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1 SOTTOPROGETTO 1: AGRICOLTURA & TERRITORIO: DALLE RISORSE LOCALI OPPORTUNITÀ DI CRESCITA PER IL TURISMO RURALE IL TURISMO RURALE Relatore: Fioroni Marzia

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SOTTOPROGETTO 1: AGRICOLTURA &

TERRITORIO: DALLE RISORSE LOCALI OPPORTUNITÀ DI

CRESCITA PER IL TURISMO RURALE

IL TURISMO RURALE

Relatore: Fioroni Marzia

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1° INCONTRO INFORMATIVO 22 ottobre 2013 – IL TURISMO

RURALE

Il turismo è un movimento globale, il cui trend è tendenzialmente positivo.

La sua crescita ha però, ovviamente, forti legami con i principali accadimenti

a livello mondiale: non è un caso che battute d’arresto nella curva che ne

testimonia l’aumento sono evidenziate sia in concomitanza dell’attacco alle

Torri gemelle (11 settembre 2001), che successivamente alla seconda Guerra

del Golfo (2003). Una vera e propria decrescita numerica si registra però solo

nel 2008, con il fallimento di Lehman Brothers, ossia quando i fattori

economici iniziano a incidere sulle possibilità di spesa dei viaggiatori.

Nonostante la crisi economica in atto, gli esperti prevedono che nel 2020 si

superino 1 Mld. e 400.000 arrivi internazionali nel mondo, e le stime indicano

che si giunga addirittura a 1 Mld. e 800.000 arrivi nel 2030. Ma qual è la

ripartizione dei mercati? Dove vanno i turisti? Il globo è suddivisibile in

macro-regioni turistiche, ove l’Europa si colloca ancora al primo posto per

quanto riguarda gli arrivi internazionali, seguita da “Asia e Pacifico”,

“Americhe”, “Medio Oriente” e “Africa”. Ma va sottolineato come le crescite

numeriche più consistenti non riguardino più il vecchio continente: nuove

realtà stanno facendosi strada rapidamente sui mercati mondiali, con tassi di

crescita superiori a quelli nostrani: Asia e Pacifico registrano la crescita più

forte (+ 7%), seguiti dall'Africa (+6%) e dalle Americhe (+5%). Sul mercato

globale si sta delineando quindi una sempre maggior competizione, con

diverse nuove destinazioni emergenti spesso proposte a costi bassi (crescita

quantitativa dell'offerta). A ciò hanno contribuito indubbiamente anche i voli

low cost, che hanno portato alla luce svariate destinazioni precedentemente

poco note (es. Riga & Ryanair). In termini economici, a livello globale si

registra anche un incremento del 4% delle entrate, con la Cina che si consacra

primo mercato mondiale con 102 Mld di Dollari spesi nel turismo

internazionale. Per i mercati tradizionali la crescita attuale è invece più lenta,

con Canada (+3%) e Francia (+2%) che mantengono la testa del gruppo, una

sostanziale tenuta di USA, Germania e Regno Unito e la flessione di

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Giappone, Australia e Italia. Ma quali sono le motivazioni che spingono al

viaggio? I viaggi di piacere/ricreazione e vacanza coinvolgono ancora la

maggioranza dei turisti a livello mondiale (52% al 2012), mentre religione e

salute costituiscono il motore per circa il 27% di chi si sposta e motivi

professionali (business) il 22%. È interessante scoprire anche come cambiano

le esigenze di chi viaggia: un recente sondaggio pubblicato da TripAdvisor

indica come il Wi-Fi gratuito in camera sia una delle principali richieste dei

turisti, mentre alcune dei più classici servizi offerti (es. mini bar o palestra)

hanno perso appeal. E chiaramente questo aspetto non è da sottovalutare, viste

le grandi implicazioni che comporta…Grazie a internet il turista-consumatore

ha infatti acquisito maggior consapevolezza sulle destinazioni e sul come

muoversi e viaggiare. Oggi ha a disposizione strumenti di blogging e social

networking, acquista beni e viaggi, sceglie hotel tramite Olta (On-line travel

agency). Se questo è lo scenario che si identifica a livello globale, a livello

europeo è interessante scoprire che, secondo la ricerca Holiday plans for EU

members 2013 (EU), il 75% degli intervistati (92% Norvegesi, 91% Austriaci,

90% Tedeschi e Islandesi) hanno pianificato per il 2013 una vacanza. Il 34%

di questi ha però dovuto cambiare piani per ragioni economiche. La

maggioranza di intervistati pianificava soggiorni da 4 a 13 notti (42%), in

misura minore short-stay (29%) o soggiorni più lunghi (20%). Il 51% viaggia

entro il proprio paese di origine, mentre il 43% resta nell'EU. Spagna (12%),

Italia (8%) e Francia (7%) risultano le destinazioni più popolari. Ma quali

sono le motivazioni che spingono gli europei ad andare in vacanza? Spiaggia

e sole si collocano in testa alle preferenze, seguiti da visite a famiglia ed

amici. Seguono i viaggi legati alla scoperta della natura (che coinvolgono

lago, montagna, ambiti di rilievo paesaggistico..) e quelli per scopi culturali,

che includono peraltro la gastronomia locale. Anche le attività sportive

costituiscono una motivazione di viaggio. Considerando questi ultimi tre

aspetti come potenzialmente rintracciabili nel territorio valtellinese, emerge

come le prospettive di vendita all’estero siano concrete, valorizzando proprio

gli aspetti che paiono di interesse. Un’analisi a scala più di dettaglio porta a

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evidenziare le tendenze nazionali: ISTAT nel 2012 registra un calo dell’8,3%

degli Italiani che viaggiano in Italia (79,4%), mentre i viaggi verso l’estero

sembrano nel complesso stabili, con un aumento dei flussi diretti verso i paesi

extraeuropei (+31,4%). Diminuiscono le vacanze classiche in montagna (-

20,7%) e le visite a città o località d’arte (-18,9%), mentre aumentano le

vacanze al lago, campagna e collina (+52,5%). Quest’ultimo dato sembra

importante, parlando di turismo rurale. È interessante in tal senso scoprire

come il Centro Studi del Touring Club, attraverso una recentissima indagine

svolta presso un campione di 4.000 italiani e relativa alle scelte ideali per

l’estate 2013, ha rilevato una netta preferenza per le mete nazionali (75%). In

testa il Trentino Alto Adige! Sembra dunque delinearsi un cambiamento nelle

motivazioni e nelle scelte di viaggio anche degli italiani: sono ridimensionati

i prodotti mass market (mare, città d'arte..) e valorizzati svariati tematismi che

compongono il quadro d'offerta. Risultano in flessione anche le vacanze

lunghe in albergo (-16,9%) e quelle brevi in abitazioni di proprietà (-24%).

L’auto resta il principale mezzo di trasporto, utilizzata nel 60,5% dei viaggi.

Ad ogni modo, un dato da tener ben presente è la complessiva decrescita degli

spostamenti del turismo interno, quando gli arrivi degli stranieri paiono in

aumento. Il saldo numerico è comunque negativo nell’ultimo biennio e cala

la permanenza media anche degli stranieri. La spesa, secondo dati ONIT,

sembra però in leggera crescita: le entrate valutarie per paese di origine

indicano (anno 2011 – fonte Banca di Italia) la Germania come top spender

in Italia, seguita da USA, Francia e Regno Unito. Risultano in calo le entrate

dalla Svizzera, Austria e Spagna. Volendo tracciare un quadro che aiuti

meglio a comprendere le esigenze e le tendenze del nuovo turista, ossia del

viaggiatore del terzo millennio, si può sostenere che:

- chi viaggia ha spesso maggior esperienza di viaggio oggi rispetto ad un

tempo, innanzitutto perché ha viaggiato di più. Il nuovo turista ha quindi

maggior consapevolezza della qualità, ed è generalmente meglio educato,

più veloce nell'apprendere, e cerca divertimento e avventura e maggior

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varietà nell’offerta, perché nutre individualmente interessi particolari ed è

curioso di scoprire;

- rispetto ai viaggiatori del Novecento, sembra rilevarsi nel nuovo millennio

un mutamento di valori, che passa “dall'avere all'essere”, che spesso si

tramuta nella ricerca di esperienze “per puro divertimento”. Ha inoltre

maggior sensibilità ambientale, ricerca ciò che è naturale e reale (le

paccottiglie per turisti non sono sempre apprezzate..), sa ammirare le

differenze ed è tecnologico (“high-tech” e “hi-touch”). Pone in primo

piano anche principi quali sicurezza e salute, prediligendo situazioni di

tranquillità per la propria vacanza;

- spesso si tratta di un viaggiatore “indipendente”: il nuovo turista vuol

essere protagonista attivo e si assume rischi per sentirsi “diverso dalla

massa”;

- spontaneo, non prevedibile, pianifica meno ed ha comportamenti

d'acquisto che variano;

- la vita quotidiana del turista odierno è caratterizzata da turni di lavoro

spesso flessibili, da un maggior reddito e tempo libero, potendo così

effettuare più frequenti short-breaks e viaggiare come stile di vita, che

sceglie spesso salutare;

- si registra un invecchiamento della popolazione turistica, la presenza di

più single e coppie senza figli, nuove coppie e un ruolo delle donne più

marcato. Anche in termini sociali il turista medio è cambiato!

(Rielaborazione da: Mottironi C., 2013 – uni Bocconi MI).

Come si accennava, sembra oggi più importante “cosa ho fatto”, rispetto a

“dove sono andato”: si cercano quindi spunti per occupare il tempo libero e

nuovi motivi per viaggiare. Avendo a che fare più con “viaggiatori” e sempre

meno con “vacanzieri”, sale il n. di viaggi e si frammentano le vacanze in più

periodi durante l’anno; il turismo è spesso fai da te o legato a pacchetti su

misura che rispondano meglio ad esigenze mutate e diversificate. Tutto ciò

porta a sostenere che si stia assistendo ad un cambiamento della vacanza: da

vacanza di massa a vacanza a tema, passando in pratica da “un turismo per

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tutti”, a “molti turismi”. Si differenziano quindi vacanze slow, vacanze attive,

natura, vacanza gusto e gourmet, meeting ed eventi, salute e benessere, family,

arte & cultura, charme, mistiche/religiose… Si può in qualche modo parlare

di “tematizzazione della vacanza”. Per rispondere a queste esigenze, è quindi

centrale ripensare le destinazioni e riscoprire il territorio rurale, che ben si

presta ad offrire luoghi ideali per svolgere molte di queste esperienze. È

chiaro come abbia senso valorizzazione le pratiche e le attività turistiche per

le quali la destinazione è maggiormente vocata, adattandosi quindi alle

caratteristiche del territorio per plasmare l’offerta (es. scialpinismo ed altre

attività che ben si prestano al territorio alpino..). Ma cosa in particolare può

offrire un territorio rurale/montano al turista? La miglior risposta dovrebbe

poter venire direttamente dai cittadini di quello stesso territorio. E le risposte

dovrebbero poter coincidere con le seguenti:

- una buona qualità dell'ambiente e della vita, che in ambito metropolitano

difficilmente si registra,

- un contesto per lo svolgimento di attività ricreative all’aria aperta,

- nuovi e particolari prodotti turistici, propri di quel luogo,

- memoria e tipicità derivanti da una storia territoriale e umana unica e

irripetibile,

- produzioni agroalimentari di nicchia/eccellenza.

Le peculiarità che ciascuno dei piccoli campanili nostrani ha (o dovrebbe

aver) conservato vanno lette come un segno di forza: nell'era della

globalizzazione l'unicità e l'esperienza autentica sono le chiavi del successo,

e come tali andrebbero lette, riconosciute e valorizzate. Ma cosa significa

davvero “esperienza”? Significa saper offrire momenti di relax, conoscenza e

scoperta, angoli di benessere fisico e mentale, la possibilità di vivere sulla

propria pelle attività originali che non si ha mai avuto occasione di

sperimentare prima. E che possono essere successivamente raccontate e

condivise.. Unicità d’altro canto è oggi da intendersi una rivisitazione in

chiave innovativa e peculiare della tradizione locale, una reinterpretazione

dell’antico o del tradizionale con creatività e fantasia. Un valore aggiunto non

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secondario è quindi l’inclinazione individuale, che può rendere un prodotto

consueto in qualcosa di davvero inimitabile. Sicuramente non è cosa facile,

ma, ciascuno sulla base delle proprie competenze e capacità dovrebbe tendere

a creare prodotti e servizi (turistici) innovativi, che vadano verso

l’integrazione con il passato, ma che siano autentici, riconoscibili, e

soprattutto credibili. Non ha senso del resto cercare di uscire dal contesto e

snaturalizzare il territorio e le sue tradizioni, banalizzandolo e

massificandolo. È chiaro a questo punto porsi delle domande, per cercare di

capire quali possono essere i propri punti di forza, le peculiarità su cui puntare

per fare breccia nel mercato. Quali servizi posso proporre al pubblico? Quali

attività e servizi mi caratterizzano? Cosa il turista può trovare solo da me?

Quali nuove attività e servizi posso ideare/costruire? A chi posso

appoggiarmi? La strada più semplice dovrebbe essere quella di seguire le

proprie passioni/caratteristiche, dando un occhio ai trend del momento

(viaggiare è il miglior modo per poterlo fare!). Da soli, inoltre, non si va molto

lontano: il gruppo fa la forza e, soprattutto quando la competizione è globale

e in tanti ci si muove nella stessa direzione, è necessario fare sistema, costruire

una rete, anche per aver maggior forza di penetrazione nel mercato. Nel

turismo rurale l'agricoltura gioca un ruolo fondamentale nel conservare e

produrre il patrimonio della destinazione turistica, non solo paesaggistico, ma

anche e soprattutto per il legame che essa ha con la cultura dei luoghi e le

produzioni, che definiscono un marchio unico e inimitabile, sul quale i

processi di globalizzazione nulla possono. Pensiamo al sistema retico

terrazzato. È fondamentale fare squadra e proporre, come ci insegnano molto

bene gli esempi provenienti dall’Alto Adige e dal Trentino, il territorio in ogni

sua forma, vendendolo anche (e soprattutto) sulle tavole dei turisti. È dunque

chiaro anche come il patrimonio socio-culturale e quello ambientale di una

destinazione debbano essere tutelati, anche perché parte sostanziale

dell’offerta. Non si può dimenticare come essere “green”, ossia adottare

comportamenti responsabili e sostenibili tutelando le risorse paesaggistiche

ed ambientali, non è solo un dovere morale, ma è anche un'opportunità, quasi

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un’esigenza, per distinguersi, vendere meglio il prodotto, raggiungere i

consumatori. Interessante è l’esempio della struttura alberghiera

pubblicizzata al link http://www.waldklause.at/it/naturhotel/, totalmente

orientata ad un target elevato. Come si colloca la Valtellina in un contesto

come quello qui delineato, ossia nel panorama del turismo rurale? Si

evidenziano indubbiamente aspetti potenzialmente positivi e criticità su cui

riflettere. Fra i punti di forza si evidenzia il fatto che buona parte del territorio

(eccetto poche aree ben conosciute) costituiscono mete ancora inesplorate dal

turismo (pensiamo alle Orobie); alle alte quote i valori paesistici di rilievo

non mancano, e neppure i valori naturalistici (pochi lo sanno ma molte sono

le aree facenti parte della Rete Natura 2000, ossia della rete ecologica

europea, costituita da siti di interesse comunitario..). Ha prodotti

enogastronomici di pregio e un potenziale territoriale enorme per la pratica di

attività/sport all'aria aperta. La sua posizione è centrale nelle alpi, lasciando

presumere che i popoli nordeuropei non siano poi così distanti. Non va

dimenticato poi che è vicina a realtà attrattive come il lago di Como,

l’Engadina e pertanto a bacini di utenza consolidati e interessati alle bellezze

naturali. Tutto sommato ha anche un clima favorevole, soprattutto se

comparato con quello nordalpino… Di contro, non bisogna dimenticare che

nei decenni si è segnato un progressivo allontanamento dalle tradizioni e dalla

tipicità, evidenziando una scarsa consapevolezza dell'identità locale di popolo

montano. Scarsa è stata anche l’attenzione per il paesaggio, soprattutto (ma

non solo) nel fondovalle. C’è poi un’evidente difficoltà a

proporsi/comunicare in modo unitario e una bassa attitudine a lavorare in rete.

Nel pensare comune degli operatori spesso si rileva anche una certa diffidenza

nel ritenere vincenti alternative allo sci di pista, che, nonostante la crisi, è

ancora visto come unica carta da giocare, ignorando tutte le alternative

esperienze che comunque anche un comprensorio sciistico deve sapere offrire

ai propri clienti. Infine, ci si propone troppo spesso solo per un turismo di

prossimità, ignorando bacini che potrebbero essere interessati alla

destinazione e che potrebbero creare un indotto superiore, data anche solo la

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necessità di pernottare più a lungo sul territorio. Insomma c’è ancora molto

da fare, ma non tutto è perduto, e in questo senso sembrano stiano

muovendosi anche le comunicazioni istituzionali del territorio, che in alcuni

recentissimi esempi valorizzano le potenzialità della Valtellina come meta

ideale per il turismo green e rurale.

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2° INCONTRO INFORMATIVO 07 novembre 2013 IL TURISMO ENOGASTRONOMICO: Un’introduzione

IL CICLOTURISMO: 1^ parte

Secondo dati IMPRESA TURISMO - UNIONCAMERE (2011), nel 2010 il

5% delle vacanze in Italia è stato motivato da interessi strettamente connessi

all’enogastronomia. Gli italiani rappresentavano solo il 35,7% di questa fetta

di mercato, che include dunque nella clientela una maggioranza di stranieri,

in particolare Francesi, Inglesi, Statunitensi, Tedeschi e Olandesi. Con

interesse guardano a questa tipologia di turismo anche i nuovi mercati:

secondo statistiche elaborate da Contesti Turistici e dati dell’Osservatorio

Mercati Esteri 2012 del TTG Italia, i facoltosi russi identificano

l’enogastronomia italiana di eccellenza come uno status symbol, i ricchi

indiani stanno familiarizzando con questo aspetto dell’Italian Style, che già

apprezzano (soprattutto i giovani), in Cina il cibo italiano affascina le upper

e middle class… Il fenomeno è, oltretutto, in crescita: i dati del Censis per

l’Osservatorio sul Turismo del Vino parlano del +12% del 2012 sul 2011. Ma

proprio perchè il mercato dei turismi enogastronomici è ancora di nicchia, “la

grande prateria” dei turismi di massa è tutta da conquistare, e la concorrenza

e la numerosità fra destinazioni è molto bassa, e quindi ampliabile. Oltre a

coloro che praticano turismo principalmente con fine enogastronomico, una

crescente percentuale di turisti (59,1% stima al 2013 di TTG Italia) quando

sceglie la destinazione di vacanza si informa sui piatti e i prodotti

enogastronomici del territorio, e questo accade senza distinzione di sesso, età,

livello culturale o provenienza geografica del turista: si tratta, in sostanza, di

un tema trasversale. Se l’interesse al tema appare in crescita, è dunque il caso

di chiedersi come si sta comportando l’offerta. L’XI Rapporto Annuale

dell’Osservatorio sul turismo del Vino (Turismo enogastronomico 2013) non

include la provincia di Sondrio né fra le prime 20 per numero di produttori

presenti nella guida “Il Gambero Rosso”, né fra le prime 20 per numero di

prodotti tipici (DOP e IGP) e di presìdi e condotte Slow Food e neppure fra

quelle con il maggior numero di ristoranti presenti nella guida “La Gola” (si

tratta dei tre parametri scelti per valutare la qualità dell’offerta nella relazione

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poc’anzi citata). Raffrontando la situazione con quanto accade nelle aree

limitrofe, e in particolare con le province montane del nord-est, sembra ci sia

ancora ampio spazio di miglioramento… Attualmente, le principali

destinazioni che in Italia hanno dedicato sforzi ed attenzioni all’offerta eno-

gastronomica si collocano in Toscana (15,9%), Emilia Romagna (10,6%) e

Puglia (8%), secondo dati Impresa Turismo - Unioncamere (2011). Ciò che è

interessante sapere è che le destinazioni scelte non solo solo quelle ben note

ai più, ma trovano spazio anche località pressochè sconosciute, ma

caratterizzate da prodotti di nicchia: se la nota “Montalcino” è sicuramente

località di richiamo, anche la “Strada del vino e dei sapori della Sibaritide”

sembra esercitare attrattività per le sue particolarità. Sono avvantaggiate

sicuramente quelle mete di “prossimità”, ossia quelle zone di interesse

enogastronomico prossime alle aree metropolitane (es. Oltrepò Pavese).

Quello che conta, si ribadisce, è però la specializzazione e la peculiarità del

prodotto offerto (es. del tartufo offerta da Acqualagna o Valtopina). In genere,

infine, le zone enogastronomiche sono spesso ampie ma identitarie, come la

Romagna o la Maremma, ed offrono itinerari circoscritti e ben definiti (come

le Cinque Terre). Per i turisti enogastronomici la qualità del territorio, che si

compone di ambiente naturale, paesaggio, profumi, silenzi, colori, ecc., è il

primo elemento che caratterizza la scelta di una meta. La cura del paesaggio

è e sarà certamente determinante nei prossimi anni per competere sul mercato.

Chiaramente, durante il soggiorno, i turisti di stampo enogastronomico non si

dedicano unicamente ai prodotti, e hanno interessi che spaziano fra le

escursioni (48,3%), la degustazione dell’offerta enogastronomica locale

(45,1%), visite agli spazi museali e alle esposizioni (39,5%), venendo in

contatto con le ricchezze culturali del territorio, così come con i monumenti

(38,5%) (dati Impresa Turismo – Unioncamere, 2011). La vacanza è anche

un momento per conciliare gli interessi enogastronomici con la

partecipazione ad eventi specifici sul tema “food” (24,3%) e ad attività come

lo sport (praticato dal 37,6%) o lo shopping, uno svago per il 22,3% dei turisti.

È interessante sapere, soprattutto in relazione ai benefici che ne derivano, che

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durante la vacanza i turisti enogastronomici affrontano una spesa media

giornaliera per l’acquisto di beni e servizi pari ad 82 euro pro-capite (77

euro/giorno la clientela italiana - 85 euro gli stranieri). Per quanto riguarda le

modalità più utili di comunicazione verso questo target, particolarmente

influenti nella scelta della destinazione sembrano essere i racconti ed i

consigli di coloro che conoscono il territorio (il passaparola), decisivi nella

selezione per il 47,3% della domanda, mentre un quarto dei turisti torna dopo

aver trascorso già un primo periodo di vacanza. Anche Internet risulta

particolarmente efficace nell’orientare le scelte: il 37,7% della clientela

complessiva sembra supportato nelle decisioni dal web, sia in termini di

reperibilità delle informazioni (22,6%), sia a livello di disponibilità di offerte

(20%). Infine, per attivare questa tipologia di turismo, ma non solo questa,

sembra importante allettare il consumatore con prodotti turistici innovativi o

comunque prodotti turistici maturi ma rivitalizzati (Fonte: Census Servizi,

2011).

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3° INCONTRO INFORMATIVO 12 novembre 2013

IL CICLOTURISMO: 1^ parte

Questa prima parte di analisi del mondo delle due ruote intende fornire una

caratterizzazione del mercato, illustrando i principali settori di cui si

compone, le esigenze tecniche dei cicloturisti, le caratteristiche che

contraddistinguono il target e le tendenze di mercato. Innanzitutto si

sottolinea come nei 23 paesi dell’UE dal 2011 si vendono più biciclette che

automobili, ad eccezione che in Spagna, Italia, Irlanda e Belgio. Il sorpasso è

storico: l’ultima volta accadde nel 1964! In Gran Bretagna, addirittura, si

vendono 1,3 milioni di biciclette in più rispetto alle automobili nuove

immatricolate. Ma che uso fanno gli acquirenti di tutte queste biciclette? E in

che modo ciò è relazionato al turismo? Sommariamente si può dire che ka

bicicletta è per qualcuno un mezzo di locomozione a basso impatto

ambientale (“green”), per altri una passione che impegna il tempo libero,

compreso quello occupato dal viaggio, diventando un vero e proprio stile di

vita, per altri ancora è un mezzo per praticare sport (il ciclismo agonistico).

La prima categoria utilizza la bici durante la vacanza come “complemento”:

la destinazione è scelta indipendentemente dall'offerta specifica relativa al

settore bicicletta e il turista la usa per spostarsi o per un'esperienza al massimo

di una giornata. Potremmo definire questo tipo di utilizzatore “ciclo-gitante”.

Chi della bicicletta fa uno stile di vita è invece molto probabile che anche

durante la vacanza voglia dedicare tempo alle due ruote, rendendole in

qualche modo protagoniste della vacanza stessa. La destinazione, in questo

caso, è scelta in relazione all'offerta specifica di settore e il turista usa la bici

quotidianamente come esperienza principale di vacanza. Infine, l’agonista si

sposterà in occasione di competizioni di interesse organizzate sul territorio.

Le gare di rilievo creano indotto sicuro per il periodo di realizzazione,

generalmente di breve durata (1 o 2 giorni) e questa tipologia di evento è di

particolare interesse per quelle destinazioni che vogliono dare visibilità al

proprio territorio, specialmente se vi sono già stati strutturati specifiche

proposte/servizi che si intendono mettere in luce. La presente relazione

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intende meglio approfondire ciò che concerne la seconda tipologia di utenti,

ossia coloro che strutturano la propria scelta di vacanza intorno alla bicicletta.

Anche all’interno di questa macro-categoria si distinguono più o meno

nettamente, e con tutte le approssimazioni del caso, diversi settori: pur

parlando comunque di due ruote, si distingue il comparto della mountain-

bike, quello della bici da corsa, quello del ciclo-turismo propriamente detto

e, come ultimo arrivo, quello della e-bike (o bici elettrica). Come si dividono

le fette di mercato fra queste categorie? I dati a disposizione indicano come il

ciclo-turismo classico raccolga il maggior numero di utenti (circa la metà del

complessivo), seguito dal turismo sportivo legato alla bici da corsa (33%) e

dalla mountain bike (16%). Si tratta di suddivisioni molto indicative, i cui dati

vanno presi molto con le pinze. Oltretutto in ambiente montano sembra

ipotizzabile un ribaltamento totale di questa situazione, con la mountain-bike

sicuramente più rilevante in termini di presenze e di offerte. Del resto bisogna

considerare anche i trend: in Svizzera (nel 2012, secondo Velosuisse) si è

registrato un incremento per biciclette elettriche (+6,7% a 52.900) e mountain

bike (+2,7% a 128.000), mentre sono calate le vendite di biciclette da città (-

5,8% a 95.800) e da corsa (-3,7% a 16.300). Si ravvisano del resto differenze

sostanziali fra queste principali utenze, che richiedono attenzione nel

formulare proposte. Innanzitutto sulla tipologia di percorsi bisogna

specificare che gli utenti che praticano il ciclo-turismo standard saranno di

certo più attenti alla presenza di traffico, che dovrebbe essere moderato,

rispetto agli utenti della mountain-bike, che frequentano normalmente

tracciati sterrati e poco battuti dalle auto. Per gli “stradisti” è invece

importante la presenza di un manto stradale asfaltato e ben manutenuto, anche

per comprensibile ragioni legate alla sicurezza. Spesso chi in vacanza

pedalando apprezza la possibilità di fare ulteriori esperienze, anche di

carattere sportivo, per arricchire la propria vacanza. Forte è il legame con gli

aspetti enogastronomici, indubbiamente molto apprezzati da questa categoria

di turista, ma anche con il paesaggio e la natura, che costituiscono spesso

scenari per le giornate in sella. Volendo entrare più nel dettaglio delle macro-

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categorie sopra distinte, e che costituiscono delle approssimazioni della

realtà, si distinguono ulteriori caratteristiche dei singoli settori. Per quanto

riguarda il ciclo-turismo propriamente detto, o ciclo – turismo slow, esso si

compone normalmente di viaggi a tappe, effettuati in sella cambiando

alloggio e trasportando il proprio bagaglio sulla bicicletta (normalmente su

robusti portapacchi). In alcuni casi ci si appoggia ad agenzie specializzate che

forniscono l’assistenza e dunque il trasporto dei bagagli con mezzi

motorizzati da tappa a tappa. Sono indubbiamente prediletti percorsi dedicati

o vie ciclabili, ove il traffico è ridotto, sia per questioni di sicurezza, che per

meglio apprezzare il paesaggio in cui ci si trova proiettati. Un'indagine sui

cicloturisti tedeschi svela i principali criteri di scelta della destinazione: il

paesaggio è motivo di scelta principale (90%), seguito dalla offerta di piste

ciclabili (87%), dal buon clima (70%), da pace, calma e silenzio del contesto

(42%) e in generale dall’atmosfera che si respira nel posto (40%). Fra le

tipologie preferite di destinazione si trovano i fiumi (61%), seguiti dai laghi

(28%), dai percorsi costieri (28%) e dalle pianure (24%). Fra le mete preferite

si trova in testa l’Alto Adige (Italia), seguito dall’Olanda, dalla Svizzera, dalla

Francia e dalle Alpi (in generale), secondo un’inchiesta di ADFC

(Reiseanalyse 2010 sul mercato tedesco). Un’indagine Trendscope 2008 ha

evidenziato come in Germania l’anno precedente si contassero 5,6 milioni di

cicloturisti e 35 milioni di “ciclogitanti”. Il 65% di tutti i tedeschi ha fatto

almeno una volta nella vita una gita in bici (considerata come un itinerario di

almeno 2 ore al di fuori del luogo di domicilio) e il 21% almeno una vacanza

in bici (intesa come un’uscita con almeno un pernottamento di cui il fulcro è

muoversi in bicicletta).; si stima che il 47% sia potenzialmente disposto a fare

una ciclovacanza con almeno 1 pernottamento e che la quota del cicloturismo

alla creazione di valore del settore turistico ammonti al 10% del totale. Le

caratteristiche del tipico cicloturista tedesco sono tracciate sempre da

un’indagine Trendscope (2010): esso ha mediamente 45-55 anni, è per lo più

maschio (60% contro il 40% di popolo femminile), ha un titolo di studio

mediamente elevato (Scuola superiore/Laurea), viaggia da solo per un 20%

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dei casi, più spesso in coppia (50%), o anche in piccoli gruppi (20% in 3-5).

Il reddito è variabile, in Germania, fra i 24.000 e i 36.000 Euro/anno. Come

si è anticipato, predilige percorrere vie ciclabili protette e viabilità minore a

basso traffico, itinerari che garantiscono sicurezza e tranquillità, meglio se

dotati di segnaletica specifica e distintiva, chiara e univoca. Sono apprezzati

anche quelli pianeggianti e facili (soprattutto gli italiani, che tendenzialmente

amano meno la fatica fisica). Il fondo stradale dovrebbe essere adeguato,

ossia poco o nulla sconnesso e le ore mediamente trascorse in sella sono 7 ore

al giorno, con una media di 50/70 Km percorsi. Molto si può scoprire

spulciando i siti web dei principali competitors e le offerte che essi

propongono. Ad esempio, dall’analisi delle offerte estive dell’Alto Adige

pubblicate sul portale di riferimento, si scopre come già sia presente la bici

elettrica e come il servizio di trasporto bagagli effettuato fra tappa e tappa sia

stato attivo, nella stagione 2013, tutti i giorni fra il 20 aprile e il 27 ottobre.

Tale servizio era offerto a pagamento, e con modalità chiare e univoche.

Interessante anche notare come lungo le vie ciclabili siano nate e nascano

spesso attività ricettive rivolte ai turisti in bici, come l’interessante Bici grill

o Bike&wine bar riportato nella slide, dotato fra le altre cose, di una piccola

officina per le riparazioni di base. La pista ciclabile del Danubio è una delle

più famose al mondo. Oltre all’asse principale sono ora stati sviluppati

appositi “rami laterali”, che consentono di ampliare il tracciato più noto,

esplorando anche i paesi e le zone limitrofe. Il tutto ovviamente con apposite

e chiare segnalazioni sul posto. Anche il portale turistico svizzero

(myswitzerland.com) è ricco di informazioni sulla rete ciclabile nazionale.

Pure in questo caso si evidenzia l’offerta dedicata alla e-bike, che ormai

sembra perfettamente integrata nel sistema turistico. Interessante anche la

tipologia di offerte molto originali, quali la “trottinette”, la “dirt monster

bike”, la trottinerbe ecc., tipicamente svizzere, ma che garantiscono

soprattutto un’attrattiva per coloro che sono stati definiti “ciclo-gitanti”, in

particolare bambini e famiglie vacanziere. Sintetizzando ciò che

principalmente si può offrire per andare incontro alle esigenze del ciclo-

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turista tipo è un servizi di supporto per il trasporto bagagli da tappa a tappa,

una precisa descrizione dei percorsi e road book, un servizio guide e noleggio

bici, officine o punti sosta attrezzati per la riparazione, servizi di trasporto bici

e passeggero per il rientro/spostamento da una tratta giornaliera. Passando a

caratterizzare il ciclismo su strada, si evince come questi utenti (gli

“stradisti”) organizzino in prevalenza gite giornaliere anche molto

impegnative su strade asfaltate, ma anche più raramente percorsi a tappe.

Viaggiano quasi sempre senza bagagli e (possibilmente) senza zaino: sono

spesso “grammomaniaci”, ossia ricercano in tutti i modi la leggerezza

nell’attrezzatura che utilizzano. Normalmente giungono sul territorio ben

informati su ciò che esso offre, spesso con l’intento di testare sulla propria

bici un itinerario ben noto. È per questa tipologia di turista importante la

“mitologia” del ripercorrere i Passi alpini e i tracciati delle storiche

competizioni (Giro d’Italia, Tour,..). Per questo motivo in Alta Valtellina

sono particolarmente fruiti il Passo Stelvio, il Gavia e il Mortirolo,

recentemente proposti come “le 3 mitiche”. Spesso questa ricerca specifica di

un percorso porta a rilevare che è più importante il giro del contesto, il

confronto su una salita nota, con dei tempi “da battere” o su cui sfidare amici

e compagni di viaggio. In tal senso anche il sito salite.ch è interessante, perché

propone tempi e dati tecnici di una infinità di itinerari che coprono anche il

nostro territorio, e funge da spunto per la promozione del territorio. Questi

ciclisti sono, normalmente, atleticamente preparati ed allenati. Sui passi alpini

dell’Alta Valtellina la composizione degli stranieri (che prevalgono sugli

italiani) vede una buona presenza di belgi, olandesi, svizzeri.. Si rileva

un’altissima affluenza di ciclisti in occasione di eventi che prevedono la

chiusura al traffico veicolare dei principali passi alpini: in queste occasioni si

radunano migliaia di ciclisti, come pure durante le più mitiche granfondo. In

relazione alla misurazione dei tempi, sono interessanti alcune proposte

(sviluppate ad esempio da Mugello bike), ove alcuni itinerari stradali sono

stati dotati di chip di rilevazione dei tempi di percorrenza, così da consentire

un confronto fra tutti coloro che lo desiderano e vi transitano. Questo aspetto,

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che piace normalmente molto agli stradisti, potrebbe essere un modo utile per

creare “nuove mitiche”, ossia per sollecitare la percorrenza di tracciati ancora

poco noti, creando il gusto della sfida e la voglia di mettersi in gioco. Va,

soprattutto per tale settore, ma in modo trasversale per tutto il ciclismo,

sottolineato il “problema sicurezza” in relazione alla presenza del traffico

veicolare sia rilevante. Spesso, ad esempio, le moto percorrono i passi alpini

ad alta velocità e gli automobilisti vedono il ciclista non come un normale

utente della strada, ma come un ostacolo a procedere. I rischi sono reali, e la

piacevolezza di pedalare in condizioni di questo tipo piuttosto scarsa. È quindi

necessario porsi alcune domande e cercare una strategia per una corretta

convivenza. Rallentare e perdere pochi secondi evita all’automobilista di

mettere in pericolo vite umane e fa vivere meglio il territorio a chi è in sella:

l’educazione stradale è quindi alla base dell'accoglienza! Percorrere un strada

accompagnati dal suono del clacson è del resto piuttosto fastidioso (oltre che

una errata interpretazione del Codice della Strada) per un ciclista.

Normalmente un ciclista sente un’auto che si avvicina… Nel senso di

stimolare l’automobilista all’accoglienza va anche letta la campagna avviata

in provincia di Lecco che recita “c’è spazio per tutti”, indicando come sia

necessario mantenere delle distanze di sicurezza, non sfiorando chi pedala

con il proprio veicolo. La strada, del resto, è per tutti! Alcune Agenzie

specializzate preparano oggi appositi pacchetti per “gli stradisti”, offrendo

percorsi a tappe in ambienti di interesse dal punto di vista paesaggistico, su

strade a basso traffico (es. Carinzia, Provenza..). Ciò che si può proporre

all’utente della bici da strada perché sia stimolato a frequentare una

destinazione piuttosto che un’altra, sono il servizio accompagnamento, il

trasporto bici e passeggero per eventuali avvicinamenti, il noleggio bici

(normalmente di alta qualità), officine/disponibilità pezzi di ricambio e il

supporto di meccanici, il trasporto bagagli (ad esempio un ricambio da trovare

in cima alla salita), la descrizione/segnalazione dei percorsi.

Infine, un’analisi di quello che è il turismo legato alla mountain-bike. Il

“biker” tipo effettua per lo più gite giornaliere o traversate di più giorni,

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viaggio quasi esclusivamente con zaino in spalla, meglio se leggero, percorre

strade sterrate e sentieri, ma frequenta anche i Bike park (in crescita in quasi

tutte le stazioni di sci alpino). I “trail” (sentieri) sono centrali nell'offerta.

Come si è evidenziato per il ciclo-turista, anche in questo caso l’età media

non è bassissima e il titolo di studio è mediamente elevato. Il biker tipo è

prevalentemente di sesso maschile (in Italia si parla di 70% a 30..), ed è

interessante rilevare come abbia normalmente una buona capacità di spesa.

Un’indagine svolta in Alta Valtellina (Osservatorio turistico Alta Rezia

turismo in mountain bike, 2010) indica come mediamente investa in

acquisti/spese circa 10 euro al giorno in più rispetto agli altri turisti presenti

sul territorio. Altre caratteristiche che tipizzano questo utente sono l’alta

propensione all’utilizzo di strumenti tecnologici (GPS, forum on line..) e il

buon livello di informazione sulle offerte che il territorio propone, soprattutto

in termini di percorsi: quando scelgono una meta, normalmente sanno bene

perché lo fanno! A differenza degli stradisti, non sempre risultano

atleticamente preparati ed allenati, e molti apprezzano il trasporto in quota

per limitare la salita. Molti sono di fatto gli stranieri (in primis tedeschi e

svizzeri..) che praticano la mountain-bike in queste forme, ma anche gli

italiani sono in netta e continua crescita. Per caratterizzare ulteriormente il

mondo della mountain-bike, si devono utilizzare alcuni termini specifici, che

definiscono le discipline oggi prevalenti, e che identificano diversi modi di

praticare/interpretare la MTB, le diverse attrezzature disponibili sul mercato

e anche (con tute le approssimazioni del caso) i diversi percorsi. Si parla

infatti di cross-country, all mountain - enduro, (freeride), down-hill,

definizioni nate a seguito della forte specializzazione che si è creata negli

ultimi anni, utili per capire cosa si fa e con cosa lo si fa. Occorre precisione

nell'offerta e nelle comunicazioni dedicate, per raggiungere il target corretto

e non creare aspettative differenti in chi giunge sul territorio. Il cross-country

normalmente si caratterizza per una stretta relazione/interesse dei praticanti

per la velocità/salita, con un minore/nullo l’interesse verso discese tecniche e

impegnative su sentieri. Le biciclette utilizzate sono tendenzialmente molto

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leggere e poco votate alla down-hill. L’all-mountain e l’enduro sono settori

limitrofi e ben versatili, che attualmente rappresentano una crescente e

consistente fetta di mercato, ove il ciclista si trasforma spesso in un vero e

proprio escursionista, capace di pedalare in salita, ma anche di spingere o

portare la bicicletta per poi scendere su sentieri anche tecnici e impegnativi.

Le biciclette in questo caso sono ovviamente più robuste e adatte ad affrontare

situazioni più estreme. Il freeride, disciplina in netta regressione valutando le

proposte disponibili sul mercato, ha lungo rappresentato il mondo dei bike

park, con bici quasi per nulla pedalabili in salita, ma adatte ad utilizzare le

strutture artificiali e dedicate sui sentieri di discesa. Il mondo della down-hill

corrisponde invece a quello delle competizioni effettuate su percorsi

estremamente impegnativi, da affrontare in velocità. Si tratta di una nicchia

di mercato, alla quale è forse riduttivo rivolgersi per caratterizzare una

destinazione turistica. Nella caratterizzazione dei percorsi dedicati alla

mountain bike nella sua più ampia accezione, ad ogni modo, si distinguono

principalmente due approcci diversi:

- un “modello canadese”, ove i sentieri sono costruiti/adattati ai biker, sono

percorribili in salita e in discesa in sella, con punti difficili aggirabili dai meno

esperti;

- un “modello alpino”, ove si utilizzano sentieri già esistenti, ma quasi mai

pedalabili in salita e su cui si fa spesso poca manutenzione. Di contro tali

percorsi hanno un elevato valore storico-etnografico e paesaggistico...

E poi c’è il “modello valtellinese”, ove c’è un’abbondanza di sentieri, spesso

abbandonati o trasformati in strade, ove la mancanza di segnaletica è

prevalente. Le strade agro-silvo-pastorali sono non di rado ripidissime e poco

pedalabili in salita. In questo modello siamo tutti (aimè) esperti nella

programmazione e nella scelta degli itinerari, senza dare sempre il giusto peso

alle competenze e alle conoscenze specifiche. In sostanza, c’è un alto

potenziale, che ancora risulta inespresso. In termini generali, entrando nel

dettaglio, due sono i trend del momento per quanto riguarda la tipologia

percorsi:

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- flow, ossia sentieri per tutti, in terra battuta compattata, privi di grossi

ostacoli e spesso accompagnati da paraboliche e ondulazioni del terreno che

consentono piccoli salti. Ottimi anche per i meno esperti, anche grazie alla

ridotta pendenza. Esempi in tal senso sono quelli di Livigno (“flow-country”)

e di San Moritz, dove gli investimenti in tal senso sono stati cospicui

nell’ultimo periodo (Es. http://www.livignobike.it/, http://hansrey.com/flow-

country/, www.engadin.stmoritz.ch);

- percorsi enduro: tecnicamente impegnativi, ma che stanno registrando

una forte attenzione del mercato, riportando grandi numeri e gradimenti. È il

vero boom attuale, nonchè la tipologia di itinerario più facilmente reperibile

anche su parte del territorio Valtellinese, senza dover intervenire con

massicce trasformazioni dei sentieri. Si tratta dei percorsi ben presenti in

destinazioni come Finale Ligure e il Lago di Garda, dove il turismo bike è

estremamente sviluppato già da anni. Un “trend” di sempre è quello di

attraversare le Alpi in MTB, raggiungendo un lago (Garda in primis). In

Germania è un must: tantissime agenzie (più di 1000 secondo BIKE.DE)

organizzano guide, trasporto bagagli, assistenza meccanica, sistemazione

logistica a piccoli gruppi che, lungo svariati percorsi a tappe, trascorrono

mediamente una settimana in sella. Ai bikers del resto piacciono i percorsi a

tappe e i giri ad anello anche di più giorni (es. giro del Monte Bianco, Giro

del Brennero…). Fra i servizi di supporto che si possono dare a questa

categoria di ciclisti, si segnalano quelli di accompagnamento (soprattutto ove

non sono presenti cartelli segnaletici lungo i percorsi sono utilissimi), la

descrizione dei percorsi e i road book, servizi di trasporto bici e passeggeri

per avvicinamento ai tour, noleggio bici (di alto livello) e la creazione di

officine/la disponibilità di pezzi di ricambio-meccanico. Il trasporto bagagli

è un servizio utile e gradito, in caso di giri di più giorni.

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4° INCONTRO INFORMATIVO 14 novembre 2013

IL CICLOTURISMO: 2^ parte

Dove pernottano i turisti in bicicletta? Da recenti ricerche di mercato emerge

come la maggior parte dei ciclisti utilizzino strutture alberghiere e bed &

breakfast o affini. In modo più contenuto pernottano anche in campeggio,

ostelli e camere private. “Bett & Bike” è la principale catena di alloggi per i

cicloturisti tedeschi: le strutture aderenti sono cresciute passando da 216 nel

1995 a 5.400 nel 2013. Il loro sito (www.bettundbike.de) elenca gli operatori

aderenti, con le coordinate GPS di ciascuno. Il 56,2% dei cicloturisti tedeschi

intervistati (ADFC/DpR) dichiara di considerare nella ricerca “spesso” o

“sempre” albergatori “amici dei ciclisti”. Le sistemazioni aderenti offrono

almeno i seguenti servizi essenziali: gli ospiti possono fermarsi anche una

sola notte, le biciclette sono posizionate in un luogo sicuro e custodito, é

possibile asciugare vestiti e accessori bagnati, sono disponibili i principali

strumenti per la riparazione. In caso di problemi tecnici, un meccanico nelle

vicinanze è pronto ad intervenire e sono disponibili materiali informativi (es.

sui trails) e gli orari di treni e bus, per affrontare le escursioni più interessanti

sul territorio. La colazione, per ovvi motivi, è ricca ed adeguata. Fra i servizi

aggiuntivi offerti si annoverano il servizio shuttle per il

trasporto/trasferimento, il noleggio di biciclette (alto standard), ma anche

escursioni giornaliere organizzate e il trasferimento dei bagagli fra le tappe di

viaggio. Sono poi disponibili rivendite delle principali parti di ricambio ed

informazioni sulle successive sistemazioni. Su richiesta possono essere

organizzati packed-lunch, e si può firmare un libro degli ospiti. Strutture

aderenti più “evolute” per l’ospitalità ciclistica offrono anche “bike room”

con sistemi di sicurezza, bollettino meteo aggiornato, barrette e bevande

isotoniche in vendita, un servizio rapido di lavanderia/lava-asciuga a

disposizione, la possibilità di noleggio o acquisto di mappe con percorsi per

bikers ed un’area apposita per il lavaggio delle biciclette. Un locale officina

dotato di kit per la riparazione e strumenti base o specifici, come la fornitura

di parti di ricambio, è garantito dalla struttura, che provvede in prima persona

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anche a contattare il più vicino negozio e fornire il pezzo all'ospite in caso di

bisogno. Anche conoscere e saper segnalare guide e accompagnatori locali è

un elemento degno di nota. Di dimensione più contenute ma molto

interessante per la specificità e qualità delle offerte è la catena dei bike hotels

del Sud Tirolo (http://www.bikehotels.it/media/cfeeb6e2-8b9e-4570-

9c5fc3131a717c6f/bikehotels-katalog-it-2011-online-blaetterbar.pdf), che si

qualifica anche attraverso una specializzazione di dettaglio verso uno dei tre

settori principali in cui si è distinto il mondo della bicicletta nel turismo

(MTB, bici da corsa e ciclo-turismo propriamente detto). Anche in questo

caso ci sono sia servizi “standard”, ossia essenziali, che altri aggiuntivi (negli

alberghi “premium”) che qualificano l’offerta. Interessante come in questo

caso il fattore alimentazione sia ben integrato nelle proposte, con la

valorizzazione dei prodotti territoriali e la possibilità di scelte alimentari

particolari, consapevoli e ben calate sul target. Per quanto riguarda le

modalità che una struttura o una destinazione ha per raggiungere l’offerta, si

segnalano principalmente:

- la carta stampata, ossia i magazine di settore, di ampia tiratura all’estero. In

Italia non c’è una vera e propria rivista di riferimento per il turismo

(soprattutto per quello MTB) e le tirature sono più limitate soprattutto se

comparate con quelle tedesche (es. Bike.de);

- eventi e gare: un’alta concentrazione di bikers è presente agli eventi più

famosi, quali ad esempio il Bikefestival di Riva del Garda (appuntamento

popolato soprattutto dal mondo tedesco), la 24 h di Finale Ligure e la Finale

di Super-Enduro sempre nella località ligure;

- Fiere di settore, in primis l’Eurobike in Germania e l’Expobike di Padova.

Ma diversi sono anche gli eventi di minor portata (e costo) con stand

espositivi;

- magazine/forum on line: i biker sono tecnologici e formano vaste community

(Es. www.mtb-forum.it – www.bdc-forum.it, mtb-news.de/forum/,

www.pinkbike.com/), veri e propri punti di riferimento per il popolo delle due

ruote.

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Interessanti, nel mondo dei magazine on-line e delle applicazioni relative

esempi come quello di Ridingtroll, app gratuita cui possono essere aggiunti

gratuitamente i “punti di interesse per i bikers”, fra cui anche ristori o

alberghi…

Anche la promozione attraverso i video da fare girare on line e rendere

“virali” è interessante come mezzo, a costo relativamente basso, per far

conoscere una destinazione/struttura

(http://www.youtube.com/watch?v=jqjcRTzl1CQ - Graubunden.. tutti

possiamo essere “eroi”.., http://www.youtube.com/watch?v=zHod15BhjAE -

Austria Bike Holidays - http://www.moseralm.com/it/bici/mtb-video.asp -

una struttura altoatesina - http://vimeo.com/30132526#at=0 - Bike hotel).

Quando si intende comunicare qualcosa ai bikers, vanno tenuti in

considerazione alcuni semplici principi: innanzitutto è importante utilizzare

un adeguato linguaggio tecnico (nelle parole ma anche nelle immagini),

dimostrando competenza e dando informazioni chiare e circostanziate.

Spesso da poche frasi il biker può capire già il livello di conoscenza di chi

scrive, e si può fare un’idea di quanto una destinazione/struttura abbia

effettivamente in serbo per i bikers, smascherando eventuali falsità.. Le

informazioni che potrebbero essere utili per formulare un semplice pacchetto

tipo potrebbero essere le seguenti: a chi si rivolge – tipologia di bikers e

allenamento richiesto, difficoltà tecnica, lunghezza delle tappe, dislivello,

fondo, presenza di guida o accompagnatore, località si partenze e arrivo

(meglio se si propone un tour ad anello), servizi di assistenza compresi,

periodo indicato, adeguato corredo di fotografie/video, costi. Cosa è invece

meglio evitare? Innanzitutto di creare aspettative troppo alte, o comunque

differenti dalla realtà dei fatti: se parlo di free-ride, gravity ecc. non posso poi

proporre tracciati di altra natura (es. 5 crazy down), rischiando di produrre un

effetto boomerang. È dunque importante l’avere ben chiaro il target a cui ci

si rivolge usando il giusto registro, le immagini adeguate, la grafica adeguata.

Ha del resto molta importanza nella comunicazione di settore il linguaggio

visivo (le immagini): se parlo di turismo non ha senso usare immagini di

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competizioni, ma bisogna anche prestare attenzione alle attrezzature

utilizzate, che dovrebbero essere piuttosto moderne per dare un senso di

adeguatezza e aggiornamento, e dovrebbero saper trasmettere emozioni

positive e divertimento. Importante è anche evitare immagini di bikers senza

le adeguate protezioni (il casco deve essere presente in tutte le comunicazioni

relative) o che si spostano fuori dai sentieri evidenti.

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6° INCONTRO INFORMATIVO 15 aprile 2014

Resoconto sulle uscite in campo

Una sezione del corso “Agricoltura & territorio: dalle risorse locali

opportunità di crescita per il turismo rurale” è stata impostata in modo

esperienziale, ossia attraverso attività/laboratori e visite sul campo. Se da un

lato la partecipazione diretta ad iniziative ed attività consente una più

completa comprensione delle informazioni trasmesse, dall’altro permette di

“fare gruppo”, attraverso la condivisione di esperienze vissute in collettività,

ampliando di conseguenza anche le possibilità di collaborazione fra gli

operatori presenti nella vita di tutti i giorni.

La prima esperienza proposta ha toccato il settore “Territorio &

enogastronomia”, con un incontro dedicato alle “Ricette nuove dalla terra e

dalla tradizione”. È stato infatti organizzato un “Laboratorio teorico- pratico

per cucinare piatti originali dal territorio”, nel quale si è particolarmente

sottolineata l’importanza della scelta delle materie prime nei piatti proposti

dalla ristorazione legata al territorio. Ciò è indubbiamente una scelta di

coerenza, talvolta più onerosa, in quanto implica la ricerca di fornitori e

prodotti di qualità, peraltro non sempre disponibili in quantità e nel tempo.

Il relatore della giornata, Maurizio Vaninetti cuoco dell’Osteria del Crotto di

Morbegno, ha da lungo tempo promosso e supportato scelte di questo tipo,

essendo promotore della “Filosofia slow cooking”. Nel corso dell’incontro,

tenutosi alla Sala delle Acque – Palazzo del BIM – a Sondrio il 28 novembre

2013, Vaninetti ha infatti sottolineato come la qualità di una proposta

enogastronomica locale debba tener conto del territorio da cui proviene, ne

deve essere espressione e deve contenerne la cultura e tradizioni. Ciò significa

che deve garantire sostenibilità ambientale ed etica, utilizzando prodotti

coerenti con i cicli stagionali, che nei periodi di reperibilità peraltro mostrano

il massimo della propria espressione. La particolare attenzione ai produttori

locali e alla loro sapienza, tramandata nel corso del tempo da generazione a

generazione, è finalizzata non solo a garantire la qualità dei piatti proposti in

tavola, ma anche a sostenere la filiera locale, conservando implicitamente i

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paesaggi rurali che caratterizzano la provincia e le conoscenze antiche,

giacimento culturale e culinario rilevante.

La ricerca e l’utilizzo di ingredienti di qualità, biologici e naturali,

l’attenzione alla provenienza, alla tracciabilità e all’ambiente sono alla base

della filosofia proposta da Vaninetti, che fa leva anche sulla creatività

individuale come forma di espressione da proporre nei propri piatti. Ciò senza

nulla togliere alla semplicità, che deve trovare riflesso nella presentazione

delle pietanze e nel gusto puro e semplice di ciò che si mette in tavola.

Trova spazio non secondario in questa filosofia l’impiego di erbe spontanee

reperibili stagionalmente sul territorio, e il recupero di ricette della tradizione

locale, appositamente rivisitate per garantire un maggior appeal e

contemporaneità. In tal senso, nell’incontro è stata data prova, attraverso

l’assaggio guidato di svariate pietanze, di come ingredienti semplici,

facilmente reperibili nel contesto provinciale, possano dare origine a proposte

interessanti e stimolanti per il palato, che valorizzano indubbiamente il

contesto locale. Si citano i fiori di robinia nella “creme brulèe ai fiori di

acacia”, quelli del sambuco nel sorbetto, le ortiche nella crema, ma anche le

castagne, più comunemente utilizzate, valorizzate attraverso un dessert di

origini antiche del territorio talamonese, in cui il frutto era abbinato ai fagioli.

L’incontro, di 4 ore, è stato organizzato attraverso l’assaggio guidato di

queste ed altre preparazioni, accompagnate dalla spiegazione delle ricette,

delle loro origini e delle modalità di realizzazione dei piatti.

Sempre nel contesto “Territorio & enogastronomia”, il giorno successivo

(29/11/13) è stata organizzata la “Visita ad un produttore locale di formaggio,

con degustazione e caseificazione”. L’intento è stato quello di valorizzare uno

degli elementi di punta dell’enogastronomia locale, promuovendo al

contempo l’idea di sperimentare nuove tecniche di assaggio e di introdurre

nell’offerta turistica locale anche attività laboratoriali ed esperienziali, che

con l’occasione sono state proposte ai corsisti. La struttura scelta è stata quella

dell’”Azienda agricola La Taiada” di Berbenno in Valtellina, sia perché si

tratta di un caseificio moderno ed attrezzato per la visita, che per la qualità

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dei suoi prodotti, tutti con certificazione biologica. L’esempio della Taiada è

infatti unico nel contesto vallivo, ed è stato valorizzato anche dalla presenza

della Dott. Annalisa Renzi, che ha effettuato, a gruppi, alcune attività di

degustazione del formaggio con tecniche di “narrazione del gusto”, replicabili

con adulti e bambini. Esperienze divertenti, coinvolgenti e giocose sono

quelle che il turista sembra sempre più sovente cercare: abbinarle alle

produzioni tipiche può essere una scelta vincente per il territorio, non

richiedendo peraltro strumentazioni o strutture costose o difficilmente

reperibili da parte degli operatori, che devono però avere un minimo di

conoscenza del settore e fantasia.

Il taglio esperienziale della visita è stato sottolineato anche attraverso la

partecipazione alla fase di caseificazione in azienda, alla quale il gruppo ha

potuto assistere, sentendosi protagonista e comprendendone le varie fasi in

modo più chiaro. Ciò sicuramente può avere positivi riscontri sia nella

valorizzazione del prodotto finito offerto in tavola, che nelle informazioni

aggiuntive che un operatore turistico dovrebbe poter fornire alla propria

clientela, così da dare maggior risalto ai formaggi del territorio. L’esperienza

è stata comprensiva di visita alla stalla e allo spaccio vendita.

Una giornata intera (il 20 marzo 2014) è stata dedicata alla scoperta della

realtà “Lunalpina” gestita dall’Associazione OIKOS, struttura originale e

piuttosto innovativa nel contesto territoriale di inserimento. Si tratta di una

attività recentemente avviata, che comprende un agriturismo e un rifugio

alpino con unica gestione (che fa capo alla Dott. Nadia Lotti), finalizzata alla

divulgazione ed educazione ambientale/alimentare. Lunalpina si trova sul

colle di Triangia (Sondrio) a 800 metri di altitudine con prati pressoché

pianeggianti ed un suggestivo panorama sulla valle che le conferiscono un

interesse speciale, considerando la sua accessibilità e la breve distanza dalla

città di Sondrio. Lunalpina si definisce “una fattoria che si occupa di

educazione agro - ambientale ed intende promuovere una sensibilità e una

consapevolezza ecologica e sociale attraverso laboratori e incontri centrati

sulla relazione uomo-natura. Le coltivazioni di Lunalpina sono interamente

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biologiche e finalizzate al consumo familiare e dei gruppi che vengono accolti

nell’ambito delle attività”. Basato dunque su principi di sostenibilità, il centro

visite offre esperienze laboratoriali per grandi e piccini che toccano svariati

temi (costruzione del forno in terra cruda, realizzazione di prodotti per

l’igiene e la cura della persona, del pane da pasta madre, laboratori di cucina

per la valorizzazione di prodotti vegetali, di produzione del sapone,…). È

inoltre possibile partecipare a pranzi e cene tematiche, o a campi di lavoro,

anche di natura residenziale.

L’esperienza portata ai corsisti ribadisce, testimoniando con un esempio

funzionale, la possibilità di approcciarsi al tema turismo rurale coinvolgendo

attivamente gli ospiti attraverso esperienze creative che possono essere

ricordate, oltre che istruttive ed educative. La giornata si è svolta con un primo

momento di racconto e proiezione di immagini, in cui sono stati spiegati i

passaggi di carattere amministrativo/burocratico necessari a garantire la

strutturazione attuale, che comprende uno spazio dormitorio e che ospita

campi di lavoro di volontari internazionali. Sono state messe alla luce le varie

difficoltà incontrate per strutturarsi come necessario allo svolgimento delle

attività, e le motivazioni delle scelte maturate, compresa la filosofia aziendale

e i numerosi progetti in corso, che sono portati avanti anche in collaborazione

con le realtà scolastiche del territorio.

La giornata è poi proseguita con una visita all’azienda agricola e con il pranzo

offerto con ricette vegetariane. Nel pomeriggio è stato svolto un laboratorio

per la produzione del sapone da oli esausti. La coinvolgente esperienza ha

indubbiamente messo alla luce anche i benefici del lavoro manuale e di quello

di gruppo nell’instaurare sinergie e rapporti fra i partecipanti, obiettivo non

secondario dell’attività.

Il dinamismo di Lunalpina rappresenta indubbiamente un esempio unico nel

suo genere alla scala locale, ma anche un’opportunità da proporre ai turisti,

perché possano sperimentare il territorio attraverso forme di ospitalità ed

esperienze non consuete.

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Nel contesto delle attenzioni dedicate al comparto “Sport e attività all’area

aperta”, il corso ha previsto di valorizzare una realtà poco o per nulla

conosciuta: il 27 marzo è stata infatti effettuata una visita a Castello

dell’Acqua, con il supporto tecnico della Guida Alpina Mario Vannuccini, ma

anche del Sindaco del Comune e di diversi volontari appositamente attivati.

Si è inteso infatti portare a conoscenza dei corsisti un itinerario etnografico

che comprende una pila, un mulino ed un maglio perfettamente funzionanti e

oggetto di un recente restauro conservativo realizzato con fondi della

Comunità Montana di Sondrio. Si è trattato, nello specifico, di una riflessione

collettiva sul tema “risorse di cui disponiamo - l'importanza della promozione

e del packaging. Le risorse già presenti sul territorio. Come gli operatori

possono creare e promuovere offerte interessanti per il turista”. Talvolta,

infatti, nonostante gli investimenti degli enti locali, risorse interessanti non

sono conosciute nemmeno dai residenti sul territorio e, di conseguenza, non

sono adeguatamente promosse, restando così inutilizzate. In questo caso

specifico, la possibilità di fruire di un percorso del tutto originale e

funzionante, che può essere attivato con una quota di partecipazione

individuale davvero contenuta (circa 6 euro a persona) e il coinvolgimento

del Comune, a disposizione per attivare i volontari ed organizzare la visita,

costituisce una realtà unica nel panorama locale e davvero positiva,

potenzialmente da proporre per una mezza giornata suggestiva da trascorrere

all’aria aperta. Il partecipante, senza limiti di età, può infatti venire a contatto

con una realtà ormai quasi del tutto scomparsa, attraverso una escursione alla

portata di tutti, scoprendo così tecniche di lavorazione dei prodotti di base del

territorio e la sua storia passata, oltre che angoli davvero caratteristici.

L’esperienza richiama in sostanza i valori di un eco-museo e stimola

molteplici chiavi di lettura per la valorizzazione del territorio, che ben si

integrano con le offerte del turismo rurale.

Il proseguo della giornata è stato invece incentrato sul vino, attraverso la

visita ad una realtà del settore affermata ed operante sul territorio. La struttura

“La Gatta” della casa vinicola Triacca a Bianzone ben si presta per scoprire

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la filiera viti-vinicola da vicino, offrendo già oggi al mercato percorsi di visita

aziendale e degustazioni, che si snodano fra la bellissima struttura e il

contesto, attraverso le belle ed accessibili vigne circostanti, la cantina e le sale

di ristorazione. L’incontro è stato corredato da attività esperienziali legate alla

narrazione del gusto del vino condotte da Annalisa Renzi, ma anche da un

incontro con il rappresentante della Strada del Vino e dei Sapori (Marco

Chiapparini), che ha illustrato le strategie scelte per la sua gestione e

promozione. Inoltre, è stato dato spazio all’Ing. Dario Foppoli, in

rappresentanza dei Distretti Culturali, che ha introdotto il tema della Via dei

Terrazzamenti e ha accompagnato il gruppo nella scoperta di un piccolo tratto

del percorso, che vuole essere elemento di lancio per la riscoperta del

territorio vitivinicolo e delle sue peculiarità, nonché produzioni.

L’ultimo appuntamento che è stato programmato nell’ambito del corso è stato

rivolto alla scoperta di alcune realtà ove il turismo rurale e quello sportivo

outdoor è consolidato e ben strutturato ormai da tempo. Si è per questo

pensato al contesto del limitrofo Trentino, e in particolare dell’Alto Garda,

attraverso una visita effettuata nella giornata del 3 aprile. La prima tappa è

stata a Dimaro, in Val di Sole, dove è stato incontrato il Signor Alessandro

Fantelli, direttore del Rafting Center Val di Sole. L’incontro ha messo alla

luce l’esperienza di successo legata alla pratica del rafting nel fiume Noce, e

le strategie messe a punto dal gestore del Centro per la sua promozione. In

particolare è stato notato come l’aggregazione di più servizi ed attività in un

unico “punto di vendita”, anche virtuale, sia risultata favorevole, unitamente

al far rete fra gli operatori del comparto ospitalità per la commercializzazione

del prodotto.

La seconda tappa della giornata ha coinciso con la visita della Cooperativa

agraria di Riva del Garda, vetrina della la produzione agraria locale e centro

di coordinamento di tutta la produzione di olio extravergine. Oltre ad una

degustazione di olio, si è qui incontrata la Sig.ra Laura Robustelli,

dell'Associazione Mnemoteca del Basso Sarca, che ha accompagnato il

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gruppo anche nelle visite successive, permettendo una lettura del territorio e

del turismo locale privilegiata.

La tappa successiva è stata a Pietramurata, ove un è stata fatta visita

all'Azienda agricola Gino Pedrotti, biologica e biodinamica, di produzione

del vino santo trentino, che è anche presidio Slow food. Ciò ha dato risalto al

rapporto fra natura – turismo e produzioni locali, sottolineando le potenzialità

di un approccio rispettoso del territorio per la tutela delle risorse, ma anche

per la qualità delle produzioni.

Successivamente è stato visitato il Garda Sporting Club Hotel di Riva del

Garda, struttura ottimamente organizzata nell'accoglienza del turista sportivo,

fra cui i bikers. Il Direttore della struttura ha spiegato il proprio ruolo e le

principali strategie dell’albergo per soddisfare questo tipo di ospite. È stato

visitato il bike garage della struttura e sono state spiegate nello specifico

alcune esigenze dei turisti sulle due ruote.

Infine è stata fatta visita dell'eco-hotel Bonapace, un piccolo albergo con

certificazione "casa passiva" e colazioni bio a km zero. I gestori della struttura

hanno raccontato la propria personale scelta di realizzare un hotel “passivo”,

che si configura come uno dei due esistenti al mondo e che pertanto riesce a

far leva su motivazioni ambientali per attrarre turisti. La particolare sensibilità

è ravvisabile anche nell’offerta alimentare, che predilige produzioni agricole

locali (“a Km Zero”) e scelte sostenibili per il territorio circostante.

In conclusione, la scelta delle visite guidate che sono state proposte ed

organizzate ed i temi trattati hanno ribadito ed esemplificato i seguenti

concetti, già espressi e proposti nel corso degli incontri informativi in aula:

- i prodotti locali di eccellenza rappresentano un punto centrale

nell'offerta del turismo rurale;

- i prodotti dovrebbero essere comunicati con competenza, ma anche

con modalità innovative, esperienziali e giocose e necessitano di

essere legati al territorio di provenienza e alla sua storia;

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- un approccio quanto più esperienziale e divertente alle attività

proposte come intrattenimento per il tempo libero è fondamentale per

coinvolgere il turista e lasciare un ricordo indelebile nei visitatori;

- sperimentare le proprie capacità svolgendo attività di gruppo è un

modo per fare squadra e rete anche nel contesto delle normali attività

lavorative. Quanto più anche gli operatori si mettono in gioco, tanto

meglio potranno comunicare al proprio ospite le emozioni che potrà

esso stesso trovarvi;

- conoscere il territorio è fondamentale per proporlo ai propri clienti e

trovare chiavi di lettura innovative, valorizzando l’esistente;

- lo sport outdoor a basso impatto può essere al centro di

un’accoglienza specifica e vincente per i territori rurali. Competenze

e alleanze sono fondamentali per una buona riuscita dei progetti di

questa natura;

- l’attenzione per l’ambiente, i temi dell’agricoltura biologica,

biodinamica, la qualità e la territorialità delle produzioni e dell’offerta

sono argomenti attuali che il turista rurale sembra premiare, e che

possono ripagare di scelte, anche difficoltose che un operatore può

fare.