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IL VINO IN BASILICATA: DINAMICHE EVOLUTIVE DEL COMPARTO TRA QUALITà E MERCATO a cura di Filippo Corbo e Maria Assunta D’oronzio INEA 2012

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ISBN 978-88-8145-319-1VOLUME NON IN VENDITA

collana PUBBLICAZIONI REGIONALI. Quaderni IL VINO IN BASILICATA:DINAMICHE EVOLUTIVE DEL COMPARTO TRA QUALITà E MERCATO

a cura di Filippo Corbo e Maria Assunta D’oronzio

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Le attività delle Sedi Regionali dell’Istituto sono molteplici, dall’assistenza alle Regioni e agli altri enti locali, in particolare per l’attuazione, il monitoraggio e la valutazione delle politiche comunitarie (interventi strutturali, di mercato, sviluppo rurale, ecc.), per la produzione di fonti informative originali sul funzionamento delle imprese agricole (RICA) e sulle dinamiche di im-portanti fenomeni che investono il settore primario: irrigazione, foreste, immigrati, mercato fondiario, filiere agroalimentari, produzioni di qualità e biologiche, ecc. Ma una componente di rilievo è rappresentata anche dalle attività di ricerca che le sedi regionali assicurano per la realizzazione di indagini condotte dalla sede nazionale dell’Ente e dalle collaborazioni attivate in partnership con il mondo della ricerca nazionale e internazionale.La produzione tecnica e scientifica delle Sedi Regionali spazia dai rapporti finalizzati alle esi-genze di supporto alle decisioni delle istituzioni locali ai quaderni divulgativi sul sistema della conoscenza in agricoltura e sulla evoluzione e gli scenari di sviluppo agricolo e rurale. Le com-petenze e le esperienze accumulate in molte sedi consentono anche di sviluppare autonome attività di studio e di ricerca mirate a fornire contributi metodologici e un avanzamento delle conoscenze.

INEA 2012

2012

 

ISTITUTO NAZIONALE DI ECONOMIA AGRARIA

IL VINO IN BASILICATA: DINAMICHE EVOLUTIVE DEL

COMPARTO TRA QUALITÀ E MERCATO

a cura di Filippo Corbo e M. Assunta D’Oronzio

INEA 2012

 

La cura del volume è di Filippo Corbo e M. Assunta D’Oronzio Alla stesura dei capitoli hanno partecipato: Introduzione: M. Assunta D'Oronzio Capitolo 1: Mara Loperfido Capitolo 2: Filippo Corbo (2.1-2.3 .1-2.4.1-2.4.3.1), Mara Loperfido (2.2-

2.3.2), M. Assunta D'Oronzio (2.4.2), Carmela De Vivo (2.4.3.2)

Capitolo 3: Domenica Ricciardi (3.1-3.2.2) Mara Loperfido (3.2.1-3.3) Capitolo 4: Filippo Corbo Allegato: Filippo Corbo e Mara Loperfido Attività di segreteria: Anna Romaniello Organizzazione editoriale: Francesco Lorenzo

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Indice

PRESENTAZIONE ................................................................................................... 5

INTRODUZIONE ..................................................................................................... 7

CAPITOLO 1 Il comparto vitivinicolo in Italia ................................................... 11

CAPITOLO 2 Il comparto vitivinicolo in Basilicata ............................................ 23

2.1. Cenni storici ed evoluzione del comparto .................................................... 23

2.2. Il comparto viticolo lucano ........................................................................... 25

2.3. La vitivinicoltura di qualità .......................................................................... 27

2.3.1. Le DOC, le DOCG e le IGT regionali ................................................... 27

2.3.2. Caratteri strutturali e dinamiche della produzione ................................. 31

2.4. Le politiche per il comparto vitivinicolo ...................................................... 42

2.4.1 Le disposizioni dell’Organizzazione Comune di Mercato ..................... 42

2.4.2 Il comparto vino nelle politiche di sviluppo rurale ................................. 44

2.4.3 Azioni di valorizzazione e promozione .................................................. 50

CAPITOLO 3 La filiera vitivinicola di qualità in Basilicata: un approfondimento...................................................................................................... 53

3.1. La metodologia d’indagine ........................................................................... 54

3.2. I principali risultati ....................................................................................... 56

3.2.1 Caratteri strutturali delle aziende campione e relativa produzione ......... 56

3.2.2 La commercializzazione dei vini di qualità lucani ................................. 68

3.3. Punti di forza e debolezza ............................................................................. 77

CAPITOLO 4 Spunti di riflessione per le politiche regionali del settore ............. 81

Allegato: QUESTIONARIO PER LE AZIENDE VITIVINICOLE DI PRODUZIONE VINI DOC ..................................................................................... 85

Bibliografia ............................................................................................................ 101

 

 

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PRESENTAZIONE

Lo stretto legame tra vino e territorio, la valorizzazione dei vitigni autoctoni, il continuo progresso qualitativo, hanno permesso ai vini lucani a denominazione di origine di conquistare pubblico e critica. Il vino, insieme ai prodotti tipici e tradizionali della Basilicata, è parte integrante e distintiva del patrimonio culturale complessivo della nostra terra e delle nostre genti. Esso racchiude sapori e profumi caratteristici di una regione ricca di paesaggi collinari e vulcanici che, pur essendo per tradizione vocata, solo nell’ultimo decennio ha intensificato e portato a compimento il complesso e rigoroso iter burocratico per l’ottenimento delle certificazioni DOC, DOCG e IGT.

Se, per molti versi, nell’Aglianico del Vulture si potrebbe riassumere la Basilicata del vino, è anche vero che oggi la regione si arricchisce di nuove zone produttive, orograficamente lontane da quei terreni vulcanici, dove si è portato a compimento il transito verso una produzione di qualità, grazie soprattutto all’impegno profuso dai produttori locali. Ricordiamo, infatti, che a dominare a lungo sull’intero panorama vitivinicolo regionale è stato l’Aglianico del Vulture, unica DOC lucana dal 1971 al 2003, anno in cui ottiene la certificazione a DOC anche il Terre dell’Alta Val d’Agri. Segue il Matera nel 2005 e il Grottino di Roccanova nel 2009. L’unica IGT lucana, che continua a contraddistinguere un prodotto enologico di pregio, rimane l’IGT Basilicata. Posizionato ai massimi livelli qualitativi è, invece, il recente riconoscimento a DOCG per l’Aglianico del Vulture Superiore e Riserva, un traguardo prestigioso che sancisce una svolta di mercato e che permetterà di veicolare ancora di più l’immagine della Basilicata enogastronomica a quella turistica.

Il presente volume aggiunge un tassello importante all’insieme delle ricerche e degli studi finora disponibili sul comparto vitivinicolo lucano poiché, attraverso un’indagine diretta, realizzata con il coinvolgimento attivo delle aziende del comparto, contribuisce a meglio comprendere e conoscere le strategie di crescita degli operatori, le problematiche e le dinamiche in atto, nonché ad elaborare spunti di riflessione per le politiche regionali di sviluppo.

Dr.ssa Rosa Mastrosimone Assessore Dipartimento Agricoltura, Sviluppo Rurale, Economia Montana

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INTRODUZIONE

In ambito enogastronomico uno dei migliori biglietti da visita per il nostro Paese è rappresentato dal vino, per il quale aumentano le esportazioni e gli apprezzamenti in tutto il mondo nonostante la crisi degli ultimi anni. La cultura e la tradizione, il gusto e la qualità, espressi attraverso produzioni enologiche di pregio, ne fanno un prodotto identificativo del marchio Italia anche nel complesso scenario socio-economico attuale.

L’intensificazione del processo di globalizzazione, infatti, ha generato due tendenze contrapposte: da un lato l’omogeneizzazione del gusto, come conseguenza dell’integrazione crescente di capitali, merci, persone, informazioni e idee in un mercato globale, dall’altro il localismo, ossia la ricerca di identità locali con una maggiore attenzione alle tipicità in opposizione alla standardizzazione del prodotto.

La differenziazione della produzione a partire dalle specificità delle singole zone geografiche di provenienza ha portato a puntare sul cosiddetto binomio prodotto-territorio, il solo in grado di veicolare aspetti collaterali come la storia, le tradizioni, i valori e la cultura produttiva di un determinato luogo. Si tratta di prodotti di eccellenza che rispecchiano il territorio da cui provengono e ad esso sono legati in maniera inscindibile; legame particolarmente evidente nel settore enologico, dove l’unicità delle produzioni dipende necessariamente dalle caratteristiche della terra, dalle condizioni ambientali e microclimatiche, dai processi di lavorazione e trasformazione in cui nascono.

Il vino, infatti, è diventato in poco tempo il fiore all’occhiello di gran parte delle produzioni tipiche delle regioni italiane ed è oggi una leva strategica per lo sviluppo di strategie locali capaci di travalicare il campo di azione territoriale entrando ed estendendosi verso una dimensione più ampia frutto di relazioni sempre più articolate, secondo una visione glocale. In altre parole, il vino è capace di cogliere le prospettive e le sfide del divenire dello spazio-territorio nell’ambito delle diverse politiche e strumenti integrati a sostegno dello sviluppo; un elemento socio-economico-culturale del proprio territorio che pensando a livello globale agisce localmente.

In un momento come quello attuale in cui a livello nazionale le cantine e le aziende producono vini buoni ed eccellenti, dove la “qualità” non è un elemento discriminante ma è naturale e scontato che vi sia, risulta determinante per gli operatori imparare a raccontarsi e a raccontare il proprio prodotto e la propria

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azienda nella maniera più adeguata e consona alle esigenze e curiosità del consumatore e al territorio di riferimento. Ciò appare altrettanto vero per la regione Basilicata, dove la riconosciuta qualità dei vini lucani si accompagna alla varietà e alla diversità di sapori e zone di produzione.

Tuttavia, in una realtà caratterizzata da piccole dimensioni aziendali, alti costi di produzione, nuovi assetti organizzativi nei servizi della distribuzione e della commercializzazione, la recente entrata nel mercato del vino di capitali esterni rendono necessario individuare nuove strategie di vendita per fare massa critica e contribuire a dare un svolta all’offerta. Occorre, dunque, fare sistema fra le diverse leve e risorse presenti sul territorio per formulare un’offerta integrata (vitivinicolo, turismo e ospitalità, cultura, ambiente, ecc.) in grado di soddisfare le esigenze dei clienti/fruitori.

Nuovi scenari si presentano per il settore che ha la possibilità di etichettare come bio anche il vino delle annate precedenti, purché se ne possa dimostrare la conformità alle norme europee. In aprile 2012, infatti, è stata approvata la nuova norma sulla vinificazione bio in base alla quale anche al vino si applicherà integralmente la normativa comunitaria sulla produzione biologica, che va dal vigneto alla bottiglia. Da qui la possibilità di implementare un altro segmento che affianca una qualità regionale nota al consumatore ma che richiede, come delineato nel presente lavoro, un intervento pubblico diverso e integrato.

L’obiettivo principale del presente lavoro è l’individuazione delle potenzialità di sviluppo e dei fattori di criticità che caratterizzano il settore vitivinicolo regionale in considerazione della crescente fetta di mercato destinata ai vini di qualità. La tendenza a qualificare i vigneti, infatti, è evidente in tutte le regioni italiane: ormai si è passati dalla produzione IGT – identificabile come vini da tavola, anche se in tale segmento è possibile rinvenire contestualmente bottiglie molto semplici e, in alcuni casi, molto importanti – alla DOC e DOCG, entrambe soggette a regole molto restrittive e ad un severo controllo – sia degustativo e sia chimico – prima dell’immissione al consumo.

L’analisi e l’elaborazione dei dati ufficiali disponibili, a livello nazionale e regionale, descritti nei Capitoli 1 e 2, presentano il settore e la sua evoluzione strutturale, tecnologica e imprenditoriale e, al fine di cogliere le dinamiche interne e tutta la complessità di uno dei comparti a maggiore vitalità della filiera agroalimentare lucana, è stata avviata un’indagine conoscitiva, condotta congiuntamente con il Dipartimento Agricoltura, Sviluppo Rurale, Economia Montana della Regione Basilicata, che ha permesso di delineare le caratteristiche

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delle aziende vitivinicole ed il loro contesto operativo, le strategie di sviluppo messe in campo, nonché le criticità e le opportunità riscontrate (Capitolo 3).

Nonostante le evidenti disparità presenti sul territorio regionale, le necessità degli operatori vitivinicoli lucani riguardano numerose istanze che presentano tratti comuni, le quali sono state trattate come Spunti di riflessione per le politiche regionali del settore nel Capitolo 4.

Il percorso intrapreso dagli operatori lucani è differenziato e richiede interventi specifici a seconda del territorio di riferimento. Un’azione integrata e coordinata è necessaria e strategica per raccordare le diverse esigenze del settore con il mercato globale e per contribuire allo sviluppo del territorio in campo agroalimentare, culturale e turistico.

 

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CAPITOLO 1

Il comparto vitivinicolo in Italia

  

Il settore vitivinicolo rappresenta uno degli ambiti di eccellenza dell’agroalimentare italiano ed è, senza dubbio, un asset molto importante dell’economia nazionale. L’Italia, infatti, figura tra i più grandi produttori mondiali al punto che il suo vino viene spesso definito come uno dei principali ambasciatori del Made in Italy.

La rilevanza di tale comparto, però, non si limita esclusivamente al profilo economico. In numerose aree del nostro Paese il vino è strettamente legato al territorio nel quale viene prodotto e diventa espressione del complesso di valori sociali, culturali, ambientali e paesaggistici ad esso associati. Ecco perché la promozione del vino viene spesso a coincidere con quella del territorio da cui esso proviene.

Un comparto dunque molto vitale, la cui vivacità è dimostrata dalla sua stessa capacità di ampliare la presenza sui mercati internazionali, nonostante le recenti e continue modifiche negli stili di consumo e la sempre più accentuata concorrenza da parte dei nuovi paesi produttori. Secondo gli ultimi dati disponibili, infatti, le esportazioni sono aumentate del 15% nel primo bimestre del 20111.

È puntando sull’incremento della quota di vino di qualità prodotta che l’Italia è riuscita a mantenere una buona performance competitiva sui mercati. Nello specifico, si è saputa ritagliare una propria posizione di preminenza nel commercio internazionale, assumendo una posizione di rilievo sia nei segmenti in cui il fattore della qualità e del riconoscimento geografico è importante, sia nelle categorie in cui invece la competizione si gioca prevalentemente sul prezzo.

Sulla base dei risultati dell’ultima vendemmia 2010/2011, la Coldiretti ha reso noto come l’Italia abbia sorpassato addirittura la Francia nella produzione di vino diventando, di conseguenza, il principale produttore al mondo2.

                                                            1 Cfr. “Vino, l'Italia sorpassa la Francia. E’ il primo produttore al mondo”, in www.larepubblica.it, 11 giugno 2011. 2 Dati sulla produzione in ettolitri di vino presentati dalla Commissione Europea per i paesi dell’UE. Il risultato è il frutto di una sostanziale stabilità della produzione in Italia e di un calo della stessa in Francia. Cfr. “Vino, l'Italia sorpassa la Francia. E’ il primo produttore al mondo”, cit.

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La produzione nazionale di vino di qualità DOC/DOCG rappresenta il 35% della produzione totale, a cui si affianca il 31% della produzione IGT ed il 34% della produzione di vini da tavola3.

Ciò si traduce in ben 521 denominazioni che contraddistinguono la produzione di vino certificato, tra le quali numericamente più rappresentative sono le DOC (330, di cui 9 interregionali), che rappresentano quasi i 2/3 del totale delle denominazioni, seguite dalle IGT (118, di cui 4 interregionali) e dalle DOCG (73, di cui una interregionale)4.

Una descrizione più esaustiva del comparto vitivinicolo italiano nelle diverse macro-aggregazioni territoriali necessita, però, dell’osservazione di altri importanti parametri a livello regionale:

1. la numerosità e la tipologia dei riconoscimenti;

2. l’estensione delle superfici e le caratteristiche delle aziende produttrici di vino;

3. il volume delle produzioni.

Sotto il profilo della distribuzione geografica permane una forte concentrazione delle denominazioni di pregio nel nord e nel centro Italia, mentre fanno un po’ più fatica a trovare una loro collocazione nel Mezzogiorno.

In particolare, è il Piemonte a vantare il primato in assoluto per numero di DOCG e DOC, rispettivamente 16 e 42, seguito dal Veneto (14 DOCG, 28 DOC); nel Centro emerge chiaramente la Toscana, con il riconoscimento di 11 DOCG e 39 DOC, seguita dal Lazio; infine, nel Mezzogiorno si distinguono la Campania, per le 4 DOCG riconosciute, e la Puglia, sia per le DOCG (4) che per numero di DOC (28)5.

Il peso delle DOCG e delle DOC è maggiore, dunque, nelle regioni centro-settentrionali; vi è invece una maggiore incidenza delle IGT al Sud e nelle Isole, poiché in queste aree si concentra oltre il 70% della superficie nazionale destinata potenzialmente a tale tipologia produttiva. Infatti, dal punto di vista della ripartizione territoriale delle superfici vitivinicole, oltre la metà delle aree destinate alla produzione di vini di qualità si concentra nel nord dell’Italia (59%), solo un quarto al centro (24%) e la restante parte si divide marginalmente tra il sud dell’Italia (12%) e le isole, che ne racchiudono un esiguo 5%.                                                             3 Dati ISTAT 2010 (percentuale calcolata sulla produzione in ettolitri). 4 Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (dato aggiornato al 31 Dicembre 2011). 5 Ibidem.

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Grafico 1.1 - Ripartizione geografica delle superfici vitivinicole per tipologia produttiva (%) – Anno 2007

Fonte: Elaborazione INEA su dati Istat

I dati a disposizione evidenziano inoltre un trend generalizzato, riguardante gran parte delle regioni italiane, che vede un incremento degli ettari dedicati alla produzione di vini DOC/DOCG6 e una riduzione progressiva delle superfici destinate alla coltivazione di uva per vini da tavola o IGT7.

                                                            6 Un decremento si registra unicamente per le regioni di Liguria, Lazio, Puglia e Basilicata. 7 L’eccezione è costituita esclusivamente da Trentino Alto Adige, Puglia, Molise, Sicilia e Sardegna.

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Grafico 1.2 - Evoluzione delle superfici vitate (ettari) per regione e per tipologia di produzione

Fonte: Elaborazione INEA su dati Istat

Stesso discorso riguarda le aziende vitivinicole italiane: anche se in totale sono diminuite, risulta in tendenziale aumento la quota di quelle che danno luogo a tipologie enologiche di qualità e in contrazione il numero delle aziende che si occupa della restante produzione8.

Anche alla luce di queste ultime considerazioni si conferma il primato di Piemonte e Veneto. Dal 2000 al 2007, infatti, in tali regioni, alla netta diminuzione delle superfici e delle aziende destinate alla produzione di vini da tavola o IGT segue un cospicuo aumento delle superfici destinate alle produzioni certificate, pari al 20% in più per il Piemonte e al 46% in più per il Veneto, regione in cui aumenta del 13% anche la quota di aziende viticole presenti9.

                                                            8 Le aziende aumentando in particolare per Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Sicilia e Sardegna, e diminuiscono invece per Valle D’Aosta, Liguria, Toscana, Puglia, Calabria e Basilicata. Fonte: Dati Istat Anno 2000 – 2007. 9 Per il Piemonte, invece, si è registrato un leggero calo nel numero di aziende produttrici pari all’11% negli anni considerati, senza pregiudicarne però il primato nazionale come regione produttrice di vini di qualità in termini di certificazioni ottenute, di superficie investita e di aziende dedicate a tale produzione.

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Infine, sono gli stessi volumi delle produzioni di vino certificato DOC/DOCG a confermare l’esistenza di una certa distanza quantitativa e qualitativa nella nostra penisola: il 60% dei volumi prodotti si concentra, infatti, nell’area settentrionale del Paese, mentre il Mezzogiorno riesce a primeggiare esclusivamente – con una concentrazione del 65% delle produzioni – per le quote di vino da tavola.

Grafico 1.3 - Ripartizione geografica della produzione di vino (ettolitri) per tipologia di produzione – Anno 2007

Fonte: Elaborazione INEA su dati Istat

In particolare, ad alcune regioni del Nord come Piemonte e Trentino Alto Adige, dove il volume della produzione DOC/DOCG rappresenta oltre l’80% della produzione totale di vino, si contrappongono altre realtà meridionali, dove la produzione di vini a Denominazione di Origine è alquanto modesta da avvicinarsi a stento al 15% nel caso di Basilicata, Campania e Puglia, o al 4% nel caso della Sicilia.

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Tabella 1.1 - Produzione di vino per tipologia di produzione e per regione – Anno 2007

REGIONI Produzione vino (hl)

DOC/DOCG IGT Da tavola Totale

Piemonte 2.276.353 0 447.593 2.723.946

Valle d'Aosta 11.500 0 6.000 17.500

Lombardia 670.701 181.578 246.785 1.099.064

Trentino A.A. 1.019.845 179.730 21.820 1.221.395

Veneto 2.329.132 4.541.373 808.550 7.679.055

Friuli V.G. 669.450 203.881 156.159 1.029.490

Liguria 45.078 7.957 36.019 89.054

Emilia Romagna 1.480.163 2.300.051 1.976.967 5.757.181

NORD 8.502.222 7.414.570 3.699.893 19.616.685

Toscana 1.749.601 711.084 357.891 2.818.576

Umbria 307.090 399.637 291.683 998.410

Marche 272.580 362.615 121.470 756.665

Lazio 888.984 323.870 605.219 1.818.073

CENTRO 3.218.255 1.797.206 1.376.263 6.391.724

Abruzzo 769.150 130.330 1.246.985 2.146.465

Molise 187.595 0 131.665 319.260

Campania 235.045 256.206 1.161.104 1.652.355

Puglia 827.925 1.058.798 3.499.152 5.385.875

Basilicata 29.359 24.007 167.874 221.240

Calabria 84.454 28.292 293.361 406.107

Sicilia 153.015 1.147.173 2.641.120 3.941.308

Sardegna 239.947 177.775 444.514 862.236

MEZZOGIORNO 2.526.490 2.822.581 9.585.775 14.934.846

ITALIA 14.246.967 12.034.357 14.661.931 40.943.255

Fonte: Elaborazione INEA su dati Istat

È anche vero, però, che il Mezzogiorno a differenza del passato sta

puntando, tra le altre cose, in misura crescente sul vino per una valorizzazione del territorio. È probabile che a questo percorso corrisponda nel tempo un aumento della quota di produzione di vino di qualità sul totale in maniera analoga, seppur con le dovute differenze, a quanto è avvenuto nella parte settentrionale del Paese.

Al di là delle differenze territoriali, possiamo affermare in generale che il comparto vitivinicolo italiano, dal 2000 al 2007, abbia vissuto un certo sviluppo.

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A dimostrarlo non solo l’elevato numero di vini certificati, ma anche l’accrescimento della superficie nazionale interessata dalla coltivazione di uva da vino e, nello specifico, di quella destinata alla produzione di vini di qualità. Questa, pari a quasi 712.500 ettari in totale, ha registrato un aumento del 5% dal 2000 al 2007, anche se nel corso degli ultimi venti anni si è assistito ad un progressivo

impoverimento del patrimonio viticolo nazionale10. Di tale superficie, il 41% è destinato alle produzioni DOC e DOCG, in aumento del 26% rispetto al 2000, mentre il restante 59% è dedicato alla produzione di vini IGT e vini da tavola.

Grafico 1.4 - Evoluzione delle superfici vitivinicole in Italia per tipologia di produzione

Fonte: Elaborazione INEA su dati Istat

                                                            10 Il progressivo impoverimento del patrimonio viticolo nazionale è stato accelerato dalle estirpazioni con premio – disciplinate dalla nuova OCM Vino (Organizzazione Comune di Mercato) – che rappresentano una delle prime cause della riduzione di superficie dal 2008 ad oggi (fonte: ISMEA, REF 2011 – Report Economico Finanziario, vol. 3, IPSOA, 2011). I dati dell'ultimo censimento ISTAT del 2010 lo confermano. 

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Alla crescita delle superfici non corrisponde, però, un altrettanto aumento nel numero di aziende vitivinicole, confermando una tendenza generalizzata che ha riguardato il complesso delle aziende agricole. Dal 2000 al 2007, infatti, si è registrato in Italia un calo del 38% delle aziende produttrici di uva da vino, diventate 496.744. Di queste, le uniche a registrare un aumento relativo del 12% sono state le aziende dedite alla produzione di vini DOC/DOCG, raggiungendo quota 25% sul totale, mentre il restante 75% rimane dedito alla produzione di vini da tavola o IGT.

Grafico 1.5 - Evoluzione del numero delle aziende italiane produttrici di uva da vino per tipologia produttiva

Fonte: Elaborazione INEA su dati Istat

Il fatto che nella cospicua riduzione del numero di aziende si registri, in contrapposizione, un aumento della quota interessata dalla produzione di vini certificati conferma la tendenza tutta italiana a puntare sulla qualità delle proprie produzioni, più che sulle quantità commercializzate a basso costo, al fine di collocarle il più positivamente possibile sui mercati nazionali e internazionali.

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Continua a persistere, inoltre, più o meno in linea con gli anni precedenti considerati, la frammentazione delle realtà produttive in questo comparto, incidendo fortemente sui costi di produzione dell’uva da vino e sulla manutenzione degli stessi impianti. Un fattore negativo, questo, che ne rende più difficoltoso lo sfruttamento economico anche dal punto di vista dell’offerta occupazionale. A renderlo evidente è la distribuzione della superficie coltivata per numero di aziende, come mostrano i seguenti grafici.

Fonte: Elaborazione INEA su dati Istat

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Tabella 1.2 - Aziende di produzione di uva da vino per tipologia produttiva e per classi di SAU - Anni 2000/2007

Classi di SAU

Aziende – Anno 2007 Aziende – Anno 2000

Totale uva da vino

Per vini DOC/DOCG

Per altri vini

Totale uva

da vinoPer vini

DOC/DOCG Per altri

vini

<1 ha 116.885 23.737 93.148 291.077 25.340 265.737

1 - 2 94.825 19.596 75.229 154.077 17.687 136.390

2- 5 128.983 30.011 98.972 182.762 28.699 154.063

5 - 10 78.010 23.880 54.130 92.009 17.781 74.228

10 - 20 44.633 13.631 31.002 49.578 10.604 38.974

20 - 50 23.968 7.550 16.418 25.952 6.115 19.837

50 - 100 6.811 2.644 4.167 5.940 1.601 4.339

>100 2.629 1.060 1.569 2.704 981 1.723

Totale 496.744 122.109 374.635 804.099 108.808 695.291 Fonte: Elaborazione INEA su dati Istat

Sul totale, il peso maggiore è difatti costituito da aziende con una superficie vinicola decisamente ridotta: ben il 42,6% non va oltre i 2 ettari di terreno coltivabile11.

Nell’insieme di tali dati, tuttavia, si riescono a intravedere segnali di cambiamento dal momento che, anche se contenuto, è evidente l’aumento del numero di aziende produttrici di uva per vini DOC/DOCG all’interno delle classi di SAU più elevate, confermando come alla riduzione del numero complessivo delle aziende spesso si associa il fenomeno dell’aumento delle dimensioni aziendali.

Infine, un dato di segno negativo che ha accomunato tutto il territorio italiano riguarda il trend produttivo 2004-2007 delle varie tipologie di vini che, fortunatamente, non ha intaccato in maniera significativa il primato nazionale che ha reso e continua a rendere l’Italia uno dei paesi a più alta vocazione vitivinicola al mondo.

                                                            11 Il 26% delle aziende detiene una superficie compresa tra i 2 e i 5 ettari, il 23,5% inferiore ad 1 ettaro, il 19% da 1 a 2 ettari, il 16% dai 5 ai 10 ettari, il 14% dai 10 ai 50, e poco più dell’1% delle aziende detiene una superficie compresa tra i 50 e i 100 ettari, fino ad arrivare allo 0,5% delle aziende con una superficie superiore ai 100 ettari.

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Tabella 1.3 – Variazione (%) della produzione di vino per tipologia e ripartizione geografica12

Produzione Vino - variazione % 2007/2004

DOC/DOCG IGT Da tavola Totale

Nord -11,5 -14,1 -16,2 -13,4

Centro -14,2 -2,7 -41,0 -19,4

Mezzogiorno -23,1 -16,5 -29,5 -26,3

ITALIA -14,4 -13,1 -27,9 -19,5 Fonte: Elaborazione INEA su dati Istat

Il comparto ha vissuto, in questi ultimi anni, una fase particolare, caratterizzata da un lato dal calo dei quantitativi di produzione e dall’altro da una crescita in termini di qualità e di valore grazie agli investimenti realizzati. Lo stesso, infatti, ha visto migliorare la propria qualità per via dei numerosi servizi apportati in vigna e in cantina che hanno contribuito a mantenere alta la produzione nazionale; le imprese, almeno quelle più avanzate imprenditorialmente, hanno investito in innovazione, cultura e servizi, consapevoli del loro contributo positivo alla produzione.

Allo stesso modo, i consumi evidenziano una situazione di discontinuità: se in Italia quelli di vino continuano a calare, a livello mondiale, dopo una leggera pausa legata alla congiuntura economica sfavorevole degli ultimi anni, gli stessi risultano in espansione. Il vino sta conquistando spazi anche laddove è assente una cultura legata a questo prodotto. Infatti, gli scambi commerciali internazionali registrano una ripresa sia dei volumi che dei valori nel 2010 dopo due anni in cui avevano subito una battuta d’arresto. In particolare, nella fase di crisi economica sono risultati in aumento gli scambi di vini sfusi, risultando più conveniente imbottigliare nel Paese di destinazione piuttosto che in quello di origine 13.

I primi mesi del 2011 sembrerebbero dare un ulteriore decisivo impulso agli scambi internazionali. E anche in questo caso molto merito di questo risultato si può attribuire allo sfuso, richiesto da buona parte d’Europa, mentre in proporzione la performance registrata dall’imbottigliato, seppur buona, sembra accontentarsi di un aumento di pochi punti percentuali sia a volumi che a valori14. Va precisato che

                                                            12 La variazione percentuale è calcolata sulla produzione in ettolitri. 13 Cfr. “E’ definitivamente l’anno dei record”, in Il Corriere Vinicolo, n. 49/50, anno 84, dicembre 2011. 14 Ibidem. 

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sull’imbottigliato fermo15 sono gli IGT a crescere più velocemente dei vini a denominazione dal punto di vista dei prezzi medi, mentre nel segmento sfuso sono i vini da tavola che continuano a registrare richieste esorbitanti, provenienti in particolare dall’Est europeo, che generano consistenti incrementi di volumi esportati e di valori.

                                                            15In Italia è’ definito “fermo” il vino strutturato, corposo ovvero senza anidride carbonica presente, invece, in quelli frizzanti.

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CAPITOLO 2

Il comparto vitivinicolo in Basilicata

Al pari dell’attuale rilevanza socioeconomica assunta dal comparto vitivinicolo per l’Italia, allo stesso modo la viticoltura riveste in Basilicata una notevole importanza sul piano economico, ambientale, sociale e culturale. Il settore, seppure quantitativamente contenuto, rappresenta un elemento trainante nei confronti delle altre produzioni agricole, grazie anche al crescente riconoscimento riscosso a livello nazionale e internazionale.

Effettivamente, se il vino Made in Italy ha potuto mantenere negli anni le sue posizioni sui mercati internazionali, ciò è dipeso non soltanto dalle performance produttive delle regioni del Nord e del Centro, storicamente vocate, ma anche da un incremento sia della qualità e sia delle quantità prodotte nel Mezzogiorno, Basilicata compresa.

2.1. Cenni storici ed evoluzione del comparto

Le prime tracce della coltivazione della vite in Basilicata risalgono al 1200-1300 a.C., quando i primi popoli italici, gli Enotri e i Lucani, abitavano l’Italia meridionale, chiamata dagli storici Enotria per la bontà del vino che vi si produceva.

Tra l’VIII e VII sec. a.C. allorché i Greci iniziarono la colonizzazione dell’Italia meridionale dando origine a nuove comunità che mantennero uno stretto legame, soprattutto commerciale, con la madrepatria, la Basilicata divenne un importante nodo per le vie di comunicazione e per il trasporto delle merci.

I Greci furono portatori di nuove conoscenze e si deve ad essi l’introduzione di varietà sconosciute e di notevoli trasformazioni nella coltura della vite.

Risalgono a questo periodo le Tavole di Heraclea, un documento epigrafico che permette di ricostruire con esattezza le caratteristiche del paesaggio agrario nelle terre di pertinenza del tempio di Atena a Eraclea (Policoro); in altri termini il documento rappresenta la prima mappa catastale che riporta fedelmente la disposizione dei campi coltivati a vite.

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Gli scritti di Plinio, Strabone, Virgilio, Marziale testimoniano la presenza di una viticoltura evoluta e presente in zona fin dal VII secolo a.C.; il vino prodotto nel nord-est della Basilicata, l’Aglianico del Vulture, concorreva in maniera prevalente alla costituzione del Falerno, vino celebrato dai poeti dell’antichità classica come Orazio, nato proprio a Venosa, città lucana del Vulture. L’intero territorio regionale è disseminato di testimonianze e reperti di quell’epoca che documentano la presenza della vite e l’eccellente qualità dei vini ottenuti.

Le prime notizie dettagliate sulla produzione di vino in Basilicata e ordinate secondo criteri scientifici si devono alla “Statistica del Regno di Napoli”, disposta da Gioacchino Murat nel 1811.

Nel corso della Prima Mostra Enologica Lucana che si tenne a Potenza nel 1887, Michele Lacava presentò uno studio sulle varietà coltivate in regione e contava ben 149 vitigni tra “bianchi e neri”.

La viticoltura moderna ha trovato poi la massima espressione nella produzione dell’Aglianico, vino che l’ha posta all’attenzione del mondo enologico nazionale e internazionale.

Si ricorda che all’esposizione universale di Milano del 1906 parteciparono anche dieci campioni di vini del Vulture, che furono apprezzati in quanto “ vini di corpo, fragranti, fini”.

Con la pubblicazione a Parigi tra il 1901 e il 1910 del trattato di ampelografia (Ampélographie), curato da Pierre Viala e Victor Vermorel, in collaborazione con un’équipe internazionale di 70 ampelografi, l’Aglianico entra nell’olimpo dei vitigni più conosciuti a livello internazionale.

Negli anni trenta la legge sui vini tipici italiani viene utilizzata da alcuni intermediari per impiantare cantine e imbottigliare il vino. Sorsero così cantine e aziende che per lungo tempo hanno costituito l’asse portante della moderna vitivinicoltura.

Lo sviluppo del settore negli anni è stato legato alla crescita di queste realtà produttive che hanno portato all’attenzione del mondo enologico aree da sempre vocate alla produzione del vino ma mai sufficientemente valorizzate.

La viticoltura lucana ha dimostrato, quindi, di avere radici antichissime che ne fanno ancora oggi un’attività molto diffusa in Basilicata. La dedizione millenaria per questa coltura, tramandata di generazione in generazione, però, non poteva bastare da sola a realizzare il decollo del settore enologico lucano, anch’esso pressato dalle attuali esigenze del mercato di qualità. Stiamo parlando,

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infatti, di una forma di viticoltura dai caratteri ancora tradizionali, a lungo caratterizzata dalla presenza di vigneti di età elevata, non adeguati alle emergenti necessità di riduzione dei costi di produzione e, di conseguenza, non in grado di garantire ai propri prodotti un prezzo competitivo sul mercato e al tempo stesso remunerativo per il viticoltore.

Nel corso del tempo, infatti, sono intervenuti diversi fattori di cambiamento che hanno portato a una maggiore competitività del comparto vitivinicolo regionale. Innanzitutto, negli ultimi trent’anni, la superficie investita a vigneto della regione Basilicata ha subito una forte contrazione, legata sia all'abbandono spontaneo delle campagne che agli effetti delle politiche comunitarie che ne hanno favorito l'esodo.

La riduzione della superficie coltivata a uva da vino è stata necessaria per la successiva evoluzione del comparto lucano, in quanto le aziende rimaste nel settore hanno progressivamente specializzato le loro produzioni affinando i metodi di coltivazione e introducendo innovazioni di processo e di prodotto. Alla riduzione delle superfici investite a vigneto si sono poi accompagnate profonde modifiche strutturali nella gestione e organizzazione delle aziende: le produzioni familiari sono state riconvertite con una logica imprenditoriale, le varietà di minor pregio abbandonate a favore di una maggiore specializzazione varietale, i vecchi vigneti sostituiti con impianti più moderni e rispondenti alle norme di una viticoltura all'avanguardia.

Un contributo a tale evoluzione è stato dato soprattutto dall’adozione di politiche regionali, nazionali e comunitarie16.

2.2. Il comparto viticolo lucano

In base ai dati 2010 dello Schedario Viticolo, le superfici vitate in Basilicata ammontano a 4.021 ettari, 2.879 in provincia di Potenza e 1.142 in provincia di Matera17. Negli ultimi anni, in particolare dal 2007 al 2010, si è verificata una

                                                            16 La Regione Basilicata, al fine di migliorare e valorizzare il proprio patrimonio vitivinicolo, ha adottato nel 2001 il “Piano Operativo di ristrutturazione e riconversione dei vigneti per la Produzione di uve da vino” con l’obiettivo di adeguare la produzione alla domanda del mercato attraverso il finanziamento di interventi di rinnovamento degli impianti. I cambiamenti più radicali hanno riguardato la scelta dei vitigni, in quanto i produttori hanno puntato alla valorizzazione e al recupero delle varietà autoctone che garantivano vini di pregio e tipicità. Tra gli obiettivi principali di tale piano di ristrutturazione e riconversione vi era, infatti, l’aumento della percentuale di superfici iscritte a DOC. 17 Schedario Viticolo – dati 2010 (SIAN – Sistema Informativo Agricolo Nazionale).

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riduzione di tale superficie, legata essenzialmente all’attuazione del regime di estirpazione con premio previsto dall’OCM Vino (Organizzazione Comune di Mercato). Tra le altre norme questa riforma prevede, infatti, espianti definitivi di vigneti fuori mercato, nonché l’abbandono degli stessi da parte di aziende residuali, allo scopo di contenere il surplus produttivo.

Le aziende che presentano superficie vitata sono in totale 4.974, localizzate in prevalenza nella provincia del capoluogo di regione (per il 74%), in virtù della maggiore concentrazione di superfici18.

Grafico 2.1 - Aziende viticole e superfici vitate per provincia – Anno 2010

Fonte: Elaborazione INEA su dati Schedario Viticolo 2010

La dimensione media regionale della superficie vitata per azienda (potenziale viticolo) è piuttosto limitata, pari solo a 0.81 Ha.

La maggior parte delle aziende dedita alla coltivazione di uva per vini IGT o da tavola è situata in aree perlopiù montuose e collinari, come è evidenziato dai dati per la provincia di Potenza; ciò si inverte per la produzione di uva

                                                            18 Schedario Viticolo – dati 2010 (SIAN – Sistema Informativo Agricolo Nazionale).

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DOC/DOCG, dove la quasi totalità delle superfici (99%) e delle aziende si colloca in collina. Più omogeneo si presenta il dato per la provincia di Matera, dove in generale le superfici vitate si concentrano maggiormente nelle zone collinari e pianeggianti (98%) e solo una piccola percentuale in montagna (2%). Anche in questo caso la distribuzione delle aziende segue proporzionalmente la ripartizione delle superfici per morfologia del territorio19.

2.3. La vitivinicoltura di qualità

2.3.1. Le DOC, le DOCG e le IGT regionali

Com’è noto, la Denominazione di Origine Controllata viene utilizzata per designare un vino di qualità legato esclusivamente alla zona d’origine, le cui caratteristiche sono connesse all'ambiente naturale ed ai fattori umani e rispettano uno specifico disciplinare di produzione approvato con decreto ministeriale.

I vini a DOC, prima di essere messi in commercio, devono essere sottoposti, in fase di produzione, a una preliminare analisi chimico-fisica e a un esame organolettico che certifichi il rispetto dei requisiti previsti dal disciplinare. La DOC, oltre che attestato alla qualità del prodotto, rappresenta un elemento di riconoscibilità sul mercato e di garanzia per il consumatore.

                                                            19 Il 46% delle aziende agricole materane che produce vino DOC/DOCG si trova in collina, il 40% in pianura e il 14% in montagna; per la produzione di altri vini il 73% delle aziende è dislocato in collina, il 23% in pianura ed il 7% in montagna. Fonte: Dati Istat - Anno 2000.

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Figura 2.1 - Le denominazioni di origine regionali

Fonte: Regione Basilicata - Dipartimento Agricoltura, Sviluppo Rurale, Economia Montana

L’Aglianico del Vulture è stata la prima DOC regionale; il riconoscimento con Decreto del Presidente della Repubblica è del 18 febbraio 1971. Il disciplinare di produzione è stato modificato nel 2010 con l’introduzione di alcune novità relative alle tecniche di coltivazione e alle modalità di imbottigliamento e confezionamento. Nello stesso anno è stata ottenuta la Denominazione di Origine Controllata e Garantita, DOCG, per le due tipologie Superiore e Riserva dell’Aglianico del Vulture. La DOCG rappresenta il riconoscimento di maggior

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prestigio, previsto dalla normativa italiana, concesso solo a quei vini che si collocano al vertice della piramide della qualità.

L’assegnazione dei riconoscimenti al comparto vitivinicolo lucano si è intensificata nell’ultimo decennio, tanto che ad oggi la produzione regionale consta complessivamente di quattro vini DOC, una DOCG e un’IGT.

Di seguito vengono illustrate brevemente le loro principali caratteristiche.

L'Aglianico del Vulture DOC è prodotto in due tipologie, base e spumante, da uve Aglianico del Vulture, provenienti da vigneti situati nei 15 comuni dell’area del Vulture in provincia di Potenza. La produzione dei vigneti non deve superare le 10 tonnellate per ettaro, con una resa massima delle uve in vino non superiore al 70%. L’immissione al consumo dell’annata è possibile solo a partire dal 1 settembre dell’anno successivo a quello di produzione delle uve; il vino deve avere un titolo alcolometrico volumico totale minimo di 12.50%. Colore rosso rubino e odore tipico con pronunciati sentori di frutti rossi costituiscono le principali caratteristiche organolettiche.

La menzione DOCG è riservata al vino prodotto con uve Aglianico del Vulture provenienti dalla stessa area della DOC, ma da vigneti che abbiano una produzione massima di 8 tonnellate per ettaro. La resa massima di uva in vino è del 65% per cui da un ettaro di vigneto non potranno essere prodotti più di 52 Hl di vino. Questo vino può essere immesso al consumo solo dopo il 1° novembre del terzo anno successivo a quello di produzione delle uve, a seguito di un periodo di invecchiamento, di 12 mesi in botte e almeno 12 in bottiglia. La Riserva richiede 5 anni di invecchiamento di cui almeno 24 in botte. Al consumo deve avere un titolo alcolometrico totale minimo di 13.50 %. Colore rosso rubino tendente al granato e sapore tipico con lieve sentore di legno in relazione alla conservazione nelle botti sono le caratteristiche del vino DOCG.

Il vino Terre dell’Alta Val d’Agri DOC è prodotto nell’Alta Val d’Agri, in provincia di Potenza, nei vigneti situati fino alla quota di 800 m.s.l.m. nei comuni di Viggiano, Moliterno e Grumento Nova. Le tipologie produttive sono tre: Rosso e Rosso Riserva (Merlot minimo 50%, Cabernet S. minimo 30%), Rosato (Merlot minimo 50%, Cabernet S. minimo 20%). La gradazione alcolica volumica minima per l’immissione in commercio è di 11,50 % per il Rosato, 12,00 % per il Rosso e 12,50 % per il Rosso Riserva. Il colore rosso rubino tendente al granato, l’odore fruttato, sono le principali caratteristiche dei vini della Val d’Agri. L’immissione in commercio è possibile dopo un anno dalla produzione delle uve per il rosso e 24 mesi per la tipologia Riserva.

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Nella provincia di Matera, dalle dolci colline delle aree interne fino al litorale jonico, si realizza la DOC Matera in undici tipologie produttive: Rosso (Sangiovese 60 % e Primitivo 30%), Rosato (Primitivo minimo 90%), Primitivo e Primitivo passito (Primitivo minimo 90%), Moro e Moro Riserva (Cabernet s. 60%, Primitivo 30%, Merlot 10%), Bianco e Bianco Passito (Malvasia bianca di Basilicata 85%), Greco (Greco bianco min. 85%), Spumante (Malvasia bianca di Basilicata 85%), Spumante rosé (Primitivo minimo 90%). Questi vini riproducono tutta la ricchezza del patrimonio ampelografico regionale che si esprime in quest’area nelle forme più alte; le rese non superano le 10 tonnellate per ettaro e la gradazione alcolica varia dall’11% del Matera Bianco al 13% del Matera Primitivo. Particolarmente interessanti gli Spumanti prodotti con metodo classico da vitigni tipici della Basilicata.

Il DOC Grottino di Roccanova è la denominazione più recente e prende il nome dalle tipiche grotte in cui il vino viene posto a invecchiare. La zona di produzione è compresa tra i comuni di Roccanova, Sant’Arcangelo e Castronuovo di Sant’Andrea, tutti in provincia di Potenza; i vitigni utilizzati, Sangiovese e Malvasia bianca e nera di Basilicata, sono quelli tradizionalmente coltivati nell’area. Sono previste quattro tipologie: Rosso, Rosso Riserva, Rosato e Bianco ottenute con tecniche produttive rispettose delle tradizioni enologiche e del patrimonio culturale e paesaggistico dell’area. Le rese per ettaro sono molto basse, non superano le 8 tonnellate, e la gradazione alcolica varia dagli 11° del Bianco ai 13° del Rosso Riserva.

I vini IGT Basilicata sono ottenuti dalle uve prodotte sull’intero territorio regionale seguendo un disciplinare produttivo specifico. Le tipologie produttive base sono: Rosso (anche novello, passito e frizzante), Bianco (anche passito e frizzante), Rosato (anche frizzante). La gradazione alcolica volumica minima per l’immissione in commercio è di 10,5% per i Bianchi, 11% per i Rosati e i Rossi.

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2.3.2. Caratteri strutturali e dinamiche della produzione

Nel 2010 la superficie viticola iscritta all’Albo dei Vigneti DOC è pari a 1.283,66 ettari, dislocati nelle seguenti aree:

93,0% nell’area del Vulture;

4,5% nel territorio materano;

1,5% nell’Alta Val d’Agri;

1,0% nel territorio di Roccanova.

Tale superficie, potenzialmente produttrice di vini a denominazione di origine controllata, corrisponde al 32% del totale della superficie vitata regionale; solo 692,19 ettari di vite sono, però, effettivamente interessati da denuncia di produzione, praticamente poco più della metà di quelli iscritti nei rispettivi albi vigneti DOC.

Nel corso degli ultimi anni è cresciuto il numero delle aziende vitivinicole presenti sul mercato con una propria etichetta. Il Repertorio Vini 201020 ha censito 88 aziende per un numero complessivo di 378 etichette per vini DOC, IGT, vini da tavola, spumanti, vini liquorosi e grappe; la stessa produzione imbottigliata ha registrato un consistente incremento tra il 2003 e il 2007, attestandosi a circa 6.651.000 bottiglie nel 2010.

Una crescita produttiva sicuramente correlata agli ultimi riconoscimenti relativi alle nuove DOC (Terre dell’Alta Val d’Agri, Matera, Grottino di Roccanova), avvenuti proprio nell’intervallo di tempo che va dal 2003 al 200921.

                                                            20 ALSIA, Repertorio Vini della Basilicata 2010, Potenza, Marzo 2010, 21 L’anno 2009 ha registrato un relativo lieve aumento rispetto al 2007; la produzione cala, invece, a partire dalle vendemmie 2010 e 2011, in parte a causa di un andamento meteorologico sfavorevole.

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Fonte: Elaborazione INEA su dati Repertorio Vini della Basilicata anni 2003, 2007, 2010

Ovviamente, anche la distribuzione territoriale delle aziende vitivinicole per area di produzione DOC conferma nuovamente l’area del Vulture come territorio privilegiato per gli insediamenti produttivi: 60 sono attualmente le aziende che producono Aglianico del Vulture, il 68% di quelle lucane che commercializzano con proprio marchio, con un’offerta di 139 etichette e una produzione annua pari a 3.717.200 bottiglie.

Meno dinamiche si presentano, invece, le realtà produttive dell’Alta Val d’Agri e di Roccanova, ove i recenti riconoscimenti a DOC non hanno inciso significativamente sul numero delle aziende anche e soprattutto per l’estensione limitata del territorio di produzione.

Nell’area dell’Alta Val d’Agri si contano, infatti, 5 aziende che commercializzano con un proprio marchio e aderiscono al Consorzio di Tutela, per un totale di 6 etichette e 94.000 bottiglie l’anno. Va precisato, però, che di queste soltanto due possiedono la filiera completa (produzione, trasformazione, imbottigliamento e commercializzazione), mentre le altre, pur essendo iscritte all’Albo Vigneti del “Terre dell’Alta Val d’Agri” DOC, non rivendicano la produzione a Denominazione di Origine Controllata, e eseguono la fase di imbottigliamento presso terzi e commercializzano con un proprio marchio.

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Nella zona di Roccanova 3 sono le aziende presenti sul mercato, alle quali corrispondono 13 etichette DOC e una produzione di 140.500 bottiglie22.

Rispetto alle zone di produzione appena considerate, la provincia di Matera si colloca a un livello intermedio. La stessa presenta realtà imprenditoriali molto recenti. Solo negli ultimi anni, infatti, si è registrato un incremento delle aziende vitivinicole: aziende da sempre impegnate nella sola produzione delle uve hanno iniziato un’attività di vinificazione in seguito al riconoscimento della DOC nel 2005, a testimonianza che è tuttora in corso un processo di riconversione varietale che adeguerà i vigneti alla base ampelografica prevista dal disciplinare di produzione.

Nell’area le aziende che risultano presenti sul mercato con marchio DOC sono 6, per un totale di 13 etichette e 83.600 bottiglie l’anno.

Grafico 2.4 - Numero aziende ed etichette per area di produzione DOC

Fonte: Elaborazione INEA su dati Repertorio Vini della Basilicata 2010

                                                            22 Quattro sono però le aziende iscritte all’Albo Vigneti che effettuano denuncia di produzione. Il Grottino di Roccanova ha trasformato la sua certificazione da Indicazione Geografica Territoriale a Denominazione di Origine Controllata nel 2009, quindi le prime bottiglie di bianchi e di rosati con il marchio DOC sono state immesse sul mercato a maggio 2010, i rossi, invece, sono stati immessi sul mercato non prima di ottobre 2010.

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Il resto della produzione enologica lucana si suddivide tra l’unica IGT – denominata “IGT Basilicata” – e i cosiddetti vini da tavola e spumanti con marchi aziendali.

Nel primo caso parliamo di 63 aziende, molte delle quali produttrici anche di DOC, che commercializzano 167 etichette e producono 2.279.800 bottiglie annue. Nel secondo caso – vini da tavola e spumanti – le aziende attive sono 17, produttrici a loro volta di DOC e IGT, 40 sono le etichette commercializzate e 335.800 le bottiglie prodotte all’anno.

Uniformando l’insieme di dati, minuziosamente rilevati e classificati, si ottiene una conoscenza un po’ più globale sull’attuale sviluppo raggiunto dal comparto vitivinicolo regionale.

La produzione di vini di qualità si attesta a un buon livello considerando che il 61% delle bottiglie di vino con etichetta prodotte in Basilicata riguardano la produzione DOC e il 34% la produzione IGT, mentre solo il 5% è dedicata a marchi aziendali con vini da tavola e spumanti.

Per quanto concerne, poi, le etichette presenti sul mercato notiamo come esse si dividano quasi equamente tra i vini DOC (45%) e i vini IGT (44%), mentre il restante 11% rappresenta marchi aziendali riferiti a vini da tavola e spumanti.

Fonte: Elaborazione INEA su dati Repertorio Vini della Basilicata 2010

Infine, i dati relativi alle dimensioni produttive aziendali evidenziano volumi di produzione alquanto segmentati per la maggior parte delle aziende vitivinicole lucane. Il 63% circa delle aziende imbottigliatrici produce, infatti, meno di 50.000

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bottiglie annue, il 18% ha volumi produttivi compresi tra 50.000 e 100.000 bottiglie, il 10% tra 100.000 e 200.000, e solo il 9% supera le 200.000 bottiglie annue.

Grafico 2.7 - Aziende imbottigliatrici (%) per volumi di produzione

Fonte: Elaborazione INEA su dati Repertorio Vini della Basilicata 2010

L’insieme di questi dati ci ha permesso di “scattare una fotografia” del comparto vitivinicolo della regione Basilicata. In genere, però, guardare esclusivamente agli ultimi dati disponibili non permette di comprendere le dinamiche di lungo periodo.

Ed è per tale motivo che le informazioni finora fornite si arricchiscono di una componente/serie storica che permette di tracciare un trend decennale, arco temporale ritenuto sufficiente a fare luce sull’andamento complessivo del fenomeno.

Innanzitutto, prendendo come riferimento quanto registrato dall’Albo dei vigneti DOC regionale, emerge chiaramente come il periodo che va dal 2000 al

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2010 abbia vissuto due fasi opposte: la prima – dal 2000 al 2005 – ha visto una costante crescita del settore e delle produzioni; la seconda – dal 2006 al 2010 – ha registrato una fase di ridimensionamento generale, caratterizzato, però, dalle differenti esperienze delle quattro DOC lucane.

Tabella 2.1 - Dati Albo Vini DOC – Variazioni percentuali dal 2000 al 2010

Albo Vini DOC Regione Basilicata Variazione Variazione

2000 - 2005 2006 - 2010

Iscrizioni 46,0% 20,2%

Superfici Iscritte (ha) 90,5% 17,7%

Denunce di Produzione 50,0% -30,3%

Superfici Interessate dalle Denunce 100,0% 0,2%

Produzioni Qualificate DOC Uva (q) 100,0% -12,7%

Produzioni Qualificate DOC Vino (hl) 100,0% -17,2% Fonte: Elaborazione INEA su dati Albo Vigneti DOC (CCIAA Potenza e Matera)

Dal 2000 al 2005 aumenta il numero delle DOC lucane con il riconoscimento nel 2003 del “Terre dell’Alta Val D’Agri” e nel 2005 del “Matera”, affiancando così l’“Aglianico del Vulture” già a Denominazione di Origine Controllata dal 1971. Ciò ha portato ad un incremento delle strutture produttive che sembra riflettersi sul forte aumento delle aziende (+46%) e delle superfici (+90,5%) iscritte all’Albo dei vigneti DOC.

In realtà, tali sviluppi non possono essere esclusivamente legati all’introduzione dei due nuovi riconoscimenti, ma su di essi ha molto inciso anche il consolidamento della DOC già esistente – l’“Aglianico del Vulture” – che da tempo costituisce il principale traino del comparto regionale.

Gli aumenti, come indicato dalla tabella, hanno interessato anche le denunce di produzione, le superfici interessate dalle denunce e le produzioni qualificate DOC, aumentate queste ultime del 100%.

Nella seconda metà del decennio, invece, tale trend positivo è riscontrabile solo in riferimento alle iscrizioni all’Albo Vigneti DOC (+20,2%) e alle relative superfici (+17,7%), ma risulta negativo in relazione alle denunce di produzione (-

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30,3%) e alle relative produzioni qualificate come DOC, sia di uva (-12,7%) che di vino (-17,2%).

Grafico 2.8 - Evoluzione iscrizioni all’Albo Vigneti DOC e relativa superficie

Fonte: Elaborazione INEA su dati Albo Vigneti DOC (CCIAA Potenza e Matera)

Grafico 2.9 - Evoluzione denunce di produzione qualificata DOC e relativa

superficie

Fonte: Elaborazione INEA su dati Albo Vigneti DOC (CCIAA Potenza e Matera)

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Dal 2006 al 2010 accade paradossalmente che mentre aumentano le produzioni delle neo-riconosciute – come il “Grottino di Roccanova”, promosso a DOC nel 2009 – diminuiscono quelle delle DOC più anziane, “Terre dell’Alta Val d’Agri” (-24,2%) e “Aglianico del Vulture” (-21,2%).

Tabella 2.2 - Analisi della produzione dell’Aglianico del Vulture DOC

Anno 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Situazione Albo Vigneti

Iscrizioni Albo Vigneti (n.) 457 467 486 539 541 545 Superfici Iscritte Albo Vigneti (ha) 1.006 1.058 1.150 1.201 1.184 1195

Situazione Produttiva Vendemmie Annuali

Denunce di Produzione (n.) 267 233 244 223 151 145 Superficie vitata interessata dalla denuncia (ha) 727 683 697 708 800 613

Produzioni Qualificate DOC

Uva (q) 43.215 39.298 31.829 35.969 34.823 30.960

Vino (hl) 30.250 27.509 22.280 25.178 24.376 21.672 Fonte: Organismo di Certificazione

Come si evince dalla tabella, il picco produttivo per l’Aglianico del Vulture si è raggiunto nel 2005 e il calo degli ultimi anni è legato non solo agli andamenti stagionali, ma anche a una difficoltà di mercato. Nonostante ciò, il trend di lungo periodo mostra come in questi anni la Denominazione abbia rappresentato un elemento di stimolo per la nascita di nuove aziende.

Se, infatti, consideriamo la performance produttiva negli ultimi 20 anni dell’Aglianico del Vulture si nota un buon trend di crescita. Nel 1989 le superfici iscritte nell’Albo dei vigneti della CCIAA di Potenza raggiungevano i 1.230 ettari, con una produzione dichiarata di 5.217 ettolitri; nel 2010 invece, a fronte di una superficie iscritta pari 1.195 ettari, la produzione a DOC è ulteriormente cresciuta, raggiungendo i 21.672 ettolitri.

La convenienza economica alla commercializzazione del vino, a seguito di un consistente incremento del prezzo di vendita registrato tra il 1995 e 2005, ha determinato un mutamento profondo nella struttura produttiva delle aziende vitivinicole del Vulture: dalla produzione di uve alla produzione di vini. Le vecchie

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aziende hanno intrapreso l’attività di trasformazione presentandosi sul mercato con vini che si collocano in una fascia commerciale medio alta.

In maniera molto più contenuta, lo stesso fenomeno si è registrato nelle altre aree regionali. La DOC Matera nei primi tre anni ha mostrato incrementi significativi che hanno riguardato tutte le tipologie. Il Matera Primitivo si conferma quale vino caratterizzato da maggiore riconoscibilità sul mercato e quindi maggiormente rappresentativo per l’intera denominazione.

Inoltre, in tutta la provincia è in atto un’azione di riconversione varietale che, presumibilmente, consentirà nei prossimi anni di adeguare superfici crescenti alle basi ampelografiche richieste dai disciplinari di produzione della DOC.

Tabella 2.3 - Analisi della produzione del Matera DOC

Anno 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Situazione Albo Vigneti

Iscrizioni Albo Vigneti (n.) 1 4 4 10 13 15

Superfici Iscritte (ha) 9,7 18,74 18,74 51,33 53,88 58,24

Situazione Produttiva Vendemmie Annuali

Denunce di produzione (n.) n.d. n.d. n.d. n.d. 6 12 Superficie vitata interessata dalla denuncia (ha) n.d. n.d. n.d. n.d. 29,92 56,21

Produzioni qualificate DOC

Uva (q) n.d. n.d. 775,5 1.115,20 1.328,20 2.922,30

Vino (hl) n.d. n.d. 597,89 273 378,4 661,5 Fonte: Organismo di Certificazione

La DOC Terre dell’Alta Val d’Agri mostra numeri ancora troppo esigui che potrebbero non essere significativi, tuttavia osserviamo, a fronte di un incremento delle superfici iscritte nell’albo dei vigneti, una flessione nelle produzioni rivendicate a DOC, segnale di una possibile difficoltà nella commercializzazione di tale prodotto.

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Tabella 2.4 - Analisi della produzione del Terre dell’Alta Val d’agri DOC

Anno 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Situazione Albo Vigneti

Iscrizioni Albo Vigneti (n.) 3 3 4 4 4 5

Superfici Iscritte (ha) 13,02 13,02 14,5 14,5 14,5 19,59

Situazione Produttiva Vendemmie Annuali

Denunce di produzione (n.) 1 1 2 1 1 2 Superficie vitata interessata dalla denuncia (ha) 12,26 7,56 8,8 9,34 9,34 13,23

Produzioni qualificate DOC

Uva (q) 580 675 1.010 830 480 511

Vino (hl) 406 472,5 707 581 336 357,7 Fonte: Organismo di Certificazione

Infine, il Grottino di Roccanova rappresenta, in ordine di tempo, l’ultima DOC regionale riconosciuta nel 2009, le cui superfici come le produzioni sono destinate a crescere. Osserviamo, infatti, una realtà imprenditoriale abbastanza vivace per un territorio interno della Basilicata: solo nel comune di Roccanova hanno sede, infatti, tre aziende vitivinicole.

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Tabella 2.5 - Analisi della produzione del Grottino di Roccanova DOC

Anno 2009 2010

Situazione Albo Vigneti

Iscrizioni Albo Vigneti (n.) 4 4

Superfici Iscritte (ha) 10,83 10,83

Situazione Produttiva Vendemmie Annuali

Denunce di produzione (n.) 8 7 Superficie vitata interessata dalla denuncia (ha) 10,83 9,75

Produzioni qualificate DOC

Uva (q) 623 674

Vino (hl) 433,6 471 Fonte: Organismo di Certificazione

Anche il mercato lucano sembra aver raggiunto probabilmente il suo punto

di saturazione e, al pari di quanto accaduto per il comparto nazionale, si registra un calo dei consumi e delle vendite di vino, in particolare per quanto riguarda l’imbottigliato fermo. A ciò si aggiunge un andamento meteorologico sfavorevole delle vendemmie 2010 e 2011 che ha acuito il calo della produzione. In realtà, ciò che si sta perdendo sull’imbottigliato lo si recupera in parte sullo sfuso, molto richiesto proprio perché più competitivo in termini di costi.

L’elevato quantitativo di vino ancora commercializzato in cisterne o a mosto, oltre a non restituire un reale valore aggiunto ai prodotti enologici di pregio del territorio, spunta prezzi che a mala pena riescono a coprire i costi di produzione delle aziende. Un maggiore quantitativo di vino destinato all'imbottigliamento farebbe, invece, aumentare non solo il prezzo dell'uva, riconoscendo agli imprenditori agricoli il giusto compenso per il lavoro profuso, ma permetterebbe loro di acquisire più potere contrattuale. Inoltre, se si riuscisse a concentrare tutto l’imbottigliamento nei luoghi di produzione si innescherebbe un circuito virtuoso capace di portare reddito a tutta la filiera vitivinicola lucana23. Tutto ciò dimostra che la crisi economica degli ultimi anni e le dinamiche di mercato impongono oggi sfide sempre più particolari, in cui si avverte il bisogno da parte delle imprese di nuovi modelli che guidino lo sviluppo delle strategie e delle pratiche operative per

                                                            23 “In attesa della vendemmia puntare sulla promozione del vino lucano”, www.basilicata.coldiretti.it, 30-08-2011. 

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poter essere competitive anche negli anni a venire, allargando dove possibile le quote di mercato e migliorando la redditività24.

2.4. Le politiche per il comparto vitivinicolo

2.4.1 Le disposizioni dell’Organizzazione Comune di Mercato

Il comparto vitivinicolo è stato, nel corso degli ultimi decenni, oggetto di provvedimenti sia comunitari che nazionali e regionali, atti a valorizzare le produzioni tramite interventi di miglioramento delle condizioni strutturali ed economiche. L’eccezionale momento di crisi che vive l’economia del paese e della regione ha messo a nudo alcune criticità nel sistema delle imprese, che manifestano problematiche nell’utilizzo dei fondi comunitari sia per limitate capacità di auto finanziamento che per difficoltà di accesso al credito. Le aziende vitivinicole lucane negli ultimi anni hanno effettuato importanti investimenti (stabilimenti enologici, vigneti, attrezzature) sulla scorta di previsioni di crescita purtroppo non realizzate. Nei primi anni duemila, infatti, l’andamento delle vendite dei vini lucani ha registrato continui valori in rialzo, poi, ai primi segnali della crisi economica, si è avuta una netta inversione di tendenza che ha messo in difficoltà il settore, evidenziando la necessità di una strategia per il suo rilancio.

La riforma dell’Organizzazione Comune del Mercato vitivinicolo, introdotta dal Regolamento Comunitario n. 479/2008, si colloca all’interno di un processo complessivo di revisione della Politica Agricola Comunitaria che prende inizio dalla riforma Fischler nel 2003. Gli obiettivi della nuova OCM Vino sono il rafforzamento della competitività dei produttori di vino dell'Unione europea, l’istituzione di un complesso di norme basato su regole semplici, chiare ed efficaci, che permettano di equilibrare la domanda e l'offerta, l’istituzione di un regime vitivinicolo in grado di salvaguardare le migliori tradizioni della produzione vitivinicola europea, il rafforzamento del tessuto sociale di molte zone rurali e il rispetto dell'ambiente nella fase di produzione e trasformazione.

Le nuove disposizioni mantengono intatto l’impianto normativo del controllo del potenziale produttivo: il controllo delle superfici vitate, il regime dei diritti di reimpianto e il divieto di impianto di nuovi vigneti rimangono fino al 31

                                                            24 Palese C., “Mercato del vino: come affrontare la discontinuità”, in L’Informatore Agrario, supplemento al n. 11, 2012. 

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dicembre 2015, con la facoltà per ogni stato membro di estendere tale divieto fino al 31 dicembre 2018.

Allo scopo di contenere il surplus produttivo e favorire l’abbandono definitivo dei vigneti di aziende residuali, il nuovo Regolamento introduce un importante supporto finanziario agli espianti dei vigneti considerati fuori mercato.

Un altro elemento innovativo introdotto dalla nuova OCM è la realizzazione di Programmi Nazionali di Sostegno (PNS), predisposti da ogni stato membro sulla base di obiettivi specifici e delle esigenze locali.

L’articolazione del PNS prevede l’avvio in contemporanea di più misure su tutto il territorio nazionale, ogni regione emana le proprie disposizioni applicative, di concerto con il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e l’Organismo pagatore di riferimento.

La necessità di coordinare le azioni dei diversi attori, i tempi ristretti per l’adozione dei provvedimenti di competenza e l’urgenza di definire un modello applicativo delle misure, soprattutto in termini di realizzazione di piattaforme informatiche, hanno rappresentato un rilevante fattore di criticità per l’attuazione degli interventi previsti.

Per alcune misure del PNS, quali Investimenti e Vendemmia verde25, si è reso necessario procedere alla demarcazione coi Piani di Sviluppo Rurale (PSR), ovvero individuare quali interventi finanziare nell’ambito delle misure previste dai PSR, adottati dalle regioni, e quali, invece, finanziare nell’ambito del PNS. Questa situazione ha richiesto uno sforzo organizzativo per tutte le azioni necessarie all’adozione coordinata e contemporanea dei provvedimenti di attuazione, causando, in alcune realtà, ritardi attuativi.

In regione le misure maggiormente utilizzate dalle aziende sono state la Ristrutturazione dei vigneti e la Vendemmia Verde. Il sostegno alla ristrutturazione e alla riconversione dei vigneti riprende le disposizioni già previste dal precedente Regolamento comunitario n. 1493/99, con l’obiettivo di rafforzare la competitività delle aziende attraverso l’impianto di vigneti più razionali e l’utilizzo di varietà idonee alla produzione di vini a DO e IG. Nei dieci anni di applicazione della misura, in Basilicata sono stati ristrutturati 1.436 ettari; tutte le aziende di punta hanno utilizzato questi finanziamenti per adeguare i loro vigneti agli standard previsti dai disciplinari di produzione dei vini a DO, e a questo si deve anche l’incremento delle relative produzioni registrato degli ultimi anni. L’utilizzo di

                                                            25 Si intende per Vendemmia verde la distruzione dei grappoli non ancora giunti a maturazione.

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varietà più richieste dal mercato ha consentito di incrociare i nuovi orientamenti dei consumi e conseguire anche migliori risultati economici. Tuttavia, l’interesse dei produttori vitivinicoli nei confronti di questa misura è andato scemando nel corso degli anni: dai 281 ettari ristrutturati nel 2005 siamo passati ai 17,50 del 2011.

I finanziamenti previsti dalla Ristrutturazione sono stati utilizzati in maniera prevalente nell’area del Vulture da aziende vitivinicole che hanno incrementato le superfici vitate destinate alla produzione di Aglianico e, in misura inferiore, da aziende della provincia di Matera o ricadenti nei territori di produzione del Grottino di Roccanova e del Terre dell’Alta Val d’Agri.

La tendenza nell’utilizzo di questi fondi è strettamente legata all’andamento dello sviluppo del settore a livello regionale: a un periodo di forte espansione, accompagnato dalla nascita di nuove aziende e dall’incremento delle dimensioni medie di quelle esistenti, osservato fino al 2007, è seguito un periodo di stasi che ha visto le aziende lucane limitare in maniera significativa gli investimenti. Le maggiori aziende utilizzatrici di questi fondi, una volta raggiunta una dimensione economica di equilibrio, non hanno ritenuto più necessario impegnare risorse in vigneti scegliendo la realizzazione di investimenti aziendali correlati alla produzione (cantine, attrezzature, marketing).

Di contro si è osservato un incremento nel ricorso a forme di sostegno messe in campo per affrontare situazioni di crisi di mercato. La distruzione dei grappoli non ancora giunti a maturazione, la cosiddetta Vendemmia verde, risponde alle esigenze di contenimento della produzione coniugando l’equilibrio di mercato con la tutela del valore paesaggistico26.

Significativo risulta il confronto dei dati relativi all’applicazione dell’annualità 2011: le superfici che hanno usufruito degli aiuti previsti dalla Vendemmia verde sono state circa 142 ettari.

2.4.2 Il comparto vino nelle politiche di sviluppo rurale

Nel corso degli ultimi anni, come già evidenziato, è cresciuta l’attenzione della politica alla valorizzazione delle produzioni locali, sia tipiche che certificate, insieme alla consapevolezza della necessità di promuovere il territorio attraverso le sue specificità, anche culinarie e gastronomiche.

                                                            26 Va precisato che questo tipo di operazione contempla anche un aspetto qualitativo: la distruzione è finalizzata a lasciare solo i grappoli migliori.

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I programmi comunitari di sviluppo rurale hanno dedicato specifiche misure e risorse finanziarie per la valorizzazione dei prodotti di qualità: infatti, sia nel POR FEOGA 2000/2006 che nel PSR 2007/2013, e negli aiuti di stato27, sono presenti azioni volte alla partecipazione volontaria ai sistemi di certificazione, tesi a garantire la tracciabilità dei prodotti e la promozione dei prodotti tipici.

Il POR-FEOGA 2000/2006 contemplava apposite misure volte alla promozione e al rafforzamento delle filiere, nello specifico la misura IV.8 “Investimenti nelle aziende agricole – azione C Promozione e rafforzamento delle filiere” e la misura IV.12 “Miglioramento delle condizioni di trasformazione e di commercializzazione dei prodotti agricoli – azione B Promozione e rafforzamento delle filiere”. Complessivamente la filiera vitivinicola ha realizzato investimenti per circa 34 Meuro (il 20% circa delle risorse finanziarie rendicontate sulle rispettive azioni), la maggior parte dei quali concentrati nell’area del Vulture. Le risorse finanziarie erogate con il POR-FEOGA 2000/2006 per la misura IV. 11 “Commercializzazione dei prodotti agricoli di qualità”, cioè 9.953 Meuro, poco superiore al 2% dell'intera dotazione finanziaria del Programma (386.500 Meuro), non hanno inciso significativamente sulla commercializzazione dei prodotti agricoli di qualità e "rimangono da attivare le linee di intervento finalizzate all'introduzione di marchi di qualità nazionali e comunitari dei prodotti agricoli"28.

Nell’ambito del Piano di Sviluppo Rurale per il periodo di programmazione 2007/2013, la Progettazione Integrata di Filiera (PIF) è stata individuata come lo strumento per affrontare alcuni dei nodi strutturali ed economici che caratterizzano l’agricoltura regionale. I PIF hanno il compito di favorire l’aggregazione e la qualificazione dell’offerta per aumentare il valore aggiunto del settore e la competitività delle imprese, puntando sulla tipicità delle produzioni e le potenzialità dell’imprenditoria lucana e, al tempo stesso, di contribuire alla salvaguardia delle risorse naturali e del paesaggio agrario e rurale riconoscendo, così, al settore agricolo un ruolo strategico per concorrere a qualificare e rilanciare il territorio lucano. La Regione ha ritenuto opportuno valorizzare il ruolo dei soggetti coinvolti nella progettazione integrata di filiera e costruire con essi un percorso condiviso di progettazione. Gli incontri territoriali con gli operatori, nella prima fase di sensibilizzazione, e i successivi focus group hanno rappresentato la cassetta degli attrezzi del Dipartimento Agricoltura per promuovere le manifestazioni di interesse e stimolare il massimo coinvolgimento degli operatori                                                             

27 L.R. n. 18/2008 – art. 16. 28 Ernst&Young, "Valutazione indipendente del POR Basilicata 2000/2006 - I risultati dell'aggiornamento della Valutazione intermedia del POR Basilicata", Giugno 2006.

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presenti sul territorio al fine di raccogliere le adesioni da parte di soggetti privati, pubblici o pubblici-privati interessati a vario titolo allo sviluppo delle filiere produttive oggetto del bando. I focus group hanno rappresentato il momento di riflessione sulle problematiche e opportunità che caratterizzano il settore agroalimentare regionale, sulle esigenze e aspettative dei singoli partecipanti per il proprio comparto produttivo, avviando così un processo di riorganizzazione della filiera attraverso opportune sinergie e il superamento delle difficoltà settoriali specifiche. Il focus group del settore vitivinicolo ha permesso sia di focalizzare l’attenzione sulle problematiche del comparto, che sugli interventi da attivare all’interno delle filiere (lunghe e/o corte), e ha fornito lo spunto di riflessione per future ipotesi progettuali. Gli elementi principali del focus possono essere sintetizzati nei seguenti quattro temi:

Promuovere i prodotti e il territorio

Tutti gli operatori hanno insistito sull’importanza di puntare sull’eccellenza delle produzioni partendo dal territorio …. promuovendo iniziative per migliorare la notorietà delle denominazioni che rappresentano la tipicità lucana ….. attraverso: realizzazione di piani di marketing e di comunicazione dirette al consolidamento

dei mercati di riferimento o per l’introduzione in nuovi mercati, anche attraverso la realizzazione di eventi culturali promozionali, esposizioni e mostre di prodotti locali che evidenzino caratteristiche coerenti con il posizionamento strategico;

realizzazione di itinerari eno-gastronomici e culturali e di fruizione turistica dello spazio rurale legato alle produzioni vitivinicole, per sostenere la crescita turistica, la conservazione e la diffusione della tipicità, la conoscenza delle specificità dei prodotti e del territorio;

campagne di sensibilizzazione dei consumatori e di educazione alimentare; sensibilizzazione all’utilizzazione delle produzioni locali per il settore della

ristorazione che rappresenta un circuito commerciale che fa opinione; la conoscenza regionale ed extra regionale dell’identità della Regione e degli

specifici prodotti come l’Aglianico del Vulture ma anche le DOC più recenti (Matera, Terre dell’Alta Val d’Agri, Grottino di Roccanova).

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Innovazione …. non solo tecnologica La tecnologia non è rappresentata solo dalle attrezzature più moderne da collocare in cantina o nel vigneto. Possedere la tecnologia significa ad esempio conoscere la biologia dei processi fermentativi e le ragioni della formazione di sostanze positive e negative nei vini. Vuol dire anche essere in grado di comunicare, di informarsi, di commerciare sempre di più per via telematica, disporre di più tempo per formarsi, per fare cultura, per rendere più accoglienti le strade e i locali di degustazione. In sintesi si potrebbe dire che è innovativa l’azienda che adotta nella sua produzione il maggiore livello di conoscenza. Tutto ciò va unito ad un rinnovato impegno per la formazione professionale a tutti i livelli e per la ricerca. Occorre, infatti, che le aziende siano condotte sempre di più da persone con una preparazione elevata e non soltanto specifica di settore.

Integrazione tra operatori

In regione c’è una presenza notevoli di produttori che devono realizzare legami stabili con i trasformatori, i fornitori e i canali distributivi in moda da promuovere una comunicazione regionale unica. Una valida soluzione è l’istituenda Enoteca Regionale che potrebbe sopperire alla mancanza di coordinamento tra i soggetti. Come già in altre realtà regionali l’enoteca potrebbe svolgere anche un'importante funzione culturale e di promozione turistica attraverso convegni, incontri d'arte e manifestazioni miranti alla salvaguardia e alla tutela del patrimonio storico, artistico, culturale ed enogastronomico del territorio. Il concetto-chiave sta quindi nella capacità di sapersi organizzare e di aggregare tutti i produttori in un progetto di filiera che veda il suo punto di forza in una strategia più ampia di “qualità” con interventi specifici legali alla “rintracciabilità” del prodotto.

Puntare sulla commercializzazione e sulla qualità

I partecipanti sono stati concordi sulla realizzazione di progetti miranti a favorire lo sviluppo dei fattori della commercializzazione con interventi diretti alla riqualificazione dell’offerta commerciale e all’introduzione di sistemi di certificazione di processo; con studi per l’innovazione di prodotto e per il rinnovo di prodotti esistenti e ricerche di mercato propedeutiche ad azioni di marketing; con interventi diretti a potenziare le reti di commercializzazione in forma associata. La qualità ormai è divenuta un elemento da cui non si può prescindere e la filosofia del “produrre meglio” è stata abbracciata da un gran numero di produttori, ma le azioni delle singole aziende per divenire sempre più efficaci devono convergere in un’azione collettiva di negoziazione della qualità finalizzata al rafforzamento dei profili di tipicità e di eccellenza dei diversi vini presenti sul territorio.

Fonte: Regione Basilicata - INEA “Focus group” settore vitivinicolo (21 settembre 2009)

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Il compito assegnato ai PIF di promuovere una più equa redistribuzione del valore aggiunto agricolo tra i diversi segmenti delle filiere agroalimentari ha portato all’individuazione e creazione di una nuova forma di governance sul territorio che, conferendo un ruolo determinate al Soggetto proponente chiamato alla raccolta e alla valutazione dei progetti di investimento dei singoli beneficiari/partner, ha colto una richiesta avanzata da molteplici operatori ed un tentativo di semplificazione dell’attività amministrativa regionale.

Per la realizzazione dei PIF, la Regione ha individuato alcune Misure dell’Asse I “Miglioramento della competitività del settore agricolo e forestale” (111 “Azioni nel campo della formazione professionale e dell’informazione” – 114 “Ricorso ai servizi di consulenza agricola e forestale”, 121 “Ammodernamento delle aziende agricole”, 123 “Accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli e forestali”– 124 “Cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti , processi e tecnologie nel settore agricolo e alimentare ed in quello forestale”, 132 “Partecipazione degli agricoltori a sistemi di qualità alimentare”, 133 “Attività di informazione e promozione) e dell’Asse III “Qualità della vita nelle zone rurali e diversificazione dell’economia rurale” (311 “Diversificazioni in attività non agricole”, 312 “Sostegno alla creazione e allo sviluppo di microimprese”, “ 313 “Incentivazione di attività turistiche e 331 “Formazione ed informazione”) del PSR Basilicata 2007-2013, prevedendo un impegno finanziario, a valere sul FEASR, di € 90 Meuro, quasi il 50% della dotazione pubblica delle suddette misure del PSR Basilicata.

A chiusura delle procedure previste dal bando regionale, nel comparto vitivinicolo sono stati accreditati due PIF di cui uno Regionale e uno Territoriale29, su un totale rispettivamente di cinque e undici, in linea con le previsioni del Bando stesso. Le risorse finanziarie richieste dai PIF attraverso le manifestazioni d’interesse sono state, per tutti i comparti produttivi, oggetto di una fase di negoziazione; nel comparto vino stati assegnati rispettivamente € 6.564.969 al PIF regionale (di cui € 5.422.526 sull'Asse I e € 1.142.443 sull'Asse III) e € 4.687.500 a quello territoriale.

Ad aprile 2012, è stato approvato30 solamente il PIF regionale “Vini della Lucania”, presentato da un partenariato pubblico-privato composto da quarantatre beneficiari e supportato da diciotto partner, di cui quattordici di natura privata. La

                                                            29 Il PIF regionale è caratterizzato da aziende operanti in tutto il territorio regionale per rispondere ai bisogni degli operatori differenziati per realtà produttive, strutturali e capacità imprenditoriali mentre quello territoriale si identifica con le imprese operanti su specifiche aree regionali. 30 DGR n. 1428 del 5 ottobre 2011.

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richiesta di finanziamento, distinta fra progetti indispensabili e propedeutici31, è di € 8.911.965; le maggiori richieste si concentrano nell’Asse I e in particolare nella Misura 121 - Ammodernamento delle aziende agricole - che incide sull’intero progetto per il 62%.

Grafico 2.10 - Composizione del contributo richiesto dal PIF vino per Misura del PSR 2007/2013

Fonte: Regione Basilicata - DGR 1428/2011

L'obiettivo del PIF "Vini di Lucania" è quello di "valorizzare la produzione vitivinicola regionale attraverso una miglior qualità del prodotto, un incremento di stabilimenti enologici e del numerico delle bottiglie prodotte, una proficua collaborazione con le realtà turistiche del territorio per incentivare la promozione dei prodotti a una utenza di fuori regione, legata non solo al modello di esportazione dei prodotti ma alle politiche di incoming turistico"32.

                                                            31 Il bando PIF definisce i progetti indispensabili e propedeutici in relazione agli obiettivi del PIF stesso. 32 PIF vini di Lucania.

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2.4.3 Azioni di valorizzazione e promozione

2.4.3.1 Enoteca regionale e Strade del Vino

La legge regionale n. 13 del 1 luglio 2008 ha istituito l’Enoteca Regionale Lucana stabilendo funzioni, competenze e dotazioni finanziarie. Questa legge nasce dall’esigenza di razionalizzare l’attività di promozione del vigneto Basilicata sui mercati nazionali e internazionali con l’utilizzo di uno strumento innovativo, l’Enoteca regionale, indispensabile per la partecipazione a progetti nazionali di ampio respiro, che viene quindi concepita come punto di riferimento del mondo produttivo, luogo di incontro tra operatori del settore, consumatori e turisti.

A sostegno delle iniziative delle enoteche regionali, nel 2003 il MIPAF ha affidato a BUONITALIA spa un progetto per la realizzazione di una “Rete delle Enoteche Istituzionali”, con l’obiettivo di armonizzarne le attività di promozione riconducendole in un quadro unico nazionale.

In questi anni in regione si è svolta una lunga e complessa attività di concertazione con gli operatori vitivinicoli e le istituzioni locali sulla scelta della sede e sul modello organizzativo più funzionale agli obiettivi previsti. Si è effettuata una ricognizione dei modelli organizzativi adottati in altre regioni, dove le enoteche istituzionali sono già operative, e si è elaborata una bozza di Statuto sulla scorta delle esperienze osservate. Si auspica che nel più breve tempo possibile possa trovare concreta attuazione il progetto di realizzazione dell’Enoteca previsto dalla legge regionale, di concerto con gli interventi previsti anche dalla normativa relativa alle Strade del vino.

Dietro la spinta di analoghe norme promulgate a seguito della legge 27 luglio 1999, n. 268 “Disciplina delle strade del vino”, anche la Basilicata ha legiferato in materia33, con l’obiettivo di valorizzare i territori a vocazione vinicola con particolare riferimento ai luoghi delle produzioni qualitative, nonché le altre produzioni di qualità quali l’olio di oliva e in genere ai prodotti tipici agro-alimentari, e di favorire la conoscenza e la valorizzazione della cultura e delle tradizioni enoiche, oleiche, gastronomiche, dei borghi rurali, del paesaggio, dei territori lucani.

Nell’ambito della legge regionali, si è dato corso al “Programma annuale di finanziamento delle strade del vino”, attraverso il quale sono stati finanziati degli

                                                            33 L.R. n.7/2000.

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adeguamenti agli standard di qualità delle aziende vitivinicole, luoghi di accoglienza degli enoturisti e sale di degustazione.

Enoteca Regionale e Strade del Vino rappresentano risposte nuove alla crescente esigenza di porre al centro delle politiche di sviluppo del settore primario azioni di promozione e valorizzazione delle produzioni tipiche, che consentano di affrontare il mercato con strumenti di comunicazione più idonei e di garantire quelle sinergie derivanti dall’integrazione delle attività di promozione dei prodotti tipici di qualità e di pubblicizzazione del territorio.

2.4.3.2 Internazionalizzazione delle produzione lucane

Negli scorsi anni si è registrata una forte e nuova propensione all’internazionalizzazione delle produzioni lucane finalizzata ad aumentare, già nel breve periodo, la capacità di esportazione del settore agroalimentare. Al fine di agevolare tale processo, la Legge finanziaria del 2007 ha fatto ricorso a innovativi strumenti di sostegno, quali ad esempio, il credito d’imposta per l’internazionalizzazione34. Inoltre, sempre a livello nazionale, dopo la creazione di Buonitalia spa35 sono stati stanziati, nell’anno 2005, 50 milioni di euro per i programmi promozionali esteri; analogamente hanno perso rilievo i programmi interregionali mirati all’export, finanziati attraverso l’articolo 2 della legge n. 499/99.

Da un lato, quindi, la politica nazionale per l’internazionalizzazione dell’agroalimentare basata su incentivi di carattere automatico diretti alle imprese – e qui va osservato come siano pochissime le imprese agricole o agroalimentari lucane strutturate in modo da beneficiare del credito d’imposta – dall’altro su una concentrazione di risorse verso uno strumento operativo sotto forma di Spa (Buonitalia) capace di intervenire a sostegno delle imprese in modo flessibile e dinamico (De Vivo, 2011). Anche in Basilicata tale strumento non ha trovato alcuna applicazione tra gli operatori agroalimentari.

A fianco alle politiche nazionali, il POR Basilicata 2000/2006 ha avviato, per il settore agroalimentare una mirata politica di internazionalizzazione del settore agroalimentare attraverso i distretti agroalimentari di qualità del meta-pontino e industriale del Vulture.

                                                            34 Commi 1088 e 1089. 35 Decreto legislativo n. 99 del 2004.

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Per la Regione Basilicata l’obiettivo di esportare alcune produzioni di qualità può diventare strategico per lo sviluppo delle filiere agroalimentari da articolare in una politica agricola regionale di supporto alla valorizzazione e promozione in una logica integrata a sostegno alle aziende e delle loro produzioni di qualità.

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CAPITOLO 3

La filiera vitivinicola di qualità in Basilicata: un approfondimento

Lo scenario di riferimento in cui oggi operano le aziende vitivinicole regionali e nazionali è profondamente mutato in pochi anni. Infatti, seppur con le dovute differenze geografiche, sociali e strutturali, ad accomunare le tante realtà produttive del comparto sono gli effetti negativi della crisi globale che ha investito i paesi occidentali e ha compromesso in un certo senso lo “stato di salute” della filiera vitivinicola.

L’attuale congiuntura economica sfavorevole non ha risparmiato il settore, tanto da poter affermare che a livello nazionale in 10 anni, dal 2000 al 2010, le aziende vitivinicole si sono dimezzate, passando da oltre 790.000 a poco più di 383.000 (-51,5%). In calo anche gli ettari vitati, che si riducono del 12% dal 2000 al 2010. Tra le regioni che fanno registrare un calo più consistente della superficie vitata insieme al Lazio e alla Liguria compare anche la Basilicata.

L’effetto della crisi, però, è andato ben oltre, incidendo fortemente sulle produzioni, provocando un trend di decrescita produttiva, e sul consumo di vino, con un calo delle vendite in accelerazione rispetto al 2010. Inoltre, mentre i vini DOC/DOCG stanno perdendo pesantemente sul prezzo mix e recuperano in volume, i vini da tavola/IGT, viceversa, mantengono i prezzi e perdono in quantità. Nel primo trimestre 2011 la forbice costi-prezzi ha continuato a chiudersi, pertanto i margini dell’industria del vino sono calati in modo molto significativo.

Per quanto riguarda i vini lucani, secondo le prime stime della Coldiretti per l’annata 2011, si prevede un prodotto di ottima qualità e un calo del quantitativo di produzione stimato intorno al 10% rispetto al 2010. La produzione prevista si attesta sui 200.000 ettolitri di vino.

Al pari delle altre regioni italiane, le cantine lucane si trovano a operare non solo in un ambiente molto più competitivo, determinato dalla profonda evoluzione del mercato globale del vino, ma anche in una situazione economica generale tutt’altro che incoraggiante.

Nonostante la crisi, però, sembra che le esportazioni dei vini italiani siano in costante aumento (+15% nei primi 5 mesi 2011) non solo nei paesi europei e negli Stati Uniti, ma anche su mercati emergenti come Russia (+ 44%) e Cina

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(+126%)36. Un trend positivo che potrebbe permettere anche al settore del vino lucano di conquistare nuove fette di mercato.

Il presente lavoro, attraverso l’analisi e l’elaborazione dei dati ufficiali, ha effettuato una dettagliata disamina del settore vitivinicolo a partire dai suoi caratteri strutturali fino agli andamenti della produzione. Al fine di cogliere le dinamiche interne e tutta la complessità di uno dei comparti a maggiore vitalità della filiera agroalimentare lucana, l’indagine ha coinvolto gli operatori del settore, per mettere in luce le principali strategie di sviluppo adottate dalle aziende, gli ostacoli alla commercializzazione, le difficoltà e le esigenze del territorio e degli stessi operatori.

Approfondimento ritenuto necessario alla definizione dei punti di forza e di debolezza, delle minacce e delle opportunità della vitivinicoltura di qualità della regione Basilicata, nonché alla formulazione di suggerimenti validi per le future politiche di sviluppo del settore.

3.1. La metodologia d’indagine

L’indagine conoscitiva, frutto di una collaborazione tra la sede regionale INEA e il Dipartimento Agricoltura, Sviluppo Rurale, Economia Montana della Regione Basilicata, è rivolta a un campione di aziende che produce e commercializza con una propria etichetta i diversi vini DOC, selezionato in base a criteri legati all’esperienza maturata dagli imprenditori nel settore vitivinicolo, all’aspetto dimensionale e a un’anzianità di produzione superiore ai cinque anni.

In particolare, le aziende inserite nel target d’indagine sono sia aziende di medie-grandi dimensioni con posizioni rilevanti nel settore regionale, che aziende di dimensioni inferiori, purché leader di nicchia o caratterizzatesi per innovatività e/o rapida crescita. Nel campione sono state privilegiate le realtà aziendali a filiera chiusa (dalla produzione alla commercializzazione) più consolidate, che presentavano il maggior numero di etichette DOC, dotate di una presenza riconoscibile sul mercato e impegnate in attività di promozione e valorizzazione.

L’attenzione è stata rivolta, pertanto, al tessuto imprenditoriale considerato più dinamico e attivo del comparto, per la sensibilità e l’apertura a partecipare a

                                                            36 “In attesa della vendemmia puntare sulla promozione del vino lucano”, www.basilicata.coldiretti.it, cit.

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manifestazioni, eventi e concorsi enologici, nonché per l’elevato grado di adesione ai rispettivi consorzi di tutela e valorizzazione.

L’approccio metodologico ha previsto, quindi, il coinvolgimento diretto dei vari attori della filiera vitivinicola di qualità lucana, censiti nell’ultimo Repertorio Vini 2010 pubblicato dall’Agenzia lucana di sviluppo e di innovazione in agricoltura (Alsia).

Le aziende che hanno risposto all’indagine sono state 26, la cui distribuzione territoriale rispecchia la rilevanza delle varie produzioni DOC: sedici aziende ricadono, infatti, nella zona del Vulture, quattro nell’area dell’Alta Val D’Agri, cinque nel materano e una nei territori del comune di Roccanova.

Essendo scopo prioritario del lavoro quello di ricostruire, attraverso il campione, le caratteristiche principali delle aziende vitivinicole lucane, dalla produzione alla commercializzazione, dal marketing alla comunicazione, dalle strategie di sviluppo alle criticità incontrate, è stato predisposto e somministrato loro un questionario focalizzato su tali tematiche, riportato in allegato al presente lavoro.

Nello specifico, esso presenta una prima parte dedicata ai dati aziendali generali, quali informazioni anagrafiche, eventuale adesione a consorzi e a misure di certificazione, cultivar impiantate e relative superfici; una seconda parte relativa ai dati sulla produzione e commercializzazione, sulle fasi di filiera, sulle attività aziendali, sulle competenze professionali presenti in azienda, sui canali e le strategie di distribuzione, sui mercati di destinazione dei prodotti, oltre che ai dati tecnico-economici come il prezzo di vendita delle varie tipologie di vino prodotte; la terza parte si focalizza, invece, sugli strumenti di promozione, marketing e comunicazione utilizzati dagli operatori, sul volume di spesa dedicato a tali attività e le propensioni future in tale ambito. In ultimo, il questionario ha dato ai produttori la possibilità di evidenziare le principali criticità e problematiche riscontrate nell’esercizio delle varie attività aziendali e le eventuali opportunità di sviluppo e miglioramento.

Il questionario, strutturato in una serie di domande per lo più “chiuse", ha permesso di raccogliere sul campione eterogeneo di aziende informazioni in modo standardizzato, tali per cui è stato possibile un’analisi quantitativa, nonché di rilevare opinioni specifiche avanzate dagli operatori vitivinicoli intervistati37.

                                                            37 Si precisa che le interviste alle aziende vitivinicole sono state realizzate nel corso del 2010 dalla dott.ssa Mara Loperfido.

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3.2. I principali risultati

Le risposte raccolte dal questionario hanno permesso l’elaborazione e l’interpretazione dei risultati, riportati di seguito, che scattano una fotografia sulle principali caratteristiche delle aziende vitivinicole di produzione vini DOC, colgono le difficoltà e i cambiamenti in atto nel settore e presentano le scelte strategiche privilegiate dagli imprenditori lucani.

L’indagine condotta conferma la presenza di una produzione qualificata in cui le prime fasi della filiera produttiva appaiono fortemente integrate, dal momento che il processo di vinificazione è svolto in prevalenza dai viticoltori, a cui però si affiancano forme di commercializzazione spesso inadeguate e con difficili prospettive di mercato.

3.2.1 Caratteri strutturali delle aziende campione e relativa produzione

Le unità di produzione vitivinicola da noi prese in considerazione appaiono per lo più di media dimensione, la cui forma giuridica prevalente (per il 58%) è quella di ditta individuale; solo il 23% delle aziende campionate presenta una struttura societaria definita (società di capitali), l’11% sono cooperative ed il restante 8% società di persone. In particolare, le aziende produttrici del “Grottino di Roccanova” e del “Terre dell’Alta Val d’Agri” sono esclusivamente ditte individuali.

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Grafico 3.1 - Forma giuridica (%) delle aziende campione

Fonte: Elaborazione INEA su dati rilevati da indagine diretta

Permane, quindi, la presenza di forme societarie più semplici, anche se una parte non trascurabile di imprese del settore si sta orientando verso forme giuridiche più complesse. Ad ogni modo, si tratta di una caratteristica dell’assetto imprenditoriale che non determina di per sé il successo o l’insuccesso aziendale, il quale dipende invece dalla combinazione di ben altri fattori.

In realtà, la ditta individuale, non richiedendo particolari adempimenti per la sua costituzione, è la forma giuridica che ancora oggi meglio si adatta al tessuto

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socio-economico delle piccole imprese locali, fortemente legate al territorio e alle tradizioni. In particolare, l’attività di produzione del vino è stata considerata da sempre come componente importante del settore agricolo, anche ai fini dell’autoconsumo, per questo gestita con modelli aziendali della piccola impresa a conduzione familiare e con prevalente attenzione al prodotto e al processo produttivo.

Le imprese vitivinicole esaminate, inoltre, presentano una quasi totale assenza di implementazione di sistemi di qualità o ambientali certificati secondo le normative UNI EN ISO 9000 o 14000, EMAS, ecc., diventati elementi di differenziazione utile per la conquista anche di alcune fasce di consumatori, oggi in aumento, orientate sempre più verso prodotti sottoposti a controlli, tracciabilità e qualità38.

La necessità di gestire e valorizzare questo importante comparto produttivo lucano ha garantito una certa adesione delle aziende ai rispettivi Consorzi di Tutela, organismi nati con l’obiettivo di valorizzare le produzioni tipiche, contribuendo a orientare i produttori, migliorando l’organizzazione aziendale e controllando la filiera produttiva a garanzia della qualità dei prodotti.

Più precisamente, i consorzi di tutela e valorizzazione, in quanto costituiti da soggetti direttamente coinvolti nella filiera produttiva, sono gli strumenti idonei a garantire lo sviluppo delle denominazioni d’origine e delle indicazioni geografiche per lo sviluppo della qualità dei prodotti alimentari e dell’economia nazionale.

Essi, infatti, oltre ad inserirsi in un contesto in cui i prodotti tipici si pongono come un importante potenziale per l'economia delle zone rurali e come traino per il settore nei confronti di altri prodotti del sempre più apprezzato Made in Italy, permettono di far fronte alle criticità e ai limiti strutturali e culturali che le imprese e le filiere di produzione e distribuzione mostrano di avere, migliorando le attività di coordinamento del sistema istituzionale nelle attività di comunicazione e valorizzazione.

La Regione Basilicata ha destinato ai Consorzi di Tutela e di Valorizzazione uno specifico finanziamento nell'ambito del PSR 2007/2013 per le loro attività, considerando il loro operato strategico per lo sviluppo del territorio e delle produzioni tipiche. Essi si dividono in due categorie: consorzi di tutela riconosciuti

                                                            38 Solo 3 aziende sulle 26 esaminate hanno dichiarato di avere la certificazione dei sistemi di qualità ISO 9000, ed esclusivamente una ha dichiarato di aderire alla certificazione ambientale. Un’altra azienda ha dichiarato di aderire ad un sistema Global Gap (sistema che stabilisce standard volontari per la certificazione di prodotti agricoli in tutto il mondo, con l’obiettivo di realizzare un unico standard di Buona Pratica Agricola).

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dal MIPAAF e strutture non riconosciute. La più evidente differenza riguarda la collaborazione dei primi, pur rimanendo organismi privati, nell’attività di verifica e di vigilanza con l’Ispettorato centrale repressione frodi, per la difesa della qualità delle produzioni per garantire ai consumatori una qualità conforme alla reputazione della denominazione. Le altre strutture, invece, che non ottengono il riconoscimento e che agiscono solo in nome e nei confronti degli associati, sono sottoposte al controllo e al vincolo del MIPAAF per le decisioni relative alla denominazione. In Basilicata il Consorzio Aglianico del Vulture è l’unico ad avere il riconoscimento del MIPAAF, mentre gli altri appartengono ai consorzi non riconosciuti39. In considerazione del loro ruolo insostituibile, quasi tutte le aziende intervistate vi hanno aderito in particolare:

- le cinque aziende produttrici del “Matera” DOC aderiscono al “Consorzio di Tutela Vini Matera DOC”;

- nell’area del Vulture la situazione appare più diversificata: aderiscono al “Consorzio di Tutela dell’Aglianico del Vulture” ed al Consorzio di Valorizzazione “Qui Vulture” il 38% delle aziende intervistate; il 25% aderisce soltanto al Consorzio di Tutela, il 12% esclusivamente al Consorzio di Valorizzazione ed il restante 25% non aderisce a consorzi;

- aderiscono, infine, al rispettivo Consorzio di Tutela le aziende intervistate produttrici del “Terre dell’Alta Val d’Agri” DOC e del “Grottino di Roccanova” DOC.

Il 73% di adesione degli intervistati ai consorzi evidenzia sicuramente una certa crescita culturale degli imprenditori facenti parte del nostro campione, i quali stanno progressivamente acquisendo la consapevolezza che soltanto grazie alla cooperazione tra realtà produttive per lo più di piccole e medie dimensioni è possibile competere sul mercato, attivando una promozione unitaria e non segmentata di un territorio che, per le sue caratteristiche peculiari, rende unici i propri prodotti.

Dato, però, non in linea con quello regionale, dove solo il 24% delle aziende, iscritte ai rispettivi Albi Vigneti, aderisce ai vari Consorzi di Tutela.

                                                            39 INEA – Sede Regionale per la Basilicata (a cura di), I Consorzi di Tutela e Valorizzazione in Basilicata, pp. 3, 4, 5, 13.

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Va comunque notata l’evoluzione positiva dell’adesione consortile, cresciuta costantemente negli anni, passando dal 14% del 2005 al 17% del 2006, fino ad attestarsi al 24% a partire dal 2008.

Se scendiamo nel dettaglio e consideriamo esclusivamente le aziende che da diversi anni effettuano le denunce di produzione DOC notiamo come la percentuale di adesione ai relativi Consorzi di Tutela risulti ancora più elevata: negli ultimi cinque anni, infatti, essa ha subito per tali aziende un deciso e costante incremento, passando dal 24% nel 2005 all’88% nel 201040.

Oltre la metà delle aziende considerate (57%) non supera i 15 ettari di superficie agricola investita a vigneto. Dato sicuramente positivo se raffrontato con la superficie media delle aziende agricole lucane riscontrata dal 6° Censimento Generale dell’Agricoltura, pari a 9,9 ettari41.

Tutto sommato una situazione favorevole e non particolarmente frammentata per le aziende del nostro campione, legata in parte al progressivo aumento, verificatosi anche in Basilicata, della superficie dedicata alla coltivazione di uva da vino DOC sottratta, invece, alla produzione di IGT e vini da tavola. Inoltre, non sempre la coltivazione vitata rappresenta l’unica attività svolta: il 37,5% delle aziende campionate affianca difatti alla coltura della vite altre coltivazioni arboree, per lo più olivicole o erbacee. Ciò è vero soprattutto per le realtà aziendali presenti nel territorio del Vulture e del materano: lo è, infatti, per il 37% delle aziende produttrici di “Aglianico del Vulture” DOC che, oltre alle coltivazioni arboree ed erbacee, aggiunge anche in alcuni casi (per il 6% delle aziende) attività agrituristiche. Ancora maggiore appare tale incidenza per il campione di aziende produttrici del “Matera” DOC, dove ben l’80% di esse presenta una certa varietà colturale ed il 40% svolge anche attività agrituristiche.

Entrando ancora più nel dettaglio emerge che non tutta la superficie investita a vigneti è dedicata esclusivamente alla produzione DOC, e ciò accade per buona parte delle aziende esaminate, nelle quali è presente anche la produzione di vino IGT e vino da tavola. L’investimento a DOC rimane comunque elevato considerando che per più della metà delle aziende campionate esso è compreso tra il 70 e il 100% della superficie vitata. A dedicarsi interamente alla produzione DOC è il 25% delle aziende prese in considerazione.

                                                            40 Nel dettaglio, la percentuale di adesione di tali aziende ai rispettivi Consorzi di Tutela ha raggiunto quota 35% nel 2006, 54% nel 2007, 55% nel 2008, 84% nel 2009. 41 Istat – Dati provvisori 6° Censimento Generale dell’Agricoltura.

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Tabella 3.1 – Ripartizione % delle aziende per classi di superficie investita a vigneto e a vigneto DOC

SAU investita a vigneto Aziende in %   

Vigneto (%) investito a DOC

Aziende in %

Inferiore ai 5 ha 15,4    Tra il 20% e il 50% 29,0

Tra i 5 e i 10 ha 26,9    Tra il 50% e il 70% 17,0

Tra 11 e 15 ha 15,4    Tra il 70% e il 90% 29,0

Superiore a 15 ha 42,3    Il 100% 25,0 Fonte: Elaborazione INEA su dati rilevati da indagine diretta

Un’analisi sulla gamma di produzione evidenzia, a tal proposito, un’offerta abbastanza diversificata: mentre il 25% circa delle aziende esaminate produce solo vino DOC e il 45% offre come produzione solo le due categorie certificate DOC e IGT, il 29% è in grado di proporre una gamma completa composta da vini DOC, IGT e Vini da Tavola.

Delle 26 aziende del campione, inoltre, 23 detengono la filiera completa, dalla fase di produzione dell’uva alla fase di commercializzazione con proprio marchio, le restanti 3, invece, seguono solo la fase di imbottigliamento e commercializzano con un proprio marchio.

Un esame più dettagliato evidenzia che tutte le aziende intervistate nell’area del Vulture producono l’uva (il 44% circa di esse ne acquista anche da terzi), la trasformano, imbottigliano e commercializzano con un proprio marchio detenendo, quindi, la filiera completa; lo stesso vale per le cinque aziende del “Matera” DOC (in questo caso, il 25% di esse acquista uva anche da terzi) e per le aziende che producono il “Grottino di Roccanova” DOC. Per quanto riguarda, invece, il campione di aziende intervistate per il “Terre dell’Alta Val d’Agri” DOC soltanto una possiede la filiera completa dalla produzione alla commercializzazione con proprio marchio, mentre le altre pur essendo iscritte all’Albo Vigneti DOC non rivendicano la produzione, utilizzando probabilmente le proprie uve per produrre del vino IGT o da tavola di elevata qualità, ma seguono presso terzi la fase di imbottigliamento e commercializzano con propria etichetta.

Dall’insieme di tali dati emerge una caratteristica evidente del sistema produttivo vitivinicolo lucano, nonché di quello nazionale, che riguarda la stretta integrazione tra vigneto e cantina: per la quasi totalità delle aziende esaminate,

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infatti, l’uva utilizzata per la produzione del vino deriva da vigneti di proprietà, solo per il 34% del campione l’uva viene acquistata presso terzi, seguendo in linea di massima un approccio di filiera corta. Ciò significa che si tratta di aziende che hanno avviato un discorso di specializzazione e diversificazione della propria produzione.

I dati sulla produzione annua mostrano come solo il 31% delle cantine lucane intervistate effettua una produzione che supera le 100.000 bottiglie, mentre la restante parte vede un 12% di aziende con una produzione annua inferiore alle 10.000 bottiglie, un 42% con una produzione che si aggira tra le 10.000 e le 50.000 bottiglie annue, e un restante 15% che registra una produzione compresa tra le 50.000 e le 100.000 bottiglie.

Il numero medio di etichette per azienda è pari a cinque, ma elevata è la variazione interna poiché vi sono casi aziendali con una o al massimo due etichette e altri che ne contano più di dieci.

Relativamente alla produzione DOC, l’“Aglianico del Vulture” conta in media tre etichette per azienda, il “Matera” ne conta due e sia il “Terre dell’Alta Val d’Agri” che il “Grottino di Roccanova” ne contano una.

Inoltre, dalle risposte alle domande del questionario sembra che l’organizzazione della produzione si sia modernizzata e specializzata, dal momento che quasi tutte le aziende si avvalgono per le varie fasi produttive della competenza di specialisti sia interni che esterni: l’83% delle aziende è supportato dalla consulenza di un enologo, a cui si affianca per il 54% delle aziende anche l’agronomo, meno frequenti sono invece il perito agrario (17%) e l’agrotecnico (12%).

Tale fenomeno ha consentito l’ingresso delle produzioni regionali sui mercati internazionali. Senza la valida collaborazione e/o consulenza di figure professionali e tecnici esperti nel settore, in grado di garantire la qualità e la sicurezza alimentare dei prodotti enologici, non si sarebbe creata quella valorizzazione che ha permesso al vino lucano di uscire dall’anonimato per competere nel sistema di concorrenza globale.

In base alla segmentazione del mercato, che suddivide i vini per prezzo e caratteristiche specifiche42, la produzione DOC lucana – secondo quanto dichiarato

                                                            42 La qualità di un vino può essere molto variegata anche all’interno di una stessa classe di pregio per le caratteristiche specifiche che ogni vino possiede. Essa nasce dall’interazione tra diversi elementi, quali l’ambiente naturale, il vitigno e il fattore umano. La segmentazione qualitativa dei vini sul mercato per range di prezzo e requisiti ricercati dal consumatore, che trova oggi riscontro in tutti i mercati, individua sei tipologie di

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dalle aziende campione – rientra in gran parte nella tipologia Ultra Premium (vino riconoscibile per struttura complessa e caratteri specifici, difficile da imitare, tipico e realizzato con uva di pregio) e Super Premium (vitigno ben caratterizzato, marca nota, capacità d’invecchiamento); solo la produzione dell’Aglianico del Vulture comprende anche le tipologie Icon (la più prestigiosa tipologia di vino, con una lunga storia vitivinicola, immagine consolidata nel tempo, complessità di struttura, capacità di invecchiamento, alti riconoscimenti e vino da collezione) e Premium (caratteri individuabili e riconoscibilità del vino, buona struttura, tipicità legata all’uvaggio o alla varietà)43. Queste tipologie, inoltre, sono comprese nella categoria cosiddetta Vini Originali, in cui i caratteri distintivi del vino vengono scelti dal produttore e sono strettamente legati alle caratteristiche del vigneto a definitiva conferma dell’elevato livello qualitativo dei vini DOC lucani. Il 68% della produzione delle aziende esaminate ricade nella tipologia Ultra Premium (in diminuzione rispetto al 2005) e il 27% nella tipologia Super Premium (in crescita rispetto al 2005). Come già detto, solo per l’Aglianico del Vulture il 2% della produzione ricade nella tipologia Icon (più o meno costante dal 2005) e il 5% in quella Premium, produzione avviata nel 2006.

Le diverse tipologie marcano le loro differenze sul mercato anche in base ai diversi range di prezzo, rimasti invariati per le aziende campione dal 2005, i quali sono legati ai differenti canali commerciali e al valore che il mercato attribuisce alle diverse tipologie di DOC, come evidenziano le successive tabelle.

Ovviamente, il range di prezzo a bottiglia si mantiene più basso se la vendita è diretta e avviene in azienda (franco partenza), mentre aumenta considerevolmente se la commercializzazione ricorre ad altri canali.

                                                                                                                                                       vino: Icon, Ultra Premium, Super Premium, Premium, Popular Premium e Basic. La categoria “Basic” individua un vino DOC più economico e senza particolari caratteristiche; la “Premium” individua prodotti di pregio e di prezzo superiore e la “Icon” identifica vini di grandissimo pregio ed elevatissimo prezzo. 43 Le caratteristiche delle varie tipologie sono elaborate dall’analisi Rabobank del 2003.

Tabella 3.2 - Range di prezzo a bottiglia per tipologia e canale commerciale – Aglianico del Vulture DOC

AGLIANICO DEL VULTURE DOC

Icon

Commercializzazione diretta in azienda o al distributore franco partenza dall’azienda

Range di prezzo tra 30€ e i 50€

Commercializzazione al consumo nei canali prevalenti

Range di prezzo tra i 70€ e i 120€

Ultra Premium

Commercializzazione diretta in azienda o al distributore franco partenza dall’azienda

Per il 62% delle aziende Per il 38% delle aziende

Range di prezzo tra i 5€

e i 15€ Range di prezzo tra i

15€ e i 30€

Commercializzazione al consumo nei canali prevalenti

Per l’ 87,5% delle

aziende Per il 12,5% delle

aziende

Range di prezzo tra i

18€ e i 50€ Range di prezzo tra i

50€ e i 120€

Super Premium

Commercializzazione diretta in azienda o al distributore franco partenza dall’azienda

Range di prezzo tra i 2,5€ e i 5€

Commercializzazione al consumo nei canali prevalenti

Range di prezzo tra i 10€ e i 18€

Premium

Commercializzazione diretta in azienda o al distributore franco partenza dall’azienda

Range di prezzo tra i 1,7€ e i 2,5€

Commercializzazione al consumo nei canali prevalenti

Range di prezzo tra i 5€ e i 8€

Fonte: Elaborazione INEA su dati rilevati da indagine diretta

Il 71% della produzione dell’“Aglianico del Vulture” DOC, per le aziende prese in esame, rientra nella tipologia Ultra Premium, il 22% nella tipologia Super Premium, il 5% nella tipologia Premium ed il 2% nella tipologia Icon di maggior pregio. Molto ampia appare l’oscillazione dei prezzi nella tipologia produttiva Ultra Premium: l’acquisto diretto prevede per il 62% delle aziende un prezzo compreso tra i 5 e i 15 euro, mentre per un non trascurabile 38% avviene una lievitazione di tale range, che parte dai 15 euro e raggiunge i 30. Stesso discorso se la vendita si sposta sui canali prevalenti: per la maggior parte delle aziende il prezzo è compreso tra i 18 e i 50 euro, ma due aziende riescono a spuntare prezzi 64

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ben superiori, compresi tra i 50 e i 120 euro. Si tratta, infatti, di aziende di punta trainanti per l’intero comparto regionale, le quali sono riuscite a collocarsi favorevolmente sul mercato locale, nazionale e internazionale. Nella tipologia Super Premium i prezzi si uniformano a quelli spuntati anche dalle altre DOC lucane, come dimostrano le tabelle successive.

Tabella 3.3 - Range di prezzo a bottiglia per tipologia e canale commerciale – Matera DOC

MATERA DOC

Ultra Premium

Commercializzazione diretta in azienda o al distributore franco partenza dall’azienda

Range di prezzo tra i 5€ e i 15€

Commercializzazione al consumo nei canali prevalenti

Range di prezzo tra i 18€ e i 50€

Super Premium

Commercializzazione diretta in azienda o al distributore franco partenza dall’azienda

Range di prezzo tra i 2,5€ e i 5€

Commercializzazione al consumo nei canali prevalenti

Range di prezzo tra i 10€ e i 18€

Fonte: Elaborazione INEA su dati rilevati da indagine diretta

Il 70% della produzione del “Matera” DOC, per le aziende prese in esame, rientra nella tipologia Ultra Premium e il 30% come Super Premium. Come accennato, le bottiglie commercializzate al consumo del Matera DOC, del Terre dell’Alta Val d’Agri e del Grottino di Roccanova non superano il range di prezzo che va dai 18 ai 50 euro per la tipologia Ultra Premium per una serie di fattori, legati in primis alla minore anzianità dei riconoscimenti rispetto all’Aglianico del Vulture DOC, a un mercato ancora da consolidare e a una politica di valorizzazione ancora in attesa di sviluppi concreti.

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Tabella 3.4 - Range di prezzo a bottiglia per tipologia e canale commerciale – Terre dell’Alta Val D’Agri DOC

TERRE DELL’ALTA VAL D’AGRI DOC

Ultra Premium

Commercializzazione diretta in azienda o al distributore franco partenza dall’azienda

Range di prezzo tra i 5€ e i 15€

Commercializzazione al consumo nei canali prevalenti

Range di prezzo tra i 18€ e i 50€

Super Premium

Commercializzazione diretta in azienda o al distributore franco partenza dall’azienda

Range di prezzo tra i 2,5€ e i 5€

Commercializzazione al consumo nei canali prevalenti

Range di prezzo tra i 10€ e i 18€

Fonte: Elaborazione INEA su dati rilevati da indagine diretta

Per la DOC “Terre dell’Alta Val d’Agri” il 60% della produzione delle aziende prese in esame rientra nella tipologia Ultra Premium e il 40% nella Super Premium.

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Tabella 3.5 - Range di prezzo a bottiglia per tipologia e canale commerciale – Grottino di Roccanova DOC

GROTTINO DI ROCCANOVA DOC

Ultra Premium

Commercializzazione diretta in azienda o al distributore franco partenza dall’azienda

Range di prezzo tra i 5€ e i 15€

Commercializzazione al consumo nei canali prevalenti

Range di prezzo tra i 18€ e i 50€

Fonte: Elaborazione INEA su dati rilevati da indagine diretta

Infine, il 100% della produzione del “Grottino di Roccanova” DOC rientra nella tipologia Ultra Premium, uniformata per range di prezzo a quella delle più recenti DOC lucane.

Un’analisi dei prezzi, oltre a relazionare il prezzo del vino imbottigliato alla particolare tipologia prodotta e al diverso canale commerciale impiegato nella vendita, non può prescindere dal considerare i costi di produzione che incidono fortemente sulla formulazione del prezzo finale. Tali costi, vista l’elevata qualità a cui i produttori puntano, sono legati ai vincoli imposti dai “Disciplinari di Produzione”, ai limiti di resa, ai tempi di affinamento obbligatorio che immobilizzano il capitale, ai costi burocratici e allo svolgersi delle varie fasi produttive.

Dall’indagine emerge che uno dei principali obiettivi delle aziende lucane è quello di riuscire a mantenere un giusto rapporto qualità/prezzo al fine di ampliare le proprie relazioni con il mercato sia interno che estero. Obiettivo, quest’ultimo, perseguito non senza difficoltà.

Tuttavia, è interessante osservare come tutte le aziende prese in esame puntino ad un miglioramento qualitativo e quantitativo della propria produzione DOC e, per ottenere ciò, il 58% di esse ha dichiarato di voler investire nel prossimo futuro nel miglioramento delle strutture e dei fabbricati aziendali, il 54%

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nel miglioramento dei macchinari e il 30% intende intervenire con investimenti dedicati ai terreni e alle vigne. Tali obiettivi risultano prioritari soprattutto per le aziende che producono le DOC più recenti. Infatti, per quanto concerne il “Matera”, vista la giovane età della DOC, i produttori che un tempo erano per lo più solo viticoltori, in seguito al riconoscimento, hanno puntato non solo ad un adeguamento dei vigneti per la produzione DOC, ma anche ad un ampliamento delle fasi di filiera e ad un miglioramento di strutture e macchinari diventando così anche trasformatori e commercializzatori del proprio vino. Per le aziende del “Terre dell’Alta Val D’Agri” gli obiettivi di miglioramento puntano ad ampliare le fasi della filiera di ogni singola azienda, mentre per i produttori del “Grottino di Roccanova” l’adeguamento delle strutture è finalizzato ad un incremento della produzione. Per quanto concerne, infine, le aziende del territorio del Vulture tali esigenze di adeguamento riguardano soprattutto le aziende più giovani, in quanto la lunga tradizione vitivinicola di questi territori ha già portato in questi anni ad una ristrutturazione delle vigne e delle cantine per i produttori storici. Tale generale rinnovamento è legato in maniera particolare all’esigenza manifestata dalle aziende di organizzare nelle proprie cantine visite guidate con degustazione ed eventi enogastronomici per la promozione e la vendita del proprio vino DOC. Esigenza particolarmente sentita nelle aree del Materano e del Metapontino, dove tali attività sarebbero favorite dal crescente flusso turistico, noto per essere tra i più vivaci della regione.

3.2.2 La commercializzazione dei vini di qualità lucani

Le interviste al nostro campione di aziende hanno dato modo di evidenziare un’interessante casistica relativa alle strategie di distribuzione: la vendita diretta risulta essere uno dei principali canali, alla quale ricorre il 92% delle aziende prese in esame (di cui il 16% con punto vendita dedicato), unitamente al ricorso di agenti di rappresentanza (60% delle aziende) e distributori territoriali o ad ampio raggio (52%); solo l’8% delle aziende esaminate, produttrici dell’“Aglianico del Vulture” DOC, adotta quale strategia di distribuzione esclusivamente rappresentanti o distributori44.

                                                            44 Il dato rappresenta una media delle quattro DOC lucane. Nello specifico, per l’“Aglianico del Vulture” DOC la vendita diretta è utilizzata dall’87,5% delle aziende prese in esame, unitamente all’utilizzo di agenti di rappresentanza per il 69,7% delle aziende e di distributori territoriali o ad ampio raggio per il 43,7%. Solo il 12,5% delle aziende adotta quale strategia di distribuzione esclusivamente rappresentanti o distributori. Per il “Matera” DOC la vendita diretta è utilizzata dal 100% delle aziende prese in esame, unitamente all’utilizzo di agenti di rappresentanza per il 60% delle aziende e di distributori territoriali o ad ampio raggio per il 40%.

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I canali distributivi legati alla vendita diretta si indirizzano in modo particolare direttamente al consumatore e al settore Ho.Re.Ca (Hotel, Ristoranti Caffè-bar e Catering), in percentuale minore verso vinerie, gastronomie e negozi tradizionali. Il canale gestito dai distributori, invece, rappresenta una percentuale minore e si rivolge soprattutto alle vinerie, ai negozi tradizionali, alle gastronomie e in parte alla grande distribuzione organizzata per lo più del territorio.

Nella maggior parte delle aziende esaminate non sono presenti figure professionali specializzate nella commercializzazione dei prodotti, al punto che tali funzioni spesso vengono svolte dallo stesso imprenditore. Questo, unito anche alla carenza di addetti al marketing o alla comunicazione (presenti solo nel 25% delle aziende), spiega la diffusa difficoltà espressa dalla totalità del campione nell’attuare politiche commerciali che consentano di ampliare spazi di mercato. Si riscontra, inoltre, un atteggiamento piuttosto critico dei produttori e uno scarso interesse ad avviare forme alternative di vendita indirizzate in modo particolare alla distribuzione moderna, grande distribuzione (GD e GDO), accusata spesso di monopolizzare il mercato e di imporre prezzi insostenibili, comportando di conseguenza una svalutazione del prodotto.

Un aspetto positivo, invece, deriva dallo sviluppo negli ultimi anni di nuovi canali di marketing e comunicazione: l’88% delle aziende intervistate possiede un sito internet ed il 26% di queste ha attivato anche un canale di vendita on-line o fornisce clienti che gestiscono siti e-commerce; una rilevante parte che ancora non lo possiede, inoltre, pensa di realizzarlo in un imminente futuro45.

Dalle interviste è emerso, infatti, che internet rappresenta sicuramente una potenzialità interessante per la promozione del prodotto con buone opportunità per le imprese, quali presenza globale sui mercati, miglioramento della competitività e del business; d’altra parte, però, gli operatori evidenziano anche le difficoltà di gestione di tale canale, legate alla logistica, alla sicurezza delle transazioni e alla mancanza di fiducia dell’acquirente per l’acquisto a scatola chiusa di un prodotto

                                                                                                                                                       Per il“Terre dell’Alta Val D’Agri” DOC la vendita diretta è utilizzata dal 75% delle aziende esaminate come unico canale di distribuzione, il restante 25% lo utilizza come canale di distribuzione unitamente all’utilizzo di distributori. Per il“Grottino di Roccanova” DOC, il 100% delle aziende esaminate utilizza la vendita diretta unitamente all’utilizzo in percentuale minore di distributori. 45 Nel dettaglio, le aziende del Vulture intervistate possiedono tutte un sito internet, il 12,5% ha attivato un canale di vendita on-line e il 6% fornisce clienti che hanno siti e-commerce. Dall’analisi delle aziende del territorio legato al “Matera” DOC emerge che tutte le aziende esaminate hanno un sito internet e che il 40% di tali aziende ha attivato un canale di vendita on-line, ad oggi poco utilizzato. Per quanto concerne le aziende relative alla produzione del “Terre dell’Alta Val d’Agri” DOC emerge che il 50% delle aziende intervistate possiede un sito internet con un canale di vendita on-line, ed il restante 50% che non ha un sito internet non è comunque intenzionato ad attivarne uno nel prossimo futuro. Infine, relativamente al “Grottino di Roccanova” DOC il campione esaminato ha un sito internet ed ha attivato anche la vendita on line.

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che, secondo i produttori, per essere apprezzato deve assolutamente essere degustato. Per tale motivo, tra le principali attività di marketing dei produttori, nell’ambito della vendita diretta, vi è l’organizzazione di eventi con l’accoglienza degli utenti nelle proprie cantine. Tutte le aziende, infatti, sono dotate di una sala degustazione in cui è possibile effettuare, con visite guidate per settori specializzati (Ho.Re.Ca e riviste di settore) o per clienti interessati, la degustazione del prodotto, con un coinvolgimento emozionale legato al racconto della storia, dei metodi produttivi e allo scenario dei caratteristici luoghi di produzione in cui ci si trova immersi. Dalle interviste svolte è emerso che questo rapporto diretto con il consumatore rappresenta uno dei più efficaci canali di vendita, per cui si afferma a più voci la necessità di creare un reale turismo enogastronomico, veicolo per lo sviluppo e la promozione dei prodotti e del territorio.

Un successivo aspetto preso in esame riguarda la destinazione geografica dei mercati di commercializzazione dei vini DOC lucani. Dall’analisi effettuata è emerso che, dal 2005 al 2010, gli intervistati hanno in media venduto il 76,6% del vino DOC lucano in Italia e il restante 23,4% è stato esportato. Un’analisi del mercato estero evidenzia che negli ultimi anni oltre il 70% delle esportazioni ha interessato paesi facenti parte dell’Unione Europea, con un trend crescente dal 2005 al 2010 del +9% a scapito dei paesi extra U.E.. Tra i principali paesi di destinazione troviamo la Germania, la Svizzera e gli Stati Uniti d’America. Seguono l’Austria, il Giappone (verso i quali negli ultimi anni si è avuto un piccolo incremento delle esportazioni) e il Belgio (in cui si registra un’esportazione più o meno costante negli anni). Infine troviamo il Regno Unito, seguito da Canada e California.

Un’analisi più dettagliata delle singole DOC lucane evidenzia delle lievi differenziazioni legate alle diverse fasi di sviluppo e ai differenti quantitativi di produzione di ogni DOC.

Per quanto concerne l’“Aglianico del Vulture” DOC, dal 2005 al 2008 le esportazioni delle aziende campione hanno registrato un decremento (-7%) per poi recuperare quote di mercato negli anni successivi (con un +5% al 2010), indirizzandosi in percentuale maggiore verso i paesi facenti parte dell’Unione Europea. Esse si sono concentrate soprattutto verso la Germania, la Svizzera, registrando una crescita dovuta probabilmente ad un aumento delle aziende esportatrici, e oltreoceano verso gli Stati Uniti d’America, seguendo un andamento negli anni più o meno costante.

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Il “Matera” DOC, che ha visto le sue prime etichette sul mercato estero nel 2008, ha registrato fino al 2009/2010 un’esportazione del 30% del prodotto. Le esportazioni sono indirizzate in maniera prioritaria verso quei paesi facenti parte dell’Unione Europea (80%) e in percentuale minore nei paesi extra U.E. (20%). In base alle quantità di vino commercializzato troviamo tra i principali paesi di destinazione la Germania, seguita in seconda posizione da Spagna, Gran Bretagna e Svezia, con un terzo posto dedicato a Svizzera e USA.

Per quanto riguarda, infine, il “Terre Dell’Alta Val D’Agri” DOC, dall’analisi effettuata è emerso che negli ultimi anni il 95% del prodotto è rimasto nei confini nazionali e che solo il restante 5% è stato esportato all’estero, con una riduzione rispetto al 2007/2008 del 2% e del 15% rispetto agli anni precedenti (a partire dal 2005). Un’esportazione rivolta esclusivamente a paesi europei come Germania e Svizzera, con un trend variabile negli anni.

Il “Grottino di Roccanova” DOC non è stato preso in considerazione in questo tipo di analisi in quanto, visto il recentissimo riconoscimento, le prime bottiglie con marchio DOC del bianco e del rosato sono state immesse sul mercato tra maggio e ottobre 2010, pertanto risulta difficile effettuare delle valutazioni.

L’insieme dei dati sulle esportazioni evidenzia una certa esperienza delle aziende lucane nei rapporti con i mercati esteri non del tutto sporadica, nonostante il mercato principale dei vini lucani DOC rimanga quello interno. Sembra peraltro diffusa tra i produttori la consapevolezza che, a fronte di un’internazionalizzazione dei mercati, le maggiori possibilità di sviluppo siano situate proprio all’estero: per l’81% delle aziende intervistate l’export rimane uno dei principali sbocchi di ampliamento del mercato46.

Il miglior approccio in questa direzione risulta essere la partecipazione a fiere ed eventi di settore, in quanto la possibilità di far conoscere e degustare il prodotto durante tali manifestazioni il più delle volte crea buone opportunità per una successiva fase di commercializzazione; tutte le aziende intervistate, infatti, hanno dichiarato di prendere parte alle diverse fiere ed eventi enogastronomici che si organizzano in Italia e all’estero, prima fra tutte il Vinitaly.

Le difficoltà legate alla commercializzazione estera, rappresentate da barriere burocratiche, logistiche e di vario genere, che comportano un aumento dei prezzi, risultano però difficilmente sostenibili dalle aziende presenti sul territorio

                                                            46 Il 42% di queste aziende incrementerebbe anche il mercato nazionale ed il 27% anche quello regionale.

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regionale, le quali chiedono di poter disporre di un adeguato supporto da parte delle Istituzioni Pubbliche locali operanti nel settore delle esportazioni.

Esaminando la distribuzione del mercato nazionale sulle tre principali aree geografiche del nostro Paese (nord, centro e sud) emerge come negli ultimi anni oltre il 60% del vino DOC lucano sia rimasto nei mercati del sud Italia, di cui più del 40% all’interno dei confini regionali. Il trend, inoltre, è cresciuto negli anni grazie anche all’ingresso nel mercato di nuove aziende vitivinicole che commercializzano quasi esclusivamente in queste aree. Raggiunge i mercati del Centro il 15% dei vini DOC lucani e il restante 19% si spinge fino al nord dell’Italia.

Grafico 3.2 - Destinazione geografica (%) dei vini lucani DOC

Fonte: Elaborazione INEA su dati rilevati da indagine diretta

Diversi sono gli strumenti di marketing messi in campo dalle aziende prese in esame: il 40% predispone una pianificazione del prezzo, della promozione e della distribuzione; il 36% attua una pianificazione del prodotto, stabilisce un budget per la commercializzazione e periodicamente effettua delle verifiche sulla soddisfazione del cliente.

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Al fine di incrementare e migliorare la commercializzazione dei vini lucani DOC, l’83% delle aziende intervistate intende investire nel prossimo futuro nel marketing e nella promozione del prodotto, a cui fanno seguito investimenti legati allo sviluppo delle tecnologie, al miglioramento della produzione e delle infrastrutture, alle risorse umane e alla logistica.

L’analisi evidenzia, inoltre, la volontà dei produttori a investire su azioni che puntino ad aumentare la visibilità del territorio, delle aziende e dei prodotti (incrementando il marketing informatico e progettando nuovo materiale pubblicitario), a migliorare la comunicazione in genere e ad attivare azioni che permettano di analizzare e monitorare il mercato al fine di determinare il giusto rapporto tra il valore percepito del prodotto da parte del consumatore e un prezzo sostenibile per le aziende.

Azioni invece che hanno suscitato minor interesse da parte dei produttori riguardano soprattutto l’attività pubblicitaria legata ai media tradizionali.

Il canale di marketing privilegiato, però, rimane il contatto diretto con il cliente: come già evidenziato, non è un caso che l’85% delle aziende intervistate organizzi visite guidate nelle proprie aziende e partecipi a eventi degustativi per il settore Ho.Re.Ca. o per la stampa. Inoltre, il 42% delle aziende partecipa o ha partecipato a “Cantine Aperte”, un’iniziativa organizzata dall’Associazione Movimento Turismo del Vino che si svolge annualmente in tutta Italia nell’ultima domenica di maggio. In quest’occasione, le cantine socie del Movimento aprono le proprie porte al pubblico per presentare, oltre al vino, i vari prodotti della gastronomia locale e le bellezze naturali e artistiche della regione, favorendo così un contatto diretto agli appassionati del vino e attirando l’attenzione anche di turisti e residenti.

Altre attività di marketing e comunicazione vedono la presenza, per il 50% delle aziende, su riviste specifiche del settore, mentre la quasi totalità – come già detto – possiede un sito internet di promozione con e-mail e newsletter; alcune effettuano anche vendita on-line.

A questo proposito, è stato chiesto agli intervistati di attribuire un punteggio, in una scala da 1 a 10, ai diversi mezzi pubblicitari impiegati o da introdurre nella promozione aziendale in base all’importanza ad essi attribuita e di valutarne le tendenze future e la successiva tabella conferma quanto precedentemente detto.

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 Tabella 3.6 - Strumenti pubblicitari utilizzati dalle aziende (%) e loro valutazione

Mezzi pubblicitari Aziende

(%) Scala di valori

Partecipazione a eventi fieristici 96 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Cantine Aperte 69 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Manifestazioni locali 85 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Eventi aziendali 88 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Presenza su guide del settore 96 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Ricevimento visitatori 96 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Invii postali 42 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Brochure 92 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Telefono 31 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Sito Internet 96 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Spot radiotelevisivi 42 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Cartelloni pubblicitari 65 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Stampa generica o specializzata 62 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Sponsorizzazioni in genere 65 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Fonte: Elaborazione INEA su dati rilevati da indagine diretta

La comunicazione pubblicitaria all’interno del settore vitivinicolo, in maniera non diversa da altri ambiti, predilige gli strumenti più adeguati in base al pubblico di riferimento e agli obiettivi da raggiungere. I dati confermano, infatti, che i veicoli pubblicitari maggiormente impiegati dalla quasi totalità delle aziende sono anche quelli ai quali viene attribuito un più alto “peso” e un maggiore investimento nel futuro: le aziende ritengono che la migliore pubblicità avviene attraverso il contatto diretto, come la partecipazione ad eventi fieristici, la creazione di eventi aziendali o l’accoglienza di visitatori presso le proprie cantine, così come ritengono di fondamentale importanza l’essere menzionati su guide del settore e il dotarsi di strumenti multimediali e interattivi come i siti web, utili a veicolare informazioni puntuali e dinamiche, oltre che a permettere di entrare in contatto immediato con i potenziali destinatari finali; ad essi è stato attribuito un valore medio compreso tra 7 e 8. Seguono poi quegli strumenti che si rivolgono a un pubblico più ampio, come i prodotti stampati ed editoriali (brochure, stampa

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generica o specializzata), utili a fornire informazioni dettagliate sull’azienda. Meno appeal hanno, invece, strumenti che si rivolgono a un pubblico generico e indifferenziato, come i cartelloni pubblicitari, gli spot radiotelevisivi, le sponsorizzazioni in genere e le manifestazioni locali, e quelli che, pur rivolgendosi a specifici segmenti di pubblico, appaiono ormai superati, come i contatti telefonici o gli invii postali. In una posizione intermedia si colloca l’adesione all’evento “Cantine Aperte”, al quale viene attribuito un valore relativamente basso (5), senza registrare incrementi futuri.

Tutte le aziende intervistate hanno manifestato l’intenzione in futuro di puntare maggiormente sulle attività di accoglienza e ricevimento visitatori presso le proprie cantine a fini promozionali, organizzando dei veri e propri eventi aziendali (per il 65%), così come il 64% intende investire nel miglioramento del proprio sito internet e il 58% intensificare la propria presenza su guide specializzate. Rimarrà invariato, invece, il ricorso a strumenti pubblicitari come il telefono, gli invii postali e le brochure, queste ultime già sufficientemente adottate dal 92% delle aziende.

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Tabella 3.7 - Strumenti pubblicitari: tendenze future (%)

Mezzi pubblicitari Tendenze future

Aumentare % Ridurre % Invariare % Introdurre % Partecipazione a eventi fieristici 48 13 39 0 Cantine Aperte 22 28 50 0 Manifestazioni locali 25 30 45 0 Eventi aziendali 65 0 35 0 Presenza su guide del settore 58 12 27 4 Ricevimento visitatori 100 0 0 0 Invii postali 30 10 50 10 Brochure 26 0 74 0 Telefono 0 29 71 0 Sito Internet 64 4 28 4 Spot radiotelevisivi 50 10 10 30 Cartelloni pubblicitari 38 6 44 13 Stampa generica o specializzata 40 7 40 13 Sponsorizzazioni in genere 25 31 44 0

Fonte: Elaborazione INEA su dati rilevati da indagine diretta

La volontà delle aziende di puntare al marketing e alla promozione ha registrato, negli ultimi anni, un range di spesa destinato ad azioni promozionali più o meno costante, che per il 37,5% delle aziende intervistate va dai 1.000€ ai 6.000€, per il 25% delle aziende è compreso tra i 6.000€ e i 12.000€, per il 17% tale range sale dai 18.000€ ai 25.000€ e solo per l’8% delle aziende tale somma supera i 25.000€ (dato che interessa solo alcune aziende dell’area del Vulture). La somma annua destinata ad attività di promozione scende al di sotto dei 1.000€ per il 12,5% delle aziende intervistate, dato legato perlopiù alle attuali difficoltà del mercato, in quanto tale spesa a volte viene calcolata in percentuale al fatturato.

Obiettivo prioritario di tutte le aziende rimane, comunque, quello di investire nel prossimo futuro in azioni di miglioramento del marketing aziendale e della promozione del prodotto puntando ad un aumento del budget legato a tali attività.

In merito alla realizzazione di attività strategiche per lo sviluppo aziendale e del comparto nel suo complesso da parte del settore pubblico, particolarmente indicative risultano le risposte ottenute, riportate di seguito, sulla valutazione attribuita a questa forma di sostegno.

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Tabella 3.8 - Valutazione sostegno pubblico

   Alto Medio Basso

Promozione del Prodotto X

Organizzazione di Fiere Vinicole X

Denominazione di Origine X

Strade del vino X

Promozione per l’esportazione X

Sostegno economico e finanziamenti X

Formazione Risorse Umane X

Ricerca e Sviluppo X

Innovazione X

Altro Fonte: Elaborazione INEA su dati rilevati da indagine diretta 

Emerge in modo inequivocabile, infatti, un giudizio negativo in merito alla realizzazione di progetti come “Le Strade del Vino”, ad attività nell’ambito della formazione, della ricerca, dello sviluppo e dell’innovazione, per le quali evidentemente ci si aspettava un maggiore supporto. Lo stesso discorso vale per le azioni legate alla promozione del prodotto, anche in vista dell’esportazione, probabilmente in concomitanza con la percezione di una certa debolezza del marchio territoriale. Basso è anche il giudizio attribuito al sostegno pubblico nell’iter da seguire per l’ottenimento della denominazione di origine, nell’ambito del sostegno economico e dei finanziamenti. Gli aiuti per chi investe nel settore vino sembrano non essere soddisfacenti. L’unica voce che registra un giudizio mediamente positivo riguarda l’organizzazione di Fiere Vinicole, probabilmente unica attività in cui è stato possibile per le aziende godere di un supporto (logistico e finanziario) esterno.

3.3. Punti di forza e debolezza

La Basilicata da sempre è stata riconosciuta come una realtà di eccellenti viticoltori; fin dagli inizi del novecento si rileva una considerevole attività di commercio di uve che venivano avviate alla vinificazione fuori dal territorio regionale. È, però, con l’affermarsi delle Denominazioni di Origine e la nascita in loco di aziende di trasformazione che la realtà produttiva si è profondamente modificata.

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Negli ultimi vent’anni è prevalso un modello di crescita basato sulla presenza di aziende vitivinicole di piccole dimensioni che integrano le produzioni aziendali con l’acquisto di uve provenienti dal territorio.

Il miglioramento delle tecniche di coltivazione dei vigneti e di lavorazione delle uve ha consentito l’ottenimento di prodotti di elevata qualità, ai quali non sempre corrisponde sul mercato il giusto riconoscimento.

Infatti, dal punto di vista della commercializzazione dei vini DOC della Basilicata una delle maggiori criticità riscontrate è legata alla scarsa conoscenza del marchio territoriale regionale, causa probabile della minore richiesta sui mercati dei vini lucani rispetto ad altre produzioni legate a contesti territoriali più conosciuti. Da qui nasce una prima forte esigenza di promozione della regione e dei suoi prodotti tipici.

I nuovi e più ricercati stili di consumo hanno imposto, infatti, la necessità di promuovere dapprima il territorio che dà origine al prodotto e in un secondo momento il prodotto stesso, il quale veicola la tradizione socioculturale dalla quale proviene. Del resto, sappiamo tutti come sia notevolmente cambiata l’esperienza di consumo, sempre più orientata alla qualità e, allo stesso tempo, al desiderio di esperire una dimensione intangibile, valoriale e simbolica dei prodotti.

Altra opinione diffusa, emersa durante le interviste agli operatori, riguarda la convinzione che negli ultimi anni il settore vitivinicolo stia attraversando una fase delicata imposta da nuove sfide di mercato.

Lo evidenzia, infatti, una situazione di stallo dei consumi interni, a causa di un mercato ormai saturo, che fa emergere l’esigenza di rivolgersi verso mercati internazionali sempre più caratterizzati da una domanda di qualità, tipicità e unicità dei prodotti e dove, allo stesso tempo, proliferano marchi e denominazioni che provocano una forte concorrenza dei prezzi.

Alla criticità dell’attuale fase di mercato gli operatori tentano pertanto di rispondere prendendo in considerazione l’opportunità di un suo progressivo allargamento oltre i confini regionali e nazionali.

La Basilicata, però, probabilmente non è ancora in grado di aprirsi totalmente a tali prospettive concorrenziali di mercato per via delle ridotte dimensioni aziendali e della scarsa propensione all’associazionismo, soprattutto nella fase della commercializzazione, che rappresenta ancora oggi un fattore di scarsa competitività in quanto ostacolo al contenimento dei costi di produzione. Inoltre, questi ultimi risultano ancora molto elevati, non solo per il rispetto dei

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vincoli produttivi imposti dai Disciplinari di Produzione, ma anche per i vari adempimenti burocratici e amministrativi cui le aziende sono sottoposte soprattutto per quanto attiene la commercializzazione verso l’estero.

Vista pertanto la situazione di forte concorrenza presente nel settore, un’evoluzione positiva – secondo alcuni produttori intervistati appartenenti all’area del Vulture – potrebbe essere legata a un’operazione di coesione tra i produttori, al fine di creare un maggiore potere contrattuale, una maggiore imposizione sui mercati e un incremento della produzione del vino imbottigliato.

Questo tipo di suggerimento è probabilmente valido per realtà vitivinicole già mature e consolidate, come appunto quella del Vulture, mentre altre aree necessitano dapprima del fisiologico periodo di affermazione sul mercato, supportato da un’adeguata programmazione commerciale. Stessa cosa potrebbe dirsi per la produzione legata al “Terre Dell’Alta Val D’Agri” che sta cercando, negli ultimi anni, di dotarsi di una solida organizzazione produttiva.

Da un punto di vista più tecnico, si osserva come sul territorio regionale, non essendosi sviluppata un’attività di indotto, sia ancora scarsa l’offerta di servizi specifici per il settore vitivinicolo. Le aziende, infatti, trovano sui mercati extra regionali i mezzi tecnici, le professionalità e i servizi a elevato contenuto tecnologico necessari nel processo produttivo. Molti sono stati i produttori che hanno lamentato, durante il nostro lavoro di indagine, la mancanza di tale indotto sul territorio e l’incombenza di doversi rivolgere fuori regione per acquistare bottiglie, tappi ed etichette di una certa qualità.

Le tante criticità denunciate non oscurano, però, i progressi significativi realizzati negli ultimi anni dai produttori vitivinicoli lucani, sempre più impegnati nella valorizzazione dei propri vini di qualità caratterizzati da una spiccata tipicità. Di seguito la SWOT Analysis che riassume i principali punti emersi dalle interviste:

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PUNTI DI FORZA PUNTI DI DEBOLEZZA

Buona presenza di vigneti autoctoni Polverizzazione della struttura produttiva del

comparto enologico

Incremento delle superfici destinate alla produzione DOC

Insufficiente investimento da parte delle imprese in attività di promozione del prodotto, spesso a causa della limitatezza dei capitali

Adeguamento tecnologico e strutturale delle imprese che attuano la trasformazione

Scarsa propensione all'associazionismo

Incremento della sensibilità dell'offerta a ricercare la qualità del prodotto, al fine di rispondere agli orientamenti dei consumatori

Frammentazione dell'offerta

Forte esigenza di creare un legame tra vino, cultura, territorio e tradizioni, con la finalità di creare un processo di valorizzazione del territorio, anche attraverso un turismo eno-gastronomico

Quantitativi limitati di prodotto imbottigliato

Espansione del segmento di mercato dei vini DOC/DOCG e IGT

Insufficiente coordinamento dei diversi attori del sistema regionale per la valorizzazione del prodotto

Maggiore presenza della filiera nella produzione DOC

Potenziale produttivo delle DOC lucane non ancora raggiunto

OPPORTUNITA' MINACCE

Attenzione dei consumatori al rapporto qualità/prezzo nella ricerca dei vini di categorie superiori

Progressiva diminuzione dei consumi di vino a livello nazionale

Sviluppo del turismo tematico e culturale Concorrenza di altri vini nazionali maggiormente conosciuti sul mercato, con maggiori quantitativi, legati ad una lunga tradizione vitivinicola dei propri territori

Aumento del consumo dei vini di qualità nei mercati esteri

Aumento della concorrenza dei vini di qualità sui mercati internazionali, con prezzi più competitivi

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CAPITOLO 4

Spunti di riflessione per le politiche regionali del settore

Dall’analisi del comparto e dall’indagine effettuata emerge chiaramente l’esistenza di una vitivinicoltura a due velocità in Basilicata: la zona del Vulture, particolarmente vocata, e gli altri territori. Naturalmente su ciò hanno molto inciso la presenza, già a partire dagli anni settanta, del riconoscimento a DOC dell’Aglianico del Vulture e le politiche regionali per lo sviluppo del settore, che hanno favorito una celere crescita del comparto in questa area della regione. Nonostante tale evidente disparità, le necessità degli operatori vitivinicoli lucani riguardano numerose istanze che presentano tratti comuni richiesti proprio dal mercato e dall’evoluzione del settore, come lo sviluppo di un maggior marketing territoriale, un sostegno alla formazione degli operatori, alla promozione e alla commercializzazione del prodotto soprattutto a livello internazionale al fine di consolidare o aprire nuovi mercati.

Una prima opportunità di sviluppo potrebbe provenire, come molti produttori ritengono, dal mondo della cooperazione che, in alcuni casi, ha svolto un importante ruolo di coesione sociale, di tutela del territorio e, negli anni di abbandono delle terre, ha garantito un reddito sicuro che ha frenato la fuga dalle campagne e ha permesso la conservazione di un patrimonio viticolo di grande importanza. La cooperazione presente sul territorio è quasi sempre limitata alla sola trasformazione delle uve dei soci. Va comunque evidenziato che le cantine sociali da qualche anno sono impegnate con grande determinazione nella diversificazione delle produzioni, con l’obiettivo di affiancare alla produzione del vino sfuso anche quello in bottiglia, riservato a una quota di mercato più esigente. La competitività di questo tipo di imprese rimane fortemente legata al profilo professionale della base associativa e al livello di competenza del management; si avverte pertanto forte l’esigenza di migliorare la professionalità delle risorse umane coinvolte a vario titolo attraverso un percorso mirato di formazione.

L’esperienza dei Consorzi di Tutela e Valorizzazione di vini, invece, è abbastanza recente. La loro nascita è fondamentalmente legata ai riconoscimenti delle Denominazioni di Origine Controllata conseguiti negli ultimi anni. Nonostante ciò, i Consorzi hanno svolto un ruolo importante di interlocutore con l’amministrazione regionale in rappresentanza della filiera nelle fasi di

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consultazione sulle politiche di settore ed hanno affiancato l’Ente nella realizzazione di eventi e manifestazioni.

L’impegno dei produttori, singoli o associati, necessita però del supporto di strategie adeguate che permettano di sfruttare le varie opportunità di crescita del settore, come azioni di promozione dei prodotti e del territorio attraverso campagne promozionali e di informazione dei consumatori, attività di coordinamento e sostegno per la partecipazione a eventi e fiere settoriali, la creazione di un circuito eno-turistico con la realizzazione di itinerari eno-gastronomici e culturali che permettano la fruizione turistica dei territori legati alle produzioni vitivinicole e, ancora, azioni di sensibilizzazione della ristorazione locale e delle strutture ricettive turistiche al consumo e alla promozione dei vini DOC del territorio47. Infatti, da questo punto di vista la regione non sembra ancora padrona appieno del proprio mercato se consideriamo che i vini lucani di pregio faticano ad affermare la propria presenza presso le strutture ricettive del circuito turistico, aspetto che invece dovrebbe essere maggiormente favorito poiché rappresenta un veicolo immediato di diffusione delle produzioni di qualità a un pubblico eterogeneo per provenienza geografica.

Un’ulteriore opportunità di sviluppo è rappresentata dal recente riconoscimento DOCG per l’Aglianico del Vulture, in quanto la Denominazione di Origine Controllata e Garantita rappresenta un importante riconoscimento qualitativo per un prodotto e un territorio ad antica vocazione vitivinicola, con una forte ricaduta di immagine per il territorio lucano. La presenza di un marchio posizionato ai massimi livelli qualitativi potrebbe rappresentare un’evoluzione positiva anche per la commercializzazione, vista anche la minore concorrenza delle DOCG presenti sul mercato. A tal proposito, un’analisi preventiva di efficacia di tale riconoscimento ha evidenziato che il 59,5% dei produttori è disposto a trasferire a DOCG la propria produzione DOC, rappresentando quindi un forte potenziale di offerta.

Affinché tutte le opportunità descritte possano essere sfruttate appieno si rende necessaria una maggiore integrazione “orizzontale” tra i soggetti istituzionali che operano nel settore e “verticale” con gli operatori vitivinicoli, al fine di creare

                                                            47 In tal senso qualcosa è stato fatto con la stipula del “Patto di Vino” proposto dell’assessorato all’Agricoltura della Regione Basilicata, al fine di accrescere l’offerta dei vini DOC lucani nei menù dei ristoranti e sui tavoli degli agriturismi del territorio. Tale patto, siglato il 19 dicembre 2010 in occasione del Matera Wine Festival, crea un accordo tra i produttori vitivinicoli, con i relativi Consorzi di Tutela DOC, gli agriturismi e i ristoranti lucani.

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un percorso univoco che permetta di far emergere tutte le potenzialità produttive regionali e di consolidare le realtà esistenti.

Come evidenziato dagli operatori che hanno partecipato al focus per la filiera vino, nell’ambito del PIF – PSR Basilicata 2007/2013, è sentita la necessità di politiche territoriali specifiche che facilitino la promozione del prodotto attraverso una valorizzazione dell’immagine regionale. In merito al sostegno pubblico del settore, infatti, l’opinione emersa dall’indagine empirica non è particolarmente positiva per tutte quelle attività afferenti alla promozione del prodotto e alle attività di formazione delle risorse umane, di ricerca, sviluppo e innovazione. Si tratta di attività dove l’azione pubblica gioca un ruolo essenziale e strategico; un sostegno finanziario ben indirizzato e coordinato potrebbe risultare proficuo per un territorio in cui il vino può rappresentare un elemento trainante non solo per l’intero settore agroalimentare, ma anche per quello turistico. Il legame fra vino e sistema economico globale, infatti, è molto forte; ultimamente il settore ha individuato come elemento catalizzatore, via via più efficace, il sistema turistico nella sua valenza storico-culturale dando vita a diversi prodotti e progetti di sviluppo territoriale nella logica di turismo sostenibile, turismo del vino, ecc..

L’Aglianica Wine Festival, manifestazione annuale che si svolge nel Vulture giunta ormai alla XIII edizione, rappresenta un modello collaudato di evento che unisce turismo ed enogastronomia in grado di creare, grazie al coinvolgimento di associazioni nazionali ed internazionali di settore, un momento di confronto tra diverse esperienze viticole italiane rappresentate dai loro Consorzi. Anche il progetto Cantine Aperte rappresenta ormai un appuntamento annuale sia per le cantine che per gli appassionati del vino provenienti dalle regioni limitrofe. Allo stesso filone appartiene la recente manifestazione Vinix Life che si è tenuta a Melfi a febbraio 2012 e che ha coinvolto i produttori dell’area e le eccellenze enogastronomiche del sud d’Italia con performance di teatro itineranti fra le botti e momenti di cultura. Altro esempio è l’esperienza dell’enoteca regionale che, operando in rete con le enoteche delle altre regioni, ha l’obiettivo di favorire i contatti fra le aziende e gli operatori commerciali del settore, nonché valorizzare l’immagine dei vini di qualità prodotti nel territorio lucano attraverso iniziative autonome e/o concordate anche con altri organismi pubblici o privati interessati.

In questo contesto di valorizzazione del prodotto/territorio si inserisce anche l’annuale manifestazione Vinitaly, a Verona, che coinvolge tutti i produttori regionali, anche se interessati in maniera differente. La mera logica “dell’esserci” non è sufficiente alle aziende lucane per ottenere il giusto risalto nel grande

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contenitore espositivo mondiale. E’, infatti, sentita la necessità di collegare l’evento con altri strumenti promozionali che lo supportino prima e accompagnino gli operatori locali dopo per consentire le vendite. Visitare il padiglione lucano deve e può diventare un’esperienza “accattivante” per i visitatori, che in tal modo conoscono e consumano il nostro territorio e il nostro prodotto, e per i buyers, interessati ad acquistare. Per facilitare questo percorso si potrebbe pensare ad una rinnovata struttura espositiva, dal carattere spiccatamente attrattivo e in posizione centrale, intorno al quale far gravitare gli stand delle aziende lucane più note. Investire con criterio nella promozione del vino lucano darebbe, quindi, nuova linfa alle imprese vitivinicole della regione e permetterebbe loro di guadagnare nuove fette di mercato.

L’adozione di una politica interdipartimentale, che integri le azioni di valorizzazione secondo obiettivi comuni, e il lavoro sinergico tra istituzioni, imprenditori agricoli e associazioni di categoria risultano quindi necessari per un comparto come quello del vino che rappresenta un settore di punta.

Diverse iniziative che si potrebbero mettere in campo richiedono, pertanto, una forte azione pubblica, incisiva ed efficace, degli enti locali preposti, gli unici in grado di indirizzare le future politiche regionali del settore in direzione di una promozione ed educazione alla cultura del vino.

85  

Allegato: QUESTIONARIO PER LE AZIENDE VITIVINICOLE DI

PRODUZIONE VINI DOC

  

87  

Istituto Nazionale Economia Agraria - Sede Regionale Basilicata

QUESTIONARIO AZIENDE VITIVINICOLE DI PRODUZIONE VINI DOC

Denominazione azienda: _____________________________________________ Indirizzo:_____________________________Città:_____________ Prov:______ Tel:_______________________________Fax:_____________________________ E-mail:______________________Sito internet:___________________________ Il suo ruolo nell’azienda:_____________________________________________ GENERALE 1- La vostra azienda vitivinicola è: ❑ una ditta individuale ❑ una società di persone (Sas, Snc, Ss) ❑ una società di capitali (Srl, Spa) ❑ una società cooperativa 2- L’azienda aderisce a denominazioni d’origine? ❑ DOC, specificare ................................ ❑ DOCG, specificare .............................. ❑ IGT, specificare .................................. ❑ nessuno

88  

3- L’azienda aderisce a consorzi di promozione e valorizzazione della produzione di vino DOC? ❑ Sì - ❑ No Quali: ___________________________________________________ 4- L’azienda segue altri protocolli o percorsi di qualità certificati? ❑ ISO 9000 ❑ Emas ❑ Altro, specificare ................................ 5- La superficie investita a vigneto è: ❑ inferiore ai 5 Ha ❑ tra i 5 e i 10 Ha ❑ tra 11 e 15 Ha ❑Superiore a 15 ha 6- Quanta di questa superficie è investita a vigneto per le produzioni DOC: ❑ il 10% ❑ dal 10 al 20% ❑ dal 20 al 30% ❑ dal 30 al 40% ❑ dal 40 al 50% ❑ dal 50 al 60% ❑ dal 60 al 70% ❑ dal 70 al 80% ❑ dal 80 al 90% ❑ il 100% 7- Quali tipologie di vini vengono prodotti in azienda? ❑ DOCG ❑ DOC ❑ IGT ❑ VINI DA TAVOLA

89  

8- Relativamente alla produzione del vino DOC la vostra azienda quali di queste fasi realizza? Processi di filiera 2005 2006 2007 2008 2009

Produzione di uve Vinificazione

Imbottigliamento

Commercializzazione

Vendita diretta in azienda

Punto vendita 9- Quanta è la produzione del vino DOC prodotto dalla sua azienda negli ultimi 5 anni? Le quantità 2005 2006 2007 2008 2009 Quantità prodotte certificate DOC effettiva UVA

Quantità prodotte certificate DOC VINO

Produzione max ottenibile (produzioni potenziali)

2005 2006 2007 2008 2009

Uva q.li Vino hl Resa tonnellate uva per ettaro

Produzione da scelta vendemmiale

10- Quante sono le etichette che commercializza la vostra azienda? ❑ 1 ❑ tra 2 e 5 ❑ tra 5 e 10 ❑ più di 10

90  

11- Quante di queste etichette sono di vini DOC? ❑ 1 ❑ tra 2 e 5 ❑ tra 5 e 10 ❑ più di 10 E quali sono: _______________________________________ 12- Quante bottiglie vengono prodotte dalla vostra azienda? ❑ meno di 10.000 ❑ tra 10.000 e 50.000 ❑ tra 50.000 e 100.000 ❑ più di 100.000 13- Quanta di questa produzione è di vino DOC (Dato in percentuale o in numero di bottiglie)? _______________________________________ 14 – Quali di queste tipologie di vini DOC produce la vostra azienda? TIPOLOGIA VINO

Anno 2005

Anno 2006

Anno 2007

Anno 2008

Anno 2009

ICON % % % % % ULTRA PREMIUM

% % % % %

SUPER PREMIUM

% % % % %

PREMIUM % % % % % POPULAR PREMIUM

% % % % %

BASIC % % % % % 15- Per la produzione del vino DOC la vostra azienda acquista anche uva da terzi? ❑ Sì - ❑ No 16- L’azienda svolge anche altre attività? ❑ Sì - ❑ No

91  

17- Se sì quali? ❑ altre coltivazioni arboree ❑ coltivazioni erbacee ❑ allevamento ❑ agriturismo/bed&breakfast ❑ corsi formazione (anche per Istituti scolastici) ❑ degustazioni guidate ❑ visite guidate in azienda ❑ organizzazione eventi, manifestazioni sul vino ❑ altro, specificare ............................................................................................ 18- La vostra azienda possiede una sala degustazioni attrezzata per accogliere visitatori? ❑ Sì - ❑ No 19- Dispone anche di possibilità di acquisto diretto in azienda o punto vendita? ❑ Sì - ❑ No 20- In azienda quali competenze sono presenti per la produzione DOC, anche in forma di collaborazione/consulenza: ❑ perito agrario ❑ agrotecnico ❑ agronomo ❑ enologo ❑ addetto marketing ❑ addetto stampa ❑ altro, specificare ............................................................................................ 21- In quali settori l’azienda intende investire nel prossimo futuro per la produzione DOC? ❑ Marketing/pubblicità/promozione ❑ Strutture/fabbricati ❑ Terreni/vigne ❑ Macchinari ❑ Consulenze agronomiche/enologiche ❑ Altro, specificare ............................................................................................

92  

22- Quale strategia di distribuzione adotta la Sua azienda per la produzione DOC? ❑ Vendita diretta ❑ Rappresentante ❑ Distributore ad ampio raggio ❑ Direttamente in azienda ❑ Altro............................................................................. 23- Quali canali di distribuzione utilizza la vostra azienda per la produzione DOC? ❑ Ingrosso: importatori, distributori Vendita diretta presso: ❑ Ristoranti, Alberghi e Caffetterie (Ho.Re.Ca)

Dettaglio: ❑ • GDO ( Ipermercati, supermercati ecc..) ❑ • Negozi tradizionali ❑ • Vinerie ❑ • Gastronomie ❑Vendita diretta in azienda ❑ Internet ❑ Altro............................................................................. 24- Qual è la destinazione geografica dei mercati dove commercializzate il vostro prodotto DOC? E come si ripartisce, in termini percentuali, l'ammontare di prodotto venduto in base alla strategia di distribuzione adottata dalla vostra azienda per la produzione DOC?

Incidenza % dei differenti canali di vendita sulla produzione DOC Anno 2005/2006 2006/2007 2007/2008 2008/2009 2009/2010

Il Mercato Interno

% % % % %

Nord Italia % % % % % Centro Italia % % % % % Sud Italia % % % % % di cui Vendita Diretta

% % % % %

di cui Dettaglio Tradizionale

% % % % %

93  

di cui Distribuzione Moderna

% % % % %

di cui Ristorazione

% % % % %

di cui Altro % % % % % Anno 2005/2006 2006/2007 2007/2008 2008/2009 2009/2010

Il Mercato Estero

% % % % %

Unione Europea

% % % % %

Paesi extra-UE

% % % % %

di cui Vendita Diretta

% % % % %

di cui Dettaglio Tradizionale

% % % % %

di cui Distribuzione Moderna

% % % % %

di cui Ristorazione

% % % % %

di cui Altro % % % % % 25- Qual è la quantità di distribuzione e la destinazione geografica dei mercati del vostro prodotto DOC?

QUANTITA’ COMMERCIALIZZATE ( Numero bottiglie o dato in percentuale%)

Anno 2005/ 2006

2006/ 2007

2007/ 2008

2008/ 2009

2009/ 2010

Regione Basilicata Italia Estero

Di cui: 2005/ 2006

2006/ 2007

2007/ 2008

2008/ 2009

2009/ 2010

Germania

Austria Svizzera Regno Unito Scandinavia

94  

Altri paesi Europei ____________________

USA Canada America Latina Giappone Oceania Altri Paesi ___________________________

26- Qual è il Range di prezzo del prodotto e come è variato negli ultimi 5 anni?

TIPOLOGIA DI VINO

PREZZI CANTINA – BOTTIGLIA

alla produzione per il prodotto finito nella confezione più diffusa franco partenza dall’azienda di produzione IVA compresa

PREZZI CANTINA – BOTTIGLIA

alla vendita diretta nella confezione più diffusa

PREZZI AL CONSUMO – BOTTIGLIA

sul canale prevalente e nella confezione più

diffusa

ANNO 2005/2006

ICON DA 30€ a 50 € > 50 €

DA 30€ a 50 € > 50 €

DA 70€ a 120 € > 120€

ULTRA PREMIUM DA 5 € A 15€ DA 15 € A 30€

DA 5 € A 15€ DA 15 € A 30€

DA 18€ A 50€ DA 50€ A 120€

SUPER PREMIUM DA 2,5€ A 5€ > 5 €

DA 2,5€ A 5€ > 5 €

DA 8€ A 10€ DA 10 € A 18€

PREMIUM DA 1,7€ A 2,5€ > 2,5 €

DA 1,7€ A 2,5€ > 2,5 €

DA 5€ A 8€ > 8 €

POPULAR PREMIUM DA 1,2€ A 1,7€ > 1,7 €

DA 1,2€ A 1,7€ > 1,7 €

DA 3€ A 5€ > 5 €

BASIC >1,2€ <1,2€

>1,2€ <1,2€

>3€ <3€

ANNO 2006/2007

ICON DA 30€ a 50 € > 50 €

DA 30€ a 50 € > 50 €

DA 70€ a 120 € > 120€

ULTRA PREMIUM DA 5 € A 15€ DA 15 € A 30€

DA 5 € A 15€ DA 15 € A 30€

DA 18€ A 50€ DA 50€ A 120€

SUPER PREMIUM DA 2,5€ A 5€ > 5 €

DA 2,5€ A 5€ > 5 €

DA 8€ A 10€ DA 10 € A 18€

PREMIUM DA 1,7€ A 2,5€ > 2,5 €

DA 1,7€ A 2,5€ > 2,5 €

DA 5€ A 8€ > 8 €

POPULAR PREMIUM DA 1,2€ A 1,7€ DA 1,2€ A 1,7€ DA 3€ A 5€

95  

> 1,7 € > 1,7 € > 5 €

BASIC >1,2€ <1,2€

>1,2€ <1,2€

>3€ <3€

ANNO 2007/2008

ICON DA 30€ a 50 € > 50 €

DA 30€ a 50 € > 50 €

DA 70€ a 120 € > 120€

ULTRA PREMIUM DA 5 € A 15€ DA 15 € A 30€

DA 5 € A 15€ DA 15 € A 30€

DA 18€ A 50€ DA 50€ A 120€

SUPER PREMIUM DA 2,5€ A 5€ > 5 €

DA 2,5€ A 5€ > 5 €

DA 8€ A 10€ DA 10 € A 18€

PREMIUM DA 1,7€ A 2,5€ > 2,5 €

DA 1,7€ A 2,5€ > 2,5 €

DA 5€ A 8€ > 8 €

POPULAR PREMIUM DA 1,2€ A 1,7€ > 1,7 €

DA 1,2€ A 1,7€ > 1,7 €

DA 3€ A 5€ > 5 €

BASIC >1,2€ <1,2€

>1,2€ <1,2€

>3€ <3€

ANNO 2008/2009

ICON DA 30€ a 50 € > 50 €

DA 30€ a 50 € > 50 €

DA 70€ a 120 € > 120€

ULTRA PREMIUM DA 5 € A 15€ DA 15 € A 30€

DA 5 € A 15€ DA 15 € A 30€

DA 18€ A 50€ DA 50€ A 120€

SUPER PREMIUM DA 2,5€ A 5€ > 5 €

DA 2,5€ A 5€ > 5 €

DA 8€ A 10€ DA 10 € A 18€

PREMIUM DA 1,7€ A 2,5€ > 2,5 €

DA 1,7€ A 2,5€ > 2,5 €

DA 5€ A 8€ > 8 €

POPULAR PREMIUM DA 1,2€ A 1,7€ > 1,7 €

DA 1,2€ A 1,7€ > 1,7 €

DA 3€ A 5€ > 5 €

BASIC >1,2€ <1,2€

>1,2€ <1,2€

>3€ <3€

ANNO 2009/2010

ICON DA 30€ a 50 € > 50 €

DA 30€ a 50 € > 50 €

DA 70€ a 120 € > 120€

ULTRA PREMIUM DA 5 € A 15€ DA 15 € A 30€

DA 5 € A 15€ DA 15 € A 30€

DA 18€ A 50€ DA 50€ A 120€

SUPER PREMIUM DA 2,5€ A 5€ > 5 €

DA 2,5€ A 5€ > 5 €

DA 8€ A 10€ DA 10 € A 18€

PREMIUM DA 1,7€ A 2,5€ > 2,5 €

DA 1,7€ A 2,5€ > 2,5 €

DA 5€ A 8€ > 8 €

POPULAR PREMIUM DA 1,2€ A 1,7€ > 1,7 €

DA 1,2€ A 1,7€ > 1,7 €

DA 3€ A 5€ > 5 €

BASIC >1,2€ <1,2€

>1,2€ <1,2€

>3€ <3€

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27- Quali strumenti di marketing sono già in uso presso la vostra azienda per la produzione DOC? ❑ Analisi situazionale: interna, esterna ed ambientale ❑ Analisi SWOT ❑ Obiettivi e strategie marketing ❑ Pianificazione del Prodotto ❑ Pianificazione del Prezzo ❑ Pianificazione della Promozione ❑ Pianificazione della Distribuzione ❑ Budget per la commercializzazione

❑Verifiche soddisfazione clienti 28- Quali attività di marketing e comunicazione utilizza la vostra azienda per la produzione DOC? ❑ Eventi e degustazioni per l’ Ho.Re.Ca ❑ Eventi e degustazioni per altri canali, specificare quali ………………….. ❑ Eventi e degustazioni per la stampa ❑ Visite e degustazioni nelle cantine ❑ Pubblicità su riviste vitivinicole ❑ Pubblicità su riviste per il canale distributivo ❑ Pubblicità su riviste generiche ❑ Pubblicità televisiva

❑ Partecipazione a “Cantine Aperte” ❑ Partecipazione a fiere ed mostre enogastronomiche ❑ Sito internet e vendita online 29- Informazione generale

a) Secondo la Sua opinione, in che maniera si evolverà il settore del vino DOC nei prossimi cinque anni?

______________________________________________________________________________________________________________________________________

b) Quale attività nella catena del valore della Sua azienda, relativa alla produzione DOC, migliorerebbe? Perché? ❑ Produzione _________________________________________________________________ ❑ Logistica _________________________________________________________________

97  

❑ Marketing e vendite _________________________________________________________________ ❑ Gestione delle risorse umane____________________________________________________________ ❑ Sviluppo delle tecnologie_________________________________________________________ ❑ Attività infrastrutturali (quali pianificazione, contabilità finanziaria, organizzazione, informatica, affari legali, direzione generale, etc)______________________________________________________________

c) Elenchi i maggiori ostacoli per la commercializzazione del vino certificato da voi prodotto

______________________________________________________________________________________________________________________________________

d) Quali sono i vostri obiettivi per migliorare il marketing? ❑Aumenterà la visibilità dell'azienda e dei prodotti ❑Analizzare e monitorare il mercato ❑Determinare il giusto rapporto valore percepito / prezzo ❑Avvalersi di nuovi canali distributivi, quali:____________________________ ❑Incrementare il mercato

vendere a livello locale vendere regionale vendere nazionale vendere internazionale

❑Migliorare la comunicazione ❑Migliorare la promozione dell’azienda e dei suoi prodotti

❑Attività pubblicitaria attraverso i media tradizionali

❑Incrementare il marketing informatico

❑Progettazione del proprio materiale di marketing (brochure, opuscoli, poster e biglietti da visita)

e) Ha bisogno di aiuto, su cosa? (es. traduzione delle etichette, miglioramento dei siti Internet o brochure ecc..)

______________________________________________________________________________________________________________________________________

f) In che modo usate la vostra conoscenza nelle attuali politiche di marketing aziendale?

98  

______________________________________________________________________________________________________________________________________ g) Quale incidenza ha sui costi di produzione il rispetto del disciplinare per l’utilizzo del marchio DOC? ______________________________________________________________________________________________________________________________________ 30- La vostra azienda possiede un sito Internet per le produzioni DOC? ❑ Sì - ❑ No 31- Se no, crede che sarà realizzato nel corso del 2010? ❑ Sì - ❑ No 32- Se sì, è aggiornato periodicamente? ❑ Sì - ❑ No 33- Quali sono gli strumenti che utilizzate per comunicare online con la clientela attuale o futura? ❑ News Letters _________________________________________________________________ ❑ E-Mail _________________________________________________________________ ❑ Blog _________________________________________________________________ ❑ Forum _________________________________________________________________ ❑ Reti Sociali _________________________________________________________________

34- Il vostro prodotto certificato è venduto anche tramite sito web? Se sì, quali sono le modalità? ______________________________________________________________________________________________________________________________________

99  

35- Quali dei seguenti mezzi pubblicitari la vostra azienda utilizza per pubblicizzare la produzione DOC della sua azienda, che importanza assegna ad ognuno di loro in una scala da 1 a 10 e quali saranno le tendenze future?

MEZZI PUBBLICITARI

SCALA DI VALORI TENDENZE FUTURE

Aumentare Ridurre Invariare Introdurre Partecipazione a eventi fieristici 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Cantine Aperte 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Manifestazioni locali 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Eventi aziendali 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Presenza su guide del settore 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Ricevimento visitatori 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Invii postali 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Brochure 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Telefono 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Sito Internet 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Spot radiotelevisivi 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Cartelloni pubblicitari 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Stampa generica o specializzata 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Sponsorizzazioni in genere 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

36- Qual è il range di volume di spesa annuo che la vostra azienda sostiene per le varie azioni di promozione dei prodotti DOC?

2005 2006 2007 2008 2009 ❑ fino a 1.000 € ❑ da1.000 a 3.000 € ❑ da 3.000 a 6.000€ ❑ da 6.000 a 9.000 € ❑ da 9.000 a 12.000 € ❑ da 12.000 a 15.000 € ❑ da 15.000 a 18.000 € ❑ da 18.000 a 21.000 € ❑ da 21.000 a 25.000 € ❑ oltre 25.000 €

❑ fino a 1.000 € ❑ da1.000 a 3.000 € ❑ da 3.000 a 6.000€ ❑ da 6.000 a 9.000 € ❑ da 9.000 a 12.000 € ❑ da 12.000 a 15.000 € ❑ da 15.000 a 18.000 € ❑ da 18.000 a 21.000 € ❑ da 21.000 a 25.000 € ❑ oltre 25.000 €

❑ fino a 1.000 € ❑ da1.000 a 3.000 € ❑ da 3.000 a 6.000€ ❑ da 6.000 a 9.000 € ❑ da 9.000 a 12.000 € ❑ da 12.000 a 15.000 € ❑ da 15.000 a 18.000 € ❑ da 18.000 a 21.000 € ❑ da 21.000 a 25.000 € ❑ oltre 25.000 €

❑ fino a 1.000 € ❑ da1.000 a 3.000 € ❑ da 3.000 a 6.000€ ❑ da 6.000 a 9.000 € ❑ da 9.000 a 12.000 € ❑ da 12.000 a 15.000 € ❑ da 15.000 a 18.000 € ❑ da 18.000 a 21.000 € ❑ da 21.000 a 25.000 € ❑ oltre 25.000 €

❑ fino a 1.000 € ❑ da1.000 a 3.000 € ❑ da 3.000 a 6.000€ ❑ da 6.000 a 9.000 € ❑ da 9.000 a 12.000 € ❑ da 12.000 a 15.000 € ❑ da 15.000 a 18.000 € ❑ da 18.000 a 21.000 € ❑ da 21.000 a 25.000 € ❑ oltre 25.000 €

100  

37- Esprima un giudizio sul sostegno del Settore Pubblico, al riguardo delle produzioni DOC della regione Basilicata: (A: alto, M: medio, B: basso) ❑ Promozione del Prodotto A M B ❑ Organizzazione di Fiere Vinicole A M B ❑ Denominazione di Origine A M B ❑ Strade del vino A M B ❑ Promozione per l’esportazione A M B ❑ Sostegno economico e finanziamenti A M B ❑ Formazione Risorse Umane A M B ❑ Ricerca e Sviluppo A M B ❑ Innovazione A M B ❑ Altro: ………………………… A M B 38- Secondo la vostra esperienza aziendale quali sono le principali criticità ed opportunità che avete riscontrato relativamente alla produzione e alla commercializzazione del vostro vino DOC?

CRITICITA’ OPPORTUNITA’

101  

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