorni sarà il vostroe nostro compleanno peri primi dodici mesiinsieme. Continuate così.Tanti saluti e buon lavoroa tutta la redazione.

Raccontati e manda una foto a:a bb o n a t o d e l g i o r n o @

i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

Direttore responsabileAntonio Padellaro

Caporedattore Nuccio Ciconte e Vitantonio LopezProgetto grafico Paolo Residori

Redazione00193 Roma , Via Orazio n°10

tel. +39 06 32818.1, fax +39 06 32818.230e-mail: [email protected]

sito: www.ilfattoquotidiano.itEditoriale il Fatto S.p.A.

Sede legale: 00193 Roma , Via Orazio n°10Presidente e Amministratore delegato

Giorgio PoidomaniConsiglio di Amministrazione

Luca D’Aprile, Lorenzo Fazio, Cinzia Monteverdi, Antonio PadellaroCentri stampa: Litosud, 00156 Roma, via Carlo Pesenti n°130,20060 Milano, Pessano con Bornago , via Aldo Moro n°4;Centro Stampa Unione Sarda S. p. A., 09034 Elmas (Ca), via Omodeo;Società Tipografica Siciliana S. p. A., 95030 Catania, strada 5ª n°35Concessionaria per la pubblicità per l’Italia e per l'estero:Poster Pubblicità & Pubbliche Relazioni S.r.l.,Sede legale e Direzione commerciale: Via Angelo Bargoni n°8, 00153 Romatel. + 39 06 68896911, fax. + 39 06 58179764, email: [email protected] Italia:m-dis Distribuzione Media S.p.A.,Sede: Via Cazzaniga n°1, 20132 Milanotel. + 39 02 25821, fax. + 39 02 25825203, email: [email protected] del trattamento dei dati (d. Les. 196/2003): Antonio PadellaroChiusura in redazione ore 20.00Iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione al numero 18599

IL FATTO di ieri 8 Settembre 1920Nazionalisti, “fut urarditi”, proto-fascisti,sindacalisti-rivoluzionari. Questo lo strano melting potalla base dell’Impresa di Fiume del ’19, condotta daD’Annunzio in nome dell’italianità della cittàquarnerina, “faro luminoso che splende in mezzo a unmare di abiezione… ”, per dirla con l’aulica terminologiadel Vate. L’esteta armato che, agitando in patria lasindrome della “vittoria mutilata”, aveva guidato 2600ribelli del Regio Esercito alla presa della città,costituendo di fatto un vero “antiStato”, con una suacoreografia marziale, destinata a esaltare l’arditismo dimassa. Utopia populista venata di estremismointellettuale, ipotesi di nuova “religione patriottica”,prova tecnica di fascismo e di Marcia su Roma,l’impresa fiumana, culminata l’8 settembre 1920 nellaReggenza del Carnaro, simulacro di neo-Statorivoluzionario corporativo, fu comunque un vulnus alloStato liberale. Di certo, un’avventura incompiuta, finitacol celebre “Natale di sangue” del ’20, quando, al gridodi un funebre “Alalà”, D’Annunzio e i Legionariabbandonarono Fiume. Come scriverà Montanelli, “piùche un fasto, Fiume fu un nefasto nazionale e una dellepiù buffonesche italianate della nostra Storia”.

Giovanna Gabrielli

Ab bonamenti

Queste sono le forme di abbonamentopreviste per il Fatto Quotidiano.Il giornale sarà in edicola 6 numerialla settimana (da martedì alla domenica).

• Abbonamento postale base (Italia)Prezzo 290,00 € - annualeE' possibile pagare l'abbonamento annualepostale ordinario anche con soluzionerateale: 1ª rata alla sottoscrizione, 2ª rataentro il quinto mese.

• Abbonamento postale semestrale (Italia)Prezzo170,00 €

• Modalità Coupon *Prezzo 320,00 € - annualePrezzo 180,00 € - semestrale

• Abbonamento PDF annualePrezzo130,00 €

Per sottoscrivere il tuo abbonamento,compila il modulo sul sitow w w. i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

Modalità di pagamento

• Bonifico bancario intestato a:Editoriale Il Fatto S.p.A.,BCC Banca di Credito CooperativoAg. 105 Via Sardegna RomaIban IT 94J0832703239000000001739• Versamento su conto corrente postale:97092209 intestato a Editoriale Il FattoS.p.A. - Via Orazio n° 10, 00193 RomaDopo aver fatto il versamento inviare unfax al numero 02.66.505.712, con ricevuta

di pagamento, nome cognome, indirizzo,telefono e tipo di abbonamento scelto.• Pagamento direttamente onlinecon carta di credito e PayPal.Per qualsiasi altra informazione in meritopuò rivolgersi all'ufficio abbonati ai numeri+39 02 66506795 - +39 02 66505026o all'indirizzo maila bb o n a m e n t i @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

* attenzione accertarsi prima chela zona sia raggiunta dalla distribuzione deIl Fatto Quotidiano

Page 17: ILFT20100908

P R E S E N T A Z I O N E

ROMALUOGO DA DEFINIRE

17settembre/ore 21INTERVIENE CON GLI AUTORI

Marco TravaglioGARIBALDI/MASSARI/PREVE/SALVAGGIULO

A CURA DI FERRUCCIO SANSA

IL PARTITO DEL CEMENTOCHE STA CANCELLANDO

L’ITALIA E IL SUO FUTURO

LACOLATA

FASANELLA / PRIORE

PERCHÉ LA GUERRA IN ITALIA.LE VERITÀ CHE NON SI SONO

MAI POTUTE DIRE

INTRIGOINTERNAZIONALE

CAMILLERI / LODATO

CRONACHE CON RABBIA2009-2010

DI TESTANOSTRA

OLIVIERO BEHA

NEL PAESE DEL TELEVOTOWEIMAR, ITALIA

DOPO DI LUIIL DILUVIO

LUIGI DE MAGISTRIS

STORIA DI UN CATTIVOMAGISTRATO

ASSALTOAL PM

«Questa è l’Italia che hovisto»RICCARDO IACONA

IN LIBRERIA /////////////////////////////

DA DOMANI IN LIBRERIA

WWW.CHIARELETTERE.IT

3 EDIZIONI

PR

ES

AD

IRE

TTA

IN

ON

DA

DA

SE

TT

EM

BR

E T

UT

TE

LE

DO

ME

NIC

HE

SU

RA

I3

P R E S E N T A Z I O N E

ROMACIRCOLO DEGLI ARTISTI DI ROMA

9settembre/ore 21INTERVIENE CON GLI AUTORI

David Parenzo

PRESENTAZIONI

11settembreore 15.30

TORINOTHINKING POTpiazza Carignano

21settembreore 18.00

ROMAFELTRINELLI, GALLERIAALBERTO SORDIpiazza Colonna