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Anno LXXXVIII - numero 4 - giugno 2014 ilduomo Periodico della Parrocchia di San Giovanni Battista in Monza Poste Italiane Spa - Spedizioni in A.P. - D.L. 353/2003 (conv in L. 27/02/2004 n.46) art 1 comma 2, DCB Milano Duomo diMonza

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Anno LXXXVIII - nnuummeerroo 44 - giugno 2014

iilldduuoommooPeriodico della Parrocchia di San Giovanni Battista in MonzaPoste Italiane Spa - Spedizioni in A.P. - D.L. 353/2003 (conv in L. 27/02/2004 n.46) art 1 comma 2, DCB Milano

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Hanno collaborato

“Ti basta la mia grazia...” [don Silvano Provasi]Cronaca di aprile - maggio [a cura di Sonia Orsi]Largo Mazzini, i perché di una scelta [Paolo Confalonieri]C’era una volta il cortile... e forse c’è ancora [Sarah Valtolina]La questione del “gender” [Maria Eva Coronelli, p. Enrico Fidanza]Decennale della beati<cazione di mons. Luigi Talamoni [Marina Seregni]Terra Santa, un viaggio sui passi di Gesù [Filippo Panza]Scuola calcio elementari in oratorio [Pierangelo Mandelli]Pellegrinaggio in Terra Santa e le nostre famose ampolle [Giovanni Confalonieri]Padre Villoresi: le sue scuole serali e festive [don Carlo Crotti]L’albero della vita di Giuseppe Arcimboldi [Francesca Cazzaniga Alvarado]Gaudium et spes: la promozione del bene comune [don Carlo Crotti]

Don Silvano Provasi, Sonia Orsi, Sarah Valtolina, Fabrizio Annaro, don Carlo Crotti, Giovanni Confa-lonieri, Carlina Mariani, Corrado Carnevali, Laura Scirè, Anna Cavenaghi, Alessandro e Alessandra,Fabio Cavaglià, don Dino Gariboldi, Nanda Menconi.

Un grazie particolare a chi distribuisce “Il duomo”: Carla Baccanti, Giorgio Brenna, Gloria Bruletti, En-rica Calzoni, Andreina D’Ambrosio, Rita Fogar, Josetta Grosso, Paola Mariani, Anna Maria Montrasio,Luigi Motta, Teresina Motta, Carla Pini, Annina Putzu, Livio Stucchi, Silvia Stucchi, Chicca Tagliabue,Marisa Tagliabue, Mariuccia Villa, Bruna Vimercati.

Copertina a cura di Benedetta Caprara

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il duomo lettera dell’arciprete

“Ti basta la mia grazia...”

QQuuaarraannttaa è un numero che ricorre spesso nella Bibbia: 40 sono i giorni del diluvio, 40 i giorni di Mosè sul Sinaiper ricevere le tavole della legge, 40 gli anni trascorsi dal popolo ebraico nel deserto, 40 i giorni impiegati da Eliaper attraversare il deserto ed incontrare Dio, 40 i giorni di Gesù nel deserto, per 40 giorni Gesù Risorto appare aidiscepoli prima di esser elevato in cielo… Il numero 40 sembra essere un numero simbolico, scelto per rappresen-tare un momento di ricambio generazionale, di cambiamento radicale. Ed ora questo numero “sacro” segna anchela mia vita e la mia vocazione; un tempo lungo del mio cammino sacerdotale, tempo che mi sollecita a fare memoriadel lavoro che Dio ha operato in me e di come il mio lavoro ha saputo o meno corrispondere al lavoro di Dio perme e per le comunità alle quali la sua imprevedibile grazia mi ha destinato.

LLaa mmiiaa èè ssttaattaa uunnaa vvooccaazziioonnee nnaattaa lleennttaammeennttee, senza particolari eventi straordinari. Dopo la terza media avrei deside-rato frequentare l’istituto per geometri, ma il mio parroco, un giorno, mi ha detto: “Di gente che misura e valutala terra ce n’è già tanta. Il Signore ha bisogno di persone che imparano a conoscere e cercano di restaurare il cuoredegli uomini… Parliamone con papà e mamma…!”. E da qui, attraversando i dubbi dell’adolescenza, i sogni ed il senso di inadeguatezza della prima giovinezza, quandotanti miei compagni lasciavano il seminario per intraprendere un’altra strada, fino al giorno prima del diaconato,giorno pieno di dubbi e timori, mi sono lasciato condurre dalla grazia del Signore, espressa attraverso discrete e pazi-enti presenze di guide e compagni di viaggio. E così sono giunto al giorno dell’ordinazione presbiterale.

4400 aannnnii vviissssuuttii iinn mmeezzzzoo aallllaa ggeennttee, superando i momenti di solitudine in alcune decisioni importanti per la mia vitae quella delle diverse comunità che mi sono state affidate. Ricordo, con tanta gratitudine a Dio e ai fratelli, le di-verse “famiglie” parrocchiali presso le quali sono stato chiamato a servire l’Evangelo: Osnago, Greco Milano, S.Giuseppe di Busto Arsizio, la zona di Monza come vicario episcopale ed ora la famiglia del Duomo di Monza equesta bella città, chiamata a vivere il passaggio, complesso e temporalmente indefinibile, da una situazione di be-nessere materiale e di fede ricca di tradizioni e buone consuetudini religiose ad un tempo di austerità esistenziale echiamata ora a vivere una fede personale ed ecclesiale che domanda di essere continuamente motivata alla luce delVangelo di Gesù che sembra non abitare più in modo scontato e quasi naturalmente testimoniato nelle nostre case,nelle nostre comunità ed ambienti diversi di vita.

Ho riletto in questi giorni llaa ppaarraabboollaa ddeell ffiiccoo sstteerriillee (Lc 13,6-9) e sento per me consolante l’invito del vignaiolo alpadrone: “Lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e messo il concime…”. Anche se mi accorgosempre più che non è il tempo che manca per tendere alla santità, ma una maggiore fiducia nel dedicare tempo aDio, per meglio vivere la propria presenza nel popolo di Dio, in ogni situazione, esperienza di vita e complessitàda affrontare.

IInnvvooccoo iinn qquueessttii ggiioorrnnii ddaalllloo SSppiirriittoo quella sapienza che ci permette ancora di credere che la forza e la benedizione diDio, che ci rende capaci di affrontare i cambiamenti più decisivi ed incisivi della nostra vita, si manifesta pienamentenella coscienza della nostra debolezza (Cfr 2Cor 12,9) e nell’affidamento alla gratuità e radicalità della grazia delSignore Gesù, vero ed unico Pastore, Maestro e Sacerdote. Mi sto rendendo sempre più conto che, con il passare del tempo, la mia paternità sacerdotale mi invita a ricono-scere che questo anniversario non può essere una festa personale, ma la festa di una famiglia, la famiglia compostada tutti coloro che si sono alimentati e hanno alimentato questo mio sacerdozio.

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Cronaca di aprile - maggioa cura di Sonia Orsi

Aprile5 Sabato – Incontro quaresimale di spiri-tualità per i cristiani impegnati nelle realtàsociali e politiche – Come è ormai tradizionel’incontro si è svolto presso l’Istituto delleSuore Misericordine. Mons Eros Monti hainvitato le 15 persone presenti a riflettere sultema: “Per una politica che includa social-mente i poveri”. Partendo dal libro del-l’Esodo (cp 3 e 4) la riflessione si è soffermatasulla trepidazione di Mosè di fronte al gravee pesante compito-mandato che Dio gli af-fiatava, compito accompagnato dalla pro-messa che non sarà mai solo ma sempreaccompagnato dalla sua benedizione e dapersone con le quali condividere le diverseresponsabilità e scelte relative al bene delsuo popolo, imparando a sopportare ed af-frontare le fragilità ed incoerenze di tale po-polo. Ci si è quindi confrontati sulle nuoveforme di povertà che la società deve oggi af-frontare: tossicodipendenze, mancanza di la-voro, solitudini anche giovanili, anziani,migranti, coniugi separati. Povertà subiteper difetto altrui e povertà nostre. La ricercacostante di unità deve prevalere sulla logicadiffusa del conflitto. La realtà e la concre-tezza della vita è più importante dell’ideaastratta ed ideologica che non riesce ad as-sumere la ricchezza e pienezza dell’umanorivelato in Gesù. [Guido Mauri]

11 Venerdì – Giornata Penitenziale citta-dina – Come è ormai tradizione dall’anno2000, nel nostro Duomo, alle ore 10 e 21, si èsvolta la celebrazione comunitaria dellaConfessione e Riconciliazione cristiana. Apresiedere le due celebrazioni si è prestato ilnostro vicario episcopale, mons. Patrizio Ga-rascia che ha introdotto il rito commentandola parabola del Padre misericordioso e del fi-glio prodigo.

12 Sabato – Liturgia per bambini da 0 a 6anni -. La Pasqua si avvicina e i nostri bam-

bini, quelli che hanno ricevuto il Battesimonegli ultimi anni, non possono e non devonodimenticare questa data importante. Alle ore16,30 un buon gruppo di genitori e nonnihanno accompagnato in Duomo i loro bam-bini per la liturgia di introduzione alla Pa-squa e la consegna dell’ulivo benedetto.Aiutati da don Silvano, con una breve pre-ghiera, abbiamo insieme celebrato l’ingressonella Settimana Santa. Il pomeriggio è poicontinuato con una festosa, gioiosa e rumo-rosa merenda in oratorio. [Milena Rossi]

14 Lunedì – I bambini raccontano Gesù –Alle ore 15 i bambini della scuola dell’infan-

zia Maddalena di Canossa, accompagnati damadre Maria e dalle loro educatrici, si sonotrovati in Duomo per un significativo mo-mento di preghiera e di condivisione con iloro genitori e nonni per la Santa Pasqua.Partendo dal sagrato della chiesa i bambini,divisi in gruppi, sono entrati passando dallanavata centrale fino a raggiungere l’altaremaggiore dove, i grandi della scuola accom-pagnavano con canti gioiosi, piccole rappre-sentazioni che mostravano la storia della vitadi Gesù, passando dalle tappe più significa-tive quali: Gesù e i suoi amici, i miracoli (lamoltiplicazione dei pani e dei pesci, la tra-sformazione dell’acqua in vino), l’insegna-mento della preghiera del Padre Nostro,ultima cena con la lavanda dei piedi, lamorte e la Resurrezione. Don Silvano è in-

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tervenuto complimentandosi con i bambinie, parlando loro in prima persona, ha spie-gato l’importanza del “portare la croce“ cheassume un senso pieno quando nel quoti-diano accettiamo la volontà di Gesù. Con lepiccole azioni della giornata, anche i bam-bini prendono consapevolezza del “donarsi“facendo qualcosa di bello per gli altri: piccoligesti che ci fanno sentire amici di Gesù, qualiad esempio evitare di dire ai genitori “nonho voglia”, imparando a dire “sono stanco”e farsi aiutare da loro a fare ciò che ci hannochiesto; condividendo i giochi con gli amici,e vincendo cosi l’egoismo del “è tutto mio“.E da ultimo l’augurio di questa Santa Pa-squa, che sia una rilettura del Cristo in croce:un grande abbraccio che comprende tutti eche Gesù ci fa, segno del suo immensoAmore per noi.[Francesca Corsi]

Alle ore 21 - “In cruce pro homine” – Anchequest’anno nella suggestiva chiesa di SanPietro Martire, la sera del Lunedì santo, ilCentro Culturale Talamoni ha proposto unaparticolare introduzione alla SettimanaSanta. Un numeroso ed attento pubblico haseguito la produzione elaborata dal CentroCulturale intitolata “E’ risorto per me”: testidalla Via Crucis di Luigi Giussani. Dopo unattacco che ha sottolineato l’intento della se-rata, ossia “la testimonianza di una buona noti-zia: Gesù Cristo, figlio di Dio, si è incarnato, èmorto, è risorto per la salvezza di ognuno di noi.Perché la nostra vita sia lieta, vera, buona, qui eora e nell’eternità”, il racconto di Giussanidella storia della trasmissione della fede daquei due, Giovanni ed Andrea, al primo e se-condo secolo come un gran fiume che giunsefino alla sua mamma ed a lui. La lettura diPaola Scaglione dei brani evangelici relativial cammino della via dolorosa è stata ac-compagnata dai commenti di mons. LuigiGiussani, con le voci di Ettore Fiorina, Gian-Luigi Trezzi e Augusto Pessina. Alternatealle letture canti della tradizione eseguiti dalcoro ModusNovi Ensemble, diretto da Gian

Franco Freguglia, e brani musicali eseguitial pianoforte e organo da Andrea Sarto. [Marina Seregni]

23 mercoledì – Preadolescenti a Roma - Al-cuni dei nostri ragazzi di terza media, ac-compagnati da me e suor Simona, hannoavuto la possibilità di partecipare al con-sueto pellegrinaggio diocesano a Roma, or-ganizzato ogni anno per i preadolescenticome momento significativo in preparazionealla Professione di Fede. Il gruppo ha avutomodo di assistere all’udienza generale conpapa Francesco, tenutasi alle ore 10 in piazzaSan Pietro, e di visitare in giornata alcuni deipiù significativi luoghi storici e culturalidella città. Per tutti si è rivelata un’espe-rienza unica. Nonostante la fatica del viag-gio, siamo riusciti a vivere il momento dellaProfessione di Fede sulla tomba di Pietro con

intensità ed emozione. Inoltre, l’incontro conil Papa e le sue amorevoli parole di speranzahanno lasciato nei nostri cuori, un segno in-delebile. “Perché cercate tra i morti colui cheè vivo?”; è questa la frase evangelica chepapa Francesco ha voluto sottolineare du-rante l’udienza e che ha colpito maggior-mente i ragazzi. La visita all’imponenteBasilica di San Pietro e al maestoso Colosseoli ha aiutati a riflettere sull’esempio di Pietroe dei martiri cristiani, sull’importanza dellatestimonianza e della fede. Un momento dimeditazione e di condivisione ha poi carat-

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terizzato il viaggio di ritorno, durante ilquale i ragazzi hanno espresso entusiasmo egioia per l’esperienza vissuta. Oltre a raffor-zare l’amicizia e il rapporto affettivo che lilega, questa giornata ha permesso loro diprendere maggiore coscienza della propriafede e della propria appartenenza allaChiesa, esortandoli ad impegnarsi affinchél’essere testimoni di Cristo in parrocchia enella società si mantenga forte e costante.[Roberta Minardi]

29 aprile – Le “Infermiere Volontarie dellaC.R.I.” celebrano la loro santa patrona S.taCaterina da Siena – Alle ore 18 nel nostroDuomo si è tenuta la messa annuale delcorpo delle infermiere volontarie della crocerossa italiana della sezione di Monza. Pre-senti alla cerimonia accanto alle circa 25 in-fermiere della Croce rossa il PrefettoGiovanna Vilasi, il Comandante dei carabi-nieri Gerardo Petitto, il vice Commissario diPolizia Francesco Scalise, il Tenente Colon-nello della Finanza Mario Salerno e il diret-tore amministrativo dell’AziendaOspedaliera San Gerardo Andrea De Vitis eFrancesco Crippa, responsabile della sezionelocale dei paracadutisti e alcune rappresen-tanze delle associazioni d’arma di Monza edella Brianza. La messa è stata accompa-gnata dalla performance del coro gospel diVillasanta “Diesis e Bemolli”. Lo scopo dellacelebrazione molto chiaro: riunirsi a per ri-cordare, nel carisma di S. Caterina da Siena,l’intima forza che anima l’impegno delcorpo delle infermiere nel servire gli amma-lati, caratterizzato da quella tenerezza versoi sofferenti che animò la loro patrona du-rante tutta la sua vita. Nella sua predicamons. Provasi ha ricordato loro e alle per-sone presenti alla cerimonia quanto sia im-portante che ci esercitiamo ogni giorno nellevirtù che ci avvicinano agli uomini, che cirendono capaci di stargli vicino soprattuttonel momento della prova e della malattia,momento di gioia, pur nell’amarezza, perché

momento privilegiato per incontrare il Si-gnore nel nostro cammino. A seguito dellacelebrazione si è tenuto nel salone dell’ora-torio un rinfresco organizzato dalle volonta-rie per festeggiare l’importante ricorrenza.[Giovanni Francesca]

Maggio10 Sabato – Celebrazione della S. Cresima.Il pomeriggio è iniziato in canonica in unclima di emozione, con i ragazzi e le fami-glie che si sono ritrovati e hanno subito fattopercepire la loro trepidazione. Prima dellacelebrazione i cresimandi con i padrini e lemadrine hanno avuto l’opportunità di vi-vere un breve momento di raccoglimento incripta, dove hanno ricevuto un simbolo –una piccola colomba da portare al collo e ilcantico delle creature di s. Francesco – e sisono introdotti alla liturgia con la lettura delbrano di Vangelo delle Beatitudini. La cele-brazione, presieduta da mons. PierantonioTremolada, è stata intensa e ricca di mo-menti forti e significativi e si è conclusa inun clima di gioia e serenità percepibile intutti i presenti.[Silvia Bussolati]

12 Domenica – Messa solenne di Prima Co-munione. Don Silvano, domenica 11 mag-gio, alla messa solenne per le PrimeComunioni, durante l’Omelia, ha esortato iragazzi e l’assemblea ad aprire le porte dellaChiesa, del cuore, dell’Oratorio, a far entrareGesù nelle nostre vite e a viverLo in manieraprofonda, ma anche attraverso la gioia co-munitaria. I ragazzi, giovedì, avevano vis-suto il momento dell’Eucaristia in manierariservata, affiancati solamente dai catechistie guidati dall’arciprete in una celebrazionein cripta. In una modalità intima e tranquillasi sono accostati a Gesù per la prima volta,festeggiando poi con i genitori tutti insiemein Oratorio, mentre domenica ,”candidi”

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come angioletti, hanno partecipato all’Euca-ristia “abbracciati da tutta la Comunità. Aquesti ragazzi che hanno accolto Gesù nelleloro vite, ai loro genitori, alla Comunitàtutta, va l’augurio che sia questo solo un mo-mento della loro esperienza religiosa, che illoro cammino con Gesù sia ogni giorno piùforte e saldo grazie all’aiuto e al sostegnodelle famiglie e della Parrocchia in un per-corso comune e gioioso.[Laura Sciré]

15 Giovedì – Seduta Consiglio Pastorale. Laseduta è iniziata alle ore 21. Sulla base delleparole espresse da papa Francesco nell’esor-tazione apostolica “Evangelii Gaudium” e apartire dalla lettera pastorale del nostro ve-scovo “Il campo è il mondo”, i consiglierihanno affrontato il tema della missionarietàdella Chiesa e del suo voler “andare incontro,cercare i lontani e arrivare agli incroci dellestrade per invitare gli esclusi”, nel tentativo diindividuare possibilità e modalità di attua-zione concreta di tali aspetti all’interno dellavita della parrocchia. Le parole del SantoPadre hanno spinto ciascuno a riflettere e ainterrogarsi a livello personale e di comu-nità: è stata sottolineata l’importanza di ren-dersi testimoni umili e costanti del Vangelo,di accogliere e offrire la propria presenzaagli altri con impegno e gratuità. Tuttavia,sono emerse la fatica e la difficoltà nel met-tere in pratica tali valori, nel riuscire a tra-smetterli ai parrocchiani sin da piccoli e araggiungere anche i più lontani. Ai fini dellamissionarietà è fondamentale che i presup-posti di spiritualità e amore siano presenti,ma è altrettanto importante che ci si occupicon energia e concretezza di quegli ambitidella parrocchia da cui ha inizio la missione,ad esempio l’Iniziazione Cristiana o la litur-gia, operando su di essi un processo di di-scernimento, purificazione e riforma.Durante la seduta è stato poi illustrato il bi-lancio economico della parrocchia per l’anno2013 e, successivamente, sono state fornite

alcune informazioni e indicazioni sulla festapatronale che si terrà il prossimo 24 giugno.[Roberta Minardi]

16 Venerdì – Visita del’Arcivescovo di Bel-grado al Duomo – Alle ore 10,30 mons. Sta-nislav Hočevar, nato in Slovenia, ordinatoprete nella Società Salesiana nel 1973 e con-sacrato vescovo nel 2000, è entrato nelDuomo accompagnato dal dr. Dragan Bo-skovic, cattolico e professore ordinario di let-tere presso l’Università di Kragujevac. Erain visita alla parrocchia di S. Biagio, con laquale da diversi anni ha instaurato un le-game di solidarietà caritativa ed amicizia.Ha potuto anche visitare il cantiere di re-stauro della cappella Zavattari ed il museo.Concludendo la sua visita ha invitato l’arci-prete e la città di Monza a visitare la suamartoriata Serbia.

Ore 21: Consiglio d’Oratorio. Ha guidato laseduta don Anthony, che sostituiva don Sil-vano impegnato nella Comunità PastoraleTrinità d’Amore. All’ordine del giorno lafesta per i 40 anni di sacerdozio di don Sil-vano (7/8 giugno); i passi di avvicinamentoall’Oratorio Estivo, la vacanza estiva delGruppo Adolescenti ad Alassio e definizionedi una data per la verifica del lavoro delC.d.O.. La seduta è stata quindi di tipo or-ganizzativo, ma non sono mancati riferi-menti ai contenuti e al significato delleproposte di questa fine d’anno, volte a ma-nifestare sempre più chiaramente il voltodella “Comunità Educante”, punto centraledell’impegno educativo di ogni comunitàcristiana, secondo le indicazioni che l’arcive-scovo continua ad offrirci in questi ultimitempi e su questo tema ha promesso alladiocesi una sua pubblica lettera, prima dellevacanze estive. Anche questa seduta ha of-ferto chiarezza e nuova motivazione all’im-pegno in oratorio, in uno spirito di amicizia,fraternità e gratitudine reciproca.[Giovanni Francesca]

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17 Sabato – S. Rosario con i bambini 0 – 6anni. Alle ore 21, come ogni sabato di mag-gio, ci siamo ritrovati nel cortile della cano-nica per la recita del S. Rosario. Protagonisti,questo sabato, sono stati i bambini più pic-coli, entusiasti di poter rendere omaggio allaVergine con dei coloratissimi fiori da appli-care sul dolcissimo ritratto di Maria Ausilia-trice. I presenti apprezzano e condividono lagioia e l’entusiasmo dei bimbi, bravissimianche nella recita delle “cinquine”, concesseda don Silvano per la loro tenera età. Chi haqualche anno in più sicuramente ritorna colpensiero ai Rosari recitati in “latinorum” neicortili, le sere di maggio; e Maria diventavadavvero la Mamma da invocare ogni giornonei momenti di difficoltà, la Mamma che in-tercedeva presso il Figlio Gesù per ogni pic-colo desiderio, ogni piccolo affanno.Auguriamo anche ai nostri piccoli che stianosempre vicino al manto della Madonna, e anoi che siamo sempre pronti ad educarli al-l’amicizia vera per Gesù e Maria partendoanche da una semplice “cinquina”.[Gloria Bruletti]

18 Domenica – Rinnovo Alleanza ragazzi5^ elementare. Durante il rito del rinnovodell’Alleanza, officiato da don Anthony, leragazze e i ragazzi di V elementare hannopresentato la loro personale regola di vita, labussola che orienterà il loro cammino di ini-ziazione cristiana fino al sacramento dellaConfermazione. La Comunità parrocchialeha accolto tale impegno e ha, a sua volta,promesso loro aiuto fraterno nei termini dicoerenti testimonianze di vita cristiana. Pre-ghiamo dunque per i ragazzi, affinché sap-piano incontrare Gesù nella preghiera, perseguirlo nello studio e nella condivisione se-condo quanto si sono riproposti. Preghiamoanche per tutti noi: la nostra quotidianità siacostellata di scelte responsabili e generose,in particolare nei confronti dei piccoli e deideboli. Sappiamo sempre farci testimoni

della gioia duratura che l’amicizia con Dioporta nei nostri cuori.[Francesca Cazzaniga Alvarado]

21 Mercoledì – Seduta Consiglio PastoraleDecanale. Come predisposto dalla giunta laseduta è stata dedicata al tema dell’Expo2015 e si aperta con una interessante presen-tazione di Elisabetta Soglio (giornalista delCorriere della Sera) che ci ha sintetizzato inmodo efficace gli elementi essenziali delgrande evento. Il tema di EXPO “Nutrire ilpianeta, energia per la vita” porta con sé lapossibilità di riflettere su alcune questioni ri-levanti anche per la comunità cristiana: l’ur-genza educativa per costruire un nuovoumanesimo, la disponibilità a condividere ipropri beni con chi è nel bisogno, la neces-sità dell’accoglienza verso tutti i popoli,l’apertura al dialogo e al confronto anche nelcampo ecumenico e interreligioso. I consi-glieri si sono quindi confrontati, in modoaperto e vivace, in particolare su come le co-munità cristiane del nostro decanato si pos-sono preparare ad un evento di così vastascala e mostrare ai visitatori internazionali ilvolto vivo della nostra chiesa locale.[Giusi Brambilla]

25 domenica – Rinnovo Promesse Battesi-mali fanciulli 3^ elementare. Don Anthony,nella chiesa di S. Pietro M., alle ore 9,30 hacelebrato la S. Messa durante la quale i fan-ciulli di III elementare hanno rinnovato leloro Promesse Battesimali. E’ stata una ceri-monia riservata a loro e sono stati invitatianche padrini e madrine. Così si è conclusaun’altra tappa del loro cammino d’Inizia-zione Cristiana. I fanciulli che hanno parte-cipato sono stati coinvolti in prima personain diversi momenti della liturgia al terminedella quale hanno ricevuto in dono, come ri-cordo dell’evento, un S. Rosario, accompa-gnato dalla preghiera “delle 5 dita” di papaFrancesco.[Marzia Brenna]

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Largo Mazzini, i perchè di una sceltaPaolo Confalonieri, assessore mobilità e sicurezza

Largo Mazzini il più importante nodo via-bilistico cittadino che oggi prevede tempi diattesa lunghissimi e che, quando è possi-bile, si cerca di evitare in ogni modo pernon restarne bloccati. I flussi ditraffico in questo luogo sono pe-santi. Si è calcolato che nelle oredi punta si arriva a 2.900 veicoliall’ora. Le direttive maggior-mente trafficate sono, alla mat-tina quelle di via Turati e di viaAzzone Visconti; alla sera in-vece l’incrocio più trafficato èquello di via Caduti del Lavoroin direzione via Turati. Diversi progettisono stati proposti negli ultimi 50 anni manulla è cambiato fino ad oggi. E’ forse que-sta la volta buona? Forse non è questo iltempo dei grandi progetti a motivo dellaannosa e permanente scarsità economica edi bilancio per le casse comunali (e nonsolo…). Chiediamo lumi all’attuale asses-sore alla viabilità della nostra città.

La prossima estate, non appena completatele procedure di gara per scegliere la dittache eseguirà i lavori, largo Mazzini sarà ri-sistemato. Innanzitutto penso sia giustochiedersi perché largo Mazzini debba essererisistemato. Elenco i seguenti motivi:- Per la situazione insostenibile della via Gram-sci. Via Gramsci è una strada di piccolo cali-bro, con numerose abitazioni, che èletteralmente intasata di traffico dal mattinopresto alla sera. Svariati residenti, daquando ci siamo insediati, mi hanno fattopresente che le loro condizioni di vita sonoinsostenibili; per la coda permanente di vei-coli, la maggior parte dei quali con il mo-tore acceso; per la difficoltà e il pericolocostanti per i residenti di entrare e usciredalle loro proprietà; per l’occupazione deibordi della strada, una volta separati dapaletti poi tolti, da parte dei veicoli in attesadel semaforo verde;

- Per il numero elevato di attraversamenti pe-donali con il semaforo rosso, a causa dellelunghe attese; questo avviene sia nell’attra-versare via Manzoni che nell’attraversare le

vie Turati e Visconti;Partendo da queste ipotesi, laquestione diventa: “come risi-stemare largo Mazzini”? negliultimi anni, in particolare neglianni dell’amministrazione delsindaco Mariani, sono state dif-fuse due ipotesi di intervento:la prima quella di mantenerelargo Mazzini come incrocio se-

maforizzato, semplificandolo; la secondaquella di realizzare due rotatorie.

Da quando l’amministrazione Scanagatti siè insediata abbiamo subito ripreso quantolasciatoci in eredità. Proprio perché largoMazzini è sottoposto ad un gran flusso dipedoni e di ciclisti, oltre che di bus deltrasporto pubblico e di automobili private, lascelta è caduta senza esitazione sull’ipotesidi revisione significativa dell’incrocio se-maforizzato e non sull’ipotesi di realiz-zazione delle rotonde.Abbiamo riveduto alcuni aspetti: non erapossibile la manovra, per i soli bus, disvoltare da corso Milano in via Turati (ca-valcavia); mancava il raccordo ciclabile fravia Visconti e la stazione; mancava un ulte-riore attraversamento pedonale, reso possi-bile dalla nuova configurazione, fra viaItalia e via Caduti del Lavoro. Questo èquello che abbiamo fatto, verificando me-diante simulazione al computer che anchequeste tre nuove richieste potessero esseresoddisfatte.

Lo schema nella figura tiene conto di questielementi.Ecco quindi le novità più significative:- Via Gramsci sarà definitivamente interdetta altraffico di attraversamento. Sarà rialzato il

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marciapiedi in largo Mazzini e la via Gram-sci sarà, per chi proviene da via Cavallotti,una strada a fondo chiuso. I residenti po-tranno così entrare e uscire dalle loro pro-prietà e riprendere a respirare. Mi è statochiesto che ne è del traffico che ora transitaper via Gramsci. Da analisi svolte a piùriprese e da diversi specialisti, parte del traf-fico passerà per via Magenta, XX Settembree Marsala; altra parte del traffico troveràaltre strade: chi, per esempio, da San Biagiodeve andare verso Est (Cederna, viale Li-bertà, via Lecco), si instraderà per via Boc-caccio e Cantore.- Da corso Milano sarà possibile immettersi invia Manzoni e via Visconti,ma non in via Tu-rati. Chi deve immettersi in via Turati (ca-valcavia) dovrà necessariamente transitareper via Arosio e via caduti del Lavoro. Mi èstato chiesto: ma così non andrà in crisi iltraffico davanti alla stazione? Questo a-spetto è stato studiato: oggi davanti allastazione transitano veicoli diretti sia in viaTurati che in via Visconti; lo stesso accade

in corso Milano. Ci si aspetta che il numerodi veicoli davanti alla stazione non au-menterà rispetto alla situazione attuale.Questo non esclude che, a lavori in stazioneper i sottopassi ultimati e recuperato lospazio, non si analizzi con attenzione anchequel tratto. Ciò riguarderà anche alcunesituazioni di degrado, purtroppo generatoda persone che vivono situazioni di disagio,alcune delle quali non hanno voluto – al-meno finora – farsi seguire dagli assistentisociali del Comune di Monza. Siccome davia Caduti del Lavoro sarà possibilesvoltare solo a destra in via Turati (caval-cavia), lo spazio lasciato libero da una delledue corsie sarà utilizzato per realizzare unapista ciclabile, rasente la ferrovia e separatada un cordolo non superabile, per portarein sicurezza i ciclisti da largo Mazzini allastazione e viceversa.Come ogni modifica viabilistica anchequesta necessiterà di tempo per esserecapita e utilizzata correttamente e perquesto vigileremo sull’attuazione.

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C’era una volta il cortile, dove ci si cono-sceva tutti, dove si condividevano fatiche egioie, confidenze, preoccupazioni e allegria.Un posto della memoria dove il tempo nonaveva un valore economico, dove la gratuitàera l’unica moneta di scambio, e il saluto re-ciproco e sincero la bandiera comune. C’era,appunto, perché è difficile oggi ritrovarequello spirito nei cortili moderni. Quelli, lecorti antiche, esistono ancora, ma sono abi-tate il più delle volte da famiglie che vivonocome se abitassero un condominio qualun-que, tutti stritolati nella frenesia delle gior-nate, difficilmente disposti a ritardare iltanto sospirato rientro a casa dopo una gior-nata di lavoro, solo per ascoltare le chiac-chiere dell’anziana del pianerottolo o dareuna mano alla vicina in difficoltà.C’è però chi quello spirito di un tempo lovuole ricreare oggi. Sono i ragazzi di Pro-iezione 180, l’associazione di promozionesociale che ha scelto via Bergamo come la-boratorio per dare vita alla prima socialestreet di Monza. Social street ovvero via so-cievole, un’iniziativa nata un paio di mesifa, destinata a dare un volto umano e amicoal borgo.

Tutto è nato su internet, con un gruppo vir-tuale in Facebook. Qui chiunque desideriaderire al progetto, residenti, ma non solo,può iscriversi alla pagina “Via Bergamo so-cievole” e aspettare. L’idea, infatti, è quelladi incrociare la domanda e l’offerta. Hai ve-stitini da neonato che non ti servono più?Lanci la tua offerta e qualcuno la coglierà.Sai imbiancare, ma non hai idea di come sicucini una crostata? Magari a qualcuno cheha un ottimo forno serve qualcuno che diauna tinta al soggiorno. Gli esempi possonoessere infiniti quanto lo è la solidarietà tra lepersone. Il tutto (e questo è il bello) senzaalcuno scambio di denaro, ma per il solo eunico piacere di fare e ricevere cortesia dachi abita magari proprio sullo stesso piane-

rottolo. Un progetto a costo zero destinato asprigionare le energie migliori e far incon-trare vicini di casa, fino a farne degli amicie non più solo sconosciuti.

Ad appoggiare l’iniziativa sono stati subitoi commercianti dell’associazione BorgoBergamo che hanno offerto non solo la lorodisponibilità a farsi da portavoce, ma ancheun aiuto concreto. «Potremmo pensare asconti e promozioni da spendere nei negozidi via Bergamo per coloro che partecipanoal progetto – ha spiegato Federico Brighi, ti-tolare del Boheme e presidente dell’associa-zione Borgo Bergamo – ma non pensiamosolo a un ritorno economico, il nostro scopoprincipale è animare questa via».

Proiezione 180 in tutto questo farà da col-lante alle varie iniziative, chiunque vorrà of-

frire tempo, prestazioni o quanto altropossa servire ad altri sarà ben accetto nelgruppo. E per meglio spiegare lo spirito delprogetto via Bergamo social street si è pensatodi raccontare l’avventura con un cortome-traggio, che viene girato proprio in via Ber-gamo in queste settimane. A realizzarloValentina Selini e Lila Girtanner, tra le fon-datrici di Proiezione 180, insieme ai com-mercianti e ai residenti del Borgo, ma anchead alcuni attori speciali: i senza tetto delloSpazio Anna e i pazienti del Cps. Perché lasolidarietà è contagiosa.

C’era una volta il cortile, e forse c’è ancoraSarah Valtolina

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La questione del “Gender”Maria Eva Coronelli, psicologa P.Enrico Fidanza, missionario del Pime, psicologo

Negli ultimi anni in Italia è emerso un ac-ceso dibattito attorno alla questione del gen-der, definita in modo generico come unacategoria sociale e culturale per indicare ladiversità biologica dei sessi. Il tema ha in-teressato trasversalmente diversi ambitidella società, coinvolgendo non solo i set-tori politici, ma anche le agenzie educativedel Paese, a cominciare dalle scuole prima-rie e secondarie, immettendo nel sistemaeducativo sussidi e programmi informativie formativi.L’argomento è stato posto anche all’atten-zione dei media in seguito alla pubblica-zione da parte del Ministero per le PariOpportunità unitamente all’UNAR (UfficioNazionale Antidiscriminazione Razziale)del documento dal titolo Strategia nazionaleper la prevenzione e il contrasto delle discrimi-nazioni basate sull’orientamento sessuale e sul-l’identità di genere (2013 – 2015) a cui èseguita la pubblicazione del Kit antidiscri-minazione. La Strategia nazionale ha comeobiettivo quello di contrastare ogni formadi discriminazione ideologica e aggressioneattiva basate sull’orientamento sessuale esull’identità di genere. Il Kit è uno stru-mento pedagogico che cerca di riprenderele istanze sollevate dal documento prece-dente trasformandole in interventi educa-tivi diretti a bambini e adolescenti dellescuole primarie e secondarie.La Strategia nazionale presenta una serie didati statistici che descrivono l’estensione delfenomeno discriminatorio nei confrontidella popolazione LGBT (Lesbiche, Gay, Bi-sessuali, Transgender) e a seguire le inizia-tive prese per arginare tale tendenza. Ildocumento propone un’azione propositivaper favorire la conoscenza delle dinamiche,esigenze e bontà della comunità LGBT at-traverso un piano informativo e pedago-gico. Nell’incontro suscitato dallo studio diquesti testi, ci siamo confrontati su diverseesperienze cliniche dove convergono e ri-

corrono con una certa preoccupazione do-mande comuni legate alle proprie fantasie,alle proprie attrazioni, al processo di iden-tificazione del proprio padre e della propriamadre, come anche ad una certa confusionedei ruoli genitoriali e più in generale dellaconfusione del ruolo degli adulti nella pro-pria vita. Tutte queste domande non si pre-sentano come astrazioni di caratterefilosofico, bensì come esperienze spesso an-gosciose di ricerca di figure a cui ricorrere econ cui identificarsi. In esse viene tematiz-zato come la definizione della propria iden-tità (anche psicosessuale) passi attraverso lapossibilità di poter identificare l’altro (anchepsicosessualmente), e in particolare un altrosignificativo. Parliamo qui di identità psi-cosessuale o “piscosessualità” e non sem-plicemente di “gender”, secondo cui non c’èun legame biunivoco tra sessualità biolo-gica e identità sessuale. Per psicosessualitàintendiamo il legame che si costruisce nel-l’incontro con l’altro, in cui il soma (il corpo)e lo psichismo sono continuamente intrec-ciati, creando legami di senso fatti di senti-menti, di emozioni e di istinti che via viacreano una identità ed in cui il piacere nonè pura scarica istintuale, ma incontro frapersone. Parlare di sessualità, quindi, non èuno stereotipo. Parliamo piuttosto della sto-ria umana, dove è prioritario il fatto che unbambino si costruisca una propria identitàall’interno di una famiglia, dove ci sono unpadre e una madre.Un’autrice che ha approfondito molto i per-corsi che favoriscono la definizione dellapropria identità è Nancy Chodorow, laquale parte dall’assioma che una personanon può considerarsi “sessualmente neu-tra”, e che l’appropriazione di ciò che chia-miamo identità di genere non è una sceltaestrinseca alla persona, legata cioè a fattoriculturali o sociali, ma strettamente legati aiprocessi interni alla persona stessa. La Cho-dorow individua un processo a quattro

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tappe (identificazione, riconoscimento dellasoggettività della madre, differenziazione-separazione, integrazione) dove il bambinoe la bambina arrivano a dire a se stessi “iosono” attraverso un complesso processo diidentificazione alla madre e differenzia-zione dal padre, nel caso della bambina, edi differenziazione dalla madre e identifi-cazione al padre, nel caso del bambino. Neldirsi “io sono”, sia il bambino che la bam-bina rispettivamente identificati al padre ealla madre si collocano anche psicosessual-mente. Questo è il punto di partenza di de-finizione della propria identitàpsicosessuale non solo dal punto di vistacronologico, ma anche psicologico e tutto ilmondo dell’educazione, compresa la scuola,non può prescinderne.Il Kit sembra proporre qualcosa di diverso.Il problema della discriminazione basata suorientamento sessuale ed identità di genereoccupa il capitolo 4, dove si descrive il fe-nomeno e si tenta di dare una spiegazionedi cosa si intenda per orientamento di ge-nere. Gli autori si appellano a quanto affer-mato dalla prospettiva biopsicosocialesecondo cui “l’identità sessuale di una per-sona è un costrutto multidimensionale co-stituito da quattro componenti distinte: ilsesso biologico […], l’identità di genere […],il ruolo di genere […] e l’orientamento ses-suale” (Strategia Nazionale, p. 10). Il ruolo digenere viene inteso dal Kit come “un in-sieme di aspettative culturalmente attri-buite ai comportamenti e ai ruoli propri delgenere maschile e femminile, ovvero carat-teristiche che ci si aspetta di ritrovare in unuomo ed in una donna” (Strategia Nazionale,p. 10). La definizione è tecnicamente cor-retta e si limita a fornire un’informazionepuramente descrittiva di una realtà di persé molto più complessa e articolata dellasemplice percezione culturale del femminilee del maschile.Il documento dà l’impressione di limitarsi

alla superficie del fenomeno senza però an-dare a fondo delle relazione tra i quattro co-strutti citati: sesso biologico, identità digenere, ruolo di genere e orientamento digenere. Esiste una connessione tra questiquattro elementi? E se esiste, che risonanzaha in termini evolutivi l’assunzione dellapropria femminilità o mascolinità?Prendiamo posizione: il Kit non è franca-mente aggressivo nei confronti di una ten-denza generale a considerare “piùordinarie” le tendenze eterosessuali, tutta-via non tiene conto di quanto sia pertinentelo sviluppo della sessualità ai fini della co-struzione dell’identità della persona. Lasessualità e l’orientamento di genere ven-gono considerati come aspetti tecnici dellavita della persona sotto l’influenza di ste-reotipi culturali, come se fosse una scelta oun modello esterno a cui riferirsi o con cuiidentificarsi.È importante che ci sia una buona educa-zione e informazione a scuola, ma è altret-tanto necessario un lavoro serio che prendain esame i diversi simboli e significati dellasessualità. Il rischio della società moderna,infatti, è che si “impara” tutto in materiasessuale, ma si interpreta di meno il sensodella psicosessualità che fa sì che l’incontrofra uomo e donna sia vitale nella costru-zione della propria identità. Riteniamo quindi più appropriata un’edu-cazione sessuale nella quale emerga un’in-tegrazione della diversità sessuale noncome stereotipi culturali, ma come afferma-zione di identità e possibilità di relazioni.Affermare un’identità non è un elemento di-scriminatorio, ma segno di un compimentoevolutivo. Accogliere persone che hannoesperienza di vita omosessuale non equi-vale a non interpretare i significati che que-sto sviluppo porta con sé, così come nondiscriminare non equivale ad omologare el’assenza di giudizio negativo non equivalead a-criticità.

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Il 21 marzo era la ricorrenza del decennaledella beatificazione di mons. Luigi Tala-moni, avvenuta in piazza San Pietro a Romanel 2004. La celebrazione eucaristica è statapresieduta dall’allora papa Giovanni PaoloII, canonizzato nell’aprile di quest’anno in-sieme a Giovanni XXIII, evento unico nellastoria di due papi sugli altari e due papiconcelebranti. Luigi Talamoni, figura fami-gliare particolarmente ai monzesi delle ge-nerazioni più anziane, primo preteambrosiano sugli altari, era nato a Monza il3 ottobre 1848 e battezzato lo stesso giornoin Duomo. Secondo di sei figli di un mode-sto cappellaio frequentò l’Oratorio del Car-robiolo, guidato dal barnabita padre LuigiMaria Villoresi e fu uno dei primi alunnidell’Istituto per chierici poveri fondato dallostesso padre. Appassionato educatore inse-gnò prima al collegio S. Carlo di Milano e,fino alla morte, al Seminario liceale arcive-scovile di Monza. Per quasi un trentenniopartecipò al Consiglio comunale di Monzaavendo a cuore il bene dei concittadini. Eproprio nel nostro Duomo dove ha svolto ilsuo ministero sacerdotale per cinquantannisi conserva il suo confessionale ed anche ilsuo corpo dopo la traslazione dalla Cappelladella Casa Madre delle Suore Misericordine.Per l’occasione del decennale sono state or-ganizzate alcune proposte da parte della fa-miglia religiosa delle suore Misericordine,fondata da don Luigi Talamoni e da MariaBiffi Levati il 25 marzo 1891 e dal CentroCulturale Talamoni che dal 1982 è presentenella nostra città con svariate proposte cul-turali. Proprio il 21 di ogni mese da ottobredello scorso anno ad ottobre del correnteanno in ogni Casa della Congregazionedelle suore Misericordine si svolge la gior-nata del ringraziamento per l’avvenuta bea-tificazione di mons. Luigi Talamoni. Inparticolare in città, nella stessa data, damarzo ad ottobre, saranno esposte le reli-quie del beato presso le due Case delle

suore Misericordine e si offrirà spazio per lapreghiera personale e di gruppo.Inoltre la Congregazione stessa ha pro-mosso, nel mese di marzo, due incontri colteologo don Pierluigi Boracco, grande ap-passionato di Talamoni, di cui ha trascrittolettere ritenute illeggibili. Tali incontri sisono svolti l’uno presso la Casa di Cura“Beato Luigi Talamoni” a Lecco e l’altropresso la Casa di Formazione a Monza. IlConvegno intitolato “Impegno civile-socialee nuova immagine sacerdotale del beatoLuigi Talamoni” ha riscosso vivo interesseda parte dei partecipanti. Altro importanteappuntamento a Lecco è stato l’incontro sultema “Economia di Comunione fra miseri-cordia e mercato” che ha visto l’interventodi Luigino Bruni, docente di Economia poli-tica ed editorialista di Avvenire e di Gian-luca Castelnuovo, docente di Psicologia.Intanto lo scultore di Brembate GiancarloDifendenti, su indicazione e committenzadelle suore Misericordine, sta lavorando allagrande statua del beato in marmo di Can-dolia che sarà collocata solennemente nelDuomo di Milano nel mese di ottobre, conl’intervento del cardinale Arcivescovo An-gelo Scola. Nel frattempo il Centro Cultu-rale Talamoni ha proposto mercoledì 19marzo alle ore 21 presso la Chiesa delleSuore Sacramentine una Santa Messa cele-brata da padre Eugenio Alfano, priore delConvento dei Carmelitani Scalzi di Milano.Papa Giovanni Paolo II nell’omelia dellabeatificazione così diceva: «Achille Ratti, poiPapa Pio XI, ebbe a definirlo “per santità di vita,luce di scienza, grandezza di cuore, perizia dimagistero, ardore di apostolato, per civiche be-nemerenze onore di Monza, gemma del clero am-brosiano, guida e padre di anime senza numero”.Il nuovo Beato fu assiduo nel ministero del con-fessionale e nel servizio ai poveri, ai carcerati especialmente ai malati indigenti. Quale fulgidoesempio egli è per tutti!» .

Decennale della beatificazione di mons. Luigi TalamoniMarina Seregni

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“Il vero pellegrinaggio inizia dal momentodel ritorno a casa”. Le parole di Samer, laguida arabo-cristiana che ha accompagnatoil gruppo del Duomo di Monza durante ilviaggio in Terra Santa, descrivono nel mi-gliore dei modi il senso di un’esperienzadavvero indimenticabile. Sei giorni intensi,dal 22 al 27 aprile, alla (ri)scoperta dei luo-ghi della vita terrena di Gesù, ma soprat-tutto di se stessi. Perché la speranza è che ilcuore e la mente dei 51 partecipanti, spiri-tualmente sollecitati da don Silvano Pro-vasi, si siano aperti a qualcosa di piùduraturo della nostalgia di una splendidavacanza.Il racconto del pellegrinaggio in Terra Santapuò spiegare solo in parte le emozioni e lebellezze vissuti dal nostro gruppo. A par-tire da Nazareth, il luogo dove Gesù è cre-sciuto. La città situata in Galilea, nel nord

di Israele, è stata la prima tappa. Tra i tantispunti di interesse, il momento più intensoè stato la visita alla Basilica dell’Annuncia-zione, costruita sui resti della grotta che erala casa di Maria. I riferimenti delle prece-denti vestigia dell’epoca bizantina e cro-ciata, una costante di tutto il viaggio, nonmancano. Il percorso, poi, ha preso decisa-mente la strada verso sud. Sempre a bordodel fido pullman messo a disposizione dal-l’organizzazione, gli occhi di noi pellegrinisi sono riempiti delle immagini di Cafarnao,la città in cui Gesù ha condotto gran partedella sua vita pubblica, oggi sede di impor-tanti scavi archeologici. Da lì pochi chilo-metri soltanto per giungere al Monte delleBeatitudini e al lago di Tiberiade.Ben presto don Silvano e i compagni di que-sta avventura hanno dovuto lasciare le pla-cide acque, teatro di numerosi episodi

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Terra Santa, un viaggio sui passi di GesùFilippo Panza

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evangelici. Così dagli oltre 200 metri sottoil livello del mare si è arrivati ai quasi 800metri di Betlemme, dove Gesù è nato. Il cam-bio altimetrico ha aperto nuovi scenari, nonsolo religiosi. Passare da Israele alla Palestina,infatti, è servito per cominciare a capire icontrasti, le contraddizioni e i paradossi diun territorio dove la pace resta un obiettivomolto difficile da realizzare. Le divisioni,del resto, non mancano nemmeno all’in-terno della Basilica del Santo Sepolcro, dovela comunità greco-ortodossa, quella catto-lica e l’armena si contendono spazi e oraridi preghiera sulla base di rigide regole sta-bilite a metà dell’Ottocento. Da questopunto di vista, poi, la situazione diventa an-cora più difficile nel luogo santo per defini-zione, Gerusalemme.L’antichissima città, vero punto di riferi-mento per le tre religioni monoteistiche(ebraismo, cristianesimo e islamismo), sitrova al centro di contese e rivendicazioniquotidiane. Un passato, fatto di gloria, di-struzioni, assedi e ricostruzioni, dà vita a unpresente spesso indecifrabile. Quasi attac-cati l’uno all’altro, infatti, convivono gliebrei ortodossi di Mea Shearim e i vari san-tuari del Monte degli Ulivi, dalla Chiesa delDominus Flevit a quella del Pater, dove lapreghiera del Padre Nostro si può leggereperfino in milanese, fino alla basilica delleNazioni e all’orto del Getsemani, dove cisono ancora otto alberi testimoni dell’ago-nia di Gesù. Da semplici pellegrini italiani citroviamo immersi nel simbolismo esaspe-rato del Muro del Pianto e nelle bellezzedella Città Vecchia e delle sue mura, consi-derate patrimonio dell’umanità dall’Une-sco. La parte più antica di Gerusalemmecon i suoi quattro quartieri (armeno, cri-stiano, musulmano ed ebraico) accostachiese a moschee, sinagoghe a minareti. Lesue strade sono piene di storia e sugge-stioni. Come quelle legate alla Via Dolorosa,dove noi pellegrini del Duomo di Monza

abbiamo potuto vivere l’emozione di riper-correre le quindici stazioni del percorso diGesù verso la croce. Fino al luogo dove si ècelebrata la resurrezione del Cristo, la Basi-lica del S. Sepolcro. Qui l’afflusso confuso dei

numerosi fedeli, provenienti da ogni partedel mondo, non può cancellare l’intensaspiritualità che si respira ad ogni passo. Gerusalemme, incassata tra due valli, quelladel Cedron e della Geenna, affascina anchecon le abitazioni più moderne, distribuitesui colli, tra verde e cemento. Meriterebbeuna visita più lunga ed approfondita, ancheper capire i profondi contrasti geopoliticiche la animano. Il controverso muro dellaseparazione, voluto dal governo israelianocirca 10 anni fa per proteggersi dai contiguiTerritori palestinesi occupati, è solo l’esem-pio più recente ed eclatante. Ci sarebbetanto da dire sull’argomento, ma sono giàin arrivo le ultime tappe: il fiume Giordano,Gerico, la città più antica del mondo e legrotte di Qumran, dove vissero gli esseni efurono ritrovati i Rotoli del Mar Morto. Unbagno nella più bassa distesa di acqua sa-lata del mondo, posta ad oltre 400 metrisotto il livello del mare, è la degna conclu-sione del pellegrinaggio. I sei giorni in TerraSanta, dunque, sono finiti. Ma nel tornare aMonza sembrano molti di più. Succedequando si sente che si è aggiunta vita ai no-stri anni e non il contrario, come avviene disolito.

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Vorrei ringraziare tutti i ragazzi che hannopartecipato a questo primo anno sperimentaledella nostra scuola calcio, le famiglie per laloro generosa collaborazione per supportarecon costanza l’iniziativa, sia attraverso le ri-nunce ed i sacrifici che le attività hanno ri-chiesto, sia per la loro presenza e supportodurante le nostre trasferte sportive. Qual èdunque il resoconto di questo esperimentoche attraverso lo sport mirava ad aggregare iragazzi delle elementari ed instaurare un rap-porto di coesione, unità, aiuto reciproco e vo-

glia di sacrificarsi per gli altri che uno sportdi squadra come il calcio insegna? Ebbene inostri ragazzi si sono impegnati, sono diven-tati sempre più affiatati e pronti a condividerecon i compagni le gioie e le delusioni, glisforzi ed i sacrifici e, non ultimi, i momenti disoddisfazione personale, sportiva e digruppo. Siamo partiti in sordina con un ri-stretto numero di ragazzi; gli “storici”, comeamo definirli io. Poi grazie al rapporto che ab-biamo instaurato, grazie alle sedute di allena-mento ed alla condivisione degli obiettivi,siamo riusciti ad allargare il nostro gruppo ead avere una partecipazione significativa.Proprio perché “esperimento” non abbiamooperato una diffusa informazione dell’inizia-tiva, ma con il passare del tempo, grazie agliinviti dei ragazzi della squadra, agli amici edalla curiosità di alcuni genitori, il gruppo si èconsolidato ed allargato. Abbiamo lavoratosodo tutti insieme per essere gruppo, unasquadra coesa in grado di superare le delu-

sioni sportive delle sconfitte ed apprezzare in-sieme la gioia dei risultati positivi. Ed ognisettimana lo spirito di appartenenza al “Re-dentore Calcio” è cresciuto, come è cresciutala consapevolezza del gruppo nel gruppo.Nelle ultime settimane l’orgoglio di apparte-nenza al nostro oratorio è diventato il motoreche, pur nel rispetto dell’avversario, del com-pagno, delle regole e dell’educazione spor-tiva, ha infuso quella voglia di “fare”, di“esserci” e di dare il proprio contributo, dicredere in un obiettivo e nel gruppo. Questodiffuso atteggiamento ha prodotto anche ot-timi risultati a livello sportivo. Non pensiateche sia solo la graduatoria finale, peraltromolto buona, essendo giunti al 3° posto deltorneo TO.CA.RA.MO. (torneo di calcio de-canale di Monza e Brianza, organizzato pergli oratori di Monza e dintorni), ma il rispettoed il riconoscimento della bravura degli av-versari, così come un abbraccio di sostegnoper gli sconfitti.

La bellezza del rapporto di questi ragazzi coni gruppi degli altri oratori che hanno parteci-pato al torneo che, indipendentemente dal ri-sultato sportivo, si ritrovavano subito dopo aconsumare una merenda collettiva ed a gio-care tutti insieme. Il vero spirito dello sportcome ormai capita raramente di ritrovare.Spero che questa esperienza serva ai nostri ra-gazzi per rafforzare la speranza di credere inun obiettivo, nella possibilità di raggiungerlolavorando sodo ognuno ed insieme. Crederenelle proprie capacità e superare le debolezzeindividuali con l’aiuto del gruppo.Proporsi per aiutare l’amico e proseguire in-sieme si può fare, si deve fare. Spero di averdato loro un po’ di consapevolezza, nel capireche le regole e gli insegnamenti (nel mio pic-colo quelli sportivi) non sono fine a se stessima servono per un continuo e costante mi-glioramento così come la catechesi lo è per illoro percorso di fede. Grazie ragazzi, grazie atutti voi! Siete “grandi” continuate così e sonosicuro che avrete e darete ancora grandi sod-disfazioni.

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Scuola Calcio Elementari in oratorioPierangelo Mandelli, allenatore della “Scuola Calcio Elementari”

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Il pellegrinaggio di papa Francesco in TerraSanta, nel 50° anniversario del pellegrinaggio diPaolo VI, portando la croce pettorale di GregorioMagno, custodita nel nostro museo ed il pelle-grinaggio attuato dalla nostra parrocchia allafine di aprile, ci hanno suggerito di proporre unexcursus sulle ampolle di Terra Santa, anch’essecustodite nel nostro museo.

Correva l’anno 1300 dell’eracristiana quando BonifacioVIII indisse il primo Giubi-leo, concedendo l’indul-genza a coloro che sirecassero in pellegrinaggioa Roma ed ancor più inTerra Santa. Era un’impresanon da poco in quei tempi,che solo una minoranza riu-sciva ad attuare, cosicché,per venire incontro al mag-gior numero possibile di devoti, si estesel’indulgenza (nella pratica anche se non ca-nonicamente definita) anche a chi visitassecome pellegrino luoghi o santuari dove siconservassero reliquie significative legate aquei lontani luoghi santi. Il nostro Duomopossedeva, come eredità di Teodolinda,molte reliquie di Roma (le ampolle di vetrocontenenti l’olio delle lam-pade delle basiliche e delletombe dei martiri delle cata-combe, tra cui quella dellatomba di S. Pietro), e di Pa-lestina (le ampolle dipiombo e stagno contenentil’olio delle lampade accesenelle chiese costruite neiluoghi santi della vita di Cri-sto). Di queste ampolle si erapersa traccia e solo con unintervento soprannaturale(come è riportato da Bonin-contro Morigia nel Chronicon ) furono ri-trovate nell’anno giubilare ed esposte alla

venerazione dei fedeli per ottenere la pre-vista indulgenza. In uno dei quadroni dellanavata centrale del Duomo è rappresentatal’apparizione in sogno al sacerdote Franziode Gluxiano della Regina Teodolinda e di S.Elena per rivelargli il luogo della conserva-zione delle ampolle ed altre reliquie). Al

grande afflusso di fedeli,cui corrisposero anche co-spicue raccolte di offerte,fece seguito l’avvio dei la-vori di ampliamento delDuomo.

Nel nostro Museo delDuomo ci si può ancorasoffermare sulle ampol-line di Terrasanta e stu-diare questi oggetti neiloro preziosi dettagli. In-fatti in alcune ampolline è

riprodotta in miniatura la chiesa che nel VIsecolo sorgeva sul luogo della vita di Cristocui l’ampolla si riferisce, chiesa che l’av-vento dell’Islam all’inizio del VII secolo hacancellato. Una buona parte delle ampol-line riguarda la Crocefissione e la Resurre-zione, a volte presentate sulla stessa valvadell’ampollina. Nella rappresentazione

della Resurrezione, l’Arcan-gelo che la proclama (con laparola greca “aneste”, “è ri-sorto”, chiaramente incisa)e le pie donne, sono collo-cati in un tempietto corri-spondente alla Chiesa delSanto Sepolcro, di formacircolare, edificata da Elenae Costantino (vedi la fotodell’ampollina, la riprodu-zione a stampa fatta nel‘700 dal Frisi, il disegnotrattone dal Merati e la foto

del mosaico ravennate di pari soggetto,coevo delle ampolline). Analogamente, nel-

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Pellegrinaggio in Terra Santa e le nostre famose ampolleGiovanni Confalonieri

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l’ampollina della Natività, si delinea la sa-goma di una costruzione che fa riferimentoad una chiesa di cui non abbiamo altre in-formazioni, ma che doveva sorgere a Be-tlemme.In un recente incontro del ciclo “Il Duomoracconta“, le ampolline di Terrasanta delMuseo del Duomo sono state assimilate adanaloghi manufatti legati al culto del Mar-tire San Mena (vedi Il Duomon° 2 – marzo 2014). Indubbia-mente le ampolline di S.Mena, con la loro grande dif-fusione, testimoniano la con-suetudine di prelevare econservare “reliquie” dai luo-ghi di culto già viva nei primisecoli, trasposizione anche diun retaggio ancestrale pagano,legato a fonti, antri o grotte e boschi sacri.Ben più pregnante è però ciò che esprimonole nostre ampolline, rigorosamente legate afatti e luoghi della vita di Cristo, rappre-sentati con simbologie ed iscrizioni in grecoproprie della chiesa orientale (bizantina), ri-volte palesemente ad utenze di rango ingrado di apprezzarle. Sono realizzate perfusione in una lega di stagno e piombo (perl’esposizione in Museo, nel 1963, sono stateinserite in strutture d’argento). Contrariamente a quelle di S. Mena, con-servate in numerosi esemplari in variechiese e musei d’Europa, le ampolle di Ter-rasanta come le nostre sono rarissime. Laserie monzese comprende 16 ampolle com-plete (2 valve per ogni ampolla), di cui solouna un po’ danneggiata; esistono poi 20frammenti molto danneggiati conservati aBobbio, provenienti da ampolline che fu-rono donati da Teodolinda ed Agilulfo a S.Colombano assieme alla Chiesa di S. Pietroa Bobbio, sugli Appennini al confine con laLiguria , (come riporta Paolo Diacono nellasua “Historia Longobardorum” nel Libroquarto capitolo 41); la comunità monastica

di Bobbio fu un importante centro per latrascrizione e conservazione delle opere diinteresse religioso e culturale.

Le nostre ampolle, ben custodite per secolinel tesoro e poi collocate nel sarcofago diAudasia Cales (oggi nel chiostrino), che nelXIII secolo componeva l’altare della primi-tiva basilica, si sono conservate pressoché

intatte, con anche resti del-l’olio (ovviamente polimeriz-zato) al loro interno. Quelle diBobbio, conservate in un’arcadi legno, nella cripta dellachiesa, sommersa dal fango,furono recuperate, nella primametà del ‘900, piuttosto cor-rose, seppur leggibili, soprat-tutto accostandole alle nostre

ampolline integre. Altri esemplari sono ri-cordati da R. Conti, nel libretto “Il Tesoro”,come presenti nelle seguenti sedi: “...unesemplare al Britisch Museum, uno al KaiserFriedich Museum, uno nella Dumbanton OaksCollection di Washinton ed uno al Detroit In-

stitute of Arts”.Molto ancora si potrebbe richiamare, sia perquanto riguarda l’iconografia sia per lescritte e la loro valenza teologica, ma lepoche notizie riportate bastano per rivendi-care la singolarità di queste preziose reli-quie custodite nel Museo del nostroDuomo.

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Già abbiamo illustrato l’iniziativa dell’oratorioper i ragazzi degli strati popolari, voluta e di-retta da padre Luigi Villoresi, presso i localidei Barnabiti al Carrobbiolo. Vale però la penadi parlare anche di un’altra iniziativa che illu-stra l’intelligenza profetica e la squisita caritàpastorale di padre Villoresi. Attento al pro-blema dell’istruzione popolare e sensibile aldramma dell’analfabetismo di massa cheemarginava i ceti più poveri della popola-zione, padre Villoresi organizzò e diresse lescuole serali e festive gratuite per giovani eadulti analfabeti. Anche in questo fu un ante-signano per la città di Monza.Maestri in tali scuole fu-rono i chierici del semina-rio da poco fondato dalVilloresi: disposti a sacri-ficare un po’ della loro ri-creazione, prestavanogratuitamente la propriaopera, contribuendo in talmodo a contenere le spesedell’iniziativa.Così scrive un testimonedel tempo: “Spettacolonuovo in Monza. Una turba di giovani, cessatoappena il lavoro giornaliero, rifocillati allalesta, con ancora i segni delle fatiche appenalasciate, si riversava nei locali terreni dell’ora-torio, convertiti in aule scolastiche. Quelle pan-che quei tavoli chissà quante volte sirinnovarono a forza di rattoppi e rappezzi. E lelavagne erano di legno”.Un verbale della Conferenza S. Vincenzo diMonza, relativo all’anno scolastico 1866-67, ar-ricchisce di altri particolari interessanti la sto-ria di queste scuole popolari, che conobberodifficoltà e trasformazioni. “Viste di economiaci consigliarono di trasferire queste scuole dallocale della Scuola Elementare Comunale, giàgratuitamente concesso dal Municipio, in altroannesso all’oratorio maschile di S. Maria inCarrobbiolo ed avente accesso dal Prato di S.Agata. Per questo mutamento di locale si poté

affidare l’insegnamento ai giovani studentidell’Istituto, ivi da più anni aperto, per quelliche si avviano agli studi teologici, offrendocosì gratuitamente la caritatevole opera loro.Così ci fu dato di continuare l’insegnamentoanche d’estate e le spese riuscirono di molto di-minuite, senza che scemasse il numero degliscolari. Si ammisero alla scuola quei fattoriniche, essendo confratelli dell’oratorio, avevanogli anni dieci di età e che messi da piccoli a me-stiere non avevano avuto agio di frequentarele pubbliche scuole primarie”.Queste scuole serali gratuite erano destinate aragazzi e giovani analfabeti, che, divisi in

gruppi e giorni diversi, inalcuni anni raggiunsero ilnumero cospicuo di 250frequentatori. Ma padreVilloresi avvertì anchel’esigenza di dare conti-nuità e approfondimentoal primo cammino di alfa-betizzazione. Nacque cosìla scuola festiva per gliadulti già in possessodelle cognizioni elemen-

tari. Anche a questo riguardo, ascoltiamo la te-stimonianza di un protagonista del tempo: “Siinsegnava un po’ di tutto. Lingua, aritmetica,disegno, geometria. Quanto poteva tornareimmediatamente utile a quegli uomini nel-l’esercizio delle loro rispettive arti. Le lezioni siimpartivano al mattino, dopo la spiegazionedel S. Vangelo, e al pomeriggio dopo la dot-trina. E duravano per ben due ore. Era unagran festa quando, nel fervore della lezionecompariva la figura del nostro buon Padre,sorridente di buon gusto a certi indecifrabiligeroglifici segnati sulla lavagna, che, nellamente di chi li aveva disegnati, volevano es-sere trapezi, piramidi e chissà quale altra fi-gura geometrica”. Anche nel campo delladiffusione della cultura nel popolo padre Vil-loresi è stato un geniale e profetico antesi-gnano.

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Padre Villoresi: le sue scuole seralie festiveDon Carlo Crotti

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«...Pittore raro, e in molte altre virtù studioso,e eccellente; e dopo l'aver dato saggio di lui, edel suo valore, così nella pittura come in diversebizzarrie, non solo nella patria, ma ancor fuori,acquistossi gran lode...» così Paolo Morigiascrive dell'amico Giuseppe Arcimboldo.

Nell'Italia del secondo Cinquecento la cul-tura rinascimentale ha lasciato il posto alManierismo, espressione delle nuove in-quietudini che le scoperte geografiche, lateoria copernicana sulla struttura dell'uni-verso e la riforma luterana hanno suscitato.

Le precedenti certezze si frantumano e laNatura pare divertirsi mostrando il pro-prio lato oscuro e deforme. L'interesse peril Creato, emerso già nel Rinascimento, orasi manifesta nelle collezioni, dove i natu-ralia affiancano i prodotti della mano del-l'uomo, artificialia (quadri, sculture,antichità, armi, strumenti meccanici ecc.).I collezionisti, nell'inconscio tentativo diesorcizzare le proprie paure, cercano re-perti strani, mostruosi, fuori dalla norma equelli nei quali l'abilità umana si misuracon quella naturale. In questa gara di biz-

zarria è ammesso chel’artista intervenga amodificare il pezzonaturale per accre-scerne gli aspetti stu-pefacenti. Anche aMilano è presenteuna vivace e facoltosacommittenza: la città,benché caduta inmano straniera, siconferma capitale eu-ropea del lusso edella moda.

Botteghe gestite dageniali armaioli, cri-stallai, orologiai, tor-nitori, mobilieri,incisori in pietredure, ricamatori, co-struttori di automi,ceroplasti, produ-cono quanto di piùraffinato e sorpren-dente le corti possanorichiedere. Alle spalle di tale ar-

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L’albero della vita di Giuseppe ArcimboldiFrancesca Cazzaniga Alvarado

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tigianato una consolidata rete finanziaria emercantile assicura la fornitura delle ma-terie prime. In questo circuito grande è l'at-tenzione per le nuove ricerche pittoriche dicoloro che, sollecitati dalle intuizioni diLeonardo e sulla scia dalla locale tradi-zione trecentesca di Giovannino de' Grassi,inseriscono nelle proprie opere brani natu-ralistici.

Di questa nuova generazione Arcimboldoincarna l'anima magico-cabalistica e quellacolta, intellettualistica e cervellotica. Pittore ammiratissimo dai contemporanei,Giuseppe nasce a Milano nel 1527, discen-dente da un ramo cadetto di un'aristocra-tica famiglia milanese. I suoi primi annisono in gran parte avvolti nell'ombra. Suoprimo maestro è il padre Biagio, pittore ac-creditato presso la Veneranda Fab-brica del Duomo. Il nome diGiuseppe compare nel 1549 nei libridei conti del Duomo, quando ricevepagamenti per dei cartoni per alcunevetrate. Possiamo verosimilmenteimmaginarlo impegnato con sten-dardi processionali, stemmi, baldac-chini e tutto quell'insieme diapparati effimeri, consueto per unartista del tempo. Eppure la giova-nile attività artistica del nostro deveessere stata piuttosto intensa e di uncerto livello qualitativo: come spie-garsi altrimenti la chiamata a Viennada parte dell’imperatore? Recente-mente le tavole con le Stagioni, con-servate a Monaco di Baviera, sonostate assegnate al primo periodo mi-lanese: da subito quindi Giuseppemette in luce la sua fervida fantasiameritandosi così la fiducia degli

Asburgo. Prima della lunga trasferta si col-loca la commissione, anch'essa prestigiosa,per l'affresco di Monza. All'Arcimboldo eal Meda vengono affidate la grande paretedel transetto destro e la volta a crocieracorrispondente. I lavori, avviati nel 1556,terminano nel 1559.

La basilica monzese ha un volto piena-mente tardo-gotico: non sono ancora stateapportate le modifiche architettonica vo-lute da San Carlo e la decorazione pittoricaabsidale di Michelino da Besozzo e degliZavattari scintilla incantevole di metalli ecolori confetto. Artisti più aggiornati sullenovità toscane, come Stefano de Fedeli eBernardino Luini, avevano realizzato im-magini più moderne, ma sempre rispet-tando il fondo oro. Giuseppe opta per una

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scelta coraggiosa: sfida l'enorme esten-sione parietale nel suo intero, senza l'aiutodi quadrature; adotta il fondo oro per poimetterlo in contrasto con una figurazionedalla forza plastica dirompente. Proponeun'iconografia cristologica neo-medioe-vale, manieristicamente colta e difficile,perfettamente in linea con la venerazionemonzese per le reliquie della Croce. Nelsuo "Albero della vita" (non il mariano "Al-bero di Jesse" proposto da alcuni studiosi)condensa il racconto inserito nella Le-genda Aurea di Jacopo da Varagine (Va-razze XIII sec.). In punto di morte Adamochiede a suo figlio Seth di procurargli unviatico per la sepoltura. Nell'Eden l'arcan-gelo Michele consegna a Seth un seme af-

finché venga posto nella bocca diAdamo. Ne germinerà una pianta, ta-gliata per essere inserita nel tempio diGerusalemme durante la costruzionevoluta da Salomone. Il tronco peròviene scartato, perché non adatto perdimensioni, divenendo una passe-rella. Davanti ad essa si inginocchia laregina di Saba, in viaggio verso Ge-rusalemme. Costei in preghiera pre-vede il destino glorioso del legno.Dopo la morte di Cristo la leggendaracconta della vittoria miracolosa diCostantino su Massenzio e, sullascorta di Sant'Ambrogio, del ritrova-mento delle reliquie da parte di San-t'Elena.

L'Arcimboldo sintetizza i significaticentrali di questa leggenda: Cristo,nuovo Adamo, si erge in corrispon-denza del primo uomo; l'origine delpeccato e l'origine della salvezza si in-contrano. Gesù è inchiodato su un

cedro rigoglioso e lussureggiante, simbolodi vita incorruttibile. L'imponente pianta èdescritta con una modulazione matericapulsante e con una resa tattile ed epider-mica molto simili ai risultati raggiunti dal-l'Arcimboldo nelle serie delle Stagioni edegli Elementi. Diramandosi sinuosa creaun effetto decorativo e luccicante e ricordache la vita scaturita dal Crocefisso è spe-ranza donata in ogni tempo e in ogniluogo. Ai lati della croce, Maria e San Gio-vanni Evangelista simboleggiano l'umanitàredenta; sui rami, accomodati su soffici cu-scini di nubi (tante volte Dio aveva parlatotramite le nuvole) siedono i re dell'AnticoTestamento. Le loro figure monumentaliricalcano i profeti e le sibille della Sistina,

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eppure appaiono assonnate, intorpidite epesanti, in netto contrasto con lo slancio eil guizzo dell'anatomia atletica di Cristo: larivelazione del Figlio di Dio ha portato acompimento le promesse veterotestamen-tarie perfezionandole. Solenne e luminosodalla croce Egli si propone come riferi-mento stabile per i cammini umani. Incima al cedro un pellicano è intento a pun-gersi il gozzo per nutrire i propri pulcini,antica allegoria del sacrificio di Cristo.

Dal punto di vista stilistico si notano in-flussi leonardeschi nel festone lungo i co-stoloni, michelangioleschi nelle figure,correggeschi nelle nubi: il maestro mostradi essere aggiornato sulle maggiori novità

del tempo. Se è impossibile distinguere ledue mani, è infatti facile credere che l'im-pronta generale sia dovuta al più anzianoArcimboldo, che sembra aver tenuto per séle parti più importanti, cioè l'albero e le fi-gure più vicine all'osservatore. I re posti inalto, infatti, hanno una consistenza più le-gnosa e rigida risultando più simili alle fi-gure dei registi superiori delle Storie di sanGiovanni Battista del transetto di sinistra,di mano del Meda. Gli Evangelisti e gli an-geli nelle vele presentano uno stile ele-gante asciutto e raffinato, vicino ai modi di

Bernardino Campi, di cui Meda era statoallievo.

Congedatosi da Monza, Arcimboldo lasciail Ducato milanese. A Vienna dipinge eprogetta le mascherate, i giochi ed i corteifantastici che allietano la corte. Alla mortedi Massimiliano passa al servizio di Ro-dolfo II e incontra subito la sua stima in-condizionata, stanti i comuni interessi pergli studi alchemici e per tutto ciò che ap-pare esoterico e "maraviglioso". Giuseppesegue Rodolfo a Praga, ne cura le colle-zioni, viene nominato "Conte Palatino".

Alla fine del 1587, promettendo di rima-nere al servizio dell'imperatore, Giuseppe

ritorna definitivamentea Milano dove continuaa realizzare per il suomecenate teste capric-ciose ed eccentriche.Queste contribuisconoalla nascita della naturamorta lombarda: alcunidegli esponenti più si-gnificativi di questo ge-nere, come il Figino e la

Galizia, sono in stretto contatto con lui.

Nel 1593 Giuseppe muore e il suo studioviene aperto ai pittori presenti in città. Traquesti probabilmente è presente il giovaneCaravaggio, che dal 1591 risulta abitaredietro al Duomo, non lontano da quellabottega. L'eredità dell'Arcimboldo raccoltadal Merisi come incoraggiamento per lesue ricerche rivoluzionarie; sarebbe poi ri-masta a lungo dimenticata fino alla risco-perta, nel Novecento, a opera deiSurrealisti.

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Gaudium et spes:la promozione del bene comuneddoonn CCaarrlloo CCrroottttiiContinuiamo a raccogliere qualche trattodel magistero conciliare della Gaudium etspes nella sua prima parte dedicata ai prin-cipi generali per un corretto e proficuo dia-logo tra la Chiesa e il mondocontemporaneo. In particolare ci sofferme-remo sul secondo capitolo che ha per titolo

“La comunità degli uomini”. E fra i tantiinsegnamenti che sono ancora di palpi-tante attualità tre mettono conto di essereevidenziati.

1. L’indole comunitaria della vocazioneumana. “Dio, che ha cura paterna di tutti,ha voluto che gli uomini formassero unasola famiglia e si trattassero tra loro conanimo di fratelli”. Da questo principio ge-neralissimo che descrive sinteticamente ilprogetto di Dio sulla persona e sulla fami-glia umana, il Concilio trae alcune rilevanticonseguenze. Innanzitutto “dall’indole so-ciale dell’uomo appare evidente come ilperfezionamento della persona umana e losviluppo della stessa società siano tra lorointerdipendenti. Poiché la vita sociale nonè qualcosa di esterno all’uomo, l’uomo cre-sce in tutte le sue doti e può rispondere alla

sua vocazione attraverso i rapporti con glialtri, i mutui doveri, il colloquio coi fra-telli”.La Gaudium et spes ci richiama con realismoanche i pericoli che possono derivare allapersona da strutture sociali perturbate oaddirittura corrotte. “Se la persone

umane da tale vita sociale moltoricevono per assolvere alla pro-pria vocazione, anche religiosa,non si può tuttavia negare che gliuomini, dal contesto sociale nelquale vivono e fin dall’infanziasono immersi, spesso sono sviatidal bene e sono spinti al male”. Equeste spinte al male, dice il Con-cilio, nascono sia dalle struttureeconomiche, politiche e sociali, maancor più dalla superbia e dal-l’egoismo umano, che pervertonoanche l’ambiente sociale.

2. La promozione del bene comune. IlConcilio offre innanzitutto una definizionedi bene comune, cioè “l’insieme di quellecondizioni della vita sociale che permet-

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tono ai gruppi, come ai singoli membri, diraggiungere la propria perfezione più pie-namente e più speditamente”. Ma qualisono queste condizioni? La Gaudium et spesle precisa in questi termini: “Occorre chesiano rese accessibili ad ogni uomo tutte lecose che sono necessarie a condurre unavita veramente umana, come il vitto, il ve-stito, l’abitazione, il diritto a scegliersi libe-ramente lo stato di vita e a fondare unafamiglia, all’educazione, al lavoro, al buonnome, al rispetto, alla necessaria informa-zione, alla possibilità di agire secondo ilretto dettato della propria coscienza, allasalvaguardia della vita privata e alla giu-sta libertà anche in campo religioso”.Ma accanto al versante dei giusti e legittimidiritti, il Concilio richiama anche agli im-pegnativi doveri che comporta la promo-zione del benecomune. La Gau-dium et spes invitaal rispetto di ognipersona umana,nessuno eccet-tuato, da conside-rare come unaltro se stesso. Unrispetto “che deveestendersi pure acoloro che pensanoo operano diversa-mente da noi nellecose sociali, politi-che e persino religiose”.

3. Responsabilità e partecipazione. Co-struire il bene comune è compito di tuttigli uomini, che sono perciò chiamati afarsi carico del futuro del popoli cui ap-partengono. “Affinché tutti i cittadini siano

aperti a partecipare alla vita dei varigruppi di cui si compone il corpo sociale, ènecessario che trovino in essi dei valori ca-paci di attirarli e di disporli al serviziodegli altri. Legittimamente si può pensareche il futuro dell’umanità sia riposto nellemani di coloro che sono capaci di trasmet-tere alle generazioni di domani ragioni divita e di speranza”.E il primo passo verso questa meta impe-gnativa e affascinante è il superamento diun’etica individualistica. Sono sempre pa-role del Concilio: “il dovere della giustiziae dell’amore viene sempre più assolto peril fatto che ognuno, interessandosi al benecomune secondo le proprie capacità e lenecessità degli altri, promuove o aiutaanche le istituzioni pubbliche e private cheservono a migliorare le condizioni di vita

degli uomini,…Molti, in variPaesi, tengono inpoco conto leleggi e la prescri-zioni sociali.Non pochi non sivergognano dievadere con varisotterfugi e frodialle giuste impo-ste o agli obbli-ghi sociali”.Possiamo con-cludere, citando

ancora una volta la Gaudium et spes, che“per raggiungere tali scopi sono da intro-durre un mutamento della mentalità eprofondi cambiamenti nella società”, conl’aiuto dello Spirito di Dio che guida prov-videnzialmente la storia dell’umanitàverso cieli nuovi e terra nuova.

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L’albero della vitaRRIITTOORRNNAATTIIRRIITTOORRNNAATTIIAALLLLAA CCAASSAA DDEELL PPAADDRREEAALLLLAA CCAASSAA DDEELL PPAADDRREEFFoorrnneennggoo AAmmeelliiaaFFoorrnneennggoo AAmmeelliiaaEErrbbaa LLiinnooEErrbbaa LLiinnooVViiggaannoonnii MMaarriioo SSeettttiimmooVViiggaannoonnii MMaarriioo SSeettttiimmooGGeerrmmaannàà FFrraanncceessccaaGGeerrmmaannàà FFrraanncceessccaaNNooccccoo NNeerriinnaaNNooccccoo NNeerriinnaa

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FESTA PATRONALE di S. GIOVANNI BATTISTALUNEDI’ 23 giugno

OOrree 1188,,3300 –– iinn DDuuoommoo -- CCeelleebbrraazziioonnee SS.. MMeessssaa vviiggiilliiaarree..Festeggeremo gli aannnniivveerrssaarrii particolari di ordinazione presbiterale e consacrazione religiosa.Verranno inoltre consegnate le bbeenneemmeerreennzzee “Una vita per il Duomo”ad alcuni nostri par-rocchiani che hanno generosamente offerto tempo, mente e cuore per il nostro Duomo. E’ possibile poi partecipare alla cena fraterna che offriremo, in oratorio, con inizio alle ore 19,30.

OOrree 2211 –– iinn DDuuoommoo –– CCoonncceerrttoo ooffffeerrttoo ddaallllaa nnoossttrraa CCaappppeellllaa mmuussiiccaallee IL RINASCIMENTO POLIFONICO “MINORE”LE SILLOGI SACRE (Le raccolte miscellanee) red. Simone Verovio (1575–1608)Diletto Spirituale, Roma, 1586Musiche di Giovanni Pierluigi da Palestrina (1525 – 1594), Felice Anerio (1560 – 1614), Giovanni Felice Anerio (1567? – 1630?), Giovanni Maria Nanino (1544 – 1607) e Ruggero Giovanelli (1560 c. – 1625)LA CATECHESI POPOLARE (Le Laudi polifoniche)” red. Francisco Soto de Langa (1534 - 1619)

MARTEDI’ 24 giugnoOOrree 1100,,3300 CCoonncceelleebbrraazziioonnee eeuuccaarriissttiiccaa,, presieduta dal Card. Francesco Coccopalmerio,

Presidente del Pontificio Consiglio Per i Testi Legislativi.

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Page 28: ilduomo giugno(c):Layout 2 08/07/2014 03:12 Pagina 1 ......E così sono giunto al giorno dell’ordinazione presbiterale. 40 anni vissuti in mezzo alla gente , superando i momenti

AAuuttoorriizzzzaazziioonnee ddeell TTrriibbuunnaallee ddii MMoonnzzaa33 sseetttteemmbbrree 11994488 -- NN.. 11554477 ddeell RReegg..

DDiirreettttoorree rreessppoonnssaabbiillee:: MMIICCHHEELLEE BBRRAAMMBBIILLLLAAEEddiittoo ddaa PPaarrrroocccchhiiaa SSaann GGiioovvaannnnii BBaattttiissttaa -- MMoonnzzaa

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